piazza armerina e villa romana del casale

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edizioni enjoy P IAZZA A RMERINA VILLA ROMANA DEL CASALE ENNA MORGANTINA

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Ultima guida di edizioni enjoy su Enna, Piazza Armerina e la romana Villa del Casale con i suoi preziosi mosaici.

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Page 1: Piazza Armerina e Villa Romana del casale

edizioni enjoy

PIAZZAARMERINA

VILLA ROMANADEL CASALE

ENNAMORGANTINA

Page 2: Piazza Armerina e Villa Romana del casale

Entrare alla Villa Romana del Casale è come partecipare a uno dei più memorabili e straordinari appuntamenti con la storia della Sicilia. Storia che racconta l’epoca romana imperiale in tutti i

suoi aspetti: le tradizioni e le abitudini di vita, guerre, amori e piaceri ma anche leggende, avvenimenti epici e mitologia. E’ come un cinema all’aperto sparso su 3.500 mq dove i fotogrammi sono composti da mosaici. È la Villa Romana del Casale insignita nel 1997 dall’Unesco del titolo PATRIMONIO DELL’UMANITA’. Dalla “Glorifi cazione di Ercole” alla “Grande Caccia”, dallo splendore delle Terme ad un magnifi co verde che circonda a 360° la stessa, qui è rappresentato il reale e magnifi co volto dell’antica Roma del IV secolo che custodiamo ormai da millenni nella nostra amata Sicilia. Consapevole che non si può rendere solo con le parole, l’editore con questo libro vuole tuttavia offrire al visitatore la descrizione e una chiave di comprensione di questo tesoro della storia e dell’arte insieme.

L’editore.

E D I T O R I A L E

PIAZZAARMERINA

ENNA

AIDONE

Page 3: Piazza Armerina e Villa Romana del casale

Particolare della sala degli Eroti pescatori

Page 4: Piazza Armerina e Villa Romana del casale

I N D I C E

1. VILLA ROMANA DEL CASALE................................................................. 6 1.1 INTRODUZIONE................................................................................................ 8 1.2 PRIMA SEZIONE............................................................................................... 16 1.3 SECONDA SEZIONE........................................................................................ 24 1.4 TERZA SEZIONE................................................................................................ 34

2. PIAZZA ARMERINA................................................................................ 46 2.1 INTRODUZIONE................................................................................................ 48 2.2 ITINERARIO CITTADINO.................................................................................. 50 2.3 IL MUSEO DELLE MERAVIGLIE........................................................................ 54 2.4 FOLKLORE-IL PALIO DEI NORMANNI........................................................... 56

3. ENNA...................................................................................................... 58 3.1 INTRODUZIONE................................................................................................ 60 3.2 ITINERARIO CITTADINO.................................................................................. 62 3.3 IL DUOMO......................................................................................................... 64 3.4 IL CASTELLO LOMBARDIA............................................................................... 68 3.5 FOLKLORE-LA SETTIMANA SANTA............................................................... 72 3.6 IL LAGO DI PERGUSA..................................................................................... 76

4. MORGANTINA........................................................................................ 78 4.1 INTRODUZIONE................................................................................................ 80 4.2 VISITA DELL’AREA ARCHEOLOGICA............................................................. 82 4.3 AIDONE.............................................................................................................. 88 4.4 I TESORI DI MORGANTINA............................................................................ 90 4.5 FOLKLORE-LA SETTIMANA SANTA............................................................... 92

RINGRAZIAMENTI...................................................................................... 95

PIAZZAARMERINA

VILLA ROMANADEL CASALE

ENNAMORGANTINA

Page 5: Piazza Armerina e Villa Romana del casale

Particolare della Sala delle ragazze in bikini

Page 6: Piazza Armerina e Villa Romana del casale
Page 7: Piazza Armerina e Villa Romana del casale

1.VILLA ROMANA DEL CASALE

Page 8: Piazza Armerina e Villa Romana del casale

IPOTESI SUL PROPRIETARIO

La visita alla Villa Romana del Casale, uno dei monumenti del periodo romano più importanti del mondo e per questo dichiarato nel 1997 “Patrimonio Unesco”, è una passeggiata nella storia, che da sola

merita un viaggio a Piazza Armerina.Questa stupenda e grande villa di età imperiale, con i pavimenti a mosaico che coprono una superfi cie di circa 3.500 mq., costituisce la più importante testimonianza della civiltà romana in Sicilia e in Italia.La villa, costruita fra il III ed il IV secolo d.C. da qualche ricco latifondista del tempo o forse dallo stesso imperatore romano Maximianus Herculius, comprendeva numerosi ambienti, circa 60, con funzioni differenti e disposti su quattro livelli per adeguarsi alle pendenze del terreno. L’edifi cio iniziale, forse una villa, in origine molto più semplice, risalente al II secolo d. C., è stato ingrandito nei secoli successivi ed adibito a dimora di campagna di qualche illustre personaggio. La villa, come tante altre in Sicilia, faceva parte di uno dei molti latifondi. Qui grandi proprietari terrieri aristocratici romani, procuratores, godevano dei frutti, ricorrendo agli schiavi, degli svaghi e degli ozi offerti dalla fertile campagna siciliana. Questa villa sorgeva ai piedi del monte Mangone, nella valle del fi ume Gela che, assieme ad altre sorgenti,

V I L L A R O M A N A D E L C A S A L E

8

Particolare del Corridoio della Grande caccia

Page 9: Piazza Armerina e Villa Romana del casale

alimentava d’acqua le terme, i bisogni della villa e l’irrigazione dei campi. Era inoltre situata presso la Statio Philosophiana, una stazione di sosta e cambio cavalli, posta lungo l’Itineraria Antonini che collegava Itineraria Antonini che collegava Itineraria AntoniniCatania ad Agrigento. Alcuni storici hanno supposto che i proprietari della villa siano stati degli aristocratici vicini alla corte imperiale, come Rufo Volusiano, console, o Procuro Populonio, prefetto, piuttosto che lo stesso imperatore Massimiano. Costui, che proveniva dalla Pannonia ed era di umili origini, grazie alle sue doti di generale aveva ottenuto il titolo di coreggente dall’imperatore Diocleziano, che lo aveva posto sotto la protezione di Ercole, da cui il nome Herculius. Grazie alle sue vittorie, Massimiano fu proclamato imperatore il 1° Aprile del 286 d.C. e fu Augusto fi no al 306, anno in cui abdicò a Milano per ritirarsi a vita privata.Sia lo stile che le fi gure rappresentate nei mosaici, sia l’acconciatura dei capelli che i copricapi di alcuni personaggi, fanno datare la realizzazione di questi tappeti musivi al III secolo d. C. Essi sono sicuramente opera di maestranze africane, visto che i mosaici sono paragonabili a quelli tunisini ed algerini e che i tasselli colorati provengono dal Nord Africa, dalla zona di Cartagine, in quel periodo all’avanguardia culturale nell’Impero Romano d’Occidente.Cosa curiosa è che le maestranze africane usarono tessere piccole per gli animali (opus verniculatum), tessere più grandi per i disegni geometrici (opus tesselatum) ed infi ne pezzetti di marmo per la basilica (opus sectile).

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1 . 1 I N T R O D U Z I O N E

Vestibolo delle terme

Mosaico con disegno geometrico

Page 10: Piazza Armerina e Villa Romana del casale

DA DIMORA SIGNORILE A MONUMENTO UNESCO

La storia di questa villa è molto affascinante. Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, con l’arrivo dei Visigoti e dei Vandali, la villa fu sicuramente depredata; ma quando Belisario

la riprese ai barbari, la dimora fu nuovamente abitata, come fanno pensare alcuni restauri di quel periodo. Residenza di proprietari bizantini per alcuni secoli, la villa fu occupata successivamente dai saraceni, i nuovi dominatori dell’isola. Fu da allora che essa per diverso tempo fu chiamata Casale dei Saraceni. I successivi signori, i Normanni, continuarono ad abitare la villa, fi n quando uno smottamento del monte Mangone non la coprì con una colata di fango, proteggendola per diversi secoli, ma facendone pure perdere la memoria.Le prime notizie risalgono al 1640, quando in una “Storia di Piazza” si accenna appunto al Casale dei Saraceni. La villa fu oggetto di scavi clandestini per molti anni, fi nché nel 1881 l’archeologo Pappalardo, su incarico del comune, non diede inizio ad una regolare campagna di scavi che portò alla scoperta del pavimento del triclinium, dove sono rappresentate le fatiche di Ercole. I lavori furono ripresi con Paolo Orsi verso la fi ne degli anni Venti e solo a partire dagli anni Cinquanta la Sovrintendenza di Siracusa, con L. Bernabò Brea, iniziò un vero lavoro di scavo scientifi co. Questa operazione, condotta dal prof. V. Gentile, assistito da esperti locali, ha permesso di riscoprire in circa dieci anni la parte nobile della villa con i preziosi mosaici. Molti ambienti restano ancora da scoprire e valorizzare.Nel 1970, su progetto dell’architetto Minissi, è stata realizzata una tettoia in plexiglas a protezione dei mosaici, resi visitabili solo dopo il recente restauro (2008).Essendo la villa costruita sul declivio del monte Mangone, presenta le caratteristiche delle costruzioni terrazzate. Per visitarla al meglio sono possibili tre itinerari. Col primo itinerario si visitano le terme[1/4], il cortile poligonale[7] con il portico[8] e poi l’edicola di Venere[6] e il vestibolo delle terme[7,7A], la latrina[5], la palestra[13], e l’ingresso della villa (“corridoio”).Col secondo si visitano il vestibolo della villa o aditus[8], il peristilio[10]con la grande fontana al centro e il larario[11] con il grande quadriportico, la piccola latrina[12], il vestibolo trapezoidale[14], lestanze degli ospiti[19/23], quelle della servitù[15/18,24,25,27,28]e la sala del forno arabo[15], la stanza di Orfeo[19], il corridoio di collegamento fra il triclinio col xystus (portico e corridoio) e la cucina del triclinio[31] (vicino al corridoio). Col terzo si visitano gli appartamenti dei padroni, il dominus e la domina: il corridoio della grande caccia[26], gli appartamenti della famiglia possidente[42/47, 49/51], la latrina privata[41], l’aula basilicale[48], il triclinio[39] con aula triloba e lo xystus[32,33/38].

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1.1 INTRODUZIONE

Page 11: Piazza Armerina e Villa Romana del casale

1111

Peristilio

Page 12: Piazza Armerina e Villa Romana del casale

11 - Praefurnia22 - Calidarium

- Tepidarium - Frigidarium

55 - Grande Latrina66 - Edicola di Venere - Edicola di Venere77 - Cortile Poligonale - Cortile Poligonale7 - Cortile Poligonale77 - Cortile Poligonale7

- Ingresso alla Villa - Vestibolo delle Terme

- Peristilio

1111 - Larario

1212 - Piccola latrina

1313 - Palestra

1414 - Vestibolo trapezoidale - Vestibolo trapezoidale

- Sala del forno arabo

- Sale servitù

- Sale degli ospiti

- Sala degli eroti pescatori

- Sala delle quattro stagioni

2323 - Sala della piccola caccia

24/2524/25 - Sale servitù

- Sala dai disegni ottagonali

- Sala dai disegni quadrati

- Ambulacro della grande caccia

27/2827/28 - Sale servitù

- Sala dai disegni geometrici

- Sala delle ragazze in bikini

- Sala o Diaeta di Orfeo

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3\A3\A3\A

12

V I S I T A D E L L A V I L L A R O M A N A

Page 13: Piazza Armerina e Villa Romana del casale

3030 - Corridoio di collegamento

- Cucina del triclinio

- Xistus

- Sale di pertinenza allo Xistus

- Triclinio

- Acquedotto

- Latrina privata

- Sale private

- Sala o Diaeta di Arione

4343 - Atrio semicircolare

- Vestibolo del piccolo circo

- Cubicolo della figlia

- Vestibolo di Eros e Pan

- Cubicolo dei fanciulli cacciatori

- Basilica

- Vestibolo di Ulisse e Polifemo

- Cubicolo della frutta

- Cubicolo con scena erotica

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Stanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospitiStanze degli ospiti

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P L A N I M E T R I A D E L L A V I L L A R O M A N A

Page 14: Piazza Armerina e Villa Romana del casale

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Complesso Termale

Grande Latrina

Ingresso

Vestibolo dell’Adventus

Ambiente di servizio, con annesse cucine

Peristilio

V I S I T A D E L L A V I L L A R O M A N A

Page 15: Piazza Armerina e Villa Romana del casale

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BasilicaAcquedotto

Triclinium - sala da pranzo

Xistus Diaeta di Arione

Triclinium - cucinaAmbulacro o corridoio della

grande caccia

R I C O S T R U Z I O N E T R I D I M E N S I O N A L E

Page 16: Piazza Armerina e Villa Romana del casale

Entrando per l’attuale ingresso, si incontra sulla sinistra l’acquedotto romano, che ci richiama alla mente quello più grande di Roma. Si arriva quindi al complesso delle terme formate da più parti con funzioni

diverse: prefurnium, calidarium, tepidarium, sala delle unzioni, frigidarium e palestra.Il “praefurnium”[1] è un complesso formato da tre forni che riscaldavano l’acqua la quale, posta in una grande vasca, tramite dei tubi in terracotta, veniva portata nel calidarium. Il “calidarium”[2], stanza dei bagni caldi, era diviso in più ambienti che consentivano la separazione degli uomini dalle donne. La temperatura interna era regolata mediante fi nestre e valvole poste sui tetti. Inoltre, una fontana (labrum) assicurava un po’ di fresco in quell’ambiente surriscaldato. L’ambiente centrale, con il pavimento sospeso su mattoni in terracotta per la circolazione dell’aria calda, era adibito a sauna (laconicum); alle pareti si notano ancora i tubuli, che consentivano all’aria calda di circolare. La funzione di abbassare la temperatura corporea, dopo la sauna, era svolta dall’ambiente successivo: il “tepidarium”[3] a doppia abside, con pavimento rialzato per far circolare il vapore caldo. In questo ambiente i mosaici sono quasi scomparsi, ma si suppone che vi fosse rappresentata la corsa delle fi accole (lampadedromia). La stanza successiva è quella dei massaggi, dove gli ospiti venivano massaggiati e unti con olio. Nel pavimento si notano due schiavi, uno con in mano un secchio e l’altro con una scopa, con ai fi anchi una striscia che indica il loro nome: Cassio e Tito. Questo ambiente, che presenta restauri forse del periodo bizantino, immetteva nella sala attigua, quella del “frigidarium”[4], la stanza dei bagni freddi. Questa è una sala ottagonale con nicchie laterali, quattro delle quali fungevano da spogliatoi (apodyterium). Nella sala centrale è rappresentata una scena con Nereidi, delfi ni, amorini pescatori, tritoni e leoni marini. Nelle nicchie sono raffi gurate due belle scene: la prima con una fanciulla nell’atto di svertirsi mentre due ancelle l’aiutano, e l’altra con un uomo seduto su uno sgabello su pelle di leopardo, aiutato da due servi che gli porgono degli indumenti. Finita la visita alle terme si possono andare a vedere la grande latrina, il cortile poligonale e l’edicola di Venere.

