paola ferretti [email protected] pisa, 21 maggio 2010 1

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IL PROCESSO ICAAP : ASPETTI DI GOVERNO E DI GOVERNANCE Paola Ferretti [email protected]. it Pisa, 21 maggio 2010 1

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IL PROCESSO ICAAP :ASPETTI DI GOVERNO E DI GOVERNANCE

Paola Ferretti [email protected]

Pisa, 21 maggio 2010 1

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IL SECONDO PILASTRO DI BASILEA 2 Processo di controllo prudenziale –

Supervisory Review Process

2 fasi integrate: Internal Capital Adequacy Assessment Process-ICAAP:

le banche effettuano una valutazione della propria adeguatezza patrimoniale, attuale e prospettica, in relazione ai rischi rilevanti assunti e alle strategie

Supervisory Review and Evaluation Process-SREP: l’AdV riesamina l’ICAAP, formula un giudizio complessivo sulla banca e, se necessario, attiva misure correttive (patrimoniali/organizzative). Analisi profilo di rischio; Valutazione sistema di governo,

funzionalità degli organi, struttura organizzativa e sci; Verifica dell’osservanza del complesso delle regole prudenziali

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RELAZIONE ICAAP-SREP Lo SREP non valida né certifica l’ICAAP, accerta

che le banche si dotino di presidi patrimoniali e organizzativi adeguati rispetto ai rischi assunti, garantendo l’equilibrio gestionale complessivo

Confronto tra vigilato e vigilante sulle assunzioni metodologiche e sulle ipotesi di base, ponendo una sfida alle ipotesi stesse (intervento indiretto) che può anche condurre alla richiesta di correzioni• Rafforzamento dei sistemi, delle procedure e dei

processi relativi al RM, ai controlli e all’adeguatezza patrimoniale; contenimento livello di rischi (anche divieto di talune operazioni); non distribuzione di utili; detenzione di PV in misura superiore al livello regolamentare da Pillar 1

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PRIME CONSIDERAZIONI SUL PILLAR 2

• Ritardo nell’attenzione rispetto al Pillar 1, a causa dell’atteggiamento delle banche (onere aggiuntivo di compliance regolamentare) e anche delle AdV

• Asse portante dell’approccio evolutivo della vigilanza: normativa per principi/obiettivi; focus su pianificazione e auto-valutazione; orientamento maggiormente risk sensitive

• Affiancamento e “rafforzamento” del Pillar 1 • Autonomia degli operatori nella scelta degli strumenti e

delle metodologie da adottare (linee guida forniscono best practices, senza indicazioni di tipo obbligatorio)

• Bilanciamento tra uso leve patrimoniali e organizzative • Centralità del capitale nella gestione della banca OTTICA PROSPETTICA!!!!!!!!!!!!

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LE SPECIFICITÀ DELLE DISPOSIZIONI ITALIANE

Sebbene in linea generale uniformi al dettato del CEBS, le disposizioni della BI prevedono:Declinazione del principio di proporzionalitàPrevisione di algoritmi semplificati per alcuni

rischi misurabili (rischio di concentrazione, rischio di tasso di interesse sul banking book)

Definizione di guidelines per il rischio di liquidità (e non richiami generici)

Previsione di misure correttive aggiuntive

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PRINCIPIO DI PROPORZIONALITA’ Esplicitazione necessaria per la

composizione del nostro sistema bancario (marcata varietà dimensionale e operativa)

Ripartizione delle banche in 3 classi:Classe 1: banche autorizzate all’uso dei

metodi avanzati per almeno 1 dei rischi Pillar 1 (IRB, AMA e modelli interni)

Classe 2: banche che usano metodologie standardizzate con attivo ≥ 3,5 miliardi euro

Classe 3: banche che usano metodologie standardizzate con attivo ≤ 3,5 miliardi euro

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APPLICAZIONE DEL PRINCIPIO DI PROPORZIONALITÀ

Metodologie usate per la misurazione/valutazione dei rischi e determinazione del relativo k interno

Tipologia e caratteristiche degli stress test Trattamento delle correlazioni tra rischi e

determinazione del k interno complessivo Articolazione organizzativa dei sistemi di controllo

dei rischi Livello di approfondimento ed estensione della

rendicontazione ICAAP alla BI

NB: le banche classe 2 e 3 possono adottare metodologie più evolute, motivando la decisione!!!!

