raccolta testi esoterismo

Download Raccolta Testi Esoterismo

If you can't read please download the document

Upload: valentina-milton

Post on 11-Dec-2015

119 views

Category:

Documents


14 download

DESCRIPTION

esoterismo

TRANSCRIPT

BRANI INFORMATIVI CONCERNENTI L'ESOTERISMO

La Trasmutazione.

Il senso profondo della parola Trasmutazione racchiude una sintesi di cambiamento.
Trasmutare , in sostanza, mutare la vibrazione di un qualsiasi elemento attraverso un accelerazione di frequenza, trasferendolo in una dimensione pi sottile.

Il piombo e loro nascondono il medesimo essere:
il Grande Segreto consiste nel far ammettere al piombo che deve far vibrare diversamente la sua pesante cappa.

La Trasmutazione alla quale dobbiamo dedicarci primariamente quella delle qualit o caratteristiche personali.
Questa fase corrisponde alla Nigredo degli alchimisti. Luomo vecchio deve morire per poter rinascere lUomo Nuovo. E questo avviene attraverso un processo di lenta decomposizione delle vecchie tendenze. Questa buia notte dellanima , produrr a tempo debito una crescita.

Subito dopo aver concluso questa tappa, la nostra Opera sar dedicata alla Trasmutazione degli aspetti superiori della personalit in quelli dellAnima.
Rappresenta lAlbedo degli alchimisti, la fase del Lavaggio e della Purificazione. La materia sbianca gradualmente e tutti i vecchi aspetti, oramai decomposti, vengono rimossi come impurit.

Ed alla fine avviene la Trasmutazione completa. Rappresenta la Rubedo degli alchimisti. Prove e tribolazioni sono finite: lAmore ricolma lEssere Nuovo: Le Nozze Chimiche sono realizzate. La Fenice rinasce dalle sue ceneri come un bimbo nato nella fornace infuocata.

Ma procediamo per gradi.
Per la maggioranza dei Pellegrini sul Sentiero, il primo obiettivo da raggiungere la purezza fisica ed emotiva; cio la liberazione dalla schiavit dei desideri di natura emotiva.
Bisogna altres tener presente che il desiderio governa le nostre azioni quando la Forza Vitale concentrata nella natura emotiva.
Ed allora, il desiderio deve essere trasmutato in Aspirazione Spirituale.

Per questo motivo bisogna analizzare sempre con cura il movente ed il fine dei nostri pensieri e delle nostre azioni.
Una delle Leggi Spirituali recita cos:

In relazione a ci possiamo inoltre dire che:


Via, via che cambiano i pensieri mutano anche i desideri.
Man mano che si sposta la coscienza da una meta allaltra, ci si trasforma.
Quando si trasferisce il pensiero da un oggetto inferiore ad uno superiore, si produce un afflusso di energia in sintonia con loggetto pi elevato.
Avviene cos una trasmutazione nellEntit pensante.
Quindi, un costante riorientamento dei pensieri e, di conseguenza, dei desideri, rappresenta la chiave per aprire la porta al processo di Trasmutazione.
Il desiderio del s personale inferiore si trasmuta in amore altruistico disinteressato.

In conclusione possiamo affermare che cambiando la natura dei nostri pensieri, cambieremo la nostra vita.
Orientando i nostri pensieri verso il Vero, il Giusto ed il Puro, otterremo che la comprensione di queste cose creer, dal vecchio, un nuovo essere, un Essere Trasmutato.

Animali e Alchimia

Nelle opere alchemiche molto facile imbattersi nelluso degli animali come simboli. Un gruppo importante di questi sono gli uccelli. Essi dominano lelemento aria, anello tra la realt terrena e il regno deicieli. Osservando il loro volo, gli alchimisti credettero di riconoscere quindi un legame tra il volo e lanimo delluomo, la cui vocazione quella di tendere alla spiritualit.
Il simbolismo degli uccelli acquis pertanto la funzione della mediazione tra il mondo fisico e quello spirituale, riflettendo ci che lanimo umano tende a fare per raggiungere la propria perfezione. Da qui il parallelo con i processi del lavoro alchemico, trasposizione mistica delle fasi attraverso cui luomo avrebbe raggiunto la perfezione, ovvero, la riuscita dellesperimento di tramutazione in oro dei metalli vili.
Nelle riproduzioni iconografiche come nei testi, la sequenza delluso degli uccelli corrispondeva alla sequenza delle operazioni svolte, nelle storte del laboratorio, dagli alchimisti, e iniziava con il Corvo seguito dal Cigno, dal Pavone, dal Pellicano per finire con la Fenice. Nellincisione il Pavone sostituito dal Dragone, inizio della fase centrale che si risolve con la purificazione dellanimo dominando gli aspetti negativi dello stesso concludendo nella completa bellezza e splendore, rappresentata dalla molteplicit dei colori della coda del Pavone.
I processi fisici degli alchimisti risultavano essere un ciclo che prendeva vita da uno stato di disfacimento della materia in putrefazione o nigredo, per passare ad uno stato di albedo o calcinazione, proseguendo attraverso una rapida iridescenza, una distillazione a ricadere o circolazione e una finale sublimazione. Attorno alla struttura armillare della conoscenza alchemica, un anello diviso in cinque parti riporta le rappresentazioni di diversi animali. Partendo da sinistra guardando lincisione ritroviamo il Corvo, il Cigno, il Dragone mercuriale o Basilisco, il Pellicano e la Fenice.

Il corvo
Il simbolismo del Corvo sempre stato associato a qualcosa di negativo. Il nero del Corvo il nero delle tenebre il colore della morte. In Alchimia linizio della Grande Opera, la prima fase attraverso la quale il cammino verso la trasmutazione iniziava. La materia prima veniva scaldata vigorosamente nelluovo alchemico posto sullathanor finch la materia, mediante il processo di putrefatio, si calcinava carbonizzandosi: nigredo. Quando la nigredo avveniva seguendo un processo di riscaldamento forte e veloce, loperazione si diceva eseguita secondo la via secca e il simbolo impiegato negli scritti era il Corvo. In alternativa alla via secca esisteva quella definita umida in cui la materia, comunque, giungeva allo stato di putrefazione, ma in un tempo estremamente pi lungo con un riscaldamento lento e una continua circolazione. In questo caso lanimale utilizzato per la metafora era il rospo. Unaltra allegoria per la rappresentazione di questa fase fu il Dragone Ouroboros, un consueto abitante dellampolla degli alchimisti. Il significato del dragone fu quello dello spirito che esala dalla terra quando la sostanza primigenia inizia a rilasciare le parti essenziali che poi si sublimeranno nellalto dellampolla. La putrefazione culminava nella calcinazione, la cui corrispondenza era il Bianco Cigno.

Il Cigno
Nel candore e nella forma del Cigno gli alchimisti trovarono sia la luce solare, sinonimo della natura maschile, sia la luce lunare immagine della femminilit. Il lungo collo diventava laccezione del simbolo fallico e il corpo rotondeggiante il senso del corpo femminile. Il simbolismo del Cigno fu anche quello delluovo del Mondo e del corpo androgino frutto dellunione degli opposti. La concezione che il cigno fosse collegato alla realizzazione dei desideri, facilit laccostamento alla fase del processo di calcinazione che, per sua peculiare caratteristica (la materia assumeva un colore bianco latte), ingann gli sperimentatori facendo credere di aver raggiunto la purezza assoluta. Lassociazione al Cigno, dello stadio temporaneo, fu una conseguenza di quanto gli alchimisti osservarono nel compiere la loro opera seguendo la via umida. Infatti la materia, una volta calcinata per via umida, alle volte formava una crosta che si rompeva sotto riscaldamento, liberando cristalli bianchi assomiglianti a dei cigni galleggianti sopra le acque di un lago. Quando la via seguita era la secca la fase veniva contraddistinta dal simbolismo dellaquila bianca.

Il Basilisco
Lanimale fiabesco, rappresentato con il corpo da serpente, la testa di gallo, ali e zampe daquila, nel medioevo era considerato lespressione infernale la cui triplice natura si anteponeva a quella divina. Fulcanelli nelle 'Dimore Filosofali', lo definisce come il piccolo re, il regulus precorritore della primavera dellOpera. Nelle numerose riproduzioni iconografiche del XV e XVIsecolo, il Basilisco anche il dragone che sputa fuoco vivo capace di uccidere chiunque trovi sul suo cammino. SantAgostino lo definisce il "re dei serpenti", cio il demonio. Lalito del basilisco velenoso, come pure il suo sguardo e le leggende medioevali raccontano che lunico modo per difendersi dallimmonda fiera era quello di usare uno specchio nel quale il drago, rispecchiandosi, avrebbe trovato la morte per opera del proprio veleno. La raffigurazione del Basilisco simboleggia la materia prima da trasformare che dallo stato vile passa a quello paradisiaco e perfetto. C. G. Jung nei suoi studi individua, in tutto ci che infimo, la prima materia a buon mercato da cui partire per lo svolgimento dellOpera. I bestiari medioevali, a conferma della visione di Jung, usavano le allegorie dei pi demoniaci animali quali il serpente, il drago, il basilisco, il corvo per identificare lo stato dinfimo ordine da cui partire per il raggiungimento del tesoro dei tesori. Il Basilisco cos il malefico guardiano che deve essere battuto per aver accesso al tesoro, il simbolo del Mercurio Filosofale emblema della germinazione del Mondo, il Leviatano che dimora nelle acque, manifestazione della pioggia accompagnata da lampi e tuoni, segnali dellattivit celeste.


Il Pellicano
Il simbolo del Pellicano che nutre i suoi piccoli con il sangue che sgorga dal suo petto limmagine dellamore paterno. Per questa ragione liconografia cristiana ne ha fatto lallegoria di Cristo che sulla Croce venne trafitto al petto perdendo sangue e acqua, fonte della vita per gli Uomini. Il sangue scaturente dal petto del Pellicano , per lArs Symbolica, la forza spirituale che alimenta il lavoro dellalchimista che con grande amore e sacrificio conduce la ricerca della perfezione. Nelliconografia alchemica il Pellicano simboleggia un particolare vaso nel quale veniva riposta la materia liquida da distillare.
La simbologia del Pellicano fu impiegata in molteplici significati, fra cui quello della Pietra Filosofale, dellinteresse non egoistico allascesa verso la purificazione e nel rito massonico scozzese luccello indicava il grado di Rosacroce, anticamente definiti Cavalieri di Rosa Croce (1).

Nota:
1)-Alto grado del Rito Scozzese che si sviluppa nel 700.

