relazione rilevamento monti peloritani

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Relazione finale Corso di Rilevamento Geologico: Modulo di Geologia dei Basamenti cristallini Responsabile del corso Prof. G. Ortolano GRUPPO C NOMI: Domini strutturali del Mediterraneo centrale: (Carbone S., “Corso di Geologia 2 e Laboratorio di Geologia 2”, 2010-11)

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Page 1: relazione rilevamento monti peloritani

Relazione finale Corso di Rilevamento Geologico:

Modulo di Geologia dei Basamenti cristallini

Responsabile del corso Prof. G. Ortolano

GRUPPO C

NOMI:

Domini strutturali del Mediterraneo centrale: (Carbone S., “Corso di Geologia 2 e Laboratorio di

Geologia 2”, 2010-11)

Page 2: relazione rilevamento monti peloritani

PREMESSA

La presente relazione geologica ha come oggetto la presentazione di un rilevamento geologico scala 1:5000

di un settore della catena Appenninico-Maghrebide collocato nei Peloritani nord-Orientali. Nell’odierna

configurazione geologica del Mediterraneo centrale i monti Peloritani costituiscono uno dei settori più

interni dell’orogene Appenninico-Maghrebide che, attraverso l’Arco Calabro-Peloritano e la Sicilia,

prosegue oltre il Canale di Sicilia verso le coste del Maghreb in Africa settentrionale. Più specificatamente nel segmento dell’Orogene Appenninico-Maghrebide, affiorante in Sicilia

Nordorientale, sono distinguibili tre principali domini orogenici (LENTINI ET AL.,1994), che rappresentano

tutta la fascia deformata che si estende dall’Africa settentrionale fino all’Appennino centrale. Essi formano

tre edifici a falde tettonicamente sovrapposti, ognuno dei quali assume il rango di “catena”, distinta da

proprie coperture sin- e tardo-orogeniche, di età via via più recente negli edifici più esterni. Ognuno di

questi edifici rappresentava un determinato paleo-settore crostale che caratterizzava la regione prima

dell’evento orogenetico alpino. L’origine delle rocce che attualmente costituisce l’orogene è in genere

paleozoica, benché localmente siano stati rinvenuti locali relitti databili fino al Proterozoico (1,7 Ga).

In Sicilia Nordorientale la sovrapposizione tettonica dei tre domini orogenici presenti ha generato una

geometria a duplex a scala regionale. Il footwall dell’orogene è rappresentato dal Sistema a Thrust Esterno

(ETS) (Lentini et al., 1990, 1996, 2000): esso si è formato dallo scollamento del margine interno del Blocco

Pelagiano e prevalentemente sepolto sotto le falde della catena Appenninico-Maghrebide. Questo

scollamento si è originato durante il sottoscorrimento della placca Africana al di sotto del margine europeo

(post-tortoniano), rappresentato localmente dal dominio panormide, durante il quale i sedimenti marini si

sono deformati, assumendo una geometria embriciata grazie ad una serie di thrust. L’hanging wall del

duplex è costituito da due edifici alloctoni: a) la catena Appenninico-Maghrebide e; b) la catena Kabilo-

Calabride (Lentini et al., 1990, 1996, 2000). La catena Appenninico-Maghrebide si è generata da un

processo di thin-skinned tectonic post-oligocenica. È un edificio alloctono di notevole spessore (fino a 7

km), scollato dai rispettivi basamenti e poggiante su ETS; è costituito da una serie di falde di ricoprimento

derivanti dalla deformazione di sequenze depositatesi in diversi domini paleogeografici ubicati tra il

(Carbone S., “Corso di Geologia 2 e Laboratorio di Geologia 2”, 2010-11)

Page 3: relazione rilevamento monti peloritani

paleomargine africano e quello europeo. La catena Kabilo-Calabride è costituita da falde di basamento con

resti dell’originaria copertura meso-cenozoica e rappresenta perlopiù il risultato della delaminazione eo-

oligocenica del margine europeo.

