speciale vinitaly 2012 di cronachedigusto.it

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Improvvisare, morire Supplemento del 25.03.2012 di www.cronachedigusto.it giornale on line di enogastronomia Direttore Fabrizio Carrera www.feudoarancio.it www.feudoarancio.it www.feudoarancio.it Improvvisare, morire Olio e vino in Sicilia, le nuove sfide Campania, tante luci poche ombre Degustazione con 15 giovani produttori La Puglia non è più Cenerentola Quelle 23 etichette da non perdere Zampi: a tutto marketing 4 12 15-17 PAGINA PAGINA PAGINE 8 13 28 PAGINA PAGINA PAGINE Apre i battenti un Vinitaly con i segni della crisi che sta cambiando i connotati al mondo del vino. Pur tuttavia l’export vola e il futuro può essere ancora promettente. E adesso parole come organizzazione e programmazione diventano fondamentali. PAGINE 2-3

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Page 1: Speciale Vinitaly 2012 di Cronachedigusto.it

Improvvisare, morire

Supplemento del 25.03.2012 di www.cronachedigusto.it

giornale on line di enogastronomia Direttore Fabrizio Carrera www.feudoarancio. i t www.feudoarancio. i t

www.feudoarancio.it

Improvvisare, morire

Olio e vino

in Sicilia,

le nuove sfide

Campania,

tante luci

poche ombre

Degustazione

con 15 giovani

produttori

La Puglia

non è più

Cenerentola

Quelle 23

etichette da

non perdere

Zampi:

a tutto

marketing

4

12

15-17

PAGINA

PAGINA

PAGINE

8

13

28

PAGINA

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PAGINE

Apre i battenti un Vinitaly

con i segni della crisi che sta

cambiando i connotati al

mondo del vino. Pur tuttavia

l’export vola e il futuro può

essere ancora promettente.

E adesso parole come

organizzazione

e programmazione diventano

fondamentali.PAGINE 2-3

Page 2: Speciale Vinitaly 2012 di Cronachedigusto.it

Adesso gli imprenditori del vino

puntino tutto su audacia e capacità

2 Supplemento al giornale on line del 25.03.2012

di Andrea Gabbrielli

egli ultimi quaranta/cinquant’anni lascarsa considerazione dell’agricoltu-ra e della viticoltura da parte dei

nostri governanti, è andato via via crescen-do. L’Italia è un paese industriale e di servizi– dicono lorsignori- il resto è un contorno dipoco o nullo interesse. E non è sufficienteche per un tempo limitato ci sia un “tecnico”capace e stimato a capo del dicastero del-l’agricoltura. Purtroppo l’agricoltura è inbuona compagnia: infatti non si può certosostenere che turismo e cultura abbianogoduto di un destino diverso. Ma in qualche

modo tutto torna. Infatti al di là del merodato produttivo e occupazionale che in ognicaso ha una sua importanza specifica, la sot-tovalutazione del ruolo in termini di conser-vazione dell’ambiente e del paesaggio, dipresidio del territorio, di mantenimento deisaperi e dei sapori tradizionali, del legameantico quanto profondo tra culture e colture,è diventata la norma. Non tenere in cale que-ste peculiarità del settore se da una partedimostra la limitatezza degli orizzonti dal-l’altra spiega molto dell’atteggiamento neiconfronti della cultura e del turismo. Eppurenonostante una burocrazia asfissiante, gliendemici ritardi di buona parte della pubbli-

ca amministrazione, un’ormai storica sotto-valutazione del comparto, la scarsa percezio-ne della viticoltura come attività economicaunitaria e l’assenza di una politica agrarianazionale, i nostri imprenditori del settorevinicolo negli ultimi venti/trent’anni hannodimostrato una straordinaria bravura adispetto delle crisi e delle avversità. Bastipensare al nostro export vinicolo nel 2011che ha ampiamente superato i 4 miliardi dieuro, un traguardo che solo dieci anni fa nonera nemmeno lontanamente immaginabile.Grandi e piccoli vignaioli, insieme o singolar-mente, stanno portando in giro per il mondol’immagine di un Italia che sa competere

anche nei mercati più difficili. Certo ci sonoritardi e contraddizioni e il valore del nostrovino è ancora molto contenuto (1,95/litro anovembre 2011 -Fonte Assoenologi). Maquel che conta è che i nostri imprenditori inquesti anni sono stati in grado di portareinnovazioni di processo e di prodotto chehanno fatto del vino italiano uno dei miglio-ri ambasciatori dell’Italia e della sua culturanel mondo. Se per le attività economichevale la regola che improvvisare è un po’morire lo stesso si potrebbe dire per la poli-tica. La nostra terra e i nostri imprenditorimeritano maggiore considerazione e rispet-to.

di Fabrizio Carrera

inutile nascondersi. Il Vinitaly diquest’anno sarà più sobrio, menoridondante, una sorta di fiera che

ha fatto un po’ di cura dimagrante. Lodicono un po’ di numeri, qualche azien-da in meno, un turn over più consisten-

te tra i partecipanti anche in quel padi-glione 2, quello della Sicilia, che negliultimi 25 anni ha assistito ad una cresci-ta tumultuosa del comparto. La fine delboom una decina di anni fa, la crisi eco-nomica del 2007 che dura ancora oggi euna serie di conseguenze che hannoinvestito tutto il mondo occidentale

stanno cambiando i connotati almondo del vino. E quest’anno più chemai cogliamo la sensazione di unmomento spartiacque: da un lato chiresiste, dall’altro chi boccheggia (o nelpeggiore dei casi sparisce). E mai comeadesso alle aziende vitivinicole è richie-sto un supplemento di fantasia, di

LA VOLONTÀ DELL’OTTIMISMO

Nel 2011 l’export vola oltre i 4 miliardi e il comparto ha saputo innovarsi senza soste

È

N

Lo spartiacque

della crisi

Page 3: Speciale Vinitaly 2012 di Cronachedigusto.it

3Supplemento al giornale on line del 25.03.2012

Perdere pezzi del vigneto nazionale

un cattivo segnale per il futuro

l bicchiere, come si sa può essere mezzopieno o mezzo vuoto. Dipende da comesi guarda. La situazione descritta dai dati

freddi ma essenziali dell’ultimo censimentodell’agricoltura è chiara: il numero delleaziende agricole è sceso del 51,5% passan-do da 791.091 unità del 2000 alle 383.645del 2010. Dentro questo calo c’è un po’ditutto, dalle microaziende agricole che chiu-dono perché non sono grado di assicurareun reddito seppur minimo, all’abbandono“per raggiunti limiti di età e di forze” di tantianziani viticoltori che ormai non ce la fannopiù, alla possibilità di accedere ai fondi Ueper gli espianti.

Certo, molte di queste aziende avrebberochiuso per mille altri diversi motivi: mettersiin regola con le normative, ammodernare lestrutture, fare investimenti, non è nellecorde e nelle possibilità di tutti. Meno azien-de però ha significato pure una sensibilecontrazione del vigneto italiano. Dal 2000 al 2010 la superficie è calata del12%, passando da 717.333 a 632.140 ettari,85.193 ettari in meno. Una superficie enorme, pari a quasi l’attualesuperficie vitata di due regioni comeVeneto (73.708 ha) e Marche (12.059 ha). Trale regioni più colpite il Lazio (- 45,7%), laLiguria (-45,1%) e la Basilicata (- 40,6%). In

Veneto però pur essendo scomparse il51,6% delle aziende, il vigneto però è rima-sto lo stesso. In Friuli Venezia Giulia nono-stante - 46,4% delle aziende, il vigneto èaumentato del 10% e in Trentino dell’11seppure con il – 68% delle aziende (fonteelaborazione Enotime su dati Istat). Il bic-chiere mezzo pieno è rappresentato dallegiacenze di cantine nella norma, una pro-duzione non molta elevata e i prezzi media-mente in alto. Ciò che induce alla riflessione è che il calo,per altro annunciato, è avvenuto nel silen-zio delle istituzioni nazionali e locali chenon hanno affatto valutato le conseguenze

del decremento del vigneto nazionale nellungo periodo, specialmente alla luce deglisviluppi del commercio vinicolo negli annia venire. La politica in primo luogo non ha mosso undito né per circoscrivere né per limitare ilfenomeno, non rendendosi conto che il pri-mato del potenziale produttivo è un valoreda difendere. Perdere pezzi importanti non è un buoninvestimento per un futuro di sviluppo.Manca, tanto per cambiare, una visione dilungo periodo. Un pessimista direbbe che èun film già visto. O no ?

An.Gab.

determinazione, di passione e soprattut-to di organizzazione. Insomma non c’è più spazio per chivuole entrare nel mondo del vino e vuoleagire con la mano sinistra pensando adaltro e non c’è spazio neanche per chipensa che questo sia il modo per faresoldi, tanti soldi, e in fretta. Sbagliato.Anzi, d’ora in poi, vietato. Ecco perché lanostra scelta di una copertina che potràapparire anche un pugno sullo stomacoma che fotografa la realtà. Chi improvvisa non va da nessuna parte,ed ormai l’amara lezione l’hanno capitain tanti. E probabilmente, se rovesciamola medaglia, questa sorta di selezionenaturale che già comincia a provocarequalche risultato potrà anche essere un

bene perché crediamo che il mondo delvino ha bisogno sempre di più di alzarel’asticella della qualità. Secondo noi, per esempio, c’è sempre daimparare dai francesi che, a leggere certecifre, stanno reagendo bene e dopo qual-che anno di difficoltà sono ripartiti. Ma Oltralpe conoscono i mercati e fannomarketing da oltre 200 anni, e quindiviaggiare e apprendere, confrontarsi estudiare sono ancora le regole aureeanche per il prossimo decennio e ancheper il mondo del vino.Continuando sul filo della provocazionein queste pagine pubblichiamo un paiodi articoli che osservano il mondo delvino da due punti vista, quello pessimi-stico e quello ottimistico. In uno i numeri

che ci spaventano, nell’altro quelli che cidanno speranze. In uno c’è la scure cheha dimezzato il numero delle aziende inappena dieci anni, nell’altro l’export chevola e fa crescere le aspettative di com-mercializzazione per molte cantine italia-ne. Insomma si può scegliere di esseresperanzosi o preoccupati. Che poi è un po’ l’animo di chi torna acasa dopo il tour de force del Vinitaly. Tuparli con i produttori e raccogli statid’animo diversi. Un modo per dire chealla fine la realtà è più complessa di quel-la che si annota sentendo un parere, leriflessioni sono più articolate e tuttooscilla tra il pessimismo della ragione el’ottimismo della volontà, tanto per usareuna frase famosa di Antonio Gramsci.

E allora cosa fare? Noi alla fine crediamo che tutto somma-to valga la pena essere ottimisti. Mavogliamo ascoltare tutte le ragioni, ana-lizzare tutti gli aspetti. E guardare oltreperché l’unica direzione in cui si puòandare è quella del futuro. E lo possiamo costruire giorno dopogiorno con il lavoro, l’ostinazione, la fan-tasia e un po’ di sogni. Abbiamo creatoper questo motivo un account specifico:[email protected] e sul nostrogiornale on line vogliamo ospitare le opi-nioni e le analisi di tutti coloro che avario titolo ruotano attorno al mondo delvino. Per farne un grande spazio didiscussione e di spunti. Per un futuro.Migliore.

LE RAGIONI DEL PESSIMISMO

In 10 anni crollato il numero delle aziende agricole. Ed è Sos per il calo degli ettari vitati

I

Page 4: Speciale Vinitaly 2012 di Cronachedigusto.it

Se consideriamo le collettive provinciali eterritoriali si ha una flessione di circa 20aziende, per lo più di piccole dimensioni, lequali correttamente non individuano nel-l’internazionalizzazione lo spazio giustodella propria attività e puntano su strategiedi carattere territoriale.

Per il secondo anno consecutivo la Siciliaporta il concetto di territorio in manieraforte. È un concetto che le aziendehanno ben compreso? E i consumatori?

Negli ultimi 20 anni la Sicilia è diventata unmarchio di alto prestigio dell’enologiainternazionale che evoca territori di straor-dinaria vocazione vitivinicola, di lunga sto-ricità e una forte relazione tra produzionienologiche, cultura, tradizioni e paesaggio.Bisognerebbe aumentare la visibilità ecomunicazione dei brand aziendali e facili-tare le opportunità di aggregazione delleimprese, soprattutto quelle di minoridimensioni e con maggiori difficoltà di evi-denziare le proprie identità.

Che previsioni per quest'anno?

Il 2012 per la Sicilia sarà un anno importan-te e più impegnativo perché oltre alla“sfida” del vino affronterà quella dell’olio,altro prodotto eccellente dell’Isola. Perchél’obiettivo dell’Irvos non sarà solo quello dipuntare al miglioramento qualitativo dellaproduzione olivicola siciliana, ma saràanche quello culturale legato ad una sanaalimentazione. Vogliamo porre l’accento sui benefici salutistici dell’olio d’oliva: contro ilcolesterolo, l’infarto, il diabete, la sterilità,solo per fare un esempio. Quest’anno laformula del Taste&Buy si raddoppia per ilvino e si estende all’olio”.

Quando e come?

La mattina del 26 marzo infatti a Verona,all’interno dell’International Meeting Pointdi Sol, si svolgerà il primo Taste&Buy del-l’olio durante il quale un gruppo didieci/quindici buyer potrà degustare gli oliiin esposizione ed incontrare i produttori.Si tratterà in pratica di unadegustazione/incontro in modalità walkingaround. Del resto la formula del Taste&Buyè già stata ampiamente messa alla prova loscorso anno per il vino. Un successo che neha determinato il raddoppio quest’anno: legiornate dedicate infatti al Taste&Buy per ilnettare di Bacco saranno tre. Dal 26 al 28marzo. Trenta buyer internazionali cheincontreranno i produttori delle cantinesiciliane in modalità B2B. E poi sarà presen-tata la novità del Winecode®, ovvero ilnuovo sistema di etichettaturaUn’applicazione per iPhone e iPad che hagià al suo interno quasi duecento cantinesiciliane.

L'export sta salvando i bilanci di molteaziende importanti siciliane. C'è ancorada fare in questo senso?Lo sviluppo delle attività d’internazionaliz-zazione delle imprese siciliane è una sceltaindispensabile per garantire competitivitànegli anni futuri.Il vino è il prodotto agroalimentare mag-giormente coinvolto nei flussi degli scambicommerciali internazionali: da circa undecennio è in atto una contrazione dei con-sumi nei Paesi tradizionalmente produttori(Italia, Francia e Spagna) e un aumentodegli stessi in altri mercati, Usa, NordEuropa ed Asia. La Sicilia appare oggi tra legrandi regioni vitivinicole europee quellache ha sfruttato in maniera minore leopportunità sui mercati internazionali. Eanche a livello nazionale, a fronte di unaquota export che raggiunge il 30% nelleprincipali aree viticole nazionali, la Sicilia èal di sotto del 10%. E’ fondamentale che leazioni siano modulate in relazione allediverse tipologie delle imprese vitivinicolesiciliane, alla loro capacità di intercettaredeterminati canali distributivi. Tutte le azio-ni comprenderanno gli olii di Sicilia in unrapporto di valorizzazione reciproca eattraverso la promozione della DietaMediterranea quale Patrimonio immateria-le dell’Umanita (Unesco 2010).

Un’ultima domanda. Per quanto tempoil direttore Dario Cartabellotta resteràall'Irvos? Chi sarà il nuovo direttore?

Irvos è dentro il Dipartimentodell’Assessorato Risorse Agricole che diri-go. Con la nota canzone, potrei dire“ e nonci lasceremo mai …”

Maria Antonietta Pioppo

4 Supplemento al giornale on line del 25.03.2012

Editoriale De Gustibus Italia

Supplemento al giornale on linedel 25.03.2012www.cronachedigusto.it

Giornale on line di enogastronomia

Direzione, redazione ed amministrazione:

via Isidoro La Lumia, 98 - 90139 Palermo,

tel. +39 091 7726885

[email protected]

Direttore responsabile: Fabrizio Carrera

Coordinamento editoriale:

Manuela Laiacona, Giancarlo Macaluso

Testi a cura di: Marina V. Carrera,

Fabio Cimmino, Daniela Corso,

Andrea Gabbrielli, Giovanni Gagliardi,

Armando Garofano, Massimiliano Montes,

Francesco Pensovecchio, Maria Antonietta

Pioppo, Sandra Pizzurro, Giorgio Vaiana,

Piera Zagone.

Foto archivio: Cronache di Gusto, Igor Petyx

Impaginazione: ConsoleDesign - Palermo

Tipografia: A.c.p. S.r.l. Napoli

(edizione teletrasmessa)

Autorizzazione del tribunale di Palermo

numero 9 del 26/04/07

Concessionaria per la pubblicità:

Publisette, via Catania 14, 90141 Palermo

tel. +39 091 7302750 • [email protected]

Numero chiuso in redazione il 16/03/2011

La crisi, le prospettive, le strategie per laproduzione vitivinicola siciliana. ParlaDario Cartabellotta, dirigente dell’as-

sessorato regionale all’Agricoltura. Sostieneche oltre alla sfida del vino l’Isola deve pun-tare sull’olio, altro prodotto di grande quali-tà che ci permette di concorrere alla pari alivello internazionale.

Come si presenta la Sicilia del vino nel-l'anno della crisi?

Che lo si voglia o no, la crisi esiste. Possiamosubirla, pensando di esorcizzarla e di supe-rarla addossando le colpe su qualcuno. Macosì facendo, non si produce alcun cambia-mento; non si può ignorarla, dopo averlaprovocata, continuando a comportarsicome se nulla fosse.

Per la prima volta dopo tanti anni laSicilia registra una flessione nella pre-senza delle aziende a Verona. E' un sinto-mo della crisi?

A dire il vero, le aziende vere che mancanosi contano nelle dita di una mano.

“ Olio e vino, le sfide

per la rinascita della Sicilia”

Parla Dario Cartabellotta, dirigente dell’assessorato regionale Agricoltura:

“Per garantire competitività alle nostre aziende si punti sull’internazionalizzazione”

Un vigneto

in Sicilia

e la raccolta

dell’uva

in un’azienda

Dario Cartabellotta, dirigente generale assessorato Agricoltura e Foreste

Page 5: Speciale Vinitaly 2012 di Cronachedigusto.it

5Supplemento al giornale on line del 25.03.2012

“I Bianchi della Doc Erice”come isole fortunatesono terre che non hanno luogosono ricordi, sensazioni, forza ed eleganzadi, sensazioni, r

e che non hann ettunaor le f forc Eric hi della Do

za ed eleganzaor f for no luogo

”e c

n attesa della nona edi-zione di Sicilia enPrimeur, che si svolgeràtra i giorni 18-22 aprile

prossimi, il presidente diAssovini Sicilia, AntonioRallo e il professore AttilioScienza, testimonial dellamanifestazione, anticipanoalcune novità al Vinitaly. Lamanifestazione sarà pre-sentata infatti in anteprimagiorno 27 alle 12, al padi-glione 2, presso lo spazioistituzionale della Provinciadi Catania.

Presidente Rallo, comemai la scelta del territoriodell'Etna?

“Abbiamo scelto il territoriodell'Etna in quanto primad'ora non era mai statalocation di questa manife-stazione, giunta quest'annoalla sua nona edizione. Ilquartier generale dell’even-to sarà il Picciolo Golf Clubdi Castiglione di Sicilia,lungo la statale 120 che

attraversa Passopisciaro eSolicchiata, luoghi del vinoetneo per antonomasia.Abbiamo deciso di presen-tare Sicilia en Primeur insinergia con Cronache diGusto a Verona perché perla prima volta la nostramanifestazione si svolgeràdopo il Vinitaly. Siamo con-tenti tra l’altro di avere scel-to l’Etna anche perché quel-lo del vulcano più altod’Europa è certamente unodei territori vitivinicoli piùgettonati d’Italia e tra quelliche riscuotono maggioreappeal all’estero. Alla pre-sentazione di Verona, chesarà una sorta di anteprimadella manifestazione, pre-senzieranno tra gli altri ilpresidente della Provinciadi Catania Giuseppe Casti-glione, i rappresentanti diBanca Nuova, main sponsordella manifestazione, e ilprofessore Attilio Scienza,uno dei massimi espertimondiali di vitivinicolturache anche quest’anno sarà

nostro compagno d’avven-tura”.

Quali saranno gli obiettividell'edizione 2012?

