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+ TEORIA DEI LINGUAGGI (2017-18) Dott.ssa Filomena Diodato SEMANTICA LINGUISTICA 1 – Lez. 9

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TEORIA DEI LINGUAGGI (2017-18)

Dott.ssa Filomena Diodato

SEMANTICA LINGUISTICA 1 – Lez. 9

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+Nascita della semantica contemporanea

1897 Essai de Sémantique - Michel Bréal – obiettivo di individuare le leggi 'intellettuali' del linguaggio, i processi cognitivi che regolano il funzionamento del linguaggio. Nozione di segno non ancora “matura”.

Ovviamente, la riflessione sulla natura del significato delle parole è molto più antica e radicata nella storia del pensiero filosofico. Molte nozioni attualmente in circolazione hanno origine nell'antichità classica e ancor prima nella tradizione linguistica indiana.

Nella contemporaneità la semantica è la penultima nata delle discipline linguistiche – l’ultima è la pragmatica che solo negli ultimi anni ha cominciato a conquistare una sua autonomia; il tema dell'intreccio tra le due discipline è, però, tematizzato da tempo ed è tuttora discusso.

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+ Principali radici della semantica linguistica

Wilhelm von Humboldt pone l’accento, oltre che sulla funzione comunicativa, soprattutto sulla funzione cognitiva del linguaggio e delle lingue (linguaggio come organo formativo del pensiero, lingua come visione del mondo). La sua teoria rappresenta un punto d’arrivo della tradizione ‘antiaristotelica’, secondo cui il linguaggio non è – come nella vulgata aristotelica – un sistema convenzionale per l'espressione di idee precostituiite, ma un complesso sistema simbolico che è strettamente intrecciato alle facoltà cognitive dell'uomo; di più, il linguaggio è uno specifico umano, la caratteristica saliente della nostra specie (“l'uomo è uomo in quanto dotato di linguaggio”).

Ferdinand de Saussure affronta tutte le principali antinomie che caratterizzano lo sviluppo di una “scienza del significato” (langue/parole, sincronia/diacronia, sintagmatico/associativo, astratto/concreto ecc.). La sua definizione di lingua come sistema di segni, di valori “puri” è alla base della tradizione strutturalista.

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+Wilhelm von Humboldt (1767-1835)

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Linguista, politico, diplomatico e filosofo. Si forma sulle opere di Kant, intrattiene stretti rapporti con Goethe e Schiller. Ricca conoscenza linguistica grazie ai numerosi viaggi e allo studio dei materiali grammaticali dei gesuiti.

1795, Piano di un’antropologia comparata

1820, Sullo studio linguistico comparato in rapporto alle diverse epoche dello sviluppo del linguaggio

1836, Sulla diversità della struttura linguistica umana e il suo influsso sullo sviluppo spirituale del genere umano

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Dalle tre Critiche di Kant (Ragion Pura, 1780, Pratica 1788, Facoltà di giudizio, 1790) riprende il principio della soggettività della conoscenza mediante il ricorso a schemi trascendentali, che ritagliano e modellano le esperienze possibili; ma in esso integra il linguaggio, sul quale Kant aveva taciuto.

Con ciò, Humboldt si situa nella scia teorica aperta da:

!  Johann G. Hamann (1730-1788) Metacritica sui purismi della ragion pura (1784, I ed. postuma 1800)

!  Johann G. Herder (1744-1803), Metacritica alla Critica della ragione pura (1799).

Contro il «silenzio» di Kant sul linguaggio 5

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+Herder, Saggio sull’origine del linguaggio (1772)

Uno dei più noti precursori del cosiddetto relativismo linguistico sviluppato da Humboldt è il filosofo tedesco J.G. Herder (1744-1803) che afferma l’inseparabilità di linguaggio e pensiero e definisce il linguaggio come lo strumento, il contenuto e la forma del pensare umano.

«Il linguaggio diventa, dunque, un organo naturale dell’intelletto, un vero senso dell’anima umana […] Non si può pensare nemmeno il primo pensiero umano, nemmeno comporre il primo giudizio consapevole senza dialogare o tentare di dialogare nel proprio intimo. Il pensiero umano, dunque, per sua natura prepara a dialogare con altri!» (p. 71)

«Sulla terra non vive che un solo genere umano, così come una sola lingua dell’uomo. Ma quel grande genere si è smembrato in tante piccole varietà nazionali, altrettanto è accaduto per le lingue.» (p. 148)

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+ Sviluppo della metafora della lingua come organismo: correlazione lingua - razza

J. G. Fichte (1762-1814), Saggio sulla facoltà e sull’origine del linguaggio (1795) - Discorsi alla Nazione Tedesca (1808)