Tutto l’edificio orogenico ha vergenza sud orientale ed è in accavallamento sulle aree del dominio di

avanpaese (Blocco Pelagiano), formato ad ovest da crosta continentale con una potente copertura

carbonatica affiorante in corrispondenza del Plateau Ibleo, in Sicilia sud orientale, ad est da una vasta area

a crosta oceanica, il bacino ionico. I due settori dell’avanpaese sono separati da una gradinata di faglie a

orientazione NNW-SSE, la Scarpata Ibleo-Maltese. Verso nord l’avanpaese sottoscorre all’intero edificio

orogenetico, formando dapprima l’avanfossa e poi collegandosi al sistema a thrust esterno, prodotto dallo

scollamento delle coperture sedimentarie del Blocco Pelagiano.

In sintesi dai dati di letteratura è quindi possibile ricostruire i seguenti paleo domini che costituiscono

l’attuale orogene Appenninico-Maghrebide. La Catena Kabilo-Calabride è perlopiù riconducibile ad un

sistema a falde costituito da frammenti derivanti da un paleomargine europeo, da un bacino tetideo s.l. e

da un paleobacino ionico, questi ultimi su crosta oceanica. questi paloedomini sarebbero stati separati da

una crosta continentale, denominata crosta “panormide” (Catena Appenninico-Maghrebide) che vedeva

infine in posizione più esterna un paleomargine afro-adriatico che attualmente costituisce il Sistema a

Thrust Esterno.

(Carbone S., “Corso di Geologia 2 e Laboratorio di Geologia 2”, 2010-11)

Contesto geodinamico dell’area mediterranea (Ortolano, “Corso di Geologia del Cristallino e Geologia

dei Basamenti”, 2008-09).

Page 4: relazione rilevamento monti peloritani

Durante l’Oligo-Miocene la Crosta Panormide si è scontrata con la Placca Europea, conseguentemente alla

chiusura della Tetide, la cui crosta oceanica è subdotta sotto il Blocco Europeo, avanzante verso quello

Africano: i sedimenti oceanici, così, si sono inseriti tra il Panormide e l’Europea. Successivamente, a causa

della chiusura di parte del Bacino Ionico, l’insieme delle due catene Kabilo-Calabride e Appenninico-

Maghrebide sono sovrascorse sulla Placca Africana, rappresentata localmente dall’attuale Sistema a Thrust

Esterno.

(Carbone S., “Corso di Geologia 2 e Laboratorio di Geologia 2”, 2010-11)

Page 5: relazione rilevamento monti peloritani

INQUADRAMENTO GEOLOGICO DEI MINTI PELORITAN

I Monti Peloritani si sviluppano lungo un

allineamento NE-SW da Capo Peloro fino

al bacino dell’Alcantara. Sono costituiti

da un gruppo di rilievi di oltre 1000 metri

d’altezza che degradano verso le coste

ionica e tirrenica fino a raggiungere

quote di 400-500 metri. La petrogenesi

delle metamorfiti dei Peloritani si

ricollega perlopiù all’orogenesi Ercinica,

che ha avuto il suo acme all’incirca 314

Ma. paleogeodinamicamente queste

metamorfici possono essere ricondotte

ad un più vasto basamento ercinico oggi

affiorante in varie aree lungo i margini

perimediterranei a causa dello

smembramento dovuto all’apertura di

vari bacini (Alboran, Algerino, Liguro-

Provenzale ed infine Tirrenico) che

attualmente costituiscono l’ossatura del

Mediterraneo occidentale. In tale contesto è possibile ricollocare i Peloritani nella porzione

meridionale

della lunga sutura

orogenica che

alla fine del

Paleozoico

collegava il Nord-

America, Europa

al Gondwana,

rappresentando

difatti il maggior

evento nella

formazione del

supercontinente

Pangea.

Come si

riscontra

dalla f. di cui sopra è evidente che la storia di questa sutura è registrata nelle aree deformate che si

estendono dal Texas fino alla Russia.

(Ortolano, “Corso di Geologia del Cristallino e Geologia dei

Basamenti”, 2008-09).

Ricostruzione della catena Ercinica all’interno del continente Pangea (Ortolano, “Corso di Geologia

del Cristallino e Geologia dei Basamenti”, 2008-09).

Page 6: relazione rilevamento monti peloritani

Parte dei basamenti cristallini costituenti tale sutura sono stati successivamente smembrati ed in parte

rilavorati dall’orogenesi alpina che li ha ricollocati nella posizone attuale.