“Quaranta aziende sicilianepresenteranno le loro pro-duzioni a Sicilia en Primeurche quest'anno come neglianni precedenti, coinvolge-rà circa 60 giornalisti sele-zionati che saranno ospitatiprima in alcune zone dellaSicilia e poi sull’Etna. Oltre aquesto “nucleo” di ospitiesperti provenienti da tuttoil mondo Sicilia en Primeur2012 si è posta gli obiettividi coinvolgere nuovi nomi alivello internazionale, in par-ticolare un gruppo di gior-nalisti che scrive per testatedi attualità, turismo, econo-mia, lifestyle, convinti comesiamo che il vino di qualitàsia un richiamo forte per lacultura. Naturalmente nonmancheranno testate spe-cializzate in enogastrono-mia europee ed extraeuro-

pee, ma anche testategeneraliste che racconte-ranno la Sicilia del vino.

M.A. P.

Il territorio del vulcano più alto d’Europa

ospiterà la manifestazione di Assovini

Sicilia en Primeur

È l’ora dell’Etna I

Obiettivo

salvaguardia

>>>

Il professore Attilio Scienza a Sicilia en Primeur presente-rà alcuni dei risultati delle ricerche effettuate su antichivitigni dimenticati.

Professore, cosa emerge dagli studi su questi antichivitigni?

“L’obiettivo intanto è quello di conoscere il passato permigliorare le potenzialità dei vitigni esistenti oggi.Interessante è stato capire il rapporto genetico tra tuttele varietà siciliane con le varietà della vecchia MagnaGrecia. Attraverso un’analisi approfondita del Dna deivitigni, per esempio, abbiamo trovato dei rapporti moltointeressanti tra alcuni vitigni dell'Etna e alcuni vitignidella Calabria Ionica, dove il Sangiovese è considerato unpo' il patriarca di tutte le varietà di uva. Secondo un’ipo-tesi antica la Sicilia insieme alla Campania e alla Calabriacostituivano il cosidetto "triangolo di acclimatazione",dove i coloni che venivano dalla Grecia, portavano i lorovitigni. Questi vitigni venivano successivamente “valuta-ti” in questo triangolo e poi da lì si spostavano a nord:uno di questi vitigni sarebbe stato il Sangiovese, che poidi fatto si è diffuso in Toscana”.

Per quanto riguarda l'Etna, che col suo splendido sce-nario farà da cornice alla manifestazione, è stata con-dotta qualche ricerca in particolare?

“L'Etna è il primo territorio siciliano che ha una zonazio-ne organica. Sui vitigni di questo territorio, tra cui ilNerello Mascalese e il Carricante, è stata effettuataun’analisi attenta ed una selezione in base all’altitudine,all’esposizione e all’origine dei suoli vulcanici. L’Etna si èrivelata come una grande miniera dei vitigni più antichidella Sicilia, i cosidetti “reliquia”.

Attilio Scienza anticipa il risultato dialcune ricerche sui vitigni autoctoni. Il caso del Sangiovese

Attilio Scienza

Antonio Rallo

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6 Supplemento al giornale on line del 25.03.2012

Il padiglione 2 della fieraVinitaly, quello che ospita laSicilia, sarà anche questa volta

un crocevia ricco di incontri, pre-sentazioni, e soprattutto di occa-sioni per le cantine. Perchè leaziende siciliane, 112 per essereprecisi, avranno modo di provaread espandere il proprio mercato inItalia e soprattutto all'estero attra-verso incontri con possibili acqui-renti provenienti davarie parti delmondo. Da lunedì amercoledì, tra le 10 ele 13 e tra le 16 e le19, nell'area businessdel padiglione 2, sisvolgeranno gli incontri fra ibuyers, ossia gli acquirenti e leaziende che hanno scelto di met-tere in mostra i propri prodotti.Precedentemente, l'assessoratoaveva inviato alle aziende unascheda per richiedere la parteci-pazione a questi incontri. Per farlo,le aziende avrebbero dovuto com-pilare delle schede informative ed

inserire i loro prodotti da promuo-vere. Queste schede sono state poi"girate" ai possibili acquirenti che,in base alle loro esigenze, hannoselezionato le aziende da incon-trare. Ogni giorno ci saranno circatrenta incontri. Durata massimatrenta minuti per ciascuno. Matutto dipende da come si svolgo-no le operazioni di compra vendi-ta. Nella giornata di domenica

sono previsti moltiincontri istituzionali.Sempre nell'areabusiness del padi-glione 2, i rappresen-tanti delle istituzionisi alterneranno nella

conferenza di presentazione.Lunedì sarà il turno della RegioneSicilia. Conferenza stampa con ilpresidente Raffaele Lombardo,l'assessore regionale delle risorseagricole ed alimentari ElioD'Antrassi. In forse la presenza delministro delle politiche agricole,alimentari e forestali MarioCatania. Da lunedì e fino a merco-

ledì gli incontri riservati alle azien-de ed agli acquirenti. Nel primogiorno della Fiera, l'Irvos celebreràla Sicilia. Non solo attraverso ilvino, ma anche con l'olio. Varie leiniziative organizzate. Dalle letturededicate che saranno presentatenell'ambito di questo contesto, aimomenti dedicati al sociale, comeil momento dedicato al consumoresponsabile di vino. Dai beneficidel vino in senso salutistico, agliabbinamenti. E naturalmente duemomenti dedicati al territorio sici-liano, di maggiore interesse sia alivello nazionale, che a livello inter-nazionale: il territorio dell'Etna.Saranno presentati anche i libri diAndrea Gabbrielli "Il Vino e ilMare", a cui seguirà anche unadegustazione dei grandi vini dellepiccole isole siciliane, e quello deltoscano Andrea Zanfi, "Diari divendemmie in compagnie didonne Siciliane", che ha dedicatole sue pagine alle donne del vinosiciliane. La sala degustazioneospiterà anche il momento "edo-

nistico", dedicato sia al gusto chealla salute. L'iniziativa è voluta dalConsorzio Tutela Cioccolato diModica, L'occasione anche perspiegare gli effetti benefici e salu-tistici del Cerasuolo di Vittoria edel Cioccolato di Modica coninterventi da parte di vari docenti.Tra questi De Gaetano dellaCattolica di Roma, Iacoviello dellaUniversità di Campobasso e ilnutrizionista di fama GiorgioCalabrese. L'Etna sarà protagoni-sta di due momenti, uno promos-so dalle Strade del Vino dell'Etna el'altro a cura dell'AssociazioneItaliana Sommelier Sicilia, con lapresentazione del "Manuale deivini dell'Etna". Seguirà dopo la

presentazione delle nuove appli-cazioni, il Cloud informativo delvino e il Sicily Wine Cloud. Infine lapremiazione dei My Topwine.Saranno presentati per gli appas-sionati delle applicazioni perIphone e Smartphone. Previstoanche un momento dedicato alsociale, con la presentazione delprogetto di comunicazione daparte di Pon sicurezza ed Ethica,per il consumo responsabile delvino da parte dei giovani, conospite il giocatore di RugbyAndrea Lo Cicero. Previsti anchedue momenti dedicati alConsorzio Filiera Olivicola dellaValle del Belice ed al Cerasuolo diVittoria. G. V.

Anche quest’anno gli incontri “B 2 B” per le cantine siciliane

E poi un fitto programma di presentazioni e degustazioni da domenica a mercoledì

Folla di buyers

al padiglione 2

Un padiglione al Vinitaly dello scorso anno

In passerellaanche il Cerasuolo di Vittoria

Page 7: Speciale Vinitaly 2012 di Cronachedigusto.it

7Supplemento al giornale on line del 25.03.2012

L’anno 2012 per l’aziendaZonin è cominciato bene.«Non ci sono stati i numeri in

rialzo che ci aspettavamo, masostanzialmente hanno seguito iltrend dello scorso anno», diceDomenico Zonin, uno dei tre figlidi Gianni, capo dell’azienda che hasede a Gambellara in provincia diVicenza. «L’economia è quella cheè in questo momento – spiegaDomenico – Il mercato non staattraversando un buon momentoe non c’è né crescita né espansio-ne». Anche se si registrano alcunepiacevoli sorprese. Come il merca-to statunitense, che cresce inmaniera significativa. «Un mercatoche potrebbe fare da traino peruna crescita generale», dice Zonin.L’azienda, però, nonostante ilmomento di difficoltà di tutto ilcomparto continua con i suoiinterventi di miglioramento dellaproduzione e di ricerche. «Nonpossiamo fermarci nonostante ilmomento non sia proprio felice –dice - , anzi stiamo investendo

sempre di più sulla produzione estiamo continuando la nostra col-laborazione storica con DenisDubordieu». Una collaborazioneiniziata nel 1997. Dubourdieu èwinemaker di fama internazionale.Non solo. È anche rettore dellafacoltà di enologia dell’università

di Bordeaux. Il professore è famosoper le sue ricerche su aromi, lievitie colloidi ed è considerato unospecialista nel processo di produ-zione del vino e nell’invecchia-mento dei bianchi. Nel corso dellacollaborazione con l’aziendaZonin, sono nati due vini che

Dubordieau ha firmato insieme aFranco Giocosa, che fino allo scor-so luglio è stato il responsabile tec-nico di tutte le tenute Zonin. Ilprimo si chiama “Aquilis” dellaTenuta Ca’ Bolani, un SauvignonBlanc che prende il nome dallacittà di Aquileia a cui è dedicato.Poi c’è il rosso Rocca diMontemassi, un blend che vienedalla Maremma Toscana. «Le riten-go due nostre eccellenze – spiegaZonin - e spero di ricevere a brevei commenti dai partecipanti allatasting list sul Rocca diMontemassi. Sicuramente Aquilissarà protagonista di una degusta-zione nel prossimo futuro, ma cipiaceva l’idea di assaggiare subitoil rosso e successivamente il bian-co». Per Zonin nessun problemasull’aumento dei consumi dei vinidi cosiddetta fascia bassa: «Noipuntiamo ad alti livelli e non cisiamo mai occupati di questo seg-mento». Sulla regionalizzazionedei consumi, poi, dice la sua: «C’è,assolutamente sì – spiega – ma

solo nel nostro paese, mentreall’estero questi consumi così stan-dardizzati non si percepisconoaffatto. Il mercato è più variegato».La Sicilia resta un’ottima terra doveinvestire e la Doc può dare soloopportunità. Occhio, però,all’Argentina, che, secondo Zonin,comincia a diventare un “nemico”da non sottovalutare. Sulla prossi-ma edizione del Vinitaly, si auguraun notevole afflusso di pubblico,soprattutto straniero. G.V.

Parla Domenico, uno dei figli del capo azienda. “Adesso è il momento di

investire sulla produzione”. Continua la collaborazione con Dubordieu

Zonin: “C’è il risveglio,

speranze dall’America”

Domenico Zonin

Vigneti Zonin in Sicilia

Page 8: Speciale Vinitaly 2012 di Cronachedigusto.it

8 Supplemento al giornale on line del 25.03.2012supplemento al numero 212 del 7.4.2011

Dopo gli anni del boom chehanno visto il moltiplicarsied il prolificare di cantine

praticamente in tutte le provincee denominazioni della regione(un fenomeno particolarmentesignificativo in Irpinia trainatodalle 3 Docg della provinciad'Avellino) la Campania del vinosta oggi vivendo un'importantefase di assestamento e consolida-mento sia sul mercato nazionaleche su quelli internazionali.L'unica denominazione che sem-bra in diffcoltà e soffrire una con-giuntura non del tutto favorevoleè proprio la più antica e nobiledelle Docg campane: il Taurasi.Può apparire come una contraddi-zione ma proprio nel momento incui questa denominazione sem-bra aver trovato la più riuscita efelice combinazione di tutti isuoi elementi produttivi, regalan-do vini finalmente specchio edesaltazione del territorio, sul fron-te della commercializzazione haincontrato ostacoli crescenti a fre-narne una ancora più larga diffu-sione e, dunque, la definitiva con-sacrazione. Risolti i problemi"d'identità", vecchi e nuovi inter-preti sembrano ormai in grado digarantire prodotti impeccabili dalpunto di vista realizzativo, spessonon privi di una spiccata persona-lità, capaci di riflettere nel bicchie-re le caratteristiche varietali del-

l'aglianico taurasino declinatoattraverso le specificità dei diversiterroir, il fattore prezzo rappresen-ta adesso, un crocevia di crucialeimportanza per definire le futurestrategie e, probabilmente, il desti-no dell'intera denominazione. Nelfrattempo continua la marciatrionfale della Falanghina, dell'af-fermazione sempre più convintadel Fiano di Avellinoe quella più lentama non meno effi-cace del Greco diTufo. Fin qui l'Irpiniama il successo nonha risparmiato, for-tunatamente, tuttele altre province. Lariscoperta di nuovee vecchie varietàd'uva locali hannoportato allaribalta anche deno-minazioni menoconosciute al grande pubblico. Daun lato appetibili nicchie di mer-cato, dall'altro la forza di numeri ditutto rispetto. Basti pensare allaCostiera Amalfitana, vera e propriaenclave archeoenologica, con isuoi ceppi centenari e i suoi vitigni"minori" sempre più apprezzatidalla critica e dagli appassionati,stessa felice sorte toccata in pro-vincia di Caserta al pallagrello e alcasavecchia come nell' aversanoall'asprinio. Sul fronte opposto

Cilento e Beneventano hannosfruttato l'onda lunga dell'improv-visa notorietà acquisita da alcunivitigni per giocarsi la carta dell'au-toctono e supplire, in questomodo, al minor appeal territoriale,con numeri, però, decisamentepiù rilevanti, incisivi e pesantisulla bilancia degli scambi in ter-mini di bottiglie prodotte.

Insomma un pano-rama quanto maivariegato in gradodi offrire (dove)qualità e (dove)quantità. Senza tra-scurare il fascino el'accoglienza di unsistema di cantine aconduzione, preva-lentemente, ancorafamiliare.

Di una produzio-ne dall'impostazio-ne artigianale senza

rinunciare al giusto contributo diconoscenze e strumenti innovati-vi messi a disposizione dalla piùmoderna scienza enologica. Vini,in questo senso, moderni masenza eccessi strizzando l'occhioal mercato senza dover tradire orinnegare le proprie radici e la tra-dizione. Una ricchezza ampelogra-fica unica da far invidia da solaall'intera Francia: asprinio, piedi-rosso, falanghina, aglianico, greco,fiano, tintore, coda di volpe, bian-

colella, forastera, ginestra, catala-nesca, olivella, caprettone, palla-grello, casavecchia, ... Una listainterminabile fatta non di solinomi ma di vini tornati affidabiliche non deluderanno le aspettati-ve di originalità e fascino. Cen'è per tutti i gusti,insomma, basta avere un po' disana curiosità e la pazienza disaper cercare in profondità enon fermarsi in superficie. Masoprattutto per chi ha la possibili-tà e il tempo di camminare levigne quella di venire a scoprire imille volti della produzione enolo-gica campana vivendo in presa

diretta la magia dei luoghitra mare, colline e montagna,senza soluzione di continuità, letestimonianze della storia, i capo-lavori d'arte e, perchè no, l'imper-dibile e sterminato elenco di preli-bate preparazioni gastronomiche.Ecco il mio augurio e la mia spe-ranza per questo Vinitaly 2012è che questa edizione possa esse-re un'occasione propedeutica perun primo approccio non solo allaCampania del vino ma a tuttol'inesauribile patrimonio cultura-le di un'intera regione.

Fabio Cimmino

Produzione e commercializzazione stanno vivendo una importante fase di assestamento

Soffre la Docg Taurasi, mentre continua la marcia trionfale della Falanghina

In occasione del Vinitaly 2012 ecco le miedieci cantine che voglio segnalare e consi-gliare ai lettori di Cronache diGusto. Giovani (e un po' meno giovani),dinamiche, emergenti, selezionate cercan-do di attraversare in lungo e largo, come inuna sorta di viaggio virtuale, tutte e 5 leprovincie della mia Campania Felix. Ho pri-vilegiato, ovviamente, i vitigni e le deno-minzaioni più significative. I produttorisegnalati sono quasi tutti all'interno delPadiglione B (ade eccezione di NicolaVenditti al 3) in modo da rendereancora più agevole il compito a chi vorràavventurarsi alla scoperta di questi straor-dinari vini.

1) Contrada Salandra (GiuseppeFortunato): Falanghina e Piedirosso deiCampi Flegrei (NA)

2) Monte di Grazia: Tramonti bianco &Rosso Costa d’Amalfi (SA)

3) Contrade di Taurasi Cantine Lonardo(Sandro Lonardo) : Taurasi & Grecomusc'IRPINIA (AV)

4) Cantine dell'Angelo (Angelo Muto) :Greco di Tufo Irpinia (AV)

5) Cantina del Barone (Luigi Sarno) : Fianodi Avellino Irpinia (AV)

6) Nanni Copè (Giovanni Ascione):Pallagrello & Co. Terre del Volturno (SA)

7) I Pentri: Falanghina e Piedirosso delBeneventano (BN)

8) Vigna Pironti: Lacryma Christi delVesuvio bianco & rosso (NA)

9) Volpara: Falerno del Massico (CE)

10) Antica Masseria Venditti: AglianicoBeneventano (BN)

Buona degustazione a tuttiFa. C.

Dinamiche ed emergenti, ecco le aziende che coniugano meglio tradizione e innovazione

Ehi guagliò, dieci cantine per non sbagliare

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Campania in crescita

tra luci e qualche ombra

Esplorare imille volti dell’enologiacampana èun’esperienzaesaltante

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supplemento al numero 212 del 7.4.2011

La Doc in Sicilia è una grandeopportunità. Ma ci vorrannodedizione, pazienza, abilità

nel marketing, professionalità. Esoprattutto, almeno 5 anni per ivini rossi, 3 o 4 anni per i bianchi.Parole di Fabio Rizzoli, ammini-stratore delegato del gruppoMezzacorona. Che parla a tuttocampo della situazione generaledel mercato del vino.Concentrandosi sul tema di attua-lità per eccellenza: la Doc in Sicilia.«In questo momento si stannoconsolidando in tutto il paese iconsumi di alcune regioni, come ilVeneto e l’Alto Adige e molte altresono in crisi». Rizzoli non si sbilan-cia sul nome delle regioni chestanno attraversando questo“periodo nero”. Ma continua: «LaSicilia deve approfittarne. È unnome conosciuto. Penso che ilproblema per questa regione,paradossalmente, siano i produt-tori stessi. Perché? Credono cheraggiunta la Doc il loro compitosia finito e magari ci si culla sulleaspettative e sui grandi risultati.Questi arrivano solo se si continua

una grande opera di promozionedel prodotto. In Sicilia per la Docnon c’è niente di fatto. Ma sonoconvinto che se si opererà bene, inpochi anni il mercato sarà in gran-de espansione». Rizzoli scandisceil tempo. Tre anni per l’introduzio-ne della Doc, 5 anni per avere i

primi dati sui vini rossi. Un po’meno, 3 o 4 al massimo per i bian-chi. Sulla crisi del mercato dei vini,«il peggio è passato», dice Rizzoli.Anzi il Vinitaly potrà rappresenta-re una sorta di barriera spartiac-que tra la crisi ed un periodo piùfelice. «Era chiaro che non si pote-

va andare avanti così – dice Rizzoli– Ci sono produttori che hannoperso soldi e tanti, quasi la lorostessa vita. Non ce la facevano più.Ora c’è una lenta, machiara ripresa». ERizzoli fornisce i nume-ri di questa ripresa. Cheriguardano i consumidei vini. Non quelli difascia bassa, ma unincremento delle ven-dite delle bottiglie checostano oltre i 5 euro.«La gente quandovuole concedersi unbicchiere di vino sce-glie il meglio – affermaRizzoli – C’è stato un aumento diquesta fascia di vini dell’11 percento. La fascia media è rimastapressocché invariata, mentre perla fascia bassa si è registrato unaumento dello 0,2 %. Un numeroveramente insignificante».Insomma, chi compra il vino vuolesolo il meglio. «Non succede piùquello che accadeva una volta –dice Rizzoli – che ci si ritrovava pergiocare a carte e si beveva un

quarto o mezzo litro di vino atesta. Ma i giovani bevono lo stes-so. Non è solo per un momento diincontro. Ma i numeri dicono che

sono aumentati iconsumi alsupermercato.Insomma, lagente compra unbottiglia e maga-ri va a berla acasa di amici».Conclusione sullacrisi del mercatodello scorso annoe l’inizio di que-sto nuovo anno.«Ci stiamo risolle-

vando – conclude Rizzoli – Ora miaspetto alcune sorprese». PerRizzoli, infatti, i produttori si trove-ranno ad affrontare un nuovo pro-blema: «Alcun vini non si troveran-no nel mercato, per la rottura deglistock. Insomma ci sarà una produ-zione nettamente inferiore rispet-to al consumo». Tra i vini chepotrebbero essere coinvolti daquesto problema, un nome eccel-lente: il nero d’Avola. G. V.

