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BRANI INFORMATIVI CONCERNENTI L'ESOTERISMO
La Trasmutazione.
Il senso profondo della parola Trasmutazione racchiude una sintesi
di cambiamento.
Trasmutare , in sostanza, mutare la vibrazione di un qualsiasi
elemento attraverso un accelerazione di frequenza, trasferendolo in
una dimensione pi sottile.
Il piombo e loro nascondono il medesimo essere:
il Grande Segreto consiste nel far ammettere al piombo che deve far
vibrare diversamente la sua pesante cappa.
La Trasmutazione alla quale dobbiamo dedicarci primariamente quella
delle qualit o caratteristiche personali.
Questa fase corrisponde alla Nigredo degli alchimisti. Luomo
vecchio deve morire per poter rinascere lUomo Nuovo. E questo
avviene attraverso un processo di lenta decomposizione delle
vecchie tendenze. Questa buia notte dellanima , produrr a tempo
debito una crescita.
Subito dopo aver concluso questa tappa, la nostra Opera sar
dedicata alla Trasmutazione degli aspetti superiori della
personalit in quelli dellAnima.
Rappresenta lAlbedo degli alchimisti, la fase del Lavaggio e della
Purificazione. La materia sbianca gradualmente e tutti i vecchi
aspetti, oramai decomposti, vengono rimossi come impurit.
Ed alla fine avviene la Trasmutazione completa. Rappresenta la
Rubedo degli alchimisti. Prove e tribolazioni sono finite: lAmore
ricolma lEssere Nuovo: Le Nozze Chimiche sono realizzate. La Fenice
rinasce dalle sue ceneri come un bimbo nato nella fornace
infuocata.
Ma procediamo per gradi.
Per la maggioranza dei Pellegrini sul Sentiero, il primo obiettivo
da raggiungere la purezza fisica ed emotiva; cio la liberazione
dalla schiavit dei desideri di natura emotiva.
Bisogna altres tener presente che il desiderio governa le nostre
azioni quando la Forza Vitale concentrata nella natura
emotiva.
Ed allora, il desiderio deve essere trasmutato in Aspirazione
Spirituale.
Per questo motivo bisogna analizzare sempre con cura il movente ed
il fine dei nostri pensieri e delle nostre azioni.
Una delle Leggi Spirituali recita cos:
In relazione a ci possiamo inoltre dire che:
Via, via che cambiano i pensieri mutano anche i desideri.
Man mano che si sposta la coscienza da una meta allaltra, ci si
trasforma.
Quando si trasferisce il pensiero da un oggetto inferiore ad uno
superiore, si produce un afflusso di energia in sintonia con
loggetto pi elevato.
Avviene cos una trasmutazione nellEntit pensante.
Quindi, un costante riorientamento dei pensieri e, di conseguenza,
dei desideri, rappresenta la chiave per aprire la porta al processo
di Trasmutazione.
Il desiderio del s personale inferiore si trasmuta in amore
altruistico disinteressato.
In conclusione possiamo affermare che cambiando la natura dei
nostri pensieri, cambieremo la nostra vita.
Orientando i nostri pensieri verso il Vero, il Giusto ed il Puro,
otterremo che la comprensione di queste cose creer, dal vecchio, un
nuovo essere, un Essere Trasmutato.
Animali e Alchimia
Nelle opere alchemiche molto facile imbattersi nelluso degli
animali come simboli. Un gruppo importante di questi sono gli
uccelli. Essi dominano lelemento aria, anello tra la realt terrena
e il regno deicieli. Osservando il loro volo, gli alchimisti
credettero di riconoscere quindi un legame tra il volo e lanimo
delluomo, la cui vocazione quella di tendere alla
spiritualit.
Il simbolismo degli uccelli acquis pertanto la funzione della
mediazione tra il mondo fisico e quello spirituale, riflettendo ci
che lanimo umano tende a fare per raggiungere la propria
perfezione. Da qui il parallelo con i processi del lavoro
alchemico, trasposizione mistica delle fasi attraverso cui luomo
avrebbe raggiunto la perfezione, ovvero, la riuscita
dellesperimento di tramutazione in oro dei metalli vili.
Nelle riproduzioni iconografiche come nei testi, la sequenza
delluso degli uccelli corrispondeva alla sequenza delle operazioni
svolte, nelle storte del laboratorio, dagli alchimisti, e iniziava
con il Corvo seguito dal Cigno, dal Pavone, dal Pellicano per
finire con la Fenice. Nellincisione il Pavone sostituito dal
Dragone, inizio della fase centrale che si risolve con la
purificazione dellanimo dominando gli aspetti negativi dello stesso
concludendo nella completa bellezza e splendore, rappresentata
dalla molteplicit dei colori della coda del Pavone.
I processi fisici degli alchimisti risultavano essere un ciclo che
prendeva vita da uno stato di disfacimento della materia in
putrefazione o nigredo, per passare ad uno stato di albedo o
calcinazione, proseguendo attraverso una rapida iridescenza, una
distillazione a ricadere o circolazione e una finale sublimazione.
Attorno alla struttura armillare della conoscenza alchemica, un
anello diviso in cinque parti riporta le rappresentazioni di
diversi animali. Partendo da sinistra guardando lincisione
ritroviamo il Corvo, il Cigno, il Dragone mercuriale o Basilisco,
il Pellicano e la Fenice.
Il corvo
Il simbolismo del Corvo sempre stato associato a qualcosa di
negativo. Il nero del Corvo il nero delle tenebre il colore della
morte. In Alchimia linizio della Grande Opera, la prima fase
attraverso la quale il cammino verso la trasmutazione iniziava. La
materia prima veniva scaldata vigorosamente nelluovo alchemico
posto sullathanor finch la materia, mediante il processo di
putrefatio, si calcinava carbonizzandosi: nigredo. Quando la
nigredo avveniva seguendo un processo di riscaldamento forte e
veloce, loperazione si diceva eseguita secondo la via secca e il
simbolo impiegato negli scritti era il Corvo. In alternativa alla
via secca esisteva quella definita umida in cui la materia,
comunque, giungeva allo stato di putrefazione, ma in un tempo
estremamente pi lungo con un riscaldamento lento e una continua
circolazione. In questo caso lanimale utilizzato per la metafora
era il rospo. Unaltra allegoria per la rappresentazione di questa
fase fu il Dragone Ouroboros, un consueto abitante dellampolla
degli alchimisti. Il significato del dragone fu quello dello
spirito che esala dalla terra quando la sostanza primigenia inizia
a rilasciare le parti essenziali che poi si sublimeranno nellalto
dellampolla. La putrefazione culminava nella calcinazione, la cui
corrispondenza era il Bianco Cigno.
Il Cigno
Nel candore e nella forma del Cigno gli alchimisti trovarono sia la
luce solare, sinonimo della natura maschile, sia la luce lunare
immagine della femminilit. Il lungo collo diventava laccezione del
simbolo fallico e il corpo rotondeggiante il senso del corpo
femminile. Il simbolismo del Cigno fu anche quello delluovo del
Mondo e del corpo androgino frutto dellunione degli opposti. La
concezione che il cigno fosse collegato alla realizzazione dei
desideri, facilit laccostamento alla fase del processo di
calcinazione che, per sua peculiare caratteristica (la materia
assumeva un colore bianco latte), ingann gli sperimentatori facendo
credere di aver raggiunto la purezza assoluta. Lassociazione al
Cigno, dello stadio temporaneo, fu una conseguenza di quanto gli
alchimisti osservarono nel compiere la loro opera seguendo la via
umida. Infatti la materia, una volta calcinata per via umida, alle
volte formava una crosta che si rompeva sotto riscaldamento,
liberando cristalli bianchi assomiglianti a dei cigni galleggianti
sopra le acque di un lago. Quando la via seguita era la secca la
fase veniva contraddistinta dal simbolismo dellaquila bianca.
Il Basilisco
Lanimale fiabesco, rappresentato con il corpo da serpente, la testa
di gallo, ali e zampe daquila, nel medioevo era considerato
lespressione infernale la cui triplice natura si anteponeva a
quella divina. Fulcanelli nelle 'Dimore Filosofali', lo definisce
come il piccolo re, il regulus precorritore della primavera
dellOpera. Nelle numerose riproduzioni iconografiche del XV e
XVIsecolo, il Basilisco anche il dragone che sputa fuoco vivo
capace di uccidere chiunque trovi sul suo cammino. SantAgostino lo
definisce il "re dei serpenti", cio il demonio. Lalito del
basilisco velenoso, come pure il suo sguardo e le leggende
medioevali raccontano che lunico modo per difendersi dallimmonda
fiera era quello di usare uno specchio nel quale il drago,
rispecchiandosi, avrebbe trovato la morte per opera del proprio
veleno. La raffigurazione del Basilisco simboleggia la materia
prima da trasformare che dallo stato vile passa a quello
paradisiaco e perfetto. C. G. Jung nei suoi studi individua, in
tutto ci che infimo, la prima materia a buon mercato da cui partire
per lo svolgimento dellOpera. I bestiari medioevali, a conferma
della visione di Jung, usavano le allegorie dei pi demoniaci
animali quali il serpente, il drago, il basilisco, il corvo per
identificare lo stato dinfimo ordine da cui partire per il
raggiungimento del tesoro dei tesori. Il Basilisco cos il malefico
guardiano che deve essere battuto per aver accesso al tesoro, il
simbolo del Mercurio Filosofale emblema della germinazione del
Mondo, il Leviatano che dimora nelle acque, manifestazione della
pioggia accompagnata da lampi e tuoni, segnali dellattivit
celeste.
Il Pellicano
Il simbolo del Pellicano che nutre i suoi piccoli con il sangue che
sgorga dal suo petto limmagine dellamore paterno. Per questa
ragione liconografia cristiana ne ha fatto lallegoria di Cristo che
sulla Croce venne trafitto al petto perdendo sangue e acqua, fonte
della vita per gli Uomini. Il sangue scaturente dal petto del
Pellicano , per lArs Symbolica, la forza spirituale che alimenta il
lavoro dellalchimista che con grande amore e sacrificio conduce la
ricerca della perfezione. Nelliconografia alchemica il Pellicano
simboleggia un particolare vaso nel quale veniva riposta la materia
liquida da distillare.
La simbologia del Pellicano fu impiegata in molteplici significati,
fra cui quello della Pietra Filosofale, dellinteresse non egoistico
allascesa verso la purificazione e nel rito massonico scozzese
luccello indicava il grado di Rosacroce, anticamente definiti
Cavalieri di Rosa Croce (1).
Nota:
1)-Alto grado del Rito Scozzese che si sviluppa nel 700.
La Fenice
Il simbolo della Fenice trova le proprie origini nellantico Egitto
ove assumeva il significato solare associato alla citt di
Heliopolis. In essa veniva onorato il dio Sole che ogni giorno
sorgeva e tramontava. La Fenice rappresenta spesso la fase finale
del processo alchemico e gli alchimisti, in questo uccello,
riposero il significato della spiritualizzazione completa, della
rinascita della personalit risultato finale della Grande Opera.
Secondo un mito greco, rifacentesi ad uno pi antico egizio, la
Fenice risorgeva dalle ceneri della sua pira ogni cinquecento anni
e tale leggendaria immagine di longevit ed immortalit costitu,
durante il Medioevo, un parallelo con limmortalit e la resurrezione
di Cristo dal Santo Sepolcro.