Su tali basi è stata condotta una suddivisione delle rocce costituenti l’Orogene Calabro-Peloritano fatta in

funzione dell’età del Metamorfismo (solo Ercinico, di alta T, solo Alpino, di alta P, o Ercinico con sovra

impronta Alpina). Le ofioliti presenti nel settore settentrionale sono testimonianza di un’avvenuta

subduzione di crosta oceanica, mentre le metapeliti nel settore meridionale dell’unità di Madonna di Polsi

(Pezzino et al., 2008) e della Serie di Alì, costituenti un paleo-cuneo d’accrezione, evidenziano la presenza di

una zona di sottoscorrimento di una crosta continentale assottigliata.

Le tre unità principali dell’Orogene Calabro-Peloritano sono definite: Unità dell’Aspromonte, Unità di

Mandanici, Unità Metapelitica Inferiore.

L’Unità dell’Aspromonte è formata da prevalenti metamorfiti erciniche di medio-alto grado, prive di una

propria copertura sedimentaria meso-cenozoica. In Sicilia essa occupa tutta la porzione NW dei Monti

Peloritani. Giace generalmente sull’Unità di Mandanici (MESSINA et al. 1996a) e ha una potenza media di

1000 m (AMODIO MORELLI et al., 1976). Il basamento polimetamorfico è intruso da plutoniti tardo-

Varisiche e rocce filoniane. Le rocce metamorfiche prevalenti sono paragneiss passanti a micascisti

intercalati da gneiss occhiadini. Localmente sono presenti marmi a silicati. Possono essere preservati relitti

di un evento granulitico realizzatosi a T di 700° e P di 9-10 Kbar (MESSINA, 1996; MESSINA et al., 1996 b, c).

L’Unità di Mandanici è costituita da un basamento pre-alpino composto da filladi, quarziti, meta basiti e

marmi. Essa affiora dalla Fiumara omonima sul versante ionico, fino alla Fiumara di Naso sul versante

tirrenico (BONARDI et al., 1976), limitata al letto dall’Unità Metapelitica Inferiore e al tetto dall’Unità

dell’Aspromonte. Oltre il basamento epimetamorfico, di origine pelitica o pelitico-arenacea con

Page 7: relazione rilevamento monti peloritani

intercalazioni carbonatiche e vulcano clastiche, l’unità è costituita da lembi di copertura meso-cenozoica

anchimetamorfica, la Serie di Alì. (CIRRINCIONE E PEZZINO, 1991-1994).

L’impilamento tettonico di queste due unità alpine costituisce il Complesso Superiore.

L’Unità Metapelitica Inferiore è costituita da tre unità, formate da un basamento epimetamorfico a solo

metamorfismo ercinico e da discontinue e frammentarie coperture di età meso-cenozoica prive di sovra

impronta metamorfica alpina. Il basamento è formato da prevalenti filladi, metareniti grigio scure,

grafitose, con subordinate metabasiti e semiscisti sericitici grigio chiari o verdastri, con numerose lenti o

vene di quarzo. Le tre unità formano complessivamente il Complesso Inferiore.

Dallo schema strutturale sottostante è possibile osservare la strutturazione attuale della catena Alpina-

Peloritana, con le posizioni relative delle tre unità precedentemente descritte:

1. Unità

dell’Aspromo

nte.

2. Unità di

Mandanici

(basamento e

copertura).

3. Unità inferiori

(basamento e

copertura).

Vista la presenza locale di rocce metamorfiche che hanno dato età geocronologiche assoute riconducibili al

fino al Paleozoico inferiore o al proterozoico, le rocce costituenti l’Orogene Calabro-Peloritano hanno

registrato in tutto tre diverse orogenesi: l’Orogenesi Caledoniana (Cambriano), di alta P e T, l’Orogenesi

Ercinica o Varisica (Devoniano-Carbonifero), di alta T, l’Orogenesi Alpina (Cretaceo inf.-Oligocene inf., 80-

34 Ma), di alta P. Queste ultime due orogenesi hanno inciso profonde trasformazioni sulle litologie presenti,

sia tessiturali che mineralogiche, attraverso diverse fasi che possono essere riconosciute e distinte. Dal

punto di vista tessiturale, la sequenza delle fasi de formative è ovviamente più evidente in rocce dalla

granulometria fine, che accomodano meglio la deformazione (quali le filladi), piuttosto che in rocce più

coerenti e dalla granulometria più grossolana (come gli gneiss), che al contrario registrano meglio le

deformazioni di taglio non coassiali in regime duttile, in quanto i singoli grani riescono a deformarsi a lente,

a seconda dei campi di stress.