L’ad di Mezzacorona sulla crisi: “Il peggio è ormai alle nostre spalle”. E ai produttori

dell’Isola raccomanda:“Non dovete adagiarvi serve una grande opera di promozione”

Rizzoli: “Per la Doc Sicilia

il cammino è ancora lungo”

COLTIVIAMO LA PASSIONE.

GRAND CRU 1990-201020 ANNI DI GRANDE PASSIONE

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Attenti allarottura deglistock di produzione: il Nero d’Avolapotrebbeesserne coinvolto

10 Supplemento al giornale on line del 25.03.2012

Fabio Rizzoli, amministratore delegato di Mezzacorona

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11Supplemento al giornale on line del 25.03.2012

Un 2011 concluso in maniera complessa ed un 2012che non è iniziato con i migliori auspici. E poi nessu-na crisi, ma un “cambiamento” delle abitudini. Ed infi-

ne la Gdo che è in una fase di stallo e la Doc Sicilia da valo-rizzare. Sono alcuni degli argomenti trattati da FilippoCesarini Sforza, il direttore generale di Duca di Salaparuta.Cesarini Sforza si muove a 360 gradi toccando tutti gli argo-menti cari ai produttori di vino, spiegandocome si “sta muovendo” la sua azienda in que-sto periodo, difficile un po’ per tutti. «Il 2012non è iniziato benissimo, ma in ogni caso ci hapermesso di chiudere in positivo il 2011, unanno orribile per via di una crisi complessiva».Per Cesarini Sforza il mercato sta cambiando.«Ogni azienda deve attuare delle strategie, inbase alle proprie capacità e risorse, per riuscirea cogliere tutte le opportunità che il mercatocomunque offre e noi siamo in grado di coglierle sia in Italiache all'estero grazie al lavoro fatto in tanti anni».Di crisi, però, Cesarini Sforza non vuole assolutamente par-lare. «La chiamerei cambiamento nelle abitudini dei consu-matori. Questi cambiamenti mettono l'imprenditore di fron-te alla propria capacità di reagire. Studiare nuovi prodottiche siano coerenti e si adattino al mercato e alle nuove esi-genze del consumatore, individuare nicchie di mercato sucui ci possono essere ottime risposte da parte del consuma-tore, . Il cambiamento che sta avvenendo deve portare leaziende a riflettere su se stesse, su come strutturarsi e cam-biare di conseguenza il proprio marketing mix». Ma il mer-cato dei vini sta vivendo una fase di calo dei consumi. Non èpreoccupato? «In realtà – spiega Cesarini Sforza – c’è una

flessione nel consumo quotidiano del vino, mentre c'è unamaggior propensione al consumo del vino di qualità». Undato sostenuto anche dall’aumento dei wine-bar e dei loca-li di tendenza. «Il vino adesso – spiega Cesarini Sforza - vieneconsumato il luoghi ed in momenti diversi rispetto al passa-to. Dobbiamo individuarli, sia in Italia che in molti paesi este-ri». La Doc Sicilia è un’opportunità da valorizzare, ma «riten-

go sia fondamentale che il tessuto produttivosiciliano sia rafforzato integrando quindi laDoc in un piano strategico. È necessaria unagrande coerenza da parte delle imprese nelcomunicare la propria identità regionale, maquesta va assolutamente affiancata da unaforte determinazione e capacità da partedelle aziende di sostenere, con le proprie atti-vità ed i propri investimenti, i propri prodotti,creando quindi una sinergia tra attività istitu-

zionali come la Doc e l'imprenditorialità delle singole azien-de». Per Cesarini Sforza la regionalizzazione dei consumi inItalia è un fenomeno che deriva dal passato, che andrà sce-mando. Polemico, invece, sulla grande distribuzione, che èpraticamente ferma. «Il consumatore è disponibile all'acqui-sto, ma è confuso e l'unica leva di scelta spesso è il prezzo. Infuturo vinceranno insomma quei brand che si saprannodistinguere in questo mondo grazie alle attività di visibilità».All’orizzonte, adesso, la nuova edizione del Vinitaly, in cuil’azienda presenterà nuovi prodotti. «Per Duca di Salaparutapresenteremo Star & Moon, due vini moderni nella persona-lità e nello stile, studiati per i wine bar e il mondo della notte.Lo Spumante Dolce di Florio, un vino unico che con il suocarattere gioioso ed esuberante rappresenta una delle mille

anime di Florio. Per Corvo presenteremo la nuova lineaDuetto, contemporanea nel gusto e nell'immagine. Dueprodotti freschi e moderni che per la prima volta unisconovitigni autoctoni, da sempre utilizzati da Corvo, e vitigniinternazionali che trovano nelle terre di Sicilia un luogoideale per esprimersi. E, infine, sempre per Corvo, il nuovonato della linea Irmàna: Corvo Irmàna Fiore».

Giorgio Vaiana

Il consumo modifica luoghi e orari. Il dg di Duca di Salaparuta: “Sopravvive chi

intercetta il nuovo mercato”. Il lancio di Star & Moon e della nuova linea Duetto di Corvo

“Così è cambiato

il modo di bere il vino”

Filippo Cesarini Sforza

“Adesso ci dobbiamoadattarealle nuoveabitudini”

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La Nouvelle Vaguedel vino siciliano

12 Supplemento al giornale on line del 25.03.2012

Da Marsala all’Etna, passando per i vari territori dell’Isola, ecco i 15

giovani under 30 che vogliono scommettere il proprio futuro sul vino

C’è una nouvelle vague del vino siciliano. Una nuovaonda di giovani emergenti. Rampanti, decisi, prepa-rati, ostinati. Che non demordono. La cui parola d'or-

dine è innovazione, l'unica strategia che si può adottare persopravvivere e crescere in un mondo pieno di "squali"agguerriti e per giunta in una congiuntura particolarmentesfavorevole. Se consideriamo che per la vitivinicolturadell’Isola il rinascimento è iniziato una ventina di anni fa,siamo di fronte ad una terza generazione pronta a scende-re in campo. Sono tutti under 30 e hanno cominciato arespirare l’aria del vino grazie al padre o ad altri familiari. Edè ora che questi giovani, che hanno viaggiato, che magarisvolgono un master all’estero, che conoscono le lingue, chehanno un profilo su Facebook e che twittano con i loro

Ipad, vengano allo scoperto, si facciano conoscere. Con unaconsiderazione: sono il patrimonio più importante di unacantina. Perché puoi anche vendere il vino senza problemi,puoi vincere i premi più ambiti al mondo, ma quello dellacontinuità aziendale è il tema più delicato e più importan-te. Ne sa qualcosa chi comincia a porsi il problema ed èsenza prospettive.Nell'incontro-degustazione, organizzato da Cronache diGusto in collaborazione con l’Irvos (la nuova sigladell’Istituto Regionale) il vino non è l’unico filo conduttore.Perché accanto al vino quindici protagonisti, tutti rigorosa-mente under 30 alla data del 31 dicembre scorso, racconte-ranno le proprie aziende, i propri sogni, i propri punti divista. Una passerella ideata per motivarli, per farli conosce-

re a una platea di giornalisti, addetti ai lavori e appassiona-ti, e anche ai loro coetanei di altre regioni. E per fare unafoto di gruppo di questa nouvelle vague.Da Marsala all'Etna, passando per il resto dei tanti territoridell'Isola. Ecco la nouvelle vague del vino siciliano, gli under30 che vogliono scommettere il proprio futuro su vigneti ebotti, uva e mercati.Dai figli d'arte ai giovani che sul vino ci hanno creduto soloper passione senza avere familiari chiamati in causa.Saranno tutti protagonisti della degustazione che si tiene il26 marzo alle 11 al Vinitaly di Verona al primo piano delpadiglione 8/9, Sala C meglio conosciuta come salaTulipano.

Benedetto AlessandroAlessandro di Camporeale

In degustazione:Kaid Syrah 2009

Maria Chiara BellinaCantine Pellegrino

In degustazione:Marsala Superiore Riserva Ambra 1985

Matteo CataniaAzienda Agricola Gulfi

In degustazione:Nero Ibleo 2008

Luca Del CampoTerre dell’Etna

In degustazione:Etna Rosso Doc 2008

Laura DoroMartinez

In degustazione:Exito Marsala Vergine Riserva 1982

Marco FinaCantine Fina

In degustazione:Kike' 2011- Traminer e Sauvignon

Elena Aiello GraciGraci

In degustazione:Etna Rosso Doc 2010

Flora Mondello GaglioGaglio Vignaioli dal 1910

In degustazione:Mamertino Doc "Esdra" 2010

Vincenzo LeoneTerre di Giafar

In degustazione:Vendemmia tardiva Grillo 2011

Sebastiano LicciardelloTenuta Monte Gorna

In degustazione:Etna Rosso 2010

Giuseppe Lo LeggioAzienda Agricola Milazzo

In degustazione:Maria Costanza Bianco 2011

Graziano NicosiaCantine Nicosia

In degustazione:Fondo Filara Etna Rosso Doc 2009

Arianna OcchipintiAzienda Agricola Arianna OcchipintiIn degustazione:SP 68 Rosso 2011

Leoluca PollaraPrincipe di Corleone

In degustazione:Nero d'Avola 2010

Federica RossodivitaDuca di Salaparuta

In degustazione:Làvico 2008

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13Supplemento al giornale on line del 25.03.2012

“La Puglia del vino non

è più il fanalino di coda”

Alto lignaggio agrigentino

messo a dimora nell’anno 2000

da tre padri di famiglia

e quotidianamente elevato.

La Sicilianità esiste.

Baglio del Cristo di CampobelloCampobello di Licata - Sicilia, Italia Vinitaly 2012 - pad. Sicilia - corsia B, stand 25

www. cristodicampobello.it

Non più una Puglia con complessi diinferiorità ma anzi un brand che fatendenza. La regione rivelazione del

Sud Italia, che ha superato il 2011 in positivo,con un trend dell’export in crescita del+16,2%, che vanta un vino eletto dalle guidemigliore d’Italia, affronta il Vinitaly con unprogramma ricco di novità, progetti e unospirito carico. Se ne fa portavoce l’assessoreregionale all’Agricoltura Dario Stefàno.

Con quale animo la Regione approda aVerona Fiere?

Abbiamo l’ambizione di consolidare il suc-cesso dello scorso anno. A Verona siamo riu-sciti a portare un sistema Puglia che hagenerato un brand che fa tendenza, consa-pevole delle proprie potenzialità che hasaputo valorizzare con spirito di squadra.Quest’anno ci andiamo con una consapevo-lezza ancora più matura, grazie al riconosci-mento dato al Primitivo come miglior vinod’Italia, andiamo senza complessi di inferiori-tà.

Quanto è importante partecipare a questiappuntamenti?

Esserci è fondamentale. Le aziende hanno la

possibilità di presentare le proprie novità adun pubblico vasto e altamente specializzato,oltre che interessato a trovare, recensire,acquistare, prodotti che “funzionano”. Pensiche lo scorso anno, le nostre aziende hannoregistrato circa 4000 contatti aziende-ope-ratori commerciali, con oltre 150 giornalisti .Un calendario che prevedeva 46 appunta-menti per oltre 1500 etichette.

Con quante aziende partecipa la Puglia alVinitaly, sono aumentate le adesioni?Il paniere di aziende è sostanzialmente inlinea con l’esperienza dello scorso anno, equesto per noi è significativo di un sistemavitivinicolo regionale forte, che ha saputo

tenere testa alla congiuntura sfavorevole edanzi rilancia, se è vero come è vero che inPuglia abbiamo chiuso un 2011 con untrend positivo confermato da tutti i principa-li parametri, quali export, produzione di qua-lità ed imbottigliamento.

Cosa pensa della nuova formula delVinitaly?

La formula andrà giudicata a consuntivo, macredo valga la pena di sperimentare l’idea,che mi incuriosisce, di aprire con il grandepubblico e quindi di andare al di là degliaddetti ai lavori nel giorno dell’apertura.

Quali sono le novità con cui si presenta laRegione?

Ad aprile, entreremo nel vivo del primo con-corso nazionale dedicato ai rosati italiani. AVerona portiamo uno studio condotto alivello nazionale e mondiale su consumi,produzione e tendenze dei vini rosati negliultimi anni.

Cresce la Puglia del vino in Italia? eall'Estero?

Oltre allEstremo Oriente, Sud America e

Canada, Svizzera, Germania, Danimarca eOlanda, ci apriamo anche alla Cina,Giappone, Corea del Sud, Hong Kong. Dasegnalare, inoltre, Kazakistan, Laos, Vietnam,Abu Dhabi e Singapore.

Cresce il vino pugliese dal punto di vistadella qualità (alla luce dei riconoscimentiche sta ottenendo)?

Si, ha infranto finalmente un muro che sem-brava incrollabile: abbiamo superato il 40 %in vinificazione di qualità, cioè DOC e IGT, equindi proseguiamo a grandi passi verso iltraguardo del 50% programmato.

La Puglia può contare sulle giovani leve?Come lo vede il futuro della Puglia delvino?Il 2011 è stato l'anno della svolta sul frontedei giovani: si avviano più di 2000 nuoveimprese agricole e la Facoltà di Agraria è alboom di iscrizioni al primo anno. Le nuovegenerazioni tornano all'agricoltura.

La Regione come sosterrà i produttori?

Porteremo l’agricoltura al centro delle politi-che di sviluppo. Riorganizzeremo la mappa-tura delle Doc pugliesi. Manuela Laiacona

Intervista all'assessore regionale all'Agricoltura, Dario Stefàno:

“Molti successi. Partecipiamo alle fiere con una consapevolezza più matura”

Dario Stefàno - assessore alle RisorseAgroalimentari della Regione Puglia

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14 Supplemento al giornale on line del 25.03.2012

omi ed etichette ancorapoco conosciute e chenon fanno parte dell’élitedell’enologia riconosciuta

a livello internazionale, ma che sidistinguono per la qualità deimetodi di coltivazione, spessoindirizzati alla coltivazione in bio-logico, e per le scelte e la filosofiaaziendale, che prediligono la qua-lità ai grandi numeri. La cura dellavigna e della cantina è spesso agestione familiare, con una pre-senza sempre più spiccata dell’ul-tima generazione di giovanissimi,e gli obiettivi sovente controcor-rente, tutto a favore della produ-zione di vini dal carattere naturale,in grado di esprimere al meglio ilterritorio. Sei cantine siciliane, una campanae due pugliesi ci rivelano le loroaspettative per il prossimo Vinitalye l’etichetta di punta in degusta-zione in anteprima.

Alberto Aiello Graci di CantineGraci: “ La nostra è un’azienda gio-vane che produce con metodiartigianali. La presenza al Vinitalyci permette di incontrare in unmomento collettivo gli importa-tori con cui ci sono rapporti giàconsolidati ed è un’ottima occa-sione per poterne creare di nuovi.Quest’anno il nostro stand saràall’interno dello spazio Vivit, unpadiglione nuovo dedicato avignaioli vini e terroir che rag-gruppa aziende artigianali, tra cuialtre giovani cantine siciliane concui abbiamo condiviso questascelta. Mia sorella Elena, che sidedica al settore commerciale,sarà tra i protagonisti dell’eventoorganizzato da Cronache di gusto,in collaborazione con l’Irvos: “Degustazione under 30”. La colti-vazione delle nostre uve, solo davitigni autoctoni dell’Etna, avvie-ne secondo i principi di manualitàe di rispetto della natura: nellenostre vigne ed in cantina la chi-mica è bandita. Le nostre parolechiave sono: Etna, vigneti, contra-da, territorio ed identità”. Al Vinitaly saranno presentati lenuove annate in degustazione inanteprima di due Etna bianco edue Etna rosso. L’etichetta daannotare è l’Etna rosso quota 600,annata 2010 in uscita a fine anno.

Rosario Licciardello di TenutaMonte Gorna: “Torniamo alVinitaly con più entusiasmorispetto all’anno scorso.Nonostante le misure seguite alla

crisi economica, come l’aumentodell’iva, e la maggiore concorren-za, per la nostra azienda è unevento importante dove per pote-re essere presenti compiamo unosforzo considerevole ma cheaffrontiamo con serenità, convintiche sia un appuntamento imman-cabile. La nostra azienda è unapiccola realtà familiare che stiamocercando di ampliare. Anche miofiglio è coinvolto nella gestione.Per scelta aziendale e per rispettodell’ecosistema presente sul terri-torio del parco dell’Etna coltivia-mo in biologico, solo cloni autoc-toni soprattutto nerello mascalesee nerello cappuccio. A causa dellenostre piccole dimensioni nonsiamo presenti sul mercato esteroed attualmente ci interessa raffor-zare la presenza sul territorio sici-liano e nazionale”.Novità al Vinitaly l’Etna bianco2010, per la prima volta tra la pro-duzione aziendale. Da annotarel’Etna rosso 2010, che si distinguedalla precedente produzione perun approccio sperimentale in bar-riques dove viene affinato per tremesi.

Per le Cantine Russo di Castiglionedi Sicilia, Gina Russo racconta: “Lanostra è un’azienda familiare tra lepiù antiche dell’Etna, dove tutti icomponenti sono addetti ai lavori,ciascuno per il proprio settore.Mio fratello Francesco è l’enologo.Nel nostro lavoro siamo da sem-pre alla ricerca di un prodotto chepossa esaltare al massimo il terri-torio, anche se non sempre riscon-tra il gusto della maggior partedei consumatori. Capita abbastan-za di frequente che all’Etna siabbini un carattere robusto, quan-do la sua vera espressione predili-ge l’eleganza e la sobrietà.Volutamente noi non abbiamovoluto seguire le mode e predili-gere questa seconda linea. Siamopresenti al Vinitaly sin dalla primaedizione. Per noi è un appunta-mento importante a cui vale sem-pre la pena partecipare”. Da segnalare lo spumante meto-do classico da vinificazione inrosato di nerello mascalese 2010.Cinzia Giunta, che si dedica ai set-tori export marketing dell’aziendaDonnadicoppe: “Attendiamo que-sto Vinitaly con grande trepidazio-ne per la presentazione da partedella nostra azienda del lanciodella nuova immagine e dellanuova veste grafica abbinataall’ultima produzione. È stata

un’opera di restyling importanteche rispecchia la volontà del-l’azienda di presentarsi in unmaniera differente rispetto al pas-sato e per la quale il Vinitaly saràun banco di prova importante. Inparticolare, abbiamo puntato aduna nuova linea dedicata al beregiovane, per la quale sono statipensati due vini, uno da nerod’avola ed uno da cataratto echardonnay, con un nuovo logoed packaging completamenterivisitato. Inoltre presenteremo ilnostro spumante metodo classi-co, in vendita dal prossimo Natale”. Da segnalare il Nativo 2010, dauve syrah e nero d’avola, il passitodi nero d’Avola e il Picciotto 2011,un grillo in purezza.

Vincenzo Mercurio consulentedell’azienda campana “I Favati”: “Ciò che contraddistingue questacantina è la scelta di mantenereun carattere familiare e di piccoledimensioni. Come ogni piccolaazienda, anche in questo caso siattende il Vinitaly con molteaspettative, rappresentando unadelle poche occasioni di parteci-pare ad un evento così importan-te. L’azienda I Favati è cresciutamolto negli ultimi anni in terminidi mercato estero e ci si aspetta unulteriore trend di crescita nei con-fronti dell’export. I maggiori rico-noscimenti sono arrivati per lalinea “Etichetta Bianca”, una sele-zione di fiano e di greco moltoapprezzata da critica e pubblico.Su questi vini si sta portandoavanti un lavoro che prevede ilrecupero di diversi metodi tradi-zionali di coltivazione, ragionandoper sottoinsiemi di vigneti e pre-vedendo delle vendemmie frazio-nate “.Da segnalare lo spumante diFiano metodo charmant vendem-mia 2009.

