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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ROMA “SAPIENZAFACOLTÀ DI SCIENZE UMANISTICHE XXIº CICLO DI DOTTORATO DI RICERCA IN FILOLOGIA E LETTERATURE ROMANZE TESI: QUESTIONI ATTRIBUTIVE NEL MEDIOEVO SPAGNOLO: IL LIBRO DE ALEXANDRE TUTOR: DOTTORANDA: PROF. PAOLO CANETTIERI LOREDANA MERCURI

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ROMA

“SAPIENZA”

FACOLTÀ DI SCIENZE UMANISTICHE

XXIº CICLO DI DOTTORATO DI RICERCA

IN FILOLOGIA E LETTERATURE ROMANZE

TESI:

QUESTIONI ATTRIBUTIVE NEL MEDIOEVO SPAGNOLO: IL LIBRO DE ALEXANDRE

TUTOR: DOTTORANDA:

PROF. PAOLO CANETTIERI LOREDANA MERCURI

ANNO 2011

INTRODUZIONE p. 1CAPITOLO I: IL LIBRO DE ALEXANDRE p. 3

- I.1 Il Libro de Alexandre: testimoni conservati p. 3- I.2 La lingua p. 6- 1.3 L’autore p. 9

- 1.4 La data p. 19

- 1.5 Fonti Letterarie Del "Libro De Alexandre" p. 26

- 1.6 Insegnamento Morale Del Libro De Alexandre P. 27

CAPITOLO II: SCOPO DEL LAVORO p. 34

- 2.1 Attribuzionep. 34

- 2.2 Stilometria p. 35

- 2.3 Linguistica computazionale e genetica P. 39

- 2.4 Albero Filogenetico p. 40

- 2.5 Scopo del lavoro p. 43

CAPITOLO III: STRUMENTI E METODI p. 45- 3.1 Gli strumenti p. 45

- 3.2 Metodo di reperimento e preparazione dei testip. 51

- 3.3 Metodo per la creazione degli Alberi Filogenetici p. 53 - 3.4 Il metodo per l’attribuzione p. 54

CAPITOLO IV: RISULTATI, DISCUSSIONE E CONCLUSIONI p. 57

- 4.1 Risultati dell’algoritmo BCL1 e alberi filogeneticip. 57

- 4.2 Risultati delle indagini stilometriche p. 60

- 4.3 Discussione e conclusioni p. 62

INTRODUZIONE

Mester traigo fermoso non es de joglaría

mester es sin pecado, ca es de clerezía

fablar curso rimado por la cuaderna vía,

a sílabas contadas, ca es grant maestría.

Questi versi, tratti dal Libro de Alexandre, indicano che qualcosa era cambiato, all’alba del XIII

secolo, nello scenario della letteratura spagnola, fino a quel momento dominata dal Mester de

juglaría. Il Mester de Clerecía, arte colta, immune dalle approssimazioni dei cantastorie di piazza,

legittimato nel suo sviluppo dalle istanze conciliari del tempo1, avrebbe prevalso negli anni a venire

e sancito l’affermazione della strofa in cuaderna vía, quattro alessandrini monorimi divisi in

emistichi di sette sillabe. Eppure, anche nel più rigoglioso panorama di XIII e XIV secolo, la fortuna

della Clerecía è di fatto legata a pochi autori e a un numero relativamente limitato di opere, alcune

delle quali pervenute fino a noi anonime. Ne è un esempio formidabile proprio la vicenda del Libro

de Alexandre, dalla sua grande influenza sulla produzione letteraria successiva al suo corposo

manoscritto ritrovato molto più tardi, alla polemica attributiva che a questo ritrovamento è seguita.

Un poema simile, senza precedenti in Spagna per interesse, ampiezza e limpidezza formale, non

poteva non suscitare, nel tempo, l’interesse dei filologi. Fatalmente, la maggioranza degli sforzi di

1 Nel 1215 il Concilio Laterano IV aveva sancito alcune importanti misure culturali e letterarie: la necessità di un manuale di grammatica e uno di teologia in ogni cattedrale; lo studio obbligatorio del latino nei monasteri; l’imposizione di una politica di sviluppo della letteratura didattica, sia morale sia dogmatica.

attribuzione, da Morel-Fatio2 a Baist3, da Arthur Dana Nelson4 a Willis5 hanno riguardato la

personalità dell’autore più fecondo del Mester de Clerecía, Gonzalo de Berceo. Don Gonzalo nacque

intorno al 11966 nella regione della Rioja, si formò presso il monastero di San Millán e all’Università

di Palencia7 e trascorse tutta la vita come sacerdote nei monasteri di San Millán e Santo Domingo de

Silos, scrivendo in perfetta cuaderna vía opere didattico-religiose comprensibili a tutti, che

rappresentano il prodotto poetico più rilevante della sua epoca. Non sono mancati, tuttavia, altri

tentativi di attribuzione dell’Alexandre, talora decisamente fantasiosi come quello ad Alfonso X8,

talora più plausibili come quello a Diego Garcia de Campos9, autore duecentesco del poema Planeta.

Nella presente trattazione, ripercorrendo le vicende alterne della paternità del Libro de

Alexandre, verificheremo ancora una volta, ma con strumenti non utilizzati finora, l’attribuzione del

poema a Gonzalo de Berceo.

2

?A. Morel-Fatio, El Libro de Alexandre. Manuscrit esp. 488 de la Biblioteque Nationale de París. 3

? G. Baist, Eine neue Handschrift des spanischen Alexandre, Romanische Forschungen , 6 (1891), 292.4

? D. A. Nelson, Generic vs. Individual Stile: The Presence of Berceo in the Alexandre, Romance Philology, 29 (1975), 143-84. 5

? R. S. Willis., In Search of the Lost Libro de Alexandre and Its Author: Review Article, Hispanic Review , 51. 1 (1983), 63-88.

6 B. Dutton, Gonzalo de Berceo: Unos datos biográficos. In Actas del I Congreso Internacional de Hispanistas. Oxford. The Dolfin Book, 1962. L’autore riporta che Berceo nel 1221 firmava con la qualifica di diacono e per esserlo, secondo quanto avevano stabilito vari papi, bisognava avere 25 anni. Questa regola fu cambiata in seguito dal Concilio di Trento, che stabilì l’età a 23 per essere diaconi e a 25 per diventare sacerdoti.

7 B. Dutton, Op. Cit.. Dutton si basa sulla mancanza di documenti firmati dal nostro poeta proprio in questi anni. La menzione che Berceo fa del vescovo Don Tello nei Milagros, la conoscenza della regione e la sua ampia formazione avvalorano questa ipotesi.

8 J. Pellicer y Ossau, Informe del origen, antigüedad, calidad y sucesión de la Excelentísima Casa de Sarmiento de Villamayor, Madrid 1663. La stessa posizione, senza alcun fondamento, è assunta da Nicolás Antonio nella sua Bibliotheca Hispana vetus, lib. VIII, cap. V, parr. 191-96, Roma, 1696; Madrid 1788). Tuttora non esistono evidenze della supposta paternità del Libro de Alexandre da parte di Alfonso X eil Sabio.

9 J. Hernando Pérez, Hispano Diego García, escritor y poeta medieval, y el Libro de Alexandre, Burgos, 1992.

CAPITOLO I

1.1. Il Libro de Alexandre: testimoni conservati10

Il Libro de Alexandre è un’opera di tema universale, celebrazione epica e cavalleresca delle gesta di

Alessandro Magno, di grande qualità letteraria e di enorme estensione: 10700 versi distribuiti in

2675 strofe monorime (in cuaderna vía). Le fonti letterarie sono da ricercare in autori classici e

della tardo-antichità come ad esempio Curzio Rufo e Giulio Valerio, e in opere medievali in latino

come l’Alessandreide di Gualtiero di Châtillon. Si conserva in sette testimoni, dei quali quattro sono

manoscritti:

O - Biblioteca Nacional (Madrid): ms. V-5-n.° 10 {olim Ii-167)

P - Bibliothéque Nationale de France (París): ms. Esp. 488

M - Archivo Histórico de Toledo: Archivo Ducal de Medinaceli: caja (96) documento 50 {olim caja

37)

G' - Biblioteca de la Real Academia de la Historia (Madrid): ms. 9/5112 {olim 9-24-2; B-28)

e tre stampati più tardi:

B - Tre frammenti nell’opera di Francisco de Bivar (m. 1635): Marci Maximi Caesaraugustani, viri

doctissimi continuatio Chronici omnimodae Historiae ab Anno Christi 430 (ubi Flav. L. Dexter

desiit) usque ad 612 quo maximus pervenit...10 C. Alvar, J. M. Lucía Megías, Diccionario filologíco de literatura medieval española, Castalia, Madrid, 2002, pp. 756-758.

B-Pel - Riproduzione di parte del frammento B in José Pellicer de Ossau i Tovar, Informe del

origen, antigüedad, calidad, i sucessión de la excelentissima casa de Sarmiento de Villamayor y las

unidas a ella por casamiento (fol. 35 v.°).

G - El Vitorial o Crónica de don Pedro Niño Conde de Buelna, edizione di Eugenio Llaguno y

Amirola, pp. 221-222

Dei due manoscritti integrali, il primo è conservato nella Biblioteca Nazionale di Madrid con la

sigla O (ms. V-5 - n.º 10) perché proviene dalla Biblioteca della Casa Ducale di Osuna. Si tratta di

un codice del secolo XIV o della fine del XIII secolo, copiato a León, dal monaco Lorenzo de

Astorga; consta di 153 fogli in pergamena ed è caratterizzato da tratti dialettali leonesi. Sebbene sia

opera di una sola mano, si trovano numerosi ritocchi posteriori e note al margine del testo, che

corrispondono a versi cancellati. Questo manoscritto fu scoperto e poi stampato11 da Tomás Antonio

Sánchez nel XVIII secolo dietro segnalazione di don Francisco Cerdá y Rico.

L’altro manoscritto integrale, siglato P (Manoscritto spagnolo 488) appartiene ai fondi spagnoli

della Biblioteca Nazionale di Parigi fu scoperto da Alfred Morel-Fatio nel 1888 e successivamente

dato alle stampe12. Questo manoscritto è scritto su carta ed è caratterizzato da tratti dialettali

aragonesi e/o riojani, consta di 193 fogli13 e si può far risalire al XIV secolo. Nessuno dei due

manoscritti in nostro possesso, comunque, si può far risalire al XIII secolo, periodo in cui si è soliti

collocare l’opera. Oltre ai due manoscritti principali si sono conservati vari frammenti minori del

poema14:

11 Poema de Alexandre , ed. Tomás Antonio Sánchez, vol. 3, en Colección de poesías castellanas anteriores al siglo XV, 4 vols. (Madrid, Antonio de Sancha: 1782).12 A. Morel-Fatio (ed.), El Libro de Alexandre. Manuscrit esp. 488 de la Biblioteque Nationale de París, Gesellschaft für romanische literatur, Band 10 (Dresden: 1906).

13 Il testo comincia nel foglio 3v e arriva fino al foglio 191v.

14 tutti questi frammenti sono incompleti e mostrano poche relazioni con i due manoscritti.

1. M: frammento trovato dall’erudito Paz y Meliá nell’archivio ducale di Medinaceli nel 189215.

Si tratta di un foglio di pergamena, del XIV secolo, che contiene i primi ventisette versi (le

prime sei quartine) e tre versi della settima (arriva, quindi, fino al verso c della strofa 7);

2. G: un frammento, molto più esteso, (17 cuadernas) inserito ne El Victorial o Crónica de don

Pero Niño, scritta nel XV s. da Gutierre Díaz de Games. La Crónica conserva alcune strofe

in due versioni: una nell’edizione a stampa di Llaguno y Amirola, Madrid, 176216, pp. 221 –

222; l’altra nel manoscritto della Crónica (frammento G’) del secolo XV, il quale si conserva

nell’ Academia de la Historia17, con la particolarità che in quest’ultima sono copiate come

prosa. Entrambe contengono le strofe 51-55, 57-58, 61, 66 e 67, 73, 75-76, 80-82 e 84; il

frammento manoscritto contiene inoltre la strofa 77, che invece manca nel testo stampato.

3. B: si tratta del manoscritto in pergamena di Bugedo, andato perso, di cui si conservano tre

frammenti del testo (cuadernas 787-93, 851 e 1167-1168b) pubblicati in un’opera postuma di

Francisco de Bivar, morto nel 1635 “Marci Maximi Caesar augustani, viri doctissimi

continuatio Chronici omnimodae Historiae ab Anno Christi 430 (ubi Flav. L. Dexter desiit)

usque ad 612 quo maximus pervenit...”18. L’opera fu scritta nel XVII secolo con l’intento di

esporre la teoria di una lingua originale spagnola.

4. B-Pel: José Pellicer nel “Informe del origen, antiguedad, calidad, i sucessión de la

exelentissima casa de Sarmento de Villamayor y las unidas a ella por casamento/escrito a la

15Archivo Ducal Casa de Medinaceli, AH. C. 37, D. 50.

16Gutierre Díaz de Games, Vitorial o Crónica de don Pedro Niño Conde de Buelna. Eugenio Llaguno y Amirola, Madrid, en la Imprenta de don Antonio de Sancha, Colección de Crónicas y Memorias de los Reyes de Castilla VIII, [4], 236 p.; 4 (26 cm), 1762, pp. 221- 222.

17 Real Academia de la Historia (signatura actual 9/5112, antigua Est. 24, gr. 2a., B28).

18 Francisco de Bivar, Marci Maximi Episcopi Caesaravgustani, viri doctissimi, continvatio Chronici omnimodae historiae ab anno Christi 430 [...] usque ad 612 [...], Madrid, Díaz de la Carrera, 1651, pp. 336-337).

istancia del Emo. Sr. D. Felipe Baltasar de Gante, principe y Conde de Isinghien” 19 stampa

sei versi delle strofe 1167 e 1168 di B così come erano state editate da Francisco de Bivar.

L’erudito Tomás Antonio Sánchez nel XVIII secolo pubblicò per la prima volta il Libro de

Alexandre, trascrivendo il Manoscritto O della Biblioteca Nazionale di Madrid. Nel XIX secolo

Florencio Janer lo rieditò nella Biblioteca di Autores Españoles20. Senza dubbio il passo più

fecondo fu la pubblicazione del testo completo operata dall’ispanista nordamericano Raymond

Willis21. In Spagna l’edizione che ha reso popolare quest’opera è stata quella effettuata dal

professore dell’Università dell’Estremadura Jesús Cañas Murillo22.

1.2 La lingua

Nell’accostarsi allo studio del poema, il dialetto originario dell’Alexandre è senza dubbio

l’incognita principale, legata com’è in modo intrinseco al problema della paternità e soprattutto alla

costituzione di un testo critico del poema. L’analisi linguistica dei due manoscritti e dei frammenti

conservati ha evidenziato la preminenza di tre radici dialettali: il leonese, più marcato nel

manoscritto O; l’aragonese, prevalente nel manoscritto P; il castigliano, relativo ai frammenti di

Medinaceli (M), Bivar (B) e Victorial (G). Coloro che sostengono la paternità di Berceo

considerano il riojano come lingua originale del poema.

Prima del ritrovamento del manoscritto P, predominava naturalmente l’ipotesi leonese. I

primi sostenitori, nel XVIII e XIX secolo, erano stati Tomás Antonio Sánchez23 - per il quale

19 J. Pellicer y Ossau, op. cit. s.n., 1663, fol. 35v.

20 F. Janer, in Biblioteca de Autores Españoles , Madrid 1864 .

21 R. S. Willis, The relationship of the Spanish Libro de Alexandre to the Alexandreis of Gautier de Chatillon .. Princeton 1934.

22 J. Cañas Murillo, Libro de Alixandre, Madrid, 1978.

l'autore è Juan Lorenzo - Emil Gessner24 e R. Menéndez Pidal25, anch’essi convinti della paternità di

Juan Lorenzo. Verso un originale in dialetto occidentale, più recentemente, sembrano propendere

anche Joan Corominas26 e Yakov Malkiel27.

A. Morel-Fatio28, alla fine dell’800, sembra essere stato il primo a sostenere che le

caratteristiche leonesi siano risultate dall’intervento di un copista su originale in dialetto castigliano.

Il tratto castigliano sarebbe dominante secondo Julius Cornu29, mentre il coevo Gottfried Baist30

sostiene un castiglianismo di fondo in via di evoluzione, propendendo per la paternità di Gonzalo de

Berceo.

Queste argomentazioni, non dimentichiamolo, sono anteriori alla scoperta del manoscritto P

e al suo acquisto da parte della Bibliothèque Nationale de France nel 1887.

I principali editori moderni hanno opinioni divergenti che concordano, però, nell’escludere l’ipotesi

leonese. Ruth I. Moll31 propende per un castigliano con influenze orientali. Alarcos Llorach32

sostiene decisamente che l’originale sia castigliano, appoggiando l’idea di Arnald Steiger33 di uno

strato linguistico pre-castigliano, reso marginale dalla forza del castigliano, ma capace di lasciare

23 T. A. Sánchez (ed.), Poema de Alexandre, vol. 3, en Colección de poesías castellanas anteriores al siglo XV, 4 vols. (Madrid, Antonio de Sancha: 1782).24 E. Gessner, Das leonesische: Ein beitrag zur kenntniss des altspanischen. Berlin, 1867.

25 R. Menéndez Pidal, El Libro de Alexandre, Cultura Española, 6 (1907), 545-52. 26 J. Corominas, Diccionario crítico etimológico de la lengua castellana, Madrid, 1954-1957. 27 Y. Malkiel, Toward A Reconsideration Of Old Spanish Imperfect In — Ía ~ —Ié , Hispanic Review, XX-II (1959), pp. 435-481.

28 A. Morel-Fatio, Recherches sur le texte et les sources du Libro de Alexandre, Romania, 4 (1875), 7-90.

29 J. Cornu, Études De Phonologie Espagnole Et Portugaise, Romania, 9. 1880, 71-98.

30 G. Baist, Noch einmal ”-ioron” zeitschrift für romanische philology. 4. 1880 .

31 R. I. Moll, Beiträge zu einer Kritische Ausgabe des Altspanischen "Libro de Alexandre", Würzburg, 1938.

32 E. Alarcos Llorach, Investigaciones sobre el Libro de Alexandre, Anejo 45 de la Revista de Filología Española, Madrid, C.S.I.C, 1948.

33 Steiger, Contribución al estudio del vocabulario del Corbacho, Boletin de la Real Academia Espanola, X, 1923.

segni duraturi che, nel caso del testo in esame, potrebbero essere stati rafforzati dal dialetto dei

copisti, leonese nel manoscritto di Madrid e aragonese in quello di Parigi, senza essere confusi con

le specifiche caratteristiche di questi dialetti.

La tesi riojana, e con essa l'attribuzione dell’Alexandre a Berceo, fu proposta alcuni anni fa da A.

