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A.A. 2008-2009 Industria culturale e media studies Prof.ssa Silvia Leonzi

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A.A. 2008-2009

Industria culturale e media studies

Prof.ssa Silvia Leonzi

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Centro-sinistra, Fanfani, Dc contro il “pericolo rosso”;

56’ il Psi si allontana dal Pci;

59’ cade Fanfani, Moro diventa segretario della Democrazia

Cristiana.

Tale avvicendamento all’interno della DC sembra in

apparenza facilitare un’apertura verso i socialisti, voluta in

primis da Moro, ma Tambroni, al piano più alto dell’esecutivo,

si oppone drasticamente ad una simile soluzione.

Fine anni ‘50Quadro storico/politico

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Il 25 marzo del 1960 Tambroni forma un governo

monocolore, sostenuto dai monarchici e dall’MSI, il

quale verso la fine di giugno convoca a Genova,

città storicamente a sinistra, il proprio congresso

nazionale.

IL BOOMQuadro storico/politico

Il 28 giugno '60 si tiene a Genova una imponente manifestazione popolare

antifascista; il 30 un nuovo corteo cittadino viene

affrontato dalla polizia, e negli incidenti rimangono

feriti 83 manifestanti.

Ferdinando Tambroni

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Il 6 luglio 1960 a Roma, a Porta San Paolo, la polizia reprime

un corteo antifascista, ferendo alcuni deputati socialisti e

comunisti.

Ma i fatti più gravi accadono a Reggio Emilia: nel corso di una delle manifestazioni seguite ai fatti di Roma la polizia uccide cinque manifestanti comunisti: Ovidio Franchi, Lauro Farioli,

Emilio Reverberi, Marino Serri, Afro Tondelli.

Sempre nel luglio del ’60, a causa delle polemiche suscitate e delle tensioni prodotte, Tambroni è costretto a dimettersi. Fanfani diventa presidente del consiglio ad interim.

IL BOOMQuadro storico/politico

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A questo punto l’avvicinamento della Democrazia

Cristiana verso il partito socialista si fa inevitabile.

Inoltre due eventi, entrambi del 1961, sembrano

influenzare positivamente tale soluzione.

Kennedy, ricevendo Fanfani alla Casa Bianca, apre

formalmente ad un governo di centro-sinistra.

Papa Roncalli scrive l’enciclica “Mater et

magistra”.

IL BOOMQuadro storico/politico

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Nel congresso di Napoli della DC, si decide che il Partito Socialista può partecipare al governo. Il

primo governo formato con l’appoggio dei socialisti si propone, tra l’altro:

1962

la necessità di partecipazione all’economia da partedel governo tramite “partecipazioni statali” cheportano alla nazionalizzazione dell’energia elettrica;

l’estensione dell’obbligo scolastico fino all’età di 14anni;

I.

II.

IL BOOMQuadro storico/politico

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1962

proposta di legge sull’urbanistica con lo specifico intento di introdurre alcuni elementi di

regolamentazione nel settore edilizio, consentendo ai comuni di espropriare le aree che sarebbero state oggetto di edificazione, per evitare il solito gioco

speculativo in base al quale si compravano a basso costo terreni che, una volta divenuti fabbricabili, avrebbero visto il loro valore aumentare in modo

astronomico.

III.

IL BOOMQuadro storico/politico

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Nelle elezioni del 1963 la DC arretra pesantemente,

scendendo per la prima volta al di sotto del 40%: con il

38,3% il distacco dai comunisti, saliti al 25,3%, resta

ancora assai ampio, ma non sembra più incolmabile come

quello del ‘48. Una ragione in più per procedere più

speditamente alla convergenza DC-PSI che, già

sperimentata in alcune giunte locali come quella di Milano,

si formalizza nel dicembre 1963, con la costituzione del

primo governo organico di centrosinistra, con Moro

Presidente del Consiglio e Nenni Vicepresidente.

IL BOOMQuadro storico/politico

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In concreto i tre governi di centro-sinistra che si susseguono negli anni Sessanta producono un

ambiguo rafforzamento dei legami tra politica ed imprenditoria, originando soprattutto al sud veri e

propri atti di clientelismo.

IL BOOMQuadro storico/politico

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Il boom

“La società italiana conosce in un brevissimo volger d'anni una

rottura davvero grande con il passato: nel modo di produrre e

di consumare, di pensare e di sognare, di vivere il presente e di progettare il futuro. E' messa in movimento in ogni sua parte: esprime energie e potenzialità economiche diffuse, capacità

progettuali, ansie di emancipazione differenti, e di diverso segno.”