Nellopera liconografia delluccello viene dopo quella del Pellicano
non solo nel rispetto della successione delle fasi alchemiche, ma
anche nel significato rispetto a quello che lo precede. Infatti la
sua capacit di ricrearsi acquisisce il significato divino nei
confronti di quello umano del Pellicano. Il magnifico aspetto rosso
delluccello (fenice deriva da una parola greca che significa rosso)
evoca il fuoco creatore capace di dissolvere le tenebre della notte
simboleggianti la condizione della morte, del peccato, dellanima
liberata dalla natura umana che lopprime. Il simbolo alchimistico
molto diffuso e viene spesso impiegato per raffigurare la propriet
della Pietra Filosofale capace di moltiplicare e aumentare la
quantit doro ottenibile dalla trattazione della vile materia prima.
Nel lato sinistro della tavola la Fenice riprodotta come simbolo
maschile che protegge i due elementi fuoco e aria contenuti nelle
due sfere sotto le sue ali.
La via di Ermes.
La Tavola di smeraldo cos approfondisce il concetto: La struttura
del microcosmo si accorda con la struttura del macrocosmo.[10] In
altre parole, il minore riflette il maggiore e il maggiore il
minore. La strutturadellatomo riflette quella del sistema solare,
la struttura solare riflette quella dellatomo. Luomo riflette il
cosmo e viceversa. Per estensione, lo stesso principio si applica,
per cos dire, orizzontalmente: il mondo interiore e il mondo
esterno si riflettono lun laltro. Luniverso contenuto nella psiche
umana riflette luniverso esterno, che pu essere concepito come la
psiche della totalit vivente e senziente o, se si vuole usare il
termine, di Dio, il quale nella tradizione ebraico-cristiana crea
luomo a sua immagine.
Per gli ermetici le analogie o corrispondenze che collegano i
diversi piani della realt trovano massima espressione nei simboli.
Cos, per esempio, linterrelazione fra il microcosmo e il macrocosmo
tradizionalmente rappresentata dal famoso sigillo di Salomone, una
stella a sei punte composta da due triangoli intrecciati, che
puntano luno verso lalto e laltro verso il basso. I simboli non
erano solo una pratica semplificazione grafica, erano anche, come i
suoni, le lettere e le parole in egiziano e in ebraico, cellule
cariche di energia latente. Questi simboli, spesso denominati
sigilli o segnature, erano considerati maglie nel tessuto della
realt, intrecci che tengono insieme la rete. Come avrebbe detto
Baudelaire quasi duemila anni dopo, la realt una foresta di
simboli. Per di pi tali simboli potevano essere attivati e
manipolati, come gli elementi o le molecole in chimica, per formare
nuovi composti, nuovi amalgami di possibilit e, in virt di tale
manipolazione, provocare mutamenti. Il processo attraverso il quale
si compivano tali mutamenti costituiva una forma di magia: Una
recente ricerca ha contribuito a dimostrare quanto fosse importante
la pratica e la teoria della teurgia, vale a dire la
rappresentazione di azioni divine, principalmente con lausilio di
simboli magici o symbola.
Lermetismo era quindi molto pi di una teoria, di un sistema
filosofico, poich proponeva anche una concreta metodologia,
attraverso la quale i suoi princpi potevano esser tradotti in
pratica. Questa metodologia comprendeva discipline, come la
meditazione, lesercizio spirituale e il controllo della
respirazione, nonch applicazioni pratiche come lalchimia. In questo
senso lermetismo aveva molto in comune con il taoismo cinese, molto
pi antico,
ma ancora fiorente in quel periodo. Non a caso i seguaci
dellermetismo parlavano spesso di Via di Ermes, riferendosi non
solo a un corpus di insegnamenti, ma alla loro applicazione
pratica. Anche la parola Tao significa Via e il taoismo comprendeva
una dimensione pratica molto simile a quella dellermetismo. Non
esiste alcuna prova, tuttavia, che ci siano stati contatti fra
taoismo ed ermetismo. La Cina molto distante dallEgitto e lo era,
per cos dire, ancora di pi nei primi secoli dellera cristiana. Ma
almeno sorprendente che lalchimia taoista compaia in Cina nello
stesso periodo in cui lalchimia ermetica fa la sua comparsa ad
Alessandria.
Lermetsmo ebbe grande importanza sia per i principi che enunciava,
sia per la metodologia proposta per applicarli e tradurli in
pratica. Ma ebbe unimportanza ancora maggiore nelle implicazioni,
ramificazioni e ripercussioni che non sono mai state spiegate con
chiarezza, almeno non con il linguaggio qui usato. Con le loro
ricerche, gli adepti dellermetismo erano destinati a compiete una
rivoluzione nella storia della coscienza occidentale,
nellatteggiamento degli uomini nei confronti del cosmo che
abitavano e nei confronti della loro vita e del loro destino.
In passato latteggiamento delluomo nei confronti del cosmo era
stato essenzialmente di tipo passivo. Egli poteva osservare il
mondo naturale, studiarne il funzionamento e cercare di predire i
fenomeni che avvenivano intorno a lui, ma non credeva di essere
capace di apportare alcun mutamento significativo al di fuori
dellambiente che lo circondava. Non credeva di essere capace, con
il suo intervento, di apportare il tipo di mutamenti che oggi noi
associamo alla fisica e alla chimica. Per questo luomo doveva
implorare gli di perch agissero per suo conto e pregarli di
intervenire, di intercedere in suo favore. Gli di erano
responsabili di quel che accadeva e luomo era alla loro merc,
poteva patteggiare con loro, poteva tentare di persuaderli, di
placarli con sacrifici e pratiche rituali, ma senza di loro luomo
non esercitava alcun potere che lo mettesse in grado di plasmare la
realt secondo i propri desideri.
Grazie anche al pensiero ermetico luomo arriv ad abbandonare la
propria passivit, a superare la propria impotenza e ad assumere un
ruolo pi attivo. Se ogni cosa era effettivamente collegata
allaltra, anche luomo operando attivamente nella sfera a lui
accessibile, poteva far s che si verificassero mutamenti in altre
sfere. Se nellarazzo della
realt veniva tirato un determinato filo, in qualche altra parte
dellarazzo qualcosa sarebbe accaduto. Con lermetismo si fece strada
nel pensiero umano un concetto del tutto nuovo, il concetto che si
poteva premere un pulsante, in senso metaforico o letterale, e far
s che qualcosa accadesse. Invece di restare passivo e impotente,
luomo poteva diventare agente e affrontare con grande vigore la
ricerca dei mezzi attraverso i quali provocare mutamenti nel mondo
circostante e in se stesso. Nel bene o nel male, luomo era in grado
di iniziare a manipolare la realt.
In virt di questo nuovo atteggiamento, luomo cess di essere solo
una vittima, un semplice osservatore del mondo intorno a lui. Ora
poteva diventare una forza determinante, a patto di scoprire le
chiavi necessarie, i necessari, punti di pressione, per cos dire
grazie ai quali la realt poteva essere manipolata e obbligata a
conformarsi al suo volere. Ebbe cos inizio una ricerca,
radicalmente nuova ed estremamente dinamica, sul cosmo e i suoi
processi. Questa ricerca sarebbe diventata il fondamento non solo
della tradizione magica occidentale, ma anche della ricerca
scientifica. In verit, per gli ermetici alessandrini non esisteva
alcuna distinzione fra magia e scienza, come non esisteva per la
figura rinascimentale di Faust, e si potrebbe legittimamente
sostenere che non esista neppure ai nostri giorni.
Ermetismo e gnosticismo.
Nel vocabolario del sincretismo alessandrino, la parola usata per
indicare tale conoscenza diretta era gnosi. Tale denominazione ha
causato una deprecabile confusione perpetuata nei secoli fino ai
nostri giorni, poich lermetismo stato spesso confuso con il
cosiddetto gnosticismo o pensiero gnostico. La parola gnosi
significa semplicemente conoscenza diretta. In questo senso, l
ermetismo davvero tendenzialmente gnostico, come del resto molti
altri culti, sette, dottrine e scuole di pensiero esistenti a quel
tempo nella citt di Alessandria.
Numerose forme di induismo, di buddhismo e in particolare di
taoismo possono essere considerate gnostiche, come pure alcune
correnti del cristianesimo, dell ebraismo e del tardo islamismo. In
realt, tuttavia, nel mondo del sincretismo alessandrino il termine
gnostico era generalmente usato dalle scuole di pensiero
specificamente dualiste. Il dualismo presuppone unopposizione,
spesso un conflitto, fra due princpi antitetici, due gerarchie di
valori, due realt contrapposte. Nel dualismo, certi aspetti o
ordini della realt sono innalzati al di sopra di altri, mentre
altri sono ripudiati in quanto non reali, o inferiori, o diabolici.
Nel suo distinguere fra anima e corpo, fra spirito e natura non
rigenerata, il cristianesimo , a tutti gli effetti, dualista.
Nel mondo del sincretismo alessandrino, la parola gnosi era
generalmente usata da sette dualiste che distinguevano lo spirito
dalla materia, rifiutando questultima come materiale (il mondo
fenomenico) era considerata opera di un dio minore e malvagio. Di
conseguenza, materia e creazione materiale dovevano essere trascese
per raggiungere lunione con un dio pi grande e pi vero, il cui
dominio era il puro spirito. Era questa lunione che si esprimeva
con il termine gnosi, e tale era lindirizzo delle sette dualiste
alessandrine, che traeva probabilmente origine dal dualismo dello
zoroastrismo persiano. In tempi successivi, tale dualismo sarebbe
affiorato di nuovo in Persia con il maestro Mani,
prendendo il nome di manicheismo, e ancora pi tardi in Europa con
le eresie medievali dei bogomili e dei catari.
In virt dellenfasi posta sulla parola gnosi, lo gnosticismo fu
inestricabilmente associato con le sette dualiste alessandrine.
Bench erronea, lassociazione continu a persistere, tanto che ancora
oggi gnosticismo e dualismo sono da molti considerati sinonimi. Non
certo questo lunico esempio nella storia in cui una parola, che
allorigine aveva uno spettro di applicazioni, stata fatta propria
da gruppi portatori di interessi di parte, acquistando in tal modo
un significato molto pi ristretto e idiosincratico. Basti solo
pensare alla parola democrazia sfoggiata dai regimi totalitari
moderni, sia di destra sia di sinistra. Basti pensare alla parola
gay (allegro), attualmente indicato per indicare gli omosessuali:
un giorno le generazioni future potrebbero interpretare lode Lapis
Lazuli come uninno allomosessualit, a dispetto delle intenzioni di
Yates.
Allo stesso modo e accaduto che gnosticismo sia stato considerato
equivalente a dualismo. Di conseguenza, molti studiosi pi tardi,
trovando riferimenti alla gnosi nellermetismo, giungevano alla
conclusione che lermetismo fosse dualista, oppure che si trattasse
di un errore e che quindi non poteva essere considerato
gnostico.
In effetti, le sette dualiste distinguevano due aspetti della realt
uno dei quali, considerato diabolico, veniva rifiutato. La gnosi
costituiva la trascendenza dalla creazione materiale, la conoscenza
o lunione con il puro spirito. In questo processo, tutto ci che
rende lumanit pi umana non era preso in considerazione.Per
lermetismo, al contrario, la realt profondamente unitaria e ogni
suo aspetto era accettato come parte di ununica totalit che tutto
pervadeva e tutto comprendeva, un tutto unico in cui dicotomie e
distinzioni come quelli fra anima e corpo, spirito e materia, si
adattavano e si integravano armoniosamente. Ogni cosa, a suo modo,
aveva un valore ed era inglobata in un disegno complessivo. Perfino
il male, affrontato e riconosciuto come tale, aveva il suo posto
nel piano generale. Nel Faust di Goethe, Mefistofele si presenta
con mesta autoironia come un principio che persegue costantemente
la malvagit ma, senza volerlo, realizza il bene, svolgendo il
proprio ruolo nel dramma morale e cosmico della realt. Questo un
atteggiamento caratteristico dellermetismo. Diversamente la gnosi
degli ermetici, al contrario di quella dei dualisti, implicava la
conoscenza diretta e lintegrazione con unarmonia totale.
