pagine da bellotti movimento dell'uomo

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Prima Lezione Prima parte Tempi lontani “Dal soggetto all’oggetto”

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Il movimento dell'uomo. Storia di un concetto P. Bellotti - S. Zanon Prima pagina di ogni capitolo http://www.calzetti-mariucci.it/shop/prodotti/il-movimento-delluomo-storia-di-un-concetto

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Page 1: Pagine da bellotti movimento dell'uomo

PrimaLezione

Prima parteTempi lontani“Dal soggetto all’oggetto”

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Premessa

Il moto appare alla percezione umanacome una successione di cambiamenti diimmagine. Senza l’ausilio di particolaristrumentazioni, cioè ad occhio nudo, l’uo-mo riesce a percepire cambiamenti di alcu-ni decimi di millimetro; con i potentimezzi predisposti dalla tecnologia moder-na, invece, i cambiamenti che avvengonoentro la cellula biologica e perfino entro lemolecole. In ogni caso, la sensibilitàumana, particolarmente attraverso l’accet-tore retinico1, non capta il moto in sé,bensì differenziate immagini che si produ-cono in tempi molto ravvicinati e che l’at-tività mnemonica lega l’una all’altra in uncontinuum che appare come movimento. Ilmoto perciò come realtà fisica indipenden-te dal percettore pare non sussistere, perchénon sembra una proprietà intrinseca dellamateria o del reale, bensì un modo partico-lare di prenderne coscienza. Parlare dimoto, conseguentemente, implica semprela necessità di specificarne il riferimento (infisica, si tratta sempre di moto rispetto aqualcosa).Alla luce delle cognizioni che l’indaginescientifica contemporanea ha fatto propriesul moto, la sua esistenza viene concepitasempre in ordine relativo e mai separabiledai criteri del suo rilevamento, che posso-no far capo alle particolarità del tipo disensibilità utilizzata per individuarlo: reti-nica, tattile o propriocettiva.A differenza delle altre proprietà fisicheche contraddistinguono gli oggetti, comead esempio l’estensione, il peso, la tempe-ratura, ecc., il moto non può essere ogget-tivato come proprietà appartenente all’og-getto stesso, perché la sua condizionePr

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PRIMA PARTE • TEMPI LONTANI. “DAL SOGGETTO ALL’OGGETTO”

Figura 1.1 UADI TILIZZAGHEN (Libia). Particolare di una grande scena con figureumane ed animali: figure umane in corsa.7000-8000 a.C. (Ripreso da 4. della bibliografia)Figura 1.2 NINIVE (Iraq). Scena di caccia. 700a.C. (Ripreso da 2. della bibliografia)Figura 1.3 UADI EKKI (Libia). Particolare di una grande scena in cui spiccano tre figure di danzatori con acconciature o maschere ed appendici caudali. 7000 a.C. (Ripreso da 4. della bibliografia)Figura 1.4 AOUANRHET (Algeria). Personaggiofemminile detto “la dama bianca”, con il corpo ricoperto di pitture e tatuaggi. Sovrapposta ad esso una serie di figure in ocra rossa di una fase più recente. 6000-7000 a.C. (Ripreso da 4 della bibliografia)Figura 1.5 TRADART ACACUS (Libia). Cacciatore. 5000-6000 a.C. (Ripreso da 4. della bibliografia)Figura 1.6 TERKEY BOWDÈ (Ciad). Cavalieri che sembrano inseguire due uomini a piedi. 3000-4000 a.C.(Ripreso da 4. della bibliografia)Figura 1.7 THE METROPOLITAN MUSEUM OFART (New York, USA). Vaso greco con dipintauna scena di corsa di resistenza. 525 a. C. (Ripreso da 1. della bibliografia della secondalezione)Figura 1.8 THE METROPOLITAN MUSEUM OFART (New York, USA). Vaso greco con dipintauna scena di corsa veloce. 470 a. C. (Ripreso da 1. della bibliografia della seconda lezione)Figura 1.9 Interpretazione della corsa veloceda parte di un antico artista greco. Epoca incerta. (Ripreso da E.N. Gardner: Greek Athletic Sports Festivals. Macmillan, London 1910)Figura 1.10 SANCI (India). Stupa. Epoca: attorno alla nascita di Cristo. (Ripreso da 3. della bibliografia)Figura 1.11 KHAJURAHO (India). Particolaredell’esterno del Tempio di Kandariya Mahadeva. 1050 d.C. (Ripreso da 3. della bibliografia)Figura 1.12 BONAMPAK (Messico). Tempio degli Affreschi. Gruppo di danzatori mascherati. 700 d.C.(Ripreso da 1. della bibliografia)

