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Numero 4/2020 Il dibattito economico oltre i confini a cura dell'Osservatorio Economico e Finanziario Area Politiche per lo Sviluppo – CGIL nazionale Redazione: Nicoletta Rocchi Angela Potetti Paolo Picariello Breve rassegna di quanto pubblicato negli ultimi mesi sulla politica economica, finanziaria e monetaria e sull’innovazione tecnologica.

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Page 1: Numero 4/2020 - CGIL · 2020. 8. 7. · Nouriel Roubini sostiene che la crisi COVID-19 è arrivata in un momento particolarmente brutto per l'economia globale. Il mondo è alla deriva

Numero 4/2020

Il dibattito economico oltre i confinia cura dell'Osservatorio Economico e FinanziarioArea Politiche per lo Sviluppo – CGIL nazionale

Redazione:

Nicoletta Rocchi

Angela Potetti

Paolo Picariello

Breve rassegna di quanto pubblicato negli ultimi mesi sulla politicaeconomica, finanziaria e monetaria e sull’innovazione tecnologica.

Page 2: Numero 4/2020 - CGIL · 2020. 8. 7. · Nouriel Roubini sostiene che la crisi COVID-19 è arrivata in un momento particolarmente brutto per l'economia globale. Il mondo è alla deriva

SOMMARIO:

Questo numero di specchio internazionale è quasi interamente dedicato al tema che hafagocitato il dibattito politico ed economico negli ultimi mesi: il coronavirus e le sueconseguenze sulle condizioni di vita e di lavoro in tutte le regioni del pianeta. Come alsolito, iniziamo la rassegna con il capitolo dedicato alle notizie dal mondo. Seguirannoarticoli dedicati all’Europa e poi articoli dedicati alle questioni ambientali e alle tecnologie.Aggiungiamo, a partire da questo numero, sezioni dedicate alla produzione di agenzie eorganismi internazionali come il FMI, l’OCSE, la BCE ecc.

Il mondo ai tempi del COVID-19L’Unione Europea e il COVID-19Sostenibilità dello sviluppoLo sviluppo delle tecnologie digitaliBCE, FMI, WEF, McKinsey, OCSE, EUROSTAT

Il mondo ai tempi del COVID-19

Iniziamo con un documento non dedicato al virus, bensì finalizzato a comprendere meglioil recente movimento di protesta negli US a seguito dell’uccisione di George Floyd adopera della polizia.Si tratta di un McKinsey Report curato di Nick Noel dell’agosto dell’anno scorso,riproposto sul blog della società di consulenza in questi giorni, data la sua attualità:L’impatto economico dell’azione per colmare il divario razziale. Lo studio evidenzia,attraverso l’uso di diversi parametri e indicatori, la persistente disuguaglianza esegregazione razziale negli US.Su Project Syndicate del 28.4: In arrivo la peggiore depressione degli anni 2020,Nouriel Roubini sostiene che la crisi COVID-19 è arrivata in un momento particolarmentebrutto per l'economia globale. Il mondo è alla deriva di una tempesta perfetta di rischifinanziari, politici, socioeconomici e ambientali, che ora stanno diventando anche più acuti.Su Project Syndicate del 28.4: L'urgenza mortale di adesso del 28.4 Gordon Brownsostiene che le conseguenze della caduta nella cooperazione internazionale alla lotta delCOVID-19 degli ultimi mesi si possono calcolare in termini di vite perse. Poiché non siamoriusciti a fermare la prima ondata della pandemia, non dobbiamo fare lo stesso errore.Su Project Syndicate del 27.4: Come sviluppare un vaccino COVID-19 per tutti(925.5) Mariana Mazzucato e Els Torreele scrivono che sistemi sanitari forti, adeguatacapacità di analisi e un vaccino efficace universalmente disponibile saranno fondamentaliper proteggere la società dal COVID-19. Ma garantire che nessuno rimanga indietrorichiede non solo investimenti collettivi senza precedenti, ma anche un approccio moltodiverso all'innovazione.Su Social Europe 15.6: La crisi di COVID-19: inflazionistica o deflazionistica? PeterBofinger, con riferimento, in particolare, alle fobie inflazionistiche tedesche, avverte che,all’indomani della pandemia, il rischio maggiore è la deflazione.Su Project Syndicate del 9.6: L'illusione di una rapida ripresa negli Stati UnitiJAMES K. GALBRAITH sostiene che l'economia americana - basata sulla domandaglobale di beni avanzati, sulla domanda di fronzoli dei consumatori e sui debiti dellefamiglie e delle imprese in costante crescita - è stata per molti versi prospera. Ma era uncastello di carte e COVID-19 lo ha distrutto.Su Project Syndicate 8.6: Quale stimolo economico funziona? JOSEPH E. STIGLITZ

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e HAMID RASHID scrivono che, se durante lo shock iniziale di COVID-19, eracomprensibile che i governi e le banche centrali avrebbero reagito con ingenti iniezioni diliquidità, ora i responsabili politici devono fare un passo indietro e considerare quali formedi stimolo sono realmente necessarie e quali rischiano di fare più danni che benefici.Su Project Syndicate 22.6: Ravvivare l'OMC NGOZI OKONJO-IWEALA scrive chel’Organizzazione mondiale del commercio ha un ruolo insostituibile da svolgere neltrasformare le prospettive economiche dei paesi e la vita delle persone in tutto il mondo.Sebbene la crisi COVID-19 abbia messo a fuoco la salute in deterioramentodell'organizzazione, il suo ulteriore declino non è inevitabile.Su Social Europe 23.6: Si, è colpa di qualcuno James K Galbraith e AlbenaAzmanova scrivono che una pandemia può essere rappresentata come un "disastronaturale". Una depressione globale è tuttavia il prodotto dell'ideologia e dei potenti attoripolitici.Su Social Europe 11.6: Protezione contro le acquisizioni ostili: ripensare la liberacircolazione dei capitali Susanne Wixforth e John Weeks sostengono che la liberacircolazione dei capitali dovrebbe esistere quando porta a acquisizioni predatorie edisuguaglianze regionali in un'economia globalizzata?Su Social Europe 1.6: Il middle infelice dell'America Branko Milanovic analizza il malessere della classe media americana e le sue implicazioni per la strategiademocratica nei confronti delle elezioni presidenziali.Su Project Syndicate del 3.6: La deglobalizzazione danneggerà la crescita ovunqueKENNETH ROGOFF scrive che, anche se gli Stati Uniti chiudono gli occhi sugli effettidella deglobalizzazione sul resto del mondo, dovrebbero ricordare che l'attualeabbondante domanda di attività in dollari dipende fortemente dal vasto sistemacommerciale e finanziario che alcuni politici americani mirano a ridurre. Se ladeglobalizzazione andrà troppo lontano, nessun paese verrà risparmiato.Su Project Syndicate del 19.5: Il grande fallimento dello small government MarianaMazzucato e Giulio Quaggiotto fanno il punto sul modo in cui i diversi paesi hannoaffrontato la pandemia e sostengono che, non a caso, sono quelli con governi mission-driven ad avere le performance migliori nella crisi rispetto a quelli con il cultodell’efficienza. Si scopre così che una governance efficace non può essere evocata apiacimento poiché richiede investimenti nella capacità statale.Su Project Syndicate del 28.5: Imparare a convivere con il COVID-19 Ngaire Woods eLeany Lemos danno conto dell’esperienza dello stato brasiliano del Rio Grande do Sulche, in totale controtendenza con il loro governo centrale, hanno elaborato una strategiaper convivere con in virus basata su indicatori chiave, consultazioni di esperti e processiesecutivi, in totale trasparenza di fronte alla loro opinione pubblica: una lezione per i paesipiù ricchi che ancora non hanno sviluppato piani simili.Su Project Syndicate del 27.5: A cosa dovremmo prepararci? Ricardo Hausmannscrive che nella maggior parte dei paesi emergenti e in via di sviluppo, il COVID-19 stacausando un uragano economico. Sembra sempre di più di categoria 5 ma la comunitàinternazionale e molti governi nazionali sembra stiano preparandosi a una mera tempestatropicale.Su Project Syndicate del 21.5: Tempo per un giubileo selettivo del debito WillemH.Buiter sostiene che, con l’incombente depressione economica, nessun paese potràevitare l’esigenza di spese ingenti di stimolo e l’esplosione del debito che ne deriverà. Sele economie avanzate hanno opzioni creative per farvi fronte, i paesi in via di sviluppoavranno bisogna di soluzioni più radicali.Su Project Syndicate del 285: Cooperare con la Cina o soffrire Andrew Sheng e XiaoGeng sostengono che, da soli, non si può affrontare una minaccia che non rispetta confininé salvaguardare un’economia profondamente integrata col resto del mondo. Non ètuttavia chiaro se gli US subordineranno questi obiettivi vitali alla loro rivalità geopoliticacon la Cina.

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Su Project Syndicate del 19.5: Le democrazie funzionano meglio nella gestione dellecrisi, Shlomo Ben-Ami sostiene che in una democrazia una crisi è un test politico: unleader deve mantenere o rafforzare la fiducia dell’opinione pubblica o rischiare di nonessere votato alle elezioni successive. Ma in un’autocrazia, una crisi è una minaccia allalegittimità del regime, motivo per cui tendono ad insabbiare le informazioni ufficiali.Sul World Economic Forum il Report COVID-19 Risks outlook: una mappaturapreliminare e le sue implicazioni. Dopo il grande blocco, inizia la grande trasformazione.Da dove cominciare? Economia, ambiente, coesione sociale, geopolitica, commercio,salute mentale? Mai, nei tempi moderni, un evento ha avuto un effetto così grande sulmondo, sui suoi abitanti e sui suoi ecosistemi. Su VOX EU del 3.6: Appiattire le curve pandemiche e di recessione Pierre-OlivierGourinchas sostiene che la politica di sanità pubblica, almeno nei casi gestiti meglio, hamirato ad appiattire la curva del COVID-19 imponendo drastiche misure di allontanamentosociale e promuovendo pratiche sanitarie per ridurre il tasso di trasmissione. Nel breveperiodo, appiattire la curva delle infezioni guida la curva della recessionemacroeconomica. Ma la politica economica può agira anche per appiattire in mododecisivo questa curva.Su Project Syndicate del 13.5: È tempo di riformare la Nazioni Unite, Hamad BinAbdulaziz Al-Kawari scrive che l’incapacità delle Nazioni Unite di coordinarsiefficacemente durante la crisi COVID-19 determinerà un periodo difficile di resa dei conti edi decisioni difficili per l’organizzazione. Soprattutto, l’ONU dovrà abbandonare la suavecchia mentalità e adottare riforme istituzionali che lo attrezzino meglio per le sfide delventunesimo secolo.Sul Blog di Yanis Varoufakis del 13.5 compare una lettera-appello, indirizzata allapresidente della World Bank, Georgieva Malpass, tratta dal Washington Post, di BernieSanders, Ilhan Omar, Carlos Menem, Yanis Varoufakis, Richard Durbin e altri 300parlamentari che chiedono la cancellazione del debito per oltre 70 paesi in via di sviluppotra i più poveri del mondo. La lettera chiede inoltre un significativo stimolo fiscale peraiutare a stabilizzare l’economia globale.Su Project Syndicate del 13.5: Gestire la crisi del debito globale in arrivo (931.5)Barry Eichengreen afferma che la crisi economica che si è abbattuta sulle economieemergenti e in via di sviluppo viene trattata come temporanea, con una moratoria suipagamenti degli interessi e una promessa di crediti commerciali fino alla fine dell’anno. Ilche significa, in altre parole, che la risposta politica è dolorosamente inadeguata allasituazione di quei paesi.Su Project Syndicate dell’11.5: COVID-19 sta uccidendo la democrazia? GuyVerhofstadt scrive che i media globali sono così consumati dalle conseguenze sullasalute pubblica ed economica del COVID-19 che non sono riusciti a prestare adeguataattenzione ai crescenti rischi politici e istituzionali. In effetti, se non si presta attenzione, lapiù grande vittima del COVID-19 potrebbe essere la democrazia.Su Project Syndicate dell’11.5: Di fronte alla Cina Ian Buruma sostiene che se la Cinadesidera guidare il mondo, dovrà offrire ben più che denaro e intimidazioni. La libertà èancora importante e la Cina non sarà in grado di fare avanzare tale causa su scala globalesenza prima iniziare a casa sua. Mentre perde tempo ed energia a accusarla dellapandemia, come sta facendo Trump, gli US stanno rapidamente svanendo comealternativa alla Cina. Su Project Syndicate dell’1.5 l’intervista di Gregor Peter Schmitz a George Soros, incui la tesi centrale sostenuta è che c’è una sola certezza nel mondo post-pandemico: nonc’è possibilità di tornare all’economia globalizzata che l’ha preceduta. In palio c’è tutto ilresto, compresa l’ascesa della Cina, il destino degli Stati Uniti e la sopravvivenzadell’Unione Europea.Su Project Syndicate del 12.5: Trarre il meglio da un mondo post-pandemico DaniRodrik sostiene che in un’economia mondiale già su un percorso fragile e insostenibile, il

