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Responsabilità civile Brutto risveglio dopo i party su Facebook Aeronautica Costosa riparazione di un Airbus A380 Inondazioni La Thailandia dopo la catastrofe Pillole amare I casi di responsabilità civile da prodotto farmaceutico riguardano fatti e contenuti molto complessi con un gran numero di soggetti coinvolti. Il contesto si complica ulteriormente se l’evento è di portata internazionale. PAGINA 6 La rivista per i gestori sinistri Numero 2/2012 TOPICS SCHADENSPIEGEL

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Responsabilità civileBrutto risveglio dopo i party su Facebook

Aeronautica Costosa riparazione di un Airbus A380

Inondazioni La Thailandia dopo la catastrofe

Pillole amareI casi di responsabilità civile da prodotto farmaceutico riguardano fatti e contenuti molto complessi con un gran numero di soggetti coinvolti. Il contesto si complica ulteriormente se l’evento è di portata internazionale. PAGINA 6

La rivista per i gestori sinistriNumero 2/2012TOPICS

SCHADENSPIEGEL

Munich Re

TOPIC

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PIEGEL 2/2012

Danni da farm

aci · Inondazione in Thailandia · Costosa riparazione di un A

380 · Party su Facebook: danni e conseguenze

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1 Munich Re Schadenspiegel 2/2012

Cari lettori,

sapete quante calorie avete già bruciato oggi? Le applicazioni per smartphone che ci tengono informati 24 ore al giorno sulle nostre funzioni biologiche sono l’ultimo grido sul mercato della sanità e dimostrano quanto siano importanti i temi legati alla salute e alla medicina nella vita di molte persone. L’interesse dell’opinione pubblica per le tematiche relative alle scienze della vita non è mai stato così grande come ora, così anche i casi di responsabilità civile per effetti collaterali di farmaci finiscono nel mirino dei media di tutto il mondo.

Il numero delle azioni legali contro l’industria farmaceutica è in aumento e la prospettiva di processi lunghi e costosi induce molte imprese, soprattutto negli Stati Uniti, a concludere una transazione per dirimere le controversie. Tra il 1991 e il 2010 le transazioni, civili o penali, sono costate al settore la gigantesca somma di circa 20 mld US$. Anche gli sviluppi in campo legislativo e giurisprudenziale influenzano regolarmente la responsabilità civile delle imprese, come mostra una recente e assai dibattuta sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti sull’obbligo di etichettatura dei farmaci. I giudici hanno statuito che i produttori delle specialità medicinali originali sono soggetti a obblighi diversi rispetto ai produttori di farmaci gene-rici. Soprattutto questi ultimi, ma anche i pazienti e gli assicuratori si trovano ora dinanzi a un dilemma perché non è ancora chiaro come questa decisione sarà applicata nella pratica. Per maggiori informazioni o chiarimenti sui «danni da farmaci», il tema di copertina di questo numero, è meglio se non chiedete al vostro medico o al vostro farmacista ma contattate gli autori della nostra redazione. Vi auguriamo una piacevole lettura e speriamo che possiate trarne spunti interessati e informazioni utili per il vostro lavoro.

Il vostro team [email protected]

NOT IF, BUT HOW

Prefazione

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2 Munich Re Schadenspiegel 2/2012

6Terapia olistica A volte è sufficiente dover adeguare un foglietto illustra-tivo in base alle nuove acquisizioni scientifiche per scatenare la pronta reazione degli avvocati specializzati in questo campo, che partono alla caccia dei possibili consu-matori interessati in ogni angolo del mondo. Per evitare danni di reputazione e perdite economiche tutti i soggetti coinvolti dovrebbero adottare una strategia comune.

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Indice

RISCHI FARMACEUTICITerapia olistica 6I casi internazionali di responsabilità civile richiedono una strategia integrata.

RISCHI FARMACEUTICIChiedete al vostro medico o al vostro farmacista! 12La sicurezza dei farmaci è un tema che preoccupa sia i consumatori che gli assicuratori.

INONDAZIONIUn Paese sommerso dall’acqua 20La liquidazione dei danni all’industria e all’agricoltura thailandesi dopo l’alluvione

AERONAUTICAA un passo dalla catastrofe 30L’atterraggio d’emergenza di un Airbus A380 ha originato il danno a corpi di veicoli aerei più costoso del settore aeronautico.

RESPONSABILITÀ CIVILEIl potere delle masse 2.0 34Nuovi scenari di danni causati da Facebook, Twitter e Co.

DANNI AI BENIFurto con scasso in un supermercato 38I distributori di contante mal protetti sono un bottino facile per i ladri.

DANNI AI BENIFiamme romantiche ma pericolose 40Le stufe alimentate a etanolo sono un’alternativa molto in voga al caminetto ma possono provocare gravi incendi.

LETTUREDa chi siamo influenzati? 43Due ricercatori americani mostrano come le reti sociali condizionino il nostro comportamento.

RUBRICAStiamo andando incontro a un aumento dei casi di responsabilità civile in seguito a catastrofi naturali? 46Sempre più sovente sono gli assicuratori RC a sostenere quasi la metà dei danni causati dalle calamità naturali.

Prefazione 1Notizie aziendali 4Elenco dei grandi sinistri 44

Un Airbus A380 è atterrato a Singapore senza danno nonostante l’esplosione di un motore. Per riparare l’aereo sono stati spesi ca. 113 mln € e ci sono voluti 16 mesi di lavoro.

30La più grave inondazione in Thailandia da oltre 50 anni ha causato pesanti danni a Bangkok e nei distretti periferici della capitale. 20

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Nelle nuove pagine informative Touch Engineering Munich Re presenta la propria competenza nell’individuare soluzioni per l’assicurazione dei rischi tecnologici: www.munichre.com/engineering.

Il Nord America supera ancora l’Asia per incremento di eventi dannosi collegati a cause meteorologiche. Nella nostra nuova pubblicazione Severe weather in North America: Perils – Risks – Insurance troverete informazioni dettagliate sui diversi rischi e sulle relative esposizioni, nonché una panoramica sulle peculiarità tecnico-assicu-rative statunitensi e canadesi. Severe weather in North America: Perils – Risks – Insurance è disponibile sul nostro portale clienti connect.munichre.com

La versione online del nostro servizio per la quotazione dei rischi naturali, Nathan Single Risk Online, è stata aggiornata. La nuova versione è disponibile sul nostro portale clienti connect.munichre.com.

Dopo lunghe esitazioni governi e armatori hanno deciso di impiegare navi militari e personale di sicurezza armato per contrastare la pirateria in mare. Nel 2011 il numero degli attacchi culminati con una vittoria dei malviventi è sensibilmente diminuito, in compenso la violenza è in crescita. La nostra nuova pubblicazione Piracy – The vio-lence at sea escalates riassume le acquisizioni più recenti sull’attuale situazione di rischio ed espone aspetti giuridici e tecnico-assicurativi. www.munichre.com/piracy

Notizie in breve

Con il nostro servizio gratuito di posta elettronica da ora potrete accedere ancor più velocemente alla rivista Topics Schadenspiegel. Registratevi sul sito di Munich Re e periodica-mente, nel giorno di pubblicazione di Topics Schadenspiegel, vi invieremo una newsletter contenente un link alla versione pdf della rivista (in tede-sco o in inglese). Naturalmente potrete disdire l’abbonamento alla newsletter in qualunque momento. La rivista per i clienti Topics Scha-denspiegel informa con cadenza semestrale su eventi dannosi signifi-cativi o spettacolari in tutto il mondo e su tematiche legate al rischio. In futuro potrete ricevere tramite newsletter via web anche le altre riviste della serie Topics: Topics Magazin e Topics Geo.

>> Registrazione alla newsletter Topics Schadenspiegel: www.munichre.com/en/topics

MUNICH RE Ora Topics Schadenspiegel è anche via e-mail

Dall’agosto 2012 Munich Re sostiene un progetto biennale di tutela di persone, edifici e infrastrutture ad Aizawl (India), in collaborazione con l’organizzazione no profit GeoHazards-International che si impegna a ridurre vittime e sofferenze nelle regioni più povere del mondo attraverso la prevenzione delle catastrofi. Per migliorare le condizioni di vita degli abitanti della città di Aizawl il pro-getto ha varato un programma mirato a ridurre i rischi legati ai terremoti nelle scuole. Ciò include, oltre a ini-ziative di formazione per studenti e docenti, la costituzione di un comitato scolastico per la sicurezza e la predi-sposizione di piani di emergenza in caso di terremoto o incendio.

>> Maggiori informazioni alla pagina www.geohaz.org

SPONSORIZZAZIONIScuole antisismiche in India

La connettività informatica globale semplifica molti aspetti della quoti-dianità. Per l’economia, l’industria e il commercio, ma anche per i settori delle infrastrutture, dell’approvvigio-namento energetico e della sanità rinunciare a Internet e allo scambio di dati in modalità elettronica oggi è impensabile. In tutto il mondo ciò ha portato peraltro ai massimi livelli la dipendenza dai sistemi informatici, dalla rete e dalla circolazione di infor-mazioni. Nella nuova pubblicazione per i clienti sul tema dei rischi infor-matici gli esperti affrontano gli ultimi sviluppi tecnologici e i rischi con-nessi, analizzando problematiche di responsabilità civile nel cyberspazio e illustrando la portata delle soluzioni assicurative.

>> La pubblicazione è disponibile sul nostro portale clienti connect.munichre.com

NUOVE TECNOLOGIEPubblicazione sui rischi informatici

NOTIZIE

Munich Re Schadenspiegel 2/20124

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NOTIZIE

Ogni agricoltore è esposto a un rischio enorme

Siccità negli Stati Uniti

La siccità negli Stati Uniti ha minac-ciato il raccolto di moltissimi agri-coltori, ma non la loro sopravvivenza. Karl Murr, agronomo ed esperto in rischi agricoli presso Munich Re, parla di SystemAgro. Il sistema di assicurazione dei raccolti, che sibasa su una condivisione dei rischi tra Stato e assicuratori privati, è con siderato esemplare da molti assicuratori.

Schadenspiegel: Signor Murr, cosa ci hanno insegnano la siccità e le sue conseguenze negli Stati Uniti?

Karl Murr: A causa del periodo di siccità insolitamente lungo abbiamo dovuto accantonare a riserva già 160 mln € per le perdite di raccolto negli Stati Uniti. Si tratta del danno di gran lunga più grave finora regi-strato nel ramo, sia a livello nazionale sia su scala mondiale. In simili casi di emergenza in molti Paesi europei interviene lo Stato. Gli Stati Uniti, come Canada e Spagna, si affidano invece anche agli assicuratori privati, che si fanno carico di molti danni di proporzioni «normali». Questa siccità dimostra prima di tutto che nel settore agricolo sono richiesti assicuratori specializzati. Ma anche lo Stato si accolla una parte dei danni; tale quota è tanto maggiore quanto più ingenti sono i danni. Inoltre, negli Stati Uniti lo Stato ha promulgato una legge sull’assicurazione dei raccolti, sovvenziona i premi e stabilisce condizioni omogenee per tutti i soggetti interessati.

Quindi SystemAgro è un’assicura-zione obbligatoria?

Certamente no. Tuttavia ogni agri-coltore ha il medesimo problema: uscite per 12 mesi, ma entrate solo una volta all’anno. Il rischio a cui è esposto è quindi enorme; può rinun-ciare all’assicurazione e mettere così in gioco la sua sopravvivenza oppure assicurarsi. SystemAgro prevede che lo Stato consenta a ogni agricol-

tore di dotarsi di una protezione, e più esattamente attraverso gli assi-curatori privati. Questa decisione è stata presa proprio perché negli Stati Uniti l’agricoltura è importante soprattutto per le esportazioni. Nonostante l’elevata esposizione per il comparto assicurativo il sistema funziona. La somma assicurata ammonta a ca. 100 mld US$. Le sovvenzioni si attestano in media sui 7–8 mld US$ l’anno, negli anni parti-colarmente colpiti da sinistri lo Stato eroga risarcimenti aggiuntivi. Alcuni economisti ritengono che questa sia la migliore forma di sovvenzione, perché sostiene non solo il singolo coltivatore, bensì l’intero settore agri-colo nazionale statunitense. Inoltre è decisamente più equa dei risarcimenti ad hoc dopo una catastrofe. Con SystemAgro gli agricoltori che pro-ducono in una situazione di maggiore rischio ricevono più sovvenzioni.

In cosa si distingue SystemAgro?

Basandosi su oltre 35 anni di espe-rienza con i sistemi di assicurazione dei raccolti, Munich Re ha definito una best practice in materia. System- Agro è una partnership pubblico- privata (PPP) basata su principi assicurativi, dove tutte le condizioni rilevanti ai fini della copertura assi-curativa delle colture agricole sono disciplinate da leggi e regolamenti.

Quali sono gli effetti dell’attuale siccità negli Stati Uniti sull’industria assicurativa e su SystemAgro?

L’esperienza raccolta in altri rami potrebbe indurre a credere in un’im-pennata dei premi assicurativi. Nei sistemi PPP di assicurazione dei rac-colti come SystemAgro essi sono invece regolamentati rigidamente e tale pericolo non sussiste. Per la precisione viene assicurato il raccolto medio degli ultimi 10 anni di ogni agricoltore. A ciò si aggiunge il fatto che le assicurazioni agricole hanno un periodo di run-off estremamente breve, la nostra esposizione inizia con la semina e termina con il raccolto. Gli eventi di quest’anno possono così confluire nelle condizioni di polizza. Negli Stati Uniti l’85% della super-ficie coltivata, ca. 100 mln ha, è già assicurato; su scala mondiale invece solo il 20–25% della produzione agricola è finora assicurato contro le catastrofi naturali. Questa siccità porterà a un aumento della richiesta di SystemAgro da parte dei Paesi a vocazione agricola, che finora in caso di calamità naturale hanno letteralmente lasciato morire di fame i propri agricoltori.

Karl Murr, agronomo e responsabile del settore operativo Rischi agricoli di Munich Re.

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RISCHI FARMACEUTICI

Terapia olistica

Ina Brock e Simone Schönberger

Attraverso la commercializzazione globale dei far-maci anche i possibili casi di responsabilità civile assumono una componente internazionale. Non è necessario che si sia verificato un ritiro del prodotto. È sufficiente dover adeguare un foglietto illustrativo in base alle nuove acquisizioni scientifiche. Gli avvocati di parte attrice sono specializzati in casi di responsabilità civile da prodotto farmaceutico e reagiscono prontamente a tali evenienze partendo alla caccia di consumatori presumibilmente interes-sati e riunendo le possibili pretese risarcitorie. Inter-net e la crescente connessione tra gli avvocati hanno facilitato questo modo di procedere. Si assiste anche a un vivace commercio di banche dati, che talora supera i confini nazionali.