METAMORFISMO ERCINICO: l’evento metamorfico ercinico ha prodotto nelle rocce una foliazione

penetrativa, con superfici di scistosità S1e, dovute all’isoorientazione di minerali fillosilicatici quali le miche

(Ortolano, “Corso di Geologia del Cristallino e Geologia dei Basamenti”, 2008-09).

Page 8: relazione rilevamento monti peloritani

nelle filladi e alla loro disposizione in lettini paralleli tra loro. La direzione di questi piani può essere

facilmente riconosciuta, ove presenti, da vene di quarzo che, essendo un minerale più stabile dei fillosilicati,

rende più evidente la deformazione distribuendosi a formare delle vene che si deformano formando delle

pieghe isoclinali, cioè dai fianchi sub-paralleli. Attualmente di queste pieghe rimangono generalmente solo

delle lenti, relitti dei nuclei: il piano assiale di queste pieghe è proprio S1e, e la direzione dell’asse di tali

pieghe viene definita B1e. Successivamente, è stato riscontrato che tali superfici sono

state micropieghettate, dando origine ad una lineazione penetrativa e pervasiva B2e data

dalla culminazione assiale di queste micropieghe visibili anche ad occhio nudo. Il processo

di ha causato noltre la formazione di un Clivaggio di Crenulazione che in qualche caso

evolve ad una vera e propria scistosità S2e osservabile alla microscala.

(Ortolano, “Corso di Geologia del Cristallino e Geologia dei Basamenti”, 2008-09).

Page 9: relazione rilevamento monti peloritani

METAMORFISMO ALPINO: il successivo evento metamorfico ha seguito delle direzioni preferenziali

differenti rispetto al precedente, producendo delle interferenze con le strutture erciniche. In particolare

l’interferenza che si è creata genericamente è di tipo 3. Ciò che è avvenuto è stato un ripiegamento di

pieghe relitte; le nuove pieghe hanno assi B1a giacenti su piani S1a. Gli assi delle due pieghe sono tra loro

sub paralleli, mentre i piani assiali sono tra loro perpendicolari.

Successivamente, in una fase deformativa definibile come A2, S1a ha subito un piegamento a scala

decimetrica, con lo sviluppo di una nuova superficie, S2a, lungo la quale però non è avvenuta blastesi. La

sua direzione è detta B2a.

(Ortolano, “Corso di Geologia del Cristallino e Geologia

dei Basamenti”, 2008-09).

(Ortolano, “Corso di Geologia del Cristallino e Geologia dei Basamenti”, 2008-09).

Page 10: relazione rilevamento monti peloritani

SECONDO CICLO (TARDO ALPINO): a seguito degli eventi deformativi precedentemente descritti, è seguita

una fase tettonica collisionale, che ha prodotto pressioni orientate più intense e attive in tempi più veloci:

ciò ha determinato la formazione di zone di taglio duttili, la cui espressione sono rocce milonitiche con una

foliazione penetrativa e pervasiva, definita Fm. In queste rocce la deformazione non è coassiale: il quarzo,

ad esempio, diventa nastriforme. Questa è molto evidente in affioramenti di gneiss occhiadini, in cui è

anche visibile una lineazione milonitica, o Lm, che giace sui piani Fm. Dagli affioramenti di gneiss occhiadini

è inoltre possibile risalire alla direzione delle pressioni orientate, grazie allo studio sulle rotazioni dei

porfiroclasti di feldspati, che sono appunto degli indicatori cinematici.

Criteri cinematici da utilizzare per lo studio degli indicatori

cinematici, quali porfiroclasti, con cui risalire al tipo e alla

direzione degli stress (Ortolano, “Corso di Geologia del Cristallino

e Geologia dei Basamenti”, 2008-09).

