rilievo vulnerabilitÀ sismiche

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A A s s i i l l o o M M a a n n d d i i V V i i a a I I n n t t e e r r n n a a , , 1 1 4 4 F F r r a a z z . . S S . . P P a a o o l l o o M M o o r r s s a a n n o o a a l l T T a a g g l l i i a a m m e e n n t t o o ( ( P P N N ) ) R R I I L L I I E E V V O O V V U U L L N N E E R R A A B B I I L L I I T T À À S S I I S S M M I I C C H H E E S S T T R R U U T T T T U U R R A A L L I I E E N N O O N N S S T T R R U U T T T T U U R R A A L L I I C C o o m m m m i i t t t t e e n n t t e e : : C C o o m m u u n n e e d d i i M M o o r r s s a a n n o o a a l l T T a a g g l l i i a a m m e e n n t t o o P P i i a a z z z z a a D D . . M M o o r r o o , , 3 3 3 3 3 3 3 3 0 0 7 7 5 5 M M o o r r s s a a n n o o a a l l T T a a g g l l i i a a m m e e n n t t o o TECNOINDAGINI S.r.l. Tel 02 36527601 fax 02 66304937 – www.tecnoindagini.it con il supporto tecnico dell’ Ing. Marco Gallotta

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AAssiilloo ““MMaannddii””

VViiaa IInntteerrnnaa,, 1144 –– FFrraazz.. SS.. PPaaoolloo –– MMoorrssaannoo aall TTaagglliiaammeennttoo ((PPNN))

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TECNOINDAGINI S.r.l.

Tel 02 36527601 fax 02 66304937 – www.tecnoindagini.it

con il supporto tecnico dell’ Ing. Marco Gallotta

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Rilievo delle vulnerabilità Asilo “Mandi” sismiche strutturali Via Interna, 14 – Morsano al Tagliamento (PN) e non strutturali Cod.V13033

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INDICE

1. PREMESSA 3

2. INQUADRAMENTO DEI RILIEVI 4

3. ANALISI TERMOGRAFICA 5

3.1. Caratteristiche del metodo 5

3.2. Caratteristiche tecniche delle apparecchiature 5

3.3. Indicazioni ricavate 6

3.3.1. Elementi orizzontali 6

3.3.2. Elementi verticali 7

4. ANALISI COSTRUTTIVA 11

4.1. Copertura 13

4.2. Strutture orizzontali 15

4.2.1. Tipologia Solaio n°1 18

4.2.2. Tipologia Solaio n°2 20

4.2.3. Tipologia Solaio n°3 21

4.2.4. Tipologia Controsoffitto n°1 24

4.2.4. Tipologia Controsoffitto n°2 25

4.3. Strutture verticali 27

4.3.1. Elementi in muratura 27

4.3.2. Elementi in calcestruzzo 28

4.3.3. Divisori interni 29

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5. ELABORATI GRAFICI 30

5.1. STRUTTURE ORIZZONTALI – PIANO TERRA 30

5.2. STRUTTURE ORIZZONTALI – PIANO PRIMO 31

5.3. STRUTTURE VERTICALI – PIANO TERRA 32

5.4. STRUTTURE VERTICALI – PIANO PRIMO 33

5.5. CONTROSOFFITTI – PIANO TERRA 34

5.6. CONTROSOFFITTI – PIANO PRIMO 35

6. RISULTATI DEI RILIEVI 36

6.1. Vulnerabilità non strutturali 36

6.1.1. Soffitti intonacati 36

6.1.2. Rivestimenti di facciata 40

6.2. Vulnerabilità strutturali 41

6.2.1. Quadri fessurativi strutture verticali 41

6.2.2. Strutture Orizzontali 42

6.2.3. Copertura 43

7. RIEPILOGO VULNERABILITÀ RILEVATE 44

7.1. ELEMENTI ORIZZONTALI – PIANO TERRA 44

7.2. ELEMENTI ORIZZONTALI – PIANO PRIMO 45

7.3. ELEMENTI VERTICALI – PROSPETTO SUD 46

7.4. ELEMENTI VERTICALI – PROSPETTO NORD 47

7.5. ELEMENTI VERTICALI – PROSPETTI EST 48

7.6. ELEMENTI VERTICALI – PROSPETTO OVEST 49

7.7. ELEMENTI VERTICALI – PIANO TERRA 50

8. CONCLUSIONI 51

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1. PREMESSA A seguito dell’incarico conferito dal Comune di Morsano al Tagliamento, nel giorno 24 ottobre

2013 si è proceduto ad effettuare alcune indagini conoscitive al fine di rilevare la presenza di

vulnerabilità sismiche strutturali e non strutturali nell’edificio che ospita l’asilo “Mandi”, sito in via

Interna, 14 nella frazione San Paolo a Morsano al Tagliamento (PN).

Per gli elementi strutturali sono stati presi in considerazione gli elementi verticali, quali pilastri,

setti o murature, mentre per gli elementi orizzontali i rilievi sono stati finalizzati alle coperture ed

ai solai. In caso di evento sismico, tuttavia, anche alcuni elementi non strutturali possono causare

situazioni di pericolo o rendere parzialmente inagibili porzioni di edificio. Per questi elementi le

analisi sono state tese al rilievo di vulnerabilità interne presenti nei soffitti intonacati, alla ricerca di

rischi di sfondellamento o distacchi di intonaco, e nei sistemi di controsoffittatura. Il rilievo delle

vulnerabilità non strutturali è stato completato con la ricerca delle criticità presenti sulle facciate

esterne, sui cornicioni e sulle gronde.

L’esigenza di conoscere le principali caratteristiche strutturali del manufatto ha richiesto

l’esecuzione di un rilievo strumentale degli elementi verticali ed orizzontali, della copertura e dei

divisori interni. La definizione delle caratteristiche delle componenti costruttive è stata condotta

mediante differenti analisi non distruttive che hanno permesso di risalire alle informazioni

necessarie.

In primo luogo è stata eseguita un’analisi termografica all’intradosso dei solai per riconoscere le

differenti tipologie costruttive e localizzare la posizione delle travi. Allo stesso modo l’analisi è

stata eseguita sugli elementi verticali, interni e di facciata, per ricercare le connessioni con le

strutture orizzontali e rilevare i diversi materiali utilizzati. Le successive perforazioni e/o

demolizioni localizzate hanno permesso l’osservazione diretta delle componenti impiegate nei vari

elementi e le eventuali stratigrafie. Al fine di poter stimare per tutti i casi rilevati le grandezze

caratteristiche, sono state eseguite delle misurazioni strumentali.

La ricerca delle vulnerabilità sismiche è stata completata attraverso il rilievo puntuale dei quadri

fessurativi emersi nelle facciate esterne e negli elementi verticali interni. Lo studio della

corrispondenza tra le fessure ha consentito di determinare le posizioni maggiormente vulnerabili e

di circoscriverne l’entità.

Al termine del sopralluogo le informazioni raccolte sono state sintetizzate attraverso elaborati

grafici completi di documentazione fotografica e la presente relazione riporta una sintesi dei

risultati per un quadro complessivo della struttura analizzata.

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2. INQUADRAMENTO DEI RILIEVI Dalla documentazione raccolta non si è potuto risalire con precisione alla data di costruzione

dell’edificio oggetto del monitoraggio, che tuttavia non appare di recente realizzazione. Inoltre con

molta probabilità, il fabbricato originario ha subito alcuni interventi di ristrutturazione che hanno

portato alla odierna configurazione.

La struttura portante del fabbricato risulta principalmente realizzata mediante muratura in

mattoni pieni o semipieni; mentre le tramezze interne sono prevalentemente costituite da mattoni

forati.

L’edificio si eleva prevalentemente per due livelli, entrambi posti fuori terra, e ammette uno

sviluppo planimetrico assimilabile alla forma di una “L”. Una piccola porzione del fabbricato si

protrae al piano seminterrato, in cui sono presenti alcuni locali apparentemente inutilizzati.