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RESOCONTO ICAAP Con periodicità annuale la banca deve

inviare il Resoconto sul processo ICAAP alla BI, che effettua una valutazione documentata e completa delle caratteristiche qualitative fondamentali del processo di pianificazione patrimoniale, dell’esposizione complessiva ai rischi e della conseguente determinazione del capitale interno complessivo

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RESOCONTO ICAAP

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Elementi descrittivi• Descrizione del processo di determinazione del capitale interno in termini di profili organizzativi (ripartizione competenze/strutture); profili metodologici; sistemi di valutazione/misurazione dei rischi; strumenti di controllo e attenuazione dei rischi più rilevanti

•Descrizione degli scenari strategici e competitivi nei quali la Banca ha collocato la propria pianificazione patrimoniale

Elementi valutativi•Auto-valutazione della Banca in ordine al proprio processo interno di pianificazione patrimoniale

• Identificazione delle aree di miglioramento, sia sotto un profilo metodologico sia sul piano organizzativo

• Individuazione specifica delle eventuali carenze del processo, delle azioni correttive da porre in essere e relativa pianificazione temporale

Aree informative in cui è articolato il Resoconto

1.Linee strategiche e orizzonte previsivo considerato;2.Governo societario, assetti organizzativi e sistemi di controllo interno

connessi all’ICAAP;3.Metodologie e criteri utilizzati per l’identificazione, la misurazione,

l’aggregazione dei rischi e per la conduzione degli stress test;4.Stima e componenti del capitale interno complessivo con riferimento

alla fine dell’esercizio precedente e, in un’ottica prospettica, dell’esercizio in corso;

5.Raccordo tra capitale interno complessivo e requisiti regolamentari e tra capitale complessivo e patrimonio di Vigilanza;

6.Auto-valutazione dell’ICAAP

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LE FASI DEL PROCESSO ICAAP Individuazione dei rischi da sottoporre a

valutazione Misurazione/valutazione dei singoli rischi

e relativo capitale interno Misurazione del capitale interno

complessivo Determinazione del capitale complessivo

e riconciliazione con il PV

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L’INDIVIDUAZIONE DEI RISCHI Le banche identificano i rischi a cui sono esposte,

tenuto conto della propria operatività e del mercato servito.

L’analisi deve considerare almeno i rischi indicati dalla BI: l’elenco non ha carattere esaustivo!!!

Concetto della rilevanza non definito dal regulator, ma lasciato all’apprezzamento della banca

I rischi da sottoporre a ICAAP: Rischi Pillar 1, con specifico riferimento alla parte non

adeguatamente misurata dai RP (esempio: rischio di concentrazione)

Rischi non considerati nel Pillar 1 (rischio liquidità, di tasso di interesse)

Rischi difficilmente misurabili e/o estremi (rischio strategico, di reputazione…)

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SEGUE: Oltre ai rischi P1, occorre considerare almeno i

seguenti rischi: Rischio di concentrazione Rischio di tasso di interesse sul banking book Rischio di liquidità Rischio residuo Rischio da operazioni di cartolarizzazione Rischio strategico Rischio reputazionale

Criterio della completezza considerare anche altre eventuali classi di rischio non richiamate

dal regulator, ma rilevanti in funzione delle specifiche attività, della complessità operativa e dimensionale della banca (esempio: rischio partecipazioni)

Criterio dell’accuratezza analisi condotta sulla base di una metodologia rigorosa,

formalizzata e documentata12

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QUALCHE PRECISAZIONERischio di concentrazione

deriva da esposizioni verso controparti, gruppi di controparti connesse e controparti dello stesso settore economico o che esercitano la stessa attività o appartenenti alla medesima area geografica

Rischio di tasso di interesse sul BB

deriva da variazioni potenziali dei tassi di mercato

Rischio di liquidità rischio di non adempiere alle proprie obbligazioni alla scadenza

Rischio residuo rischio che le tecniche di mitigazione del RC risultino meno efficaci

Rischio da cartolarizzazione

rischio che la sostanza economica dell’operazione non sia pienamente rispecchiata nelle decisioni di valutazione e gestione del rischio

Rischio strategico rischio attuale e prospettico di flessione degli utili/capitale derivante da cambiamenti nel contesto operativo o da decisioni aziendali errate, attuazione inadeguata di decisioni, scarsa reattività a variazioni del contesto operativo

Rischio reputazionale

rischio attuale o prospettico di flessione degli utili/capitale derivante da una percezione negativa dell’immagine della banca da parte di clienti, controparti, azionisti della banca, investitori o autorità di vigilanza

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L’IDENTIFICAZIONE DEI RISCHI In relazione all’elenco della BI (a carattere minimale!!!)

le banche devono individuare i rischi rilevanti rispetto alla situazione attuale e a quella prevista dai piani strategici NB: ai fini della rilevanza serve anche cogliere

l’interazione fra eventi, trascurabili nel singolo business, ma non a livello aggregato (esempio: problemi reputazionali in business marginali)

I rischi rilevanti sono analizzati definendone le modalità di misurazione/valutazione e controllo

Rischi non rilevanti: procedure che ne verifichino on going il limitato impatto

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SEGUE È possibile definire una gerarchia dei rischi in

termini di rilevanza/materialità, individuando: quelli che possono essere valutati qualitativamente e

gestiti tramite policy organizzative quelli misurabili, ma per i quali il k non è un adeguato

strumento di mitigazione; quelli misurabili, per i quali il k, insieme alle policy

organizzative, rappresenta un adeguato strumento di mitigazione

NB: ai fini della misurabilità, il problema si lega al modello di misurazione ma anche alle basi dati (serie storiche per l’impatto di eventi di rischio reputazionale) e alle difficoltà del backtesting

