posillipo villa romana

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– 4 – Progetto Cultura 2000 The Villa-Society in the Euro-Mediterranean Area: from the Roman time to the Western Modern Civilization EUROPEAN UNION CODE CLT2006/A1/IT-270

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Napoli Villa Romana

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Page 1: Posillipo Villa Romana

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Progetto Cultura 2000

The Villa-Society in the Euro-Mediterranean Area:from the Roman time to the Western Modern Civilization

EUROPEAN UNION CODE CLT2006/A1/IT-270

Page 2: Posillipo Villa Romana

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L’ORIENTALE EDITRICE

La villa romanaa cura di ROSARIA CIARDIELLO

Page 3: Posillipo Villa Romana

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Proprietà riservata - L’Orientale Editrice s.a.s.Sede: Largo S. Giovanni Maggiore, 16 - 80134 Napoli - Tel. e Fax 081 5526197Editor: Corso Vittorio Emanuele, 286 - 80135 Napoli - Tel. e Fax 081 405981

E-mail [email protected]

ISBN 978-88-87466-49-2

È vietata la riproduzione, anche parziale o ad uso interno didattico, con qualsiasi mezzo,non autorizzata. L’editore potrà concedere a pagamento l’autorizzazione a riprodurre unaporzione non superiore a un decimo del presente volume. Le richieste di riproduzione vannoinoltrate a: Associazione Italiana per i Diritti di Riproduzione delle Opere dell’Ingegno(AIDRO), via delle Erbe 2, 20121 Milano.

Finito di stampare nel mese di luglio 2007

© Copyright by L’Orientale Editrice s.a.s. - Napoli

Stampa Arti Grafiche Pasquale Dragotti - NapoliE-mai: [email protected]

in copertina:Panoramica della Villa del Magnate J.P. Getty a Malibùrealizzata su modello della Villa dei Papiri a Ercolano

Foto del testo contenute nel CD allegato

con la collaborazione di:

Anna Lucignano (testi)Ivan Varriale (foto)

Università degli Studi “Suor Orsola Benincasa” – NapoliUniversidad de AlicanteUniversität Bonn

With the support of the Culture 2000 programme of the European Union

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INDICE

pag. 9

pag. 13

pag. 17

pag. 49

pag. 63

pag. 83

pag. 105

pag. 129

pag. 147

pag. 167

pag. 195

pag. 221

PREMESSA (Rosaria Ciardiello)

INTRODUZIONE – INTRODUCTION

(Umberto Pappalardo – Harald Mielsch - JoséUroz Sáez)

U. PAPPALARDO

Le ville romane nel Golfo di Napoli

H. MIELSCH

Traditionelle und neue Züge in den Villen desPlinius

A. SALCUNI

La decorazione scultorea delle ville romane

P. BRACONI

La Villa di Plinio a San Giustino

J. UROZ SÁEZ,Dómini e proprietà agrarie

P. BRACONI - J. UROZ SÁEZ

Il tempio della tenuta di Plinio il Giovane“in Tuscis”

I. VARRIALE

La villa imperiale di Pausilypon

A. DE SIMONE

La Villa dei Papiri ad Ercolano

R. CIARDIELLO

La Villa di Poppea ad Oplontis:decorazioni dalla Repubblica all’Impero

M. GRIMALDI

La Villa di Publius Fannius Synistor a Boscoreale

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G. F. DE SIMONE

Oltre la costa:il problema delle ville nell’entroterra vesuviano

M. VALLIFUOCO

Le coppe di ossidiana dalla Villa diSan Marco a Stabia

C. PEPE

“Culture alimentari” nel Mediterraneo antico

pag. 241

pag. 257

pag. 297

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LA VILLA IMPERIALE DI PAUSILYPON

Ivan Varriale

Il nome Pausilypon, luogo che fa cessare le preoccupa-zioni, oggi passato all’intera collina, rende bene l’idea del-l’amenità dei luoghi che in antico ospitavano una delle piùcelebri dimore sorte lungo la costa campana. Dell’imponentecomplesso, che copriva un’area di circa nove ettari, esten-dendosi sulle pendici del colle posto tra la Baia di Trentaremie le Isole della Gaiola, si conservano numerose testimonian-ze, oggi in parte inserite in proprietà private. Si tratta di unodei primi esempi di villa costruita adeguando l’architetturaalla natura dei luoghi. Altri esempi sono la Villa dell’impe-ratore Adriano a Tivoli e, nel Golfo di Napoli, la Villa diTiberio a Capri e la Villa di Pollio Felice a Sorrento1.