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COVID-19 chiarisce le sfide da affrontare e le decisioni da prendere. Il destinodell’economia globale non dipende da ciò che fa il virus ma da come si sceglie dirispondere.Su Project Syndicate del 12.5: La deglobalizzazione e i suoi malcontenti (930.6),Richard N.Haass sostiene una tesi diversa da quella di Soros. Se le grandi rivalità dipotere e il modo in cui, bene o male, sono state gestite hanno modellato gran parte dellastoria degli ultimi secoli, è probabile che anche l’era attuale sia definita dalle sfide globali eil modo in cui, bene o male, il mondo le affronterà. E questo richiede soprattutto di evitarefalse cure.Su Insight un articolo di Bernie Sanders in occasione del primo maggio in cui ilsenatore americano dà una panoramica di ciò che stanno attraversando i lavoratori negliUS e nel mondo, perché – afferma con chiarezza – la disuguaglianza di reddito e diricchezza non è solo una questione americana ma è globale.Su Insight: Una scintilla di ottimismo in un periodo di crisi Barry Bluestone scriveche il lato positivo della crisi odierna è che, a partire da quest’anno, sulle carte dinavigazione americane, potrebbe apparire un’altra era progressista come quella degli anni’30 del secolo scorso. Con un mandato per il cambiamento, il presidente Biden potrebbeiniziare a creare un New Deal del 21esimo secolo.Su Project Syndicate dell’8.5: L’imperativo di genere della pandemia, Ann Linde eArancha Gonzales e altre esponenti politiche e di governo di diversi paesisostengono che, poiché la crisi del COVID-19 colpisce uomini e donne in modo diverso, lemisure per risolverla devono tenere conto del genere. Per le donne e le ragazze, sidevono affrontare le vulnerabilità in casa, nell’assistenza sanitaria, nel mercato del lavoro. Su Project Syndicate del 14.5: Tutti vincono con la cooperazione vaccinale SusanAthey, Kendall Hoyt e Michael Kremer sostengono che l’unico modo per sviluppare edistribuire un vaccino COVID-19 al ritmo e alle dimensioni richieste dall’attuale crisi èattraverso il coordinamento internazionale. A differenza delle strategie a livello nazionale,un approccio collettivo riduce al massimo i rischi e massimizza l’efficienza.Sul sito di NENS: Alcune considerazioni sulla crisi da coronavirus considerazioni eproposte di Vincenzo Visco sulla crisi del coronavirus

L’Unione Europea e il COVID-19

Sul sito della Commissione Europea il 27.5: Europe’s moment: repair and prepare forthe next generation. Si tratta dell’annuncio da parte della Commissione europea dellapresentazione della sua proposta per un grande piano di ripresa. Per garantire che laripresa sia sostenibile, uniforme, inclusiva ed equa per tutti gli stati membri, laCommissione propone di creare un nuovo strumento di ripresa, Nex generation EU,integrato nel bilancio EU, potente, moderno e rinnovato nel lungo termine. Viene diconseguenza modificato il programma di lavoro 2020 per dare priorità alla azioninecessarie a stimolare la ripresa e la resilienza dell’Europa.Su VOX EU del 26.5: L’Europa ai tempi del COVID-19: un nuovo crash test e unanuova opportunità Agnes Benassy-Quere e Beatrice Weder di Mauro analizzano laforte reazione, dopo un periodo di esitazione, dei governi europei alla pandemia, con variestrategia che hanno combinato l’allontanamento sociale, i test, la quarantena e i blocchi.Tuttavia il coordinamento è fondamentale durante una pandemia e la riparazione deibilanci societari e del mercato unico e la ripresa economica costituiscono beni comuni.L’articolo analizza le scelte fatte lungo i tre assi della politica fiscale, monetaria e bancariaa livello europeo.Su Project Syndicate del 26.5: Un balzo gigante per l’Europa? Lucrezia Reichlin dàconto della proposta franco-tedesca di un recovery fund: non proprio un “momentohamiltoniano”, come sostenuto da qualcuno. Ma il fatto che essa rimodeli il dibattito sulla

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mutualizzazione dei rischi e sui benefici dei trasferimenti, potrebbe preparare il terreno pertale “momento”.Su Project Syndicate del 21.5: Il momento h amiltoniano dell’Europa AnatoleKaletsky sostiene a sua volta che la proposta per un recovery fund fatta da EmmanuelMacron e Angela Merkel costituisce un piccolo cambiamento in un’epoca in cui politici ebanchieri centrali evocano quasi ogni giorno, miliardi di miliardi. Ma. Se adottata, laproposta potrebbe essere ricordata come il momento in cui l’Europa divenne una verafederazione politica.Su Social Europe 17.6: Regimi fiscali e uguaglianza tra gli stati Sergio Fabbriniscrive che la risposta alle conseguenze di COVID-19 potrebbe essere l'occasione percostruire un'unione fiscale europea, che mantenga separate le responsabilità fiscali deglistati da quelle dell'UE. Ognuno deve fare la propria parte, ma con i mezzi disponibili persvolgere i compiti assegnati.Su Social Europe 11.6: Una struttura europea di sanità pubblica Alberto QuadrioCurzio e Francesco Saraceno scrivono che la salute pubblica dovrebbe esserericonosciuta come un bene pubblico, la cui disposizione, al di là della pandemia, richiedeuna nuova agenzia europea.Su VOX EU del 26.5: Oltre la pandemia: 8 proposte per rilanciare l’unione bancariaIgnazio Angeloni fa il punto sulla riforma con cui, nel 2012, al culmine della crisi dell’euro,i leaders dell’EU hanno lanciato l’unione bancaria e propone alcune misure politiche permigliorarne i risultati.Sul Sito EUROSTAT: Condizioni di vita in Europa – distribuzione e disparità direddito. In quasi tutti gli stati membri EU, il 20% della popolazione col reddito dispobile piùelevato rappresenta almeno un terzo del totale. Al contrario il 20% della popolazione colreddito più basso rappresenta meno di un decimo di tutti i redditi. Dati in peggioramentorispetto al 2013.Su Social Europe del 18.5: Brexit: morti, più morti e calcoli sbagliati Paul Masonsostiene che in uno scenario “brexit” da incubo, il governo britannico provoca un caostotale da cui spera di trarre profitto dopo il caos provocato con il COVID-19.Su Social Europe del 15.5: Aspettando Godot: affrontare l’elusione fiscale dellemultinazionali Francesco Saraceno sostiene che gli sforzi condotti a livello EU percontrastare l’evasione fiscale delle multinazionali, si scontrano e falliscono rispetto aibeneficiari nazionali. E’ arrivato il memento di chiamarli per nome e farli vergognare.In un Luiss Policy Brief, Lorenzo Bini Smaghi del 15.5: La sentenza della cortecostituzionale tedesca è incomprensibile esamina dettagliatamente e confuta lasentenza della suprema corte della Germania a proposito della legittimità del programmadi acquisto di asset della BCE.Su Project Syndicate del 15.4: Costituzione tedesca e sovranità europea Hans-Werner Sinn sostiene il contrario di Bini smaghi. Pur sostenendo che la sentenza nonsarebbe potuta arrivare in un momento peggiore, egli insiste sulla necessità di ricordareche l’EU è una comunità basata sullo stato di diritto e che solo i suoi stati membri sovranipossono svilupparlo ulteriormente, non potendosi modificare arbitrariamente espandendola giurisdizione della Corte di giustizia europeo o attraverso decisioni del consiglio direttivodella BCE.Su Project Syndicate dell’11.5: La Corte costituzionale tedesca ha inavvertitamenterafforzato l’eurozona? Hans-Helmut Kotz sostiene che, nonostante le spinose questionisollevate dalla sentenza sul programma di acquisto di obbligazioni del settore pubblicodegli stati membri, ci potrebbero essere aspetti positivi. E’ ora più probabile, infatti, chel’EU sarà costretta a confrontarsi frontalmente con la principale debolezza istituzionaledella sua unione monetaria. Sul Sole 24 ore dell’11.5: Ossigeno alle imprese: il balzo dei prestiti bancari inEuropa Marcello Minenna analizza i flussi dei prestiti che risultano significativamenteaumentati e fa alcune proposte che egli definisce Finanziariamente moderne”.

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Sempre sul SOLE 24 Ore del 18.5: Industria e infrastrutture: ripartire dal risparmioprivato Marcello Minenna suggerisce tecniche e modi, finanziariamente sostenibili per ilsistema paese, per coinvolgere, su basi rigorosamente volontarie, il risparmio privatoitaliano in iniziative a supporto dell’economia reale.Su Social Europe del 12.5: I sindacati sono la chiave per un’uscita sicura dallapandemia Luca Visentini sostiene che dopo la crisi non si possa tornare al “business asusual”, ma la “nuova normalità” deve comportare un profonda trasformazione politica esociale.Su La Voce del 14.5: Effetto coronavirus sulle pensioni Raffaele Corvino, ElsaFornero e Alessandro Dario Lavia si domandano se la crisi innescata dal COVID-190metterà in discussione il nostro sistema previdenziale. Buone pensioni dipendono dal buonandamento dell’economia e dell’occupazione. E al debito si può ricorrere nel breve periodoma poi ne va garantita la sostenibilità.Su Insight: L’incerto futuro dell’Italia nell’eurozona dopo l’attacco della pandemiaAntonio Lettieri sostiene che i problemi economici italiani erano già cominciati all’alba delsecondo decennio di questo secolo, ma ora tutta l’eurozona è in difficoltà, compresa laGermania, la più grande economia dell’eurozona, che da due anni oscilla tra stagnazionee recessione. L’eurozona è dunque a un bivio: deve operare una svolta radicale,rovesciando la politica che la posta ai margini della nuova geografia del mondo sviluppatooppure difficilmente riuscirà a sfuggire a un destino di disgregazione.