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DecimaLezione

Seconda parteTempi vicini“Alla ricerca dell’algoritmo41

del movimento zoologico”

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Braune e Fischer. Il conteggio del movimentozoologico

Abbiamo già ricordato che molti ricercatorisi sono occupati dell’attività motoria, indi-viduandola in un comportamento tantocomune quanto sfuggente ad una com-prensibile razionalizzazione come la marciae la corsa umane.Aristotele, Leonardo, Borelli, von Haller42,Barthez, Magendie, Gerdy, Poisson, Mareye molti altri non poterono esimersi dalprendere in considerazione queste dueespressioni del movimento dell’uomo, per-ché in fondo il camminare ed il correre perl’uomo ed i mammiferi più comuni confi-gurano per antonomasia il movimento,implicando l’accettazione sottintesa di unacategorizzazione del moto, in zoologia,come un fenomeno autonomo, ben deli-mitato nei suoi risvolti temporali e spaziali.Categorizzare un’attività come la marcia ola corsa non presenta infatti alcuna diffi-coltà, perché si tratta di fenomeni chehanno un inizio, un decorso ed una fineben evidenziabili dalla percezione umana,tanto rispetto ad un ragionamento chevoglia conservare un carattere quantitativo,quanto rispetto ad un ragionamento dicarattere qualitativo, come abbiamo potutoripetutamente constatare nel corso di que-sto studio.La marcia e la corsa hanno costituito granparte degli interessi che hanno spinto lariflessione umana ad occuparsi del motozoologico, dalle intuizioni dell’artista pri-migenio alle misurazioni di Marey, così danon consentire alcuna smentita all’affer-mazione che parafrasa la storia dello svi-luppo del concetto di movimento nellaDe

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eSECONDA PARTE • TEMPI VICINI. “ALLA RICERCA DELL’ALGORITMO DEL MOVIMENTO ZOOLOGICO”

Figura 10.1 Frontespizio di un capitolo di un lavoro di O. Fischer.Figura 10.2 Frontespizio di una parte di un lavoro di O. Fischer. Figura 10.3 Frontespizio di una parte di un lavoro di O. Fischer.Figura 10.4 Frontespizio del lavoro dei fratelliWeber, nel quale viene presentata la teoria del pendolo nella marcia umana.Figura 10.5 L’omaggio di Otto Fischer alla memoria di Wilhelm Braunein occasione della pubblicazione di Der Gang des Menschen nel 1899. (Cfr. 4. della bibliografia)Figura 10.6 a) Gli ugelli spruzzanti inchiostrodi Vierordt attaccati alla scarpa.b) Le tracce lasciate dagli spruzzi su fogli di carta per indicare il movimento.(Cfr. 11. della bibliografia della settima lezione)Figura 10.7 Un soggetto pronto all’esperimento con i tubi luminosi attaccati alle varie parti del corpo e specialmente agli arti.(Cfr. 11. della bibliografia della settima lezione)Figura 10.8 Lo strumento costruito per misurare le coordinate dei punti sui nastri fotografici. (Cfr. 11. della bibliografia della settima lezione)

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Terza parteTempi nuovi“Un’equazione senza soluzioni”