La villa marittima era formata da vari edifici disposti adat-tandosi al terreno, al fine di sfruttarne le possibilità panora-miche e, nello stesso tempo, di creare scenari di straordina-rio effetto. Essa si sviluppava su vari terrazzamenti chedigradavano verso il mare, sui due lati del vallone dellaGaiola, sul fondo del quale passava la strada di accesso. Ilcomplesso giungeva, ad ovest, fino alla cala di Trentaremi,mentre ad est è probabile che raggiungesse la zona diMarechiaro, abbracciando, verosimilmente, anche il cosid-detto Palazzo degli Spiriti e le imponenti strutture che sielevano in un’area di proprietà comunale alle spalle del-l’odierno Istituto San Francesco (Figg. 01-03).

1 Per Villa Adriana a Tivoli: Mielsch 1987, p. 181; Adembri 2000; per lavilla di Pollio Felice: Pappalardo 2000; per la Villa di Tiberio a Capri:Krause 2003.

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La scoperta

Dalla tarda antichità l’area rimase pressoché abbando-nata fino al XV-XVII secolo, quando, ristabilita la sicurez-za delle coste dagli attacchi dei pirati saraceni, la bellezzadei luoghi spinse molti nobiluomini napoletani e stranieri acollocare di nuovo le proprie residenze a Posillipo. Da que-sto momento in poi i resti antichi cominciarono ad essereosservati e menzionati da alcuni studiosi, come il Pontano eFabio Giordano.

Nella seconda metà del XVIII secolo l’area viene visita-ta dal Winckelmann, e alcuni dei ruderi, in particolare quel-li visibili dal mare, come la cosiddetta Scuola di Virgilio,sono riprodotti in splendide acqueforti, come quelle del Paolidel 1768 (Fig. 06). Nel 1820 Guglielmo Bechi diede inizioa scavi nella zona; nel 1840, mentre si realizzava una nuovastrada presso Posillipo, venne scoperta l’imboccatura orien-tale della cosiddetta Grotta di Seiano che venne ripristinataper ordine del re Ferdinando di Borbone. Negli anni succes-sivi monsignor Camillo Di Pietro, arcivescovo di Berito enunzio apostolico alla corte di Napoli, cominciò scavi siste-matici nei pressi della proprietà del Bechi. L’architetto Pie-tro Bersani, incaricato della ricerca, mise in luce alcuni deipiù rilevanti edifici del complesso, come il teatro, l’odeon eil cosiddetto Tempio. Inoltre venne recuperata la statua del-la Nereide su pistrice, ora custodita al Museo ArcheologicoNazionale di Napoli2 (Fig. 04). Fondamentale l’edizionedel Günther del 1913 che ad oggi rimane la monografia piùcompleta del complesso3.

2 Museo Archeologico Nazionale di Napoli, inv. 6026. Collezioni delMuseo di Napoli, I, 2, p. 108, n 63.3 Günther 1913.

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Negli ultimi anni la Soprintendenza Archeologica, inoccasione dei restauri per la creazione del parco archeolo-gico, ha effettuato una serie di sondaggi che hanno permes-so di avere un’idea almeno in parte più precisa di questagrandiosa villa imperiale marittima. Ad oggi si conosce solouna piccola parte del complesso (circa il 10%), in quanto ingran parte non è mai stato scavato o, se pure già oggetto diesplorazioni, si presenta notevolmente alterato, come nelcaso della zona nei pressi della Gaiola, sconvolta da alcunecave di lapillo che il Marchese del Tufo, divenuto proprie-tario dell’area, fece aprire verso il 1870. I danni causati allestrutture archeologiche sono ben riconoscibili se si confrontaun’incisione acquerellata del pittore Friedrich Salathé, cheraffigura le rovine esistenti nell’area prima dell’apertura delledette cave, e la situazione attuale4 (Figg. 05-06).

La storia e la figura di Vedio Pollione

La costruzione della grandiosa villa di Pausilypon si puòcollegare all’espansione di Neapolis verso i Campi Flegreidurante la tarda repubblica. Tale fenomeno è testimoniatodalla realizzazione di nuove strade, dall’apertura dimonumentali gallerie come la Crypta Neapolitana e la c.d.Grotta di Seiano e dal rafforzamento delle vie di comunica-zione già esistenti. È in quest’epoca che i maggiorenti ro-mani scelsero il golfo di Napoli per impiantare le propriegrandiose ville sfruttando i suggestivi scorci che la baia,chiamata Crater, offriva5.

