sessione primaverile periodico bimestrale 126 · carmen e renzo gaggero - equipe italia l...

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lettera end 126 126 lettera end Equipes Notre Dame periodico bimestrale gennaio 2004 febbraio Poste Italiane - Spedizione in A.P. - Art. 2 Comma 20/C Legge 662/96 - D.C. - D.C.I. - Torino- n. 2/2003 Taxe Percue contiene scheda Sessione Primaverile

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lettera end

126126lettera end

Equipes Notre Dame

periodico bimestrale

gennaio 2004 febbraio

Poste Italiane - Spedizione in A.P. - Art. 2 Comma 20/CLegge 662/96 - D.C. - D.C.I. - Torino- n. 2/2003

Taxe Percue

contiene schedaSessione Primaverile

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Un’esperienza di fede

Dagli EquipiersSara

Sietse è diventato cristiano

Elogio alla lentezza

Com’è cambiata la concezione del matrimonio nella società “moderna”

Accoglienza a borgata Botta

Provare l’esperienza della riconciliazioneconiugale

ForumFecondità politico-sociale della coppiae della famiglia

RicordiIn ricordo dell’amico Alberto

Grazie Vincenzo

Ciao, don Gaetano

Piero Lacchia. Ultimo Natale fra noi

Sestante

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Note di redazione

EditorialeLa Coppia Responsabile di équipe:un servizio con il “grembiule”

Corrispondenza ERI“Abbandonarono tutto e seguirono Gesù...”

“Lasciarono tutto e Lo seguironno...”

Notizie dal mondoLe équipes in Angola e Mozambico

Notizie dall’ItaliaVerbale della riunione di Equipe Italia

Piano Redazionale 2004

Formazione permanenteLa situazione dei migranti e rispostepastorali oggi (seconda parte)

L’accoglienza tra le generazioni

Vita di coppia nel quotidianoGioie e... non

C’è coppia e... coppia?

Tra di noi chi sono gli “svantaggiati”?

Separati da chi?

L’accoglienza di “una coppia regolare”in un gruppo di separati

Dalle équipesOtto in cammino, ovvero la nascitadi Buddusò 2

Una piccola esperienza

Cristovive in mezzo a noi

in forma di uomo

inché ci saranno uomini, Cristo camminerà nelmondo come tuo prossimo, come colui per mezzo delquale Dio ti chiama, ti interpella, avanza delle pre-

tese. E’ questo l’aspetto più importante, la gioia più gran-de del messaggio dell’Avvento. Cristo vive in mezzo a noi informa di uomo”.L’Avvento e il Natale sono passati da poco, e ci piaceterminare questo primo piano redazionale dedicatoalla accoglienza con questo pensiero, tratto da unlibretto del teologo Dietrich Bonhoeffer “Il Misterodella Notte Santa”.E’ già passato un anno da quando con molta trepida-zione abbiamo iniziato con tutti voi il cammino dellanuova équipe di redazione. Si, con tutti voi! Ricordate?Nelle prime note di redazione, sulla Lettera 122,avevamo ripreso le parole di San Paolo ai Corinzi(2 Cor, 3,2) “La nostra lettera siete voi, lettera scritta neinostri cuori”.E siete entrati veramente nei nostri cuori, con i vostri con-tributi che via via percorrevano i vari capitoli del pianoredazionale 2003. Con voi, con le vostre fatiche, con levostre gioie, abbiamo tutti preso più coscienza, come diceBonhoeffer, che “accogliendo l’uomo accogliamo il Cristo”.

In questo ultimo numero del Piano Redazionale, nellarubrica Vita di coppia nel quotidiano continuiamo ilnostro cammino nella dimensione della coppia sogget-to di accoglienza, nei due ambiti:Accogliere nel mondo del lavoro: sfruttamento e accoglienza.E’ soprattutto nell’ambito lavorativo che si verificanodegradanti e ignobili comportamenti di sfruttamento. Iproblemi si fanno spesso acuti a causa delle difficoltàdi inserimento e ancor più del diffuso pregiudizio chegli immigrati potrebbero defraudare del posto di lavo-

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Lettera ENDPeriodico bimestrale della “Associazione Equipes NotreDame”

Amministrazione eRedazioneVia San Domenico,4510122 Torinotel. 011.5214849 fax 011.4357937www.equipes-notre-dame.it

Direttore responsabileLuigi Grosso

Equipe di redazioneCarla e Roberto VioAnna e Sergio BozzoPaola e Sandro CodaMaryves e Cris CodrinoCinzia e Sergio MondinoDon Ermis Segatti

Progetto graficoSergio Bozzo

Traduzione dal franceseMaryves e Cris Codrino

StampaLitografia Geda V. Fr.lli Bandiera, 45 - Nichelino (To)

Reg. n.3330 del Trib. di Torinoil 4/10/1983

Numero 126gennaio- febbraio 2004

Spedizione Lettera n.12510 novembre 2003Chiusura redazionale Lettera 12620 dicembre 2003

Bartolomeo Montagna Madonna con il Bambino

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la Coppia Responsabiledi équipe:

un servizio con il “grembiule”

Sintesi di un intervento di Carmen e RenzoGaggero (Equipe Italia) tenuto alle CoppieResponsabili di équipe dei Settori di Genova,ottobre 2003.

a Coppia Responsabile di équipeè spesso a torto consideratal´anello meno importante nella

“cordata” dei servizi. Ma come potreb-bero arrivare a destinazione ed esserequindi efficaci gli approfondimenti, gliorientamenti, la ricchezza umana e spi-rituale del Movimento, le “pensate” e leproposte dei Responsabili di Settore edelle Coppie di Collegamento se laCoppia Responsabile di équipe è dis-tratta o disinteressata?

La responsabilità, quindi, è grande,tanto che a volte, specialmente dallecoppie più “nuove” al servizio, sentia-mo dire: “Non ci sentiamo ancora pronte,non sappiamo se faremo bene”.Questo sentirsi inadeguati, secondonoi, è l´ atteggiamento giusto di fron-te ad ogni servizio o responsabilità: ilservizio nella Chiesa, e dunque anchein Equipe, è una cosa seria perché chiserviamo è il gregge del Signore e Luilo ama e vuole averne cura, ma perfortuna tutti noi sappiamo che non èsulle nostre sole forze che dobbiamocontare. Nel Movimento ci viene sem-

pre ricordato che il servizio è una chia-mata del Signore, è Lui che ci interpel-la perché ha un progetto che vuol met-tere nelle nostre mani: noi dobbiamosolo aprire mani e cuore e accettarel’invito mettendoci a disposizione conle nostre capacità e i nostri talenti daspendere senza avarizia.

Leggendo un libro su Tonino Bello cicolpiva la definizione di “Chiesa colgrembiule”, riferita ad un modo diessere, di porsi nei confronti deglialtri, rifacendosi allo stile di Gesù cheprima di lavare i piedi ai suoi amici sitoglie la tunica e indossa il grembiule(Gv 13, 19). Era un invito al cristianoche accetta una responsabilità, atogliersi la tunica dell’autosufficienza,dell’autoaffermazione, del prestigio ea indossare invece il grembiule delservizio umile e gratuito, senza atteseo pretese di ritorni. A noi è sembratoche questa definizione fosse moltoadatta anche al modo di essere dellacoppia e della famiglia, perché è forsel’ambito ecclesiale dove si vive di piùla semplicità, l’accoglienza gratuita,l’offerta e la richiesta d’amore, la nonesclusione; è l’ambito ecclesiale checon la sua vita e con le sue necessitàquotidiane stabilisce il primato delservizio reciproco sulle norme e sulle

Carmen e Renzo Gaggero - Equipe Italia

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ro i numerosi disoccupati del nostro Paese. A fiancodella situazione di cui sopra sono presenti numerosiesempi di accoglienza e di integrazione.Accogliere le coppie “non convenzionali”: divorziati rispo-sati, di fatto, …La difficile situazione umana dei divorziati e dei rispo-sati civilmente dopo il divorzio pone alla Chiesa e aicristiani un problema di fondo. Infatti la gioia e la spe-ranza, la tristezza e l’angoscia degli uomini di oggisono anche la gioia e la speranza, la tristezza e l’ango-scia dei cristiani. I divorziati e i divorziati risposati sisentono per lo più non capiti e abbandonati ai loroproblemi. Come possiamo essere loro vicini ed aiutarli?

Nella rubrica Formazione Permanente il sociologoFranco Garelli, équipier a Torino, ci aiuta a interpretareuna particolare forma di accoglienza che riguarda moltoda vicino noi coppie e noi famiglie, quella del rapportointergenerazionale. Le differenze nella visione della vitadi coppia tra generazioni richiedono alle coppie stesseuna particolare “spiritualità” della accoglienza.

E ora, sempre insieme a voi, iniziamo la nuova avven-tura del Piano Redazionale 2004, il cui titolo è Unosguardo di coppia… su un mondo che cambia.All’interno di questo numero trovate una sintesi deldocumento presentato a maggio a Equipe Italia e poia settembre a tutti i nostri Responsabili di Settoreriuniti a Sassone.Il piano redazionale 2004 vuole accompagnare la trilo-gia che Equipe Italia ha definito per le SessioniNazionali per gli anni 2003-4-5, che ha come filo con-duttore “Comunicare il Vangelo della Coppia in unmondo che cambia”, e come icona la strabiliante avven-tura vissuta da Zaccheo. Oggi Gesù non è più tra noifisicamente, ma noi coppie siamo suoi testimoni. A chipotremmo dire “oggi dobbiamo fermarci a casa vostra”, echi potrebbe “accoglierci pieni di gioia”?

Anche se questa lettera giungerà nelle vostre casequando il nuovo anno sarà già iniziato da qualche set-timana, a voi tutti, a noi tutti, come augurio vogliamoancora riprendere le parole di Bonhoeffer:“Finché cisaranno uomini, Cristo camminerà nel mondo come tuoprossimo”.

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leggi: lì è l’amore che diri-ge e stabilisce ogni priori-tà. Nella coppia e nellafamiglia l’amore è un affa-re di cuore, di emozioni, disentimenti, ma anche dimani, di pane, di acqua, dipasti, di tempo, di portaaperta. Il grembiule èsempre tenuto a portatadi mano.Ma “Chiesa col grembiule”è una definizione chesembra adattarsi anchealle END per la caratteri-stica che ha il servizio nelnostro Movimento: nonrichiede e non dà nessunapatente, nessuna specializzazione esoprattutto è rigorosamente a tempodeterminato. La rotazione serveanche a farci vivere i valori della reci-procità, della collegialità, della condi-visione di ogni dono e della comple-mentarietà. Il servizio per noi e tra noiéquipiers deve rispondere semprealla logica del catino, del grembiule,dell’asciugatoio e non alla logica diuna qualche presunta superiorità,della leadership o della gratificazione.Molto spesso (quasi sempre) la grati-

tano, un po’ più in alto.Non è la coppia che svol-ge una funzione organiz-zativa, questo è solo unodei suoi compiti, ma èsoprattutto la coppia del-l’animazione, quella piùattenta alla fedeltà almetodo nella sua interez-za, la prima ad interrogar-si: come è la mia compar-tecipazione? La mia pre-ghiera? La mia messa incomune? Il mio dovere di

sedersi? Come contribuisco perprima a rendere concreto nella miaéquipe l’amore fraterno? Qual è il mioimpegno perché ognuno vi trovi l’ac-coglienza di cui ha bisogno? La com-partecipazione avviene in un clima diascolto, di silenzio attento, silenzioche non è solo mancanza di parole,ma desiderio di fare spazio all’altro,partecipazione rispettosa per chi siracconta, per chi verifica con l’aiutodegli amici la propria vita di cristianonel modo più sincero possibile?

La Coppia Responsabile di équipe èla coppia dell’unità con il Movimento,quella che accoglie per prima le pro-poste della Coppia di Collegamento edel Settore, che non si accontenta dirimanere chiusa nel piccolo gruppo,ma per prima accetta, e anzi ricerca, laricchezza che ci viene dall’essere unMovimento internazionale e stimolatutto il gruppo ad usufruire di questaricchezza. Le Coppie Responsabili diéquipe hanno un ruolo fondamentalenel favorire e stimolare la circolazionedi contributi per la crescita comune.Anche gli articoli che periodicamentevengono richiesti ai vari Settori per la

nella compartecipazionesono forse la spia di que-sto difficile cammino diconversione. Sappiamobene tutti come a volte lenostre messe in comunesiano superficiali, lenostre preghiere frettolo-se, la compartecipazioneelenco sterile di cose fatteo non fatte. Forse a tuttinoi è capitato di non sen-tirci pienamente capitianche in équipe, forseanche un po’ giudicati, e queste sen-sazioni frenano e bloccano la sinceri-tà e l’apertura. Ma non perdiamo lasperanza, il nostro obiettivo è quellodi rendere la messa in comune unvero momento di fraternità, la pre-ghiera un momento forte di comuni-cazione con Dio e tra di noi, la com-partecipazione verifica seria e sincerain un contesto di amicizia che ci diapiena fiducia, il tema di studio, lettu-ra e discernimento degli avvenimentialla luce della Parola di Dio. Alloraforse è necessario individuare i motiviper cui tutto questo non ci riesce pie-namente; è necessario prima di tuttometterci nell’atteggiamento del pub-blicano che sa che il solo Giusto è ilSignore e si riconosce bisognoso diamore e di perdono.Se l’impegno e la verifica continuasono richiesti ad ogni équipier, allaCoppia Responsabile di équipe èrichiesto un di più, una maggioreattenzione, un maggior coinvolgimen-to; come diciamo spesso, la CoppiaResponsabile di équipe è un po’ lacustode dei fratelli, la sentinella sem-pre attenta a scrutare l’orizzonte e afar spaziare lo sguardo un po’ più lon-

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la CoppiaResponsabiledi équipe è

un po’ la custode dei

fratelli

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ficazione arriva perché gliamici ci vogliono bene, manon è questo il motivo delservizio, anche se sentircibenvoluti e sapere che inostri sforzi sono apprez-zati ci fa sempre moltobene al cuore.La Parola di Dio e la ragio-ne (che per la verità mar-ciano sempre insieme) cisuggeriscono, prima didedicarci a realizzare qual-cosa di importante, disederci a pensare, a medi-tare, a progettare.Ricordiamo tutti il branodel Vangelo: “Chi di voi,

volendo costruire una torre, non si siedeprima a calcolarne la spesa, se ha i mezziper portarla a compimento?” (Lc 14,28).C’è sempre un pericolo in agguato perle nostre équipes: che ci si accontentidi vivere un po’ stancamente, di esse-re un gruppetto di persone che maga-ri svolgono il tema di studio e prega-no, ma non si confrontano seriamen-te sulla loro vita, sulle loro scelte, nonverificano se progrediscono veramen-te nell’ amore di coppia, in famiglia everso il prossimo. Le nostre difficoltà

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il servizio per noi e tra noi

équipiers deverisponderesempre alla

logica del catino,del grembiule,dell’asciugatoio

“abbandonarono tutto

e seguirono Gesù...”

vete già riflettuto sulla rispostadei primi discepoli all’appellodi Cristo? Essi lasciarono tutto

e lo seguirono. Questa risposta diPietro ed Andrea, poi anche diGiacomo e di Giovanni, ci ha mostra-to quale fiducia essi avessero ripostoin Gesù. Essi hanno dovuto compren-dere molto chiaramente la sua chia-mata. Hanno dovuto provare unnuovo sentimento di speranza, unanuova visione. Dovevano esseremolto aperti alla sua richiesta esoprattutto dovevano avere una fidu-cia totale in Lui. Erano pronti a corre-re questo rischio.

Perché l’hanno seguito?

L’hanno seguito per conoscerLomeglio, per capire il suo modo di vita,per amare e servire gli altri. Gesùmostrò loro che non si trattava dicompiere grandi passi in teologia, mapiuttosto di costruire la loro vita suun insieme preciso di valori. Questivalori si distanziavano dalle regole edalle leggi stabilite; essi si riferivanomolto più allo sviluppo di una nuovaattitudine e di una nuova maniera dicomportarsi verso gli altri. Ha fattoquesto insegnando, predicando evivendo in mezzo alla gente. Per

poterLo seguire ci occorre trovarenella nostra vita le occasioni di appli-carli. Tutti noi ci troviamo nella con-dizione di poter incidere nel nostrocontesto, anche piccolo.

Gli apostoli hanno corso un rischio. Noi siamo pronti a correre un rischioseguendoli?

In quanto coppie e consiglieri spiri-tuali abbiamo tutti degli impegni ediverse responsabilità nelle nostrevite e non possiamo rinunciarvi. Ma cisono tante cose che noi possiamomettere da parte se lo decidiamo.Quando Gesù era in terra, l’esempioche Egli dava era di andare personal-mente verso gli altri. Coloro che haguarito erano vicini a Lui; Egli si muo-veva in ambienti sempre più aperti.Coloro che sono stati invitati aseguirLo, facevano parte del Suoambiente e avevano risposto al Suorichiamo. Ha dato il Suo perdono acoloro che ha incontrato personal-mente. La Sua presenza portava uninsieme di sentimenti di timore, digioia e di pienezza. Le persone cheerano al Suo seguito provavano unanuova esperienza di fede e volevanofare parte di questa nuova libertà esperanza.

Elaine e John Cogavin - ERI

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RIl’impegno della recita

quotidiana del Magnificat.La Coppia Responsabiledi équipe è un po’ come lasentinella, ma anche unpo’ la guida, il capocorda-ta della équipe. Nel librodelle END “Due di loroerano in cammino”, silegge che alla CoppiaResponsabile non è tantorichiesto di fare qualcosa,“quanto di essere, di coltiva-re dentro di sé l’accoglienza,la capacità di critica, l’as-senza di pregiudizi, la spe-ranza nell’altro”.Riportiamo integralmente

questo passaggio perché ci sembrache racchiuda l’essenziale del compitoche spetta alla Coppia Responsabile.In definitiva il Movimento chiede aquesta, come anche a tutte le coppieche svolgono un servizio, prima ditutto uno sforzo di conversione, comesingoli e come coppie, uno sforzo mag-giore di preghiera e di amore versotutti.Questo e solo questo ci abilita e ciautorizza e ci aiuta nel servizio inéquipe. Il riconoscere la nostra inca-pacità di amare fino in fondo, lanostra incompiutezza, i nostri limiti,non ci scoraggia, anzi aumenta ilnostro desiderio di cercare incessan-temente il Signore insieme agli amicidell’équipe, anche perché sappiamodi poter affidare i nostri progetti, ilnostro cammino a Maria.Nell’intenzione del Padre Caffarel edelle prime coppie c’è una solaresponsabilità che non è a rotazione:è quella di Maria, a cui siamo affidatiuna volta per tutte.

Lettera END vanno in que-sta direzione. La Coppia Responsabiledi équipe è la coppia del-l’unità all’interno delgruppo, la coppia dellariconciliazione, quella cheguarda con occhi piùbuoni, che lavora a smus-sare gli angoli, a stempe-rare eventuali tensioni oconflitti e a valorizzare lediversità. La difficoltànelle relazioni è una faticaanche in équipe; anche noitenderemmo ad omologar-ci, a rifiutare l´incontro-scontro con la diversità, maè una fatica provvidenziale, è un allena-mento per imparare a vivere la diversità,anche al di fuori del gruppo, non comeun male da evitare il più possibile, macome una realtà voluta e amata da Dio.Dobbiamo riconoscere con umiltà chela diversità di idee, di carattere, di cul-tura crea inevitabilmente delle barriereche si possono abbattere solo con lapazienza e con il dialogo.La Coppia Responsabile di équipe èla coppia della preghiera. Non è acaso che il Padre Caffarel abbia chie-sto alla Coppia Responsabile di équi-pe di partecipare settimanalmente aduna S. Messa pregando per la propriaéquipe. Senza l’aiuto costante delSignore il servizio può diventare steri-le, fine a se stesso, e non portare frut-to. Per essere persone e coppie dicomunione e di riconciliazione ènecessaria la conversione del cuore eper convertire il nostro cuore è vitale eindispensabile la preghiera. IlMovimento chiede a tutti, e a maggiorragione alla Coppia Responsabile,

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senza l’aiutocostante del

Signoreil servizio può

diventare sterile,fine a se stesso, e non portare

frutto

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Portare il Regno di Diosulla terra.

