scuola biblica diocesana il messaggio di giosuè: il ... · dei redattori che vi hanno mes-so mano....

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GENTE VENETA n. 36, 5 ottobre 2018 13 13 SCUOLA BIBLICA DIOCESANA - Le due lezioni del gesuita hanno aperto il 39° anno di formazione della Scuola. La seconda serata in collaborazione con il Consiglio locale delle Chiese cristiane Il messaggio di Giosuè: il successo dipende dalla preghiera Il biblista belga Jean Louis Ska ha introdotto alla lettura del libro: la tesi è che Dio è generoso, ma anche l’uomo deve fare la sua parte. Deve essere riconoscente e fedele al Signore. Dopo la conquista di nuovi territori, la prima preoccupazione è costruire un altare, in cui riconoscersi fratelli nella fede e affermiamo che qualco- sa è nostro, di solito ri- vendichiamo un diritto assoluto. Per il pio israelita, in- vece, un bene posseduto è sem- pre dono di Dio, a cui continua ad appartenere. Così la terra del popolo ebraico è dono con- quistatogli da Dio, vero prota- gonista della storia. Il libro di Giosuè vuol essere una conferma delle norme con- tenute nel libro del Deuterono- mio. Diverse incoerenze te- stuali rivelano infatti che pro- babilmente era questo l’intento dei redattori che vi hanno mes- so mano. Ne ha parlato lunedì 1° otto- bre, con apprezzata chiarezza, un relatore d’eccezione, il prof. Jean Louis Ska. Gesuita, bibli- sta e teologo di fama, ha aper- to il 39° anno della Scuola Bi- blica diocesana, nella sontuosa Scuola Grande San Giovanni Evangelista. “Il dono di una conquista”, il titolo della con- ferenza. Ma chi era Giosuè? È la pista seguita dal docente belga. Chi “mastica” un po’ la Bibbia ri- corda che Giosuè, subentrato a Mosè, traghetta finalmente il popolo eletto nella Terra Pro- messa. È un “conquistatore quasi perfetto”... O “troppo”? Da un lato sembra un condot- tiero che esegue a puntino la legge mosaica, dall’altro un S rabbino ideale, che la medita “giorno e notte, per osservare e mettere in pratica tutto quanto vi è scritto”, così da portare a buon fine il cammino e avere successo, come si legge nel pro- logo. Ecco qui, forse, il nucleo teologico di un libro “non pro- priamente simpatico, né di pri- mo né di secondo acchito”, av- verte subito il professore. La ca- duta di Gerico, ad esempio, è spacciata per un’impresa mili- tare, ma non lo è: sembra piut- tosto la “liturgia di una con- quista”. L’autore vuole mostra- re che il successo dipende dal- la preghiera. E la sconfitta ad Ai (letteralmente “Rovina”)? Non è forse a causa dell’inos- servanza della legge dello ster- minio? Tutto il mondo è paese: un israelita, volendo fare il fur- bo, anziché bruciare il bottino, se l’era intascato. Insomma, Dio è generoso, ma anche l’uomo deve fare la sua parte. Deve essere ricono- scente e fedele al Signore. Do- po la conquista di nuovi terri- tori, allora, la prima preoccu- pazione è costruire un altare. E su di esso scrivere tutte le pa- role della Legge, come chiede il Deuteronomio, a significare che il suolo è diventato sacro, di Dio. E l’altare serve anche a riconoscersi fratelli nella fede ebraica. La Torah, quindi, è il cuore del libro di Giosuè. Che il Nuo- vo Testamento del resto non i- gnora. Il prof. Ska ha citato un esempio abbastanza sorpren- dente: la guarigione del parali- tico alla piscina di Betzatà (cfr. Gv 5). I cinque portici richia- merebbero i cinque libri della Legge. I 38 anni di malattia, gli anni di sterile cammino nel de- serto (cfr. Dt 2,14). La piscina, il Giordano. La guarigione, l’at- traversamento del fiume. Gesù che guarisce, Giosuè che con- duce dentro la Terra Promessa. Gesù e Giosuè significano poi ambedue “il Signore salva”… I testi della Scrittura sono ben più ricchi di quanto non sembri a prima vista, anche grazie alle congetture formula- te attorno ai nodi interpretativi irrisolti. Giovanni Carnio PADRE SKA «Il problema è che non si legge più» olle lege, “prendi e leg- gi” si sentì dire Agosti- no: e questo cambiò la sua vita. Ma, nel mondo di og- gi, “il vero problema non è leg- gere la Bibbia, il problema è leggere!”, diceva padre Schökel. Perché leggere la Bibbia se non si ama la lettura? Come si può amare l’avventura della lettura, che ci immerge in un mondo, se