Dana Nelson34. Questa ipotesi, le cui difficoltà sono state evidenziate da Rafael Lapesa nel 1980, ha

trovato sostegno nella prefazione critica di Raymond Willis35 alla pubblicazione di Nelson ed è

confluita successivamente nell’ipotesi della Scuola della Cattedrale di Palencia, nello stile di gruppo

e similari.

Complessivamente, è molto difficile stabilire il dialetto originale del poema per molteplici ragioni.

Innanzitutto i copisti di entrambi i manoscritti consapevolmente alterarono e aggiornarono i testi

seguendo i propri gusti e le proprie abitudini linguistiche; di conseguenza i ricercatori odierni

lavorano con qualcosa che non è la copia fedele dell’originale. In secondo luogo, il poeta stesso si

servì liberamente sia delle lingue dotte - latino, greco - sia dei volgari - francese, provenzale,

catalano, aragonese, arabo e forse leonese e/o galego. Infine, i dialetti della penisola iberica agli

inizi del XIII secolo attraversavano una fase di estrema fluidità, ovvero una fase di grande

variabilità fonologica, morfologica, sintattica e lessicale, a cui il poeta probabilmente accondiscese

al fine di assecondare le esigenze metriche e di rima. Da tutto ciò deriva l’originale e innovativo

linguaggio del poeta, a cui si sovrappone l’intervento delle diverse generazioni di copisti.

1.3 L’autore

L’autorialità del Libro de Alexandre rimane tuttora una questione molto dibattuta, sebbene tra i

critici e gli editori odierni domini la tendenza a considerare il poema anonimo.

34 A. D. Nelson, (ed.) Gonzalo de Berceo, El Libro de Alixandre. Reconstrucción crítica, Madrid, Gredos, 1979.

35 R. S. Willis, In Search of the Lost Libro de Alexandre and its author (review article), Hispanic Review, LI, 1983.

Il frammento di Medinaceli del XIV secolo, che sembra essere una copia interrotta

dell’Alexandre, non dichiara un nome cui attribuire il poema. A metà del XV secolo Gutierre Díaz

de Games cita un passaggio dell’Alexandre e ne riassume il contenuto nel suo Victorial36 senza

rivelarne l’autore. In questo periodo anche il marchese di Santillana presenta l’Alexandre come

opera anonima nel suo Prohemio e carta al Condestable de Portugal.37. Nel XVII secolo Francisco

de Bivar38 trascrisse alcune strofe del Manoscritto del monastero di Santa Maria di Bugedo andato

perduto, testimoniando l’anonimato di questo codice, e pur ritenendo probabile l’autorialità di

Berceo, specificò che, pur essendoci questa possibilità, non si azzardava a presentare questa ipotesi

come sua. Nel XVIII secolo, padre Sarmiento considerò l’affermazione di Bivar verosimile, poiché

secondo il suo parere: “el metro, y la naturalidad de este poema, es muy semejante al de los versos

de Berceo”39.

Successivamente i tentativi di attribuzione furono svariati sulla base degli explicit dei due

manoscritti. Nel manoscritto O si legge:

se quisierdes saber quien escreuio este ditado

Johan Lorenço de Astorga bon clerigo & ondrado

Natural de Astorga: de mañas bien temprado

El dia del Iuyzio: Dios sea mio pagado Amen.

Mentre nel manoscritto P si legge:

si queredes saber quien fiço esti ditado

Gonçalo de Berceo es por nonbre clamado

36 Gutierre Díaz de Games, op. cit., pp. 221- 222.

37 Santillana, M. de, Obras completas, edición, introducción y notas de Gómez Moreno, Á., y Kerkhof, M. P.A.M., Planeta, Autores Hispanos, 1988.

38 F. De Bivar, op.cit.

39 M. Sarmiento, Obras Posthumas. vol 1. Madrid: Ibarra, 1775.

Natural de Madrid en Sañt Miljan criado

Del abat Johan Sancheç notario por nombrado.

Tre uomini sono stati alternativamente citati, nella storia, come probabili autori del Libro de

Alexandre: Alfonso X el Sabio, Gonzalo de Berceo e Juan Lorenzo de Astorga.

Nel 1663 José Pellicer, nel suo Memorial por la casa de los Sarmientos, attribuisce il poema

al re Sabio senza avere nessuna prova per la sua affermazione se non la sua parola e autorità40 e

successivamente anche Nicolás Antonio nella sua Biblioteca Hispana Vetus41 accoglie, senza

maggiori prove, l’opinione di Pellicer.

Sostenitori dell’ipotesi di un originale leonese e dell’autorialità di Juan Lorenzo de Astorga

furono Tomás Antonio Sánchez42, scopritore del Manoscritto O nel 1782, Emil Gessner 43 e Ramón

Menéndez Pidal44, il quale dichiara la sua posizione in un articolo sul dialetto leonese. Secondo

Menéndez Pidal la lingua originale del poema era il leonese, di conseguenza, essendo questo un

carattere dialettale naturale per uno scrittore nato in Astorga, l’opera doveva essere attribuita al

monaco Juan Lorenzo; mentre invece, sempre secondo Menéndez Pidal, l’attribuzione dell’opera a

Berceo nell’ultima strofa del manoscritto P potrebbe essere opera di un copista che credeva in

Berceo come autore, in quanto il poema era scritto in cuaderna vía.

Morel-Fatio, già nel 1875, prima di scoprire il manoscritto parigino, rifiutava l’ipotesi che

Juan Lorenzo de Astorga fosse l’autore del poema, segnalando che un copista leonese potesse aver

aggiunto questi tratti dialettali ad un originale castigliano. Nello stesso tempo, diffidava dalla 40 Cfr. Nota 8.

41Nicolás Antonio, Biblioteca Hispana Vetus, sive Hispani Scriptores qui ab Octaviani Augusti Aevo ad Annum Chisti MD, floruerunt, Matrti, Apud Viduam et Heredes D. Ioachimi Ibarrae regii quondam Tipographi, MDCCLXXXVIII. Nel II tomo, a p. 79, Nicolás include l’Alexandre tra le opere di Alfonso el Sabio.

42 T. A. Sánchez (ed.), Poema de Alexandre, vol. 3, en Colección de poesías castellanas anteriores al siglo XV, 4 vols. (Madrid, Antonio de Sancha: 1782).

43 E. Gessner, op.cit.

44 R. Menéndez Pidal, op.cit

paternità di Berceo, a motivo del fatto che autori quali il marchese di Santillana, Diaz de Gamés e

Francisco de Bivar non lo avessero menzionato riferendosi all’opera. Quando, nel 1888, lo stesso

Morel-Fatio scopre il testimone P (dove si legge il nome di Gonzalo de Berceo come autore del

poema), resterà dell’opinione precedente, credendo alla possibilità che quell’ultima strofa del

manoscritto possa non essere autentica.

Alla paternità di Berceo crede Gottfried Baist, nel 188045, già prima della scoperta del

manoscritto P. Ipotesi che egli chiaramente difende anche dopo quest’ultima scoperta46. Infatti,

Baist, venuto a conoscenza dell’ultima strofa del testimone P, asseriva a sostegno della sua tesi:

[…] sebbene saremmo inclini a dare come valida la paternità di Juan Lorenzo, crea

difficoltà il termine escrevio del verso a, che danneggia la misura del verso.

Lo stesso Baist dimostra come, sostituendo al termine escreuio la parola fizo, si ristabilisca il

computo esatto delle sillabe (si quisierdes saber quien fizo este ditado…). Pertanto, il Baist pensa

che il copista Juan Lorenzo, cambiando il nome dell’autore con il suo, abbia sostituito anche il verbo

“fazer”, frequente per coloro che componevano versi – con il verbo “escrevir”, che significa

semplicemente copiare. Perciò accetta la legittimità della strofa finale del manoscritto P, che

secondo lui nessuno avrebbe potuto falsificare. Baist prosegue affermando:

quest’ipotesi trova appoggio in O, nel verso d della strofa 1548: “E dixo a Gonçalo: ve

dormir que assaz as velado”.

W. H. Chenery (1905)47 ed Emil Müller (1910)48 sostengono la teoria castigliana negando il

predominio del leonesismo e considerando l’opera come frutto di Berceo giovane.

45 G. Baist, Noch einmal ”-ioron” zeitschrift für romanische philology, 4, 1880.

46 G. Baist, Eine neue Handschrift des spanischen Alexandre, Romanische Forschungen , 6 (1891), 292.

47 W.H. Chenery, Object-Pronouns in dependent clauses. A study in old Spanish word order, publications of the Modern Language Association of America. 1905.

48 E. Müller, Sprachliche und textkritische untersuchungen zum altspanischen Libro de Alexandre, Strassburg 1910.

Più cauto appare Federico Hanssen49 che dopo aver effettuato uno studio comparativo della

metrica delle opere di Berceo e dell’Alexandre, arriva ad una conclusione simile:

las obras eclesiásticas de Berceo se apartan notablemente del Alejandro en la cuestión de la

elisión …La diferencia entre Berceo y el autor del Alejandro es numérica: las elisiones son

muy escasas en Berceo. Puede ser que este hecho indique que los autores son diferentes.

Pero puede ser también que el poeta modificara su prosodia obedeciendo a una evolución

lingüística que se efectuara durante su vida.

Ruth-Ingeborg Moll50 (1938) ritiene che il poema non sia attribuibile a Berceo per molteplici

ragioni. L’Alexandre ha come modelli varie fonti combinate tra loro liberamente, mentre Berceo

utilizza un unico modello, cui si attiene scrupolosamente per ogni opera; Berceo dimentica nelle sue

opere i nomi greci e latini e spesso le indicazioni geografiche e storiche, mentre l’autore

dell’Alexandre non elimina né nomi né circostanze storiche e geografiche di minore importanza; le

piccole coincidenze dei due autori, si spiegherebbero perché entrambi erano chierici, quasi coetanei e

appartenenti alla stessa scuola poetica; infine, sempre secondo l’autrice, se l’Alexandre fosse, come

credeva Müller, un’opera giovanile di Berceo, si troverebbero più tracce di ingenuità e semplicità

culturali rispetto alle opere che si ritengono autentiche e posteriori. Afferma, inoltre, che se fosse

esatta la data che Willis assegna con probabilità al poema, ossia 1201-1202, la tesi di Müller

crollerebbe definitivamente considerando che Berceo nacque verso il 1198.

Anche Emilio Alarcos Llorach (1948)51, si schiera dalla parte dei sostenitori di un originale

castigliano, ma resta dell’idea che l’Alexandre sia da considerare come opera anonima.

In ogni caso, anche prima della scoperta del manoscritto P, era stato posto l’accento

sull’inclusione del verso 1386d nel manoscritto O

“e dixo a Gonçalo: «Ve dormir, que assaz as velado»”, 49 F. Hanssen, La elisión y la sinalefa en el Libro de Alexandre, Revista de Filología Española, 3, 1916, pp. 345-356.

50 R.I. Moll, op. cit.

51 E. Alarcos Llorach, op. cit., p.49.

nel quale secondo alcuni studiosi si poteva leggere il nome dell’autore.

Nel 1892 Menéndez Pelayo52, sostenitore dell’anonimato del poema, rifiuta l’ipotesi che il

Gonçalo del verso si riferisca a Gonzalo de Berceo, data la vasta diffusione del nome in quell’epoca

e lo considera equivalente a Fulano, per cui non rivelerebbe l’autorialità del libro.

Il ritrovamento del manoscritto P contribuì ad aumentare la confusione poiché nel verso 1528

si legge:

Lorente, ve dormir, casaras velado.

Alla luce dei nuovi dati gli studiosi che si occupavano del testo fecero nuove ipotesi. Emilio

Alarcos Llorach53, nel 1948, ipotizza che Gonçalo e Lorente non designassero l’autore, bensì si

riferissero, come richiamo, ad un membro dell’auditorio addormentatosi durante la lettura collettiva

dell’Alexandre. Ware54, nel 1967, afferma che le letture dell’archetipo sono Gonçalo nella strofa

1548 di O e Gonçalo de Berceo nell’explicit di P sebbene ciò non garantisca l’autorialità berceana.

Invece il copista del manoscritto P, che si chiamava Lorente e solo per caso quasi omonimo del Juan

Lorenzo di O, introdusse il suo nome nella quartina 1528 del suo manoscritto. Willis55, nel 1983,

ipotizza un’allusione, nell’originale, all’attività di uno scriptorium in cui un supervisore vigilava

affinché nessuno dei copisti si addormentasse durante l’operazione di copiatura. Un’ulteriore

spiegazione è fornita dal critico Ian Michael56 (1986) che propone una nuova lettura per il verso in

cui, secondo lui, sarebbe menzionato il nome dell’autore. Egli suggerisce di eliminare i nomi di

Gonzalo e di Lorente e ipotizza che nel testo originale ci fosse al loro posto il nome di Galterio,

allusione a Gautier de Châtillon creatore dell’Alexandreis, la principale fonte del testo spagnolo. Il 52 M. Menéndez Pelayo, Antología de poetas líricos castellanos. La poesía en la Edad Media, Edición nacional de las obras completas de Menéndez Pelayo, Madrid, Consejo Superior de Investigaciones Científicas, 1944.

53 E. Alarcos Llorach, op. cit.

54 N. Ware, Gonçalo, Lorenço, Lorente: an Alexandre Enigma, Bulletin of Hispanic Studies, 44 (1967), 41-43.

55 R. S. Willis, In search of the lost Libro de Alexandre and its Author: Review Article. Hispanic Review, 51, 1983.

56 I. Michael, The Alexandre Enigma: a Solution, In Medieval and Renaissance Studies in Honour of Robert Brian Tate, Oxford, The Dolphin Book, 1986.

nome poi sarebbe stato deturpato dai vari copisti a causa, probabilmente, di una cattiva

interpretazione delle abbreviazioni presenti nell’originale.

Nella sua edizione del Libro del 1978 Jesus Cañas57, sebbene consideri il poema opera di un

unico autore, individua i parallelismi di tecnica compositiva tra il poema e le opere confezionate

all’interno del taller Alfonsino.

Arthur Dana Nelson, recentemente scomparso, è stato il principale sostenitore dell’autorialità

di Berceo. Nella sua edizione del 197958, anche sulla base di un’ipotesi linguistica “riojana”,

attribuisce il poema anonimo a Berceo fin dalla copertina. All’interno dispiega una comparazione

minuziosa dei fattori linguistici, metrici e stilistici presenti nell’Alexandre e nelle opere di Gonzalo

de Berceo, giungendo alla conclusione che, data l’identità esistente tra entrambi i blocchi di testi e la

possibilità di spiegare le divergenze con l’evoluzione nel modo di comporre dello stesso autore,

l’Alexandre sarebbe un’opera giovanile di Berceo. Lo stesso Nelson, tuttavia, mostrerà di aver

cambiato opinione successivamente, nel 1999, per convergere verso le posizioni di Uría.

Raymond S. Willis59 nel 1983 sembra appoggiare la teoria di Nelson, sostenendo che

eventuali differenze fra l’Alexandre e le opere del corpus berceano siano da correlare con la diversa

tematica e attribuendo quindi l’Alexandre a Berceo giovane. Successivamente anche le sue posizioni

si diluiranno nella tesi della Scuola della Cattedrale di Palencia.

Negli anni ’80, studiosi come Menéndez Peláez60 (1984) e Isabel Uría 61 (1986) ipotizzarono,

senza un preciso fondamento, che l’alternanza dei nomi nella strofa 1548 fosse dovuta ad una

57 J. Canas Murillo, Libro de Alixandre. Madrid, 1978.

58 A. D. Nelson (ed.), Gonzalo de Berceo. El Libro de Alixandre (Madrid, Gredos, 1979. 59 R.S. Willis, op. cit.

60 J. Menéndez Peláez, El IV Concilio de Letrán, la Universidad de Palencia y el Mester de Clerecía , Studium Ovetense, 12, 1984.

61 I. Uría Maqua, El Libro de Alexandre y la Universidad de Palencia, in Actas del I Congreso de Historia de Palencia, IV, Palencia, Diputación Provincial, 1986, pp. 431-42.

redazione dell’Alexandre in due fasi, testimoniate dalla diversa lunghezza dei due manoscritti, per

opera di un’équipe di poeti fra cui Juan Lorenzo de Astorga e Gonzalo de Berceo. Nelson, nel 1999,

si aggancia a questa ipotesi, asserendo che Berceo iniziò a collaborare proprio a partire dalla quartina

1548. Alla medesima tesi aderisce successivamente Gerold Hilty62(1997), per il quale un insieme di

chierici letterati all’interno dell’università di Palencia avrebbero lavorato alla redazione

dell’Alexandre diretti da un maestro, che potrebbe essere stato Pedro de Blois. Si tratta di un’ipotesi

equilibrata, aperta alla paternità di Berceo, lontana però da qualsiasi fondamento attributivo. La tesi

del lavoro di gruppo, però, suscita molti dubbi e ad essa si oppone anche Alvar63:

[…] D’altra parte non vedo la necessità per cui si debba parlare di un’impresa collettiva, né

l’assemblaggio dei materiali risulta un lavoro impossibile per un unico autore […].

Alarcos64, Gorog65 e Goldberg66, mediante lo studio del lessico, della retorica, dello stile e della

metrica arrivano alla conclusione che ci sono differenze troppo grandi tra le opere di Berceo e

l’Alexandre al punto da non consentirne l’attribuzione del poema, mentre le somiglianze sarebbero

coincidenze di «maestría», di scuola poetica del mester de clerecía. Secondo George Greenia67 il

lavoro di molti critici sui diversi aspetti della cuaderna vía e delle opere in castigliano e in latino dei

primi decenni del XIII secolo tendono a sconsigliare l’attribuzione dell’Alexandre a Berceo. Lo

studioso, pur ritenendo valida e citabile l’edizione di Nelson, auspica una nuova edizione che si basi

su altri criteri linguistici e letterari e ritiene che l’Alexandre sia da considerare ancora come opera

62 G. Hilty, Fecha y autor del Libro de Alexandre, in Actas del VI Congreso Internacional de la Asociación Hispánica de Literatura Medieval, Alcalá de Henares, 1997, vol. 2, 813-820.

63 C. Alvar, La letteratura castigliana medievale, in V. Bertolucci, C. Alvar, S. Asperti, Storia delle Letterature medievali romanze. L’area iberica, Laterza, 2006.

64 E. Alarcos Llorach, ¿Berceo, autor del Alexandre?, in Actas de las III Jornadas de Estudios Berceanos, ed. Claudio García Turza, Logroño, Diputación Provincial, 1981, pp. 11-18.

65 R. de Gorog, La sinonimia en Berceo y el vocabolario del Libro de Alexandre, Hispanic Review, XXXVIII, 4, octubre de 1970, pp. 353-367.

66 Harriet Goldberg, The voice of the Author in the Works of Gonzalo de Berceo and in the Libro de Alexandre and the Poema de Fernán González, La Corónica, VIII, 2, 1980, pp. 100-112.