Sostenibilità dello sviluppo

Su Project Syndicate del 27.5: Obi ettivi climatici e partecipazione dell’indust ria allaripresa Herik Poulsen, Mads Nipper, Lars Fruergaard Jorgensen sostengono che,anche se impegnati ad affrontare le emergenze economiche e sanitarie causate delCOVID-19, i governi di tutto il mondo non devono perdere di vista l’opportunità storica chesi è presentata: è giunto il momento di creare le condizioni per una transizione a livellosociale verso un futuro sostenibile a basse emissioni di carbonio.Su Social Europe del 15.5: la pandemia e il giorno dopo Andreas Antoniadessostiene che l’emergenza della crisi del coronavirus non può riportare al “business asusual”, ma deve aprire urgentemente una transizione verso la sostenibilità socio-ambientale.Su Project Syndicate del 13.5: COVID-19 sta chiarendo la sfida climatica OliviaMacharis e Nadim Farajalla sostengono che, mentre si può essere in grado di gestire lapandemia con il distanziamento sociale, i nuovi farmaci antivirali e, infine,auspicabilmente, un vaccino, i cambiamenti climatici rappresentano una minacciaesistenziale ancora più grande poiché i suoi effetti non hanno un trattamento o una duratadefiniti.

Lo sviluppo delle tecnologie digitali

Su Social Europe del 14.5: Quando le macchine pensano per noi: conseguenze per illavoro e il posto di lavoro Judith Clifton, Amy Glasmeier e Mia Grey sostengono che ilmodo sicuro per non riuscire a prevedere l’impatto delle tecnologie dell’intelligenzaartificiale è il determinismo tecnologico. Il futuro dell’AI è troppo importante per esserelasciato agli specialisti della tecnologia, è la conclusione dell’articolo. Sociologi, avvocati,esperti di etica della tecnologia devono impegnarsi attivamente per modellarne estrutturarne sviluppo e adozione.Su Social Europe del 14.5: I robot non ci renderanno ridondanti Lars Klingbeilafferma che su globalizzazione, digitalizzazione, intelligenza artificiale, è tempo dismettere di discutere il lavoro in termini carichi di paura.

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Su Project Syndicate del 12.5: Automazione e azione umana Sami Mahroum affermache, per quanto siano veloci, economici e efficienti i robot, non possono compensarel’ambizione, il desiderio, il bisogno e l’avidità umani che alla fine guidano la domanda el’offerta. La pandemia lo ha dimostrato chiaramente, sottolineando la necessità di sfruttarela tecnologia per migliorare l’azione umana.

BCE

Sulla Working Paper Series: La politica monetaria e la sua trasmissione in un mondoglobalizzato Michele Ca’ Zorzi, Luca Dedola, Georgios Georgiadis. Marek Jarocinski,Livio Sytracca e Georg Strasser fanno una stima e un confronto tra la trasmissioneinternazionale della BCE e la politica monetaria della Federal Reserve e concludono chela politica monetaria di quest’ultima ha un impatto significativamente maggiore di quellodella BCE sulle variabili finanziarie e reali del resto del mondo. Sul Bollettino economico (3/2020): Misurazione dell’inflazione in tempi di crisieconomica, Omiros Kouvavas, Riccardo Trezzi, Bernhard Goldhammer e JakobNordemanSul bollettino economico 4/2020: La crisi COVID-19 e le sue implicazioni per lepolitiche fiscali Stephan Haroutunian, Sebastian Hauptmeier e Nadine Leiner-KillingerSul BOLLETTINO DI RICERCA BCE N. 72 del 19.6: L'indice di debolezza globale -leggere i segni vitali dell'economia durante la crisi COVID-19 Danilo Leiva-Leon,Gabriel Perez-Quiros e Eyno Rots

McKinsey

Report del 27.5: Come uno stimolo pandemico può creare lavoro e aiutare il clima(937.14) I 10 trilioni di dollari in misure di stimolo fino ad ora stanziati potrebbero esseredecisivi per la transizione a basse emissioni di carbonio del mondo. Ecco come leorganizzazioni possono mettere insieme priorità economiche e ambientali.

Blog del Fondo Monetario Internazionale

4.5: Monitoraggio del commercio durante la pandemia COVID-19 (935.2) DiegoCerdeiro, Andras Komaromi, Mamoon Saeed sostengono un nuovo sistema dimonitoraggio, basato sull’utilizzo del miliardo e più di messaggi arrivati dalle navi negliultimi 5 anni che renderebbe disponibile una frequenza giornaliera delle informazioni,mentre le statistiche ufficiali sono in genere ritardate di molte settimane.13.5: L’emergere dal grande blocco in Asia e in Europa di Chang Yong Rhee e PaulThomsen raccomandano di procedere con cautela all’uscita dal lockdown senzaprecedenti per evitare ricadute.12.5: Le aziende pubbliche al tempo del COVID-19. Victor Gaspar sostiene che lapandemia ha evidenziato il ruolo del settore pubblico nel salvare vite umane e mezzi disussistenza. Le imprese statali sono parte di questo sforzo: siano esse servizi pubblici cheforniscono servizi essenziali, o banche pubbliche che forniscono prestiti alle piccoleimprese.

World Economic Forum

Report Energy Transition Index 2020: dalla crisi al rimbalzo. La transizione energeticadel mondo ha fatto progressi lenti e costanti negli ultimi 5 anni, ma la crisi COVID-19

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rischia di far deragliare i progressi a lungo termine. La ripresa e l’ordine energetico globalemutevole creeranno nuove opportunità per accelerare il ritmo?

OCSE

Tassi di disoccupazione (aggiornati a maggio 2020): un aumento senza precedenti

EUROSTAT

11.5: Il coronavirus può cambiare l’occupazione precaria (dati statistici)

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McKinsey Report (13.8.2019)

L'impatto economico del colmare il divario razziale della ricchezzaNick Noel (consulente nell’ufficio Mckinsey di Washington, DC) (nb. le tabelle non sonotrasportabili)

Gli Stati Uniti hanno trascorso l'ultimo secolo estendendo il loro potere economico e lodimostrano le ricchezze degli alti guadagni, la ricchezza familiare mediana è cresciuta da$ 83.000 nel 1992 a $ 97.000 nel 2016 (in dollari 2016). Al di là della crescita complessiva dei numeri top-line, tuttavia, la crescita della ricchezzadelle famiglie (definita come patrimonio netto, il valore netto delle attività e dei debiti liquidie illiquidi di ciascuna famiglia) non è stata inclusiva. Gli individui le famiglie e le comunitànere tendono a rimanere più indietro, nella ricchezza, dei binachi. Infatti, nel 2016 lafamiglia bianca mediana aveva più di dieci volte la ricchezza della famiglia nera mediana.Il divario razziale di ricchezza fra le famiglie bianche e nere è aumentato da circa$100.000 nel 1992 a $154.000 nel 2016. In parte perché, in quel periodo, le famigliebianche hanno guadagnato significativamente più ricchezza (con la mediana che aumentada $54.000) mentre la ricchezza mediana delle famiglie nere non è cresciuta affatto intermini reali.Il divario razziale di ricchezza crescente svantaggia le famiglie, gli individui e le comunitànere e limita il potere economico e le prospettive dei cittadini neri, con effetti ciclici. Taledivario contribuisce alla precarietà economica intergenerazionale: quasi il 70 per cento deibambini neri della classe media rischiano, da adulti, di uscirne. Oltre al suo evidenteimpatto negativo sullo sviluppo umano per gli individui e le comunità di colore, il divariorazziale di ricchezza limita anche l'economia statunitense nel suo complesso. Si stima cheil suo effetto frenante sui consumi e gli investimenti costerà all'economia statunitense tra i1000 e i 1500 miliardi di dollari tra il 2019 e il 2028 (4-6 per cento del PIL previsto nel2028).

Quantificare l'impatto economico della riduzione del divario razziale di ricchezzaStimare l'impatto economico dell’azione per colmare il divario razziale di ricchezza è uncompito scoraggiante, perché è il prodotto di complesse interazioni Dalla BCE

Presentation del rapporto annuale 2019 della BCE al Comitato per gli affarieconomici e monetari del Parlamento Europeo (in videoconferenza): Considerazioniintroduttive di Luis de Guindos, vice presidente BCE.Sul BCE Research Bulletin no.71 del 27.5: COVID-19 e prestiti in sofferenza: lezionidalle crisi passate (937.10), Anil Ari, Sophia Chen e Lev Ratnovski affrontano laquestione delle sofferenze bancarie che, durante le crisi aumentano inevitabilmente. Ilreport fornisce dati e chiavi di interpretazione, sostenendo che per il mondo postpandemia, la progettazione di politiche efficaci per la risoluzione dei crediti non performantiè un passo fondamentale.Sulla Working Paper Series: La politica monetaria e la sua trasmissione in un mondoglobalizzato (932.5) Michele Ca’ Zorzi, Luca Dedola, Georgios Georgiadis. MarekJarocinski, Livio Sytracca e Georg Strasser fanno una stima e un confronto tra latrasmissione internazionale della BCE e la politica monetaria della Federal Reserve econcludono che la politica monetaria di quest’ultima ha un impatto significativamentemaggiore di quello della BCE sulle variabili finanziarie e reali del resto del mondo. Sul Bollettino economico (3/2020) (932.9): Misurazione dell’inflazione in tempi dicrisi economica, Omiros Kouvavas, Riccardo Trezzi, Bernhard Goldhammer e JakobNordemanSul bollettino economico 4/2020: La crisi COVID-19 e le sue implicazioni per lepolitiche fiscali (940.2) Stephan Haroutunian, Sebastian Hauptmeier e Nadine Leiner-

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KillingerSul Bollettino economico 4/2020 (940.3):Sviluppi regionali del mercato del lavorodurante la grande crisi finanziaria e la successiva ripresa Vasco Botelho, ClaudiaForoni e Lara VivianSul BOLLETTINO DI RICERCA BCE N. 72 del 19.6: L'indice di debolezza globale -leggere i segni vitali dell'economia durante la crisi COVID-19 Danilo Leiva-Leon,Gabriel Perez-Quiros e Eyno RotsDalla McKinsey

Report del 27.5: Come uno stimolo pandemico può creare lavoro e aiutare il clima(937.14) I 10 trilioni di dollari in misure di stimolo fino ad ora stanziati potrebbero esseredecisivi per la transizione a basse emissioni di carbonio del mondo. Ecco come leorganizzazioni possono mettere insieme priorità economiche e ambientali.

tra le forze sociali, storiche, politiche e istituzionali. Per tenere conto di una gammasufficientemente completa di fattori, offrendo un concetto accessibile, ci siamo rivolti almodello di Oxford, un modello econometrico ampiamente utilizzato a livello previsionale.Abbiamo modellato i risultati economici per gli Stati Uniti in due scenari distinti, così damisurare l'impatto che colmare il divario di ricchezza nel periodo 2019-28 avrebbe sul PIL,utilizzando il reddito, investimenti materiali e finanziari come componenti del nostromodello di ricchezza.

Nel primo scenario (scenario ottimistico), stimiamo l'effetto della riduzione del divario diricchezza tra neri e bianchi americani dal livello del 2016. Calcoliamo gli effetti economiciipotizzando che la ricchezza di ogni gruppo continui a crescere ai tassi 1989-2016 (0,8 percento all'anno in media per i bianchi e 3 per cento per i neri). Dato l’ottimistico presuppostoche la ricchezza nera cresce più velocemente della ricchezza bianca, il divario di ricchezzasi restringerebbe, ma resterebbe sostanzialmente grande (7,7 volte). Colmare il divario inquesto scenario aggiungerebbe 1.000 miliardi di dollari all'economia del 2028.