Potremo partire dallarisposta di Gesù alladomanda che Lui stessoha posto. “A che cosa pos-siamo paragonare il Regnodi Dio e con quale parabolapossiamo descriverlo? Esso ècome un granellino di sena-pa che, quando viene semi-nato per terra, è il più picco-lo di tutti semi che sono sullaterra; ma appena seminatocresce e diviene più grande ditutti gli ortaggi e fa ramitanto grandi che gli uccelli

del cielo possono ripararsi alla suaombra.” (Mc 4, 30-32).

Questo potrebbe essere per noi unbuon modello per lasciare tutto eseguire Gesù, accompagnarLo perrealizzare il Regno di Dio nel nostromondo. Piuttosto che cercare diabbattere gli alberi nella foresta o dirispondere alle grandi sfide che ci cir-condano, siamo invitati a seminare inostri grani di senape nelle nostrerelazioni prossime, nelle nostre fami-glie e comunità.

Come seguirlo?

Nelle nostre zone di influenza utiliz-zando un’attitudine positiva, senzagiudicare e con coraggio, possiamoportare un nuovo sentimento di spe-ranza e di gioia. Per fare questo dob-biamo confidare in ciò che Gesù cidomanda. Dobbiamo esprimere lanostra meraviglia per ciò che Egli

La confidenza totale e lafiducia negli altri.Il senso dell’avventuraper vivere la vita con pie-nezza e per rischiarla.L’attitudine positiva chenon giudica.L’apertura agli altri in unospirito di compartecipa-zione, di perdono e didonazione.Il sentimento di gioia, dispontaneità e di allegria.Il coraggio senza paura.

Non dovremmo forse, perun mese, adottare alcunedi queste caratteristichecome Regola di Vita e vedere comepossiamo trasformare la nostra vita equella di coloro che ci circondano?

Papa Giovanni Paolo II dice nel suoscritto “Entrate nella Speranza”: “Noiabbiamo bisogno dell’entusiasmo dellagiovinezza. Abbiamo bisogno della suagioia di vivere. È in questo entusiasmoche si riflette un po’ della gioia originaledi Dio quando creò l’uomo”.

Come possiamo ritrovare questoentusiasmo nella nostra vita? Se noisiamo in ascolto del richiamo di Dionella nostra vita e se lo seguiamo, noisaremo coscienti che lo Spirito ciguida in un orientamento chiaro.Vivere tendendo verso un obiettivo,una missione, dà gioia a noi e a colo-ro che ci incontrano. Siamo pronti ad abbandonare ilnostro benessere, la routine, la vitaconfortevole che abbiamo e adottarelo stesso sistema di valori dei primidiscepoli?

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siamo pronti adabbandonare il

nostrobenessere eadottare lo

stesso sistema divalori dei primi

discepoli?

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RIGuidati da Gesù, ciò che

ci è semplicemente chie-sto è fare delle cose sem-plici in seno alla nostracomunità. Dobbiamoimparare ad ascoltaremeglio e a rispondere aibisogni degli altri cheincrociano la nostra vitaquotidiana. Possiamofare di più seminando lasperanza tra gli altri piut-tosto che tentando diabbattere gli alberi delpotere sui quali non pos-siamo fare grandi cose. Come diceva MadreTeresa nel suo libro “Lavia semplice”: “Guardate quello cheGesù ha fatto durante la Sua vita interra! Egli l’ha vissuta facendo il bene”.

Viaggiando con Gesù, gli apostolihanno avuto molte lezioni di umiltà,di perdono, di dolcezza, di tolleranza,di guarigioni e d’amore.

In quel tempo essi impa-ravano a vivere una vita diservizio e di unione conGesù al fine di fare realiz-zare il Regno di Dio sullaterra.

Il regno di Dio

Gesù disse loro: ”In veritàvi dico: chi non accoglie ilRegno di Dio come un bam-bino, non entrerà in esso.”(Mc 10, 15).

Se Cristo ha detto che ilRegno di Dio appartieneai bambini, certamente

noi dobbiamo ridiventare come deibambini: come possiamo fare?Quali sono le caratteristiche dei bam-bini che abbiamo perduto nel nostromondo cosi pieno d’impegni? Il senso di meraviglia davanti a Dio,alla creazione, alle persone che ci cir-

condano.

guidati da Gesù, ciò che ci è

semplicementechiesto è fare

delle cose semplici in seno

alla nostracomunità

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Nella pagina accanto: Giovanni da Milano - Pentimento della Maddalena

Padre Caffarel per gettareil seme della primaEquipe Notre Dame, chesi è ingrandito fino adiventare un albero moltofruttuoso per la crescita,lo sviluppo e il sostegnodella comunità cristiana edella spiritualità coniuga-le nel mondo.

Se ogni équipe nelmondo si volgesse versola sua comunità locale eformasse una nuova équi-pe Notre Dame: quale

contribuzione sarebbe per la nostrachiesa e per la nostra società!

Rinnovando il senso della missionecerchiamo di scoprire il bambino cheè in noi. Attraverso questo noi diver-remmo forse i figli di Dio che noisiamo. Come quei bambini Lo segui-remmo più facilmente e saremmoguidati da Lui per rispondere al dise-gno per il quale siamo stati creati. Con il nostro affetto che Dio benedicavoi e tutti i nostri amici nel mondo.

porta nelle nostre vite, incoloro che sono attorno anoi e nelle nostre relazio-ni. Se un tale cambia-mento interiore può aiu-tarci a vivere una vita piùpiena e libera reagendopiù semplicemente, inuna maniera più acco-gliente, allora con Gesù ilnostro grano di senapediventerà sicuramente unrifugio per tutti coloroche ci circondano.

Abbiamo numerosi egrandi esempi nella nostra comunitàcome Madre Teresa di Calcutta, JeanVanier de l’Arche, Mahatma Ghandi eMartin Luther King; ciascuno di essiseminando i loro grani con la loroazione e il loro spirito illuminato haenormemente contribuito al progres-so comune.

Per ciascuno di noi, nel nostroambiente, non vi è migliore modellodi grande generosità che le quattrocoppie che 60 anni fa si sono unite a

“lasciarono tutto

e Lo seguirono”...

n questi ultimi tempi abbiamosovente riflettuto su questo episo-dio del Vangelo ove Gesù invia

Pietro e i suoi compagni al largo; laloro pesca sarà straordinariamenteabbondante. Ritornano e comprendo-no subito che Gesù ha comunicatoloro un po’ della sua potenza.

Conseguenza radicale: lasciarono tuttoe seguirono Gesù (Lc 5, 11).

Coppie generose potete provare uncerto imbarazzo: per essere discepolioccorre lasciare tutto col rischio dicompromettere la vita famigliare? Vipropongo di incominciare a rifletteresu ciò che vuole dire “seguire Gesù”.

Molte volte nel Vangelo sentiamoGesù dire “seguimi”. È Lui che chiama.SeguirLo non è il risultato di una scel-ta tra più strade che potrebbero esse-re paragonabili o tra molti maestri dicui stimiamo l’insegnamento più omeno seducente. Si tratta di rispon-dere al Maestro unico che ci invita aprendere la strada che ci traccia.

Cosa si aspetta Gesù da coloro che simettono al Suo seguito? Cerca degliammiratori che apprezzino la saggezzadella Sua Parola e ripartano per altre

strade dopo avere assimilato ciò chevolevano ritenere dalla Sua dottrina?Occorre ricordarsi che seguire il Cristovuole dire fare la scelta di un Maestrounico; è camminare con Lui, è benefi-ciare della Sua azione ma anche con-dividere attivamente la Sua missione.Legati alla persona di Gesù, nonsiamo solamente degli ascoltatori madei collaboratori che, nelle differentifasi della vita, cooperano alla Suaopera: la venuta del Regno di Dio, larealizzazione della Sua volontà.Quando ci insegna a pregare, Gesù cidomanda di implorare da Suo Padrela venuta del Suo regno e il compi-mento della Sua volontà.

Seguendo Gesù, è chiaro che noi siamoimpegnati sul Suo cammino. Rispondere alla Sua chiamata ciimpegna certamente al di là di quantoci potessimo attendere. Occorre per-correre il cammino di Gesù in tutta laSua pienezza: occorre scoprire che lamissione di Gesù lo porta fino al donototale della vita sulla Croce e fino allaluce del mattino di Pasqua, vale a direfino alla conseguenza reale e pienadell’amore di Dio per l’umanità.

Uomini e donne sposati, voi sapetecosa vuole dire un dono di sé autenti-

Padre François Fleischmann, Consigliere Spirituale ERI

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Rinnovandoil senso della

missionecerchiamo di

scoprireil bambino che è in noi

“A tutti i lettori (e scrittori) della Lettera END

Vi ricordiamo che i contributi per la lettera vanno inviati a:

Maryves e Cris CodrinoVia Panizza, 9 - 10137 Torino - Tel. 011.3097425

e-mail: [email protected]

Vi ringraziamo e scriveteci numerosi.Vi ricordiamo che la brevità degli articoli consente la pubblicazione

di un maggior numero di contributi.

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le équipesin Angola eMozambico

uesti due paesiafricani, ex colo-nie portoghesi,

sono diventati indipen-denti a metà degli annisettanta; l’Angola contacirca 15 milioni di abi-tanti, il Mozambico circa18 milioni. I due paesisono abitati da varieetnie prevalentementedel gruppo Bantù. Neglianni dall’indipendenzain entrambi i paesi si èprotratto uno stato diguerra tra i governilegittimi e movimenti diguerriglia, attualmentela situazione pare final-mente stabilizzata.Nei due paesi esisteva-no équipes nella comu-nità portoghese, conl’indipendenza e il ritor-no massiccio deiPortoghesi in Europafinì l’esperienza END.

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stra coppia di cammina-re verso una comunioneche riflette e irradia lapresenza dell’amore infi-nito e misericordioso diDio. Accogliete la pre-senza fraterna di Coluiche vi rende capaci dilasciare dietro di voi ciòche è estraneo allavolontà del Padre.Lasciatevi abitare daColui che vi prende consé per camminare sullastrada dell’amore.

co: ordinare la propriavita, indirizzare la propriaaffettività, intelligenza,volontà, generosità, liber-tà, per costruire la comu-nione della coppia, lacomunione della famiglia.

Sapete cosa occorrelasciare dietro di sé sullariva: quelle reti che intral-ciano nelle maglie delripiegamento su se stessi.Chiedetevi quali retiimpediscono nella vo-

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lasciateviabitare da Colui

che vi prende con sé per camminaresulla strada dell’amore.

Fratelli LimbourgMoltiplicazionedei pani e dei pesci

Intervista a: CristinaEsmeralda e JoaoBaptista Makenengoresponsabili nazionali ePadre Tiago Kassomaconsigliere nazionaledell’Angola - Beatriz eAntonio Laice responsa-bili nazionali e PadreHilario Macandja consigliere nazionale delMozambico.

In Angola nacquero leprime équipes autocto-ne nel 1988 con la visitadi équipiers portoghesiche fecero riunioni diinformazione in variecittà; inizialmente nellacapitale Luanda e poigrazie al lavoro di suorCelina a Lobito eBenguela. Esistonoattualmente 35 équipesdi cui 8 a Luanda.In Mozambico nacquerole prime équipes indige-ne nel 1990 dopo infor-mazioni fatte da coppieportoghesi; il collega-mento per entrambi ipaesi venne tenuto da

una coppia, Lai eFernando Marques, luipilota sulle linee aereeche collegano ilPortogallo con i duepaesi africani.Nell’incontro internazio-nale di Santiago diCompostela venneroinvitate alcune coppiedei due paesi per per-mettere loro di cono-scersi, stimolarsi, nonsentirsi soli e collabora-re per il futuro.Il mezzo di comunica-zione più affidabile è iltelefono, l’e-mail non èancora molto diffuso edin più è ancora moltocostoso.

La risposta delle coppieal messaggio delle équi-pes è molto positivaperché vedono nelmetodo, soprattutto le

A cura dell’Equipe di redazione

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tribali (in entrambi ipaesi sono decine). Sipone anche un proble-ma di tipo culturale:fino ad ora le équipeserano nate nelle cittàprincipali dove le cop-pie hanno acquisito inbuona parte la culturaoccidentale, nelle cam-pagne questa culturanon è entrata se noncon i suoi prodotti.Padre Tiago pensa cheoccorra creare una équi-pe tecnica che possatradurre ed adattare itemi europei alla lorocultura e nelle linguedei diversi popoli inmodo che il messaggiodelle équipes sia com-preso ed accettato e siadi aiuto alle coppie.

Questo è il sogno e lasfida che attende inostri fratelli angolani emozambicani nei prossi-mi anni.

Da tutti noi auguri.

donne, un mezzo per ildialogo di coppia. Nellaloro cultura il maritonon ha dialogo con lamoglie, l’équipe stimolaad una maggiore pre-senza da parte dei mari-ti in casa e nella vitafamigliare.Naturalmente un mag-giore dialogo aiuta asviluppare un camminospirituale di coppia.Alcune difficoltà deriva-no dalla povertà diffusatra la gente, a voltealcune coppie nonhanno i mezzi per pre-parare un pasto per lariunione d’équipe, altrehanno difficoltà ad ospi-tare gli équipiers nelleloro povere case, altrenon possono che versa-re una quota annualemolto modesta (ricor-diamoci della paraboladell’obolo della vedova).I temi di studio sonoquelli portoghesi adat-tati alle realtà locali. I consiglieri spirituali

tracciano una situazionesimile nei due paesi:scarsità di sacerdoti chein più sono molto impe-gnati nel fine settimana,momento scelto daquasi tutte le équipesper le riunioni mensili,nella celebrazione deiriti delle comunità. Perquesto motivo si stastudiando la possibilitàdi fare accompagnare leéquipes da suore. In più l’arcivescovo diLuanda ha proposto chei seminaristi degli ultimianni facciano i consi-glieri di équipe ritenen-do che tale esperienzasia molto positiva per laloro vita di sacerdoti.

Padre Tiago Kassomaenumera gli altri proble-mi delle équipes: tradu-zione ed adattamentodei temi ai vari dialetti

a volte alcunecoppie non

hanno i mezziper preparareun pasto per la riunione d’équipe

verbaledella riunione

di Equipe Italia

on il mese di novembreEquipe Italia riprende i suoiincontri itineranti, così vener-

dì 28 novembre ci ritroviamo pressola Casa di Esercizi Spirituali dei PadriBarnabiti a Eupilio (Como) ospiti delSettore Brianza (Regione Nord EstA). Tutti presenti, a parte LiviaValdes costretta, purtroppo, a lettoper un’influenza; inutile dire il dis-piacere di tutti per non averla connoi.L’incontro del venerdì sera con la cenae la messa in comune è sempre moltogustoso, bello e partecipato. Il rac-conto dei nostri vissuti ci fa subitoritrovare in quel clima di amicizia fra-terna dove la confidenza dei fatti piùsignificativi della nostra vita ci fa sen-tire in stretto legame gli uni con glialtri. Questa volta la vita sembravaaver segnato tutti con fatti, purtroppo,luttuosi e di gravi malattie. Abbiamocondiviso profondamente quanto cia-scuno ha compartecipato e reciproca-mente ci siamo sentiti confortati econsolati nell’affetto e nell’amicizia. Il Settore Brianza è stato particolar-mente ospitale ed accogliente. Ci hatrasmesso tutto il suo calore curandoi diversi momenti del nostro incontro.Anche la cena preparata con un toccodi eleganza pre-natalizia ci ha lasciati

sbalorditi. Gli équipiers brianzolihanno mostrato vivacità e interesseverso il Movimento e alcuni interventihanno fatto cogliere il desiderio diconoscerlo meglio. I lavori veri e propri di Equipe Italia,che cominciano sempre il sabato mat-tina con la preghiera e il tema di stu-dio, ci fanno tuffare nei numerosi esostanziosi punti all’ordine del giorno,e ne veniamo totalmente assorbiti.Nella Lettera 125 informavamo cheavevamo messo in cantiere l’elabora-zione di nuovi temi di studio e la rivisi-tazione di sussidi relativi ai diversi ser-vizi. Ci siamo confrontati e abbiamoverificato che quanto elaborato ha get-tato le basi per buoni prodotti finali. Illavoro si sta svolgendo anche con l’au-silio di équipes di servizio che stannolavorando con interesse e slancio.La trattazione delle SessioniNazionali ci impegna sempre molto.Quest’anno forse c’era l’illusione diliquidare più velocemente l’argomen-to avendo impostato già l’anno scorsoil percorso triennale, invece anchequesta volta abbiamo ragionato alungo per produrre e organizzare unaSessione di qualità.Il tema di quest’anno sarà la “ministe-rialità coniugale”, un tema finora pocoindagato. Molti sono gli aspetti che

Eupilio (Como) - 28/30 novembre 2003

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specie di quelle impegna-te nei servizi. Le mini-ses-sioni regionali sono infat-ti un tentativo di rispostaa tale scopo.In fondo al nostro foltoordine del giorno troviamoforse l’ultimo punto: l’in-contro proposto dalla CEIil 15 e 16 novembre u.s.svoltosi a Sassone rivoltoai Responsabili nazionalidei movimenti di spiritua-lità coniugale e familiare.L’incontro è nato dal desi-derio di conoscersi e dipensare insieme qualitemi proporre per la setti-

mana di studio che la CEI proponeannualmente a Rocca di Papa.

Così un po’ stanchi arriviamo a con-trollare che l’ordine del giorno è statocompletamente esaurito e quasiincreduli tiriamo un sospiro di sollie-vo; ma la gioia e il piacere dell’amici-zia fa temporeggiare sui saluti e lepartenze, così continuiamo a dialoga-re.Avviandoci verso l’uscita ci trattenia-mo ancora sul piazzale della Casa checi ha ospitato, quasi incuranti dei sol-leciti richiami di chi (Renzo Gaggero)invita a partire.Ci abbracciamo con affetto ricchi ditanta gioia nell’attesa del prossimoappuntamento.

documento che definiscelinee e criteri per lagestione dei siti locali(regionali e/o di Settore);il documento è stato di-scusso e approvato.Quando leggerete questoarticolo sicuramente gliinteressati avranno già datempo ricevuto il docu-mento in questione.

Passando da un argomen-to all’altro ci si accorgeche il tempo è sempre piùtiranno e purtroppo quel-lo rimasto a disposizioneper le situazioni Regionaliè un po’ penalizzato. OgniResponsabile Regionale cerca di evi-denziare solo alcune situazioni diffici-li o particolarmente gioiose per con-dividere e confrontarsi sulle cose piùimportanti.Sul tavolo vengono poste alcune que-stioni: possibili divisioni di alcuniSettori e forse eventuali accorpamen-ti di altri sottonumerati; formazionerispetto al senso della Collegialità;come risolvere il problema di alcuniSettori troppo dipendenti da alcunecoppie o da alcuni ConsiglieriSpirituali molto carismatici; come ali-mentare il valore evangelico dell’ac-coglienza per le difficili situazioni chea volte gli équipiers vivono; incre-mentare la formazione delle coppie,

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sul tavolo vengono poste

alcune questioni: possibili divisionidi alcuni Settorie forse eventualiaccorpamenti di

altri

(Verzuolo 1 - Cuneo), cheEquipe Italia ringraziaaffettuosamente a nomedi tutti gli équipiers, peraver accolto questo servi-zio. Inoltre, proprio persentirci più uniti a loro e atutti gli Intercessori, sullaLettera END comparirà“l’intenzione” oggettodella loro preghiera e diquanti, quindi, vorrannounirsi. A Maria eGianfranco un grazie com-mosso e l’abbraccio affet-tuoso di tutto ilMovimento per tutti glianni in cui, silenziosamen-

te ed umilmente, hanno pregato pernoi, e per tutti quelli in cui... continue-ranno comunque a farlo!A settembre del 2004 tre coppieResponsabili Regionali concluderan-no il loro servizio; è tempo di comin-ciare a pensare alle loro successioni.In Equipe Italia si sono valutate leproposte delle diverse Regioni appro-fondendone alcuni aspetti e dandol’avvio ai contatti con quanti sonostati proposti per lo svolgimento diquesti servizi. Il Signore parla attra-verso gli uomini e la chiamata alServizio è sempre una chiamata diDio a offrirsi per i propri amici. Ciauguriamo che lo Spirito soffi effica-cemente sui cuori e le menti deinostri fratelli che verranno interpella-ti, perché possano godere dei tantidoni che Dio ha pensato per loro.