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AI FINI DELL’IDENTIFICAZIONE DEI RISCHI Mappatura dei rischi a cui la banca è esposta, con

evidenziazione delle ragioni di “irrilevanza” degli altri rischi

Il mapping consiste in: Analisi dei dati interni (indicatori di materiality, basati su dati

di natura contabile/extracontabile, che esprimono l’attitudine o meno della banca a risultare esposta ad un particolare rischio)

Assessment qualitativi (Interviste alle UO) sulla significatività dei rischi (anche in funzione delle evidenze emerse dagli indicatori)

Analisi qualitativa del grado di rilevanza effettuata sulla base dell’impatto potenziale e della probabilità di accadimento

Analisi operatività tipica della banca (aggiornamento del mapping per tener conto di operazioni particolari: creazione di un nuovo prodotto con struttura complessa e/o che comporta modifiche procedurali e/o di processo, ingresso in nuovo business, ecc.)

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INDICATORI: ALCUNI ESEMPI Rischio di credito

RP per RC su RP complessivo: determina l’incidenza del requisito sul totale

Posizioni deteriorate (sofferenze, partite incagliate, crediti scaduti oltre 180 gg…) su impieghi: determina la quota di portafoglio con basso merito creditizio e monitora la sua dinamica

Nuovi ingressi a sofferenza/deteriorati su impieghi t-1: stessa finalità dell’indicatore precedente

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INDICATORI: ALCUNI ESEMPI Rischio di credito

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1 Sofferenze/impieghi

2 Partite incagliate/Impieghi

3 Crediti scaduti da oltre 180 gg/Impieghi

4 Crediti deteriorati/Impieghi

5 Dubbi esiti/Sofferenze

6 Sofferenze nette/PV

7 Sofferenze nette/Impieghi netti

8 Dubbi esiti e perdite su impieghi/totale impieghi

L’indicatore assume rilevanza quando il suo valore risulta superiore al valore medio degli ultimi 3 anni e/o risulta superiore alle medie territoriali

Nell’hp di valori superiori, la funzione preposta comunica il dato alla Direzione,identificando i principali fattori-causa.La Direzione si impegna a informare il CdA e a individuare le eventuali azionicorrettive…….

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INDICATORI: ALCUNI ESEMPI Rischio di mercato

RP per RM su RP complessivo

Rischio operativoRP per RO su RP complessivo: determina

l’incidenza del requisito sul totale Info su rapine; su cause vs

dipendenti/clienti; su azioni revocatorie…. (per determinare l’esposizione ai singoli rischi)

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INDICATORI RO: ALCUNI ESEMPI

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Cause legali con i dipendenti negli ultimi 3 anni

Numero ; Ammontare; Perdite per frodi interne ed esterne subite negli ultimi 3 anni; Numeri e ammontare perdite per frodi interne (infedeltà); Numero e ammontare perdite per frodi esterne

Cause passive con clientela negli ultimi 3 anni

Numero; Ammontare; Perdite negli ultimi 3 anni

Risarcimenti assicurativi per cause esterne/interne negli ultimi 3 anni

Numero; Ammontare

Rapine negli ultimi 3 anni

Numero; Ammontare; Perdite per indisponibilità dei sistemi; Perdite per catastrofi naturali; perdite per altri eventi RO; Sopravvenienze passive/Margine di intermediazione

Azioni revocatorie subite negli ultimi 3 anni

Numero; Ammontare; Sanzioni comminate da AdV

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INDICATORI: ALCUNI ESEMPI Rischio di tasso di interesse

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1 Attività per cassa a bv (fino a 1 anno)/passività per cassa a breve (fino a 1 anno)

2 Attività a m-l (oltre 1 anno)/ passività per cassa a m-l (oltre 1 anno

3 Indice di rischio di tasso (V. Circolare BI, 263/2006)

Rischio strategicoVolatilità ultimi n anni utile netto su PV; scostamento “utile/perdita dell’operatività corrente al lordo delle imposte” rilevato in bilancio rispetto alle previsioni annuali del piano industriale: valuta la capacità di assorbire i rischi

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CONCLUDENDO SULL’IDENTIFICAZIONE E SULLA MISURAZIONE/VALUTAZIONE….

Rischi misurabili: quelli per i quali vengono adottate specifiche metodologie di quantificazione, utilizzate per determinare l’esposizione e il relativo k interno

Rischi valutabili: la loro natura rende difficile lo sviluppo di appropriate metodologie e la determinazione del capitale interno. La banca predispone dunque adeguati sistemi di controllo e attenuazione

In ogni caso, per ogni rischio identificato, la banca individua la UO (o le UO) deputata e coinvolta nella gestione del rischio stesso

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CONCLUDENDO……..

Per i rischi P1 un riferimento metodologico è dato dai metodi di calcolo dei RP

Per i rischi di P2: individuazione di metodologie di quantificazione o predisposizione di framework gestionali di valutazione/mitigazione

NB: BI propone approcci semplificati per i rischi di concentrazione, di tasso di interesse sul BB e di liquidità

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RICORDATE IL PRINCIPIO DI PROPORZIONALITÀ…..