Allinterno di tale armonia, ogni essere collegato con laltro
attraverso una rete di relazioni combinate che si basavano sul
principio dellanalogia. Le cose riecheggiano, riflettono,
rispecchiano altre cose, equivalgono, corrispondono ad altre cose.
La realt unintricata e vibrante ragnatela vivente di
corrispondenze, simili alle note o agli accordi musicali,
ricorrenti in continue combinazioni e mutamenti, che si fondono in
una sola grandiosa sinfonia; ancora la realt paragonabile
allintreccio di una moltitudine di fili colorati, che
contribuiscono a creare un unico tessuto o arazzo senza giunture.
Secondo la Tavola di smeraldo lalto proviene dal basso e il basso
dallalto: lopera miracolosa dellUno.[8] E in unaltra traduzione pi
conosciuta: ci che in alto uguale a ci che in basso e ci che in
basso uguale a ci che in alto.[9] Questa espressione stata spesso
ridotta alla formula semplice Come lalto, cos il basso.
IL PROCESSO ALCHEMICO .
L'alchimia nasce in epoca ellenistica per l'innesto del pensiero
greco su alcuni elementi della religiosit egiziana; lo stesso nome
"alchimia" trae origine da un attributo di Iside "la nera" (kemia,
in egiziano). In effetti l'opera alchemica ripete, nei suoi
significati, il ciclo di Osiride cos come tramandatoci da
Plutarco.
Il neolitico, presenti ovunque nel Mediterraneo e rimasti alla base
dei cicli misterici ed iniziatici noti in epoca storica; esso
consiste in un lavoro di ampliamento della coscienza; in alchimia
ci avviene attraverso una discesa (descensus) nel buio della
materia informe, seguita da una successiva ascesa (ascensus,
sublimatio) che libera la "Anima del Mondo" ("anima mundi",
identificabile con "imago Dei","vinum ardens", "spiritus
mercurialis", "quintessenza", ecc.).
Il senso originario dei cicli iniziatici consisteva nel superamento
del timore della morte attraverso la partecipazione alla ciclicit
della natura, soprattutto del grano (ostensione della spiga in
Eleusi) che rinasceva verdeggiante dopo la morte (il seme nel
terreno). L'iniziato conseguiva cos una superiore comprensione del
reale. Le fasi del processo alchemico sono diverse a seconda degli
autori, anche se i significati analogici restano gli stessi
malgrado l'infinita variet dei nomi. L'enorme nomenclatura infatti
da attribuirsi alla interiorizzazione della natura operata dagli
alchimisti, che ha dato luogo a termini personalissimi e
volutamente oscuri per alludere a fenomeni sostanzialmente sempre
analoghi.
Il numero di queste fasi legato ai significati magici dei numeri
stessi; esse sono, a seconda degli autori, 4, 3, 7 o 12. Si pu
tuttavia riassumere il processo in 4 fasi, che furono
successivamente ridotte a 3 in epoca cristiana per evidenti
esigenze trinitarie.
Le 4 fasi dell'alchimia debbono la loro origine all'importanza
della tetrade in tutto il pensiero sapienziale greco, e antico in
generale (Roma era quadrata e rotonda) e presero il nome dai 4
colori fondamentali della pittura greca (nero, bianco, giallo,
rosso). Esse furono parallelizzate ai 4 elementi, alle 4 stagioni,
e alle 4 fasi del giorno, facilmente rintracciabili seguendo questo
tabella:
Melanosi
(Nigredo)
(Opera al nero)
Terra
Inverno
Notte
Leucosi
(Albedo)
(Opera al bianco)
Acqua
Primavera
Aurora
Xantosi
(Citrinitas)
(Opera al giallo)
Aria
Estate
Giorno pieno
Iosi
(Rubedo)
(Opera al Rosso)
Fuoco
Autunno
Tramonto
Di queste fasi, la Xantosi non ha praticamente una propria
autonomia, e scompare con l'affermarsi delle esigenze trinitarie;
le tre restanti corrispondono, con analogia agraria, alla semina
(inverno), alla germinazione (primavera), e alla raccolta
(autunno).
Di seguito un breve cenno su questi paragoni e sui colori
successivamente introdotti da alcuni autori nel processo alchemico
("cauda pavonis", cio presenza dei 7 colori dell'Iride;
"viriditas"; e , infine, il blu).
Essenziale al conseguimento dell'obbiettivo (lo "opus") la morte
iniziale e la successiva "putrefactio" simboleggiata dalla semina
(il seme nella terra si macera) corrispondente alla "nigredo" e
all'inverno. Perch il seme fruttifichi esso deve essere infatti
sepolto nella terra per tutto l'inverno. Questo il "regime di
Saturno", la fase "al nero" che copre da sola la met del ciclo, cos
come la notte copre la met del ciclo solare giornaliero.
Al "regime di Saturno" segue il "regime di Giove", per questo
motivo molti autori, dopo la "nigredo", inseriscono la fase detta
"cauda pavonis", caratterizzata dai 7 colori dell'Iride. Iride
messaggera di pace inviata da Giove, e i 7 colori formano
egualmente il bianco; altri autori fanno invece precedere la
"rubedo" dalla "viriditas" (opera al verde).
L'analogia tra "albedo" e "viriditas" pu essere cos impostata. Il
"lavaggio" ("baptisma")conduce dalla "nigredo" alla "albedo"
corrispondente all'elemento acqua, alla "luna", alla "Regina" (la
"rubedo" il "Rex" della "unione degli opposti" o "nozze chimiche").
L'opera al bianco fase animica e quindi non pu essere il termine
dell'opera; essa tuttavia la fase fondamentale della resurrezione
posta all'insegna dello "umido" e della primavera. In questo si
vede la sua equivalenza con la "benedicta viriditas" (verde e rosso
sono due colori del "leone", dello "zolfo", del "mercurio" che
duplice e androgino, dunque equivalente all'unione di "Rex" e
"Regina", rosso e bianco). Il verde il colore della vegetazione
risorta, il colore della Resurrezione e dello Spirito Santo.
Osiride rinato, che vegetazione rinata a campo verdeggiante,
"bianco". "Horus bianco, Osiride nero" dice Plutarco; ma Horus
appunto Osiride rinato mentre il "nero" si riferisce ad Osiride
smembrato.
Anche quando si usano analogie diverse il risultato non cambia: per
Khunrath, ad esempio, al regime "verde" di Venere (simbolo di
anima, amore, femminile, generazione) segue il color porpora
(morte) da dove nascer l'albero filosofico; poi l'Iride ("cauda
pavonis"), e quindi il blu, regime di Marte. Il processo uguale
(anche se sotto diversa analogia) per Dorn: blu il colore del
Mercurio come quintessenza, mentre la "fontana della forza" , per
Dorn, il luogo ove si realizza lo "opus". Infatti, se nella
"fontana dell'amore" si realizza l'unione di anima e spirito, solo
nella "fontana della forza", spirito e anima si uniscono al corpo e
si realizza quindi l'opus.
L'opera al giallo, o "xantosi", o "citrinitas", venne, omessa nel
tempo, e non ha una sua propria fisionomia; essa intesa come
preludio al "rosso". Evola, che pure limita la trattazione ai tre
colori, nel parallelizzare colori e stagioni accenna, senza darvi
seguito, a "rossa" estate e "aureo" autunno; rosso e oro per (gi
sinonimi nell'antichit ellenistico-egiziana) vengono poi da Evola
stesso fusi nella trattazione o identificati con la "iosi", fase
finale. La quale appunto quella del "rosso" autunno, nel quale si
raccolgono i frutti L'autunno anche la stagione della vendemmia, e
lo scopo dell'opera il "vino rosso" o "dei filosofi" (Mercurio
bianco e rosso il vino bianco e rosso) o "ardente".
L'unione alchemica di bianco e rosso trova equivalenza nel pane e
vino della Messa, intesi come "femmina" e "maschio", anima e
spirito. Il pane, del resto, si fa col grano, la pianta
protagonista del ciclo agrario che verdeggia a primavera e
simboleggia lo "opus", il cui scopo primo la rinascita, o "albedo",
o "viriditas". Questa unione di bianco e rosso, o di verde e rosso,
la corretta analogia da ricordare al riguardo.
Nei popoli emergenti dal Neolitico, pane e vino erano intesi come
simboli dell'evoluzione umana, visto che solo le societ evolute
erano in grado di produrne; allo stesso modo la metallurgia -
capacit di manipolare i metalli - racchiudeva in s i significati
magici dell'alchimia, e manifestava la capacit dell'uomo di operare
sulla natura, di "trasmutare".
Riassumendo, nell'opera alchemica, massimo simbolo del lavoro
umano, "arte" per eccellenza, si hanno, indipendentemente dalle
tante simbologie usate, tre fondamentali momenti "agrari":
1) Morte (nero, inverno, notte)
2) Rinascita (bianco o verde, primavera, aurora)
3) Raccolta dei frutti (rosso, autunno,tramonto)
L'opera ciclica, come ogni morte-rinascita e ogni ciclo agrario: il
novembrino Scorpione annuncia un nuovo processo.
Il pensiero Alchemico per, non consiste soltanto in una serie di
speculazioni pi o meno cifrate, l'Alchimia cos concepita, intesa
cio come sistema di pensiero o "filosofia naturale", una
deformazione recente; in realt l'alchimia comportava concrete
operazioni sulla materia, ed da sottolinearsi che, senza tali
operazioni, l'alchimia stessa non sarebbe stata ipotizzabile.
Lo stesso Jung, che dell'alchimia ha dato una interpretazione
storico-psicologica considerandola come espressione di una
proiezione di contenuti psichici, ribadisce l'impossibilit del
pensiero alchemico senza una materia sulla quale proiettare questi
contenuti. Del resto l'alchimista occidentale intendeva percorrere
un processo di "imitatio Christi" nella redenzione della materia, e
in ci proseguiva l'antica finalit alchemica di ripetere la
cosmogonia come imitazione del divino a fini umani, cio come sua
umanizzazione e razionalizzazione (che poi il fine del pensiero
magico, tradotto oggi nella tecnologia).
Il mondo ancora tutto da comprendere e da costruire, operazioni che
l'uomo pu compiere soltanto nell'ambito delle proprie strutture
mentali, assumendo, all'interno di esso, l'inesplorato sul quale
esse si proiettano. Questo compito pu sembrare grandioso, esso in
realt umilmente nella sua quotidianit; gli alchimisti sapevano che
la pietra filosofale non che la pi comune delle pietre, non
visibile ai pi, gettata via ma reperibile ovunque.
DEDALO E LABIRINTO
"Il mondo un labirinto dove lanima deve errare fino alla sua
liberazione."
(lppolito, 3' secolo dopo Cristo)
Dedalo e labirinto: enigmatici simboli che, nel corso dei secoli,
furono impiegati in diversi modi ed evocano delle immagini molto
differenti. Questi due termini sono spesso usati con lo stesso
significato.