La Fenice
Il simbolo della Fenice trova le proprie origini nellantico Egitto ove assumeva il significato solare associato alla citt di Heliopolis. In essa veniva onorato il dio Sole che ogni giorno sorgeva e tramontava. La Fenice rappresenta spesso la fase finale del processo alchemico e gli alchimisti, in questo uccello, riposero il significato della spiritualizzazione completa, della rinascita della personalit risultato finale della Grande Opera. Secondo un mito greco, rifacentesi ad uno pi antico egizio, la Fenice risorgeva dalle ceneri della sua pira ogni cinquecento anni e tale leggendaria immagine di longevit ed immortalit costitu, durante il Medioevo, un parallelo con limmortalit e la resurrezione di Cristo dal Santo Sepolcro.
Nellopera liconografia delluccello viene dopo quella del Pellicano non solo nel rispetto della successione delle fasi alchemiche, ma anche nel significato rispetto a quello che lo precede. Infatti la sua capacit di ricrearsi acquisisce il significato divino nei confronti di quello umano del Pellicano. Il magnifico aspetto rosso delluccello (fenice deriva da una parola greca che significa rosso) evoca il fuoco creatore capace di dissolvere le tenebre della notte simboleggianti la condizione della morte, del peccato, dellanima liberata dalla natura umana che lopprime. Il simbolo alchimistico molto diffuso e viene spesso impiegato per raffigurare la propriet della Pietra Filosofale capace di moltiplicare e aumentare la quantit doro ottenibile dalla trattazione della vile materia prima. Nel lato sinistro della tavola la Fenice riprodotta come simbolo maschile che protegge i due elementi fuoco e aria contenuti nelle due sfere sotto le sue ali.

La via di Ermes.

La Tavola di smeraldo cos approfondisce il concetto: La struttura del microcosmo si accorda con la struttura del macrocosmo.[10] In altre parole, il minore riflette il maggiore e il maggiore il minore. La strutturadellatomo riflette quella del sistema solare, la struttura solare riflette quella dellatomo. Luomo riflette il cosmo e viceversa. Per estensione, lo stesso principio si applica, per cos dire, orizzontalmente: il mondo interiore e il mondo esterno si riflettono lun laltro. Luniverso contenuto nella psiche umana riflette luniverso esterno, che pu essere concepito come la psiche della totalit vivente e senziente o, se si vuole usare il termine, di Dio, il quale nella tradizione ebraico-cristiana crea luomo a sua immagine.
Per gli ermetici le analogie o corrispondenze che collegano i diversi piani della realt trovano massima espressione nei simboli. Cos, per esempio, linterrelazione fra il microcosmo e il macrocosmo tradizionalmente rappresentata dal famoso sigillo di Salomone, una stella a sei punte composta da due triangoli intrecciati, che puntano luno verso lalto e laltro verso il basso. I simboli non erano solo una pratica semplificazione grafica, erano anche, come i suoni, le lettere e le parole in egiziano e in ebraico, cellule cariche di energia latente. Questi simboli, spesso denominati sigilli o segnature, erano considerati maglie nel tessuto della realt, intrecci che tengono insieme la rete. Come avrebbe detto Baudelaire quasi duemila anni dopo, la realt una foresta di simboli. Per di pi tali simboli potevano essere attivati e manipolati, come gli elementi o le molecole in chimica, per formare nuovi composti, nuovi amalgami di possibilit e, in virt di tale manipolazione, provocare mutamenti. Il processo attraverso il quale si compivano tali mutamenti costituiva una forma di magia: Una recente ricerca ha contribuito a dimostrare quanto fosse importante la pratica e la teoria della teurgia, vale a dire la rappresentazione di azioni divine, principalmente con lausilio di simboli magici o symbola.

Lermetismo era quindi molto pi di una teoria, di un sistema filosofico, poich proponeva anche una concreta metodologia, attraverso la quale i suoi princpi potevano esser tradotti in pratica. Questa metodologia comprendeva discipline, come la meditazione, lesercizio spirituale e il controllo della respirazione, nonch applicazioni pratiche come lalchimia. In questo senso lermetismo aveva molto in comune con il taoismo cinese, molto pi antico,
ma ancora fiorente in quel periodo. Non a caso i seguaci dellermetismo parlavano spesso di Via di Ermes, riferendosi non solo a un corpus di insegnamenti, ma alla loro applicazione pratica. Anche la parola Tao significa Via e il taoismo comprendeva una dimensione pratica molto simile a quella dellermetismo. Non esiste alcuna prova, tuttavia, che ci siano stati contatti fra taoismo ed ermetismo. La Cina molto distante dallEgitto e lo era, per cos dire, ancora di pi nei primi secoli dellera cristiana. Ma almeno sorprendente che lalchimia taoista compaia in Cina nello stesso periodo in cui lalchimia ermetica fa la sua comparsa ad Alessandria.

Lermetsmo ebbe grande importanza sia per i principi che enunciava, sia per la metodologia proposta per applicarli e tradurli in pratica. Ma ebbe unimportanza ancora maggiore nelle implicazioni, ramificazioni e ripercussioni che non sono mai state spiegate con chiarezza, almeno non con il linguaggio qui usato. Con le loro ricerche, gli adepti dellermetismo erano destinati a compiete una rivoluzione nella storia della coscienza occidentale, nellatteggiamento degli uomini nei confronti del cosmo che abitavano e nei confronti della loro vita e del loro destino.
In passato latteggiamento delluomo nei confronti del cosmo era stato essenzialmente di tipo passivo. Egli poteva osservare il mondo naturale, studiarne il funzionamento e cercare di predire i fenomeni che avvenivano intorno a lui, ma non credeva di essere capace di apportare alcun mutamento significativo al di fuori dellambiente che lo circondava. Non credeva di essere capace, con il suo intervento, di apportare il tipo di mutamenti che oggi noi associamo alla fisica e alla chimica. Per questo luomo doveva implorare gli di perch agissero per suo conto e pregarli di intervenire, di intercedere in suo favore. Gli di erano responsabili di quel che accadeva e luomo era alla loro merc, poteva patteggiare con loro, poteva tentare di persuaderli, di placarli con sacrifici e pratiche rituali, ma senza di loro luomo non esercitava alcun potere che lo mettesse in grado di plasmare la realt secondo i propri desideri.

Grazie anche al pensiero ermetico luomo arriv ad abbandonare la propria passivit, a superare la propria impotenza e ad assumere un ruolo pi attivo. Se ogni cosa era effettivamente collegata allaltra, anche luomo operando attivamente nella sfera a lui accessibile, poteva far s che si verificassero mutamenti in altre sfere. Se nellarazzo della
realt veniva tirato un determinato filo, in qualche altra parte dellarazzo qualcosa sarebbe accaduto. Con lermetismo si fece strada nel pensiero umano un concetto del tutto nuovo, il concetto che si poteva premere un pulsante, in senso metaforico o letterale, e far s che qualcosa accadesse. Invece di restare passivo e impotente, luomo poteva diventare agente e affrontare con grande vigore la ricerca dei mezzi attraverso i quali provocare mutamenti nel mondo circostante e in se stesso. Nel bene o nel male, luomo era in grado di iniziare a manipolare la realt.

In virt di questo nuovo atteggiamento, luomo cess di essere solo una vittima, un semplice osservatore del mondo intorno a lui. Ora poteva diventare una forza determinante, a patto di scoprire le chiavi necessarie, i necessari, punti di pressione, per cos dire grazie ai quali la realt poteva essere manipolata e obbligata a conformarsi al suo volere. Ebbe cos inizio una ricerca, radicalmente nuova ed estremamente dinamica, sul cosmo e i suoi processi. Questa ricerca sarebbe diventata il fondamento non solo della tradizione magica occidentale, ma anche della ricerca scientifica. In verit, per gli ermetici alessandrini non esisteva alcuna distinzione fra magia e scienza, come non esisteva per la figura rinascimentale di Faust, e si potrebbe legittimamente sostenere che non esista neppure ai nostri giorni.

Ermetismo e gnosticismo.

Nel vocabolario del sincretismo alessandrino, la parola usata per indicare tale conoscenza diretta era gnosi. Tale denominazione ha causato una deprecabile confusione perpetuata nei secoli fino ai nostri giorni, poich lermetismo stato spesso confuso con il cosiddetto gnosticismo o pensiero gnostico. La parola gnosi significa semplicemente conoscenza diretta. In questo senso, l ermetismo davvero tendenzialmente gnostico, come del resto molti altri culti, sette, dottrine e scuole di pensiero esistenti a quel tempo nella citt di Alessandria.
Numerose forme di induismo, di buddhismo e in particolare di taoismo possono essere considerate gnostiche, come pure alcune correnti del cristianesimo, dell ebraismo e del tardo islamismo. In realt, tuttavia, nel mondo del sincretismo alessandrino il termine gnostico era generalmente usato dalle scuole di pensiero specificamente dualiste. Il dualismo presuppone unopposizione, spesso un conflitto, fra due princpi antitetici, due gerarchie di valori, due realt contrapposte. Nel dualismo, certi aspetti o ordini della realt sono innalzati al di sopra di altri, mentre altri sono ripudiati in quanto non reali, o inferiori, o diabolici. Nel suo distinguere fra anima e corpo, fra spirito e natura non rigenerata, il cristianesimo , a tutti gli effetti, dualista.

Nel mondo del sincretismo alessandrino, la parola gnosi era generalmente usata da sette dualiste che distinguevano lo spirito dalla materia, rifiutando questultima come materiale (il mondo fenomenico) era considerata opera di un dio minore e malvagio. Di conseguenza, materia e creazione materiale dovevano essere trascese per raggiungere lunione con un dio pi grande e pi vero, il cui dominio era il puro spirito. Era questa lunione che si esprimeva con il termine gnosi, e tale era lindirizzo delle sette dualiste alessandrine, che traeva probabilmente origine dal dualismo dello zoroastrismo persiano. In tempi successivi, tale dualismo sarebbe affiorato di nuovo in Persia con il maestro Mani,
prendendo il nome di manicheismo, e ancora pi tardi in Europa con le eresie medievali dei bogomili e dei catari.

In virt dellenfasi posta sulla parola gnosi, lo gnosticismo fu inestricabilmente associato con le sette dualiste alessandrine. Bench erronea, lassociazione continu a persistere, tanto che ancora oggi gnosticismo e dualismo sono da molti considerati sinonimi. Non certo questo lunico esempio nella storia in cui una parola, che allorigine aveva uno spettro di applicazioni, stata fatta propria da gruppi portatori di interessi di parte, acquistando in tal modo un significato molto pi ristretto e idiosincratico. Basti solo pensare alla parola democrazia sfoggiata dai regimi totalitari moderni, sia di destra sia di sinistra. Basti pensare alla parola gay (allegro), attualmente indicato per indicare gli omosessuali: un giorno le generazioni future potrebbero interpretare lode Lapis Lazuli come uninno allomosessualit, a dispetto delle intenzioni di Yates.
Allo stesso modo e accaduto che gnosticismo sia stato considerato equivalente a dualismo. Di conseguenza, molti studiosi pi tardi, trovando riferimenti alla gnosi nellermetismo, giungevano alla conclusione che lermetismo fosse dualista, oppure che si trattasse di un errore e che quindi non poteva essere considerato gnostico.
In effetti, le sette dualiste distinguevano due aspetti della realt uno dei quali, considerato diabolico, veniva rifiutato. La gnosi costituiva la trascendenza dalla creazione materiale, la conoscenza o lunione con il puro spirito. In questo processo, tutto ci che rende lumanit pi umana non era preso in considerazione.Per lermetismo, al contrario, la realt profondamente unitaria e ogni suo aspetto era accettato come parte di ununica totalit che tutto pervadeva e tutto comprendeva, un tutto unico in cui dicotomie e distinzioni come quelli fra anima e corpo, spirito e materia, si adattavano e si integravano armoniosamente. Ogni cosa, a suo modo, aveva un valore ed era inglobata in un disegno complessivo. Perfino il male, affrontato e riconosciuto come tale, aveva il suo posto nel piano generale. Nel Faust di Goethe, Mefistofele si presenta con mesta autoironia come un principio che persegue costantemente la malvagit ma, senza volerlo, realizza il bene, svolgendo il proprio ruolo nel dramma morale e cosmico della realt. Questo un atteggiamento caratteristico dellermetismo. Diversamente la gnosi degli ermetici, al contrario di quella dei dualisti, implicava la conoscenza diretta e lintegrazione con unarmonia totale.