Complessivamente l’indagine ha coperto una superficie di circa 745 mq suddivisi in 345 mq al piano

primo e 400 mq al piano terra, che presenta quindi uno sviluppo planimetrico leggermente

superiore.

Il collegamento verticale tra i vari piani è garantito da un corpo scale posto in corrispondenza della

zona centrale della scuola, dove incidono le due stecche che realizzano la caratteristica forma a “L”.

Le coperture dell’edificio sono tutte a falda inclinata, e si articolano su quote differenti. Si premette

che la copertura principale dell’edificio che copre la porzione di fabbricato che si eleva fino al piano

primo, è risultata essere non ispezionabile e le uniche informazioni sulla sua struttura sono state

reperite attraverso una botola presente in corrispondenza del vano scale, peraltro difficilmente

accessibile.

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3. ANALISI TERMOGRAFICA Al fine di permettere l’individuazione ed il riconoscimento delle principali tipologie costruttive

adottate per la realizzazione delle chiusure verticali e degli impalcati, viene compiuta

un’osservazione generale della struttura mediante termocamera ad infrarossi. Tale procedura

consente inoltre il rilevamento degli elementi strutturali intonacati e/o inseriti nelle murature

perimetrali e la localizzazione di eventuali anomalie presenti nella conformazione degli stessi

elementi. Ciò può avvenire grazie alla sensibilità di misurazione dello strumento, che permette di

distinguere con colorazioni differenti, zone che ammettono temperature superficiali diverse.

3.1. Caratteristiche del metodo Lo scopo principale della termografia consiste nell’individuazione di errori e difetti nelle strutture,

nella determinazione della loro natura ed estensione. Generalmente viene utilizzata per studiare le

variazioni di temperatura sulle superfici esposte. Le variazioni nella resistenza termica possono, in

determinate condizioni, determinare variazioni di temperatura sulla superficie.

La termocamera permette di misurare e rappresentare la radiazione infrarossa emessa da un

oggetto. La radiazione, quale funzione della temperatura della superficie di un oggetto, emessa dallo

strumento permette di calcolare e visualizzare tale temperatura. La radiazione rilevata dalla

termocamera non dipende solo dalla temperatura dell’oggetto ma è anche una funzione

dell’emissività. L’emissività è una misura che si riferisce alla quantità di radiazione termica emessa

dall’oggetto, comparata a quella emessa dal perfetto corpo nero. L’emissività della maggior parte dei

materiali da costruzione ha valori compresi tra 0,85 e 0,90.

Le immagini termiche visibili con la termocamera ad infrarossi sono realizzate in modo da

minimizzare il più possibile l’interferenza dei fattori climatici; di conseguenza risulta

particolarmente importante impostare e bilanciare correttamente la temperatura ambiente.

3.2. Caratteristiche tecniche delle apparecchiature Campo di misura della temperatura da –20 °C a +120 °C

Frequenza di immagine: 30 Hz

Sensibilità termica (NETD) 50 mK @ +30°C

Risoluzione spaziale a 45°: 1,23 mRad

Tipo di sensore: Focal Plane Array (FPA), microbolometro non raffreddato 640x480 pixels,

vanadium oxide.

Campo spettrale da 7,8 a 14 m

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3.3. Indicazioni ricavate In generale la termografia rappresenta uno strumento prezioso per la valutazione delle infiltrazioni

e dell’umidità nell’edificio. Inoltre, la presenza di sacche d’aria tra lo strato d’intonaco ed il

supporto ha permesso l’osservazione diretta delle zone col peggiore grado di aderenza

dell’intonaco.

La capacità di fornire un’immagine fisica dei percorsi di diffusione dell’umidità offre informazioni

più sicure rispetto all’estrapolazione dei dati di umidità rilevate da sonde e comporta tempi

inferiori. Le infiltrazioni ed i vuoti d’aria, attraverso la struttura, influiscono anche sulle variazioni

di temperatura della superficie. Ciò significa che i difetti di isolamento presenti nelle componenti

strutturali che racchiudono un edificio possono essere localizzati ed ispezionati.

A causa della sua maggiore capacità termica, la parte umida tratterrà il calore più a lungo di quella

asciutta e sarà visibile nelle immagini termiche; inoltre il materiale da costruzione interessato

dall’umidità ha una massa termica più elevata e la sua temperatura diminuisce più lentamente

rispetto alle aree circostanti a causa dell’effetto capacitivo conduttivo e termico.

3.3.1. ELEMENTI ORIZZONTALI In generale l’osservazione dei plafoni intonacati compiuta con l’ausilio della termocamera ad

infrarossi consente l’individuazione delle principali tipologie costruttive e l’orditura degli elementi

portanti dei vari orizzontamenti.

Tuttavia nel caso specifico dell’edificio in oggetto, la diffusa presenza di controsoffitti ha di fatto

limitato l’utilizzo della termografia per permettere l’individuazione della tipologia di impalcato

presente. Si riporta comunque l’immagine termografica di un impalcato con intradosso

prefabbricato in calcestruzzo armato tipo “predalles”, nel quale risulta facilmente distinguibile

l’alternanza tra travetti portanti in calcestruzzo armato ed elementi di alleggerimento.

Foto n°1-2 – Centrale Termica al piano terra e confronto con l’analisi termografica.

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3.3.2. ELEMENTI VERTICALI L’analisi termografica è risultata fondamentale per l’individuazione ed il riconoscimento delle

differenti strutture che realizzano le chiusure verticali. In particolare il grado di isolamento termico

offerto dalle tipologie costruttive presenti e la differente tramatura con cui queste appaiono

durante l’osservazione all’infrarosso, permettono una prima analisi dei corpi di fabbrica.

Analogamente a quanto è stato effettuato in precedenza per gli elementi orizzontali, la

registrazione dei termogrammi consentirà una distinzione delle principali tipologie costruttive in

relazione alla loro colorazione. Inoltre potranno essere individuate le posizioni di eventuali

elementi strutturali quali travi o pilastri o anomalie nella conformazione delle facciate. Tali

informazioni permettono di individuare le posizioni in cui procedere con le successive analisi.

L’elaborazione e l’analisi delle immagini registrate durante il sopralluogo, hanno permesso di

constatare che l’edificio scolastico presenta una struttura portante verticale costituita

principalmente da muratura in mattoni pieni o semipieni. In particolare la facciata prospiciente alla

strada, in corrispondenza della quale avviene l’ingresso all’edificio risulta interamente realizzata da

mattoni pieni, come mostra l’immagine termografica riportata qui di seguito, in cui è possibile

constatare la tramatura particolarmente uniforme della chiusura verticale.

Si specifica che nella porzione superiore dell’edificio è presente esternamente un strato di

isolamento a cappotto, la cui presenza è testimoniata anche dallo “scalino” che risulta ben visibile

sulla facciata dell’edificio.

Nonostante la presenza dell’isolante, la termografia consente comunque di osservare la tramatura

della muratura retrostante; e permette di scoprire anche l’eventuale presenza di discontinuità al suo

interno, come accade ad esempio in corrispondenza di vecchie aperture, che sono state richiuse.

Foto n°3-4 – Prospetto Sud – Muratura portante

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Le immagini riportate qui di seguito mostrano proprio questo caso, in cui la muratura originaria in

mattoni pieni, è stata tamponata utilizzando presumibilmente dei blocchi semipieni.

Superiormente alle vecchie aperture è inoltre possibile scorgere la presenza di un architrave in

calcestruzzo che in presenza della apertura permetteva di ripartire il carico proveniente dalla

muratura sovrastante.

L’utilizzo di tali elementi si ritrova anche in corrispondenza della porzione aggiunta posta al piano

terra e che ospita prevalentemente degli spogliatoi. In questo caso la chiusura verticale monopiano

è interamente realizzata in mattoni semipieni, come mostrano le immagini termografiche seguenti.

Tale porzione aggiunta risulta essere aggettante rispetto al filo verticale della muratura originaria.