Il primo proprietario della villa di Pausilypon fu il riccocavaliere romano Publio Vedio Pollione, importante perso-

4 Per una storia del monumento più dettagliata si rimanda a Vecchio1999.5 Vecchio 1985, p. 348; Pappalardo 2000.

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naggio politico della corte di Augusto che, come è noto dal-le fonti, era uno degli uomini più facoltosi della tarda re-pubblica. Nonostante le sue origini (i Vedii erano una riccafamiglia di Benevento), raggiunse il rango equestre e, nelperiodo di confusione successivo alla battaglia di Azio, ben-ché solo cavaliere, divenne governatore della ricca provin-cia d’Asia6.

La sua cattiva fama risale a Cicerone, il quale, dopo unincontro con lui in Cilicia, affermò “numquam vidi hominemnequiorem” (“mai ho visto un uomo più iniquo”). La repu-tazione negativa fu accresciuta da alcuni episodi scandalo-si: all’interno del suo bagaglio, finito in mani sbagliate acausa della morte del liberto cui era stato affidato, furonotrovati cinque medaglioni dipinti, con i ritratti di altrettantesignore dell’alta società di Roma, che glieli avevano avven-tatamente donati come pegni d’amore7.

Pollione rimase per tutta la vita fedele ad Augusto, inonore del quale, come aveva fatto già in Asia, a Tralles, fececostruire a Benevento, sua città natale, un tempio, il Cesareo.Tuttavia la politica di rinnovamento culturale di Augusto,che propugnava il ritorno agli ideali antichi, fece sì che l’ami-cizia di Vedio Pollione, con le sue ricchezze ammucchiatepiù o meno lecitamente, con il lusso delle sue dimore, conuna fama così cattiva, divenisse imbarazzante per il princeps.

Un episodio avvenuto nella Villa di Pausilypon e ripor-tato da Cassio Dione, Seneca e Plinio diede ad Augusto ilpretesto di allontanare da sé lo scomodo personaggio: du-rante una cena il coppiere di Pollione ruppe un pregiato ca-lice murrino e per questo il padrone diede ordine di gettarlo

6 Syme 1961.7 Cic., Att., VI 1, 25.

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in pasto alle murene allevate nelle peschiere della villa.Augusto intervenne salvando la vita allo schiavo e ordinan-do di infrangere l’intera collezione di vetri preziosi sotto gliocchi di Pollione8.

La rottura non cancellò del tutto la macchia di questoantico legame, che, secondo quanto riporta Tacito, vennerimproverato ad Augusto fino alla morte, sebbene questiavesse continuato a prendere le distanze9.

Nel 15 a.C. Vedio Pollione morì lasciando l’imperatoreerede dei suoi immensi beni, con la clausola che gli fosseeretto a spese pubbliche un monumento funerario. Augustonon acconsentí su questo punto, anzi fece radere al suolo ilmagnifico palazzo, che Pollione aveva sull’Esquilino e vicostruì sopra un edificio pubblico, il Portico di Livia. An-che la Villa di Pausilypon fu lasciata in eredità ad Augustoed ai suoi successori. Questi la ampliarono, adattandola alleesigenze di una residenza imperiale.

Nel II secolo d.C. la villa faceva ancora parte delleproprietà dell’imperatore, come si evince da una fistulaplumbea con il nome dell’imperatore Adriano ritrovata nelsettore delle cosiddette terme superiori. La decadenzadell’impero segnò l’oblio dell’immenso complesso le cuistrutture furono inglobate dalla vegetazione e dal terre-no ed in parte furono sommerse dalle acque a causa delbradisismo che, almeno dal VI secolo d.C., provocò il gra-duale sprofondamento delle strutture poste in prossimitàdella linea di costa10.

8 Cass. Dio., Hist. Rom., LIV 23, 5; Sen., Clem., I 18, 2; Sen., Dial., V40, 1-5; Plin., Nat. Hist., IX, 77.9 Tac., Ann., I 10, 5.10 Per la dinamica dei fenomeni bradisismici in quest’area si veda Varriale2004 con bibliografia.

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La c.d. Grotta di Seiano

Il complesso del Pausilypon aveva un grandioso emonumentale accesso con la Grotta di Seiano. Tale galleriaartificiale trafora la collina di Posillipo congiungendoCoroglio con il vallone della Gaiola. Essa fu chiamata cosìda Giovanni Pontano che, nel suo trattato De Magnificentia,immaginò che la galleria fosse stata fatta costruire da Seiano,il noto ministro di Tiberio.