Allinterno di tale armonia, ogni essere collegato con laltro attraverso una rete di relazioni combinate che si basavano sul principio dellanalogia. Le cose riecheggiano, riflettono, rispecchiano altre cose, equivalgono, corrispondono ad altre cose. La realt unintricata e vibrante ragnatela vivente di corrispondenze, simili alle note o agli accordi musicali, ricorrenti in continue combinazioni e mutamenti, che si fondono in una sola grandiosa sinfonia; ancora la realt paragonabile allintreccio di una moltitudine di fili colorati, che contribuiscono a creare un unico tessuto o arazzo senza giunture. Secondo la Tavola di smeraldo lalto proviene dal basso e il basso dallalto: lopera miracolosa dellUno.[8] E in unaltra traduzione pi conosciuta: ci che in alto uguale a ci che in basso e ci che in basso uguale a ci che in alto.[9] Questa espressione stata spesso ridotta alla formula semplice Come lalto, cos il basso.

IL PROCESSO ALCHEMICO .

L'alchimia nasce in epoca ellenistica per l'innesto del pensiero greco su alcuni elementi della religiosit egiziana; lo stesso nome "alchimia" trae origine da un attributo di Iside "la nera" (kemia, in egiziano). In effetti l'opera alchemica ripete, nei suoi significati, il ciclo di Osiride cos come tramandatoci da Plutarco.
Il neolitico, presenti ovunque nel Mediterraneo e rimasti alla base dei cicli misterici ed iniziatici noti in epoca storica; esso consiste in un lavoro di ampliamento della coscienza; in alchimia ci avviene attraverso una discesa (descensus) nel buio della materia informe, seguita da una successiva ascesa (ascensus, sublimatio) che libera la "Anima del Mondo" ("anima mundi", identificabile con "imago Dei","vinum ardens", "spiritus mercurialis", "quintessenza", ecc.).
Il senso originario dei cicli iniziatici consisteva nel superamento del timore della morte attraverso la partecipazione alla ciclicit della natura, soprattutto del grano (ostensione della spiga in Eleusi) che rinasceva verdeggiante dopo la morte (il seme nel terreno). L'iniziato conseguiva cos una superiore comprensione del reale. Le fasi del processo alchemico sono diverse a seconda degli autori, anche se i significati analogici restano gli stessi malgrado l'infinita variet dei nomi. L'enorme nomenclatura infatti da attribuirsi alla interiorizzazione della natura operata dagli alchimisti, che ha dato luogo a termini personalissimi e volutamente oscuri per alludere a fenomeni sostanzialmente sempre analoghi.
Il numero di queste fasi legato ai significati magici dei numeri stessi; esse sono, a seconda degli autori, 4, 3, 7 o 12. Si pu tuttavia riassumere il processo in 4 fasi, che furono successivamente ridotte a 3 in epoca cristiana per evidenti esigenze trinitarie.
Le 4 fasi dell'alchimia debbono la loro origine all'importanza della tetrade in tutto il pensiero sapienziale greco, e antico in generale (Roma era quadrata e rotonda) e presero il nome dai 4 colori fondamentali della pittura greca (nero, bianco, giallo, rosso). Esse furono parallelizzate ai 4 elementi, alle 4 stagioni, e alle 4 fasi del giorno, facilmente rintracciabili seguendo questo tabella:

Melanosi

(Nigredo)

(Opera al nero)

Terra

Inverno

Notte

Leucosi

(Albedo)

(Opera al bianco)

Acqua

Primavera

Aurora

Xantosi

(Citrinitas)

(Opera al giallo)

Aria

Estate

Giorno pieno

Iosi

(Rubedo)

(Opera al Rosso)

Fuoco

Autunno

Tramonto

Di queste fasi, la Xantosi non ha praticamente una propria autonomia, e scompare con l'affermarsi delle esigenze trinitarie; le tre restanti corrispondono, con analogia agraria, alla semina (inverno), alla germinazione (primavera), e alla raccolta (autunno).
Di seguito un breve cenno su questi paragoni e sui colori successivamente introdotti da alcuni autori nel processo alchemico ("cauda pavonis", cio presenza dei 7 colori dell'Iride; "viriditas"; e , infine, il blu).
Essenziale al conseguimento dell'obbiettivo (lo "opus") la morte iniziale e la successiva "putrefactio" simboleggiata dalla semina (il seme nella terra si macera) corrispondente alla "nigredo" e all'inverno. Perch il seme fruttifichi esso deve essere infatti sepolto nella terra per tutto l'inverno. Questo il "regime di Saturno", la fase "al nero" che copre da sola la met del ciclo, cos come la notte copre la met del ciclo solare giornaliero.
Al "regime di Saturno" segue il "regime di Giove", per questo motivo molti autori, dopo la "nigredo", inseriscono la fase detta "cauda pavonis", caratterizzata dai 7 colori dell'Iride. Iride messaggera di pace inviata da Giove, e i 7 colori formano egualmente il bianco; altri autori fanno invece precedere la "rubedo" dalla "viriditas" (opera al verde).
L'analogia tra "albedo" e "viriditas" pu essere cos impostata. Il "lavaggio" ("baptisma")conduce dalla "nigredo" alla "albedo" corrispondente all'elemento acqua, alla "luna", alla "Regina" (la "rubedo" il "Rex" della "unione degli opposti" o "nozze chimiche"). L'opera al bianco fase animica e quindi non pu essere il termine dell'opera; essa tuttavia la fase fondamentale della resurrezione posta all'insegna dello "umido" e della primavera. In questo si vede la sua equivalenza con la "benedicta viriditas" (verde e rosso sono due colori del "leone", dello "zolfo", del "mercurio" che duplice e androgino, dunque equivalente all'unione di "Rex" e "Regina", rosso e bianco). Il verde il colore della vegetazione risorta, il colore della Resurrezione e dello Spirito Santo. Osiride rinato, che vegetazione rinata a campo verdeggiante, "bianco". "Horus bianco, Osiride nero" dice Plutarco; ma Horus appunto Osiride rinato mentre il "nero" si riferisce ad Osiride smembrato.
Anche quando si usano analogie diverse il risultato non cambia: per Khunrath, ad esempio, al regime "verde" di Venere (simbolo di anima, amore, femminile, generazione) segue il color porpora (morte) da dove nascer l'albero filosofico; poi l'Iride ("cauda pavonis"), e quindi il blu, regime di Marte. Il processo uguale (anche se sotto diversa analogia) per Dorn: blu il colore del Mercurio come quintessenza, mentre la "fontana della forza" , per Dorn, il luogo ove si realizza lo "opus". Infatti, se nella "fontana dell'amore" si realizza l'unione di anima e spirito, solo nella "fontana della forza", spirito e anima si uniscono al corpo e si realizza quindi l'opus.
L'opera al giallo, o "xantosi", o "citrinitas", venne, omessa nel tempo, e non ha una sua propria fisionomia; essa intesa come preludio al "rosso". Evola, che pure limita la trattazione ai tre colori, nel parallelizzare colori e stagioni accenna, senza darvi seguito, a "rossa" estate e "aureo" autunno; rosso e oro per (gi sinonimi nell'antichit ellenistico-egiziana) vengono poi da Evola stesso fusi nella trattazione o identificati con la "iosi", fase finale. La quale appunto quella del "rosso" autunno, nel quale si raccolgono i frutti L'autunno anche la stagione della vendemmia, e lo scopo dell'opera il "vino rosso" o "dei filosofi" (Mercurio bianco e rosso il vino bianco e rosso) o "ardente".
L'unione alchemica di bianco e rosso trova equivalenza nel pane e vino della Messa, intesi come "femmina" e "maschio", anima e spirito. Il pane, del resto, si fa col grano, la pianta protagonista del ciclo agrario che verdeggia a primavera e simboleggia lo "opus", il cui scopo primo la rinascita, o "albedo", o "viriditas". Questa unione di bianco e rosso, o di verde e rosso, la corretta analogia da ricordare al riguardo.
Nei popoli emergenti dal Neolitico, pane e vino erano intesi come simboli dell'evoluzione umana, visto che solo le societ evolute erano in grado di produrne; allo stesso modo la metallurgia - capacit di manipolare i metalli - racchiudeva in s i significati magici dell'alchimia, e manifestava la capacit dell'uomo di operare sulla natura, di "trasmutare".
Riassumendo, nell'opera alchemica, massimo simbolo del lavoro umano, "arte" per eccellenza, si hanno, indipendentemente dalle tante simbologie usate, tre fondamentali momenti "agrari":

1) Morte (nero, inverno, notte)

2) Rinascita (bianco o verde, primavera, aurora)

3) Raccolta dei frutti (rosso, autunno,tramonto)

L'opera ciclica, come ogni morte-rinascita e ogni ciclo agrario: il novembrino Scorpione annuncia un nuovo processo.
Il pensiero Alchemico per, non consiste soltanto in una serie di speculazioni pi o meno cifrate, l'Alchimia cos concepita, intesa cio come sistema di pensiero o "filosofia naturale", una deformazione recente; in realt l'alchimia comportava concrete operazioni sulla materia, ed da sottolinearsi che, senza tali operazioni, l'alchimia stessa non sarebbe stata ipotizzabile.
Lo stesso Jung, che dell'alchimia ha dato una interpretazione storico-psicologica considerandola come espressione di una proiezione di contenuti psichici, ribadisce l'impossibilit del pensiero alchemico senza una materia sulla quale proiettare questi contenuti. Del resto l'alchimista occidentale intendeva percorrere un processo di "imitatio Christi" nella redenzione della materia, e in ci proseguiva l'antica finalit alchemica di ripetere la cosmogonia come imitazione del divino a fini umani, cio come sua umanizzazione e razionalizzazione (che poi il fine del pensiero magico, tradotto oggi nella tecnologia).
Il mondo ancora tutto da comprendere e da costruire, operazioni che l'uomo pu compiere soltanto nell'ambito delle proprie strutture mentali, assumendo, all'interno di esso, l'inesplorato sul quale esse si proiettano. Questo compito pu sembrare grandioso, esso in realt umilmente nella sua quotidianit; gli alchimisti sapevano che la pietra filosofale non che la pi comune delle pietre, non visibile ai pi, gettata via ma reperibile ovunque.

DEDALO E LABIRINTO
"Il mondo un labirinto dove lanima deve errare fino alla sua liberazione."
(lppolito, 3' secolo dopo Cristo)

Dedalo e labirinto: enigmatici simboli che, nel corso dei secoli, furono impiegati in diversi modi ed evocano delle immagini molto differenti. Questi due termini sono spesso usati con lo stesso significato.