Il labirinto, sino al momento in cui viene riconosciuto l'unico
cammino che conduce al centro, somiglia molto a un dedalo; esso
presenta una rete di tortuosit sorprendenti, apparentemente senza
scopo, se non si capisce chiaramente che tutto ci porta a un
determinato fine. Nel labirinto, contrariamente al dedalo, il
cammino termina al centro. In un dedalo vi sono molti itinerari
praticabili: i bivi insidiosi e le vie senza uscita non consentono
una chiara visione del percorso, ci si smarrisce facilmente.
Il labirinto ermetico simboleggia la via che porta al principio
centrale, interiore, dei microcosmo. Chi trova l'entrata pu
raggiungere il centro, purch non torni indietro. In un labirinto
non c' scelta tra sinistra e destra, ma solo fra l'avanzare o il
tornare indietro. Chi non persevera muore. Chi riesce a vincere
diventa un altro uomo.
Il termine labirinto evoca le parole latine labor intus, che
significano "lavoro interiore". Da questo punto di vista, il
labirinto la via interiore che bisogna trovare e percorrere fino
alla fine. Chi l'ha trovata non pu pi sbagliare, purch non ritorni
nel dedalo delle sue percezioni sensoriali.
Il dedalo , infatti, lo spazio chiuso in cui erra l'uomo che si
lascia guidare da una coscienza orientata sulle impressioni dei
propri sensi. Il dedalo, allora, mostra innumerevoli possibilit e
indica scelte apparenti, spesso contraddittorie.
E, dunque, un simbolo appropriato della vita esteriore dove regnano
solo lotta e confusione. Il poeta Virgilio (70- 19 a. C.) descrive
differenti dedali. Dice che sono costituiti da migliaia di percorsi
e presentano molteplici direzioni contrarie. Errare in un dedalo,
secondo lui, equivale a fare dei nodi inestricabili, poich il
cammino inverso non visibile.
Gli autori che hanno collaborato a questo scritto tentano qui di
sottolineare, il pi chiaramente possibile, le differenze dei
significato di questi due simboli - dedalo e labirinto -,
dimostrando che non possono confondersi. Hanno constatato che il
cercatore di verit sensibile all'immagine degli uomini erranti in
questi nostri tempi incerti. Il dedalo e il labirinto si trovano
nell'uomo! Egli costretto a esplorarli per ritrovare se stesso,
risolvere i suoi problemi e raggiungere il vero scopo della sua
vita.
Il numero dei cercatori cresce, con una velocit sempre maggiore, in
tutto il mondo. Di solito, per, il velo dell'ignoranza talmente
spesso che pochi cercano la verit iniziando da un'immagine pura e
concreta.
Attualmente, come nel lontano passato, il labirinto affascina perch
fa un chiaro riferimento al cammino di ritorno. Linizio del viaggio
di ritorno in patria nascosto al centro del microcosmo.
Cercheremo di mostrare questo aspetto. Speriamo che i lettori
possano trovare in queste considerazioni delle indicazioni per
avvicinarsi sempre di pi alla sorgente centrale che in loro;
speriamo, inoltre, che possano cambiare il dedalo della coscienza
terrestre con un cammino chiaro, visibile e sicuro verso il tesoro
nascosto al centro del loro labirinto.
Se il dedalo evoca landirivieni tra i valori estremi della vita, il
labirinto si presenta a chi intraprende un altro cammino. Lerrare
precede sempre il ritorno in patria.
IL LABIRINTO: ORIGINE E SIGNIFICATO
Chi sente la parola "labirinto" pensa forse a un complicato dedalo,
abilmente elaborato, a una sorta di attrazione esotica in cui ci si
perde facilmente: trovare l'uscita fra tutti i possibili percorsi
un gioco, una scommessa e un'arte. La parola labirinto viene anche
utilizzata per indicare circostanze intricate, confuse; o per
indicare - ad esempio - che qualcuno si perso o bloccato in una
situazione inestricabile.
Se si cerca l'origine e il significato del labirinto, ci si scontra
con il paradosso della somiglianza e della differenza tra
"labirinto" e "dedalo". Il labirinto pu anche essere un dedalo, ma
un dedalo non un labirinto.
Quasi ovunque, nel mondo, esistono delle costruzioni che
rappresentano un labirinto: esse sono composte da insiemi di
corridoi e di spirali edificati con pietre pi o meno grandi. Il
labirinto anche riprodotto su manoscritti, su rocce, su monete, e
cosi via. A volte tali costruzioni hanno migliaia di anni; se ne
parlava gi nell'antichit classica, e si visitavano con curiosit le
rovine. Lo storico greco Erodoto (484-425 a.C.) descrive nelle sue
Storie ci che vide visitando, in Egitto, le rovine del "labirinto"
situato vicino al lago Moeris (attualmente lago Karoum) presso
Arsino. Questo sito chiamato "Il Tempio dell'ingresso del lago", o
"Amenemhet vive". Nella seconda parte della Dottrina segreta, H.P.
Blavatsky dice che tale tempio ancora pi antico della piramide di
Cheope, e che si tratta di una descrizione simbolica delle razze
umane e delle tre dinastie (gli Dei, i Manas - semidei della terza
e quarta razza - e gli eroi della quinta razza) antecedenti le
dinastie regali puramente umane. Tali dati sono, in parte,
rappresentati nelle gallerie e nei corridoi di questo labirinto
egiziano. Poich le tre inversioni dei poli modificarono
naturalmente l'aspetto dello zodiaco, ogni volta fu necessario
costruirne uno nuovo.
E possibile che Erodoto abbia chiamato labirinto questo insieme di
edifici, di camere, di colonnati e di tombe regali. Tale parola,
infatti, veniva spesso usata per indicare un insieme di costruzioni
in cui era facile perdersi.
Non certo che il nome originale di questo complesso iniziatico
corrisponda alla nozione di labirinto. Gli storici suppongono che
il gigantesco complesso egiziano possa essere stato il modello a
cui si ispir il famoso labirinto di Creta, costruito molto pi tardi
e collegato al celebre mito di Teseo, del Minotauro e del filo di
Arianna.
UN SOLO INGRESSO, UN SOLO CAMMINO
Nell'Antichit, la parola labirinto indicava una costruzione con un
solo ingresso e con una pianta cos complessa che, all'interno di
essa, i profani potevano soltanto perdersi. All'epoca dei
Rinascimento si aggiunse la nozione di "dedalo".
Secondo Erodoto, fu il faraone Amenemhet (1842-1797 a.C.) che
costru, come tomba, il labirinto egiziano ai piedi della piramide
di Hawara. I custodi raccontarono allo storico greco, durante la
sua visita, che nella tomba si trovavano dodici faraoni e un gran
numero di coccodrilli sacri; gli fu, per, vietato l'accesso. Pi
tardi, altri visitatori considerarono questo insieme - di circa
trecento metri per duecentocinquanta - come una delle sette
meraviglie del mondo. Attualmente ne restano soltanto poche
colonne. Larcheologo inglese Flinders Petrie cerc, nel 1888, di
liberare dalla sabbia queste costruzioni per scoprire come i
saccheggiatori della tomba avessero potuto, qualche migliaio di
anni prima, raggiungere il loro scopo attraverso la rete di
corridoi e di passaggi. Secondo lui dovevano possedere una mappa.
La sua ricostruzione del labirinto non riproduce, per, la forma
conosciuta del labirinto dei Misteri. Lo storico tedesco Athanasius
Kircher (1602-1680) fece un magnifico disegno seguendo la ben nota
leggenda. Ma tutti questi tentativi non fanno altro che trasporre
sulla carta la fantasia personale di ognuno. Stando alle
descrizioni stilate dai diversi storici, dopo l'avvento dell'era
cristiana, si tratta di un enorme complesso che suscita molte
domande e d poche risposte.
La descrizione di Erodoto (484-425 a.C.) interessante: una
costruzione inimmaginabile comprendente dodici grandi strade
coperte e tremila vani, di cui la met sotto terra. Seguendo un
altro autore greco, Diodoro di Sicilia (primo secolo a.C.), il
labirinto egiziano era la tomba di dodici re che regnarono sulle
dodici province, o nomi, d'Egitto.
Nelle descrizioni di questi due autori greci, non si trovano
complesse reti di corridoi. La regolarit armoniosa degli edifici
non permetteva di errare come in un labirinto. Senza dubbio, le
loro dimensioni e la loro complessit hanno giustificato l'impiego
della parola labirinto, termine che - molto pi tardi - fu legato
alla nozione di "lavoro interiore".
Un vero labirinto dei Misteri evoca i temi della morte fisica e
spirituale, della nascita e della resurrezione; questi temi avevano
un ruolo centrale nei Misteri egizi e nel culto che ne derivava. Le
camere sotterranee fanno certamente pensare a un tempio funerario,
ma era anche un luogo d'iniziazione in cui il faraone veniva
preparato per il suo compito di sacerdote-re. In numerosi labirinti
troviamo tematiche simili. In Malesia, su una delle isole delle
nuove Ebridi, Malekula, esiste un rito in seguito al quale l'anima
del defunto si avvicina al labirinto tracciato da un guardiano che
ne cancella, poi, la met. Un anima, per guadagnare l'immortalit,
deve ripristinarlo nella sua totalit prima di poter raggiungere il
centro.
Quasi ovunque, nel mondo, si trovano dei disegni incisi sulle rocce
e delle rappresentazioni di labirinti. I pi antichi risalgono a
migliaia di anni fa. Mostrano tutti una struttura omogenea
comprendente un cammino in spirale che porta fino al centro. La
forma di base una croce circoscritta in un cerchio, generata - per
cos dire - dal movimento intorno al centro. La croce simboleggia la
terra o la personalit, composte tutte e due da quattro elementi o
forze eteriche che si manifestano anche nei quattro corpi, o
veicoli, della personalit. Il cerchio pu essere il simbolo dei
sole, del macrocosmo o dei microcosmo. Il labirinto con i suoi
sette, nove, dieci o dodici giri o circonvoluzioni pu essere
considerato come un luogo di orientamento. Colui che vi entra in
cammino per la destinazione finale: il centro, il nucleo del suo
essere.
All'interno dello spazio chiuso del labirinto, cio in se stesso, si
sforza di conciliare due principi: la croce dell'uomo terrestre e
il cerchio dell'eternit.
Nel labirinto, il cammino non conduce dunque direttamente al
centro, ma segue una "deviazione massima".
IL DEDALO E LA DEGRADAZIONE DEL LABIRINTO?
La pi antica rappresentazione di un dedalo risale al Rinascimento
italiano, all'inizio del XV secolo. Pi tardi, all'epoca barocca
(che si manifest in Italia nel XVI secolo) e rococ (che segu il
barocco), la concezione del labirinto si trasforma in un percorso
nel quale ci si inoltra fra siepi potate, in un giardino, senza
altro scopo che divertire o sviare i visitatori. Si dice che il
Papa Clemente X amasse inviare i suoi servitori nel dedalo e che,
quando si erano perduti, li richiamasse in fretta ai loro
doveri.
Il cammino la differenza essenziale fra il dedalo e il labirinto.
Il labirinto, nella sua forma pi antica, comporta una via, un
percorso, un accesso. Il dedalo offre numerose vie e possibilit.
Nel dedalo, i muri - o pareti - sono cos alti che impossibile
guardare al disopra. In un labirinto non ci sono incroci o
biforcazioni. La via unica conduce sempre verso il centro,
nonostante ogni tipo di giro e di percorso. Chi vi entra non pu
dunque sbagliarsi. E un meraviglioso simbolo del cammino che deve
percorrere chi cerca la verit.
