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Parrocchia S. Giovanni Bosco – A cura di Famiglia e cultura 1 / 37 TEMPO DI SPERANZA (Avvento e Natale) L'avvento è invito alla speranza. Dio ha ormai donato tutto perché la speranza diventi realtà. Ma la realizzazione piena avverrà dopo il tempo intermedio, che precede l’ultimo giorno. La prima venuta di Cristo è insieme avvenimento e promessa. La realizzazione piena ci sarà con la sua seconda venuta ; la nostra esistenza che è situata nel tempo intermedio si deve vivere ancora nella speranza. La speranza cristiana è vigilanza insonne ( Mt 24, 42-44 ), dolorosa nostalgia ( 2 Cor 5, 6-8 ) della vera patria, di quella meraviglie del secolo futuro che caricano di senso ma anche di provvisorietà il tempo presente ( 1 Cor 7, 29-35 ). La speranza è la spiegazione e il sostegno dell’impegno del credente; essa investe le scelte storiche di irreversibile responsabilità e di un destino di eternità. Nell’anticipato possesso dei beni attesi, nella loro pregustazione essa è fonte di una gioia che resiste alle tribolazioni del presente e alle persecuzioni ( Rom 5, 3-4 ; Ebr 10, 36 ). I cristiani possono e devono sperare. La speranza li contraddistingue dai pagani di ogni tempo, come da quelli odierni appiattiti in realtà solo materiali che creano crisi esistenziali , rabbia e disperazione tra giovani e adulti. Essi possono essere definiti come coloro che hanno speranza. La loro speranza non è utopia, è una certezza basata sulla parola di Dio. Essi sanno che Dio opera nella storia e la conduce, non si scoraggiano per le prove e le sofferenze e sono certi che Dio li salva da ogni realtà di male e dalla morte, ma sanno che ora sono salvati nella speranza e che i cieli e la terra nuovi sono per dopo la storia. Sanno anche che la loro speranza non li dispensa dell’impegno, anzi li stimola ad impegnarsi nel presente ( GS 38-39 ). E che genera in essi una ricca varietà di comportamenti indispensabili allo sviluppo della vita divina in loro, cioè alla santità, come la fiducia, la pazienza, il coraggio, la gioia, la preghiera, che aumenta le energie, lo slancio nel fare il bene: chi è sorretto dalla speranza può impegnarci in cose che trascendono le deboli forze umane, come dimostra il comportamento dei santi Gli uomini e le donne del nostro tempo, in particolare i giovani, che vivono secondo le indicazioni della cultura corrente, sono persone senza vera, seria speranza. Questa situazione si scontra col desiderio del cuore di un mondo migliore, privo delle contraddizioni del mondo attuale. Chi ha speranza sa attendere il Signore che è venuto a Natale, verrà alla fine dei tempi , viene sempre nella vita umana , manifesta la sua gloria, rivela l’amore del Padre, dona i beni promessi e la salvezza, assicura i beni i futuri , E resta con perseveranza in attesa di quella eredità che Dio ha preparato per i suoi figli. S. Paolo scrive (1 Cor. 2, 9): “Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano”. E S. Giovanni (1 Giov. 3, 2): “Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando Egli si sarò manifestato, noi saremo simili a Lui, perché lo vedremo così come Egli è”.

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Parrocchia S. Giovanni Bosco – A cura di Famiglia e cultura

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TEMPO DI SPERANZA

(Avvento e Natale)

L'avvento è invito alla speranza. Dio ha ormai donato tutto perché la speranza diventi realtà. Ma la realizzazione piena avverrà dopo il tempo intermedio, che precede l’ultimo giorno. La prima venuta di Cristo è insieme avvenimento e promessa. La realizzazione piena ci sarà con la sua seconda venuta ; la nostra esistenza che è situata nel tempo intermedio si deve vivere ancora nella speranza.

La speranza cristiana è vigilanza insonne ( Mt 24, 42-44 ), dolorosa nostalgia ( 2 Cor 5, 6-8 ) della vera patria, di quella meraviglie del secolo futuro che caricano di senso ma anche di provvisorietà il tempo presente ( 1 Cor 7, 29-35 ). La speranza è la spiegazione e il sostegno dell’impegno del credente; essa investe le scelte storiche di irreversibile responsabilità e di un destino di eternità. Nell’anticipato possesso dei beni attesi, nella loro pregustazione essa è fonte di una gioia che resiste alle tribolazioni del presente e alle persecuzioni ( Rom 5, 3-4 ; Ebr 10, 36 ).

I cristiani possono e devono sperare. La speranza li contraddistingue dai pagani di ogni tempo, come da quelli odierni appiattiti in realtà solo materiali che creano crisi esistenziali , rabbia e disperazione tra giovani e adulti. Essi possono essere definiti come coloro che hanno speranza.

La loro speranza non è utopia, è una certezza basata sulla parola di Dio. Essi sanno che Dio opera nella storia e la conduce, non si scoraggiano per le prove e le sofferenze e sono certi che Dio li salva da ogni realtà di male e dalla morte, ma sanno che ora sono salvati nella speranza e che i cieli e la terra nuovi sono per dopo la storia. Sanno anche che la loro speranza non li dispensa dell’impegno, anzi li stimola ad impegnarsi nel presente ( GS 38-39 ). E che genera in essi una ricca varietà di comportamenti indispensabili allo sviluppo della vita divina in loro, cioè alla santità, come la fiducia, la

pazienza, il coraggio, la gioia, la preghiera, che aumenta le energie, lo slancio nel fare il bene: chi è sorretto dalla speranza può impegnarci in cose che trascendono le deboli forze umane, come dimostra il comportamento dei santi

Gli uomini e le donne del nostro tempo, in particolare i giovani, che vivono secondo le indicazioni della cultura corrente, sono persone senza vera, seria speranza. Questa situazione si scontra col desiderio del cuore di un mondo migliore, privo delle contraddizioni del mondo attuale.

Chi ha speranza sa attendere il Signore che è venuto a Natale, verrà alla fine dei tempi , viene

sempre nella vita umana , manifesta la sua gloria, rivela l’amore del Padre, dona i beni promessi e la salvezza, assicura i beni i futuri , E resta con perseveranza in attesa di quella eredità che Dio ha preparato per i suoi figli. S. Paolo scrive (1 Cor. 2, 9): “Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì,

né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano”. E S. Giovanni (1 Giov. 3, 2): “Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato.

Sappiamo però che quando Egli si sarò manifestato, noi saremo simili a Lui, perché lo vedremo così come

Egli è”.

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Isaia 11, 1-4 1 Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse , un virgulto germoglierà dalle sue radici

. 2Su di lui si poserà lo spirito del Signore spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza , spirito di conoscenza e di timore del Signore . 3Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; 4ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese

____________ Il brano Isaia 11, 1-10 è inserito nel “libro dell’Emanuele” (7-12) ed è un celebre poema

messianico. In contrasto con l’umiliazione che Javhé infliggerà all’Assiro sotto le porte di Gerusalemme. Isaia presenta la persona, le qualità ed il regno ideale del discendente davidico, apportatore di giustizia e di pace universali. E’ un oracolo di pace definitiva, di un nuovo paradiso. E’ probabilmente dell’ultimo periodo dell’attività profetica. Per alcuni il testo non è di Isaia, ma dei primi tempi dell’esilio, quando il regno di Giuda era stato stroncato ed era rimasta solo una radice.

