teoria della gestalt
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Università degli studi di Roma Tre
Dipartimento di Informatica e Automazione
Teoria della Gestalt
Lorena Di Salvo
1. INTRODUZIONE..................................................................................3
2. CONFRONTO TRA GESTALT E ATOMISMO ...............................................5
3. PERCEPTUAL GROUPING ......................................................................8
4. GESTALT AND COMPUTER VISION.......................................................16
5. DECLINO DELLA TEORIA DELLA GESTALT.............................................19
Riferimenti bibliografici ..........................................................................22
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1. INTRODUZIONE
La teoria della Gestalt, oggetto di analisi in questo documento, si pone
nell’ambito delle scienze cognitive[1].
Allo scopo di comprendere meglio questa teoria, è riportata una breve
introduzione alla definizione di scienza cognitiva che cerca di spiegare perchè
certi stimoli provochino determinate risposte.
Più dettagliatamente, la scienza cognitiva ha due differenti significati; ci sono,
infatti, due scienze cognitive: una scienza computazionale e una scienza
cognitiva neurale.
La scienza computazionale è nata per prima, e pone le sue radici sull’analogia
tra la mente umana e il computer, affermando che la mente è un sistema
computazionale come il computer.
Questo ha portato ad uno stretto collegamento tra la psicologia e l’informatica.
Da un lato, gli informatici hanno cercato di dotare il computer di capacità e
comportamenti tipici della mente umana (il computer è in grado di riconoscere
e riprodurre il linguaggio parlato, di riconoscere gli oggetti, di pianificare ed
eseguire azioni..), su cui si basa la nascita dell’intelligenza artificiale.
Dall’altro gli psicologi hanno cominciato ad usare i concetti dell’informatica per
analizzare, modellare e spiegare la mente, concependola come un sistema
computazionale, di elaborazione dell’informazione.
La scienza computazionale studia il rapporto tra gli stimoli e le risposte a questi
stimoli attraverso la costruzione di modelli che sono algoritmi di elaborazione
dell’informazione che “girano” sul computer, e che ignorano la macchina fisica
che fa loro da supporto materiale.
Negli ultimi 15-20 anni, la scienza computazionale si è indebolita, a favore
della nuova scienza cognitiva neurale e sono varie le ragioni di questo
decadimento. Si è arrivati alla conclusione che non si può studiare la mente
ignorando il cervello e più in generale il corpo e ciò ha portato ad una perdita
di credibilità dell’analogia tra il funzionamento della mente umana ed il
computer. Diversamente da un computer, la mente umana non è solo
cognizione, intelletto e capacità ma anche motivazioni, influenze del corpo e
sensazioni.
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La scienza cognitiva neurale utilizza come modelli per i suoi studi sul
comportamento, il concetto di reti neurali[2]. Le reti neurali sono modelli
teorici ispirati alla struttura fisica del sistema nervoso e al suo modo di
funzionare e sono modelli simulativi, espressi cioè tramite programmi per il
computer, e apprendono con l’esperienza. Il computer non è più un modello
della mente ma diventa solo uno strumento pratico per fare le simulazioni. Tra
gli stimoli e le risposte ora ci sono semplicemente il cervello e il resto del
corpo. Il comportamento e la mente vengono interpretate come proprietà
globali di quel sistema complesso che è il sistema nervoso. Si tratta di un
sistema le cui proprietà globali sono determinate dalle molte interazioni locali
tra i suoi elementi (neuroni) e non sono deducibili o predicabili anche
conoscendo alla perfezione gli elementi e le loro interazioni locali.
La scienza cognitiva neurale prende spunto da varie scuole psicologiche, a
partire da quella della Gestalt che la scienza computazionale aveva ignorato. E’
per esempio vicina alla visione della mente come sistema dinamico che
caratterizza, come vedremo nei capitoli successivi la psicologia della Gestalt in
quanto i sistemi neurali sono dei sistemi dinamici.
In ultima analisi, la scienza neurale si differenzia da quella computazionale
anche per lo spirito che c’è dietro questa teoria. Quella computazionale risulta
essere ancora legata alla razionalità, al primato dell’intelletto sulle emozioni e
della mente sul corpo e ad una realtà come sistema semplice in cui una causa
produce prevedibilmente un effetto. Contrariamnte, quella neurale, fa delle
scelte diametralmente opposte: non riconosce il primato dell’intelletto sulle
emozioni e della mente sul corpo, concepisce la realtà come sistema complesso
in cui molte cause producono effetti in modo imprevedibile.