I Vio ed i Pizzini (rispettivamenteresponsabili della Lettera e del SitoNazionale) su specifica richiesta diEquipe Italia hanno elaborato un

meriterebbero di essereapprofonditi e che civedono impegnati in unadilatata e appassionatadiscussione, per poi con-venire che bisogna faredelle scelte e puntare allatrattazione di quegli argo-menti più significativi perla situazione storico-cul-turale del nostro paese edelle nostre coppie. Ci auguriamo che l’argo-mento, sul quale voluta-mente non ci dilunghiamo,perché verrà, se pur sinteti-camente, illustrato nel pie-ghevole di presentazionedella Sessione, possa suscitare interes-se e curiosità richiamando un buonnumero di partecipanti; perciò nonattendete troppo a iscrivervi, potresterischiare di non trovare più posto.Il documento sulla Collegialità propo-sto allo studio nelle diverse Regioni hagià dato echi positivi, ci sono infattibuone impressioni al riguardo che sot-tolineano l’importanza dello studio deidocumenti END per approfondirne lospirito e vivere meglio i servizi.Abbiamo parlato anche della LetteraEND e dei diversi contributi che arri-vano alla redazione, a volte molti, avolte pochi, a volte troppo teorici. Lospazio sulla lettera dedicato agli équi-piers ha il piacevole scopo di compar-tecipare le nostre esperienze e i nostrivissuti.

Come saprete per molti anni i respon-sabili del gruppo “Intercessori” sonostati Maria e Gianfranco Solinas, cheora lasciano il testimone ad un’altracoppia: Marilena e Luciano Borello

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anche questavolta abbiamoragionato alungo per produrre e organizzare

una Sessione di qualità

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Ricordiamo a tutti gli équipiers che solo gli articoli firmati dall’ERI e da EquipeItalia esprimono la posizione del movimento; tutti gli altri sono proposte che posso-no essere oggetto di riflessione e confronto nel rispetto di un fraterno pluralismo.La redazione si riserva il diritto di condensare e ridurre i contributi pervenuti.

Le coppie giovani, appenaentrate nel Movimento(Lettera 127)Dopo un periodo di relati-va stasi negli anni ottantae nei primi anni novanta,nel nostro Movimentostanno entrando molteéquipes, molte dellequali formate da coppiegiovani, che sono propriola prima “finestra” su unmondo che cambia.Entriamo quindi in unacasa di due giovanisposi; probabilmente litroveremo entrambi allavoro, probabilmentecon due o anche trebambini piccoli, affidati

ai nonni o alle strutture pubbliche.Sicuramente li troveremo indaffaratise non affannati.Le coppie anziane, con tanti anni diMovimento sulle spalle (Lettera 128)Entriamo nelle case delle coppie chehanno molti anni di Movimento sullespalle, e che quindi probabilmentesono anche un po’ avanti negli anni.Hanno vissuto gli anni ferventi dellaprima espansione, probabilmentehanno svolto anche vari servizi nelMovimento. Ora forse in alcune delleloro équipes cominciano ad affiorare iproblemi, ci si conosce molto bene,forse si va avanti per abitudine, forsemancano nuovi stimoli.I nostri Consiglieri Spirituali (Lettera 129)Entriamo nella casa dei nostriConsiglieri Spirituali. Il mondo stacambiando rapidamente anche perloro. In numero assoluto sono sempredi meno, i più anziani fanno fatica astare dietro a tante incombenze; i più

Vangelo della Coppia in unmondo che cambia”, ecome icona la strabilianteavventura vissuta daZaccheo. Oggi Gesù non èpiù tra noi fisicamente,ma noi coppie siamo suoitestimoni. A quali altrecoppie potremo dire “oggidobbiamo fermarci a casavostra”, e quali coppiepotrebbero “accogliercipieni di gioia”?In questo mondo checambia, le coppie cristia-ne, e in particolare quelledelle Equipes, voglionoessere annunciatori disperanza. Per aiutare araccontare, comunicare,discernere, la Lettera END vuole dareuno sguardo di coppia … su un mondoche cambia.Entreremo nelle case, per conoscere;probabilmente non troveremo solu-zioni immediate, perché non abbiamola bacchetta magica. Nelle varie “tipologie” di case in cuientreremo proveremo a capire, sen-tendo il loro racconto:- quali sono le esigenze- che cosa sta dando il Movimento- quali problemi vedono per il futuro- il Movimento è sempre in grado dirispondere alle esigenze?- quali eventuali strade nuove da per-correre insieme?Per quanto riguarda la Rubrica FOR-MAZIONE PERMANENTE, proveremo,con l’aiuto di esperti, a entrare nellecase o nelle situazioni che di volta involta le Scritture ci propongono.Vediamo allora le case in cui entre-remo.

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in questo mondoche cambia, le

coppie cristiane,e in particolare

quelle delleEquipes,

vogliono essereannunciatori di

speranza

uno sguardo di coppia...su un mondo che cambia

Piano redazionale della Lettera END per il 2004

a vita si è manifestata e noi l’ab-biamo veduta. Siamo i suoi testi-moni e perciò ve ne parliamo …

Perciò parliamo anche a voi di ciò cheabbiamo visto e udito; così sarete uniti anoi nella comunione che abbiamo con ilPadre e con Gesù Cristo suo Figlio”. (IGv 1,2-3).

Abbiamo evidenziato le due parolefondamentali che costituiscono laragion d’essere della Lettera End.Parlare, raccontare, dire agli altri lanostra esperienza di fede. L’Annuncioè una comunicazione di notizia dapersona a persona. L’Evangelo, primadi essere un libro, è una “buona noti-zia” che uno dice, racconta all’altro.Chi annuncia non può che comunica-re una sua storia personale nellaquale il Cristo incontrato è penetratoa tal punto da sconvolgerla. E coluiche accoglie questo annuncio, nell’ac-coglierlo non fa altro che accettare diessere coinvolto insieme all’annun-ciante, nella medesima vicenda. La comunicazione è strumento di

comunione. Non esiste comunionevera, né comunione autentica fra gliuomini, se le esperienze interiori nonsono raccontate; c’è bisogno di segniesteriori storicamente riscontrabili, inmodo che la coscienza e la vicendadei singoli diventi coscienza e storiadi molti.La comunicazione e la comunionediventano uno strumento di discerni-mento e di crescita comune. Il discer-nimento si articola in vari momenti:- farsi interrogare dalla situazione- confrontarsi con la parola di Dio- farsi carico degli altri e della com-plessità del mondo che ci circondacon l’obiettivo di camminare insieme,cercando di individuare, ove possibi-le, strade anche provvisorie da speri-mentare.

Il Piano Redazionale 2004Il piano redazionale 2004 vuoleaccompagnare la trilogia che EquipeItalia ha definito per le SessioniNazionali per gli anni 2003-4-5, che hacome filo conduttore “Comunicare il

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L’Equipe di Redazione propone a tutti i lettori della nostra Lettera una sintesi delpiano redazionale 2004, presentato alla Sessione dei Responsabili di Settore a Sassonea fine settembre scorso.

La “ragion d’essere” della lettera END

la situazione dei migranti e risposte pastorali oggi

seconda parte

3. L’ACCOGLIENZA DEI NUOVI CITTADINI

a prima tentazione di una comu-nità che voglia essere accogliente èquella di aprire uno sportello di

tipo assistenziale. Se è vero il profilo del-l’immigrato che abbiamo descritto, è aquell’immigrato che dobbiamo darerisposte adeguate per essere efficaci.Cosa possiamo fare dunque con lui o conlei? In tutti gli interventi dobbiamo ren-derlo soggetto attivo e non solo oggetto.Il nostro compito è garantire ai nuovicittadini i diritti essenziali (dirittoalla salute, al lavoro, alla casa, allostudio, alla libertà, alla stabilità, avivere nella famiglia, a vivere una vitadignitosa nel nostro paese, a proget-tarsi un futuro. Tutto questo possia-mo farlo creando una cultura dell’ac-coglienza, stimolando lo Stato a fare

leggi adeguate ed applicabili, gli entilocali a creare le condizioni per l’inse-rimento e l’integrazione nel tessutodella società civile.A livello di Chiese (diocesi) le indica-zioni della Migrantes e della CEI sonodate da tempo: - la creazione in ogni diocesi di unservizio che coordini la pastorale deimigranti sia negli aspetti specifici chenormali;- aprire il dialogo ecumenico ed inter-religioso;- far diventare gli immigrati cattolicisoggetti attivi negli organismi pastora-li (ad es. consiglio pastorale della dio-cesi) e nei servizi per gli immigrati;- creare comunità etniche quando ilnumero dei credenti della stessaetnia è numeroso;- interpellare la comunità, le parroc-chie etniche e i servizi sulle linee del

Don Fredo Olivero

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Se diciamo “oggi devo fer-marmi a casa tua”, checosa possiamo fare noicoppie per cercare di aiu-tare le coppie che sono inqueste condizioni?E poi, prima o dopo, unconiuge anticipa l’altronella morte. Allora la soli-tudine può essere vera-mente profonda.Le Coppie che conoscono laprova della separazione .., ela gioia della “resurrezionedi coppia” (lettera 131)Papa Giovanni Paolo II,nell’udienza concessa airesponsabili internazionalidel Movimento riuniti aRoma nel gennaio del 2003per delineare i futuri orien-tamenti, così si esprimeva:

“La mia preghiera raggiunge anche lefamiglie che conoscono la prova. Possanotrovare lungo la loro strada testimonidella tenerezza e della misericordia diDio. Desidero ribadire la mia vicinanzaspirituale alle persone separate, divorzia-te o divorziate risposate, che, in quantobattezzate, sono chiamate, nel rispettodelle regole della Chiesa, a parteciparealla vita cristiana”.Le coppie delle Equipes non sonoesenti da queste situazioni; e d’altraparte, molte coppie delle Equipesprovano ad essere testimoni dellatenerezza e della misericordia di Dioverso questi nostri fratelli e sorelleche conoscono questa prova.Alcune volte, con l’aiuto del Signore,le coppie che hanno conosciuto laprova della separazione conoscono lagioia della “resurrezione” di coppia, erinnovano le loro promesse di fedeltà.

giovani sono pochi, ven-gono caricati di tantiimpegni, l’END non sem-pre rientra tra le loropriorità.Entriamo nelle loro case,probabilmente nelle lorosolitudini, e facciamociraccontare e dibattiamoinsieme:- quali proposte posso-no emergere per il casoche prima o dopo si veri-ficherà, ovvero quandonon troveremo più unConsigliere Spirituale perogni équipe?- quali eventuali stradenuove da percorrereinsieme?Diamo spazio sulla Let-tera END ai sacerdotinostri compagni di viaggio, sia perchépossano parlare ai loro “colleghi”, siaperché possano parlare a noi.Le nuove solitudini di coppia … e deisingoli (Lettera 130)Siamo sia all’interno del movimentosia all’esterno. L’urbanizzazione, lafamiglia mononucleare, i figli che,anche se sempre più tardi, lasciano lacasa e, non ultime, le nuove tecnolo-gie creano e amplificano le solitudini,anche di coppia.Sembra strano, ma il cosiddetto“digital divide” (letteralmente la “frat-tura digitale”, la discriminazioneindotta dalle nuove tecnologie)amplifica il solco tra coloro che pos-sono permettersi di stare in comuni-cazione con il mondo attraverso icomputer, la posta elettronica, inter-net, e tra coloro che per cultura o perdenaro non possono permetterselo.

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talia con l’aiuto del

Signore, le cop-pie che hannoconosciuto laprova della separazioneconoscono lagioia della

“resurrezione”di coppia

Pubblichiamo la seconda parte dell’estratto di una relazione che è stata tenuta nella primaverascorsa da don Fredo Olivero, responsabile dell’Ufficio per la Pastorale dei Migranti della Diocesidi Torino. L’Ufficio è un organismo pastorale costituito dall’Arcivescovo di Torino con statutospecifico (26 marzo 1990) per favorire l’evangelizzazione dei migranti.

La prima parte era dedicata a capire quale sia l’appartenenza religiosa degli immigrati, conalcune indicazioni per riflettere e per operare. In questa seconda parte vengono date indicazionisu come favorire l’accoglienza dei nuovi cittadini e su quale impegno pastorale verso i nativi.

L’Equipe di Redazione.

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te tenza (due esempi signifi-cativi a Torino sono “Unprogetto al femminile”per le donne vittime dellatratta e “Camminareinsieme” che è un poliam-bulatorio per la tuteladella salute dei senzafissa dimora e degli immi-grati non tutelati). Senzaun investimento significa-tivo e continuativo nellaformazione, non possonoessere attivati servizi diqualità. Altri esempi pos-sono essere:

- parrocchie con un gruppo di volon-tari (Caritas parrocchiale) che apronoun centro d’accoglienza; lo gestisconoinvestendo la comunità intera.- istituti religiosi che mettono a di-sposizione locali con comodato gra-tuito per donne in difficoltà e minorinon accompagnati e ritrovano il lorocarisma in questo tipo di servizio.- oratorio che apre ai minori e ai gio-vani immigrati: dal cammino di vitanascono un’associazione, una comu-nità per minori non accompagnati, unprogetto educativo di territorio.Un terzo livello è il lavoro in rete traparrocchie, istituti religiosi, associa-zioni. E’ una fase presente in diversecittà, purtroppo solo ancora in alcunisettori:- Donne vittime della tratta e donnecon bambini- Minori adolescenti soliAltri orientamenti, via via più com-plessi da progettare e attuare, sono iseguenti:Inserimento a pieno titolo degliimmigrati nelle comunità parrocchia-li. Tutto questo è molto raro ma inco-

piano pastorale;- preparare operatori pa-storali per le comunitàloro e nostre per favorireuno scambio positivo;- creare servizi per l’inte-grazione: ricerca lavoro,casa, per la tutela di vitti-me della violenza…;- avere momenti ecclesia-li in cui si evidenzi il lorocontributo: giornate deimigranti integrate nellapastorale.Il lato più problematico è alivello di comunità parroc-chiali: quali orientamenti proporre sullabase di esperienze conosciute sia in posi-tivo sia in negativo?

La comunità parrocchiale accoglien-te, non chiusa, non paurosa delnuovo, del diverso, oltre a lavoraresulla cultura dei nativi, dà vita adalcuni servizi o iniziative per gliimmigrati. Si tratta per lo più di spor-telli assistenziali (contributi econo-mici, distribuzione di alimenti ovestiario, mense, ricerca alloggio perrifugiati o donne in difficoltà, proget-ti per minori). Qui si ferma la mag-gioranza delle realtà, ma è un quadroinadeguato.Un livello di intervento diverso e piùqualificato in alcune parrocchie e isti-tuti religiosi radicati sul territorio è lacreazione e la formazione di laiciimpegnati che diano vita a formeassociative stabili e organizzate.Talora diventa uno sportello di servi-zio ma con un salto di qualità: l’asso-ciazione, il gruppo incomincia alavorare per progetti ed intervienein un settore specifico con compe-

preparareoperatori

pastorali per lecomunità loro e nostre per favorire uno

scambio positivo

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teformazione di sostegno,vogliono dialogare con lenuove culture e fedi, e laparrocchia – dopo averfatto progetti specifici –ripensa la pastorale ordi-naria alla luce dell’immi-grazione.Progetti nuovi anchenegli oratori intercultura-li. Quando l’immigrazioneentra negli oratori attra-verso la presenza di ragaz-zi stranieri, li sconvolge.Diventa necessarioripensare l’oratorio e

progettarlo interculturale. Le espe-rienze in atto ci dicono che è neces-sario fermarsi e analizzare il contesto,cercare strade più opportune per daresignificato alla vera vocazione dell’o-ratorio: luogo pastorale, di formazio-ne, per i ragazzi e i giovani al di làdella provenienza e del credo religio-so. Questo ci obbliga a coinvolgere lefamiglie, presentare il contesto mul-tietnico in cui avviene la formazione eoffrire particolare attenzione al

mondo degli adolescenti. Un ora-torio per dare un servizio agli

stranieri deve affrontare alcuniproblemi di questi adolescen-ti: vivere “tra” i nuovi modellifamigliari e la crisi di questerelazioni all’interno dellafamiglia, la formazione pro-fessionale, la ricerca lavo-ro…

Tutto questo com-porta formazio-ne degli edu-catori e opera-tori, dei geni-tori e volonta-

mincia ad avviarsi indiverse comunità. La pre-senza di laici preparati eformati diventa una risor-sa ed abbatte i pregiudizi;La pastorale migratoriaentra a far parte dellapastorale ordinaria.L’aver accolto i nuovi cit-tadini costringe i laici arichiedere nuovi strumen-ti, a ripensare la propriafede alla luce dell’avveni-mento migrato-rio. I laicir ichie-d o n o

quandol’immigrazione

entra negli oratori attraverso

la presenza diragazzi stranieri,

li sconvolge

stati i grandi sponsor sianel gonfiare i fatti sia neldeviare l’attenzione.Quando si parla di sicu-rezza pubblica e sociale sisuggerisce o si sottinten-de sempre un’unica solu-zione possibile: il control-lo sul territorio con larepressione di polizia(vedi le centinaia di poli-ziotti, carabinieri e vigilisulle strade nei momenti“caldi”, o i furgoni alla“guardia dei bidoni”).

Sviluppare strategie dicontatto: creare occasionid’incontro e conoscenza.Attenzione però alla natu-

ra del contatto! Incontrare l’altro, lostraniero in situazione di parità ocomunque in situazioni favorevoliattiva un processo di identificazione emodifica positivamente atteggiamen-ti di rifiuto o stereotipi, al contrarioincontrare l’altro in situazioni sfavo-revoli può rafforzare sentimenti di“rigetto”. E’ quindi compito di chisvolge attività educativa e “pedagogi-ca” nella comunità creare incontrifavorevoli identificando persone chehanno valori e esperienze da scam-biare e superare quindi le occasioni diincontro in genere basate sull’aiuto,sull’assistenzialismo.

I problemi culturali quindisono da tenere in seriaconsiderazione in un pro-cesso d’integrazione chevoglia essere serio e reale.Ci sono persone native,giovani e adulte, che pos-sono manifestare timore eostilità verso le differenzeo genericamente incapa-cità a comprendere formeculturali diverse dalle pro-prie. In realtà, ciascunorischia di analizzare e giu-dicare sé e gli altri a parti-re dai modi di giudicareche i gruppi sociali aiquali appartiene glihanno imposto, senza cheegli se ne sia accorto.

Cosa può fare una comunità, una par-rocchia per favorire relazioni inter-culturali e far superare o ridurreatteggiamenti di intolleranza al pro-prio interno?Sappiamo che gli immigrati sonocome l’acqua su un terreno secco: evi-denziano le fratture esistenti, pene-trandovi.

Parlare ai nativiFar capire loro il fenomeno e far com-prendere che l’immigrazione non èun fatto emergenziale ma un fenome-no che ci interroga e con cui ci dob-biamo misurare per generazioni. Il primo compito di una Chiesa chedialoga con la società è quello di par-lare alla comunità dei nativi (e allasocietà civile). Dobbiamo aiutarli acapire che il fenomeno dell’immigra-zione estera è e sarà un fatto nonemergenziale, ma normale e conti-nuativo, un avvenimento che ci inter-

ri impegnati.Le esperienze ci dimo-strano la possibilità dimomenti formativi e dipreghiera comuni.