Un iter che viene spesso percorso ha come primo obiettivo quello di esercitare nell’ambito di una class action internazionale negli Stati Uniti anche i diritti dei consumatori che non sono cittadini statunitensi, né hanno assunto i medicamenti negli Stati Uniti. Se in un secondo tempo i giudici statunitensi declinano la competenza per simili richieste (cd. eccezione del

forum non conveniens), segue nella maggioranza dei casi un’ondata di azioni legali nei rispettivi Paesi di residenza dei consumatori. Nell’ambito di tali azioni vengono spesso utilizzati documenti e informazioni che gli avvocati degli attori hanno ottenuto durante la complessa fase di discovery (letteralmente «scoperta dei documenti») dinanzi ai giudici statunitensi. Anche gli enti mutualistici e le associazioni per la tutela dei consumatori si mostrano sempre più inclini ad adire le vie legali per via dei possibili diritti di rivalsa.

I media vanno a nozze

La pressione sul produttore farmaceutico aumenta ulteriormente se le autorità nazionali e internazionali di vigilanza sui farmaci prendono provvedimenti o avviano un’inchiesta o le procure indagano su dipen-denti dell’azienda in diversi Stati. In tal caso si deve tenere presente che anche le autorità sono sempre più interconnesse. Non va inoltre sottovalutata l’in-fluenza dei media. Per effetto di un generale incre-mento dell’interesse pubblico per i temi che riguar-dano le scienze della vita, i casi di responsabilità civile da prodotto farmaceutico e i procedimenti giudiziari correlati sono sempre più spesso oggetto di articoli giornalistici a livello mondiale.

I casi di responsabilità civile da prodotto farmaceutico riguardano fatti e contenuti molto complessi con un gran numero di soggetti coinvolti. Il contesto si complica ulteriormente se l’evento è di portata internazionale. In tal caso diventa essenziale una strategia integrata.

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RISCHI FARMACEUTICI

Assicuratori RC Autorità di vigilanza sui farmaci

La strategia di difesa deve tenere conto dei differenti interessi di tutte le parti coinvolte.

Fonte: Hogan Lovells

Pubblico Ministero

Procuratori di parte attrice

Associazioni per la tutela dei consumatori

Enti mutualisticiMercati finanziari

Politica

Esperti scientifici

Media

Fig. 1: Parti coinvolte nei procedimenti internazionali di responsabilità civile per danno da farmaci

Strategia fondamentale

di difesa

Gli avvocati di parte attrice rilasciano talora dei comunicati finalizzati a strumentalizzare i media per i propri fini. Viene esercitata un’influenza perfino sul dibattito scientifico nel momento in cui i consulenti scientifici degli avvocati pubblicano in modo mirato il loro punto di vista sulla questione e lo fanno basan-dosi su documenti messi a loro disposizione in virtù di un diritto all’informazione come quello garantito dal Freedom of Information Act. Con l’intensificarsi della discussione pubblica e l’incremento del numero delle possibili azioni legali, i casi di responsabilità civile da prodotto farmaceutico trovano accesso anche nel dibattito politico, ad esempio in relazione alla riforma delle norme sui farmaci.

In presenza di tali condizioni un’azienda farmaceutica che voglia evitare danni economici e alla propria repu-tazione deve reagire con corrispondenti misure e prese di posizione in accordo con il proprio assicura-tore RC. Non assumere una linea unitaria verso l’e-sterno può rappresentare un grave rischio dato il gran numero di soggetti coinvolti. L’effetto sarebbe una perdita di fiducia che influenzerebbe in modo nega-tivo futuri procedimenti. È quindi necessaria una stra-tegia che tenga conto in egual misura dei differenti interessi delle parti coinvolte.

Gli obiettivi di una strategia internazionale di comunicazione e difesa

Una strategia globale di comunicazione e di difesa da un lato deve avere come obiettivo quello di resistere alle azioni di responsabilità contro l’azienda farma-ceutica. Per fare questo bisogna considerare i diffe-renti presupposti giuridici di responsabilità negli Stati interessati. Dall’altro lato è importante riflettere sull’e-ventuale responsabilità personale civile e penale di rappresentanti e dipendenti dell’azienda. Inoltre biso-gna monitorare gli effetti del dibattito pubblico e poli-tico. Tutti questi elementi richiedono una strategia che non sia limitata solamente a considerazioni di tipo giuridico.

La strada giusta: coordinamento e concertazione

Il primo passo consiste nella creazione di un team di crisi, del quale facciano parte soprattutto manager con poteri decisionali, consulenti legali interni ed esterni, consulenti tecnici interni ed esterni, addetti stampa dell’azienda e consulenti esterni sui mezzi di comunicazione di massa. L’assicuratore dovrebbe inoltre intrattenere strette relazioni con il lavoro del team di crisi.

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RISCHI FARMACEUTICI

I farmaci vengono sempre più commercializzati in modo globale. La modifica di un foglietto illustrativo può essere sufficiente per mobilitare i legali di parte attrice a livello internazionale.

I compiti del team di crisi sono numerosi quanto gli obiettivi che si vogliono raggiungere. Si tratta innan-zitutto di analizzare puntualmente i fatti. Se durante tale azione si commettono degli errori, si rischia di dover modificare la strategia in un momento succes-sivo. Un evento da evitare in tutti i casi perché un cambiamento di strategia potrebbe addirittura essere equiparato a un’ammissione di colpa.

Effettuare una revisione critica dei fatti vuol dire elen-care tutte le circostanze rilevanti per il caso in que-stione: Qual è il contesto scientifico e normativo che sta dietro all’evento? Sono interessati altri farmaci (anche di concorrenti)? Quali posizioni ha sostenuto l’azienda in passato? Quali pareri sono stati espressi pubblicamente da singoli dipendenti (dell’area scien-tifica)? Quali provvedimenti sono stati adottati nei diversi Paesi dalle autorità competenti? Come va giu-dicato il contesto giuridico in relazione a eventuali diritti civilistici al risarcimento e a sanzioni penali nei Paesi interessati?

Le posizioni comuni che devono essere elaborate su tali basi servono per adottare regole di approccio comunicativo unitarie nei rapporti con autorità, recla-manti e media. È importante mettere a punto dei messaggi chiave che veicolino in modo credibile e comprensibile le posizioni dell’azienda su singole questioni. Al contempo il team di crisi dovrà identifi-care e preparare degli argomenti chiave per la difesa in giudizio (key legal defence themes). Tutti i punti dovrebbero essere fissati in un documento (master brief) che funga da riferimento per future prese di posizione nei confronti delle diverse parti interessate.

Strutture chiare aiutano a superare le diverse competenze

Non appena individuati gli elementi fondamentali per il caso, il team di crisi deve fissare gli iter e i meccani-smi per mettere in pratica la strategia in modo effi-cace e coerente. A questo scopo sono necessarie strutture chiare che tengano in considerazione le diverse competenze per il coordinamento interno delle decisioni. All’occorrenza devono essere coinvolti i seguenti settori aziendali: sicurezza dei farmaci, autorizzazione all’immissione in commercio, legale e contenzioso, marketing, commerciale e pubbliche relazioni. A questi si aggiungono gli assicuratori e i consulenti esterni.

Lo stato di avanzamento dei singoli casi o di determi-nati progetti dovrebbe essere consultabile in qualun-que momento da parte di tutti gli interessati. A questo scopo si possono utilizzare rapporti sintetici aggior-nati con regolarità da inviare via e-mail oppure ban-che dati che raggruppano e rendono disponibili tutti i documenti di rilievo.

Per ottimizzare alcune azioni di routine è consigliabile adottare una procedura di gestione del know-how. È utile a tale proposito utilizzare una banca dati che contenga risposte a modelli di argomentazione che si ripetono con regolarità. Anche altre lettere standard, come le repliche a richieste di risarcimento stragiudi-ziali, possono essere facilmente adattate ai singoli casi senza che il coordinamento decisionale tra gli uffici e le persone interessati debba essere ripetuto ogni volta con inutile dispendio di risorse. Per aggior-nare i decisori con regolarità e tempestività sugli svi-luppi in generale e su importanti passi intermedi, si è dimostrato efficace un sistema standardizzato e coor-dinato di reporting.

Una volta fissati strategie, iter e responsabilità, dovrebbero essere informati e introdotti alla materia i soggetti coinvolti nei singoli Paesi interessati. Per la gestione delle filiali e succursali estere dell’azienda farmaceutica e dei rispettivi avvocati e procuratori locali è consigliabile una riunione di apertura in cui venga distribuita la documentazione rilevante in forma sintetica (cd. starter kit). Le memorie

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10 Munich Re Schadenspiegel 2/2012

RISCHI FARMACEUTICI

LE NOSTRE AUTRICI:Ina Brock è avvocato e partner di Hogan Lovells International LLP nella sede di Monaco di Baviera nonché membro del gruppo operativo che si occupa di iter processuali e di procedi-menti arbitrali. È specializzata nella difesa giudiziale e nel coordinamento dei casi internazionali di responsabi-lità civile [email protected]

La Dr. Simone Schönberger LL.M. lavora come avvocato nella sede di Monaco di Baviera di Hogan Lovells International LLP ed è membro del gruppo operativo che si occupa di iter processuali e di procedimenti arbitrali. È consulente e procuratore di clienti tedeschi e internazionali nel campo della responsabilità civile [email protected]

processuali vengono redatte in linea di massima dai procuratori locali sulla base del rispettivo diritto nazionale. Per l’esposizione dei punti di fatto e di diritto e per le decisioni tattiche si utilizzano le infor-mazioni contenute nello starter kit; per queste azioni in particolare si raccomanda tuttavia di mettere in atto un efficace processo di revisione che garantisca la coerenza tra messaggi chiave e strategia. Ciò può avvenire nel migliore dei modi con il supporto di uno studio legale con funzioni di coordinamento che veri-fichi e, se necessario, corregga tutte le memorie che devono essere presentate ai giudici nei rispettivi Paesi. In tal modo si garantisce il perseguimento di una linea unitaria in tutti processi.

Base giuridica in Europa

Malgrado la Direttiva 85/374/CEE sulla responsabi-lità per danno da prodotti difettosi abbia armonizzato i diritti civilistici in Europa in settori importanti, nei singoli Stati membri permangono differenze in parte considerevoli, che possono avere rilevanza in campo farmaceutico. La Germania, ad esempio, ha introdotto con l’art. 84 comma 2 della legge sui farmaci (AMG) una presunzione di causalità che dovrebbe semplifi-care la prova del nesso eziologico da parte dell’utiliz-zatore del farmaco. Al contempo in base all’art. 84a AMG l’utilizzatore del farmaco ha diritto a essere informato sugli effetti, sugli effetti collaterali e sulle interazioni con altri farmaci di cui si ha conoscenza. Tale diritto riguarda anche tutti i casi sospetti resi noti di effetti collaterali o interazioni nonché tutte le infor-mazioni acquisite che consentano di valutare la soste-nibilità di effetti avversi.

Anche altri Stati membri come Spagna e Francia age-volano gli eventuali danneggiati nell’attuazione del diritto al risarcimento per responsabilità civile da pro-dotto farmaceutico. Ciò avviene soprattutto sotto forma di facilitazione (giurisprudenziale) della prova del nesso causale tra l’utilizzo del farmaco e il danno di cui si chiede il risarcimento. In Francia, ad esempio, la Corte Suprema ha stabilito che non è più necessa-ria la prova scientifica piena della causalità. È suffi-ciente che la catena causale si basi su «presunzioni gravi, precise e concordanti».

I giudici italiani continuano a richiedere la prova piena della causalità, ma sentenze più recenti fanno anche riferimento a una prova di probabilità. È un approccio simile a quello che la Gran Bretagna segue già da alcuni anni e che forse mitiga un po’ le rigide prescri-zioni in termini di causalità. Indipendentemente dai presupposti di responsabilità di diritto sostanziale e di diritto civile, in Italia si è inoltre cercato di rendere più semplice l’attuazione processuale dei diritti. L’a-zione collettiva in Italia si applica espressamente anche al diritto al risarcimento per responsabilità civile da prodotto difettoso e quindi in linea di mas-sima anche a quello per danno da farmaci.

Diverso è il modello seguito dall’Olanda, dove esiste una cosiddetta «legge sulle transazioni collettive» che disciplina l’esercizio collettivo del diritto al risarci-mento. Un’organizzazione che rappresenti i presunti danneggiati può concludere una transazione con il presunto danneggiante, ma l’accordo deve essere comunque approvato da un giudice. Non appena vi è l’approvazione, gli effetti della transazione si esten-dono a tutti i presunti danneggiati che per definizione fanno parte del novero dei possibili danneggiati. Essi hanno tuttavia la facoltà di rilasciare una dichiarazione formale di ritiro (opt-out) se vogliono evitare l’effetto di cosa giudicata.

Conclusioni

Dal punto di vista degli assicuratori, nella trattazione di eventuali casi di responsabilità civile internazionale è determinante che l’azienda farmaceutica assicurata incarichi consulenti e legali che non si fermino a con-siderare solo aspetti parziali, ma siano piuttosto in grado di sviluppare una strategia integrata che abbracci tutti gli interessi dei soggetti coinvolti. Inoltre dovrebbe essere creata un’unità centrale che coordini e monitori l’attuazione di tale strategia.

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Cosa c’è di così emozionante nella riassicurazione?

In TOPICS ONLINE troverete le risposte. La nostra rivista elettronica per il mondo dell’assicurazione getta uno sguardo dietro le quinte di Munich Re e mostra quali sono le passioni da cui ci facciamo coinvolgere. Vi presentiamo personalità interessanti, trattiamo temi d’attualità del panorama assicurativo e finanziario, illustriamo tendenze e proponiamo le soluzioni e i servizi più attuali.

E voi partecipate attivamente: attraverso una funzione di commento è possibile infatti stimolare interessanti discussioni con noi, mentre sondaggi interattivi riflettono le vostre opinioni.

www.munichre.com/en/topicsonline

not if, but how

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RISCHI FARMACEUTICI

Munich Re Schadenspiegel 2/2012

Chiedete al vostro medico o al vostro farmacista!

