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Appena spuntò il sole corse subito a casa a passi svelti. Quando arrivò, prese il guscio robusto dove abi- tava, se lo mise sulle spalle e sorrise contenta. “Da oggi - disse - andrò sempre in giro piano piano con la mia casa, perché non mi piacciono i temporali matti, ma neppure le corse veloci dei conigli”. E da allora fu proprio così, perché la tartaruga vuole essere libera di andare lentamente dove le pare e piace per vedere tutto ciò che la circonda. Mamma di DAVIDE Pieve di Cagna, Urbino Al loro posto spuntarono nel cielo grossi nuvoloni neri e piovve. pag 36

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Page 1: spuntarono nel cielo grossi nuvoloni nericremi.it/pdf/2 Un lungo viaggio.pdf · Il povero topolino cominciò a piangere disperato, ... Casablanca in Marocco pag 59. pag 60 La foresta

Appena spuntò il sole corse subito a casa a passisvelti.Quando arrivò, prese il guscio robusto dove abi-tava, se lo mise sulle spalle e sorrise contenta.“Da oggi - disse - andrò sempre in giro pianopiano con la mia casa, perché non mi piaccionoi temporali matti, ma neppure le corse veloci deiconigli”.E da allora fu proprio così, perché la tartarugavuole essere libera di andare lentamente dove lepare e piace per vedere tutto ciò che la circonda.

Mamma di DAVIDE Pieve di Cagna, Urbino

Al loro posto spuntarono nel cielo grossi nuvoloni nerie piovve.

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Il leone e il topo

Un allegro topolino, correndo e giocando nellaforesta, andò proprio a finire addosso ad unleone addormentato.Il leone si sentì toccare la criniera, aprì un occhioe vide davanti al suo naso il topolino saltellante.Senza battere ciglio e senza neanche scomodar-si troppo, spostò una zampa e imprigionò il topo-lino fra gli artigli, dicendo:- questo è proprio il bocconcino che mi occorreper stuzzicare l’appetito. -Il povero topolino cominciò a piangere disperato,a implorare:- ti prego, lasciami andare! Se mi liberi ti saròriconoscente per tutta la vita! -Il leone finalmente si commosse e alzò la zampabrontolando:- Ma che vuoi fare tu così piccolo! Comunque...Vai, questa volta ti è andata bene, sei libero!Il topolino non se lo fece ripetere due volte.Scappò velocissimo e allontanandosi, continuavaa ripetere con la sua vocetta sottile:- grazie! Ti sarò riconoscente… Mi ricorderò di te!Grazie!Dopo qualche tempo vennero nella forestaalcuni cacciatori con una rete di corda e cat-pag 38

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turarono il leone.Tutta la foresta risuonò dei potenti ruggiti delleone.- Aiuto! Aiuto! Chi viene a salvarmi? Ma gli animali della foresta, tremanti di paura,restarono nascosti nei loro rifugi. Anche il topoli-no sentì gli urli disperati del leone, e corse, corseverso il luogo dove il leone si dibatteva nella retesenza riuscire a liberarsi.Si avvicinò, e con i denti aguzzi rosicchiò unnodo, un altro nodo, un altro ancora, sussurran-do: - ti sto aiutando, abbi ancora un pò di pazien-za e fra poco sarai libero!Infatti nella rete si era aperto un grosso buco e illeone, con uno sforzo riuscì a venire fuori.Mentre scappavano insieme, il leone riconoscen-te disse al topolino:- Grazie, amico! Sei stato proprio bravo!E il topolino rispose: - Siamo amici, no? E fraamici ci si aiuta!

Mamma di MARTINAPieve di Cagna, Urbino

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L’albero dei palloni

C’era una volta, in un grande parco, un alberovicino allo zoo. In primavera sull’albero spunta-vano tante foglie verdi, ma neppure un fiore.Ogni anno venivano molti bambini nel parco echiamavano per nome gli alberi.Dicevano all’albero giallo: - ecco la mimosa!All’albero rosa: - guarda il ciliegio!Nessuno dava un nome all’albero verde, senzafiori, e così lui non conosceva il suo nome.Una mattina venne un uomo e mise un carrettosotto l’albero verde. L’uomo vendeva: biscottiiii!!!! gelatiiii!!!! palloni coloratiiiiii!!!!!Tutti i papà e le mamme si avvicinarono subito ecomprarono biscotti, gelati e palloni per i lorobambini; ben presto però i bambini si lasciaronosfuggire i bei palloni colorati e i fili si impigliaro-no tra i rami dell’albero: c’erano palloni blù, gial-li, rossi, arancioni, viola, azzurri e rosa.- Guardate, l’albero dei palloni!!!... esclamaronoi bambini felici e l’albero finalmente ebbe unnome.