Il traforo è lungo circa 770 metri e presenta una sagomavariabile sia in larghezza ed altezza, mentre l’andamentoplanimetrico è quasi rettilineo, con una deviazione circa ametà percorso. Per quanto riguarda le altimetrie, invece, ilpercorso si articola in cinque tratti significativi a pendenzecostanti (variabili tra lo 0,15% e il 4%), tutti in discesa ver-so l’imboccatura di Coroglio (Fig. 07). La sezione mediadella galleria è pressoché quadrata e presenta pareti alte cir-ca 2,20 metri e volte a tutto sesto con raggio pari a 2,20metri. I tratti vicino alle imboccature aumentano progressi-vamente sia in larghezza che in altezza (fino a 14 metri) pergarantire luce e aerazione. Per lo stesso scopo furono sca-vati, a sud della galleria, tre cunicoli secondari (lunghi ri-spettivamente 40, 29 e 129 metri), che si affacciano sullabaia di Trentaremi (Fig. 08).

Lo scavo della galleria avvenne probabilmente inizian-do in contemporanea sui due fronti di Coroglio e dellaGaiola, raccordandosi poi nella parte centrale, ma la diver-sa compattezza dei tufi che si incontrarono nel traforo necomplicò notevolmente l’esecuzione. Difatti si dovette pro-cedere con uno scavo a sezione completa che prevedeva lasimultanea esecuzione del rivestimento, messo in opera co-struendo prima le pareti verticali, che fungevano da piedrittiper la volta a sezione circolare (in alcuni settori ogivale),realizzata utilizzando centinature di legno.

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Per questo motivo i lavori avanzavano in maniera relati-vamente lenta; infatti, osservando i segni di congiunzionetra le murature (le cosiddette “riprese di getto”), ben visibilinella galleria, si può dedurre che si procedesse con una mediadi 5/7 metri per giornata lavorativa11.

Le pareti, rivestite in opera reticolata oppure incerta, eranocostituite da una muratura interna in pietre di tufo con riem-pimento “a sacco” fino alle pareti scavate nel tufo. Allo stessomodo anche le volte furono realizzate nella parte a vista conmuratura regolare, impostata su casseforme, mentre la par-te superiore era riempita con malta e pietrame che venivanopressati fino ad aderire con le superfici scavate nel tufo. Inalcuni tratti si possono distinguere i fori per tenere le traviche reggevano le centine della volta. È probabile che tuttala galleria, comprese le parti con il tufo a vista, fosse rive-stita come si è dedotto sulla base di diverse tracce di intona-co rilevate in alcuni punti (Fig. 09).

G. Vecchio ritiene che lo scopo principale della realizza-zione della galleria sia stato certamente quello di dare uncomodo accesso alla residenza imperiale.12 È possibile, tut-tavia, ipotizzare che la crypta, edificata probabilmente pri-ma che la villa di Pausilypon divenisse proprietà imperiale,servisse tutta una serie di ville poste lungo la costa. La gal-leria, difatti, era attraversata da una strada, attestata daun’epigrafe frammentaria ritrovata all’interno, databile alIV secolo d.C., che menziona il restauro della via publica,che si dipartiva dal promontorio della villa di Posillipo, eche venne restituita all’uso pubblico da un personaggio dinome “.... ratus”, che ricopriva l’incarico di consularisCampaniae, ovvero governatore della Campania13. La via,

11 Vecchio 1999, p. 12.12 Vecchio 1999, p. 13.13 CIL X 1488. Vecchio 1999, p. 14.

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probabilmente si biforcava all’uscita dalla galleria aCoroglio, raggiungendo Fuorigrotta ricalcando l’attuale viaCampegna, e dall’altro lato si allacciava, attraverso Bagnolie poi Agnano, alla via Puteolis-Neapolim. Dal lato dellaGaiola si doveva avere un percorso più a valle dell’attualevia Posillipo14.

La villa

Dalla Grotta di Seiano si giungeva al Pausilypon attra-verso un percorso, realizzato praticando un taglio nel tufo,che scendeva nel vallone sottostante per arrivare poi al mare.All’uscita della galleria vi era una piccola necropoli apertaalla strada attraverso un cancello, di cui sono visibili i car-dini. Vi sono alcuni piccoli mausolei che in qualche casoconservano le strutture interne. Tali monumenti erano par-zialmente costruiti in opera reticolata e in parte scavati nelbanco di tufo e conservano le nicchie in cui venivano postele urne con le ceneri dei defunti. Si è rinvenuta, inoltre, unapiccola base di marmo recante un’iscrizione funeraria chericorda un certo “...VDIVS AMARANT...”, forse un libertodi origine orientale15.

Sul terrazzamento più alto, in una zona sovrastante laBaia di Trentaremi, era situata la pars publica del comples-so residenziale, caratterizzata principalmente da due edificiper spettacoli, un teatro e un odeion16 (Fig. 10). All’area si

14 Oltre a questa, il Vecchio (1999), ipotizza un altro percorso che partivapresso la Crypta Neapolitana, saliva sulla collina di Posillipo nei pressidelle attuali rampe Sant’Antonio, e si collegava a una direttrice che se-guiva la cresta dell’altura, corrispondente più o meno all’attuale viaManzoni.15 Vecchio 1999.16 Günther 1913, pp. 29- 47.