IN QUEL GIORNO (1 ) Nei versetti precedenti (10, 24-27 ) vengono annunziati la cessazione dell’invasione assira e il rapido arresto dell’aggressore alle porte di Gerusalemme, grazie all’intervento di Javhé ( 10, 28-34 ). UN GERMOGLIO (1 ) In contrasto con la potenza assira, i cui rami saranno abbattuti “con veemenza” da Javhé, la volontà di Dio farà sorgere un nuovo germoglio dalle radici dell’albero della dinastia davidica. Come radice è nominato “Jesse”, padre di Davide e quindi antenato della dinastia davidica. Il pensiero è orientato agli umili inizi , ad un stirpe fatta di contadini e di pastori sconosciuti di Betlemme, da cui prima provenne Davide e, in avvenire, verrà un nuovo Davide. “Germoglio” e “virgulto” alludono all’umile condizione di provenienza del nuovo Davide. SI POSERA’ LO SPIRITO ( 2 ) E’ la potenza divina concessa a persone elette destinate a gesta straordinarie. Il re messianico è permanentemente rivestito della pienezza della forza celeste. SPIRITO DI ( 2 ) La forza celeste riempie di doni l’eletto: di sapienza (conoscenza delle cose e capacità della vita pratica ), di intelligenza (capacità di discernere il bene e il male, il vero e il falso), di consiglio (capacità di indicare ai sudditi la via per una vita felice e di fare progetti e prendere decisioni ), di fortezza ( forza per mettere in pratica le decisioni), di conoscenza ( intuitiva e riconoscimento pratico di Dio ), di timore (atteggiamento di venerazione davanti al creatore e di osservanza della sua legge ), di pietà, così i 70 hanno tradotto la ripetizione di “timore del Signore”. E si è giunti all’indicazione di sette doni, che servì poi di fondamento per la dottrina dei Padri e dei teologi che parlano dei “sette doni dello Spirito Santo” .

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NON GIUDICHERA’ ( 3 ) Dalla pienezza dei carismi spunta un governo giusto. Compito del capo o re è amministrare la

giustizia e, prima di tutto, difendere il povero e l’oppresso. Il futuro capo imporrà il regno della giustizia e

del diritto, senza parzialità personali, senza cedere a calunnie o false informazioni ( per sentito dire ). GIUDICHERA’ CON GIUSTIZIA ( 4 ) I poveri e gli oppressi, che potevano sperare aiuto e protezione solo da Dio, potranno ottenere

giustizia per mezzo dei decreti del futuro re messianico.

Isaia predice il futuro Messia, che verrà ad instaurare il suo Regno, in cui saranno banditi oppressione e ingiustizia e fiorirà pace e amore. Il Signore è venuto a salvarci e ha instaurato il suo Regno ideale. Noi possiamo guardare avanti con speranza. La nostra speranza però non deve essere solo attesa, ma anche impegno di conversione costante e compito laborioso di collaborazione perché siano visibili i germogli del mondo nuovo.

_______________________

Cieli irrorate la vostra rugiada; nubi piovete la vostra salvezza.

Non adirati più a lungo, Signore, non ricordare ancora le colpe. Or la città dei tuoi santi è deserta, Sion è tutto un triste deserto!

Cieli, irrorate la vostra rugiada; nubi piovete la vostra salvezza. Gerusalemme ora piange ed è sola, prima era il tuo santuario amato, la casa ove splendevi di gloria: piena, sonante di canti e memorie.

Cieli, irrorate la vostra rugiada; nubi piovete la vostra salvezza. Nostra speranza è Cristo che torna, ritorna e viene nel cuore dell’uomo: il vero dono di amore del Padre e dello Spirito Santo la gloria

Cieli, irrorate la vostra rugiada; nubi piovete la vostra salvezza.

(David Maria Turoldo )

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VIGILANZA (1 Domenica avvento)

Matteo 24, 42-33

42 Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43 Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44 Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

_____________ VEGLIATE DUNQUE ( 42 ) L’incertezza circa il momento del ritorno di Cristo esige vigilanza. Di fronte ad un evento futuro di carattere decisivo per il destino dell’uomo, ma avvolto nell’assoluta imprevedibilità (non sapete in quale

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giorno ) non si può vivere il presente nella spensieratezza e nell’incoscienza. L’invito alla vigilanza include

anche quello di “camminare”, di andare verso “Colui che viene”, in vista di un incontro reciproco, nel quale la sorpresa sarà accompagnata dalla gioia. SE IL PADRONE DI CASA ( 43 ) L’immagine del ladro, con cui è presentata la venuta del Signore, ricorre anche altrove nella Bibbia ( 1Ts 5, 2-4; 2Pt 2, 10 ). Il ladro non manda certo a dire quando verrà a rubare; ma se il padrone sapesse dell’arrivo del ladro starebbe all’erta e non si lascerebbe scassinare la casa (il termine greco diosussein

significa scavare attraverso, fare un buco nei muri di fango ).

SIATE PRONTI (44 ) Il motivo della vigilanza si tramuta in quello della preparazione. Così il cristiano deve essere sempre pronto a rendere conto del proprio operato. Che cosa voglia dire vegliare ed essere pronti sarà detto nelle parabole seguenti del servo posto a capo delle servitù ( 24, 45-51 ) , delle vergini ( 25, 1-13 ), dei talenti ( 25, 14-30 ).

NELL’ORA ( 44 ) L’”ora” della venuta del Figlio dell’uomo richiama gli “ultimi tempi”, iniziati con la risurrezione di Cristo. Tempi di grazia da vivere nella vigilanza, essendo sempre pronti all’incontro finale.

La vigilanza è una tensione. Il vigilante, chi è in attesa, è proteso verso l'amato che è sul punto di venire. È proteso verso la luce che, attraverso le volute delle nebbie, è sul punto di sorgere. La vigilanza è un'azione. Il vigilante, chi è in attesa, toglie gli ostacoli perché l'amato possa venire, toglie gli schermi di oscurità che si oppongono al sorgere del giorno, elimina tutto ciò che impedisce all'amore di darsi, scuote la fede perché si apra all'inatteso! E dove trovare la forza della vigilanza se non nel Vangelo di Cristo?

____________

Creatore degli astri, Verbo eterno del Padre, la Chiesa a te consacra, il suo canto di lode.

Cielo e terra si prostrano dinanzi a te, Signore;

tutte le creature adorano il tuo nome.

Per redimere il mondo travolto dal peccato, nascesti dalla Vergine, solisti sulla croce.

Nell'avvento glorioso, alla fine dei tempi,

ci salvi del nemico la tua misericordia. ( Avvento: Vespri )

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STRADA (2 Domenica di Avvento)

Matteo 3, 1-3 1 In quei giorni, venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea 2

dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». 3 Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaìa quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!».

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____________ IN QUEI GIORNI (1 ) Matteo inizia con lo stile narrativo ebraico, ( “in quei giorni”, come “in quel tempo” o “allora” ) l’espressione non comporta una determinazione temporale, ma serve ad introdurre un nuovo racconto. GIOVANNI IL BATTISTA (1 ) “Battista”, cioè battezzatore, compare già come nome proprio. Egli “predica”, ( kerusson, da

kerusso = bandire proclamare, da cui viene kerigma ),” nel deserto della Giudea”, regione sassosa e brulla, che scende verso la vallata del Giordano e il Mar Morto. CONVERTITEVI (2 ) Il verbo greco “metanoeo”, che significa “cambiare mente, opinione, idea”, da cui: deplorare, pentirsi “, rende il verbo ebraico “shub”, meglio tradotto in greco con “epistrefo”, che significa “ritornare” a Dio. IL REGNO DEI CIELI (2 ) Il Regno riassume in sé tutte le attese messianiche d’Israele. In Matteo e Marco troviamo “regno di Dio”, in Matteo “ regno dei cieli”, secondo lo stile ebraico che sostituiva il nome di Dio, per riverenza. Giovanni dice, quanto poi dirà Gesù (4, 17) e in seguito i discepoli, quando saranno inviati alle pecore disperse d’Israele ( 10, 7). Questa anticipazione inquadra Giovanni nel tempo salvifico messianico.