Infine Daniele Cirsone delMovimento Turismo Vino Pugliaspiega: “Ci sono sicuramente tanterealtà di piccoli produttori puglie-si che meritano una citazione siaper la qualità dei vini che per lapassione con cui li producono.Dovendo scegliere due cantine,direi Feudi di Guagnano, realtàsalentina, strettamente intercon-nessa alla terra, dove il signorMiccoli produce vini di stampoantico, tradizionale, di grande pre-gio. Da segnalare in particolare illoro salice salentino riserva doc. Aseguire l’azienda vinicola Palamà,

a gestione familiare nel verosenso della parola: il proprieta-rio/enologo/responsabile com-merciale risiede al piano di soprarispetto all'azienda di produzione.Cosimo (mimì) Palamà è poi unconcentrato di passione pura:enologo sul campo e non perstudi, produce dei vini strepitosi,

anche da per il rapportoqualità/prezzo. Da provare ilMetiusco Rosso negroamaroSalento Igt: un vero e proprioestratto di vigna”.

Daniela Corso

Dalla Puglia alla Sicilia: storie di aziende emergenti che puntano all’alta qualità

Sud, piccole aziende crescono

Il successo in un bicchiereN

IL REPORTAGE

Nelle foto dall’alto:

Gina Russo

Roario Licciardello

con la moglie

Alberto ed Elena

Aiello Graci

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Supplemento del 25.03.2012 di www.cronachedigusto.it

Cronachedigusto.it ha selezionato 23 vini: bianchi e

rossi tra piccole cantine e maxi aziende del Sud Italia

Cronachedigusto.itha selezionato in questa pagina enelle due successive 23 vini tra itantissimi che è possibile assag-giare nelle migliaia di stand delVinitaly. La nostra scelta è andataalle etichette siciliane e ad alcunecalabresi, lucane e campane.Bianchi e rossi prodotti da piccolecantine e maxi aziende del SudItalia dove il filo conduttore è laqualità espressa nei singoli territo-ri. Ventitre nomi che, secondo noi,potranno essere apprezzati daaddetti ai lavori ed appassionati.Sono 17 rossi e 6 bianchi e rappre-sentano un po’ tutti i territori delletre regioni.

Schede a cura di Marina V. Carrera e Francesco Pensovecchio

Grand Cru 2010 Rapitalà

Solo pochi ricordano il debutto in società delGran Cru di Rapitalà, avvenuto in un periodonon sospetto che precede gli anni d’oro delvino italiano. Solo un francese di nobile ascen-denza perdutamente innamorato della Sicilia edella sua bellissima moglie, con la tenacevolontà di superare quel momento drammati-co e distruttivo che fu il terremoto del Belice,poteva indicare la strada con tanta precisioneverso un genere di vino e un vitigno come loChardonnay. Il Gran Cru rappresenta il noccioloemozionale e spirituale di Hugues Bernardconte de la Gatinais e di Gigi Guarrasi, nel qualeil vitigno francese e la passione stessa per ilvino si stringono alla Sicilia in un abbraccioquasi fisico. Il 2010 è un gentile ed elegante sor-riso. Il colore è giallo paglierino luminoso. Alnaso frutti tropicali, con cenni erbacei, dimenta, e di crema alla vaniglia e nocciola. Inbocca è strutturato, fresco, energico. In chiusu-ra emergono note fragranti di macchia medi-terranea. Finale lungo e persistente.Rapitalà GIV, Gruppo Italiano ViniVia C/da Rapitalà snc - 90043 Camporeale (PA) Tel.+39 0924 37233 - Fax +39 0924 [email protected] - www.rapitala.itAl Vinitaly: c/o Assovini pad. 2 Stand 101 F- 120 G

Kaid 2009 Alessandro di Camporeale

Al Syrah, nobile vitigno di origine francesenon si può negare una toccante somiglianzacomportamentale e uno stile pressoché sici-liani. Forse da rimanere, tra i vitigni alloctoni, ilpiù amato. Alessandro di Camporeale è tra iprimi ad averlo proposto in purezza e in variealtre versioni, tra cui la vendemmia tardiva.Dieci gli ettari a lui destinati su 35 disponibili.Le vigne, su colline argilloso/calcaree, si trova-no presso, appunto, Camporeale, a circa mez-z’ora dal capoluogo Siciliano. Il prodotto è di50.000 bottiglie. Il Kaid è una versione impe-gnativa, muscolare di questo vitigno.L’affinamento è di circa un anno in barriquedi rovere di Allier, più altri sei mesi in bottiglia.Il colore è rosso rubino cupo con riflessi viola-cei. Naso varietale e compatto. Ciliegie neresotto spirito, prugne disidratate e pesche gial-le mature sono circoscritte da chiodi di garo-fano, cacao e menta, grani di caffè tostati. Inbocca è robusto, potente, di energica struttu-ra. Lunga persistenza. Per chi ama la boxe.

Alessandro di Camporeale - Contrada Mandranova -90043 Camporeale(PA) Tel. +39 092437038www.alessandrodicamporeale.comAl Vinitaly: Pad. 2 Stand 125 G

Il fascino in un assaggio

Sicé 2010 - Tenuta Gatti

Nicolas Gatti ha deciso di non darsi, e darci,tregua. Il margine di gioco c’è: 217 ettari di cuisolo 17 vitati. Ebbene, reduce dai numerosi successi deisuoi Mamertino bianco Catalina e MamertinoRosso Cvrpané, Nicolas questa volta ci propo-ne una splendida chicca, un vino a base diuve Nocera Sicé in purezza, un vitigno affineai Nerelli e coltivato tradizionalmente nel-l'areale messinese in epoche molto remote. Salvo essere stato sistematicamente sottosti-mato ed espiantato negli ultimi 20 anni. Il Sicé2010 è di colore rosso rubino cupo. Austero alnaso, mette subito in mostra una componen-te fruttata molto ricca, in direzione di ciliegienere, more e bacche di bosco. In bocca è ruvi-do, deciso, con tannini impegnativi. La freschezza risalta quasi immediatamentelasciando una bella sensazione di cioccolatoalla menta. Finale in progressione. Un vino per appassionati e/o in cerca di bellenovità.

Tenuta Gatti - C.da Cuprani S.N. - 98064 Librizzi (Me)Tel. 329.1834237 Fax 0941.368173www.tenutagatti.comAl Vinitaly Pad. 2 Stand 65D-79E

DOC Etna Rosso 2009 - Cottanera

Abbiamo la sensazione che, con il passaredegli anni, l’approccio “eretico” dei Cambria -e con ciò intendiamo far interpretare al terroirvulcanico le grandi varietà internazionali - stialasciando un po’ di spazio ai vitigni autoctoni.Nei vigneti, 65 ettari in un corpo unico sul ver-sante nord del vulcano, quasi tutti gli inter-venti sono fatti a mano e la manodopera èprincipalmente affidata ad una squadra for-mata da 25 donne.Ottenuto da uve di Nerello Mascalese eNerello Cappuccio, l’Etna Rosso 2009 è unvino dalla forte personalità. Il colore è rossorubino brillante. Naso equamente diviso traun ventaglio di riconoscimenti di piccoli frut-ti rossi e fiori, poi vive note minerali. Al palatoha struttura vigorosa, elegante, con tanninimolto fitti, austeri. Finale di bocca agile emolto piacevole.

CottaneraS.P. 89 Contrada Iannazzo95012 Castiglione di Sicilia (CT)tel. 0942 963601www.cottanera.itAl Vinitaly Pad. 2 Stand 41 C

Palmares, Spumante Brut Tenuta Gorghi Tondi

Ecco aggiungersi per la famiglia Sala unnuovo percorso, quello delle bollicine. Due leversioni del “Palmares” messi a punto tra il2010 ed il 2011: un Rosé Extra Dry da uveNero d’Avola e un Brut da uve Grillo, entram-bi vinificati secondo il metodo Charmat. IlPalmares Brut mette a frutto tutta la fre-schezza di questo vitigno. I vigneti, in prossi-mità della costa di Mazara del Vallo e strettitra il mare e i laghetti carsici di un parconaturale del Wwf. La vendemmia è anticipa-ta ai primi di agosto per meglio mettere inrisalto la parte più fresca del vino. Il colore ègiallo paglierino con riflessi verdi. Le bollici-ne sono fitte e persistenti. Al naso è fragran-te, floreale, tutto giocato su una piacevolissi-ma vivacità aromatica. In bocca la morbidafruttosità del vino stride piacevolmente conla vivacità delle bollicine in un gioco delizio-so e riuscito. Da utilizzare a tutto pasto.

Tenuta Gorghi TondiP.zza Piemonte e Lombardo, 1391025 Marsala (TP) Tel. +39 0923 719741 www.gorghitondi.com Al Vinitaly: Pad. 2 Stand 130G

DOC Erice, Torre dei Venti, Nero d’Avola2009 Fazio

Storia recente quella di Fazio, ma con scelteproduttive precise, indovinate e lungimiranti.D’altra parte con cento ettari di vigna in unadelle zone più belle dell’isola c’è poco dascherzare. Le varietà coltivate offrono un ven-taglio completo: Grillo, Insolia, Catarratto,Müller-Thurgau, Chardonnay, Moscato Bian-co, Zibibbo, Nero d'Avola, Merlot, Syrah eCabernet Sauvignon. Tra le linee di produzio-ne merita nota il Torre dei Venti Nero d’Avola2009 della “Selezione Fazio Rossi”. E’ un Nerod’Avola che acquisisce la denominazione diorigine controllata “Erice”, lineare ed essenzia-le nel suo modo di essere. Un affinamento di10 mesi in barrique smussa gli spigoli lascian-do comunque in mostra il carattere irrequie-to. Di colore rosso rubino intenso, è decisa-mente varietale al naso. Prugne, ciliegie eviola appassita, cui segue baccelli di vaniglia etufo di moka. In bocca è snello, vellutato, per-sistente. Nel finale speziato.

Fazio Wines- Via Capitano Rizzo, 39 - FrazioneFulgatore 91010 Erice (TP) tel. 0923 3811700 -www.faziowines.it Al Vinitaly: Pad. 2 Stand 175 I

Deliella 2009 Feudo Principi di Butera

Non è la prima volta che dichiariamo interes-se per il Deliella. La vendemmia 2009 è anco-ra quella di Franco Giacosa, oggi impegnatosolo su progetti personali. L’enologo, ungigante di questa professione, ha vestito que-sto grandissimo vitigno siciliano per Principidi Butera di Zonin. Il terroir del Deliella è tota-le, un calcareo bianco battuto dai venti nel-l’entroterra presso Caltanissetta. Il vigneto èaccorpato in appezzamento unico, dunqueun Cru. L’annata 2009 ha un andamento cli-matico regolare. Il colore è rosso rubino vivocon netti riflessi violacei. Il naso è opulento eintensamente fruttato. Frutta fresca rossa, tracui more e prugne, viaggia sullo stesso bina-rio percettivo dalla cioccolata alle nocciole,caffè e crema alla vaniglia. In bocca è pieno,denso, massiccio. Lunga persistenza aromati-ca. L’affinamento, che di partenza prevede 18mesi in tonneaux da 350 litri e 12 mesi in bot-tiglia, ha giovato in modo sostanziale.

Feudo Principi di Butera - C.da Deliella93011 Butera Tel. 0934347726www.feudobutera.itAl Vinitaly: Pad. 2 Stand 69D-76 E

Page 16: Speciale Vinitaly 2012 di Cronachedigusto.it

Maria Costanza IGT 2011Az. Agr. Milazzo BIANCO - SICILIA

I suoi appassionati sono contattabili in ogniparte del globo. Questo prodotto della fami-glia Milazzo conta, prima di ogni altra cosa, sudi una nutrita compagine di fan irriducibili.Quale migliore referenza? I vigneti ricadono nel comune di Campobellodi Licata, l’estensione è di circa 70 ettari conuso esclusivo di materiale organico per la col-tivazione. Il Maria Costanza è un blend Inzolia-Chardonnay vinificato separatamente inacciaio e affinato per un breve periodo in bar-riques di rovere, quel tanto che basta per tro-vare la giusta armonia senza marcare con illegno. Per un totale di 15 mesi di lavorazione.Il 2011 è di colore paglierino chiaro con leg-gere sfumature verdi. Al naso pungenti fra-granze agrumate, pera, mango e di fiori bian-chi. In bocca è asciutto, fresco e vellutato, dinotevole pulizia. Armonico.

Azienda Agricola G. Milazzo - Terre della Baronia -Strada Statale 123 Km 12+700 92023 Campobello di Licata (AG) Tel +39 0922 878.207 - www.milazzovini.comAl Vinitaly Pad. 2 27C

Feudo Arancio Cantadoro 2008

Ammicca e non possiamo proprio farne ameno. Lo abbiamo recensito lo scorso anno elo facciamo anche per questo Vinitaly.Cantadoro si posiziona con successo nel seg-mento rapporto prezzo-qualità. Un obiettivo chiave per un’azienda di quasitrecento ettari divisa tra Sambuca di Sicilia eRagusa.Il Cantadoro 2008 è un blend blasonato: 80%Nero d’Avola e 20% Cabernet Sauvignon.Vinificati separatamente, si preferisce un affi-namento personalizzato in barrique: il primo8 mesi, il secondo 12, armonizzando in chiu-sura con quattro mesi di bottiglia. Il colore èrosso rubino intenso. Al naso profumi di frutta rossa quali prugne emore selvatiche, tipici del Nero d’Avola, a cuisi aggiungono il peperone e la foglia dipomodoro, più vicine del Cabernet. In fondo,un lieve tocco di vaniglia e tabacco. In boccaè di corpo, morbido, di buona beva.

Feudo Arancio - Contrada Portella Misilbesi92017 Sambuca di Sicilia (Ag)Tel 0925.579000 Fax [email protected] - www.feudoarancio.itAl Vinitaly : pad. 2 Stand 89E-91F

Laluci, Grillo 2011 - Baglio del Cristo diCampobello

Sinceramente, siamo così sorpresi che propo-niamo con vivo entusiasmo un gemellaggiotra Campobello di Licata e il Collio goriziano.Non assaggiavamo un Sauvignon così buonoda... ops... un Grillo così buono da così tantoche nemmeno ce lo ricordiamo. Il Lalùci, loripetiamo, non è un Sauvignon ma un Grilloin purezza. Un Grillo così nitido e preciso danon sfigurare accanto alla migliore produzio-ne friulana o altoatesina. Non scoscese roccedella Val d’Adige, o alte e boscose colline alconfine con la Slovenia. ma bianche colline a270 metri s.l.m. a 5 km dal Mare d’Africa. I ter-reni gessosi della costa sud della Sicilia fannomiracoli. Il Laluci 2011 al naso è esplosivo, per-sistente, inarrestabile. Peperone verde e salviasi fondono con note tropicali di maracuja epesca bianca. Al palato è teso, energico, finenella trama. Sapidità e freschezza accompa-gnano lungamente nel finale di bocca. Chesorpresa!

Baglio del Cristo di CampobelloC/da Favarotta S.s. 123 KM 19+200 92023 Campobello di Licata(AG) Tel. 0922 877709www.cristodicampobello.it Al Vinitaly: Pad. 2 stand 25 B

DOP Moscato di Noto, Notissimo 2005 -Riofavara

Il luogo di nascita è quello della Val di Noto,un luogo ricchissimo di fascino e storia non acaso patrimonio Unesco. I protagonistirispondono al nome di Marianna e MassimoPadova che, con passione e polso per il terri-torio, si occupano dell’azienda di famiglia. Piùqualità, meno quantità è il fil-rouge che uni-sce e dà anima ai loro vini, soprattutto per ilMoscato di Noto, il Notissimo. Le uve sono raccolte in tre passaggi per cura-re nel dettaglio la maturazione. La fermenta-zione alcolica affronta lo stop sugli undicigradi alcolici. Poi affinamento in acciaio inox ebottiglia. Il 2005 è alla vista affascinante conluminose nuances dorate. Il naso è articolatocon raffinate note terziarie. Fiori bianchi,mimosa e frutti tropicali si alternano conmiele di zagara, vaniglia e datteri. In bocca èpieno, denso, equilibrato. Nessun cenno distucchevolezza nonostante il morbido edolce avvolgere. Ottima persistenza aromati-ca.

Riofavara - Contrada Favara - 97014 Ispica (RG)tel. 334.5282283 www.riofavara.itAl Vinitaly: Pad. 2 Stand 1A

16 Supplemento al giornale on line del 25.03.2012

Ecco il Sud Italia nel calice

Montevetrano 2009 - Montevetrano

Donna, Sud, Vino. Nel Montevetrano, nellafigura di Silvia Imparato, si concentrano alcu-ni straordinari elementi e luoghi comuni. Civiene da sorridere, come certamente avràspesso sorriso Silvia. Il Montevetrano è unapietra miliare dell’enologia italiana, una bellastoria. Luoghi, terroir, vitigni, personaggi, tuttoqui ha un senso. L’attività della cantina partenel 1985 con un pugno di ettari, anzi meno,due, e un enologo che poi diventerà una cele-brità. Gli ettari sono oggi diventati 26 di cui 5vitati. Le vigne si trovano sotto il castellomedioevale, nella parte piana che costeggiale mura di argine del bosco di castagni. IlMontevetrano è un blend CabernetSauvignon, Merlot e Aglianico, affinato per unanno in barriques. Il 2009 è rosso rubinocupo, concentrato. Al naso profumi viola eamarene danno risalto a toni speziati cheriportano alla liquirizia, al mirto, al cioccolato.Ma anche sottobosco, menta e tabacco. Alpalato una fresca acidità e i tannini eleganticontrastano con l’imponente struttura.Accelerazione, armonia, fascino.

MontevetranoLoc. Nido via Montevetrano, 384099 San Cipriano Piacentino (SA)Tel: 089 882285 - www.montevetrano.itAl Vinitaly Pad. B

Sachia, Perricone 2010 Caruso e Minini

E’ un gioco a incastro tra Stefano Caruso, ilbresciano Mario Minini e Terre di Giumara iterreni storici dei Caruso. Un’alleanza nord-sud tra due famiglie accomunate dalla pas-sione per il vino. I prodotti prendono vita dadue vigneti, Giummarella e Cuttaia, su 120ettari totali distesi su un gruppo di collinenell’agro tra Salemi e Marsala. Tra le numerose linee ed etichette aziendali ilSachia Perricone ha qualcosa in più: 90 puntidi valutazione da Robert Parker, e un rarofocus sul vitigno Perricone. E’ un vitignoautoctono di stirpe antica, tutt’altro che sem-plice di carattere e presente in pochi numerinella sola Sicilia occidentale. L’annata 2010 èdi colore rosso rubino intenso. Al naso è com-patto con sentori di frutta rossa e nera, cilie-gia, mora in confettura. Lo incornicia una notafresca di liquirizia, cacao amaro e sentorierbacei. In bocca è vivo, fresco, scalciante, etuttavia arrotondato dal necessario affina-mento. Lungo.

Caruso e MininiVia di Salemi,3 - 91025 Marsala (TP)Tel: 0923 982356 www.carusoeminini.itAl Vinitaly Pad. 2 c/o Assovini Stand 152 I

Nero d’Avola Vrucara 2008 Feudo Montoni

Il Nero d’Avola di Fabio Sireci ha una lun-ghissima e affascinante storia: figlio di unaselezione interna, è un clone di rara purezza.Siamo a Cammarata, nel pieno centro dellaSicilia, su alte e rocciose colline dai suoliargillosi. Sebbene l’estate sia qui torrida,questo è l’altro segreto, il mantenimentodell’equilibrio idrico ha davvero qualcosa dimagico. Selezione Vrucara è la parte sceltis-sima, un Cru che genera circa 15.000 botti-glie, su una produzione totale di circa100.000 bottiglie. Si deve sottolineare che ilvino non subisce chiarificazioni né viene fil-trato, mantenendo integre le sue caratteri-stiche di partenza. L’affinamento è in legnopiccolo e tonneaux, oltre 6 mesi di bottiglia.Il 2009 è rosso rubino cupo con riflessi viola.Al naso è fitto, persistente. In primo pianonetti i varietali: viola e petali di rosa appassi-ta, frutti di sottobosco, ciliegia sotto spirito ecacao, crema di vaniglia, nocciola e liquirizia.Al palato ha un corpo solido, robusto, con-trastato da una rinfrescante acidità.