Page 11: relazione rilevamento monti peloritani

TERZO CICLO: questa nuova fase deformativa si è sviluppata in ambiente più superficiale e si divide in due

fasi. La prima, A4, ha sviluppato pieghe ettometriche vergenti verso sud, che sono il risultato mesoscopico

delle pieghe visibili in affioramento, che hanno interessato anche il contatto milonitico tra l’Unità

dell’Aspromonte e l’Unità di Mandanici. La seconda fase, A5, ha portato alla formazione di thrusts marcati

da potenti fasce cataclasitiche. Con la formazione di queste pieghe ettometriche l’unità dell’Aspromonte si

posiziona al di sopra di quella di Mandanici, mentre la copertura sedimentaria di questa (Serie di Alì)

assume una posizione rovesciata.

Ricostruzione dell’evento tettono-metamorfico durante il terzo ciclo deformativo che

ha interessato la catena Peloritana, con l’attuale strutturazione a falde (Ortolano,

“Corso di Geologia del Cristallino e Geologia dei Basamenti”, 2008-09).

Page 12: relazione rilevamento monti peloritani

TECNICHE DI RILEVAMENTO

Per l’esecuzione del rilevamento

geologico dell’area d’interesse ci

si è avvalsi dell’uso della bussola

da geologo, lente di

ingrandimento 10x, martello da

geologo e una carta a scala

1:10.000 raddoppiata in scala

1:5000. In presenza degli

affioramenti più significativi sono

state fissate delle stazioni di

misura, ad una distanza minima

l’una dall’altra di 100 m. In ogni

stazioni sono state misurate,

tramite la bussola, direzione,

immersione e inclinazione delle

superfici e/o lineazioni

caratterizzanti le giaciture delle strutture osservabili nelle unità affioranti; sono state inoltre studiate le

caratteristiche mineralogiche a scala mesoscopica utili alla classificazione litologica dei terreni in

affioramento. Si è condotto inoltre un rilevamento strutturale, ponendo particolare attenzione alla

ricostruzione delle fasi deformative, la cui sequenza è stata ricostruita in senso tempo-relativo ponendo

particolare attenzione allo stile duttile o fragile della deformazione stessa.

L’area oggetto del rilevamento copre una superficie di circa 2 kmq e si trova nel territorio di Scifì, comune

di Forza d’Agrò (ME), lungo la costa ionica della Sicilia. La zona è compresa tra le coordinate lat 37° 56’23”

long 15°18’20”, lat 37°56’23” long 15°17’25”, lat 37°56’57” long 15°17’25”, lat 37°56’57” long 15°18’20”.

Essa appartiene in larga parte alla Contrada Banda Forza, delimitata dal Vallone Scifì a S e dalla Fiumara

d’Agrò a N. Sono state fissate 8 stazioni di misura lungo tutta l’area. Le misure relative a ciascuna stazione

sono state elaborate con il software STEREONET, utilizzato per rappresentare le proiezioni stereografiche.

LEGENDA PROIEZIONI STEREOGRAFICHE

S1e B1e

B2e

Ciclografica media Lm (lineazione milonitica)

Asse piega post-alpina

Frattura ad alto angolo B1a

Frattura a basso angolo

Page 13: relazione rilevamento monti peloritani

STAZIONE 1

La prima stazione è collocata tra le coordinate lat 37°56'46'' long 15°17'41'', lat 37°56’55” long 15°17’44”,

lat 37°56’46” long 15°17’44”, lat 37°56’55” long 15°17’41” (183-300 m slm). La litologia prevalente è data

da filladi con una foliazione ben sviluppata: la paragenesi è data da muscovite, quarzo, plagioclasio

(prevalentemente albitico). Il colore grigiastro dato dall’origine pelitica del protolite presenta alternanze

argentee lungo le superfici di foliazione date dalla presenza di muscovite. Sono presenti inoltre noduli e

vene di quarzo, dal colore biancastro, che formano delle pieghe isoclinaliche i cui assi B1e giacciono in

genere sui piani di foliazione S1e. Le lineazioni B2e giacciono sul piano B1e, ma hanno un’orientazione

ruotata di circa 180° rispetto alla direzione di S1e. Le pieghe di quarzo sono più o meno deformate e spesso

ne rimangono solo i nuclei, dalla forma tipica a manico d’ombrello. Subordinatamente sono presenti

quarziti filladiche, caratterizzate da un aspetto più massivo e da un maggior contenuto in quarzo, che ne

determina una colorazione più chiara. Sono state eseguite 11 misure riguardanti la foliazione principale

S1e, una riguardante la B1e e una lineazione B2e. La S1e è orientata prevalentemente NW-SE, con

immersione verso NE e inclinazione media di 30°.