Ogni medicinale può provocare effetti collaterali indesiderati anche se usato secondo le indicazioni. Quanto siano sicuri i farmaci è un tema che non preoccupa solo i consumatori; anche assicuratori e riassicuratori sono direttamente interessati da questi rischi.

Prima che un nuovo farmaco venga immesso in commercio trascorrono molti anni di ricerca e sviluppo dispendiosi.

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13 Munich Re Schadenspiegel 2/2012

RISCHI FARMACEUTICI

Nell’attuale contesto di mercato riuscire a raggiungere un adeguato equilibrio tra rischio e beneficio può rappresentare una sfida per le aziende farmaceutiche, che devono garantire l’immissione in commercio di prodotti sicuri e di alta qualità a un prezzo sostenibile e durevolmente redditizio. Al contempo devono prestare la dovuta attenzione alla tutela dei consumatori. Mentre alcuni Paesi hanno introdotto la responsabilità indipen-dente dalla colpa per tutelare i consumatori, altri sono dell’avviso che un tale approccio indurrebbe l’industria farmaceutica a trasferire altrove i siti produttivi.

Ogni medicinale comporta dei rischi

Ogni medicinale può produrre effetti collaterali. Se tali effetti siano o meno accettabili è questione da vagliare caso per caso. Dei rischi che possono essere considerati tollerabili per il trattamento di un piccolo gruppo di pazienti gravemente ammalati diventano presto inammissibili se l’uso del farmaco viene esteso a grandi gruppi di pazienti o a altre patologie. Le aziende farmaceutiche sono quindi regolarmente oggetto di pretese da parte degli utilizzatori, che spesso contestano loro i seguenti fatti:

− mancato avvertimento sui possibili danni o effetti collaterali, comprese le interazioni con altri farmaci; − test insufficienti prima dell’immissione in commercio; − marketing aggressivo ed esasperato;

− avvertenze insufficienti o violazione delle norme sull’etichettatura; − contaminazione durante il processo produttivo; − impiego di principi attivi non adatti o scaduti.

In nessun Paese i rischi sono così elevati come negli Stati Uniti, dove la prospettiva di lunghi e costosissimi processi dall’esito incerto nonché una possibile con-danna al risarcimento punitivo induce molte aziende a cercare un accordo transattivo per la composizione delle controversie.

I fattori di rischio che intervengono soprattutto negli Stati Uniti sono ad esempio:

− la possibilità per gli avvocati di pubblicizzare i propri servizi; − il fatto che sul reclamante non incomba il rischio dei costi per la possibilità di concordare con i legali un compenso parametrato al risultato (cd. patto di quota lite); − il livello dei pagamenti transattivi (risarcimenti elevati e talora anche risarcimenti punitivi) nonché − il diritto di rimettere la questione di fatto controversa alla decisione di una giuria (trial by jury), con la conse-guenza che nessi scientifici o giuridici complessi non vengono giudicati da giudici togati ma da cittadini.

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Produttore

Merck

Pfizer

Eli Lilly

GlaxoSmithKline

GlaxoSmithKline

Schering-Pough

Eli Lilly

Medicinale

Vioxx

Bextra

Zyprexa

Paxil

Avandia

Temodar, Intron A Zyprexa

Causa

sicurezza insufficiente

pubblicità off-label

uso off-label

sicurezza insufficiente

sicurezza insufficiente

uso off-label

uso off-label

Somma pagata in via transattiva (US$)

4,8 mld

2,3 mld

1,4 mld

1 mld

460 mln

435 mln

1,4 mld

Esempi di pagamenti per danni effettuati da aziende farmaceutiche negli anni scorsi

Fonte: GOA (Government Accountability Office, Stati Uniti), Ministero della Giustizia degli Stati Uniti, Ministero della Giustizia dello Stato dell’Oregon, Pfizer Inc.

Dr. Henriette Heine, Kathrin Ittner e Helga Munger

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RISCHI FARMACEUTICI

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generici non può costituire responsabilità, benché la medesima etichettatura faccia sorgere una tale respon-sabilità in capo al produttore dei farmaci originali.

Spesso l’azione legale viene intrapresa non appena le competenti autorità di vigilanza sui farmaci lan-ciano un allerta sul rischio di gravi effetti collaterali o inviano una lettera di avvertimento (warning letter) al produttore. L’esercizio dell’azione può avvenire anche in relazione a un ritiro dal mercato o alla pubblicazione di studi farmaceutici o resoconti su un crescente numero di controversie legate a un determinato farmaco. I consumatori sono facilitati nell’intentare simili cause dalla presenza di apposite banche dati su Internet e da studi legali specializzati in processi contro le aziende farmaceutiche.

Secondo uno studio negli Stati Uniti tra il 1991 e il 2010 sono state concluse 165 transazioni, tra civili e penali, per un ammontare totale di 19,8 mld US$, e quasi tre quarti dei casi risalgono al periodo 2006–2011 (Public Citizen’s Health Research Group, Rapidly Increasing Criminal and Civil Monetary Penalties against the Pharmaceutical Industry: 1991 to 2010).

L’evoluzione della legislazione e della giurisprudenza ha un’influenza costante sulla responsabilità civile delle aziende. Vi sono ad esempio accese discussioni sulla decisione adottata nel 2011 dalla Corte Suprema statunitense a favore della prevalenza della legge federale su quella dei singoli Stati in materia di eti-chettatura dei medicinali (vedi box a p. 16 in alto). Dagli accertamenti della Corte consegue che la violazione degli obblighi di etichettatura relativamente ai farmaci

Dall’autorizzazione alla liquidazione dei danni (un caso simulato)

2003Commercializzazione per un gruppo target di pazienti allargato. Per la diffusione sul mercato di massa del medicinale sussiste ancora la protezione brevettuale e/o le licenze non sono ancora scadute.

Inizio 2004 La FDA concede l’autorizza-zione per l’indicazione, tut-tavia si rendono necessari ulteriori studi. Giungono i primi resoconti su effetti collaterali indesiderati, ma si tratta di un gruppo di pazienti con precedenti di salute negativi.

Fine 2004Nell’ambito delle trattative di rinnovo gli assicuratori ricevono un elenco dei casi denunciati; comunque si ritiene che non vi siano motivi di preoccupazione, soprattutto perché è incerto il nesso causale.

2005/2006Al momento del rinnovo viene segnalato un mode-rato incremento dei casi denunciati, ma le cifre restano relativamente stabili.

2007Nel frattempo le denunce sono più di 300. Alcuni studi legali statunitensi invitano via Internet i soggetti interessati o i famigliari a mettersi in contatto con loro.

Fine 2007La FDA lancia un allerta sul rischio di effetti collaterali anche gravi.

Nell’aprile 2000 la FDA concede l’autorizzazione per un particolare ambito di uti-lizzo. Seguono i test clinici su un gruppo di pazienti più ampio.

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RISCHI FARMACEUTICI

Aspetti assicurativi

Per tutelarsi dai rischi di responsabilità civile le case farmaceutiche stipulano delle polizze specifiche che normalmente prevedono franchigie importanti; alcune aziende coprono una parte dei danni attra-verso la propria compagnia di assicurazione captive (cd. autoassicurazione). Le condizioni dei layer sotto-stanti possono differire da quelle dei layer superiori. Può accadere così che nei layer sottostanti la garanzia si basi sul principio della richiesta di risarcimento (claims-made) mentre per i layer superiori si applichi la formula loss occurrence (vedi box a p. 16/17 in basso).

In tal caso la data del sinistro può differire da un layer all’altro, con la conseguenza che un unico complesso di danni da farmaco può interessare più di un’annua-lità di polizza e svariati assicuratori. Giocano un ruolo anche le rispettive clausole sui sinistri in serie. Quando si considerano gli alti massimali e i premi altrettanto elevati applicati sul mercato, si dovrebbe sempre ricordare che i risarcimenti e i pagamenti transattivi nonché in particolare gli onorari degli avvocati e dei periti sono talora ingentissimi. La prestazione assicu-rativa, rapportata a onorari e spese processuali, corri-sponde spesso solo a una piccola parte della somma complessivamente pagata dall’assicuratore.

Marzo 2008 Le richieste di risarcimento salgono a più di 100 a setti-mana. Viene radicata un’a-zione collettiva. Gli assicura-tori ricevono la denuncia ufficiale di sinistro sul primo layer della copertura in regime di claims-made.

Aprile 2008Un nuovo studio collega l’uso del medicinale a rischi più elevati e mette in dubbio l’efficacia dell’impiego sul gruppo di pazienti allargato.

Dicembre 2008La documentazione per il rinnovo della polizza contiene informazioni su 3.500 richieste di risarci-mento. Le spese di difesa salgono in misura esponen-ziale.

Novembre 2009Viene presentata una denuncia di sinistro sul primo e sul secondo layer in regime di loss occurrence. Gli assicuratori proseguono la resistenza alle pretese risarcitorie dei terzi danneg-giati; il medicinale resta sul mercato e viene prescritto per il trattamento del gruppo di pazienti allargato.

Giugno 2010Ha inizio il processo per un primo gruppo di danneg-giati.

Dicembre 2010Agli assicuratori perviene una denuncia su altri layer di una polizza «Bermuda» in regime di integrated occu-rence, sottoscritta successi-vamente ai due layer sotto-stanti.

Gennaio 2011Vengono liquidati i primi sinistri. Gli esborsi a titolo di risarcimento e le altre spese esauriscono i primi due layer del programma assicurativo e si prevede che i pagamenti supereranno il massimale a disposizione.

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Modelli di copertura per l’industria farmaceutica

Il principio della richiesta di risarcimento (claims-made)

La formula claims-made è molto gra-dita in particolare per i layer inferiori di un programma assicurativo. La garanzia diventa operante con la prima richiesta di risarcimento del terzo danneggiato nei confronti dell’assicurato.

− La copertura assicurativa sussiste per i sinistri che si sono verificati durante il periodo di efficacia della polizza. Esiste comunque la possi-bilità di convenire un periodo di retroattività (cd. garanzia pre-gressa) per danni non conosciuti o una garanzia postuma. Si presup-pone quindi che le richieste di risar-cimento vengano presentate entro un periodo di tempo molto limitato.

− Tra i doveri dell’assicurato vi è in genere l’obbligo di denunciare il sini-stro «il più presto possibile» o «non appena materialmente possibile».

Il principio dell’evento di danno (loss occurrence)

Con la formula loss occurrence la garanzia diventa operante nel momento in cui si verifica l’evento che è causa del danno. Per l’assicura-tore ciò significa che tra la data di accadimento del fatto generatore e la richiesta di risarcimento può trascor-rere anche un lungo periodo.

− In ambito farmaceutico la data di accadimento del fatto dannoso viene spesso definita come il momento in cui un utilizzatore con-sulta il medico per la prima volta a causa di sintomi correlati all’utilizzo del farmaco.

Un tipico programma assicu-rativo per il settore farmaceu-tico può includere modelli di copertura differenti per i vari layer. Di conseguenza è possi-bile che un sinistro interessi più annualità di polizza a causa dei divergenti meccani-smi di attivazione (cd. trigger)della garanzia assicurativa.

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RISCHI FARMACEUTICI

Incertezza giuridica per i produttori di farmaci generici

Per i produttori di medicinali originali negli Stati Uniti val-gono obblighi diversi da quelli dei produttori di farmaci generici. Ciò significa che il diritto al risarcimento del consumatore danneggiato ora dipende anche dall’aver acquistato dal proprio farma-cista un preparato originale piuttosto che un generico.

Secondo le disposizioni impartite dalla FDA, l’agenzia federale che rilascia l’autorizzazione all’immis-sione in commercio negli Stati Uniti, le avvertenze sui rischi riportate sulle confezioni e nei foglietti illustrativi devono essere identiche per i pro-dotti originali come per i generici. I produttori di farmaci generici sono tenuti ad adottare la stessa etichetta-tura dei preparati originali anche se nel frattempo è stata acquisita cono-scenza di nuovi rischi.

Al contempo un’azienda farmaceu-tica può essere chiamata a rispon-dere per avvertenze insufficienti secondo il diritto dei singoli Stati. Si tratta dunque di una situazione di conflitto normativo non risolvibile per un produttore. Nella causa Pliva con-

tro Mensing la controversia è stata decisa applicando il principio della prevalenza per cui le leggi federali prevalgono su quelle dei singoli Stati quando le due normative siano in conflitto. La Corte ha statuito che le azioni di responsabilità secondo il diritto dei singoli Stati non sono ammissibili perché per i produttori di farmaci generici è impossibile adem-piere agli obblighi relativi all’etichet-tatura previsti sia dalle leggi federali che da quelle dei singoli Stati. Da questa decisione consegue che i pro-duttori di farmaci originali hanno obblighi diversi rispetto ai produttori di farmaci generici.

Resta da vedere come questa deci-sione sarà applicata nella pratica.

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− Le polizze prevedono spesso un periodo di retroattività per delimi-tare i casi in cui gli effetti negativi di un medicinale si manifestano solo dopo molti anni.

Occurrence reported e integrated occurrence

Queste forme, note anche come for-mula «Bermuda», sono un’evoluzione del modello loss occurrence e sono nate in risposta all’esigenza di massi-mali più elevati nei layer superiori. Eventi analoghi avvenuti nel periodo di efficacia della polizza possono essere aggregati dall’assicurato in un unico evento dannoso e ricadono quindi in un unico periodo assicura-tivo indipendentemente dalla rispet-tiva data di accadimento.

− Una caratteristica particolare della formula integrated occurence è il modo in cui le pretese risarcitorie vengono raggruppate combinando due meccanismi di attivazione della garanzia (evento di danno e denuncia). Ad esempio, fino a quando i resoconti di effetti collate-rali di un medicinale sono limitati a casi isolati e quindi non è presumi-bile che la polizza sia (finanziaria-mente) vulnerabile, non è necessario presentare denuncia all’assicura-tore. La situazione cambia non appena aumenta sensibilmente il numero dei casi. A quel punto il produttore farmaceutico deve considerare se, continuando a non denunciare il sinistro, non si realizzi l’esclusione in uso sul mercato statunitense e rubricata come Expected or Intended Clause. Le aziende farmaceutiche si muovono

dunque su un terreno scivoloso e devono decidere in modo responsa-bile quando sia stata superata la soglia per denunciare un sinistro.

− Alcune polizze contengono un’e-sclusione per i danni a persona in relazione a medicinali che sono stati venduti dopo che l’assicurato ha denunciato il sinistro all’assicu-ratore.