non si legge abi- tualmente? E come si apre la Bibbia, come ci si accosta alla Sacra Scrittura? A tutte queste domande ha voluto rispondere l’incontro promosso martedì 2 ottobre dalla Scuola Biblica Diocesana e dal Consiglio Locale delle Chiese Cristiane di Venezia, che quest’anno festeggia i suoi venticinque anni d’istituzione. Teatro significativo di questa i- niziativa la sala del consiglio della Scuola Grande di San Giovanni Evangelista. Relato- re il professor Jean Louis Ska, docente del Pontificio Istituto Biblico di Roma, che ha aperto il suo intervento proprio con le parole citate. T «Un tempo si vedeva la gen- te leggere in autobus o sul tre- no – dice padre Ska - ora inve- ce tutti giocano col telefonino. Per padre Schökel chi non leg- ge neanche romanzi non può saper apprezzare la Bibbia». Il famoso biblista ha sottoli- neato la profonda differenza che intercorre tra leggere e guardare un film al cinema o alla televisione: ci vuole più tempo, ci si immerge in un mondo. Un brano di letteratu- ra è una esperienza condivisa: il testo permette di trasmettere una esperienza ed è un invito per trasmettere la stessa espe- rienza. La Bibbia è capace di questo. Padre Ska ha poi spiegato co- me avvicinarsi alla Bibbia in tre tappe: la prima riprende un detto del Talmud secondo il quale “la Thorah parla il lin- guaggio degli uomini, la lin- gua degli uomini”; ossia, se la Bibbia è mediata da un lin- guaggio degli uomini, questo comporta che si deve studiare e analizzare, considerando il suo contesto storico umano e la sua evoluzione. In secondo luogo, il profes- sor Ska ha sottolineato che «il racconto è il significato» e, ci- tando il cardinale Martini, ha detto che «ci sono tre modi di leggere la Bibbia: il primo è quello del parroco, che legge pensando “che cosa dirò?”, e quando ha trovato qualcosa da dire non approfondisce; poi ci sono coloro che leggono la Bib- bia nella meditazione e si do- mandano “cosa dice a me?”, e se non gli dice niente cercano altrove. Il terzo modo è quello di chiedersi “che cosa dice questo brano?”: e qui si aprono porte e finestre». Procedendo verso la conclu- sione padre Ska, citando il ti- tolo dell’autobiografia del di- rettore d’orchestra Riccardo Muti “Prima la musica poi le parole”, ha affermato che «il messaggio è nella musica, non in ogni nota, quindi il messag- gio non è in ogni versetto. Per capire il brano bisogna collo- carlo nel suo contesto, così co- me devo ascoltare tutta una sinfonia per poterla compren- dere». Per illustrare metodolo- gicamente come avvicinarsi al testo, padre Ska ha presentato e commentato alcuni brani bi- blici, come la parabola lucana del figliol prodigo. Ha poi con- cluso citando come in apertu- ra padre Schökel per il quale «La Bibbia contiene tanti spar- titi che vanno interpretati: spetta a noi suonare e cantare». Marco Zane Alcuni momenti delle due serate che hanno visto gli interventi del biblista gesuita padre Jean Louis Ska SCUOLA BIBLICA, UNA GIORNATA AD ILLEGIO E ALTINO La Scuola Biblica ha dato avvio al nuovo anno dei suoi lavori con una gita culturale. Nella mattinata i partecipanti hanno visitato l’ormai ben nota mo- stra di Illegio, che, attraverso dipinti e sculture provenienti da numerose collezioni europee, proponeva quest’anno il tema “Padri e figli”; tema sul qua- le, durante il viaggio in pullman, padre Giuseppe Leonardi, docente della Scuola Biblica, ha offerto una stimolante riflessione, mettendo in luce innan- zitutto la figura di Dio Padre e ricordando poi le figure di padri e figli presenti nelle pagine dell’Antico e del Nuovo Testamento. Seconda mèta della gior- nata, il Museo Archeologico Nazionale di Altino, recentemente ampliato e trasferito in una nuova sede. Qui una giovane e brillante archeologa ha aiu- tato il gruppo a scoprire il valore dei reperti archeologici più rappresentativi di Altino pre-romana e romana, città e porto principale dei Veneti antichi. La giornata, ricca di stimoli culturali e spirituali, ha avuto anche il merito di rinsaldare l’amicizia tra gli iscritti dei diversi gruppi presenti in diocesi. «“Prendi e leggi la Bibbia” si sentì dire Agostino: e questo gli cambiò la vita. Ma, nel mondo di oggi, “il vero problema non è leggere la Bibbia, ma leggere!»