Lower hemisphere - St1: 37°56'54'' 15°17'42'' (183-280 m slm) N=12 K=50.00 Sigma=0.120 Peak=30.99

4 %

8 %

12 %

16 %

20 %

24 %

28 %

Page 14: relazione rilevamento monti peloritani

STAZIONE 2.La stazione è posizionata tra le coordinate lat 37°56’50” long 15°17’33”, lat 37°56’52” long

15°17’37” (123 m slm). La litologia prevalente è data da quarziti filladiche, con una paragenesi prevalente

data da quarzo, plagioclasio, miche quali muscovite (in misura minore rispetto alle filladi), dal colore

grigiastro, con intercalate numerose vene di quarzo frequentemente deformate: è evidente la

sovrapposizione di più eventi deformativi, che hanno modificato l’originaria giacitura di queste vene, e

hanno dato come risultato pieghe “ripiegate” (a causa di un metamorfismo polifasico). Il tutto è stato

ulteriormente complicato dall’azione di un sistema di faglie ad orientazione NNW-SSE, con annesse fratture

ad alto e basso angolo(fig 1). Le filladi sono subordinate. Sono state effettuate 3 misure di S1e, 4 misure di

B1e, 1 misura su pieghe post-alpine (deformazioni “fredde”, più superficiali), 3 misure sulle fratture a basso

angolo, 2 misure sulle fratture ad alto angolo.

Lower hemisphere - St2: 37°56'50'' 15°17'33'' (123 m slm) N=5 K=50.00 Sigma=0.050 Peak=42.24

4 %

8 %

12 %

16 %

20 %

24 %

28 %

32 %

36 %

40 %

Page 15: relazione rilevamento monti peloritani

Figura 1

Page 16: relazione rilevamento monti peloritani

STAZIONE 3

La stazione si trova collocata tra le coordinate lat 37°56’56” long 15°17’50”, lat 37°56’56” long 15°17’56”,

lat 37°56’53” long 15°17’50”, lat 37°56’53” long 15°17’56” (124 m slm). La litologia prevalente è costituita

da gneiss e quarziti filladiche. Gli gneiss sono occhiadini, con occhi di feldspato di dimensioni sub-

centimetriche che indicano movimento destro (sono indicatori cinematici), quarzo (presente a formare

vene di dimensione centimetrica o in alcuni casi decimetrica), miche a formare lettini millimetrici che

avvolgono il sialico (hanno un aspetto scuro e argenteo). La foliazione principale è evidente e indicata come

Sm, sui cui piani è inoltre evidente una lineazione milonitica (originatasi durante il movimento lungo shear

zone). Le Sm misurate sono 8 e hanno un orientazione preferenziale NNW-SSE, con un’immersione verso

ESE e un’inclinazione media di 45°. Le fratture ad alto angolo misurate sono 12, con un’orientazione media

E-W.

A S dell’affioramento principale di gneiss sono presenti delle alternanze di gneiss e quarziti filladiche: le due

litologie sono posizionate l’una sull’altra in modo tale che gli gneiss inizialmente siano posizionati

geometricamente sotto le quarziti filladiche, qualche metro più a S-E sopra (fig.2) queste e infine

nuovamente alla base. Considerando il terzo ciclo deformativo, con le fasi A4 e A5 che hanno interessato la

catena, questa alternanza può essere spiegata come il sovrascorrimento dell’unità dell’Aspromonte sopra

quella di Mandanici e con la formazione di pieghe ettometriche, che localmente possono aver trasportato,

piegato e rovesciato lembi dell’unità dell’Aspromonte al di sotto di quella di Mandanici.