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2. CONFRONTO TRA GESTALT E ATOMISMO
La Gestalt era una scuola di psicologia tedesca e il termine Gestalt
(“intero”,”struttura”) fu coniato dal filosofo Christian von Ehrenfels nel 1890.
Nasce in opposizione alla teoria dell’Atomismo [3,4,5,10,11].
L’Atomismo analizzava le parti che componevano le varie entità, con l’idea che
queste potevano essere ricombinate insieme per riottenere l’intero. Tale teoria
era considerata “analitica” in quanto poggiava tutta sulla possibilità di poter
risolvere il fenomeno psichico nei suoi elementi, affermando per questo
motivo, che la realtà del fenomeno psichico era una realtà di elementi. Inoltre
credeva nell’indipendenza degli elementi dal contesto in cui si trovavano.
L’Atomismo, nonostante la chiarezza e la semplicità della sua formulazione, si
rivelò ben presto inadeguata a spiegare la complessità dell’esperienza
psicologica e tramite la teoria della Gestalt si dimostrò l’impossibilità di ridurre
il fatto percettivo a pura associazione di fatti elementari.
I teoristi della Gestalt, dall’altro lato, erano affascinati e interessati al modo in
cui la mente percepiva gli oggetti, sostenendo che gli oggetti erano influenzati
dal luogo in cui si trovavano e dall’ambiente che li circondava, ritenendo che il
contesto era molto importante nella percezione. Credevano che la mente
raramente combinava e organizzava le entità in modo indipendente dal
contesto in cui apparivano.
Inoltre davano una visione di intero diversa, riassumibile attraverso lo slogan
della Gestalt:
“il tutto è più grande della somma delle sue parti”. Quando si osserva una
scena, non si ha una sensazione di “luminosità” o di “contrasto” ma si
distinguono oggetti e sfondi.
Mentre l’Atomismo analizzava la percezione visiva in termini di “features”
(caratteristiche elementari), la Gestalt enfatizzava il significato dell’interezza
della sensazione. Quest’ultimi osservavano che il riconoscimento di una
configurazione è basata sulla forma complessiva dello stimolo visivo piuttosto
che sulle caratteristiche costituenti. Quando ci arrivano un certo numero di
stimoli, noi non utilizziamo come regola l’analisi puntuale delle informazioni:
siamo capaci di generare delle cognizioni in grado di interpretare nella sua
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globalità la percezione e quindi anche il modo in cui questa viene suddivisa e
definita.
Gli psicologi della Gestalt sostenevano che l’intero rappresentava qualcosa di
più coesivo e strutturato di un gruppo di particelle separate. Quando
osserviamo un triangolo, lo vediamo non come tre linee e tre angoli ma come
un oggetto unico, il triangolo.
Sebbene la teoria della Gestalt, è stata per più delle volte, applicata alla
percezione visuale, furono utilizzati anche esempi musicali per illustrarne il
concetto base. Osserviamo che l’arrangiamento delle note musicali viene
percepito nel suo intero come una melodia piuttosto che come una serie di
note individuali. Infatti in una melodia, o nella visione di una figura fatta di
linee e punti, secondo la teoria analitica, non si dovrebbero scorgere che un
insieme di suoni o di punti diversamente associati. Variando tali suoni, e punti,
dovrebbe variare anche il complesso. In realtà come spiega la Gestalt, non è
cosi, perché si può trasportare, ad esempio, la melodia ad un altro tono
(variando cosi tutti i suoni) senza perdere traccia della melodia. Da
quest’ultimo esempio, si evince che l’intero ha delle proprietà che non risultano
dalla semplice addizione dei singoli elementi, è cioè autonoma.
La Gestalt ha cosi contribuito alla nascita della teoria cognitiva e allo studio
della percezione visuale. La teoria della Gestalt, relativamente alla percezione,
è stata sviluppata nel 1910 da Max Wertheimer che viene considerato il suo
fondatore ed elaborata in seguito da Wolfgang Kohler e Kurt Koffka.
I seguenti esempi, uno dei quali fa uso anche di concetti matematici, mettono
in evidenza le differenze tra le due teorie.