La tettoia di questa parte di edificio risulta essere lignea e poggia, come mostra l’immagine sopra

riportata, sul tamponamento esterno in mattoni semipieni. Tuttavia nella parte terminale, la

copertura realizza un aggetto, in corrispondenza del quale, l’appoggio dei listelli di legno avviene su

una trave in acciaio che fuoriesce dal perimetro della muratura.

Foto n°5-6 – Prospetto Ovest – Vecchie aperture.

Foto n°7-8 – Prospetto Ovest – Porzione aggiunta in muratura semipiena.

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L’immagine qui a lato mostra proprio la trave in

acciaio di cui sopra, e per supportare meglio i

carichi da essa trasmessi, nella parte terminale

della muratura essa è supportata dalla presenza

di due pilastri in calcestruzzo armato, che

consentono di scaricare le azioni da essa

trasmessa, senza gravare eccessivamente sulla

muratura in blocchi semipieni.

Qui di seguito si riporta una immagine

termografica che mostra proprio la presenza di

uno dei due pilastri inseriti nella muratura.

Infine dall’osservazione di una parte del prospetto Nord, anch’essa di realizzazione più recente

rispetto al resto dell’edificio, è possibile avere una vista d’insieme del sistema costruttivo impiegato

per la porzione di edificio aggiunta.

Foto n°9 – Trave in acciaio su cui poggia la

copertura aggettante.

Foto n°10-11 – Prospetto Ovest – Pilastro di sostegno inserito nella muratura.

Foto n°12-13 – Prospetto Nord – Vista d’insieme della facciata dell’edificio.

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In particolare è possibile distinguere il costante utilizzo di muratura semipiena, coadiuvata

localmente nell’azione portante da degli elementi in calcestruzzo armato, come la parete verticale

su cui poggia la porzione più alta della copertura lignea del piano terra.

A metà altezza del piano terra è inoltre possibile osservare la presenza di una trave che lega

orizzontalmente la struttura, aumentandone la rigidezza e diminuendo la lunghezza di libera

inflessione degli elementi verticali in calcestruzzo.

Focalizzando invece la vista sul piano primo, è possibile distinguere il cordolo in calcestruzzo nel

quale è innestato il soffitto del Deposito al piano primo, superiormente al quale è presente un

timpano di tamponamento sempre in muratura.

L’osservazione delle tramezze interne invece, a cui non sono richieste capacità portanti, ha

consentito di individuare la tipica tramatura che identifica l’utilizzo di elementi forati in cui il

rapporto tra vuoti e pieni è decisamente sbilanciato a favore dei vuoti. Si riporta ora qui di seguito,

una immagine termografica esplicativa.

In una successiva fase di analisi sarà di interesse rilevare gli spessori sia delle murature che

costituiscono i tamponamenti che delle differenti tipologie di divisori interni ed eseguire delle

microperforazioni in posizioni particolari per verificare direttamente la tipologia dei materiali

impiegati al fine di determinare la stratigrafia di tali elementi.

Foto n°14-15 – Vista di una tramezza in mattoni forati e confronto con l’analisi termografica.

TRAMEZZA PARETE

PERIMETALE

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4. ANALISI COSTRUTTIVA L’analisi termografica preventiva ha reso possibile limitare le posizioni in cui procedere con le

demolizioni superficiali dirette, necessarie per conoscere le caratteristiche costruttive dei principali

elementi presenti. I rilievi strumentali hanno così permesso di estendere agli elementi meno

accessibili i riscontri delle analisi dimensionali e materiche necessarie a completare il quadro dei

risultati.

Localmente sono state eseguite delle demolizioni in corrispondenza dei solai intonacati ed alcune

perforazioni mediante trapano a percussione nelle tamponature verticali, rese necessarie

dall’esigenza di determinare con precisione le dimensioni degli elementi principali in modo da

poterle correlare con i risultati delle analisi all’infrarosso.

La procedura di rilievo segue un protocollo rigoroso al fine di consentire la corretta acquisizione

delle informazioni. In una prima fase si procede alla localizzazione puntuale dei pilastri o dei setti

portanti e alla scelta dei punti su cui effettuare il rilievo. Nel caso di pilastri o travi annegate nelle

strutture si procede con l’analisi termografica che consente di tracciare i bordi dell’elemento. Per

l’individuazione di eventuali impianti o armature metalliche presenti all’interno degli elementi

viene eseguita un’analisi pacometrica. Impostata correttamente la strumentazione si procede con la

prova strumentale che viene effettuata facendo scorrere la sonda sull’elemento da analizzare. In

presenza di elementi metallici la centralina emette un segnale acustico e luminoso crescente

all’approssimarsi del metallo e visualizza i dati sul display digitale.

Le perforazioni, invece, hanno consentito di valutare qualitativamente i materiali costituenti gli

elementi verticali, infatti il prelievo di polveri ha mostrato la natura dei vari strati che compongono

le murature e le diverse resistenze offerte all’avanzamento. La successiva analisi colorimetrica ha

individuato le interfacce tra i differenti materiali alle diverse profondità.

L’analisi visiva mediante l’ausilio dell’endoscopio elettronico, ove ritenuto necessario, ha integrato

le informazioni e consentito in modo puntuale di verificare gli spessori delle varie stratigrafie

individuate nelle strutture.

Occorre precisare che le misurazioni strumentali per la determinazione degli spessori delle

strutture orizzontali e verticali sono state eseguite sfruttando meccanismi di trasmissione delle

onde riflesse, tra una sonda emettente ed una ricevente. Tale metodologia, per nulla invasiva o

distruttiva, ammette un errore di tolleranza di circa ±5%, dovuto alle interferenze esterne ed

interne alla struttura. Considerata la tipologia di elementi da rilevare, tale tolleranza appare del

tutto accettabile. Alcune quote riportate negli elaborati grafici allegati alla presente relazione

possono indicare, per tale motivo, un range nella misurazione.

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Le analisi preliminari eseguite sul fabbricato hanno permesso di risalire alle componenti strutturali

verticali ed orizzontali.

La struttura portante verticale è principalmente costituita da setti murari portanti realizzati in

blocchi pieni o semipieni; questi ultimi rinvenuti prevalentemente in corrispondenza delle porzioni

di più recente realizzazione.

Relativamente agli elementi orizzontali sono state rilevate complessivamente tre distinte tipologie

costruttive, più una variante; per la quale si specifica che non si è proceduto alla esecuzione della

microdemolizione necessaria per l’individuazione precisa degli elementi costituenti l’impalcato; ma

ci si è limitati ad una osservazione visiva dall’intradosso del plafone che si presenta non intonacato.

Nei paragrafi seguenti è riportata una descrizione più dettagliata delle principali strutture

orizzontali e verticali individuate.

Per la localizzazione delle tipologie di solaio si rimanda alle planimetrie allegate che indicano i vari

elementi con colorazioni differenti e riportano i riferimenti fotografici delle immagini inserite.

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4.1. Copertura L’edificio presenta diverse coperture, poste a quote differenti, ma tutte comunque risultano essere a

falda inclinata doppia o singola.

In particolare si specifica che la copertura principale del fabbricato, posta al piano primo

dell’edificio, è risultata essere non ispezionabile, e pertanto le uniche informazioni reperite sono

state ricavate grazie alla presenza di una botola posta in corrispondenza del vano scale, peraltro

difficilmente accessibile; dalla quale è stato possibile intravedere solo alcuni elementi della

copertura, ma che hanno comunque permesso di ipotizzarne la struttura. Segue ora qui di seguito

una immagine tratta dalla documentazione fotografica registrata in corrispondenza della botola.

Dalle osservazioni compiute si deduce che la copertura può essere classificata come pesante; e

infatti risulta realizzata, almeno nel punto in cui è stato possibile osservarla, da dei tavelloni che

fungono da cassero per il getto di completamento di calcestruzzo sovrastante. La struttura di

sostegno è invece costituita da travi in calcestruzzo armato; mentre la tenuta all’acqua è garantita

da un manto di tegole.

Purtroppo non essendo stato possibile una ispeziona maggiormente accurata, non è possibile

spingersi oltre nella descrizione del tetto principale dell’edificio, in particolare riguardo alla

struttura di sostentamento della medesima.