Il labirinto, sino al momento in cui viene riconosciuto l'unico cammino che conduce al centro, somiglia molto a un dedalo; esso presenta una rete di tortuosit sorprendenti, apparentemente senza scopo, se non si capisce chiaramente che tutto ci porta a un determinato fine. Nel labirinto, contrariamente al dedalo, il cammino termina al centro. In un dedalo vi sono molti itinerari praticabili: i bivi insidiosi e le vie senza uscita non consentono una chiara visione del percorso, ci si smarrisce facilmente.

Il labirinto ermetico simboleggia la via che porta al principio centrale, interiore, dei microcosmo. Chi trova l'entrata pu raggiungere il centro, purch non torni indietro. In un labirinto non c' scelta tra sinistra e destra, ma solo fra l'avanzare o il tornare indietro. Chi non persevera muore. Chi riesce a vincere diventa un altro uomo.

Il termine labirinto evoca le parole latine labor intus, che significano "lavoro interiore". Da questo punto di vista, il labirinto la via interiore che bisogna trovare e percorrere fino alla fine. Chi l'ha trovata non pu pi sbagliare, purch non ritorni nel dedalo delle sue percezioni sensoriali.

Il dedalo , infatti, lo spazio chiuso in cui erra l'uomo che si lascia guidare da una coscienza orientata sulle impressioni dei propri sensi. Il dedalo, allora, mostra innumerevoli possibilit e indica scelte apparenti, spesso contraddittorie.

E, dunque, un simbolo appropriato della vita esteriore dove regnano solo lotta e confusione. Il poeta Virgilio (70- 19 a. C.) descrive differenti dedali. Dice che sono costituiti da migliaia di percorsi e presentano molteplici direzioni contrarie. Errare in un dedalo, secondo lui, equivale a fare dei nodi inestricabili, poich il cammino inverso non visibile.

Gli autori che hanno collaborato a questo scritto tentano qui di sottolineare, il pi chiaramente possibile, le differenze dei significato di questi due simboli - dedalo e labirinto -, dimostrando che non possono confondersi. Hanno constatato che il cercatore di verit sensibile all'immagine degli uomini erranti in questi nostri tempi incerti. Il dedalo e il labirinto si trovano nell'uomo! Egli costretto a esplorarli per ritrovare se stesso, risolvere i suoi problemi e raggiungere il vero scopo della sua vita.

Il numero dei cercatori cresce, con una velocit sempre maggiore, in tutto il mondo. Di solito, per, il velo dell'ignoranza talmente spesso che pochi cercano la verit iniziando da un'immagine pura e concreta.

Attualmente, come nel lontano passato, il labirinto affascina perch fa un chiaro riferimento al cammino di ritorno. Linizio del viaggio di ritorno in patria nascosto al centro del microcosmo.

Cercheremo di mostrare questo aspetto. Speriamo che i lettori possano trovare in queste considerazioni delle indicazioni per avvicinarsi sempre di pi alla sorgente centrale che in loro; speriamo, inoltre, che possano cambiare il dedalo della coscienza terrestre con un cammino chiaro, visibile e sicuro verso il tesoro nascosto al centro del loro labirinto.

Se il dedalo evoca landirivieni tra i valori estremi della vita, il labirinto si presenta a chi intraprende un altro cammino. Lerrare precede sempre il ritorno in patria.

IL LABIRINTO: ORIGINE E SIGNIFICATO

Chi sente la parola "labirinto" pensa forse a un complicato dedalo, abilmente elaborato, a una sorta di attrazione esotica in cui ci si perde facilmente: trovare l'uscita fra tutti i possibili percorsi un gioco, una scommessa e un'arte. La parola labirinto viene anche utilizzata per indicare circostanze intricate, confuse; o per indicare - ad esempio - che qualcuno si perso o bloccato in una situazione inestricabile.

Se si cerca l'origine e il significato del labirinto, ci si scontra con il paradosso della somiglianza e della differenza tra "labirinto" e "dedalo". Il labirinto pu anche essere un dedalo, ma un dedalo non un labirinto.

Quasi ovunque, nel mondo, esistono delle costruzioni che rappresentano un labirinto: esse sono composte da insiemi di corridoi e di spirali edificati con pietre pi o meno grandi. Il labirinto anche riprodotto su manoscritti, su rocce, su monete, e cosi via. A volte tali costruzioni hanno migliaia di anni; se ne parlava gi nell'antichit classica, e si visitavano con curiosit le rovine. Lo storico greco Erodoto (484-425 a.C.) descrive nelle sue Storie ci che vide visitando, in Egitto, le rovine del "labirinto" situato vicino al lago Moeris (attualmente lago Karoum) presso Arsino. Questo sito chiamato "Il Tempio dell'ingresso del lago", o "Amenemhet vive". Nella seconda parte della Dottrina segreta, H.P. Blavatsky dice che tale tempio ancora pi antico della piramide di Cheope, e che si tratta di una descrizione simbolica delle razze umane e delle tre dinastie (gli Dei, i Manas - semidei della terza e quarta razza - e gli eroi della quinta razza) antecedenti le dinastie regali puramente umane. Tali dati sono, in parte, rappresentati nelle gallerie e nei corridoi di questo labirinto egiziano. Poich le tre inversioni dei poli modificarono naturalmente l'aspetto dello zodiaco, ogni volta fu necessario costruirne uno nuovo.

E possibile che Erodoto abbia chiamato labirinto questo insieme di edifici, di camere, di colonnati e di tombe regali. Tale parola, infatti, veniva spesso usata per indicare un insieme di costruzioni in cui era facile perdersi.

Non certo che il nome originale di questo complesso iniziatico corrisponda alla nozione di labirinto. Gli storici suppongono che il gigantesco complesso egiziano possa essere stato il modello a cui si ispir il famoso labirinto di Creta, costruito molto pi tardi e collegato al celebre mito di Teseo, del Minotauro e del filo di Arianna.

UN SOLO INGRESSO, UN SOLO CAMMINO

Nell'Antichit, la parola labirinto indicava una costruzione con un solo ingresso e con una pianta cos complessa che, all'interno di essa, i profani potevano soltanto perdersi. All'epoca dei Rinascimento si aggiunse la nozione di "dedalo".

Secondo Erodoto, fu il faraone Amenemhet (1842-1797 a.C.) che costru, come tomba, il labirinto egiziano ai piedi della piramide di Hawara. I custodi raccontarono allo storico greco, durante la sua visita, che nella tomba si trovavano dodici faraoni e un gran numero di coccodrilli sacri; gli fu, per, vietato l'accesso. Pi tardi, altri visitatori considerarono questo insieme - di circa trecento metri per duecentocinquanta - come una delle sette meraviglie del mondo. Attualmente ne restano soltanto poche colonne. Larcheologo inglese Flinders Petrie cerc, nel 1888, di liberare dalla sabbia queste costruzioni per scoprire come i saccheggiatori della tomba avessero potuto, qualche migliaio di anni prima, raggiungere il loro scopo attraverso la rete di corridoi e di passaggi. Secondo lui dovevano possedere una mappa. La sua ricostruzione del labirinto non riproduce, per, la forma conosciuta del labirinto dei Misteri. Lo storico tedesco Athanasius Kircher (1602-1680) fece un magnifico disegno seguendo la ben nota leggenda. Ma tutti questi tentativi non fanno altro che trasporre sulla carta la fantasia personale di ognuno. Stando alle descrizioni stilate dai diversi storici, dopo l'avvento dell'era cristiana, si tratta di un enorme complesso che suscita molte domande e d poche risposte.

La descrizione di Erodoto (484-425 a.C.) interessante: una costruzione inimmaginabile comprendente dodici grandi strade coperte e tremila vani, di cui la met sotto terra. Seguendo un altro autore greco, Diodoro di Sicilia (primo secolo a.C.), il labirinto egiziano era la tomba di dodici re che regnarono sulle dodici province, o nomi, d'Egitto.

Nelle descrizioni di questi due autori greci, non si trovano complesse reti di corridoi. La regolarit armoniosa degli edifici non permetteva di errare come in un labirinto. Senza dubbio, le loro dimensioni e la loro complessit hanno giustificato l'impiego della parola labirinto, termine che - molto pi tardi - fu legato alla nozione di "lavoro interiore".

Un vero labirinto dei Misteri evoca i temi della morte fisica e spirituale, della nascita e della resurrezione; questi temi avevano un ruolo centrale nei Misteri egizi e nel culto che ne derivava. Le camere sotterranee fanno certamente pensare a un tempio funerario, ma era anche un luogo d'iniziazione in cui il faraone veniva preparato per il suo compito di sacerdote-re. In numerosi labirinti troviamo tematiche simili. In Malesia, su una delle isole delle nuove Ebridi, Malekula, esiste un rito in seguito al quale l'anima del defunto si avvicina al labirinto tracciato da un guardiano che ne cancella, poi, la met. Un anima, per guadagnare l'immortalit, deve ripristinarlo nella sua totalit prima di poter raggiungere il centro.

Quasi ovunque, nel mondo, si trovano dei disegni incisi sulle rocce e delle rappresentazioni di labirinti. I pi antichi risalgono a migliaia di anni fa. Mostrano tutti una struttura omogenea comprendente un cammino in spirale che porta fino al centro. La forma di base una croce circoscritta in un cerchio, generata - per cos dire - dal movimento intorno al centro. La croce simboleggia la terra o la personalit, composte tutte e due da quattro elementi o forze eteriche che si manifestano anche nei quattro corpi, o veicoli, della personalit. Il cerchio pu essere il simbolo dei sole, del macrocosmo o dei microcosmo. Il labirinto con i suoi sette, nove, dieci o dodici giri o circonvoluzioni pu essere considerato come un luogo di orientamento. Colui che vi entra in cammino per la destinazione finale: il centro, il nucleo del suo essere.

All'interno dello spazio chiuso del labirinto, cio in se stesso, si sforza di conciliare due principi: la croce dell'uomo terrestre e il cerchio dell'eternit.

Nel labirinto, il cammino non conduce dunque direttamente al centro, ma segue una "deviazione massima".

IL DEDALO E LA DEGRADAZIONE DEL LABIRINTO?

La pi antica rappresentazione di un dedalo risale al Rinascimento italiano, all'inizio del XV secolo. Pi tardi, all'epoca barocca (che si manifest in Italia nel XVI secolo) e rococ (che segu il barocco), la concezione del labirinto si trasforma in un percorso nel quale ci si inoltra fra siepi potate, in un giardino, senza altro scopo che divertire o sviare i visitatori. Si dice che il Papa Clemente X amasse inviare i suoi servitori nel dedalo e che, quando si erano perduti, li richiamasse in fretta ai loro doveri.

Il cammino la differenza essenziale fra il dedalo e il labirinto. Il labirinto, nella sua forma pi antica, comporta una via, un percorso, un accesso. Il dedalo offre numerose vie e possibilit. Nel dedalo, i muri - o pareti - sono cos alti che impossibile guardare al disopra. In un labirinto non ci sono incroci o biforcazioni. La via unica conduce sempre verso il centro, nonostante ogni tipo di giro e di percorso. Chi vi entra non pu dunque sbagliarsi. E un meraviglioso simbolo del cammino che deve percorrere chi cerca la verit.