Giovanni predica nel deserto. Il deserto è il luogo dello svelamento dell’uomo. Al salmista che

chiede: “ Che cosa è l’uomo che ti ricordi di lui”? (Sal 8, 5). Dio offre il deserto, lo conduce nel deserto per meditare. Il suo vuoto, la sua arida sterilità, il vagare in esso senza trovare una via d’uscita, sono lo

specchio dell’uomo incompiuto. Il deserto è anche il luogo dello svelamento di Dio come presenza amica, pronta a dar la vita ad una nuova creazione. Il deserto è il luogo dell’intimità con Dio, della prova, della purificazione, dell'abbattimento degli idoli. Viverne la spiritualità oggi comporta tante conseguenze: non

lasciarsi prendere dall'affanno delle cose, non sprofondare nello scoraggiamento, abbattere tutti gli idoli. (G. Bruni )

Il Dio di ogni consolazione verrà, rinnoverà ogni cosa e ci donerà salvezza e pace. Siamo invitati a spianargli la strada, facendo spazio a Lui nella nostra vita personale, familiare e sociale, ad imitazione di Maria, che attese il Signore con tutta se stessa. Per spianare la strada al Signore dobbiamo vivere senza rilassatezza nella santità, approfittando del tempo concessoci da Dio e preparandoci al ritorno definitivo di Cristo. (2 Lettura), preparare i cuori alla venuta del Signore, eliminando i massi dell’egoismo e riempendo il baratro creato dai nostri peccati. ( Mc 1, 1- )

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Il deserto e la terra arida si rallegrino la steppa fiorisca ed esulti!

Si copriranno con fiori di campo,

canteremo e rideremo di gioia. Nel deserto scaturirà una sorgente, e scorreranno i fiumi nella steppa.

Tra la sabbia bruciata si formerà un lago e dalla terra secca sprizzeranno sorgenti di acqua.

Là ci sarà una strada e si chiamerà la via santa. Sarà il Signore ad aprirla.

Il leone e le bestie feroci non la renderanno pericolosa.

La percorreranno tutti quelli che il Signore ha liberato sul loro volto felicità a non finire.

Tutti vedranno la gloria del Signore, la sua grandezza e la sua potenza.

( Da : Isaia 35, 1-10 )

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LUCE

(3 Domenica di Avvento)

I Giovanni , 6-8

6 Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. 7 Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. 8 Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.

____________

VENNE UN UOMO ( 6 ) Dall’eternità di Dio si passa alla temporalità. Entra in campo uno che annunzia la luce. E’ un “uomo”, un “inviato” da Dio e ha un nome che ne proclama la misericordia: Giovanni, Dio fa grazia. La figura di Giovanni, che si suppone conosciuta, viene concentrata nella sua missione di ultimo profeta “mandato da Dio”.

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VENNE COME TESTIMONE (7 ) Lo scopo della missione di Giovanni sta nella testimonianza che egli deve dare alla luce, perché tutti credano in Cristo. Il testimone è colui che attesta nella storia agli uomini una realtà, che, pur immersa nella storia umana, la sorpassa. Solo chi ha ricevuto il dono dello Spirito Santo, come il Battista (1, 32-34 ), ha occhi per vedere in Gesù la luce e renderle testimonianza. CREDESSERO PER MEZZO DI LUI (7 ) Lo scopo della testimonianza è la fede, credere che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio (1-34 ). La fede è la risposta globale e vitale alla rivelazione del e nel Figlio di Dio. Quindi il Battista non è un antagonista di Gesù, anzi la sua unica missione è quella di portare tutti alla fede di Cristo. EGLI NON ERA LA LUCE (8 ) L’autore del prologo fa qui una puntualizzazione: Giovanni non è la luce, ma solo una lampada (5,

35 ). Il motivo di tale precisazione, per noi evidente, sta nel fatto che ai tempi della stesura del Vangelo c’era, in ambienti vicini alla Chiesa, chi riteneva Giovanni molto più di un testimone, quasi il Messia stesso.

La luce sfolgorante indica il mondo misterioso di Dio e il suo piano eterno di salvezza svelato, è la gloria di Javhè che si rende visibile agli occhi mortali, è la potenza divina che si fa toccare con mano, è

l’amore infinito di Dio da cui il popolo si sente illuminato Questa luce è presente a Natale e scaccia le tenebre del dolore, della morte, dell’errore, dei dubbi, di ogni male. Gesù che nasce è la luce che manifesta il vero volto di Dio e la sua infinita bontà, svela pienamente il mistero del suo piano di amore e fa cadere i dubbi sulla vocazione e sul destino dell’uomo e del mondo. Dona agli uomini la salvezza, mette in luce la vera dignità di ogni persona, il senso di ogni vita , la meta della storia. Perché nasce Gesù il male, il peccato, la morte sono destinati a scomparire e la pace, la gioia, la bontà, l’amore a trionfare. Siamo invitati ad aprire alla luce, al Vangelo, a Cristo

_______________

Chiara una luce dal cielo si diffonde nella notte: fuggono i sogni e le angosce, splende la luce di Cristo.

Si desti il cuore dal sonno non più turbato dal male; un astro nuovo rifulge, fra le tenebre del mondo.

Ecco l'Agnello di Dio prezzo del nostro riscatto; con fede viva imploriamo il suo perdono e la pace.

Quando alla fine dei tempi Cristo verrà nella gloria, dal suo tremendo giudizio ci liberi la sua grazia.

( Lodi di Avvento )

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PROMESSA

(4 Domenica di Avvento)

Luca 1, 30-32

30 L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31 Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32 Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33 e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

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__________ NON TEMERE (30 ) Venendo incontro al timore di Maria e interpretando la sua tacita domanda l’angelo ripete in modo più chiaro il lieto messaggio. “ Hai trovato grazia” corrisponde a quanto detto prima “ piena di grazia”. Infine l’angelo spiega come il Signore sarà con Maria: con la nascita di Gesù-Messia, Maria viene visitata da Dio stesso e per mezzo di lei, Dio visita il suo popolo, dando un corpo, un volto e un linguaggio a Gesù. CONCEPIRAI UN FIGLIO E LO DARAI ALLA LUCE (32 ) Qui il testo arriva al centro della narrazione, alla sostanza del mistero di Gesù, Messia e Salvatore, Figlio di Dio e vero figlio di Maria. L’annunzio è fatto prima con una formula tipicamente biblica. ( Gn 16, 11; Gdc 13, 3-7; Is 7, 14 )

SARA’ GRANDE (32 ) L’annunzio è fatto con una serie di titoli messianici: “Grande”, “Figlio dell’Altissimo”, nel senso del VT, che lo attribuisce a chi ha rapporto di speciale intimità con Dio, e specialmente al Messia (Sl 2, 7;

89, 27 ), erede del trono di Davide, come testimonia una tradizione largamente diffusa dall’AT ( 2 Sm 7, 12;

1 Cr 22, 9 ; Sl 89, 36). In questi versetti riecheggiano molti temi: l’alleanza davidica con le sue promesse, la gloria del grande re, il carattere profetico di questa regalità, e il fatto che queste qualità arrivano fino a Gesù non per trasmissione di sangue, ma tramite Giuseppe, che non è suo padre, e cioè solo per la fedeltà di Dio alle sua promesse.