Nel secondo scenario (scenario pessimistico), si presume che il divario di ricchezza siallargherà da ora al 2028, con la ricchezza dei bianchi in crescita de 3,4 per cento all'anno,il suo tasso di crescita medio dal 1992 al 2007 negli ultimi 20 anni in cui è cresciuto piùrapidamente. Al contrario, supponiamo che la ricchezza dei neri diminuirà del 3,4 percento all'anno, il tasso a cui è diminuito dal 2004 e 2016, il periodo negli ultimi 20 anni incui è diminuito più rapidamente. Dato questo presupposto pessimistico di una drammaticacontrazione della ricchezza, a fronte di un enorme aumento della ricchezza “bianca”, ildivario di ricchezza aumenterebbe significativamente (22,7 volte). Colmare il divariorazziale di ricchezza in questo secondo scenario aggiungerebbe 1,5 trilioni di dollariall'economia nel 2028.Per capire come colmare il divario di ricchezza influenzerebbe l'economia, usiamo le trecomponenti del PIL per le quali il divario tra bianchi e neri americani è più grande:abitazioni (come proxy per gli investimenti tangibili), consumi e investimenti di borsa.Per creare i due scenari, abbiamo calcolato il valore totale delle lacune rilevanti nelleattività di wealth-building e calcolato la quota di ciascuno nel gap totale. Gli investimentimateriali sono stati il 50 per cento del divario, i consumi privati ne hanno costituito il 23 percento, e gli investimenti di borsa hanno costituito il restante 27 per cento. Infine, abbiamoponderato, proporzionalmente, ciascuna delle componenti, applicato ciascuna al valoredell'intero divario di ricchezza, e "shockato" il modello aumentando il valore di ognicomponente del divario di ricchezza per valutarne l'impatto potenziale sul PIL.

Malgrado le famiglie nere abbiano fatto progressi nella vita civile ed economica dalpassaggio del Civil Rights Act del 1964, devono affrontare barriere sistemiche e

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cumulative sulla strada per la costruzione della ricchezza a causa della discriminazione,della povertà, e di una carenza di connessioni sociali (compresi i modelli di ruolo e imentori nelle loro comunità) entrambe meccanismi e risultati dell'ingiustizia economicarazziale. Questi elementi negativi hanno contribuito a mantenere un divario di ricchezzapersistente e crescente.Poiché la comprensione della portata di un problema è vitale per risolverlo, usiamo questarelazione per quantificare l'impatto economico del colmare il divario razziale di ricchezza,per identificare le questioni di fondo che contribuiscono a perpetrarlo, e per impostare ilterreno per le discussioni sui modi per colmare il divario. Non sorprende che le barriere alla costruzione della ricchezza per le famiglie nere sianoabbastanza numerose da meritare un'esplorazione approfondita, quindi abbiamo dedicatoquesta report alla comprensione dei pezzi di vita finanziaria dei neri americani cheammontano a significativamente meno di quelli dei loro pari bianchi.

Per aiutare a scomporre e articolare i problemi che contribuiscono al divario di ricchezza,abbiamo sviluppato un nuovo quadro per cogliere i fattori che la perpetrano. La nostraricerca ha scoperto che le barriere economiche colpiscono le famiglie nere nelle seguentidimensioni:

Contesto comunitario. La raccolta di beni pubblici e privati in una datacomunità

Ricchezza familiare. Il valore netto dell'insieme di attività finanziarie e nonfinanziarie di una famiglia

Reddito familiare. Il flusso di cassa che una famiglia riceve dalla propriaimpresa o dalla partecipazione al mercato del lavoro.

Risparmio familiare. Gli strumenti e i benefici a cui una famiglia può accedereper trasformare il reddito in risparmio e ricchezza per le famiglie e lacomunità.

Componenti della creazione di ricchezza per una famigliaSono quattro gli elementi che rappresentano la maggior parte della capacità di unafamiglia di costruire ricchezza in una generazione: contesto comunitario, ricchezzafamiliare, reddito familiare, e risparmi familiari. All'interno di ogni fase, le famiglie inizianocon dotazioni iniziali diverse e passano attraverso processi e punti di decisione diversi, puraffrontando livelli diversi di vincoli sulle loro opzioni. Abbiamo identificato questi input dopoaver eseguito una revisione della letteratura di oltre 100 studi e articoli che ne esplorano lostato e la contribuzione al divario razziale di ricchezza, poi condotto una ricerca privata percapire il modo in cui gli ostacoli che abbiamo identificato si adattino insieme. Abbiamousato i nostri risultati per costruire un framework generazionale di ricchezza per lefamiglie. In collaborazione con 15 studiosi e professionisti del settore pubblico, privato esociale, abbiamo poi testato e perfezionato la validità del nostro framework nel corso del2018.

Contesto comunitarioIl contesto comunitario si riferisce a dove le famiglie iniziano il processo di costruzionedella ricchezza. Ogni comunità è composta dalla raccolta di beni pubblici e privati in unadata comunità. Queste attività si sovrappongono alle reti e alle istituzioni economiche,sociali, culturali e politiche che tendono a rafforzare i modelli socioeconomici esistenti. Adesempio, le comunità con alti livelli di attività economica e ricche relazioni sociali tendonoa produrre più famiglie benestanti e contengono asset (come case e imprese) che sonovalutati di più. Al contrario, le comunità che mancano di attività economica o connessionicon le opportunità tendono ad avere performance peggiori.

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Ricchezza familiareLa ricchezza di famiglia si riferisce a come le famiglie sviluppano lo stock di ricchezza aloro disposizione. Questa ricchezza riflette il valore netto dell'insieme di attività finanziariee non finanziarie di una famiglia. Per esempio, costituisce la ricchezza di una famiglia il valore della propria casa, unapiccola azienda, i piani pensionistici, a questi si aggiunge la liquidità della famiglia e sisottraggono il valore del debito di carta di credito, i prestiti aziendali, e i prestitistudenteschi.

Reddito familiareIl reddito familiare rappresenta il modo in cui le famiglie guadagnano i flussi di cassa chericevono o da attività d'impresa o dalla loro partecipazione al mercato del lavoro. Per esempio, sia lo stipendio di un membro della famiglia come titolare di impresa, sia lapaga oraria di un secondo membro della famiglia, contribuiscono al reddito familiare.

Risparmi familiariI risparmi familiari rappresentano il modo in cui le famiglie interagiscono con le regole chegovernano il risparmio e la creazione di ricchezza, nonché con gli strumenti e i benefici cuile famiglie possono accedere per gestire le spese domestiche, i consumi regolari, chepossono aggiungere alla ricchezza familiare e al contesto comunitario. Per esempio, le prestazioni di pendolarismo al lordo delle imposte, le detrazioni fiscalistatali e locali e i conti correnti sono benefit e strumenti che aiutano le famiglie arisparmiare.Le interazioni fra gli elementi della ricchezza della famiglia possono promuovere la stabilitàeconomica, contribuire a spingere le famiglie verso la prosperità, o impedirnel'avanzamento (esposizione). Naturalmente, le componenti e le loro interazioni possonoanche legare gli individui allo status socioeconomico delle loro famiglie. Per esempio, unafamiglia che vive in una comunità impoverita rischia di dover lottare per accumularericchezza familiare e per conservarla.

Questo stesso quadro ci aiuterà a individuare delle soluzioni nelle relazioni successive. Ineffetti, i settori pubblico, privato e sociale dovranno contribuire a correggere le ingiustiziestrutturali che contribuiscono al divario razziale di ricchezza. Sarà probabilmentenecessaria una serie di iniziative simultanee che si rafforzino a vicenda. Questo lavoro nonsarà né semplice né facile, ma gli sforzi mirati e produttivi probabilmente rafforzerannol'economia, aumenteranno l'equità economica e sociale e miglioreranno la qualità dellavita per le famiglie.

Bisogni insoddisfatti nella costruzione della ricchezza familiareLo scenario ideale per la costruzione della ricchezza richiede circostanze favorevoli in tuttele dimensioni del contesto comunitario, della ricchezza familiare, del reddito familiare e delrisparmio familiare. La nostra analisi ha rilevato che la costruzione della ricchezza dellefamiglie nere è limitata da bisogni insoddisfatti e ostacoli in tutte queste dimensioni rispettoalle famiglie bianche: un fattore che contribuisce a un divario crescente tra le famigliebianche e quelle nere.

Contesto comunitarioI 16 Stati che ospitano il 65% dei residenti neri negli Stati Uniti hanno performance al disotto della media nazionale in tutte le categorie. Questo può aggravare gli svantaggi deicittadini neri in base alle comunità in cui vivono e lavorano. In particolare, gli Stati in cui si concentrano i residenti di colore sono ben al di sotto dellemedie nazionali in termini di opportunità economiche, occupazione, accesso all'assistenzasanitaria, qualità dell'assistenza sanitaria, sanità pubblica e accesso alla banda larga. A

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livello di quartiere, le famiglie nere hanno fino a 4,6 volte più probabilità delle famigliebianche e ispaniche di vivere in aree di povertà concentrata. Nemmeno le famiglie nere adalto reddito sono esenti: la famiglia nera media con un reddito familiare di $ 100,000 vivein un quartiere dove il reddito medio è di $ 54.000.Questo tipo di svantaggio razziale ha radici storiche. Le forze istituzionali, come il NationalHousing Act del 1934, hanno contribuito alla segregazione razziale e socioeconomicastrutturale, limitando le opzioni abitative di molte famiglie nere a quelle nei quartieri conrating D, che sono caratterizzati da scorte abitative dei residenti in difficoltà a bassoreddito. La maggior parte delle famiglie nere sono rimaste in questi quartieri. Talicircostanze spesso rendono più difficile per le famiglie costruire ricchezza in un'unicagenerazione, tanto meno in più generazioni.

Ricchezza familiareCapitale proprio, liquidità, credito e l'accesso ad attività su cui investire sono la chiave peruna base stabile della ricchezza familiare. Le famiglie nere hanno un accesso irregolare a ciascuna di queste componenti, che limitala loro capacità di sviluppare portafogli di beni materiali e diversificati. Le famiglie nereiniziano con livelli di ricchezza più bassi: solo l'8% delle famiglie nere riceve un'eredità,rispetto al 26% delle famiglie bianche. Quando un'eredità c'è, arriva al 35 per cento delvalore di quella di una famiglia bianca. Questa differenza nella ricchezza "starter" colpisceanche altre componenti del processo di creazione di ricchezza: una recente ricerca mostrache la ricchezza dei laureati neri ha un declino dopo la laurea, perché, rispetto ai laureatibianchi, è più probabile che debbano sostenere finanziariamente i loro genitori.Oltre a sostenere finanziariamente i familiari, le famiglie nere hanno 1,3 volte piùprobabilità delle famiglie bianche di avere debiti studenteschi. Poiché l'istruzione è unbene immateriale che non può servire da garanzia, le famiglie nere che devono affrontaredifficoltà finanziarie temporanee spesso non sono in grado di ripagare i loro prestitistudenteschi. In scala, questa dinamica significa che i mutuatari neri hanno il 2,3 di probabilità in più dinon ripagare i prestiti dei mutuatari bianchi e questo è vero approssimativamente per unoogni due laureati neri.I consumatori neri hanno il 73 per cento di probabilità in più dei consumatori bianchi di unoscarso punteggio di credito. I consumatori neri devono anche affrontare la discriminazionein materia di accesso al credito in base a dove vivono tramite un fenomeno chiamato"riduzione del credito." Uno studio del Federal Reserve Board (utilizzando i dati di unimportante ufficio di credito) su più di 285.000 persone ha scoperto che i consumatori chevivono in quartieri in cui i residenti bianchi sono predominanti hanno più probabilità diottenere carte di credito rispetto ai consumatori che vivono in quartieri in cui, invece, sonopredominanti i residenti neri. Questi fattori si traducono in un tasso di negazione delcredito sui prestiti (come le ipoteche) che è due volte maggiore di quello per i consumatoribianchi.Le difficoltà di accesso al credito per beni materiali e un debito studentesco fuori misuralascia le famiglie nere con portafogli di attività meno diversificati.Soltanto il 7 per cento delle attività degli americani neri sono investimenti azionari (spessofigli della propria impresa), confrontato con 16 per cento per le famiglie bianche. Ma anchequando se si guarda alla ricchezza detenuta in senso più comune dagli Americani, soltantocirca il 40 per cento delle famiglie nere possiede una casa, rispetto al 73 per cento dellefamiglie bianche. Quando le famiglie nere possiedono case, esse hanno meno probabilitàdi apprezzarsi in valore, e comunque si apprezzano più lentamente. Le differenze di quartiere e la qualità delle case possono spiegare solo in parte questobasso tasso di apprezzamento. I ricercatori ipotizzano che sia l'animus razziale a spiegarela differenza nell'apprezzamento fra le case possedute dai neri e dai bianchi.Un'ulteriore via per costruire ricchezza è attraverso gli investimenti in titoli, ma le famiglie