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GENTE VENETA n. 36, 5 ottobre 2018 1313SCUOLA BIBLICA DIOCESANA - Le due lezioni del gesuita hanno aperto il 39° anno di formazione della Scuola. La seconda serata in collaborazione con il Consiglio locale delle Chiese cristiane

Il messaggio di Giosuè: il successo dipende dalla preghieraIl biblista belga Jean Louis Ska ha introdotto alla lettura del libro: la tesi è che Dio è generoso, ma anche l’uomo deve fare la sua parte. Deve essere

riconoscente e fedele al Signore. Dopo la conquista di nuovi territori, la prima preoccupazione è costruire un altare, in cui riconoscersi fratelli nella fede

e affermiamo che qualco-sa è nostro, di solito ri-vendichiamo un diritto

assoluto. Per il pio israelita, in-vece, un bene posseduto è sem-pre dono di Dio, a cui continuaad appartenere. Così la terradel popolo ebraico è dono con-quistatogli da Dio, vero prota-gonista della storia.

Il libro di Giosuè vuol essereuna conferma delle norme con-tenute nel libro del Deuterono-mio. Diverse incoerenze te-stuali rivelano infatti che pro-babilmente era questo l’intentodei redattori che vi hanno mes-so mano.

Ne ha parlato lunedì 1° otto-bre, con apprezzata chiarezza,un relatore d’eccezione, il prof.Jean Louis Ska. Gesuita, bibli-sta e teologo di fama, ha aper-to il 39° anno della Scuola Bi-blica diocesana, nella sontuosaScuola Grande San GiovanniEvangelista. “Il dono di unaconquista”, il titolo della con-ferenza.

Ma chi era Giosuè? È la pistaseguita dal docente belga. Chi“mastica” un po’ la Bibbia ri-corda che Giosuè, subentrato aMosè, traghetta finalmente ilpopolo eletto nella Terra Pro-messa. È un “conquistatorequasi perfetto”... O “troppo”?Da un lato sembra un condot-tiero che esegue a puntino lalegge mosaica, dall’altro un

S rabbino ideale, che la medita“giorno e notte, per osservare emettere in pratica tutto quantovi è scritto”, così da portare abuon fine il cammino e averesuccesso, come si legge nel pro-

logo. Ecco qui, forse, il nucleoteologico di un libro “non pro-priamente simpatico, né di pri-mo né di secondo acchito”, av-verte subito il professore. La ca-duta di Gerico, ad esempio, è

spacciata per un’impresa mili-tare, ma non lo è: sembra piut-tosto la “liturgia di una con-quista”. L’autore vuole mostra-re che il successo dipende dal-la preghiera. E la sconfitta ad

Ai (letteralmente “Rovina”)?Non è forse a causa dell’inos-servanza della legge dello ster-minio? Tutto il mondo è paese:un israelita, volendo fare il fur-bo, anziché bruciare il bottino,

se l’era intascato. Insomma, Dio è generoso,

ma anche l’uomo deve fare lasua parte. Deve essere ricono-scente e fedele al Signore. Do-po la conquista di nuovi terri-tori, allora, la prima preoccu-pazione è costruire un altare. Esu di esso scrivere tutte le pa-role della Legge, come chiede ilDeuteronomio, a significareche il suolo è diventato sacro,di Dio. E l’altare serve anche ariconoscersi fratelli nella fedeebraica.

La Torah, quindi, è il cuoredel libro di Giosuè. Che il Nuo-vo Testamento del resto non i-gnora. Il prof. Ska ha citato unesempio abbastanza sorpren-dente: la guarigione del parali-tico alla piscina di Betzatà (cfr.Gv 5). I cinque portici richia-merebbero i cinque libri dellaLegge. I 38 anni di malattia, glianni di sterile cammino nel de-serto (cfr. Dt 2,14). La piscina, ilGiordano. La guarigione, l’at-traversamento del fiume. Gesùche guarisce, Giosuè che con-duce dentro la Terra Promessa.Gesù e Giosuè significano poiambedue “il Signore salva”…

I testi della Scrittura sonoben più ricchi di quanto nonsembri a prima vista, anchegrazie alle congetture formula-te attorno ai nodi interpretativiirrisolti.

Giovanni Carnio

PADRE SKA

«Il problemaè che

non si legge più»

olle lege, “prendi e leg-gi” si sentì dire Agosti-no: e questo cambiò la

sua vita. Ma, nel mondo di og-gi, “il vero problema non è leg-gere la Bibbia, il problema èleggere!”, diceva padreSchökel.

Perché leggere la Bibbia senon si ama la lettura? Come sipuò amare l’avventura dellalettura, che ci immerge in unmondo, se non si legge abi-tualmente? E come si apre laBibbia, come ci si accosta allaSacra Scrittura?