67G.D. Greenia, ¿Berceo, autor del "Alixandre"? Investigaciones lingüísticas, AIH, Actas IX, 1986.

anonima. Enrique Celis Real68 considera l’Alexandre opera di un anonimo, conoscitore del latino e

del francese, di cultura superiore a Berceo e soprattutto di gusto diverso, orientato ad argomenti

avventurosi e pagani, del tutto differenti dai temi religiosi, a sfondo mariano, prediletti da Berceo e

crede che il nome di Gonzalo, che compare nel manoscritto P, sarebbe da attribuire all’intervento di

un copista.

In conclusione, al di là delle opinioni dei singoli studiosi, possiamo individuare sostanziali

differenze tra le opere di Gonzalo de Berceo e il Libro de Alexandre:

1. Le opere di Berceo sono sempre di carattere religioso e pretendono di ispirare al popolo una

devozione più intensa, mentre l’Alexandre è puramente laico, fino al punto di accettare vari

dèi classici e figure allegoriche come personaggi della narrazione: gli elementi cristiani che si

incontrano nel poema sono brevi e corrispondono a luoghi comuni o alla fraseologia popolare

iberica del periodo;

2. Le opere di Berceo provengono normalmente da una sola fonte latina, l’Alexandre invece,

combina abilmente varie fonti erudite in latino e francese con l’inserimento di pezzi del

castigliano medievale, frasi che racchiudono refranes popolari;

3. I due poeti – ammesso che siano due – si mostrano orgogliosi nella propria maestria, ossia

nel proprio lavoro di poeta: Berceo, prevalentemente come ispiratore di fini religiosi; il poeta

dell’Alexandre come colto docente della storia classica organizzata con propositi didattici e

correlata da spiegazioni e commenti intercalati. Berceo si dirigeva al gran mondo dei credenti

di ogni rango sociale; il poeta dell’Alexandre prevalentemente al pubblico colto dell’epoca;

E inoltre, alla paternità di Gonzalo furono mosse altre critiche quali:

68E. Celis Real, Análisis comparativo del Libro de Alexandre (estrofas 322-762) y la Ilíada de Homero, Revista de Literatura Española Medieval y del Renacimiento, nº. 2, 1998.

 

a. Nella tradizione testuale delle opere di Berceo non si nomina mai il Libro de Alexandre –

lacuna strana se si considera la fama di cui godettero sia Gonzalo che il Libro. Non si capisce

il perché non ci fosse una copia di questo testo in nessuno dei monasteri frequentati da

Gonzalo. Bisognerebbe capire, inoltre, quando e perché Gonzalo abbia cambiato ispirazione

abbandonando i temi di devozione locale a lui congeniali69.

b. Una data celata in forma di enigma alla strofa 1799 (1637 nel ms O, 1778 nel ms. P)

sembrerebbe collocare la composizione del testo fra il 1202 e il 1207 fatto che, se risultasse

vero, escluderebbe definitivamente la paternità di Berceo all’epoca bambino di dieci anni o

poco più70:

Allí escrivìó la cuenta ca de cor la sabié

El mundo quándo fue fecho, quántos años avìé:

De tres mill e nueveçientos e doze non tollé

Agora quatroçientos e seis mil emprendié

Recentemente, Lucia Lazzerini71 ritorna sulla questione relativa all’attribuzione a Berceo, sulla base

di una presunta fragilità delle varie obiezioni alla paternità berceana.

In particolare, secondo l’autrice, l’attività di agiografo ufficiale– cui Gonzalo de Berceo consacrò la

sua vita, occupandosi dell’esaltazione del monastero di S. Millán de la Cogolla e dei suoi santi – non

sarebbe incompatibile con la redazione di un’opera ampia dal carattere enciclopedico e con l’intento

didascalico. Lucia Lazzerini si concentra, poi, sulla questione dell’incrocio Gonzalo/Lorente,

definendolo come un doppio errore in cui sono incorsi i copisti dei manoscritti O e P, durante la

trascrizione dai relativi originali. In particolare, nel manoscritto P, il copista commetterebbe un

errore ottico, scambiando la versione paleografica del lemma escrivente (ſcrēte) con il lemma

69 C. Alvar, op. cit.

70 C. Alvar, op. cit.

71 L. Lazzerini, El Libro de Alexandre y sus (presuntos) enigmas: nuevas propuestas, Cultura Neolatina, 2005, 65, pp. 99-152.

lorente. Invece, nel testimone O, il copista deve aver sostituito il lemma originario (sempre il lemma

ſcrēte) con una più antica glossa marginale o interlineare presente nel suo modello che assegnava

appunto allo “scrivente” - inteso forse erroneamente come “autore” – il nome, evidentemente a lui

noto, di Gonzalo. Nel lavoro, infine, si ritorna sulla data di composizione del poema, adombrata

nella quartina 1799, e si giunge a indicare come presumibile data di composizione del poema, il

1223, epoca che non esclude la paternità di Berceo. Le argomentazioni della Lazzerini, non prive di

una certa suggestione, non dimostrano certo l’attribuzione a Berceo: esse rappresentano soltanto la

risposta agli studi che tendono ad escludere recisamente la paternità berceana. In realtà, nessuno dei

lavori in nostro possesso può essere considerato definitivo sulla questione attributiva

dell’Alexandre,e possiamo perciò, essere d’accordo con Alarcos Llorach quando sinteticamente

ricorda che:

[...] la única prueba de que el Alexandre sea de Berceo es la estrofa final, tal como la transmite P, siempre que tengamos la necesaria fe para considerarla auténtica. Concluimos, pues, manteniendo nuestra incertidumbre: el Alexandre pudo escribirlo Berceo, pero también pudo escribirlo otro contemporáneo72.

1.4 La data

La determinazione del momento in cui il Libro de Alexandre fu scritto, ossia la data esatta

della composizione dell’opera, è stato uno dei principali problemi che la critica si è posto ancor

prima della scoperta e pubblicazione del manoscritto O avvenuta per opera di Tomás Antonio

Sánchez nel 1782.

Nonostante l’autorialità incerta condizioni la determinazione precisa della data di

composizione, si è giunti ad un accordo generalizzato che la fissa nella prima metà del XIII secolo

secondo quattro fattori importanti, ossia:

Le fonti del poema e la sua discendenza;

72 E. Alarcos Llorach, ¿ Berceo autor del Alexandre?, inActas de las III Jornadas de Estudios Berceanos, ed. Claudio García Turza, Logroño, 1981, pp. 11-18.

Il contesto storico-culturale in cui sorge;

Determinate allusioni storiche all’interno del poema;

La strofa 1799 in cui sembra essere dichiarata in forma esplicita la data di redazione.

Per quanto riguarda il primo punto bisogna partire dall’ipotesi espressa da Francisco de

Bivar73, nel Cinquecento, per cui l’Alexandre avesse già 500 anni. A questa teoria si oppose padre

Sarmiento74, il quale affermò che se l’Alexandre era, tra le altre cose, imitazione dell’Alexandreis de

Gautier de Châtillon – fonte principale del testo spagnolo – non era possibile che il poema fosse stato

scritto nell’epoca supposta da Bivar. Il testo francese, infatti, fu dedicato dall’autore a Guillermo,

arcivescovo di Reims in carica dall’anno 1176 al 1201; quindi se la fonte fu scritta alla fine del XII

secolo, o come dissero altri, all’inizio del XIII, non era assolutamente possibile che la copia spagnola

fosse stata composta precedentemente. Padre Sarmiento affermò, inoltre, che il poema francese,

scritto in versi alessandrini e narrante la vita di Alessandro Magno, secondo gli studiosi non poteva

essere antecedente il 1155; di conseguenza il testo spagnolo, il quale riprende dalla sua fonte

francese non solo la materia, ma anche il metro, non poteva essere stato composto negli anni indicati

da Bivar. Bisogna considerare inoltre, che si trova traccia dell’Alexandre nel Poema de Fernán

González di cui si fissa la datazione verso il 1250.

Riguardo al secondo punto, inerente al contesto storico-culturale in cui sorge il poema, un

vasto settore della critica ritiene l’Alexandre (al pari dell’Alexandreis sua fonte) opera di radice

universitaria, legata allo studium di Palencia, operante fra il 1212 e il 1246. La scarsa

documentazione relativa all’esistenza della suddetta università e alle sue attività portano oggi i critici

a considerare le analogie non come frutto di uno studium accademico, bensì della comunità della

Cattedrale di Palencia del XIII secolo.

73 F. De Bivar, op.cit.

74 M. Sarmiento, op. cit. p. 26.

L’esame delle notizie storiche presenti all’interno del poema costituisce una via più sicura per

determinare la sua datazione. Tomás Antonio Sánchez 75, considerò come testimone la copla 2470:

non podriemos contar todas las sus visiones,

todas las que vïeron él con los sus varones,

serié luenga tardança ca son luengas razones,

non cabríen en cartas bien de quinze cabrones

la quale allude all’uso della pergamena e non della carta all’epoca dell’autore76. Questa allusione alla

pergamena e l’assenza di qualsiasi tipo di riferimento alla carta indicherebbe che la composizione

del poema sia avvenuta prima dell’introduzione della carta in Spagna, ossia prima del 1260. Egli

inoltre, considerò i continui riferimenti, presenti nel poema, ai pepiones,77 moneta di poco valore, per

cui il poema sarebbe stato scritto prima che Alfonso X, durante il suo primo anno di regno, ordinasse

la fusione di queste monete per crearne delle nuove, le burgaleses78.

Sánchez, comunque, non tralascia di sottolineare la somiglianza di stile e di linguaggio con Berceo e

infine, come vedremo più avanti, mette in risalto la questione della data celata nella famosa strofa

1799 senza peraltro riuscire a decifrarla.

Morel-Fatio79 accetta la datazione dell’Alexandre proposta da Sánchez: pensa che la

composizione del poema si debba collocare nella prima metà del XIII secolo, ma considera che la

sua redazione si debba spostare in momenti posteriori agli anni in cui le opere di Berceo furono

scritte. Questa convinzione è data dal fatto che nel suo vocabolario sono assenti parole arcaiche,

frequenti del chierico riojano (alguandre, sivelqual, etc…), sebbene non si percepisca una grande

75 Poema de Alexandre, ed. Tomás Antonio Sánchez, vol. 3, en Colección de poesías castellanas anteriores al siglo XV, 4 vols. (Madrid, Antonio de Sancha: 1782).76 J. Cañas (ed.) Libro de Alexandre, Catedra, Letras Hispánicas, Madrid, 1995, p. 25.

77 Moneta coniata da Alfonso VIII prima del 1188 e sostituita nel 1252 da Alfonso X.

78 Cfr. ibidem, pag. 26 e la nota realtiva nella medesima pagina.

79 A. Morel-Fatio, Recherches sur le texte et les sources du Libro de Alexandre , Romania, 4 (1875), p. 17.

differenza tra il Libro de Alexandre e le opere di Berceo per ciò che concerne la sintassi e lo stile. C.

Carroll Marden80 considera l’Alexandre necessariamente precedente al 1250, anno di composizione

del Fernán González, l’autore del quale lo utilizza, a volte, come sua fonte. L’opinione che fissa la

composizione del poema nella prima metà del XIII secolo, comunque, è la più generalizzata.

Ci sono state, però, alcune osservazioni contrarie: per esempio Gottfried Baist81, il quale

considera il poema un’opera giovanile di Berceo, a proposito della strofa 2522

El señor de Seçilia ¡que Dïos lo bendiga! -,

enbïóle por parias una rica loriga;

los que ivan más tarde, creo que verdad diga -,

tenién que avién fecho fallimient o nemiga.

intende il riferimento al re di Sicilia come un elogio di Federico II per la sua partecipazione alla

Crociata del 1228, fatto che lo induce a collocare il Libro de Alexandre in questi anni, o anche dopo.

Allo stesso modo, Emilio Alarcos Llorach82, sulla scia tracciata da Baist, pone l’accento sul verso

860d, nel quale si fa riferimento alla città egizia di Damietta83:

que non farié la renta de toda Damiata

Raymond Willis e Niall J. Ware si sono concentrati sull’analisi della famosa strofa 1799

dell’Alexandre (1637 nel manoscritto O; 1778 in P). Su questa strofa si era già soffermato ed

espresso Tomás Antonio Sánchez nel suo studio preliminare e aveva dichiarato che con la semplice

lettura della strofa nel manoscritto O, non era capace di decifrare la data che ivi era contenuta. La

80 C.C.Marden (ed.), Poema de Fernán González, Baltimore, 1904, pp. XXIX-XXXIV. Cfr. anche la citazione a tal proposito di Alarcos, op. cit., p. 16 e Cañas Jesús, op. cit., p.27.

81 G. Baist, Die spanische Literatur, in Grundriss der romanischen Philologie di Gustav Gröber, Strassburg, 1897, p. 403.

82 E. Alarcos Llorach, op. cit.

83 Nel 1219 i guerrieri della quinta crociata (quella che partì con Giovanni di Ungheria nel 1217), occuparono Damietta, al comando del chierico spagnolo Pelagio.

scoperta del manoscritto P nel 1888, comunque, non aiutò a sciogliere il dilemma, ma come per altri

passaggi cruciali nel poema, oscurò ulteriormente la situazione per via della sua discordanza con

l’altro manoscritto.

Allí escrivìó la cuenta ca de cor la sabié

El mundo quándo fue fecho, quántos años avìé:

De tres mill e nueveçientos e doze non tollé

Agora quatroçientos e seis mil emprendié 84

L’anno citato nel verso c è la data delle esequie di Darío secondo la Alexandreis di Gualtiero

di Châtillon (VII, 429-430) e corrisponde al 4868, esattamente il tempo della morte del re persiano

dall’inizio del mondo secondo le Etymologiae di Isidoro di Siviglia (V, 39, 21). Secondo questo

computo l’anno 6400 di P, che sembra riferirsi all’epoca in cui scrisse il poeta spagnolo, equivale al

1203-1204 della nostra era. Dobbiamo al Willis85 la prima segnalazione del problema: l’autore

dell’Alexandre si era basato sul verso 430 del settimo libro dell’Alexandreis di Châtillon per

comunicare ai suoi lettori la data esatta in cui avvenne la morte di Darío, l’imperatore dei persiani,

fatto che viene descritto nel verso c della suddetta strofa. Puntualizza, inoltre, che nessuna delle due

cifre contenute nei due manoscritti dell’Alexandre in realtà coincide con quella inserita – 4868 – nel

testo di Gautier; suggerisce quella che per lui potrebbe essere la lettura corretta di questo verso, che

coinciderebbe con l’Alexandreis, ossia:

de quatro mil nueveçientos treinta y dos les tollié

sebbene metricamente irregolare. Questo suggerimento fu accettato da Arthur Dana Nelson, il quale

nella sua edizione corregge: “de [quatro] mil nue[f] cientos [treinta e dos] les tollié”; questa data

84 Nel manoscritto P si trova scritto: “Escrevió la cuenta ca de cor la sabía / el mundo quando fue fecho e quantos annos avía/ de tres mil & nueve çientos doze los tollia / agora iiij° mil & trezientos & quinze prendía”.

85 R.S. Willis, The Relationship of the Spanish Libro de Alexandre to the Alexandreis of Gautier de Châtillon, Elliot Monographs, 31.Princeton, Princeton University, Press, 1934.

coincide totalmente con quella fornita nelle Etymologiae da S. Isidoro di Siviglia e, trasformata

secondo il calendario gregoriano, si convertirebbe nell’anno 330 a.C. Il verso 1799d contiene, in

entrambi i manoscritti la specificazione dell’anno in cui avvenne la composizione del Libro de

Alexandre. La lettura di O sembra essere erronea e, se diamo per valida la lettura di P, ammettendo

di aver seguito nella redazione la cronologia stabilita da Isidoro nelle sue Etimologías, otterremo

come data l’anno 1201-1202. Willis conclude asserendo che sarebbe necessario dimostrare

l’attendibilità della versione offerta da P, affinché la datazione riscontrata in questa strofa possa

essere accettata senza riserve, ma ciò per il momento non è possibile poiché non si hanno a

disposizione gli elementi sufficienti per questo giudizio. Ware86 conferma l’ipotesi già espressa da

Willis, in maniera più categorica e meno cauta del suo predecessore. Questi, per ragioni di regolarità

metrica, ammette come valida la lezione del verso d del manoscritto P, in quanto, afferma, che

l’autore utilizza S. Isidoro e le sue Etimologías anche in altri passi del poema, adottando il computo

del tempo per dichiarare la data in cui la sua opera letteraria si stava sviluppando. Dopo aver

effettuato le varie operazioni matematiche, indispensabili per il passaggio dalla cronologia isidoriana

al calendario gregoriano, conclude che il 1204 è l’anno in cui si dovette comporre il poema. Queste

affermazioni, come a suo tempo aveva annunciato Willis, non si fondano su basi solide e rendono

problematica l’accettazione delle sue conclusioni.

In una posizione simile si è trovato il critico Brian Dutton87, il quale ha preso come punto di

partenza una notizia trasmessa da Berceo (Duelo, strofa 101), secondo la quale l’anno di

crocifissione di Cristo è il 5200 della creazione del mondo e afferma che il 6400 sarebbe il 1233,

sebbene non esista nessuna sicurezza nella datazione. Contrariamente a quanto sostenuto da

86 N. Ware, The Date of Composition of the Libro de Alexandre; a Reexamination of Stanza 1799, Bulletin of Hispanic Studies, 42 (1965), 252-54.

87 B. Dutton, French influences in the Spanish Mester de Clerecía, in Medieval Studies in honor of Robert White Linker, ed. Brian Dutton & al., (Valencia, Castalia: 1973), pp. 73-93.

Francisco Marcos Marín88, sulla base di complessi calcoli e riferimenti alla tradizione, Lucia

Lazzerini89, perviene, come già detto, alla data del 1223. Questa data, naturalmente, non

escluderebbe a priori la paternità di Berceo. In realtà, come ben ha sottolineato Amaia Arizaleta 90,

l’ipotesi della Lazzerini è complessa tanto quanto quella di Marcos Marín e i tentativi finora esperiti

di decifrare la stanza 1799 hanno tutti un carattere artificioso.

Sulla base di quanto discusso, si può concludere che, al momento attuale, anche la questione della

datazione dell’Alexandre rimane irrisolta.

CAPITOLO II

SCOPO DEL LAVORO

2.1 Attribuzione

Uno dei problemi che il filologo deve affrontare e cercare di risolvere si presenta nel

momento in cui si trova di fronte un documento anonimo oppure firmato da un autore, di cui però

non si ha la certezza dell’autorialità. Il concetto di attribuzione è stato sintetizzato efficacemente

come “l’operazione, culminante in un giudizio critico, che ha per obiettivo, in assenza o a

complemento o a verifica di una documentazione storica, l’identificazione dell’autore di un

88 F. Marcos Marín, Establecimiento de la fecha del Libro de Alexandre, Zeitschrift für Romanische Filologie, 112, 1996, pp. 424-37.