Mamma di MARTINAPieve di Cagna, Urbino

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L’albero dei palloni

C’era una volta, in un grande parco, un alberovicino allo zoo. In primavera sull’albero spunta-vano tante foglie verdi, ma neppure un fiore.Ogni anno venivano molti bambini nel parco echiamavano per nome gli alberi.Dicevano all’albero giallo: - ecco la mimosa!All’albero rosa: - guarda il ciliegio!Nessuno dava un nome all’albero verde, senzafiori, e così lui non conosceva il suo nome.Una mattina venne un uomo e mise un carrettosotto l’albero verde. L’uomo vendeva: biscottiiii!!!! gelatiiii!!!! palloni coloratiiiiii!!!!!Tutti i papà e le mamme si avvicinarono subito ecomprarono biscotti, gelati e palloni per i lorobambini; ben presto però i bambini si lasciaronosfuggire i bei palloni colorati e i fili si impigliaro-no tra i rami dell’albero: c’erano palloni blù, gial-li, rossi, arancioni, viola, azzurri e rosa.- Guardate, l’albero dei palloni!!!... esclamaronoi bambini felici e l’albero finalmente ebbe unnome.

Mamma di MARTINAPieve di Cagna, Urbino

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Filastrocche

La mia amicaBimba scioccaQuel che vede mette in boccaL’altro giorno tirò fuori Una cassetta dei coloriE credendoli confettiSe ne mangiò due pezzettiDopo un po’Dolori tremendiCorsi il medico a chiamarSignor dottor si può salvar?Alla fine l’han guaritaQuella piccola storditaUn’altra volta poi chissàSe il castigo servirà.

Filastrocche

La marmotta nella grotta Già borbottaChe la pappa non è cottaQuand’è cottaGià borbotta perché scotta.

Passa il treno Con trentatre vagoniAddio maccheroniNon li mangiamo più.

Mamma di FEDERICOPieve di Cagna, Urbino

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Filastrocche

Preghiera della seraA letto a letto voglio andareTutti i santi voglio chiamareTre da chep e tre da piaGesù Crest dal canto miaGesù Crest me luminessaChe paura non avessaLa madonna è mia madreSan Giovanni è mio parenteVoglio dormire sicuramente.

Din da lon da la catenaDì ma babbo che venga a cenaVenga a cena c’è la ricottaQuesta bimba è tutta cotta.

AmbarabacicicocòTre civette sul comòChe facevano l’amoreCon la figlia del dottoreIl dottore si ammalòAmbarabacicicocò

Mamma di CAMILLA Pieve di Cagna, Urbino

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La rana Germanadi Alice

C’era una volta la rana Germana che voleva sem-pre saltare. Un giorno saltò così in alto che finìsopra una nuvola.Germana diceva: “come faccio adesso a tornaredalla mia mamma?”Piangeva tanto ma, ad un tratto vide passare unuccellino.“Uccellino, uccellino” chiamò ma… l’uccellinonon sentì e Germana diceva: “Come faccio aritornare dalla mia mamma!!!”

Passò vicino un aeroplano e Germana lo chiamò:“aeroplano, aeroplano”, ma l’aereoplano non sentì.

Passò vicino la befana e Germana la chiamò:“befana befana” e la befana la sentì, fece unagrande curva con la scopa e le disse: “cosa faisola sola sopra una nuvola? Salta sulla mia scopache ti riporto dalla tua mamma”.

E da quel giorno la rana non fece più salti cosìalti, ma piccoli saltini come tutte le rane e vissesempre felice con la sua mamma.

Mamma di ALBERTOPieve di Cagna, Urbino

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Quando ero piccola...

Quando ero piccola a mio babbo piaceva moltoraccontarmi come era cambiata la vita da quan-do era piccolo lui.A quel tempo non c’erano tanti giochi come ave-vamo io e i miei fratelli, la luce e la televisioneesistevano solo nelle case dei più ricchi.Uno dei momenti più divertenti della sua giorna-ta era la sera dopo cena, quando lui e i suoi settefratelli si sedevano tutti intorno al grande cami-no per raccontare storielle e filastrocche.

Quando le raccontava a me ce n’era una che mifaceva sempre ridere, diceva: “A LET A LET -FIOL DE MARQUET – SET NE GIT – SET NEGIRA’ – E SET MAL FOC NE RESTERA’.”Era la storia di una vecchia signora che vivevasola e che aveva sempre paura che i ladri potes-sero entrare a casa sua. Allora canticchiava sem-pre che aveva sette figli a letto, sette figli chestavano per andare a letto e sette figli intorno alcamino, cercando così di far credere ai ladri chein casa sua viveva molta gente.

Una sera mentre lei stava cantando questa can-zoncina, passarono vicino a casa sua i ladri e

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ascoltando quello che lei diceva si spaventaronotantissimo perché pensarono che in quella casaci abitassero ventuno figli con i genitori, cosìscapparono dalla paura.Da quel giorno la vecchia signora visse semprefelice e tranquilla.

Mamma di DEBORA Pieve di Cagna, Urbino

...di far credere ai ladri che in casa sua viveva molta gente.

