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Parrocchia di Monigo FOGLIETTO PARROCCHIALE a. XIX n° 8 - 25.2.18 - II Qua. In internet: www.parrocchiamonigo.com - Parroco: 3472631330 Alzheimer: ci può essere ancora vita? A Monza un villaggio per 65 pazienti Ci sono mi- nimarket, palestra, parrucchie- re, chiesa, bar... Si ten- ta di ridare vita sociale e abbassare il livello di stress dei pazien Pro- geo appoggiato da Cnr e Politecnico «Garanre unesistenza dignitosa è possibile» Per i mala di Alzheimer, la vita è la passeggiata soo casa, la parta a carte, un normale pome- riggio tra amici... Ma per oltre un milione di ita- liani tuo questo si annebbia giorno dopo giorno insieme ai vol più cari, che prima o poi diventa- no sconosciu, anche se tan anni prima li hai partori. 'Il Paese ritrovato', allora, è lidea che mancava: un vero villaggio in cui tu gli abitan sono ma- la di Alzheimer. Costruito apposta per loro (la prima pietra fu posata un anno fa), unisce le tec- nologie più sofiscate e una facciata di tradizio- ne: la chiesea al centro della piazza, le case che vi si affacciano, stradine e negozi, panchine e or- . A due passi dalla Reggia di Monza, il 'Paese ritro- vato' nasce per restuire alla persona ciò che la malaa le ha negato: una vita sociale, la possibi- lità di connuare a senrsi ule e dare un senso al suo risveglio ogni mana. «A rendere ingesbili i mala di demenza in una certa fase della patologia è lalto stato di stress, a causa del quale diventano aggressivi, ed è allora che la famiglia non regge più», spiega Rober- to Mauri, direore della Cooperava La Meridia- na, che ha al suo avo 40 anni di esperienza nei ser- vizi allanziano e ora si lan- cia nel progeo avveniri- sco. «Per questo movo, persone che con una serie di accorgimen potrebbe- ro avere una vita del tuo soddisfacente vengono in- vece relegate nei nuclei Al- zheimer delle Rsa, tra mala molto più gra- vi. Basterebbe invece abbassare il livello di stress del paziente per permeergli anni di vita accea- bilissima per lui e per i suoi cari, nonché meno I più sen auguri a Gigi Zoccarato che è il nuovo presidente della Cooperava.

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Parrocchia di Monigo FOGLIETTO PARROCCHIALE a. XIX n° 8 - 25.2.18 - II Qua.

In internet: www.parrocchiamonigo.com - Parroco: 3472631330

Alzheimer: ci può essere ancora vita?

A Monza un villaggio per 65 pazienti

Ci sono mi-nimarket, palestra, parrucchie-re, chiesa, bar... Si ten-ta di ridare vita sociale

e abbassare il livello di stress dei pazienti Pro-getto appoggiato da Cnr e Politecnico «Garantire un’esistenza dignitosa è possibile»

Per i malati di Alzheimer, la vita è la passeggiata sotto casa, la partita a carte, un normale pome-riggio tra amici... Ma per oltre un milione di ita-liani tutto questo si annebbia giorno dopo giorno insieme ai volti più cari, che prima o poi diventa-no sconosciuti, anche se tanti anni prima li hai partoriti. 'Il Paese ritrovato', allora, è l’idea che mancava: un vero villaggio in cui tutti gli abitanti sono ma-lati di Alzheimer. Costruito apposta per loro (la prima pietra fu posata un anno fa), unisce le tec-

nologie più sofisticate e una facciata di tradizio-ne: la chiesetta al centro della piazza, le case che vi si affacciano, stradine e negozi, panchine e or-ti.