Feudo Montoni - Cda Montoni VecchiCammarata (Ag) - www.feudomontoni.itVia Val di Mazara, 2 90144 Palermo 091 513106 Al Vinitaly: Pad. 2 Stand 102 F

Malvasia delle Lipari, Passito 2010 Florio

Oltre le pregiate produzioni nella cantinamuseo di Marsala, Florio si cimenta in alcuneinteressantissime produzioni “fuori porta”sempre nella tipologia dei vini da fine pasto.Ci riferiamo in particolare alle etichette del-l’isola di Pantelleria e Salina nelle Eolie.Proprio su quest’ultima si produce un sedu-cente Passito ottenuto da uve Malvasia eCorinto Nero. Dopo la raccolta, i grappolisono stesi ad appassire al sole per circa 20giorni su graticci di canne, raggiungendo inbreve una disidratazione per essiccazionenaturale e una rilevante quantità di zuccheri.La fermentazione procede sino al bloccospontaneo, cui segue un affinamento di 5mesi in legno piccolo. Il grado alcolico si atte-sta sui 13,5% volumi, con un residuo zucche-rino di 140g per litro. Il colore è giallo oro conriflessi ramati.Al naso è tipico e riconoscibile. Piante offici-nali, miele, poi timo, citronella e macchiamediterranea. In bocca è giustamente dolce,pieno, morbido, ritorna nel finale albicocca,canditi e ananas.

Cantine FlorioVia. V. Florio, 1 91025 Marsala (Tp)Tel. 0923.781111www.cantineflorio.it Al Vinitaly: Pad. 2 Stand 84E/95F

Page 17: Speciale Vinitaly 2012 di Cronachedigusto.it

17Supplemento al giornale on line del 25.03.2012

Docg Cerasuolo di Vittoria Classico 2009Valle dell'Acate

Divisa tra una vita al Nord Italia e il lavoro incantina tra le colline ragusane del Dirillo e diAcate, Gaetana Jacono promuove con la suaattività molti progetti coerenti con il territo-rio, dipingendo nel tempo un piccolo gioiel-lo d’azienda. E nemmeno tanto piccolo per-ché la cantina può fare affidamento su circa100 ettari di vigneto quasi tutti reimpianta-ti. Una delle sue etichette più interessanti èsenza dubbio il Cerasuolo di VittoriaClassico. Il disciplinare, proprio per la tipolo-gia Classico, prevede oltre alle quote obbli-gatorie di Nero d’Avola e Frappato (nel casospecifico 70% e 30%), un affinamento mini-mo di 18 mesi, che per questo Cerasuoloavviene in acciaio, tonneaux e bottiglia. Il2009 è di colore rosso ciliegia intenso.Al naso sentori di frutti di bosco, confetturadi more e gelsi neri maturi, a cui si aggiungeuna elegante speziatura, e note di cacao eliquirizia. In bocca sviluppa una sensazionetattile piacevole, morbida, con tannini finied equilibrati.

Valle dell’AcateContrada Bidini - Acate 97011Tel. 0932 874166 - www.valledellacate.netAl Vinitaly: Pad. 2 Stand 13

Consigli per degustare

Sigillo 2005 - Avide

l’attività storica di Avide, acronimo di AziendaVitivinicola Demostene, trova le sue originicirca un secolo e mezzo fa nei vigneti di Villae Litteri/Bastonaca presso Acate, in uno sce-nario arricchito da timbri e sigilli notarili. Inprincipio l’avviò Giuseppe Demostene, avvo-cato, poi assistito dal figlio Giovanni, notaio.Insomma, un’esistenza tra i sigilli in parte pro-seguita ancora oggi dai nipoti. Immaginiamoanche del perché di questo nome come unomaggio alla professione. Il Sigillo 2005, unblend 50/50 di Nero d’Avola e CabernetSauvignon, è nella linea “Super Sicilian Wines”.I suoli sono quelli di Bastonaca, del frontesud-ovest di Ragusa: sabbia rossa e argilla, indirezione del mare. Il colore è rosso rubino. Alnaso, profumi varietali in confettura tipici delCabernet e del Nero d’Avola, smussati e inpiacevole evoluzione dopo oltre sei anni diaffinamento dalla vendemmia. A questi siaggiungono note di rovere, frutta secca ecioccolato. In bocca è rotondo, con tanninivivi e aggraziati. Un super-sicilian.

Azienda Vitivinicola Avide - Corso Italia, 13197100 Ragusa S.p.7 km 0,00 - 97013 Comiso (RG)Tel. 0932 967456 - www.avide.it Al Vinitaly: Pad. 2 Stand 15 B

Mastronicola, Nocera 2009 Cambria

Furnari, luogo di Matteo Cambria, è un paesi-no del Nord-Est della Sicilia, in provincia diMessina, adagiato sulle colline alle pendicidel monte Tindari e con vista sulle isole Eolie.Le imprese nascono spesso da piccole fortu-ne e, nel 1864, un eccesso sulla produzionedestinata al consumo familiare lo convinceràa etichettare e vendere un centinaio di botti-glie. L’azienda, ormai alla quinta generazione,è estesa 35 ettari di cui venti vitati. I suoli sonocostituiti da marne marine con calcare e sci-sto e materiali vulcanici, mentre il microclimabeneficia di forti escursioni termiche tra gior-no e notte. Mastronicola 2009, il vino di puntadell’azienda, è un vino a base di uve Nocerache affina per venti mesi tra legni di variagrandezza e alcuni mesi di bottiglia. Il coloreè rosso porpora intenso. Al naso profumovarietali di frutta rossa, caffè evaniglia. In bocca è caldo, intenso, legger-mente ruvido. Lunga la persistenza aromaticaintensa.

Azienda Agricola CambriaContrada San Filippo 98054 Furnari (ME)Tel. 0941 840214 - www.cambriavini.comAl Vinitaly: Pad. 2 Stand 56D

Nativo, Syrah/Nero d’Avola 2010 -Donnadicoppe

Già conosciuta come Tenute Schirò,Donnadicoppe è una recente realtà dellosplendido territorio trapanese di Gibellina edella Valle del Belice, i cui pregi artistici sonogiustamente messi in evidenza in tutta lacomunicazione della cantina. Trentacinque gli ettari vitati, i vitigni utilizzatiSyrah, Nero d’Avola, Merlot, Catarratto, Grillo eCabernet. Tra le due linee, la linea Nativo e lalinea Picciotto, abbiamo assaggiato il NativoSyrah-Nero d’Avola 2010, un rosso rubinocarico dai riflessi violacei. Il naso è tipico evarietale, classico di questi due vitigni: pru-gna, viola, ciliegia rossa e lampone. In bocca èfresco, composto, di buon corpo. Nel finale dibocca ritornano i riconoscimenti varietali.

DonnadicoppeVia Nunzio Nasi, 109 - 91024 Gibellina (TP)tel. 0924.67453 - www.donnadicoppe.itAl Vinitaly Pad 2 Stand 128G

Gravello, Val di Neto 2009 - Librandi

Irrequieto e selvaggio, il Gaglioppo è unadelle varietà autoctone calabresi più antichedelle terre di Cirò, conosciuto anche come il“principe nero”. Il suo colore è blu cupo conintensi riflessi rubino. E’ il diretto discendentedell'uva con la quale veniva prodotto un vinomitologico chiamato Crimissa, che poi è ilnome in greco antico di Cirò. I Librandi sonoriusciti ad addomesticare il caratteraccio spi-goloso ed esuberante del Gaglioppo metten-dolo in compagnia del Cabernet Sauvignon,in quota al 40%, e giocando su un affinamen-to in rovere piccolo di 12 mesi, più sei mesi dibottiglia prima della commercializzazione. Ilrisultato è strepitoso. Il Gravello Val di Neto2009 è di colore rosso rubino carico con rifles-si violacei. Naso elegante e composto.Risaltano la ciliegia e le more, refoli floreali diviola con fini rimandi balsamici e speziati.Seguono pepe in grani, liquirizia e caffè. Inbocca è pieno, sontuoso, sapido, i tanninisono ponderati con millimetrica precisione.

Librandi S.S 106 Contrada San Gennaro88811 Cirò Marina (KR) tel. 096231518www.librandi.it Al Vinitaly Pad. 6 F2

Nero 2008 Conti Zecca

Il Negramaro (da Nigra e Mavros, nero), viti-gno principale di molte DOC pugliesi, è lavarietà più importante del Salento. Per rosatie rossi. Conti Zecca, una famiglia originariadel napoletano, è di casa a Leverano (Lecce)dal ‘500. Gestisce oggi quattro diverse tenuteper un totale di 320 ettari. Il Nero, 70%Negroamaro e 30% Cabernet Sauvignondella Tenuta Cantalupi, è un'intuizione dei fra-telli Zecca che risale agli anni Ottanta. Primaannata il 1997 e da allora un successo senzasosta. Il vino affina per 18 mesi in barriques,poi 12 mesi in botti di rovere da 30 hl, infine 6mesi in bottiglia. Il 2008 è rosso rubino cupocon qualche riflesso granato. Naso caratteriz-zato da frutta in confettura, tra cui pera e mir-tilli, liquirizia, e leggeri profumi di pasticceriae zucchero vanigliato. Al palato è morbido,ricco, i tannini rotondi. Notevole la struttura el’armonia ricercata. Sorprendentementepronto e invitante alla beva.

Az. Agr. Conti ZeccaVia Cesarea - 73045 LEVERANO (LECCE)Tel. 0832.925613 - www.contizecca.itAl Vinitaly Pad. 10 Stand F3

Terra di Lavoro 2009 Galardi

Quello di cui vogliamo raccontarvi è conside-rato dalla critica e dal pubblico come uno trai più grandi vini del nostro tempo. Il territorioè quello campano di San Carlo di SessaAurunca, a nord-ovest di Caserta. Vigneti e uli-veti digradano dalle pendici del vulcanospento di Roccamonfina verso il mare. Diecigli ettari vitati a 400 metri di altitudine, condensità di 4.500 ceppi per ettaro. Due i vitigni,Aglianico e Piedirosso, dove il primo, musco-lare, è per tradizione rinfrescato dal secondo,alleggerendolo e migliorandone la beva.Anche l’enologo è in questa vicenda un tas-sello chiave. Il Terra di Lavoro è consideratodai più il capolavoro di Riccardo Cotarella. Il 2009 è rosso rubino tendente al viola.Al naso frutti di bosco rossi e neri. Cenni bal-samici e speziati. Resina. Legno deciso manon dominante. Bocca intensa, fresca, tanni-no bello e graffiante. La sapidità fa pensare alterroir. Lunghissimo.

GALARDI, Azienda Agricola BiologicaStrada Provinciale Sessa Mignano81030 S.Carlo di Sessa Aurunca | CEtel/fax: +39 0823 708900 - www.terradilavoro.itAl Vinitaly: Pad. B Stand 1

Aglianico del Vulture, Basilisco 2008 -Basilisco

L'Aglianico del Vulture, vitigno autoctono abacca rossa di remota origine e tra le piùimportanti in Italia, trova in quest’aziendadella Basilicata due forme espressive di note-vole rilievo. La tenuta, estesa 20 ettari conesposizione a sud-sud est e dai suoli vulcani-ci, ricade nel territorio di Barile alle pendicidel Monte Vulture. La cantina, interamentescavata nel tufo, è un luogo di vera suggestio-ne. Recentemente l’azienda è entrata nellasfera di azione di Feudi di San Gregorio, chel’ha rilevata, pur mantenendone lo staff e lacompagine produttiva. La progressione nelbicchiere di questo millesimo di Basilisco ècosa rara, tutta da seguire. Il colore è rossorubino con sfumature viola. Per l’Aglianico unbiglietto da visita. Al naso è un elegante ping-pong tra una balsamicità che genera assuefa-zione, china, e profumi polposi di frutti dibosco, prugne e ciliegie. In bocca è vivo, teso,sapido. Un equilibrio gustativo perfetto. Icambiamenti, minuto dopo minuto, sono lacostante di un fascino irrinunciabile.Basilisco - Via delle Cantine 22, Barile (PZ)Tel. +39 0972 771033 www.basiliscovini.itAl Vinitaly Pad. 7/B stand B8/B9/C8/C9

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18 Supplemento al giornale on line del 25.03.2012

Un week-end trascorsoinsieme in occasione dellacena organizzata in colla-

borazione tra Cronache di Gusto eTelimar Palermo, ed una verticaledi Sassaia una domenica mattina,sono stati sufficienti a tratteggiaremeglio la figura di AngiolinoMaule. La verticale, in particolare, più chel’evoluzione del vino negli annisembrava descrivere l’evoluzionedi Angiolino nel tempo: dalleprime due annate prodotte, filtra-te e chiarificate (1999 e 2000), alperiodo delle lunghe macerazionicapaci di conferire al vino i tipicicolori aranciati, fino all’attualeequilibrio dato da macerazionibrevi di 5-7 giorni in uno splendi-do bianco non filtrato. Angiolino è una persona determi-nata e caparbia ma anche dub-biosa. Sempre col timore di averesbagliato qualcosa, sempre incerca di nuove sperimentazioni.Apparentemente sembra noncomprendere la portata di ciò cheha creato in anni di duro lavoro: lapiù grande associazione italiana

di vini del territorio (come amadefinirli lui), Vinnatur; un pensieroed una filosofia interamenteorientati al rispetto della vigna edel carattere naturale dell’uva edel vino. Non soltanto un metodo di pro-duzione rispettoso del territorio,ma la rinascita e la riscopertadelle varietà e degli aromi origina-li del vino. Chiunque assaggi perla prima volta un vino naturale, oterritoriale che dir si voglia, benfatto non torna più indietro.Intense fragranze, incredibileampiezza aromatica, profondità,mineralità. Un altro universo. Quello che stupisce di Angiolino èla sua costante ricerca di rispostescientifiche ai problemi della vini-ficazione. Lo studio della micro-biologia della vigna e del mosto,le soluzioni tecniche alle proble-matiche della vigna e della canti-na. Il fatto di non usare scorciatoiechimiche o prodotti enotecnicirende tutto più difficile. Fare unvino con metodi naturali è moltopiù complesso che produrlo con i

cosiddetti metodi “convenzionali”.A partire dalla vigna. Non usareprodotti di sintesi in vigna signifi-ca riuscire a creare e mantenereun equilibrio microbiologico cheostacola le patologie della vite. Incantina, fare a meno di prodottienotecnici significa essere capacidi tecniche alternative che ti con-sentono di ottenere i miglioririsultati senza snaturare il profiloorganolettico del mosto-vino. Un esempio su tutti Angiolino lofa quando parla della fermenta-zione alcolica. La fermentazione èun processo metabolico anaero-bio, cioè non necessita di ossige-no. Ma la mitosi cellulare, che faincrementare la massa dei lieviti, èinvece un sistema di replicazioneche richiede ossigeno. Quindi perevitare anomali arresti di fermen-tazione è inutile alimentare i lievi-ti con i mangimi azotati forniti daiproduttori enotecnici. E’ sufficien-te ossigenare adeguatamente ilmosto ottenendo così una fer-mentazione completa. E spiega come a tal fine ha modi-ficato i rubinetti dei rimontaggi

per consentire un’ossigenazionedel mosto con semplice ariaambiente. “Il vino migliore non è quello cheho oggi in bottiglia, ma quello che

avrò domani”. Questa può essereuna sintesi efficace del Maule-pensiero: la ricerca finalizzata allamigliore vinificazione naturale.

Massimiliano Montes

IL PERSONAGGIO Il patron di Vinnatur sempre all ricerca di nuove frontiere

Con l'inquietudine di chi teme sempre che qualcosa sia fuori posto. Sbagliando

“Il migliore prodotto?

Quello che

farò domani”

n pronunciate la parola Doc Sicilia quando siete in compa-gnia di Giuseppe Milazzo, patron di una rinomata cantina aCampobello di Licata, in provincia di Agrigento. PerchèMilazzo si infervora subito. «Se vogliamo inflazionare i vinidella nostra regione, allora facciamo la Doc e diamola atutti». L’imprenditore agrigentino pensa che i vini sicilianinon abbiano bisogno di riconoscimenti “appiccicati” sul-l’etichetta della bottiglia. «Ci sono vini prodotti in Sicilia chesono di gran lunga superiori a tanti vini doc prodotti invarie zone d’Italia. La mia paura è che la Doc Sicilia possaportare disagi, più che vantaggi, ai vini meritevoli . Pur tut-tavia mi sforzo di essere ottimista e sperare che la DocSicilia possa essere veramente un vantaggio». Poi la conver-sazione vira su altri aspetti. Prendiamo quelli commerciali.Numeri stabili lo scorso anno e cifre in rialzo quest’anno.«Certo, un mercato diverso nel 2011 c’è stato – dice Milazzo- ma la mia azienda ha registrato numeri in rialzo dell’8-10per cento. Cifre che sarebbero potute essere anche vicine al20 per cento se le cose fossero andate ancora di più nelverso giusto». Nessuna nuova produzione nè di spumanti

nè di vini per quest’anno. «Abbiamo unsacco di idee che custodiamo gelosa-mente in cassaforte – dice Milazzo – manon possiamo avviare una nuova pro-duzione per sole 4 o 6 mila bottiglie. Seci fossero numeri più importanti, pro-veremmo altre scommesse, si vedrà». InSicilia il mercato va bene, ma resiste lafascia bassa, «questo perchè i sicilianisono poco informati su quello che è inrealtà un vino buono. Nei supermercatisi trovano bottiglie di vino che costanopoco più di un euro. Ma cosa mai ci saràdentro una bottiglia che vuota costagià circa 30 centesimi?». Secondo lui laSicilia “dovrebbe incentivare ancora dipiù la produzione dei vini naturali” e pun-tare sulla longevità. «La nostra regione può fare grandi vini.Solo che dovremmo venderli dopo 8/10 anni di cantina,quando raggiungono l’espressione massima dei loro sapo-

ri e dei loro profumi». Poi un occhio alfuturo. «Stiamo realizzando un’espan-sione della nostra cantina per accata-stare maggiori quantità di vini – dice –Oggi i costi per conservare i vini perparecchi anni sono alti, ma puntiamosempre più a fare eccellenza. Edeccellenza vuol dire mettere sul mer-cato grandi vini che sono stati affinatiin cantina per molti anni». C’è spazioper una critica alle istituzioni. «Il pro-blema dei vini siciliani è la mancanzadi promozione – dice –. In alcuneregioni,o in certe nazioni, i vini hannoacquistato valore e sono diventatiimportanti grazie a promozioni di

marketing portate avanti da enti istitu-zionali. Dobbiamo fare di più». Infine il Vinitaly: «Grandeopportunità per conoscere nuova gente, ma non più fon-damentale Non mi aspetto grandi cose». G. V.