4. QUALE IMPEGNOPASTORALE VERSO INATIVI?

Occuparsi di immigrazio-ne significa prima di tuttooccuparsi dei nativi eoccuparsi delle relazioniinterculturali.E’ noto che l’immigrazio-ne può creare, tra vecchi enuovi cittadini, conflittiper vari motivi: - mette in evidenza i pro-blemi irrisolti della società quali lacarenza e l’inadeguatezza dei servizi;- peggiora la situazione delle areedegradate della città (es. i quartieriintorno alle stazioni...); - rende drammatica la carenza di case; - evidenzia piaghe quali la prostituzio-ne e lo sfruttamento.Un aspetto determinante inoltregioca la percezione del fenomeno daparte dei nativi. I conflitti rischiano diesplodere quando larghi settori del-l’opinione pubblica e i mass-mediadescrivono il fenomeno in minaccio-so, incontrollabile aumento.In un clima di questo tipo la stragran-de maggioranza degli immigrati cheha faticosamente trovato una via perl’inserimento sociale, sparisce tra lecifre ufficiali delle statistiche e nellavoro quotidiano, mentre ben altravisibilita’ hanno il lavavetri o il par-cheggiatore, la prostituta, i manovalidella microcriminalità...

pella, che non si fermané con leggi drastiche nécon atteggiamenti dichiusura.Occorre aiutare a distin-guere gli aspetti di di-sagio, di criminalità, daltessuto generale dell’im-migrazione che è sano,fatto di lavoratori, difamiglie che hanno sceltoil loro futuro tra noi.

Offrire informazione seriaFare contro informazionerispetto a dati e episodiriportati in modo allarmi-stico dai mass media. Farcapire che la sicurezzapubblica, che molti pen-sano sia messa in crisi dai nuovi citta-dini, è anzitutto un fatto di coscienzapersonale, di sensazione di star bene,di vivere bene nella realtà in cui ci sitrova: senza lucidità ed un grandesforzo positivo non arriva mai. Infattinulla può garantire la sicurezza totalee solo gli illusi possono pensarlo.La nostra sensazione è che sulla sicu-rezza pubblica ci siamo fatti prenderela mano: non distinguiamo più realtàe proiezione della realtà, fatti, avveni-menti e lettura unilaterale dei fatti. Imedia (TV, giornali, riviste e perso-naggi della politica, dell’informazio-ne, della Chiesa, del sociale che cer-cano spazi di protagonismo) sono

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cosa può fareuna comunità,

per favorire relazioni

interculturali efar superare

atteggiamenti diintolleranza al

proprio interno?

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tedobbiamo

aiutarli a capireche il

fenomeno della immigrazione

estera è e sarà un fatto

normalee continuativo

La segreteria italiana END comunica a tutti gli équipiers il nuovo indirizzo di posta elettronica

[email protected]

fanno l’amore da chissàquanto tempo”, “pensoche abbiano finito, hannogià dato e sono tranquil-li”, “che è strano concepi-re un rapporto sessualetra di loro, è buffo anchefisicamente”, “che sottol’aspetto dell’intimitànon penso vi sia un gran-de rapporto”, “che sonopatetici, del tipo ‘non faresapere al figlio che haiavuto rapporti’”, “che sitrattano come due perso-ne, non come due aman-

ti”. Qui la diversità tra le generazioni èevidente: i giovani vorrebbero deigenitori riusciti anche sul versantedella comunicazione affettiva, mentrein famiglia prevale un rapporto dicoppia in cui l’intimità fa fatica amanifestarsi. Per cui su questo puntovari giovani risulteranno privi di riferi-menti familiari e dovranno elaborareun loro modello di espressione deisentimenti.Proprio la centralità che i giovaniattribuiscono ai sentimenti può rap-presentare un altro motivo di tensio-ne o di incomprensione nel rapportotra genitori e figli. Mi riferisco al fattoche molte coppie di giovani sembra-no fondare il loro rapporto perlopiùsui sentimenti e sull’affinità emotiva,senza riconoscere l’importanza di altrimotivi di convergenza. L’accento èsovente posto sul “feeling particolareche si sente”, sulle “sensazioni specia-li che si vivono con quella persona”,su una conoscenza intima e esclusiva,su “uno stare bene reciproco”; privile-giando molto di più l’affinità emotivae dei sentimenti che la condivisione

lizzante all’interno diessa. Questa libertà dipresenza e di coinvolgi-mento è un aspetto moltoapprezzato dalle giovanigenerazioni, che tendonoad avere molteplici luoghia cui ancorare la propriaesistenza e vari baricentridel loro modello di realiz-zazione.

Come si è accennato, illegame affettivo in fami-glia non viene meno non-ostante che tra ‘padri’ e‘figli’ vi siano sensibilità e orienta-menti diversi su questioni importantidell’esistenza. Tra queste, un posto dirilievo spetta alla visione di coppia eal modo di vivere i rapporti affettivi esessuali.Molti giovani, ad esempio, hannodelle riserve su come si comportano igenitori in questo campo. Nella mag-gior parte dei casi c’è stima per geni-tori che “dopo tanti anni di matrimo-nio si vogliono ancora bene”, “chesono ancora capaci di comprendersi,di comunicare e anche di riappacifi-carsi dopo tanto tempo che stannoinsieme”, “che sono molto uniti e tira-no dalla stessa parte”, “che sonomolto forti e hanno idee simili”. Masovente i genitori sono stimati daigiovani più per il lato serio del lororapporto di coppia (il rispetto recipro-co, il volersi bene di fondo) che per lacapacità di dare evidenza ‘affettiva’ alloro legame. Così non pochi giovani sisentono lontani dal modo in cui igenitori vivono il rapporto affettivo esessuale, ritenendo che “forse i mieihanno rinunciato al sesso”, “che non

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in famiglia prevale

un rapporto dicoppia in cui

l’intimitàfa fatica

a manifestarsi

l’accoglienzatra le generazioni

a famiglia oggi è al centro di unavalutazione controversa. Da unlato sono evidenti i segni di crisi

di questa istituzione, con l’aumentodelle separazioni e dei divorzi, con ilfallimento di molti matrimoni ‘giova-ni’, mentre altre situazioni problema-tiche si consumano dentro una prati-ca del silenzio tra i coniugi o una vitada separati in casa.Questo scenario scuro è però contro-bilanciato da altre notizie, che ci dico-no che la famiglia gode nel complessoancora di buona salute ed è l’istituzio-ne più rivalutata dagli italiani, quellain cui si pone il più alto livello di fidu-cia. L’identificazione con la famigliacoinvolge anche i giovani, anche quel-li che al presente non hanno intenzio-ne di formarne una, o perché nonhanno ancora idee chiare al riguardoo perché coltivano l’idea di una vitada single. Ciò significa che la famigliarivalutata da questi soggetti non ètanto quella del loro futuro, quantoquella di origine e delle proprie radici.Tutti gli altri giovani invece (la maggio-ranza) tengono in grande considerazio-ne sia la famiglia di appartenenza siaquella che intendono costruire magariin un futuro non immediato, dopo cioèuna fase più o meno prolungata di spe-rimentazione nella giovinezza.

Perché la famiglia è oggi così rivaluta-ta? Anzitutto perché essa rappresenta– sia per gli adulti sia per i giovani –una delle poche risorse di relazione edi sicurezza in un tempo caratterizzatodall’incertezza delle condizioni di vita.La famiglia cioè svolge oggi un’impor-tante funzione affettiva, capace diconfermare e dare stabilità alla vitadei suoi componenti. La maggioranzadei giovani ammette che in famiglia vipossono essere delle visioni diversetra genitori e figli, in rapporto a unsalto generazionale nel modo diaffrontare questioni importanti comela sessualità, il lavoro, il consumo,ecc.; ma queste differenze non produ-cono rotture interne, in quanto preva-le di gran lunga il ‘volersi bene’ tra icomponenti. Inoltre, la famiglia è oggiben voluta dai giovani in quanto è unarealtà tollerante, orientata più allacomprensione che al conflitto, cheaccetta e conferma i giovani per quelche sono, senza pretendere che essispendano in famiglia la maggior partedel loro tempo o rendano troppoconto delle loro scelte e orientamenti.In altri termini, la famiglia è rivalutatain quanto rispetta un giovane chescandisce la vita tra molte esperienzee appartenenze, in quanto non pre-tende che i figli vivano in modo tota-

Franco Garelli - Torino 33

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in conseguenza del climadi grande libertà dei rap-porti affettivi e sessuali dicui godono le nuove gene-razioni. Proprio perché siè liberi di vincolarsi omeno, proprio perché vi èun’ampia possibilità disperimentazione, ci siorienta alla fedeltà quan-do si decide di intrapren-dere un rapporto ‘serio’con un partner. Questaidea di fedeltà non rispec-chia però necessariamen-te la concezione di fedeltàprevalente nel passato,quella in cui si riconosce(almeno idealmente) la

maggioranza dei genitori. Nel passatola fedeltà era pensata “per sempre” e

orientata alla“persona”. Oggi,molti giovani chepur credono inun rapporto sta-bile, si dichiara-no fedeli più alla“storia” che stan-no vivendo, chealla persona concui vivono quellastoria. Ciò perdire che l’ideadel “per sempre”è culturalmentedistante da moltigiovani chehanno difficoltà aipotecare il futu-ro anche in que-sto campo.Inoltre, se il rap-porto che si sta

di particolari valori e idea-li. Non si tratta solo di unmodo gergale di esprimer-si, che può nasconderesignificati più ampi. Difatto sembra scarso tra igiovani partner il richiamoa comuni interessi, a valu-tazioni affini della realtà,a progetti condivisi, allacostruzione di un comunesignificato, a una qualcheaffinità ideologica, a unaqualsiasi fede (religiosa enon). L’affinità emotivasembra avere il soprav-vento rispetto ad altri tipidi coinvolgimento. I geni-tori, gli adulti, paventanoche questo orientamento sia l’antica-mera di rapporti fragili, di coppie dalfiato corto, dimenages desti-nati nel tempo aesaurirsi percarenza di ossi-geno e di pro-spettive.

Un’altra diver-genza, tra genito-ri e figli, puòriguardare laquestione dellafedeltà nel rap-porto di coppia.Contrariamentea molti luoghicomuni, l’ideadella fedeltà dicoppia non èestranea allamaggior partedei giovani. E ciò

oggi,molti giovani sidichiarano fedelipiù alla “storia”

che stannovivendo che allapersona con cuivivono quella

storia

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te vivendo perde di significa-tività, pare a molti plausi-bile non precludersi altrepossibilità di incontro e direalizzazione.

La distanza tra ‘padri’ e‘figli’ – nel pensare al rap-porto di coppia – può poiriguardare molti altriaspetti. I figli possononon riconoscersi in unacoppia di genitori cheriflette ancora al suo inter-no una rigida divisione dicompiti, con le madrivotate alla cura della casa e degliaffetti e con i padri meno presenti epiù assorbiti dal lavoro extra-domesti-co. Inoltre, ai figli può andare strettoun modello di famiglia più centratosul fare che sull’essere, che attribui-sce più importanza all’operosità e alraggiungimento di determinati obiet-tivi (anche di impegno sociale) chealla gratuità dei rapporti e dello stareinsieme senza particolari finalizzazio-ni. Per contro, i genitori possonoessere preoccupati di modelli di cop-pia giovanili un po’ chiusi in se stessie in una cerchia di coetanei affini,magari carenti di progetti a medio olungo termine, orientati più ad un’e-spressione ludica che ad una progres-siva assunzione di responsabilità.Di fronte a queste divergenze di sensi-bilità, che cosa significa ‘accogliere’l’altro in famiglia? Come devono porsii genitori di fronte a figli che riflettonouna cultura diversa dalla loro, che inparte esprime domande di autenticitàe in parte contiene aspetti problema-tici? Viceversa, qual è la responsabi-lità dei figli nei confronti dei loro

genitori?Accoglienza in questocaso significa anzituttoaccettarsi reciprocamen-te, ma anche scoprire leragioni degli uni e deglialtri e far ripartire il dialo-go e il confronto tra legenerazioni. Il venir menodel confronto intergene-razionale comporta unimpoverimento delle pro-spettive dei vari membridella famiglia. Ci si privain particolare della possi-bilità di un’interazione

costruttiva e dialogica tra generazionidiverse, con i padri e le madri chedovrebbero reagire nei confronti deifigli sulla base della loro maturità econ i figli che possono rappresentareun fattore di ringiovanimento degliadulti a partire dalla loro freschezza divita. Invece, in molti casi, si affermaanche a questo livello una “pratica delsilenzio”, che da un lato evita i con-flitti e dall’altro riduce la possibilità diun arricchimento reciproco tra legenerazioni.

Recuperare il carattere dialogico edialettico dei rapporti è dunque uncompito che si devono porre le fami-glie d’oggi che intendono dare conte-nuto a quella dimensione ‘affettiva’che rappresenta un indubbio valorenel rapporto tra le generazioni. Il‘volersi bene’ si manifesta anche nelprendersi a cura reciprocamente, nel-l’interagire con l’altro pur in modorispettoso e discreto, nel confrontarsisu aspetti importanti della vita, nelcrescere insieme in modo profondo ecostruttivo.

ai figli puòandare strettoun modello di

famigliapiù centrato

sul fare che sull’essere

Marc Chagall Il matrimonio

si era legato ad un’altradonna e questo causò lanostra separazione.Precipitai nel baratrochiedendomi: “Perché ame?” e mi domandai cosaavessi fatto per meritareuna così atroce sorte.Non mi piacevo, avevoperso l’autostima; cercaiallora di curarmi di piùdella mia immagine perriconquistare mio marito.Dimagrii quasi da farpaura ed i miei occhierano sempre più spenti,non vedevano altro chetenebre. Un giorno qual-

cuno mi parlò di Gesù, della miseri-cordia di Dio ed imparai a leggere laBibbia. Lessi in quelle pagine sacre lamia storia, la storia del mio desertosenza Dio, la promessa di una felicitàche non è di questa terra ed imparai apregare. All’amarezza si sostituì lasperanza, compresi il senso del per-dono e mi sentii amata, addomestica-ta e curata. Compresi che dovevo per-donare mio marito per interromperel’astio, la rabbia, la collera che aveva-no fatto dimora in me fino a quelmomento e mi sentii libera da quellenegatività che mi tenevano schiava.Il mio matrimonio non si è ricompo-sto ma vivo riconciliata e ciò giova almio cuore, ai miei figli, ai miei rap-porti con il mio prossimo.

Nella società edonistica in cui vivia-mo, è difficile mantenere fede agliinsegnamenti di Cristo, alla indissolu-bilità del matrimonio, alla castità inseno alla separazione, ma sottrarsialle regole consumistiche è liberato-

zese dove da anni mi reca-vo in vacanza con la miafamiglia. L’incontro, cheinizialmente sembravacasuale, divenne amore ecambiò la mia vita di gio-vane universitaria. Doposette lunghi anni di fidan-zamento sofferto per lenostre distanze residen-ziali ci sposammo. Lasciaila mia città del Nord, l’o-spedale in cui prestavoservizio, la specializzazio-ne in corso e seguii miomarito in un paesino doveinsieme lavoravamo comemedici.

L’impatto con il luogo così diversodalle mie abitudini fu duro, ne piansisegretamente rimpiangendo ciò cheavevo lasciato. Ma piano piano miadattai e feci tanti passi di risalita gra-zie alla nascita del primo figlio, il suc-cessivo trasferimento in provincia, lanascita del secondo figlio ed infine iltrasferimento nella città di origine dimio marito che egli tanto sognava.Avevamo dunque raggiunto gli obiet-tivi prefissati, stavamo costruendo lanostra ascesa sociale ed economica,ma ciò nonostante non eravamo deltutto felici, come se ci mancasse lacosa più importante, la serenità delcuore, perché Dio non abitava inmezzo a noi. Rimpiangevo il paesinoove inizialmente avevo lavorato confatica, ma in seguito con dedizione edamore, dove il danaro era esiguo maavevamo la ricchezza del nostro amore.

Ecco che all’improvviso la nostratorre dorata crollò perché mio marito

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noecco che all’improvviso la

nostra torredorata crollòperché mio

marito si eralegato ad

un’altra donna

gioiee... non

ro in attesa del mio terzo figlioquando ebbi la sensazione chenella nostra vita coniugale

stava accadendo qualcosa di spiace-vole. La gravidanza mi apparve sco-moda, quasi una calamità in quelmomento così delicato in cui stavoperdendo mio marito, che un giorno

mi disse di essersi innamorato diun’altra donna sposata.

Amavo mio marito nonostante la suafragilità e mi sforzavo di capire doveavessi sbagliato in venti anni di vita dicoppia. L’avevo conosciuto una serad’estate in un paese della costa abruz-

Serafino Lattanzi - Pescara 1

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Quanti ricordi di feste traboccanti di gioia… la gioia di un giorno che era l’inizio di una vitanuova a due e che sarebbe durata “per sempre”; invece in vari casi il futuro non è stato roseo.Anzi prima ci è giunto all’orecchio qualche dubbioso accenno, poi lo spiacevole “si sono separati”.

Cari fratelli e sorelle delle équipes, ogni volta è una fitta al cuore. E poiché queste notiziedolorose sono in incremento, non solo non mi ci sono abituato, ma sento sempre l’amarezza del-l’infelicità di quelle coppie. E se non siamo stati colpiti da quel “tagliente”, siamo abbastanzaprevidenti, prudenti, solleciti, fedeli, umili perché non ci accada?

Ad ogni nuovo Matrimonio a cui assistiamo, oltre che cercare di proporre, se è il caso, l’EquipeNotre Dame, che è un cammino di santificazione e può essere un salva-Matrimonio preventi-vo, dovremmo impegnarci a sostenere in qualche modo la solidità di quel prezioso pattod’Amore. Anche se essi, ignari, non avessero chiesta la Grazia del Sacramento del Matrimonioe si fossero sposati in Comune, grati per l’invito alla festa, ci dovremmo impegnare a sostener-li anzitutto col mezzo più efficace e più potente che è la preghiera al Signore, la quale è semprepossibile e doverosa in virtù della meravigliosa Comunione dei Santi che tutti ci avvolge, ciabbraccia e alimenta le nostre anime.

Questa riflessione riguarda noi, ma ai nostri fratelli e sorelle colpiti dalla bufera della divisioneche cosa possiamo dire?

Oltre al nostro amore fraterno che non può mai venir meno ed è divenuto più urgente che mai,offrirei questa eloquente esperienza che una nostra sorella sta vivendo.

Testimonianza

senza più chiedersi“Perché a me?”, col tempoci verrà dato di capire chequel fatto doloroso eracosa buona per avvicinar-ci al vero senso del nostrovivere e la vita da quelgiorno cambierà divenen-do fonte di testimonianzaper altri che si imbattononella stessa vicenda didolore.

Ancora oggi, dopo tantianni di separazione, nutromomenti di dolore in cuimi sento sola ma hoimparato a pregare per-

ché Dio mi consegni la forza di supe-rare anche quel momento di piantoliberatorio; solo attraverso questarisorsa riesco ad asciugare le lacrimee sorridere perché la preghiera miconferma che Dio mi ama così comesono, con le mie debolezze, e mi fasentire unica ed irripetibile.

rio e premiante. A confer-ma di ciò sottolineo chenella mia vita professio-nale ho visto molteplicimodi di reagire al doloreper l’adulterio da parte diun coniuge, per le separa-zioni, i divorzi, le storie didolore talora senza usci-ta. Molti sono divenutidepressi obbligati allecure psichiatriche edipendenti dai farmaci,altri sono diventati ano-ressici, altri si sono fattisoggiogare dall’ingannodi maghi e pratiche eso-teriche.