Le promesse suscitano il sogno e nuove forze. Le promesse tradite distruggono il futuro e spezzano la fiducia. Quando l’amore è promesso, l’uomo e la donna diventano capaci di dono assoluto nel corso del tempo. Quando la pace è promessa agli uomini, oltre i muri elevati dell’odio si riuniscono per costruire. Quando la libertà è promessa i carri e i missili e i tiranni perdono i loro spregevoli poteri. Dio promette la sua venuta e la sua integrazione umana. Egli mantiene sempre le sue promesse.

______________

Verbo eterno del Padre nella pienezza dei tempi tu sei disceso dal cielo per redimere il mondo.

Il tuo Vangelo di pace ci liberi da ogni colpa,

infonda luce alle menti, speranza nei nostri cuori.

Quando verrai come giudice fra gli splendori del cielo, accoglici alla tua destra nell'assemblea dei beati.

( Avvento: ufficio letture)

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MARIA IMMACOLATA (Immacolata Concezione)

Luca 1, 26-27

26 In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27 a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28 Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».

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__________ L’ANGELO GABRIELE ( 26 ) La presenza degli angeli, caratteristica dei primi due capitoli del Vangelo di Luca e dei primi 10 capitoli di Atti va interpretata sempre alla luce dell’AT. Essi parlano e agiscono in nome di Dio, ( Gn 22,

15; Es 3, 2; 1 Re 19, 3 ), messaggeri della sua volontà, cooperatori del suo piano di salvezza. Gabriele ( Dio

è forte ) nell’AT spiega a Daniele la visione del montone e del capro ( Dn 8, 16 ) e dei 70 anni ( Dn 9, 21,

27 ) e nel NT annunzia a Zaccaria la nascita del Battista. Nel libro apocrifo di Enoch è uno dei sette arcangeli. FU MANDATO ( 26 ) Luca esprime subito la fede della Chiesa: l’avvenimento che si sta preparando viene da Dio. DELLA GALILEA , CHIAMATA NAZARET (26 ) Nazaret è una località presso il confine meridionale della Galilea a 350 metri circa sul livello del mare. Non è menzionata nell’ A.T. e nemmeno nel Talmud; per la prima volta è nominata qui. La cittadina è lontana dal territorio di Davide; dalla culla della casa reale, che al momento dell’annunziazione è in rovina ( Amos, 9, 11 ; Atti 15, 16, 17 ) . Sarà ricostruita ripartendo dal nulla per pura gratuità divina. Il piano di Dio si realizza secondo i ritmi della storia dell’uomo, assumendo le dimensioni temporali e spaziali delle vicende umane. E’ questo lo stile di Dio, il modo secondo il quale egli ama rivelarsi e comunicarsi a noi. A UNA VERGINE ( 27 ) La ragazza non ha alcun titolo particolare, non è nemmeno della discendenza di Davide, è solo vergine e fidanzata di Giuseppe, che è invece discendente del grande re Davide. Maria, che è il nome della ragazza è la forma latina e greca dell’ebraico “Miryan” dal significato etimologico incerto; forse deriva dall’egiziano “mrjt” = amata. Il testo greco dice che la vergine è “emnestreumenen” a Giuseppe. La parola è tradotta dalla volgata con “ desponsatam”, dalla traduzione Cei, in uso nella liturgia, con “promessa sposa”, nell’inteconfessionale ldc-abu con “fidanzata” e nella Nuova S. Paolo con “sposa”. La Tob commenta così: “ Si traduce spesso “fidanzata”. In realtà Maria è legalmente sposata a Giuseppe, ma essi non vivono ancora in comune. Secondo il costume giudaico infatti deve trascorrere un certo tempo prima che lo sposo introduca la sposa nella sua casa”. I momenti del matrimonio in Israele erano: gli sponsali (Qiddusin) e la festa nuziale, dopo un anno circa (Nissuin). TI SALUTO (28 ) Inizia la prima parte del dialogo tra Maria e l’Angelo (28-33 ), in cui Gesù viene riconosciuto figlio di Davide. “Ti saluto, o piena di Grazia”, era la traduzione della precedente versione Cei di “ kaire, kekatitome”, ma non era proprio esatta. “Kaire” significa “rallegrati” ed è un augurio di gioia, che rimanda ad alcuni testi profetici, rivolti alla figlia di Sion, cioè a Gerusalemme ( Zc 9, 9, 10; Gl 2, 21-27 ). In Sof 3, 17 troviamo: “ Gioisci, Figlia di Sion, esulta, Israele, e rallegrati con tutto il cuore, figlia di

Gerusalemme”. E per questo invito alcuni pensano che Maria vada considerata come “figlia di Sion”; altri invece pensano alla gioia cristiana, di cui Maria è il prototipo. Buona allora è la nuova traduzione Cei che dice : “Rallegrati” . Ma “piena di grazia” non traduce bene: “kekaritomene”. La grazia, cui l’angelo fa cenno, è il favore divino riversato su Maria. Lei è “la piena di grazia” perché è stata da sempre e resta per sempre l’oggetto del favore eccezionale, che il carisma della maternità messianica suppone. IL SIGNORE E’ CON TE (28 ) “Il Signore è con te” è espressione corrente nella Bibbia, specialmente nei racconti di vocazione ( Mosé: Es 3, 12; Geremia: 1,18 ) Rivolto a Maria è più di un saluto, indica il motivo della gioia: la presenza di Dio Salvatore, che nascerà da lei e si chiamerà Emmanuele, che significa “Dio con noi” . ( Isaia 7, 14;

Mt 1, 22-23 ). Celebrando l’immacolata concezione di Maria, esaltiamo il Signore che ha compiuto in lei cose

grandi. L’ha preservata dal peccato nel suo concepimento, l’ha posta all’apice dell’ascesa umana verso di Lui, l’ha chiamata ad essere Madre del suo Figlio, l’ha resa modello per ogni uomo. In Maria rimiriamo la nostra perduta innocenza, in lei ancora scorgiamo, pieni di gioia e di stupore, la nostra ricreazione in

Cristo con una nuova somiglianza soprannaturale che ci configura al Creatore e Padre nella grazia santificante. In lei, come madre nostra e di Cristo, abbiamo ormai la fondata speranza di un recupero pieno della nostra dignità di figli. L'immacolata ci sollecita a ricercare quella interiore purezza che ci rende splendenti dinanzi a Dio e al nostro prossimo.

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Maria è il modello altissimo per la nostra preparazione al Natale e per la nostra risposta all’amore di Dio che ci ha scelti ed è venuto per noi.

Lei sta al culmine della grande promessa fatta da Dio a Davide. Questo re vuole costruire un tempio, una “casa” per il culto divino, ma Natan gli dice che sarà Dio a costruirà per lui una “casa”, una discendenza.

In Maria viene a compimento l’annunzio e la promessa fatta a Davide. A Davide Dio aveva assicurato una “discendenza”, uscita dalle sue viscere”, a Maria è annunziato un figlio del suo grembo, e tuttavia il Figlio di Maria è vera discendenza di Davide, il quale, di fatto, ne è il “padre”. Il discendente di Davide avrebbe ereditato il “suo trono”, il Figlio di Maria lo ottiene. La “stirpe di Davide “sarebbe stata grande”, il Figlio di Maria è “grande”. Il regno della discendenza di Davide sarebbe stato “stabile”, il Regno del Figlio di Maria sarà “per sempre”, “non avrà mai fine”. Il Figlio che nasce da Maria è il discendente promesso a Davide .