>>>IL PERSONAGGIO Il patron di una delle cantine più note spiega le ragioni del suo successo aziendale. E

avverte: “Temo che la Doc Sicilia spinga tutta la produzione dell’Isola verso il basso”

Milazzo: “La qualità? Nei vini longevi”

Giuseppe Milazzo

Angiolino Maule

Alcune delle bottiglie degustate per la verticale di Sassaia

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Qual è la molla misteriosache ci porta ad appassio-narci per un vino, ad esal-

tarlo o a denigrarlo, ad accapi-gliarci con degli sconosciuti suInternet, ad adorare contadini ner-boruti dalle barbe ispide o baronipiù o meno decaduti che ci ven-dono bottiglie carissime comepezzi di sogno strappati a terreignote? Cosa ci spinge a riunirci inhangar affollatissimi e surriscalda-ti, spintonandoci felici, elemosi-nando qua e là due dita di vino eun salatino, per poi finire la gior-nata in ginocchio e con il fegatoche implora pietà? Cos’è che ci fapercorrere chilometri e chilometriper tornare a Verona ogni anno,come uccelli migratori incapaci diresistere al richiamo imperiosodell’istinto? Da dove nasce ilnostro girovagare perpetuo travigne, cantine, enoteche e super-mercati osservati con perplessaindulgenza da mogli e amici? Una forza inspiegabile e infinita ciguida alla ricerca di qualcosa chein realtà esiste solo dentro di noi:un'idea di vino, un'ipotesi, unasensazione che probabilmentenon si materializzerà mai O forse sì. Giovanni Ascione ha

realizzato questo desiderio riu-scendo a trovare il vino del cuore,il vino che immaginava, il vino cheavrebbe voluto bere, con una

ricetta semplice e geniale: se lo èfatto da sé. Giovanni non ha eredi-tato proprietà e vitigni, savoir-fairsecolare o stemmi antinoreschi, è

un homo novus del vino, ma chein pochi anni ha saputo imporsiall’attenzione di pubblico e criticacon il suo Pallagrello Nero.Sull’etichetta si legge “NanniCopé”, il nome di fantasia cheGiovani s'era inventato nei suoigiochi di bambino e “Sabbie diSopra il Bosco”, che è il nome delvigneto.La passione per il vino viene dalontano, da quando Nanni lavora-va come consulente di una casaautomobilistica in Francia, ed èstata poi affinata col corso di som-melier AIS e completata colMaster in Analisi Sensoriale. Solodopo anni passati ad annusare,degustare, criticare e scrivere divino, Nanni ha trovato il coraggiodi passare dall’altro lato della bar-ricata: tra i produttori. Compra lavigna nel 2007 e nel 2008 imbotti-glia per la prima volta.La vigna Sopra il Bosco si trovanelle vicinanze di CastelCampagnano, in provincia diCaserta - un minuscolo borgo apochi chilometri dal Volturno - suuna collina formata da un bloccodi arenaria. La pietra sbriciolando-si in superficie ha dato origine aduno strato di oltre cinquanta metri

di sabbia, fornendo un suoloestremamente drenante anchegrazie alle forti pendenze .Nanni ama profondamente que-sta sua unica vigna, due ettari emezzo orientati a nord. La studia,la coccola, la conosce palmo apalmo: le piante sono censite unaad una e l’intero vigneto è separa-to in settori, con potatura e raccol-ta differenziata. Il Pallagrello Neroè un vitigno a maturazione tardi-va, dalla buccia spessa, dai tanninifinissimi, in grado di dare vini dallaforte personalità. Nanni Copé loha interpretato con rigore, facen-done un vino elegante ed austeroche secondo le sue parole "aspiraalla verticalità”. Nanni è un produt-tore raffinato e - come la vigna -cura il suo vino col massimorispetto. Non si definisce "natura-le” solo perché preferisce restarelontano dalle furibonde querellesul tema, ma il suo vino parla unalingua schietta e pulita: ovveroniente legno invasivo, nessunasurmaturazione, nessuna concen-trazione eccessiva. Un piccolocapolavoro di un appassionatoche ha saputo tornare bambinoper realizzare il sogno di unavigna. Armando Garofano

IL PERSONAGGIO Storia di Giovanni Ascione, un passato ad occuparsi di automobili

Poi la folgorazione per il mondo del vino. E così nasce l’etichetta Nanni Copè

La passione color rubino

Vino e turismo. Ecco le carte che si gioca la Campania inquesta edizione del Vinitaly. Comunicherà al pubblico diVerona attraverso i territori del vino. Formula che già datempo sta dando risultati, facendo raggiungere ai produt-tori, piccoli e grandi, importanti traguardi produttivi e qua-litativi. La Campania è tra le prime regioni del vino ad averemeglio comunicato nel mercato interno ed estero la pro-duzione legata al territorio, con il recupero di perle enolo-giche e colture tradizionali oramai dimenticate. Nel clima dicrisi globale e di altissima competizione sullo scaffale, laregione ha scelto come bandiera la filosofia del piccolovigneron, in questo modo rassicurando e conquistando ilfavore del consumatore.Così, con il messaggio della qualità coltivata in vigna, i vinicampani stanno andando alla riscossa sulle più importantipiazze del vino, guadagnando terreno nei confronti dellegrandi e tradizionali aree viticole del Paese. Escalation che iproduttori affrontano con la tempra di realtà emergenti macon una tradizione millenaria alle spalle. Il vino in questa corsa non è un poi un elemento solitario,ma è ritornato ad acquisire il significato che aveva untempo, fulcro del luogo in cui nasce. Così oggi la Campaniaafferma in modo corale, più di altri, il vino come parte trai-nante di un sistema dal quale non può prescindere. Lo spiega l’assessore regionale all’Agricoltura VitoAmendolara. “La Campania è una delle regioni che staavendo maggiore successo presso i consumatori italiani e

del resto del mondo. Questo ci portaad affrontare la nuova edizione conspirito positivo. Più che positivo.Quest’anno ritorniamo a Verona –continua l’assessore - con la stessaimmagine dell’anno scorso.Porteremo la statua di Apollo custodi-ta a Pompei. Rappresenta l’immaginedel territorio della Campania e voglioreiterare la motivazione per cui abbia-mo riproposto la stessa immagine,convinto che il vino si leghi in manieraindissolubile col territorio, rappresen-ta ciò che gli da forza, valore e qualità,non solo per il pregio dei vitigni quan-to proprio per la passione che legal’uomo a quel territorio”.Il programma di incontri e degustazioni che porta laCampania a Veronafiere accende i riflettori sui vitigniautoctoni, tema centrale del padiglione."Abbiamo pensato di puntare sui vitigni autoctoni - riferi-sce sempre l'assessore Amendolara - perché punto disnodo oggi per essere competitivi nei marcati nazionali einternazionali. Non solo per la qualità ma pensiamo possa-no essere apprezzati proprio i legami forti che porta dentroil nostro vino. Questo anche nell'ottica dello sviluppo turi-stico delle nostre aree viticole. Ci aspettiamo infatti una

presenza piu marcata non solo deibuyer ma anche una forte domanda daparte del comparto turistico e da partedegli enoturisti". Turismo e vino, insomma, binomio diuna nuova evoluzione del compartovinicolo campano, nel quale giocanoun ruolo chiave le donne del vino.Mentre il veicolo privilegiato per avvici-nare i consumatori alle etichette madein Campania sono invece le Strade delVino, su cui la Regione starebbe inve-stendo consistenti risorse. Tra queste laStrada del Sannio, a cui verrà dedicatauna presentazione. "L'Agricoltura lapensiamo nella prospettiva della sussi-

diarietà per tutti gli altri settori. InCampania come in Sicilia l'agricoltura si porta dietro la cul-tura e il turismo. Le strade del vino sono il veicolo e lo stru-mento attraverso cui si incanala tutto questo. La Regionesta investendo parecchio affinché le strade operino nellamisura in cui riescono ad offrire al turista un territorio diaccoglienza d'eccellenza, altrimenti non hanno motivo diesistere. Sono un veicolo a supporto non solo del vino,sono principalmente la testa di ponte per trascinare versouno sviluppo le altre risorse del territorio", ribadisce ancoraAmendolara. M.L.

>>>L’indirizzo è quello di promuovere vitigni autoctoni. L’assessore all’Agricoltura Amendolara:

“Stiamo avendo maggior successo sia sul mercato nazionale che su quello internazionale”

Campania, il territorio che fa la differenza

L’assessore Vito Amendolara

Giovanni Ascione

Supplemento al giornale on line del 25.03.2012

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20 Supplemento al giornale on line del 25.03.2012

Potremmo dire con violenzache il vino calabrese tecni-camente non esiste, perché

non esiste nelle carte dei vini deiristoranti italiani più o meno bla-sonati e nelle enoteche più omeno fornite extraregionali. LaCalabria del vino ha perso, senzagiri di parole, il treno degli anni delboom, di quando il vino da ali-mento è diventato immagine,premi vinti, grandi nomi, prezzinecessariamente alti e mondani-tà; ma anche concentrazione,legno nuovo, vitigni internaziona-li, alta gradazione alcolica. Diquando le parole chiave eranoEnologo, Tre Bicchieri, Merlot eChardonnay, Parker e WineSpectator. Fino a poco tempo fa leaziende erano pochissime e laproduzione rappresentava solol’1% del totale nazionale. Poi pianpiano il risveglio c’è stato ma ilmodello degli anni del boom a cuitanti si sono ispirati andava affie-volendosi e gli sforzi fatti dai terri-tori e produttori è stato poco effi-cace. Ma il lavoro è iniziato e oggisi può parlare di un rinascimentodel settore vitivinicolo dell’interaregione grazie alla caparbietà ealla lungimiranza di quanti hannotenuto ferma la barra anche quan-do il vino calabrese era poco oniente considerato.La convivenza di fattori determi-nanti come il desiderio di riscatto,il riconoscimento della potenziali-tà territoriali e ampelografiche, dicui la regione è ricca, e l’occasionedegli aiuti alle imprese da partedelle organizzazioni comunitarie,hanno contribuito alla nuova sta-gione che tutto il mondo del vinonazionale sta seguendo con inte-resse. I freddi dati descrivono una regio-ne che nel quinquennio 2006-2010 ha abbassato la produzionetotale del quasi 10% e innalzato lasuperfice vitata del 2% (con unaconsiderevole quota portata dallaprovincia cosentina), ma soprat-tutto che ha ridotto le rese perettaro e che sta imboccando lastrada della qualità con unaumento, sempre nel periodo diriferimento, dei vini a Doc del 1,3%e addirittura del 30% per le Igt. Unaltro dato registrato che risultaessere assai significativo, infine, èquello dalla crescita della produ-zione del 10% dei vini bianchi,indice di uno sviluppo di aree pro-duttive più vocate, di collina e dipremontana (fonte inumeridelvi-

no.it). Un fattore determinante nelpanorama vinicolo nazionale èdato dal sempre crescente inte-resse alle produzioni meno scon-tate, al ruolo e alle specificità divitigni meno votati alle ipercon-centrazioni e maggiormente lega-ti ad uno stile invece coerente conle tradizioni del territorio. A dimo-strazione di ciò, vi è il crescenteinteresse della stampa specializza-ta e del mercato nei confronti delmondo del vino calabrese e la pre-senza più intensa sul territorio dienti e istituzioni. Vitigni come ilGaglioppo, il Magliocco o ilMontonico cominciano ad esseremaggiormente noti alle orecchiedegli appassionati e una pattugliadi altri produttori importanti haaffiancato da qualche tempo l’im-pegno delle grandi aziende comeLibrandi, Ippolito e Fattoria SanFrancesco, fino a poco tempo fasolitari portabandiera del vinocalabrese.Questo fenomeno è evidenziatoanche dalla crescente presenza diimportanti nomi dell’enologianazionale tra le nuove firme dimolti produttori, a dimostrazionedell’assenza di un’enologia regio-nale di alto profilo e della scarsitàdi produttori-vigneron in grado difare in prima persona vini di eleva-ta qualità. Inoltre, ciò che ad oggimanca è una maggiore conoscen-

za delle diverse anime del territo-rio e si rischia di parlare in manie-ra più diffusa della Calabria, consi-derandola in maniera abbastanzaindifferenziata, sottovalutando isuoi oltre trecento chilometri dilunghezza e le sostanziali differen-ze pedoclimatiche e colturali dellediverse zone che la compongono,a partire dalla zonadel crotonese, pergiungere a quelledella media costatirrenica, di Biancoo del Pollino. Perquanto riguarda isingoli territoristiamo assistendoad un fermentoconsiderevole intutte le zone vitivi-nicole. Chi prima chi dopo, gli ele-menti che stanno facendo regi-strare l’inversione di tendenzahanno stimolato la crescita enuove aziende sono nate e si stan-no affermando sul mercato. ACirò, che per anni è stato il soloterritorio a rappresentare la vitivi-nicoltura calabrese, sono arrivatenuove aziende che hanno messoin discussione situazioni consoli-date da decenni. Sebbene sianonate aziende da grandi numeri lanovità è data dai piccoli vigneronche hanno riscoperto lo stile pro-duttivo proprio del territorio, con-

travvenendo anche alle modifichedel disciplinare voluto da grandi eaffermati produttori. Francesco Maria De Franco di ‘AVita è stato il portabandiera di unanuova stagione produttiva a cui sisono uniti altri micro-produttoriilluminati come GiuseppeIppolino di Du Cropio, i fratelli

Parrilla di Tenuta delConte, Sergio Arcuri,Cote de Franze. Più asud, nel reggino, siregistrano attività dienoturismo tra le piùsviluppate della regio-ne con la riscopertadei vigneti terrazzatitipici della Costa Violatra Palmi, Bagnara eVilla San Giovanni e a

Bianco. Qui tanti giovani si stannocimentando con il passito daGreco di Bianco e da Montonico esi sono alleati in un’associazionedi produttori per condividere glisforzi di promozione e comunica-zione. Nel lametino la situazione èancora un po’ tiepida ma le duegrandi aziende, Statti e Lento,hanno ristrutturato e rinnovato laproduzione e si sono organizzatesul piano della promozione e dellacommercializzazione con unapproccio più incisivo e determi-nante. Ma la grande novità vienedal Cosentino. Negli ultimi 10 anni

un gruppo di produttori si è affac-ciato sul mercato, generando unmovimento mai visto prima inquesta regione. Dapprima con lacostituzione di un consorzio, cheha garantito un innalzamento dellivello qualitativo della produzio-ne generale, ed oggi con la crea-zione di una Doc provinciale, laTerre di Cosenza, che ha inglobatotutte le diverse denominazionidella provincia candidandosi adiventare la denominazione piùgrande e produttiva dell’interoterritorio regionale. Ai produttori come DemetrioStancati di Serracavallo, LidiaMatera di Tenute Terre Nobili,Mauro e Maria Teresa Colacino, sisono affiancate tantissime nuoverealtà, se ne contano più di 50.Stanno animando la produzione eil mercato sia con piccole produ-zioni di nicchia ma anche congrandi numeri, come testimonia-no le aziende I Greco a Cariati eCampoverde a Castrovillari. Altrotassello di questo grande fermen-to della provincia si deve registra-re intorno al fenomeno Saracena,dove la riscoperta del MoscatoPassito e la grande notorietà cheha saputo conquistare ai piani altidell’enologia italiana con la fami-glia Viola di Cantine Viola e con ifratelli Bisconte di Feudo deiSanseverino. All’opera fatta daiproduttori e dalle istituzioni si uni-scono altri due fattori determi-nanti questa nouvelle vague delenogastronomia calabrese. Dauna parte lo sviluppo e la crescen-te diffusione delle associazioni digourmet che hanno contribuitoall’”evangelizzazione” dei calabre-si. Penso a Slow Food con i corsi ela riscoperta della tradizione e del“chilometro zero” ma anche all’Ais,alla Fisar e all’Onav che hanno for-mato centinaia di giovani somme-lier sia appassionati ma special-mente professionisti che sonoandati a portare forza specialisticaalla ristorazione regionale.Dall’altra il fermento intorno all’al-ta ristorazione di qualità che si èunita in associazione, ha fatto delriscatto il proprio stendardo e che,dopo quasi 20 anni, ha permessoche le “stelle” siano tornate a brilla-re a L’Approdo di Concetta e PinoLopreiato e al ristorante Dattilodell’azienda agricola di Rober-toCeraudo, altro illuminato e grandeproduttore di vini di qualità dellacosta Jonica.

Giovanni Gagliardi

La regione ha perso il treno del boom. Ma è cominciata la riscossa

Calabria, il rinascimento

parte da Cosenza

C’è moltointeresse per i vitigniGaglioppo,Magliocco e Montonico

L’INCHIESTA

Vigneti di Palizzi

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21Supplemento al giornale on line del 25.03.2012

Stand 65D - 79E

Igiovani, l’export, la situazionenazionale, la regione più promet-tente per il futuro.

Sono questi i punti toccati in un’in-tervista a Rolando Chiossi, vicepresi-dente Gruppo Italiano Vini che sulVinitaly pone molte e buone speran-ze: “Il Vinitaly quest’anno ha un’im-postazione un po’ diversa, vincente amio avviso. Noi siamopresenti in forzacome GruppoItaliano Vini e ciaspettiamo una pre-senza importanteanche perché que-st’anno non c’è lafiera di Bordeux equindi molti operato-ri orientali riusciran-no ad essere presen-ti”. Meno prometten-te, almeno in terminedi numeri e di consumi, invece, ilfuturo del vino in Italia. “Sono 39 i litripro capite consumati in un anno -afferma Chiossi-. Un dato che siabbassa in media di un litro all’anno.Nel dopoguerra si consumavano

oltre 100 litri di vino a persona, nel1986 all’incirca 65 litri. Questi datitestimoniano il cambio delle abitudi-ni alimentari: si beve meno vino apranzo e anche la sera nei ristoranti”.La salvezza del settore sono le espor-tazioni. Il 50% della produzione ita-liana, va infatti, all’estero e raggiungei Paesi dell’Est, fra cui Russia, Cina e

Giappone, maanche dell’ovest,dagli Usa al SudAmerica. Si beve meno, ma sibeve meglio, o no?“Sì - spiega Chiossi–. Alcuni studi sullagrande distribuzio-ne testimonianoproprio questo conun ribasso del con-sumo nei super-mercati del -1,1%. Il

vino da tavola, dunque, si riducesempre più e si va verso un prodot-to più qualificato, verso le produzionia denominazione”. Per quel cheriguarda i trend poi aggiunge: “C’èun ritorno dei vini bianchi e dei rosa-

ti, più freschi e profumati dalle carat-teristiche floreali. C’è un ritorno a vinipiù “facili” da bere con minor grada-zione alcolica. Tirano molto le bollici-ne, Prosecco, Asti ma anche ilLambrusco”. Ora, però, bisogna guar-dare al futuro, ai giovani: “Bisognaeducare al corretto consumo delvino al di sopra dei 16 anni – dice ilvicepresidente di GIV-. E’ un ottimointegratore alimentare e soprattuttoall’interno della dieta mediterraneaha effetti benefici sulla salute”. A chiinvece vuole lavorare con il vinodice: “I giovani sono i benvenuti. E’importante però che partano da unatteggiamento non individualista eche anzi siano propensi all’aggrega-zione”. Fra gli esempi migliori e daseguire c’è sicuramente il Triveneto:“In questo momento – concludeChiossi- è l’area geografica che stafacendo meglio e che vanta alta qua-lità e alta competizione. Siamo lontani da altre realtà più dif-ficili come quella toscana o sicilianadove la produzione è stata dimezza-ta”.

Piera Zagone

Il vicepresidente Rolando Chiossi parla dei trend di consumo e vede

nei giovani e nelle loro nuove abitudini la chiave di volta del comparto

Il Gruppo Italiano Vini:

a salvarci sarà l’export

“C’è un ritornodei bianchi edei rosati, più freschi eprofumati dallecaratteristichefloreali

Un vigneto in Toscana

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Consulente per diverse canti-ne in Campania, Basilicata,Puglia, Calabria e Sardegna,

Vincenzo Mercurio è in Italia tra imaggiori esperti degli aromi e deidifetti del vino. Si forma in Franciain Borgogna, nel suo passato vi è lacollaborazione con Mastroberar-dino. Dal 2007 lavora in proprio ecollabora con uno dei nomi più alti-sonanti del mondo di Bordeaux,Denis Dubourdieu.

Come nasce il tuo rapporto colvino?

La degustazione con amici di vinid'oltralpe mi ha “acceso la luce”,prima consumavo malvolentierivini artigianali. Poi il gran colpo difulmine con i vini campani, la magiadel primo Vinitaly , la possibilità didegustare vini da tutta italia e datutto il mondo uno dopo l'altro.

La Campania si caratterizza comeuna regione dalla grande biodi-versità ma con una proprietà ter-

riera molto frammentata e azien-de molto piccole. Può essere unlimite?

Il limite sussiste solo quando non siriesce a fare squadra. Purtroppoquesto accade spesso soprattuttoal Sud, dove i consorzi non riesconoa decollare e nelle rare occasioni incui decollano non volano alto.

I produttori campani hanno com-preso che i loro sono i vini piùlongevi d’Italia?

In campania abbiamo sicuramentevitigni che coltivati in zone freschee con il giusto equilibrio idrico sonoin grado di produrre vini longevi,penso all'Aglianico in primis e alFiano. Con alcuni amici ci divertia-mo a degustare bianchi anche con30 anni di invecchiamento. Sperotanto che al più presto termini que-sta incessante ed inutile corsa abere il vino più giovane possibile, eche prendano piede nuovi discipli-nari con la dicitura riserva anche

per i bianchi.

Cosa ne pensi delle DO?

Spesso nella redazione dei discipli-nari si osa poco per non fare scelteimpopolari. La scommessa del

prossimo futuro saranno le scelteimpopolari.

Cos’è per te il tanto inflazionatolegame col territorio?

Il territorio, sinceramente me neconvinco sempre più, è la cultura diun popolo, il loro modo di vivere, diinteragire con il mondo. Sopra ogni cosa l'uomo è il vero ful-cro del terroir, poi il suolo, il clima, ilvitigno. Sempre più spesso ritrovo, nei vinidegustati, la personalità del pro-duttore, soprattutto quando si trat-ta di piccoli vignerons.