A due passi dalla Reggia di Monza, il 'Paese ritro-vato' nasce per restituire alla persona ciò che la malattia le ha negato: una vita sociale, la possibi-lità di continuare a sentirsi utile e dare un senso al suo risveglio ogni mattina. «A rendere ingestibili i malati di demenza in una certa fase della patologia è l’alto stato di stress, a causa del quale diventano aggressivi, ed è allora che la famiglia non regge più», spiega Rober-to Mauri, direttore della Cooperativa La Meridia-

na, che ha al suo attivo 40 anni di esperienza nei ser-vizi all’anziano e ora si lan-cia nel progetto avveniri-stico. «Per questo motivo, persone che con una serie di accorgimenti potrebbe-ro avere una vita del tutto soddisfacente vengono in-vece relegate nei nuclei Al-

zheimer delle Rsa, tra malati molto più gra-vi. Basterebbe invece abbassare il livello di stress del paziente per permettergli anni di vita accetta-bilissima per lui e per i suoi cari, nonché meno

I più sentiti auguri a Gigi Zoccarato che è il nuovo presidente della Cooperativa.

costosa per il sistema sanitario».

Tanti gli studi nel mondo per capire come agire sullo stress, «e tra le innovazioni più efficaci ab-biamo scelto l’esperienza olandese di 'paese pro-tetto', unico esempio al mondo». Tra operai, elettricisti e imbianchini, oggi fervono i preparati-vi per il taglio del nastro, che avverrà sabato

mattina alla presenza di centinaia di persone: in meno di un anno sono sorti i palazzetti vario-pinti e al centro del paese sono pronti ad entrare in funzione il bar, un minimarket, la palestra, il parrucchie-re, la chiesa, persino il cine-teatro e la proloco,

il tutto su un’area di oltre 14mila metri quadri e per un totale di 64 pazienti.

Ogni appartamento è di 420 metri quadri e com-prende otto camere private, una zona pranzo co-mune e tre grandi zone giorno distinte: se la vera scommessa è abbassare lo stress, qui i ritmi li dettano i pazienti e la libertà è un piacere ricon-quistato. «La notte uno vuole alzarsi e fare cola-zione? Nessuno glielo impedisce», proprio le stranezze che a casa fanno impazzire i parenti, qui diventano lecite e creano relax. Ogni apparta-mento ha un operatore fisso più alcune figure jolly di supporto e la tecnologia fa il resto. Se il paziente si alza, sotto il letto si accendono le lu-ci di cortesia e una sorta di cammino luminoso lo guida in modo soft: un faretto illumina esclusiva-mente la porta del bagno e, una volta lì, un altro faretto illumina solo i servizi.

Ma è in tutto il Paese ritrovato che gli accorgi-menti tecnologici evitano ogni rischio, dai rileva-tori che seguono passo passo gli spostamenti di ogni paziente nel villaggio e li comunicano allo smartphone del coordi-natore, alla palestra con paesaggi virtuali che sti-molano il movimento, alle luci e gli odori che cambiano di intensità nelle ore del giorno. «Nei negozi in realtà non

si compra nulla – specifica il direttore –, sono an-ch’essi laboratori e fanno terapia ». Anche i due parrucchieri sono operatori socio sanitari, «esperti sia in taglio e piega, che nel rilassare per mezz’ora sotto il casco clienti tanto speciali ».

Persino la televisione ha un ruolo terapeutico, con una speciale telecamera che riconosce lo sta-to emotivo dello spettatore e, a seconda che debba essere stimolato o invece tranquillizzato, manda in onda contenuti precedentemente inse-riti nel software dai familiari, ad esempio le foto dei nipotini o il suo concerto preferito.

Tutte innovazioni guardate con interesse dal mondo della scienza, per il quale il 'Paese ritrova-to' è anche un importante luogo di sperimenta-zione. «Con noi hanno collaborato il Cnr, il Poli-tecnico e tanti specialisti. Entreremo a regime in maggio, quando assumeremo 55 operatori e dal-la lista d’attesa sceglieremo le 64 persone più adatte, che abbiano cioè ancora una capacità re-siduale di cognizione».