La vera terapia è l’accettazione dellapropria storia, del dolore non piùvisto come nemico ma positivizzato, èil sostituire al pessimismo l’ottimi-smo, alla tristezza il sorriso del cuoreche si conquista solo attraverso Dio.Si riesce ad accettare il fatto doloroso

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no col tempo civerrà dato di

capire che quelfatto doloroso

era cosa buonaper avvicinarci

al vero senso delnostro vivere

c’è coppiae... coppia?

bitiamo in una palazzina, settefamiglie, quattro fondate sucoppie “regolari”, due su coppie

“in crisi”, una “mista”, cioè costituitadall’unione di due famiglie, un lui euna lei reduci da un’altra esperienzaconiugale, fallita, ora conviventi. Tuttele coppie hanno figli.Al catechismo su tredici bambini pre-senti nel gruppo, cinque alla doman-da “pregate con i vostri genitori?”rispondono: “Con quali? Quelli nellacasa del mio papà o della miamamma?”; nessuno aveva informatoné la catechista (chi scrive), né il cura-to di tale situazione. Perché?Sul posto di lavoro i colleghi sono lospecchio della situazione attuale dimolte coppie, su dieci, otto hannomatrimoni falliti alle spalle, di questialcuni si sono risposati…Questi pochi esempi per dire chesiamo spesso toccati da vicino dasituazioni di disagio coniugale, o giàcompromesse o “nuove” e abbiamocominciato a chiederci da qualcheanno come poterle comprendere equale atteggiamento assicurare perfarci carico in modo serio di una real-tà che investe dei fratelli.Succede ormai quotidianamente,negli ambienti dove scorre la nostravita, di incontrare non solo coppie in

crisi, ma anche situazioni di crisi giàavvenute (diversificate al loro inter-no tra separazione, divorzio o divor-zio con successivo matrimonio), econvivenze.In primo luogo pensiamo sia bene evi-tare di generalizzare, perché dietro adogni “caso” esistono esperienze e sof-ferenze diverse e delle persone daincontrare.Consideriamo giusto vincere la tenta-zione di fare una sorta di classifica tracoppie “regolari” e altre; pur mante-nendo inalterata la nostra identità,indispensabile per sapere dov’è radi-cata la nostra fede, siamo chiamati adinstaurare una corretta relazioneumana e cristiana, capace di portaredel bene. In altre parole la riflessione ci ha por-tato a ritenere sempre più importanteper noi la ricerca delle radici sullequali si fonda il nostro rapporto dicoppia, specialmente in relazione alsacramento celebrato, per non per-derci e per saper rendere conto della spe-ranza che è in noi, e secondariamente,ma non in ordine di importanza, adaccogliere, tutte le volte che nellaquotidianità ci capita, la realtà, spes-so sofferente, delle altre coppie. Ci siamo accorti che così facendo sicrea anche con coloro che si sentono

Rita e Mirko Pizzoli - Brescia 8

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Io credo di cercarti, o Dio, ed invecesei Tu che cerchi me.

Io credo di soffrire e invece sei Tu chesoffri accanto a me.

Come Gesù con il pubblicano, con la prostituta, con i poveri, con i malati.Il mio dramma è il Tuo; anzi il Tuo

è ben più grande, riguarda l’umanità tutta, riguarda l’universo intero.

Poi l’incontro, e la fede.Saprò partecipare a questa gioia?

Giancarlo Durelli - Torino 40

Dio e di poter far parte,come detto prima, di unacomunità.Questa esigenza, quandosi presenta, va coltivatacon prudenza, creandodegli spazi di incontro, dicomunione e di preghieradove le coppie non si sen-tano giudicate ma accoltee possano godere dellaParola di Dio per il lorocammino spirituale. A questo proposito esi-stono alcune esperienzein diverse Diocesi, luoghidi preghiera e percorsistudiati appositamentecon l’appoggio di coppiecredenti e formate.

Questi sforzi in seno alle Comunità,però, portano frutto solo se le coppiecristiane mantengono vivo lo sforzo ditenere aperta la porta del cuore nelposto dove si trovano ogni giorno per

inserirsi là dove è concesso, perportare una parolabuona e insinuare l’i-dea che è possibile

amarsi secon-do la verità delCristo.

definire gli atteggiamenti,sempre con una grandefiducia nell’azione delloSpirito, che non abbando-na mai soprattutto chientra nelle relazioni.A questo punto dellanostra ricerca ci sembra-no soprattutto importantil’ascolto e l’accompagna-mento per cambiare men-talità e creare momenti discambio positivo. Dacombattere, infatti, l’ideache si viva su fronti oppo-sti se non si condivide lamedesima esperienzaaffettiva; dialogando sipuò crescere nella cono-scenza e nella confidenzae non si sospetta l‘uno dell‘altro, cosìsi creano le condizioni per instaurarerelazioni basate sulla “verità“ e sullafiducia.In questa situazione è possibile cheemerga il desiderio da partedi chi è considerato nonconvenzionale di riappro-priarsi della pro-pria fede, dinon sentirsiseparato da

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nodialogandosi può

crescere nella conoscenza

e nella confidenza e

non si sospettal’uno

dell’altro

ferenziano dal nostroessere convinti sposi cri-stiani deve emergere condecisione attraverso lenostre vite ciò in cuiponiamo la forza delnostro legame così comeabbiamo dichiarato ilgiorno delle nozze.Quando una coppia è “incrisi“ dobbiamo saperparlare di ascolto, di reci-procità, di compassione,di misericordia, di pazien-za, di umiltà, di gioia del-l’incontro, di perdono;quando una coppia èormai distrutta dobbiamosaper anche offrire lanostra presenza a garan-

zia che il valore dell’amore di coppiarimane ed è possibile; quando unacoppia preferisce la convivenza dob-biamo saper parlare di presa a caricoreciproca, di valore della fedeltà, dellaresponsabilità verso se stessi e versoDio; quando una coppia chiede non-ostante la situazione che vive di farparte della Comunità Cristiana bisognasaper accogliere e integrare corretta-mente in virtù del Battesimo ricevuto. Ma che fatica! Spesso affrontando lesituazioni in modo antropologico,soppesando gli aspetti psicologici eumorali, si trascura l’ambito dellevirtù teologali, fede, speranza e carità,che caratterizzano in modo inequivo-cabile la condizione del credente. E’ quindi l’allenamento nella ricerca(ed esistono anche molti testi che sipossono consultare, primo fra tutti il“Direttorio di pastorale familiare” CEI1993), così come ci ha insegnato ilmetodo END che pian piano aiuta a

comunque “diversi“, purostentando una disinvol-tura facilitata dalla cultu-ra del consenso, la volon-tà di entrare in dialogo edi parlare di sé. Questonon avviene in ambientiappositi o secondomodalità organizzate, nonsiamo degli “esperti”, malà dove si spende lanostra vita, dove si incon-trano le persone. Riteniamo, però, anzitut-to prioritario prepararsi,cioè approfondire nellacoscienza personale,come coppia (ed even-tualmente come Equi-pes), quali sono le diffi-coltà e le trasformazioni che vivonooggi tutte le coppie e famiglie ricer-candone, nei limiti del possibile, imotivi culturali, sociologici, psicolo-gici, religiosi. Se non si fa ciò si rischiadi semplificare troppo la lettura dellarealtà e anche la corretta valutazione,quella cioè che non si adatta a facilimanipolazioni della verità per permet-tere una falsa accoglienza, ma cheafferma il vero pur non mancando nel-l’attenzione alla persona.Solo dopo aver tentato un’analisiattenta possiamo confrontarci con lanostra vita, facendo emergere delleparole decisive che possano veniresolo dall’ esperienza di noi sposi cri-stiani, perché, escludendo semprel’atteggiamento di giudizio, interpel-lati da queste situazioni possiamoriflettere su che cosa Dio ci chiede inquesto momento. In termini concreti: ogni volta chesiamo presenti a situazioni che si dif-

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dobbiamosaper parlare

di ascolto, di pazienza,

di gioia dell’incontro,di perdono

Fratel Venzo Incontro con Maria

stesso stipendio a tutti,ogni mese.In questi sei anni conqualcuno abbiamo cam-minato fino al traguardostrepitoso di veder can-cellata dalla propriadocumentazione quell’e-piteto “svantaggiato” cosìfaticoso da gestire. Condue ragazzi ci eravamoillusi di essere quasi arri-vati a quel risultato, mainaspettatamente la loroesistenza si è conclusasotto a un treno e in baliadi un’overdose. E alloranegli occhi di tutti noi glistessi interrogativi “Po-tevamo fare qualcosa dipiù? Avremmo dovutocapire che i loro sorrisinascondevano pene più

profonde?”L’impegno con quelli che restanoaiuta gradatamente a superare la rab-bia e la sconfitta che ti brucia dentro.Non tutti i soci di Triciclo sono cre-denti. Ciò che ci unisce è la convin-zione che ognuno di noi può farequalcosa: in favore dell’ambiente, asostegno di chi vuole uscire da condi-zioni complicate e faticose, adottan-do stili di vita più sobri.

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no tra di noi,chi sono

gli “svantaggiati”?

ifiuti: una delle sfide epocaliper la società dei consumi, ilrovescio della medaglia di tutti

gli scintillii, gli sfarzi, i “comfort” checaratterizzano la vita odierna.Nel 1996, con altre persone già facen-ti parte di una associazione di volon-tariato internazionale di Torino chia-mata CISV (Comunità ImpegnoServizio Volontariato), ci siamo inter-rogati su come collegare una propostadi solidarietà internazionale con unimpegno che tenesse conto anchedella solidarietà ambientale ed avesseanche una ricaduta sociale concreta.A voler esplicitare il tentativo di tene-re insieme quei tre mondi, è spunta-to il nome scanzonato di “TRICICLO”,Centro sperimentale per la Riduzionedei consumi, il Riuso, il Riciclaggio el’Educazione Ambientale.La proposta è semplice: i ragazzi dellaCooperativa Sociale Triciclo vengonoa sgombrare la tua cantina o a ritirarequello che tu non usi più ma è ancorain buono stato; insieme ai volontaridell’associazione Triciclo, al giovedì eal sabato, venderanno tutto quanto èstato recuperato; con il ricavato siassicurano il loro stipendio più uncontributo a un progetto di solidarietàin Africa.Detto in altre parole: recuperando ciò

che la gente butterebbe via, delle per-sone che la società cataloga come“svantaggiati”, cioè “scarti”, riesconoa guadagnarsi onestamente da viveree a sostenere anche un progetto disviluppo rivolto a chi vive in condizio-ni ancora più sfavorevoli in terre lon-tane.Agli inizi ciò che preoccupava mag-giormente era proprio la gestionedella Cooperativa sociale: come rap-portarci con i carcerati in permesso dilavoro, con i ragazzi che con faticastavano uscendo dal mondo delladroga? Sono state parecchie le esita-zioni e le incertezze, prima di trovareun giusto equilibrio tra un certo rigo-re nel rispetto delle regole e l’elastici-tà necessaria perché ogni soggetto siinserisse autonomamente nel lavoro.Certamente l’organizzazione del lavo-ro richiede un’attenzione particolarenella distribuzione delle responsabili-tà, e spesso l’efficienza desideratadeve lasciare il posto a qualche stra-vaganza.I clienti del mercato che si avventura-no a Triciclo per la prima volta, quan-do arrivano alla cassa scoprono cheanche l’attesa per pagare può essereun’occasione per scambiare duechiacchiere, mentre chi sta dall’altraparte del banco fa i conti con calma e

Rosina e Ferruccio Fantini - Torino 33

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verifica che tutto sia aposto.A volte negli occhi di chici chiama per uno sgom-bero si legge un po’ diapprensione perché staentrando nella loro casaqualche persona partico-lare, che forse ha un contoin sospeso con la legge:ma il più delle volte laloro preoccupazione siconcentra… su un lavora-tore che non è svantaggia-to, ma ha un po’ i capellilunghi e un orecchino inposti strani!Gli amici che vengono afare acquisti a Triciclo, leprime volte si guardanoattorno con sguardi inter-rogativi che vogliono chie-derci: “Tra di voi, chi sonogli svantaggiati?”Domanda senza risposta, perchésiamo tutti sporchi e impolverati allostesso modo e tutti abbiamo la stessapreoccupazione di far andare in disca-rica meno rifiuti possibile e di accon-tentare il più possibile i nostri clienti,così che questi oggetti che ci sonostati regalati continuino a vivereancora molti anni. E tutti abbiamo lastessa preoccupazione di garantire lo

a volte negliocchi di chi ci

chiama per unosgombero si

legge un po’ diapprensioneperché sta

entrando nellaloro casa

qualche personaparticolare

dalla separazione posso-no toccare le corde piùsensibili della nostranatura umana per cuitutto ha il sapore del rifiu-to e si è portati a coglieresolo quello che vienenegato. Tale atteggiamen-to impedisce di cogliereciò che invece vienedonato. Sono le millesfaccettature dell’amore.Io stesso ho toccato conmano il miracolo dellacarità fiorito attraverso

l’impegno verso gli ultimi: “Non possofare la comunione sacramentale, ma hocapito che Cristo mi chiede di fare comu-nione con gli ultimi”! E’ così che nasco-no i percorsi dell’amore.“Se io faccio delle scelte fuori dagli orien-tamenti del magistero perché devocostringere la Chiesa ad accettare la miascelta?” (dalla testimonianza diretta diun partecipante al CPM).E allora anch’io mi sono lasciatointerpellare dall’interrogativo: Se-parati da chi? Se risposta immediatanon c’è, oltre alla certezza che Dioaccoglie ogni creatura che guarda aLui con fiducia, c’è però l’indicazionedi uno stile che i discepoli di Gesùpossono individuare sul volto diGesù, riflesso della misericordia delPadre.

Aggiungo un pensiero rielaboratonella riflessione personale, noncomunicato all’assemblea, ma cheritengo utile. Si tratta dell’attenzioneal separato/a rimasto/a fedele al pro-prio progetto, testimoniando nellasolitudine e nel silenzio che quel pro-

coinvolgere in prima per-sona raccogliendo innan-zitutto le lacrime per unfallimento consumatosicredendo a quel piantorimanendo con discrezio-ne accanto a quel fratel-lo/sorella fa-cendo discer-nimento in-sieme sulnuovo cammino intrapre-so che è comunque sem-pre una strada su cuiGesù, il buon samaritanodi tutti i tempi, si fa trova-re! E se Cristo si mettesulla strada è certo che la salvezza è aportata di mano!Il momento in cui più percepisco lacontraddizione è quando il fratello sene va sbattendo la porta, pensandoche nel rifiuto dei sacramenti ci siauna negazione o un’incomprensioneda parte mia; mi ha sempre conforta-to il ritorno di chi se n’è andato conrabbia; credo sia dovuto al fatto che,nonostante la sofferenza provocata, lapersona non si sia sentita giudicata.Ci sono dei “no” che costano anche achi li dice.Non ho mai ridotto il problema acomunione sì, comunione no! E’ uncampo, quello dei fratelli e sorelle separa-ti e divorziati dove ci sono ancora troppeenergie congelate, a causa diffidenze,giudizi ecc. Le nostre Comunità devo-no assolutamente percorrere “cammi-ni di compagnia”; ai fratelli e sorellecoinvolti in simili situazioni poi, per-sonalmente chiederei di non trince-rarsi dietro il sentirsi giudicati, pren-dendo per questo le distanze dallacomunità.

Mi rendo conto che le ferite aperte

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noseparati da chi?

a una persona che si trova nellemie condizioni e vuole esserecristiano fino in fondo che cosa

deve fare, come deve comportarsi?... Loso che non puoi darmi una risposta...”Questa sera, nel cammino di avvicina-mento alla solennità di Cristo Re,accoglierò le coppie di sposi che cele-brano un significativo anniversario dimatrimonio. Troverò nella comunitàpersone con i lucciconi agli occhi che,in queste circostanze, mi si fanno vici-ne dicendo: “Padre, come posso nellasituazione in cui mi trovo?”.E’ uno spaccato della vita sempre piùfrequente nel servizio di un prete. Viconfesso che è una delle situazionipastorali in cui più avverto, a mo’ dilacerazione, una forte contraddizionedentro la mia persona per il servizioche svolgo: far vedere il volto maternodella Chiesa che ha cura di tutti i suoifigli mentre si dice “no” o si pongonoatti che vengono letti come rifiuto!Ogni fedeltà a Dio e alla sua Parolacomporta lacerazione nel credente;

eppure anche questo rientra nellapedagogia di Dio, un Dio che educacon pazienza e che spesso ha tempilunghi e percorsi non sempre facil-mente decifrabili (certi cammini sicapiscono solo dopo averli percorsi).Il prete non è esente da questa lace-razione perché sa che la verità dellaParola di cui è depositario non è quel-la “giudicata utile dal mondo, bensìquella di salvezza per il mondo”. Credoche tutto ciò faccia avvertire il sensopiù vero e profondo di essere personeincarnate. E’ significativo che laComunità cristiana (oggi, per noi laChiesa diocesana) si interroghi su diun problema che, toccando la coppia,va a toccare la nervatura stessa dellafamiglia e noi siamo famiglia!Un pensiero-atteggiamento che sem-pre mi accompagna nell’incontro conseparati/divorziati è: “ma anch’essisono figli di Dio; anche per loro c’è unariserva d’amore nel cuore di Dio” e iodovrei fargliela vedere, sperimentare.Come? Ascoltando e lasciandomi

Padre Gianmario Redaelli - Torino 54

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Il contributo è stato portato al convegno diocesano “Separati da chi?”, che ha avuto luogo a Torino il 16novembre 2002, da Padre Gianmario, religioso Dottrinario, all’epoca parroco in Gesù Nazareno diTorino. Nella rubrica Sestante si trova la recensione degli atti del convegno, pubblicati a cura dell’UfficioFamiglia della Diocesi di Torino.

anch’essi sonofigli di Dio;

anche per loroc’è una riserva

d’amore nelcuore di Dio“

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dimenticata, al contrario va non solorispettata, ma sostenuta e presa amodello di “martirio quotidiano esilenzioso”. E’ una strada, benchémisteriosa, che può portare a salvezzail coniuge che se ne è andato.

getto “frantumatosi” era stato conse-gnato da Dio ad entrambi quandosono entrati in Chiesa per sentirsi direda Lui come voleva che fosse vissutoil loro amore di sposi. Anche questa èuna sofferenza che non può essere

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L’educazione dei figli è impresa per adulti disposti a una dedizione chedimentica se stessa: ne sono capaci marito e moglie che si amano abba-stanza da non mendicare altrove l’affetto necessario.Il bene dei vostri figli sarà quello che sceglieranno: non sognate per loroi vostri desideri. Basterà che sappiano amare il bene e guardarsi dalmale e che abbiano in orrore la menzogna.Non pretendete dunque di disegnare il loro futuro: siate fieri piuttosto chevadano incontro al domani con slancio, anche quando sembrerà che sidimentichino di voi.Non incoraggiate ingenue fantasie di grandezza, ma se Dio li chiama aqualcosa di bello e di grande non siate voi la zavorra che impedisce lorodi volare.Non arrogatevi il diritto di prendere decisioni al loro posto, ma aiutatelia capire che decidere bisogna e non si spaventino se ciò che amanorichiede fatica e fa qualche volta soffrire: è più insopportabile una vitavissuta per niente.Più dei vostri consigli li aiuterà la stima che hanno di voi e che voi avetedi loro; più di mille raccomandazioni soffocanti, saranno aiutati daigesti che videro in casa: gli affetti semplici, certi ed espressi con pudore,la stima vicendevole, il senso della misura, il dominio della passione, ilgusto per le cose belle e l’arte, la forza anche di sorridere.E tutti i discorsi sulla carità non mi insegneranno di più del gesto di miamadre che fa posto in casa per un vagabondo affamato, e non trovogesto migliore per dire la fierezza di essere uomo di quando mio padresi fece avanti a prendere le difese di un uomo ingiustamente accusato.I vostri figli abitino la vostra casa con quel sano trovarsi bene che ti mettea tuo agio e ti incoraggia anche ad uscire di casa, perché ti mette dentrola fiducia in Dio e il gusto di vivere bene.