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Tutta bella sei, o Maria e in te non c’è macchia originale. Tu sei la gloria di Gerusalemme, la letizia di Israele,

l’onore del nostro popolo, l’avvocata dei peccatori. O Maria, o Maria, Vergine prudentissima,

Madre clementissima, prega per noi, intercedi per noi presso il Signore Gesù Cristo.

( dalla liturgia romana)

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NASCITA (Natale del Signore)

Luca 2, 2-8

3 Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 4 Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5 Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 6 Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7 Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.

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GIUSEPPE ( 4 ) E' un motivo contingente che spinge Giuseppe lontano da Nazaret: egli infatti va a Betlemme perché

era della discendenza di Davide. E Luca sottolinea questa discendenza ( “casa”, “famiglia” , “città di Davide”). In questa cittadina si avvera la profezia di Michea 5, 1. Betlemme (a.777 ) oggi è un paese di 7.500 abitanti, allora ne aveva un migliaio. Da Nazaret (a. 525 ) distava 150 chilometri, che a quei tempi si percorrevano in tre giorni di carovaniera. Le strade allora era cattive e infestate da predoni. MARIA SUA SPOSA (5)

Maria deve andare, anche se incinta, perché era obbligata a presentarsi personalmente alle autorità civili per le dichiarazioni richieste. SI COMPIRONO (6)

Siamo al “compimento” dei giorni del parto, ma anche al “compimento” teologico. DIEDE ALLA LUCE ( 8 )

“Diede alla luce”, la nascita è accennata con estrema sobrietà: l'avvento di Dio nell'umanità si compie in semplicità.

PRIMOGENITO (6 ) Luca usa “prototokos” e non “monogenes”, come in 7, 12 , non perché Maria abbia avuto altri figli,

ma in senso giuridico: il maschio primogenito doveva essere consacrato a Dio. ( Es 13, 12). LO AVVOLSE IN FASCE ( 7 )

La fasce e la mangiatoia presentano una scena di semplicità estrema, di reale povertà. Gesù nasce in una delle caverne scavate nelle colline che circondano Betlemme, che avevano un ambiente interno riservato alle bestie e una tettoia appoggiata alla grotta per gli ospiti o per i pasti. NON C'ERA POSTO (11 )

L'albergo era in realtà un caravanserraglio, un recinto chiuso da un muro a cielo aperto con uno stanzone e poche stanzette; nel locale interno e nel cortile tutto era in comune e non era certo il posto per una nascita. E' anche la constatazione che Gesù non trova un posto per nascere tra gli uomini. “I suoi non

l'hanno accolto” , dirà Giovanni 1, 11.

Oggi è nato il Salvatore : esultiamo! Non è lecito infatti essere tristi, perché è il giorno e natale della vita. Essa, scomparso il timore della morte, ci dà nell’intimo la gioia dell’eternità promessa. A nessuno è vietato di partecipare a questo gaudio, vi è un solo motivo di gioia per tutti, perché il nostro Signore, vincitore della morte e del peccato, come non ha trovato nessuno scevro da peccato, così è venuto a dare a tutti la liberazione. Esulti il santo, perché si avvicina alla vittoria. Si rallegri il peccatore, perché viene invitato al perdono. Si faccia coraggio il pagano, perché è chiamato alla vita. Riconosci, o cristiano la tua dignità, e, fatto partecipe della natura divina, non volere tornare con la tua condotta ignominiosa alla degradazione di un tempo. Non dimenticare di quale Capo e di quale corpo sei membro. Ricordati che strappato dal potere delle tenebre, sei stato trasferito nel regno luminoso di Dio. ( S Leone Magno ) Nato in una stalla, egli è il sole di giustizia di tutti coloro che non smettono di bussare alle porte delle società. Posato nell'abbandono fuori dalla città, egli è il pane di tutti quelli che vagabondano, esclusi dalla tavola comune. Cullato da sua madre, egli è l'amore di Dio deposto nelle braccia di tutti quelli che non hanno altro rifugio che il grido della loro infelicità. Steso sulla paglia simile a una spiga nuova, egli è la felicità pronta per essere raccolta. Questo Bambino, venuto in piena notte di lacrime e di paure, è la speranza di Dio, offerta all'ardente attesa dell'umanità!

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Mentre il silenzio fasciava la terra e la notte era a metà del suo corso, tu sei disceso, o Verbo di Dio, in solitudine e più alto silenzio.

Fin dal principio, da sempre tu sei, Verbo che crea e contiene ogni cosa, Verbo, sostanza di tutto il creato, Verbo segreto di ogni parola.

La creazione ti grida in silenzio, la profezia da sempre ti annunzia; ma il mistero ha ora una voce, al tuo vagito il silenzio è più fondo.

E pure noi facciamo silenzio, più che parole il silenzio lo canti, il cuore ascolti quest'unico Verbo, che ora parla con voce di uomo-

A te, Gesù, meraviglia del mondo,

Dio che vivi nel cuore dell'uomo.

Dio nascosto in carne mortale, a te l'amore che canta in silenzio.

(David Maria Turoldo)

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FAMIGLIA (Santa Famiglia)

Luca 2, 33-35

33 Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34 Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione - e anche a te una spada trafiggerà l'anima, 35 affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

IL PADRE E LA MADRE (31 ) Luca parla di Giuseppe come se fosse il padre del bambino ( vedi 2, 22,. 27.41.43.48 ). Qui, come in 2, 18 si dice che Maria e Giuseppe restano meravigliati per quanto sentono. Il fatto ha anche un significato teologico in quanto mette in evidenza come i piani di Dio siano superiori ai pensieri umani. La parola di Dio sorprende e suscita domande. Anche i pastori si stupirono (2, 18). In essi lo stupore riguardava l’identità del bambino, qui il suo destino. SIMEONE BENEDISSE ( 34 ) Dopo aver benedetto Dio, Simeone benedice i tre pellegrini, compiendo la funzione di un sacerdote, anche se non lo era. La benedizione è accompagnata da un oracolo rivolto a Maria, ma riguarda il bambino. La benedizione è costituita da quattro elementi, nei quali si ripete sostanzialmente lo stesso concetto: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele”.

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SEGNO DI CONTRADDIZIONE (34 ) Dopo l’aspetto luminoso: pace, salvezza, luce, gloria, ecco l’aspetto tragico. Il paradosso è che Gesù, messaggero di pace, porterà la divisione (Lc 12, 51-53 ); donatore di salvezza, provocherà la rovina di molti (Lc 2,34); irradiatore di gioia, si lascerà umiliare (Lc 9, 22; 24,26; Galati 6, 14 ); luce, svelerà le tenebre del cuore dell’uomo ( 11, 35 ). Come avverrà tutto ciò? La parola di Dio trasmessa da Gesù obbligherà gli uditori a pronunziarsi a favore o contro di lui. La maggioranza degli Ebrei non lo seguirà, mentre i pagani crederanno in lui. Il dramma di Gesù è qui: si manifesta in filigrana in tutte le pagine del vangelo e degli Atti. Gesù sarà il segno di contraddizione fino ad essere crocifisso. Gli uomini si

dividono a suo riguardo. O si scandalizzeranno di lui e, respingendolo increduli, diverranno colpevoli, oppure lo accetteranno da credenti e giungeranno così alla risurrezione spirituale, alla salvezza. SIANO SVELATI I PENSIERI (34 ) Egli svelerà i pensieri di molti cuori, ossia le disposizioni interiori degli uomini. Una neutralità di fronte a Gesù, anche celata, non è possibile; sarebbe già un atteggiamento negativo. UNA SPADA TRAPASSERA’ ( 35 ) La parola proviene forse da Ezechiele 14, 17, dove indica il castigo divino che attraversa il territori di Israele, e , se Israele è visto personificato in una donna e se si vede in Maria la personificazione della figlia di Sion, allora la spada è simbolo della prova che subirà Maria di fronte al rifiuto di cui Gesù sarà oggetto e che lo porterà alla croce. Maria che soffrirà il martirio del cuore, vedendo il proprio figlio trafitto, (Zaccaria 12, 10 ) è l’immagine della Chiesa associata alla Passione del suo Salvatore.