Il vero miracolo di tutta questa storia, però, è che dei 9,5 milioni di euro necessari, 6,5 sono già arri-vati e tutti da donazioni private. «Siamo andati da alcune delle famiglie più importanti del nostro ter-ritorio e tre di loro, i Fontana di Veduggio, i Fuma-galli e i Rovati di Monza, hanno elargito i primi 4 milioni per partire». Poi sono arrivate Fondazione Cariplo, Fondazione della Comunità Monza-Brianza, Assolombarda, tante associazioni «e, cosa commovente, un mare di cittadini. Come avveniva secoli fa per erigere gli antichi ospedali o per co-struire il Duomo di Milano, la grande risposta è ve-nuta dalla comunità». E per i restanti 3 milioni «la Provvidenza ci ha abituati a credere che in qualche modo arriveranno. Ci manca poco… certo non ci arrendiamo qui».

Deportazioni forzate dei profu-ghi, in Israele

Scegliere tra la depor-tazione e la galera. È questo il dilemma di 38.000 africani, per lo più eritrei (27.494) e sudanesi (7.869), sul suolo israeliano. Do-

menica è scaduto il termine per i primi 200 mi-granti che verranno presto espulsi sulla base del-la nuova legge voluta dal governo di Benjamin Netanyahu.

A riaccendere le speranze c’è però una sentenza, emessa il 15 febbraio, di un giudice della Corte d’appello israeliana, secondo cui va accolta la ri-chiesta d’asilo da parte degli eritrei che fuggono dal servizio militare.

Si moltiplicano intanto le manifestazioni di prote-sta. Quelle dei migranti, che da settimane orga-nizzano sit-in ad Herzliya (nord di Tel Aviv) davan-ti all’ambasciata del Ruanda, uno dei due Paesi individuati dal governo come destinazione per il ricollocamento degli espulsi (l’altro è l’Uganda). Ma anche quelle della società civile, che si sta mobilitando per dire «no». Girano petizioni con-tro una legge che, secondo i sottoscrittori, tradi-sce l’anima di Israele e degli ebrei, che furono profughi perseguitati. A firmarle, intellettuali, scrittori, artisti, medici, rabbini, sopravvissuti del-la Shoah e gente comune. Sui social, è partita la campagna «anch’io sono contro l’espulsione dei rifugiati», e alcuni Vip hanno postato la loro foto con il cartello di adesione. Donne e minori al mo-mento restano sospesi dal provvedimento. Gli uomini non sposati invece hanno tempo fino al primo aprile per scegliere se tornare in Africa in aereo, oppure rimanere ingabbiati a Holot, il cen-tro di detenzione nel deserto del Negev. Il pugno duro contro chi è entrato illegalmente nello Stato ebraico dal 2007 al 2012, attraversando il Sinai, lo ha deciso l’attuale governo, facendo fede al suo programma elettorale. Rifugiati e richiedenti asilo eritrei e sudanesi «verranno costretti ad ac-cettare il ricollocamento nei Paesi africani o ver-ranno arrestati», aveva detto Netanyahu prima di far passare la controversa legge. Una decisione che ha incontrato il biasimo della sinistra israelia-na, delle Chiese cristiane, ma anche di alcuni sio-nisti e diversi rabbini, che la trovano incompatibi-le con la religione ebraica.

«Netanyahu pensa che le espulsioni siano una soluzione per accontentare i cittadini israeliani che risiedono della parte sud di Tel Aviv, dove vi-ve la maggior parte dei migranti », spiega ad Avvenire Mossi Raz, parlamentare del partito di sinistra Meretz. Per facilitare le deportazioni

(che il premier ha suggerito di chiamare d’ora in poi «rimozioni »), il governo ha stanziato una ci-fra di 2.900 euro da dare al migrante al momento della partenza. Ma secondo l’Alto commissario dei rifugiati dell’Onu (Acnur), è illegale rimpatria-re i cittadini in Paesi di origine dove non vengono rispettati i diritti umani. È il caso dell’Eritrea e del Sudan, dove vigono regimi non democratici.