Lower hemisphere - St3: 37°56'56'' 15°17'53'' (124 m slm)

N=8 K=50.00 Sigma=0.080 Peak=44.94

4 %

8 %

12 %

16 %

20 %

24 %

28 %

32 %

36 %

40 %

44 %

Page 17: relazione rilevamento monti peloritani

Figura 2

Page 18: relazione rilevamento monti peloritani

STAZIONE 4

La stazione si trova compresa tra le coordinate lat 37°56’54” long 15°17’57”, lat 37°56’54” long 15°18’02”

(121 m slm). E’ delimitata ad W da un thrust ad orientazione NNE-SSW. La litologia prevalente è data da

due tipi di rocce distinte che però hanno subito lo stesso grado metamorfico; tuttavia la differenza del

protolite dal punto di vista mineralogico, ha portato le rocce ad assumere un aspetto differente dopo

l’evento metamorfico. In generale tuttavia esse possono essere indicate come scisti di basso grado, o

cloritoscisti, originatisi da un protolite pelitico-arenaceo, appartenenti all’Unità Metapelitica Inferiore. La

paragenesi è data da clorite, quarzo, plagioclasio, muscovite (le superfici hanno un aspetto lucido). Una

litologia ha una colorazione giallastra e una grana più grossolana, arenitica, con una scistosità sviluppata ma

non penetrativa. La seconda litologia ha una grana più fine, pelitica, una colorazione verdastra con

alterazioni di colore rosso-bruno. La foliazione è nettamente più sviluppata e penetrativa. Sono state

effettuate nove misure sul piano di foliazione principale S1e, due sulle fratture ad alto angolo e due su

quelle a basso angolo. L’orientazione preferenziale delle S1e è NNE-SSW.

Lower hemisphere - st4: 37°56'54'' 15°17'57'' (121 m slm)

N=9 K=50.00 Sigma=0.090 Peak=28.47

4 %

8 %

12 %

16 %

20 %

24 %

28 %

Lower hemisphere - st4: 37°56'54'' 15°17'57'' (121 m slm)

N=9

Page 19: relazione rilevamento monti peloritani

STAZIONE 5

La stazione è compresa tra le coordinate: lat 37°56’35’” long 15°18’00”, lat 37°56’35” e long 15°18’15”, lat

37°56’32” e long 15°18’15”, lat 37°56’32”, long 15°18’00”. La litologia presente è data da filladi con le

stesse caratteristiche della stazione 1. La foliazione è pervasiva. Sono state effettuate 13 misure sulla S1e,

tre misure sulla B1e, 5 misure sulle fratture ad alto angolo e una misura su una piega post-alpina. Le S1e

sviluppano una piega asimmetrica a vergenza WSW il cui asse è orientato NNW-SSE. Le fratture ad alto

angolo presentano un orientazione media NNE-SSW.

Lower hemisphere - St5: 37°56'35'' 15°18'4'' (274 m slm)

N=14 K=50.00 Sigma=0.140 Peak=24.29

2 %

4 %

6 %

8 %

10 %

12 %

14 %

16 %

18 %

20 %

22 %

24 %

Page 20: relazione rilevamento monti peloritani

STAZIONE 6

E’ compresa tra le coordinate lat 37°56'29” long 15°17'37”, lat 37°56’29” long 15°17’53”, lat 37°56’34''

15°17'37, lat 37°56’34” long 15°17’53'' (300-430 m slm). La litologia presente è data da filladi, la cui

foliazione è pervasive. In alcuni affioramenti le vene di quarzo presentano un piegamento polifasico, in cui

le pieghe di origine ercinica sono state ripiegate dalla fase metamorfica alpina. Sono state effettuate 17

misure della S1e, 5 misure dell fratture ad alto angolo e una delle fratture a basso angolo, tre misure

relative agli assi di piega B1e e 1 relativo all’asse B1a. Le S1e hanno un’orientazione preferenziale NW-SE,

un’immersione verso NE e un’inclinazione media di 10°.