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Giovannino

C’era una volta un bambino che si chiamavaGiovannino, un giorno vede passare un vecchioche gli cade un bastone, Giovannino raccoglie ilbastone e lo restituisce al vecchio, ma il vec-chio gli dice: “grazie ma non ne ho bisogno” ese ne va.Il bambino fa battere il bastone due volte a terrae il bastone si trasformò in un cavallo bianco, ilbambino salì sul cavallo e quando scese il caval-lo si ritrasformò in un bastone. Il bambino riap-poggiò il bastone a terra e si ritrasformò in unamacchina da corsa, il bambino salì e quandoscese la macchina si ritrasformò in un bastone.Un giorno Giovannino rincontrò il vecchio e glidice: “ ti piace il mio bastone? se vuoi te lo puoitenere,” allora Giovannino tutto felice gli rispon-de: “sì grazie!!!! me lo tengo”.

Mamma di GIADAPieve di Cagna, Urbino

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Cavallino arrò arrò

Cavallino arrò arròPrendi la biada che ti doPrendi i ferri che ti mettoPer andare a San FrancescoSan Francesco è sulla viaPer andare alla badiaAlla badia ci stà un frateChe prepara le frittateLe frittate non son cotteMangeremo le ricotteLe ricotte son salateMangeremo le frittate.

Mamma di ANASTASIAPieve di Cagna, Urbino

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La paura delle femmine

Nel 400 d.c. in un paese dell’Asia, festeggiava-no la nascita dei figli maschi e uccidevano tuttele femmine o le sotterravano vive.Un giorno un padre portò sua figlia in un postolontano per seppellirla, mentre scavava la bucasua figlia notò un po’ di terra nei capelli delpadre e con una mano gliela tolse.Con questo gesto d’amore il padre si commossee non ebbe il coraggio di seppellirla.Quando tornarono al villaggio dal capo tribù ilpadre raccontò questo gesto della figlia e daquel giorno non uccisero più nessuna femmina.E così donò la vita a tantissime bambine inquell’ignorante paese.

Said babbo di MAGDAProveniente da Eljadida, 90 chilometri a sud diCasablanca in Marocco

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La foresta selvaggia

C’era una volta un uomo che aveva tre figli,vive-vano in un paese lontano, la mamma era morta eil padre aveva deciso di risposarsi per dare unamamma ai suoi figli. Questa donna però, trattavamale i bambini, non era buona con loro e li face-va lavorare molto: pulire la casa, lavorare i campie altri lavori faticosi.Un giorno di pioggia, mentre il padre era al lavo-ro, la matrigna ordina ai bambini di andare a rac-cogliere l’erba in un posto molto lontano, vicinoalla foresta selvaggia. I bambini capiscono che lamatrigna vuole liberarsi di loro facendogli perde-re la strada per ritornare a casa. Infatti la matri-gna aveva escogitato un piano per liberarsi deibambini, li aveva mandati vicino alla foresta sel-vaggia dove c’erano pericoli e animali selvatici.I tre bambini però, molto furbi, decidono dilasciare sulla strada delle briciole di pane, pen-sando che così avrebbero ritrovato la strada dicasa. Quando i bambini decisero di ritornare acasa cercarono le briciole ma, cerca cerca il panenon c’era più, gli uccellini l’avevano mangiatotutto e così i bambini non poterono ritornare allaloro casa.Alla sera quando il padre torna dal lavoro cerca i

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bambini ma non li trova, allora chiede allamoglie dei figli e lei risponde che sono andati agiocare. Il padre preoccupato li va a cercare epensa che da soli con la pioggia e il buio non sisarebbero mai allontanati da casa, capisce che èstata la moglie a progettare tutto. Finalmente,cerca cerca, li trova nella foresta selvaggiabagnati e impauriti, li abbraccia e li riporta acasa.Quando arrivano a casa il padre si arrabbia mol-tissimo con la moglie e gli dice che se non trat-ta bene i suoi figli la manda via di casa. Da quelgiorno la matrigna diventa una mamma buona evissero tutti felici e contenti.

Mariana mamma di ILIAS e MOHAMMEDProveniente da Fkih Ben Salah, tra Casablanca eMarakech, Marocco

I tre bambini però, molto furbi, decidono di lasciare sulla strada delle briciole di pane, ...

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Arriva la pioggia

Fratelli arriva la pioggiaAndate a sedere sotto gli alberiPrendete i fioriMangiate questi datteriE sentite il profumo dei fioriNon giocate è arrivata la pioggia.

Rabha mamma di IKRAM proveniente da Elkala’adesragna vicino a Marakech

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La gioia per la pioggia

Andiamo andiamoCorrete, facciamo una corsa!Sotto la pioggia, sotto gli alberiIo alla tua destra, io alla tua sinistraVeloce veloce tu sei il campione.

Naida mamma di MIRIAM ZAKARIA YOUSSEFProvenienza Sidikacem, vicino a Kenitra Marocco