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accedeva attraverso un monumentale edificio definito dalGünther “Tempio o Sacrarium”, sistemato ad est del teatroe aperto sul vallone della Gaiola, con un terrazzo con porti-cato di sei colonne, purtroppo visibile solo in fondazione17.L’ambiente quadrato presentava la parete occidentaleabsidata ed era diviso in tre navate da quattro pilastri. I muri,in opera laterizia con pannelli di opera reticolata, erano ab-belliti da semicolonne in laterizio.

Il settore nord della terrazza è occupato da un grandiosoteatro, costruito appoggiandosi al pendio naturale della col-lina secondo una tecnica costruttiva tipica dei teatri greci,con la cavea aperta verso sud. L’edificio è di formasemicircolare con un diametro di circa 47 metri e si eleva aldi sopra del livello dell’orchestra di circa 13 metri. L’imacavea è formata da tredici ordini di sedili, ciascuno di circa70 centimetri di profondità e 45 di altezza, ed è divisa in trecunei da quattro scale che conducono a un ripiano(praecinctio) largo 120 centimetri. Da qui sette doppie sca-le portano alla media cavea, costituita da sei ordini di sedilidivisi in sette cunei. La sommità del teatro era occupata dauna galleria, probabilmente coperta da un portico, cui siaccedeva sia tramite due scale situate alla estremità oppuredalla parte posteriore. All’altezza dell’ottava fila dei posti,alle due estremità della cavea, vi erano due tribunalia, de-stinati ad accogliere spettatori privilegiati; sotto di questi vierano due ambienti coperti con volte a botte e recanti traccedi affreschi di III stile. Si è calcolato che l’edificio potesseospitare fino a duemila spettatori18.

L’orchestra presenta un diametro di circa 11 metri e do-veva avere in antico una ricca pavimentazione in marmo.

17 Günther 1913; Vecchio 1999.18 Vecchio 1999, p. 16.

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Dal centro di essa verso l’odeion venne allestita una grandevasca lunga 26,35 metri e larga 3,80 metri (ovvero 100 pie-di x 15). La struttura, realizzata in opera reticolata, è carat-terizzata dalla presenza sul fondo di quaranta fori rettango-lari, posti in doppia fila, che servivano per l’incasso dipilastrini atti a reggere un piano. Un cunicolo di adduzionedell’acqua corre con andamento curvilineo sul lato sud. Lavasca con fontana doveva presentarsi adorna di marmi ed èprobabile che fosse ricca di sculture. Si pensa infatti che laNereide su pistrice di cui s’é detto facesse parte del corredoscultoreo della vasca che era una kolymbetra, cioè una pi-scina destinata a spettacoli coreografici nell’acqua, diffusinel mondo romano soprattutto nel periodo tardo-antico. Lapiscina poteva in ogni momento essere coperta con un tavo-lato e trasformata in un grande palcoscenico per gli spetta-coli, con una scena costituita da elementi mobili. In basealla ceramica ritrovata inglobata nelle murature, si è con-cordi nel datare la vasca e tutto il teatro tra l’età tiberiana equella flavia19 (Fig. 11).

Dietro l’orchestra, sulla linea del proscenio, alcuni am-bienti sotterranei e sei pozzetti, profondi più di 4 metri, po-sti ai lati della vasca sulla linea del proscenio, dovevanoservire a contenere le attrezzature e i macchinari per solle-vare dei pennoni e delle antenne, cui venivano ancorati ilsipario e il velario.

Subito ad est del teatro è stato messo in luce un edificiorettangolare absidato di 3 x 6 metri, con pavimento in opussectile di marmi colorati, formato da quadrati con l’inseri-mento di rombi. Per questo edificio è stata ipotizzata unafunzione cultuale. Immediatamente a sud, contigua a que-sto edificio, vi è una grande esedra semicircolare con un

19 Vecchio 1999.

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sedile rivolto verso la vasca, che delimitava l’area del tea-tro. Si è ipotizzato che le stesse strutture si ripetessero inmaniera speculare anche sul lato opposto, richiamando laforma ad emiciclo del teatro, a creare un grandioso effettoscenografico20.