Lower hemisphere - St6: 37°56'29-34'' 15°17'42-53'' (300-366 m slm)

N=8 K=50.00 Sigma=0.080 Peak=50.71

4 %

8 %

12 %

16 %

20 %

24 %

28 %

32 %

36 %

40 %

44 %

48 %

Page 21: relazione rilevamento monti peloritani

STAZIONE 7

La stazione si trova compresa tra le coordinate: lat 37°56’43” long 15°17’43”, lat 37°56’47” long 15°17’43”

(320-330 m slm). La litologia presente è data da filladi con forte presenza di vene di quarzo, con una

scistosità pervasiva; le strutture presenti sono fortemente piegate e l’affioramento assume un aspetto

caotico: queste pieghe sono dunque frutto di un polimetamorfismo (fig. 3). Le misure relative alla S1e

sono15, quelle relative alle fratture ad alto angolo sono 2, 1 per quelle a basso angolo. Due infine sono le

misure diB1e. l’orientazione preferenziale delle S1e è E-W, quella delle fratture ad alto angolo è WNW-ESE.

Lower hemisphere - St7: 37°56'43-47" 15°17'43" (320-330 m slm)

N=15 K=50.00 Sigma=0.150 Peak=28.96

4 %

8 %

12 %

16 %

20 %

24 %

28 %

Page 22: relazione rilevamento monti peloritani

Figura 3

Page 23: relazione rilevamento monti peloritani

STAZIONE 8

La stazione è compresa tra le coordinate: lat 37°56’40” long 15°17’58”, lat 37°56’40” long 15°18’15”, lat

37°56’50” long 15°18’00”, lat 37°56’50” long 15°18’15”. La litologia prevalente è costituita da scisti di basso

grado, o cloritoscisti, appartenenti all’Unità Metapelitica Inferiore, dal colore verdastro in cui si evidenziano

patine di ossidazione rosso-brune e dalla scistosità ben sviluppata. La paragenesi è la stessa degli scisti

relativi alla stazione 4. La foliazione principale viene a tratti evidenziata da vene di quarzo parallele ad essa.

Tuttavia questa può risultare spesso orientata in modo diverso, a causa di piegamenti e fratture che ne

hanno modificato la giacitura. Osservando l’andamento generale della direzione S1e, di cui sono state

effettuate diciotto misure, si può infatti notare la presenza di un piegamento comune per tutta l’area

interessata, il cui asse è orientato NNW-SSE: la piega è asimmetrica, con una vergenza verso ESE-WNW.

Sono state inoltre effettuate una misura su una frattura ad alto angolo e due misure su fratture a basso

angolo, orientate NW-SE.

Lower hemisphere - St8: St8: 37°56'44"-50" 15°18'01"

N=18 K=50.00 Sigma=0.180 Peak=33.45

4 %

8 %

12 %

16 %

20 %

24 %

28 %

32 %

Page 24: relazione rilevamento monti peloritani

CONSIDERAZIONI FINALI

Raccogliendo tutte le misure di S1e

relative ad ogni stazione e plottandole

in un unico stereogramma, si evidenzia

la presenza di un piegamento comune

all’area rilevata ad orientazione NNW-

SSE: la piega è asimmetrica aperta (con

un angolo tra i fianchi compreso tra

70° e 120°). Una probabile origine di

tale struttura può essere ricercata nella

fase deformativa post-alpina (Terzo

Ciclo), fase che è avvenuta cioè

successivamente all’evento

orogenetico alpino e a profondità

relativamente basse, tale da creare

questa piega “fredda” che accomuna

diverse litologie e le diverse unità,

costituenti la catena dei Peloritani, che

sono state rilevate. Le strutture

potrebbero però essere state distorte

da un thrust ad orientazione NNE-SSW

collocata alle coordinate lat 15°17’57”

long 37°56’53”, che rialza il blocco ad

E, dove risultano affioranti le semimetamorfiti. Ciò potrebbe essere confermato dai sistemi di fratture ad

alto angolo che sono state

rilevate, come visibile dal

diagramma sottostante:

Questo primo rose diagram

esprime quello che è il trend

generale nelle orientazioni delle

fratture ad alto angolo, le quali si

dispongono secondo due

direzioni principali: una NNE-

SSW e l’altra WNW-ESE.

Page 25: relazione rilevamento monti peloritani

Le fratture a basso angolo si

dispongono invece secondo

un’orientazione NNW-SSE.