G. Crainz, Storia del miracolo italiano, Donzelli, Roma 1996, p. VII

Miracolo economico

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Nel periodo di tempo compreso tra gli anni Cinquanta e Sessanta, l’Italia è protagonista di un record di crescita nella produzione nazionale tale da far parlare di “miracolo economico”. L’apice dello sviluppo di questo trend positivo fu raggiunto tra il 1958 e il 1963.

Il boomMiracolo economico

Il 25 maggio una corrispondenza da Roma

del quotidiano Daily Mail parla di «miracolo

economico»

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Fine del protezionismo e adozione di un sistema di tipo liberista che rivitalizzò il sistema produttivo;

Centralità dello Stato, che si produsse in un notevole interventismo in ambito economico.

Fattori determinanti

I.

II.

Fu finanziata la costruzione di numerose infrastrutture (tra le altre, l’Autostrada del Sole),

tramite stanziamenti e prestiti a tasso agevolato che ammontarono a più di 714 miliardi di lire. Anche la Banca d’Italia mantenne un tasso di sconto estremamente favorevole per le nuove

industrie italiane che permise un più facile accumulo di capitali, al fine di agevolare gli

investimenti;

Il boom

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Basso costo della manodopera che proveniva soprattutto dalmeridione, adozione del piano Marshall e nascita dell’Eni, l’EnteNazionale Idrocarburi, creato da Mattei nel 1953, a cui venneaffidato lo sfruttamento del più grande giacimento di metanoscoperto nel 1946 nella valle del Po;

III.

Istituzione nell’ottobre del 1950 della Cassa delMezzogiorno. Essa operava in tre principali direzioni:

•politiche tese alla costruzione di infrastrutture;•agevolazioni all’impresa privata;•l’intervento diretto dello Stato.

IV.

Fattori determinanti

Il boom

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Il boom

L’operato della Cassa del Mezzogiorno fu un parziale fallimento: oltre a realizzare

immensi insediamenti industriali, delle vere e proprie “cattedrali nel

deserto”, non fu in grado di utilizzare e formare

l’abbondante manodopera locale e creare una rete di piccole e medie imprese di

fornitura.

Risvolti della medaglia

A pagarne le conseguenze fu la popolazione del Sud che, tra il 1951 e il 1974, dovette abbandonare in massa le proprie case in cerca di fortuna

al Nord.

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Il boomAll’inizio degli anni Sessanta gli emigrati nel settentrione sono

già più di un milione.

Migrazioni interne

Lazio

Toscana

VenetoEmilia RomagnaPugliaBasilicataCalabria SiciliaCampaniaMolise

Da

LombardiaPiemonte

SardegnaPugliaCalabriaBasilicataCampaniaSicilia

verso

verso

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Il boom

Socializzazione anticipatoria

Ancora nella zona d’origine, i futuri emigranti sono già consapevoli del fatto che per vivere nella nuova società

dovranno adottare nuove modalità di vita. Ciò sarebbe il risultato di un costante ma indiretto contatto con la

società d’arrivo attraverso la fruizione di mass-media, l’interazione con altri emigranti. Ai loro occhi il sistema

che lasciano diviene culturalmente inferiore a quello verso cui si dirigono.

F. Alberoni, G. Baglioni, L’integrazione dell’immigrato nella società industriale, il Mulino, Bologna

1965.

Migrazioni interne

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Il boom

Straniamento

I. Difficoltà logistiche (alloggi spogli, sovrappopolati, periferie degradate);

II. Incomunicabilità (dialetto incomprensibile, scarsa conoscenza delle regole elementari dell’igiene);

III. Ostilità dei settentrionali (non si affittano camere ai meridionali, quartieri residenziali vs. periferie ecc.).

Nodi critici

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42,2%

Declino del mondo agricolo

Al 1960Dal 1950

33,7% del PIL

Prodotto lordo

19,5% del PIL

Gli addettirispetto alla popolazione attiva

Il boomNodi critici

29,1%

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Dati a confronto

Il boom

l’Italia raddoppia la produzione industriale;

la produzione di autoveicoli quintuplica, passando da

148mila a 760mila.

Tra il 1959 e il 1963

Tra il 1954 e il 1964

le automobili passano da 700 mila unità a 10milioni;

il reddito medio procapite passa da 350 mila a 571mila lire;

cresce il numero degli addetti al terziario, divenendo il 35% fra tutti i cittadini attivi.

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Il boom

Aumento del reddito discrezionale:reddito eccedente le spese di prima necessità e pertanto a

disposizione per i consumi non strettamente necessari.