Per quanto riguarda invece le due coperture poste a quote inferiori, esse presentano entrambe una

struttura portante realizzata in elementi lignei, sormontati da un assito e da un manto di tegole che

ha lo scopo di garantirne l’impermeabilità.

Foto n°16 – Dettaglio della copertura dell’edificio.

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Per quanto riguarda la copertura che realizza il lungo portico esterno, essa è sorretta da una trave

in acciaio, ed inoltre i listelli di legno risultano inseriti all’interno della muratura perimetrale, circa

alla stessa quota del piano di imposta del solaio interno. La trave in acciaio è sorretta ad una

estremità da due pilastri in calcestruzzo, e dall’altra è probabilmente vincolata all’interno di un

cordolo in calcestruzzo.

Invece per quanto riguarda la copertura della

porzione aggiunta monopiano che ospita

prevalentemente degli spogliatoi, si segnala che

anch’essa è realizzata in legno, e risulta inserita

all’interno della muratura portante del

fabbricato in corrispondenza di un cordolo in

calcestruzzo; mentre dall’altra parte poggia sul

muro perimetrale in blocchi semipieni; come

mostrano le immagini seguenti.

Foto n°17-18 – Vista d’insieme dall’alto e dal basso della copertura del Portico posta al piano terra.

Foto n°19 – Vista d’insieme della copertura.

Foto n°20-21 – Dettaglio delle connessioni della copertura.

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4.2. Strutture orizzontali

A seguito delle osservazioni e delle demolizioni puntuali effettuate in differenti posizioni

dell’edificio, si sono potute identificare le caratteristiche dei solai presenti. La maggior parte della

superficie degli impalcati del fabbricato scolastico è realizzata secondo le descrizioni riportate di

seguito. Leggere varianti potrebbero essere legate all’altezza e alla geometria dei laterizi ed al

quantitativo di armatura in relazione alle luci coperte dai solai oltre allo spessore dell’intonaco, che

difficilmente è costante sull’intera superficie.

Si segnala che la maggior parte degli impalcati dell’edificio risulta essere realizzata da tre principali

tipologie costruttive, tutte classificabili come strutture miste in laterocemento, che verranno

dettagliatamente descritte nel proseguo del presente capitolo.

Si specifica inoltre che alcuni solai, presumibilmente di recente realizzazione, sono costituiti

interamente in calcestruzzo armato gettato in opera, o da elementi prefabbricati con intradosso in

calcestruzzo tipo “predalles”. Nelle planimetrie allegate con nomenclatura “Strutture Orizzontali”

ogni tipologia costruttiva è identificata con una campitura di colore differente.

Infine si segnala che alcuni impalcati presentano dei rinforzi strutturali realizzati tramite putrelle

in acciaio. In particolare questi rinforzi sono stati osservati prevalentemente, in corrispondenza

degli impalcati di luce maggiore situati al piano terra dell’istituto, dove il solaio presente risulta

essere di calpestio per il livello superiore.

L’intervento prevede la posa di una trave principale posta longitudinalmente con l’orditura del

solaio in modo da appoggiare sulle medesime murature portanti. Alla trave principale è quindi

saldata ortogonalmente una orditura secondaria di putrelle che hanno lo scopo di fornire un

appoggio intermedio per il solaio, che in rapporto alla luce totale dell’impalcato risulta essere

snello.

Dal rilievo della trave principale risulta una altezza complessiva di circa 34 cm, una larghezza delle

ali di 16 cm, e uno spessore medio dell’acciaio di circa 1 cm.

La trave secondaria risulta invece essere di dimensione inferiore, ed è connessa alla principale

tramite saldatura. Inoltre dei tiranti disposti a 45° evitano che ci sia uno spostamento relativo tra le

due travi, opponendosi a trazione ad una eventuale rotazione nel piano.

Dalle immagini riportate alla pagina seguente è possibile avere una vista d’insieme della tipologia di

intervento eseguito, e il dettaglio di alcuni particolari costruttivi, nonché degli elementi strutturali

utilizzati.

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Infine si segnala che altri interventi di rinforzo sono stati eseguiti anche in corrispondenza

dell’Ingresso al piano terra, e dell’Aula 1 al piano primo; tuttavia in questi casi le putrelle non

aiutano a fornire un appoggio intermedio al solaio, ma rinforzano rispettivamente una trave in

calcestruzzo sulla quale al piano primo poggia una parete; e forniscono sostegno ad una muratura.

Foto n°22 – Vista d’insieme della tipologia di

intervento di rinforzo strutturale. Foto n°23 – Dettaglio dell’inserimento di una putrella

nella muratura di mattoni pieni.

Foto n°24 – Particolare della saldatura tra le due

putrelle. Foto n°25 – Particolare della saldatura del tirante.

Foto n°26 – Dettaglio della connessione della putrella

presenta all’ingresso al piano terra. Foto n°27 – Dettaglio della connessione della putrella

presenta all’ingresso al piano terra.

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In particolare in quest’ultimo caso il rinforzo strutturale è realizzato da una coppia di profili a C,

disposti con l’anima affiancata, che mostrano una altezza di circa 27 cm e una larghezza dell’ala

inferiore di circa 13,5 cm.

Superiormente alla trave, si vede bene dalle immagini, la presenza di una muratura in mattoni pieni

che presumibilmente supporta dei carichi provenienti dal sottotetto. Tuttavia non essendo stato

possibile ispezionare la copertura, non è possibile definire l’effettiva funzione statica della suddetta

muratura.

Per aumentare il grado di solidarizzazione tra la muratura e l’intervento strutturale, sono presenti

alcune piastre che risultano saldate all’ala superiore del profilo metallico, e tassellate direttamente

nella muratura.

Foto n°28-29 – Vista d’insieme dei profili di acciaio e dettaglio della connessione con la muratura sovrastante.

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4.2.1. Tipologia Solaio n°1

Le osservazioni effettuate a seguito della demolizione localizzata eseguita all’interno del Corridoio

al piano primo, hanno permesso di evidenziale la struttura dell’impalcato presente, che risulta

essere quello che realizza la maggior parte degli impalcati posti al piano primo.

L’impalcato rinvenuto risulta sorretto da dei travetti in calcestruzzo armato gettato direttamente in

opera realizzati dall’accostamento di due blocchi in laterizio, distanziati di 5 cm, che fungono da

cassero per la colata di calcestruzzo. I travetti portanti sono posti ad un interasse di circa 125 cm; e

tra di essi sono poste delle tavelle che hanno lo scopo di realizzare una superficie di intradosso

piana su cui stendere lo strato di intonaco di finitura del plafone, che dalle misurazione effettuate è

risultato essere dello spessore di circa 1 cm.

Qui di seguito si riporta una vista d’insieme del solaio rinvenuto, che riassume la tecnologia

costruttiva impiegata; specificando che all’interno del disegno, numero e posizione dei ferri di

armatura è puramente indicativa, così come la presenza della rete metallica annegata nella cappa

collaborante. Il disegno riassume anche le principali indicazioni dimensionali rilevate attraverso la

demolizione.

La camera d’aria che si forma all’interno del solaio tra la tavella superiore e inferiore concorre ad

alleggerire ulteriormente l’impalcato.

Seguono ora, alla pagina seguente, alcune immagini tratte dalla documentazione fotografica

registrata in corrispondenza del saggio eseguito, che mostrano una vista d’insieme della

demolizione, il particolare di alcuni elementi costituenti l’impalcato, e il dettaglio dello spessore

dello strato di finitura rinvenuto all’intradosso.

Disegno n°1 – Schematizzazione della sezione della tipologia di Solaio n°1.

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Foto n°30 – Vista d’insieme della demolizione eseguita.

Foto n°31-32 – Dettaglio della camera d’aria interna; e del travetto portante.

Foto n°33 – Spessore dello strato di finitura.

INTONACO SPESSORE 0,80÷1,00 cm.