Sul lato occidentale del teatro, su una terrazza affacciatasul mare alla quota circa della media cavea, sorgono i restidi un edificio a pianta rettangolare con un lato breve arcua-to, oggi in parte coperto dalla vegetazione e in parte franatonella sottostante Baia di Trentaremi. L’edificio, comunemen-te identificato come ninfeo, come ragionevolmente ritieneG. Vecchio, potrebbe essere un piccolo stadio, se si consi-dera la funzione degli altri edifici vicini21.

A sud, di fronte al teatro sorge l’odeion, un teatro coper-to destinato alle rappresentazioni di poesia, di retorica o dimusica. L’edificio venne costruito ad livello più alto di cir-ca 1,50 metri rispetto all’area occupata dal teatro, a piccosulla baia di Trentaremi. Il teatrum tectum presenta un dia-metro di circa 28 metri, una zona centrale con dieci ordinidi sedili con un’unica praecinctio, il palco imperiale, la sce-na, e sui due lati una serie di ambienti simmetrici. Il settoreoccidentale è crollato in mare a causa del distacco della pa-rete tufacea a strapiombo sul mare, mentre la zona orientaleè ancora da scavare. La cavea è posta di fronte a quella delteatro, ma ruotata rispetto a questa di circa otto gradi versoest. Essa si sviluppa con quattro ordini di gradini, più altridue, interrotti al centro per garantire la vista dello spettaco-lo dall’ampio ambiente absidato, munito di podio per unastatua sul fondo, identificato come palco imperiale. Sui duelati della cavea vi sono poi altri tre ordini di posti, sistemati

20 Vecchio 1999, p. 17.21 Vecchio 1999, p. 18.

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all’estremità dell’emiciclo (Fig. 12). L’edificio doveva es-sere completamente rivestito di marmi preziosi, come te-stimoniano i frammenti di rosso e giallo antico, pario,pavonazzetto ancora conservati in situ, mentre gli ambientisecondari erano più semplicemente intonacati e dipinti. Lascena è costruita in laterizio e presenta sul davanti tre nic-chie semicircolari alternate ad altre due rettangolari e, alleestremità, due piccoli ambienti. La parte retrostante, fruttodi un intervento successivo, è a emiciclo, ornato in origineda sei colonne rudentate in cipollino22. Alle spalle della sce-na si estendeva una porticus triplex con colonne scanalatecostruite in laterizio e ricoperte da intonaco, la quale na-scondeva la scena dell’odeion, costituendo un eccezionalesfondo scenografico alla vasca del teatro e collegandosi condelle strutture e degli spazi sistemati a giardino, forse creatisu livelli diversi, all’altro edificio in modo tale da formareun unico complesso (Figg. 13-14).

Ad est dell’odeion si trovano una grande sala di rappre-sentanza ed un triportico, di cui si conservano due bracci.La sala, aperta a nord, presenta pareti costruite in operareticolata con ammorsature in laterizio e ampie finestre sullato orientale. La stanza, forse un grande triclinio, era deco-rata da un ricco pavimento in opus sectile, di cui restanosolo le impronte, da un alto zoccolo rivestito con lastre dimarmo, testimoniato dai frammenti ancora in situ e da pit-ture parietali, ormai perdute, che dovevano rivestire il restodella parete e la volta di cui non resta più nulla (Fig. 15).

Il triportico, costruito in opera reticolata, era anch’essoimpreziosito da una pavimentazione in opus sectile, di cuirimangono le impronte e qualche piastrella che permettonodi ipotizzare un disegno costituito da una rete di quadrati

22 Vecchio 1999, p. 19.

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alternati in bianco e rosso antico. La decorazione parietaleera costituita da uno zoccolo in marmo, di cui resta qualcheframmento, e da pitture in III stile, di cui si conserva unaporzione della predella a fondo nero nel tratto ovest dellaparete nord (Fig. 16).

Tra il portico e la sala vi è un corridoio ad “L” con unbraccio aperto a nord che passava tra i due ambienti di rap-presentanza svoltando ad ovest, dove si collegava al porticoattraverso una piccola porta e passava dietro la grande sala,dove una rampa conduceva agli ambienti retrostanti, oggiinterrati, che probabilmente costituivano i locali di servizioper la servitù che lavorava in questo settore della villa. Ilcorridoio è dipinto da semplici pitture con alto zoccolo ros-so e zona superiore a fondo bianco.