Classe 1 Classe 2 Classe 3

Individuazione dei rischi rilevanti

Individuazione dei rischi rilevanti: rischi pillar 1 + r. di concentrazione, r. tasso BB, r. liquidità, r. strategico, r. reputazione, r. residuo CRM, r. da cartolarizzazione

Misurazione dei rischi e determinazione del relativo capitale interno

• autonoma definizione delle metodologie di misurazione• auspicato lo sviluppo di modelli VAR/equivalenti misure di perdita max, anche mediante opportuni affinamenti degli approcci semplificati proposti dalle AdV•Per gli altri rischi difficilmente misurabili, predisposizione di sistemi di controllo e attenuazione adeguati, valutando l’opportunità di elaborare metodologie, anche sperimentali

• uso delle metodologie regolamentari per rischi pillar 1, valutando l’eventuale adozione di metodologie più evolute• per r. liquidità, di concentrazione e tasso BB, occorre valutare l’opportunità di affinare le metodologie BI• per gli altri R., opportuni sistemi di controllo ed attenuazione

• uso di metodologie regolamentari per R. pillar 1• per r. liquidità e tasso BB uso delle metodologie BI• per gli altri R., opportuni sistemi di controllo e attenuazione

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LO STRESS TESTING Le prove di stress testing devono

consentire (anche alla BI) la valutazione della coerenza delle risorse patrimoniali con i rischi assunti in condizioni di mercato non neutrali

Le metodologie e i risultati in termini di impatti devono essere contenuti nei resoconti ICAAP

Non mero strumento di compliance, ma modalità per verificare la robustezza dei modelli di misurazione e la tenuta degli obiettivi anche in hp di mercato negative

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LO STRESS TESTING Strumento di gestione e mitigazione dei

rischi Al di là degli aspetti metodologici di

misurazione, è importante che essi entrino nel quadro di riferimento dell’adeguatezza patrimoniale che l’AD deve valutare periodicamente

Il management deve comprendere le hp sottostanti, gli strumenti usati, i limiti e deve interpretare i risultati per adottare le decisioni…..

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LO STRESS TESTING• Stress testing di Pillar 1: requisito di

autorizzazione dei modelli avanzati • Stress testing di Pillar 2: le banche

effettuano prove di stress per una migliore valutazione della loro esposizione ai rischi, dei relativi sistemi di attenuazione e controllo e, ove ritenuto necessario, dell’adeguatezza del capitale interno

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LO STRESS TESTING Prove di stress: tecniche quantitative

e qualitative con cui le banche valutano la propria vulnerabilità a eventi eccezionali, ma plausibili• Definizione condivisa, anche se dai

contorni sfumati…

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LO STRESS TESTING• La plausibilità restringe il campo degli

eventi da considerare…..• Quelli passati che hanno toccato la banca o altre

banche e che mantengono un certo grado di attualità e ripetibilità;

• Quelli che possono manifestarsi per la prima volta nel prox futuro in relazione al prevedibile contesto ambientale, sociale ed economico

• L’eccezionalità restringe ancora di più il campo. Tra gli eventi plausibili:

• Quelli prevedibilmente caratterizzati da bassissima frequency (quelli con una > probability vanno inclusi nelle misurazioni ordinarie)

• Quelli di particolare, anzi estrema, rilevanza per la banca

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LO STRESS TESTING Condizione essenziale nell’ICAAP, in

quanto complementare alle altre attività Permette di migliorare le valutazioni

delle banche riguardo a: propria esposizione ai rischi accuratezza dei relativi modelli di stima robustezza di HP diverse da quella di

perfetta correlazione >0 tra i rischi. Verifica di HP di effetti compensativi tra rischi in sede di aggregazione

sistemi di attenuazione e controllo dei rischi adeguatezza k interno: eventualmente!!!

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LO STRESS TESTING

Propria esposizione ai rischi Finalità fondamentale, primaria! Le tecniche ordinarie di stima dei rischi (quantitative

e qualitative) determinano le perdite inattese a cui una banca è esposta con un livello di confidenza alto, ma tale da non includere condizioni eccezionali, anche se già sperimentate…

….di qui l’utilità di simulare gli effetti di condizioni di forte perturbazione ambientale, sociale o economica, che replichino circostanze verificatesi storicamente o che possono ragionevolmente prodursi in futuro

In relazione a questa finalità, dalle verifiche di stress emergono risultati “additivi” rispetto al livello di rischio stimato in condizioni normali

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LO STRESS TESTING Accuratezza dei modelli di stima

Si riferisce all’attitudine delle prove di stress di evidenziare possibili difetti nella costruzione dei modelli di stima. Funzione correttiva!