La sommatoria è un processo additivo e il contributo di un numero alla somma
è indipendente dalla posizione in cui si trova, vale infatti la proprietà
commutativa: 2 + 3 + 4 = 9 = 3 + 2 + 4. Qualsiasi posizione il 3 occupi, non
comporta variazioni nella somma totale degli addendi. In contrasto con questo
esempio, gli psicologi della Gestalt affermavano che era necessario considerare
il contesto nel quale un elemento occorreva, per comprendere il suo contributo
all’intero.
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Questi due concetti riappaiono nell’osservazione delle due seguenti
immagini[6]:
Figura 1
In entrambe le immagini, c’è un rettangolo più grande posizionato tra due
rettangoli più piccoli. Si noti che il rettangolo centrale nella figura in alto, ha
esattamente la stessa dimensione dei due rettangoli più piccoli posizionati in
basso. La corrente opposta alla Gestalt, posizionava il rettangolo più grande in
alto nella stessa classe di equivalenza dei due rettangoli più piccoli in basso,
perché esse avevano esattamente la stessa dimensione e la stessa forma,
sottolineando l’indipendenza degli elementi dal contesto in cui si trovavano. La
Gestalt invece sosteneva che erano i rettangoli centrali di ogni figura ad essere
visti come equivalenti poiché essi si presentavano al centro di due rettangoli
minori, sottolineando l’importanza del contesto.
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3. PERCEPTUAL GROUPING
I gestaltisti enumerarono molti fenomeni, (univocamente spiegabili solo dal
punto di vista della teoria della Gestalt), a favore dei propri principi. Tali ad
esempio, sono:
tutti i casi di illusioni ottiche[7]; il rendimento percettivo non è
proporzionale ai singoli elementi, ma è in funzione della totalità della
figura. Di seguito è mostrato un esempio che evidenzia il processo
d’illusione ottica. I quadrati più piccoli all’interno di quelli più grandi
sono dello stesso colore grigio. Ma come è possibile notare, il diverso
sfondo dei quadrati più grandi crea un’illusione ottica poiché condiziona
il modo di percepire la luminosità dei quadrati interni. Il quadrato
interno più a sinistra sembra più scuro di quello a destra e cosi via.
Figura 2
tutti i casi di figure ambigue e reversibili; le figure restano immutate ma
il rendimento percettivo cambia. Sono figure nelle quali si ha una
inversione tra figura e sfondo. Sono figure instabili e ambigue nelle quali
si registra un’alternanza periodica e regolare tra sfondo e figura.
Nell’esempio seguente, noi possiamo vedere o le due facce o il vaso.
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Figura 3
i casi di movimenti apparenti in situazioni in cui in realtà il movimento è
assente. Se proiettiamo successivamente in due punti di uno schermo
di una figura, un cerchio luminoso, qualora la durata e la distanza di
presentazione delle due proiezioni luminose rispondano a date
condizioni, non vedremo apparire e sparire il cerchio immobile in due
punti dello schermo, ma un cerchio solo che si muove dalla prima alla
seconda posizione. Non c’è differenza tra questo movimento apparente e
il movimento reale di un punto luminoso che si sposti dall’una all’altra
parte delle due posizioni.
La descrizione di un tavolo con sopra degli oggetti diversi gli uni dagli altri,
quali: gomme da cancellare, libri, un registratore, ecc, dimostra il fatto che
ogni oggetto rappresenta una unità a sé e non si confonde otticamente con
nessuno degli oggetti vicini. Come mai non vengono visti come unità unica, ma
come unità separate? Si potrebbe rispondere che il motivo di questa
separazione di oggetti risieda nel fatto che ce ne siamo sempre serviti come di
cose a sé stanti, sempre una alla volta, per cui abbiamo tratto l’esperienza
della loro delimitazione individuale. Noto che tutto ciò che è familiare
immediatamente si stacca dal fondo degli altri oggetti e si isola. Nella stessa
situazione oggettiva, un tecnico può vedere molti oggetti che ad un profano
sfuggono: ciò dipende dal riconoscimento di ciò che è noto.
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I gestaltisti non accettano questa risposta. Non riconoscono in essa la causa
primordiale della separazione degli oggetti nel nostro campo ottico quali unità
distinte. Infatti, essi escludono l’influsso dell’esperienza passata[8]
sottolineando la primitività del fatto percettivo consistente nell’immediata
organizzazione dei dati sensoriali.
Essi sostenevano che c’erano dei fattori che agivano indipendentemente dalla
nostra esperienza passata e che determinavano l’organizzazione degli oggetti
in unità separate.