IL FILO D'ARIANNA

Il labirinto dei Misteri una figura geometrica con forma rotonda o rettangolare. La sua pianta, vista dallalto, bella, armoniosa e mostra le seguenti caratteristiche:

- presenta una sola apertura;

- il percorso sconcertante e si dispiega, serpeggiando fino al centro, in una maniera imprevedibile;

- le circonvoluzioni occupano l'intero spazio interno;

- il cammino passa, periodicamente, molto vicino al centro.

Seguendo il percorso, il raggio d'azione diviene pi piccolo. Questo pu significare, dal punto di vista filosofico, che si perde la zavorra, i propri beni terrestri, ma in compenso si acquista concentrazione, interiorizzazione e orientamento sul principio stesso del cammino verso l'interno.

Si resta colpiti dal fatto che il movimento presenti - a fasi alterne - espansione e riduzione, inspirazione ed espirazione. Questo movimento alternato, la cui direzione cambia senza sosta, si svolge su tre piani.

La parola labirinto fu "latinizzata" nel Medio Evo in labor intus, lavoro interiore. Sebbene questa etimologia sia inesatta e non corrisponda al significato originale, la traduzione designa comunque il processo che vi si svolge, corrispondente al labirinto. Chi entra per la porta stretta non ha pi riferimenti esterni, ma deve seguire il cammino interiore. Sul suo tragitto passa molte volte vicino al centro, ma senza poterlo osservare. Non si tratta di una perdita di tempo poich - avvicinandosi al centro per esserne poi allontanato - subisce un processo di maturazione nel corso dei quale viene provata la sua volont e la sua perseveranza. Un cammino in linea retta non potrebbe offrire lo stesso auspicabile risultato.

Questo centro viene rappresentato in diversi modi: pu esserci un albero della vita, una torre o un tempio, la morte, il Minotauro, un pellegrino, una montagna.

Qui, nel centro, avviene finalmente il confronto. Nel racconto simbolico che si svolge nel labirinto di Creta, l'eroe Teseo arriva davanti al Minotauro (un toro met uomo, met animale). E necessario sacrificargli sette giovinetti e sette fanciulle: i sette poteri dell'anima. Ma Teseo, grazie ad Arianna, trionfa sul mostro e pone fine al suo insaziabile appetito.

Cos il cercatore, arrivando al centro del proprio labirinto, pu incontrarvi un aspetto del suo io egocentrico, forma che emana da se stesso e si manifesta come un insaziabile mostro. Con l'aiuto dell'anima pura, simboleggiata da Arianna, ha la possibilit di neutralizzare questo aspetto dell'ego e vincerlo. Solo Arianna conosce l'entrata e l'uscita del labirinto. Chiunque osi intraprendere la lotta col suo personale Minotauro, riceve dall'anima tre poteri che si manifestano nel cuore, nella testa e nelle mani.

Quando questi tre poteri collaborano in armonia, costituiscono una. forza di opposizione capace di addormentare lio animale, il Minotauro. Solo allora, la spada dello Spirito pu decapitare il mostro. Il tenero legame dell'amore divino, il filo di Arianna che lega Arianna a Teseo, permette all'eroe di ritrovare l'uscita.

Per liberarsi dall'ego, che molto complesso, l'uomo deve effettuare numerosi giri attorno al principio centrale del suo essere. Nel corso di questo periplo, abbandona i suoi poteri personali: in altri termini getta via il suo intero fardello. Deve prima osservare e comprendere per poi abbandonare tutto ci che possiede, tutto ci che . Attraverso i tratti del suo carattere, contraddittori e laceranti, perviene allora alla comprensione; raggiunge finalmente quel punto, all'interno di se stesso, in cui pu abbandonarsi all'unit. Ma sino a quel momento, questo luogo sempre occupato dal Minotauro. LEgo rivendica tutto per se stesso. Ma se l'io accetta l'aiuto indispensabile dell'anima pura - l'atomo originale la scintilla divina - riprende il suo vero posto al centro del microcosmo.

Questo stato d'essere rappresentato in numerosi labirinti in cattedra del Medio Evo, labirinti in cui figura il Cristo come forza divina centrale.



MORTE, NASCITA E RESURREZIONE

Per l'uomo che viveva prima dell'era cristiana, lo scopo del labirinto era diverso da quello dell'uomo del Medio Evo. Quest'ultimo si volgeva verso la Nuova Gerusalemme per divenire cosciente dei mondo decaduto. Il percorso del labirinto era una sorta di pellegrinaggio che il credente doveva compiere camminando sulle ginocchia. Non era una cosa da poco! Il labirinto della cattedrale di Chartres ha un diametro di dodici metri con un percorso interno di duecento metri. Il paradosso del labirinto risiede nel fatto che, se da una parte rende accessibile il centro, dall'altra lo protegge dagli intrusi. Questo doppio significato mostra che ci si riferisce a un cammino d'iniziazione. I labirinti pi antichi servivano soprattutto a rappresentare il ciclo che va dalla nascita alla morte e dalla morte alla nascita, e cos via. Spesso era il simbolo di un percorso nel seno della terra, verso una "regina sotterranea. In India, il labirinto raffigurato su degli amuleti che servono ad alleviare le doglie del parto. Anche presso gli Hopi, i Kivas, il labirinto simboleggia la (ri)nascita. Il simbolo della Santa Terra Madre rappresentato nei loro santuari sotterranei con queste parole: "Tutte le linee e i corridoi del dedalo-abirinto formano il piano universale del Creatore, che l'uomo deve seguire nel cammino della sua! vita".



LIBERAZIONE FUORI DAL DEDALO

Il labirinto, nel XX secolo, non ha perso nulla della sua attualit. Nella confusione e nella frammentariet della vita moderna, mostra a molti la via del ritorno che pu, in una certa misura, neutralizzare la ragnatela tessuta dalle impressioni sensoriali. Il pensiero materialista, con le sue specializzazioni, il suo determiniamo senza fine, il suo ridurre tutto a concetti, le sue analisi e la sua ricerca di referenze, incatena la natura su un letto di torture. Perci qui meglio parlare di dedalo, il dedalo delle chimere che tengono l'uomo prigioniero delle abitudini dei suoi pensieri, sentimenti e azioni. Ci significa che mente e cuore seguono una falsa pista all'interno del dedalo e che gli atti che ne sono la conseguenza, dunque, generano il caos. La testa, il cuore e le mani, tuttavia, - cio la parte intellettuale, emozionale e motoria delluomo - sono stati concepiti per essere dei santuari attraverso i quali la saggezza divina possa manifestarsi.

Quando, con l'aiuto dei poteri dell'anima pura che emana principio fondamentale del proprio essere - il principio spirituale - si in grado di percepire chiaramente le illusioni del proprio ego, si pu anche fare l'esperienza dell'unit con la vita originale. Guidata dalla forza spirituale chiamata "Gnosi" - il nuovo sapere interiore che deve occupare il posto centrale in ciascuno - la mente ha la possibilit di compiere la missione per cui era stata creata: essere lo specchio della saggezza divina.

Anche il cervello composto da un gran numero di circonvoluzioni, simili a quelle di un labirinto. Lo spazio occupato dal cervello , cos, ugualmente sfruttato al massimo. Tuttavia, per poter utilizzare al meglio le sue immense possibilit spirituali, ognuno deve prima trovare l'uscita dal dedalo delle sue percezioni sensoriali.

IL DEDALO IN CUI ERRA CHI CERCA LA VERITA

Chi cerca la verit nel corso della propria vita pu scoprire, a un dato momento della sua ricerca, che esistono due realt: quella dell'illusione e quella dellessenza delle cose. Le illusioni sono dei sogni, chi lo ignora ne resta prigioniero. Chi insegue le chimere del mondo illusorio, deve soffrire continuamente e pener molto a raggiungere il centro, la sorgente e la causa della vita. Nel centro, nel cuore, si nasconde la realt, un mondo meraviglioso che si pu scoprire solo cominciando a vivere grazie alle correnti divine dell'amore e della saggezza. Questi flussi di forza divina sono onnipresenti, ma i veli dell'illusione - in cui molti si avvolgono - li rendono invisibili e impercettibili.

Chiunque viva nell'illusione, consacra tutta la sua energia ai pensieri e ai sentimenti che sorgono interiormente, cos perpetua le sue chimere. Ci che scambia per realt solo un'immaginaria impalcatura elaborata da lui stesso, e le sue rappresentazioni mentali ne sono solo un riflesso. Queste formazioni, strutture di pensieri e sentimenti, sono il risultato di una forza creatrice orientata male, e generano una realt separata, chiamata dalla filosofia gnostica della Rosacroce d'Oro sfera riflettrice". Questa sfera comprende tutte le idee e le proiezioni della realt che l'uomo ha creato, o crea, ma esse non fanno assolutamente parte della realt divina. Perci nella nostra epoca risuona un appello pressante, affinch sia distrutta ogni illusione - in cui il mondo intero immerso - e l'umanit prenda un'altra direzione.

Il cercatore che non ancora riuscito a liberarsi dalle sue illusioni erra, guidato da queste, come nei meandri di un dedalo. Spesso egli si avvicina allingresso del labirinto, ma, poich la sua attenzione distratta da altre cose, se ne allontana nuovamente. Tuttavia, il cammino che passa attraverso il labirinto dei Misteri lo conduce inevitabilmente al centro. Per giungervi, il cercatore di verit deve entrare per l'unica porta e percorrere la via senza angoscia, senza preoccupazioni e senza timori. Arrivato al centro, non errer mai pi, perch ha trionfato sull'ignoranza e acquisito l'onniscienza.

ILLLUMINAZIONE INTERIORE

Il desiderio di illuminazione, paradossalmente, pu divenire il maggiore ostacolo sul cammino. Poich gli esseri umani sono chiusi nelle dimensioni dello spazio e del tempo, si fanno un'immagine lineare della situazione che cercano di raggiungere. Essi immaginano di poter salire prima uno scalino, poi un secondo e infine un terzo. Ma la realt divina ben diversa da quella nella quale vivono gli uomini. LOrdine divino risponde alle proprie leggi e non a quelle degli uomini.

Poich essi oppongono una resistenza interiore, la realt divina li penetra provocando, generalmente, ci che si pu definire uno choc. Avvenimenti inattesi e dure esperienze li conducono in maniera incomprensibile, a causa della loro resistenza, verso il centro del proprio labirinto, fino al loro nucleo spirituale.

Gli uomini comprendono, allora, come sia impossibile trovare l'eternit e la perfezione in questo mondo. Se orientano il desiderio su quanto forse accadr un giorno, non possono tralasciare quanto , ora, veramente importante. La verit non si evolve, essa . Bisogna solo discernere quanto non vero, quanto illusione. Chi accetta di perdere le sue illusioni ha la possibilit di scoprire, grazie alla nuova libert, qualcosa di ci che esiste da sempre. Egli, per cos dire, d uno sguardo al di sopra dei muri dei proprio labirinto, e percepisce una realt diversa.