F. Schlegel (1772-1854), Saggio sulla lingua e sulla sapienza degli indiani (1808)

F. W. Schelling (1755-1854), Introduzione alla Filosofia della Mitologia (1826)

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«E’ mia convinzione che il linguaggio debba essere considerato come immediatamente insito nell’essere umano (Menschen): esso è infatti assolutamente inspiegabile come opera (Werk) che il suo intelletto produca nella chiarezza della coscienza. Non serve a nulla concedere millenni e millenni alla sua invenzione. Non si potrebbe inventare il linguaggio se il suo tipo (Typus) non preesistesse nell’intelletto umano. Perché l’uomo comprenda davvero anche una sola parola, non come mero impulso sensibile, ma come suono articolato designante un concetto, il linguaggio dev’essere già in lui intero e nel suo nesso (ganz und im Zusammenhange). Nel linguaggio non vi è nulla di isolato, ciascuno dei suoi elementi si annuncia solo come parte di un intero. Come è naturale l’ipotesi di un graduale perfezionarsi delle lingue, così solo di colpo (mit einem Schlage) poté avvenire la loro invenzione. L’essere umano è tale solo attraverso il linguaggio, ma per inventare (erfinden) il linguaggio egli doveva già essere umano. (…) Pertanto se si può confrontare con qualcos’altro ciò di cui non esiste in fondo nulla di uguale (…) si può rammentare l’istinto degli animali e chiamare il linguaggio un istinto intellettuale della ragione (Vernunft)» (Ueber das vergleichende Sprachstudium ecc., § 13, 1820)

Uomo e linguaggio 8

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+Linguaggio come energheia, lingua come Sprachform

  concezione della lingua come energheia (Tätigkeit, attività)

«La lingua stessa non è un’opera (ergon), ma un’attività (energheia). La sua vera definizione non può essere che genetica. Essa è cioè il lavoro eternamente reiterato dello spirito, volto a rendere il suono articolato capace di esprimere il pensiero.» (p. 36)

  La lingua ‘forma’ la materia amorfa del pensiero e del suono

Ciascuna lingua conferisce una propria e peculiare forma alle due materie. La forma della lingua, come sintesi del senso linguistico interno (contenuto, significato) e della forma fonica (espressione, significante) è un’attività dinamica, storica e sociale.

  Nesso tra forma della lingua e spirito del popolo/della nazione.

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«Il linguaggio è l’organo formativo del pensiero. L’attività dell’intelletto, del tutto spirituale, del tutto interiore, che quasi svanisce senza lasciare traccia, si estrinseca mediante il suono nel discorso e diviene percepibile ai sensi. Questa attività è pertanto tutt’uno col linguaggio, essi sono inseparabili l’una dall’altro.» (p. 42)

10 Linguaggio e pensiero

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«L’uomo vive principalmente con gli oggetti, e quel che è più, poiché in lui patire e agire dipendono dalle sue rappresentazioni, egli vive con gli oggetti percepiti esclusivamente nel modo in cui glieli porge la lingua. Con lo stesso atto, in forza del quale ordisce al suo interno la rete della propria lingua, egli vi si inviluppa, e ogni lingua traccia intorno al popolo cui appartiene un cerchio da cui è possibile uscire solo passando, nel medesimo istante, nel cerchio di un’altra lingua. L’apprendimento di una lingua straniera dovrebbe essere pertanto l’acquisizione di un nuovo punto di vista nella visione del mondo (Weltansicht) fino allora vigente» » (p. 47)

11 Lingua come visione del mondo (Weltansicht)

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«Tanto meravigliosa è invero nel linguaggio l’individualizzazione all’interno dell’universale concordanza che si può dire altrettanto giustamente che l’intero genere umano possiede una sola lingua, quanto che ogni uomo possiede la propria.» (p. 40)

«Ogni lingua possiede infatti la flessibilità per poter accogliere tutto al suo interno e per poter a sua volta a tutto conferire espressione, traendola dal suo interno. Mai, a nessuna condizione, la lingua può diventare per l’uomo il limite assoluto.» (p. 211)

12 Universalità del linguaggio e Onniformatività delle lingue

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+Ferdinand de Saussure (1857–1913)

Tesi dell’arbitrarietà radicale (1916, Cours de Linguistique Générale - trad. it. Corso di Linguistica Generale di Tullio De Mauro, 1967).

«Il pensiero, caotico per sua natura, è forzato a precisarsi decomponendosi. non vi è dunque né materializzazione dei pensieri né spiritualizzazione dei suoni, ma si tratta del fatto, in qualche modo misterioso, per cui il “pensiero-suono” implica divisioni e per cui la lingua elabora le sue unità costituendosi tra due messe amorfe». (p. 137)

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+ Relativismo neohumboldtiano

Treir (1931, 1934) afferma che la lingua è un mondo intermedio che si colloca tra l’individuo e il mondo esterno e costituisce la ‘lente’ attraverso la quale l’uomo guarda e concepisce la realtà. Secondo lo studioso, per l’uomo non esiste la realtà in sé poiché essa è una costruzione alla quale si giunge attraverso il linguaggio.

Weisgerber (i cui studi dagli anni Venti agli anni Sessanta hanno insistito, tra l’altro, sulla nozione di Sprachfrom) e Trier accostano alla nozione di Weltansicht l’idea della lingua come Weltbild/Seinbild (immagine del mondo, immagine della realtà) per indicare che la lingua non è solo ‘la condizione di possibilità’ per giungere a un’interpretazione del mondo (come per Humboldt), ma contiene una particolare concezione della realtà (Weltanschauung), spingendo la teoria humboldtiana verso il determinismo linguistico.

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