Merci come “beni di cittadinanza”.

Indicatori dell’inclusione o esclusione di gruppi di cittadini dal tessuto urbano e civile.

Esplosione dei consumi di massa

Nodi tematici

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La nostra società cercava, in quegli anni, di imitare le società più ricche.

Un’assimilazione troppo veloce del modo di consumare tipico delle classi borghesi, da parte di una società ancora provinciale e contadina, creava uno scenario pieno di contraddizioni, rappresentato probabilmente con più efficacia dai film di Alberto Sordi e dalla Commedia all’italiana che da molti trattati di sociologia.

Il boom1953 - 1964

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Nelle case iniziavano a comparire i primi apparecchi televisivi ma continuavano a mancare i servizi igienici.

L’auto era diventata uno status-symbol.

Il boom1953 - 1964

Mentre si sviluppavano la piccola e media impresa lo Stato e la

Pubblica Amministrazione manifestavano un’atavica

inefficienza.

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L'Italia diventa il primo produttoreeuropeo di elettrodomestici.

Nel 1947 la Candy produceva unalavatrice al giorno, nel 1967 una ogniquindici secondi.

Nel 1951 furono prodotti 18.500frigoriferi, nel 1957 la cifra era di370.000 e nel 1967 di ben 3.200.000

Nel 1933 il frigorifero riesce a conservare anche il pesce. Come elettrodomestico di massa approda in

Italia alla fine degli anni 50.

Consumi

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Nel 1957 nasce a Milano il primosupermercato. Le novità assolute:tanti prodotti tutti assieme in unostesso ambiente; il cliente si serveda solo.

Alla fiera di Milano del 1945 vienepresentata la semiautomatica Candy. Il veroboom sarà negli anni '60 quando lalavatrice farà ingresso nella casa degliitaliani attraverso Carosello.

Consumi

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Se per un americano l’auto non rappresentava che un mezzo ditrasporto, in Italia essa diventa un oggetto di culto.

(Anche a causa dell’elevato costo: una 600 costava più di 600.000 £,mentre lo stipendio mensile medio di un operaio della Fiat era di 50.000 £).

Consumi

Nel 1955 nasce la 600, nel1956 la 500.

La motorizzazione* in Italiaprende l’avvio con quasi 30anni di ritardo rispetto agliStati Uniti.

La motorizzazione

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Film simbolo dell’epoca è“Il sorpasso” di Dino Risi del

1962.

Road - movie ante litteram, rappresenta fra l’altro la

metafora:

corsa = vita sfrenata e moderna

ConsumiLa motorizzazione

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Fellini è attento a descrivere la società italiana nell'epoca del"boom" economico, a cavallo tra gli anni Cinquanta eSessanta.

Il protagonista, suo alter ego, Marcello è un giornalistamondano diviso tra le sue aspirazioni letterarie il mestiere dimanager di attori e stelle del cinema. Per sette giorni e settenotti, nella città di Roma, compie un viaggio simbolico nellacontraddittoria società moderna.

La Dolce vita?

Rappresenta l'uomo contemporaneo, sospeso tra spiritualitàe corporeità, tra sacro e profano senza riuscire a stabilire uncontatto soddisfacente nè con l'uno nè con l'altro aspettodella sua complessa personalità. Il suo Io non è forte, mamobile, fragile, evanescente e in ogni caso indecifrabile

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Commedia all’italiana:

1958 I soliti ignoti

1959 La grande guerra

1961 Una vita difficile

1962 Il Sorpasso

1963 Il boom

Il boomLa commedia

all’italiana

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I luoghi:

i palazzi in costruzione, la spiaggia, il ballo, le

vacanze

Gli oggetti:

l’automobile, la lavatrice, i cartelloni pubblicitari

Gli stereotipi:

l’italiano sbruffone, opportunista ma anche generoso,

il benessere economico, la ricchezza facile

Il boomLa commedia

all’italiana

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Continuità tra messa in scena e realtà del Paese

Epos collettivo

Impegno civile nascosto da uno scetticismo e un’amarezza compiaciuti

Il boom La commedia all’italiana

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La Commedia all’italiana

Presenza di elementi drammatici

Lieto fine solo apparentemente lieto

Equivoci che mettono in luce le contraddizioni

Contrapposizione tra l’individuo e la società dei consumi

La Storia vista “dal basso”

La devastazione del tessuto sociale e antropologico tradizionale è lo sfondo nel quale si sviluppa la

sensibilità della Commedia all’italiana

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La Commedia all’italiana

E’ una commedia triste, drammatica,piena di presentimenti, che raffiguracontemporaneamente l’euforia e laconsapevolezza della sua fragilità

Il tipo umano rappresentato è un“uomo senza qualità”, l’italianomedio, borghese, vile, opportunistache insegue il successo con mezzileciti e illeciti, ma spesso è capaceanche di momenti di riscatto egenerosità

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Dagli autori alla fiction

A metà degli anni Cinquanta il cinema italiano si è assestato su un equilibrio delicato e basato su generi riconoscibili (il film comico, il “neorealismo rosa”) ed elementi produttivi collaudati (Cinecittà).