Le relazioni umane naturali possono, talvolta, portare a una grande illusione, e imprigionarci in un dedalo di chimere. Il desiderio di appartenere a un gruppo spesso il tentativo di compensare un gran vuoto interiore, e nasce dalla sensazione di isolamento nota a tutti. Si pensa che il contatto con altri faccia sparire questo senso di solitudine. Ci si affretta a entrare in un gruppo, piuttosto che subire il viscerale dolore della solitudine. Chi cerca un'unit superiore non deve pensare, per, che ci accadr scambiandosi piacevolmente delle idee, per quanto elevate. La voce dell'anima nuova si percepisce solo nel silenzio interiore; la personalit prova, allora, che non v' alcuna separazione nel mondo delle anime.

Una sola anima vibra in tutto e in tutti; ognuno, ristabilita l'unit con essa, legato a tutti.

BLOCCATO NEL DEDALO

Constatiamo che l'essere umano fortemente attaccato alle sue illusioni e alle sue proiezioni; egli, per paura del dolore e dell'ignoto, si aggrappa al mondo esteriore che conosce bene. Pensa con i dati di questo mondo e misura tutto con essi. Orienta incessantemente i suoi desideri verso l'esterno, finch non ha completato la sua esperienza.

Bench bloccato in diverse direzioni, continua a creare dei desideri e a corrervi dietro. Non pu agire diversamente, perch chiuso nel dedalo del proprio essere. Quando ne avr esplorato ogni angolo, potr finalmente sfuggire, e offrire alla sua anima immortale ci di cui ha sete. Pu pervenire al centro del labirinto solo quando si libera delle sue immagini deformate.

Allora, senza alcun egocentrismo, egli cerca un modo per compiere la missione della sua vita. Egli abbandona tutto il suo essere alla Luce che irradia per tutti. La liberazione non un fine personale, ma quello di tutta l'umanit. La Luce irradia, e deve irradiare anche attraverso di lui. Man mano che l'illusione e l'egoismo creano meno ostacoli alla Luce, egli testimonia sempre pi della vivente realt: "il Regno di Dio in voi.

IL LABIRINTO DEI MISTERI

Se scegliamo il termine "dedalo" come simbolo dellerrare, possiamo allora considerare il "labirinto dei Misteri" come simbolo del cammino iniziatico, gi tracciato, che ciascuno dovr un giorno percorrere.

A molti labirinti associato un mito che mostra chiaramente il cammino verso il centro. Tali leggende fanno riferimento alla vita e alla morte, ma soprattutto alla vittoria sulla morte per trovare la Vita. Non cosi per i dedali. Certo, alcune costruzioni somigliano molto ai labirinti dei Misteri, ma il dedalo appare di concezione pi recente; tracciato soprattutto per divertire quanti vi entrano, facendo loro perdere l'orientamento. Labirinti e dedali, avendo uno scopo differente, non hanno la stessa struttura. Ci si chiede ora se il dedalo non fu elaborato proprio per l'uomo del Rinascimento, sottoposto a una maggior influenza da parte delle sue vecchie radici karmiche. Nel Rinascimento, infatti, si cerca di ridare nuova vita a tutti i valori dei passato e, durante questo processo, pu darsi che anche il labirinto abbia acquistato una diversa forma. In tale epoca, i nuovi sviluppi allargavano gli orizzonti dell'europeo, stimolando e coinvolgendo diversamente la sua personalit. Luomo, al tempo dei labirinti dei Misteri, non era molto individualizzato. Il Rinascimento, invece, favorisce un'evoluzione che valorizza le qualit individuali e spinge l'uomo alla ricerca interiore della conoscenza di s.

In ci guidato e ingannato dai propri sensi, e questo causa lo sviluppo di una coscienza che si potrebbe definire un dedalo di tortuosit capricciose e di angoli oscuri, i quali portano facilmente a dei vicoli ciechi.

Chi non si mai trovato senza via d'uscita nel dedalo della propria coscienza? Chi, completamente sfinito per tutte le mutevoli possibilit che si rivelano negative, non ha comunque continuato a cercare l'unica via d'uscita? Il cercatore, se tale veramente, deve allora trasferire la sua ricerca dal dedalo al labirinto, dove l'attende la vita nuova ... o la morte. Qui si ritrovano le parole labor intus che significano "lavoro interiore". Se il dedalo rappresenta la vita esteriore, il labirinto simboleggia la vita interiore. Da ci nascono i miti e le simbologie che conosciamo.

CHI ENTRA NEL LABIRINTO?

Lingresso nel labirinto presuppone l'abbandono, da parte dei cercatore, del mondo esteriore. Questo tema appare chiaramente nel mito di Teseo e Arianna. Teseo penetra nel labirinto per vincere il Minotauro - met uomo, met toro - o, in altri termini, per uccidere in s ci che vi di animale, d'inferiore, affinch il superiore, il nobile, il divino viva. li legame con l'anima , per lui, un sostegno indispensabile. Il compimento di questa missione ha grande affinit con il tentativo, dei Rosacroce attuali, di condurre a buon fine il cammino dellanima.

Si pu, allora, considerare il labirinto come il complesso sacro che contiene il passato microcosmico. E possibile vagabondare in numerosi corridoi ed effettuare molti giri, ma l'unica azione indispensabile penetrare l'essenza stessa dei proprio essere. Chi troviamo in questo luogo? A seconda della fase del proprio sviluppo si incontreranno il mostro del karma personale o la Citt nuova, il Tempio, il nucleo interiore della vera vita, l'atomo Cristo, cio la porta d'ingresso della vita nuova.

Sebbene il termine labyrinthos sia greco, tale termine ci rimanda a un'epoca molto pi antica. Sono state effettuate molte ricerche e date numerose spiegazioni, ma si conosce poco sull'origine del labirinto. I grandi labirinti citati dallo scrittore latino Plinio A vecchio (23-79 d.C.) portano questo nome, probabilmente, perch egli stesso lo aveva trovato scritto presso altre fonti. La maggior parte delle spiegazioni scientifiche sono solo speculazioni basate su qualche nota di storici dei passato, come Erodoto, che visit i labirinti egiziani cinque secoli prima di Plinio. A quale di tali informazioni dare credito? Ogni interpretazione non forse l'espressione di una particolare coscienza, anche se si tratta di semplici descrizioni?

Un archeologo o lo storico, per esempio, che ha riunito dei dati, li interpreta secondo le sue idee. Le controversie sono numerose. Le spiegazioni basate su antichi racconti sono fantasiose, e difficili da collocare nel tempo, per cui poco probabile che divengano delle verit di base. Questo vale soprattutto per quanto si riferisce al dominio esoterico. In generale si pu dire che il desiderio il padre del pensiero. Per tutte queste ragioni ci permettiamo di dare la nostra interpretazione. Noi scegliamo di operare una distinzione fra labirinto e dedalo.

Il primo rappresenta il cammino interiore, e il candidato sceglie come Cristiano Rosacroce. Il secondo pu essere considerato come il mondo nel quale l'uomo, condotto dai propri sensi, erra fino a quando - colmata la misura - potr scegliere. Il dedalo, dunque, viene prima e il labirinto, lo speriamo, appare in seguito come conseguenza. La distinzione tra queste due funzioni si ritrova - negli antichi labirinti - unita alle costruzioni, ai giardini, ai templi, e cos via: luoghi di iniziazione utili a mostrare, a quanti ne erano capaci, il cammino che portava nel pi profondo di se stessi, con l'intento di uscirne rinati.

Se ci si riferisce alla lista dei labirinti di Plinio, si pu dire che le sue idee sono diverse da quelle dei cercatori venuti dopo di lui. Per lui si trattava di un insieme di costruzioni gigantesche e inaccessibili, parzialmente internate. E chiaro che tali costruzioni rappresentavano dei templi, poich i poteri - religioso e temporale nellantichit erano uniti. Ci sembra perci logico pensare che fossero luoghi di iniziazione dai quali si svilupparono, poi, i dedalo del Rinascimento. Perch? i percorsi nei labirinti antichi avevano lo scopo di combattere il subconscio, e il dedalo fu una forma rinnovata dei labirinto, ove i sensi giocavano un ruolo pi importante del subcosciente. Da migliaia di anni l'uomo, sul cammino dell'iniziazione, doveva affrontare il proprio subcosciente per vincerlo, proprio come avviene oggi. Ma attualmente, l'essere umano guidato dalla propria coscienza di veglia, a sua volta retta dai sensi. Bisogna aggiungere che la coscienza collettiva di oggi , quasi sicuramente, pi complessa di un tempo. E necessario liberarsi da essa con la forza e, usciti da questo dedalo, penetrare fino al centro del proprio essere, rientrare nel proprio labirinto, e risolvere la questione fondamentale della propria vita.

La liberazione dalla coscienza di gruppo eleva nella coscienza dell'anima, che ingloba tutta l'umanit. E vero che ognuno deve percepire le attivit dei propri sensi, e imparare a lavorare con la coscienza che ne deriva, ma vi una differenza. Il labirinto ha una sola entrata e un solo, percorso, mentre il dedalo - a seconda del costruttore - pu anche avere una sola entrata, ma vi si incrociano diversi percorsi rendendo, cos, la scelta estremamente difficile. Si possono paragonare le numerose vie alla molteplicit delle suggestioni e mistificazioni dei sensi. Un filo d'oro deve, anche qui, garantire l'uscita. Comenius dichiara che questo filo d'oro ci viene teso quando - nella semplicit e nella rinuncia ad ogni desiderio - ritorniamo a Dio.

La Conoscenza come Principio Supremo dell'Uomo"
...fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e
canoscenza" (Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno canto XXVI, 116-120)

L'Uomo tale grazie alla Conoscenza.
Dalla "mela" (o fico) del giardino dell'Eden a Prometeo che dona il "fuoco divino" agli uomini,l'Uomo "pecca" contro Dio-Zeus, "pecca" contro la Natura-Dio, che non pu pi soggiogare l'Uomo e dalla quale L'Uomo si affranca potendola conoscere, capire ed in parte dominare.

"Peccato" che l'essenza Divina dell'Uomo e lo rende diverso e superiore agli animali.
Tutta la storia dell'uomo e l'essere Uomo stesso inizia con la Conoscenza. Da l si sviluppato tutto, da l partito tutto, da l iniziato tutto.

LUomo tale poich in grado di conoscere l'Universo.
LUomo ha come essenza lamore per la conoscenza.
LUomo ha nel suo destino lamore della conoscenza.

Senza la conoscenza per l'Uomo nulla avrebbe senso, egli stesso non avrebbe senso.
La scoperta della conoscibilit del creato ha poi dato vita a tutta una serie infinita di altre scoperte da parte dell'Uomo.
Il principio di ogni cosa risiede nella conoscenza poich essa permette all'Uomo di capire, di comprendere, di orientare le sue azioni e i suoi progetti.

La conoscenza determinante poich su di essa si basa ogni forma di progresso, innovazione ed invenzione. Ogni aspetto della nostra esistenza si fonda su tale principio. Tutti gli elementi necessari alla vita delluomo sono determinati in maniera assoluta dalla conoscenza.

Il "Lavoro" anch'esso "punizione" del Dio-Natura contro l'Uomo peccatore-conoscitore che deve usare la sua conoscenza per trarre i frutti dal creato.
Il coltivare e custodire il giardino (Gen 2,15) non pi vissuto in un rapporto di comunione con il creato; lavere voluto mangiare il frutto dellalbero, laver preteso di dominare sulla realt, ha
frantumato il rapporto con la Natura, che ora si ribella e si rivela ostile allUomo.
Anche il lavoro una condanna-premio poich rende lUomo capace di sfruttare il creato e di conoscerlo pi a fondo.
Qualsiasi lavoro, qualsiasi opera dunque frutto della Conoscenza, da essa generato e con essa si struttura.