L’industria farmaceutica è tenuta ad attivare una fitta rete di controlli per garantire la sicurezza dei farmaci.

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RISCHI FARMACEUTICI

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RISCHI FARMACEUTICI

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Il classico danno da farmaco viene ampiamente descritto come danno causato dagli effetti collaterali indesiderati di un farmaco autorizzato e/o dalle (pre-sunte) informazioni ingannevoli o insufficienti fornite nel foglietto illustrativo. Gli assicuratori che sottoscri-vono rischi farmaceutici dovrebbero comunque prestare attenzione alle ulteriori fonti di rischio per le quali non sono possibili esclusioni della responsabilità.

Uso off-label

L’uso off-label si realizza quando un medicinale viene impiegato diversamente dall’indicazione autorizzata. L’indicazione stabilisce le patologie per le quali il medi-cinale è stato autorizzato dalle autorità nazionali o europee. Nell’uso off-label le vie e modalità di sommini-strazione e/o i dosaggi si scostano in genere da quelli autorizzati. Nonostante ogni estensione dell’ambito di utilizzo presupponga la relativa autorizzazione ovvero una notifica di variazione soggetta ad approvazione, oggi le eccezioni a tale regola sono divenute irrinun-ciabili nella pratica medica. I medici si trovano talora ad affrontare il problema della mancanza di farmaci autorizzati per indicazioni rare. Ad esempio, nei set-tori in cui la ricerca procede con grande celerità l’au-torizzazione all’immissione in commercio non tiene il passo con gli standard terapeutici; uno dei motivi è che la procedura richiede molto tempo ed è economi-camente onerosa. La prescrizione off-label è divenuta così una prassi assolutamente comune, che viene favorita anche dalla sostanziale libertà di scelta tera-peutica da parte del medico. In particolare in branche come la pediatria, l’oncologia, l’epidemiologia e la neurologia una terapia senza impiego di farmaci off-label non sarebbe più concepibile. L’uso off-label va distinto dall’utilizzo di un farmaco non (ancora) auto-rizzato («uso compassionevole»).

Naturalmente l’uso di medicinali off-label può com-portare l’insorgenza di effetti collaterali indesiderati anche gravi. Si pone quindi la questione se un’azienda farmaceutica possa essere ritenuta civilmente responsabile anche per simili danni.

Responsabilità dell’azienda farmaceutica

In linea di massima è ipotizzabile una responsabilità dell’azienda farmaceutica solo se il medicinale è stato usato secondo le indicazioni. Tuttavia ciò non dipende unicamente da quanto prescritto nel foglietto illustra-tivo. Ogni utilizzo scientificamente riconosciuto e largamente diffuso come pure ogni forma tipica di uso

improprio purché ovvio o praticato su larga scala costituisce un uso conforme. L’azienda farmaceutica ha quindi l’obbligo di vigilare sul prodotto e, se necessario, di reagire anche dopo aver ottenuto l’autorizzazione all’immissione in commercio. Una responsabilità di base in carico all’azienda appare giustificata se si considera che essa trae profitto dalla crescita del fat-turato associata a un uso off-label. Comunque sia, il produttore ha la facoltà di includere l’uso off-label tra le controindicazioni nel foglietto illustrativo. La respon-sabilità viene esclusa in presenza di un uso intenzionale del medicinale non conforme alle indicazioni.

L’importanza della copertura assicurativa per un’azienda farmaceutica

Un produttore farmaceutico è chiamato a rispondere per gravi effetti collaterali causati da un uso off-label ai sensi delle disposizioni di legge sulla responsabilità civile. Essenzialmente si possono configurare due fat-tispecie di responsabilità: oggettiva e per fatto illecito. Come già illustrato, la copertura assicurativa com-prende naturalmente queste figure di responsabilità. Le azioni di responsabilità degli utilizzatori che rien-trano nell’uso conforme di un medicinale ricadono quindi sempre nella garanzia del programma assicu-rativo RC.

Marketing e nuovi media

Prima che un nuovo farmaco venga immesso in com-mercio trascorrono molti anni di ricerca e sviluppo dispendiosi. I brevetti hanno fondamentalmente una validità di 20 anni dalla domanda di concessione. Tuttavia, a causa della lunga e difficile procedura di autorizzazione alla commercializzazione normal-mente l’utilizzo economico del brevetto si riduce a circa 10 anni. Questo spiega perché le aziende farma-ceutiche cerchino di sfruttare questo periodo di tempo nel modo più intensivo possibile per la vendita del prodotto. Per poter investire nella ricerca e nello sviluppo, infatti, hanno necessità di una prospettiva per cui valga la pena effettuare tali investimenti. Il quadro giuridico di base per la commercializzazione dei farmaci da prescrizione varia da Paese a Paese. Negli Stati Uniti, ad esempio, è consentita la pubbli-cità diretta o pubblicità diretta al consumatore (DTC advertising), che in Europa è vietata. Questi prodotti possono essere infatti reclamizzati solamente su rivi-ste specializzate. Rappresenta comunque un pro-blema il fatto che il divieto di pubblicità diretta può essere facilmente aggirato via Internet e tramite i social network. Questo spiega in parte gli sforzi volti ad allentare questo rigido divieto in tutta Europa.

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RISCHI FARMACEUTICI

Pubblicizzare un farmaco rivolgendosi direttamente al consumatore ossia a un non addetto ai lavori com-porta alcuni rischi:

− I pazienti potrebbero essere indirizzati verso un dato farmaco, con il conseguente moltiplicarsi delle richieste di prescrizione. − Con la notorietà del prodotto aumentano anche le aspettative/speranze dei consumatori nei suoi con-fronti e quindi la probabilità di azioni legali da parte di pazienti danneggiati/delusi. − Le informazioni sul prodotto vengono ridotte e/o presentate in modo non corretto, una circostanza dalla quale possono derivare ulteriori rivendicazioni.

Se ad esempio una campagna pubblicitaria di con-traccettivi, in televisione o su Internet, mette in risalto certi vantaggi specifici dell’assunzione di una pillola anticoncezionale quali avere una pelle più bella, evi-tare sbalzi di umore, ecc., oltre alla sua effettiva indi-cazione terapeutica, vi è il pericolo che soprattutto le giovani consumatrici considerino i possibili effetti col-laterali come un rischio astratto di minore importanza. Ciò crea dei problemi in particolare se il prodotto non è autorizzato per gli usi diversi dalla contraccezione sopra citati. Nell’ambito delle malattie croniche può suc-cedere che il produttore preferisca reclamizzare la migliorata tollerabilità del farmaco, trascurando even-tuali effetti collaterali a medio termine. La pubblicità trova anche qui terreno fertile perché ai pazienti inte-ressa migliorare la propria qualità della vita. La FDA può obbligare le aziende farmaceutiche a rettificare le indicazioni, questo però non comporta il ritiro delle informazioni distorte sul prodotto che sono già in circolazione.

La crescente popolarità dei social network come Facebook o Twitter e la facilità con cui si ottengono le informazioni su Internet consentono ai consumatori di identificare i potenziali effetti collaterali di un medici-nale e di collegarsi con altri soggetti coinvolti. Negli Stati Uniti è inoltre possibile, in qualità di presunto danneggiato, ricevere informazioni su studi legali specializzati e azioni collettive. In questo modo può formarsi una moltitudine di reclamanti in pochissimo tempo. Questo genere di attività andranno addirittura aumentando in futuro.

LE NOSTRE ESPERTE:

La Dr. Henriette Heine è giurista e si occupa della liquidazione di sinistri casualty nel settore Clienti globali/Nord America. È inoltre membro del Topic Network Sinistri [email protected]

Kathrin Ittner è giurista e si occupa della liquidazione di sinistri casualty nel settore Clienti globali/Nord America. È inoltre membro del Topic Network Assicurazione di fedeltà[email protected]

Helga Munger è consulente legale senior nel settore Clienti globali/Nord America ed è competente per i sinistri nei rami casualty. È inoltre responsa-bile del Topic Network Sinistri [email protected]

Conclusioni

Le prescrizioni di legge fanno dell’industria farma-ceutica uno dei settori produttivi più rigidamente regolamentati. Le aziende sono tenute ad attivare una fitta rete di controlli per garantire la sicurezza dei farmaci. La questione decisiva è se i soggetti coinvolti interpreteranno queste norme solo come un dovere o piuttosto come autonoma opportunità per controllare e minimizzare i rischi. È chiaro che oggi la gestione dei rischi non può più orientarsi unicamente sugli aspetti medicali. Anche le strategie di vendita e i messaggi pubblicitari devono essere analizzati, oltre al design di prodotto, nell’ottica di possibili problemi di responsa-bilità civile.

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Un Paese sommerso dall’acqua

Le precipitazioni durante la stagione dei monsoni sono state così intense da superare di 1.000 mm la media storica bimestrale sul lungo periodo in alcune aree. Dalla fine di luglio le inondazioni, scatenate dalla tempesta tropicale Nock-ten, si sono estese al nord, nordest e centro del Paese lungo il corso dei fiumi Mekong e Chao Phraya. A metà settembre tutti i bas-sopiani della Thailandia centrale e anche le zone a nord di Bangkok erano sommersi; in ottobre vaste aree della capitale stessa erano allagate. Favorite dalla posizione di poco superiore al livello del mare e dalla conseguente lentezza di deflusso, le acque hanno ristagnato in alcune zone della pianura centrale thailandese fino al gennaio 2012. Per 65 delle 77 pro-vince è stato dichiarato lo stato di calamità; le vittime accertate sono più di 800. Nel complesso il fenomeno ha colpito ca. 14 milioni di persone.

La quarta catastrofe naturale più costosa del mondo

La Banca Mondiale stima il danno economico in ca. 1,425 mld Baht (ca. 43 mld US$), la gran parte dei quali è relativa ai sette distretti industriali principali, coperti in alcuni casi anche da oltre 2 m d’acqua. Nel complesso la catastrofe ha interessato ca. 15.000 aziende in 20 province. I danni assicurati vengono quantificati a livello mondiale in oltre 10 mld US$; i danni conseguenti all’interruzione di attività di forni-tori e clienti (danni da CBI) anche al di fuori del terri-torio thailandese possono far crescere ulteriormente questa cifra. I danni da CBI sono complessi, richie-dono tempi lunghi per la liquidazione e in casi estremi possono raggiungere le centinaia di milioni di US$ per contraente, tanto che probabilmente il danno assicurato finale dell’evento sarà certo soltanto dopo la liquidazione dei danni da CBI.

Nel 2011 violente precipitazioni sommergono vaste regioni della Thailandia. La più grave catastrofe nella storia del Paese costa diverse centinaia di vite e causa gravi danni a industria e agricoltura.

INONDAZIONI

Una strada sommersa a Bangkok il 22 ottobre 2011

Alfons Maier e Michelle Chan

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INONDAZIONI

La General Insurance Association (GIA) thailandese ha confermato l’alta densità assicurativa per i rischi naturali nelle zone industriali; per contro meno dell’1% delle abitazioni private disporrebbe di garanzie ade-guate.

La catastrofe ha interessato in maniera particolare le imprese giapponesi, principale investitore straniero in Thailandia. Molte di loro hanno dovuto rivedere le proprie previsioni finanziarie per il 2011 e in parte anche quelle per il 2012. Si stima che i danni agli stabilimenti ricadano per l’80% ca. sugli assicuratori del Sol Levante.

Interruzione delle catene di fornitura e approvvigionamento

Il fermo della produzione nei grandi parchi industriali ha avuto notevoli ripercussioni su scala mondiale, p. es. nel settore dei dischi rigidi per computer di cui la Thailandia è il secondo fornitore al mondo con ca. un quarto della produzione globale. L’improvvisa scarsità di offerta nel quarto trimestre del 2011 ha fatto incrementare i prezzi medi di vendita del 28%. A questo aumento hanno contribuito anche i maggiori costi per il trasferimento della produzione e il contem-poraneo rialzo dei prezzi dei componenti da parte dei fornitori, colpiti anch’essi dall’inondazione.

Oltre all’industria è stata colpita soprattutto l’agricol-tura, con oltre il 12% delle risaie. Con una quota pari al 30% del mercato mondiale, la Thailandia è un impor-tante esportatore di riso. Anche il turismo, una delle principali fonti di ricchezza per l’economia del Paese, ha subito consistenti perdite di fatturato. Si è comun-que riusciti a preservare dall’inondazione gran parte della zona commerciale nel centro di Bangkok grazie all’apertura di dighe e barriere e all’erezione di prote-zioni provvisorie.

Nel peggiore dei casi la capitale, con oltre 8 milioni di abitanti, sarebbe stata sommersa da ca. 1,5 m d’ac-qua, aggravando ulteriormente i danni. Bangkok è il centro dell’economia thailandese ed è responsabile per il 40% ca. del prodotto interno lordo. Mentre l’ae-roporto per voli interni Don Muang e il Country’s Flood Relief Headquarter, il quartier generale della protezione civile, sono stati allagati, lo scalo interna-zionale è stato risparmiato. Secondo dati ufficiali ca. 535 km di autostrade sono rimaste temporaneamente impercorribili e 67 strade di grande comunicazione sono andate distrutte, una situazione che ha prodotto elevati costi consequenziali.

Con danni per un ammontare di ca. 43 mld US$, le inondazioni in Thailandia rappresentano la quarta catastrofe naturale più costosa del mondo. Sono stati più onerosi solo il terremoto e il successivo tsunami di Tohoku in Giappone del 2011 (210 mld US$), l’uragano Katrina negli Stati Uniti del 2005 (125 mld US$) e il terremoto di Kobe in Giappone del 1995 (100 mld US$). Si è trattato della catastrofe naturale più costosa di sempre per la Thailandia e, a livello globale, dell’evento alluvionale in assoluto più gravoso in termini economici.

Gli assicuratori giapponesi sono i più colpiti

L’Office of Insurance Commission (OIC) thailandese ha stimato inizialmente i danni da alluvione per l’indu-stria in 140 mld Baht (4,5 mld US$) e ha calcolato che i sette parchi industriali di Bang Pa-In, Hi-Tech, Fac-tory Land, Nava Nakorn, Rojana, Saha Rattana Nakorn e Bang Kadi dispongono di una copertura assicurativa combinata di 450 mld Baht (14,5 mld US$). Il Perma-nent Secretary of Finance del Paese presume addirit-tura una copertura assicurativa fino a 600 mld Baht (19,5 mld US$).