Con l’avvento della televisione (1954) il cinema si accorge della debolezza dell’equilibrio raggiunto, Il calo delle vendite al botteghino e il successo della televisione inducono a parlare di “crisi del cinema”.

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1956”In giro si cominciavano a vedere

degli strani ragazzi con degli strani calzoni blu, giubbotto di pelle e ciuffo antiproiettile.Qualcuno se ne stava seduto sulla sua fiammante Vespa, erano quelli con le tipe più carine. La cosa curiosa da vedere, era che quando sfrecciavano per le strade, la tipa dietro se ne stava seduta ma di fianco, con le gambe strette e il foulard in testa. Nelle curve sfidavano tutte le leggi di gravita.”

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Noi siamo i giovani

I maschi portano tutti pantaloni di tela blu e camiciotti a scacchi, scarpe da tennis e giubbotti da pallacanestro con la scritta dietro[…]. I milanesi li videro tutti insieme quest’inverno quando ci fu il primo campionato di rock and roll al Palazzo del Ghiaccio.

I fusti di Milano, Camilla Cederna, in “L’Espresso” , 1° giugno 1958

I ragazzi invitano le ragazze senza troppi complimenti, magari con un fischio da un tavolo all’altro[…] i giovani vestono tutti alla medesima maniera, sono tutti squattrinati, hanno tutti gli stessi gusti.

La repubblica degli adolescenti del Circeo, Alfonso Madeo, “Il Giorno”, 6 agosto 1958

L’esercito del rock

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Una cultura non nazionale

Buona parte della cultura consumata in Italia è stata di origine non nazionale - questo vale sia per la cultura popolare di massa che per quella dell’élite

La storia d’Italia è fatta di:

frammentazioni regionali

una tardiva unificazione

una lenta diffusione della lingua nazionale

un basso livello di integrazione nazional-popolare illustrato da Gramsci

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Una cultura non nazionale

Sul piano economico,

una certa propensione per i prodotti stranieri veniva alimentata da un flusso costante di importazioni(data la debolezza sistemica del mercato interno e l’anomala pervasività del potere politico).

Sia le industrie culturali che il pubblico finiscono col trovarsi in uno stato di aspettativa e dipendenza da quanto veniva importato

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Una cultura non nazionale

L’Italia soffre di dipendenza culturale?

La dipendenza culturale è il completamento ideologico della dipendenza economica e politica di una nazione da una potenza imperialista

L’Italia stessa è un paese esportatore di prodotti culturali

Forgacs ritiene che probabilmente è in alcune regioni più periferiche, dove si ha poca disponibilità di beni e servizi culturali, che si può riscontrare una qualche forma di dipendenza culturale

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Una cultura non nazionale

L’apertura dell’Italia nei confronti della cultura non-nazionale può essere sintomo di pluralismo e di vitalità culturale

E’ un mezzo grazie al quale modelli di vivere diversi sono stati assorbiti e riutilizzaticreativamente

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Secondo Stephen Gundle, l’americanizzazione rappresenta anzitutto uno dei più importanti vettori di modernizzazione socio-economica

AMERICANISMO

“Nel suo uso più corrente, americanismo designa appunto l’ammirazione, ingenua o ragionata, ma per lo più eccessiva, per idee o cose americane

(degli Stati Uniti); ammirazione che talora diventa addirittura una moda, in contrasto con tradizioni

culturali europee”

(E. Rosa, Americanismo, Enciclopedia Treccani, p. 956)

AMERICANIZZAZIONE

S. Gundle, I comunisti italiani tra Hollywood e Mosca, Firenze, Giunti, 1995S. Gundle, L’americanizzazione del quotidiano. Televisione e consumismo nell’Italia degli

anni Cinquanta, in Quaderni Storici, 62, Bologna, Il Mulino, 1986

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I ondata:

inizio ‘900 / anni ‘20-’30

L’AMERICA IMMAGINATA

II ondata:

dal 1943 (sbarco truppe anglo-americane)

al 1958-‘63 (boom economico)