L'Uomo dopo avere mangiato il frutto della Conoscenza si scopre nudo, e ne ha vergogna. Ma la nudit sottende la sessualit e la sessualit amore.
Lamore stesso un processo conoscitivo. Gli amanti si amano poich si conoscono, pi si conoscono, pi si amano e pi si vogliono conoscere. All'affievolirsi della volont di conoscenza si affievolisce anche l'amore.

La Conoscenza ha una serie di principi su cui si basa:
- Cerca la Verit.
- Loggetto della Conoscenza la Verit.
- La Conoscenza accetta sempre la Verit.
- La ricerca della Conoscenza una caratteristica ed un dovere dell'Uomo. un dovere etico poich le sole azioni giuste sono quelle orientate dalla conoscenza e verso la conoscenza. un dovere teoretico poich la conoscenza genera amore per la conoscenza stessa e induce a cercarla all'infinito. un dovere estetico in quanto fa conoscere la sublime bellezza dell'Universo.
- E' inammissibile negarla. Sarebbe contrario alla natura Umana.
- E' sempre un bene per l'Uomo. La conoscenza di per s positiva per l'Uomo perch sua espressione ontologica.

La Conoscenza dunque il Principio che regola la nostra vita e che determina il nostro destino. E' la forza che ci rende padroni del nostro Fato.
La Conoscenza il Principio Supremo senza di essa non c' l'Uomo. Gandolfo Dominici.

Nemesi o la vicenda delle cose.

di Francesco Bacone.
Si tramanda che Nemesi fosse una dea venerata da tutti e temuta anche da fortunati e potenti. Era figlia della Notte e dellOceano. La sua effige era questa: alata e coronata, con nella mano destra unasta di frassino e nella sinistra una fiala nella quale stavano gli Etiopi; stava poi seduta su di un cervo.

Questo sembra essere il significato della parabola; il nome stesso Nemesi abbastanza chiaramente significa vendetta o retribuzione. Infatti lufficio e lo scopo di questa dea era il seguente: interrompere, ponendo il suo veto come i tribuni della plebe, la felicit costante e perpetua degli uomini beati. Non castigava solo linsolenza, ma colpiva anche la prosperit pi innocente e moderata travolgendola nelle avversit: come se nessun uomo potesse essere ammesso ai simposi degli dei se non per esservi beffato. Io, quando leggo in Caio Plinio quel capitolo nel quale egli raccolse tutte le miserie e gli infortuni di Cesare Augusto - che io reputavo il pi fortunato di tutti gli uomini, perch aveva una certa abilit di usare e usufruire della fortuna, e perch nel suo animo non dato notare niente di superbo o di leggero o di molle o di confuso o di triste (si era pure destinato di morire di sua volont) - giudico che grande ed onnipotente sia questa dea alla cui ara fu trascinata una tal vittima.

I suoi genitori furono lOceano e la Notte cio la vicenda delle cose e il giudizio oscuro e segreto di Dio; difatti quelle sono ben simboleggiate dallOceano a causa del suo perpetuo flusso e reflusso; la provvidenza occulta giustamente rappresentata dalla Notte. Anche presso i Gentili questa misteriosa Nemesi era ben nota (allorquando specialmente lumano giudizio era discorde dal divino).

Cadde pure Rifeo il pi giusto che ci fosse tra i Troiani ed osservantissimo della giustizia ma gli dei diversamente lo giudicarono. - (Virgilio Aen. , II, 42)

La Nemesi rappresentata alata per i mutamenti improvvisi ed imprevisti delle cose; infatti in ogni ricordo di avvenimenti di solito accade che uomini famosi e prudenti perirono per quei pericoli che avevano oltremodo disprezzato. Cos M. Cicerone essendo stato avvertito da Decimo Bruto dellinsincera fede e dellanimo vendicativo di Cesare Ottaviano, rispose semplicemente: Ti sono poi assai grato, mio caro Bruto, perch mi hai voluto far sapere questo, quantunque si tratti di una sciocchezza. (Cicerone, Ep. Ad Brutum, XI, 21)

Nemesi insignita anche di una corona per la natura invidiosa e maligna del volgo: quando infatti i fortunati ed i potenti rovinano allora il volgo esulta e cos incorona Nemesi. Lasta posta nella destra riguarda coloro che Nemesi percuote e trafigge. A quelli che non colpisce con la calamitosa disgrazia, mostra con la sinistra uno spettro spaventoso ed infausto: fuor di dubbio infatti per i mortali, anche se posti nel sommo culmine della felicit, son riservati morte, malattie, infortuni, tradimenti di amici, capovolgimenti di situazioni e cose simili, simboleggiati dagli Etiopi nella fiala. Virgilio infatti, nella descrizione della battaglia di Azio, aggiunge elegantemente a proposito di Cleopatra: In mezzo la regina col patrio sistro, invoca le schiere e non ancora scorge alle spalle due serpenti. (Virgilio - Aen., VIII, 696-697)

Non molto dopo, ovunque si volgesse, era infatti perseguitata da schiere di Etiopi. Al fine giustamente si aggiunge che Nemesi assisa su di un cervo; perch il cervo un animale oltremodo vivace e pu forse darsi il caso che colui il quale giovane sia rapito dal fato sfugga da Nemesi in anticipo; colui che ha goduto invece una lunga felicit e potenza, fuor di dubbio si sottomette a questa dea e, per cos dire, se la porta sulle spalle.

(tratto dagli Scritti Filosofici Ed. UTET a cura di Paolo Rossi)

Esoterismo nella tradizione nordica.

In riferimento alla Tradizione Nordica e ai suoi aspetti esoterici in questo testo mi occuper di due temi; da un lato, esaminer in linea generale alcuni aspetti della tradizione Nordica e, dallaltro, mi soffermer ad esaminare i caratteri esoterico-iniziatici della figura di Odino e qualche relazione con Thoth-Ermete.
La parte finale del testo relazione sar dedicata alla formulazione di alcune differenze tra lesoterismo della tradizione nordica e lesoterismo antico sorto nel bacino orientale del Mediterraneo e diffuso in epoca medioevale nel sud dellEuropa.
Prima di affrontare il tema vorrei precisare cosa intendo per esoterismo e per tradizione.

Le nozioni di esoterismo e di tradizione

Per esoterismo in questa sede mi riferisco a una visione del mondo, della natura e delluomo, fondata su specifici concetti e nozioni e coniugata con un insieme di pratiche. La visione esoterica si fonda, oltre che su molte categorie, che ho esaminato a fondo in un mio lavoro pubblicato sulla rivista Arkete, in particolare sul superamento della distinzione tra uomo, dio e natura e sulla concezione del divino, in qualsiasi modo lo si voglia intendere, come qualcosa che non trascende in senso stretto luomo e il mondo e come tale di per s una condizione dellessere, pi che meramente un ente supremo. Da qui il secondo aspetto dellesoterismo, quello della pratica: si tratta di una via verso il divino, qui inteso come la dimensione delloltre e dellinvisibile, che si costituisce come una presa datto della matrice di essenza delluomo che, tuttavia, per essere raggiunta necessita di un processo iniziatico che consiste in una continua ricerca dellessenza interiore ( se si vuole del divino) con lausilio di specifici simboli, riti e rituali. In tal senso, pur con i limiti imposti in questa sede, si pu dire che la visione esoterica non prevede una fede religiosa in senso stretto, quanto una propensione interiore che pu anche poggiarsi sulla credenza in un essere supremo, ma mai considerato come lelemento finale, quanto quello iniziale. Per questo, ogni visione esoterica si differenzia da qualsiasi visione strettamente teologica, anche se, allinterno di una visione teologica pu essere presente e praticata una via esoterica; in tal caso, essa non si fonda su un atto di fede bens su una tensione psichica mirata alla ricerca delloltre e dellinvisibile.
In questa sede, con il termine tradizione mi riferisco a un insieme di credenze, concezioni e pratiche proprie di un popolo o di una etnia che sono state accettate per un periodo di tempo piuttosto lungo della sua storia, pur con rilevanti modificazioni, e che hanno caratterizzato la cultura , o alcune parte di essa, di quel popolo o etnia. La Tradizione, quindi, per cos dire, ci che permane di una cultura nel tempo a differenza di ci che transeunte e scompare. La Tradizione, per, non va pensata come immutabile, bens come mutabile lentamente nel tempo, ma sempre in modo che il nuovo, pur superando ci che passato, resta sempre correlato con questultimo. Nel nostro contesto il termine tradizione ristretto agli aspetti religiosi, sacri ed esoterici della cultura delluomo. Sulla base di questa definizione la tradizione nordica a cui far riferimento quella propria delle culture del Nord Europa in un periodo a cavallo tra gli ultimi secoli dellera pagana e i primi dellera cristiana. In tal senso, non far riferimento, se non in modo marginale, alla cultura dei Celti che, come noto, hanno avuto non pochi contatti con le culture nordiche.
Questa tradizione si pu dire abbia una connotazione religiosa con una matrice magico-scamanica; ci significa sostenere che in tale tradizione, cos come accade in molte altre culture, incluse quelle cosiddette non letterate attuali, la credenza nel divino intrisa di elementi magici, per cui le stesse pratiche religiose appaiono come pratiche magiche nelle quali in modi diversi o pu essere presente il divino, o in generale il sacro, e luomo in grado per mezzo di esse di accedere al sacro e al soprannaturale e al contempo di trasformare il mondo, inclusi gli accadimenti naturali e il corso degli eventi umani.
In tale ambito uno degli aspetti esoterici rilevanti proprio quello di tipo teurgico che si sostanzia in un ampio spettro di riti che, in non pochi casi, si esprimono in una ritualit che intende operare uno stretto legame con le forze della natura con un atteggiamento ieratico verso di esse. In questa prospettiva, la tradizione nordica non di discosta, se non per le modalit rituali, da altre tradizioni cultuali come quelle proprie dellet arcaica della grecit o della romanit od ancora da quelle di altre culture stanziali agricole o pastorali. Se con il termine esoterismo, come si detto, facciamo anche riferimento a un insieme di pratiche che sono dirette a una modificazione dellanimus, allora, si deve sottolineare che nella tradizione nordica non si rinvengono vere e proprie tecniche o vie che permettono di accedere a tale modificazione. Non si rinvengono vere e proprie scuole esoteriche od esoterico-iniziatiche tali quelle che si sono sviluppate nellantichit nel bacino orientale del mediterraneo o allinterno delle culture degli Ari che nelle loro emigrazioni dal centro Asia si sono diffuse verso il sud di questo continente. Ci non significa affatto che nella tradizione nordica non siano presenti aspetti esoterici ed esoterico-iniziatici che si differenziano, come si accenner tra poco, da quelli propriamente fideistico-religiosi. Nel seguito prender in esame alcuni di questi aspetti.
A questo punto utile indicare qualche elemento che caratterizza la tradizione esoterica nordica, tentando in tal modo di varcare le soglie del sacro-religioso e far emergere elementi di natura esoterica nel senso indicato.