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nere hanno meno probabilità di possedere azioni rispetto alle famiglie bianche, in parteperché le famiglie nere hanno meno fondi con cui investire e in parte perché le comunitànere hanno storicamente faticato ad avere fiducia nel mercato azionario. A partire dal 2016, le famiglie nere della classe media stanno facendo progressi nel ridurredel divario di investimento: il 67 per cento dei neri americani con redditi di almeno 50.000dollari hanno investito nel mercato azionario o nei fondi comuni di investimento, rispettoall’86 per cento dei bianchi americani. Nel 2010, la divisione era rispettivamente del 60% edel 79%. Ma detenere titoli non è sufficiente. Gli Americani neri dovranno raggiungere illivello degli investimenti in titoli degli americani bianchi prima che possano derivarnebenefici paragonabili.

Reddito familiareSi può prevedere che gli americani neri, nel corso della loro vita, guadagneranno fino a 1milione di dollari in meno degli americani bianchi. Questa discrepanza è il prodotto di unavita di circostanze divergenti. Ad esempio, senza una comunità ricca di risorse o unafamiglia di origine, le singole famiglie possono migliorare la loro posizione economica conil loro reddito. Una famiglia può aumentare il suo potenziale di reddito raggiungendo unamaggiore istruzione per sviluppare la propria dotazione di capitale umano. Tuttavia, lefamiglie nere affrontano numerosi gravi ostacoli nel proprio percorso attraverso il sistemaeducativo e nel convertire l'istruzione ottenuta in un'occupazione stabile che favorisca unaumento dei redditi. Gli ostacoli che riducono per tutta la vita il potenziale di guadagno sipresentano sotto forma della scarsa qualità della scuola, di un trattamento differenziato nelsistema giudiziario penale, della discriminazione sul posto di lavoro, di selezione dellecarriere e di mancanza di modelli di ruolo che possano guidare l'avanzamentoprofessionale.

Già all'inizio della loro vita, i bambini neri sono esposti a fattori che possono limitare i loroguadagni per sempre. Significativamente, il 45 per cento dei bambini neri frequenta scuolead alta povertà (in cui almeno il 75 per cento degli studenti ha accesso al pasto gratuito oa prezzo ridotto), quasi sei volte il tasso di bambini bianchi. Crescere in tali scuoleabbassa le probabilità dei bambini di prendere la licenza liceale e di frequentarel'università – strumenti cruciali per aumentare il potenziale di guadagno. Di conseguenza,solo il 24 per cento della popolazione nera di età superiore ai 25 anni detiene una laurea oun titolo superiore (dati 2017): dieci punti percentuali in meno rispetto alla popolazionebianca.Interazioni dannose con il sistema giudiziario penaleA causa di una combinazione di animus razziale e precoce esposizione ad ambientisfavorevoli all'accumulo di capitale umano, un numero sproporzionato di neri americaniinteragisce con il crimine. I risultati di queste interazioni, misurati dai tassi diincarcerazione, indicano una disparità di trattamento tra cittadini bianchi e neri: il 33%della popolazione incarcerata è nera, quasi il triplo della quota di cittadini neri dellapopolazione statunitense. Nel frattempo, la parte dei cittadini bianchi dei detenuti è la metàdella loro quota della popolazione generale.È ovvio che l'incarcerazione riduce il potere di guadagno, ma i numeri mettono un puntodefinitivo sui costi finanziari e umani che produce. Si stima che l'incarcerazione riduca glistipendi annuali del 40%, senza includere i salari persi durante il periodo di detenzione,per chi è stato incarcerato, ne riduce la mobilità economica e aumenta anche di 6 volte ilrischio di espulsione scolastica per i loro figli. Inoltre, gli spettri del crimine edell'incarcerazione pesano di più sugli Americani neri: uomini neri senza precedenti penalihanno meno probabilità di sostenere dei colloqui di lavoro di uomini bianchi con precedentipenali.Oltre ai costi di incarcerazione, le interazioni con il sistema penale sono costose. Lesanzioni pecuniarie e le spese relative al processo penale, come multe e cauzione,

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impongono ulteriori oneri alle famiglie nere. Infatti, le città con più alte concentrazioni diresidenti neri impongono livelli sproporzionatamente elevati di sanzioni monetarie: $28,60pro capite per le città nel quantile superiore della quota della popolazione nera e $9,10 procapite per le città nel quantile inferiore.Una volta impiegati, i lavoratori neri sperimentano un posizionamento più vulnerabilerispetto ai loro coetanei bianchi e un maggior abbandono. I lavoratori neri inoltresperimentano tassi più bassi di avanzamento professionale, come visto la difficoltà deiprofessionisti neri ad accedere a ogni livello successivo di responsabilità e di compenso,sul percorso dall’entry-level all'esecutivo.Inoltre, i lavoratori neri hanno un tasso di disoccupazione doppio di quello dei lavoratoribianchi, uno schema che regge anche con riferimento all'istruzione, alla durata delladisoccupazione, e alla ragione della disoccupazione. L'effetto è così grande che ilavoratori neri che ottengono un diploma di laurea hanno un tasso di disoccupazione similea quello dei lavoratori bianchi senza istruzione universitaria.Come altre minoranze e gruppi svantaggiati, anche i lavoratori neri subisconodiscriminazioni sul posto di lavoro. Uno studio del 2015 ha scoperto che i lavoratori nerisono “esaminati più minuziosamente” o soggetti a "standard più elevati" rispetto ailavoratori bianchi. I lavoratori neri costituiscono il 13 per cento della forza lavoro degli StatiUniti, ma la discriminazione razziale contro questo gruppo rappresenta il 26 per cento ditutte le rivendicazioni depositate presso la Commissione per le pari opportunità di lavoro ele sue agenzie partner. Nel complesso, questi fattori limitano la capacità delle famiglie neredi costruire capitale umano e capacità di guadagnare.

Intersezioni tra identità di minoranza e capacità di guadagnoLa capacità di guadagno delle famiglie nere è limitato da fattori socioeconomici e dadiscriminazioni che colpiscono le persone di colore negli Stati Uniti. Allo stesso tempo, ineri americani che hanno identità di minoranza aggiuntive, come quelle di genere,orientamento sessuale, stato di salute e disabilità, devono affrontare ulteriori ostacoli allacreazione di ricchezza. Le donne nere sono un esempio istruttivo dei modi in cui glisvantaggi che si intersecano deprimono la ricchezza delle famiglie: la ricchezza medianadi una donna nera single è di 200 dollari, rispetto alla ricchezza mediana di un uomobianco single, che è $28.900, a causa di fattori quali livelli più alti di debito e redditi piùbassi.Proprio come i neri americani hanno più probabilità di avere debiti rispetto ai bianchiamericani, le donne hanno più probabilità degli uomini di essere indebitate per creditistudenteschi, così come per debito cumulativo da interazioni con i payday lender.Doppi effetti di razza e di genere significa che le donne nere sono doppiamente colpite. Ementre le donne di colore potrebbero usare il loro reddito per ripagare il loro debito, hannominor potere di guadagno di entrambi, bianchi e neri. Le donne nere già vedono i propriguadagni più bassi dei loro pari bianchi a causa della loro razza. Mediamente, gli uominineri guadagnano il 74% di quanto guadagnano gli uomini bianchi. Per le donne nere, il lorogenere limita ulteriormente le loro possibilità di guadagno: guadagnano l'89 per cento diquanto guadagnano gli uomini neri. Questa doppia "penalizzazione salariale" significa chela donna nera mediana guadagna il 65 per cento di quanto guadagna l'uomo biancomediano.Alla radice della capacità di guadagno più bassa delle donne nere sta la loro"segregazione lavorativa" in ruoli e in campi che sono quelli a retribuzione più bassa.Questo modello si vede anche nel processo di avanzamento professionale. I lavoratori dicolore sono già sottorappresentati nella forza lavoro e nelle posizioni di autorità eresponsabilità più elevate. Le donne di colore sono particolarmente sottorappresentate neiruoli dirigenziali senior, nonostante costituiscano una quota maggiore della popolazioneentry-level rispetto agli uomini di colore. Infatti, le donne di colore hanno più probabilità diqualsiasi altro gruppo demografico di sperimentare micro-aggressioni sul posto di lavoro,

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compresa la messa in discussione della loro esperienza e delle loro competenze, cosache ha come effetto quello di tenere le donne di colore a livelli più elevati di competenza.In particolare, a causa di una maggiore discriminazione nel settore privato, le donne dicolore sono diventate sovra-rappresentate nel settore pubblico. Queste donne rinuncianoa ruoli nel settore privato con un maggior potenziale di guadagno per la relativa stabilitàdei ruoli del settore pubblico. Tuttavia, anche questa situazione sta cambiando in quantol'occupazione del settore pubblico si è ridotta e i finanziamenti sono diventati più volatili,lasciando molte donne di colore con meno opzioni economiche.Oltre ad affrontare le pressioni economiche convenzionali, le donne nere sono piùpropense a funzionare come custodi fisici ed emotivi, supervisionando il benessere delleloro famiglie e comunità – e tutto mentre rappresentano gli unici redditi delle loro famiglie. Icapi delle famiglie monoparentali sono spesso madri single nere: il 66% dei bambini nerivive in famiglie monoparentali e il 46% delle famiglie con una madre single vive al di sottodella soglia di povertà.Le esperienze economiche delle donne americane di colore dimostra che le identità diminoranza che si intersecano possono intensificare gli svantaggi. Qualsiasi soluzioneolistica al divario razziale di ricchezza dovrebbe considerare di affrontare gli effetti deimolteplici fattori interattivi per essere utile a un maggior numero di neri americani.Poiché sono suscettibili di essere esclusi dalle reti di informazione sulle professioni, suicampi e le opportunità ad alto potenziale, i professionisti neri tendono ad assumere ruoli disupporto nelle industrie consolidate invece di ruoli nelle industrie ad alta crescita. Infatti, idipendenti neri sono sottorappresentati in sette delle otto industrie più pagate e cinquedelle otto industrie con la crescita più rapida.Significativamente, i lavoratori neri sono sottorappresentati in ruoli creativi e autogestiti(come gli sviluppatori di software), che hanno un potenziale di automazione inferiore allamedia, e sovrarappresentati in ruoli di supporto (come i camionisti), che hanno unpotenziale di automazione superiore alla media. Questa distribuzione del lavoro nerorende anche lavoratori neri impiegati vulnerabili, soprattutto come l'avanzatadell'automazione che si diffonde in tutta l'economia. Si prevede che i ruoli di supportocresceranno all'1,5 per cento nel prossimo decennio, significativamente meno dell'8,8 percento previsto per i ruoli con maggiore autonomia nello stesso periodo. Questi ruoli offronouna retribuzione più bassa, con un salario medio di circa $32,000, rispetto a quasi $68,000per i lavoratori in ruoli con maggiore autonomia. Inoltre, questi ruoli hanno una maggiorepercentuale di tempo che può essere automatizzato con la tecnologia attualmentedisponibile. A causa dell’automazione, i neri americani sono suscettibili di esseresproporzionatamente colpiti. Generalmente, calcoliamo che gli Americani neri sono alrischio di perdere 459.000 lavori in più che gli Americani bianchi, a causa di più alto rischiodi automazione dei lavori che fanno.