Ciò avviene per approcci di portafoglio, modelli di stima relativi a strumenti innovativi, che in condizioni estreme possono evidenziare risultati non attendibili

È dunque necessario verificare la fondatezza della metodologia di calcolo o la correttezza dei dati usati

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LO STRESS TESTING• Robustezza di HP diverse da quella di perfetta

correlazione >0 tra i rischi - Si tratta di individuare e applicare alla struttura

dei rischi relazioni diverse da quelle rilevate in periodi normali di mercato

- È noto che al verificarsi di eventi estremi possono prodursi effetti sistemici di forte incertezza, di malfunzionamento dei mercati, di contagio tra situazioni di instabilità e di panico, tali da determinare la concomitanza, anche al max grado, di perdite relative a diversi tipi di rischio che in altri contesti si manifestano in modo indipendente o con un parziale grado di correlazione

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LO STRESS TESTING• Sistemi di attenuazione e controllo dei rischi

- Se il sistema di controllo di una banca non impedisce il verificarsi di eventi di natura eccezionale (catastrofi naturali, atti terroristici, crisi internazionali…), esso può però smorzarne gli effetti. A questo fine, la banca deve :

- disporre di misurazioni accurate e frequenti dei rischi rilevanti per riuscire a valutare il livello di esposizione su cui possono eventualmente scaricarsi le tensioni legate a eventi eccezionali

- analizzare le determinanti dell’evoluzione dei rischi stessi per cogliere i segnali di allarme

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LO STRESS TESTING- Fissare limiti alle posizioni di rischio che tengano

conto di condizioni esasperate- I massimali agiscono ex ante, in quanto frenano

l’espansione eccessiva delle esposizioni ai rischi, ed ex post, come acceleratori decisionali, in quanto al loro superamento scattano meccanismi di emergenza che possono aiutare un rientro delle esposizioni. Le decisioni tempestive, in fasi di crisi, possono essere determinanti!!!

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LO STRESS TESTING• Adeguatezza capitale

Gli eventi fin qui richiamati sono eccezionali, verificatisi una tantum in passato o solo ipotetici (seppur plausibili). La loro probabilità di manifestazione è difficile da stimare!!!!

Va prevista una copertura patrimoniale? Di quale entità?

Nella logica dell’ICAAP (e dello SREP), la banca deve verificare la resistenza (o se preferibile, la vulnerabilità) mediante il patrimonio/altri presidi a fronte di eventi scarsamente probabili…..

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LO STRESS TESTING• Segue:

L’approccio è coerente con quanto previsto in materia di modelli interni per i RM (Pillar 1), dove tra gli obiettivi delle prove di stress vi è quello di valutare “la capacità del PV di assorbire ingenti perdite potenziali e l’individuazione delle misure da intraprendere per ridurre il rischio e preservare il patrimonio”, senza che siano previsti riflessi automatici sulla misura del RP!!!

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LO STRESS TESTING Prove di stress si concretano nella

valutazione degli effetti sui rischi Di eventi specifici (analisi di sensibilità) Di movimenti congiunti di un insieme di

variabili economico-finanziarie in HP di scenari avversi (analisi di scenario)

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ANCORA UNA VOLTA RICHIAMO AL PRINCIPIO DI PROPORZIONALITÀ……

Classe 1 Classe 2 Classe 3

Stress testing

• combinazioni di tecniche di sensibilità e analisi di scenario (per linee di prodotto e aree geografiche)• per r. tassoBB si deve tener conto di spostamenti della curva dei rendimenti non paralleli e di volatilità dei tassi diverse in funzione delle scadenze e valute

Analisi di sensibilità rispetto ai fattori di rischio rilevanti autonomamente rilevati

• analisi di sensibilità rispetto ai principali rischi e, comunque, rispetto al RC*, Rcne, RtassoBB• è consentito usare metodologie BI per le prove di stress sul Rcne e RtassoBB**

* Es: valutazione impatto patrimoniale nell’HP in cui il rapporto tra ammontare delle esposizioni deteriorate e gli impieghi si attesta su livelli verificatisi nella peggiore congiuntura creditizia negli ultimi 2 cicli (15 anni circa)

**Shock istantaneo di 200 punti base su tutti gli intervalli di scadenza

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COSA SI È OSSERVATO A LIVELLO INTERNAZIONALE????

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Stress testing prima della crisi…… Ad eccezione dei RM, non ben sviluppato!! Prevalentemente focalizzato sui singoli rischi e sugli

impatti a breve Mancanza di un framework complessivo che riguardi

tutti i rischi e preveda linee di reporting Assenza di legami con la pianificazione del k Problemi con la costruzione di scenari:

Non sufficientemente severi Standard e non disegnati sulla situazione aziendale

specifica….

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COSA SI È OSSERVATO A LIVELLO INTERNAZIONALE???

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E dopo……gli eventi estremi ma plausibili si sono verificati ed hanno svelato la scarsa capacità predittiva dei modelli stimati su dati a bassissima varianza e rappresentativi di mercati liquidi e ottimisti

Diversi i provvedimenti per un loro rafforzamento (CB, gennaio e maggio 2009)

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COSA SI È OSSERVATO A LIVELLO INTERNAZIONALE????