L’AMERICA IN CASA

III ondata:

anni ’80

LA RISCOPERTA DELL’AMERICA

3 FASIAMERICANIZZAZIONE

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L’AMERICA IMMAGINATA

AMERICA = TERRA PROMESSA

America come meta di emigrazione

AMERICA =MODELLO IDEALE

America come fonte di simboli e di miti

AMERICANIZZAZIONE EMBRIONALE DELL’

IMMAGINARIO

CINEMA HOLLYWOODIANO

MUSICA JAZZ

COMICS

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L’America immaginata negli anni ‘30

Secondo Forgacs, attraverso la cultura popolare la gente può sviluppare delle forme di resistenza simbolicarispetto alla cultura ufficiale promossa dal regime (mediante la scuola)

“Eppure io ho trovato alcune prove, non molte, che c'era un conflitto di generazioni, una non comprensione reciproca. E forse appunto questa generazione nuova aveva forme di politica più simili a ciò che vediamo oggi, un rifiuto dell'etica del lavoro in senso tradizionale, un consumismo, anche se era molto misero in quel periodo”

(Victoria De Grazia)

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L’America immaginata negli anni ‘30

La crisi del cinema italiano negli anni ‘20 e ‘30 si acuisce, dopo il successo dei primi anni del ‘900

La politica fascista tenta di limitare l’importazione di prodotti stranieri, in particolare americani che propongono un modello culturale non politicizzato

Nel 1929 nella lista dei film del produttore Pittaluga comparivano:

6 film italiani 45 film provenienti da altri paesi europei 89 film americani

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L’America immaginata negli anni ‘30

Nel 1938 una direttiva del Ministero della Cultura popolare richiedeva la soppressione di tutti i fumetti stranieri: facevano eccezione quelli di Disney (fino al 1941)

Le ragioni di ciò sono la raggiunta popolarità di Disney presso il pubblico italiano (anche nella famiglia Mussolini) e grazie al ruolo di Mondadori

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L’America immaginata negli anni ‘30Quando nel ‘41 viene ordinata la soppressione delle strisce di Disney su Topolino, Arnoldo Mondadori evidenzia:

come Disney non sia un banale designatore di fumetti americano ma un vero favolista (valore dell’artista nonostante la bassa considerazione per il prodotto culturale),

che solo tre delle 16 pagine di Topolino erano formate da strisce di Disney, e che questi fumetti non erano importati ma disegnati da artisti italiani

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L’AMERICA IN CASA

AMERICA = MODELLO CONCRETO

PIANO MARSHALL (1948)

ALLEANZA ATLANTICA (1949)

LEGAME

ECONOMICO

POLITICO

MILITARE

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“Gli aiuti furono incrementati e l’arrivo nei porti italiani di navi cariche di cibo e forniture furono ben reclamizzati, mentre nello stesso tempo venivano fatti sforzi per istruire coloro che abitavano nelle aree rurali più remote sui benefici del piano per la rinascita dell’Europa illustrato dal segretario di stato George Marshall” (beni materiali).

S. Gundle, I comunisti italiani tra Hollywood e Mosca, Firenze, Giunti, 1995, p.83

L’America in casa

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“D’altra parte, però, non si faceva mistero che tale generosità sarebbe cessata nel caso in cui le elezioni fossero state vinte dalle sinistre. La chiesa cattolica, la comunità italoamericana e i divi del cinema e della musica leggera furono tutti coinvolti in una massiccia campagna di persuasione orchestrata per responsabilizzare gli italiani, convincendoli che votando i comunisti avrebbero contribuito alla catastrofe del paese” (beni simbolici)

S. Gundle, I comunisti italiani tra Hollywood e Mosca, Firenze, Giunti, 1995, p.83

L’America in casa

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L’AMERICA IN CASA

MIRACOLO ECONOMICO

AMERICAN WAY OF LIFE =

SOCIETÀ DEI CONSUMI

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I persuasori occulti

Correva l’anno 1957 quando un giovane insegnante digiornalismo dell’università di New York svelò in una analisiintensa e lucida “il grande inganno”. Il sogno americano dibenessere e ricchezza si stava costruendo attraversoun’operazione “scientifica” da parte della pubblicità.

Oltre ai classici creativi, le grandi agenzie pubblicitarieavevano arruolato psicologi, psichiatri, sociologi alla ricercadella via scientifica alla persuasione. Non si trattava più diinformare ma di convincere e sedurre con qualsiasi mezzo.

Vance Packard

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Inconscio, desideri e segreti divennero la pietra filosofale per trasformare ogni persona in un felice consumatore.