Risparmi familiariMentre il risparmio può essere una fonte di stabilità finanziaria, le famiglie nere sono menoin grado di accumulare risparmi di quanto lo siano le famiglie bianche (a causa delle lorospese troppo elevate in relazione ali reddito), hanno meno accesso a strumenti finanziariabbordabili e hanno diritto a minori benefici legati all'occupazione. Di conseguenza, unafamiglia nera tipica ha soltanto un sesto di risparmi liquidi di una famiglia bianca. Anche larete di supporto di una famiglia nera è letteralmente più povera: in caso di emergenza, lamaggior parte delle famiglie nere non conoscerebbe qualcuno in grado di prestare loro3.000 dollari.Per cominciare è più costoso essere una famiglia nera, e questo toglie capacità dirisparmio. Per esempio, uno studio ha trovato che i commercianti di automobili di Chicagohanno offerto auto a prezzi più elevati ai compratori neri che ai compratori bianchi emaschi, anche se i partecipanti hanno usato strategie identiche di contrattazione. Inoltre, il30 per cento delle famiglie di colore spende più del 50 per cento del proprio reddito per

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l’alloggio. Le famiglie nere hanno, inoltre, due volte più probabilità delle famiglie bianche dinon avere sufficiente risparmio per pagare le spese di ogni mese. Questi carico di costi haeffetti a cascata sui livelli più bassi dell'economia scala: le difficoltà prolungate persostenere le spese mensili rende gli sfratti più probabili, di conseguenza, mentre i neriamericani costituiscono il 13% della popolazione statunitense, essi costituiscono il 40%della popolazione senzatetto.Quando le famiglie nere possono prendere in considerazione il risparmio, hanno menoaccesso agli strumenti di risparmio privato attraverso istituzioni come il sistema bancariotradizionale. La relativa mancanza di accesso al sistema bancario, la sostanzialedisponibilità a servizi finanziari ad alto costo (come l'erogazione di prestiti nei quartieri incui le famiglie nere vivono in modo sproporzionato), e livelli più bassi di prestazioni sociali,portano a spese più elevate e contribuiscono al divario razziale nel risparmio familiare.Le famiglie nere sono sotto-servite e sovraccaricate da istituzioni che potrebbero fornire icanali migliori per il risparmio. Per esempio, le banche nei quartieri prevalentemente neririchiedono saldi minimi più alti ($871) rispetto alle banche nei quartieri bianchi ($626). Nonsorprende che il 30 per cento delle famiglie nere siano sotto-servite dalle loro banche, e il17 per cento siano completamente scollegate dal sistema bancario tradizionale a causadella mancanza di attività e della mancanza di fiducia nelle istituzioni finanziarie.Come discusso nella sezione del reddito familiare di questa rapporto, le famiglie nerehanno più probabilità delle famiglie bianche di essere disoccupate o occupate a tempoparziale. Questo li esclude dai benefici legati all'occupazione (come l'assistenza sanitaria ei conti di risparmio pensionistici) che possono proteggere le famiglie da shock economiciderivanti da cattive condizioni di salute e che possono aiutare le famiglie a costruirerisparmi. Inoltre, altri benefici fiscali, come le deduzioni ipotecarie, sono meno accessibiliper le famiglie nere a causa dei gap razziali nella proprietà di case.Le istituzioni finanziarie tradizionali possono aiutare le famiglie ad accumulare ricchezza el'assicurazione sanitaria può aiutare le famiglie ad evitare di perdere ricchezza,proteggendole da spese mediche impreviste. Ma il 10,6 per cento dei neri americani nonsono assicurati, rispetto ad appena il 6,3 per cento dei bianchi americani. Una mancanzadi assicurazione contribuisce a peggiori risultati di salute e rende i cittadini neri meno ingrado di partecipare alla forza lavoro a tempo pieno, cosa che espone le famiglie adifficoltà finanziarie. Considerati insieme, questi fattori rendono difficile per le famiglie nererisparmiare nel lungo periodo.Le famiglie nere affrontano barriere sistemiche che limitano la creazione e consolidamentodi ricchezza. Se lasciati incontrollati, questi divari potrebbero continuare a crescere efrenare l'economia statunitense, non solo le famiglie nere. Il primo passo verso una cura è una diagnosi accurata e i colpevoli dietro il divario razzialedi ricchezza sono numerosi. Con gli obiettivi giusti e un quadro da cui partire per affrontarela sfida in modo globale, possiamo iniziare a identificare le iniziative e le politiche che piùprobabilmente daranno un impulso alle famiglie nere. Il paese ha più di un trilione di dollarida guadagnare da questo sforzo.

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Project Syndcicte 28.4

In arrivo la maggiore depressione degli anni 2020NOURIEL ROUBINI (Professore di economia alla Stern School of Business della NewYork University e presidente di Roubini Macro Associates)

Sebbene non sia mai un buon momento per una pandemia, la crisi COVID-19 è arrivatatuttavia in un momento particolarmente difficile per l'economia globale. Il mondo è stato alungo alla deriva in una tempesta perfetta di rischi finanziari, politici, socioeconomici eambientali, che ora stanno diventando ancora più acuti.

NEW YORK - Dopo la crisi finanziaria del 2007-2009, gli squilibri e i rischi che pervadonol'economia globale sono stati aggravati da errori politici. Infatti, piuttosto che affrontare iproblemi strutturali che il collasso finanziario e la conseguente recessione avevanoevidenziato, i governi hanno per lo più temporeggiato, creando importanti rischi al ribassoche hanno reso inevitabile un'altra crisi. E ora che è arrivata, i rischi stanno diventandoancora più acuti. Purtroppo, anche se la Grande recessione porterà quest'anno a unadebole ripresa a forma di U, più avanti, in questo decennio, a causa di dieci tendenzeinquietanti e rischiose, seguirà una "depressione maggiore" a forma di L.La prima tendenza riguarda i deficit e i loro rischi corollari: debiti e insolvenze. La rispostapolitica alla crisi COVID-19 comporta un massiccio aumento dei disavanzi fiscali –dell'ordine del 10% o più del PIL – in un momento in cui i livelli di debito pubblico in moltipaesi erano già elevati, se non insostenibili.Peggio ancora, la perdita di reddito per molte famiglie e imprese significa che anche i livellidel debito del settore privato diventeranno insostenibili, portando potenzialmente ainsolvenze di massa e fallimenti. Insieme a livelli crescenti di debito pubblico, tutto ciòassicura una ripresa più anemica di quella seguita alla Grande Recessione dieci anni fa.Un secondo fattore è la bomba a orologeria demografica nelle economie avanzate. La crisiCOVID-19 mostra che una spesa pubblica molto maggiore deve essere destinata aisistemi sanitari e che l'assistenza sanitaria universale e altri beni pubblici rilevanti sononecessità, non lussi. Tuttavia, poiché la maggior parte dei paesi sviluppati ha società cheinvecchiano, il finanziamento di tali esborsi in futuro renderà ancora più grandi i debitiimpliciti dei sistemi di assistenza sanitaria e previdenziale non finanziati di oggi.Un terzo problema è il crescente rischio di deflazione. Oltre a provocare una profondarecessione, la crisi sta anche creando un enorme rallentamento dei beni strumentali(macchine e capacità inutilizzate) e dei mercati del lavoro (disoccupazione di massa), oltrea determinare un crollo dei prezzi di materie prime come petrolio e metalli industriali. Ciòrende probabile la deflazione del debito, aumentando il rischio di insolvenza.Un quarto fattore (correlato) sarà la svalutazione valutaria. Man mano che le banchecentrali tentano di combattere la deflazione e di scongiurare il rischio di un aumento deitassi di interesse (a seguito del massiccio accumulo di debito), le politiche monetariediventeranno ancora più non convenzionali e di vasta portata. A breve termine, i governidovranno ricorrere a deficit fiscali monetizzati per evitare depressione e deflazione.Tuttavia, con il passare del tempo, gli shock negativi permanenti dell'offerta dovuti allarapida globalizzazione e al rinnovato protezionismo renderanno quasi inevitabile lastagflazione.Una quinta questione è la più ampia perturbazione digitale dell'economia. Con milioni dipersone che perdono il lavoro o lavorano e guadagnano meno, le lacune in termini direddito e ricchezza dell'economia del XXI secolo si allargheranno ulteriormente. Perproteggersi dai futuri shock della catena di approvvigionamento, le aziende nelle economieavanzate riporteranno la produzione dalle regioni a basso costo ai mercati nazionali a piùalto costo. Ma piuttosto che aiutare i lavoratori a casa, questa tendenza accelererà il ritmodell'automazione, esercitando una pressione al ribasso sui salari e alimentando

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ulteriormente le fiamme del populismo, del nazionalismo e della xenofobia.Ciò indica il sesto fattore principale: la de-globalizzazione. La pandemia sta accelerando letendenze verso la balcanizzazione e la frammentazione che erano già ben avviate. GliStati Uniti e la Cina si separeranno più rapidamente e la maggior parte dei paesirisponderà adottando politiche ancora più protezionistiche per proteggere le imprese e ilavoratori domestici dalle perturbazioni globali. Il mondo post-pandemia sarà caratterizzatoda restrizioni più rigide alla circolazione di beni, servizi, capitali, lavoro, tecnologia, dati einformazioni. Ciò sta già accadendo nei settori farmaceutico, delle attrezzature mediche ealimentari, dove i governi stanno imponendo restrizioni all'esportazione e altre misureprotezionistiche in risposta alla crisi.Il contraccolpo contro la democrazia rafforzerà questa tendenza. I leader populisti spessobeneficiano della debolezza economica, della disoccupazione di massa e della crescentedisuguaglianza. In condizioni di maggiore insicurezza economica, ci sarà un forte impulsoa trasformare gli stranieri in capro espiatorio per la crisi. I colletti blu e le ampie coorti dellaclasse media diventeranno più suscettibili alla retorica populista, in particolare alleproposte per limitare la migrazione e il commercio.Ciò indica un ottavo fattore: la contrapposizione geostrategica tra Stati Uniti e Cina. Conl'amministrazione Trump che fa ogni sforzo per incolpare la Cina per la pandemia, ilregime del presidente cinese Xi Jinping raddoppierà la sua affermazione che gli Stati Unitistanno cospirando per impedire l'ascesa pacifica della Cina. Il disaccoppiamento sino-americano nel commercio, nella tecnologia, negli investimenti, nei dati e negli accordimonetari si intensificherà.Peggio ancora, questa rottura diplomatica preparerà il terreno per una nuova guerrafredda tra gli Stati Uniti e i suoi rivali - non solo la Cina, ma anche la Russia, l'Iran e laCorea del Nord. Con l'avvicinarsi delle elezioni presidenziali degli Stati Uniti, ci sono tuttele ragioni per aspettarsi un'impennata della guerra informatica clandestina, che potrebbepotenzialmente portare anche a scontri militari convenzionali. E poiché la tecnologia èl'arma chiave nella lotta per il controllo delle industrie del futuro e nella lotta alle pandemie,il settore tecnologico privato degli Stati Uniti diventerà sempre più integrato nel complessoindustriale di sicurezza nazionale.Un rischio finale che non può essere ignorato è la perturbazione ambientale che, come hadimostrato la crisi COVID-19, può provocare un caos economico molto maggiore di unacrisi finanziaria. Epidemie ricorrenti (HIV dagli anni '80, SARS nel 2003, H1N1 nel 2009,MERS nel 2011, Ebola nel 2014-16) sono, come i cambiamenti climatici, essenzialmentedisastri causati dall'uomo, nati da scarsi standard sanitari, dall'abuso dei sistemi naturali edalla crescente interconnessione di un mondo globalizzato. Le pandemie e i numerosisintomi morbosi dei cambiamenti climatici diventeranno più frequenti, gravi e costosi neglianni a venire.Questi dieci rischi, che si profilano già prima dell'inizio di COVID-19, ora minacciano dialimentare una tempesta perfetta che trascina l'intera economia globale in un decennio didisperazione. Entro il 2030, la tecnologia e una leadership politica più competentepotrebbero essere in grado di ridurre, risolvere o minimizzare molti di questi problemi,dando origine a un ordine internazionale più inclusivo, cooperativo e stabile. Ma ogni lietofine presuppone che riusciamo a trovare un modo per sopravvivere all'imminente GrandeDepressione.