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1 . 2 P R I M A S E Z I O N E

Esterno delle terme

Page 17: Piazza Armerina e Villa Romana del casale

1717Frigidarium

Page 18: Piazza Armerina e Villa Romana del casale

1818

Grande PalestraGrande Palestra - - Grande Palestra - - Grande PalestraGrande Palestra - - Grande Palestra I mosaici rappresen-tano corse di quadrighe nel Circo Massimo.

FrigidariumFrigidarium - - Scene marine al centro e di bagno in alcune nicchie.

V I L L A R O M A N A D E L C A S A L E

Page 19: Piazza Armerina e Villa Romana del casale

1919

TepidariumTepidarium

SalaSala per le unzioni e il massaggio dopo il bagno

CalidariumCalidarium

1 . 2 P R I M A S E Z I O N E

Page 20: Piazza Armerina e Villa Romana del casale

La grande latrina[5], posta presso le terme, aveva un piccolo ingresso ed era costituita da una parte semicircolare, dove erano posti i sedili con foro centrale, oggi mancanti. Chiudevano l’ambiente tende sorrette da colonne, delle quali si notano solo dei resti. Nel canale scorreva continuamente acqua che portava via le acque nere nel fi ume Gela. Vicino si trova l’edicola di Venere[6], che ha preso il nome dai frammenti di una statua di Venere ivi rinvenuti. Si tratta di un ambiente piccolo che serviva come ingresso della servitù al complesso termale. Vi si trovano mosaici a disegni geometrici, tipici della servitù.Adiacente all’edicola di Venere si trova il vestibolo delle terme[9], costituito da una stanza quadrata con pareti affrescate e pavimento a mosaico con motivi geometrici molto elaborati e di buona fattura. Dall’edicola di Venere ci si immette nel cortile poligonale[7], un grande atrio con undici colonne con capitelli ionici, che rappresentava l’ingresso[8] della grande villa.

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V I L L A R O M A N A D E L C A S A L E

Gli amorini pescatori nel Frigidarium

Nereide nella sala del Frigidarium

Page 21: Piazza Armerina e Villa Romana del casale

Il portico conserva ancora resti di un mosaico geometrico a squame, mentre nel centro del cortile si trovano i resti di una fontana quadrata, la quale aveva la funzione di raccolta delle acque piovane (impluvium) che venivano a loro volta convogliate nella vicina grande latrina. L’ingresso era composto da tre archi maestosi, il più grande dei quali era il centrale di 4,50 metri. Presso i piloni c’erano quattro nicchie che una volta contenevano statue.Vi si trovano pure quattro vasche che fungevano da ninfei, due rettangolari e due a forma di conchiglia. Nella parte esterna dei piloni restano tracce di affreschi, dove si nota ancora uno stemma militare (signum) con le effi gi dei quattro tetrarchi dentro medaglioni.Questa scoperta farebbe propendere per assegnare la villa all’imperatore Massimiano.

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1 . 2 P R I M A S E Z I O N E

Particolare dei tubi in terracotta del Prefurnium

Prefurnium

Page 22: Piazza Armerina e Villa Romana del casale

2222

Page 23: Piazza Armerina e Villa Romana del casale

2323

Sala della Piccola Caccia

Page 24: Piazza Armerina e Villa Romana del casale

Dal cortile d’ingresso alcuni gradini portavano al secondo livello della villa, che permetteva di avere sott’occhio gli alloggi riservati ai vari ospiti.

L’ingresso alla villa era veramente imponente, un ingresso monumentale con tre fornici che ricordano gli archi di trionfo degli imperatori, dei quali restano le soglie di ingresso con i battenti e i fori per gli stipiti dei portoni.La visita ha inizio con l’ingresso[8] (aditus), il cui mosaico rappresenta degli inservienti che, con candelabri (cerularium) e foglie di alloro, danno il benvenuto al padrone o ad eventuali ospiti illustri.Questa stanza conduce al peristilio[10] rettangolare di mt. 38x18, circondato da 32 colonne greche con capitelli corinzi che sostengono leggere tettoie, spioventi verso il giardino. Queste colonne erano unite da muri rivestiti di marmo e sormontati da delfi ni in marmo. Il giardino, una volta ricco di piante ed animali, presenta una grande vasca con fontana e una piccola statua rappresentante un amorino. Il quadriportico dimostra una grandiosità che trova riscontro solo in edifi ci grandiosi come “la Casa del fauno” di Pompei, la “Domus Augustana del Palatino della Piazza d’Oro” e del “Cortile della Biblioteca di Villa Adriana” a Tivoli.Il peristilio assumeva una grande importanza per i romani, perché permetteva l’ingresso della luce negli appartamenti che erano posti attorno ad esso ma soprattutto perché offriva ai proprietari la possibilità di stare a contatto con la natura e allo stesso tempo meditare o riposare. I mosaici del pavimento del quadriportico rappresentano 162 teste di animali sia selvatici che domestici, inseriti in corone di alloro. Presso il peristilio si trova il larario[11], un piccolo sacello con cappella votiva nel quale era posta una statua per il culto dei Lari (anime divinizzate dei morti), che si credeva proteggessero la casa dal male. Il mosaico di questa piccola sala rappresenta una stella ad otto punte, che contiene all’interno una corona di alloro al centro della quale sta una foglia di edera, simbolo della famiglia di Massimiano.

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1 . 3 S E C O N D A S E Z I O N E

Ingresso (Aditus). Persone che con candelabri e foglie di alloro danno il benvenuto al padrone o ad ospiti illustri

Page 25: Piazza Armerina e Villa Romana del casale

2525Corsa delle bighe nella Palestra

Page 26: Piazza Armerina e Villa Romana del casale

Il successivo ambiente è la piccola latrina[12], destinata agli ospiti della villa.

Oggi sono stati ricostruiti alcuni posti a sedere in cemento (gli originali erano in marmo), con un canale nel quale scorreva continuamente dell’acqua.

Alla destra dell’ingresso si trovava una vaschetta che, più che per le abluzioni, sembra che servisse per alimentare il

canale dell’acqua per i seggi. I mosaici pavimentali rappresentano

animali in corsa: un leopardo, una pernice, una lepre, un’ottarda e un onagro. Si notano ancora dei fori

per gli stipiti di una eventuale porta che avrebbe garantito una certa intimità. Lungo il percorso si incontra la palestra[13] (gymnasium), un ambiente rettangolare con due absidi, dove ci si riscaldava i muscoli prima di entrare nelle terme. I mosaici della palestra raffi gurano la gara delle quadrighe, che si svolgevano nel Circo Massimo in onore della dea Cerere, il cui culto era molto sentito in questa zona della Sicilia. Le quattro fazioni che si contendevano il premio si distinguevano per i vestiti di colore diverso degli aurighi: verde (prasina), bianca (albata), azzurra (veneta) e rossa (russata). L’arena era divisa in due parti da una spina centrale con agli estremi le mete, costituite da colonne bronzee. Da destra verso sinistra si notano una Nike alata sopra una colonna, un edifi cio (phala) da dove degli spettatori privilegiati potevano assistere alla gara, l’obelisco di Augusto (questo ha fatto discutere molto circa l’attribuzione della villa), la dea Cibele (Magna Mater) su leone, il segnagiri (ovaria). Una cosa curiosa che è anche indice della precisione con la quale è stato eseguito il lavoro, l’ovaria presenta quattro uova abbassate, indicando

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V I L L A R O M A N A D E L C A S A L E

Piccola latrina

Testa di orso nel Peristilio

Il successivo ambiente è la piccola destinata agli ospiti della villa.

Oggi sono stati ricostruiti alcuni

continuamente dell’acqua. Alla destra dell’ingresso si

trovava una vaschetta che, più che per le abluzioni, sembra che servisse per alimentare il

canale dell’acqua per i seggi. I mosaici pavimentali rappresentano

animali in corsa: un leopardo, una pernice, una lepre, un’ottarda e un

Il successivo ambiente è la piccola che era destinata agli ospiti della villa.

trovava una vaschetta che, più che per le abluzioni, sembra che servisse per alimentare il

canale dell’acqua per i seggi. I mosaici pavimentali rappresentano

animali in corsa: un leopardo, una

Page 27: Piazza Armerina e Villa Romana del casale

che la gara era arrivata a metà, visto che dovevano compiersi in tutto otto giri. Si notano pure la vestizione di un auriga e le dodici porte (carceres) dalle quali uscivano le quadrighe. Nell’altro lato dell’arena sono rappresentati: la scena della premiazione della quadriga vincitrice, la fi ne della corsa annunziata dal tybicen, il giudice che suona una lunga tuba, e lo scontro fra due bighe, una delle quali si sta capovolgendo. Attraversando questo vestibolo trapezoidale[14] il padrone della villa ed i suoi ospiti si recavano alle terme. Sembra che la panchina rivestita di lastre di calcare presente nel vestibolo permetteva di sedersi a chi attendeva di entrare nelle terme. Alle pareti si trovavano affreschi colorati. Si pensa che i mosaici del pavimento rappresentassero Eutropia, la moglie del dominus Massimiano, mentre accompagna i propri fi gli, Massenzio e Fausta, alle terme con due ancelle che portano una gli abiti da indossare dopo il bagno, l’altra una cassetta con gli oli. Una curiosità è relativa all’utilizzo di due tessere diverse, una triangolare e l’altra quadrata, per realizzare gli occhi affetti da strabismo di Massenzio, fi glio di Massimiliano. Il perfezionismo dei mosaicisti è inoltre evidenziato dalle ombre delle fi gure, create con strisce nere ai piedi, dai capelli della domina, acconciati secondo la moda del tempo, dalle ricche vesti, dagli orecchini e dalla collana. Da qui in poi seguono le stanze per la servitù e per gli ospiti, molto semplici e con mosaici a disegni geometrici: la sala del forno[15/18]dove, forse in periodo arabo, fu costruito un forno per cuocere del vasellame; la sala intermedia[15/18], dedicata al personale di servizio, nella quale si trovano mosaici con disegni geometrici, quali stelle, quadrati ed esagoni. Seguono altre sale e una cucina, molto semplici e con mosaici a tessere più grandi. La stanza successiva è la sala della danza[21/23], un ambiente rettangolare adibito a camera da letto per gli ospiti, con affreschi alle pareti e con mosaici nel pavimento. Questi ultimi ritraggono una ragazza che, danzando, alza un velo rosso sopra la testa e un giovane nell’atto di sollevare una fanciulla; secondo alcuni questi mosaici rappresenterebbero il ratto delle Sabine.