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4.2.2. Tipologia Solaio n°2

Unicamente in corrispondenza del Deposito al piano primo è stata rinvenuta una tipologia di solaio

differente rispetto a quella che realizza i restanti impalcati del medesimo piano; segno che

probabilmente il locale rappresenta un porzione aggiunta alla porzione di edificio originaria.

In particolare nel solaio in oggetto la porzione resistente evidenzia uno spessore complessivo di

circa 20 cm dati dall’altezza della pignatta di 16 cm e della soletta di completamento di 4 cm

(spessore indicativo). Sempre inerentemente alla porzione strutturale si segnala che i travetti

portanti binati risultano essere semi-prefabbricati e presentano una larghezza di 12 cm ciascuno.

L’impalcato non presenta finitura ad intonaco, segno che era prevista l’apposizione di una

controsoffittatura fin dalla fase di progetto.

Qui a lato è riportata la geometria della pignatta rilevata

che non presenta vistosi difetti di progettazione o di

produzione risultando complessivamente di buona

fattura. Si specifica che il laterizio in esame non

concorre alla resistenza del solaio, svolgendo

prettamente la funzione di cassaforma durante la fase di

getto del conglomerato cementizio, e di alleggerimento,

una volta completato l’impalcato; pertanto si segnala

che una sua eventuale lesione non compromette la stabilità globale dell’impalcato.

Qui di seguito si riportano alcune immagini che ritraggono la demolizione eseguita per il rilievo

delle caratteristiche dimensionali del plafone, nella quale risulta visibile anche la geometria della

pignatta presente.

Foto n°34 – Vista d’insieme della demolizione eseguita.

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Si riporta quindi una schematizzazione della sezione tipo dell’impalcato rilevato, nella quale si

specifica che posizione, numero e dimensione dei ferri è puramente indicativa, così come la

presenza della maglia elettrosaldata presente nella cappa collaborante.

Si segnala che al piano terra del fabbricato

è stata identificata una variante della

tipologia di solaio in oggetto, che si

differenzia per la presenza di singoli

travetti semi-prefabbricati intervallati

dalle pignatte di alleggerimento.

In fase di analisi non si è ritenuto

necessario risalire alla esatta geometria

della sezione trasversale del blocco.

Questa tipologia di impalcato è stata indicata come “Solaio n°2 variante” all’interno delle

planimetrie allegate.

4.2.3. Tipologia Solaio n°3

La maggior parte degli impalcati posti al piano terra dell’istituto sono costituiti da un intradosso

misto in laterocemento con pignatte di alleggerimento di modesta dimensione e intervallate da

travetti di calcestruzzo gettato in opera. All’interno delle planimetrie allegate l’intradosso in

oggetto è indicato da una campitura colore rosa.

La sezione strutturale del plafone presenta una altezza complessiva di circa 20 cm, comprensivi dei

4 cm di cappa collaborante ipotizzati (in quanto con la demolizione non ci si è spinti fino a quella

quota). I travetti portanti sono disposti secondo una maglia fitta con un interasse di circa 23 cm e

presentano una larghezza di circa 4 cm misurati all’intradosso. Infine uno strato di intonaco dello

spessore di circa 1,60÷1,80 cm completa l’impalcato, che tuttavia in diversi punta risulta essere già

stato rimosso ed in altri presenta ridotta compattezza e aderenza al plafone.

Disegno n°2 – Schematizzazione della sezione della tipologia di Solaio n°2.

Foto n°35 – Vista d’insieme della tipologia di Solaio n°2 variante.

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La pignatta rilevata all’interno del solaio mostra la

presenza di un setto sfalsato orizzontalmente, che

tuttavia scarica la propria componente assiale su due

setti inclinati, ed in grado quindi di supportarla meglio

rispetto a un setto semplicemente verticale. Nel

disegno riportato qui a lato è possibile osservare la

geometria del laterizio.

Le immagini seguenti mostrano una vista di insieme

della demolizione eseguita al piano terra in cui risulta

ben visibile anche la geometria del blocco di laterizio presente e un particolare dello spessore della

finitura all’intradosso.

Foto n°36 – Vista d’insieme della demolizione eseguita.

Foto n°37 – Spessore dell’intonaco.

INTONACO SPESSORE 1,60÷1,80 cm.

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Infine a conclusione della descrizione si riporta una schematizzazione della sezione dell’impalcato,

nella quale sono riassunte anche le principali indicazioni dimensionali rilevate. Si specifica che

all’interno del disegno, posizione, numero, e dimensione dei ferri è puramente indicativa, cosi come

la presenza della rete elettrosaldata annegata nella cappa collaborante.

Si specifica che il solaio in esame, in corrispondenza degli impalcati di luce maggiore (circa 6,10 m),

risulta essere snello in quanto il rapporto tra altezza dell’impalcato e luce coperta risulta essere

minore del valore di 1/25, fissato dalle normative vigenti.

Probabilmente proprio in virtù della snellezza dell’impalcato, si è proceduto all’intervento di

rinforzo strutturale che ha permesso di limitare, tramite delle putrelle in acciaio, l’effettiva luce di

appoggio del solaio, arrivando in prossimità all’indice sopra citato e consigliato dalla normativa.

Disegno n°3 – Schematizzazione della sezione della tipologia di Solaio n°3.

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4.2.4. Tipologia di controsoffitto n°1

Nella maggior parte dei locali dell’edificio, l’altezza degli spazi interni risulta essere limitata dalla

presenza di un controsoffitto in pannelli di fibra minerale, della dimensione di 60x60 cm,

semplicemente appoggiati ad una griglia di profili a “T” rovescio che risulta essere ben visibile.

La controsoffittatura consente di celare alla vista la presenza di canaline impiantistiche e, ove

presenti, gli interventi di messa in sicurezza dell’impalcato realizzati tramite putrelle metalliche.

Il controsoffitto è sorretto da un sistema di sospensione costituito da pendini in fil di ferro

intrecciato, che si ancorano al plafone sovrastante con un passo che mediamente è risultato essere

di 90x120 cm. L’ancoraggio al soffitto avviene prevalentemente in corrispondenza degli elementi di

alleggerimento dell’impalcato sovrastante per mezzo di tasselli a farfalla o di tasselli plastici a vite.

Foto n°38 – Vista d’insieme del controsoffitto in pannelli di fibra minerale.

Foto n°39 – Vista d’insieme dell’intercapedine sopra

al controsoffitto. Foto n°40 – Dettaglio di un tassello a farfalla.

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4.2.5. Tipologia di controsoffitto n°2

Unicamente in corrispondenza del

refettorio al piano terra è invece

installato un controsoffitto con

finitura in doghe di alluminio di

forma squadrata.

Superiormente alle doghe metalliche

è posizionato un foglio di cartone

nero che permette di celare alla vista

l’intercapedine superiore, realizzando

un fondale uniforme visibile

attraverso lo spazio che separa

ciascuna doga.

Le doghe di finitura risultano sorrette

da un apposito corrente metallico

detto pettine, che grazie alla

particolare sagomatura del lembo

inferiore crea degli incastri che

sorreggono i profili in alluminio.

Foto n°41 – Fissaggio mediante tasselli ad

espansione. Foto n°42 – Particolare di un tassello ad espansione

sfilato.

Foto n°43 – Vista d’insieme del controsoffitto.

Foto n°44 – Dettaglio del profilo a pettine.

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Il pettine a sua volta è sorretto da un sistema di pendinaggio che lo ancora al plafone sovrastante

con un passo di circa 120 x 120 cm. Il sistema di sospensione prevede la presenza di pendini

artigianali in fil di ferro ancorati tramite tasselli a farfalla in corrispondenza degli alleggerimenti

dell’impalcato.

Infine per concludere la descrizione delle varie tipologie di controsoffitto è doveroso ricordare che

ove presente superiormente un intradosso in laterocemento, è stato osservato che spesso

l’ancoraggio del sistema di pendinaggio avviene in corrispondenza degli alleggerimenti del solaio;

ad eccezione dei controsoffitti probabilmente istallati più recentemente e ancorati alla tipologia di

Solaio n°2 e variante in corrispondenza dei travetti, come mostrano le fotografie seguenti.