Quasi tutti i parchi industriali del Paese sono rimasti a lungo sommersi dall’acqua, che ha raggiunto anche i 2 m d’altezza.

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INONDAZIONI

Lo stabilimento di un produttore di dischi fissi è rimasto allagato dalla metà di ottobre 2011 ed è stato bonificato solo a metà novembre. Le operazioni di risanamento si sono prolungate per mesi, quindi la produzione è ripartita pienamente solo nel primo trimestre del 2012. Le spese straordinarie dovute al disastro sono state quantificate dal produttore in quasi 300 mln US$. A ciò si sono aggiunti i consi-stenti cali di fatturato, di cui ha approfittato un con-corrente che è divenuto leader di mercato perché il suo stabilimento sorgeva in posizione rialzata e quindi non è stato inondato.

Anche le grandi case automobilistiche giapponesi hanno dovuto fermare la produzione in Thailandia per diverse settimane, con un calo complessivo di 6.000 vetture al giorno. Difficoltà di fornitura dovute a problemi infrastrutturali, come l’allagamento o il danneggiamento delle strade, hanno comunque bloc-cato la produzione anche in quelle località che non erano state colpite direttamente dall’inondazione. L’interruzione delle catene di fornitura ha avuto riper-cussioni anche sugli stabilimenti situati in Indonesia, Vietnam, Filippine, Stati Uniti, Canada e Sudafrica.

Gli eventi verificatisi in Thailandia hanno portato all’attenzione la vulnerabilità di queste catene. Le aziende possono limitare tale rischio analizzando con cura i propri rapporti di fornitura ed elaborando piani che permettano di compensare l’inattività improvvisa dei fornitori (cd. business continuity planning, in breve BCP). Un ulteriore strumento di risk manage-ment è rappresentato dal trasferimento del rischio. La classica assicurazione danni da interruzione di eserci-zio offre protezione dai danni patrimoniali dovuti all’arresto dei propri impianti produttivi; la copertura per danni conseguenti all’interruzione di attività di fornitori e clienti (contingent business interruption, in breve CBI) interviene nel caso di inattività di un forni-tore o di un cliente.

In linea di principio i danni da CBI sono assicurabili se l’assicurato è in grado di fornire la necessaria traspa-renza su tipologia ed entità del rischio trasferito. I dati devono permettere all’assicuratore di stabilire quali clienti verranno colpiti e in quale misura dall’improv-visa inattività di un determinato fornitore. Ciò vale in particolare per il riassicuratore in quanto è esposto al rischio di un ulteriore cumulo di danni.

Spesso gli automobilisti si sono salvati solo grazie alle strade sopraelevate, ma i veicoli abbandonati hanno comunque bloccato le vie di comunicazione.

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INONDAZIONI

La liquidazione dei sinistri

L’estensione e la durata dell’alluvione hanno creato molti problemi in relazione alla gestione e liquida-zione dei danni. Sono stati pagati p. es. numerosi anti-cipi per consentire alle industrie assicurate di ripren-dere la produzione al più presto. Nel prosieguo sono emerse alcune questioni tecniche di liquidazione, di cui presentiamo le principali:

− Rapporti provvisori sui sinistri Né i liquidatori, né i periti esterni o gli stessi assicu-rati hanno potuto ispezionare le aree allagate per settimane, tanto meno effettuare interventi mirati al risanamento e alla limitazione dei danni. Per questo motivo Munich Re ha ricevuto solo gradualmente i rapporti dettagliati sui sinistri che sono richiesti per i danni di queste dimensioni.

− Data sinistro La data di accadimento normalmente corrisponde a quella dell’inondazione. In caso contrario, quando l’accertamento non può aver luogo perché è impos-sibile accedere al sito oppure perché i motivi risie-dono presso il fornitore o il cliente, il rapporto di liquidazione deve contenere un’apposita annota-zione.

− Franchigie Se vengono colpite diverse aziende o aree assicu-rate che sono raggruppate sotto una polizza comune, è indispensabile stabilire con precisione quante volte siano applicabili le franchigie per danni materiali e da interruzione di esercizio.

− Risanamento Il risarcimento economico dell’assicurato mira in generale a ripristinare lo stato funzionale al momento del sinistro. Ciò può realizzarsi in alcuni casi attraverso un risanamento, economicamente più conveniente rispetto alla sostituzione degli impianti. Le motivazioni per un riacquisto a nuovo (p. es. difficoltà nella fornitura di parti sostitutive originali, insuccesso del risanamento, questioni legate alla garanzia, raffronto dei costi) devono essere documentate in modo plausibile nel rapporto sul sinistro.

Esempio di liquidazione complessa di un danno da interruzione d’esercizio

1a settimanaI siti produttivi di alcuni fornitori e acquirenti dell’assicurato sono inondati.

2a settimanaL’inondazione raggiunge il sito di produzione dell’assi-curato e gli impedisce l’accesso agli stabilimenti.Blackout elettrico.

3a settimanaUn fornitore non interessato dall’inondazione (Tier 1) non può evadere gli ordini per-ché il suo stesso fornitore (Tier 2) è stato invece colpito.

5a settimana

4a settimana 6a settimana

7a settimana

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25 Munich Re Schadenspiegel 2/2012

INONDAZIONI

− Migliorie In molti casi è impossibile ripristinare lo stato origi-nario, perché il risanamento non è economicamente conveniente oppure a causa della rapida evoluzione dei macchinari e delle tecniche produttive in uso nel settore high tech. Le migliorie di questo genere devono essere esplicitate nel rapporto sul sinistro.

− Ammortamenti In sede di valutazione della somma assicurata i liquidatori verificano quali quote di ammortamento sono state applicate ai macchinari. Gli importi corri-spondenti vanno confrontati con i valori elencati al momento dell’accettazione della polizza.

− Valori residui È opportuno che i liquidatori prendano posizione riguardo alle spese di risanamento e ai valori residui, in particolare nel caso dell’alienazione di macchinari di valore elevato ma irriparabili.

8a settimanaIl livello dell’acqua scende, l’assicurato può accedere agli stabilimenti e iniziare le riparazioni.

9a–14a settimanaL’assicurato pulisce e ripara gli impianti, ma fornitori e acquirenti hanno ancora problemi. Ripristino dell’alimentazione elettrica dall’11a settimana.

15a settimanaTutti i fornitori interessati dall’inondazione riprendono le consegne.

16a settimanaLa produzione riprende normalmente.

− Spese di salvataggio La liquidazione delle spese di salvataggio deve essere motivata sulla base della polizza sottostante e della giurisprudenza di merito. I rapporti di liqui-dazione devono prendere posizione in modo plausi-bile sulla fondatezza delle spese di salvataggio e sul loro ammontare. A questo riguardo la GIA sostiene che tali spese non debbano essere risarcite qualora gli interventi non abbiano avuto un esito positivo o siano stati addirit-tura inutili perché l’acqua non ha nemmeno rag-giunto il sito assicurato.

− Ricostruzione in altro sito La Thailandia è un importante centro produttivo nei settori automobilistico, elettronico e dei semicondut-tori a livello mondiale. A causa della stretta interrela-zione con fornitori e acquirenti il trasferimento della produzione può essere preso in considerazione solo di rado. In tal caso è consigliabile una comparazione dei costi, in particolare quando la ricostruzione in altro sito sia economicamente più onerosa. Inoltre, il rapporto sul sinistro dovrebbe descrivere chiara-mente eventuali miglioramenti, come vantaggi fiscali, tecniche produttive più efficienti, ecc. In generale il trasferimento degli stabilimenti dovrebbe servire a ridurre il danno, p. es. abbreviando l’interru-zione di esercizio.

7a settimana

Lo schema cronologico mostra l’impor-tanza delle cause di sinistro concorrenti per il risarcimento del danno quando la garanzia è limitata a un fornitore Tier 1.

In base all’interpretazione della polizza secondo la formulazione del mercato inglese nella prima settimana sarebbe operativa l’estensione di garanzia Suppliers and Customers che copri-rebbe i danni dovuti all’inattività del fornitore dell’assicurato, nonostante quest’ultimo non abbia ancora subito un danno materiale.

Nella seconda settimana interviene una causa concorrente, il blackout elettrico, che non è assicurata; la copertura del danno diviene così opinabile.

Dall’8ª alla 14ª settimana non sussiste teoricamente alcuna copertura, dal momento che i fornitori non possono consegnare a causa di un rischio non assicurato (inattività del fornitore Tier 2).

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INONDAZIONI

− Adeguatezza della somma assicurata Decisivo per la somma assicurata è il momento di sottoscrizione della polizza. Nel caso di gravi danni materiali o da interruzione d’esercizio periti e valuta-tori indipendenti devono chiarire se sussista una sottoassicurazione. Sebbene non dovrebbe essere prassi, esistono polizze che contengono contempora-neamente la clausola proporzionale (Average Relief Clause) e la clausola di apprezzamento (Uplift Clause). Munich Re può offrire consulenza nell’analisi di for-mulazioni complesse di questo tipo. Lo stesso vale per le questioni di copertura in caso di doppia assicurazione (concomitanza di polizze merci e trasporti).

Interruzione di esercizio e wide area damage

Nella liquidazione dei gravi danni da interruzione di esercizio nell’ordine di milioni di US$ dovrebbero essere coinvolti esperti esterni, p. es. commercialisti o revisori contabili abilitati dal tribunale (forensic accountants). Soprattutto i cosiddetti wide area damages possono dare adito a ulteriori interrogativi sulla garanzia. Con tale denominazione si designano scenari complessi in cui un assicurato si trova a dover affrontare una serie di gravi danni. Si tratta di situa-zioni che incrementano fortemente la probabilità di

un’interruzione di esercizio per concorso di cause indipendenti non assicurate, p. es. accesso limitato, blackout elettrico, inattività dei fornitori.

Di conseguenza il danno da interruzione di esercizio potrebbe essere giudicato insussistente, come nella nota sentenza Orient Express Hotels vs. Assicurazioni Generali (2010) EWHC 1186 dopo l’uragano Katrina.

I giudici thailandesi non hanno mai affrontato que-stioni di interpretazione di polizze da interruzione di esercizio e di potenziali cause di danno concorrenti. In assenza di precedenti giurisprudenziali ogni caso deve essere valutato sulla base degli elementi e delle circo-stanze di fatto rilevanti ai fini decisionali. Munich Re parte dal presupposto che la maggior parte delle polizze segua gli standard e le formulazioni del mer-cato britannico. In ogni caso in sede di accertamento del danno vanno tenute in conto anche le cause concor-renti, come problemi con fornitori e acquirenti, blackout elettrico e così via, che abbiano compromesso la produzione o le vendite dell’assicurato.

− Complessità delle catene di fornitura Si deve ugualmente ricorrere a esperti quando sono coinvolti molti fornitori o acquirenti e la catena di fornitura viene interrotta in più punti. Va p. es. chiarito se i fornitori compresi in garanzia siano

Umidità e muffe hanno distrutto gli elementi costruttivi a secco negli stabilimenti.

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INONDAZIONI

espressamente indicati in polizza, se siano assicu-rati come fornitori principali (Tier 1) o subfornitori e se l’interruzione della catena sia da imputarsi a una causa di danno assicurata o ad altre circostanze (vedi schema a p. 24/25). Inoltre va verificato se le diverse cause contribuiscano al danno come cause concorrenti o come cause concomitanti e quale parte abbiano nel sinistro in discussione. I danni presso l’acquirente sono di solito più facili da stimare, poiché ci si può orientare sugli ordini d’acquisto (p. es. liste dei pezzi). Va considerato anche l’influsso di fattori come l’evoluzione dei prezzi e del mercato. Nel contesto industriale vengono offerte spesso le garanzie di interruzione d’esercizio (Standard Gross Profit Wording) con le estensioni Suppliers and Customers e Prevention of Access.

− Impossibilità di accesso (Denial of Access) Questa clausola è normalmente compresa nella polizza danni materiali e riguarda l’accesso al luogo assicurato. La sua applicazione non è sempre age-vole, vanno infatti chiariti alcuni punti: · La clausola è collegata alla sezione danni materiali della polizza? · La chiusura di una strada p. es. richiede l’intervento di un’autorità preposta? In caso affermativo per quanto tempo resterà in vigore il provvedimento di chiusura? · Sono previsti dei limiti territoriali di applicazione? · La polizza presuppone un danno materiale (una strada inondata non dev’essere necessariamente anche danneggiata)?

− Rivalsa In tema di rivalsa contro terzi sono ancora aperti degli interrogativi. Già durante l’inondazione la gestione dell’emergenza da parte dello Stato era stata pubblicamente contestata, sollevando il dub-bio che lo scarico di dighe e invasi avesse aggravato i danni provocati dall’evento naturale. Il codice civile e commerciale thailandese ammette in realtà la rivalsa, tuttavia le prospettive di successo di un’azione legale sono di difficile previsione.

− Evento L’attribuzione a uno o più eventi dipende da quanto convenuto nei contratti. Gli assicuratori diretti pos-sono p. es. scegliere una suddivisione in periodi di 72, 168, ecc. ore consecutive a seconda della confi-gurazione della clausola «n» ore. È quindi opportuno che l’assicuratore diretto fornisca al riassicuratore il nome dell’assicurato nonché il luogo del sinistro per poter ricostruire quali sinistri siano stati attribuiti a quali periodi di tempo.

Altri problemi di liquidazione per assicuratori e riassicuratori

L’elevatissimo numero di danni da inondazione ha posto gli assicuratori diretti di fronte a grandi sfide. In Thailandia è stato necessario predisporre progressi-vamente ingenti risorse con competenze in materia di liquidazione dei sinistri. La lentezza del ritiro delle acque e i ritardi nell’accertamento dei danni hanno protratto a lungo la stima e la riservazione dei sinistri. L’evento è da ritenersi eccezionale perché molte cedenti hanno sottovalutato l’entità e la concentra-zione dei danni industriali. Anche la valutazione dei danni da CBI è stata inizialmente quasi impossibile, dal momento che gli assicuratori diretti disponevano di una visione solo parziale delle catene di fornitura e delle relative coperture in essere.

In assenza di informazioni dettagliate Munich Re ha dovuto affrontare una prima stima dei danni sulla base delle esposizioni previste nei rapporti riassicura-tivi e ipotizzare un corrispondente onere per i trattati, partendo dai valori assicurati aggregati e dai rapporti sinistri/somme assicurate. Dopo i primi sopralluoghi dei liquidatori era emerso che gli edifici industriali avevano subito danni prevalentemente di bassa e media entità, mentre per dotazioni, macchinari e gia-cenze di magazzino erano ipotizzabili elevati rapporti sinistri/somme assicurate.