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1 . 3 S E C O N D A S E Z I O N E

Scena della premiazione della quadriga vincitrice nella Palestra

Page 28: Piazza Armerina e Villa Romana del casale

La sala attigua, denominata delle quattro stagioni[22], aveva funzione di vestibolo forse per gli ospiti. I mosaici raffi gurano, dentro altrettanti medaglioni, le quattro stagioni. Il mezzobusto di una ragazza con delle rose in testa personifi ca la primavera; quello di un giovane con spighe sul capo l’estate; quello di una giovane donna con dell’uva in testa rappresenta l’autunno e infi ne il mezzobusto di un ragazzo con il capo adorno di foglie ed un mantello incarna l’inverno. Accanto alle stagioni si trovano anche uccelli e pesci. L’ambiente successivo, la sala degli eroti pescatori[21] (amorini), si suppone sia stato il triclinium o sala da pranzo per gli ospiti. Il mosaico pavimentale rappresenta degli amorini intenti a pescare, su quattro barche, in un mare ricchissimo di pesci. Le diverse scene illustrano inoltre quattro diversi metodi di pesca: rete, lenza, fi ocina e nassa. Nella parte alta della scena fa da sfondo una villa grande con esedra e lungo colonnato. Nella parte nord del peristilio si trova la sala della piccola caccia[23], un ambiente rettangolare adibito forse a soggiorno per gli ospiti, dove alcune scene rappresentano i vari momenti di caccia che si realizzavano nella campagna che circondava la villa. Dall’alto verso il basso la scena della caccia è divisa in cinque registri. Nel primo si notano due servitori che portano e poi liberano due cani (cirnechi) sul luogo dove si svolgerà la caccia. Nel secondo si vede il sacrifi cio propiziatorio a Diana, rappresentata su un’ara con arco e faretra. In questa scena gli studiosi vogliono vedere a sinistra Costanzo Cloro, il Cesare di Massimiano, dietro suo fi glio Costantino, il futuro imperatore, e a destra il fi glio Massimino.

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Vestibolo trapezoidaleEutropia, moglie di Massimiano ed i fi gli che si recano al bagno

pescare, su quattro barche, in un mare ricchissimo di pesci. Le diverse

inoltre quattro pesca: rete, lenza,

Nella parte nord del peristilio si sala della piccola caccia[23]

un ambiente rettangolare adibito

pescare, su quattro barche, in un mare ricchissimo di pesci. Le diverse

del peristilio si sala della piccola caccia[23]

Sala delle Quattro Stagioni

1 . 3 S E C O N D A S E Z I O N E

Page 29: Piazza Armerina e Villa Romana del casale

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Sala della danza

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Nel terzo registro sono rappresentati, sulla sinistra, due cacciatori che cacciano col falcone mentre scrutano due tordi su un albero di alloro, al centro due cacciatori che banchettano sotto una tenda rossa sospesa e degli schiavi che li servono. Nel quarto registro, sulla sinistra, un cane azzanna una lepre, sulla destra un cacciatore ne ha colpito una nascosta in una macchia di alloro. Infi ne, in basso sulla sinistra, due cavalieri spingono dei cervi verso una rete e, sulla destra, un cinghiale ferito si lancia su un cacciatore a terra che viene soccorso dai compagni e dai cani. Infi ne, forse destinate alla servitù, troviamo la sala dei disegni quadrati[25] e quella a disegni geometrici[27].

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Spina centrale del mosaico della Palestra

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1 . 3 S E C O N D A S E Z I O N E

Sala degli eroti pescatori. Particolare

Sala Piccola Caccia

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Didascalia fotoDidascalia fotoScena erotica

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L’ambulacro della grande caccia[26], lungo circa 65 metri, aveva la funzione di disimpegnare le stanze del dominus, della dominae dei fi gli, oltre che la basilica e la sala del triclinio. È forse

l’ambiente con i mosaici più belli, nei quali sono rappresentati momenti della caccia, con scene della cattura delle belve e paesaggi di grande effetto. L’ambulacro ha, ai suoi estremi, due esedre con magnifi ci mosaici di fi gure femminili che personifi cano le province più estreme dell’impero romano: la Mauritania e l’India. Nella parte centrale, si trova l’Italia verso la quale arrivano le prede che serviranno per le feste circensi. Nella parte sinistra sono rappresentate le scene della cattura delle belve esotiche: pantere, antilopi, cavalli selvatici, leoni e cinghiali. Le scene si svolgono in un paesaggio africano con palmizi, colline, alberi, case e palazzi con portici. Tutti gli animali catturati vengono trasportati su carri trainati da buoi e caricati su navi nel porto di Cartagine. Assiste alla cattura delle belve, affi ancato da due soldati con scudi, un personaggio nobile che porta un copricapo cilindrico, che qualcuno identifi ca con Massimiano. Nella parte centrale del mosaico avviene lo sbarco delle belve ad Ostia, dove due funzionari, con i bastoni del comando in mano, assistono all’operazione. Nella parte terminale dell’ambulacro sono rappresentate diverse scene: la cattura delle tigri, un leone che uccide un asino e la cattura di un grifone alato. Nell’esedra che chiude l’ambulacro, infi ne, è raffi gurata l’India, personifi cata da una fi gura femminile, con la pelle scura, che ha in mano una zanna di avorio. Sulla sinistra c’è un elefante e sulla destra una tigre. Sopra l’elefante si trova l’araba fenice, l’uccello che moriva bruciato e che dopo tre giorni rinasceva dalle sue ceneri. Sulla destra dell’ambulacro si trovano due ambienti, destinati forse alla servitù della domina. Il primo ha pavimenti in mosaico con disegni geometrici e resti di affreschi alle pareti, mentre il secondo è la famosa sala delle dieci ragazze in bikini[28]. Questo ambiente presenta un doppio pavimento, segno che ad un certo punto la sala cambiò destinazione, (diventando la palestra per le fi glie del dominus). Le ragazze sono rappresentate con

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Scena della Grande Caccia

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Corridoio della Grande Caccia

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subligar (mutandine) e stropkion e sono impegnate in varie discipline sportive, in onore della dea del mare Teti. La scena è divisa in due scomparti orizzontali: la parte superiore raffi gura momenti del gioco con i pesi, del lancio del disco e della corsa; nella sezione inferiore, a cominciare da destra, sono rappresentati il gioco della palla a mano, la ragazza con la palma della vittoria che si pone sul capo la corona tortile ed infi ne la scena della premiazione eseguita da una fanciulla con manto aureo, che si appresta a porgere la corona e la palma ad una ragazza con in mano una ruota raggiata. Lungo il peristilio si trova l’ingresso per la sala di Orfeo[29], un ambiente rettangolare, con esedra sul fondo, nel quale si trova la statua di Apollo Liceo, una copia romana di un originale greco di Prassitele. Questa sala era destinata alle audizioni musicali e nel suo pavimento è rappresentato Orfeo che suona la cetra seduto su una pietra. Il mito ricorda che il poeta, con il dolce suono della sua cetra, riusciva ad ammaliare gli animali i quali,

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Sala delle ragazze in bikini

Sala di Orfeo

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catturati dalla sublime musica, correvano al suo cospetto come spettatori incantati. Nel mosaico sono rappresentati vari tipi di animali, da quelli più grandi, come elefanti, ippopotami, cammelli e rinoceronti, a quelli più piccoli, come lucertole, topi, uccelli, ricci e lumache. A questo punto si rientra nel grande ambulacro per uscire, a destra, in un cortile ornato da colonne che collegava gli appartamenti privati con il triclinio e lo xystus.Il triclinio[39] (triclinium) era la grande sala da pranzo dove il dominus ospitava i commensali di riguardo. In questa grande stanza ci sono tre profonde absidi dove erano disposti i triclini, lettini, spesso in bronzo, privi di schienali ma con cuscini, sui quali i commensali, adagiati su un fi anco consumavano i lauti pasti serviti dai domestici. Nel pavimento di questa sala sono rappresentati i culti di Bacco e di Ercole. Nella parte centrale vengono illustrate le dodici fatiche di Ercole: dall’uccisione del Leone di Nemea fi no alla cattura delle Cavalle di Diomede, re dei cavalieri Bistoni. In ogni angolo sono rappresentati dei cavalieri Bistoni, uccisi dalle frecce di Ercole.Nelle absidi si trovano altri mosaici. Sulla sinistra, la glorifi cazione di Ercole da parte di Giove: si vede l’eroe nudo, con muscolatura possente e con sulle spalle una pelle di leopardo annodata sul petto, ricevere la corona di alloro sul capo. Bellissimi sono anche i mosaici nei quali è raffi gurata la metamorfosi della ninfa Dafne in pianta di alloro e quella di Ciparisso in cipresso. Nella parte centrale dell’abside è rappresentata la gigantomachia, la storia dei cinque giganti che avevano sfi dato Giove e che vengono colpiti dalle

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Statua di Apollo Liceo

quelli più piccoli, come lucertole, topi, uccelli, ricci e lumache. A questo punto si rientra nel grande ambulacro per uscire, a destra, in un cortile ornato da colonne che collegava gli

) era la grande sala da pranzo

di questa sala sono rappresentati i culti di Bacco e di Ercole. Nella parte centrale vengono illustrate

: dall’uccisione del Leone di Nemea fi no alla cattura delle Cavalle di

l’eroe nudo, con muscolatura possente e con sulle spalle una pelle di leopardo annodata sul petto,

quelli più piccoli, come lucertole, topi, uccelli, ricci e lumache. A questo punto si rientra nel grande ambulacro per uscire, a destra, in un cortile ornato da colonne che collegava gli

) era la grande sala da pranzo

di questa sala sono rappresentati i culti di Bacco e di Ercole. Nella parte centrale vengono illustrate

: dall’uccisione del Leone di Nemea fi no alla cattura delle Cavalle di

l’eroe nudo, con muscolatura possente e con sulle spalle una pelle di leopardo annodata sul petto,

I cavalieri Bistoni con Gerione il mostro con tre corpi nel Triclinio

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frecce di Ercole, avvelenate perché intinte nel sangue dell’Idra di Lerna, uccisa dall’eroe. I giganti, con serpenti al posto dei piedi, sono ripresi nell’attimo in cui si strappano le frecce con una smorfi a di dolore. Al di sotto sono raffi gurati Esione ed Endimione. Esione è rappresentata mentre indica il mostro marino al quale è stata sottratta, dopo essere stato colpito a morte da Endimione che, quasi incantato, indica la luna che cala. Infi ne, nell’abside di destra è rappresentata la metamorfosi di Ambrosia. L’episodio narra della vittoria delle potenze dionisiache contro Licurgo, re della Tracia. Nella scena si vede la baccante Ambrosia che inizia la metamorfosi, mentre il re Licurgo, nudo, cerca di ucciderla con un’ascia bipenne. Dei tralci di Ambrosia già si legano alle gambe di Licurgo, mentre il corteo dionisiaco cerca di difendere la baccante. Bella è la scena del satiro che lancia la pantera sacra contro Licurgo. Usciti dal triclinio si accede allo “xystus”[32], un grande atrio ellissoidale a cielo aperto, che serviva, forse, per la passeggiata con gli ospiti dopo

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Esione ed Endimione

Glorifi cazione di Ercole

1 . 4 T E R Z A S E Z I O N E

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3939Giganti uccisi da Ercole

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i lauti pranzi. I mosaici del portico raffi gurano busti di animali (tigri, leoni, cavalli, lupi, oche, anatre, ecc.) racchiusi da foglie d’acanto. Diverse erano anche le fontane a zampilli, che rallegravano gli ospiti. Attorno al cortile si trovano una serie di stanze dove i commensali si ritiravano, dopo i pasti, con le etere, deliziose fanciulle esperte nell’arte amatoria, oltre che nelle danze. I mosaici di questi ambienti rappresentano amorini che coltivano la vite, vendemmiano e pigiano uva, mentre, nella sala della vendemmia[7]è mosaicato il busto di Dioniso, con in capo una corona. Dall’altra parte, nelle salette, sono rappresentati amorini pescatori. Le altre sale contengono resti di mosaici indecifrabili. A lato dello xystus si trova un corridoio, i cui mosaici rappresentano animali e un vaso con foglie d’acanto, che fungeva da collegamento fra il peristilio, lo xystus e la cucina, dove si preparavano le vivande per i ricevimenti nel triclinio. Nella parte opposta del triclinio si trova l’acquedotto che forniva acqua alla grande vasca; da qui poi l’acqua affl uiva ai vari servizi ed

alla fontana del peristilio. Poco più in alto si trova la latrina ottagonale, che serviva solo la

dominus. Il locale è in buona condizione, con pareti

affrescate e con un mosaico che rappresenta un vaso da cui escono rami di edera. A destra dell’ingresso si trova una vasca

che alimentava il canale della

Da qui la visita prosegue per le stanze della

domina. La prima sala è la “diaeta” (stanza)

di Arione[42], un grande soggiorno, nel quale la

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Stanza di Arione

alla fontana del peristilio. Poco più in alto si trova la latrina ottagonale, che serviva solo la

dominusbuona condizione, con pareti

affrescate e con un mosaico che rappresenta un vaso da cui escono rami di edera. A destra dell’ingresso si trova una vasca

che alimentava il canale della

Da qui la visita prosegue per le stanze della

dominala “

di Arione[42], grande nel quale la

la latrina ottagonale, che serviva solo la famiglia del dominus

buona condizione, con pareti affrescate e con un mosaico che rappresenta un vaso da cui escono rami di edera. A destra dell’ingresso si trova una vasca

che alimentava il canale della cloaca. Da qui la visita prosegue per le stanze della

dominala “

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Uno degli animali rappresentati nello Xistus

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1 . 4 T E R Z A S E Z I O N E

Metamorfosi di Ambrosia: a sin. particolare del re Licurgo e a destra particolare della metamorfosi di Ambrosia