IL FILO D'ARIANNA
Il labirinto dei Misteri una figura geometrica con forma rotonda o
rettangolare. La sua pianta, vista dallalto, bella, armoniosa e
mostra le seguenti caratteristiche:
- presenta una sola apertura;
- il percorso sconcertante e si dispiega, serpeggiando fino al
centro, in una maniera imprevedibile;
- le circonvoluzioni occupano l'intero spazio interno;
- il cammino passa, periodicamente, molto vicino al centro.
Seguendo il percorso, il raggio d'azione diviene pi piccolo. Questo
pu significare, dal punto di vista filosofico, che si perde la
zavorra, i propri beni terrestri, ma in compenso si acquista
concentrazione, interiorizzazione e orientamento sul principio
stesso del cammino verso l'interno.
Si resta colpiti dal fatto che il movimento presenti - a fasi
alterne - espansione e riduzione, inspirazione ed espirazione.
Questo movimento alternato, la cui direzione cambia senza sosta, si
svolge su tre piani.
La parola labirinto fu "latinizzata" nel Medio Evo in labor intus,
lavoro interiore. Sebbene questa etimologia sia inesatta e non
corrisponda al significato originale, la traduzione designa
comunque il processo che vi si svolge, corrispondente al labirinto.
Chi entra per la porta stretta non ha pi riferimenti esterni, ma
deve seguire il cammino interiore. Sul suo tragitto passa molte
volte vicino al centro, ma senza poterlo osservare. Non si tratta
di una perdita di tempo poich - avvicinandosi al centro per esserne
poi allontanato - subisce un processo di maturazione nel corso dei
quale viene provata la sua volont e la sua perseveranza. Un cammino
in linea retta non potrebbe offrire lo stesso auspicabile
risultato.
Questo centro viene rappresentato in diversi modi: pu esserci un
albero della vita, una torre o un tempio, la morte, il Minotauro,
un pellegrino, una montagna.
Qui, nel centro, avviene finalmente il confronto. Nel racconto
simbolico che si svolge nel labirinto di Creta, l'eroe Teseo arriva
davanti al Minotauro (un toro met uomo, met animale). E necessario
sacrificargli sette giovinetti e sette fanciulle: i sette poteri
dell'anima. Ma Teseo, grazie ad Arianna, trionfa sul mostro e pone
fine al suo insaziabile appetito.
Cos il cercatore, arrivando al centro del proprio labirinto, pu
incontrarvi un aspetto del suo io egocentrico, forma che emana da
se stesso e si manifesta come un insaziabile mostro. Con l'aiuto
dell'anima pura, simboleggiata da Arianna, ha la possibilit di
neutralizzare questo aspetto dell'ego e vincerlo. Solo Arianna
conosce l'entrata e l'uscita del labirinto. Chiunque osi
intraprendere la lotta col suo personale Minotauro, riceve
dall'anima tre poteri che si manifestano nel cuore, nella testa e
nelle mani.
Quando questi tre poteri collaborano in armonia, costituiscono una.
forza di opposizione capace di addormentare lio animale, il
Minotauro. Solo allora, la spada dello Spirito pu decapitare il
mostro. Il tenero legame dell'amore divino, il filo di Arianna che
lega Arianna a Teseo, permette all'eroe di ritrovare
l'uscita.
Per liberarsi dall'ego, che molto complesso, l'uomo deve effettuare
numerosi giri attorno al principio centrale del suo essere. Nel
corso di questo periplo, abbandona i suoi poteri personali: in
altri termini getta via il suo intero fardello. Deve prima
osservare e comprendere per poi abbandonare tutto ci che possiede,
tutto ci che . Attraverso i tratti del suo carattere,
contraddittori e laceranti, perviene allora alla comprensione;
raggiunge finalmente quel punto, all'interno di se stesso, in cui
pu abbandonarsi all'unit. Ma sino a quel momento, questo luogo
sempre occupato dal Minotauro. LEgo rivendica tutto per se stesso.
Ma se l'io accetta l'aiuto indispensabile dell'anima pura - l'atomo
originale la scintilla divina - riprende il suo vero posto al
centro del microcosmo.
Questo stato d'essere rappresentato in numerosi labirinti in
cattedra del Medio Evo, labirinti in cui figura il Cristo come
forza divina centrale.
MORTE, NASCITA E RESURREZIONE
Per l'uomo che viveva prima dell'era cristiana, lo scopo del
labirinto era diverso da quello dell'uomo del Medio Evo.
Quest'ultimo si volgeva verso la Nuova Gerusalemme per divenire
cosciente dei mondo decaduto. Il percorso del labirinto era una
sorta di pellegrinaggio che il credente doveva compiere camminando
sulle ginocchia. Non era una cosa da poco! Il labirinto della
cattedrale di Chartres ha un diametro di dodici metri con un
percorso interno di duecento metri. Il paradosso del labirinto
risiede nel fatto che, se da una parte rende accessibile il centro,
dall'altra lo protegge dagli intrusi. Questo doppio significato
mostra che ci si riferisce a un cammino d'iniziazione. I labirinti
pi antichi servivano soprattutto a rappresentare il ciclo che va
dalla nascita alla morte e dalla morte alla nascita, e cos via.
Spesso era il simbolo di un percorso nel seno della terra, verso
una "regina sotterranea. In India, il labirinto raffigurato su
degli amuleti che servono ad alleviare le doglie del parto. Anche
presso gli Hopi, i Kivas, il labirinto simboleggia la (ri)nascita.
Il simbolo della Santa Terra Madre rappresentato nei loro santuari
sotterranei con queste parole: "Tutte le linee e i corridoi del
dedalo-abirinto formano il piano universale del Creatore, che
l'uomo deve seguire nel cammino della sua! vita".
LIBERAZIONE FUORI DAL DEDALO
Il labirinto, nel XX secolo, non ha perso nulla della sua attualit.
Nella confusione e nella frammentariet della vita moderna, mostra a
molti la via del ritorno che pu, in una certa misura, neutralizzare
la ragnatela tessuta dalle impressioni sensoriali. Il pensiero
materialista, con le sue specializzazioni, il suo determiniamo
senza fine, il suo ridurre tutto a concetti, le sue analisi e la
sua ricerca di referenze, incatena la natura su un letto di
torture. Perci qui meglio parlare di dedalo, il dedalo delle
chimere che tengono l'uomo prigioniero delle abitudini dei suoi
pensieri, sentimenti e azioni. Ci significa che mente e cuore
seguono una falsa pista all'interno del dedalo e che gli atti che
ne sono la conseguenza, dunque, generano il caos. La testa, il
cuore e le mani, tuttavia, - cio la parte intellettuale, emozionale
e motoria delluomo - sono stati concepiti per essere dei santuari
attraverso i quali la saggezza divina possa manifestarsi.
Quando, con l'aiuto dei poteri dell'anima pura che emana principio
fondamentale del proprio essere - il principio spirituale - si in
grado di percepire chiaramente le illusioni del proprio ego, si pu
anche fare l'esperienza dell'unit con la vita originale. Guidata
dalla forza spirituale chiamata "Gnosi" - il nuovo sapere interiore
che deve occupare il posto centrale in ciascuno - la mente ha la
possibilit di compiere la missione per cui era stata creata: essere
lo specchio della saggezza divina.
Anche il cervello composto da un gran numero di circonvoluzioni,
simili a quelle di un labirinto. Lo spazio occupato dal cervello ,
cos, ugualmente sfruttato al massimo. Tuttavia, per poter
utilizzare al meglio le sue immense possibilit spirituali, ognuno
deve prima trovare l'uscita dal dedalo delle sue percezioni
sensoriali.
IL DEDALO IN CUI ERRA CHI CERCA LA VERITA
Chi cerca la verit nel corso della propria vita pu scoprire, a un
dato momento della sua ricerca, che esistono due realt: quella
dell'illusione e quella dellessenza delle cose. Le illusioni sono
dei sogni, chi lo ignora ne resta prigioniero. Chi insegue le
chimere del mondo illusorio, deve soffrire continuamente e pener
molto a raggiungere il centro, la sorgente e la causa della vita.
Nel centro, nel cuore, si nasconde la realt, un mondo meraviglioso
che si pu scoprire solo cominciando a vivere grazie alle correnti
divine dell'amore e della saggezza. Questi flussi di forza divina
sono onnipresenti, ma i veli dell'illusione - in cui molti si
avvolgono - li rendono invisibili e impercettibili.
Chiunque viva nell'illusione, consacra tutta la sua energia ai
pensieri e ai sentimenti che sorgono interiormente, cos perpetua le
sue chimere. Ci che scambia per realt solo un'immaginaria
impalcatura elaborata da lui stesso, e le sue rappresentazioni
mentali ne sono solo un riflesso. Queste formazioni, strutture di
pensieri e sentimenti, sono il risultato di una forza creatrice
orientata male, e generano una realt separata, chiamata dalla
filosofia gnostica della Rosacroce d'Oro sfera riflettrice". Questa
sfera comprende tutte le idee e le proiezioni della realt che
l'uomo ha creato, o crea, ma esse non fanno assolutamente parte
della realt divina. Perci nella nostra epoca risuona un appello
pressante, affinch sia distrutta ogni illusione - in cui il mondo
intero immerso - e l'umanit prenda un'altra direzione.
Il cercatore che non ancora riuscito a liberarsi dalle sue
illusioni erra, guidato da queste, come nei meandri di un dedalo.
Spesso egli si avvicina allingresso del labirinto, ma, poich la sua
attenzione distratta da altre cose, se ne allontana nuovamente.
Tuttavia, il cammino che passa attraverso il labirinto dei Misteri
lo conduce inevitabilmente al centro. Per giungervi, il cercatore
di verit deve entrare per l'unica porta e percorrere la via senza
angoscia, senza preoccupazioni e senza timori. Arrivato al centro,
non errer mai pi, perch ha trionfato sull'ignoranza e acquisito
l'onniscienza.
ILLLUMINAZIONE INTERIORE
Il desiderio di illuminazione, paradossalmente, pu divenire il
maggiore ostacolo sul cammino. Poich gli esseri umani sono chiusi
nelle dimensioni dello spazio e del tempo, si fanno un'immagine
lineare della situazione che cercano di raggiungere. Essi
immaginano di poter salire prima uno scalino, poi un secondo e
infine un terzo. Ma la realt divina ben diversa da quella nella
quale vivono gli uomini. LOrdine divino risponde alle proprie leggi
e non a quelle degli uomini.
Poich essi oppongono una resistenza interiore, la realt divina li
penetra provocando, generalmente, ci che si pu definire uno choc.
Avvenimenti inattesi e dure esperienze li conducono in maniera
incomprensibile, a causa della loro resistenza, verso il centro del
proprio labirinto, fino al loro nucleo spirituale.
Gli uomini comprendono, allora, come sia impossibile trovare
l'eternit e la perfezione in questo mondo. Se orientano il
desiderio su quanto forse accadr un giorno, non possono tralasciare
quanto , ora, veramente importante. La verit non si evolve, essa .
Bisogna solo discernere quanto non vero, quanto illusione. Chi
accetta di perdere le sue illusioni ha la possibilit di scoprire,
grazie alla nuova libert, qualcosa di ci che esiste da sempre.
Egli, per cos dire, d uno sguardo al di sopra dei muri dei proprio
labirinto, e percepisce una realt diversa.
Le relazioni umane naturali possono, talvolta, portare a una grande
illusione, e imprigionarci in un dedalo di chimere. Il desiderio di
appartenere a un gruppo spesso il tentativo di compensare un gran
vuoto interiore, e nasce dalla sensazione di isolamento nota a
tutti. Si pensa che il contatto con altri faccia sparire questo
senso di solitudine. Ci si affretta a entrare in un gruppo,
piuttosto che subire il viscerale dolore della solitudine. Chi
cerca un'unit superiore non deve pensare, per, che ci accadr
scambiandosi piacevolmente delle idee, per quanto elevate. La voce
dell'anima nuova si percepisce solo nel silenzio interiore; la
personalit prova, allora, che non v' alcuna separazione nel mondo
delle anime.