A tutte queste domande havoluto rispondere l’incontropromosso martedì 2 ottobredalla Scuola Biblica Diocesanae dal Consiglio Locale delleChiese Cristiane di Venezia,che quest’anno festeggia i suoiventicinque anni d’istituzione.Teatro significativo di questa i-niziativa la sala del consigliodella Scuola Grande di SanGiovanni Evangelista. Relato-re il professor Jean Louis Ska,docente del Pontificio IstitutoBiblico di Roma, che ha apertoil suo intervento proprio con leparole citate.

T «Un tempo si vedeva la gen-te leggere in autobus o sul tre-no – dice padre Ska - ora inve-ce tutti giocano col telefonino.Per padre Schökel chi non leg-ge neanche romanzi non può

saper apprezzare la Bibbia». Il famoso biblista ha sottoli-

neato la profonda differenzache intercorre tra leggere eguardare un film al cinema oalla televisione: ci vuole più

tempo, ci si immerge in unmondo. Un brano di letteratu-ra è una esperienza condivisa:il testo permette di trasmettereuna esperienza ed è un invitoper trasmettere la stessa espe-

rienza. La Bibbia è capace di questo.

Padre Ska ha poi spiegato co-me avvicinarsi alla Bibbia intre tappe: la prima riprende undetto del Talmud secondo il

quale “la Thorah parla il lin-guaggio degli uomini, la lin-gua degli uomini”; ossia, se laBibbia è mediata da un lin-guaggio degli uomini, questocomporta che si deve studiaree analizzare, considerando ilsuo contesto storico umano ela sua evoluzione.

In secondo luogo, il profes-sor Ska ha sottolineato che «ilracconto è il significato» e, ci-tando il cardinale Martini, hadetto che «ci sono tre modi dileggere la Bibbia: il primo èquello del parroco, che leggepensando “che cosa dirò?”, equando ha trovato qualcosa dadire non approfondisce; poi cisono coloro che leggono la Bib-bia nella meditazione e si do-mandano “cosa dice a me?”, ese non gli dice niente cercanoaltrove. Il terzo modo è quellodi chiedersi “che cosa dicequesto brano?”: e qui si apronoporte e finestre».

Procedendo verso la conclu-sione padre Ska, citando il ti-tolo dell’autobiografia del di-rettore d’orchestra RiccardoMuti “Prima la musica poi leparole”, ha affermato che «ilmessaggio è nella musica, nonin ogni nota, quindi il messag-gio non è in ogni versetto. Percapire il brano bisogna collo-carlo nel suo contesto, così co-me devo ascoltare tutta unasinfonia per poterla compren-dere». Per illustrare metodolo-gicamente come avvicinarsi altesto, padre Ska ha presentatoe commentato alcuni brani bi-blici, come la parabola lucanadel figliol prodigo. Ha poi con-cluso citando come in apertu-ra padre Schökel per il quale«La Bibbia contiene tanti spar-titi che vanno interpretati:spetta a noi suonare e cantare».

Marco Zane

Alcuni momenti delle dueserate che hanno visto gliinterventi del biblista gesuitapadre Jean Louis Ska

SCUOLA BIBLICA, UNA GIORNATA AD ILLEGIO E ALTINOLa Scuola Biblica ha dato avvio al nuovo anno dei suoi lavori con una gita culturale. Nella mattinata i partecipanti hanno visitato l’ormai ben nota mo-stra di Illegio, che, attraverso dipinti e sculture provenienti da numerose collezioni europee, proponeva quest’anno il tema “Padri e figli”; tema sul qua-le, durante il viaggio in pullman, padre Giuseppe Leonardi, docente della Scuola Biblica, ha offerto una stimolante riflessione, mettendo in luce innan-zitutto la figura di Dio Padre e ricordando poi le figure di padri e figli presenti nelle pagine dell’Antico e del Nuovo Testamento. Seconda mèta della gior-nata, il Museo Archeologico Nazionale di Altino, recentemente ampliato e trasferito in una nuova sede. Qui una giovane e brillante archeologa ha aiu-tato il gruppo a scoprire il valore dei reperti archeologici più rappresentativi di Altino pre-romana e romana, città e porto principale dei Veneti antichi.La giornata, ricca di stimoli culturali e spirituali, ha avuto anche il merito di rinsaldare l’amicizia tra gli iscritti dei diversi gruppi presenti in diocesi.

«“Prendi e leggi laBibbia” si sentì dire

Agostino: e questo glicambiò la vita. Ma, nelmondo di oggi, “il veroproblema non è leggerela Bibbia, ma leggere!»