Sala di Arione

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padrona di casa ascoltava musica o conversava con i familiari. Nella lunetta della sala è rappresentato il dio Oceano, con la lunga chioma ornata da due chele, la barba formata da piante marine e con la bocca dalla quale escono polipi, pesci, gamberi ed altre creature marine. Fra gli altri personaggi fi gura il poeta Arione che suona la cetra, tra le onde a cavallo di un delfi no, mentre gli fanno corona mostri marini che escono dal mare in sembianze di grifoni, tigri, pantere, lupi, leoni e bovi cavalcati da graziosi amorini. Le Nereidi, ninfe delle acque dall’elegante femminilità, riempiono completamente la scena mitologica assieme a Tritone. Da questa sala si passa all’atrio semicircolare, un ambiente con colonne marmoree a capitelli ionici che, disposte ad emiciclo, reggevano il compluvium (tetto con pendenza verso l’interno) che raccoglieva l’acqua, per immetterla nell’impluvium (vasca). La funzione di questo ambiente era quella di disimpegnare le stanze dei fi gli del dominus da quella della dieta di Arione. I mosaici rappresentano amorini alati su barche mentre pescano con reti, nasse e fi ocine in un mare ricchissimo di pesci. Seguono le quattro stanze dei fi gli. La prima è chiamata vestibolo del piccolo circo[44], in quanto nel pavimento i mosaici rappresentano una gara nel circo, dove si nota la spina centrale con le due mete, tra diverse bighe trainate da animali e guidate da fanciulli. Nella scena della consegna del premio al vincitore, ancora una volta i colori delle penne dei volatili richiamano quelli delle diverse fazioni che partecipavano alla competizione. La successiva sala è il cubicolo dei musici e degli attori[45] (la stanza della fi glia), nella cui abside si intuisce la presenza di due colonne, oggi mancanti. Nel pavimento si vede una scena, due ragazze che intrecciano corone di rose, tipica della festa pagana della dea Flora (protettrice della fi oritura e delle partorienti), che si svolgeva in primavera. Sopra l’albero si noti la foglia di edera, simbolo della famiglia di Massimiano.Nella restante parte della stanza ci sono altri mosaici disposti su tre ordini. Nella parte alta si notano quattro suonatori di vari strumenti ed un

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Sala del Piccolo Circo

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personaggio con tunica bianca che tiene la palma da consegnare come premio al vincitore, mentre con la mano alzata dà inizio alla competizione musicale. Nella sezione centrale, tra due attori maschi e due femmine, si trova un grande disco con dentro le note musicali. In basso, è raffi gurato un gruppo di persone con lunghe tuniche ed un altro disco con note. Al di là dell’atrio ci sono altre due stanze, simmetriche rispetto a queste due. Nella prima, il vestibolo di Eros e Pan[46], è rappresentato un combattimento fra Pan, dio dei boschi, ed Eros, dio dell’amore. A sinistra di Pan stanno un arbitro con manto rosso, un satiro e tre menadi. Dietro Eros si trova un gruppo di spettatori, che qualcuno suppone sia la famiglia di Massimiano. Sopra i due contendenti si trova una trapeza (tavola sorretta da funi)rettangolare, con quattro copricapi pannonici con rami di palma e, sotto,

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1 . 4 T E R Z A S E Z I O N E

Vestibolo di Eros e Pan

Cubicolo dei fanciulli cacciatori

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due sacche contenenti dei valori di cui è indicata la somma. Alcuni studiosi ipotizzano, però, che le due sacche signifi chino equità fra i due dei.La seconda sala è il cubicolo dei fanciulli cacciatori[47], la stanza del fi glio, nella quale la scena musiva rappresentata su tre registri è di genere fl oreale. Nel registro in alto sono rappresentate due ragazze che raccolgono rose dentro cesti. Nel secondo una giovane porta cesti ricolmi di rose; dalla parte opposta un’altra ragazza, seduta su un cesto, intreccia corone di rose. Nel registro in basso un ragazzo mediante una pertica, portata sulle spalle, trasporta agli estremi cesti pieni di rose. Nella parte restante del pavimento su tre registri sono rappresentati dei giovani impegnati in battute di caccia. Nel registro in alto e in quello in basso sono i ragazzi che cacciano gli animali, mentre in quello centrale sono gli animali che inseguono i ragazzi. Si nota un gallo che pizzica un giovane inginocchiato. Proseguendo lungo il percorso segnato, si arriva alla basilica[48], sicuramente l’ambiente più grande della villa, al quale si accedeva dall’ambulacro della grande caccia. Nella basilica l’imperatore amministrava la giustizia e avevano luogo i ricevimenti uffi ciali. Alle sue pareti permangono resti di lastre di marmo, che una volta rivestivano tutto l’ambiente. Anche il pavimento era tutto in marmo: si notano resti di rotae di porfi do rosso attorniate da marmi policromi, palmette e fi ori. Nell’abside, rialzata rispetto al resto del pavimento, si trovava il trono dell’imperatore, del quale rimane solo lo stallo in muratura dove era posto. Al centro dell’abside si trovava una gigantesca statua di Ercole, della quale resta solo la testa, conservata al museo. Anche all’ingresso, posto presso l’ambulacro della grande caccia, c’erano due grandi colonne di granito rosso che sostenevano l’architrave. A questo punto si visitano le stanze del dominus, alle quali si accede mediante il vestibolo di Ulisse e Polifemo[49]. Il suo pavimento musivo è

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Vestibolo di Ulisse e Polifemo

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forse fra i più noti della villa, visto che rappresenta l’episodio del ciclope Polifemo e di Ulisse. Polifemo è rappresentato con tre occhi, con barba e capelli lunghi, mentre, seduto su un masso, tiene con la mano sinistra un montone col ventre squarciato e con la destra prende il cratere col vino che l’astuto Ulisse, con mantello rosso, gli porge con l’intento di ubriacarlo.Da questo ambiente si passa al cubicolo della frutta[50], la camera da letto della domina, con abside e pareti abbellite da affreschi, di cui resta un solo frammento nel quale si intravede un amorino. Nell’alcova i mosaici rappresentano lunette con fi ori, mentre nella sala rettangolare disegni geometrici a quadrati racchiudono nove corone di alloro con dentro vari tipi di frutta: fi chi, melograni, uva, pesche, pere.L’ultima stanza è il cubicolo della scena erotica[51], la camera da letto del dominus, composta da due ambienti contigui. Quello interno è un’alcova rettangolare, alle cui pareti si trovano affreschi che rappresentano una menade ed un satiro. Nel pavimento dell’alcova i mosaici descrivono cerchi che, incrociandosi, formano fi ori quadripetali. Divide i due ambienti una striscia nella quale, da una parte, sono raffi gurati due giovani che giocano con delle palline dentro un cerchio e dall’altra delle fanciulle che giocano con delle palline messe in fi la. Il resto della sala è decorato con disegni geometrici, maschere e busti femminili. Al centro sta il famoso medaglione: un dodecagono con una corona di alloro che contiene la scena erotica, nella quale un giovane efebo coronato abbraccia una giovane, vista da dietro, mentre si denuda. Ai lati del dodecagono si trovano quattro fi gure femminili, dentro esagoni, che raffi gurano le quattro stagioni e otto cerchi contenenti corone di alloro che racchiudono maschere teatrali femminili.

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1 . 4 T E R Z A S E Z I O N E

Particolare del ciclope Polifemo

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2. PIAZZAARMERINA

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2 P I A Z Z A A R M E R I N A

Importante e magnifi ca cittadina dell’ennese, situata in collina a circa 700 metri di altezza, Piazza Armerina (l’aggettivo Armerina fu introdotto nel 1882) è posta ai margini occidentali dell’antico Val di

Noto. Ricca di fascino non solo per la ormai famosa Villa Romana del Casale coi mosaici ma anche per i suoi monumenti, essa presenta una stupenda trama urbanistica a “lisca di pesce”, che si intuisce soprattutto nel quartiere Monte, risalente al periodo normanno. Oggi la cittadina conta circa 20.000 abitanti e un territorio di 303 Kmq., ricco di boschi e di verde, dove è facile fare escursioni.Le sue origini molto antiche, risalenti all’VIII-VII sec. a. C., sono testimoniate dai reperti rinvenuti sul monte Rossomanno, su Monte Navone, sul monte Manganello e soprattutto sulla Montagna di Marzo, centri che subirono l’infl usso della colonizzazione greca. Molto importante fu anche il periodo romano, testimoniato dalla presenza della meravigliosa Villa Romana del Casale, che ha ricevuto il riconoscimento di “Patrimonio Unesco”, in quanto “Patrimonio inalienabile dell’umanità”. La città ebbe il suo periodo di maggiore splendore sotto la dominazione normanna, durante la quale arrivarono a Piazza dei coloni lombardi. L’infl uenza di quest’ultimi fu rilevante tanto che ancora oggi nella parlata locale sono presenti tracce del dialetto gallo-italico. Piazza Armerina fu distrutta nel 1161 da Guglielmo I per avere ospitato elementi contrari al re normanno e fu poi ricostruita da Guglielmo II sul colle Mira (1163), l’attuale quartiere Monte. Da questo periodo iniziano i primi documenti storici. La città si espanse e diventò uno splendido centro, visto che nel 1296 vi fu convocato un Parlamento Siciliano, durante il quale fu eletto re di Sicilia Federico II d’Aragona che approvò le “consuetudini” della città, oggi conservate nel “Libro dei privilegi”, presso la Biblioteca Comunale. Al prestigio di Piazza contribuì anche l’arrivo di nuovi ordini religiosi e militari, come i Cavalieri del Santo Sepolcro, i Templari e gli Ospedalieri. Quando si insediarono in città anche gruppi provenienti dalla Penisola, fu ingrandita la cinta muraria, della quale si conservano alcuni resti nel quartiere Castellina. La peste del 1348 decimò la popolazione e sembra che in questa occasione sia stato trovato il vessillo della Madonna delle Vittorie, che divenne poi patrona della città. Nei secoli successivi si alternarono momenti di regressione e di espansione. I primi si verifi carono quando alcuni feudatari ottennero di poter popolare alcuni casali vicini, come Valguarnera, San Michele di Ganzeria, Niscemi e San Cono. I secondi quando la città fu posta a capo di una “comarca”, che comprendeva sei feudi vicini. Furono costruiti magnifi ci palazzi, chiese, conventi ed un ospedale, così che Piazza ottenne l’appellativo di “città opulentissima” dall’imperatore Carlo V.Quando però diverse famiglie di dignitari si trasferirono a Palermo e a Napoli, sedi delle corti, iniziò per Piazza un lento declino.

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494949Statua del Trigona e palazzo omonimo

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Per visitare la città, l’itinerario può iniziare da Piazza Cascino, dove è possibile posteggiare l’auto e dove si trova il grande monumento dedicato al generale.

Proseguendo per Via Garibaldi si incontrano sulla destra il teatro e la Chiesa di San Giovanni Battista, oggi sconsacrata, fatta costruire dai cavalieri gerosolimitani in stile gotico. Splendidi sono il suo portale, le fi nestre e nell’interno gli affreschi del Borremans. Sulla sinistra si staglia, su un’ampia scalinata, la Chiesa di Santo Stefano, dall’alta facciata scandita da due lesene laterali, da un portaletto barocco ed in alto da tre fornici aperti per le campane. Si prosegue fra palazzi e varie chiese fi no a Piazza Garibaldi, vero centro cittadino, dove si affacciano il Palazzo Comunale e la Chiesa di San Rocco (chiesa di Fundrò), con un bel portale lavorato, entrambe costruite nella calda pietra arenaria locale e nello stesso stile. Si sale quindi per Via Vittorio Emanuele, attraverso magnifi ci palazzi e chiese, fra le quali quella di Sant’Ignazio, caratterizzata da una bella scalinata e con l’annesso convento dei Gesuiti. Quasi di fronte sta la monumentale Chiesa di Sant’Anna dalla facciata convessa e con fi nestre centinate.Procedendo si arriva al quadrilatero Castello Aragonese, eretto

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nel XV sec. e contraddistinto da torri angolari e bastioni. La via termina sulla spianata dellaPiazza Duomo, nella quale, oltre al maggiore tempio cittadino, prospetta anche il meraviglioso Palazzo Trigona, dalla facciata barocca.Il Duomo, con un’ imponente cupola che domina tutto il paesaggio urbano circostante, è stato costruito su una chiesa precedente, della quale si notano tracce originali nei primi due ordini del campanile, dalle magnifi che fi nestre in stile gotico-catalano, realizzate con bianca pietra calcarea. La costruzione, iniziata nel 1604, fu terminata nel 1719 nel tipico stile

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2 . 2 I T I N E R A R I O C I T T A D I N O

La chiesa di San Rocco o di Fundrò

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Page 52: Piazza Armerina e Villa Romana del casale

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La Chiesa Madre e la cupola

Interno della Chiesa Madre

Il Priorato di Sant’Andrea

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barocco. Il suo magnifi co portale scolpito assume il colore dell’oro nelle ore del tramonto. Nel maestoso interno ad una navata si conservano opere di pregio, come il quadro con la Madonna bizantina collocato nell’altare maggiore, a sua volta ricco di marmi policromi. Sembra che questa Madonna sia stata regalata dal papa Nicolò II al re Ruggero, in occasione della liberazione della Sicilia dagli Arabi. Nel tempio si conservano inoltre: presso l’ingresso, la tomba di Laura de Asaro; nel battistero, una bella arcata gaginiana; nella cappella a sinistra del presbiterio, un magnifi co crocifi sso su tavola (1485) di uno sconosciuto Maestro della Croce di Piazza Armerina; infi ne belle tele e un ricco tesoro con arredi sacri e paramenti vari. Tanti altri sono i monumenti, dai palazzi con i magnifi ci balconi barocchi sostenuti dai tipici mensoloni alle chiese, molte delle quali purtroppo in cattivo stato di conservazione. Particolarmente suggestive sono le stradine e gli ambienti ricchi di storia.Presso Piazza Cascino merita una visita anche la Chiesa di San Pietro, dall’aspetto austero e dal ricco interno, importante specie per il soffi tto a cassettoni e alcune sculture della scuola dei Gagini. Attiguo alla chiesa, si trova l’ingresso alla villa comunale, dalle cui alture si possono godere ampie vedute della città. Fuori città comunque di elevato interesse sono altre due chiese, sia per la loro storia che per le bellezze artistiche. Nei pressi del colle Armerino dove sorgeva l’antica città, si trova l’Eremo di Santa Maria della Platea e l’antico Priorato di Sant’Andrea, eretto nel 1096. Notevoli sono i suoi portali ogivali, sia nella facciata che nei fi anchi, e gli affreschi del XII e XIII secolo, nelle pareti interne.