Anche la parola di Dio è inoltre paragonata ad una spada. Alla luce di Isaia 49, 2 si può dire che Dio ha fatto del Servo di Javhè una spada affilata; l’immagine è ripresa in Apocalisse 19, 15, dove il Cavaliere dalla bocca così armata è il Verbo di Dio. Ne deriva che la spada affilata è la Parola di Dio rivelatrice, venuta in Cristo Gesù e recante la salvezza, ma anche il giudizio, come appare in Ebrei 4, 12, dove è spada che purifica tagliando e giudica i pensieri dei cuori. In questa lettura, anche Maria che, come figlia del suo tempo, aspetta un Messia circondato di gloria, deve confrontarsi con questo bimbo, e la spada

della Parola manifesterà la sua fede.

Nell'ambiente intimo del Natale acquista attualità la famiglia, con i suoi valori fondamentali e permanenti, come cellula della società e della Chiesa. La famiglia è sempre perfettibile e in continua evoluzione, ma di fatto insostituibile perché è il clima migliore e più adeguato per la crescita e la maturità personale di tutti i suoi membri, attraverso l'amore e la donazione. Gesù ha avuto una famiglia esemplare. Se viene presa a modello, c'è speranza di un rinnovamento della famiglia .

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O famiglia di Nazaret immagine vivente

della Chiesa di Dio!

Entro le tue mura si avvicendano gli angeli

in devoto servizio.

Nel divino fanciullo si congiungono gli animi

in perfetta letizia.

La tua serena quiete ravviva in ogni casa il patto dell'amore.

E regni in tutti i popoli da oriente ad occidente la concordia e la pace. (Vespri: S. Famiglia)

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GRAZIE (31 Dicembre)

Giovanni 1, 1-4

1 In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. 2 Egli era, in principio, presso Dio: 3 tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. 4 In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; 5 la Luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta.

______________ Il prologo del Vangelo di Giovanni che presenta il Verbo di Dio, riflesso della Maestà divina,

vita e luce degli uomini, rivelatore del Padre, venuto nel mondo, che dona a coloro che lo accolgono il “potere di diventare figli di Dio IN PRINCIPIO ERA (1 ) L’inizio del prologo rimanda ala prima pagina della Genesi: “ “In principio Dio creò il cielo e la

terra…” ( Gn 1.1-3 ) e fa capire subito che il Verbo preesisteva e ha presieduto alla creazione. E’ anche un richiamo alla Sapienza: “Il Signore mi ha creato dall’inizio…..dall’eternità sono stata costituita, fin dal

principio, dagli inizi della terra” (Prov 8, 22-23 ). La Sapienza però è creata, il Verbo invece “era”, non ha avuto principio, è eterno. Ripetendo per quattro volte il verbo essere all’imperfetto (“era”) l’autore vuole affermare l’eternità del Verbo.

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IL VERBO ( 1 ) “Verbo” compare solo negli scritti di Giovanni e traduce il termine greco Logos ( = parola, in latino

Verbum, Verbo ), che era usato dai filosofi stoici greci per indicare il principio non divino ordinatore dell’universo, una specie di anima del mondo. Ma l’autore usa il termine Logos nel significato attribuitogli dalla concezione ebraica che indicava la Rivelazione di Dio e la sua azione creatrice attraverso la Parola (“dabar” in ebraico”, “memra” in aramaico ). E il Logos non è la “ragione” come per i greci , ma una Persona divina, la Persona del Verbo. Il termine “logos” è uguale, ma indica due realtà diverse. ERA PRESSO DIO ( 1 ) La traduzione migliore del greco ( pros ton teon ) è “Il Verbo era rivolto verso Dio” e significa che il Verbo, prima di ogni altra attività, è intimamente unito al Padre in una costante comunione. La contemplazione e l’intimità con Dio precedono qualsiasi attività, sia pure utile e nobile come la creazione. E IL VERBO ERA DIO ( 2 ) La dichiarazione è chiara: il Verbo è Dio. Egli è ugualmente Dio come il Padre, non una sua emanazione, non una sua creatura. Gesù stesso dirà “ Io e il Padre siamo una cosa sola “ ( Gv 10, 30 ). Fede in Cristo Dio proclama Tommaso quando asserisce “ Signore mio e Dio mio”. (Gv 20, 28)

TUTTO…PER MEZZO DI LUI ( 3 ) Precisato chi è il Verbo, Giovanni passa a parlare della sua opera. E inizia con la creazione. In forma positiva e negativa viene sottolinea la creazione di tutto mediante il Verbo. Il Verbo è il mediatore di tutta la creazione sia di quella visibile che di quella invisibile ( cf Col 1, 16 s; 1 Cor 8; Eb 1, 2 ). Il creatore è il Padre. Non è detto nulla del modo di questa mediazione. IN LUI ERA LA VITA ( 4 ) A questo punto il prologo concentra l’interesse sull’azione del Verbo in favore di quella parte della creazione che è l’umanità. Dal Verbo l’umanità ha la vita vera, la vita divina, senza la quale l’umanità è esposta alla morte eterna. E la comunicazione di questa vita sarà il compito proprio del Verbo incarnato. ERA LA LUCE DEGLI UOMINI ( 4 )

La comunicazione della vita vera viene presentata come illuminazione. Certamente l’illuminazione è straordinaria con la venuta del Verbo, ma anche prima dal momento della creazione quel tanto di illuminazione che la creatura ha ricevuto l’ha avuta dal Verbo. LA LUCE SPLENDE ( 5 )

L’azione della luce è continua e permanente, risplende sempre. La “luce” è la rivelazione del Verbo. Ma non è chiaro di quale rivelazione qui si parli. Per alcuni è la rivelazione storica del Verbo incarnato, per altri è l’illuminazione perenne del Verbo alla ragione umana, prima, durante e dopo la rivelazione di Gesù. LE TENEBRE NON L’HANNO ACCOLTA ( 5 ) L’asserzione può esser letta nel modo seguente: le tenebre sono il miserevole stato morale in cui gli uomini sono finiti col peccato. Essi. piombati in una tale situazione tenebrosa, non si sono lasciati irradiare dalla luce del Verbo. Una seconda lettura traduce l’espressione greca (e esotia auto ou catelaben ) con : “le tenebre non riuscirono a sopraffarla”. Il senso dell’espressione sarebbe allora il seguente: le potenze ostili a Dio, facenti capo a satana, non sono riuscite a sopraffare la luce che, nonostante tutto, sarà vincitrice. Il Salvatore, da secoli preannunziato dai Profeti e desiderato dagli uomini, è giunto tra noi . La realtà ha superato ogni più ardito sogno : Dio stesso è venuto nella povertà, per salvarci e ci invita a vivere con coerenza per partecipare alla sua pace e alla sua gloria.

Dio è sempre presente nella storia degli uomini amati e scelti prima della creazione del mondo. La sua sapienza è in mezzo all’umanità, la sua gloria abita tra noi. Nella pienezza dei tempi poi il suo Verbo si è fatto uomo e “ha posto la tenda” tra gli uomini. In Lui siamo tutti benedetti con ogni benedizione.