Un vitigno su cui scommettere-sti?

La lista è molto lunga, provo a sinte-tizzare. Scommetterei sul maglioc-co del Pollino, sul cagnulari sardo,sulla biancolella di ponza, sul santa-sofia cilentano, sull’uva di troiapugliese, sul coda di volpe campa-no.

Come giudichi in generale i vinidel Sud Italia? Punti di forza,punti di debolezza?

Degusto spesso vini provenienti datutto lo stivale, e trovo straordinariala forza dei nostri vini del Sud.Credo sia il momento di scrollarci didosso il complesso di inferioritàche ci caratterizza, e aggredire ilmercato.

E della Sicilia cosa conosci?

La Sicilia mi ha stregato dal primoincontro. La trovo una terra fatata, einvidio tanto chi ha la fortuna diviverci. Sono rimasto folgoratodall'Etna e le sue vigne eroiche,trovo il nerello cappuccio, il nerellomascalese ed il caricante dei vitignidi una eleganza superiore. Hobevuto nero d’avola fantastici, lon-tani anni luce dal modello super-concentrato degli anni novanta. Hoavuto anche la fortuna qualchemese fa di degustare un Marsalacommovente. F.C.

22 Supplemento al giornale on line del 25.03.2012

Vincenzo Mercurio, consulente enologo esperto nei difetti del vino, analizza

punti di forza e debolezza sui vitigni della sua terra e del Sud Italia

“I bianchi della Campania

meritano la dicitura Riserva”

Vincenzo Mercurio

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Anche quest’anno Verona sarà Sol, il SaloneInternazionale dell’Olio Extravergine di Qualità.Diciottesima edizione per l’evento che si conferma il

principale punto diriferimento nazionaledel settore olivicolo.Qui ogni anno si dannoappuntamento pro-duttori e buyers nazio-nali ed esteri perapprezzare il megliodella produzione olivi-cola. Sol e le iniziativecorrelate diventanodunque un ottimostrumento di promo-zione. E quest’anno alSol sarà anche prota-gonista la Sicilia contutte le sue varietà chesi stanno imponendo-sulle tavole di tutto ilmondo."Assieme al vino l’olio costituisce uno dei pilastri dell’agricol-tura e dell’economia siciliana. – afferma il direttore generaledell’Irvos, Dario Cartabellotta - Otto denominazioni di origineper tutti i gusti e gli usi in cucina. Perché l’obiettivo dell’Irvosnon sarà solo quello di puntare al miglioramento qualitativo

della produzione olivicola siciliana, ma sarà anche quello cul-turale legato ad una sana alimentazione. L’olio d’oliva extravergine siciliano fa bene alla salute ed è

consigliato, a livello diprevenzione medica, con-tro il colesterolo, l’infarto,il diabete, la sterilità, soloper fare un esempio. Lapresenza al Vinitaly – con-clude Cartabellotta - saràcosì un primo step, unaprima prova. Oltre a costi-tuire, come lo è da anniper il vino, una grandeopportunità per le azien-de produttrici presenti.Quest'anno la formula delTaste&Buy si raddoppiaper il vino e si estendeall’olio”. La mattina del 26 marzoinfatti a Verona, all’inter-no dell’Internatio-nal

Meeting Point di Sol, si svolgerà il primo Taste&Buy dell’oliodurante il quale un gruppo di dieci/quindici buyer potràdegustare gli oli in esposizione ed incontrare i produttori. Sitratterà in pratica di una degusta-zione/incontro in modalitàwalking around.

A Verona anche in questa edizione la rassegna sugli extravergini di qualità

La Regione «Per la Sicilia la produzione olivicola pilastro dell’economia»

23Supplemento al giornale on line del 25.03.2012

Sol, alla ricerca

dell’olio perfetto

Un momento dell’imbottigliamento dell’olio

Azienda Rollo (Rg)Frantoio Gatto Biagio (Rg)Az. Agricola Baglio Ingardia (Paceco)Chiarandà S.re e figlio (Rg)Olivoil Marchio Olis (Tp)Edoardo e Manfredi Gallo (Cl)Frantoi Cutrera & C. snc (Rg)Oleificio Francesco Costa (Ct)Bonolio sas (Ag)Az. Agr. Cirinnà Vincenzo (Sr)Romano Vincenzo & C. sas (Ct)Az. Agr. Villa Ponte (Rg)Falco Mario (Pa)Consorzio Tutela Olio Dop Belice (Tp)La Goccia d'Oro (Ag)Soc- Agr. Alicos sas (Tp)Az. Agr. Bonanno Domenico (C. di Mazara)Terraliva (Sr)Provenzani Rosaria (Ag)Campo d'Oro di Licata Paolo &C. sas (Ag)Olio Arkè e natura di Diliberto SEM&C. (Cl)Antico Frantoio Vallone (Tp)Aipolivo Soc.Coop. per azioni (En)Consorzio Tutela Olio Dop Monte EtnaAz. Agr. Gregorio De Gregorio (Pa)Oleificio Fazio Signorino (Ct)Az. Agr. Mandranova (Pa)Biologic-oil G&C. sas (Cl)Manfredi Barbera & figli spa (Pa)Consoli Pasquale e F.lli snc (Ct)

L’elenco delle

aziende partecipanti

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24 Supplemento al giornale on line del 25.03.2012

Un’azienda palermitana lancia l’iniziativa rivolta ai ristoratori per far conoscere

etichette e piatti. “Il vantaggio di poter aggiornare in tempo reale menù e cantina

rdinare un piatto solo dopoaver visto come lo prepara lochef. Leggere tutte le informa-

zioni sul nostro vino preferito, guar-dando immagini o video della cantinadove viene prodotto. Non è fantascien-za da film. È realtà. Ed è un’idea natadalla SecurProject di Palermo. ConGilda Pumo e GianMarco Toia comeresponsabili. Questo modo diverso dileggere un menu si chiama “Mise entouch”. Ed è un App per gli I-Phone od itablet. Una vera rivoluzione che cam-bierà il modo di vivere il momentodella scelta dei piatti ad un tavolo.Un’altra novità dell’azienda palermita-na, ormai al lavoro su queste applica-zioni da molto tempo, è quella per lacarta dei vini. Che si chiama “La cartadel vino”. E che è già stata scelta e verràutilizzata a breve dalla Locanda di DonSerafino di Ragusa Ibla che inserirànella sua carta dei vini “virtuale” oltre1.300 etichette. In pratica, questaapplicazione consentirà ai clienti discegliere il vino per il pranzo o la cenain maniera semplice e divertente. Nonsolo, perchè potranno essere inseriti

La carta dei vini in un app

Bianchi e rossi sul tabletO nel menu criteri di ricerca ristretti in

base alle nostre esigenze (come regio-ne preferita del vino, cultivar, tipologia,prezzo e molto altro). Ha una graficamolto accattivamente e, soprattutto, dala possibilità al ristoratore di gestire lalista in maniera semplice grazie all’ac-cesso ad una speciale area privata,modificando informazioni sui vini o, peresempio, sul prezzo. Per i maniaci delvino, poi, la possibilità di leggere anchele schede tecniche dei vini. Per utilizza-re l'applicazione non è necessaria alcu-na connessione Wi-fI all'interno dellocale. Inoltre ci sono, su richiesta delristoratore, due impostazioni speciali: ilprimo è il multilanguages, ossia unmenu disponibile in varie lingue. Ilsecondo consente di gestire a chiacquista l’applicazione, le giacenze dimagazzino. Questo nuovo modo diimmaginare la carta dei vini, oltre aduna semplicità di gestione soprattuttoper i ristoranti da “grandi numeri”, evite-rà la “noia” di dover ristampare spesso lacarta dei vini per apportare le necessa-rie modifiche. «Attraverso il pannello diamministrazione – spiega Gilda Pumo -

si potranno eliminare i vini che non sivogliono più in lista, nascondere quellimomentaneamente fuori stock,aggiungerne nuovi, variare prezzi etanto altro. Poi il livello di personalizza-zione segue le esigenze del cliente». Leapplicazioni della SecurProject, però,non si fermano. Queste applicazioni tra-sferiscono il menu tradizionale su unsupporto mobile in modo da coinvol-gere i clienti nella scelta dei piatti inmaniera originale. Non solo sarà possi-bilie visionare il menu compreso di tuttigli ingredienti, ma sarà possibile inseri-re menu speciali, per esempio per vege-tariani o persone che soffrono di pro-blemi alimentari ed allergie ed, infine,integrare il menu con tracce audio evideo per spiegare determinate cose.Nell’AppStore sono disponibili due ver-sioni di Mise en Touch. Una "preview"gratuita per cominciare a familiarizzarecon il prodotto ed una seconda versio-ne non personalizzabile di Mise enTouch a 79,99. Poi le applicazioni pos-sono essere integrate con i tecnici del-l’azienda.

Giorgio VaianaLa carta del vino per l’Ipad creata da SecurProject

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25Supplemento al giornale on line del 25.03.2012

L'associazione che racchiude 26 ristoranti di alta gamma, compie dieci

anni e presenta i nuovi progetti. “Il nostro obiettivo: dare risalto ai giovani”

e Soste di Ulisse sono ungrande contenitore. Pienodi sogni e di solide realtà. I

protagonisti sono i professionistidell’accoglienza di alta qualità inSicilia. “Facciamo una selezioneche riguarda soltanto ed esclusi-vamente la qualità nell’Isola. Unmodo così per promuovere que-sta terra e dare una spinta amigliorarla”, spiegano EnricoBriguglio e Giuseppe La Rosa,rispettivamente presidente esegretario dell’associazione. Le Soste di Ulisse non cercano sol-tanto il grande nome o il luogomolto gettonato. E’ l’attenzionealle piccole realtà a fare la diffe-renza Ne è la dimostrazione l’inse-rimento del Relais Briuccia diMontallegro, in provincia diAgrigento.

Quali sono le differenze rispettoa vent'anni fa nell'ambito dellaristorazione?

«Vent’anni fa non c’era molta reat-tività rispetto al qualità dell’acco-

glienza. Oggi si affrontano questitemi obiettivamente in mododiverso. Per quest’ c’è anche atten-zione al nostro progetto, un con-tenitore che riesce a seguire ilcliente al suo arrivo in Sicilia edurante tutto il suo soggiorno,indicandogli le mete più presti-giose».

Attraverso quali criteri effettua-te le vostre ricerche per poiinserirle nel vostro circuito?

«I selettori siamo noi e il nostrogusto. Rispetto a dieci anni fa,quando abbiamo istituito l’asso-ciazione, ci siamo miglioratiapprendendo attraverso i con-fronti, le riunioni, lo scambio diinformazioni. Costituire una reteper lo scambio di informazioni èun moltiplicatore di qualità».

Quali sono i nuovi progetti peril 2012?

«Un po’ di cose. Vorremo istituire

un premio per giovani chef, unaborsa di studio per per poter tra-smettere il concetto del Made inSicily nel mondo. Stiamo valutan-do di poter avere la Regione comepartner attraverso l’associazionecon l’agricoltura ed il turismo.Un’altra meta: creare un appunta-mento annuale che nel tempo sipossa ripetere in più parti dellaSicilia. Di anno in anno si potreb-bero invitare chef importanti ditutta Italia. E in questo contesto,evidenziare maggiormente lostretto legame che c’è fra turismo,enogastronomia e l'hotellerie dipregio».

Quest’anno si festeggiano idieci anni di attività delle Sostedi Ulisse

«Per l'occasione sarà realizzato unevento con l’obiettivo di far parla-re a lungo del meglio della Sicilia».

I giovani sono il futuro dell’eno-gastromia…

« Si purché la qualità sia un con-cetto mentale, che bisogna averedentro. Il futuro della gastronomiain Sicilia come in Italia, è in manoa molti chef bravi».

Si può riuscire a trattenere i gio-vani talentuosi?

«Se c’ il sostegno da parte delleistituzioni sì. Le chances ci cono.Vorrei ricordare che la ristorazionein Sicilia, 10 anni fa era in mano achef che parlavano un linguaggiodifficile. L'unico che si distingueva,nonché l'unico stellato, era NinoGraziano. Non c’erano giovanichef che si mettevano in discus-sione, che parlavano un linguag-gio internazionale, che potesseroparlare di territorio, e soprattuttodi prodotti di territorio. La ristorazione ha fatto questosalto di qualità aiutando anchel’agricoltura. Basti solo pensare aiformaggi, all’olio, al vino del terri-torio che prima non erano perniente valorizzati».

M. A. P.

Soste di Ulisse, l’eccellenza

col marchio della SiciliaL

Giuseppe La RosaEnrico Briguglio

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26 Supplemento al giornale on line del 25.03.2012

iccoli ristoratori e chef stellati siamo tuttinella stessa barca. Non siamo usciti anco-ra dalla crisi. Se ne parla almeno fra cin-que anni. Ci stiamo ancora leccando le

ferite del brutto 2009”. Parla cosìCiccio Sultano, chef bistellato patrondel Duomo di Ragusa, della situazio-ne odierna che vive il settore.Nessuno spiraglio di ripresa econo-mica per il momento e il tipo di clien-tela che spendeva per piatti di uncerto livello sarebbe solo un ricordo.Persino le dinamiche della ristorazio-ne di qualità sarebbero cambiate.Vicina al cliente, con formule più ras-sicuranti per il portafogli, quindi conmenu concentrati sulle materie primedel luogo e con pochi effetti speciali. “In questo momento stiamo facendouna guerra di posizione. Non possia-mo permetterci lussi, dobbiamostare qui a lavorare nel nostro territorio, a curare per-sonalmente il cliente, con iniziative per coinvolgerloe avvicinarlo al nostro mondo. Da questa considera-zione sono nati i nostri light lunch e il progetto dellascuola di cucina a casa mia”, dice Sultano. Per sopravvivere, gli chef, anche i big, si starebberoallora adeguando alle leggi che regolamentano laspesa dei clienti, la quale è cambiata persino per glihabitue’ dei ristoranti stellati.

“Non c’è più la clientela di una volta – raccontaSultano -. Adesso chiamano e mandano mail persapere esattamente i prezzi”.Migrando le cifre verso quote più a portata di porta-

fogli, cambiano anche le refe-renze sulla carta dei vini. Latendenza generale, come rife-risce Sultano, sarebbe quella didare più spazio a vini del terri-torio e ad annate più accessibi-li. “Il vino è sempre il protago-nista della tavola, ma adesso sipresta più attenzione all’eti-chetta da scegliere, per farrientrare il tutto in un contosostenibile. Nella selezionedelle referenze si dovrebbe dipiù guardare al territorio. I vinidevono parlare il dialetto delluogo in cui nascono. La cartadei vini deve avere questa

impronta”. Lo chef poi lancia un appello ai produtto-ri di vino. “Dovrebbero venire ancora di più incontroalle esigenze attuali di noi ristoratori. Adesso, in que-sto periodo di crisi, sono ritornati a ad avere rappor-ti diretti con noi. Hanno dimenticato per troppotempo che il primo, vero, mercato per loro è il risto-rante. Attraverso il nostro lavoro noi facciamo cono-scere i loro vini”.

M.L.

Parla Ciccio Sultano il patron del ristorante bistellato Duomo a Ragusa:

“La situazione mette sulla stessa barca piccoli e grandi ristoratori”

Le star dei fornelli

e la guerra di posizione

Lo chef Ciccio Sultano

E lancia unappello ai produttori di vino:“Dovrebberovenirci incontro,per troppo tempohanno dimenticato ilnostro ruolo”

“P

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www.shalai.it

27Supplemento al giornale on line del 25.03.2012

Il 2012? “Un anno incostante”. Lodefinisce così Marianna Vitale, gio-vane chef del ristorante Sud aperto

nel 2009 a Quarto, comune della pro-vincia di Napoli di quasi 40 mila abi-tanti nella zona dei Campi Flegrei. Con lei abbiamo voluto fare una chiac-chierata sullo stato della cucina cam-pana, della cucina deigiovani e sulla crisi. “Lacrisi colpisce tutti,anche i ristoranti dinicchia” sentenziasenza esitazioni.“Generalmente ilmomento può defi-nirsi in calo rispettoagli anni scorsi ed in particolare rispet-to all’anno passato. Sono cambiatisoprattutto i trend di presenza e sedovessi definire il 2012 userei l’agget-tivo “incostante”. C’è un aumentosostanziale degli ospiti nel fine setti-mana e un fenomeno di calo nei giornilavorativi, anche se è capitato che si siaverificato l’esatto contrario. Questorende più difficile l’organizzazione ecrea una sorta di stress psicologico”.Non esiste più o sarebbe molto meno

diffusa, dunque, la situazione in cui neiristoranti di alto livello “l’appassionato”si reca più volte in una stessa settima-na al ristorante preferito e l’avventorenel week end. “Tutto è molto più varia-bile” sostiene la chef Vitale. E poi oltreche con la crisi nazionale i ristoratoridevono fare i conti con… il Napoli.

“Proprio così” diceMarianna Vitale.“Quando gioca la squa-dra di calcio, in pratica,è la fine delle prenota-zioni. Il calcio, infatti, èuna passione che nonconosce età né classesociale”. La chef del

ristorante Sud snocciola alcuni numeri:“Solo per fare un esempio – dice – unvenerdì in cui scende in campo ilNapoli, quando in media ci sono 43prenotati e 80 persone da mandareindietro, ho solo 12 prenotazioni.Rispetto all’anno scorso le cifre sonodifferenti e risentono di una crisi piùgeneralizzata. Se in un qualsiasi marte-dì nel 2011 segnavo 30 prenotazioniquest’anno sono appena una ventina”.Secondo Vitale quella che è venuta

sostanzialmente a mancare è quellafetta di clientela media, quella che perpassare una serata diversa senza spen-dere una cifra impossibile si concede-va una coccola con il menù degusta-zione da 4 portate a 35 euro. “Ora granparte dei miei ospiti – dice – fannoparte di una classe alta o altissima”. Questo però non deve scoraggiare oimpedire di guardare al futuro: “Lanostra Napoli ha bisogno di giovani, dinuove idee, anche se mi rendo contoche non è semplice rimanere nel mer-cato ed è meno semplice cominciare.C’è da dire però che anche in questomomento di empasse la ristorazionedella zona costiera è sempre perenne-mente florida. Quella – sottolinea –non tramonta mai perché è un'ispira-zione forte che abbiamo nel sangueed è proprio da lì che vengono ognivolta nuovi spunti”. Infine chiediamo di dare un consiglioad un ipotetico giovane collega: “Averepazienza – conclude - e sfruttare que-sto momento per lavorare in cucinacome in un laboratorio. Umiltà e perse-veranza sono le chiavi del successo”.

Piera Zagone

Marianna Vitale, chef di “Sud”, analizza l’andamento del 2012:

“Un anno molto incostante”. E invita ad avere “umiltà e perseveranza”

Il Napoli scende in campo

e i ristoranti si svuotano

Marianna Vitale

Il disappuntoper le partiteche allontananoi clienti

Page 28: Speciale Vinitaly 2012 di Cronachedigusto.it

iù personalità nel vino. Più anima inquel che si produce. È questa laricetta per il futuro. Ne è convintoVincenzo Zampi, docente in

Marketing e Management delle impresedel vino presso l’Università di Firenze.Zampi, uno dei massimi esperti del settore,pone anche l'accento sui fattori importantilegati al marketing e all'economia chehanno influenzato ed influenzano il mondodel vino.

Professore Zampi, partiamo da un dato.Quali erano i margini di guadagno con ilvino 30 anni fa e quali sono quelli attua-li?

«E’ veramente difficile dare una risposta aquesta domanda, per vari motivi, quali ilgran numero e l’estrema varietà delleimprese di questo settore, la diversità formegiuridiche e delle logiche imprenditorialiadottate, la frequente difficoltà di distin-guere chiaramente la dimensione più pro-priamente “industriale” da quella puramen-te fondiaria e immobiliare. Ciò premesso,posso comunque ricordare che il gruppo diricerca di cui faccio parte ha svolto neglianni scorsi alcune ricerche su questo temain collaborazione con Mediobanca e con ilSole 24 Ore, i cui principali risultati furonopresentati in un convegno al Vinitaly nel2005. Ne risultava un quadro in cui la reddi-tività delle imprese del settore – almeno diquelle per cui era possibile avere dati dibilancio – risultava sostanzialmente buonaanche se ben inferiore a quanto probabil-mente immaginato da molti operatori,soprattutto da quelli entrati nel settorenegli ultimi anni, le cui aspettative sonostate probabilmente troppo ottimistiche».