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barocchi sostenuti dai tipici mensoloni alle chiese, molte delle quali purtroppo in cattivo stato di conservazione. Particolarmente suggestive sono le stradine e gli ambienti

Chiesa , dall’aspetto austero e dal ricco interno,

artistiche. Nei pressi del colle Armerino dove sorgeva Eremo di Santa Maria della

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2 . 2 I T I N E R A R I O C I T T A D I N O

Il monumento al Trigona ed il palazzo omonimo

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A circa 300 metri in linea d’aria dalla celebre Villa Romana del Casale, dove si possono ammirare i mosaici di epoca tardo imperiale fra i più belli del mondo, dichiarati dall’Unesco

Patrimonio dell’Umanità, all’interno di una villa settecentesca si trova un prezioso museo, voluto da Enzo Cammarata ed inaugurato nell’ottobre del 2008.Fin dalla metà del Settecento, i membri della famiglia Cammarata, come si usava un tempo in tante altre famiglie, spinti dall’amore per il bello, dal senso di ospitalità verso i viaggiatori stranieri e mossi dai legami di amicizia e dalle fi tte relazioni epistolari con studiosi europei e cultori di arte e scienze, raccolsero e collezionarono mobili ed oggetti d’epoca di grande valore e rarità. Fu l’antenato Domenico Cammarata, erudito piazzese della metà del XIX secolo, ad iniziare questa raccolta. Enzo, animato da una grande passione per la cultura del passato e coadiuvato dalla moglie Agata, l’ha incrementata, dando vita ad una collezione degna di apprezzamento per la pregevole rilevanza storico-artistica. Nel museo, oltre a mobili risalenti al periodo rinascimentale, al Settecento, al neoclassicismo e a tutto l’Ottocento, sono esposte ceramiche medievali e di varie epoche, resti di sculture di epoca romana e di periodi successivi, dipinti, stupendi micro-mosaici, collezioni di marmi e pietre dure, oggetti con intarsi in legno, splendide opere d’arte orientale e, ancora, collezioni di libri, stampe antiche, bronzi. Si tratta di elementi artistici riconducibili alle diverse culture che hanno avuto legami, in epoche varie, con la ricca terra di Sicilia. Fra i mobili di pregio, che suscitano l’attenzione dei visitatori, si trovano: un salotto in stile Luigi XV; due vetrine a semiluna Luigi XIV in legno laccato e dorato, di fabbrica romana; un leggio da coro del XVIII secolo; un monetiere, con applicazioni a sbalzo, in avorio. Fra le sculture di maggiore rilevanza artistica si segnalano una testa di fanciullo, attribuita a Francesco Laurana e un gruppo marmoreo che rappresenta Ercole bambino con l’oca, attribuibile a Michelangelo. Di notevole interesse sono, inoltre, una maiolica dipinta che raffi gura una Madonna con Bambino, di Luca della Robbia e un cratere a campana a fi gure rosse, con l’immagine di Ercole che uccide il centauro Nessos da una parte, e, dalla parte opposta, quella di un Satiro che insegue una menade.Le diverse stanze, del cosiddetto piano nobile, prendono il nome ognuna dai pezzi di particolare Testa di fanciullo attribuita al Lauranaognuna dai pezzi di particolare Testa di fanciullo attribuita al Laurana

pregio, che suscitano l’attenzione dei visitatori, si trovano: un salotto in stile Luigi XV; due vetrine a semiluna Luigi XIV in legno laccato e dorato, di fabbrica romana; un leggio da coro del XVIII secolo; un monetiere, con applicazioni a sbalzo, in avorio. Fra le sculture di maggiore rilevanza artistica si segnalano

attribuita a Francesco Laurana e un gruppo

Ercole , attribuibile

Luca della Robbia e un cratere a campana a fi gure rosse, con

Ercole che uccide il da una parte, e,

dalla parte opposta, quella di un

Le diverse stanze, del cosiddetto piano nobile, prendono il nome

pregio, che suscitano l’attenzione dei visitatori, si trovano: un salotto in stile Luigi XV; due vetrine a semiluna Luigi XIV in legno laccato e dorato, di fabbrica romana; un leggio da coro del XVIII secolo; un monetiere, con applicazioni a sbalzo, in avorio. Fra le sculture di maggiore rilevanza artistica si segnalano

attribuita a Francesco Laurana e un gruppo

a campana a fi gure rosse, con Ercole che uccide il da una parte, e,

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2 . 3 I L M U S E O D E L L E M E R A V I G L I E

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importanza in esse contenute. A questi locali, collegate da una scala in marmo, si aggiungono le salette del piano superiore, impreziosite da pezzi in maiolica. Una splendida camera da letto con mobili d’epoca chiude la collezione. La struttura è dotata anche di servizi per l’accoglienza di gruppi e di comitive, che scelgono di trascorrere una gradevole giornata a Piazza Armerina in un contesto paesaggistico ed ambientale di eccezionale qualità.

Ercole bambino con oca

Cratere a fi gure rosse

La visita al museo è a pagamento e prevede i seguenti orari:in estate dalle ore 9,00 alle 19,00

in inverno dalle ore 9,00 alle 17,00.Info: Villa delle Meraviglie - C/da Casale - 94015 Piazza Armerina

Tel/Fax +39 0935 689055 - [email protected]

Enzo Cammarata

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Il piano superiore

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L’avvenimento folkloristico di maggiore richiamo, fra le feste della città,

è sicuramente il Palio dei Normanni. Istituito nel 1952, si svolge a Piazza Armerina fra il 13 e il 14 agosto.La manifestazione rievoca un avvenimento che risale al lontanissimo 1091, quando il Gran Conte Ruggero regalò alla città di Piazza Armerina il labaro raffi gurante Maria SS. Delle Vittorie, a sua volta ricevuto in dono come buon auspicio nella lotta contro i Saraceni che dominavano la Sicilia. Le celebrazioni cominciano il giorno 12 con la lettura del Pubblico Bando eseguita, per le vie della città di Plutia (Piazza Armerina), da un banditore. Il giorno 13 si rievoca l’ingresso in città del conte Ruggero al quale, accompagnato dalle sue truppe a cavallo e a piedi e dalla sua corte, nella centrale piazza del Duomo, vengono consegnate le chiavi della città. Successivamente il corteo storico, formato da circa 450 fi guranti, si snoda per le medioevali vie della città.Il giorno seguente è dedicato allo svolgimento del Palio o Quintana, una gara fra i quattro quartieri in cui è divisa la città: Monte, Canale, Castellina e Casalotto. I cavalieri con mazza e lancia devono colpire un bersaglio: il Moro. Il quartiere che totalizza più punti riceve il Palio,

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Gara del Palio dei Normanni

Cortili e balconi fi oriti

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cioè il vessillo nel quale è rappresentata la Madonna delle Vittorie, che verrà conservato per tutto l’anno nella chiesa del quartiere. Un’altra ricorrenza folkloristica, che generalmente si svolge nella seconda metà del mese di maggio, è la manifestazione dei Cortili e balconi fi oriti, durante la quale i balconi, i cortili e le strade vengono addobbati con fi ori e piante. In Piazza Garibaldi una squadra di fi oristi prepara una serie di bozzetti fi oriti che riproducono i monumenti locali. Durante questi giorni si svolgono, inoltre, manifestazioni culturali, mostre d’arte, esposizioni di prodotti di artigianato e sfi late di sbandieratori e gruppi in costume.

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2 . 4 F O L K L O R E - I L P A L I O D E I N O R M A N N I

Il corteo storico

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3. ENNA

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Enna è una bella città dalle origini antichissime. Capoluogo di provincia più alto d’Italia, è defi nita anche “Belvedere di Sicilia” poiché arroccata su un alto sperone roccioso (948 m.)

da cui si gode un panorama vastissimo.Per la sua posizione nel centro dell’isola fu nominata da Callimaco Umbilicus Siciliae (“Ombelico della Sicilia”) e da Tito Livio Urbs inexpugnabilis (“Città inespugnabile”) come a voler mettere in risalto la funzione strategica del luogo, sempre più protetto per farne una roccaforte. La nebbia cinge di frequente Enna, proprio per la sua altezza, tanto che essa viene chiamata familiarmente “la paesana”, ma nelle limpide giornate lo sguardo può cogliere il panorama di un’immensa porzione della Sicilia fi no al lontanissimo mare. Suggestivi appaiono i profi li di tanti centri urbani che dall’altura si scorgono (Calascibetta, Leonforte, Àssoro). I primi abitanti della città furono i Sicani i quali, spinti dai Siculi, si rifugiarono sul monte Henna. Passò quindi sotto l’infl uenza greca, specie quella proveniente da Gela; si alleò successivamente con Siracusa contro Cartagine, anche se conservò sempre una certa autonomia. I nuovi padroni furono i Romani che la chiamarono “Castrum Hennae” (“Campo fortifi cato di Enna”), mentre per gli Arabi fu “Qasr Yannah”, dopo la conquista cristiana tradotto in Castrogiovanni, nome che tenne fi no al 1927 quando, dichiarata Capoluogo di Provincia, prese il nome attuale di Enna. Sotto i Bizantini divenne un’importante fortezza che dominava un esteso territorio che fungeva da granaio dell’isola.

Nell’859, dopo un lungo assedio, il maniero fu espugnato dagli Arabi che lo elessero come sede di un emirato, dando il via ad un periodo di prosperità. Quando i Normanni, capeggiati dal Conte Ruggero, cominciarono la conquista della Sicilia, anche Enna fu cinta d’assedio e nel 1088, dopo parecchi anni di resistenza, grazie ad un tradimento, cadde in mano normanna.

Sotto i Normanni, con il gran Conte Ruggero, fu ripristinata la fortezza e tutto il suo sistema difensivo. Vi fu inoltre insediata una guarnigione di soldati Lombardi dal quale deriva la denominazione di “Castello di Lombardia”. La città divenne importante sotto il regno di Federico II d’Aragona tanto che, nel 1324, fu scelta per riunirvi il Real Parlamento Siciliano.

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3 E N N A

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Il castello di Lombardia

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L’itinerario può iniziare dalla Piazza Vittorio Emanuele che rappresenta il centro cittadino. Qui prospetta un fi anco dell’antica Chiesa di San Francesco d’Assisi accompagnata da una severa

torre quadrata aperta in basso da poderosi archi a tutto sesto, che si ergono su un possente strato roccioso ancora visibile alla base. Nel tempio ad una navata si trovano notevoli opere d’arte tra cui una croce lignea attribuita a Pietro Ruzzolone e una “Epifania”, tavola dipinta del fi ammingo Simone De Wobrek.Affacciati dall’attigua Piazza Crispi si ammira un esteso panorama sulla vicina Calascibetta, sull’Etna, le Madonie e buona parte della Sicilia centrale.Si imbocca Via Roma, principale arteria cittadina, dove oltre a diversi palazzi prospettano la neoclassica facciata del Palazzo Municipale, la barocca Chiesa di San Giuseppe, dalla severa facciata con un portale arricchito da due coppie di colonne che reggono un architrave scolpito ed, in alto, una torre campanile a tre fornici.Quasi attaccato, si trova il magnifi co campanile dell’ex Chiesa di San Giovanni Battista che, a pianta quadrata, si eleva massiccio ma allo stesso tempo alleggerito in alto da una stupenda trifora gotica.Poco più avanti si arriva a Piazza Colajanni, dove si affaccia la Chiesa di Santa Chiara, rimaneggiata nel ‘700. Oggi Sacrario dei Caduti nelle guerre, si presenta con un’alta facciata divisa in due ordini da una fascia marcapiano e ai lati da due coppie di leseneDi fronte, in un cortile, si trova il magnifi co Palazzo Pollicarini, dove si ammirano ancora elementi architettonici del periodo gotico-catalano.