Al termine dell’anno, ti ringraziamo, o Signore, per tutti i doni che ci hai elargito. Ti ringraziamo per il tuo Figlio , luce da luce, venuto a Natale, che ci ha fatto diventare tuoi figli e ci ha sostenuto durante l’anno che ora termina. A te, con tutta la Chiesa, innalziamo un canto di lode, di gioia, di meraviglia, di ringraziamento

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Noi ti lodiamo, Dio, ti proclamiamo Signore. O eterno Padre, tutta la terra ti adora.

A te cantano gli angeli E tutte le potenze dei cieli: Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell'universo.

I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Ti acclama il coro degli apostoli e la candida schiera dei martiri.

Le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; la santa Chiesa proclama la tua gloria

adora il tuo unico Figlio e lo Spirito Santo Paraclito.

O Cristo, re della gloria, eterno Figlio del Padre.

Tu nascesti dalla Vergine Madre per la salvezza dell'uomo.

Vincitore della morte, hai aperto ai credenti il regno dei cieli.

Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre.

Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi. Soccorri, i tuoi figli, Signore,

che hai redento con il tuo sangue prezioso.

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Accoglici nella tua gloria nell'assemblea dei santi.

Salva il tuo popolo, Signore, guida e proteggi i tuoi figli. Ogni giorno ti benediciamo

lodiamo il tuo nome per sempre.

Degnati oggi, Signore, di custodirci senza peccato.

Sia sempre con noi la tua misericordia, in te abbiamo sperato.

Pietà di noi, Signore Pietà di noi. Tu sei la nostra speranza

Non saremo confusi in eterno. ( Te Deum)

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PORTA DEL CIELO (Santa Maria Madre di Dio)

Luca 2, 15-17

15 Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». 16 Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. 17 E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.

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__________ APPENA GLI ANGELI (15 ) La scena dell'annunciazione ai pastori si è chiusa con la partenza degli angeli, “appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo”, e comincia il primo pellegrinaggio al Signore Gesù. ANDARONO SENZ'INDUGIO (16 ) I pastori per andare da Gesù devono percorrere una “distanza” e la percorrono “senza indugio”. Essi vogliono vedere il “segno”, ma è anche la sollecitudine della fede che si fa risposta all'annunzio di Dio. E' interessante notare come tutto il racconto di Luca sia costellato di verbi di moto e di sorpresa: “ Andiamo, vediamo, conosciamo, andarono, trovarono, videro, riferirono, tutti udirono, si stupirono,

tornarono glorificando e lodando Dio per tutto quanto avevano udito e visto”. Agostino dirà “ uomo immerso nel gelo della notte, vieni, cammina anche tu verso Beltemme, verso il bambino e sua madre, lasciati avvolgere dalla luce del Signore”. TROVARONO ( 16 ) La scena presenta una povera famiglia e un gruppo di gente rifiutata dal Sinedrio. Luca vede già profilarsi l'assemblea della Chiesa che “ glorifica e loda Dio per tutto quello che ha udito e visto” (20). RIFERIRONO (16 ) I pastori ricevendo la rivelazione hanno ricevuto la missione di trasmetterla ( 1 Cr 15, 1 ) e diventano zelanti missionari e diffondono la notizia che fa meravigliare.

La redenzione incomincia dalla Vergine Maria. Partono da Lei "le primizie dell'amore misericordioso", dal suo "sì" alla parola del Signore, dal suo consenso a divenire la madre del Figlio di Dio. Gesù passa anzitutto attraverso la fede di Maria, che accoglie il progetto divino e vi si rende totalmente disponibile a fare la sua volontà. Per il primo giorno, per l'inizio di questo nuovo tempo, ecco Maria, la madre umana! Come un'offerta all’esaudimento della nostra speranza, davanti a noi ella eleva il frutto di Dio tanto atteso. Maria ci tende il Bambino-Dio! Mai più saremo soli: Dio abita in mezzo a noi! Maria ci presenta il Bambino-Pace! Noi gli apriremo le nostre nazioni e i nostri cuori. Con lui in mezzo a noi la pace, su ciascuno stenderà il suo mantello di misericordia. Maria ci mostra il Bambino-Tenerezza! Noi crederemo in lui. Allora con le nostre mani solleveremo i quotidiani fardelli dei nostri fratelli e, nel mondo, depositeremo gesti che rialzano.

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Dio si è costruito una dimora degna di Dio: questa dimora sta nella discendenza di Davide ed è in modo eccelso il Messia promesso, Gesù di Nazaret. E Maria è la dimora che ospita Gesù, che ha concepito per opera dello Spirito Santo. Maria è madre di Gesù uomo e Dio, è Madre di Dio. E l’essere Madre di Dio ( “theotòkos” ) è la radice della sua grandezza. Ma la maternità per Maria non è stata solo un onore senza pari. E’ stata anzitutto un “servizio” che lei, “ancella del Signore” ha accettato in uno slancio di generosità, come Abramo, Mosè e i profeti....Il segreto della grandezza spirituale di Maria è tutta racchiusa nella sua risposta all’angelo: “Ecco la serva”. Alla Parola divina, dà il suo assenso senza condizioni. Questo nel linguaggio cristiano si chiama “fede”. Elisabetta le dirà: “ Te beata, perché hai creduto”. Un fede così totale e incondizionata che l’ha coinvolta negli avvenimenti della salvezza con tutta la sua persona. (M.

Magrassi)

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O santa Madre del Redentore porta dei cieli, stella del mare soccorri il tuo popolo che anela a risorgere. Tu che, accogliendo il saluto dell'angelo,

nello stupore di tutto il creato, hai generato il tuo creatore. Madre sempre Vergine, pietà di noi peccatori.

( dalla liturgia romana )

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MANIFESTAZIONE

(Epifania del Signore)

Matteo 3, 9-11

9 Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10 Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. 11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.

___________ IL LUOGO DOVE SI TROVAVA IL BAMBINO ( 9 ) Alla luce della rivelazione cosmica ( la stella) e della luce della rivelazione ( Bibbia) i Magi approdano all'incontro con Cristo. E' sottolineata la caratteristica della gioia. LO ADORARONO ( 11 ) Se il particolare è storico non può che trattarsi del gesto orientale di ossequio e specialmente l'omaggio dovuto al re.

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OFFRIRONO (11 ) Matteo sembra ispirarsi a Isaia 60, 6-11: “ Tutti giunsero da Saba portando oro e incenso…per

portarti le ricchezze dei popoli” e al Salmo 72, 10: “I re di Tarsis e delle isole porteranno offerte”. Il simbolismo di questi doni non entra nell'intenzione di Luca, ma in seguito l'oro venne interpretato come simbolo della regalità di Cristo, l'incenso della sua divinità, o meglio il suo sacerdozio, la mirra, che è una resina usata per la preparazione dei profumi, della sua umanità o delle sofferenze. Comunque erano i doni più preziosi di quei tempi

L'Epifania é una festa di luce: una luce che guida a Gesù; che traspare da lui. Lo splendore di una

stella attrae a Betlemme genti lontane. Esse sono il simbolo di tutti gli uomini, quindi anche di noi, che vanno verso il Signore guidati dalla fede, e lo adorano.

Con l’Epifania ricordiamo la manifestazione di Dio all’umanità nell'Incarnazione del suo Figlio. Proclamiamo l’offerta della salvezza a tutte le genti. Contempliamo Gesù luce che si irradia su Gerusalemme e sulla Chiesa e da essa illumina tutti i popoli, perché tutti pervengano all'unità e giungano alla salvezza.