L’analisi delle prassi operative ha infatti evidenziato: Resistenze del senior management a riconoscere allo ST un

ruolo effettivo nell’individuazione delle vulnerabilità aziendali e nella definizione della propensione al rischio

Mentalità vincolata al dato storico, osservato Carenze nei processi organizzativi e nei sistemi informativi

di supporto alle elaborazioni di scenari e nell’aggregazione delle esposizioni su tutti i comparti operativi

Sono state pertanto formulate raccomandazioni per gli intermediari (caratteristiche di

ST di tipo organizzativo/metodologico) E per i regulator (valutazione periodica ST banche;

richiesta azioni correttive; verifica completezza e severità scenari usati…..)

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PER L’ITALIA ….

Metodologie ed eventi di stress standard, non rappresentativi dei portafogli e del business

Mancato coinvolgimento del top management nella definizione delle strategie di ST

Mancato utilizzo a fini gestionali dei risultati di ST (determinazione k interno, revisione strategie, azioni mitigazione…)

Debolezza metodologica degli esercizi di ST (mancata inclusione di eventi con diversa severity, eventi futuri spesso non considerati, assenza di calcolo degli impatti sulle misure di patrimonio interno e regolamentare)

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PER L’ITALIA ….

Nessun approfondimento della variazione delle correlazioni tra rischi in presenza di turbolenze dei mercati

ST abbastanza diffuso per i RM, anche se vengono usati scenari storici di crisi

Per il RC effettuata analisi di sensitività e non di scenario

ST del k interno complessivo condotto dai gruppi medio-grandi

ST del k interno complessivo evidenzia aumento del 12% (valore medio)

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IL CAPITALE NELL’ICAAP DEFINIZIONI

Capitale interno: capitale a rischio, ossia il fabbisogno di k relativo ad un certo rischio che la banca ritiene necessario per coprire le perdite eccedenti un livello atteso

Capitale interno complessivo: capitale interno a fronte di tutti i rischi rilevanti assunti dalla banca

Capitale e capitale complessivo: elementi patrimoniali che possono essere usati per la copertura dei fabbisogni di cui sopra

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LA RILEVANZA DEL CAPITAL MANAGEMENT

Per la banca la capacità di misurare e gestire i rischi è fondamentale

Visto che il capitale ne rappresenta la quantificazione, la sua gestione (pianificazione, allocazione, gestione operativa) è il core dell’attività bancaria

Impensabile una gestione moderna della banca sganciata dalla dimensione capitale!

Capitale: risorsa scarsa da remunerare, utilizzo da ottimizzare!

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LE FASI DEL CAPITAL MANAGEMENT

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Capital planning

• Pianificare su orizzonte triennale e su base annuale l’evoluzione dei rischi e la conseguente dotazione patrimoniale a copertura, in ipotesi di neutralità e di stress

• Allocare il capitale alle unità di business/entità legali del Gruppo• Definire le azioni di capital optimization/generation a fronte dell’evoluzione dei

rischi pianificata

Capital monitoring

• Monitorare (misurare) l’evoluzione dei rischi e relativi requisiti patrimoniali/capitali interni anche in base ai risultati delle prove di stress

• Monitorare (misurare) la composizione della dotazione patrimoniale in termini di PV e k complessivo

• Evidenziare le situazione di carenza/eccesso di capitale

Capital optimization

• Proporre in base agli orientamenti strategici predefiniti nel piano/budget e/o e alle risultanze del monitoraggio:

• Azioni sul passivo: ottimizzazione della composizione del capitale complessivo a fronte dei rischi assunti (dividend policy; aumenti di capitale;…)

• Azioni sull’attivo: modifica del profilo di rischio dell’attivo per aumentare/ridurre il capitale assorbito in coerenza con gli obiettivi di patrimonializzazione/funding attraverso l’utilizzo degli strumenti di credit risk transfer (banking, capital market, insurance solution)

Capital execution

• Sulla base delle effettive azioni di capital optimisation/generation proposte e deliberate:

• strutturare le operazioni (definendo ex ante gli impatti economico-patrimoniali, legali, contabili e di pianificazione/controllo);

• eseguire le operazioni sul mercato dei capitali;

• misurare ex post i risultati conseguiti

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SEGUE ICAAP: processo di pianificazione strategica

(governo di solidità patrimoniale) e gestione del capitale in ottica risk-based

ICAAP: importante occasione per restringere il gap tra capitale regolamentare e capitale economico corrispondente ai rischi in essere presso la banca! Possibilità di guarire dallo “strabismo

manageriale”: necessità di guardare contemporaneamente a 2 grandezze non coincidenti (nonostante gli sforzi della vigilanza…), sforzandosi di farli convivere!