Una sola anima vibra in tutto e in tutti; ognuno, ristabilita
l'unit con essa, legato a tutti.
BLOCCATO NEL DEDALO
Constatiamo che l'essere umano fortemente attaccato alle sue
illusioni e alle sue proiezioni; egli, per paura del dolore e
dell'ignoto, si aggrappa al mondo esteriore che conosce bene. Pensa
con i dati di questo mondo e misura tutto con essi. Orienta
incessantemente i suoi desideri verso l'esterno, finch non ha
completato la sua esperienza.
Bench bloccato in diverse direzioni, continua a creare dei desideri
e a corrervi dietro. Non pu agire diversamente, perch chiuso nel
dedalo del proprio essere. Quando ne avr esplorato ogni angolo,
potr finalmente sfuggire, e offrire alla sua anima immortale ci di
cui ha sete. Pu pervenire al centro del labirinto solo quando si
libera delle sue immagini deformate.
Allora, senza alcun egocentrismo, egli cerca un modo per compiere
la missione della sua vita. Egli abbandona tutto il suo essere alla
Luce che irradia per tutti. La liberazione non un fine personale,
ma quello di tutta l'umanit. La Luce irradia, e deve irradiare
anche attraverso di lui. Man mano che l'illusione e l'egoismo
creano meno ostacoli alla Luce, egli testimonia sempre pi della
vivente realt: "il Regno di Dio in voi.
IL LABIRINTO DEI MISTERI
Se scegliamo il termine "dedalo" come simbolo dellerrare, possiamo
allora considerare il "labirinto dei Misteri" come simbolo del
cammino iniziatico, gi tracciato, che ciascuno dovr un giorno
percorrere.
A molti labirinti associato un mito che mostra chiaramente il
cammino verso il centro. Tali leggende fanno riferimento alla vita
e alla morte, ma soprattutto alla vittoria sulla morte per trovare
la Vita. Non cosi per i dedali. Certo, alcune costruzioni
somigliano molto ai labirinti dei Misteri, ma il dedalo appare di
concezione pi recente; tracciato soprattutto per divertire quanti
vi entrano, facendo loro perdere l'orientamento. Labirinti e
dedali, avendo uno scopo differente, non hanno la stessa struttura.
Ci si chiede ora se il dedalo non fu elaborato proprio per l'uomo
del Rinascimento, sottoposto a una maggior influenza da parte delle
sue vecchie radici karmiche. Nel Rinascimento, infatti, si cerca di
ridare nuova vita a tutti i valori dei passato e, durante questo
processo, pu darsi che anche il labirinto abbia acquistato una
diversa forma. In tale epoca, i nuovi sviluppi allargavano gli
orizzonti dell'europeo, stimolando e coinvolgendo diversamente la
sua personalit. Luomo, al tempo dei labirinti dei Misteri, non era
molto individualizzato. Il Rinascimento, invece, favorisce
un'evoluzione che valorizza le qualit individuali e spinge l'uomo
alla ricerca interiore della conoscenza di s.
In ci guidato e ingannato dai propri sensi, e questo causa lo
sviluppo di una coscienza che si potrebbe definire un dedalo di
tortuosit capricciose e di angoli oscuri, i quali portano
facilmente a dei vicoli ciechi.
Chi non si mai trovato senza via d'uscita nel dedalo della propria
coscienza? Chi, completamente sfinito per tutte le mutevoli
possibilit che si rivelano negative, non ha comunque continuato a
cercare l'unica via d'uscita? Il cercatore, se tale veramente, deve
allora trasferire la sua ricerca dal dedalo al labirinto, dove
l'attende la vita nuova ... o la morte. Qui si ritrovano le parole
labor intus che significano "lavoro interiore". Se il dedalo
rappresenta la vita esteriore, il labirinto simboleggia la vita
interiore. Da ci nascono i miti e le simbologie che
conosciamo.
CHI ENTRA NEL LABIRINTO?
Lingresso nel labirinto presuppone l'abbandono, da parte dei
cercatore, del mondo esteriore. Questo tema appare chiaramente nel
mito di Teseo e Arianna. Teseo penetra nel labirinto per vincere il
Minotauro - met uomo, met toro - o, in altri termini, per uccidere
in s ci che vi di animale, d'inferiore, affinch il superiore, il
nobile, il divino viva. li legame con l'anima , per lui, un
sostegno indispensabile. Il compimento di questa missione ha grande
affinit con il tentativo, dei Rosacroce attuali, di condurre a buon
fine il cammino dellanima.
Si pu, allora, considerare il labirinto come il complesso sacro che
contiene il passato microcosmico. E possibile vagabondare in
numerosi corridoi ed effettuare molti giri, ma l'unica azione
indispensabile penetrare l'essenza stessa dei proprio essere. Chi
troviamo in questo luogo? A seconda della fase del proprio sviluppo
si incontreranno il mostro del karma personale o la Citt nuova, il
Tempio, il nucleo interiore della vera vita, l'atomo Cristo, cio la
porta d'ingresso della vita nuova.
Sebbene il termine labyrinthos sia greco, tale termine ci rimanda a
un'epoca molto pi antica. Sono state effettuate molte ricerche e
date numerose spiegazioni, ma si conosce poco sull'origine del
labirinto. I grandi labirinti citati dallo scrittore latino Plinio
A vecchio (23-79 d.C.) portano questo nome, probabilmente, perch
egli stesso lo aveva trovato scritto presso altre fonti. La maggior
parte delle spiegazioni scientifiche sono solo speculazioni basate
su qualche nota di storici dei passato, come Erodoto, che visit i
labirinti egiziani cinque secoli prima di Plinio. A quale di tali
informazioni dare credito? Ogni interpretazione non forse
l'espressione di una particolare coscienza, anche se si tratta di
semplici descrizioni?
Un archeologo o lo storico, per esempio, che ha riunito dei dati,
li interpreta secondo le sue idee. Le controversie sono numerose.
Le spiegazioni basate su antichi racconti sono fantasiose, e
difficili da collocare nel tempo, per cui poco probabile che
divengano delle verit di base. Questo vale soprattutto per quanto
si riferisce al dominio esoterico. In generale si pu dire che il
desiderio il padre del pensiero. Per tutte queste ragioni ci
permettiamo di dare la nostra interpretazione. Noi scegliamo di
operare una distinzione fra labirinto e dedalo.
Il primo rappresenta il cammino interiore, e il candidato sceglie
come Cristiano Rosacroce. Il secondo pu essere considerato come il
mondo nel quale l'uomo, condotto dai propri sensi, erra fino a
quando - colmata la misura - potr scegliere. Il dedalo, dunque,
viene prima e il labirinto, lo speriamo, appare in seguito come
conseguenza. La distinzione tra queste due funzioni si ritrova -
negli antichi labirinti - unita alle costruzioni, ai giardini, ai
templi, e cos via: luoghi di iniziazione utili a mostrare, a quanti
ne erano capaci, il cammino che portava nel pi profondo di se
stessi, con l'intento di uscirne rinati.
Se ci si riferisce alla lista dei labirinti di Plinio, si pu dire
che le sue idee sono diverse da quelle dei cercatori venuti dopo di
lui. Per lui si trattava di un insieme di costruzioni gigantesche e
inaccessibili, parzialmente internate. E chiaro che tali
costruzioni rappresentavano dei templi, poich i poteri - religioso
e temporale nellantichit erano uniti. Ci sembra perci logico
pensare che fossero luoghi di iniziazione dai quali si
svilupparono, poi, i dedalo del Rinascimento. Perch? i percorsi nei
labirinti antichi avevano lo scopo di combattere il subconscio, e
il dedalo fu una forma rinnovata dei labirinto, ove i sensi
giocavano un ruolo pi importante del subcosciente. Da migliaia di
anni l'uomo, sul cammino dell'iniziazione, doveva affrontare il
proprio subcosciente per vincerlo, proprio come avviene oggi. Ma
attualmente, l'essere umano guidato dalla propria coscienza di
veglia, a sua volta retta dai sensi. Bisogna aggiungere che la
coscienza collettiva di oggi , quasi sicuramente, pi complessa di
un tempo. E necessario liberarsi da essa con la forza e, usciti da
questo dedalo, penetrare fino al centro del proprio essere,
rientrare nel proprio labirinto, e risolvere la questione
fondamentale della propria vita.
La liberazione dalla coscienza di gruppo eleva nella coscienza
dell'anima, che ingloba tutta l'umanit. E vero che ognuno deve
percepire le attivit dei propri sensi, e imparare a lavorare con la
coscienza che ne deriva, ma vi una differenza. Il labirinto ha una
sola entrata e un solo, percorso, mentre il dedalo - a seconda del
costruttore - pu anche avere una sola entrata, ma vi si incrociano
diversi percorsi rendendo, cos, la scelta estremamente difficile.
Si possono paragonare le numerose vie alla molteplicit delle
suggestioni e mistificazioni dei sensi. Un filo d'oro deve, anche
qui, garantire l'uscita. Comenius dichiara che questo filo d'oro ci
viene teso quando - nella semplicit e nella rinuncia ad ogni
desiderio - ritorniamo a Dio.
La Conoscenza come Principio Supremo dell'Uomo"
...fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e
canoscenza" (Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno canto XXVI,
116-120)
L'Uomo tale grazie alla Conoscenza.
Dalla "mela" (o fico) del giardino dell'Eden a Prometeo che dona il
"fuoco divino" agli uomini,l'Uomo "pecca" contro Dio-Zeus, "pecca"
contro la Natura-Dio, che non pu pi soggiogare l'Uomo e dalla quale
L'Uomo si affranca potendola conoscere, capire ed in parte
dominare.
"Peccato" che l'essenza Divina dell'Uomo e lo rende diverso e
superiore agli animali.
Tutta la storia dell'uomo e l'essere Uomo stesso inizia con la
Conoscenza. Da l si sviluppato tutto, da l partito tutto, da l
iniziato tutto.
LUomo tale poich in grado di conoscere l'Universo.
LUomo ha come essenza lamore per la conoscenza.
LUomo ha nel suo destino lamore della conoscenza.
Senza la conoscenza per l'Uomo nulla avrebbe senso, egli stesso non
avrebbe senso.
La scoperta della conoscibilit del creato ha poi dato vita a tutta
una serie infinita di altre scoperte da parte dell'Uomo.
Il principio di ogni cosa risiede nella conoscenza poich essa
permette all'Uomo di capire, di comprendere, di orientare le sue
azioni e i suoi progetti.
La conoscenza determinante poich su di essa si basa ogni forma di
progresso, innovazione ed invenzione. Ogni aspetto della nostra
esistenza si fonda su tale principio. Tutti gli elementi necessari
alla vita delluomo sono determinati in maniera assoluta dalla
conoscenza.
Il "Lavoro" anch'esso "punizione" del Dio-Natura contro l'Uomo
peccatore-conoscitore che deve usare la sua conoscenza per trarre i
frutti dal creato.
Il coltivare e custodire il giardino (Gen 2,15) non pi vissuto in
un rapporto di comunione con il creato; lavere voluto mangiare il
frutto dellalbero, laver preteso di dominare sulla realt, ha
frantumato il rapporto con la Natura, che ora si ribella e si
rivela ostile allUomo.