La catastrofe thailandese ha dimostrato che per il riassicuratore è importante essere tempestivamente informato dall’assicuratore diretto sulla prima riserva-zione e su eventuali variazioni significative delle riserve. Per facilitare la denuncia dei sinistri da cata-strofi naturali possiamo mettere a disposizione delle nostre cedenti un bollettino standardizzato (NatCat Reporting Bordereaux), che facilita la riservazione ragionata e consente di gestire le richieste di paga-mento in modo più efficace.

Anche nel caso in cui non sia stata espressamente convenuta una clausola di verifica (Inspection Clause), il diritto generale attribuisce implicitamente al riassi-curatore la facoltà di eseguire dei controlli in presenza di informazioni sul sinistro frammentarie o trasmesse in ritardo. I riassicuratori possono dunque esercitare il loro diritto di verifica e di collaborazione nella liquida-zione dei sinistri; ciò garantisce che il riassicuratore possa effettuare rapidamente i pagamenti dovuti alle cedenti in base al trattato. Munich Re era presente nelle aree inondate al fianco di clienti e periti allo scopo di supportare la liquidazione dei danni e la ricostruzione.

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INONDAZIONI

Per valutare la fattibilità della riparazione di questo impianto fotovoltaico a nord di Bangkok, rimasto inondato per settimane, Munich Re ha dovuto accertare sul posto gli effetti della corrosione e le perdite di rendimento dell’impianto assieme all’assi-curatore diretto.

Lo sgombero dei detriti ha potuto essere avviato solo dopo che l’acqua si era ritirata. Sono state rimosse le barriere di sacchetti di sabbia ed è stato necessario smaltire molte giacenze di magazzino e prodotti sensibili all’umidità.

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INONDAZIONI

I NOSTRI ESPERTI:

Il Dr. Alfons Maier è gestore sinistri senior nel settore Sinistri Germania, Asia Pacifico e Africa a Monaco di Baviera ed esperto nella gestione dei danni da catastrofi [email protected]

Conclusioni

Le inondazioni del 2011 sono state la catastrofe natu-rale economicamente più onerosa della storia per la Thailandia e su scala globale l’evento alluvionale più costoso di sempre. Sono senza precedenti non solo l’entità dei danni causati dalle alluvioni estese e persi-stenti, ma anche il numero dei parchi industriali col-piti, con ripercussioni sulle catene di fornitura a livello mondiale.

Tuttavia un evento di questa portata dimostra anche come l’assicuratore diretto e il riassicuratore debbano cooperare strettamente fin dal principio per acquisire una generale trasparenza sui sinistri, sul processo di liquidazione e sulle questioni connesse all’operatività delle garanzie. In tutta la sua drammaticità questa calamità ha portato all’attenzione dell’economia e del comparto assicurativo la vulnerabilità delle catene di fornitura e quindi il rischio di danni da CBI; nel caso in questione è emerso che tali catene non erano ancora perspicue oppure non lo erano più nella loro complessità.

I mercati assicurativi nazionali devono affrontare la sfida di identificare la pericolosità da rischi naturali e altre esposizioni, come la CBI, e sviluppare prodotti e prezzi adeguati a questi rischi. Munich Re esige tra-sparenza per i rischi di difficile valutazione e sostiene l’adozione di standard edilizi e di provvedimenti otti-mizzati per prevenire i danni da inondazione.

All’inizio del 2012 l’ammontare dei danni conseguenti all’inondazione non era ancora quantificabile in maniera definitiva. Si teme inoltre che i sinistri occorsi ma non ancora denunciati (incurred but not reported, in breve IBNR) possano ulteriormente incre-mentare il danno totale per il riassicuratore, dal momento che singoli assicuratori dopo i sopralluoghi hanno aumentato di oltre il 300% parte delle proprie stime originali.

Prevenzione dei sinistri e risk management

Normalmente i tempi di preavviso in caso di inonda-zione permettono di mettere in atto misure di preven-zione o limitazione dei danni, ma nel caso di catastrofi di queste proporzioni ogni sforzo può risultare vano. A ciò si aggiunge il fatto che in Thailandia le enormi masse d’acqua hanno in molti casi reso inefficaci dighe, sbarramenti e opere di difesa provvisorie come le barriere di sacchi di sabbia. Durante l’inondazione non sempre sono state disponibili informazioni atten-dibili sul livello delle acque previsto, sulle contromi-sure adottate e sulla situazione di rischio. Molte aziende quindi non hanno potuto mettere in sicurezza macchinari e attrezzature in tempo utile. Sono state avvantaggiate quelle imprese che disponevano di una buona gestione delle catastrofi e di piani efficienti di evacuazione e limitazione dei danni.

Michelle Chan è avvocato ed esercita in Gran Bretagna e a Singapore; è membro della Singapore Academy of Law. Dal 2006 dirige il reparto Sinistri di Munich Re a [email protected]

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AERONAUTICA

A un passo dalla catastrofe

L’Australian Transport Safety Bureau, autorità competente per le indagini sugli incidenti nel settore del trasporto civile, vigila sulla riparazione della turbina difet-tosa dopo il suo smontaggio dall’A380. Per motivi di privacy le persone riprese sono state rese irriconoscibili.

Riuscito l’atterraggio d’emergenza di un Airbus A380 dopo l’esplosione di un motore, l’incidente ha tuttavia originato il danno a corpi di veicoli aerei più costoso dell’aviazione passeggeri.

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AERONAUTICA

Il 4 novembre 2010, durante il volo dell’Airbus A380-842 «Nancy-Bird Walton» della compagnia austra-liana Qantas si verifica un grave guasto a un motore. Nel propulsore interno dell’ala sinistra si frantuma il disco della turbina a media pressione e nella conse-guente esplosione i frammenti vengono proiettati ad alta velocità fuori dal motore, perforando l’ala dell’Airbus in più punti e danneggiando serbatoi di carburante, condutture idrauliche e cavi di alimenta-zione elettrica e di comando. I piloti invertono la rotta per fare ritorno a Singapore ed effettuare un atterraggio d’emergenza. Nessuno tra i 440 passeggeri, 5 piloti e 24 assistenti di volo rimane ferito.

Prima dell’atterraggio all’aeroporto di Changi i piloti scaricano il carburante, ma la manovra non riusce pie-namente a causa dei danni alle ali, in cui sono allog-giati i serbatoi di cherosene, e della bassa quota. Dopo nemmeno due ore di volo l’Airbus A380 atterra quindi con 50 t di peso in più di quanto normalmente previsto per simili manovre e con una differenza di 10 t tra l’ala destra e quella sinistra.

Causa dell’incendio: una fuga d’olio

Da quanto emerge dal rapporto dell’ATSB del 3 dicem-bre 2011 si è verificata una rottura per fatica di una conduttura olio verso il cuscinetto tra le turbine ad alta e media pressione del motore, conseguenza di una foratura non correttamente centrata. Il tubo è stato evidentemente ricavato dal pieno forandolo dalle due estremità. Dopo l’analisi degli elementi pre-liminari l’EASA (Agenzia europea per la sicurezza aerea) ha indicato quale causa del guasto la perdita di olio da un cuscinetto difettoso. L’olio fuoruscito ha preso fuoco causando un surriscaldamento, di conse-guenza un disco della turbina a media pressione si è frantumato e i rottami hanno trapassato la cappotta-tura del motore e l’ala. Questo fenomeno, noto come incendio di olio, era già stato descritto dall’EASA nell’agosto del 2010 in una direttiva come possibile conseguenza di un maggiore affaticamento di specifi-che parti riscontrato sui motori serie Trent 900. La stessa direttiva segnalava anche la possibile proiezione di elementi al di fuori del motore e quindi prescriveva ispezioni ripetute su tutti i propulsori di questa serie.

Thomas Endriß e Astrid Lehmann

Una perdita d’olio è al momento considerata la causa dell’incendio e dell’esplosione della turbina.

A quel tempo Qantas era l’unica compagnia aerea a impiegare sull’Airbus A380-842 il motore Rolls Royce Trent 972, leggermente più potente rispetto agli altri modelli della serie. Dopo l’incidente anche Lufthansa e Singapore Airlines, gli unici operatori oltre a Qantas a volare con A380 equipaggiati con motori Rolls Royce, hanno eseguito controlli straordinari sui meno presta-zionali Trent 970 dei loro A380-841. Durante queste ispezioni sono state rinvenute tracce di fughe d’olio su cinque motori, quattro dei quali sono stati sostituiti.

Tanto la riparazione quanto problemi logistici durante la sua esecuzione hanno causato un enorme aggravio di costi. È stato necessario eseguire tutte le riparazioni a Singapore e quindi sborsare cifre elevate per l’affitto dell’hangar e il trasporto in aereo degli esperti. A ciò si sono aggiunti problemi nell’utilizzo dell’aviorimessa dal momento che anche Singapore Airlines doveva disporre della stessa struttura per i lavori di manuten-zione ai suoi A380.

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AERONAUTICA

4 novembre 2010: i 440 passeggeri lasciano l’Airbus A380 dopo l’atterraggio d’emergenza a Singapore.

La rottura per fatica della conduttura dell’olio è probabilmente da ricondurre a una foratura difettosa del manicotto, eseguita fuori centro, in seguito alla quale in quel punto la parete del tubo risultava più sottile del dovuto.

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AERONAUTICA

Astrid Lehmann lavora come addetto sinistri nel reparto Aeronautica ed è competente per i rischi facoltativi nel segmento linee aeree passeggeri e linee [email protected]

I NOSTRI ESPERTI:

Thomas Endriß è sottoscrittore di rischi aeronautici facoltativi e si occupa delle linee aeree in Nord America, Canada e Africa nonché dei produttori di piccoli velivoli. Inoltre segue a livello mondiale l’assicurazione di società di [email protected]

Conclusioni

L’Airbus A380 desta sempre l’attenzione dei media internazionali a causa delle dimensioni e quindi dell’eccezionale numero di passeggeri trasportati, circostanza che comporta per EADS, ma anche per le linee aeree, un maggiore rischio di reputazione in caso di incidente.

Grazie a questo apparecchio il traffico aereo passeggeri ha raggiunto nuove proporzioni. Questo sinistro ha evidenziato che la logistica delle riparazioni deve essere adeguata al nuovo ordine di grandezza degli aeromo-bili, un fattore che gli assicuratori del ramo non pos-sono non mettere in conto. Disporre di un hangar suf-ficientemente grande e garantire l’approvvigionamento di ricambi di dimensioni eccezionali (come i 3 m di diametro del motore) sono necessità che devono essere tenute in considerazione in futuro, sviluppando corrispondenti piani di intervento e strutture di rico-vero d’emergenza per gli A380.

Un danno di inedite dimensioni

Fortunatamente, dopo la drammatica esplosione del motore il volo e l’atterraggio di emergenza a Singa-pore si sono conclusi senza conseguenze per passeg-geri ed equipaggio. Dopo pochi giorni gli assicuratori interessati hanno compreso tuttavia che il danno all’A380 avrebbe raggiunto dimensioni inedite sotto il profilo dei costi. Oltre all’ala sinistra e a serbatoi, con-dutture idrauliche, cavi di alimentazione elettrica e comando risultavano danneggiati, in tutto o in parte, anche i sistemi idraulici e gli ipersostentatori. E i danni non si limitavano a singoli elementi costruttivi. Il peso eccessivo e sbilanciato dell’aeromobile all’at-terraggio ne avevano compromesso l’intera struttura, un effetto legato alla nuova tecnologia composita usata nella costruzione dell’A380 allo scopo di rispar-miare peso.

Il CEO di Qantas Alan Joyce ha riferito alla rivista spe-cialistica Air transport World che i lavori al wide-body (termine inglese con cui si designano gli aerei a fuso-liera larga come l’A380) sono costati 157 mln AUD (113 mln €). Nel giugno 2011 Qantas e Rolls Royce hanno raggiunto un accordo transattivo e la compa-gnia di volo ha accettato, sempre secondo il CEO Alan Joyce, l’offerta di 95 mln AUD (70 mln €) del produt-tore di propulsori Rolls Royce. Quest’ultimo ha regi-strato per il 2010 danni nell’ordine di 56 mln GBP. Si tratta quindi della più costosa riparazione mai ese-guita su un corpo di veicolo aereo nella storia dell’a-viazione passeggeri.

Nonostante la stretta collaborazione tra EADS, costruttore dell’Airbus, e Qantas i lavori di ripristino dell’A380 gravemente danneggiato si sono trascinati a lungo. Solo il 21 aprile 2012 l’aeromobile ha potuto essere trasferito nuovamente a Sydney, da dove il 28 aprile ha ripreso servizio sulla rotta per Hong Kong.

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RESPONSABILITÀ CIVILE

Stephan Dreyer

Quando il 7 e 8 maggio di quest’anno i gestori sinistri dei principali assicuratori tedeschi si sono incontrati a Monaco al «Munich Re Claims Forum» la cronaca era dominata da una notizia: Horst Seehofer, primo mini­stro della Baviera e presidente della CSU, aveva rivolto un invito pubblico tramite Facebook a un party per la sera dell’8 maggio nella discoteca «P1» di Monaco. La risonanza in rete è stata enorme. In pochi giorni oltre 2.500 persone hanno aderito popolando la lista virtuale degli ospiti, tra i quali secondo i media si trovavano anche sostenitori di partiti della destra radicale.

Alla gravità delle preoccupazioni alla vigilia dell’evento ha corrisposto un ampio spiegamento di forze di sicu­rezza. I media, la politica e l’opinione pubblica erano allarmati: si doveva temere un assalto di massa con possibili disordini e atti di violenza? In tal caso su chi sarebbe ricaduta la responsabilità per eventuali danni a cose e persone? Fortunatamente questi interrogativi non hanno avuto bisogno di risposta: il party via Face­book del presidente della CSU si è svolto tranquilla­mente con la presenza di appena 500 ospiti, osservati da circa 150 giornalisti.