S. Ambrogio, Vescovo di Milano - IV secolo dopo Cristo

l’accoglienzadi una “coppia regolare” in un gruppo di separati

el 1998 il cardinale Martini, inoccasione di un incontroregionale, confidò alle Equipes

Notre Dame la sua grande preoccupa-zione in merito all’aumento delle cop-pie in crisi: “Oggi la Chiesa riguardoalla coppia, al matrimonio, alla famiglia,ha il grande compito di intervenire acurare, come il medico, là dove non si èriusciti a prevenire il male. Tuttavia nonsiamo ancora ben attrezzati per tale com-pito e infatti il nostro sforzo è quello diprevenire (corsi prematrimoniali nelleparrocchie, gruppi di famiglie ecc.).Quando però accade il peggio, si è bloc-cati”E continuava: “Io penso che la funzionedi medico competa in particolare a voi,amici delle END, in quanto avete il donodi un’esperienza di santità nel rapportodi coppia e potete quindi intervenire intanti modi per medicare le relazionimalate. Con ciò non intendo predefinireun vostro tipo di azione; vi invito piutto-sto a chiedervi come la vostra identità siachiamata a reagire rispetto alla crisimassiccia del mondo contemporaneo”.Due anni più tardi venimmo a cono-scenza che il neonato MovimentoFamiglie Separate Cristiane avevadato vita a Milano ad un gruppo dipreghiera. La prima occasione di par-teciparvi arrivò poco tempo dopo.

Una amica separata ci confidò che,pur desiderando approfondire la suafede, non vedeva per lei un’opportuni-tà all’interno della comunità cristia-na. Detto fatto, decidemmo di accom-pagnarla al gruppo di preghiera di cuiavevamo sentito parlare.L’accoglienza fu molto calorosa. I“nuovi” furono subito invitati a pre-sentarsi e noi fummo simpaticamenteintrodotti come la “coppia regolare”.Al termine dell’incontro fummo invi-tati a ritornare: non capivamo bene ilsenso della nostra presenza, ma cisembrava importante accettare.Da allora l’incontro di preghiera men-sile è diventato anche per noi unimportante appuntamento, unmomento di crescita della fede e dirilettura, senza superficialità, del pro-getto di Dio sulla nostra coppia.Siamo testimoni di tanti cammini difede intrapresi proprio a partire daquesto dramma interiore, di solitudi-ni e di sofferenze che, vissute nellaforza della croce, hanno saputo tra-sformarsi in un gesto di offerta e diperdono e, a volte, anche di riconci-liazione. Cresce in noi la consapevo-lezza che il matrimonio è un tesoroinestimabile e che è necessario difen-derlo con tutte le forze, e non solo perle conseguenze irrimediabili che deri-

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Marina e Biagio Savarè - Milano 10

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la risonanza e infine leintenzioni individuali dipreghiera. L’incontro siconclude con la recita delPadre Nostro e un canto.All’incontro partecipaanche un “consigliere spi-rituale” che, come nellenostre équipes, non ha unruolo organizzativo. Ci siamo chiesti tantevolte quale sia il sensodella nostra partecipazio-ne a questi incontri, vistoche anche noi non abbia-mo, né avrebbe alcunsenso, un ruolo organizza-tivo. I nostri amici separa-ti continuano a chiedercidi estendere ad altre cop-

pie l’invito a pregare con loro, poichévedono nella nostra presenza unsegno di fratellanza, di solidarietà e dicondivisione nella fede. Ma anche unponte verso una comunità ecclesialeche non sempre è attenta alla lorosolitudine e alla loro esigenza di per-correre un cammino di fede che nonviene meno con il fallimento delmatrimonio.

Nel gennaio del 2003, parlando airesponsabili delle Equipes NotreDame, il Papa disse, a proposito dellefamiglie che conoscono la prova dellaseparazione: “Possano trovare sulla lorostrada testimoni della tenerezza di Dio”. Uninvito a cogliere “il cuore” dell’acco-glienza che, a ben pensarci, è daestendere a tutte le occasioni piccolee grandi che si presentano ogni gior-no nella nostra vita.

vano dalla separazione, edi cui siamo testimoni. Chi sta vivendo una crisi oil fallimento del proprioprogetto di vita matrimo-niale riesce a trovareabbastanza facilmenterisposte ai propri bisognipratici (supporti psicolo-gici, legali, mediazionifamiliari ecc.), ma fatica atrovare risposta ai nuovibisogni spirituali chespesso derivano da que-sta situazione. Questa è lafrase che abbiamo sentitoun giorno da un separato:“Quando mi sono sposatoc’erano tre preti, quando misono separato non c’era nes-suno, ero completamente solo”.Noi vorremmo che nessun separatoche ci incontra si debba mai sentiresolo, ma trovare in ciascuno di noiaiuto e condivisione. Spesso si èseparati non solo dalla moglie/marito,ma anche dai figli, dagli amici, dallacomunità. Accoglienza non vuol direneanche ghettizzare, ma amare nellaverità ed in questa fase preparare lepersone a condividere con altri nelleparrocchie la sofferenza per la separa-zione, o comunque “restituire” questepersone, una volta guarite, alla comu-nità cristiana per operare liberamentein essa.Nel corso degli anni gli incontri hannomaturato sempre più una loro fisiono-mia: esprimendoci con “terminologiaEND” potremmo dire che si inizia conl’accoglienza e la messa in comune,segue poi l’ascolto della Parola di Dio,

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no quando mi sonosposato

c’erano tre preti,quando mi

sono separato non c’era

nessuno, ero completamente

solo

“ otto in cammino,ovvero la nascita

di Buddusò 2

omenica 9 settembre 2003,dopo un intenso travaglio, ènata l’équipe “Buddusò 2”.

Durante il ritiro ci siamo tutti sorpre-si, messi in gioco. E’ proprio nel met-tersi in gioco che si coglie quello percui si è fatti (chiamati). Oggi più chemai ci rendiamo conto che la chiusu-ra in se stessi, nell’autosufficienza, dàorigine al male più grave della vita.Prendere coscienza che al di fuori diCristo è impossibile, per noi coppie,realizzarsi completamente, almenoquando Egli vuole essere esperienzapermanente, stabile: questo abbiamoassaporato nel corso di questi mesinelle END, e gustato come ad unlauto convito.Non basterebbero pagine di “quotidia-ni” per descrivere questa esperienza:sentirsi amati, accettati e, per grazia,per-donati; essere ognuno parte inte-grante dell’altro, come un tutt’uno.Ci sentiamo come l’antico popolod’Israele che è giunto alla TerraPromessa, dopo aver attraversato ildeserto con tutte le sue prove.Anche per noi si sono verificate quasile medesime circostanze, per cui cisentiamo di ringraziare anzitutto labontà misericordiosa di Dio, e la suafedeltà che non viene mai meno, non-ostante i nostri tradimenti, e poi quel-

li che sono stati strumenti della suaParola: Don Nino, Carmen e RenzoGaggero ed in particolare Claudia eFranco Tamburi.Attraverso loro abbiamo iniziato adassaporare il gusto della festa, il fer-mento della carità, così, a mano amano che procederemo su questastrada diventando “adulti”, “saremospettacolo agli angeli, a noi stessi e, Diolo voglia, al mondo”(S. Paolo)

Equipe Buddusò 2

Pilotare per “autoripilotarsi”.Sì, è stato così.

Alla nostra età, dopo anni di équipe,un po’ di “mestiere END” sì che l’ab-biamo, ma anche voi che leggete con-corderete che non era serio, ed era dairresponsabili, incontrare nuove cop-pie con attesa di cammini di fede e dicomunione senza una nostra rinnova-ta freschezza, per dire loro del cari-sma e della profezia che è nelle END.E così ci siamo da subito impegnatiper rivedere il personale rapporto conla Parola, la meditazione e la preghie-ra; poi, assieme, la preghiera di cop-pia ed il dovere di sedersi. Oggi, dopoun anno di “autoripilotaggio”, questeriprese regole sono rientrate in noi

Equipe Buddusò 2

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come veri bisogni di vita.Il pilotare per noi è statoproprio una grazia!Equipe Buddusò 2.Straordinarie queste nuo-ve coppie! Tra i tanti doni ci ha fattoprofondamente rifletterela novità che portano inriferimento al contestosociale che abitano.Non è stato un avvio faci-le per le mille difficoltà evicende che hanno attra-versato tutta questa équi-pe, ma la Speranza non èmai stata lontana da tuttie ci ha sostenuto e parla-to anche in mezzo ai fra-stuoni del paese ed allepaure.Maria, madre delle END,dia sempre forza alla loro testimo-nianza di coppie cristiane innamo-rate.

Claudia e Franco Tamburi

Veloce “toccata e fuga” nelweek-end dell’8-9 novembreper incontrare le nuoveEquipes di Buddusò.

Sabato mattina siamo partiti daTorino con un tempo cupo e per nullapromettente, ma arrivati in Sardegna…abbiamo trovato la primavera!Primavera in tutti i sensi: tepore nel-l’aria, giornate luminose e due giova-ni équipes molto motivate, cariche di

entusiasmo e di aspettati-ve per questo camminoda poco intrapreso.Se già il sabato serasiamo rimasti colpiti dallavivacità della Buddusò 1(che sta iniziando il suoterzo anno di vita), nonriusciamo a descrivere aparole l’intensità del ritirovissuto con la Buddusò 2,preparato con tanta curae tanto amore per ufficia-lizzare il loro sì alMovimento: come giàfanno intuire le parolescritte dagli stessi prota-gonisti, le vicende dell’an-no trascorso, difficili etalora dolorose, sonostate rilette alla lucedella Parola ed offerte,

condivise con gioia e speranza.

Siamo ripartiti domenica sera con nelcuore le tante emozioni provate e lasperanza che il vissuto di queste dueéquipes, unito al modo di porsi “evan-gelicamente rivoluzionario” di DonNino Carta, loro consigliere spiritua-le, possa farsi contagioso per unarealtà sociale ed ecclesiale in cuiancora l’entità coppia è guardata consospetto.E’ tra l’altro una realtà isolana, dob-biamo fare in modo che non sia ancheuna realtà isolata, e che possanosempre contare sull’affetto ed ilsostegno di tutti noi.

Emanuela e Joseph Lee

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ipes non è stato un

avvio facile

per le mille

difficoltà

e vicende

che hanno

attraversatotutta questa

équipe

una piccolaesperienza

iamo una coppia dell’équipePotenza 2, del neonato settoreAltamura-Potenza, e vi scrivia-

mo per raccontare di una esperienzache si ripete ormai da sette anni, e chevogliamo condividere con tutte lealtre équipes.

Appena dopo la fine del pilotaggio edopo la partecipazione di alcune cop-pie alla Sessione Nazionale di NoceraUmbra dell’agosto del 1997, al nostroconsigliere spirituale venne in mentedi “riproporre in piccolo” il tema dellaSessione (quell’anno era: “Riempited’acqua le giare”) alle coppie non inter-venute a Nocera. Il desiderio di rende-re gli altri équipiers partecipi dellabellezza e ricchezza delle riflessioniascoltate alla Sessione Nazionale,della crescita delle nostre coppiedopo il confronto allargato a realtànazionali, della scoperta di comequella Parola di Dio, meditata in queigiorni, fosse stata illuminante e fontedi nuove scoperte nella vita di coppiaci spinsero ad immaginare di comuni-care tutte queste cose in un fine setti-mana di ritiro spirituale. Nel mese disettembre quindi, prima di riprenderegli incontri delle singole équipes orga-nizzammo, lasciateci passare il termine,la nostra prima mini-sessione locale.

Nel ‘97 eravamo inseriti all’interno delSettore Puglia A, al quale chiedemmouna sorta di assenso all’iniziativa,invitando la coppia responsabile diSettore a partecipare. Lo spirito con ilquale nacque, questa avventura ed ècontinuata, è stato appunto quello diriproporre “condensato” il tema dellasessione nazionale, anche per non farsentire le nostre équipes distaccatedal contesto nazionale, ma fortemen-te ancorate a ciò che il Movimento haproposto di anno in anno. A partire da quel settembre, ognianno fino ad oggi ne sono ormai tra-scorsi sette, le équipes della Basilicata(Potenza 2, 3 e 4, Maschito 1) ed alcu-ne coppie delle équipes pugliesi a noipiù vicine, (Bitonto e Altamura) sonochiamati a partecipare al completo aquesto appuntamento, che insieme alritiro di Pasqua, costituisce ormai unpunto di riferimento insostituibiledella nostra crescita umana e spiritua-le, del nostro cammino di équipiers. Un momento prezioso per ritrovarsitra amici fraterni che condividonoqualcosa di profondo e necessario,uno stimolo per iniziare un nuovoanno più motivati e resi più forti dallafede che ci accomuna.Questo appuntamento non si è maisostituito alla partecipazione alle

Luciana e Umberto Parigi - Potenza 2

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ricca spiritualmente e for-temente originale, che cifa dire un profondo grazieper quanto riescono adinfondere in noi. Nella scelta del luogosiamo ricorsi, nel corsodegli anni, a struttureecclesiali consone adospitare gruppi di pre-ghiera come piccoli con-venti ed ostelli ubicati invarie località della regio-ne Basilicata: Acerenza,Viggiano, Tricarico.

“Noi non possiamo tacerequello che abbiamo visto eascoltato” (At 4,20), cosìesclamavano gli aposto-

li impegnati nella prima azioneevangelizzatrice della Chiesa dopola Pentecoste.

Questo impegno ben si inserisce oggiin quanto il movimento delle END cista proponendo attraverso i temi pro-posti dal documento “La coppia cri-stiana oggi nella chiesa e nel mondo”:per questa ragione crediamo che laproposta di moltiplicare questa idea,nelle regioni o nei settori moltonumerosi, possa offrire un valido con-tributo a fortificare quello spirito diservizio a cui il Movimento delle ENDci ha educato e Nostro Signore ci hachiamato perché “niente di quantoabbiamo ricevuto vada disperso, mafatto fruttificare affinché sia resa gloriaal Padre celeste che è nei cieli”.

Sessioni Nazionali: infattiquando è stato possibilemolte coppie lo hannofatto, (a Sassone nel 1999,2001 e 2002) anche con lafinalità di non considera-re questa loro partecipa-zione utile solo per sestessi o al massimo per laloro équipe, ma comeoccasione di poter esseretrasmettitori fedeli delmessaggio ricevuto. Basti pensare che gli stes-si momenti di preghiera,le veglie, le riflessioni peril dovere di sedersi, lerelazioni dei relatori, inuna parola il sussidio car-taceo consegnato allecoppie durante la sessione nazionalediventa ogni volta il canovaccio dalquale dopo opportuni ritocchi o sinte-si, si estrapola la pista di riflessione edi preghiera per il nostro ritiro. Lastessa idea di chiamare, di volta involta, dei testimoni privilegiati, l’ab-biamo mutuata dal movimento.

Una parola a parte, va spesa per sot-tolineare il dono della partecipazionea questi ritiri dei nostri sacerdoti con-siglieri spirituali: nessuno di loro pur-troppo è mai riuscito a partecipare amomenti nazionali del movimento. Sipuò allora dire che hanno respiratol’appartenenza ad un movimentoattraverso questi momenti, grazie allecoppie: ma al tempo stesso sonoriusciti a dare un’impronta altamente

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ipes niente di quanto

abbiamoricevuto vadadisperso, ma

fatto fruttificareaffinché

sia resa gloria alPadre celesteche è nei cieli“

“ un’esperienzadi fede

a nostra équipe, la Roma 21, haormai tanti anni di vita che puòconsiderarsi “storica”. E’ nata

nel 1967, anche se poi c’è stato l’avvi-cendarsi di varie coppie. Abbiamocondiviso tantee s p e r i e n z egioiose e tristi:e s p e r i e n z efamiliari, socialied ecclesiali.Quest’anno, il2003, il Signoreci ha visitati inmodo particola-re e soprattuttoha visitato Ade-le e Cristinachiamando a sédue nostri coé-quipiers: MinoCosentino il 10agosto e Fran-cesco Guerrini il23 novembre. Livogliamo ricor-dare sulla Let-tera End, ricor-darli come cariamici e uominidi grande fede.Mino si è spen-to dopo otto

anni di lento ma inarrestabile declino.La malattia che lo ha colpito lo ha pri-vato gradualmente della facoltà dimuoversi, di usare le mani e infine diparlare. Mino ha vissuto il tempo

della sua ma-lattia con unaserenità di fon-do, rivolgendo-si, anche viva-cemente al Pa-dre “per tirarglila barba”, co-me usava dire.Si stringe ilcuore ricordan-do le tanteriunioni fatte acasa Cosenti-no. Mino c’erae manifestavala sua presen-za, prima conuna parola pro-nunciata a fati-ca, poi con unsorriso e infinesolo con unm o v i m e n t odegli occhi.Ci sentivamov e r a m e n t eriuniti nel no-

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Adele, Cristina, Irany e Sandro, Franca e Carlo, Paola e Antonio, Annamaria e Gianni,Laura e Lorenzo, padre Federico – Roma 21

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tà di sopportarle.

Fino all’ultimo si è preoc-cupato e impegnato pergli altri, sempre pronto avedere il positivo, a met-tere pace, a richiamaretutti all’equilibrio, al ridi-mensionamento del pro-prio punto di vista perascoltare quello deglialtri.Cristina si è impegnatacon lui e per lui con unaforza e una combattivitàinesauribile per sconfig-

gere la malattia. Assieme ai figliAndrea e Luca lo ha sostenuto, inco-raggiato e aiutato momento permomento.Alla Messa del suo funerale, Cristinaha voluto donarci una preghiera scrit-ta da Francesco da lei ha trovata nelsuo portafoglio. La doniamo a tuttivoi.

Signore donaci la perseveranza di ascol-tare gli altri perché le loro parole noncadano nel vuoto, ma siano motivo dinostre conseguenti iniziative, di nostraopportunità e di consolazione nel consta-tare come Tu, Signore, intervieni con dis-crezione, ma nello stesso tempo conpotenza, nella vita di tutti noi producen-do frutti miracolosi e impensabili.

me di Cristo, perché c’eratra noi Cristo in croce.Adele ha accettato e vis-suto la malattia di Minocon una serenità e unaforza che lei diceva “nonmi viene da me, ma daQualcun altro”. Anche ifigli Tullio, Marzia, Marcosi sono fatti carico dellamalattia del padre e glisono stati vicino conaffetto e tenerezza.Mino, che amava scrivere,ci ha lasciato questa poe-sia molto significativa:Anch’io un giorno partiròe in me , le palpebre chiuse,esploderà l’immenso.

Francesco da tre anni era affetto da unmale incurabile. Fino alla fine è statoconsapevole della evoluzione dellasua malattia e sempre disponibile acondividere pensieri e sentimenti contutti noi. Abbiamo apprezzato la sua fede sem-pre, ma soprattutto in questi ultimianni in cui la malattia lo ha consu-mato. Non l’abbiamo mai vistodisperato, ma sempre sereno e fidu-cioso. Si rivolgeva al Signore consemplicità chiedendogli tanta forzad’animo, convinto che il Signoremandi le difficoltà secondo la capaci-

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Signore donaci la perseveranza

di ascoltare gli altri perché le loro parolenon cadano nel vuoto

Sara

razie Signore perché prepari ituoi figli a prove grandissime. Siamo entrati quasi per caso in

Equipe con un po’ di fatica, noi, abi-tuati al dinamismo, più al fare che almeditare, più all’azione che al fermar-ci, a trovare molto difficile il dovere disedersi, dobbiamo oggi, alla luce deifatti, ringraziarTi, o Signore, perchéoggi abbiamo bisogno del Tuosilenzio, abbiamo bisogno dellaTua pace, abbiamo bisogno di sen-tirti vicino a noi, nelle preghiere conle lacrime agli occhi… e quante cosesi vedono attraverso gli occhi chepiangono.Ma Tu, Signore, ci hai preparato aquesto. Oggi, Signore, uno appoggia-to sulle spalle dell’altra, ci rendiamoperfettamente conto di quanto siamoindispensabili uno per l’altra, di quan-ta tenerezza abbiamo bisogno, diquanto amore tu sai ancora donarci; eoggi è un amore che ci sostiene e ciconsola.Non solo ci rendi, anche con difficol-tà, testimoni delle speranze e dellegioie perché Sara è con te nella pace.Con Francesca e Abraham (vero donodella Provvidenza, guatemalteco,nostro figlio ormai da dieci anni)vogliamo camminare con Te o Signoreancora amando con gioia e gustando

o g n ig i o r n oquel donomeraviglio-so che ilSignore ciha messonelle nostre

Fabia e Dino Caprani – Calolziocorte 2

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Michele Tedesco Care colombe

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E’ stata tumulata il 2agosto dopo una inter-minabile Via Crucis. Mail Signore ci ha soste-nuto ad ogni stazione.Un abbraccio a tutti,condividendo nellepreghiere di ciascunodi voi, per Sara e per lanostra famiglia.