Questi fattori che determinano l’organizzazione del campo visivo in unità
separate ed autonome costituiscono i Principi della Gestalt, che
rappresentano il punto focale della teoria della
Gestalt[9,10,12,13,14,15,16,17,17b]. Questi principi permettono di spiegare il
fenomeno del “grouping”, legato al modo di percepire ed interpretare un
campo visivo e inteso come struttura comprendente oggetti e spazio. Da
questo punto di vista, un grouping può essere un punto, una regione, un
oggetto, ecc.
La percezione, insieme all’attenzione[18,19], è il primo processo cognitivo che
fa da interfaccia tra ambiente e individuo. La percezione ha un carattere di
totalità, e non può spiegarsi con i vecchi schemi della psicologia analitica, ma è
invece governata da leggi strutturate.
Di seguito è riportato il primo stadio dell’elaborazione dell’informazione che si
conclude con la Percezione [19b]:
Input Ambientale (Stimolo)
↓
Registro Sensoriale (Stimolo, Organi di Senso)
↓
Selezione Tramite Attenzione Selettiva dell’input Interessante
↓
Percezione-Riconoscimento
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I principali fattori che determinano il raggruppamento percettivo, e la
composizione di elementi in interi, che rappresentano i principi alla base della
teoria della Gestalt sono:
-IL RAPPORTO TRA FIGURA E SFONDO: ci permette di “leggere”
l’immagine, attraverso la separazione della figura dallo sfondo. Gli elementi
simili (figura) sono contrastati da elementi dissimili (sfondo), dando insieme
l’impressione di intero.
Figura 4
In questa figura, il faro è l’immagine che spicca maggiormente e che quindi
viene catalogata come figura mentre le linee orizzontalo celesti sono percepite
come sfondo. Il tutto rappresenta l’intero che viene percepito.
-CHIUSURA: il nostro occhio tende a completare gli spazi vuoti e le forme non
chiuse. Noi tendiamo a vedere le immagini complete persino quando una parte
dell’informazione è mancante.
Figura 5
Sebbene il cerchio in alto non sia unito, noi lo percepiamo come un cerchio e
questo per il principio della chiusura.
-CONTINUAZIONE: l’organizzazione della percezione porta lo sguardo a
proseguire lungo e oltre una linea retta o una curva.
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Figura 6
In questa figura, distinguiamo due linee: una da a a b e una da c a d. In realtà
questo grafico potrebbe rappresentare un altro insieme di linee: da a a d e da
c a b. Tuttavia, è più probabile che si tenda ad identificare il primo gruppo di
queste linee che hanno una migliore continuazione rispetto al secondo dove è
presente un ovvia torsione.
-PROSSIMITA’: il raggruppamento percettivo è favorito dalla vicinanza tra
loro delle parti.
Tendiamo a identificare come gruppi elementi vicini tra loro. Questa legge è da
tenere in considerazione quando l’immagine gioca un ruolo importante
nell’abilità di interpretare il messaggio che si nasconde dietro.
Figura 7
Questa figura, a dimostrazione di questa legge, non viene vista come un
insieme di righe ma piuttosto come un insieme di colonne.
-SOMIGLIANZA: elementi visivi simili verranno raggruppati sulla base della
forma, della grandezza, del colore o della direzione.
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Figura 8
In questa figura, i cerchi più grandi vengono raggruppati insieme perché sono
accomunati dalla stessa dimensione e quindi sono più portati ad essere
percepiti come un gruppo.
-COMUNE DESTINO: quando gli oggetti si muovono nella stessa direzione,
tendono ad essere percepiti come una entità unica.
-PARALLELISMO: linee parallele tendono ad essere raggruppate insieme
Figura 9
-REGIONE COMUNE: figure che si posizionano all’interno di una stessa
regione chiusa tendono ad essere percepite insieme
Figura 10
-SIMMETRIA: questo principio descrive l’istanza nella quale si percepisce
l’intero di una figura rispetto alla percezione delle parti singole che la
costituiscono.
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Figura 11
Osservando la figura, si vedono due rombi sovrapposti o tre oggetti: un piccolo
rombo e due irregolari oggetti sopra e sotto di esso?