L’America divenne un grande laboratorio inconsapevolmente scrutato da frotte di “consulenti”: il comportamento al supermercato, l’acquisto dell’auto, il desiderio di una casa, sono oggetto di analisi e soggetto di tentativi, alcuni comici, altri allarmanti, di manipolazione.

Vance Packard

I persuasori occulti

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I persuasori occulti

“Si tratta ora di far sì che l'americano medio si senta la coscienza tranquilla anche quando ... si prende due mesi di vacanza all'anno e compra una seconda, una terza automobile. Uno dei problemi fondamentali posti da questa prosperità, è dunque far sì che il pubblico ne goda senza alcuno scrupolo o rimorso, dimostrandogli che la concezione edonistica della vita non è già immorale, ma, al contrario, moralissima. Quest [i] ... devono costituire, d'ora innanzi, i temi centrali di ogni campagna pubblicitaria.”

in Vance Packard, I persuasori occulti, 1956

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S. Gundle, I comunisti italiani tra Hollywood e Mosca, Firenze, Giunti, 1995, p.152

“Negli anni Cinquanta l’improvviso insorgere di un nuovo modello di consumo individuale, sul modello americano, si dimostra di difficile conciliazione sia con la visione cattolica del mondo, che con quella comunista”

Fuga di massa dalle campagne

Attrazione verso la moderna cultura urbana

Diffusione di una nuova cultura basata sul disimpegno e sulla secolarizzazione

Quale società dei consumi in Italia

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L’AMERICA IN CASA

AMERICANIZZAZIONE

valori, costumi, modelli di comportamento e consumo

MUSICA

ROCK’N’ROLL / NASCITA DELLA CULTURA

GIOVANILE

CINEMA

HOLLYWOOD (CINEMA DI GENERE / STAR SYSTEM)

TELEVISIONE

AMERICAN WAY OF TELEVISION

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Raffaele de Berti, Dallo schermo alla carta. Romanzi, fotoromanzi, rotocalchi cinematografici: il film e i suoi paratesti, Milano, Vita e pensiero, 2000, p. 41

Hollywood: la fabbrica dei sogni

“Nella penetrazione del mito hollywoodiano nella società italiana la parte principale è sostenuta da agenzie e uffici stampa della case di produzione statunitensi tramite le varie riviste cinematografiche. Il divismo funziona come promozione pubblicitaria dei prodotti del cinema americano veicolando, inoltre, tutto un mondo di valori e oggetti moderni. Il film hollywoodiano si versa nel rotocalco che, agendo alla stregua di un prisma, lo restituisce allo sguardo analitico del lettore-consumatore. Il mito s’incarna nella realtà dell’industria di massa, suddividendosi, attraverso rubriche e articoli, in generi di consumo: moda, turismo, bellezza, arredamento, nonché in modi di pensare in grado di assicurare la rigenerazione di desideri e bisogni, facenti perno sul disimpegno, l’evasione il lusso.”

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Raffaele de Berti, Dallo schermo alla carta. Romanzi, fotoromanzi, rotocalchi cinematografici: il film e i suoi paratesti, Milano, Vita e pensiero, 2000, p. 43

“Il successo dei rotocalchi si fonda, per esempio, sulla capacità di far rivivere e stimolare i processi identificativisuscitati al cinematografo e di rafforzare l’impressione di realizzabilità dei sogno di successo, ricchezza e amore attraverso la lettura delle eccitanti biografie dei divi. Ma deriva anche dal fatto che queste pubblicazioni offrono la possibilità di riascoltare ogni volta la medesima favola, sebbene sempre rivestita con abiti apparentemente nuovi. Momento forte appare la narrazione della vita del divo, che è costruita su canoni fissi. Una storia le cui conseguenze sono destinate a riflettersi sul suo presente e a giustificare l’interesse cui ora vengono sottoposte la vita lussuosa, le abitudini lontane dalla norma, la bellezza, l’eleganza ecc.”

Hollywood: la fabbrica dei sogni

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Le starsCome afferma Morin, le dive sono:

“Familiari per mille aspetti, somigliano ai comuni mortali e si propongono come eroi modello della civiltà individualista edonista; e tuttavia esse vivono anche a un livello di superiore intensità e qualità, possiedono una sostanza divina che stimola l’adorazione, incarnano una libertà favolosa che i comuni mortali non possono raggiungere. Si trovano a un crocicchio tra la vita ideale e la vita reale e rappresentano la grande piastra girevole posta tra il reale e l’immaginario”

E. Morin, Sociologia della sociologia, Edizioni Lavoro, Roma, 1985, p. 245

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L’AMERICA IN CASA

all-American girl:

“la delicata libidine” di Gilda era “come un urlo di gioia, un dolce cataclisma che facesse crollare il cinema e tutta Caorle”

Pier Paolo Pasolini,

Amado mio, 1982.