Lasciamo alla LetteraEND ciò che Sara hascritto.

mani per 27 anni.

Grazie anche Signore per itanti amici instancabiliche ci hai messo vicini inquesto periodo; abbiamoda loro capito quanto ègrande la Carità, e quantosia importante il sapersoffrire insieme.

Sara è mancata il 23 apri-le 2003 in seguito ad unincidente ferroviario.

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rsoggi,

Signore,ci rendiamo

perfettamenteconto di quanto

siamoindispensabiliuno per l’altra

“Volo libera.

Volo libera in un mondo puro che mi appartiene da sempre

e mi sento felice.Vedo le vostre sofferenze,

vedo la vostra fede; vi dico solo che vi amo

e che vi sarò sempre accanto.Desidero che ricordiate tutto di me,

soprattutto il mio cuore pulito, la mia gratuita disponibilità,

la mia voglia di libertà che è sempre convissuta con un amore sincero

e con un grande desiderio di pace.Sara

Sietseè diventato

cristiano

ertamente è una notizia chenon si racconta tutti i giorni, unevento che ha fatto pensare

amici e colleghi. Chi poi era presentealla veglia Pasquale 2003 nella picco-la chiesa di Mornago sa che cosa havissuto la nostra coppia: il Battesimo,la Confermazione e la prima Co-munione di Sietse.Ritorniamo nell’anno 1994, un po’come una favola.C’erano una volta un ragazzo olande-se, Sietse, e una ragazza italiana,Cristina, che si conobbero in Svizzera.Erano lì per un lavoro temporaneo e,dopo un breve periodo di conoscenza,si misero insieme. Era nato qualcosatra di loro. Sietse, in fuga da unasituazione che gli era diventata trop-po stretta, voleva ritrovare un po’ sestesso. Cristina, finiti gli studi, decisedi fare una esperienza all’estero comeragazza alla pari. In quel periodo luirifletteva sulla propria vita trascorsa esentiva che mancava qualche cosa,qualcosa che non poteva vedere, chenon poteva toccare, ma sapeva chec’era. Tornati tutti e due nei rispettivipaesi d’origine, non si sentirono perpiù di un anno; poi, man mano chepassava il tempo, lui si poneva delledomande sulla sua vita e provava acercare delle risposte, anche tramite

lei. Un giorno Sietse andò a trovarla e,dopo una riflessione profonda, decisedi stabilirsi in Italia, per amore diCristina.Dopo qualche mese in Italia cominciòad andare a Messa con lei e più pas-sava il tempo, più sentiva un fortescossone dentro di lui; allora ne parlòa Cristina e lei lo aiutò a comprende-re le bellezze di questo nuovo mondoche gli si stava aprendo nel suo cuoree nella sua mente. Purtroppo per leinon era facile, perché il Mistero di Dionon è semplice da spiegare.Il “tesoro”, come lui descriveva la suascoperta dell’amore in Dio e la vogliadi avvicinarsi e incontrare Gesù diNazareth, si concretizzò poi nellarichiesta al cardinale di Milano diricevere il dono del Battesimo.Attraverso un cammino di preparazio-ne di circa due anni ricevette nellaveglia Pasquale 2003 l’iniziazione.Certamente la preparazione, il riceve-re il Battesimo e il diventare cristianonon ha soltanto cambiato la vita per-sonale di Sietse, ma anche la vita dicoppia!

Cristina: “Quando mi disse di volerprendere il Battesimo fu una grandesorpresa per me perché, se è vero cheveniva ogni tanto a Messa con me,

Cristina e Sietse Graver – Varese 12

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all’inverosimile”.

Cristina: “Decidemmo dibattezzare nostra figlia ilgiorno di Pasqua, vistoche Sietse avrebbe ricevu-to il Battesimo durante laVeglia. La sera delBattesimo è stato moltoemozionante per mevedere Sietse protagoni-sta di una cosa così gran-

de: stava diventando cristiano a tuttigli effetti, riceveva anche lo SpiritoSanto, con la Cresima, e il Corpo e ilSangue di Gesù Cristo, con laComunione. Dopo il Battesimo chiesia Sietse cosa provasse ad essere uncristiano, ma gli fu molto difficilerispondermi. Mi disse che primaandava a Messa perché voleva cono-scere, poi il parteciparvi è diventatoun piacere ed una voglia di conosceresempre di più. Il fatto di ricevere ilCorpo di Cristo ogni domenica è perlui una grande gioia”.

Sietse: “L’intera serata della Veglia pas-quale e il giorno dopo, il Battesimo diIris Elena e il seguente rinfresco conparenti ed amici, sono stati momentidi forte intensità. Sono una personache controlla molto le emozioni, peròin certi momenti della serata pasqua-le mi accorgevo che non ero il Sietsedi sempre. Ora sento una grande felicità: possoin pienezza condividere le mie emo-zioni di cristiano, le mie idee e le miedomande sulla fede insieme aCristina. Adesso possiamo condivide-re tante cose, le stesse idee, gli stessipensieri. Possiamo vivere una vita incoppia come vuole il Signore”.

quando se lo sentiva, edera diventato più curiosoriguardo la fede cristiana,lo pensavo molto più lon-tano da questo passo.Invece me ne parlò e midisse di essere arrivato adun punto in cui gli manca-va qualche cosa e che eraproprio il Battesimo, cioèil diventare cristiano. Ioero molto felice per lescelte che aveva fatto Sietse perchéspesso mi chiedevo cosa provasse avenire a Messa e non potervi parteci-pare appieno. In effetti in seguito midisse che si sentiva estraneo, nonpoteva fare la Comunione, non potevarecitare tutto il Credo.

Sietse: “La preparazione, che facevoinsieme ad una coppia di accompa-gnatori, durò un anno e mezzo circa;in quel periodo ci sposammo eCristina rimase incinta della nostraprima bambina; non potendo seguir-mi molto, cercavo di farla sentire par-tecipe e le raccontavo quello che cidicevamo negli incontri catecumenali.Il periodo di preparazione era intenso,anche perché la vita quotidiana anda-va avanti. Molte volte avrei volutodedicare più tempo alla lettura dellaBibbia, di articoli e brani, da solo oinsieme con i miei accompagnatori;ero certamente entusiasta e felicedella mia decisione, del mio cammi-no. Vivevo con i miei accompagnatoriuna preparazione molto forte e condi-videvo con loro certi momenti intensi.Pian piano si avvicinò il giorno delBattesimo e l’emozione era semprepiù grande. Nel frattempo nacque IrisElena e la nostra gioia si moltiplicò

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rsgli mancavaqualche cosa

ed eraproprio ilBattesimo

elogio alla lentezza

ono le 23, la casa finalmente èimmersa in un silenzio quasiirreale. Mi preparo una tisana

per rilassarmi un po’ e finalmenteposso aprire un angolino tutto perme, posso dedicarmi a me stessa,come consigliano ormai tutte le rivi-ste femminili e le mie amiche chesanno vivere.Accendo il computer. Ieri, di sfuggita,guardando la posta ho notato unmessaggio del maggiordomo ENDche mi annunciava la nuova Letterapresente sul Sito in formato PDF.Voglio proprio fare qualcosa che mipiace: ho deciso, questa sera leggeròla Lettera. Accendo. Inizio a frigge-re perché il mio computer viaggiaa ritmi medievali.Mi collego a Internet. Come si fa anon curiosare per vedere se c’è qual-cosa di nuovo nella posta? Così,prima di aprire il sito, mi fermo e ripu-lisco. Sì, è più forte di me, ripulisco. Per noi donne aprire una casella ècome entrare nella camera dei bambi-ni, lanciare un urlo e dire: “Mammamia, che disordine!” E allora tolgo fre-neticamente i messaggi spazzatura,leggo le quintalate di lettere inutiliche ricevo per lavoro, mi arrabbio per-ché Sergio non toglie mai i messaggiindirizzati a lui, che fanno tanta con-

fusione. Il mio nervosismo sale, tentodi sorseggiare la tisana per calmareun po’ i miei nervi irritati ma mi accor-go che è fredda. Imbevibile. Pazienza. Mi collego, finalmente, alsito END. Navigo per cercare laLettera e improvvisamente compareuna finestra: “La connessione aLibero è terminata”. Come è termina-ta? Ho appena acceso! Mi accorgo chesono già le 23 e 20. Riprovo. Niente da fare! La presa tele-fonica a cui sono attaccata è una deri-vata secondaria. Che qualcuno, a que-st’ora, stia telefonando? Mi dirigofuribonda verso la camera delle ragaz-ze. Giulia non è ancora rientrata;Laura è invece distesa sul letto, lei sìrilassata, e sta piacevolmente conver-sando con la sua amica Carlotta, cheha visto a scuola al mattino, con cuiha studiato nel pomeriggio e con cui èandata al cinema stasera. Ma cosamai avranno ancora da dirsi? Non fac-cio domande (è da tempo che nonchiedo più il perché).

Vorrei sbraitare come al solito ma nonposso farlo, dormono tutti, e allorachiedo con voce flebile se per favorepuò rimandare la sua urgentissimaconversazione.Stacca. Ritorno al computer, sono più

Cinzia Mario - Savigliano 3

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ter: “La connessione aLibero è terminata”! Melo immaginavo. Chiudotutto, butto via la tisana evado a dormire più stres-sata che mai; altro chespazio per me stessa! Masarà vero che la tecnolo-

stressata che mai. Collegamento, ricerca e,finalmente, arriva lasospirata lettera…forma-to PDF. Avete provato aleggere qualcosa in PDF?E’ un incubo, la quintes-senza della scomodità. Ho un problema di per-centuale, se metto lozoom a 200%, comeimporrebbe la mia mio-pia, vedo tre righe pervolta e, muovendo conti-nuamente il cursore, impiego mezz’o-ra a leggere una pagina senza avercapito niente; se scalo al 75%, così daconcentrare una pagina in una scher-mata, non vedo alcunché. Stampare? Non se ne parla, tropporumore! E allora provo con una via dimezzo. Mi attira un articolo a pagina57, vado avanti e indietro con il cur-sore, sbaglio un po’ di volte (O.K.,magari c’è un metodo più velocema io sono “Una Normale” nonun’esperta informatica!).

Ci metto un po’ a capire il sistemadelle pagine. Sono a pagina 57 e…Pietro si sveglia. Mi alzo, ormairassegnata a non conclu-dere più niente e vado aconsolarlo. Ci mettoun po’, ha un muc-chio di tosse, chis-sà se domani potràandare alla scuolamaterna o se dovròimplorare all’albaqualcuno che me loguardi!Sono super depres-sa, ritorno al compu-

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rs “

Vorreisbraitare come

al solito ma non posso

farlo,dormono tutti

e che domani rivedròassieme a Sergio.

Lasciate che mi immerganella lettura, estranea almondo che mi circonda, eche piano piano entri inme il vissuto della perso-na che scrive. Lasciate che scorra l’indi-ce per trovare fra gli auto-ri un nome conosciuto elasciate che torni indietro,per rileggere qualcosa chenon ho capito, indugian-do magari su un’illustra-zione. Solo così riusciròfinalmente a rilassarmi equando Pietro piangerà lococcolerò volentieri, mi

sdraierò accanto a lui stringendoloforte e forse riuscirò a non pensare aldomani. E mi verranno in mente leparole di Gesù “E chi di voi con tutte lesue preoccupazioni può vivere un giornoin più di quel che è stabilito?” (Mt.6,27).

Forse riuscirò veramente a cogliere ilmessaggio, a vivere con calma e congrande intensità l’attimo presente.

gia semplifica la vita?Perché allora non lascia-mo i computer nei luoghidi lavoro e a casa non ciriappropriamo del piace-re della lettura? Sì, lasciatemi la Letteracartacea, lasciatemela,per favore. Lasciate chealle undici di sera mi pre-pari una tisana e che misieda tranquilla sul diva-no, con la coperta di lanasulle gambe, sotto laluce di una lampada, nonimporta se Ikea e seammaccata dalle pallo-nate di Paolo e Pietro;lasciate che tolga con ungesto lieve la lettera dalcellophane e che la sfogli con calma,alla ricerca del titolo giusto.Lasciate che sorseggi la tisana calda eche assapori il piacere della letturanella casa immersa in un silenzio irrea-le, con la tartaruga vicino che, muta ecuriosa, mi guarda.Lasciate che mi raggomitoli sul diva-no, magari con la matita in mano, persottolineare le cose che mi piacciono

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lasciate chetolga con ungesto lieve

la lettera dalcellophane e che

la sfogli concalma, alla

ricerca del titologiusto

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com’è cambiatala concezione del matrimonio

nella società “moderna”

accoglienza e l’ospitalità dei“diversi”, a volte il compromet-tersi per l’altro, il saper condivi-

dere il problema dell’altro, sono deicapisaldi del nostro credo e anchesegni concreti che parlano da soli esuscitano interrogativi e domandeanche a chi è indifferente di fronte alleproposte di fede.

Mai come oggi i cristiani sono chia-mati a parlare con le opere e testimo-niare con gesti concreti di solidarietàe accoglienza.Nella nostra società “moderna” sem-bra ormai cambiata la concezione delmatrimonio, intesa come comunionestabile di vita fino alla morte. A causadei rapidi cambiamenti della società edella continua modificazione del pen-sare e dell’agire, si avverte un senso diprovvisorietà che si ripercuote sullascelta di vita matrimoniale.Molte persone non vogliono sposarsiperché temono di legarsi per sempread una persona, scegliendo la convi-venza, diventata ormai fenomeno di“costume”.Quindi la dimensione istituzionaledella famiglia sembra presentareoggi difficoltà notevoli, sia nella sua

legittimazione civile, sia in quellareligiosa.E’ importante per noi coppie cheabbiamo fatto una scelta di vita cri-stiana porsi in ascolto fraterno edaccogliere le coppie che hanno sceltodi vivere il loro rapporto senza i vin-coli del matrimonio cristiano.

In prima persona abbiamo avutooccasione di poterci confrontare conuna coppia di fatto. Entrambi sonomolto religiosi, ma, a causa di un pre-cedente divorzio, impossibilitati asposarsi in chiesa. E’ una condizionedifficile che li fa sentire abbandonatie non capiti. Molte volte abbiamo condiviso il lorodisagio per la loro condizione cercan-do non di giudicare, ma di porci inascolto empatico.

Sentiamo il dovere, come coppia cri-stiana, di accogliere ed aiutare tuttele persone che vivono una difficilesituazione, perché la loro angoscia etristezza si trasformi in speranza.Non dobbiamo “puntare il dito”, matrasmettere la gioia di essere immen-samente amati da Dio in ogni nostrascelta.

Carla e Nino Pedersoli - Angone1

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rsaccoglienzaa borgata Botta

n una piccola borgata di montagnaa 1000 metri di altezza a circa 40 kmda Torino, sono state predisposte

alcune case, piccole e grandi, perospitare famiglie o gruppi.Lo scopo dell’ iniziativa è di offrire lapossibilità di far coincidere unmomento di vacanza con l’opportuni-tà di stabilire nuove conoscenze erelazioni per uno scambio vicendevo-le di esperienze; inoltre di unire allavacanza momenti di arricchimentospirituale e culturale,Ad ogni inizio settimana si decideràcomunitariamente l’argomento sulquale convergere la riflessione neigiorni seguenti; è disponibile ampiomateriale sulla preghiera, sull’Islam,sulla globalizzazione, su Teilhard deChardin, sullo Spirito Santo, ecc… edinoltre vari corsi su cassetta: Bianchi,Chi è il cristiano; L.Sebastiani, Fede ereligione; Segatti, Genitori e figli ecc…Questi temi possono essere integratisu richieste specifiche o grazie a parti-colari competenze dei presenti.

Tutti sono invitati a partecipare agliincontri, normalmente previsiti tra le17 e le 19, affinchè dall’apporto diognuno e dalla riflessione in comunederivi un progresso per tutti nella

comprensione dei valori umani e cri-stiani.Un momento privilegiato è quellodella preghiera comunitaria alla serache non costituisce un obbligo, ma hadimostrato di essere un “momentoforte”, soprattutto per i coniugi chenon hanno facilmente occasione diquesto incontro con il Signore, incoppia o con altre famiglie; quandosono presenti bambini o ragazzi unapreghiera adatta alla loro età precedequella serale degli adulti.Un campo giochi ed una zona conaltalene, scivolo ecc… è predispostaper i giovani.Le case possono essere utilizzate dagruppi che desiderano autogestireritiri o giornate di studio; si richiedesoltanto di prevedere un incontro perla reciproca conoscenza e per loscambio di esperienze tra il gruppo ei gestori della casa per capire le moti-vazioni e la realtà di questa iniziativadi accoglienza.

Fare riferimento a Poppi e SilviaSimonis telefonando allo 0114332322(Torino) oppure, durante l’estate allo0119349710 (borgata Botta- Coazze);è bene prenotare per tempo, entro iprimi mesi dell’anno.

Silvia e Poppi Simonis - Torino 13

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provarel’esperienza

della riconciliazione coniugale

n Italia il numero delle separazionie dei divorzi è in costante aumento.Molte coppie sono sposate solo di

nome, o stanno insieme solo per il benedei figli; per tante è passato moltotempo da quando vivevano la felicità diuna relazione d’amore. Quando poi ini-zia a subentrare l’infedeltà, l’alcool, ladroga la situazione sembra senza spe-ranza.Grazie all’ufficio di pastorale famigliaredella CEI ho avuto occasione, negli StatiUniti, di venire a contatto e approfondi-re questa realtà di sofferenza attraversoun particolare programma, chiamatoRetrouvaille, per il recupero delle cop-pie in crisi, separate o che stanno pen-sando alla separazione. Nato in Canada e ben consolidato dacirca trent’anni negli Stati Uniti,Retrouvaille (= rincontrarsi) si staespandendo nel mondo e da poco èpresente anche in Italia. Vi partecipanocoppie di tutte le età, provenienti datutte le classi sociali, razze, credo reli-gioso. Alcune sono già separate o divor-ziate però hanno il desiderio di rico-struire la loro relazione. Retrouvaille èdi origine e di orientamento cattolico,

ma è aperto a tutte le coppie sposatesenza differenza di religione. Questo programma consiste in unweek-end ed in una serie di dodici pre-sentazioni offerte in un periodo di tremesi. Grazie all’aiuto di tre coppieguida e di un sacerdote, si impara unatecnica di dialogo e si scandaglia larelazione di coppia dalla sfera piùsuperficiale a quella più intima toccan-do quelli che possono essere i nodi peri quali la coppia ha più bisogno diriflessione e dialogo. E’ una vera espe-rienza di riconciliazione. Queste coppieguida, che hanno sperimentato la delu-sione, il dolore, la rabbia e il conflitto diun passato matrimoniale fatto di mise-ria e tradimento ma anche di ripresa edi resurrezione, portano a far rifletterele coppie presenti che nulla è perduto:c’è ancora una speranza pur vivendonella notte più scura; è riscoprire chec’è ed è ancora vivo e presente il fuocoe la passione. Queste coppie offronosperanza condividendo le proprie storiepersonali di lotta, riconciliazione e rin-novamento. E’ questo condividere lapropria vita, mettendosi fino in fondo ingioco, che fa trovare il coraggio e la

Franca e Beppe Giordano - Monviso 1

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rs pie possono decidere diaderire al Co.Re. (acroni-mo di continuiamo l’espe-rienza di Retrouvaille): èun gruppo autogestitoattraverso incontri quindi-cinali o mensili, per conti-nuare ad arricchire l’espe-rienza matrimoniale, trova-re sostegno nelle difficoltà,mantenere vivo il dialogo ela relazione con il coniuge.Dolore e rabbia, ferite pro-fonde e silenzi irreali,sguardi nel vuoto sono ciòche si respira quando ini-

zia il programma. Amore, fiducia, since-rità non esistono più, e quando ciòaccade all’uomo non resta altro chevegetare e non più vivere. L’uomo èfatto per vivere, per vivere nella comu-nione, e trova il senso di vita attraversola comunione. A nulla vale, anche perun sacerdote, il celibato se non è vissu-to nella comunione di chi il Signore gliha messo accanto. Ognuno di noi hauna propria Eva (coniuge o comunitàche sia) che il Signore gli ha condotto esiamo chiamati a fare unità con lei perdare un senso e un significato allanostra vita.La stabilità di una coppia passa attra-verso la dinamicità che questa ha al suointerno. In questo paradosso la propriavita sarà sempre un continuo rinnovar-si, un mettere in gioco le proprie certez-ze per poterle sempre più acquisirecome fondamentali. Fermarsi significanon vivere ma sopravvivere!Il mio pensiero e la mia preghiera sonorivolti a tutte quelle coppie che a faticastanno trovando il coraggio di prenderela decisione di amare, la decisione diessere onesti e aperti al proprio coniuge,di credere nella bontà dell’altro non-ostante le proprie paure e incertezze.”

forza di non essere soli inquesto cammino.