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SEGUE Per impostare un corretto ICAAP, la

singola banca deve stabilire:La definizione del k complessivo, ovvero la

somma degli elementi patrimoniali utilizzabili per fronteggiare i rischi (tolleranza per il rischio): espressione della capacità di sopportare i rischi

La propensione al rischio, ossia l’ammontare complessivo di k che la banca è disposta a mettere a rischio (risk appetite): espressione del k interno complessivo target/massimo, funzione del business e del profilo di rischio (esposizione al rischio)

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CAPITALE INTERNO COMPLESSIVO

CIC Attuale: determinazione a consuntivo del livello attuale relativo all’ultimo esercizio chiuso (31/12/T+1)

CIC Prospettico: con riferimento all’esercizio in corso (da chiudersi al 31/12/T+2), tenendo conto della prevedibile evoluzione dei rischi, dell’operatività e delle condizioni del mercato. Coerentemente con il contenuto del piano strategico, occorre poi tener conto: Esigenze dettate da operazioni di carattere strategico

(acquisizioni, ingresso in nuovi mercati…..) Opportunità di mantenere un elevato standing sui

mercati per contenere il costo di accesso alle diverse forme di finanziamento

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CAPITALE INTERNO COMPLESSIVO

PER ESEMPIO:

Per giungere alla determinazione del CIC prospettico viene analizzato l’effetto che le politiche strategiche sui volumi degli impieghi e della raccolta, pianificate dalla banca in sede di redazione del budget, producono sui coefficienti patrimoniali e sul conseguente k necessario per la copertura dei rischi assunti

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PER ESEMPIO, UNA BANCA CLASSE 3 FIN QUI….. Ha provveduto a quantificare

L’impatto dell’esposizione in termini di capitale interno a fronte di ogni rischio rilevante individuato

Il capitale interno complessivo per tutti i rischi misurabili (RC, RC.ne, RM, RO e R. di tasso)

Per il rischio di liquidità stima di una misura di “sopravvivenza”

Per i rischi non misurabili (R. residuo, R. strategico e di reputazione) valutazioni “qualitative”: “sufficientemente/adeguatamente presidiato”

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PER ESEMPIO, UNA BANCA CLASSE 3 FIN QUI….. Si è poi tenuto conto delle risultanze dello

stress test per i rischi suggeriti dal principio di proporzionalità

Secondo una logica del building block il capitale interno complessivo equivale alla somma algebrica dei rischi P1 e di quelli misurabili P2

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CAPITALE INTERNO COMPLESSIVO

Ai fini della determinazione del CIC ha rilevanza anche la valutazione della presenza di benefici da diversificazione tra i diversi tipi di rischio

HP di correlazione infra-rischio: non perfetta correlazione

all’interno della stessa tipologia di rischio RC all’interno del portafoglio di banca commerciale

inter-rischi: aggregazione diverse tipologie di rischio

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IN BASE AL PRINCIPIO DI PROPORZIONALITÀ……

Classe 2 Classe 3

Determinazione del capitale interno complessivo

Approccio “building block”, ossia somma dei requisiti regolamentari da Pillar1 (o il capitale interno calcolato con metodologie interne) con l’eventuale capitale interno per gli altri rischi rilevanti

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IN BASE AL PRINCIPIO DI PROPORZIONALITÀ……

Classe 1

Determinazione del capitale interno complessivo

Applicano soluzioni più avanzate.Devono documentare: 1) i fondamenti metodologici sottostanti a HP diverse da quella di perfetta correlazione positiva tra i rischi, fornendo evidenza empirica della robustezza delle stesse anche attraverso prove di stress; 2) ogni altra metodologia di calcolo del CIC basata sulla simulazione di variazioni simultanee di più fattori di rischio

In ogni caso, le banche che hanno sviluppato metodologie di calcolo diverse da quelle regolamentari dovranno motivare le scelte, anche in termini di coerenza generale, in merito a distribuzioni, intervalli di confidenza e orizzonti temporali utilizzati per ogni rischio

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ALCUNE CONSIDERAZIONI…. Nonostante il generale grado di arretratezza

nello sviluppo di tecniche di aggregazione dei rischi che incorporano un beneficio di diversificazione

Essa però è cruciale gestionalmente, per comprendere l’interazione fra rischi e fra business e per stimare correttamente il capitale (quantità e allocazione)

Non deve essere dunque considerato solo dalle banche grandi o come compliance regolamentare (troppo costoso!!!)

È indispensabile per completare gli investimenti di misurazione dei rischi…..

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RICONCILIAZIONE TRA CAPITALE COMPLESSIVO E PV

Le banche devono illustrare come il k complessivo si riconcilia con il PV

in particolare deve essere spiegato l’eventuale uso ai fini di copertura del k interno complessivo di strumenti patrimoniali non computabili nel PV

Libertà delle banche di adottare ai fini ICAAP una nozione diversa dal PV, giustificando le differenze e riconciliando le grandezzeNB: nel Pillar 1 tale libertà non esiste!!!

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La definizione di k complessivo: estensione o limitazione del PV Dalla sua prospettiva, l’AdV è particolarmente

attenta ai casi in cui la definizione di k complessivo è più ampia di quella del PV

Le motivazioni di una estensione: Il k complessivo deve coprire rischi non considerati

nel Pillar 1 L’intervallo di confidenza usato per la stima del k

complessivo può essere più elevato di quello P1 Le regole per il PV rispondono a finalità di stabilità

sistemica che, a livello individuale, potrebbero non essere necessariamente considerate!!!