Anche il lavoro una condanna-premio poich rende lUomo capace di
sfruttare il creato e di conoscerlo pi a fondo.
Qualsiasi lavoro, qualsiasi opera dunque frutto della Conoscenza,
da essa generato e con essa si struttura.
L'Uomo dopo avere mangiato il frutto della Conoscenza si scopre
nudo, e ne ha vergogna. Ma la nudit sottende la sessualit e la
sessualit amore.
Lamore stesso un processo conoscitivo. Gli amanti si amano poich si
conoscono, pi si conoscono, pi si amano e pi si vogliono conoscere.
All'affievolirsi della volont di conoscenza si affievolisce anche
l'amore.
La Conoscenza ha una serie di principi su cui si basa:
- Cerca la Verit.
- Loggetto della Conoscenza la Verit.
- La Conoscenza accetta sempre la Verit.
- La ricerca della Conoscenza una caratteristica ed un dovere
dell'Uomo. un dovere etico poich le sole azioni giuste sono quelle
orientate dalla conoscenza e verso la conoscenza. un dovere
teoretico poich la conoscenza genera amore per la conoscenza stessa
e induce a cercarla all'infinito. un dovere estetico in quanto fa
conoscere la sublime bellezza dell'Universo.
- E' inammissibile negarla. Sarebbe contrario alla natura
Umana.
- E' sempre un bene per l'Uomo. La conoscenza di per s positiva per
l'Uomo perch sua espressione ontologica.
La Conoscenza dunque il Principio che regola la nostra vita e che
determina il nostro destino. E' la forza che ci rende padroni del
nostro Fato.
La Conoscenza il Principio Supremo senza di essa non c' l'Uomo.
Gandolfo Dominici.
Nemesi o la vicenda delle cose.
di Francesco Bacone.
Si tramanda che Nemesi fosse una dea venerata da tutti e temuta
anche da fortunati e potenti. Era figlia della Notte e dellOceano.
La sua effige era questa: alata e coronata, con nella mano destra
unasta di frassino e nella sinistra una fiala nella quale stavano
gli Etiopi; stava poi seduta su di un cervo.
Questo sembra essere il significato della parabola; il nome stesso
Nemesi abbastanza chiaramente significa vendetta o retribuzione.
Infatti lufficio e lo scopo di questa dea era il seguente:
interrompere, ponendo il suo veto come i tribuni della plebe, la
felicit costante e perpetua degli uomini beati. Non castigava solo
linsolenza, ma colpiva anche la prosperit pi innocente e moderata
travolgendola nelle avversit: come se nessun uomo potesse essere
ammesso ai simposi degli dei se non per esservi beffato. Io, quando
leggo in Caio Plinio quel capitolo nel quale egli raccolse tutte le
miserie e gli infortuni di Cesare Augusto - che io reputavo il pi
fortunato di tutti gli uomini, perch aveva una certa abilit di
usare e usufruire della fortuna, e perch nel suo animo non dato
notare niente di superbo o di leggero o di molle o di confuso o di
triste (si era pure destinato di morire di sua volont) - giudico
che grande ed onnipotente sia questa dea alla cui ara fu trascinata
una tal vittima.
I suoi genitori furono lOceano e la Notte cio la vicenda delle cose
e il giudizio oscuro e segreto di Dio; difatti quelle sono ben
simboleggiate dallOceano a causa del suo perpetuo flusso e
reflusso; la provvidenza occulta giustamente rappresentata dalla
Notte. Anche presso i Gentili questa misteriosa Nemesi era ben nota
(allorquando specialmente lumano giudizio era discorde dal
divino).
Cadde pure Rifeo il pi giusto che ci fosse tra i Troiani ed
osservantissimo della giustizia ma gli dei diversamente lo
giudicarono. - (Virgilio Aen. , II, 42)
La Nemesi rappresentata alata per i mutamenti improvvisi ed
imprevisti delle cose; infatti in ogni ricordo di avvenimenti di
solito accade che uomini famosi e prudenti perirono per quei
pericoli che avevano oltremodo disprezzato. Cos M. Cicerone essendo
stato avvertito da Decimo Bruto dellinsincera fede e dellanimo
vendicativo di Cesare Ottaviano, rispose semplicemente: Ti sono poi
assai grato, mio caro Bruto, perch mi hai voluto far sapere questo,
quantunque si tratti di una sciocchezza. (Cicerone, Ep. Ad Brutum,
XI, 21)
Nemesi insignita anche di una corona per la natura invidiosa e
maligna del volgo: quando infatti i fortunati ed i potenti rovinano
allora il volgo esulta e cos incorona Nemesi. Lasta posta nella
destra riguarda coloro che Nemesi percuote e trafigge. A quelli che
non colpisce con la calamitosa disgrazia, mostra con la sinistra
uno spettro spaventoso ed infausto: fuor di dubbio infatti per i
mortali, anche se posti nel sommo culmine della felicit, son
riservati morte, malattie, infortuni, tradimenti di amici,
capovolgimenti di situazioni e cose simili, simboleggiati dagli
Etiopi nella fiala. Virgilio infatti, nella descrizione della
battaglia di Azio, aggiunge elegantemente a proposito di Cleopatra:
In mezzo la regina col patrio sistro, invoca le schiere e non
ancora scorge alle spalle due serpenti. (Virgilio - Aen., VIII,
696-697)
Non molto dopo, ovunque si volgesse, era infatti perseguitata da
schiere di Etiopi. Al fine giustamente si aggiunge che Nemesi
assisa su di un cervo; perch il cervo un animale oltremodo vivace e
pu forse darsi il caso che colui il quale giovane sia rapito dal
fato sfugga da Nemesi in anticipo; colui che ha goduto invece una
lunga felicit e potenza, fuor di dubbio si sottomette a questa dea
e, per cos dire, se la porta sulle spalle.
(tratto dagli Scritti Filosofici Ed. UTET a cura di Paolo
Rossi)
Esoterismo nella tradizione nordica.
In riferimento alla Tradizione Nordica e ai suoi aspetti esoterici
in questo testo mi occuper di due temi; da un lato, esaminer in
linea generale alcuni aspetti della tradizione Nordica e,
dallaltro, mi soffermer ad esaminare i caratteri
esoterico-iniziatici della figura di Odino e qualche relazione con
Thoth-Ermete.
La parte finale del testo relazione sar dedicata alla formulazione
di alcune differenze tra lesoterismo della tradizione nordica e
lesoterismo antico sorto nel bacino orientale del Mediterraneo e
diffuso in epoca medioevale nel sud dellEuropa.
Prima di affrontare il tema vorrei precisare cosa intendo per
esoterismo e per tradizione.
Le nozioni di esoterismo e di tradizione
Per esoterismo in questa sede mi riferisco a una visione del mondo,
della natura e delluomo, fondata su specifici concetti e nozioni e
coniugata con un insieme di pratiche. La visione esoterica si
fonda, oltre che su molte categorie, che ho esaminato a fondo in un
mio lavoro pubblicato sulla rivista Arkete, in particolare sul
superamento della distinzione tra uomo, dio e natura e sulla
concezione del divino, in qualsiasi modo lo si voglia intendere,
come qualcosa che non trascende in senso stretto luomo e il mondo e
come tale di per s una condizione dellessere, pi che meramente un
ente supremo. Da qui il secondo aspetto dellesoterismo, quello
della pratica: si tratta di una via verso il divino, qui inteso
come la dimensione delloltre e dellinvisibile, che si costituisce
come una presa datto della matrice di essenza delluomo che,
tuttavia, per essere raggiunta necessita di un processo iniziatico
che consiste in una continua ricerca dellessenza interiore ( se si
vuole del divino) con lausilio di specifici simboli, riti e
rituali. In tal senso, pur con i limiti imposti in questa sede, si
pu dire che la visione esoterica non prevede una fede religiosa in
senso stretto, quanto una propensione interiore che pu anche
poggiarsi sulla credenza in un essere supremo, ma mai considerato
come lelemento finale, quanto quello iniziale. Per questo, ogni
visione esoterica si differenzia da qualsiasi visione strettamente
teologica, anche se, allinterno di una visione teologica pu essere
presente e praticata una via esoterica; in tal caso, essa non si
fonda su un atto di fede bens su una tensione psichica mirata alla
ricerca delloltre e dellinvisibile.
In questa sede, con il termine tradizione mi riferisco a un insieme
di credenze, concezioni e pratiche proprie di un popolo o di una
etnia che sono state accettate per un periodo di tempo piuttosto
lungo della sua storia, pur con rilevanti modificazioni, e che
hanno caratterizzato la cultura , o alcune parte di essa, di quel
popolo o etnia. La Tradizione, quindi, per cos dire, ci che permane
di una cultura nel tempo a differenza di ci che transeunte e
scompare. La Tradizione, per, non va pensata come immutabile, bens
come mutabile lentamente nel tempo, ma sempre in modo che il nuovo,
pur superando ci che passato, resta sempre correlato con
questultimo. Nel nostro contesto il termine tradizione ristretto
agli aspetti religiosi, sacri ed esoterici della cultura delluomo.
Sulla base di questa definizione la tradizione nordica a cui far
riferimento quella propria delle culture del Nord Europa in un
periodo a cavallo tra gli ultimi secoli dellera pagana e i primi
dellera cristiana. In tal senso, non far riferimento, se non in
modo marginale, alla cultura dei Celti che, come noto, hanno avuto
non pochi contatti con le culture nordiche.
Questa tradizione si pu dire abbia una connotazione religiosa con
una matrice magico-scamanica; ci significa sostenere che in tale
tradizione, cos come accade in molte altre culture, incluse quelle
cosiddette non letterate attuali, la credenza nel divino intrisa di
elementi magici, per cui le stesse pratiche religiose appaiono come
pratiche magiche nelle quali in modi diversi o pu essere presente
il divino, o in generale il sacro, e luomo in grado per mezzo di
esse di accedere al sacro e al soprannaturale e al contempo di
trasformare il mondo, inclusi gli accadimenti naturali e il corso
degli eventi umani.
In tale ambito uno degli aspetti esoterici rilevanti proprio quello
di tipo teurgico che si sostanzia in un ampio spettro di riti che,
in non pochi casi, si esprimono in una ritualit che intende operare
uno stretto legame con le forze della natura con un atteggiamento
ieratico verso di esse. In questa prospettiva, la tradizione
nordica non di discosta, se non per le modalit rituali, da altre
tradizioni cultuali come quelle proprie dellet arcaica della grecit
o della romanit od ancora da quelle di altre culture stanziali
agricole o pastorali. Se con il termine esoterismo, come si detto,
facciamo anche riferimento a un insieme di pratiche che sono
dirette a una modificazione dellanimus, allora, si deve
sottolineare che nella tradizione nordica non si rinvengono vere e
proprie tecniche o vie che permettono di accedere a tale
modificazione. Non si rinvengono vere e proprie scuole esoteriche
od esoterico-iniziatiche tali quelle che si sono sviluppate
nellantichit nel bacino orientale del mediterraneo o allinterno
delle culture degli Ari che nelle loro emigrazioni dal centro Asia
si sono diffuse verso il sud di questo continente. Ci non significa
affatto che nella tradizione nordica non siano presenti aspetti
esoterici ed esoterico-iniziatici che si differenziano, come si
accenner tra poco, da quelli propriamente fideistico-religiosi. Nel
seguito prender in esame alcuni di questi aspetti.
A questo punto utile indicare qualche elemento che caratterizza la
tradizione esoterica nordica, tentando in tal modo di varcare le
soglie del sacro-religioso e far emergere elementi di natura
esoterica nel senso indicato.