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Eran partiti da terre lontane in carovane di quanti e da dove?

Sempre difficile il punto d'avvio, contare il numero è sempre impossibile.

Lasciano case e beni e certezze, gente mai sazia dei loro possessi, gente più grande, delusa, inquieta: dalla Scrittura chiamati sapienti!

Le notte che hanno vegliato da soli, scrutando il corso del tempo insondabile, Seguendo astri, fissando gli abissi fino a bruciarsi gli occhi del cuore!

Naufraghi sempre di questo infinito, eppure sempre a tentare, a chiedere, dietro la stella che appare e dispare, lungo un cammino che è sempre imprevisto.

Magi, voi siete i santi più nostri, i pellegrini del cielo, gli eletti, l'anima eterna dell'uomo che cerca, che solo Iddio è luce e mistero.

(David Maria Turoldo )

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GESU CON NOI (Battesimo del Signore)

Marco 1, 9-11

9 Ed ecco, in quei giorni,. Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. 10 E, subito, uscendo dall'acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. 11 E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento».

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__________ E FU BATTEZZATO (9 ) Gesù si fa battezzare come tutti gli altri, scendendo nel fiume Giordano e risalendo da esso ( uscendo

dall’acqua ). Marco racconta il fatto con estrema sinteticità, senza preoccuparsi dei problemi teologici connessi, come il fatto che Gesù non era peccatore come gli altri, ma innocente. E, USCENDO DALL’ACQUA, VIDE (10 ) Letteralmente: “ Quindi, ( eutus = subito ) uscendo dall’acqua, vide”. Chi vede è Gesù. A differenza degli altri evangelisti che presentano il fatto come una solenne teofania, Marco la presenta come un’esperienza vissuta da Gesù, forse perché ha voluto sottolineare la fede della Chiesa primitiva in Cristo Messia, Unto del Signore e Figlio di Dio. APRIRSI I CIELI ( 10 ) I cieli che “si squarciano” è un’espressione comune nei profeti e nella letteratura apocalittica ( Ez 1,

1; Gv 1, 51; Ap 16,19; Mat 27; Is 63, 19: “O se tu squarciassi i cieli e discendessi” ) e indica l’irruzione del divino nella sfera umana. E LO SPIRITO DISCENDERE (10 ) Gesù sale dall’acqua e lo Spirito discende su di lui. E’ come un andare incontro di colui che scende a colui che sale. COME UNA COLOMBA (10 ) Non si tratta di un’apparizione in forma di colomba, ma di una semplice immagine (“os” in

greco, “tanquam” in latino, “come” in Italiano) che richiama in qualche modo Gn 1, 2 ( e lo spirito di

Dio aleggiava sulle acque ). L’immagine è presente nei quattro evangelisti e si comprende alla luce della tradizione rabbinica, che con essa raffigurava la presenza di Dio. Secondo Isaia lo Spirito accompagna e guida gli Israeliti nel passaggio del Mar Rosso ( Is 63, 14 ); in vari passi dell’AT è detto che lo Spirito è il dono per eccellenza del Messia ( Is 11, 2; 42, 1 ) e secondo Giovanni lo Spirito è il segno da cui Giovanni riconosce il Messia ( Gv 1, 32). SI SENTI’ UNA VOCE (11 ) Viene lo Spirito viene dal cielo, considerato come la dimora di Dio, viene una voce, che è la stessa voce di Dio. I rabbini pensando che la voce di Dio non poteva essere udita da nessuna persona umana, per rispetto alla trascendenza divina, dicevano “ la figlia della voce” ossia l’eco della voce e non la voce diretta di Dio. Comunque qui è solo Gesù che vede e sente. TU SEI IL MIO FIGLIO (11 ) Queste parole richiamano secondo alcuni quelle del salmo 2, 7 : “Tu sei mio figlio, io oggi ti ho

generato”, con cui Dio proclama l’adozione a figlio del re davidico o, secondo altri Isaia 42, 1 : “Ecco il

mio servo che io sostengo, il mio eletto in cui mi compiaccio” , in cui Dio dichiara Israele suo servo, con la sostituzione di “servo” con “Figlio”. Qui, come sarà poi confermato nella trasfigurazione ( Mc 9, 7) , “Figlio” , detto di Gesù, significa che è realmente Figlio di Dio; “diletto”, unito a “Figlio” significa “unico” o “unigenito” (cf Mc 12, 6; Gn 22, 6; Gr 6, 26 ); “in cui mi sono compiaciuto” significa che è oggetto di un tenerissimo amore, è gradito a Dio, è la gioia del suo cuore.

Gesù, mentre viene battezzato nel Giordano, appare come il Messia promesso, il Salvatore, il Figlio di Dio, il modello supremo che siamo invitati ad imitare, accreditato dal Padre presso il Battista e presso il popolo a cui è mandato.

Da molto tempo, come ogni bambino della terra cresciuto in statura e sapienza, ha iniziato il suo apprendimento d'uomo. Come tutti gli uomini è vissuto in mezzo ai suoi nella discreta condizione quotidiana. Ecco viene l'ora di passare al pubblico e di mescolarsi con tutti gli altri della normale umanità. Perché egli ci tiene alla sua umanità! Il suo primo gesto pubblico è una epifania: entra nell'acqua con gli sporchi e gli impuri! Ma non è per loro che è venuto in primo luogo? Ed eccolo definito Figlio prediletto dal Padre per essere il capo del popolo immenso che ha scelto di uscire dalla notte e di camminare verso la luce!

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Unico Figlio del Padre Tu vieni a noi dal cielo primo tra tanti fratelli

Nelle acque del Battesimo

tu fortifichi e consacri coloro che in te credono.

La tua vittoria pasquale

riscatta le creature infonde la vita nuova

O Redentore degli uomini

irradia nei nostri cuori il dono della tua luce. ( Inno delle : Lodi )

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FINO ALLA FINE

Signore Gesù, tu sei l'immagine del Dio invisibile. Tu sei l'uomo perfetto. Tu hai restituito a noi, figli di Adamo, la somiglianza con Dio, fin dall'inizio resa deforme dal peccato. In Te la natura umana è stata assunta, senza venire annientata, e perciò in noi è stata innalzata ad una dignità sublime. Con l'incarnazione, o Figlio di Dio, ti sei unito in certo modo ad ogni uomo. Hai lavorato con mani d'uomo, hai pensato con mente d'uomo, hai agito con volontà d'uomo, hai amato con cuore d'uomo. Tu, o Cristo, nascendo da Maria Vergine, ti sei fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi, fuorché nel peccato. ( Da GS 22 )

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O Dio, tu hai assunto un volto di uomo per rivelare a noi il tuo volto aiutaci a ricostruire i tuoi lineamenti osservando quelli di ogni uomo ed aiutaci ad amarti in ogni uomo.

Signore, nella tua venuta in mezzo a noi ci hai chiesto di cercarti nelle persone. nel povero che è solo, nel moribondo che cerca conforto, nel soldato che muore disperato, nel bambino che si spegne per la fame.

Sono loro il tuo volto mio Dio, e noi distruggiamo la tua immagine nel distruggere la loro vita. Signore, ogni volta che osservo gli uomini misteriosamente osservo te.

Ogni volta che intuisco in loro una domanda sei tu che mi chiedi. Ogni volta che amo e mi lascio amare sei tu che ami in me e in loro.

Mio Dio, voglio essere a servizio dell'uomo e della vita, per avere la gioia di comunicare con te, Signore della vita.

("La preghiera dei giovani" - ldc - pag 151 )

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Marana tha, vieni Signore Gesù!