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Raffaele de Berti, Dallo schermo alla carta. Romanzi, fotoromanzi, rotocalchi cinematografici: il film e i suoi paratesti, Milano, Vita e pensiero, 2000, p. 28

Le principali caratteristiche dei rotocalchi:

1. il formato standard è in genere di sedici pagine, con in copertina la fotografia di un attore. La periodicità è settimanale. I contenuti sono costituiti da molte fotografie e dall’alternarsi di cineromanzi, novelle, articoli sulla vita dei divi, retroscena, curiosità, rubriche di corrispondenza coi lettori a proposito degli attori, della bellezza e dell’amore, varie notizie di cronaca rosa, brevi note critiche sui film.

Il rotocalco: il racconto dei divi

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Raffaele de Berti, Dallo schermo alla carta. Romanzi, fotoromanzi, rotocalchi cinematografici: il film e i suoi paratesti, Milano, Vita e pensiero, 2000, p. 28

2. In molti rotocalchi il cineromanzo, cioè il racconto romanzato e illustrato di un film, è l’asse centrale su cui ruotano tutti gli altri articoli, che riguardano vita, abitudini, manie e segreti di bellezza di attori e attrice, generando nuove mode.

Il rotocalco: il racconto dei divi

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3. Le illustrazioni hanno lo scopo di rendere tutto più realistico e di dare la possibilità ai lettori di meglio conoscere le gli ambienti, i vestiti, le pettinature e gli atteggiamenti dei divi preferiti epoterli imitare.

Il rotocalco: il racconto dei divi

Raffaele de Berti, Dallo schermo alla carta. Romanzi, fotoromanzi, rotocalchi cinematografici: il film e i suoi paratesti, Milano, Vita e pensiero, 2000, p. 28

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4. Ulteriore elemento che tende a legare i lettori all’acquisto settimanale del rotocalco sono i concorsi a premi, dove si offrono prodotti di bellezza o improbabili selezioni per diventare attori.

Lo scopo è sempre quello di far sentire il mondo del cinema non solo come luogo di sogno irraggiungibile, ma anche come una realtà molto più vicina alla quotidianità dei lettori, almeno in alcuni aspetti facilmente imitabili.

Il rotocalco: il racconto dei divi

Raffaele de Berti, Dallo schermo alla carta. Romanzi, fotoromanzi, rotocalchi cinematografici: il film e i suoi paratesti, Milano, Vita e pensiero, 2000, p. 28

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S. Gundle, I comunisti italiani tra Hollywood e Mosca, Firenze, Giunti, 1995.

“Tra gli intellettuali comunisti vi era la convinzione che prodotti di massa realizzati secondo criteri puramente commerciali o importati dagli Stati Uniti fossero portatori di idee e stimoli che suggerivano per i problemi della vita soluzioni individuali e private, e quindi in contrasto con la fede nell’azione collettiva e nella solidarietà sociale che in Italia caratterizzava le varie correnti del pensiero di sinistra, ma anche i modelli cattolici. In queste considerazioni, però, entrava anche in gioco una forte dose di conservatorismo culturale che si manifestava nell’ostilità pregiudizievole verso forme nuove di comunicazione visiva che offrivano un piacere estetico immediato e di natura prevalentemente emotiva. Privi di valore artistico e inseriti in un mercato organizzato secondo le regole del profitto, i fumetti e prodotti di genere erano ritenuti dannosi per i rappresentanti di un movimento operaio il cui sistema culturale poggiava su presupposti ben diversi, in cui si dava risalto agli aspetti razionali e cognitivi dell’esperienza culturale. Convinti che alla lunga il proprio, superiore, modello di cultura fosse destinato a trionfare su una cultura capitalista frivola e fondamentalmente alienante, la sinistra proseguiva una strategia volta a persuadere gli operai dei meriti dell’arte, della letteratura e della filosofia.”

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Americanizzazione

Un simile sviluppo economico non era controbilanciato da una identità nazionale e civile profondamente radicata.

L’americanizzazione va realmente considerata come un fenomeno diffuso nell’Italia di quegli

anni, in costante disequilibrio tra gli ideali politici e la crescente invasione commerciale

ed economica.

Un nuovo modello di consumo individuale, dunque, spesso in contrasto con i valori ed i

legami alla tradizione nostrana.

Le mode e gli stili di vita provenienti dagli Usa sembravano appagare il diffuso desiderio di rincorsa

al benessere.