89 L. Lazzerini, op. cit.

90A. Arizaleta, Aetas alexandrina: les figures d'Alexandre le Grand dans les textes hispaniques des XIIe et XIIIe siècles (avec un excursus sur la datation), HALSHS-00169174, 2007.

 

manufatto, cioè l’assegnazione della paternità di un’opera anonima a un produttore determinato o

l’identificazione dell’ambiente storico-culturale in cui questo manufatto è stato concepito e

prodotto”91. Il lavoro di attribuzione di un testo consiste nel confrontarsi con una serie di questioni,

quali ad esempio, il fatto che uno stesso testo venga ascritto da più testimoni ad autori diversi, o un

testo sia trasmesso anonimo da tutta la tradizione, o che testi di autori diversi siano stati confusi sotto

il nome di un unico92. In aggiunta, resta sempre aperta la questione dell’autenticità: un testo è

trasmesso fra quelli di un autore, ma ci sono sospetti che non gli appartenga, cioè che sia apocrifo e

bisogna decidere per l’autenticità o l’apocrifia.

Tradizionalmente il filologo si è sempre servito di strumenti quali lo stemma codicum per

indicare i testimoni più attendibili e il punto della tradizione in cui è avvenuta l’attribuzione erronea,

a causa di una svista o arbitrii dei copisti. Bisogna ricordare che l’attribuzione non si basa sulla

prevalenza numerica dei testimoni, ma sulla qualità e che fra due possibilità attributive (ad un autore

famoso e ad uno meno noto) la seconda ha più possibilità di essere vera (corrispondente al concetto

della lectio difficilior). Ulteriori criteri sono i dati di fatto e gli elementi storici. Questi criteri

possono essere interni, di contenuto - per cui ad esempio si può riscontrare l’accordo o disaccordo

che esiste tra un dato del testo e un dato della realtà, della cultura inerente all’autore da riconoscere o

rifiutare - oppure esterni, secondo cui un testo, trasmesso anonimo, viene attribuito ad un autore

sulla base di lettere concordi sia dell’autore che altrui93. Nell’ambito provenzale, per esempio,

Stefano Asperti94, ha risolto, più recentemente, con osservazioni di carattere esterno il caso

dell’attribuzione singularis a Raimbaut d’Aurenga proposta dal codice parigino M per i due

91AA.VV, L’attribuzione: teoria e pratica. Storia dell’arte, musicologia e letteratura, Basel, 1994, pp. 3-4.

92 Cfr. Franca Brambilla Ageno, L’edizione critica dei testi volgari Padova, 1975, (seconda edizione riveduta e ampliata nel 1984).

93 Un esempio a tal proposito ci è offerto dal Modo Nuovo de intender la lingua Zerga, cioè parlar furbesco, testo del 1545 trasmesso anonimo e attribuito ad Antonio Brocardo sulla base, appunto, sulla base di lettere concordi dell’autore e di altri. Cfr. F. Ageno, A proposito del Nuovo modo de intendere la lingua zerga, in "Giornale storico della letteratura italiana", 135 (1958), pp. 370-391.

94 S. Asperti, Sul canzoniere provenzale M: ordinamento interno e problemi di attribuzione, Studi provenzali e francesi 86/87, L'Aquila, Japadre, 1989, pp. 137-169.

componimenti Bel m’es quan la rana chanta e Dirai vos senes doptansa che tutti gli altri testimoni e

perfino M stesso attribuiscono a Marcabru. Infine, è di fondamentale importanza l’analisi dello stile

di un autore.

2.2 Stilometria

La stilometria è una procedura analitica, ormai ben diffusa in campo letterario e musicale,

che mira a identificare, misurare e confrontare i tratti caratteristici di quello che è generalmente

definito come stile. Essa si propone in pratica di scomporre, smontare, il testo letterario per meglio

comprendere come esso concretamente funzioni e, in particolare, per afferrare quali tratti costitutivi

distinguano un'opera e il suo autore da altre opere e da altri autori. La fase propriamente

interpretativa è pertanto preceduta da una fase analitica che comprende, oltre all'analisi

"tradizionale", la rappresentazione statistica di questi primissimi risultati, che, elaborati in forma

numerica e quindi comparabile, aprono tutta una serie di nuove prospettive critiche, perché

permettono un'agile e puntuale comparazione fra testi, autori o anche brani del medesimo testo o del

medesimo autore.

Tutto questo, naturalmente, rispettando alcune premesse metodologiche di base. Il calcolo

dello stile, infatti, si fonda su una preliminare selezione dei principi comunicativi che riteniamo

espressivamente rilevanti e che possono essere matematicamente misurabili: in letteratura, per

esempio, si considerano di solito caratterizzanti la lunghezza delle parole, delle proposizioni o dei

periodi, la distribuzione della punteggiatura o la frequenza di determinate parole e registri.

L’avvento dei computer nel campo della stilometria ha determinato l’automazione e,

pertanto, la velocizzazione di procedure complesse, anche se a tutt’oggi la metodologia di analisi dei

testi è rimasta quella tradizionale. I metodi utilizzati finora negli studi di stilometria sono rimasti

quello legato alle misurazioni relative alle parole (la loro lunghezza, la loro occorrenza, la loro

frequenza in termini percentuali etc.) e quello legato allo studio della frase (il numero di parole di

cui è composta, la sua lunghezza media, etc.). Intorno a questi due modi di valutare un testo sono

fioriti numerosi studi già dalla seconda metà dell’ottocento, studi che hanno preso ad avvalersi dei

computer negli ultimi quarant’anni del secolo scorso.

È piuttosto intuitivo che lo stile di un autore possa essere in qualche modo caratterizzato

studiando la lunghezza delle frasi che scrive e dalle function word che utilizza. Consideriamo, ad

esempio, il lavoro di Alvar Ellegård95 sulle Junius Letters, una serie di lettere anonime apparse a

Londra fra il 1769 e il 1772 sul Public Advertiser. Con l’aiuto di uno dei primi computer, Ellegård

ha esaminato lo stile e l’utilizzo delle parole nelle Junius Letters: ad esempio, il termine “among” è

stato usato 35 volte, mentre mai compare il termine “amongst”. Negli scritti dei possibili autori,

spicca per somiglianza Philip Francis (usa 66 volte il termine “among” e una sola volta “amongst”)

rispetto a un gruppo di autori di controllo (utilizzano “among” 512 volte contro “amongst” 114

volte). Questo tipo di confronto, reiterato per centinaia di lemmi, ha permesso ad Ellegård di stabilire

che l’ipotesi che Junius, l’anonimo critico della politica del re Giorgio III, sia in effetti sir Philip

Francis, è 30.000 volte più probabile rispetto all’ipotesi che non lo sia.

Il maestoso lavoro di Mosteller e Wallace sui Federalist Papers96 è stato la prima

convincente prova della capacità della stilometria di dimostrare l’autorialità di un testo. Nei primi

anni 60, gli statistici Frederick Mosteller e David Wallace proposero l’uso delle function words per

determinare la paternità di un’opera. Essi analizzarono i Federalist Papers, 85 saggi pubblicati

anonimi fra il 1787 e il 1788 per esortare gli abitanti di New York ad adottare la nuova Costituzione

degli Stati Uniti. Gli studiosi hanno a lungo creduto che a scrivere i saggi siano stati Alexander

Hamilton, James Madison, and John Jay, ma Hamilton e Madison si contendono la paternità di 12

saggi. Per stabilire chi avesse scritto i suddetti saggi, Mosteller and Wallace hanno confrontato l’uso

delle parole in altri scritti, di sicura autorialità, di Hamilton e Madison. Si è evidenziato, per

95 A. Ellegård, A Statistical Method for determining Autorship: The Junius Letters 1769-1772. Gothenburg University, 1962.

96 F. Mosteller, D.L. Wallace, Inference and Disputed Authorship: The Federalist, Reading, Addison-Wesley, 1964

esempio, che Hamilton usava il termine "upon" circa 10 volte più spesso di Madison. Selezionando

trenta di questi termini distintivi, Mosteller and Wallace hanno studiato ogni singolo saggio. Di base,

Mosteller and Wallace assumevano che, per ogni saggio, la probabilità di paternità fosse eguale, per

Madison e per Hamilton. Gli statistici hanno quindi utilizzato le frequenze dei trenta termini, un

termine alla volta, per modificare questa probabilità. In conclusione, essi assegnano la paternità di

tutti e 12 i saggi in questione a Madison, in accordo con le opinioni prevalenti degli storici.

Citiamo inoltre il lavoro di Ian Marriott97 sulla Historia Augusta98, che indica come la HA sia

più probabilmente opera di un unico autore anziché di sei. Marriott ha condotto due esperimenti. Il

primo confronta la lunghezza delle frasi di tutti gli autori della HA con un set di controllo di autori

dell’epoca (Ammiano Marcellino, l’anonimo del De Rebus Bellicis, selezioni dal Codex

Theodosianum): i sei autori della HA non mostrano fra loro significative differenze mentre sono

nettamente distinti da ciascuno dei testi di controllo. Il secondo test è condotto a partire dal tipo di

termine grammaticale disposto all’inizio e alla fine della frase. Anche qui, il risultato mostrava una

notevole uniformità fra i sei autori e una grande divergenza con gli autori di controllo (Aurelio

Vittore, Ammiano Marcellino). Il lavoro ha ricevuto alcune critiche perché gli esperimenti (basati

entrambi sullo studio della frase) risentono ovviamente della punteggiatura e rischiano, pertanto, di

rilevare caratteristiche relative agli editori e non lo stile degli autori.

L’analisi stilometrica è dunque senz’altro più rigorosa quando affronta lo studio delle parole.

In Italia l’impiego della stilometria ha permesso di condurre a termine uno dei lavori di attribuzione

più famosi della letteratura, quello del Fiore, assegnato da Gianfranco Contini a Dante Alighieri99.

Oltre a ricordare i già noti criteri esterni – fra i quali citiamo la firma interna ser Durante e la 97 I. Marriot, The Authorship of the Historia Augusta: Two Computer Studies. Journal of Roman Studies, 1979, 69, pp. 65-77.

98 Una raccolta di biografie di imperatori e usurpatori che va dal 117 al 284, opera, forse, di sei scrittori diversi (conosciuti collettivamente come gli Scriptores Historiae Augustae: Elio Spartiano, Giulio Capitolino, Vulcacio Gallicano, Elio Lampridio, Trebellio Pollio, Flavio Vopisco).

99 Gianfranco Contini, Il Fiore, in Enciclopedia Dantesca, II, 1970, pp. 895-901.

menzione di Sigieri di Brabante che è anche nella Commedia – Contini procede a un rigoroso

raffronto stilometrico fra i sonetti del Fiore e le opere dantesche, basato sullo studio delle parole

(frequenza di lemmi, stilemi lessicali, stilemi associativi, frequenza di francesismi, lemmi disposti in

posizione di rima, ecc.) ma anche sulla rilevazione di riscontri fonici. Ciononostante, come a

sottolineare i limiti dell’approccio stilometrico, uno dei lavori di linguistica computazionale appena

pubblicati, sottrae il Fiore alla paternità dantesca per attribuirlo a Dante da Maiano100 .

2.3 Linguistica computazionale e genetica

L’avvento della stilometria segna dunque l’introduzione di strumenti matematici alla ricerca

di relazioni quantitative all’interno del testo letterario. Questa ricerca non è fine a se stessa ma è

sottesa all’idea che i dati quantitativi fungono da indicatori della presenza nel testo di proprietà

qualitative che non appaiono in evidenza al livello semantico.

In moltissimi testi101,102 in cui si introducono i problemi della stilometria realizzata con

strumenti informatici, si fa ormai ricorso al parallelo tra il linguaggio e il codice genetico.

Simmetricamente, come le sequenze di DNA possono essere viste quali vere e proprie stringhe –

rappresentate con caratteri al pari di qualsiasi altro testo scritto e formalmente organizzate in modo

da trasmettere un significato – così il linguaggio e lo stile portano la firma “genetica” di un soggetto

scrivente, al pari di un campione biologico qualsiasi.

Si può comprendere agevolmente, in tale analogia, che ad esempio due stringhe di caratteri

uguali estrapolate da due testi diversi sono la spia di una qualche vicinanza ‘genetica’ tra queste

opere. Se poi le stringhe uguali risultano essere ancora più numerose, allora il grado di somiglianza è

100 P. Stoppelli, Dante e la paternità del Fiore, Roma 2011.

101 D. Benedetto, E. Caglioti, V. Loreto, Language Trees and Zipping, Physical Review, Letters, 2002.

102 L. Gnesi, Linguistica e DNA .Letteratour, un tour nel mondo della letteratura., www.letteratour.it.

progressivamente maggiore, finché, a un certo punto, si ha motivo di sospettare che le opere

scaturiscano dalla penna dello stesso autore. Lo stile, infatti, può essere considerato come “una

combinazione unica di caratteri genetici, cioè di tratti formali che caratterizzano un gruppo di

opere”.103 Questo vuol dire che le singole parole, la loro frequenza e persino i gruppi di lettere che

concorrono a formarle, non ci interessano più in sé e per sé, mentre sono, invece, in grado di fornirci

preziose informazioni se considerate all’interno degli schemi in cui si raggruppano, dei segmenti che

creano. In altri termini bisogna ricercare i pattern ricorsivi, non concentrandosi solo sulla parola o

sulla frase che ricorre in più opere, ma anche su stringhe di segni grafici (lettere, spazi, segni

diacritici) comuni a uno o più testi e che danno sì forma a parole e frasi, ma anche solo a parti di esse

e che, pertanto, possono risultare prive di senso compiuto alla lettura. Come giustamente nota

Maurizio Lana104, è la ridondanza a stabilire le regole di comunicazione e, dunque, lo stile, cioè

l’insieme di quei criteri che rendono unico e inconfondibile il modello comunicativo adottato da un

autore.

2.4 Albero Filogenetico

Per analizzare le relazioni evolutive in biologia come in linguistica computazionale, bisogna

innanzitutto calcolare la distanza evolutiva esistente fra ogni singola coppia di sequenze genomiche

o stringhe di testo. Per fare questo le sequenze vanno allineate a coppie fra di loro in tutte le possibili

combinazioni. Per ogni allineamento viene quindi calcolata la “distanza” con uno qualunque dei

metodi a disposizione. Una volta calcolate le distanze, queste possono essere rappresentate in una

matrice delle distanze. La matrice ha tante righe e tante colonne quante sono le sequenze prese in

considerazione, e all'interno di ogni cella della matrice, è rappresentata la distanza misurata fra le

due sequenze. La diagonale della matrice contiene le distanze fra ogni sequenza con se stessa ed ha

quindi valori tutti a 0. La metà della matrice contiene valori identici all'altra metà, dal momento che

103 M. Lana, Testi, stile, frequenze, in M. Ricciardi (a cura di), Lingua, letteratura e computer, Torino, Bollati-Boringhieri, 1996, p. 36.

104 M. Lana, op. cit., pag. 35.

la distanza fra una sequenza A ed una B è uguale alla distanza fra B ed A, e può quindi essere

lasciata vuota.

Nella figura è rappresentata la matrice di distanze di una serie di geni ortologhi di globine

appartenenti a diverse specie di primati105.

Scimpanzé Uomo Gorilla Orango Macaco Scim. Ragno

Scimpanzé -

Uomo 0.014 -

Gorilla 0.02 0.015 -

Orango 0.04 0.03 0.04 -

Macaco 0.08 0.07 0.08 0.08 -

Scim. Ragno 011 0.10 0.10 0.11 0.12 -

Conoscendo la matrice di distanze fra una serie di sequenze omologhe il modo migliore per

rappresentare le relazioni evolutive ipotetiche esistenti fra di loro è quello di usare un albero

filogenetico. Un albero filogenetico è un grafico costituito da una serie di nodi (o unità

tassonomiche) collegati fra di loro da rami. I nodi esterni dell'albero si chiamano foglie e non hanno

nodi figli. Le foglie rappresentano le sequenze note e sono chiamate unità tassonomiche operative.

I nodi interni rappresentano le unità tassonomiche sconosciute, di cui non è nota la sequenza,

progenitrici delle sequenze rappresentate dai nodi figli. Il nodo senza sequenza genitore è detto

radice dell'albero. La lunghezza dei rami rappresenta il tempo trascorso tra una sequenza e l'altra,

con i nodi posti più in alto che si sono originati prima. La distanza fra due sequenze qualsiasi è

quindi rappresentata dalla somma dei rami che le collegano.

105 Modificata dal sito http://biologiaumana.altervista.org/.

Nelle due figure in basso, un esempio di albero filogenetico in biologia e l’albero filogenetico

dei primati proposto da Haeckel nel 1889106

Fig.1: Esempio di albero filogenetico in biologia Fig 2: L’albero filogenetico dei primati proposto da Haeckel nel 1889

In biologia, però, le mutazioni genetiche sono casuali. Pertanto, non siamo in grado di

ricostruire il vero Albero Filogenetico, ma solo il ‘miglior albero’, cioè quello che descrive la

Filogenesi nel modo più plausibile. Per ottenere questo risultato molte Università e gruppi di

ricerca hanno creato vari algoritmi implementati in software e resi disponibili grazie a Internet. I

pacchetti di software che contengono i programmi coi quali costruire gli alberi utilizzano metodi

di ricerca euristici per scandagliare una gamma di alberi possibili e disegnare, infine, quello più

probabile.

Esistono sostanzialmente due tipi di metodi per costruire Alberi Filogenetici: il primo

tipo è quello character-based, il quale usa una sequenza di dati, per esempio stringhe di DNA o

sequenze di proteine, per inferire quale sia l’albero che ne rappresenta la filogenesi nel modo

106 L’immagine è tratta dal sito Web http://scienzebiologiche.unipr.it.

migliore; il secondo tipo è quello distance-based. In questo caso l’albero viene costruito

valutando le differenze (distanze) tra gli elementi da analizzare e creando una matrice in cui

viene riportata la distanza tra tutte le coppie che si possono formare coi suddetti elementi.

All’interno di questa suddivisione, poi, esistono innumerevoli altri metodi quali, per esempio,

quello maximum-likelihood o quello parsimony-based, ognuno con specificità diverse, sicché la

valutazione di quale algoritmo e quale metodo usare spetta allo studioso, che deve fare questa

valutazione in relazione al caso di studio che sta affrontando. Qui ci basta dire che il metodo

utilizzato per il presente lavoro è un metodo distance-based, cioè un metodo attraverso il quale

si costruisce l’Albero Filogenetico a partire da una matrice in cui sono riportate le distanze tra

gli elementi da classificare.