Nel caso di pendini fissati alle pignatte è evidente che la stabilità del sistema di pendinaggio è

condizionata dalla bontà del solaio di supporto. Infatti, il cedimento di porzioni d’intradosso, oltre

a provocare un incremento di peso alla struttura sospesa, può causare il distacco dei fissaggi,

aumentando l’area di influenza dei pendini rimanenti. Inoltre si segnala che l’utilizzo di tasselli

plastici sui laterizi non offre probabilmente un fissaggio sufficientemente robusto, essendo

entrambi i tasselli rinvenuti sfilati appartenenti a questa tipologia.

Foto n°46 – Particolare di un pendino sfilato. Foto n°45 – Vista d’insieme del sistema di

pendinaggio.

Foto n°47-48 – Pendini su travetti rilevati rispettivamente al piano primo e al piano terra.

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4.3. Strutture verticali

Durante il sopralluogo, oltre all’osservazione visiva e all’infrarosso, sono stati eseguiti anche alcuni

rilievi e perforazioni al fine di determinare le stratigrafie ed i materiali impiegati per la realizzazione

delle strutture verticali dell’edificio. L’analisi termografica preliminare ha consentito di individuare

una configurazione costruttiva piuttosto uniforme riconducibile alla presenza di una struttura

portante in mattoni pieni in corrispondenza della porzione di edificio originaria; e di una muratura

in blocchi semipieni per quanto riguarda le porzioni aggiunte in ampliamenti successivi

dell’edificio. Nelle descrizioni seguenti è riportata una sintesi dei rilievi eseguiti nelle principali

componenti edilizie.

4.3.1. Elementi in muratura

Complessivamente l’edificio è sorretto da una struttura verticale in muratura portante, che risulta

essere prevalentemente realizzata in mattoni pieni in corrispondenza delle strutture portanti del

corpo di fabbrica originario, e da blocchi semipieni in corrispondenza invece delle porzioni

aggiunte di più recente realizzazione.

Entrambe queste tipologie costruttive sono state facilmente individuate durante le ispezioni

eseguite nell’intercapedine tra il controsoffitto di finitura e il solaio sovrastante. Infatti spesso la

porzione sommitale della muratura è risultata essere non intonacata, oppure comunque è risultata

parzialmente visibile in prossimità delle demolizioni eseguite per l’esecuzione degli interventi di

rinforzo strutturale dei solai tramite putrelle in acciaio.

Le immagini riportate qui di seguito mostrano proprio alcuni scorci di muratura che hanno

permesso l’identificazione della tipologia costruttiva utilizzata.

Foto n°49-50 – Muratura scoperta in corrispondenza dei rinforzi strutturale.

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4.3.2. Elementi in calcestruzzo

Alcuni elementi portanti invece, presumibilmente di più recente realizzazione, sono stati realizzati

in calcestruzzo; come nel caso di alcune pareti del vano ascensore che permette di eliminare le

barriere architettoniche tra il piano terra ed il primo; e di alcune pareti presenti nella porzione

aggiunta di fabbricato.

Ove non è stato possibile constatare direttamente, attraverso una analisi visiva, la struttura della

parete, si è proceduto ad eseguire puntuali ispezioni attraverso perforazione con prelievo di polveri

al fine di verificare la conformità strutturale ipotizzata. Questa tipologia di saggio è stata impiegata

ad esempio in corrispondenza della parete perimetrale del locale Lavanderia, sulla quale in sommità

poggia la parte più alta della copertura.

Foto n°51-52 – Muratura in mattoni pieni; e in blocchi semipieni.

Foto n°53-54 – Parete in calcestruzzo del vano ascensore e della Centrale Termica.

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Le immagini seguenti documentano il punto di prelievo eseguito e il dettaglio delle polveri

prelevate, che mostrano la tipica colorazione che identifica la presenza di calcestruzzo.

4.3.3. Divisori interni

Dall’analisi delle pareti divisorie interne è emerso che esse sono realizzate complessivamente

mediante due principali tipologie costruttive: i muri di spina, ai quali è richiesta una capacità

portante in quanto fungono da appoggio per i solai di calpestio, sono realizzati prevalentemente in

muratura piena; mentre le tramezze vere e proprie, ovvero quelle pareti che hanno come unico

scopo quello di separare gli ambienti interni, sono realizzate in mattoni forati.

Anche in questo caso l’osservazione visiva eseguita prevalentemente sopra il controsoffitto, ad

esempio in corrispondenza di attraversamenti impiantistici, ha permesso di identificare la tipologia

di laterizi presenti, come nel caso delle immagini riportate qui di seguito; non rendendo necessario

ricorrere all’utilizzo di saggi.

Foto n°55-56 – Perforazione eseguita all’esterno della Lavanderia; e dettaglio delle polveri prelevate.

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Foto n°57-58 – Attraversamento impiantistico che rileva la presenza di una muratura in laterizi forati.

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6. RISULTATI DEI RILIEVI L’insieme delle informazioni ottenute durante l’indagine consente di riassumere i risultati ottenuti

con le diverse analisi e di definire le principali vulnerabilità sismiche rilevate negli elementi non

strutturali e strutturali.

6.1. Vulnerabilità non strutturali In caso di evento sismico anche gli elementi non strutturali possono causare danno all’utenza o

determinare l’inagibilità parziale dell’edificio. Le analisi eseguite si sono concentrate

prevalentemente sui soffitti intonacati, sulle controsoffittature e sui rivestimenti delle facciate

esterne.

6.1.1. Soffitti intonacati

Nell’analisi dei soffitti intonacati, per ciascuna delle tipologie costruttive rilevate sono state

individuate le principali vulnerabilità legate alle geometrie o ai materiali impiegati. La ricerca delle

situazioni di degrado è stata svolta mediante analisi sonica.

La battitura manuale della soletta è un metodo per la prima verifica dell’esistenza dello

sfondellamento. Sollecitando la superficie del soffitto con colpi regolari si compie la prima

valutazione di massima. La presenza di suoni vuoti in zone particolari del solaio indica la presenza

del fenomeno. Questa operazione permette di controllare l’intera superficie e di raffinare la

diagnosi, ove necessario, mediante lo strumento elettronico di ispezione sonica.

Il metodo ha lo scopo di individuare, con metodi non distruttivi, gli sfondellamenti o le lesioni negli

elementi in laterizio e anche i distacchi del solo strato d’intonaco.

Come si può dedurre dalle planimetrie allegate, non sono state riscontrate situazioni critiche tali da

pregiudicare l’agibilità dei locali e/o da determinare interventi di messa in sicurezza immediata.

Nonostante ciò alcune posizioni dei solai denotano fenomeni di fessurazione degli elementi in

laterizio e di distacco dello strato superficiale di intonaco, che ammettono uno stato di evoluzione

poco avanzato. Va precisato che in base alle analisi compiute è stato possibile classificare le

situazioni di danneggiamento secondo quattro diversi livelli.

Partendo dalla situazione considerata normale, cioè che non presenta alcun fenomeno fessurativo,

si arriva a situazioni pessime e pericolose, passando da uno stato mediocre e da uno scadente, in cui

il fenomeno è in evoluzione, ma non presenta la precarietà di un probabile distacco. L’analisi delle

risposte alle battute, permette di percepire la differenza di situazione e di indicare le difettosità

puntuali o diffuse.

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Nelle mappature inserite nel riepilogo delle vulnerabilità sugli elementi orizzontali, sono indicati

con retinature di colorazione differente i diversi livelli di degrado individuati.

Le zone senza retinatura specifica si riferiscono ad un solaio normale, in cui non sono presenti

fessurazioni o distacchi dell’intonaco di finitura.

Le zone con campiture di colore verde rappresentano uno stato mediocre. La struttura è

globalmente omogenea ma possono essere presenti delle microfessurazioni nei blocchi di

alleggerimento o nello strato di intonaco.