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TERZA PARTE • TEMPI NUOVI. “UN’EQUAZIONE SENZA SOLUZIONI”

Figura 21.1 IVAN PETROVIC PAVLOV(1849-1936). Fisiologo premio Nobel per le ricerche sull’apparato secretorio dei cani. I riscontri sperimentali avuti nello studio della digestione lo hanno convinto della capacità dei sistemi nervosi degli animali più evoluti ed in particolare dell’uomodi apprendere nuovi riflessi attraverso un adeguato condizionamento, frutto di unaspecifica metodologia comportamentale: i cosiddetti riflessi acquisiti o condizionati, dei quali l’attività motoria appare la manifestazione più evidente.Figura 21.2NIKOLAJ ALEXANDROVIC BERNSTEJN(1896-1966) Fisiologo le cui indagini sperimentali hanno consentito la dimostrazionematematica dell’impossibilità della trattazione meccanica dell’attività motoria umana econseguentemente dell’insostenibilità dellaconcettualizzazione aristotelica del movimentocome reale e quantificabile fenomeno fisico. Figura 21.3 Il secondo modello della macchinada ripresa chimociclografica utilizzata da N.A. Bernstejn al Laboratorio Scientifico dell’Istituto Statale di Sicurezza sul Lavoro di Mosca. Questa strumentazione consentivariprese di 60 immagini al secondo.(Ripreso da 3. della bibliografia)Figura 21.4 Un chimociclogramma del movimento del limare ripreso a 60 immagini al secondo da N.A. Bernstejn con il chimociclografo. La linea H descrive chimociclograficamente il moto del lato radialedel polso; la linea F quello delle dita della manodestra; la linea F’ quello delle dita della manosinistra e la linea E il movimento del gomito.(Ripreso da 4. della bibliografia)Figura 21.5 A: Traiettorie risultanti dalla ripresachimociclografica dell’azione dello scalpellare. B: Le traiettorie corrispondono al tragitto compiuto dal baricentro del martello,dalla mano e dal polso tra una battuta e l’altra.Frequenza delle immagini: 60 al secondo.(Ripreso da 3. della bibliografia)Figura 21.6 Disposizione del martello duranteun colpo ben riuscito sullo scalpello.(Ripreso da 3. della bibliografia)

Figura 21.7 Disposizione del martello duranteun colpo mal riuscito sullo scalpello.(Ripreso da 3. della bibliografia)Figura 21.8 Negativo di una ripresa al chimociclografo di una suonata al piano. A sinistra, appare la scala e l’ombra del suonatore; a destra, lo sviluppo chimociclografico di punti di ripresa sullamano (gm), sul polso (m), sul gomito (a), sull’omero (b) e sul parietale superiore (gc).(Ripreso da 5. della bibliografia)Figura 21.9 A: Tratti dello spartito eseguiti nel test. B: Sviluppo chimociclografico delnegativo di un “crescendo” dei punti di ripresasulla mano (gm), sul polso (m), sul gomito (a),sull’omero (b) e sul parietale superiore (gc).(Ripreso da 5. della bibliografia)Figura 21.10 A: Sviluppo chimociclografico dei punti di ripresa situati sulla mano (gm),sul polso (m), sul gomito (a), sull’omero (b) e sul parietale superiore (gc) ad un ritmo lento della suonata. B: Lo stesso ad un ritmomedio. C: Lo stesso ad un ritmo veloce.(Ripreso da 5. della bibliografia)Figura 21.11 A: Disposizione cinematica perindicare il movimento angolare alle varie articolazioni. B: Momenti muscolari ed angoliarticolari risultanti dalla ripresa di un “diminuendo” e dal relativo calcolo.Sulle ordinate la scala rappresenta decimi di secondo. La linea tratteggiata si riferisceagli angoli articolari, quella continuaai momenti muscolari.(Ripreso da 5. della bibliografia)Figura 21.12 Andamento diagrammatico della curva che rappresenta gli angoli articolari(tratteggiata) ed i momenti muscolari (continua) della mano ad un ritmo medio della suonata. (Ripreso da 5. della bibliografia)Figura 21.13 Momenti muscolari ed angoliarticolari in un “crescendo”. Appare evidente lamancanza di qualsiasi algoritmo matematicoche giustifichi il prima ed il dopo delle curve.(Ripreso da 5. della bibliografia)