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3 . 2 I T I N E R A R I O C I T T A D I N O

Chiesa di Santa Chiara

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1 . 1 V I L L A R O M A N A - L A S C O P E R T A

Castello di Lombardia e statua di Euno

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Proseguendo si arriva presso il Duomo, il maggiore monumento religioso della città. Voluto da Eleonora d’Aragona, moglie di Federico II, fu eretto in forme gotiche delle quali restano le

possenti absidi poligonali, abbellite da monofore dalle lavorate cornici e da splendide colonnine nelle strombature.Nella sezione laterale, che s’affaccia su Piazza Mazzini, si apre il belPortale di Porta Sottana dove, su due coppie di colonne scanalate con capitelli compositi, l’architrave reca una bella scultura marmorea: il bassorilievo con San Martino che dona il mantello al povero (opera dello scultore-architetto Iacopino Salemi). Interessante è anche il portale “porta santa”, oggi murato, dove oltre all’arco gotico-chiaramontano a denti di sega, nella parte alta si nota entro una nicchia una Madonna con Bambino del XV sec..Nell’interno a tre navate, divise da due serie di colonne che sostengono archi gotici, si trova un’ incredibile sequenza di capolavori. Interessante è il tetto ligneo, costituito da cassettoni intercalati a rosoni, a travi istoriate e fregi, stupenda opera attribuita a Scipione di Guido. Molto belle, nella navata centrale, sono le cantorie lignee con statue degli apostoli, il pulpito marmoreo, il coro ed il lavoratissimo fercolo, sul quale è portata in processione la statua della Madonna della Visitazione, patrona della città.Fra i lavori di marmo si ricordano le statue dell’Annunciazione, poste ai lati della porta mediana, le acquasantiere, le colonne ed i capitelli, specie la colonna del Gagini, dove sono scolpiti putti, grifi , foglie d’acanto e animali fantastici. Nella cappella della Visitazione magnifi co è il rivestimento in marmi policromi.Notevoli sono anche i dipinti fra i quali si ricordano alcune tele del Paladino e del Borremans, un Crocefi sso su tavola e un affresco, la “Madonna del Melograno” del XV secolo. Nella sagrestia è possibile ammirare un magnifi co armadio (“casciarizzo”, in dialetto), in noce intagliato, le cui stupende sculture raffi gurano scene della vita di Cristo.

Il Duomo

3 . 3 I L D U O M O

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Navata centrale Il tetto a cassettoni

Particolare della cupola

Portale di Porta Sottana

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Dietro il Duomo, ospitato nel palazzo della Canonica, oltre una magnifi ca inferriata fi nemente lavorata, si trova il Museo Alessi, dal nome del canonico Giuseppe Alessi che nell’800 iniziò la collezione. Nella pinacoteca si trovano icone bizantine, tavole dipinte ed altre opere di diversa provenienza, mentre nel corridoio sono esposte stampe a rame.Nel piano interrato si trova il tesoro del Duomo costituito da arredi sacri, paramenti e oggetti in oro tra i quali una corona della Madonnaed il Pellicano. La prima è in oro traforata con smalti policromi, diamanti, rubini e smeraldi; il secondo è forse il gioiello più interessante del museo, con una meravigliosa acquamarina al suo interno che rappresenta Cristo, donato dalla famiglia Grimaldi alla Madonna. Il pellicano è un animale che, per il suo sacrifi cio, simboleggia quello unico di Gesù. Di rilevante interesse è anche l’ostensorio di Paolo Gili.Nel Museo si trova inoltre una raccolta numismatica con belle monete greche, romane e bizantine e la raccolta archeologica costituita da reperti di varie epoche, tra le quali statue fi ttili, ceramiche e lucerne.Per chi volesse avere una visione più completa della storia di Enna, vale la pena visitare il Museo Archeologico Regionale, allestito nelle belle sale del Palazzo Varisano, dove sono raccolti reperti archeologici di Enna e della provincia, particolarmente corredi funerari di necropoli. Il materiale più importante proviene dalla zona attorno al lago di Pergusa, dove si sono trovati reperti che risalgono addirittura all’età del Rame. Attualmente i due musei sono momentaneamente chiusi al pubblico.

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3 . 2 I T I N E R A R I O C I T T A D I N O

Le absidi del Duomo

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Chiesa di San Francesco

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686868La torre del Castello

Si prosegue quindi per Via Roma fi no ad arrivare al Castello di Lombardia, una delle più interessanti fortifi cazioni dell’isola. É protetto da una scoscesa scarpata su più lati nonché da un’ampia

cinta di poderose mura, tali da racchiudere una vasta superfi cie di 27 kmq. Dal lato meno ripido la fortifi cazione aveva un ponte levatoio con fossato, oggi inesistente. La sua pianta irregolare conserva sulle cortine fossato, oggi inesistente. La sua pianta irregolare conserva sulle cortine solo sei delle circa venti torri originarie. Tre gli ampi cortili contigui del complesso, muniti di mura. Nel primo, denominato “piazza degli armati” (o “di San Nicola”), è stato allestito un teatro all’aperto per manifestazioni che generalmente si tengono nel mese d’agosto. Il secondo, detto delle “vettovaglie” (o “della Maddalena”) era utilizzato per l’ingresso di abbondanti viveri, necessari anche a sostenere l’isolamento causato dai frequenti assedi. Il cortile più fortifi cato è il terzo chiamato “piazzale di San Martino” (o “dei Condottieri”); cuore della fortezza è oggi quello meglio

3 . 4 I L C A S T E L L O L O M B A R D I A

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conservato. Da qui si accede al mastio: la Torre Pisana, così chiamata perché i pisani, che facevano parte dell’esercito dei Normanni, avevano il compito di difenderla. Dalla sua postazione è godibile uno dei più vasti panorami della Sicilia centrale: le Madonie e i colli Erei, la valle del Dittaino e l’Etna. Al centro della corte rimangono le fondamenta di una chiesa ed di un pozzo d’acqua. Delle cinque torri che la difendevano, oltre alla Torre della Zecca (o “del Tesoro”), ricordiamo “Torre delle Aquile”: le avevano attribuito questo nome perché dai suoi merli gli avvoltoi avvistavano le prede. Nei pressi del castello, su uno sperone roccioso, si notano i resti del Tempio di Cerere, la dea delle messi venerata in età romana e luogo di misteri legati ai riti eleusini.

La rocca di Cerere

Interno di uno dei cortili

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Ci sono altri monumenti da vedere ad Enna e fra questi la Chiesa di san Cataldo, che si erge in Piazza Matteotti. Il tempio è stato restaurato nel XVII secolo. Nel suo interno ad una navata si trovano numerose opere artistiche, fra le quali un’ancona marmorea attribuita a Giandomenico Gagini, una croce lignea dipinta del ‘500 e varie tele. Altre chiese interessanti sono quella delle Anime Sante, dalla facciata in stile barocco e il soffi tto affrescato dal Borremans, e quella di san Tommaso, con elementi gotico-catalani nel campanile e all’interno un’ ancona marmorea del Mancino. Proseguendo per Via Roma e poi per Via IV Novembre, si arriva alla Torre di Federico II. Situata in un magnifi co giardino, su un dosso roccioso, fu costruita su elementi precedenti e restaurata da Federico d’Aragona. Secondo qualche studioso locale, la torre a pianta ottagonale sarebbe un osservatorio geodetico. É certo comunque che, oltre a garantire adeguate difese, fu una delle residenze venatorie preferite dall’imperatore.Interessante può essere una passeggiata nel quartiere di Fundrisi, antico borgo una volta popolato dagli abitanti del Borgo Fundrò, distrutto nel 1396 dal re Martino d’Aragona, il quale deportò gli abitanti rivoltosi nell’antica Castrogiovanni. Il borgo Fundrisi ha conservato nel tempo sia il suo particolare dialetto, sia la struttura medievale. E’ qui che si trova anche la porta di Ianniscuro, l’unica rimasta delle cinque che si aprivano nella cerchia urbana della città. Nei dintorni è ubicata anche la grotta della Spezieria, dove si trovano ancora le cellette in cui venivano poste

statuette votive. Nella parte alta si trovano i resti della Chiesa dello Spirito Santo,

dove si conservano affreschi di epoca incerta e nei pressi resti di mura

della fortifi cazione greca. Da qui si gode un immenso panorama di Enna che nelle chiare giornate abbraccia anche l’Etna.Sempre nella zona di Enna Monte si trova l’ampio spiazzale con la Chiesa di Monte Salvo e, lungo il costone del colle, il Santuario di Papardura, ricco di stucchi serpottiani e di un soffi tto ligneo a cassettoni, scolpito ed istoriato, molto ben conservato. Notevoli sono anche le pale d’altare, il paliotto dell’altare e gli ex voto. Immenso il panorama che si apre dalla facciata. Da qui inizia la processione che si tiene la domenica delle palme.

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3 . 2 I T I N E R A R I O C I T T A D I N O

La torre di Federico

i resti della dove si conservano affreschi di epoca

incerta e nei pressi resti di mura della fortifi cazione greca. Da qui si gode un immenso panorama di Enna che nelle chiare giornate abbraccia anche l’Etna.Sempre nella zona di Enna Monte si trova l’ampio spiazzale con la Chiesa di Monte Salvo il costone del colle, il di Paparduraserpottiani e di un soffi tto ligneo a cassettoni, scolpito ed istoriato, molto ben conservato. Notevoli sono anche le pale d’altare, il paliotto dell’altare e gli ex voto. Immenso il panorama che si apre dalla facciata. Da qui inizia la processione che si tiene la domenica delle palme.

La torre di Federico

i resti della i resti della dove si conservano affreschi di epoca

incerta e nei pressi resti di mura della fortifi cazione greca. Da qui si gode un immenso panorama di Enna che nelle chiare giornate abbraccia anche l’Etna.Sempre nella zona di Enna Monte si trova l’ampio spiazzale con la Chiesa di Monte Salvo il costone del colle, il di Paparduraserpottiani e di un soffi tto ligneo a cassettoni, scolpito ed istoriato, molto ben conservato. Notevoli sono anche le pale d’altare, il paliotto dell’altare

70 La torre di Federico

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La Chiesa dello Spirito Santo

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3 . 5 F O L K L O R E - S E T T I M A N A S A N T A

Sicuramente la festa più sentita e seguita ad Enna è quella della settimana santa la quale comincia la Domenica delle Palmecon la sfi lata delle confraternite che si recano al Duomo e con

la distribuzione di rametti di ulivo e di palme. La festa raggiunge il culmine il venerdì santo con la solenne processione fra le stupende vie medioevali di Enna.Il venerdì santo nel primo pomeriggio, nella Chiesa del SS Salvatore, la confraternita del Crocifi sso provvede a prendere il corpo del Cristo da un’urna di cristallo e a portarlo nel Duomo. Centinaia sono i confrati che si preparano a questo specifi co compito, tramandando questo ruolo da padre in fi glio. Alle ore 17, le diverse confraternite partono ciascuna dalla propria chiesa per recarsi prima nella chiesetta dell’Addolorata, per rendere omaggio alla Vergine che già è stata sistemata sulla “vara” (così viene chiamato in dialetto il fercolo sul quale è posta la statua) e poi al Duomo, il luogo dell’assembramento. Qui arriva quindi la vara della Madonna, seguita da una banda che intona musiche intrise di mestizia e di dolore, come impone questo momento. Da qui alcune migliaia di confrati, come guidati da una grande regia, iniziano a disporsi per la lunga e solenne processione, portando a spalla le due vare con i simulacri del Cristo morto e della Madonna dei sette dolori. I confrati, incappucciati, portano ceri accesi ed indossano la mantella con i colori della confraternita di appartenenza. Ognuna porta il proprio stendardo e su un vassoio i simboli della passione del Cristo. Alla processione partecipa anche il coro dei ‘mbriachi, i quali cantano i lamintanzi che rievocano la passione di Gesù.Così i due simulacri, avvolti dalle tenebre della notte, sono fatti marciare per le vie della città a passo cadenzato, con una caratteristica “annacata”, fra due immense ali di folla, di devoti e di turisti, fi no alle prime luci dell’alba.

FESTA DI MARIA S.S. DELLA VISITAZIONELa festa di Maria S.S. della Visitazione, patrona della città, si svolge il 2 luglio. La statua, che raffi gura la Madonna con un bambino tra le braccia, è racchiusa nella nicchia della cappella absidale destra del Duomo. Acquistata nel 1412 a Venezia, dal 29 giugno di ogni anno viene portata sull’altare maggiore dove rimane fi no al giorno del suo festeggiamento. Il simulacro, posto sulla “nave d’oro” (così è chiamato il fercolo), è portato a spalla da 124 confrati che camminano scalzi. Suggestivo il momento in cui le due statue di Santa Elisabetta e di San Zaccaria vanno incontro alla Madonna. Nella chiesa di Montesalvo la Vergine rimane 15 giorni. Sarà poi riportata nel Duomo. La nicchia verrà aperta al culto l’11 gennaio di ogni anno in segno di ringraziamento: il terribile terremoto dell’11 gennaio del 1693, che prevalentemente distrusse i paesi della Sicilia orientale, non toccò minimamente la città di Enna.

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Qui e nella pag. seguente: la statua della Madonna dei sette dolori

Le confraternite del Venerdi Santo

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Famoso lago della Sicilia centrale, nella mitologia fu teatro del rapimento di Proserpina da parte di Plutone.Della sua bellezza originale rimane ben poco poiché per molti

secoli, purtroppo, ha subito le offese dell’uomo, tanto che lungo il suo anello vi è stato addirittura costruito un autodromo attrezzato di tutto. Le sue acque sono leggermente salmastre e la sua profondità è di circa 4-5 metri. Non ha immissari né emissari, quindi le sue acque sono dovute a risorgive.