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Project Syndicate 28.4

L'urgenza mortale di adessoGORDON BROWN (ex Primo Ministro e Cancelliere dello Scacchiere del Regno Unito, è inviato speciale delle Nazioni Unite per l'istruzione globale e presidente della Commissioneinternazionale per il finanziamento delle opportunità di istruzione globale. Presiede l'Advisory Board della Catalyst Foundation)

Le conseguenze delle cadute nella cooperazione internazionale nella lotta contro COVID-19 negli ultimi mesi si possono ora contare in termini di vite perse. Non siamo riusciti a fermare la prima ondata della pandemia, non dobbiamo ripetere lo stesso errore.

LONDRA - "Questo non è un episodio una tantum discreto", ha avvertito il capo dellaWellcome Trust Jeremy Farrar. "Questa è ora un'infezione endemica umana."COVID-19, come suggerisce Farrar, non conosce confini, geografici, politici o altro. Né inostri sforzi per sconfiggerlo. Nessuno può essere veramente al sicuro se la malattia nonviene affrontata ovunque si manifesti.Per prevenire ciò che molti scienziati temono ora - una seconda ondata di pandemia allafine di quest'anno - dobbiamo agire con urgenza laddove il bisogno è più urgente: neipaesi più poveri del mondo. Come ha avvertito Abiy Ahmed, primo ministro dell'Etiopia evincitore del premio Nobel per la pace, se il coronavirus arriverà in Africa, tornerà aperseguitarci tutti.Abiy non sta minimizzando la minaccia. Le Nazioni Unite stimano che COVID-19 potrebbecostare tra le 300.000 e i tre milioni di vite in Africa. Inoltre, fino a 130 milioni di persone intutto il mondo potrebbero essere spinte sull'orlo della fame a causa di una rottura dellecatene di approvvigionamento globali.Una strategia di uscita efficace da questa pandemia richiede test, trattamenti e un vaccino.E se i paesi in via di sviluppo non possono combattere efficacemente il virus, potremmoessere incapaci di prevenire ulteriori focolai in tutto il mondo.Questo rischio è palesemente reale. Dei 45 paesi dell'Africa sub-sahariana, 34 spendonomeno di $ 200 pro capite all'anno per l'assistenza sanitaria. In cinque paesi, la spesasanitaria è inferiore a $ 50. I paesi hanno poche apparecchiature di collaudo, pochi (sepresenti) ventilatori, scorte mediche limitate e spesso scarsa igiene e acqua correnteinsufficiente.Inoltre, i lavoratori non possono fare affidamento su reti di sicurezza sociale per sostenerlidurante la pandemia. Si trovano quindi di fronte a una scelta mortale: andare al lavoro erischiare di essere colpiti dalla malattia, oppure restare a casa e rischiare di esserecondannati alla fame. Ciò rende difficile per questi paesi utilizzare gli strumenti disponibiliper le economie più ricche, come il distanziamento sociale, i blocchi e il lavaggio regolaredelle mani.Se vogliamo fermare COVID-19, i nostri interventi saranno efficaci solo se arriverannoall'anello più debole della catena globale. Quindi, se c’è una questione candidata perun'azione globale multilaterale, questa è senza dubbio la nostra risposta alla pandemia. Lasalute di ciascuno dipende dalla salute di tutti. Le soluzioni locali ovunque sono valide solose all’interno di una risposta globale.Con questo in mente, dobbiamo mettere fuori legge il brutto "nazionalismo dei vaccini" chesembra insorgere. Limitare i nuovi vaccini a coloro che possono permetterselo condanneràmilioni di persone a sopportare ondate multiple di malattia. Dobbiamo anche reprimere lapirateria medica, per cui alcuni paesi cercano di monopolizzare kit di test, ventilatori edispositivi di protezione individuale con qualsiasi mezzo, invece di unirsi a uno sforzointernazionale coordinato per aumentare la loro offerta globale.Pertanto, i leader mondiali devono decidere di finanziare una ricerca internazionale

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collaborativa per un vaccino e la sua fabbricazione in serie, e realizzare uno sforzoconcertato per aumentare la nostra capacità di produrre beni medici. E devono sostenere ipaesi in via di sviluppo nell'ora di maggiore necessità, che è ora.I maggiori esperti di salute del mondo ci dicono che hanno bisogno di $ 8 miliardi soloquesta primavera per aiutare a sradicare COVID-19. Ciò equivale a solo $ 1 per ognipersona nel mondo – ed è una frazione dei $ 14 trilioni stimati che è già stata stanziata perfar fronte alle conseguenze della pandemia. È scioccante che, mentre abbiamo assistitoalla generosità individuale e aziendale in risposta a COVID-19, i governi non sono statifinora in grado di finanziare pienamente questa iniziativa sanitaria globale con un importocosì modesto.Nei fatti, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha sospeso i finanziamentistatunitensi dell'Organizzazione mondiale della sanità. E poi, al vertice virtuale dei ministridella salute del G20 del 19 aprile, il vice segretario americano per la salute e i serviziumani non ha firmato la dichiarazione congiunta che confermava ciò che Trump aveva giàconcordato al vertice dei leader del G20 del 26 marzo: un mandato rafforzato per l'OMS efinanziamenti sostenibili per i suoi programmi di emergenza. Il risultato è stato, diconseguenza, un comunicato annacquato.Fortunatamente - e con loro grande merito - l'Unione Europea e cinque paesi (RegnoUnito, Francia, Germania, Norvegia e Arabia Saudita) hanno accettato di colmare il vuoto,annunciando una speciale conferenza di impegni che si terrà il 4 maggio. Questo vertice èla strada giusta da seguire, come indicato venerdì scorso in una dichiarazione di missionesulla salute globale del presidente francese Emmanuel Macron e come raccomandato inuna recente lettera firmata da 200 economisti, operatori sanitari, ex presidenti e primiministri.E ci sarà molto da decidere. Nonostante l'aiuto dei maggiori donatori di aiuti europei edell'Arabia Saudita, CEPI (la coalizione per le innovazioni sulla preparazione epidemica)rappresenta solo un terzo dei 3 miliardi di dollari necessari per sviluppare, ampliare eprodurre in serie centinaia di milioni di dosi di vaccino.Allo stesso modo, mentre Wellcome Trust, Bill & Melinda Gates Foundation e Mastercardhanno fornito insieme fino a $125 milioni di finanziamenti per accelerare lo sviluppo el'accesso al trattamento salvavita per il coronavirus, per gli interventi terapeutici e per ivaccini COVID-19, il piano (ACTIV) ha bisogno di $ 2,25 miliardi per rendere disponibili iprimi 100 milioni di trattamenti. Anche le organizzazioni di esperti che monitorano,migliorano e forniscono test diagnostici in tutto il mondo, come la Foundation forInnovative New Diagnostics (FIND), hanno bisogno del nostro supporto.La mia speranza è che nei prossimi giorni, i donatori di aiuti dall'Australia, dalla NuovaZelanda e dalla Corea del Sud al Canada e al Messico si uniscano all'evento promettente,inviando così un messaggio che il mondo non tollererà il nazionalismo vaccinale, lapirateria medica corsa spietata verso il basso. E gli Stati Uniti e la Cina, che hannoentrambi aiutato i paesi a livello bilaterale, dovrebbero dimostrare la loro leadershipglobale unendosi alla conferenza, invece di rimanerne fuori.Le conseguenze delle interruzioni della cooperazione internazionale negli ultimi mesipossono ora essere contate in vite perse. Non siamo riusciti a fermare la prima ondata diCOVID-19, non dobbiamo ripetere lo stesso errore.Gli interventi globali possono sembrare molto lontani dai compiti quotidiani che tuttiaffrontiamo come individui, famiglie e comunità nel superare questa crisi. Ma se i paesinon vedono oltre i loro confini e coordinano una risposta internazionale, soffriremo tutti.Oggi, il mondo intero si trova di fronte a ciò che Martin Luther King, Jr. ha definito "laferoce urgenza di oggi". Con COVID-19 che minacciava di distruggere milioni di vite emezzi di sussistenza in tutti i continenti, le parole di King sono profetiche: "In questoenigma dispiegato di vita e storia, c'è qualcosa di troppo tardi".

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Project Syndicate 27.4

Come sviluppare un vaccino COVID-19 per tutti

MARIANA MAZZUCATO (Professore di Economia dell'innovazione e del valore pubblico eDirettore dell'Istituto UCL per l'innovazione e il pubblico scopo), ELS TORREELE (direttoreesecutivo della Campagna di accesso di Medici senza frontiere)