Alcuni elementi della tradizione nordica in ambito sacro
Il primo elemento proprio quello della forte presenza della magia:
qui intesa nel senso di una vera e propria pratica di manipolazione
simbolica che d luogo a una modificazione del reale ritenuta come
tangibile nel mondo. Nella tradizione nordica lelemento
esoterico-iniziatico di ordine magico e in particolare sciamanico e
ci significa che la via verso la sapienza si sostanzia in pratiche
magiche, operate o meno da uno sciamano, che mirano a un controllo
degli eventi umani e non umani. Si pu dire che si tratta di
esoterismo-magico in quanto questa mutazione del visibile viene
attuata con un ricorso allinvisibile che si manifesta in
particolare forme che necessario apprendere per operare
magicamente. Non vi sempre un intervento diretto di una divinit,
anche se pu esserci in modo traslato, e in tal senso le pratiche
magiche sono evocazioni delle forze del cosmo con luso di
particolari segni e strumenti che permettono di agire con specifici
rituali per trasformare gli eventi. Per questo, le pratiche
esoterico-magiche si differenziano sostanzialmente dai rituali
fideistico-religiosi in cui si richiede una fede e ci si aspetta
lintervento diretto di un divino dotato di potenza personale.
Per operare in senso magico, allora, bisogna accedere alla sapienza
perch solo con essa, e non con la fede, che si pu agire per
trasmutare il mondo e gli eventi umani. Da qui la via iniziatica
fondamentale per accedere alla dimensione sapienziale. Nella
tradizione nordica, sebbene, in modo pi appariscente di natura
fideistico-religiosa, si rinvengono tali elementi esoterici per cui
possiamo sostenere che, al di l di caratteri sacro-religiosi, la
tradizione nordica porta con s una valenza esoterica.
Tale valenza, come si detto, si incentra sulle pratiche sciamaniche
di evocazione magica, ben diverse dai percorsi esoterici propri di
altre tradizioni come quella ermetica, e su tale differenza ci
soffermeremo nel seguito.
La sapienza, allora, a cui fa riferimento la tradizione nordica,
quella svelata da Odino e, come si detto, riferita alla conoscenza
delle signatura e delle formule onde operare in modo magico. Tali
signatura e formule, come noto, sono, da un lato, anche se
marginalmente, le parole dei carmi, come quelli dellEdda, tra cui
lHavaml, ma ancor pi una lingua, per cos dire magica, che
costituita dalle rune. Runa significa mistero ed occulto, per cui
la conoscenza delle rune origina quella sapienza che permette il
loro uso e la loro manipolazione per accedere alle forze
dellinvisibile, agire direttamente dentro di esso e con esso, per
modificare il corso degli eventi in senso benefico e
malefico.
Le rune sono cos il nucleo della tradizione nordica e il loro
carattere fondamentale, diversamente da quello di altri linguaggi
magici, consiste nel fatto che ognuna delle 24 rune portatrice di
diversi significati che sono compresi da chi ha appreso la loro
interna sapienza ed cos in grado di interpretarle ed usarle. Ci che
caratterizza ancor pi le rune il fatto che non si tratta solo di
segni magici, che sono ognuno di essi legati a specifici enti
supremi, bens di un vero e proprio alfabeto magico con cui
costruire un numero indeterminato di frasi che sono ci che permette
di agire in senso magico. Diversamente, quindi, da altre tradizioni
magiche, quella nordica (come anche quella celtica) si caratterizza
per la presenza non solo di segni magici naturali, riferiti a enti
ed eventi del mondo fisico-naturale, bens di un alfabeto vero e
proprio con cui costruire i messaggi magici in un numero
indeterminato. In tal modo, la giustapposizione delle rune, cos
come la ripetizione di una di esse, d luogo a diversi significati
magici e quindi anche a diverse operazioni magiche.
Il secondo elemento al quale intendo fare riferimento quello della
relazione tra luomo e il mondo naturale. Nella tradizione nordica,
persiste un arcaico legame tra luomo e gli enti della natura, siano
essi gli animali, i vegetali o le forze naturali, che non
ritroviamo nelle tradizioni esoteriche sia del bacino orientale del
Mediterraneo sia della tradizione degli Ari, per esempio nelle
Upanishad, nei testi del Buddismo tibetano e delle origini ed
ancora in quelli della tradizione tantrica. Non dimenticando, per,
la tradizione dei Veda e dei grandi poemi epico-divini come il
Mahabarata in cui il rapporto fondamentale delle vie dello spirito
ruota intorno al guerriero e al dio, in particolare a Krishna e
Arjuna.
Questo caratteri ci spingono a sostenere che si tratta di una
tradizione che potremmo dire arcaica o primieva in cui luomo
accentra la sua attenzione sul rapporto tra se stesso e il mondo
naturale con la mediazione del sovrannaturale.
Il terzo elemento quello del furore, della battaglia e della
eroicit. Odino, il principale ente supremo di questa tradizione,
non solo un dio-mago ma, come noto, il dio del combattimento e
della guerra. Egli imprime furore nei guerrieri e d loro la forza
di riuscire vittoriosi. Diversamente da altre tradizioni esoteriche
occidentali, ma vicino ad alcune orientali, per esempio giapponesi,
e confrontabile con le tradizioni cavalleresche e templari,
nellesoterismo della tradizione nordica svolgono un ruolo centrale
la figura del guerriero e la concezione della battaglia, combattuta
con furore; la battaglia considerata reale ma, al contempo,
acquista un significato simbolico-esoterico come il luogo dove il
guerriero passa attraverso un processo per cos dire iniziatico che
gli permette di accedere al mondo dellinvisibile. A questo
proposito utile sottolineare come la concezione del guerriero in
questa tradizione non sia dissimile da quella dei Veda e dei grandi
poemi epico-divini come il Mahabarata in cui il nucleo fondamentale
delle vie dello spirito, come si detto, ruota intorno al guerriero
e al dio, in particolare a Krishna e Arjuna: le vie dello spirito
sono permeate da quelle della battaglia e la purificazione dal
mondo e laccesso alla dimensione dello spirito ( inteso come ci che
si differenzia dal mondo fisico e dalla quotidianit) avviene
proprio nel campo di battaglia dove Arjuna viene illuminato da
Krishna che gli indica la via dellassenza di turbamento; queste
sono le parole di Krishna ad Arjuna prima della battaglia:Colui che
non viene turbato e resta forte e tranquillo di fronte alla gioia e
al dolore pronto a vivere sempre.
Il furore, per, che Odino imprime sui guerrieri non ha niente a che
fare con questa assenza di turbamento, ma lespressione del valore
concreto che ogni guerriero imprime nel momento dello
scontro.
Il guerriero, allora, pu cos diventare un eroe e il campo di
battaglia il luogo reale e simbolico del suo perfezionamento.
Nella tradizione nordica lesoterismo cos intriso di tale valenza
per cui il termine di sapienza porta con s le due componenti della
magia, della conoscenza del mondo occulto ed invisibile e dello
spirito guerriero che si uniscono, infine, al potere del canto
eroico-divino: elementi questi che, come vedremo, sono
impersonificati nella figura multiforme di Odino.
Passiamo ora ad esaminare alcuni caratteri di Odino e a
sottolineare alcune confluenze con Thoth-Ermete-Mercurio e quindi
anche con Ermete Trismegisto. Confluenze parziali che inducono solo
analogie e, al contempo, permettono, come vedremo, di enucleare
profonde differenze.
Odino e Thoth-Ermete: caratteri e confluenze
Odino, innanzitutto, non solo un dio, come lo sono molti degli dei
dellolimpo greco o romano, bens anche un iniziato e in effetti il
suo potere soprannaturale proviene proprio dal suo cammino
iniziatico, incentrato sul suo sacrificio: un dio che sacrifica se
stesso a un dio che lui stesso. Prima di esaminare questo
sacrificio soffermiamoci a evidenziare alcune confluenze tra Odino
o Wotan, come venne chiamato nel mondo germanico, con
Thoth-Ermete-Mercurio e quindi, di conseguenza, con il discendente
Ermete Trismegisto.
Gi gli autori classici identificarono Odino-Wotan ( o Woden) con
Mercurio. Tacito nella Germania (IX) sostiene che Mercurio,
identificato con Wotan, era la divinit pi importante dei Germani;
anche Cesare nel De Bello Gallico, afferma che Mercurio o Wotan era
il dio principale dei Celti. In epoca successiva Paolo Diacono (
nellVIII secolo) nella sua Historia Langobardorum ( I,7-8)
identifica Godan con Wotan e quindi con Odino che, dice, viene
chiamato Mercurio dai Romani. Si deve, per, ricordare che
Wotan-Odino per altri autori, come per Adamo di Brema, era
identificato con Marte. Questa duplice identificazione non certo
fuor di luogo perch Odino-Wotan era, come noto, anche il dio della
guerra; tuttavia, lidentificazione riduttiva e non tiene conto
proprio dellaspetto magico-iniziatico che fondamentale nella figura
di Odino.
Il culto di Odino e i suoi caratteri si possono ritrovare in
diversi testi tra cui i cosidetti poemi dell Edda, una raccolta di
poemi antico-nordici, e in molti altri poemi e carmi epici, eroici
e di argomento divino, il cui maggior manoscritto il Codex Regius
del XIII secolo. Per analogia possiamo pensare allIliade e
allOdissea, anche dai quali si ricavano molte concezioni degli dei
dellOlimpo della Grecit arcaica.
Odino non solo la divinit principale, accompagnata da molte altre,
ma anche una divinit articolata, multiforme e con aspetti
contrastanti, forse solo in apparenza. Sono proprio questi aspetti
che in lui vengono accomunati che permettono di avvicinarlo a
Ermete-Mercurio-Thoth. Si tratta di una confluenza parziale, ma in
questa sede importante per sottolineare gli aspetti esoterici della
tradizione nordica.
Odino , innanzitutto, come noto, il dio della guerra ma utile
sottolineare che in questa prospettiva nordica, come poco sopra ho
accennato, la guerra il luogo dove gli uomini possono diventare
eroi e, come dicono i poemi Eiriksml e Haknarml, una volta morti
possono raggiungere attraverso una porta che viene chiamata
Valgrind, o cancello dei caduti, la casa di Odino, il Valholl, o
castello dei caduti od ancora palazzo straniero o casa della
roccia, seguendo la credenza che i morti abitano nelle rocce . I
poeti eddici e scaldici chiamano Odino Hnikarr o Hnikudhr,
appellativi che possono significare colui che incita alla
battaglia. Odino, cavalcando il suo cavallo Sleipnir, che secondo
il poema Sigrdrifoml aveva le rune incise sui denti, incita i
cavalieri allo scontro e distribuisce vittoria; la sua malvagit di
favorire sempre lo scontro ha lo scopo di far s che gli
uomini-cavalieri possano diventare eroi e cos unirsi alla schiera
dei suoi seguaci nel Valholl in attesa del Ragnark. Il Valholl
posto nel Gladhsheim, il mondo della gioia, dove, secondo il
cantore Snorri, i guerrieri bevono il liquore che scorre dalla
mammelle della capra Heidhrun, mangiano carne di un orso che
rinasce ogni giorno e si combattono quotidianamente sino alla sera
in cui si rappacificano.
Odino s il dio della guerra ma ancor pi dio della morte che
propriamente intesa in senso esoterico come il passaggio al
Valholl. In tal senso, Odino, come Thoth, il promotore della
rinascita e della rigenerazione che raggiunge il suo culmine nella
morte raggiunta con la battaglia. Qu