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Sulla scia di Braune e Fischer.N. A. Bernstejn ed il perfezionamento tecnologico dell’analisi del movimento dell’uomo

Nell’ambito della cultura occidentale, larivoluzione russa e la conseguente nascitadell’Unione Sovietica producevano uncambiamento che riusciva a proiettareimportanti conseguenze fino ai giorninostri.Nel campo della fisiologia, la Russia preri-voluzionaria vantava una gloriosa tradizio-ne di insigni ricercatori che, in assonanzacon l’evolversi delle conoscenze in tutti glialtri Paesi più sviluppati del cosiddettoOccidente, perseguiva una propria stradanell’indagine del sistema nervoso centraledell’uomo e degli animali, nella convinzio-ne che fosse la sede responsabile del lorocomportamento.Come in occidente, anche nella Russiaprerivoluzionaria del primo decennio delventesimo secolo della storia europea, ilsistema di neuroni, di collegamenti e dicellule di sostegno denominato sistemanervoso centrale, SNC, e comprendente ilcontenuto della scatola cranica e del dottospinale, rappresentava l’oggetto della mas-sima attenzione di tutti coloro che studia-vano per comprendere ed investigare ilcomportamento dell’uomo e degli animalisuperiori.La fisiologia nella Russia prerivoluzionariacon Sec enov102, Uchtomskij103 ed altriindicava chiaramente che il luogo dell’ani-ma di cartesiana memoria, il cervello, erala sede dalla quale partivano gli ordini atutti gli altri organi ed apparati del sistemae che questo funzionamento poteva essere

descritto con il linguaggio della scienza diGalilei e di Newton, cioè con il linguaggiodella matematica. La meccanica per lafisiologia russa, la fisiologia del SNC, nedescriveva tanto l’anatomia quanto il fun-zionamento, la fisiologia.La Rivoluzione del 1917 e la conseguentenascita dell’URSS non apportavano alcuncambiamento in questa linea di studi e diricerche sul SN dell’uomo e degli animalisuperiori; soltanto troncavano ogni rappor-to con gli studi e le ricerche che si svolgeva-no negli altri Paesi del cosiddetto Occiden-te sullo stesso argomento. L’URSS natadalla Rivoluzione di Ottobre diventava unPaese che, in ogni campo del sapere e dun-que anche nel campo della fisiologia delsistema nervoso, iniziava a percorrere unavia che non si confrontava con nessun’altra.Dopo la Rivoluzione, pertanto, nell’URSSla fisiologia diventava il paradigma unicoed indiscutibile di tutte le conoscenze cheinteressassero il comportamento dell’uo-mo, cioè il vivere del cittadino sovietico,tra le quali le conoscenze relative all’attivitàlavorativa ed all’istruzione avevano una pri-maria importanza.Della rinomata tradizione della fisiologiarussa, l’URSS faceva tesoro e ne sviluppa-va autonomamente la potenzialità,improntando ogni direttiva dello Statoalle indicazioni che ne conseguivano, neiriguardi dell’ordinato vivere del cittadinosovietico. I. P. Pavolv (Fig. 21.1) costitui-va l’erede di questa tradizione fisiologicaed a lui veniva assegnato il compito diproseguire le ricerche fisiologiche nelsolco della tradizione, cioè nel filone chevedeva, nel comportamento umano edanimale, il manifestarsi dell’attività delrispettivo sistema nervoso e quest’ultimo,

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TERZA PARTE • TEMPI NUOVI. “UN’EQUAZIONE SENZA SOLUZIONI”

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