Secondo il principio di simmetria, si percepiranno probabilmente due rombi
sovrapposti
Le proprietà descritte, non sono indipendenti tra di loro, ma sono fortemente
correlate, cosicché la percezione finale è una combinazione di tutte queste
proprietà che agiscono insieme.
In conclusione, secondo i gestaltisti:
gli oggetti si presentano quali forme o totalità a sé stanti la cui
organizzazione in unità è dovuta a diverse condizioni che ne regolano
dinamicamente la formazione;
questo processo è un processo originale, che non fa riferimento
all’esperienza passata;
le parti hanno senso unicamente se viste in funzione del tutto. Una parte
in un tutto è un’altra cosa, rispetto ad una possibile sua appartenza ad
un’altra entità.
tanto più i principi sono marcati nelle varie unità, tanto maggiore è la
probabilità che hanno d’imporsi alla nostra percezione.
Queste leggi hanno la funzione di aiutarci a percepire il mondo e inoltre
entrano anche a far parte della nostra comunicazione quotidiana. Infatti ci
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riferiamo a collezioni di oggetti abitualmente già solo quando li indichiamo e
diciamo ”quelli o quelle cose”.
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4. GESTALT AND COMPUTER VISION
I campi dell’intelligenza artificiale e della computer vision, hanno lavorato per
anni, cercando di simulare il sistema di percezione umano allo scopo di dare ai
computer le stesse capacità percettive umane[20].
Ad un computer, un’immagine non è niente più che una matrice di numeri,
indicante le diverse gradazioni di grigio (per le immagini bianche e nere) o
valori RGB (per le immagini a colori) che portano alla visualizzazione
dell’immagine.
La Computer Vision[21] richiede di esaminare un’immagine d’input,
determinando quali componenti dell’immagine sono rilevanti e quali no,
classificando le parti rilevanti dell’immagine come un oggetto conosciuto.
Ci sono una varietà di strategie della computer vision, molte delle quali si
basano sui principi della Gestalt.
Nella seguente tabella sono riportate alcune di queste
strategie[22,23,23b,23t,23f]:
Segmentation Strategy Gestalt Principles Thresholding Figure/Ground Region Growing Proximity, Similarity Morphological Methods Continuity and Closure Statistical Methods Similarity Edge-Detection / Edge-Linking Continuity and Closure
In generale, la segmentazione è una tecnica che riguarda l’analisi automatica
d’immagini e consiste nell’estrazione di features (colore, intensità,
dimensione..) da un’immagine. Questa strategia può comprendere tecniche di
tipo contestuale che utilizzano relazioni tra le varie features quali ad esempio,
la prossimità e tecniche di tipo non contestuale che ignorano le relazioni che
possono esistere tra features di un’immagine. Di seguito è riportata una breve
descrizione di alcune strategie di segmentazione riportate nella tabella.
THRESHOLDINGS
E’ una tecnica non contestuale e la forma più semplice e comune è quella
basata su un certo numero di valori di grigio. I livelli di grigio sono mappati su
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altri due valori, di solito il nero e il bianco. Una semplice funzione utilizzata è
quella che mappa i valori di grigio sotto un certo livello, sul nero e sopra un
certo livello, sul bianco. Questa tecnica può essere usata per dividere
l’immagine in sfondo e figura. Più sono i livelli utilizzati nella tecnica e più
regioni sono delineate.
L’immagine seguente può utilizzare un thresholding in due livelli di grigio:
bianco e nero.
Figura 12
EDGE-BASED
Questa tecnica è di tipo contestuale e per derivare le regioni più significative si
usa una tra le due seguenti tecniche: trasformata di Hough e relazione di Edge.
Le trasformate di Hough[24] sono usate per rilevare forme regolari
all’interno delle immagini come linee rette e cerchi, infatti permettono la
ricerca nelle immagini di pattern di forma parametricamente nota. Questa
trasformata serve per descrivere non tanto un oggetto, quanto forme che
possono variare per traslazione, dimensione e rotazione. Il tipo di forma deve
essere quindi conosciuta.
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La classe di algoritmi basati sulla trasformata di Hough, ha lo scopo di cercare
forme descrivibili con parametri, trasformando lo spazio immagine in uno
spazio di parametri che permette l’individuazione di pattern conosciuti. Si basa
sulla trasformazione di tutti i punti costituenti una immagine, in punti di un
nuovo spazio, detto spazio di parametri.
La trasformata di Hough generalizzata permette invece di riconoscere qualsiasi
forma parametrica.