Quindi, per uscire dall’imbarazzo, il governo israeliano ha stipulato accordi non ufficiali con Ruanda e Uganda, Paesi che dal 2007 accettano gli eritrei e i sudanesi deportati da Israele. «Io so-no andato in Ruanda – racconta Raz –: il governo di Kigali si è rifiutato di incontrarmi e di ricono-scere l’accordo con Netanyahu». Ma a Kigali Raz ha incontrato i migranti rimpatriati negli anni scorsi. «Sono degli invisibili – spiega –, non han-no diritti perché arrivano in questi Paesi senza lo status di rifugiato». Dal 2013 il ministero della Popolazione e dell’immigrazione israeliano ha vi-sionato solo 6.500 delle 15.000 domande d’asilo presentate. Di queste ne sono state approvate soltanto 11.

«È un numero ridicolo», commenta Amir Segal portavoce di Cimi (Center for international migra-tion and integration), associazione israeliana che si occupa di difendere i diritti dei lavoratori stra-nieri. «Non c’è un problema di mancanza di lavo-ro – spiega – bensì di razzismo». In un recente comizio, la ministra della Giustizia, Ayelet Sha-ked, del partito di destra Casa ebraica, ha detto: «Se non fosse stato per la barriera al confine con l’Egitto, oggi assisteremmo a una lenta ma ineso-rabile conquista da parte degli africani». Il riferi-mento è alla rete metallica costruita sul Sinai, nel 2012, voluta da Netanyahu. Da allora non si sono più verificati sconfinamenti illegali. «La vera ra-gione però – rivela Segal – non sta nella barriera, ma nella detenzione dei migranti che ha imposto l’Egitto». In Israele la domanda di lavoro supera l’offerta.

Lo Stato ebraico preferisce però prendere lavorato-ri da India, Filippine e altri Paesi asiatici, che ven-gono impiegati nell’agricoltura, cura degli anziani, edilizia e settore alberghiero. Agli africani che en-trano illegalmente, invece vuole lanciare un mes-saggio molto chiaro: non siete ben ac-cetti. «Costruisci uno Stato che possa soddisfare

Giorno Ore Intenzioni S. Messe defunti

Sabato 24 18.30 Rossi Giuseppe; Aurora e Alfonso Cavallin; Cappelletto Antonietta;

Domenica

25

8.00 S. Anna Menegazzi Umberto, Emilia, Giannina, Lorenzo, Marcello; int. Off.;

9.00 Carniato Rolando; Grava Virginia è Modesto Giovanni;

11.00 50° Silvana e Ruggero De Martin

Martedì 27 9.00

Mercoledì 28 S. Messa sospesa

Giovedì 1 18.30 Rosario ore 18

Venerdì 2 18.30 Via Crucis ore 16.30

Sabato 3 18.30 Durante Guido, Teresa e Donatella e fam.; Albino, Clelia e def. Buso; Rossi Gino e fam;

Domenica

4

8.00 S. Anna

Giuditta, Leandro, Dante e Anna Rosa Sartori; Condotta Emma e Cendron Anto-nio; Cendron Luca;

9.00

11.00

Messa della famiglia per bambini e genitori. Si lascerà spazio alla Parola per coinvolgere di più i bambini.

Non ci sarà liturgia eucaristica e Comunione (per questa volta).

Avvisi Gita alla Sacra di S. Michele

15-17 giugno Iscrizioni aperte

D. Giuseppe 3472631330— Gianni Ghezzi 3281291500

Venerdì 2 marzo presso la chiesa Votiva consegna della lettera del vescovo

sul cammino sinodale

Festa della donna Sabato 10 marzo

‘Messa’ della famiglia Domenica 4 marzo ore 11

Verrà celebrata

solo la liturgia della

Parola

rivolta ai bambini