Il week end non è una con-vivenza spirituale, né unritiro, né una sessione dicounseling in cui è richie-sto di condividere i propriproblemi con gli altri. Sichiede di dimenticare ilpassato per poter vedere aldi là del dolore e delle offe-se, per poter scoprire ilproprio coniuge in unaforma nuova e positiva. E’scoprire e riscoprire parolequali ascolto, perdono, comunicazionee dialogo. I partecipanti non sono invitati a parla-re in pubblico di questioni personali; sichiede loro semplicemente di ascoltarele testimonianze delle coppie guida edel sacerdote per poi dar luogo ad un“lavoro di elaborazione” che avverràunicamente con il rispettivo compagno.La presenza del sacerdote aiuta le cop-pie a percepire che c’è un Dio accanto aloro in questo tempo di fatica e soffe-renza, a ricordare che il Cristo si è fattouomo e ha condiviso come loro questimomenti di prova; più che mai puòinsegnare ad amare e a perdonare inquesto momento particolare della vita.E’ proprio in queste situazioni cheanche la nostra fede viene messa piùalla prova e viene in nostro aiuto. Retrouvaille però non può terminaresolo con la conclusione del fine setti-mana: la ripresa di un dialogo, la risco-perta e il perdono verso il coniuge nonpossono avvenire in tempi così brevi.Pertanto si portano avanti i temi tratta-ti nel week end con una serie di incon-tri (da sei a dodici) nei successivi tremesi.Dopo questo “consolidamento” le cop-

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si chiede didimenticare ilpassato per

poter scoprire ilproprio coniugein una forma

nuova e positiva

“Grazie a Franca e Beppe Giordano, équipiers della Monviso1, siamo venuti a conoscenzadell’esperienza del loro figlio, don Bernardino, con il movimento Retrouvaille; ecco comedon Giordano ci racconta la sua esperienza.

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feconditàpolitico-sociale

della coppia e della famiglia

iamo Coppia Pilota e ConsigliereSpirituale di una équipe in pilo-taggio e mentre ci accingevamo ad

affrontare il n.7 dei libretti verdi abbia-mo letto nella Lettera END 124 (pagg.50-54) gli interventi dei Puccio e diSergio Bozzo sulla importanza/necessitàdell’impegno politico da parte degli équi-piers. Naturalmente, li abbiamo subitoutilizzati insieme al libretto verde. Perpreparare la riunione dell’équipe in pilo-taggio, abbiamo steso una paginetta checi pare possa riprendere e continuarel’argomento nella possima lettera END.

Uno dei famosi libretti verdi, che scan-discono l’anno di pilotaggio, ha cometitolo La fecondità della coppia. Va subi-to detto che non si tratta della pro-creazione dei figli, ma di una piùampia fecondità, intesa come unaineludibile esigenza della coppia enella coppia di guardare e impegnarsioltre il cerchio degli affetti familiari edi immergersi nel mondo, così comeil Figlio, uscendo dal seno della suafamiglia trinitaria, è venuto ad abitarein questo mondo. E sovente Gesù,mentre ci ricorda che non siamo delmondo, sottolinea che viviamo nelmondo.Considerando la mentalità diffusa, unargomento del genere riscuote di soli-

to scarso interesse e può suonarecome nostalgico di una certa ideolo-gia di “sinistra” ormai tramontata.Viviamo in tempi di minimalismo, didisinteresse generalizzato per la poli-tica (crediamo sia inutile precisareche il termine politica vada preso nelsuo significato più nobile e vero,come consapevole partecipazione allevicende della comunità civile in cuisiamo inseriti e non nel senso diideologie o programmi politici),influenzati da una cultura che esaltal’individuo e il privato, e si crescequasi sempre in un contesto socialecentrato su un’idea di famiglia chenon va al di là dell’appartamento incui si abita, dimenticando che la fami-glia è già una realtà sociale (essa con-siste infatti di relazioni: marito-moglie; genitori-figli; fratelli-sorelle). Talvolta, la famiglia o alcuni specificiambienti (scouts, gruppi parrocchia-li, associazioni di volontariato...)hanno favorito la maturazione di unasensibilità e un’attenzione verso glialtri, ma più spesso la crescita non èequilibrata: l’impegno sociale e lasolidarietà non sono un patrimonio“normale”, comune e diffuso, masono visti come un “virtuoso optio-nal” che può essere messo in atto selo si vuole e che, a piacimento, può

Fra Raffaele Rizzello - Chieri 7, Carla e Joseph Ostino - Torino 4

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risce dalla solidarietàumana ed in essa trova lasua ultima giustificazione. Ogni uomo o donna di“buona volontà” sente didoversi impegnare per ilbene, ogni volta e ovun-que si presenti. A maggiorragione i cristiani sonochiamati ad un più radica-le impegno dalla lorofede, come bene illustra laparabola dei talenti (Mt25,14-29), la narrazionematteana del giudiziofinale (Mt 25, 31-46) e ildetto di Gesù: “Date aCesare ciò che è di Cesare”(Mc 12,17). Essi, tuttavia,sanno di poter e dover

lavorare a fianco a fianco con chiun-que agisca a favore degli altri (cfrancora Mt 25, 31-46). Il credente devesentirsi impegnato a tempo pieno,ovunque, qualunque attività svolga,senza distinzione di ambiti.

L’argomento è complesso per nondire decisamente ostico e anche deli-cato, perché può scadere in una facilequanto sterile colpevolizzazionegeneralizzata.Proprio la consapevolezza di questedifficoltà è una ragione in più per di-scuterne insieme, senza la pretesa digiungere a soluzioni definitive, maconvinti che l’apporto di molti possaprospettare soluzioni che da soli nonvedremmo.

essere interrotto.Altre volte ad allontana-re dall’attenzione alsociale e al politico è unsenso di inutilità deglisforzi per cambiare lecose, uno scoraggiamen-to che prende di fronte a“giochi” più grandi di noi(pensiamo alla globaliz-zazione).E’ forte la sensazione chené i singoli né i movi-menti riescano veramen-te ad incidere negli avve-nimenti e nelle sceltepolitico-sociali di gover-ni e gruppi di potere.È vero che vi sonomomenti di intensocoinvolgimento nella realtà politico-sociale, ma quasi sempre sull’ondadell’emozione che suscitano avveni-menti gravi e sensazionali. Si assisteallora a genuini e commoventi feno-meni di solidarietà, ma che duranoquanto dura l’impatto emotivo.

Con tutto ciò, o forse proprio per que-sto, per questa mentalità diffusa, cipare quanto mai opportuno che nelleEND si rifletta sulla fecondità (politi-co-sociale) della coppia e della fami-glia, non come uno dei temi “obbliga-ti” dell’anno di pilotaggio, ma comeun aspetto che non può mancarenella riflessione di tutte le équipes.L’esigenza di un impegno, quale chesia, in ambito politico-sociale scatu-

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viviamo in tempidi minimalismo,di disinteressegeneralizzatoper la politica,influenzati da

una cultura cheesalta l’individuo

e il privato

in ricordodell’amico Alberto

ra il 16 Settembre 2003, un mar-tedì come tanti altri, il cieloincerto non prometteva bene,

ma in tutti noi c’era l’attesa e la gioiadi poterci nuovamente incontrare perla nostra serata d’équipe dopo lapausa delle vacanze... era l’inizio diun nuovo cammino insieme.Ma qualcosa di superiore al nostrovolere improvvisamente cambiò lanostra gioia in tristezza: la notizia cheAlberto Senzani nelle prime ore delmattino ci aveva lasciato per sempre.Non è stato facile, dopo 22 anni tra-scorsi insieme, accettare l’idea di nonpoter più condividere un cammino diricerca, di studio, di conoscenza dellaparola di Dio, di confronto e condivi-sione delle gioie e dei dolori che tuttinoi abbiamo vissuto quotidianamen-te in questi anni.Eravamo abituati a volte a non incon-trare Alberto nelle nostre serate, per-ché il lavoro lo vedeva impegnatonelle varie regioni italiane ed ultima-mente all’estero, ma sapevamo che lo

avremmo nuovamente incontrato alsuo ritorno… ora non più.Ora rimane solo il ricordo della suavoce cavernosa, del suo carattere alle-gro, ottimista e socievole, del suo spi-rito a volte polemico ma costruttivo,dell’amore che nutriva e manifestavaper la sua famiglia, per il lavoro, pertutti noi e soprattutto per i giovani deiquali esaltava i valori, riponendo inloro la speranza per un futuro migliore.Il Padre l’ha voluto presso di lui trop-po prematuramente, secondo ilnostro modo di pensare, ma ciò cheabbiamo imparato in questi anni ci haaiutato a comprendere che dietro aquesta “ritenuta disgrazia”, si nascon-de il progetto d’amore di Dio che solola nostra fede può farci comprendere.La tua vita Alberto e la tua morte, date vissute sempre con dignità, sereni-tà e amore, siano per noi d’esempio erestino sempre con noi come il ricor-do più bello e più vero di te.

I tuoi amici della Calolzio 2

Calolziocorte 2

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grazie Vincenzo

aro Vincenzo,tutta la comunità parrocchia-le della Crocetta, che tu hai

tanto amato e servito, è qui riunitaper dirti arrivederci nel nome delSignore ed a nome di tutti vogliodirti grazie e ricordare il bene chehai seminato attorno a te.Sei stato uno sposo esemplare euna testimonianza convincente perle tue figlie e i tuoi nipoti.Medico di grande valore, primarioe ricercatore, è nota a tutti la tuadedizione e la tua ammirevole dis-ponibilità verso i malati nella tualunga attività.Qui in parrocchia hai fondato i“gruppi famiglia” seguendoli con latua profonda preparazione.Hai fatto parte dell’Equipe Notre

Dame per più di 40 anni, svolgendovari servizi.Sei stato un colonna del nostro con-siglio parrocchiale.Hai preso per mano con amore ecompetenza gli adulti che richiede-vano il sacramento della Cresima.Hai accompagnato i fidanzati neiloro corsi di preparazione al matri-monio.Non possiamo dimenticare l’incari-co che tu svolgevi con trepidazionee con tanta fede quale Ministrostraordinario dell’Eucaristia.

Per tutto questo noi ti diciamo gra-zie.E grazie lo diciamo al Signore peraverci dato il dono della tua presen-za, delle tue parole, dei tuoi consiglie non ultimo l’esempio di unaaccettazione della malattia e dellasofferenza che mai ti hanno fermatonella tua dedizione verso gli altri.

Grazie Vincenzo

Torino 11

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di

La Torino 11 ricorda Vincenzo Bellerocon il saluto letto in chiesa al suofunerale.

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di ciao,don Gaetano

l 3 Ottobre del 2003 improvvisa-mente veniva a mancarci DonGaetano Quarta, Consigliere Spi-

rituale della nostra équipe, laLecce 7.

Professore ordinario di Psicologiapresso l’Università degli Studi diLecce, Vicario episcopale per la cultu-ra, assistente spirituale delle SuoreBenedettine e di tante categorie pro-fessionali di cattolici, la tua agendaera così fitta che difficilmente si pote-va trovare un buco per altri impegni.Eppure, io, forte della nostra amiciziache risaliva agli ultimi anni ’50, quan-do tu, appena ordinato sacerdote,fosti designato quale assistente spiri-tuale di Gioventù Studentesca, frater-namente ti convinsi a diventareConsigliere Spirituale della nostraéquipe e non solo non ti sei mai pen-tito ma più volte ci hai ringraziato perquanto dicevi di ricevere dalle nostreesperienze di coppia.Anche tutto il Settore Lecce, in piùoccasioni, ha potuto godere delle tueriflessioni che ci costringevano aprendere coscienza, con cuore edintelletto, del nostro essere cristiani.Per anni ci hai portato per mano, con

Teresa e Oronzino Petrarca - Lecce 7

fermezza ed amorevolezza, nel nostrocammino spirituale che spesso facevaregistrare qualche caduta o fasi diarresto.Sei sempre stato il nostro punto diriferimento anche nelle piccole cose.Con la tua saggezza e la tua vocepacata riuscivi ad infonderci serenitàe a trasmetterci la forza di affrontarele difficoltà.Eri affabile, disponibile, semprepronto ad intuire, comprendere econsigliare.Con il tuo sorriso, la tua profondafede, la tua bontà, la tua somma pre-parazione di sacerdote, psicologo,uomo, ti sei messo a disposizione ditutti con umiltà e generosità.La tua improvvisa morte è stata pernoi e per tutti coloro che hanno avutoil privilegio di conoscerti motivo dismarrimento e di profondo dolore.Le lacrime cocenti erano però atte-nuate dalla certezza che ora, lassù,potrai godere della gloria di Dio epregherai per noi.

Teresa ed io, unitamente alla nostraéquipe, ti ringraziamo infinitamente

Ciao, don Gaetano!

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Piero Lacchia.Ultimo Natale fra noi

o abbiamo salutato nella suachiesa prediletta, la bella chiesaparrocchiale di Sant’Anna da lui

progettata, realizzata ed amorosa-mente curata per decenni. Non sap-piamo quanti, conoscendolo da anni,sapessero che ne era l’autore, in colla-borazione con l’architetto Sandra, suamoglie da 47 anni. Un uomo geniale,modesto e buono.La testimonianza di affetto, stima,ammirazione che abbiamo ascoltatoal suo funerale nella chiesa gremita,nonostante il periodo di vacanze, haveramente reso giustizia alla suabontà, intelligenza ed impegno in vari

servizi nella società ecclesiale e civile.Dalla fondazione delle END a Torino,più di quarant’anni fa, è rimasto fede-le alla sua équipe fino alla fine, viva-cizzandola con la sua arguzia e la suacolta originalità, testimoniando il suoamore per la Chiesa e per i poveri.Di uomini come lui ha sempre biso-gno la società umana: noi che gliabbiamo voluto bene desideriamoche si sappia che persone così esisto-no davvero.

Gli amici, da decenni, di Torino 1 nonhanno preso congedo da lui, ma glihanno soltanto detto “A Dio”, Piero.

Nino Capetti - Torino 1

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ricor

di

Andrea Mantegna Resurrezione di Cristo

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sest

ante

o trovato molto interessantequesto libro di Paolo Tavaroli.L’autore è da 18 anni docente di

religione in Liguria; laico, sposato,padre, ha portato nel suo libro, oltrealle lettere dei suoi allievi, i suoi com-menti.Il racconto, pur cercando di trasmetteremolti interessanti messaggi educativi epedagogici (ad offrire consigli pratici),non cade mai nel cattedratico, nellapedanteria e non cerca di dare soluzio-ni miracolistiche.Certo, tutto il lavoro è pervaso da unaforte spinta che viene data all’autore

documenti della Chiesa distinguonotra situazioni matrimoniali difficili(coppie in crisi, separati, divorziati

non risposati) e situazioni irregolari(divorziati risposati civilmente, convi-venti e battezzati sposati solo civilmen-te), dove «irregolarità» non esprime ungiudizio. La Chiesa stessa, mentre èchiara sui principi, con la stessa forzavieta la condanna delle persone in que-ste situazioni, anzi propone per loro uncammino verso la salvezza e una collo-cazione nella comunità cristiana comesoggetti capaci di dare qualcosa a tuttigli altri.Il volume, attraverso i contributi delsociologo Gianpaolo Redigolo e delteologo Paolo Mirabella, esprime l’invi-

to alla comunità cristiana a sintonizzar-si con la sofferenza, la solitudine e ilrischio di emarginazione in cui spessovengono a trovarsi i separati e i divor-ziati e sollecita a concepire azioni divicinanza e di sostegno.Aiutano a farlo tre schede che, a partireda testimonianze concrete, offronospunti per la riflessione comune e sonocorredate da una bibliografia, una sito-grafia e alcune indicazioni per il lavoropastorale.

Valter Danna, sacerdote, è direttoredell’Ufficio per la pastorale della famigliadell’Arcidiocesi di Torino e docente diFilosofia teoretica alla Facoltà Teologicadell’Italia Settentrionale, sezione di Torino.

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A cura di Valter DannaSEPARATI DA CHI?Separati e divorziati: i cristiani si interroganoEffatà EditriceRecensione dell’Equipe di Redazione

dalla Fede e pur segnalando l’allarmeper una adolescenza spesso lasciataallo sbaraglio, il libro è un invito all’im-pegno educativo ed alla Speranza.Il testo è scorrevole, interessante, difacile lettura e può essere di aiuto agenitori, insegnanti, ed a tutti può for-nire uno spaccato della situazione gio-vanile che per molti è diventato unmondo di alieni.L’intento dell’autore è di promuovereuna collaborazione per l’educazione ditutti ed un aiuto alle famiglie provateda una difficile esperienza nel campogiovanile.

Paolo TavaroliCARO PROF - Lettere ad un insegnante di religioneEditore Portalupi - Casale Monferrato 2003Recensione di Maria Angela Persico - Torino 13

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N. 126Gennaio - febbraio 2004

Un’ultima implorazione, Signore.È per i poveri.Per i malati, i vecchi, gli esclusi.Per chi ha fame e non ha pane.Ma anche per chi ha pane e non ha fame.Per chi si vede sorpassare da tutti.Per gli sfrattati, gli alcolizzati, le prostitute.Per chi è solo. Per chi è stanco.Per chi ha ammainato le vele.Per chi nasconde sotto il coperchio di un sorrisocisterne di dolore.Libera i credenti, o Signore,dal pensare che basti un gesto di caritàa sanare le sofferenze.Ma libera anche chi non condivide le speranze cristianedal credere che sia inutile spartire il pane e la tenda,e che basterà cambiare le struttureperchè i poveri non ci siano più.Essi li avremo sempre con noi.Sono il segno della nostra povertà di viandanti.Sono il simbolo delle nostre delusioni.Sono il coagulo delle nostre stanchezze.Sono il brandello delle nostre disperazioni.Li avremo sempre con noi, anzi dentro di noi.Concedi, o Signore, a questo popolo che camminal’onore di scorgere chi si è fermato lungo la stradae di essere pronto a dargli la manoper rimetterlo in viaggio.

Tonino Bello