Alcuni elementi della tradizione nordica in ambito sacro

Il primo elemento proprio quello della forte presenza della magia: qui intesa nel senso di una vera e propria pratica di manipolazione simbolica che d luogo a una modificazione del reale ritenuta come tangibile nel mondo. Nella tradizione nordica lelemento esoterico-iniziatico di ordine magico e in particolare sciamanico e ci significa che la via verso la sapienza si sostanzia in pratiche magiche, operate o meno da uno sciamano, che mirano a un controllo degli eventi umani e non umani. Si pu dire che si tratta di esoterismo-magico in quanto questa mutazione del visibile viene attuata con un ricorso allinvisibile che si manifesta in particolare forme che necessario apprendere per operare magicamente. Non vi sempre un intervento diretto di una divinit, anche se pu esserci in modo traslato, e in tal senso le pratiche magiche sono evocazioni delle forze del cosmo con luso di particolari segni e strumenti che permettono di agire con specifici rituali per trasformare gli eventi. Per questo, le pratiche esoterico-magiche si differenziano sostanzialmente dai rituali fideistico-religiosi in cui si richiede una fede e ci si aspetta lintervento diretto di un divino dotato di potenza personale.
Per operare in senso magico, allora, bisogna accedere alla sapienza perch solo con essa, e non con la fede, che si pu agire per trasmutare il mondo e gli eventi umani. Da qui la via iniziatica fondamentale per accedere alla dimensione sapienziale. Nella tradizione nordica, sebbene, in modo pi appariscente di natura fideistico-religiosa, si rinvengono tali elementi esoterici per cui possiamo sostenere che, al di l di caratteri sacro-religiosi, la tradizione nordica porta con s una valenza esoterica.
Tale valenza, come si detto, si incentra sulle pratiche sciamaniche di evocazione magica, ben diverse dai percorsi esoterici propri di altre tradizioni come quella ermetica, e su tale differenza ci soffermeremo nel seguito.
La sapienza, allora, a cui fa riferimento la tradizione nordica, quella svelata da Odino e, come si detto, riferita alla conoscenza delle signatura e delle formule onde operare in modo magico. Tali signatura e formule, come noto, sono, da un lato, anche se marginalmente, le parole dei carmi, come quelli dellEdda, tra cui lHavaml, ma ancor pi una lingua, per cos dire magica, che costituita dalle rune. Runa significa mistero ed occulto, per cui la conoscenza delle rune origina quella sapienza che permette il loro uso e la loro manipolazione per accedere alle forze dellinvisibile, agire direttamente dentro di esso e con esso, per modificare il corso degli eventi in senso benefico e malefico.
Le rune sono cos il nucleo della tradizione nordica e il loro carattere fondamentale, diversamente da quello di altri linguaggi magici, consiste nel fatto che ognuna delle 24 rune portatrice di diversi significati che sono compresi da chi ha appreso la loro interna sapienza ed cos in grado di interpretarle ed usarle. Ci che caratterizza ancor pi le rune il fatto che non si tratta solo di segni magici, che sono ognuno di essi legati a specifici enti supremi, bens di un vero e proprio alfabeto magico con cui costruire un numero indeterminato di frasi che sono ci che permette di agire in senso magico. Diversamente, quindi, da altre tradizioni magiche, quella nordica (come anche quella celtica) si caratterizza per la presenza non solo di segni magici naturali, riferiti a enti ed eventi del mondo fisico-naturale, bens di un alfabeto vero e proprio con cui costruire i messaggi magici in un numero indeterminato. In tal modo, la giustapposizione delle rune, cos come la ripetizione di una di esse, d luogo a diversi significati magici e quindi anche a diverse operazioni magiche.
Il secondo elemento al quale intendo fare riferimento quello della relazione tra luomo e il mondo naturale. Nella tradizione nordica, persiste un arcaico legame tra luomo e gli enti della natura, siano essi gli animali, i vegetali o le forze naturali, che non ritroviamo nelle tradizioni esoteriche sia del bacino orientale del Mediterraneo sia della tradizione degli Ari, per esempio nelle Upanishad, nei testi del Buddismo tibetano e delle origini ed ancora in quelli della tradizione tantrica. Non dimenticando, per, la tradizione dei Veda e dei grandi poemi epico-divini come il Mahabarata in cui il rapporto fondamentale delle vie dello spirito ruota intorno al guerriero e al dio, in particolare a Krishna e Arjuna.
Questo caratteri ci spingono a sostenere che si tratta di una tradizione che potremmo dire arcaica o primieva in cui luomo accentra la sua attenzione sul rapporto tra se stesso e il mondo naturale con la mediazione del sovrannaturale.
Il terzo elemento quello del furore, della battaglia e della eroicit. Odino, il principale ente supremo di questa tradizione, non solo un dio-mago ma, come noto, il dio del combattimento e della guerra. Egli imprime furore nei guerrieri e d loro la forza di riuscire vittoriosi. Diversamente da altre tradizioni esoteriche occidentali, ma vicino ad alcune orientali, per esempio giapponesi, e confrontabile con le tradizioni cavalleresche e templari, nellesoterismo della tradizione nordica svolgono un ruolo centrale la figura del guerriero e la concezione della battaglia, combattuta con furore; la battaglia considerata reale ma, al contempo, acquista un significato simbolico-esoterico come il luogo dove il guerriero passa attraverso un processo per cos dire iniziatico che gli permette di accedere al mondo dellinvisibile. A questo proposito utile sottolineare come la concezione del guerriero in questa tradizione non sia dissimile da quella dei Veda e dei grandi poemi epico-divini come il Mahabarata in cui il nucleo fondamentale delle vie dello spirito, come si detto, ruota intorno al guerriero e al dio, in particolare a Krishna e Arjuna: le vie dello spirito sono permeate da quelle della battaglia e la purificazione dal mondo e laccesso alla dimensione dello spirito ( inteso come ci che si differenzia dal mondo fisico e dalla quotidianit) avviene proprio nel campo di battaglia dove Arjuna viene illuminato da Krishna che gli indica la via dellassenza di turbamento; queste sono le parole di Krishna ad Arjuna prima della battaglia:Colui che non viene turbato e resta forte e tranquillo di fronte alla gioia e al dolore pronto a vivere sempre.
Il furore, per, che Odino imprime sui guerrieri non ha niente a che fare con questa assenza di turbamento, ma lespressione del valore concreto che ogni guerriero imprime nel momento dello scontro.
Il guerriero, allora, pu cos diventare un eroe e il campo di battaglia il luogo reale e simbolico del suo perfezionamento.
Nella tradizione nordica lesoterismo cos intriso di tale valenza per cui il termine di sapienza porta con s le due componenti della magia, della conoscenza del mondo occulto ed invisibile e dello spirito guerriero che si uniscono, infine, al potere del canto eroico-divino: elementi questi che, come vedremo, sono impersonificati nella figura multiforme di Odino.
Passiamo ora ad esaminare alcuni caratteri di Odino e a sottolineare alcune confluenze con Thoth-Ermete-Mercurio e quindi anche con Ermete Trismegisto. Confluenze parziali che inducono solo analogie e, al contempo, permettono, come vedremo, di enucleare profonde differenze.

Odino e Thoth-Ermete: caratteri e confluenze

Odino, innanzitutto, non solo un dio, come lo sono molti degli dei dellolimpo greco o romano, bens anche un iniziato e in effetti il suo potere soprannaturale proviene proprio dal suo cammino iniziatico, incentrato sul suo sacrificio: un dio che sacrifica se stesso a un dio che lui stesso. Prima di esaminare questo sacrificio soffermiamoci a evidenziare alcune confluenze tra Odino o Wotan, come venne chiamato nel mondo germanico, con Thoth-Ermete-Mercurio e quindi, di conseguenza, con il discendente Ermete Trismegisto.
Gi gli autori classici identificarono Odino-Wotan ( o Woden) con Mercurio. Tacito nella Germania (IX) sostiene che Mercurio, identificato con Wotan, era la divinit pi importante dei Germani; anche Cesare nel De Bello Gallico, afferma che Mercurio o Wotan era il dio principale dei Celti. In epoca successiva Paolo Diacono ( nellVIII secolo) nella sua Historia Langobardorum ( I,7-8) identifica Godan con Wotan e quindi con Odino che, dice, viene chiamato Mercurio dai Romani. Si deve, per, ricordare che Wotan-Odino per altri autori, come per Adamo di Brema, era identificato con Marte. Questa duplice identificazione non certo fuor di luogo perch Odino-Wotan era, come noto, anche il dio della guerra; tuttavia, lidentificazione riduttiva e non tiene conto proprio dellaspetto magico-iniziatico che fondamentale nella figura di Odino.
Il culto di Odino e i suoi caratteri si possono ritrovare in diversi testi tra cui i cosidetti poemi dell Edda, una raccolta di poemi antico-nordici, e in molti altri poemi e carmi epici, eroici e di argomento divino, il cui maggior manoscritto il Codex Regius del XIII secolo. Per analogia possiamo pensare allIliade e allOdissea, anche dai quali si ricavano molte concezioni degli dei dellOlimpo della Grecit arcaica.
Odino non solo la divinit principale, accompagnata da molte altre, ma anche una divinit articolata, multiforme e con aspetti contrastanti, forse solo in apparenza. Sono proprio questi aspetti che in lui vengono accomunati che permettono di avvicinarlo a Ermete-Mercurio-Thoth. Si tratta di una confluenza parziale, ma in questa sede importante per sottolineare gli aspetti esoterici della tradizione nordica.
Odino , innanzitutto, come noto, il dio della guerra ma utile sottolineare che in questa prospettiva nordica, come poco sopra ho accennato, la guerra il luogo dove gli uomini possono diventare eroi e, come dicono i poemi Eiriksml e Haknarml, una volta morti possono raggiungere attraverso una porta che viene chiamata Valgrind, o cancello dei caduti, la casa di Odino, il Valholl, o castello dei caduti od ancora palazzo straniero o casa della roccia, seguendo la credenza che i morti abitano nelle rocce . I poeti eddici e scaldici chiamano Odino Hnikarr o Hnikudhr, appellativi che possono significare colui che incita alla battaglia. Odino, cavalcando il suo cavallo Sleipnir, che secondo il poema Sigrdrifoml aveva le rune incise sui denti, incita i cavalieri allo scontro e distribuisce vittoria; la sua malvagit di favorire sempre lo scontro ha lo scopo di far s che gli uomini-cavalieri possano diventare eroi e cos unirsi alla schiera dei suoi seguaci nel Valholl in attesa del Ragnark. Il Valholl posto nel Gladhsheim, il mondo della gioia, dove, secondo il cantore Snorri, i guerrieri bevono il liquore che scorre dalla mammelle della capra Heidhrun, mangiano carne di un orso che rinasce ogni giorno e si combattono quotidianamente sino alla sera in cui si rappacificano.
Odino s il dio della guerra ma ancor pi dio della morte che propriamente intesa in senso esoterico come il passaggio al Valholl. In tal senso, Odino, come Thoth, il promotore della rinascita e della rigenerazione che raggiunge il suo culmine nella morte raggiunta con la battaglia. Qu