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Nonostante il continuo inquinamento, vi si trovano fra le canne anatre e folaghe.Periodicamente le sue acque si colorano di rosso (ogni 10 anni circa) per la presenza di batteri solforati che producono, durante il loro processo digestivo, idrogeno solforato. Quando verso la fine del periodo estivo la concentrazione di questi batteri raggiunge il massimo della concentrazione, si manifesta il tipico arrossamento delle acque.

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3 . 6 I L L A G O D I P E R G U S A

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Il lago di Pergusa

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4. MORGANTINA

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Aquattro chilometri da Aidone, in località Serra Orlando, un pianoro dei monti Erei, in un luogo ameno e panoramico sorge l’antica città di Morgantina. Gli scavi di Morgantina hanno

messo in luce un villaggio di origine antichissima, i cui abitanti originari si suppone siano stati i Morgeti, un popolo italico che, assieme ai Siculi e in periodi differenti, sono scesi nell’Italia meridionale in tempi protostorici, costringendo i Sicani, che abitavano questi territori, a spostarsi verso la costa occidentale della Sicilia. Di questo periodo restano tracce nella zona di san Francesco e di Cittadella; si tratta per lo più di resti di capanne a base circolare o rettangolare. Nel VII secolo a.C. entrano in scena i Greci che, dopo la fondazione di diverse città costiere, iniziano una espansione verso l’interno ed arrivano fi no a Morgantina, dove si mescolano agli indigeni e cominciano ad organizzare una vera città con le caratteristiche delle polis greche. Questa prima città, uno degli esempi migliori di centri ellenizzati della Sicilia interna, fu distrutta più volte e sempre ricostruita. Una prima volta fu distrutta da Ippocrate di Gela (500 a.C.), che voleva assoggettare tutte le colonie greche calcidesi, come Morgantina, e successivamente dalle comunità sicule (Siculi, Morgeti, Sicani) che si erano coalizzati, sotto la guida di Ducezio, contro la politica espansionistica greca. Con la sconfi tta di Ducezio a Nome nel 450 a.C., il sogno di autonomia dei Siculi non si realizzò mai più.Quando, dopo le lotte fra Siracusani ed Ateniesi nel 427 a.C., fu proclamata l’autonomia delle città di Sicilia dalla madrepatria Grecia, Morgantina fu assegnata a Camarina, dietro pagamento di una certa somma di dracme. In questo periodo (IV sec a.C.) la città si arricchisce di vari monumenti, civili, politici e religiosi e di mura difensive. Successivamente con Agatocle, tiranno di Siracusa, furono sistemati l’agorà e i santuari delle divinità ctonie (Demetra e Kore) e fu edifi cato il nuovo quartiere ellenistico-romano. In questo periodo di splendore fu l’unica città dell’entroterra siciliano ad emettere moneta. Ma quando la città si ribellò a Roma, durante le guerre puniche, il console Claudio Marcello la distrusse e assegnò Morgantina a degli ausiliari spagnoli, che erano passati con i Romani. Fu in questo periodo che furono coniate delle monete dagli Hispani, che hanno permesso agli archeologi di Princeton di identifi care il sito di Serra Orlando con la città di Morgantina. Quando la Sicilia divenne provincia romana, la città fu classifi cata decumana, costretta a pagare a Roma il 20% del raccolto, cioè una doppia decima. Infi ne quando, durante le guerre civili, Morgantina si schierò contro Ottaviano, subì da questi la defi nitiva distruzione e quindi l’abbandono del sito.Strabone all’inizio dell’età imperiale parla di Morgantina come di una città che “una volta esisteva, ma che ora non esiste”.

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La fontana monumentale

Il santuario Ctonio

Il Macellum o mercato

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Entrando nell’area archeologica si visita subito l’”Agorà”, un ampio spazio aperto, circondato da tre lati da portici lunghi 100 metri, una volta centro vitale della vita sociale.

Questi portici (stoai), che avevano dei colonnati ai lati esterni e all’interno dei pilastri, dei quali si notano i resti e che sorreggevano tetti a doppio spiovente, avevano funzioni diverse: quelli ad est erano destinati ad attività politiche, quelli del lato ovest erano destinati ai commerci, con delle botteghe ai lati che si aprivano sull’agorà. Quelli del lato nord servivano certamente come “gymasion”, luogo adibito alle attività sportive. In questi ultimi portici nel periodo romano furono ricavati alcuni vani per botteghe. Presso l’ingresso si nota una grande fontana con doppia vasca. Questa fontana, alimentata da una sorgente, era sicuramente un importante luogo di incontro, in quanto consentiva a chiunque di dissetarsi e di fornirsi di acqua per i bisogni domestici. La piazza, essendo il suo piano in leggera pendenza, fu divisa in due da una scala trapezoidale di quindici gradini, che ha dato luogo a due

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M O R G A N T I N A

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Il Bouleuterion

La scala trapezoidale

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zone differenti aventi funzioni diverse: una quelle politico-commerciali e l’altra quelle religiose. La stessa scala, che costituisce una stupenda quinta architettonica, fungeva da “ekklesiasterion”, (il luogo delle assemblee cittadine), con annesso un “bema”, il piedistallo di pietra da cui parlavano gli oratori. Accanto al Ginnasio si trova un ambiente a pianta quadrangolare che si pensa sia il “bouleterion”, luogo di riunione del senato della città. Questo era l’organo più importante della comunità ed aveva funzione legislativa, esecutiva e giudiziaria. Accanto si nota una “taberna”, una sorta di bar moderno, adibita alla vendita del vino. Si notano ancora i sedili in pietra e i sostegni per la tavola. Proseguendo verso nord si trova il “macellum”, ampio spazio destinato alla vendita di generi alimentari. Si notano ancora le botteghe che circondano un cortile porticato con al centro una struttura a tolos di uso fi nora ignoto. Si nota

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Casa del capitello dorico

“Eyexe” Il benvenuto

4 . 2 V I S I T A D E L L ’ A R E A A R C H E O L O G I C A

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Casa di Ganimede

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pure l’ingresso del mercato con due locali che contenevano le statue delle divinità che proteggevano il mercato.Poco più avanti si trova un ambiente composto da due settori a pianta rettangolare: si tratta del Santuario Ctonio, dedicato alle divinità legate alla terra (Demetra, Proserpina e Kore o Cerere). Esso era delimitato da un muro ditemenos e comprendeva alcuni altari ed anche una fornace per la produzione di statuette votive in terracotta. Si nota ancora un recinto circolare con dentro un altare cilindrico, sul quale poggiava la statua della dea. È da questa area sacra che proviene la maggior parte

dei busti fi ttili di divinità e di ex voto rinvenuti a Morgantina.Anche il vicino teatro risale all’incirca al IV secolo a.C. e poteva contenere fi no a 5000 spettatori. Posto sul fi anco della collina, era costruito e non scavato nella roccia, come tanti altri teatri siciliani. Si ha quindi una cavea adagiata sul terrapieno artifi ciale, trattenuto da grosse mura e da contrafforti interni. La cavea è divisa da cinque scale verticali ed in sei settori radiali. Ogni settore era dedicato ad una divinità, infatti sul terzo gradino dall’alto è possibile leggere una dedica da parte di Archelao, fi glio di Eukleide al dio Dioniso.Grazie alla particolare acustica e all’impegno della Provincia Regionale di Enna e di Capua Antica Festival, ogni anno nel periodo estivo questo superbo teatro torna a rivivere, ospitando le rappresentazioni classiche del circuito nazionale “Teatri di Pietra”.Nella parte opposta all’agorà si trova un lungo edifi cio con grandi ambienti di diverse dimensioni. Si è supposto che siano i magazzini per la conservazione del grano e dei cereali, forse il pubblico granaio per l’ammasso del grano riservato alle tasse a Siracusa prima e poi a Roma. Nella parte più bassa si trovano due fornaci, di una delle quali si nota ancora il cunicolo dove ardeva la legna ed il piano di cottura dei mattoni destinati all’edilizia. Nella parte orientale dell’agorà, prima dei quartieri residenziali, si trova un ambiente rettangolare, un edifi cio pubblico che si suppone sia il “pritaneo” (prytaneion), luogo di riunione dei magistrati e di

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M O R G A N T I N A

La fornace

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accoglienza dei personaggi illustri.Nei pendii ad est e ad ovest si trovano i quartieri residenziali, e proprio vicino al pritaneo, si trova la casa del saluto, conosciuta anche come casa del capitello dorico, per l’iscrizione a mosaico “EYEXE” (stai bene). In essa, oltre ad un quadriportico colonnato, sono stati rinvenuti pavimenti in cocciopesto con mosaici.Poco oltre si trova la casa di Ganimede, una delle più eleganti dimore di Morgantina. L’abitazione presenta un peristilio rettangolare, che, con le sette colonne sui lati lunghi e tre sui lati corti, circonda un cortile per la raccolta delle acque piovane. Nell’ambiente che dà il nome alla casa si nota un mosaico raffi gurante il ratto di Ganimede, mentre le pareti conservano tracce di intonaco dipinto in rosso. Le numerose abitazioni che si possono visitare denotano tutte lo stato sociale raggiunto dal proprietario, fra esse si ricordano la casa della cisterna ad arco, una delle più grandi e lussuose case di Morgantina dove si notano ancora alcune camere con mosaici splendidi, la casa delle monete d’oro, la casa delle antefi sse, la casa dei capitelli tuscanici, la casa del magistrato. Alcune dimore, appartenenti sicuramente a proprietari benestanti hanno ambienti con pavimenti a mosaico o in cocciopesto, nei quali i più svariati disegni, ispirati a motivi geometrici o naturalistici, sono la prova della maestria degli artigiani del tempo.Nella parte più esterna si vedono gli scavi della Casa di Eupolemo, dove sono stati saccheggiati una ricca ed originale collezione di argenti. Argenti che dopo molti anni trascorsi nei musei americani, sono fi nalmente rientrati a Aidone, per poterli ammirare in tutto il loro splendore.

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4 . 2 V I S I T A D E L L ’ A R E A A R C H E O L O G I C A

Iscrizione di un gradino del teatro greco

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Merita una visita anche Aidone, che si trova a circa

10 Km. Città di antiche origini, sorge a 850 m.l.m. su un alto colle dal quale prese il nome. Il termine Aidone sembra provenire da una radice araba “Ayn-Dun” che signifi ca “sorgente superiore”, nome che gli Arabi avevano dato a quel posto ricco di acque. I coloni lombardi, scesi in Sicilia al fi anco dei Normanni, dopo aver vinto gli Arabi, avevano scelto questa ariosa collina come loro nuova dimora. La radice araba fu storpiata nel dialetto lombardo in “Aydon” e quindi il nome attuale di Aidone.Sicuramente il primo nucleo della città si costituì nel XII secolo fra il possente castello e il ricco priorato di Santa Maria la Cava. Grazie alla munitissima posizione strategica, la città fu molto ambita durante il periodo feudale. Un giro per il suo nucleo antico ci fa scoprire un impianto urbano, che nonostante le immancabili trasformazioni, conserva la tipica impronta medievale con infl ussi islamici (vicoli stretti e cortili).

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M O R G A N T I N A

La chiesa di San Francesco

Il castello

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Fra i monumenti di particolare importanza si possono segnalare l’originale facciata bugnata a “punte di diamante” della Chiesa di San Domenico e gli affreschi che ornano il soffi tto della Chiesa di Santa Maria della Cava, che sorge su un tempio precedente di origine normanna. È questa la chiesa nella quale, nella notte del 1° maggio, migliaia di pellegrini giungono a piedi e spesso scalzi dopo diversi Km di percorso, per rendere omaggio a San Filippo Neri.Molto interessanti anche: la Chiesa Madre, il tempio più antico della città dedicato a San Lorenzo, caratterizzata, alla sinistra del suo portale, da due scanalature che si riferiscono alle antiche misure della canna e del palmo; la Chiesa di Sant’Antonio, un’antica moschea trasformata in tempio cristiano dal magnifi co campanile policromo; la Torre Adelasia, dedicata alla nipote del Conte Ruggero in periodo normanno, torre di avvistamento oggi trasformata in campanile. Di un certo interesse è anche la cinquecentesca Chiesa di Sant’Anna, con un prezioso crocifi sso ligneo attribuito a fra’ Umile da Petralia.Nella parte alta della città si trovano i resti del Castellaccio che, prima fortezza saracena e successivamente normanna, fu distrutto dal sisma del 1693. Si è conservato meglio, invece, il Castello de’Gresti o di Pietratagliata che, posto su un poderoso spuntone roccioso, occupa un punto strategico per il controllo del territorio. Recentemente, negli antichi locali dell’ ex Convento dei Cappuccini,è stato allestito il Museo Archeologico Regionale, dove si espongono reperti del territorio, specie di Morgantina. Nell’ex Chiesa di San Francesco, pure restaurata, è stata ricavata una sala per conferenze (bellissimo il polittico); le sale al piano inferiore accolgono i reperti della fase preistorica del sito, quelle del piano superiore i reperti dell’insediamento morgetico, della colonizzazione greca e delle vicine necropoli. Nella Sala di Serra Orlando si trovano i reperti della città ricostruita nella seconda metà del V sec a.C.. Vi si trova inoltre un plastico di Morgantina e una sezione didattica con i reperti dell’abitato e delle necropoli.