Tutto ciò, allora, propbabilmente dipen-de dalla crisi?

«La situazione è oggi probabilmente piùdifficile ma, più che per la congiuntura eco-nomica sfavorevole (i cui effetti paiono piùevidenti nel mercato interno, in palese diffi-coltà, che non sui mercati internazionali)soprattutto per il continuo intensificarsidella competizione anche nei segmenti dimercato più elevati, ovvero in quella partedel mercato che, negli ultimi 30 anni, era

stata invece relativamente al riparo dalledifficoltà proprie del resto del settore, afflitto– com’è noto – da una situazione di struttura-le eccedenza dell’offerta rispetto alla doman-da».

E allora?

E qui ritorniamo a quanto detto sopra, nelsenso che a determinare questa situazioneha sicuramente contribuito la difficoltà dicapire quali fossero esattamente le dinami-che concorrenziali e gli effettivi profili diredditività del settore, facendo sì che molti

imprenditori abbiamo fatto investimenti,anche ingenti, sulla base di informazionispesso incomplete. Si tratta del resto di unfenomeno non nuovo, perché negli ultimianni nel mondo è successo più o meno lastessa cosa accaduta in Francia nella secon-da metà dell’Ottocento, quando a seguitodel grande successo ottenuto dai vini diBordeaux ci fu la corsa ad investire nel vinonella convinzione che fosse il modo piùsemplice per risolvere i problemi degli agri-coltori e, in generale, un buon affare. Anchese poi non sempre è stato così».

C'è davvero tanto bisogno di marketing?I francesi non ne parlano mai.

«Il fatto che i francesi non ne parlino, nonsignifica che non lo facciano. Tutt’altro.Piuttosto invece vorrei sottolineare il fattoche molte aziende italiane fanno marketinge spesso lo fanno bene. Se vogliamo fareuna critica è che a volte è un marketing“intuitivo”, basato sulle capacità personalidei produttori che si impegnano sensibil-mente a trasmettere i propri valori e le pro-prie storie. E proprio per questo non vaassolutamente sottovalutato, poiché a mioparere dà "un'anima" al mondo del vino.Bisogna riuscire ad integrare a questo unmarketing più strutturato, soprattutto nelladimensione collettiva, ovvero nella promo-zione dei territori del vino».

Consiglierebbe a un giovane di intra-prendere una carriera nel mondo delvino?

«Oggi fare questa scelta è probabilmenteuna scelta che presenta qualche margine didifficoltà superiore al passato, in quantooggi è richiesto un know-how e un livello dipreparazione maggiore di quanto nonfosse in precedenza. Ma seppur difficile,credo che il mondo del vino mantenga inal-terato il suo fascino».

Ci può fornire qualche dato?

«Posso portarne uno importante a talriguardo. Sono più di dieci anni che svolgoattività di formazione in questo settore, edormai sono quasi 150 i miei allievi che lavo-rano nel mondo del vino; in tutti questi anni

non ho notizia – se non in soli due-tre casi –che qualcuno di loro abbia poi scelto diricollocarsi in altri settori ».

Cosa fa tendenza oggi nel mondo delvino?

«Il mondo del vino è talmente vasto, chedefinire le tendenze oggi è molto difficile.Sicuramente una tendenza in atto è quellache tende a premiare sempre di più model-li di vino con un proprio carattere, una pro-pria personalità, legata in genere a zone diproduzione ben definite. I vini devonocomunicare una loro individualità, esprime-re al meglio un territorio, e in questo senso– nel caso italiano - i vitigni autoctoni stan-no giocando un ruolo importante. Un'altratendenza che si legge nelle fasce più alte dimercato è la ricerca di prodotti meno inva-denti a vantaggio di vini che invece risco-prano eleganza e finezza ».

Secondo lei fra dieci anni berremo anco-ra vino? E quali sono le prospettive per leaziende italiane?

«Il vino è un prodotto intimamente legatoalla nostra società, al nostro costume. È tal-mente radicato in essa, che secondo menon c’è dubbio che continueremmo a berevino. In questo contesto le prospettive perle aziende italiane saranno però moltodiverse in relazione alla loro capacità di rea-lizzare una continua crescita della profes-sionalità a livello individuale e, soprattutto,collettivo. Bisogna fare entrare sempre più ilvino nella cultura del nostro come deglialtri mercati; ma farlo in modo giusto, senzacon questo creare un certo "snobismo".Bisogna anche che tutti comprendano ilvalore complessivo di questo settore. Inquesto senso il Sud Italia credo che abbiauna struttura molto importante in quanto ilvino assume un valore di ambasciatore diun certo territorio e delle sue emozioni. Inquesto senso diventa inoltre un importantedriver per il turismo, enologico e non. Mapiù in generale può essere – e in molti casioggi già lo è – un veicolo per trasmettere almondo attraverso un’immagine nuova ivalori antichi e l’unicità di questa terra ».

Maria Antonietta Pioppo

Il vino è

intimamente

legato alla nostra

società, al nostro

costume. Per questo

va comunicata la

sua individualità

28 Supplemento al giornale on line del 25.03.2012

Zampi: a tutto marketing

Parla uno dei massimi esperti di wine management. «Per i giovani il settore

presenta oggi qualche difficoltà. Ma quelli che cominciano non mollano»

P

Vincenzo Zampi

da un’idea di

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29Supplemento al giornale on line del 25.03.2012

Wine Spectator approda aVerona per presentare lemigliori cento cantine

italiane. Al Vinitaly 2012, la rivistapiù autorevole al mondo sul vinodebutta per la prima volta inEuropa con l'iniziativa dedicataall'assaggio delle cantine chehanno ricevuto i punteggi miglio-ri. Il progetto è stato ideato in col-laborazione con Veronafiere e sichiama Opera Wine. Si è svoltocome un walk around tasting e ilmomento clou è stato proprio ladegustazione dei "finest italianwines", le etichette dei centomigliori produttori secondo WineSpectator, il modo con cui gli ame-ricani vedono il mondo del vinoitaliano L'evento si è tenuto alPalazzo della Regione.

L’ELENCO DELLE 100 CANTINEPARTECIPANTI:

Aldo ConternoAllegriniAltesinoAntinoriArgentieraArgiolas

Arnaldo Caprai AvignonesiBarone RicasoliBellavistaBertaniBiondi SantiBisolBraida di Giacomo BolognaBruno GiacosaCa’ del BoscoCantina TerlanoCarpenè MalvoltiCarpinetoCasa Vinicola ZoninCasale del GiglioCasanova di Neri Castellare di CastellinaCastello BanfiCastello di AmaCastello di VolpaiaCastelluccioCerettoCiccio Zaccagnini Col D’OrciaCusumanoDamilanodi Majo NoranteDonnafugataDrei DonàDuca di SalaparutaErcole Velenosi

FalescoFattoria del CerroFattoria di FelsinaFattoria Le PupilleFattoria ZerbinaFerrari F.lli LunelliFeudi di San GregorioFonterutoliGajaGalardiGanciaGiuseppe Mascarello & FiglioHofstatterLeonildo PieropanLes CrètesLibrandiLivio FellugaLuciano SandroneLunae Bosoni LungarottiMarchesi de’ Frescobaldi Marco FellugaMasciarelliMasiMastroberardinoMastrojanniMezzacoronaMichele ChiarloMionettoMirafioreMontevetrano

Nino NegriNozzole – FolonariPaolo ScavinoPeccheninoPetroloPio CesarePlanetaPrunottoRenato RattiRocca delle MacieSan FeliceSanta MargheritaSilvio Nardi Siro Pacenti SuaviaTasca d’Almerita

TedeschiTenuta dell’OrnellaiaTenuta di BisernoTenuta San GuidoTenuta San LeonardoTenuta Sette PontiTenute Sella & MoscaTerre BiancheTerredora di PaoloTestamatta – Bibi GreatzTommasiTormarescaUmani RonchiValdicavaViettiZenato

Maxi degustazione organizzata da Wine Spectator: in passerella cento

tra i produttori italiani più importanti. Ecco come ci vedono gli americani

Opera Wine apre il sipario

È partenza con il botto

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30 Supplemento al giornale on line del 25.03.2012

Nella capitale del Regno unito a South Kensington il primo store interamente

dedicato ai vini del Belpaese. Berlucchi: rappresentate tutte le regioni

London, Italian winesA Londra si spiegano ivini italiani al consumato-re, esattamente a SouthKensington. Si tratta del

primo store interamente dedicatoal vino italiano nella città. Ad aver-lo fondato un gruppo di impren-ditori e professionisti italiani ed ègestito da sommelier ed espertidel settore. Sono circa 500 le eti-chette italiane protagonista dellospazio vendita di ultima concezio-ne, delle quali una cinquantinaimportate direttamente dal nego-zio. Al suo interno ha un’area dedi-cata al tasting e alle masterclassed un salottino che i clienti posso-no affittare per degustazioni emeeting di affari.

Quello che offre il negozio èun’esperienza formativa a 360gradi sui vitigni meno conosciutidal popolo inglese. In questomodo i clienti possono impararead accostarsi al Nebbiolo piemon-tese, Teroldego trentino, alSangiovese romagnolo e capire ladifferenza con quello toscano, al

Pecorino abruzzese, all' Aglianicocampano e ancora al Nero d'Avolasiciliano. Matteo Berlucchi, co-fondatore

del negozio e membro della notafamiglia produttrice dei viniFratelli Berlucchi in Franciacorta,ha dichiarato: "Vini Italiani ha

l'obiettivo di diventare il punto diriferimento per tutto ciò che con-cerne il vino italiano a Londra. Ilnostro experience store,

situato nel cuore della WestLondon, propone un'esperienzaunica che fonde la cultura italianacon la modernità ed il lusso".Nel punto vendita sono rappre-sentate tutte le regioniitaliane: Piemonte e Toscana inprima linea, con un centinaio dietichette per ognuna, e poi aseguire Lombardia, Friuli Venezia-Giulia, Veneto, Trentino Alto-Adigee Sicilia, tutte con oltre 40 etichet-te ciascuna. In due volte a tempe-ratura controllata vengono con-servate inoltre un centinaio delleetichette più pregiate.

Già ricco il programma di ViniItaliani. In calendario vi sono una master-class sui tannini nel vino e nelcioccolato, cui farà seguito untasting di vini rossi dal nord Italiaal sud. E poi incontri con produtto-ri, settimane a tema dedicate adeterminate zone vinicole, corsisu come abbinare i vini al pesce epersino una masterclass sulvino naturale. C.d.G.

D

Come ogni anno vignaioli da ogni regio-ne si riuniscono sotto i riflettori di ViniVeri – Vini secondo Natura. Quest’anno lakermesse, in programma dal 24 al 26marzo, giunge alla nona edizione e riuni-sce 120 piccoli produttori italiani, maanche oltre 20 vigneron francesi dallaBorgogna, Bordeaux, Champagne, Jura,Languedoc, Loira, Midi-Pyrénées,Roussilion, 5 produttori sloveni e rappre-sentanti da Croazia, Austria, Spagna. Perla prima volta inoltre a Cerea sono pre-senti due produttori della Georgia con iloro vini vinificati nel Qvevri, le anfore diterracotta interrate. Da qualsiasi angolodel mondo provengano gli ospiti diCerea sono tutto portatori dello stessolegame d’amore con il proprio territorioe di un messaggio che diffonde il rispet-to della vigna, degli equilibri della naturae della terra di origine. Organizzata dalConsorzio Viniveri si svolge dalle 10 alle18, sempre nella cornice dell’Areaexp “LaFabbrica” nel cuore della cittadina diCerea, a pochi chilometri da Verona.L’evento ha il patrocinio dellaCommissione Nazionale Italiana perl’Unesco e del Comune di Cerea. Anchequest’anno non mancano le novità. Fra

queste il convegno “Il vino naturale trapresente e futuro”, che conclude la primagiornata della manifestazione. Momentoclou della nona edizione è la giornata disabato 24 marzo. Alle 17,30 nella SalaConvegni dell’Areaexp “La Fabbrica”, siincontrano per la prima volta le piùimportanti associazioni e aggregazionidi produttori di vino naturale italiane edeuropee. Occasione per confrontarsi,scambiare esperienze e gettare le basi diun’ Agenda della Vigna e della Cantinacon l’obiettivo di contribuire a generarepolitiche innovative. Intervengono, fra glialtri, Stefano Bellotti (presidente diRenaissance Italia), Laureano Serres (pre-sidente dei Productores de VinosNaturales spagnoli), Thierry Germain(portavoce dei produttori naturali dellaLoira), Sylvie Augereau (giornalista fran-cese di vino e redattrice della guida"100% Raisin. Les 200 vins nature”),Jonathan Nossiter (regista del documen-tario “Mondovino”). Giampiero Bea, presidente del ConsorzioViniveri dichiara in merito all’incontro: “E’un punto di partenza per dare legittima-zione anche istituzionale al lavoro e all’impegno di quanti hanno abbracciato

questa filosofia produttiva e gettare lebasi, al di là delle differenze, per la defini-zione di un protocollo condiviso di pro-duzione attraverso proposte da sotto-porre alla partecipazione delle istituzioniNazionali ed Internazionali”.Nei tre giorni di ViniVeri 2012 il centro diCerea si trasforma poi in una vera e pro-pria piazza dove poter assaggiare e sco-prire vini dei piccoli produttori. A appas-sionati del genere e curiosi si offre cosìuno sguardo d’insieme su questa partedel mondo del vino, con la possibilità diconoscere i produttori e di apprenderedirettamente dagli incontri la filosofiaportata avanti dal Consorzio Viniveri: laricerca nella produzione del vino delmiglior equilibrio tra l’azione dell’uomo ei cicli della natura, dove il terroir conden-sa l’essenza di un luogo specifico,l’espressione originale della cultura delterritorio, del vitigno d’origine, di undeterminato anno. Dalle bollicine altoa-tesine ai nobili piemontesi e toscani, daisorprendenti vini friulani ai potentiumbri, marchigiani e abruzzesi fino agliintriganti etnei e panteschi, questi sonosolo alcuni degli assaggi che proponeVini Veri. Un inno alla diversità e alla pas-

sione che a volte arriva ad essere estre-ma, quasi eroica, come il vigneto diAnsonico coltivato sui terrazzamenti apicco sul mare dell’Isola del Giglio o cheperpetua la secolare tradizione monasti-ca come il vino prodotto dalle 70 suore diclausura del Monastero Trappiste diVitorchiano, in provincia di Viterbo.Lo spazio di Vini Veri è dedicato non soloai vini ma anche alle produzioni agroali-mentari artigianali come i formaggi del-l’alta Langa, del Parco della Lessina edella Valle Scannese (appena premiatodal Gambero Rosso tra i migliori formag-gi d’Italia), la pasta all’uovo delle Langhe,la roveja e lo zafferano della Valnerina,l’olio extra vergine d’oliva, la cioccolata ei dolci modicani.Il ticket giornaliero di ViniVeri 2012, è di20 , include il calice ed il libretto didegustazione.L’Areaexp “La Fabbrica”, nel cuore dellacittadina di Cerea, è facilmente raggiungi-bile dalla vicina Verona: la stazione ferro-viaria di Cerea, distante appena 300 metridall’Areaexp, offre numerosi collegamen-ti ferroviari diretti in entrata e in uscitadalla stazione di Verona Porta Nuova.

Cerea diventa la capitale dei vignaioli

In programma dal 24 al 26 marzo, riunisce centoventi piccoli produttori italiani e venti vigneron francesi>>>

Una veduta di Londra

Page 31: Speciale Vinitaly 2012 di Cronachedigusto.it

31Supplemento al giornale on line del 25.03.2012

Alla 46^ edizione di Vinitaly, dal 25 al 28 marzoTASTE ITALY SI RINNOVA, DA QUEST'ANNO FACOPPIA CON DOCTOR WINE

È una delle novità di Vinitaly 2012. Taste Italy, l'ini-ziativa dedicata agli operatori esteri, ora ha unpartner d'eccezione. A scegliere 100 tra i migliorivini nazionali da quest'anno è Daniele Cernilli,alias Doctor Wine, direttore dell'omonima rivistaon line e guru del settore. Una collaborazione cherappresenta un importante valore aggiunto alladegustazione inaugurata da Vinitaly nel 2007. ATaste Italy by Doctor Wine, anche una serie diinterviste quotidiane ai produttori, realizzate dallostesso Cernilli e trasmesse sulla WebTV di Vinitalye su un maxischermo fuori dallo stand. Nel 2007,anno del debutto di Taste Italy, l'iniziativa rappre-sentò una novità assoluta: degustazioni automa-tizzate, senza vincoli di orario ma sempre con laconsulenza di sommelier professionali e l'indica-zione per raggiungere gli stand delle aziende.Oggi, dopo cinque anni, Taste Italy si rinnova conla partnership di Doctor Wine. Per Elena Amadini,brand manager Wine&Food di Veronafiere, si trat-ta di «un segno dell'attenzione costante cheVinitaly pone da sempre all'innovazione dei pro-pri prodotti e alla ricerca di partner prestigiosi».

Quarantacinque donne del vinosiciliane protagoniste al padi-glione Sicilia. Sono le produttrici

raccontate da Andrea Zanfi nell’ultimolibro Sicilia – Diari di Vendemmia editoda Seb editore. Domenica 25 marzo, alle 14 al padiglio-ne 2 l’autore presenterà ufficialmente ilsuo reportage di viaggio compiuto nelletenute vinicole del’Isola in compagniadel fotografo Giò Martorana. Al lanciodel libro saranno presenti proprio loro, ledonne immortalate nelle pagine, testi-monial di un’Isola che vanta una forzafemminile. E’ l’aspetto che ha incuriositodi più lo scrittore toscano portandolo dinuovo a raccontare la Sicilia del vino giàda lui dipinta del libro “Viaggio tra igrandi vini di Sicilia. Il libro si evolve in 200 pagine, scanditoper giorni, costellato di appunti di viag-gio, riflessioni e impressioni fissati conuno stile mordente e profondo.Dialogando con loro, frequentando laloro realtà, accompagnandole nella vitadi cantina e tra i filari durante la ven-demmia, Zanfi ritrae donne alter ego diuna terra colorata, ricca di passione checela una forte ambizione. “Dopo dieci

anni che frequento la Sicilia questa voltavi ho trovato un grande senso e unagrande voglia di fare. Ho visto negliocchi di queste persone la voglia, la fre-nesia di volere raggiungere obiettivi.Sono donne che stanno con i piedi indue staffe, una in Sicilia e l’altra nelmondo. Donne che sanno confrontarsicon il mondo, pur non avendo voglia distaccarsi da questa terra, che hanno

deciso di fare diversamente da comeventi anni fa hanno fatto altri uomini ealtre donne”. Nel volto femminile di que-sta Sicilia riscoperta dallo scrittore c’è lamarcia in più, un valore che la differenziaqualitativamente dalle altre, e che giocatutto sulla competitività. “C’è una unio-ne di forza tra queste donne, la famiglia,la terra e il lavoro, questi sono elementiche non sono riuscito a staccare e a por-tare su un piedistallo differente. Forse horiscontrato questo nelle più giovani, male altre donne sono portatrici di un mec-canismo che li unisce tutti. Personalitàuniche nel panorama nazionale, atipi-che, creano un distinguo tra la donnaimprenditrice del vino siciliana e il restodelle altre italiane. Le quali hanno unavisione imprenditoriale della loro terra.Invece in Sicilia la donna è ancora legatacon un rapporto estremamente intelli-gente e forte all’ambiente in cui opera, elo difende. E tutti i sacrifici li fa per esse-re protagonista di quello che ha costrui-to, lo fa per la famiglia, per i figli, per ilterritorio”. Le pagine sono accompagna-te da un reportage fotografico volutodall’autore proprio in bianco e nero.

M.L.

Sono le testimonial di un nuovo capitolo imprenditoriale, esempio di un’enologia

virtuosa, narrate attraverso i “Diari di vendemmie” da Andrea Zanfi e Giò Martorana

La Sicilia del vino è donna:

un libro con 45 produttriciAPPUNTAMENTI

La copertina del libro

Page 32: Speciale Vinitaly 2012 di Cronachedigusto.it

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