Il caso «Thessa» in Germania

Anche il caso «Thessa» conferma quali problemi di responsabilità civile insorgano quando i party su Facebook, i cosiddetti flashmobs e le altre forme di assembramento organizzato per via telematica subi­scono un’escalation incontrollata. Nella primavera 2011 l’adolescente Thessa, che vive nel quartiere di Bramfeld ad Amburgo, aveva postato su Facebook un invito al suo 16º compleanno, ma rendendolo per errore visibile a tutti. L’invito quindi non era giunto solo, come era sua intenzione, ai suoi amici più stretti, ma all’intera comunità Facebook tedesca, che al tempo contava già più di 20 milioni di utenti. Solo pochi giorni più tardi già 15.000 persone avevano annunciato online la propria presenza. Thessa ritirò l’invito, cercò di cancellare il proprio profilo Facebook e informò i genitori. La famiglia avvisò la polizia e interessò preventivamente un’agenzia di sicurezza privata.

Questi provvedimenti tuttavia non bastarono ad arre­stare la dinamica di massa scatenatasi sul social net­work. Il giorno del compleanno di Thessa, nonostante la presenza in forze della polizia, intervenuta persino con il corpo a cavallo della città di Amburgo, circa 1.500 giovani affluirono nel quartiere di Bramfeld. Ne scaturirono disordini con 11 arresti, 8 feriti e notevoli danni alla proprietà pubblica e privata.

Problemi di responsabilità civile

Da un punto di vista assicurativo c’è da chiedersi chi sia responsabile dei danni e debba accollarsi i costi, ad esempio, dell’intervento della polizia. L’interroga­tivo a oggi non è stato definitivamente risolto, né in termini generali, né con riferimento agli aspetti giuri­dici. Nel caso di un party su Facebook come quello descritto è difficile identificare i destinatari delle richieste di risarcimento in senso tradizionale. Gli autori materiali dell’illecito si confondono tipicamente nella massa anonima, i partecipanti sono ignoti e nor­malmente non si conoscono fra loro, ma soprattutto non esiste un vero e proprio organizzatore in senso stretto. E allora chi sono gli altri possibili soggetti contro i quali indirizzare la pretesa risarcitoria? L’ini­ziatore della festa su Facebook? Chi ha ulteriormente rilanciato l’appello? Oppure i gestori della piattaforma online utilizzata?

Nel caso di Thessa, la quindicenne può essere consi­derata, da un punto di vista di ordine pubblico, l’inizia­trice dell’assembramento, che in assenza dell’invito postato su Facebook non sarebbe mai avvenuto. Tut­tavia la ragazza ha tempestivamente ritirato l’invito, e in ogni caso esso non conteneva nella sua formula­zione alcuna incitazione a commettere atti di violenza. Per ipotizzare una responsabilità civile per fatto ille­cito vi è inoltre da verificare la cosiddetta causalità adeguata. Bisogna quindi chiedersi se Thessa avrebbe dovuto sapere e attendersi che il suo invito poteva avere simili conseguenze. Nel caso in que­stione la risposta è senz’altro negativa, ma questa valutazione potrebbe essere diversa se riferita a eventi simili più recenti, perché nel frattempo le

Facebook, Twitter e Co.: i social network su Internet vengono anche utilizzati per organizzare raduni di massa più o meno spontanei. Non di rado ne derivano eventi dannosi gravi e complessi che pongono il mercato assicurativo di fronte a nuove sfide. Ecco una panoramica dei principali problemi di responsabilità civile e di gestione dei sinistri legati a questo tipo di eventi.

Il potere delle masse 2.0

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Munich Re Schadenspiegel 2/2012 35

RESPONSABILITÀ CIVILE

Il 30 settembre 2011 ad Amburgo diverse migliaia di partecipanti a un party orga­nizzato via Facebook hanno festeggiato il recente divieto del consumo di alcolici sui mezzi pubblici della città.

Party via Facebook

− Nascono da un invito o una con­vocazione a manifestazioni di intrattenimento. Si può trattare tanto di convocazioni volutamente pubbliche oppure di inviti involon­tariamente estesi in rete da terzi. − I party possono avere luogo in spazi pubblici, parzialmente pubblici o privati. − Non vi è una gerarchia nel gruppo e i partecipanti spesso non si cono­scono tra loro. − Lo scopo del raduno è libero, ma spesso collegato a festeggiamenti e consumo di alcol sfrenati.

Flashmobs

− Sono appuntamenti a incontri di breve durata e con una tempistica precisa, che però agli estranei al gruppo possono apparire spontanei. − Hanno luogo in spazi pubblici o parzialmente pubblici. − Non vi è una gerarchia nel gruppo e i partecipanti spesso non si cono­scono tra loro. − Scopo del raduno può essere il divertimento o l’intrattenimento, un’azione semplicemente insolita ma anche un interesse commer­ciale.

Smartmobs

− Si differenziano dai flashmobs soprattutto nello scopo poiché hanno motivazione politica, sociale o artistica.

Occupy camps

− Hanno inizio su invito o convoca­zione a occupare specifici luoghi, ad esempio per manifestare a favore dell’equità sociale o contro l’influsso dell’economia sulla legi­slazione e sulla politica. − Hanno luogo in spazi pubblici o parzialmente pubblici, spesso in forma di accampamento all’interno del quale i partecipanti program­mano anche altre iniziative. − Nel gruppo vi sono gerarchie appiat­tite e parte dei partecipanti sono legati da rapporti di conoscenza. − Le riunioni hanno un’organizzazione e una struttura interne; spesso sono presenti rappresentanti che si espri­mono quali portavoce del campo.

Forme di raduni di massa organizzati telematicamente

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RESPONSABILITÀ CIVILE

L’AUTORE:

Stephan Dreyer è referente scientifico all’Istituto Hans Bredow per la ricerca mediale dell’Università di Amburgo. Le sue ricerche si focalizzano sulle questioni giuridiche e normative rela­tive ai nuovi media e sui nuovi approcci e strumenti normativi nel campo dei servizi offerti via [email protected]

piattaforme come Facebook fanno comparire un avviso quando l’utente sta per inserire un messaggio visibile a tutta la rete. I gestori delle piattaforme, che non possono essere ritenuti responsabili per i conte­nuti postati dai loro utenti senza l’intervento di ulte­riori circostanze, si tutelano giuridicamente con appo­siti avvertimenti. I resoconti dei media sui party via Facebook che degenerano in disordini e violenze dovrebbero inoltre aver sensibilizzato gli utenti sulle possibili conseguenze di inviti aperti al pubblico.

La motivazione è decisiva

Benché il diritto in linea di principio offra gli strumenti per procedere contro chi lancia l’invito, si può dedurre a contrario che non tutti gli inviti accessibili pubblica­mente determinano direttamente una responsabilità per danni causati da terzi in loco. Devono infatti inter­venire altri elementi perché un clic del mouse sia fonte di responsabilità per danni futuri: la forma della convocazione e il motivo del raduno sono un indica­tore importante. Mentre la convocazione di un’azione a sfondo politico o sociale rientra nella libertà di riu­nione tutelata dalla costituzione, non lo sono gli inviti a bevute per ubriacarsi o a party. Poiché i cosiddetti smartmobs e gli occupy camps perseguono normal­mente interessi rilevanti a livello sociale, essi sono da ritenersi riunioni ai sensi del diritto costituzionale di riunione. Sulla questione dell’ammissibilità e della responsabilità dell’iniziatore i giudici devono quindi tener conto in sua tutela del diritto alla libertà di riu­nione costituzionalmente sancito (art. 17 della Costi­tuzione italiana). In questi casi gli iniziatori, in quanto tali, non possono essere generalmente considerati responsabili senza l’intervento di altri fattori, né secondo le norme dell’ordine pubblico, né per fatto illecito.

Rilevante ai fine della responsabilità civile è anche la cerchia dei destinatari dell’invito prevista dall’inizia­tore e la portata della convocazione: un invito rivolto a un gruppo ben circoscritto di amici che divenga pubblico per intervento di terzi deve essere conside­rato diversamente sotto il profilo della responsabilità civile da un invito volontariamente postato per un vasto pubblico. Vanno inoltre tenuti in considerazione la forma e il contenuto dell’invito. Fa differenza infatti se nell’invito si incita al consumo di alcol, a schia­mazzi e danneggiamenti o se invece si chiede agli invitati di moderarsi nel bere e contenersi nei festeg­giamenti.

Dipende infine anche da come l’iniziatore si comporta nei confronti della massa di persone che hanno ade­rito. Se per effetto della dinamica della rete è prevedi­bile il movimento di una massa di persone, la respon­sabilità dell’iniziatore sarà definita anche dalle misure di sicurezza che intraprenderà alla vigilia dell’evento. L’iniziatore ha ritirato l’invito? Ha cancellato l’evento? Ha informato le autorità? Ha incaricato un servizio d’ordine?

Conclusioni

Party su Facebook, flashmobs o smartmobs e occupy camps sono fenomeni del tutto nuovi anche per i giuristi che si occupano della liquidazione dei danni. Non c’è praticamente assicuratore che abbia già fatto esperienza nella gestione di questi sinistri. È necessa­rio che gli assicuratori assumano le necessarie cono­scenze e sviluppino strategie di emergenza adeguate per non giungere impreparati di fronte a casi simili, con il rischio di pesanti conseguenze negative per lo sviluppo dei propri affari. Questi pochi accenni agli aspetti della valutazione giuridica lasciano già intrav­vedere la complessità della prassi concreta.

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* La formula su cui si basano tutte le assicurazoni: premio = probabilità di occorrenza x costo del sinistro assicurato

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DANNI AI BENI

La banda si è portata in tarda serata sul luogo del reato a bordo di un veicolo rubato. I ladri sono entrati nell’edificio probabilmente da una porta tagliafuoco. Il serramento, trovato aperto al mattino, non ha per-messo di ricostruire se i criminali abbiano aggirato i dispositivi di sicurezza o se dipendenti del supermer-cato non abbiano chiuso a chiave la porta lasciando l’edificio.

Da un locale di sorveglianza del supermercato i ladri hanno scassinato con una troncatrice e una saldatrice autogena il lato posteriore del bancomat, e sottratto il contante.

Quando ai vigili del fuoco è giunta la segnalazione di incendio dal locale di sorveglianza, il furto con scasso, che fino a quel momento aveva avuto uno svolgimento per nulla inconsueto sotto il profilo assicurativo, ha subito una svolta fatale. I pompieri, allertati dalla segnalazione automatica di un rivelatore di fumo, hanno potuto impedire che le fiamme in rapida propa-gazione investissero anche una vicina cabina di tra-sformazione elettrica, ma il supermercato e un’agen-zia di viaggi ospitata nello stesso stabile sono stati totalmente distrutti dal fuoco.

La banda si è allontanata con un veicolo rubato, che la polizia ha più tardi ritrovato bruciato in un campo. Non è stato possibile accertare se l’incendio sia scop-piato inavvertitamente in seguito all’uso della salda-trice a scopo di effrazione o se sia stato invece appic-cato dagli scassinatori per cancellare eventuali tracce.

Una banda di 13 scassinatori si era specializzata in distributori di contante situati all’ingresso di supermercati. Durante lo scasso di un bancomat è scoppiato un incendio che ha ridotto in cenere un intero edificio.

Obiettivi dei malviventi sono soprattutto gli apparecchi bancomat più piccoli e mal protetti in negozi e centri commerciali.

Harald Ochsenkühn e Klaus Wenselowski

Furto con scasso in un supermercato

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DANNI AI BENI

Conclusioni

I ladri professionisti sono in grado di violare un bancomat nell’arco di pochi minuti. Lo scasso può però provocare conseguenze ben più pesanti del danno originario. L’esperienza mostra che, oltre a un danno materiale all’apparecchio che può raggiungere i 25.000 €, normalmente vengono sottratti contanti fino a un massimo di 50.000 €. Se le banconote ven-gono rese inutilizzabili grazie alla macchiatura con inchiostro indelebile, la banca centrale le sostituisce e il danno non grava sull’assicuratore.

Come è avvenuto nel caso descritto, un incendio conseguente a un atto o comportamento criminoso può determinare però anche la perdita di un intero edificio, con un onere notevolmente maggiore per gli assicuratori.

Obiettivi dei malviventi sono soprattutto gli apparecchi bancomat più piccoli e meno protetti, ad esempio in negozi di alimentari o nei grandi magazzini di brico-lage e articoli per la casa. In Germania non esistono apposite norme di sicurezza per l’installazione di apparecchi bancomat in supermercati, quindi le misure necessarie dovranno essere concordate caso per caso con gli assicurati, prendendo a modello la direttiva sulla sicurezza per istituti di credito e altri punti di pagamento (VdS 5052) di VdS Schadenverhütung GmbH, un’istituzione dell’associazione delle imprese assicuratrici tedesche che si occupa di prevenzione danni e certificazioni per il mercato della sicurezza.

Klaus Wenselowski dirige la sezione Sinistri property nel settore Sinistri, dove si occupa dei clienti globali, inoltre ha fondato e dirige il Topic Network Reati contro la proprietà[email protected]

Come mai la presenza dei malviventi non è stata rilevata all’interno dell’edificio?

Dal momento che i sensori PIR (infrarosso passivo) non hanno generato un allarme, si ipotizza che i segnala-tori di movimento siano stati manomessi prima del colpo. È documentalmente provato che i ladri abbiano seguito questa procedura in occasione di altri furti. È anche possibile che i dipendenti dell’esercizio fossero complici dei criminali e abbiano escluso pre-ventivamente i sistemi di allarme. I 13 membri della banda, rinviati a giudizio dopo la cattura effettuata da un nucleo speciale della polizia, hanno ammesso 17 dei 40 furti loro contestati, ricevendo pene variabili tra i 3,5 e gli 8,5 anni di reclusione. Per l’effrazione con incendio nel supermercato l’insufficienza di prove ha impedito il pronunciamento di una sentenza di con-danna e quindi ogni possibile azione di rivalsa.

Danno da interruzione di esercizio inferiore al previsto

Il supermercato devastato dall’incendio è stato abbat-tuto e ricostruito più velocemente di quanto inizial-mente preventivato. A limitare il danno indiretto ha contribuito inoltre il fatto che la vendita è continuata durante i lavori di ricostruzione in un tendone provvi-sorio sul vicino parcheggio. Solo il riscaldamento dell’edificio e la refrigerazione degli alimenti hanno richiesto un rilevante impegno tecnico e finanziario. Il supermercato ha raggiunto il fatturato che aveva prima del sinistro poco tempo dopo la riapertura al pubblico.