2.5 Scopo del lavoro

La presente ricerca si propone di misurare, con metodi e strumenti informatici, la distanza fra i

testi canonici del corpus Berceano e il Libro de Alexandre, in modo da verificare l’attribuzione del

poema a Gonzalo de Berceo. Secondariamente, potremo ricostruire un verosimile albero filogenetico

che includa oltre all’Alexandre e alle opere di Berceo, le principali opere del Mester de Clerecía. Al

medesimo scopo, è stata condotta un’analisi stilometrica “classica” delle opere canoniche di Berceo,

del Libro de Alexandre e del Libro de Buen Amor di Juan Ruiz. Con l’espressione Albero

Filogenetico intendiamo qui una rappresentazione grafica dell’origine e sviluppo nel tempo di gruppi

o famiglie di opere.

Al fine di verificare l’attribuzione a Berceo del Libro de Alexandre, divideremo in segmenti di

8, 16 o 32 Kb il poema e le confronteremo con tutte le opere riconosciute del corpus berceano

(Milagros de Nuestra Señora, El duelo de la Virgen, Loores de Nuestra Señora, la Vida de San

Millán, la Vida de Santo Domingo de Silos, la Vida de Santa Auria, Los Signos que aparecerán antes

del juicio final, il martirio de San Lorenzo, Himnos, Del Sacrificio de la misa), prendendo in

considerazione, nel set di controllo, altre opere del periodo come il Libro de Buen Amor di Juan

Ruiz, il Rimado de Palacio di Pero Lopez de Ayala, il Poema di Fernán Gonzáles, il Libro de

Apolonio. Vale la pena, in questa sede, di dedicare alcune righe alla descrizione di queste ultime

opere.

Il Libro de Buen Amor fu scritto in cuaderna vía dall’Arcipreste de Hita, Juan Ruiz. La

datazione è incerta, 1330 o 1343, a seconda dei manoscritti. L’opera, a sfondo religioso-didattico,

contiene anche strofe a carattere giullaresco e riferimenti epici e profani, e riveste particolare

interesse per l’implicita contrapposizione e sintesi del Buen Amor rivolto a Dio e quello terreno.

Il Rimado de Palacio fu scritto da Pero Lopez de Ayala fra il 1378 e il 1403. E’ un poema di

circa 8200 strofe in cuaderna vía, a tema etico, religioso e sociale. Venne composto parzialmente nel

carcere di Oviedo, dove López de Ayala venne imprigionato per qualche anno, ed affrontava anche i

limiti e le mancanze della politica del suo tempo.

Il Poema di Fernán Gonzáles, è un’opera anonima, datata fra il 1250 e il 1266, sicuramente

posteriore alle opere di Berceo e al Libro de Alexandre, a tema epico. Il protagonista è un

personaggio centrale nella Reconquista e primo conte di Castiglia: il poema è incentrato sulle sue

campagne contro i mori e i sovrani dei regni limitrofi di León e Navarra.

Il Libro de Apolonio, ad argomento storico-mitologico, tradizionalmente datato attorno alla

metà del XIII secolo e ritenuto posteriore all’Alexandre, è un poema anonimo, anch’esso in

cuaderna vía, basato su una novella tardo-antica del V-VI secolo, attribuita a Celio Simposio.

Le ultime due opere, come l’Alexandre, sono anonime e la temperie culturale nella quale hanno

visto la luce, è la medesima o è di poco successiva a quella del Libro. Viceversa, includiamo nel set

di controllo le opere di Ruiz e Ayala, anche se di molto posteriori, in quanto rappresentative, come il

corpus berceano, del Mester de Clerecia.

CAPITOLO III

STRUMENTI E METODI

3.1 Gli strumenti

Gli strumenti di cui ci serviremo per questo lavoro sono:

1) Un algoritmo per il rilevamento di pattern linguistici uguali e ricorrenti all’interno

dell’intero corpus berceano;

2) Il corpus delle opere canoniche di Gonzalo de Berceo, il Libro de Alexandre, il Libro de

Buen Amor di Juan Ruiz, il Rimado de Palacio di Ayala, il Libro de Apolonio e il Poema

de Fernán Gonzáles, tutti in formato elettronico, delle quali illustreremo quali siano e in

cosa consistano le caratteristiche che li rendono machine readable e che, quindi, ce ne

permettono l’analisi attraverso procedimenti automatici;

3) Bash: un ambiente dal quale poter impartire i comandi al computer e che abbiamo usato

per creare una libreria di script;

4) Una libreria di script, cioè di brevi programmi con cui sono stati preparati i testi per gli

esperimenti che dovevamo condurre;

5) Un sistema operativo Linux, basato su Unix, all’interno del quale sono stati utilizzati gli

altri strumenti elencati;

6) Fitch e Consense:107 due programmi che implementano algoritmi per l’analisi filogenetica

e per la costruzione di alberi;

107 Fitch e Consense sono due programmi contenuti in PHYLIP (Phylogeny Inference Package) versione 3.5 Revisione c. Department of Genetics, University of Washington, Seattle. L’intero pacchetto è reperibile presso il sito Internet http://evolution.genetics.washington.edu/phylip.html

7) Il programma Concordance, versione 3.3, disponibile online, e il programma Analisi

Lessicale dei Testi, anch’esso disponibile online, in ambiente Access, per lo studio

stilometrico dei testi.

Soffermiamoci brevemente sull’algoritmo per il reperimento delle stringhe. Si tratta di uno

zipper o compressore di dati, un programma estremamente diffuso che si usa per comprimere i file in

formato elettronico e renderli più piccoli quando, per esempio, non abbiamo spazio sufficiente per

immagazzinarli su un supporto di memoria magnetico (floppy disk e hard disk) o ottico (CD-Rom e

DVD). Lo zipper scelto per questo lavoro è BCL1, creato da Benedetto, Caglioti e Loreto108

realizzato a partire dal più noto e precedente LZ77, creato da Lempel e Ziv nel 1977109. Per capire

meglio come funziona l’algoritmo di compressione LZ77, nonché la sua modifica BCL1, e cosa sia

la distanza informatica tra più testi, ovvero il valore che stiamo misurando per l’esperimento di

attribuzione e per quello di creazione dell’albero filogenetico, dobbiamo fare riferimento alla teoria

della compressione110 formulata da Shannon, su cui ancora oggi si basano gli zipper. Lo studioso

stabilì che esiste un limite invalicabile nella compressione dei dati, e che questo limite, detto H, è il

limite massimo entro il quale si possono sottrarre informazioni al messaggio senza che questo perda

il proprio significato. A questo limite (H) Shannon diede il nome di Entropia.

Il teorema di Shannon è legato concettualmente al funzionamento degli zipper in quanto questi

applicativi eliminano proprio gli elementi ridondanti contenuti nell’informazione, e quindi, tolte tutte

le ridondanze giungono a una soglia oltre la quale non riescono più a comprimere ulteriormente

l’informazione. Emerge, in questo modo, il concetto di ridondanza, cioè il tratto più prevedibile di

un messaggio, la semplice ripetizione di informazioni. Ogni atto comunicativo prevede una qualche

108 A. Puglisi, D. Benedetto, E. Caglioti, V. Loreto, A. Vulpiani, Data Compression and Learning in Time Sequences Analysis”, Physica D, 92, 2003.

109 Un algoritmo di compressione adattivo basato sull’uso di un dizionario. È il più comune e diffuso rappresentante della famiglia di compressori identificati dalla sigla LZ. Esso è alla base del funzionamento dei normali zipper che utilizziamo nei computer destinati a uso domestico. Ne sono alcuni esempi PkZip, con la sua notissima interfaccia grafica che prende il nome di WinZip; Rar con un’interfaccia grafica altrettanto nota col nome di WinRar, e poi ancora Stuffit Expander, etc.

110 C. Shannon, A Mathematical Theory of Communication , Bell System Technical Journal, 1948, 27, p. 379.

forma di ridondanza, la cui utilità è quella di contrastare l’azione del ‘rumore’ presente nel canale di

trasmissione, cioè di un qualsiasi fattore che interferisca col processo comunicativo. In termini più

semplici, si può dire che la ridondanza permette la conservazione del messaggio al di là delle

interferenze che possono disturbarlo durante il percorso dalla sorgente al destinatario.

Vediamo allora brevemente, e senza scendere troppo nel dettaglio, come funziona il

compressore in relazione a questi concetti. LZ77 comprime i file di testo passando attraverso due

fasi. Nella prima, di indicizzazione, l’algoritmo legge il file da sinistra a destra considerando un

carattere alla volta e assegnando a ciascun carattere due numeri: uno identifica la posizione di quel

carattere all’interno del testo, l’altro rimanda alla precedente occorrenza del medesimo carattere.

Nella fase successiva, avviene la compressione vera e propria, durante la quale lo zipper rintraccia

ogni sequenza di caratteri contenuta nel proprio dizionario, già rinvenuta in precedenza, e le

sostituisce un puntatore che rimanda alla posizione dell’occorrenza precedente di quella medesima

stringa.

Facciamo ora un esempio per chiarire il concetto di entropia in relazione a quello di

ridondanza. Immaginiamo di sottoporre a LZ77 un primo brano (I), della lunghezza di 10.000

caratteri, tratto dall’Alexandre. Lo zipper comincerà a leggere il brano e, sin dall’inizio, ne

riconoscerà e memorizzerà le sequenze di simboli grafici che vi ricorrono uguali. Procedendo nella

lettura, poi, sarà in grado di riconoscere ogni elemento ricorsivo e di catalogarlo come già riposto

nella propria memoria. La fine dell’elaborazione coincide col momento in cui lo zipper raggiunge il

limite massimo previsto dalla teoria di Shannon, ovverossia quando il file è al proprio massimo

grado di comprimibilità. Un file compresso naturalmente è più piccolo di quello originario. Esso

contiene solo la posizione e la frequenza di tutti gli elementi che lo compongono. La differenza tra la

grandezza del file di input e quello di output, coincide con quella che chiamiamo la sua entropia.111

111 Per una prima idea di questo valore potrà anche essere sufficiente osservare in che misura il file si sia ridotto.

Immaginiamo ora, invece, di fornire a LZ77 un altro file (II) e supponiamo che questo nuovo

testo sia quasi uguale a quello precedente, (lo stesso stralcio dell’Alexandre). Stavolta, però, usiamo

solo i primi 9000 caratteri (mille di meno dell’esperimento precedente) ai quali aggiungiamo 1000

caratteri estrapolati da un altro testo, magari di un altro autore e, perché no, scritto anche in un’altra

lingua, per esempio l’inglese. Ora che abbiamo di nuovo un file di 10.000 caratteri chiediamo a

LZ77 di comprimerlo di nuovo. Anche stavolta il compressore comincerà a leggere il brano e a

‘impararne’ gli schemi linguistici ricorsivi e si comporterà come nell’esempio precedente. Ora però,

supponiamo che nel momento in cui supera i primi 9.000 caratteri in spagnolo e passa ad analizzare

il testo aggiunto di 1000 caratteri in inglese, l’algoritmo non impari più a riconoscere i nuovi pattern

linguistici presenti nel secondo brano. In questo caso molti schemi ricorsivi che ha appreso in

precedenza gli saranno inutili a causa del cambiamento di lingua: per esempio nella nuova sequenza

lo zipper incontrerà gruppi ricorsivi come th , o la sequenza xy e così via. Non essendo in grado di

imparare i pattern ricorsivi della nuova lingua il compressore non riconoscerà le nuove ridondanze e

non le eliminerà. A parità di lunghezza dei due brani iniziali, quindi, l’azione di compressione dello

zipper sul file (II), quello ibrido, risulterà meno efficace di quella sul file (I). La differenza tra il

grado di compressione ottenuto nel primo esperimento e quello ottenuto nel secondo, è chiaro, è

dovuta al brano estraneo introdotto. Maggiore sarà la quantità di elementi estranei maggiore sarà la

differenza e viceversa. È questo il valore che chiamiamo Entropia Relativa (cross entropy) o

‘distanza informatica’ tra coppie di testi.

Affinché lo zipper funzioni e ci permetta di estrarre pattern linguistici reiterati, occorre

fornirgli un testo in formato machine readable. L’espressione indica un “testo sottoposto a una

particolare codifica e passato su un particolare supporto in modo tale da poter essere gestito con

procedimenti automatici, in concreto mediante un computer”112: in altre parole un testo elettronico,

leggibile da un computer, immagazzinabile in formato testo (txt) nell’Hard Disk e convertibile in

linguaggio binario.

112 T. Orlandi, Informatica umanistica, Roma, La Nuova Italia Scientifica, 1990, p. 119.

La particolarità di questo formato risiede soprattutto nel fatto che in esso ogni informazione (le

singole lettere dell’alfabeto; i segni d’interpunzione; quelli diacritici; gli spazi e gli a capo) è

rappresentata in forma numerica binaria e corrisponde a un byte di informazione. La ISO113 ha creato

una tabella di associazione tra caratteri e numeri binari per le lingue che si esprimono attraverso

l’alfabeto latino. La tabella, detta per questo motivo ISOlatin1, è composta di 256 caratteri associati

ad altrettanti numeri scritti in codice binario. In codice binario il numero 256 equivale a “11111111”,

un numero composto di otto cifre. Poiché dunque tutti i caratteri della scrittura sono espressi con un

massimo di otto cifre, questo valore è stato preso come unità di misura e prende il nome di byte. Un

testo machine readable, pertanto, è un testo in cui a ogni byte di Informazione corrisponde un solo

carattere. Il corpus berceano che abbiamo usato segue questa codifica.

Tra quelli disponibili in Rete, la Biblioteca Virtual Miguel de Cervantes114, disponibile

gratuitamente, ha fornito i testi delle opere di Berceo e tutte le altre opere di riferimento. Non

disponendo di versioni in formato elettronico dell’Alexandre, si è scannerizzata e resa in formato

machine readable l’edizione del Libro de Alexandre115 del 2003 a cura di Jesús Cañas,.

Fitch e Consense sono due programmi per la creazione di alberi filogenetici e sono contenuti

in PHYLIP116, un pacchetto di software creato per compiere inferenze di vario genere sulla

filogenesi. Fitch è un software che implementa un algoritmo di tipo distance-based. Vale a dire che

questo algoritmo costruisce alberi filogenetici a partire da una matrice in cui sono riportate le

distanze tra tutte le coppie che si possono creare col numero di elementi a disposizione per l’analisi.

L’algoritmo esamina dunque la prima coppia e costruisce un primo albero parziale. Ovviamente in

113 International Organization for Standardization: organizzazione non governativa con sede a Ginevra, creata nel 1947 per promuovere la standardizzazione e facilitare in questo modo lo scambio di servizi.

114 http://www.cervantesvirtual.com.

115 J. Cañas Murillo (Ed.), Libro de Alexandre. Madrid 2003.

116 PHYLIP è un pacchetto di software per la filogenesi che contiene più di trenta programmi (che implementano altrettanti algoritmi) per disegnare alberi filogenetici. I programmi sono scritti nei linguaggi di programmazione C e Pascal e sono disponibili per Windows, Dos e Macintosh.

questo caso la topologia risultante è forzata. Infatti per due elementi è possibile una sola

disposizione. L’albero risultante dalla prima coppia mostrerà le due istanze che la compongono

come due foglie, disposte all’estremità di due rami, che si intersecano in un nodo. Di seguito

l’algoritmo passa alla terza istanza da classificare, ne considera la distanza dalle due precedenti e

cerca la posizione migliore in cui collocarla; ogni volta che compie questa operazione, cioè al

momento di inserire una nuova istanza nell’albero, l’algoritmo torna indietro e ri-valuta la migliore

disposizione possibile dei rami tenendo conto di quello nuovo che deve creare e inserire. Ogni volta,

quindi, i rami vengono rimescolati (rearrangement) al fine di ottenere il miglior albero possibile. Il

processo continua finché non sono stati inseriti tutti gli elementi. A questo punto il rearrangement si

ferma e il programma termina. Nonostante gli alberi che produce non siano in realtà il vero albero

cercato, bensì i migliori alberi possibili, la procedura del rearrangement rende i risultati di Fitch

piuttosto attendibili e vicini al reale sviluppo filogenetico di un gruppo.

Consense, invece, è un software che serve all’analisi di gruppi di alberi. Da quest’analisi il

programma fa scaturire un ‘albero di consenso’, espressione con la quale si intende una

rappresentazione grafica che sintetizzi e, in qualche modo, tenga conto di tutte le posizioni che i

diversi taxa hanno assunto in tutti gli alberi che vogliamo analizzare. In altre parole un albero di

consenso è composto dai gruppi monofiletici che ricorrono quante più volte possibile negli alberi che

dobbiamo studiare. Gli alberi di consenso possono essere realizzati principalmente seguendo 2

metodi diversi: majority rule e strict consensus. Nel primo caso l’albero di consenso mostra tutti i

gruppi monofiletici che compaiono più del 50% delle volte negli alberi che deve analizzare e che gli

vengono forniti come input, nel secondo caso, invece, Consense riporta soltanto i gruppi che sono

comparsi in tutti gli alberi in input e scarta gli altri. Nel nostro lavoro abbiamo utilizzato il metodo

dello strict consensus.

Analisi Lessicale dei Testi è un programma che consente di determinare la frequenza dei

termini di testi di letteratura, confrontare la frequenza dei termini di testi di autori diversi allo scopo

di analizzarne lo stile, calcolare la lunghezza delle parole e la lunghezza del periodo, nel nostro caso

dei versi, e confrontare la ricchezza lessicale di testi diversi. Concordance è un altro programma di

analisi testuale che, oltre a calcolare la frequenza e la ricorrenza dei termini, come quello precedente,

costruisce degli indici ed elenca le parole contenute in un testo, compara differenti usi di una parola

mediante la creazione delle concordanze, analizza le parole chiave e costruisce istogrammi che

rappresentano la percentuale delle parole di una determinata lunghezza all’interno dei vari testi.

3.2 Metodo di reperimento e preparazione dei testi

Come la gran parte delle raccolte reperibili in rete, i testi necessari al nostro lavoro sono

risultati scritti utilizzando il linguaggio HTML (Hyper Text Markup Language)117, mentre a noi

necessitavano testi in formato txt.

La presentazione delle opere letterarie in Rete è, a volte, piuttosto scadente. A parte evidenti

problemi di formattazione (inizio dei capoversi o dei versi non allineati, parti del testo non

giustificate o giustificate male) vi sono diversi altri problemi, in particolare la mancanza di

omogeneità nei criteri seguiti per la transcodifica. Questo vuol dire che, per esempio, i nomi dei

personaggi sono scritti a volte a lettere maiuscole, altre volte presentano in maiuscolo soltanto

l’iniziale. Inoltre vi si riscontrano doppie spaziature tra le parole, interlinee doppie anziché singole e

così via. Queste imprecisioni, tra l’altro perfettamente comprensibili come errori umani, rendono

impossibile il lavoro del computer.

Per contro, la trascrizione manuale dei testi espone anch’essa alla possibilità di infiniti altri

errori, oltre che rendere impossibile, dati gli ovvi limiti di tempo, il controllo rigo per rigo di tutte le

opere da analizzare. Pertanto, abbiamo scelto i testi in formato elettronico messi a disposizione dalla

Biblioteca Virtual Miguel de Cervantes 118 e li abbiamo convertiti in file di testo txt.