Le zone con colorazione blu rappresentano una condizione transitoria in cui la porzione di solaio

non possiede più le caratteristiche di stabilità del solaio normale ma non ha raggiunto ancora la

situazione di crisi. Per questi casi si può prevedere una degenerazione del problema fino ad un

collasso finale. La mutabilità e l’evoluzione del problema, non permettono una previsione temporale

dello sfondellamento ma consigliano un periodico monitoraggio in modo da prevenire i rischi di

distacco.

Le zone contraddistinte dal colore rosso rappresentano condizioni pessime. Ciò significa che la

struttura non è omogenea e che presenta un fenomeno piuttosto avanzato di sfondellamento o di

distacco dell’intonaco. In queste condizioni potrebbero presentarsi delle situazioni rischiose con

crollo di materiale. Le porzioni segnalate con una retinatura rossa a quadretti si riferiscono alle

situazioni pericolose in cui è necessario prevedere un intervento rapido di messa in sicurezza.

Laddove sono stati eseguiti i rilievi delle tipologie di solaio è stato possibile constatare la presenza

di uno strato di finitura ad intonaco, ove presente, che ammette spessori differenti e compresi tra:

0,8÷1,0 cm in corrispondenza della tipologia di solaio n°1; e 1,6÷1,8 cm dove presente la tipologia di

solai n°3. In particolare in corrispondenza di quest’ultimo intradosso lo spessore dell’intonaco può

essere considerato eccessivo.

In particolare si specifica che la presenza di uno strato di intonaco particolarmente cospicuo

rappresenta un aggravio di peso che può accelerare il fenomeno del degrado dell’aderenza dello

strato al supporto, favorendo l’insorgenza di criticità.

Infatti si segnala che proprio al piano terra (ove presente la tipologia di solaio n°3) sono state

rinvenute grandi porzioni di finitura già rimosse. Alcune zone limitrofe a queste ultime, in cui

l’intonaco risulta essere tutt’ora in opera, mostrano però un grado di aderenza compromesso che in

alcune occasioni può essere considerato pessimo. Per tali zone, indicate nelle planimetrie allegate

da una campitura color rosso, si consiglia di procedere alla rimozione dell’intonaco in modo da

prevenire che una ulteriore evoluzione del fenomeno del distacco porti all’innesco di pericolosità

maggiori. Si consiglia inoltre di estendere l’intervento anche alle eventuali porzioni limitrofe meno

degradate.

L’immagine riportata di seguito risulta esplicativa della situazione di degrado rilevata.

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Infine sempre inerentemente alla condizione dello strato di finitura si segnala che esso si presenta

sporadicamente ammalorato da alcune infiltrazioni, in presenza delle quali le interazioni fisiche e

chimiche tra i materiali, possono portare ad un rapido degrado dei componenti costituenti

l’impasto dell’intonaco andando ad inficiare sulle sue proprietà meccaniche e conseguentemente

anche sul grado di aderenza con il plafone di supporto. Per cui è importante individuare la causa di

formazione delle infiltrazioni e ridurne le portate.

Per quanto riguarda invece il fenomeno dello sfondellamento, si specifica che per la tipologia di

solaio n°1 il fenomeno è da intendere come fessurazione della tavella interposta ai travetti portanti

(specialmente in corrispondenza dell’appoggio con questi ultimi) e quindi come crollo anche

parziale dell’intradosso (intonaco+laterizio); mentre per le altre tipologie di solai presenti lo

sfondellamento deve essere inteso come fessurazione dei setti inferiori negli elementi di

alleggerimento e generalmente si presenta prevalentemente in corrispondenza delle travi ribassate,

pareti perimetrali e cambi di orditure dei solai.

Proprio in corrispondenza di una discontinuità della soletta, presente all’interno del Bagno 1 al

piano terra probabilmente funzionale a realizzare una intercapedine per gli attraversamenti

impiantistici provenienti dal bagno superiore, alcuni laterizi posti al bordo del solaio principale si

presentano ammalorati. per le zone indicate come pessime si consiglia di rimuovere i fondelli in

modo da impedire che essi possano distaccarsi completamente dalla soletta rovinando sul

controsoffitto posto a finitura del plafone. Di seguito si riporta una immagine che ritrae proprio

l’ultima fila di laterizi che risulta essere ammalorata.

Foto n°59 – Porzione di intonaco di finitura in pessimo stato di conservazione.

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Foto n°60 – Ultima fila di laterizi ammalorata in corrispondenza di una discontinuità del solaio.

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6.1.2. Rivestimenti di facciata

L’analisi dei rivestimenti di facciata è stata tesa prevalentemente alla ricerca di distacchi del

rivestimento ad intonaco. In modo simile a quando indicato nelle vulnerabilità dei soffitti

intonacati, anche per il rivestimento di facciata si individuano con colorazioni differenti i livelli di

degrado individuati.

Le porzioni contraddistinte dal colore rosso rappresentano condizioni pessime e particolarmente

distaccate per le quali sarà necessario prevedere una rimozione. L’indicazione retinata rossa segnala

le zone al limite del distacco che possono provocare situazioni di pericolo.

Per quanto riguarda i rivestimenti, sicuramente l’esposizione agli agenti atmosferici e al gelo

possono ridurre la durabilità e condizionarne il futuro degrado. L’incoerenza degli stessi

rivestimenti può essere accelerata anche dalla presenza di infiltrazioni.

Si segnala tuttavia che il rivestimento ad intonaco della facciata non ha mostrato porzioni che

mostrino un tangibile rischio di distacco e pertanto nelle viste prospettiche allegate non sono

presenti porzioni indicate come pessime.

Inoltre si specifica che al piano primo l’edificio è rivestito da un isolamento a cappotto, facilmente

individuabile dallo “scalino” di circa 5 cm che si viene a creare sulla facciata.

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6.2. Vulnerabilità strutturali Il rilievo delle vulnerabilità strutturali ha preso in esame l’intera struttura e gli elaborati grafici

allegati alla presente relazione indicano l’estensione di ciascuna di queste. In particolare l’analisi dei

quadri fessurativi ha interessato tutti i prospetti esterni, interni ed i tavolati interni, mentre nella

struttura portante sono state rilevate le eventuali vulnerabilità connesse alle coperture e agli

elementi verticali.

6.2.1. Quadri fessurativi strutture verticali

In corrispondenza di alcune porzioni di fabbricato poste al piano primo, prevalentemente nella

parte di edificio originario, è presente un rivestimento di facciata a cappotto che permette di

migliorare i valori di isolamento termico della chiusura esterna realizzata principalmente in

mattoni pieni, aumentando il confort degli occupanti.

Si specifica che in presenza di tale rivestimento è risultato impossibile constatare dall’esterno la

presenza di eventuali fessurazioni della parete portante. Tuttavia si specifica che l’osservazione

interna non ha rilevato la presenza di manifestazioni di eventuali dissesti, e quindi risulta plausibile

ipotizzare che in generale la muratura si trovi in buono stato di conservazione.

Il rilievo esterno dei quadri fessurativi ha comunque consentito, in altri punti del fabbricato, di

osservare delle fessurazioni prevalentemente verticali che compaiono in corrispondenza della

discontinuità di materiale all’interno della chiusura perimetrale. In particolare esse segnano in

maniera netta l’interfaccia tra muratura piena originaria e semipiena aggiunta in corrispondenza del

piano primo, osservabile nell’immagine sotto riportata; e tra parete in calcestruzzo armato e in

muratura semipiena in corrispondenza del piano terra.

Foto n°61 – Fessurazione rinvenuta in corrispondenza del prospetto Ovest al piano primo.

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In corrispondenza di una porzione aggiunta al

piano terra, sul prospetto Ovest, sono state

invece rilevate delle cavillature diagonali,

ritratte nell’immagine qui a lato.

In questo caso le fessure non segnano

l’interfaccia tra due tipologie di materiali

differenti; ma compaiono in una muratura

interamente realizzata in mattoni semipieni,

posta tuttavia in corrispondenza del limite tra

porzione aggiunta ed esistente.