La relazione di Edge è una tecnica usata per riconoscere forme irregolari
come quelle che occorrono nelle immagini naturali. Questa tecnica tiene conto
del contesto locale per decidere se un bordo è a o vicino ad un particolare
pixel.
REGION GROWING
E’ una tecnica non contestuale[25], che si basa sulla divisione dell’immagine in
regioni, in maniera che alcune condizioni siano soddisfatte. Tutti i pixels
nell’immagine devono essere assegnate ad una regione e ognuno di essi può
appartenere ad una sola regione. Inoltre ogni regione deve essere connessa
alle altre nell’immagine. Gli elementi di una regione sono simili se includono
per esempio, una simile luminosità e struttura.
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5. DECLINO DELLA TEORIA DELLA GESTALT
Recenti ricerche[26] mostrano che in alcuni casi, l’attenzione visiva seleziona
distinti oggetti, e non solo, come si è sempre sostenuto, riguarda la selezione
di intere regioni dello spazio. Questi oggetti distinti vengono elaborati,
culminando nel loro riconoscimento. Gli oggetti selezionati sono
raggruppamenti percettivi determinati per mezzo dei principi della Gestalt.
Queste considerazioni, partono dalla constatazione che l’organizzazione
percettiva occorre all’interno dell’attenzione.
Successivi studi ed esperimenti hanno analizzato l’interazione tra percezione e
intuizione, giungendo a differenti conclusioni che hanno portato ad un declino
della teoria della Gestalt. Il punto di forza delle nuove ricerche è che
l’organizzazione percettiva non occorre all’interno dell’attenzione visiva ma che
semplicemente l’attenzione può influenzare il raggruppamento percettivo.
Inoltre, a partire da questo, sono stati individuati ulteriori problemi della teoria
della Gestalt. In primo luogo, i principi della Gestalt non distinguono tra oggetti
e gruppi di oggetti e ignorano il ruolo della conoscenza nell’organizzazione
percettiva.
Per esempio, questi principi non possono spiegare perché le persone che non
conoscono la seguente figura[27] che rappresenta l’immagine di un cane
dalmata, di solito non riescono ad individuare la struttura significativa
all’interno dell’immagine, mentre le persone che la conoscono, non solo
individuavano il cane facilmente ma riescono a identificare i diversi punti neri
indistinguibili come un cane, un marciapiede e l’ombra di un albero.
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Figura 13
Allo scopo di risolvere questi problemi, un modello dell’organizzazione
percettiva deve mostrare come la percezione e l’attenzione interagiscono tra
loro per formare oggetti e deve mostrare come la conoscenza influenzi la
formazione degli oggetti senza pretendere un pieno riconoscimento
dell’oggetto stesso.
Recenti studi sull’attenzione basata sull’oggetto dimostrano l’influenza
dell’attenzione nel raggruppamento percettivo.
In uno di questi esperimenti, agli osservatori veniva mostrato un display
raffigurante due gruppi di punti identici. Un insieme di punti era statico mentre
gli altri punti del secondo gruppo si muovevano all’unisono seguendo una
traiettoria ellittica, sovrapponendosi alla locazione dei punti statici.
Durante ogni prova, due dei punti nel display cambiavano colore dal grigio
chiaro ad uno dei due colori (o rosso e verde o blu e giallo). I punti target
erano localizzati o entrambi nel gruppo statico, o entrambi nel gruppo in
movimento, o uno in ogni gruppo. Agli osservatori era richiesto di determinare
se i punti target erano dello stesso colore. In alcune prove, gli osservatori
dovevano focalizzare la loro attenzione su un solo gruppo di punti, mentre in
altre prove, dovevano diffondere la loro attenzione all’intero display, evitando
di focalizzarsi su uno specifico gruppo. Quando gli osservatori guardavano
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l’intero display, rispondevano più velocemente se i punti target si trovavano
nello stesso gruppo piuttosto che se si trovavano in entrambi i gruppi.
Quando gli osservatori si focalizzavano su uno solo dei gruppi, le loro risposte
erano più veloci quando entrambi i target apparivano nel gruppo di interesse, e
più lento quando uno o entrambi i punti apparivano nell’altro gruppo.
La conclusione di quest’esperimento è stato che le strategie di allocazione
dell’attenzione influenzano il grado in cui i multipli gruppi percettivi sono
percepiti.
21
Riferimenti bibliografici
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23
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24