117 Un linguaggio usato per descrivere i documenti ipertestuali disponibili su Internet. Non è un linguaggio di programmazione, bensì di markup, in quanto descrive il contenuto, testuale e non, di una pagina Web.

118 http://www.cervantesvirtual.com.

In seguito è stato utilizzato Bash119 per creare degli script, cioè dei programmi semplici,

composti per lo più da una breve serie di comandi, che provvedessero a restituire al testo una

formattazione omogenea. Attraverso questi script abbiamo fatto sì che il computer allineasse tutte le

righe di testo non giustificate a sinistra, che eliminasse le interlinee vuote, i doppi a capo e così via.

Nella seconda fase del lavoro è stato necessario creare una libreria di script per epurare il testo

da elementi che secondo la nostra analisi erano estranei e potevano interferire sia sulla produzione

dei risultati sia sulla per loro analisi. A tal fine è stato creato uno script che eliminasse la

punteggiatura dei testi. Gli script che abbiamo creato successivamente sono serviti eliminare dal

testo le indicazioni riguardanti la suddivisione in capitoli e la numerazione dei versi.

3.3 Metodo per la creazione degli Alberi Filogenetici

La fase successiva a quella di ‘pulizia’ è stata quella della preparazione vera e propria per

rendere i testi analizzabili da BCL1. Questo strumento, infatti, non può analizzare brani di lunghezza

illimitata: il suo limite massimo corrisponde alla misura informatica di 32 Kilobyte (Kb). Sappiamo,

quindi, che in un testo machine readable ciascun carattere della scrittura, comprese le spaziature, i

segni diacritici etc, corrisponde a un byte di informazione120, e poiché per convenzione 1 Kb equivale

a 1024 byte, 32 Kb corrispondono a 32.768 byte o caratteri di testo ne consegue che una sequenza,

confrontata con un altro brano della stessa lunghezza, permette il reperimento di un numero molto

elevato di stringhe comuni.

Poiché la grandezza delle opere analizzate varia dai 33 Kb de El Duelo de la Virgen ai 441 Kb

del Libro de Alexandre, ogni opera è stata divisa in più frammenti, da 4 o da 8 Kb, a seconda del

confronto, come poi vedremo. I resti della divisione, cioè i brani più piccoli di 4 Kb, sono stati

eliminati per evitare che i risultati ottenuti potessero essere influenzati dalla differenza nelle

dimensioni dei testi.

119 Si veda il capitolo Strumenti.

120 Si veda il capitolo Strumenti.

Per poterli distinguere, poi, i diversi frammenti di ogni opera sono stati contrassegnati da un

gruppo di due lettere progressive.

Per ciascuna opera abbiamo ottenuto così almeno due frammenti di 8 Kb. Al momento della

misurazione con BCL1 abbiamo sottoposto all’algoritmo non le opere intere, bensì un segmento

grande 8 Kb di ciascuna delle opere che compongono il Corpus Berceano .

Naturalmente, dato l’alto numero di frammenti ottenuti attraverso la ripartizione, si è potuto

ripetere la misurazione più volte su diverse combinazioni di brani. In altre parole la distanza tra le

opere è stata ricalcolata più volte, utilizzando parti diverse di ogni opera, in modo da ottenere una

maggiore robustezza e affidabilità dei risultati. I dati sono poi stati forniti come input a Fitch121 che,

in base alle distanze calcolate da BCL1 ha prodotto alberi filogenetici diversi. Va precisato che la

scelta dei brani è stata del tutto casuale perché, di nuovo, affidata a uno script cui è stato chiesto di

‘sorteggiare’ i brani da impiegare negli esperimenti. Questa procedura è servita a escludere che la

conoscenza delle opere potesse in qualche modo influenzare i risultati.

Per verificare i risultati ottenuti e scongiurare l’eventualità che la descrizione della filogenesi

possa essere influenzata dalle dimensioni dei brani, abbiamo ripetuto gli esperimenti su segmenti di

testo progressivamente più piccoli (5 Kb e poi 3 Kb). Coi dati ottenuti da questi ulteriori esperimenti

abbiamo creato altri alberi filogenetici.

Gli alberi ottenuti sono stati poi forniti come dati di input a Consense, l’algoritmo per la

creazione degli Alberi di Consenso.122 Questo software ha creato così tre alberi, uno per ciascun

gruppo, che rappresentano la filogenesi di tutte le opere testate, il loro rapporto di parentela e,

dunque, di somiglianza.

121 Si veda il capitolo Strumenti.

122 Si veda il capitolo Strumenti.

4.2 Il metodo per l’attribuzione.

Il concetto fondamentale su cui si basa l’analisi della authorship è quello della misurazione

della ‘distanza informatica’ tra due o più testi e lo strumento con cui abbiamo ottenuto la

misurazione e analizzato questa distanza è stato BCL1. Il nostro algoritmo, però, non può analizzare

brani di lunghezza illimitata: il suo limite massimo corrisponde alla misura informatica di 32

Kilobyte (Kb). Per poter rendere analizzabili i brani da BCL1, quindi, è stato necessario dividere i

vari file in frammenti più piccoli da 8 Kb e poi, i diversi frammenti di ogni opera sono stati

contrassegnati da una coppia di lettere progressive (aa, ab, ac, etc.) al fine di essere distinti.

Naturalmente, l’elevato numero di frammenti ottenuti attraverso la ripartizione, ha permesso di

ripetere la misurazione più volte utilizzando, ogni volta una diversa combinazione dei brani.

Concretamente, quindi, abbiamo calcolato la distanza tra le opere in oggetto più volte, utilizzando

parti diverse di ogni opera, in modo da ottenere una maggiore robustezza e affidabilità dei risultati.

Bisogna precisare che la scelta dei brani è stata del tutto casuale poiché, affidata a uno script cui è

stato chiesto di ‘sorteggiare’ i brani da impiegare negli esperimenti: così facendo abbiamo attuato

una procedura di randomizzazione, necessaria per escludere che la conoscenza delle opere potesse

in qualche modo influenzare i risultati.

Non si deve dimenticare, comunque, che lo studioso ha solo la possibilità di stabilire,

misurando la distanza informatica tra i testi, il nome dell’autore le cui opere risultano ‘più vicine’ al

testo anonimo preso in considerazione. Inoltre, bisogna tener presente che l’attribuzione non

scaturisce dai risultati ottenuti dalla misurazione presi come valori assoluti e quindi, per poter

‘decidere’ quale sia la mano che ha originato un testo, il computer deve possedere un set di testi di

riferimento in cui siano contenute anche le opere, o l’opera, dell’autore che stiamo cercando.

Il computer deve ‘conoscere’ quell’autore e noi dobbiamo insegnargli a riconoscerlo

fornendogli un repository di testi che sia o il più ampio possibile o che, almeno, includa i testi dello

scrittore al quale supponiamo con maggiore o minor grado di certezza che una data opera sia

attribuibile. Nel nostro caso specifico, si dovrà accertare, mediante l’uso di BCL1, l’attribuzione o

la non attribuzione del Libro de Alexandre a Gonzalo de Berceo. Il set di testi di confronto è stato

composto dalle opere di Berceo, il Libro de Buen Amor, il Rimado de Palacio, il Libro de Apolonio,

il Poema de Fernan Gonzales.

Abbiamo frazionato le opere di Berceo, ricavando 55 frammenti di 8 Kb ciascuno: come nel

caso precedente ognuno di questi frammenti è stato contrassegnato da una coppia di lettere, poi

sono stati confrontati tra loro i vari frammenti testando le varie combinazioni possibili (Berceo vs

Berceo).

Abbiamo diviso l’Alexandre in 56 parti e ne abbiamo misurato il maggiore o minore grado di

somiglianza coi file del set di controllo. A questa somiglianza o ‘distanza informatica’ tra i testi

l’algoritmo ha poi assegnato un valore e stilato una graduatoria (Alexandre vs tutti).

Infine abbiamo confrontato i vari frammenti dell’Alexandre fra loro e con quelli di tutte le

opere che compongono il nostro set di riferimento provando anche in questo caso le varie

combinazioni possibili (Tutti vs tutti).

CAPITOLO IV

RISULTATI, DISCUSSIONE E CONCLUSIONI

4.1 Risultati delle indagini stilometriche

Nel rispetto di quanto descritto nel paragrafo inerente alla stilometria abbiamo effettuato

un’analisi dei dati relativi alle misurazioni delle parole (la loro lunghezza, la loro occorrenza, la loro

frequenza in termini percentuali etc.) e della frase (il numero di parole di cui è composta, la sua

lunghezza media, etc.) dei testi che compongono il set di riferimento123

a. Misurazione della lunghezza delle parole.

123 Sono stati considerati tutti i testi nel caso del confronto della lunghezza delle parole e delle frasi; ma, nel caso del confronto delle frequenze delle varie categorie grammaticali ci si è limitati al confronto tra corpus berceano, il Libro de Alexandre, il Libro de Apoloni e il Poema de Fernán Gonzáles.

Con l’ausilio del computer, usando il programma Concordance, è stata misurata la lunghezza

delle parole all’interno dei testi che compongono il set di riferimento. I dati ottenuti sono stati

raggruppati in una tabella e poi, a patire da questi dati si sono costruiti i relativi grafici (istogrammi),

che ci sono serviti per avere un confronto visivo immediato124 dei vari testi.

b. Misurazione della lunghezza della frase.

Il programma che abbiamo utilizzato per effettuare il calcolo della lunghezza del periodo (nel

nostro caso si tratta di versi) è Analisi dei testi125: il risultato sarà una tabella che riporta, nell’ordine,

il verso interessato, il numero delle parole e il numero dei caratteri che compongono il verso,

evidenziando quali sono i versi con le parole più lunghe (o con il maggior numero di parole 126 e

caratteri127) o viceversa quali sono i versi con le parole più corte e quindi con il minor numero di

parole128 e caratteri129. Anche in questo caso si parte dai dati ottenuti per costruire dei grafici di

confronto (sempre istogrammi).

c. Calcolo delle frequenze dei termini e loro confronto.

Utilizzando nuovamente il programma Analisi dei testi abbiamo calcolato le frequenze delle

parole dei vari testi. Abbiamo costruito una prima tabella in exel che mette a confronto le frequenze

dei termini nelle opere del corpus berceano e, successivamente delle tabelle, sempre in exel, che

riportano le frequenze dei termini comuni a Berceo e al Libro de Alexandre, divise in categorie

grammaticali (parole vuote, sostantivi e aggettivi130). I dati delle varie tabelle, ci sono serviti, anche

in questo caso, per costruire dei grafici di confronto. La stessa procedura è stata seguita per calcolare

124 Si veda allegato n° I grafici n° 1-2-3-e 4.

125 Si veda, ivi, paragrafo 3.1 del capitolo Strumenti, p. 43.

126 Cfr. grafico 3 allegato II.

127 Cfr. grafico 4 allegato II.

128 Cfr. grafico 1 allegato II.

129 Cfr.grafico 2 allegato II.

e poi mettere a confronto anche le frequenze degli altri due anonimi, cioè il Libro de Apolonio e il

Poema de Fernán Gonzáles.

Dopo aver concluso le nostre indagini stilometriche, abbiamo effettuato una serie di

esperimenti, utilizzando l’algoritmo BCL1 allo scopo di effettuare un’ulteriore confronto tra i testi

misurandone la distanza informatica131

Le varie opere che costituiscono il nostro set di riferimento sono state frazionate e dal

confronto dei vari frammenti delle opere è risultato un elenco di numeri, chiamati contig, che

esprimono la distanza informatica tra un dato frammento di un’opera e gli altri frammenti delle

opere appartenenti al nostro set di riferimento. Il contig che otteniamo è una graduatoria, stilata

dall’algoritmo, in cui al primo posto troviamo il frammento dell’opera più ‘vicino’ a quello che si

sta analizzando e nelle altre posizioni gli altri frammenti delle altre opere che man mano che si

allontanano non solo diventano più imprecisi, ma indicano una maggiore lontananza tra i due

frammenti.

4.2 Risultati dell’algoritmo BCL1 e alberi filogenetici

A. Esperimento n° 2 (Alexandre vs Berceo e Libro de Buen Amor).

L’esperimento è teso a stabilire la distanza informatica fra ciascun frammento dell’Alexandre e i

frammenti del corpus berceano e del Libro de Buen Amor. Abbiamo frammentato l’Alexandre in

file di 5 kb cadauno in modo da ottenere un totale di 56 elementi. Il confronto è avvenuto fra

ciascuno di questi elementi e frammenti del corpus berceano (le stesse opere utilizzate

nell’esperimento precedente) e frammenti del Libro de Buen Amor.

130 Abbiamo considerato parole vuote gli articoli determinativi e indeterminativi, le preposizioni semplici e articolate, i pronomi personali soggetto e gli aggettivi possessivi.

131 Si vedano i paragrafi precedenti.

Sinteticamente, si osserva una minore distanza informatica fra il testo dell’Alexandre e i

frammenti dei Milagros. Modestamente simili appaiono la Vida de Santo Domingo e la Vida de San

Millán, mentre, lontano dall’Alexandre appare un altro lavoro di Berceo, El Sacrificio de la misa.

La distanza informatica più grande, senza alcuna sorpresa, è quella con il Libro de Buen Amor132.

B. Esperimento n° 1 (Berceo vs Berceo)

Questo esperimento mira a stabilire i rapporti di distanza informatica all’interno del corpus

berceano, limitatamente alle opere El duelo de la Virgen, El sacrificio de la misa, Vida de san

Millán, Loores de Nuestra Señora, Milagros de Nuestra Señora, Vida de Santa Auria, Vida de

Santo Domingo. Abbiamo frammentato ciascuna di queste opere in file di 4 kb cadauno in modo da

ottenere un totale di 55 elementi.

Scorrendo la graduatoria, per ogni confronto, vediamo che ai primissimi posti ci sono

sempre frammenti della stessa opera. Molte volte, però, si osservano rapporti di breve distanza fra

frammenti di opere diverse. A testimoniare la sostanziale omogeneità all’interno del corpus di

Berceo. Fanno eccezione i frammenti relativi ai Milagros, che tendono a raggrupparsi in clusters

piuttosto compatti, come a sostenere una sorta di autonomia stilistica rispetto alle altre opere,

peraltro tutta da verificare.133

C. Esperimento n° 3 (tutti vs tutti).

L’esperimento chiarisce la distanza informatica di ciascun segmento con tutti gli altri segmenti,

quelli appartenenti alla medesima opera e quelli relativi a tutte le altre opere. Nella fattispecie

abbiamo valutato i precedenti 55 elementi, da 4 kb ciascuno del corpus berceano; i 56 elementi del

Libro de Alexandre, da 5 kb ciascuno, e il Libro de Buen Amor segmentato in 36 file da 8 kb

ciascuno.

132 Cfr. contig nell’allegato VIIIa.

133 Cfr. contig nell’allegato VIIIb.

L’analisi dei contig evidenzia che: 1) ogni segmento dell’Alexandre presenta minore

distanza informatica dagli altri segmenti dell’opera stessa, rispetto ai frammenti delle opere di

Berceo; 2) l’opera più affine all’Alexandre risulta essere, tendenzialmente, i Milagros di Berceo,

mentre l’opera più lontana risulta, invariabilmente, il Libro de Buen Amor; 3) ciascun frammento

berceano (ad es. un frammento dei Milagros) risulta simile a frammenti appartenenti alla stessa

opera o alle altre opere di Berceo, mentre appare tendenzialmente lontana dai frammenti

dell’Alexandre e, di più ancora dai frammenti del Libro de Buen Amor134.

Abbiamo costruito, a partire da questi dati, un albero filogenetico135 che ha riconosciuto e

riunito in clusters uniformi le singole opere in oggetto e ha individuato il poema di Alexandre come

separato dall’insieme delle opere di Berceo. Il nodo dell’Alexandre è tuttavia abbastanza prossimo a

quello dei Milagros, coerentemente a quanto osservato nell’analisi dei contig. Ciò dimostrerebbe

che l’Alexandre ha rapporti di vicinanza stilistica con i Milagros rispetto a tutte le altre opere ma, a

nostro avviso non è sufficiente per assegnarne la paternità a Berceo.

D. Esperimento n° 4 (Alexandre vs Berceo, Libro de Buen Amor e Rimado de Palacio).

L’esperimento misura la distanza informatica fra frammenti dell’Alexandre e frammenti del corpus

di Berceo arricchito di altre opere, il Libro de Buen Amor e il Rimado de Palacio. Quindi, replica

l’esperimento n° 2 implementando il set di riferimento con Los signos que aparecerán antes del

juicio final, El martirio de S. Lorenzo, Himnos e il poema di Pero de Ayala. Abbiamo ripetuto tre

volte questo stesso esperimento utilizzando frammenti da 10, 5 e 3 kb rispettivamente al fine di

aumentare progressivamente la potenza del confronto e di ottenere, pertanto, risultati più affidabili.

L’analisi dei contig conferma una minore distanza informatica fra il testo dell’Alexandre e i

frammenti dei Milagros. Seguono le altre opere di Berceo, e poi, in coda il Libro de Buen Amor e il

Rimado de Palacio.

134 Cfr. contig nell’allegato VIIIc.

135 Cfr. ‘albero filogenetico’ nell’allegato VIIId.

E. Esperimento n° 5 (tutti vs tutti)

Questo esperimento è una replica del terzo con l’aggiunta del Rimado de Palacio.

L’analisi dei contig evidenzia che i frammenti dell’Alexandre sono simili, in primo luogo, a

frammenti della stessa opera e, secondariamente a frammenti delle opere di Berceo, di Ruiz e di

Ayala, rispettivamente. Nella ricostruzione di tre alberi filogenetici a 8, 16, 32 kb136 il Libro de

Alexandre appare più esterno rispetto a quella degli altri tre gruppi, anche se filogeneticamente più

prossima al corpus di Berceo. Queste rilevazioni confermano quanto evidenziato negli esperimenti

precedenti riguardo alla difficoltà di attribuire l’opera anonima a Berceo.

F. Esperimento n° 6 (tutti vs tutti)

Si replica ulteriormente l’esperimento introducendo nel set di riferimento altre due opere: il Libro

de Apolonio e il Poema de Fernán Gonzáles entrambi anonimi. Lo scopo dell’esperimento è quello

di misurare la distanza informatica fra le opere principali del Mester de Clerecía in modo da

stabilire con accettabile approssimazione i rapporti di “parentela” fra le varie opere e, in particolare,

di verificare una possibile paternità per l’Alexandre. Anche in questo caso, abbiamo ripetuto tre

volte lo stesso esperimento utilizzando frammenti via via più piccoli al fine di aumentare

progressivamente la potenza del confronto.

Dall’analisi dei contig e dalla ricostruzione di alberi filogenetici a 8, 16 e 32137 kb si

evidenzia che: 1) la posizione autonoma dell’Alexandre distante dalle altre opere e comunque, fra le

altre più “vicina” informaticamente al corpus berceano; 2) l’Alexandre mostra una discreta

prossimità informatica con le altre, di poco successive, opere anonime; 3) degli altri anonimi il

meno ‘distante’ da Berceo risulta essere il Libro de Apolonio.