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4 . 3 A I D O N E

La torre di Adelasia

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4 . 4 I T E S O R I D I M O R G A N T I N A

Nel Museo archeologico, a partire dal dicembre 2009, sono esposti importantissimi reperti provenienti da scavi clandestini e forniti, fi n dall’inizio, di false documentazioni sulla loro origine e provenienza.

Acquistate in Europa da alcuni musei americani che le esponevano e restituite quindi all’Italia a seguito di un trattato con il Ministero dei Beni e le Attività Culturali, queste opere di grande rilevanza, grazie a un intermediazione diffi cile, protrattasi per lunghi anni, sono arrivate fi nalmente al museo di Aidone. Per primi gli Acroliti, cioè le sculture arcaiche raffi guranti Demetra e Kore. Con il termine acrolito si intende la parte terminale di una scultura (volto, mani e piedi), generalmente realizzata in marmo greco, che in origine completavano una fi gura realizzata in legno e stoffa, in terracotta o in pietra, materiali poveri rinvenibili in loco. I nostri acroliti raffi gurano le due dee, madre e fi glia, che venivano venerate nel centro della Sicilia e in particolare a Morgantina. Gli elementi della fi gura giunte fi no a noi, di dimensioni superiori al vero, consentono di immaginare nella sua interezza la madre, Demetra, di cui possediamo la testa, le mani e i piedi; non così la fi glia, Kore, purtroppo priva della mano destra e del piede sinistro. Entrambe le teste sono incomplete poiché mancanti della capigliatura realizzata in antico con parrucche in materiale naturale e deperibile o in bronzo: per questa ragione le fronti hanno il caratteristico profi lo triangolare su cui si innestava la capigliatura. Ciò che caratterizza le fi gure è il particolare del naso intero, fatto abbastanza insolito nelle sculture antiche, spesso prive di questa estremità poiché la prima a rompersi, e le labbra carnose che sembrano sorridere enigmaticamente nella loro dimensione senza tempo, esaltata dalla sguardo dalle orbite vuote, in antico riempite per lo più da occhi in vetro e ciglia in bronzo. Il museo conserva poi un insieme di suppellettili, gli Argenti, provenienti dalla casa di Eupolémos a Morgantina, dalla quale sono stati trafugati nel 1979. Comparsi tra il 1981e il 1984 presso il Metropolitan Museum of Art di New York, essi sono stati subito identifi cati come provenienti dall’Italia del sud e poi da Morgantina. Giunti in Italia nel 2010, dal 3 dicembre dello stesso anno sono esposti nella sala appositamente realizzata per accoglierli. Si tratta di 16 pezzi, molti dei quali arricchiti da eleganti dorature e raffi nati motivi ornamentali a rilievo tra i quali spicca per l’assoluta ed effi cace resa scultorea il medaglione della “Scilla”. Composto da due gruppi principali, uno è legato al simposio (banchetto) con contenitori per mescere il vino e per la sua somministrazione, tra i quali le raffi nate coppe; l’altro, invece, è relativo ai sacrifi ci solenni fatte alle divinità, quali il piccolo altare cilindrico (bomiskos), i contenitori per gli incensi (pissidi), la bassa coppa umbelicata (phiale). Sul piccolo altare si legge “sacro agli dei” in dialetto dorico. Del complesso degli argenti fa parte un paio di corna argentei che, verosimilmente, adornava un elmo da parata in cuoio. Insieme agli argenti sono esposti altri elementi che provengono dal contesto della casa di Eupolémos,

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scavata dopo la distruzione dei clandestini, che hanno consentito il ritrovamento di un’altare cilindrico fi ttile, la cui decorazione è simile a quella del piccolo altare d’argento, nonché due monete, una delle quali consente di collocare l’occultamento degli argenti intorno al 211 a.C., alla fi ne della II guerra Punica ed una moneta da 100 lire del 1978, sfuggita ai clandestini e che ha consentito di datare il furto a dopo il 1978, anno della sua coniazione.Rientrata in Italia anche la statua prima conosciuta come “Venere” di Morgantina ma essa, quasi certamente, rappresenta la dea Demetra o la di lei fi glia Persefone.

Alta 2,20 metri, manca sia dei capelli che del copricapo così come dei piede e braccio sinistri. Il corpo drappeggiato è di calcarenite degli Iblei (Formazione Ragusa, alveo del fi ume Irminio). L’abito della fi gura nello stile del panneggio cosiddetto “bagnato” aderisce agli arti inferiori mettendone in evidenza le forme retrostanti. La dea è rappresentata in atteggiamento sereno ma risoluto mentre avanza nella notte alla ricerca della fi glia Persefone, rapita da Ade. La mano vuota, quasi certamente, reggeva una fi accola, braccio sinistro mancante, attributi che rendevano chiara agli uomini l’impressionante ricerca notturna attuata dalla dea delle messi, colei che ha insegnato agli uomini l’agricoltura e la panifi cazione, nella vana ricerca della fi glia, ritrovata solo per l’intercessione di Zeus. Ma ormai troppo tardi, Persefone aveva mangiato negli Inferi dei chicchi di melagrana e pertanto doveva restare sottoterra per sei mesi: si spiegava così il ciclo delle stagioni, dopo l’autunno e l’inverno la fi glia raggiungeva la madre e la natura rifi oriva, originando così la primavera e l’estate. La dea di Morgantina ha un atteggiamento eretto, l’espressione del viso sereno e il vestito increspato. Essa rappresenta appieno l’idea classica della bellezza femminile, mentre la grandezza della statua, la qualità della scultura e le rifi niture consentono di attribuire l’opera ad uno scultore della cerchia di Fidia, il più grande artista dell’età dell’oro ateniese, giunto in Sicilia nell’ambito della guerra tra Atene e Siracusa e rimastovi dopo la disfatta ateniese. Lo scultore ha trasferito il suo linguaggio espressivo in un’opera di poco più tarda dei capolavori del Partenone ai quali la nostra statua si ispira. In defi nitiva si tratta di una scultura unica nel suo genere, la sola statua di culto giunta a noi dall’antichità, un’immagine sacra sicuramente esposta in un importante santuario di Morgantina. Con il ritorno di questi pezzi, trafugati da “tombaroli” negli anni passati, Aidone diventerà un polo culturale di livello superiore.

mentre avanza nella notte alla ricerca della fi glia Persefone, rapita da Ade. La mano vuota, quasi certamente, reggeva una fi accola, così come il braccio sinistro mancante, attributi che rendevano chiara agli uomini l’impressionante ricerca notturna attuata dalla dea delle messi, colei che ha insegnato agli uomini l’agricoltura e la panifi cazione, nella vana ricerca della fi glia, ritrovata solo per l’intercessione di Zeus. Ma ormai troppo tardi, Persefone aveva mangiato negli Inferi dei chicchi di melagrana e pertanto doveva restare sottoterra per sei mesi: si spiegava così il ciclo delle stagioni, dopo l’autunno e l’inverno la fi glia raggiungeva la madre e la natura rifi oriva, originando così la primavera e l’estate. La dea di Morgantina ha un atteggiamento eretto, l’espressione del viso sereno e il vestito increspato. Essa rappresenta appieno l’idea classica della bellezza femminile, mentre la grandezza della statua, la qualità della scultura e le rifi niture consentono di attribuire l’opera ad uno scultore della cerchia di Fidia, il più grande artista dell’età dell’oro ateniese, giunto in Sicilia nell’ambito della guerra tra Atene e Siracusa e rimastovi dopo la disfatta ateniese. Lo scultore ha trasferito il suo linguaggio espressivo in un’opera di poco più tarda dei capolavori del Partenone ai quali la nostra statua si ispira. In defi nitiva si tratta di una scultura unica nel suo genere, la sola statua di culto giunta a noi dall’antichità, un’immagine sacra sicuramente esposta in un importante santuario di Morgantina. Con il ritorno di questi pezzi, trafugati da “tombaroli” negli anni passati, Aidone diventerà un polo culturale di livello superiore.

braccio sinistro mancante, attributi che rendevano chiara agli uomini l’impressionante ricerca notturna attuata dalla dea delle messi, colei che ha insegnato agli uomini l’agricoltura e la panifi cazione, nella vana ricerca della fi glia, ritrovata solo per l’intercessione di Zeus. Ma ormai troppo tardi, Persefone aveva mangiato negli Inferi dei chicchi di melagrana e pertanto doveva restare sottoterra per sei mesi: si spiegava così il ciclo delle stagioni, dopo l’autunno e l’inverno

eretto, l’espressione del viso sereno e il vestito increspato. Essa rappresenta appieno l’idea classica della bellezza femminile, mentre la grandezza della statua, la qualità della scultura e le rifi niture consentono di attribuire l’opera ad uno scultore della cerchia di Fidia, il più grande artista dell’età dell’oro ateniese, giunto in Sicilia nell’ambito della guerra tra Atene e Siracusa e rimastovi dopo la disfatta ateniese. Lo scultore ha trasferito il suo linguaggio espressivo in un’opera di poco più tarda dei capolavori del Partenone ai quali la nostra statua si ispira. In defi nitiva si tratta di una scultura unica nel suo genere, la sola statua di culto giunta a noi dall’antichità, un’immagine sacra sicuramente esposta in un importante santuario di Morgantina. Con il ritorno di questi pezzi, trafugati da “tombaroli” negli anni passati, Aidone diventerà un polo culturale di livello superiore.

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Interessanti sono in questa piccola cittadina le rappresentazioni della Settimana Santa.Iniziano la Domenica delle Palme con una sfilata dei

“santuna” o “ sampauluna”, grandi statue di cartapesta che rappresentano gli apostoli. Queste statue sono alte circa due metri e sono portate da uomini che indossano lunghe mantelle e portano sulle spalle una “siggitedda”, piccola sedia che sostiene il busto del santo. Due buchi all’altezza degli occhi permettono ai portatori di vedere. Durante la Domenica delle Palme e la Pasqua le sette confraternite vivacizzano le strade della cittadina. Alle ore 12 della Domenica delle Palme, dopo aver assistito alla Messa con i santoni a fianco e avere avuto la benedizione, i portatori escono in processione, mentre i vari apostoli si salutano l’un l’altro con profondi inchini. Arrivati in Piazza Cordova fra tutti solo san Giovanni e san Pietro si baciano. Nel giorno di Pasqua nella cittadina si svolge una spettacolare pantomima: prima dell’incontro fra il Cristo risorto e la Madonna, lo spettacolo, che si svolge in piazza, è essenzialmente gestito dall’intervento degli Apostoli, rappresentati da grandi statue di cartapesta, portate sulle spalle, mediante un supporto in legno, da portatori nascosti da lunghi teli.Ogni apostolo porta in mano il simbolo del martirio.L’incontro fra il Cristo risorto e la Madonna. è preceduto da san Pietro, che fi no a mezzogiorno cerca la buona notizia della Resurrezione del Cristo bussando alle varie abitazioni e ricevendo biscotti e vino. Anche gli altri apostoli girano per la piazza in cerca del Cristo. Intanto la confraternita che porta il Cristo è arrivata in una stradina presso la piazza e aspetta che San Giovanni faccia i tre viaggi per assicurarsi della avvenuta resurrezione del Cristo prima di avvisare Maria.A mezzogiorno esatto il Cristo esce dalla stradina e arriva in piazza fra scampanio di campane, musica bandistica e voli di colombe. Maria, toltosi il manto nero, si avvicina al figlio e assieme cominciano la processione. Nei giorni 8 e 9 agosto si tiene “u battiment”, la rievocazione storica di un combattimento fra cavalieri normanni e saraceni, avvenuta durante la conquista normanna dell’isola.Questo combattimento a cavallo si conclude con la pace fra le due fazioni per volere della contessa Adelasia.

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4 . 5 F O L K L O R E D I A I D O N E

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I santoni della Festa delle palme

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Particolare del re Licurgo della Metamorfosi di Ambrosia

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Si ringrazia sentitamente il Dr. Enrico Caruso, direttore del Museo di Aidone per i suoi articoli sui Tesori di Morgantina, Enzo Cammarata per la concessione del materiale fotografi co e descrittivo sul Museo delle Meraviglie di Piazza Armerina, il prof. Federico Guastella per la sua gradita disponibilità e per i suoi preziosi consigli, gli amici del Circolo Fotografi co Pentaprisma di Ragusa, la Dr.ssa Stefania Sudano, Eliana Di Marco. Katja, Rodolfo, Serena e Luca per le traduzioni dell’ultimo minuto e tutti coloro che ci sono stati vicini durante la realizzazione di questo impegnativo progetto.

foto e testi di:

altre foto:

progetto grafico e copertina

impaginazione:

tavole:

redazione:

stampa:

traduzioni:

© COPYRIGHT 2011

foto su:

GIUSEPPE IACONO

Luigi Nifosì pg. 6, 7, 46, 47Andrea Ferraro pg. 50 - 51bMuseo di Aidone pg. 90, 91

VERONICA IACONO

V. Iacono, S. Chessari, V. Liuzzo e D. Occhipinti

Davide Occhipinti pg. 12-13/ 14-15/ 18-19

MARCO IACONO e ANDREA FERRARO

PRIULLA - Palermo

TRADUZIONI MADRELINGUA KAEDRA

EDIZIONI ENJOY - Ragusa Tel. +39 0932 24 58 36 - Fax +39 0932 18 56 [email protected] - [email protected] - www.edizionienjoy.it

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