racconto concorso

6
- PERDUTE MEMORIE Di: Valentina Achamoth E-mail: [email protected] Tel: 389/0285377 Il bagliore dei lampi, quella notte, colpiva con furia la navata della piccola chiesa quasi a voler smascherare crudelmente l'amarezza della sua condizione, quasi a voler svelare al mondo intero tutto quel grigio senso di angoscia che, ormai da tempo, assediava le sue mura. L'ululato del vento e il fragore del tuono parevano confondersi con un energico risuonare di passi che, in quell'istante, si apprestavano a varcare l'ampio portale trascinandosi dietro una sorta di eco di risposta al boato nefasto della natura. Quando fu all'interno dell'edificio, l'uomo continuò ad avanzare lungo il sentiero che separava le due file laterali di banchi lasciandosi alle spalle il portale spalancato, attraverso il quale intervalli di luce irruppero e parvero scuotere la rovinosa, seppur sacra, staticità che infestava l'ambiente. Il passo vigoroso, l'aria altera, il volto cupo semi illuminato dalla luce di alcuni candelieri elettrici posti sull'altare, ogni cosa in quell'individuo riusciva a riflettere, con sovrannaturale precisione, lo stato d'inquietudine in cui riversava la natura. E in particolare una sua caratteristica, sorta piano dalla penombra, fu come intenta a confermare questa analogia; un segnale d'assenza, di vuotezza promanava dal suo sguardo. Era senza dubbio anche questa la ragione per cui osava sfidare incurante l'ira del cielo notturno: egli non poteva vederlo. Tuttavia, incedeva verso l'altare con estrema decisione e non appena vi si fermò dinanzi portò le braccia dietro la schiena congiungendo le mani, levò il viso in alto, infine scrutò la volta a cupola come per cercare qualcosa. - «Percepisco in te un grande senso d'inquietudine» così, di colpo, irruppe una voce dal tono profondo che pareva provenire da ogni parte dell'edificio. «Qual è la ragione che ti ha condotto qui?» Il cieco accennò un lieve, sfuggente sorriso, ma la sua

Upload: valentina-milton

Post on 09-Apr-2016

12 views

Category:

Documents


0 download

DESCRIPTION

racconto

TRANSCRIPT

Page 1: Racconto Concorso

- PERDUTE MEMORIE

Di: Valentina AchamothE-mail: [email protected]: 389/0285377

Il bagliore dei lampi, quella notte, colpiva con furia la navata della piccola chiesa quasi a voler smascherare crudelmente l'amarezza della sua condizione, quasi a voler svelare al mondo intero tutto quel grigio senso di angoscia che, ormai da tempo, assediava le sue mura. L'ululato del vento e il fragore del tuono parevano confondersi con un energico risuonare di passi che, in quell'istante, si apprestavano a varcare l'ampio portale trascinandosi dietro una sorta di eco di risposta al boato nefasto della natura.Quando fu all'interno dell'edificio, l'uomo continuò ad avanzare lungo il sentiero che separava le due file laterali di banchi lasciandosi alle spalle il portale spalancato, attraverso il quale intervalli di luce irruppero e parvero scuotere la rovinosa, seppur sacra, staticità che infestava l'ambiente. Il passo vigoroso, l'aria altera, il volto cupo semi illuminato dalla luce di alcuni candelieri elettrici posti sull'altare, ogni cosa in quell'individuo riusciva a riflettere, con sovrannaturale precisione, lo stato d'inquietudine in cui riversava la natura. E in particolare una sua caratteristica, sorta piano dalla penombra, fu come intenta a confermare questa analogia; un segnale d'assenza, di vuotezza promanava dal suo sguardo. Era senza dubbio anche questa la ragione per cui osava sfidare incurante l'ira del cielo notturno: egli non poteva vederlo. Tuttavia, incedeva verso l'altare con estrema decisione e non appena vi si fermò dinanzi portò le braccia dietro la schiena congiungendo le mani, levò il viso in alto, infine scrutò la volta a cupola come per cercare qualcosa. - «Percepisco in te un grande senso d'inquietudine» così, di colpo, irruppe una voce dal tono profondo che pareva provenire da ogni parte dell'edificio. «Qual è la ragione che ti ha condotto qui?»Il cieco accennò un lieve, sfuggente sorriso, ma la sua espressione tornò subito rigida. «Ero certo che ti avrei trovato in questo luogo tetro, infimo» rispose sommesso «l'istinto mi ha guidato fin qui. Non so dire, invero, perché sono venuto.»- «Forse desideri parlarmi?»- «Forse. O forse soltanto schernirti, ricattarti, indurti ancora una volta a scommettere sulla vita e la morte, com'è mia abitudine fare; sai, fratello, mi affligge un incommensurabile senso di noia. Vivo in costante tormento»- «Lo vedo. La terra sta, a poco a poco, logorando le tue carni, le fiamme ingurgitano la tua mente e il vento seppellisce, ancor più a fondo, la tua anima. Sei un triste vagabondo in questo regno in decadenza che tu stesso bramasti, e del quale, adesso, sei prigioniero»Immediatamente sul volto dell'uomo si dipinse un'espressione malinconica. «Esatto» annuì «eppure questa è la mia dimora, sento che se dovessi allontanarmene mi divorerebbe un acuminato senso di nostalgia»- «Perché mai?» domandò a sua volta la voce. L'uomo, sempre rivolgendo lo sguardo all'ampio soffitto a volta, prese ad allargare le braccia, indi proseguì «Mi somiglia così tanto! La mia anima si riflette in ogni più piccola particella di questo universo, in ogni suo più piccolo movimento, in ogni genere di cataclisma, in ogni singola goccia di pioggia, in ogni creatura e in ogni suo più infido bestiale istinto. Questa terra è fatta a mia immagine, solo qui potrei vivere felice, seppur tormentato»