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Americanizzazione

In realtà però non ci si può riferire all’americanizzazione come ad una fase di mutamento socioculturale tout – court.

Appare più legittimo parlare di un costante processo di sovrapposizione ed integrazionedi un modello preesistente.

Il celebre personaggio di Nando Moriconi, interpretato da Alberto Sordi nel film “Un americano a Roma”, è senz’altro rappresentativo

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Raffaele de Berti, Dallo schermo alla carta. Romanzi, fotoromanzi, rotocalchi cinematografici: il film e i suoi paratesti, Milano, Vita e pensiero, 2000, p. 41

Tu vuo fa' l' Americano

“Nei confronti del pubblico italiano, non ancora coinvolto in una realtà del consumo così avanzata come quella americana, tutto ciò agisce come premonizione di un prossimo futuro, circondato da un’aura di esotismo e permeato di un senso dell’ultra-moderno. Molto spesso è il velo dell’ironia a fare da mediazione fra le nuove abitudini o mode americane e la tradizione italiana. La novità d’oltreoceano si presentano in tono scherzoso, spesso dileggiandole o facendole apparire come una delle tante stravaganze di cattivo gusto tipiche degli americani.”

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cinematografici: il film e i suoi paratesti, Milano, Vita e pensiero, 2000, p. 41

Hollywood sul Tevere“La chiamavano Hollywood sul Tevere: le major si

erano stabilite a Roma, le star scendevano dagli

aerei e si insediavano nei grandi alberghi della

capitale, corteggiate dai divi nostrani e inseguite

dai paparazzi, l'industria del cinema funzionava a

pieno ritmo, i registi americani spendevano e

spandevano, gli artigiani italiani collezionavano

sugli stessi set pellicole in serie.

Roma era di nuovo caput mundi, i grandi

produttori italiani, Carlo Ponti, Dino De Laurentiis,

Goffredo Lombardo facevano gli americani e gli

avventurieri del cinema "mordi e fuggi" cercavano

di imitarli, montando improbabili film. Tanto il

pubblico accorreva comunque, il successo era

garantito.”Presentazione del volume Hollywood sul Tevere.

Anatomia di un fenomeno, a cura di Stefano Della

Casa e Dario E. Viganò

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“Sbarcarono Montgomery Clift e Jennifer Jones, Joseph Cotten e Kirk Douglas, Mel Ferrer ed ErrolFlynn, Henry Fonda e Buster Keaton, Joan Fontainee Ava Gardner, Audrey Hepburn e Abbe Lane, Anthony Perkins e Anthony Quinn, Orson Welles e Shelley Winters, Kim Novak. Nomi sparati a caratteri cubitali nei titoli di testa e sulle locandine dei film hollywoodiani, che per magia uscivano dallo schermo e si materializzavano per le vie di Roma, sotto gli sguardi egualmente curiosi di fan e giornalisti. Riempivano le pagine dei rotocalchi e in immagini debitamente selezionate si prestavano al commento, complice e a volte irridente, dei cinegiornali. Di fronte a loro i divi nostrani smarrivano il loro fascino, ma abili press-agent costruivano fantastiche storie d'amore per recuperare terreno. E un alone di mistero e seduzione avvolse finalmente anche i nostri attori.”

cinematografici: il film e i suoi paratesti, Milano, Vita e pensiero, 2000, p. 41

Hollywood sul Tevere

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“… rappresenta una modernità epidermicarelativa al vestire, al parlare, al modo di comportarsi... che però si sbriciola di fronte alle difficoltà per lasciare spazio alla natura italiana sottostante”

Americanizzazione

(S.Gundle)

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SECONDO MIRACOLO ECONOMICO:

crescita del capitalismo, riaffermazione del consumismo,

ritorno al privato

SOCIETA’ DEI CONSUMI E SISTEMA CAPITALISTICO

INDUSTRIA CULTURALE = MEDIA SYSTEM

LA RISCOPERTA DELL’AMERICA

AMERICANIZZAZIONE = TV PRIVATA

AMERICANIZZAZIONE DEL MODELLO NEOTELEVISIONE

AMERICANIZZAZIONE DEI PALINSESTI

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Re-watching Dallas

Nel 1981 Berlusconi acquista 64 puntate di Dallas, che era stato da poco abbandonato dalla Rai dopo 13 puntate

Dallas rappresenta un mondo di benessere, di ricchezza sfrenata, di consumi irrefrenabili: il successivo modello reaganiano del liberismo economico che si riverbera nel quotidiano, con il trionfo del privato, la leggerezza dell’evasione