136 Cfr. allegato IXa (albero 8kb),allegato IXb (albero 16 kb) e allegato IXc (albero 32kb).

137 Cfr. allegato Xa (albero 8kb),allegato Xb (albero 16 kb) e allegato Xc (albero 32kb).

4.3 Discussione e conclusioni

Le indagini stilometriche hanno consentito di:

a) Evidenziare una differenza sostanziale nell’uso delle parole di una, due e tre lettere nei testi

di Berceo, il Libro de Apolonio e il Libro de Alexandre. Come si può notare dai grafici in

allegato la differenza riguarda soprattutto il Libro de Alexandre138 rispetto alle opere di

Berceo, mentre è quasi impercettibile tra l’Apolonio e le opere berceane. La percentuale

delle parole di quattro lettere si eguaglia nell’Apolonio, nell’Alexandre e nelle opere di

Berceo, mentre è più bassa nel Poema de Fernán Gonzáles. Le parole di cinque lettere sono

usate in maniera percentualmente quasi uguale nelle tre opere anonime, mentre nelle opere

berceane è sensibilmente più bassa. I vocaboli di sei caratteri si eguagliano a coppie:

l’Alexandre è vicino al Fernán Gonzáles139 e l’Apolonio a Berceo. Questa differenza è quasi

inesistente nelle parole di sette lettere, di otto (tranne che per l’Alexandre) quelle di undici e

di dodici.

b) Rilevare la differenza della lunghezza dei versi nelle diverse opere. Analizzando i grafici, i quali

riportano sia il numero delle parole che formano il verso (il più lungo e il più corto140) sia il

numero di caratteri che li compongono (il numero minimo e il massimo141), si può notare che i

rettangoli che riportano i dati relativi alle varie opere sono più o meno uguali. Distaccano,

perché più alti, i rettangoli di quattro opere di Berceo (Himnos, S. Lorenzo, Los Signos que

aparecerán ante del juicio e Vida de S. Auria) e, senza nessuna sorpresa, quelli che si

riferiscono al Libro de Buen Amor e al Libro de Palacio, più bassi, ma anche la Vida de San

138 Cfr. grafico n° 3 allegato I.

139 Questa somiglianza, al pari di tutte le altre inerente alle due opere, si può spiegare facilmente considerando che l’autore del Fernán Gonzáles si ispirò frequentemente all’Alexandre.

140 Cfr. grafico 3 e grafico 1, ivi, nell’allegato II.

141 Cfr. grafico 2 e grafico 4, ivi, nell’allegato II

Millán anch’esso più basso142. Analizzando il grafico che riporta il numero dei caratteri che

compongono il verso (il massimo143) si nota che i rettangoli che si distaccano dagli altri sono:

quello relativo alla Vida de S. Auria, più basso; quelli inerenti al Libro de Buen Amor e al Libro

de Palacio. Si rileva, senza nessuna sorpresa, la differenza che c’è tra i rettangoli che illustrano

la lunghezza del verso nelle opere di Berceo (o almeno nella maggior parte di esse) e i rettangoli

che illustrano la lunghezza del verso del Libro de Buen Amor e del Libro de Palacio. Il dato che

invece ci fa riflettere è quello relativo alle quattro opere di Berceo (differenza che si rileva

anche dal confronto delle frequenze di sostantivi, aggettivi e parole vuote, qui nei paragrafi

successivi) dovuto, probabilmente, al cambiamento stilistico maturato nel corso della vita. Gli

altri due grafici, che illustrano i dati relativi al numero maggiore all’interno del verso144 e il

numero minimo di caratteri che lo compongono145 confermano una differenza del Libro de Buen

Amor e del Poema de Fernán Gonzáles146 e quella degli Himnos, del Sacricio de la misa

(rettangoli più alti) e del Poema de Fernán Gonzáles, del Libro de Buen Amor, del Libro de

Palacio e della Vida de S. Millán (rettangoli più bassi)147.

c) Individuare alcune parole, che possiamo definire ‘chiave’ all’interno del corpus berceano,

perché presenti in tutte le opere o nella maggior parte di esse. I sostantivi che compaiono in tutte

dieci le opere sono alma, almas; caridad; cielo; gracia; rey e vida, mentre quelle che sono

presenti solo in nove di esse sono amigos, don, fijo, fuego e merced; quelle presenti in otto sono

mundo, cielos, tierra, cruz, gent, gentes, luz e quelle presenti in sette maestro, criador, razón e

così via. Dal confronto delle frequenze dei sostantivi emerge un dato interessante, che si

142 Cfr. grafico 1, ivi, nell’allegato II

143 Cfr. grafico 4, ivi, nell’allegato II

144 Cfr. grafico 3, ivi, nell’allegato II.

145 Cfr. grafico 2, ivi, nell’allegato II.

146 Cfr. grafico 3, ivi, nell’allegato II, il quale evidenzia la differenza, perché più basso, del rettangolo relativo al Duelo.

147 Cfr. grafico 2, ivi, nell’allegato.

evidenzia bene nei casi appena citati148: tre delle opere, cioè Himnos, Los signos que aparecerán

antes del juicio final e il Martirio de S. Lorenzo, mostrano delle differenze, più o meno evidenti,

spesso sostanziali con il resto delle opere del corpus poiché hanno delle frequenze molto più

alte o molto più basse rispetto alle altre (laddove i sostantivi sono presenti in tutte dieci le

opere); o sono del tutto assenti149. Lo stesso si può dire analizzando i grafici relativi alle parole

vuote di tutto il corpus berceano. Le tre opere, che si sono evidenziate nel confronto delle

frequenze dei sostantivi, confermano lo stacco analizzando le frequenze delle parole vuote:

l’opera che si distingue maggiormente sono gli Himnos (per esempio in a, ca, las, el e él la

frequenza è molto più bassa delle altre; mentre è notevolmente più alta in al, de, con, nos, ti, tú,

e manca, per esempio in yo, sobre, uno ecc. I grafici, inoltre, evidenziano le altre due opere che

si distinguono, Martirio de S. Lorenzo e Los signos que aparecerán antes del juicio final con le

loro frequenze più alte (nin e si in Los signos que aparecerán antes del juicio final) o più basse

(del e mas del Martirio de S. Lorenzo) rispetto alle altre opere150. Infine, anche i grafici che

riportano i dati inerenti agli aggettivi evidenziano uno stacco di queste tre opere: Himnos si

evidenzia, perché più alto in buena, mala e preciosa, mentre in mal è più basso; Los signos que

aparecerán antes del juicio final si evidenzia, perché più alto, in falsos, irado, e justos, mentre è

più basso in buen e buena; il Martirio de S. Lorenzo si evidenzia, perché più alto in leal, noble e

vieja. In molti casi, bisogna segnalare l’assenza di alcuni aggettivi, quali per esempio, viejo,

malas, natural, dulz nelle tre suddette opere151.

d) Confrontare e analizzare le frequenze di tutti i termini, (sostantivi, aggettivi o parole vuote)

comuni a Berceo e all’Alexandre. Da un primo confronto tra le frequenze dell’Alexandre e le

148 Quelli in cui, cioè, i termini sono presenti in tutte dieci opere, in nove, in otto e in sette di esse.

149 Ad esempio, i sostantivi padre, don e merced (presenti in nove opere) mancano in Los signos que aparecerán antes del juicio final; mundo, e cruz (presenti in otto opere) mancano in Himnos e Los signos que aparecerán antes del juicio final; maestro e criador (presenti in sette opere) mancano in Himnos, Los signos que aparecerán antes del juicio final e il Martirio de S. Lorenzo.

150 Cfr. grafici 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, ivi, nell’allegato III.

151 Cfr. grafici 14, 15, 16, 17, ivi, nell’allegato III.

frequenze di una sola opera di Berceo152 (la frequenza dell’opera che più si avvicinava al Libro)

è risultata una notevole vicinanza, a volte perfino una coincidenza, tra il nostro anonimo e i

Milagros, spesso a La vida de S. Millán o a La vida de S. Domingo e, talora, a una delle altre

opere berceane153. I risultati cambiano notevolmente quando si mettono a confronto le frequenze

dell’Alexandre (sempre distinti in sostantivi, aggettivi e parole vuote) con la media delle

frequenze, delle stesse parole, delle opere di Berceo. Come si può vedere dai grafici154 in

allegato la differenza a volte (raramente) è inconsistente155, mentre nella maggioranza dei casi è

talmente evidente156 da portare ad escludere recisamente la paternità berceana del Libro.

e) Confrontare e analizzare le frequenze di alcuni termini, (sostantivi, aggettivi o parole vuote)

comuni a Berceo e al Libro de Apolonio157 e successivamente anche tra questi due e

l’Alexandre.158. Anche in questo caso i grafici in allegato evidenziano un divario sostanziale tra i

rettangoli che rappresentano le frequenze nelle varie opere, esplicitando così, in maniera

inequivocabile l’estraneità tra gli ‘autori’ dei testi.

f) Confrontare e analizzare le frequenze di alcuni termini, (sostantivi, aggettivi o parole vuote)

comuni al Libro de Alexandre, il Libro de Apolonio e il Poema de Fernán Gonzáles159. Come

152 Cfr. grafici, ivi, nell’allegato IVa.

153 Cfr. tabelle, ivi nell’allegato IVa, che riportano i dati che accomunano l’Alexandre a una delle opere di Berceo (frequenze simili, uguali, ma anche totalmente differenti), che sono servite anche come base per la costruzione dei relativi grafici.

154 Cfr. grafici, ivi, nell’allegato IVb.

155 Ad esempio in con, de, e, él, en (parole vuote); o nei sostantivi criador, omne,omnes, precio; o negli aggettivi buen, buenas, mala, sotil, valient, valiente, valientes, venturado, viciosas, vizioso, viejo.

156 Ne sono un esempio i sostantivi benedicion, bispo, cielo, cielos, imperio, judicio, pereza, pasion, rey, vida; gli aggettivi anciano, ancianos, claras, dulç, justos ecc; e parole vuote quali si, sin, ti, tú, un, y, ya, yo.

157 Cfr. grafici, ivi, nell’allegato V.

158 Cfr. grafici, ivi, nell’allegato VI.

159 Cfr. grafici, ivi, nell’allegato VII.

nel caso precedente si nota un grande divario fra i rettangoli rappresentanti le frequenze delle tre

opere, al punto da portarci a escludere ogni ipotesi attributiva.

Dopo aver discusso i dati ottenuti dalla ricerca stilometrica, passiamo all’analisi dei dati raccolti con

l’uso dell’algoritmo BCL1 e vediamo se i due metodi utilizzati convergono in una stessa direzione.

Dal confronto fra i vari frammenti del Libro de Alexandre con tutti gli altri frammenti dei testi

che compongono il set di riferimento, scaturiscono una serie di contig, cioè coefficienti attribuiti a

ogni stringa che rappresentano la distanza informatica fra il frammento preso in considerazione e

tutti gli altri. L’algoritmo, poi, riordina questi contig dal più ‘vicino’ al più ‘lontano’: il primo

frammento che compare nella graduatoria, quindi sarà quello più ‘vicino’ al frammento analizzato.

Gli esperimenti di confronto Alexandre vs tutti gli altri160 mostrano che le prime posizioni, quindi

quelle più prossime al frammento analizzato, è occupata quasi sempre dai Milagros. D’altro canto,

il fenomeno si ripete in tutti gli esperimenti e si evidenzia in tutti gli alberi ed è, in qualche modo,

congruente alla posizione di ‘autonomia’ stilistica dei Milagros che si rileva anche nei confronti

Berceo vs Berceo161. In altri termini sembrerebbe che i Milagros possiedano di per sé, rispetto alle

altre opere del corpus berceano, una certa compattezza formale e stilistica, e, per altri versi, siano

l’opera di Berceo più ‘vicina’ all’Alexandre. Questi risultati, sono peraltro sostenuti dagli esiti delle

indagini stilometriche che avvicinano molto le due opere per quanto concerne la lunghezza del

verso e la lunghezza delle parole. Gli esperimenti che mettono a confronto tutti contro tutti danno

come risultati delle graduatorie in cui i primi posti sono occupati dagli altri frammenti dell’opera

stessa e poi prosegue con l’elenco dei segmenti delle altre opere dal più ‘vicino’ al più lontano sul

piano informatico. Questi esperimenti servono a creare alberi filogenetici che evidenziano,

graficamente, le somiglianze stilistiche fra i testi. Prendiamo in esame il nostro primo confronto

“tutti vs tutti”, in cui confluiscono l’Alexandre, le opere di Berceo e il Libro de Buen Amor.

160 Cfr. allegato VIIIa.

161 Cfr. allegato VIIIb.

L’albero162 che è risultato dal nostro esperimento raggruppa su uno stesso cluster di foglie, ognuno

originato a coppie dai vari nodi, le opere di Gonzalo de Berceo. Il grande cluster berceano da una

parte origina nodi e rami verso i frammenti dell’Alexandre, dall’altra si raccorda all’opera di Ruiz,

costituendo di fatto una sorta di connessione, sul piano “genetico” fra il Libro de Alexandre e il

Libro de Buen Amor.

Questo risultato, però, non è ancora utile ai fini attributivi: il set di riferimento infatti, era stato

limitato ad alcune opere di Berceo (I Milagros, las vidas de los santos, El Sacrificio de la Misa,

Loores de Nuestra Señora, El Duelo de la Virgen), al nostro anonimo da attribuire e al Libro de

Buen Amor.

Per poter essere più precisi, quindi, abbiamo ampliato il nostro set di riferimento includendo

tutte le opere scritte in cuaderna vía tra il XIII e il XIV secolo, cioè : le altre tre opere di Berceo,

che avevamo previamente escluso; gli altri due anonimi (il Libro de Apolonio e il Poema de Fernán

Gonzáles) e il Rimado de Palacio. Quest’ultimo, pur essendo stato scritto nel XIV secolo da Pero

Lopéz de Ayala ci è servito da ‘controllo’. Gli ‘alberi’163 che sono risultati raffigurano, anche in

questo caso, su uno stesso cluster di foglie tutte le opere di Berceo in blocco e le distanze tra queste

coppie di testi è poca. Il nostro Alexandre è rappresentato su un ramo esterno, quindi con una

distanza maggiore dai frammenti berceani. Inoltre, bisogna notare che le opere che si avvicinano di

più a Berceo sono il Libro de Apolonio e il poema del Fernán Gonzáles.

Dal confronto delle opere divise in piccoli frammenti (3 Kb) è risultato un albero che riporta

su un cluster di foglie esterno e abbastanza staccato dagli altri i frammenti dell’Alexandre.

Il cluster delle opere berceane è prossimo al nodo 35, che lo collega ai frammenti delle opere

di Ayala e del Poema del Fernán Gonzáles; oltre il nodo 35, dove troviamo il nodo 36 da cui si

stacca il cluster che rappresenta il Libro de Apolonio. Dal nodo successivo (37) si diramano i

162 Si veda la rappresentazione dell’albero filogenetico nell’allegato VIIIc.

163 Si vedano le rappresentazioni degli albero filogenetici nell’allegato IX.

cluster che riportano i frammenti del Libro de Buen Amor; e da quello ancora dopo (il 38) originano

diramazioni che collegano i frammenti dei Milagros ai frammenti dell’Alexandre, a ulteriore

riprova di quanto già emerso, riguardo alle similitudini fra l’Alexandre e il Berceo dei Milagros,

effettuando le indagini stilometriche di cui sopra.

Questa non è una prova sufficiente a dimostrare la paternità di Berceo. Offre però la misura di

una certa somiglianza stilistica tra le due opere, anche e soprattutto relativamente alla relazione fra

l’Alexandre e le altre opere del tempo. I Milagros sono l’opera, fra quelle testate, che somiglia di

più all’Alexandre. Da parte loro, però le opere di Berceo appaiono correlate, secondo l’esplicazione

dell’albero e l’analisi dei contig, più a opere come il Libro de Apolonio e il Libro de Fernán

Gonzáles, il che ci sembra plausibile, vista la grande influenza della poesia berceana sulla

produzione immediatamente successiva.

Riassumiamo quanto detto sottolineando che:

1. Dalle indagini stilometriche è risultata una differenza, abbastanza significativa, tra il Libro

de Alexandre e le opere appartenenti al corpus berceano: queste differenze sono

evidenziate dai grafici che riportano la misurazione delle parole e la loro percentuale nelle

varie opere; si percepisce appena dai grafici che riportano la lunghezza dei versi (in parole

e caratteri); ma è sostanziale, e pertanto inequivocabile, nei grafici che illustrano il

confronto delle frequenze dei sostantivi, degli aggettivi e delle parole vuote comuni a

Berceo e al Libro.

2. Dei risultati degli esperimenti effettuati con l’algoritmo BCL1, i contig evidenziano una

‘vicinanza’ tra l’Alexandre e i Milagros di Berceo, mentre gli ‘alberi filogenetici’

illustrano la compattezza del corpus berceano e la distanza da questo del nostro Libro164.

164 Anche dagli ‘alberi’ si evince una ‘vicinanza’ tra l’Alexandre e i Milagros, poiché i frammenti dell’Alexandre sono rappresentati proprio in prossimità dei Milagros.

Possiamo, quindi, concludere affermando che questi risultati, ottenuti con due strumenti

informatici diversi, convergono in una stessa direzione e ci portano ad affermare in maniera certa,

che il Libro de Alexandre, viste le sostanziali differenze rilevate, non può essere attribuito a

Gonzalo de Berceo.

La scientificità dei metodi utilizzati può, così, mettere fine a secoli di discussioni, scaturite da

molteplici studi, tutti assolutamente validi dal punto di vista filologico, sulla questione attributiva

del Libro. Si rende merito, in questo modo, a coloro che - sin dall’inizio – con le loro ricerche

hanno sostenuto la tesi che l’Alexandre non sia attribuibile a Berceo, ma probabilmente a un

chierico, suo contemporaneo, intenzionato a evitare l’anonimato di questa maestosa opera, per cui

scrisse il nome di Gonzalo nell’ultima strofa del manoscritto P. Altresì, servono a smentire,

definitivamente, coloro che per anni hanno sostenuto – con studi altrettanto validi, ma a volte poco

corretti – la paternità berceana del Libro.