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RICONCILIAZIONE TRA CAPITALE COMPLESSIVO E PV

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Da un punto di vista teorico, è comprensibile l’estensione del PV per giungere al K complessivo, includendo poste considerate adeguate alla copertura dei rischi…..

Per contro, un approccio restrittivo ha un suo limite logico nel patrimonio netto…….

NB: Tendenza a considerare il PV come base di riferimento, in quanto elemento di confronto con l’esterno

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RICONCILIAZIONE TRA CAPITALE COMPLESSIVO E PV

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L’AUTO-VALUTAZIONE Riguarda la sezione dove vengono

rappresentate le attività svolte per valutare l’efficacia e l’efficienza del processo di pianificazione patrimoniale

La responsabilità è degli organi di vertice che per lo svolgimento delle attività si avvale di funzioni (esempio: pianificazione e controlli di concerto con le BU coinvolte, il RM e la Compliance ) Contributo dell’IA (approcci più o meno

estensivi) Si tratta in sostanza di identificare le aree

del processo suscettibili di miglioramento61

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L’AUTO-VALUTAZIONE

Gli ambiti di miglioramento possono riguardare:L’aspetto metodologico: modalità di calcolo,

evoluzione prospettica del patrimonio a carattere + oggettivo……

L’aspetto organizzativo: rafforzamento presidi dei rischi Informatico: sviluppo di un software secondo

criteri e caratteristiche che rendano l’applicativo + efficiente per usi gestionali; maggiore frequenza dei calcoli……

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L’AUTO-VALUTAZIONEESEMPIO DI COINVOLGIMENTO DELLE FUNZIONI

Funzione RM/Compliance Analizza gli elementi, i modelli e le metodologie usati;

l’impianto organizzativo dell’ICAAP in termini di rispondenza al conseguimento degli obiettivi prefissati; il livello di formalizzazione delle normative interne; i report con i risultati

Individua le aree critiche/di miglioramento e le ordina per gravità

Condivide il piano degli interventi che dettaglia tempi e costi

Supporta la DG nel monitoraggio della realizzazione degli interventi correttivi

Formula proposte di modifica/aggiornamento delle politiche di gestione dei rischi

Contribuisce alla promozione della cultura dei rischi anche con attività formative

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L’AUTO-VALUTAZIONEESEMPIO DI COINVOLGIMENTO DELLE FUNZIONI

Funzione IAFormula osservazioni e proposte agli organi

competenti, qualora nell’ambito della verifica delle procedure operative e di riscontro rilevi che i relativi assetti richiedano modifiche non marginali

È responsabile dell’attività di revisione e sovraintende e verifica, in tale ambito, il corretto funzionamento del sistema dei controlli; individua andamenti anomali, violazioni delle procedure e della regolamentazione, interna ed esterna, riguardo al complessivo processo di gestione dei rischi

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L’AUTO-VALUTAZIONEESEMPIO DI COINVOLGIMENTO DELLE FUNZIONI

Funzione IASottopone a revisione interna il processo,

valutando la funzionalità del complessivo assetto di gestione, misurazione e controllo dei rischi e del capitale

Propone interventi correttiviPorta a conoscenza degli organi aziendali le

evidenze dell’attività di revisione

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CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE…… L’ICAAP rappresenta una modalità

strutturata attraverso cui ogni banca deve procedere all’autovalutazione della propria adeguatezza patrimoniale attuale e prospettica, tenuto conto di:Obiettivi strategici aziendaliRischi assunti (tutti!!!)Possibilità di situazioni congiunturali avverseCapacità della struttura organizzativa e dello

sci di gestire i rischi

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CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE…… L’ICAAP rappresenta quindi il momento in cui gli

aspetti strategici, organizzativi, di misurazione, di simulazione (attuali e futuri) trovano il loro momento di sintesi, coerenza e raccordo

L’ICAAP non è dunque un processo esclusivamente quantitativo (seppur sofisticato!!!) Carattere forward looking; componente essenziale del

processo direzionale e di decision-making Processo delicato

necessarie molte informazioni per la sua realizzazione su processi-rischi-misurazione-patrimonio-previsioni-adeguatezza

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CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE…… E completo: consente una periodica view

unitaria, organizzata e omogenea di Andamento dei rischi, attuali e prospettici Adeguatezza patrimoniale, attuale e prospettica Impatti delle decisioni strategiche e di business plan Impatti di eventi estremi Risposte da fornire nell’HP di eventi imprevisti Efficacia strumenti misurazione, monitoraggio e controllo Interrelazioni tra assorbimenti patrimoniali

regolamentari, modelli interni di misurazione e k effettivamente disponibile

Modalità di fronteggiamento dei rischi, non solo con strumenti di mitigazione e k, ma anche attraverso la struttura organizzativa e le risorse umane…..

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