Delle imponenti strutture che si ergevano in tutta l’areatra la collina e il mare, restano in alto sul costone, alle spalledella villa ottocentesca, le rovine di un grande edificio ter-male, che presenta un calidarium, con un singolare sistemadi circolazione dell’aria calda. Il quartiere termale è com-pletamente inglobato dalla vegetazione. La terrazza supe-riore era munita di una serie di cisterne, come la cosiddetta“Casa con cisterna” e di sistemi per la captazione delle ac-que che la villa attingeva principalmente da un braccio dal-l’acquedotto del Serino che correva parallelo alla Grotta diSeiano. Altre vasche e cisterne erano situate sui vari livelliper fare fronte alle necessità di una villa con almeno dueimpianti termali, vasche, fontane e uno stuolo di servitori eospiti che la dovevano affollare quotidianamente. Allo statoattuale della ricerca è impossibile capire come funzionasseil complesso sistema di approvvigionamento e di scaricodelle acque.

Nell’area delle isole della Gaiola, che in antico eranocollegate alla terraferma, si sviluppa la parte marittima del-la villa, dove erano numerosi vivai per l’allevamento di pe-

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sci, crostacei e molluschi, per i quali la villa era famosa. Vierano moli, banchine frangiflutti, che permettevano l’ormeg-gio delle barche e delle navi in modo che la villa fosse ac-cessibile anche dal mare e potesse sfruttare le risorse mari-ne, vi erano, inoltre, costruzioni avanzate, triclini, ninfei,portici, loggiati, che si estendevano oltre la linea di costa.Nei pressi della Gaiola fu rinvenuta, peraltro, una statua dinegro in marmo bianco23 (Fig. 17).

Di tutta questa magnificenza si conservano resti sparsidi strutture sul cosiddetto Scoglio di Virgilio ed i resti diquello che doveva essere un grande ninfeo, la cosiddettaScuola di Virgilio che prende nome dalla leggenda medie-vale secondo la quale il poeta avrebbe insegnato qui le suearti magiche. Si tratta di un ninfeo quadrato con abside sulfondo e nicchie sulle pareti laterali24 (Fig. 18).

In ogni caso, tutto intorno al promontorio dalla Baia diTrentaremi a Marechiaro, affiorano, semi-sommersi, nume-rosi resti di edifici che si spingono sotto il livello del marefino a 3,70 metri, mentre tracce di abrasione marina si rin-vengono sui ruderi fino a 2 metri sopra il livello del mare.Da ciò si evince che lungo il litorale di Posillipo la linea dicosta di epoca romana dovesse correre più al largo di quellaodierna, posizionandosi ad almeno 6 metri di profondità25.

Nei pressi della Gaiola, sorge l’edificio romano meglioconservato e più suggestivo della zona, il cosiddetto Palaz-zo degli Spiriti che si ipotizza fosse un dei tanti “corpi sepa-rati” di cui era composta la villa. L’edificio è costituito datre piani, il cui stato di conservazione permette di osservare

23 Museo Archeologico Nazionale di Napoli, inv. 120568; AdamoMuscettola 1985.24 Günther 1913, pp. 155-158; Vecchio 1985, p. 350.25 Pagano 1980; Varriale 2004.

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oltre a intere pareti di opus reticulatum, parti dell’originariointonaco rosso e nero. L’interno è visitabile solo in barcaperché il primo piano dell’edificio è sommerso per almeno2,50 metri; sulle pareti della struttura si rilevano tracce dierosione marina fino ad un’altezza di 4,90 metri sopra illivello del mare. La facciata sul mare presenta cinque am-bienti due scale simmetriche che, poste sui lati, portano allaterrazza inferiore alle spalle dell’edificio, costruita su unbanco roccioso sul quale dovevano essere tre cortili in ori-gine coperti. Vi sono, inoltre, numerosi segni di restauro erifacimenti di epoca post-romana (Figg. 19 - 20).

Dunque, la grandiosa villa era configurata come uncittadella con la necropoli sulla strada d’accesso, la portamonumentale, il teatro, l’odeion, le terme, le strutture por-tuali e produttive e numerosi quartieri residenziali atti adaccogliere il seguito dell’imperatore. Tali quartieri eranosistemati non solo con l’intento di ottenere spettacolari so-luzioni scenografiche, ma anche e soprattutto con un preci-so calcolo delle esposizione al sole ed ai venti in modo daassicurare ai fortunati frequentatori il meglio dellepiacevolezze offerte dalla baia di Napoli. La villa progettaper soddisfare le necessità della corte imperiale, come s’èdetto, è ancora da scoprire e da restituire al pubblico nellasua complessità, che doveva esplicarsi anche nella ricchez-za degli apparati decorativi che, pervenuti in quantità esi-gua a causa dei saccheggi perpetuati in anni di abbandono,restituiscono solo una pallida idea dell’abbondanza del cor-redo statuario, degli arredi e delle decorazioni parietali emusive che dovevano arricchire la sontuosa dimora26. Ci siaugura, pertanto, che la futura ricerca possa offrire nuovidati che permettano di riconsegnare al pubblico un monu-

26 Günther 1913, pp. 210-291.

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mento che rimane ai più sconosciuto e che si trova in unodei luoghi più suggestivi di Napoli, dove, in continuità conil passato, si trovano le ville delle élites cittadine, nonché laresidenza napoletana del Presidente della Repubblica Ita-liana, Villa Rosbery.