ALLEGATO I: LUNGHEZZA PAROLE

fig. 1

fig. 2

fig. 3

fig 4

ALLEGATO II: LUNGHEZZA DELLA FRASE (verso)

fig. 1

fig. 2

fig. 3

fig. 4

ALLEGATO III: BERCEO VS BERCEO

A) CONFRONTO PAROLE VUOTE

fig. 1

fig. 2

fig. 3

fig. 4

fig. 5

fig. 6

fig. 7

B) CONFRONTO SOSTANTIVI

fig. 8

fig. 9

fig. 10

fig. 11

fig. 12

fig. 13

C) CONFRONTO AGGETTIVI

fig. 14

fig. 15

fig. 16

fig. 17

ALLEGATO IVa: ALEXANDRE vs BERCEO (una delle opere)

A) PAROLE VUOTE

fig. 1

fig. 2

B) SOSTANTIVI

fig. 3

fig. 4

fig. 5

fig. 6

fig. 7

fig. 8

fig. 9

fig. 10

fig. 11

fig. 12

fig. 13

fig. 14

fig. 15

fig. 16

C) AGGETTIVI

fig. 17

fig. 18

fig. 19

fig. 20

fig. 21

fig. 22

fig. 23

fig. 24

fig. 25

fig. 26

ALLEGATO IVb: ALEXANDRE vs BERCEO (media delle opere)

A) PAROLE VUOTE COMUNI

fig. 1

fig. 2

fig. 3

fig. 4

B) SOSTANTIVI COMUNI

ig. 1

fig. 2

fig. 3

fig. 4

fig. 5

fig. 6

fig. 7

fig. 8

fig. 9

fig. 10

fig. 11

fig. 12

fig. 13

fig. 14

fig. 15

fig. 16

fig. 17

fig. 18

fig. 19

fig. 20

fig. 21

fig. 22

fig. 23

fig. 24

fig. 25

fig. 26

fig. 27

fig. 28

fig. 29

fig. 30

C) AGGETTIVI COMUNI

fig. 31

fig. 32

fig. 33

fig. 34

fig. 35

fig. 36

fig. 37

fig. 38

fig. 39

fig. 40

ALLEGATO V: APOLONIO vs BERCEO

A) PAROLE VUOTE COMUNI

fig. 1

fig. 2

B) SOSTANTIVI COMUNI

fig. 3

fig. 4

fig. 5

fig. 6

fig. 7

fig. 8

fig. 9

fig. 10

fig. 11

fig. 12

fig. 13

fig. 14

fig. 15

fig. 16

fig. 17

fig. 18

fig. 19

fig. 20

ALLEGATO VI: ALEXANDRE vs BERCEO vs APOLONIO

A) PAROLE VUOTE COMUNI

fig. 1

fig. 2

B) SOSTANTIVI COMUNI

fig. 3

fig. 4

fig. 5

fig. 6

ALLEGATO VII: ALEXANDRE vs APOLONIO vs FERNÁN GONZÁLES

A) PAROLE VUOTE COMUNI

fig. 1

fig. 2

B) SOSTANTIVI COMUNI

fig. 3

fig. 4

C) AGGETTIVI COMUNI

fig. 5

fig. 6

ALLEGATO VIII: FILOGENESI BERCEO vs LIBRO DE ALEXANDRE vs LIBRO DE BUEN AMOR.

+-------milagros_de_nuestra_senora_aa

!

+-33 +--milagros_de_nuestra_senora_ae

! ! +-29

! ! ! +--milagros_de_nuestra_senora_ad

! +-14

! ! +---milagros_de_nuestra_senora_ac

! +-6

! +----milagros_de_nuestra_senora_ab

!

! +---vida_s_domingo_ad

! +-40

! +-27 +---vida_s_domingo_ae

! ! !

! ! +--vida_s_domingo_ac

! !

! +-23 +la_vida_de_san_millan_ac

! ! ! +-38

! ! ! +-21 +---la_vida_de_san_millan_ad

! ! ! ! !

! ! +-19 +---la_vida_de_san_millan_ae

! +-26 !

! ! ! ! +----la_vida_de_san_millan_aa

! ! ! +-24

! ! ! +---la_vida_de_san_millan_ab

+--3 ! !

! ! +-10 ! +-vida_s_domingo_aa

! ! ! ! +-31

! ! ! ! +---vida_s_domingo_ab

! ! ! !

! ! ! ! +----el_sacrificio_de_la_misa_ad

! ! ! +---12

! ! ! ! +------el_sacrificio_de_la_misa_ae

! ! ! +-15

! ! ! ! +----el_sacrificio_de_la_misa_aa

! ! +-2 +-28

! ! ! ! ! +el_sacrificio_de_la_misa_ab

! ! ! ! +-43

! ! ! ! +-el_sacrificio_de_la_misa_ac

! ! ! !

! ! ! ! +--vida_de_santa_auria_ac

! ! ! ! +-35

! ! ! ! ! ! +-----vida_de_santa_auria_ab

! ! ! ! ! +-34

! ! ! +-25 +-vida_de_santa_auria_aa

! ! ! !

! ! ! ! +vida_de_santa_auria_ae

! +-8 +-42

! ! +--vida_de_santa_auria_ad

+----9 !

! ! ! +------el_duelo_de_la_virgen_ae

! ! ! +-22

! ! ! ! +---loores_denuestra_senora_ae

! ! ! !

! ! ! +-7 +----loores_denuestra_senora_ab

! ! ! ! ! +-36

! ! ! ! ! +-16 +---loores_denuestra_senora_ac

! ! ! ! ! ! !

! ! ! ! +-11 +-----loores_denuestra_senora_aa

! ! ! ! !

! ! +-4 +-----loores_denuestra_senora_ad

! ! !

! ! ! +---el_duelo_de_la_virgen_ab

! ! ! +-32

+-13 ! ! ! ! +---el_duelo_de_la_virgen_aa

! ! ! +-1 +-20

! ! ! ! +-----el_duelo_de_la_virgen_ac

! ! ! !

! ! ! +-------el_duelo_de_la_virgen_ad

! ! !

! ! ! +------libro_de_buen_amor_ab

! ! ! +-39

! ! ! ! +--------------libro_de_buen_amor_aa

! ! +--30

! ! ! +---libro_de_buen_amor_ac

! ! ! +-37

! ! +-18 +----libro_de_buen_amor_ae

! ! !

! ! +------libro_de_buen_amor_ad

! !

! +---alexandre_ab

!

! +alexandre_ae

5-17

! ! +-alexandre_ad

! +-41

! +-alexandre_ac

!

+---alexandre_aa

ALLEGATO IX: FILOGENESI BERCEO, vs LIBRO DE ALEXANDRE vs LIBRO DE BUEN AMOR vs AYALA.

+--ANO_01ab

!

! +--ANO_01ae

! !

! ! +--ANO_01ak

! ! +-39

! ! ! +-ANO_01al

! ! !

! ! ! +------RUI_01aa

! ! ! +-24

! ! ! ! +-----RUI_01ai

! ! ! +-26

! ! ! ! ! +---RUI_01ac

! ! ! ! +-22

! ! ! ! +----RUI_01ab

! ! ! +-27

! ! ! ! ! +--RUI_01ad

! ! ! ! ! +-17

! ! ! ! ! +-23 +--RUI_01ae

! ! ! +--28 ! ! !

! ! ! ! ! +-25 +---RUI_01ah

! ! ! ! ! !

! ! ! ! ! +---RUI_01af

! ! ! ! !

! ! ! ! +----RUI_01ag

! ! ! !

! ! ! ! +--AYA_01ad

! ! ! ! +-6

! ! ! ! +-7 +---------------AYA_01ae

! ! ! ! ! !

! ! ! ! ! +----AYA_01aa

! +-40 ! ! !

! ! ! ! ! ! +--AYA_01ah

! ! ! ! ! +-8 +-1

! ! ! ! +-30 ! ! +-3 +---AYA_01ai

! ! ! ! ! ! ! ! ! !

! ! ! ! ! ! ! ! +-4 +-AYA_01ag

! ! ! ! ! ! ! ! ! !

! ! ! +-43 ! ! ! ! ! ! +----AYA_01ak

! ! ! ! ! ! ! +----10 +--5 +-2

! ! ! ! ! ! ! ! ! ! +-AYA_01aj

! ! ! ! ! ! ! ! ! !

! ! ! ! ! ! ! ! ! +-AYA_01af

! ! ! ! ! ! ! ! !

! ! ! ! ! ! ! ! ! +--AYA_01ac

! ! ! ! ! ! ! ! +-9

! ! ! ! ! ! ! ! +---AYA_01ab

! ! ! ! ! ! ! !

! ! ! ! ! ! ! ! +------BER_09aa

! ! ! ! ! ! +-29 !

! ! ! ! ! +----31 ! +-18 +------BER_10ab

! ! ! ! ! ! ! ! ! ! +-12

! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! +-BER_10aa

! ! ! ! ! ! ! ! ! +-14

! ! ! ! ! ! ! ! +-19 ! +--BER_04ab

! ! ! ! ! ! ! ! ! ! +-11

! ! ! ! ! ! ! ! ! ! +-----BER_04aa

! ! ! ! ! ! ! ! +-20 !

! ! ! ! ! ! ! ! ! ! +-------BER_01aa

35-36 ! ! ! ! ! +-21 !

! ! +-41 ! ! ! ! +-----------BER_02aa

! ! ! ! +-34 ! !

! ! ! ! ! ! ! +------BER_05aa

! ! ! ! ! ! !

! ! ! ! ! ! ! +--BER_08aa

! ! ! ! ! ! ! +-13

! ! ! ! ! ! ! ! +-BER_08ab

! ! ! ! +-37 ! +------16

! ! ! ! ! ! ! ! +---BER_08ac

! ! ! ! ! ! ! +-15

! ! ! ! ! ! ! +--BER_08ad

! ! ! ! ! ! !

! ! ! +-44 ! +---ANO_01am

! ! ! ! !

! ! ! ! +--ANO_01an

! ! ! !

! ! ! ! +--ANO_01ag

! ! ! +-42

! ! ! ! +--ANO_01ai

! ! ! +-33

! ! ! +ANO_01aj

! ! !

! ! ! +-ANO_01ah

! ! +-38

! ! +--ANO_01af

! !

! ! +--ANO_01ac

! +--32

! +ANO_01ad

!

+----ANO_01aa

DISTANZE:

35 ANO_01ab 0.04854

35 36 0.00298

36 40 0.01550

40 ANO_01ae 0.04143

40 41 0.00532

41 43 0.00666

43 39 0.01079

39 ANO_01ak 0.04216

39 ANO_01al 0.03013

43 44 0.00365

44 37 0.01772

37 34 0.00725

34 31 0.10937

31 30 0.02389

30 28 0.07125

28 27 0.01204

27 26 0.00609

26 24 0.01361

24 RUI_01aa 0.12836

24 RUI_01ai 0.09800

26 22 0.01938

22 RUI_01ac 0.06938

22 RUI_01ab 0.08668

27 25 0.00911

25 23 0.01231

23 17 0.03540

17 RUI_01ad 0.05912

17 RUI_01ae 0.05446

23 RUI_01ah 0.06213

25 RUI_01af 0.06602

28 RUI_01ag 0.08167

30 29 0.03699

29 10 0.10919

10 8 0.02877

8 7 0.00465

7 6 0.01736

6 AYA_01ad 0.05037

6 AYA_01ae 0.25889

7 AYA_01aa 0.07617

8 5 0.05428

5 4 0.01237

4 3 0.00380

3 1 0.02007

1 AYA_01ah 0.04926

1 AYA_01ai 0.05406

3 AYA_01ag 0.03599

4 2 0.01892

2 AYA_01ak 0.07677

2 AYA_01aj 0.03577

5 AYA_01af 0.02537

10 9 0.01791

9 AYA_01ac 0.04425

9 AYA_01ab 0.05496

29 21 0.03378

21 20 0.01157

20 19 0.00733

19 18 0.01914

18 BER_09aa 0.12359

18 14 0.03197

14 12 0.01896

12 BER_10ab 0.11857

12 BER_10aa 0.03938

14 11 0.02302

11 BER_04ab 0.04060

11 BER_04aa 0.09006

19 BER_01aa 0.13865

20 BER_02aa 0.18794

21 BER_05aa 0.12475

31 16 0.12334

16 13 0.02437

13 BER_08aa 0.05212

13 BER_08ab 0.03808

16 15 0.01122

15 BER_08ac 0.05955

15 BER_08ad 0.05070

34 ANO_01am 0.06747

37 ANO_01an 0.04180

44 42 0.00570

42 ANO_01ag 0.04786

42 33 0.01591

33 ANO_01ai 0.03692

33 ANO_01aj 0.01326

41 38 0.01334

38 ANO_01ah 0.02997

38 ANO_01af 0.04264

36 32 0.06275

32 ANO_01ac 0.05797

32 ANO_01ad 0.01793

35 ANO_01aa 0.07963

ALLEGATO X: FILOGENESI BERCEO vs LIBRO DE ALEXANDRE vs LIBRO DE BUEN AMOR vs AYALA vs LIBRO DE APOLONIO vs POEMA DE FERNÁN GONZÁLEZ.

+--ANO_01ae

!

! +-ANO_01ah

+-46 +-44

! ! ! +--ANO_01af

! ! !

! ! ! +--ANO_01ag

! +-48 +-47

! ! ! ! +-ANO_01ai

! ! ! +-39

! ! ! +ANO_01aj

! +-49

! ! +-ANO_01al

+-43 ! +-45

! ! ! ! +-ANO_01ak

! ! +-50

! ! ! +---ANO_01am

! ! +-40

! ! +--ANO_01an

! !

! ! +---ANO_01ac

! ! +--8

! +-42 +-ANO_01ad

! !

! +--ANO_01ab

!

! +--AYA_01ad

! +-9

! +-10 +--------------AYA_01ae

! ! !

! ! +---AYA_01aa

! !

! ! +--AYA_01ai

! +-11 +-2

! ! ! +-4 +--AYA_01ah

! ! ! ! !

! ! ! +-5 +-AYA_01ag

! ! ! ! !

! ! ! ! ! +---AYA_01ak

! +-----21 +--6 +-3

! ! ! ! +-AYA_01aj

! ! ! !

! ! ! +AYA_01af

! ! !

! +-34 ! +--AYA_01ab

! ! ! +-12

! ! ! +-AYA_01ac

! ! !

! ! ! +--ANO_02ac

! ! ! +-1

! ! +--------7 +--ANO_02ab

! ! !

! ! +----ANO_02aa

! !

! ! +----BER_04aa

! +-35 +-16

! ! ! ! +-BER_04ab

! ! ! +-20

! ! ! ! ! +-BER_10aa

! ! ! +-23 +-17

! ! ! ! ! +------BER_10ab

! ! ! +-24 !

! ! ! ! ! +-------BER_09aa

! +-36 ! +-25 !

! ! ! ! ! ! +--------BER_01aa

! ! ! +-26 !

! ! ! ! +----------BER_02aa

! ! ! !

! ! ! +-------BER_05aa

! ! !

! ! ! +-ANO_03ab

! ! ! +-13

! ! +----14 +ANO_03ac

! ! !

! ! +---ANO_03aa

! !

! +-37 +----RUI_01ab

! ! ! +-27

! ! ! ! +---RUI_01ac

! ! ! +-30

! ! ! ! ! +--RUI_01ae

! ! ! ! ! +-22

! ! ! ! +-28 +--RUI_01ad

! ! ! +-31 !

! ! ! ! ! +---RUI_01ah

! ! ! ! !

41----38 ! +-32 ! +-----RUI_01ai

! ! ! ! ! +-29

! ! ! ! ! +-------RUI_01aa

! ! +----33 !

! ! ! +----RUI_01af

! ! !

! ! +---RUI_01ag

! !

! ! +--BER_08ad

! ! +-18

! ! ! +--BER_08ac

! +------19

! ! +-BER_08ab

! +-15

! +--BER_08aa

!

+----ANO_01aa

------- --- ------

DISTANZE:

41 43 0.00755

43 46 0.01317

46 ANO_01ae 0.04360

46 48 0.00564

48 44 0.01525

44 ANO_01ah 0.02894

44 ANO_01af 0.04367

48 49 0.00587

49 47 0.00621

47 ANO_01ag 0.04820

47 39 0.01557

39 ANO_01ai 0.03693

39 ANO_01aj 0.01325

49 50 0.00352

50 45 0.00916

45 ANO_01al 0.03015

45 ANO_01ak 0.04214

50 40 0.01795

40 ANO_01am 0.06835

40 ANO_01an 0.03963

43 42 0.00508

42 8 0.06022

8 ANO_01ac 0.05336

8 ANO_01ad 0.02254

42 ANO_01ab 0.05012

41 38 0.10713

38 37 0.01566

37 36 0.03637

36 35 0.00397

35 34 0.00982

34 21 0.10625

21 11 0.03016

11 10 0.00406

10 9 0.01718

9 AYA_01ad 0.05081

9 AYA_01ae 0.25846

10 AYA_01aa 0.07635

11 6 0.05487

6 5 0.01203

5 4 0.00382

4 2 0.01977

2 AYA_01ai 0.05423

2 AYA_01ah 0.04908

4 AYA_01ag 0.03629

5 3 0.01890

3 AYA_01ak 0.07675

3 AYA_01aj 0.03579

6 AYA_01af 0.02571

21 12 0.01652

12 AYA_01ab 0.05541

12 AYA_01ac 0.04380

34 7 0.13805

7 1 0.03683

1 ANO_02ac 0.05793

1 ANO_02ab 0.05313

7 ANO_02aa 0.09007

35 26 0.04175

26 25 0.01076

25 24 0.00661

24 23 0.01856

23 20 0.03249

20 16 0.02311

16 BER_04aa 0.08960

16 BER_04ab 0.04106

20 17 0.01887

17 BER_10aa 0.03871

17 BER_10ab 0.11923

23 BER_09aa 0.12308

24 BER_01aa 0.13924

25 BER_02aa 0.18866

26 BER_05aa 0.12556

36 14 0.11449

14 13 0.00732

13 ANO_03ab 0.04077

13 ANO_03ac 0.02218

14 ANO_03aa 0.05234

37 33 0.08742

33 32 0.00910

32 31 0.00385

31 30 0.00600

30 27 0.01769

27 RUI_01ab 0.08640

27 RUI_01ac 0.06966

30 28 0.01231

28 22 0.03485

22 RUI_01ae 0.05381

22 RUI_01ad 0.05978

28 RUI_01ah 0.06268

31 29 0.01556

29 RUI_01ai 0.09813

29 RUI_01aa 0.12822

32 RUI_01af 0.07463

33 RUI_01ag 0.07992

38 19 0.13026

19 18 0.01103

18 BER_08ad 0.05071

18 BER_08ac 0.05954

19 15 0.02455

15 BER_08ab 0.03839

15 BER_08aa 0.05180

41 ANO_01aa 0.07782

LEGENDA TESTI:

BER_01 Duelo de la VirgenBER_02 Sacrificio de la misaBER_03 HimnosBER_04 San Millán

BER_05 Loores de nuestra Señora BER_06 Los signos que aparecerán antes del juicioBER_07 Martirio de San LorenzoBER_08 MilagrosBER_09 S. AuriaBER_010 S. DomingoANO_01 Libro de AlexandreANO_02 Fernán GonzálesANO_03 Libro de ApolonioRUI_01 Libro de Buen AmorAYA_01 Rimado de palacio.

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