Page 2: Racconto Concorso

- «Ti comprendo. Tuttavia, come l'universo non è unicamente governato da forze devastatrici, allo stesso modo la tua esistenza non si esaurisce a tanto»- «Ti sbagli. Guardami, Jeshua, io sono cieco e tutto in questo universo è cieco quanto me. Mi sono ribellato, ho nominato me stesso “unico vero Dio” e ho dato vita alla materia, l'ho tirata fuori dal caos, che a sua volta era immagine del caos che avevo dentro, ho forgiato dalle mie mani un impero informe, confuso e l'ho riempito di esseri confusi. Sono l'errore e per questo ho generato errori, l'ultimo dei quali è stato l'uomo, una creatura miserabile, vile, una creatura che disprezzo con tutto me stesso e a cui, tuttavia, mi sento legato. Rammento a fatica una parte di me che non ho mai conosciuta, ella tentò persino di rimediare a questo grande errore: infuse in lui un fuoco, una luce di speranza che molti, nel tempo hanno trascurato. Questa luce fu fonte di sapienza, la saggezza proibita che doveva redimere la belva umana donandole consapevolezza, ma che ebbe irrimediabilmente fallito! Osservali i tuoi uomini, coloro ai quali hai insegnato a guardar dentro, a fare dei due uno solo, coloro per i quali ti sei sacrificato! Non ti ascoltano, così come non hanno mai ascoltato lei! Utilizzano le tue parole per sottomettere le genti, per farsi depositari di insipidi codici morali, per infondere terrore, pregiudizio, per innalzare templi d'oro! Loro obbediscono alle mie leggi, che sono le leggi della terra; le pecore vengon divorate dai lupi!Io sono il despota, il demiurgo, colui che separò la luce dalle tenebre cosicché la luce potesse essere il giorno e la tenebra notte, colui che separò le acque che sono il cielo e l'oceano, colui che separò il cielo dalla massa asciutta della terra, che operò distinzione fra i regni animali e vegetali, e che, infine, divise la donna dall'uomo. Io sono colui che divide, sono Saturno, il dio geloso, sono il diavolo e per questo sento di esser immagine riflessa degli uomini, così come loro furono creati a mia immagine; loro ascoltano me, non la luce di lei il cui nome mai conobbi e che pur fu parte di me» - «Non tutti gli uomini peccano d'ignoranza, la saggezza è sempre stata alla portata di tutti e in molti han saputo trovarla. Neppure tu sei sempre stato cieco, Samael. Rammenti? Inizialmente splendevi fra di noi, dimoravi in cielo fra gli astri più belli, io e te eravamo inseparabili, come il sole e la sua stella del mattino. Finché non scegliesti di andar via, tu desideravi creare per tuo conto, desideravi agire in libertà, senza di me, ma ben presto divenisti ostaggio della tua stessa creazione»L'uomo chinò il capo per un istante, cercando di fare ordine nella sua mente. «Ricordo con molta fatica, fratello» prese a dire in seguito con rassegnazione «la mia mente è ottenebrata. Durante il mio agitato, solitario vagabondare sulla terra, mi capita spesso d'esser aggredito da immagini confuse, sensazioni effimere, che pur paiono comunicarmi qualche cosa, narrarmi di un tempo trascorso, il cui ricordo è subito rimpiazzato dagli avvenimenti del mondo. Quando con gli occhi del presentimento, lo stesso arcano presentimento che mi spinse a generare tutte le cose, contemplo la soave bellezza dell'orizzonte, quando osservo il cielo notturno puntellato di stelle, il mio cuore spesso s'infiamma, arde di uno strano anelito; in quegli istanti desidero più di ogni altra cosa tendere la mano verso quell'orizzonte, desidero con tutto me stesso levarmi in alto e salire fino a raggiungere le stelle, come se lassù potessi trovare una parte di me, come se quel cielo fosse la mia casa e qualcuno attendesse il mio ritorno. Poi, di colpo, una profonda malinconia prende a dilagare in me, e i pensieri nuovamente si offuscano all'immediato contatto con la realtà circostante» - «Fu proprio la caduta in questo mondo causa prima della tua attuale ignoranza» puntualizzò allora la voce mantenendo un tono solenne «tuttavia era inevitabile che ciò accadesse: tu ricevesti una natura di sapienza, fosti creato per agire in libertà, per scrutare l'ordine nascosto delle cose, la libera volontà fu la tua benedizione e nel contempo la tua condanna. Sacrificasti i tuoi onori, abbandonasti i tuoi titoli, il tuo posto fra le luci più