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ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE

AA.VV. 1994 = AA.VV., Neapolis, Napoli 1994.ADAMO MUSCETTOLA 1985 = S. ADAMO MUSCETTOLA,

“La statua di negro da Posillipo”, in AA.VV., Napoli antica,Catalogo della Mostra, Napoli 1985, p 351.

ADEMBRI 2000 = B. ADEMBRI, Villa Adriana, Roma 2000.ALVINO 1963 = F. ALVINO, La collina di Posillipo, Napoli 1845,

ristampa Napoli 1963.AMALFITANO-CAMODECA-MEDRI 1990 = P.

AMALFITANO, G. CAMODECA, M. MEDRI (a cura di), ICampi Flegrei. Un itinerario archeologico, Venezia 1990.

COLLEZIONI DEL MUSEO DI NAPOLI = AA.VV., Le Col-lezioni del Museo di Napoli, Napoli 1989.

D’ARMS 1970 = J.H. D’ARMS, Romans on the bay of Neaples,Cambridge 1970.

DE FUSCO 1989 = E. R. DE FUSCO, Posillipo, Napoli 1989.GÜNTHER 1913 = R.T. GÜNTHER, Pausilypon, the Imperial

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Tiberius auf Capri, Mainz 2003 (ed. ital. Napoli 2005).LEPORE 1978 = E. LEPORE, “La Campania preromana” e “Il

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MIELSCH 1987 = H. MIELSCH, Die römische Villa. Architekturund Lebensform, München 1987.

PAGANO 1980 = M. PAGANO, “Gli impianti marittimi dellavilla Pausilypon”, in Puteoli 4-5, 1980-81, pp. 245-255.

PAPPALARDO 2000 = U. PAPPALARDO, Le ville romane nelGolfo di Napoli, Napoli 2000.

SGOBBO 1938 = I. SGOBBO, “Serino. L’acquedotto romanodella Campania: Fontis Augustei Aquaeductus”, in Notizie de-gli Scavi 16, 1938, pp. 75-97.

SYME 1961 = R. SYME, “Who was Vedius Pollio?”, in Journalof Roman Studies 51, 1961, pp. 23-30.

VARRIALE 2004 = I. VARRIALE, “Costa flegrea e attivitàbradisismica dall’antichità ad oggi”, in L. DE MARIA e R.TURCHETTI (a cura di), Rotte e porti del Mediterraneo dopo

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la caduta dell’Impero romano d’occidente: continuità e inno-vazioni tecnologiche e funzionali, Atti del IV seminarioANSER, (Genova 18-19 Giugno 2004), Soveria Mannelli 2004,pp. 291-310.

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VECCHIO 1999 = G. VECCHIO, La Grotta di Seiano e il parcoarcheologico del Pausilypon, Napoli 1999.

VIGGIANI 1989 = D. VIGGIANI, I tempi di Posillipo, Napoli1989.

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DIDASCALIE DELLE FIGURE

Fig. 01 - Planimetria generaleFig. 02 - Veduta della baia di Trentaremi e dell’isola di Nisidadalla Villa del PausilyponFig. 03 - Veduta aerea del complessoFig. 04 - Statua di Nereide su pistriceFig. 05 - Incisione acquerellata di F. Salathé che raffigura le rovi-ne esistenti nell’area prima dell’apertura delle cave di lapillo daparte del Marchese del Tufo (1870)Fig. 06 - Acquerello di autore ignoto del secolo XIXFig. 07 - Ingresso della cosiddetta Grotta di SeianoFig. 08 - Sezione longitudinale della cosiddetta Grotta di SeianoFig. 09 - Interno della cosiddetta Grotta di Seiano; la serie di archidi rinforzo è di età borbonicaFig. 10 - Planimetria della terrazza superioreFig. 11 - Teatro con piscina per gli spettacoli acquaticiFig. 12 - OdeionFig. 13 - Odeion e portico antistanteFig. 14 - Veduta della terrazza da ovestFig. 15 - La grande salaFig. 16 - Resti di decorazione in III stile dal triporticoFig. 17 - Veduta dell’Isolotto della GaiolaFig. 18 - La cosiddetta Scuola di Virgilio vista da mareFig. 19 - Il cosiddetto Palazzo degli SpiritiFig. 20 - Il cosiddetto Palazzo degli Spiriti; assonometria