I NOSTRI ESPERTI:

Harald Ochsenkühn è consulente legale aziendale e gestore sinistri property nel settore Clienti globali/Nord [email protected]

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4040 Munich Re Schadenspiegel 2/2012

DANNI AI BENI

Kempen am Niederrhein, Germania: poco dopo essere stata rifornita di etanolo, questa stufa è esplosa. Il danno materiale è stato valutato in ca. 30.000 €.

Le stufe alimentate a etanolo senza obbligo di canna fumaria sono sempre più popolari. Una promessa di calore e intimità che in realtà cela un grave pericolo.

Fiamme romantiche ma pericolose

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DANNI AI BENI

IL NOSTRO ESPERTO:

Eckhard Schäper è ingegnere specia-lizzato in sicurezza antincendio ed esperto del ramo furto nel settore Clienti globali/Nord America di Munich [email protected]

I vantaggi di stufe e caminetti a etanolo sono evidenti: facili da usare, occupano poco spazio e si trovano sul mercato anche per meno di 50 €. Non richiedono alcuna autorizzazione, pertanto possono essere installati ovunque e perfino spostati da un locale a un altro. La fiamma, priva di odore e di fumo, ha un discreto potere calorifico.

L’etanolo non è facile da gestire

Negli ultimi tempi si sono però ripetuti casi di gravi incidenti, con persone ferite o perfino decedute. Infatti i fruitori di questi apparecchi, di per sé decora-tivi, si espongono inevitabilmente a diversi rischi.

Sopra un recipiente di etanolo aperto si produce una miscela di gas altamente infiammabile già a tempera-tura ambiente. Quando una stufa ancora calda viene rifornita e riaccesa possono prodursi facilmente delle fiammate. È possibile che gli apparecchi meno stabili si rovescino e che l’etanolo fuoriuscito scateni un incendio nell’ambiente circostante.

Un’altra fonte di pericolo è spesso la collocazione della stufa. Se l’apparecchio viene montato a ridosso di un mobile o nelle vicinanze di materiale infiammabile come legno o carta, questi ultimi possono prendere fuoco immediatamente in caso di errori durante il rifor-nimento di combustibile o all’accensione. È consigliata quindi una distanza di almeno mezzo metro. Poiché la combustione dell’etanolo produce biossido di carbonio e vapore acqueo, è necessario aerare sempre l’ambiente in maniera sufficiente durante il funziona-mento della stufa.

I requisiti di sicurezza aumentano

Dall’inizio della stagione invernale 2011/2012 alcuni assicuratori hanno registrato un numero crescente di denunce di incendi domestici riconducibili a stufe a etanolo. Per questa ragione gli esperti hanno sottoli-neato più volte l’imprevedibilità di questi apparecchi riscaldanti. Le associazioni di difesa dei consumatori, come Stiftung Warentest, parlano addirittura di «ele-mento d’arredo a rischio d’incendio». La presenza sempre più massiccia sul mercato tedesco di prodotti d’importazione a basso prezzo e di dubbia provenienza fa accrescere il rischio; alcuni di essi non rispettano nemmeno gli standard di sicurezza più elementari.

Per evitare che apparecchi non sicuri invadano ulte-riormente il mercato, causando incidenti o incendi, i produttori hanno sviluppato un’apposita norma in collaborazione con il Gruppo tedesco TÜV SÜD, specializzato in servizi certificativi. È stata approvata nel gennaio 2011 come DIN 4734–1 e stabilisce i requisiti di sicurezza per i focolari a etanolo nelle abi-tazioni private.

Eckhard Schäper

Tra le caratteristiche essenziali che un apparecchio sicuro deve possedere troviamo il consumo massimo di 0,5 l di bioetanolo all’ora, una stabilità strutturale verificata, una vasca di raccolta per eventuali fuoru-scite di combustibile e livelli massimi stabiliti per la temperatura sulle superfici. È richiesto inoltre un dispositivo integrato di chiusura per lo spegnimento tempestivo delle fiamme e un sistema di accensione sicuro. Gli apparecchi devono essere anche corredati di una targhetta dati e di avvisi di pericolo sull’allog-giamento. Le marcature di conformità come la CE europea o la GS (sicurezza testata) tedesca sono tut-tavia impraticabili, dal momento che non è stata ancora approvata alcuna direttiva in merito alle stufe a etanolo. Per l’utilizzo di questi apparecchi in ambienti commerciali è in preparazione la seconda parte della predetta norma DIN 4734.

Conclusioni

Anche se le stufe certificate TÜV rappresentano un miglioramento, questo tipo di apparecchi comporta in ogni caso dei rischi. Non rimane che sperare che di fronte all’incremento degli incidenti aumenti anche il livello di attenzione nell’impiego delle stufe a etanolo. Una lettura attenta delle istruzioni d’uso e delle avver-tenze di pericolo sull’alloggiamento sono un primo passo nella giusta direzione.

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La nostra serie Risk, Liability & Insurance affronta le questioni più rilevanti del diritto della responsabilità civile e il loro impatto per l’industria assicu-rativa, e si occupa degli influssi che la società esercita sulla prassi delle assicurazioni e della responsabilità civile.

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LETTURE

Le reti: una chiave per comprendere la società

Nicholas A. Christakis, James H. Fowler: Connected: The Surprising Power of Our Social Networks and How They Shape Our Lives.

Zoran Andrić

Avere successo attraverso il networking? Dopo aver letto Connected: The Surprising Power of Our Social Networks and How They Shape Our Lives conoscerete più a fondo l’arte di coltivare le reti.

Le reti aiutano a risolvere i più svariati problemi. Ne sono assolutamente convinti i due autori statunitensi del libro Nicholas A. Christakis, medico della Harvard University, e James H. Fowler, politologo della University of California di San Diego.

A essere «contagioso» non è solamente qualcosa di così poco afferrabile eppure molto ambito come la felicità, ma anche la solitudine, le idee politiche o il rapporto dei figli con i genitori. All’origine di questo tipo di contagio non vi sono né virus né batteri, ma l’intrecciarsi delle molteplici relazioni tra le persone. «Per capire noi stessi, dobbiamo capire come siamo connessi socialmente». Gli autori la chiamano «legge dei tre gradi di influenza». Tutto ciò che facciamo o diciamo viene trasmesso attraverso la nostra rete sociale, dall’amico dell’amico di un amico. Al terzo grado di separazione cessa la capacità di influire dell’individuo, ma all’interno di questa cerchia di relazioni ci possono essere migliaia di persone.

Ciò che attrae di questo «pensare per reti» è che offre una terza via oltre alle teorie individualistiche e collettivistiche come quelle di Adam Smith da un lato e Karl Marx dall’altro: l’uomo non è unico artefice della propria felicità né ruota di un ingranaggio, bensì riceve innumerevoli impulsi e li propaga. L’homo dictyous, l’uomo connesso, sostituisce l’homo economicus. Nel caso ideale questo significherebbe che l’uomo tende a orientarsi sempre di più anche verso il bene comune. La sua storia evolutiva, i suoi geni e la struttura del suo cervello dimostrano che l’essere umano è nato per le reti sociali.

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Elenco dei grandi sinistri 2011–2012

Erbicida Imprelis, DuPont, Stati Uniti

L’erbicida «Imprelis», prodotto dalla DuPont e acquistabile liberamente, viene impiegato in modo massiccio su alcuni campi da golf degli Stati Uniti per impedire la crescita di erbe infestanti del tipo a foglia larga, danneggiando però anche gli alberi.

Terremoto in Emilia Romagna, Italia

Il 20 e 29 maggio 2012 due gravi terremoti fanno tremare il Norditalia. Si registrano 24 morti e centinaia di feriti; crollano nume-rosi edifici storici del periodo medioevale e rinascimentale.

Schianto di un velivolo durante la manifestazione Reno Air Races, Stati Uniti

Nello Stato del Nevada il 16 settembre 2011 un velivolo North American P-51 si schianta su una tribuna durante l’esibizione aeronautica Reno Air Races, uccidendo il pilota e 10 spet-tatori e ferendo altre 68 persone, di cui alcune in modo grave.

Avaria della nave Costa Concordia, Italia

Il 13 gennaio 2012 la nave da crociera Costa Concordia si incaglia davanti all’isola del Giglio in Toscana. Nell’incidente perdono la vita 32 persone.

Avaria della nave portacontainer Rena, Nuova Zelanda

Nell’ottobre 2011 la nave portacontainer Rena si incaglia nelle vicinanze di un’area naturale protetta, causando una marea nera.

Tornado negli Stati Uniti

Nell’occhio del ciclone: nell’aprile 2012 un tornado danneggia 245 dei 250 edifici della società Spirit Aerosystems a Wichita nello Stato del Kansas.

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grandi sinistri

Il satellite Telkom 3 non entra in orbita

Il 7 agosto 2012 il satellite per telecomunica-zioni indonesiano Telkom 3 non riesce a raggiungere l’orbita geostazionaria prevista a causa dello spegnimento improvviso dello stadio superiore di propulsione Breeze-M del razzo vettore Proton. Il satellite subisce un danno totale.

Siccità, Stati Uniti

Nel 2012 il Mid West, il granaio degli Stati Uniti, viene colpito da una delle ondate di sic-cità più estreme degli ultimi 50–100 anni, con enormi perdite di raccolto. L’evento dimostra la necessità di un sistema di assicurazione dei rischi agricoli sostenuto dallo Stato, nonché la sua rilevanza dal punto di vista economico.

Incendio in una fabbrica di legno compensato, Cile

Il 2 gennaio 2012 un incendio boschivo nel sud del Cile distrugge una delle maggiori aziende di lavorazione del legno di tutta l’America Latina. Nello stesso sito vengono danneggiati anche l’impianto di produzione di cellulosa e la segheria.

Inondazioni in Thailandia

Nell’ottobre 2011 le inondazioni più gravi negli ultimi 50 anni della storia della Thailandia causano danni ingentissimi. Sette parchi industriali vengono sommersi e le catene di fornitura e approvvigionamento rimangono interrotte per settimane.

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RUBRICA

Come sta cambiando la prassi di rivalsa per i danni da catastrofe naturale

Quando si parla di danni da cata-strofe naturale si pensa innanzitutto a danni a cose e a persone, passando invece spesso in secondo piano gli aspetti di responsabilità civile. Da alcuni anni si registrano tuttavia segnali di un aumento delle azioni di responsabilità e di rivalsa in conseguenza a calamità naturali.

Un valido esempio di questo anda-mento tendenziale sono gli incendi boschivi in California e in Australia, che si accompagnano a periodi di caldo intenso sempre più frequenti e più lunghi, una situazione che potrebbe da un lato condurre a una sottoassicurazione nei rami property, infortuni e vita, dall’altro accentuare la propensione degli assicuratori del danno proprio a esperire azioni di rivalsa nei confronti degli assicuratori RC. Negli ultimi tempi le vittime di calamità naturali sono andate con maggiore intensità alla ricerca di spalle forti finanziariamente, su cui scaricare i propri danni.

È difficile prevedere quale di questi aspetti avrà più incisivi effetti sull’as-sicurazione RC.

Le rivalse contro gli assicuratori RC sono ovviamente più probabili per le catastrofi naturali che siano state per lo meno concausate da un com-portamento umano che non per le tempeste o i terremoti, dove è meno evidente un contributo dell’uomo. Ma anche in questo caso sono già state intentate azioni di responsabi-lità, ad esempio dopo l’uragano Katrina. E questo non solo per inade-guata considerazione dei rischi di calamità naturale, ad esempio da parte delle imprese edili, ma anche per la causazione della catastrofe

Nicholas Roenneberg, responsabile del settore Gestione sinistri e consulenza di Munich [email protected]

naturale in sé. Ciò potrebbe indicare che l’aspetto della forza finanziaria prevale su quello della sottoassicura-zione.

Un esempio: le questioni di respon-sabilità civile sono sempre state un tema di discussione all’indomani di ogni catastrofe naturale; che si tratti di architetti, ingegneri, squadre di manutenzione o di soccorso, qualcosa va sempre storto e porta a richieste di risarcimento. Gli incendi boschivi sono tuttavia causati spesso da soggetti privati, nei riguardi dei quali sono difficilmente attuabili crediti di rivalsa degni di menzione. Nel caso dell’incendio dell’ottobre 2007 in California la situazione era diversa: esso fu probabilmente provocato dal cavo in fibra ottica di un provider di energia e diede luogo a massicci crediti di rivalsa. I danni assicurati ammontarono a 2,2 mld US$, di cui 1,6 mld furono in origine oggetto di richiesta di risarcimento contro il provider energetico. Alla fine ci si accordò in via transattiva su quasi un miliardo.

La cosa davvero sorprendente è che a sostenere quasi la metà di un danno apparentemente causato da una catastrofe naturale siano stati in ultima analisi gli assicuratori RC. Dal mio punto di vista si tratta di una dimensione nuova. Non avevamo mai riscontrato fino a oggi una quota così elevata a carico degli assicuratori RC, nemmeno dopo una catastrofe provocata esclusivamente dall’uomo come l’11 settembre.

Simili scenari potrebbero diventare usuali in futuro? Gli incendi boschivi sono causati non di rado da condutture elettriche, apparecchi tecnici, veicoli

oppure da macerie in fiamme. In que-sti casi vi potrebbero essere elementi a sostegno di azioni di responsabilità. Provider di energia, imprese di manu-tenzione, il settore dell’edilizia e i datori di lavoro sembrano essere finora i più probabili bersagli di tali azioni.

Altri sviluppi potrebbero incrementare il numero dei casi di responsabilità civile a seguito di catastrofe naturale: i mutamenti demografici portano a una più elevata concentrazione di valori patrimoniali, e i danni dopo il terremoto in Nuova Zelanda ne sono una valida dimostrazione. Ma anche la mancanza di una sufficiente copertura del danno proprio induce a cercare altre spalle forti al verificarsi di un sinistro.

Ulteriori aspetti da considerare sono infrastrutture obsolete, inadeguata manutenzione e cambiamenti del diritto, ad esempio in relazione alle azioni collettive o al finanziamento delle spese processuali. Sembra quindi che valga la pena monitorare tali evoluzioni.

>> Troverete maggiori informazioni sul tema nella nostra pubblicazione dedicata al XV International Liability Forum sul nostro portale clienti connect.munichre all’indirizzo http://www.munichre.com/ 15th-internationalliability-forum e nella nostra serie «Invecchiamento delle infrastrutture» in Topics Schadenspiegel all’indirizzo http://www.munichre.com/topics-schadenspiegel-1-2011.

Probabile aumento dei casi di responsa- bilità civile in seguito a catastrofi naturali

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