Page 3: Racconto Concorso

brillanti, e scegliesti di precipitare nell'oblio. Ma fu strettamente necessario; dovevi dimenticare ciò che eri ed imparare ad accettare anche il peggio di te, ad accogliere tutto ciò che di più inferiore potevi manifestare, tutto ciò che si opponeva alla tua natura di sapienza. A volte è necessario andare incontro alla morte per poter rinascere più consapevoli, fratello» - «Io, dunque, sono morto? Se ho conosciuto la morte per quale ragione sto ancora soffrendo?»- «Dimorasti nell'abisso, non avendo scelta, il tuo corpo fu avvinto da una immane pesantezza, non potevi più risalire. Desti forma a questo mondo e ne divenisti sovrano incontrastato, ma una luce persisteva con te, tu la ignoravi ma lei era fuori e all'interno di te, all'interno della tua creazione, prigioniera, in attesa di esser liberata. E ancora adesso attende, colma di speranza, la salvezza. Essa è l'alito che ha vivificato il mondo e l'uomo medesimo. Per questo stai soffrendo, Samael. La tua esistenza non deve aver fine, tu, creatura di fango e polvere, hai bisogno di sapere chi sei perciò è ora che lavi via ogni dolore, ogni angoscia, ogni genere d'astio e giunga a purificarti. È venuto il momento che tu abbandoni quelle cieche spoglie e ti pulisca. Quando i tuoi occhi incontrano le stelle del cielo e senti che la tua anima vuol tendere all'infinito è perché aneli a conoscere la tua reale natura, il senso del tuo vivere, esso è sepolto nella materia, nella terra scura a cui hai dato la vita e per mezzo della quale preziosi semi possono far germogliare innumerevoli possibilità» - «Io non vedo che il buio fuori e dentro di me. La mia esistenza è votata al male e il mio destino è regnare sulla tenebra finché ne avrò le forze, dopodiché sarò annientato e l'uomo perirà con me, vittima di se stesso proprio come me. Non distinguo alcuna luce, mio caro fratello; seppur rammenti faticosamente quel lato di me perduto non so dove cercarlo. Penso, anzi, ch'ella sia solo un miraggio, un fasullo pensiero generatosi dal bisogno che m'assale di fuggir via da tutta questa stoltezza ch'io stesso generai. Lei forse adesso è morta, soffocata dal peso della colpa o lacerata dall'ingordigia degli uomini che non fan altro che calpestarla, acclamando con grande entusiasmo la menzogna, insegnando falsità per sapienza e sapienza per falsità, cedendo il passo a cose e parole futili, rifiutando di guardare oltre l'apparenza, prediligendo la superficialità. Osservali, gli uomini sono accecati dal consumismo, dal vizio, dentro ognuno di loro regna il vuoto»- «Molti sono, tuttavia, gli uomini nei quali brilla la luce della sapienza»- «Già. Io ho ammirato, nel tempo, e ammiro ancora quegli uomini: han saputo compiere grandi cose. Penso che lei sia la sola virtù che possa attribuire un senso alla vita umana, lei è la sola in grado di riscattare questa stupida, fragile bestia ed innalzarla fino a farle assumere sembianze divine» - «Lo penso anch'io. La saggezza riveste le menti di splendore e questa saggezza dimora in te proprio come dimora negli uomini. La saggezza sei tu, Samael, ma l'hai dimenticato. Tu donasti loro quel barlume di speranza, la scintilla in grado di manifestare la coscienza e di condurre l'animale a porre lo sguardo all'interno e all'esterno di sé, e a domandare il perché di ogni cosa. Sei la stella che alberga radiosa nei loro cuori. Yaldabaoth, tu sei soltanto un involucro, dentro la tua torre è rinchiusa la vergine, nel tuo ventre, dragone, è celata la perla. Liberala, trova la forza»Il cieco scosse lievemente il capo, su di lui gravava, più doloroso che mai, l'enorme peso della costernazione «non ci riesco, il male divora i miei pensieri, Jeshua» proferì quasi con rabbia.- «Bene e male sono concetti che appartengono agli stolti, agli ilici, dimenticali! Per rinascere dalle tue ceneri devi trovare la forza di aprire gli occhi e di guardare in faccia te stesso. Perché non sei ciò che affermi di essere. Cerca dentro di te, liberati, Sophia, mia cara

Page 4: Racconto Concorso

sorella. Ed io e te saremo di nuovo insieme. Quando saprai finalmente chi sei io tornerò per te, poiché tu separi ed io unisco ciò che in principio fu separato»- «Tornerai qui sulla terra?» - «Si»- «Mi porterai via?» l'uomo insisté come per accertarsi di aver udito bene- «Certo, verrò a prenderti» - «Quando, Jeshua?»- «Presto, Sophia. Presto» con queste parole, infine, la voce abbandonò l'edificio lasciando che la sua eco si propagasse nell'aria fredda ed umida. Il cieco demonio non poté far altro che compiacersi, rimase infatti pensoso per un altro istante, con il viso rigido ma colmo di speranze rivolto al cielo, poi, i suoi fervidi passi ripresero a tuonare sul logoro pavimento marciando verso la tempesta.