In tale punto tendono quindi a concentrarsi le sollecitazioni dovuti a movimenti differenziali delle

due porzioni di edificio; che si manifestano con delle fessurazioni in corrispondenza della parete

esterna dove la chiusura risulta essere localmente indebolita dalla presenza di alcune aperture:

prevalentemente una porta e poi il foro di areazione.

Infine si specifica che anche internamente all’edificio il quadro fessurativo risulta essere modesto;

anche in corrispondenza degli interventi strutturali eseguiti per mezzo di putrelle metalliche. In

corrispondenza infatti dell’appoggio delle travi nella muratura portante, non si osservano fessure

sulle pareti che identificano una sofferenza della muratura alle ulteriori sollecitazioni locali

imposte.

Pertanto si specifica che complessivamente l’incrocio del quadro fessurativo interno ed esterno non

ha rilevato la presenza di fessurazioni passanti nella muratura, ed inoltre la situazione rilevata non

suggerisce la presenza di importanti cinematismi in atto, che possano col tempo limitare l’integrità

strutturale del fabbricato, che pertanto complessivamente si presenta in buono stato di

conservazione.

6.2.2. Strutture Orizzontali

Si ribadisce che internamente all’edificio sono stati rinvenuti alcuni interventi strutturali realizzati

tramite putrelle in acciaio, che presumibilmente hanno lo scopo di migliorare le proprietà statiche

dell’impalcato. Si specifica che inerentemente alle azioni orizzontali indotte da un sisma, la

presenza di tali rinforzi risulterebbe essere pressoché ininfluente; infatti essi sono inseriti

all’interno di una maglia scatolare in muratura piena, che risulta essere maggiormente rigida del

reticolo di putrelle aggiunte, e che andrebbe quindi comunque ad accollarsi le sollecitazioni

orizzontali sfruttando la resistenza a taglio dei setti murari.

Foto n°62 – Fessurazione al piano terra nel Prospetto

Ovest.

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6.2.3. Copertura

Inerentemente alla copertura, si ribadisce che essa è risultata essere non ispezionabile, e le uniche

osservazioni compiute hanno unicamente permesso di ipotizzarne le tecniche costruttive

impiegate.

Pertanto, essendo le informazioni reperite troppo scarne, risulta impossibile segnalare particolari

vulnerabilità. Si specifica solamente che essa, ove osservata risulta essere appartenente alla

categoria delle coperture pesanti, essendo realizzata in laterocemento.

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8. CONCLUSIONI

I documenti e le informazioni raccolte nel corso delle ispezioni eseguite permettono di avere un

quadro complessivo delle vulnerabilità strutturali e non strutturali degli elementi costituenti

l’edificio analizzato.

COPERTURA

La copertura principale del fabbricato è risultata essere non ispezionabile, e le uniche osservazioni

compiute hanno unicamente permesso di ipotizzarne le tecniche costruttive impiegate. Pertanto,

essendo le informazioni reperite troppo scarne, risulta impossibile segnalare particolari

vulnerabilità. Si specifica solamente che essa, ove osservata risulta essere appartenente alla

categoria delle coperture pesanti, essendo realizzata in laterocemento.

STRUTTURE PORTANTI VERTICALI

In corrispondenza di alcune porzioni di fabbricato poste al piano primo, prevalentemente nella

parte di edificio originario, è presente un rivestimento di facciata a cappotto che permette di

migliorare i valori di isolamento termico della chiusura esterna realizzata principalmente in

mattoni pieni, aumentando il confort degli occupanti.

Si specifica che in presenza di tale rivestimento è risultato impossibile constatare dall’esterno la

presenza di eventuali fessurazioni della parete portante. Tuttavia si specifica che l’osservazione

interna non ha rilevato la presenza di manifestazioni di eventuali dissesti, e quindi risulta plausibile

ipotizzare che in generale la muratura si trovi in buono stato di conservazione.

Il rilievo esterno dei quadri fessurativi ha comunque consentito, in altri punti del fabbricato, di

osservare delle fessurazioni prevalentemente verticali che segnano in corrispondenza della

discontinuità di materiale all’interno della chiusura perimetrale. In particolare esse segnano in

maniera netta l’interfaccia tra muratura piena originaria e semipiena aggiunta in corrispondenza del

piano primo; e tra parete in calcestruzzo armato e in muratura semipiena in corrispondenza del

piano terra.

In corrispondenza di una porzione aggiunta al piano terra, sul prospetto Ovest, sono state invece

rilevate delle cavillature diagonali. In questo caso le fessure non segnano l’interfaccia tra due

tipologie di materiali differenti; ma compaiono in una muratura interamente realizzata in mattoni

semipieni, posta tuttavia in corrispondenza del limite tra porzione aggiunta ed esistente.

In tale punto tendono quindi a concentrarsi le sollecitazioni dovuti a movimenti differenziali delle

due porzioni di edificio; che si manifestano con delle fessurazioni in corrispondenza della parete

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esterna dove la chiusura risulta essere localmente indebolita dalla presenza di alcune aperture:

prevalentemente una porta e poi il foro di areazione.

Infine si specifica che anche internamente all’edificio il quadro fessurativo risulta essere modesto;

anche in corrispondenza degli interventi strutturali eseguiti per mezzo di putrelle metalliche. In

corrispondenza infatti dell’appoggio delle travi nella muratura portante, su di essa non si osservano

fessure che identificano una sofferenza della parete alle ulteriori sollecitazioni locali imposte.

Pertanto si specifica che complessivamente l’incrocio del quadro fessurativo interno ed esterno non

ha rilevato la presenza di fessurazioni passanti nella muratura, ed inoltre la situazione rilevata non

suggerisce la presenza di importanti cinematismi in atto, che possano col tempo limitare l’integrità

strutturale del fabbricato, che pertanto complessivamente si presenta in buono stato di

conservazione.

STRUTTURE ORIZZONTALI

Internamente all’edificio sono stati rinvenuti alcuni interventi strutturali realizzati tramite putrelle

in acciaio che presumibilmente hanno lo scopo di migliorare le proprietà statiche dell’impalcato. Si

specifica che inerentemente alle azioni orizzontali indotte da un sisma, la presenza di tali rinforzi

risulterebbe essere pressoché ininfluente; infatti essi sono inseriti all’interno di una maglia scatolare

in muratura piena, che risulta essere maggiormente rigida del reticolo di putrelle aggiunte, e che

andrebbe quindi comunque ad accollarsi le sollecitazioni orizzontali sfruttando la resistenza a

taglio dei setti murari.

SOFFITTI INTONACATI

Come si può dedurre dalle planimetrie allegate, i soffitti intonacati dell’edificio si presentano

prevalentemente in uno stato di conservazione soddisfacente.

Si segnala che lo spessore dello strato di intonaco rilevato nella tipologia di solaio n°3 è risultato

essere cospicuo, e che nel Corridoio al piano terra si presenta già in buona parte rimosso. Alcune

delle porzioni ancora in opera si presentano in pessimo stato di conservazione e pertanto se ne

consiglia la rimozione prima che una ulteriore evoluzione del fenomeno del distacco porti

all’innesco di pericolosità maggiori.

Inerentmente invece al fenomeno dello sfondellamento, la situazione riscontrata risulta essere

complessivamente soddisfacente, ad esclusione di una fascia perimetrale presente nel Bagno al

piano terra che invece risulta essere ammalorata e localmente pessima. Anche in questo casso si

consiglia la rimozione delle porzioni di laterizio maggiormente instabili in modo da neutralizzare

localmente il rischio di cedimento.

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RIVESTIMENTI DI FACCIATA

Le osservazioni effettuate hanno permesso di riscontrare che il rivestimento delle facciate è

realizzato ad intonaco, e che esso si presenta complessivamente in buono stato di conservazione.

Nella parte sommitale del fabbricato, in corrispondenza delle porzioni di edificio originarie, è

presente un rivestimento a cappotto.

Morsano al Tagliamento, 24 ottobre 2013

Dott. Ing. Marco Gallotta Tecnoindagini S.r.l.