Sistemi sanitari forti, adeguata capacità di analisi e un vaccino efficace euniversalmente disponibile saranno fondamentali per proteggere le società daCOVID-19. Ma garantire che nessuno rimanga indietro richiede non soloinvestimenti collettivi senza precedenti, ma anche un approccio molto diversoall'innovazione.LONDRA - Nelle prime settimane del 2020, la gente ha cominciato a rendersi conto cheCOVID-19 poteva essere la tanto temuta ma attesa "malattia X", una pandemia globalecausata da un virus sconosciuto. Tre mesi dopo, la maggior parte della popolazionemondiale resta bloccata, ed è chiaro che siamo sani solo quando lo sono i nostri vicini - alivello locale, nazionale e internazionale.Forti sistemi sanitari, adeguata capacità di analisi e un vaccino efficace e universalmentedisponibile saranno fondamentali per proteggere le società da COVID-19. Ma garantireche nessuno rimanga indietro richiede non solo investimenti collettivi senza precedenti,ma anche un approccio molto diverso.I ricercatori delle università e delle aziende di tutto il mondo stanno correndo persviluppare un vaccino. E i progressi attuali sono incoraggianti: 73 candidati al vaccinovengono esplorati attivamente o sono in fase di sviluppo preclinico, mentre cinque sonogià entrati in studi clinici.Questi enormi sforzi sono possibili solo a causa di ingenti investimenti pubblici, anche daparte del National Institutes of Health e della Coalition for Epidemic PreparednessInnovations (CEPI). Quest'ultima, un'organizzazione senza scopo di lucro finanziata confondi pubblici, è stata istituita dopo l'epidemia di Ebola nell'Africa occidentale del 2014-16per guidare la ricerca e lo sviluppo di vaccini che potrebbero essere distribuiti durante leepidemie di malattia.Finora CEPI ha ricevuto $765 milioni supplementari dei $2 miliardi mirati in finanziamentiper lo sviluppo del vaccino COVID-19 da parte di più governi. La Biomedical AdvancedResearch and Development Authority, parte del Dipartimento della salute e dei serviziumani degli Stati Uniti, ha investito sostanzialmente in progetti di sviluppo di vaccini conJohnson & Johnson ($450 milioni) e Moderna ($ 483 milioni). E l'Unione europea intendemobilitare ulteriori finanziamenti pubblici per affrontare la pandemia in una conferenza diimpegni online il 4 maggio.Ma gli investimenti da soli non sono sufficienti. Per avere successo, l'intero processo diinnovazione del vaccino, dalla ricerca e sviluppo all'accesso, deve essere regolato danorme di impegno chiare e trasparenti basate su obiettivi e metriche di interesse pubblico.Ciò, a sua volta, richiederà un chiaro allineamento tra interessi pubblici globali e nazionali.Il primo passo fondamentale è adottare un approccio orientato alla missione che concentrigli investimenti sia pubblici che privati sul raggiungimento di un obiettivo comunechiaramente definito: sviluppare un efficace vaccino/i COVID-19 che può essere prodottorapidamente su scala globale e reso universalmente disponibile gratuitamente. Larealizzazione di questo obiettivo richiederà regole ferme in materia di proprietà intellettuale(PI), prezzi e produzione, progettate e applicate in modo da valorizzare la collaborazione ela solidarietà internazionale, piuttosto che la concorrenza tra paesi.In secondo luogo, per massimizzare l'impatto sulla salute pubblica, l'ecosistemadell'innovazione deve essere orientato a utilizzare l'intelligenza collettiva per accelerare iprogressi. La scienza e l'innovazione medica prosperano e progrediscono quando i

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ricercatori si scambiano e condividono apertamente le conoscenze, consentendo loro dibasarsi sui successi e sui fallimenti reciproci in tempo reale.Ma la scienza proprietaria di oggi non segue quel modello. Al contrario, promuove laconcorrenza segreta, dà la priorità all'approvazione normativa nei paesi ricchi rispettoall'ampia disponibilità e all'impatto globale sulla salute pubblica e all’eliminazione degliostacoli alla diffusione tecnologica. E, sebbene i pool di IP volontari come quello propostodal Costa Rica all'Organizzazione mondiale della sanità possano essere utili, rischiano diessere inefficaci fintanto che le società private a scopo di lucro possono mantenere ilcontrollo su tecnologie e dati critici, anche quando questi sono stati generati coninvestimenti pubblici.Inoltre, lo sterzo collettivo è vitale per selezionare e perseguire i potenziali vaccini piùpromettenti. In caso contrario, l'autorizzazione all'immissione in commercio può essereassegnata al candidato con le risorse migliori anziché a quello più idoneo.In terzo luogo, i paesi devono assumere un ruolo guida nella costruzione e nelrafforzamento delle capacità produttive, in particolare nei paesi in via di sviluppo. Unvaccino COVID-19 efficace probabilmente non sarà disponibile per altri 12-18 mesi, ma giàora è necessario uno sforzo concertato per mettere in atto la capacità e le infrastrutturepubbliche e private necessarie per produrre rapidamente i miliardi di dosi che sarannonecessarie.Poiché non sappiamo ancora quale vaccino si rivelerà più efficace, potremmo averbisogno di investire in una gamma di risorse e tecnologie. Ciò comporta un rischiotecnologico e finanziario che può essere superato solo con l'aiuto di Stati imprenditorialisupportati da finanziamenti collettivi, orientati al pubblico interesse, come da banche disviluppo nazionali e regionali, Banca mondiale e fondazioni filantropiche.Infine, le condizioni per garantire un accesso globale, equo ed economico devono essereintegrate in qualsiasi programma di sviluppo del vaccino sin dall'inizio. Ciò consentirebbeagli investimenti pubblici di essere strutturati meno come un volantino o un semplicemarket-fixer, e più come un market-shaper proattivo, guidato da obiettivi pubblici.Il prezzo dei vaccini COVID-19 dovrebbe riflettere sia il sostanziale contributo pubblico alloro sviluppo sia l'urgenza e l'entità della crisi sanitaria globale. Dobbiamo andare oltre ledichiarazioni di principio e gli impegni generici e introdurre condizioni concrete checonsentano ai vaccini di essere liberi nel punto di utilizzo. I responsabili politici dovrebberoanche considerare l'uso di licenze obbligatorie per consentire ai paesi di utilizzare almeglio gli strumenti e le tecnologie disponibili.Fondamentalmente, abbiamo bisogno di meccanismi di acquisizione collettiva chegarantiscano un'allocazione equa e un equo accesso globale ai nuovi vaccini non appenadisponibili. L'obiettivo principale deve essere quello di impedire alle economie avanzate dimonopolizzare l'offerta globale o di eliminare la domanda dai paesi più poveri.La crisi COVID-19 esclude un approccio as usual. Poiché i paesi si mobilitanocollettivamente contro la pandemia attraverso inviti a un'alleanza globale, promettendoconferenze, riunioni del G20 e la prossima Assemblea mondiale della sanità, nonpossiamo permetterci di perdere questa occasione. Questi sforzi collettivi devonoincludere regole di ingaggio chiare e applicabili che impegnino tutti i partner a unapproccio end-to-end all'innovazione sanitaria basato sull'interesse pubblico: un vaccinoCOVID-19 efficace che può essere rapidamente reso disponibile a tutti gratuitamente.Lo sviluppo di un vaccino COVID-19 efficace e universalmente disponibile è una dellemissioni più critiche della nostra vita. Soprattutto, si tratta di una cartina di tornasole perstabilire se la cooperazione pubblico-privato globale, propagandata dai politici comechiave del successo, massimizzerà l'offerta di beni pubblici o la percentuale di profittiprivati.

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Social Europe 15.6

La crisi di Covid-19: inflazionistica o deflazionistica? Peter Bofinger (professore di economia all'Università di Würzburg ed ex membro delConsiglio tedesco di esperti economici)

Con riferimento, in particolare, alle fobie inflazionistiche tedesche, l’articolo avverteche, all’indomani della pandemia, il rischio maggiore è la deflazione.La pandemia di Covid-19 ha portato a un enorme crollo dell'attività economica in tutto ilmondo. Allo stesso tempo, per fortuna, i governi e le banche centrali hanno messo in attomisure di stimolo economico senza precedenti nella storia economica. Da una talecombinazione di shock massiccio e terapia a dosi molto elevate, sorge sempre più ladomanda se ciò comporterà a medio termine tendenze inflazionistiche o deflazionisticheper l'economia globale.In particolare nella discussione tedesca, vi è una crescente preoccupazione per i possibilieffetti inflazionistici delle misure di stimolo. Hans-Werner Sinn, presidente di lunga data delprestigioso ifo-Institute e uno dei più noti economisti tedeschi, sta già disegnandoparallelismi con l'iperinflazione domestica nella prima metà degli anni '20.

Tre fasiPer un'analisi degli effetti economici della pandemia di coronavirus è utile distinguere trefasi:Fase I: blocco completo, come praticato in Europa da marzo a maggio;Fase II: la "nuova normalità", in cui sono stati revocati soprattutto i coprifuoco molto severie, fatte salve le restrizioni, è di nuovo possibile fare acquisti nei negozi al dettaglio oavvalersi di servizi come ristoranti e viaggi;Fase III: la "vera normalità", quando il virus viene efficacemente messo sotto controllo e lavita sociale può tornare al suo livello pre-pandemico.Nella fase I, la crisi del coronavirus si è dimostrata uno shock simultaneo di domanda eofferta. Le catene di approvvigionamento internazionali sono state interrotte. Moltilavoratori hanno dovuto prendersi cura dei propri figli a causa della chiusura di asili escuole. In alcuni paesi, le attività economiche sono state sospese quasi completamente.Dal lato della domanda, il blocco in questa fase ha impedito ai consumatori di richiederedeterminati servizi ("consumo sociale"). Il viaggio e tutti i servizi connessi si sono quasiarrestati.L'impatto di questi shock sui prezzi è già evidente: negli Stati Uniti l'indice dei prezzi alconsumo è sceso dell'1,3 per cento in termini destagionalizzati da febbraio a maggio,nell'area dell'euro dello 0,7 per cento. Se gli effetti sui prezzi dello shock della domandasono stati quindi più forti di quelli dello shock dell'offerta, ciò è dovuto principalmente alforte calo dei prezzi dell'energia, poiché i prodotti alimentari non trasformati sono diventatipiù costosi.

Tutto tranne che normaleLa "nuova normalità" che ora è emersa in Europa è tutt'altro che normale. I vincoli sulversante dell'offerta stanno perdendo la loro importanza, sebbene la costante necessità didistanziamento continui ad avere un impatto negativo sulla produttività sia nell'industriache nei servizi. Per quanto riguarda la domanda, rimane un severo divieto di riunioni sularga scala (concerti, congressi, eventi sportivi). L'aumento della disoccupazione ha ancheun impatto negativo sulla domanda economica complessiva, così come il lavoro a brevetermine ( Kurzarbeit ) praticato in particolare in Germania (e Austria), che sta ancheportando a un calo dei redditi netti.Oltre a questi effetti diretti, è probabile che la domanda economica complessiva risentadella grande incertezza sull'andamento della pandemia, in particolare il pericolo di una

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"seconda ondata". Ciò comporterà il rinvio degli investimenti aziendali o degli acquisti dibeni di consumo a più lungo termine, a partire dalle auto, da parte delle famiglie. Nelcomplesso, sulla riduzione dei prezzi, gli effetti della domanda probabilmente dominerannogli effetti dell'offerta, guidando i prezzi anche più che nella fase I.La fase della "vera normalità" sarà raggiunta solo quando sarà possibile trovare unvaccino contro il coronavirus e/o una terapia efficace per le sue vittime. Con il ritorno a unanormale vita sociale, le restrizioni sull'offerta dovrebbero perdere gran parte del lorosignificato. È tuttavia probabile che la domanda continui a soffrire delle numerose perditedi posti di lavoro, mentre con molti bilanci aziendali gravemente danneggiati dalla crisi, lepossibilità di finanziamento degli investimenti rimarranno fortemente limitate.

" Freno del debito"Per combattere la crisi, tutti i paesi hanno aumentato la spesa pubblica e ridotto le tasse.Insieme agli "stabilizzatori automatici" - come la spesa sociale in aumento con ladisoccupazione e la compensazione della perdita della domanda - ciò ha portato a deficitelevati e a un forte aumento del debito pubblico. In generale, la necessità di consolidare ildebito pubblico dovrebbe portare a un approccio piuttosto restrittivo alla politica fiscale. InGermania esiste anche l'obbligo legale di ridurre il debito nazionale contratto nel corsodella crisi: il " freno all'indebitamento " ( Schuldenbremse ) sancito dalla costituzionetedesca nel 2009.In questo ambiente sommesso, sarà difficile per i sindacati spingere per aumenti salarialisignificativi. Poiché i tassi di inflazione sono già stati molto bassi rispetto agli standardstorici nell'ultimo decennio - data una situazione economica e del mercato del lavororelativamente solida - è quindi altamente improbabile che la crisi porti a una fortepressione al rialzo anche sui prezzi nella fase III.Nel complesso, esiste un rischio maggiore che la pandemia porti alla deflazionenell'economia globale. L'esperienza acquisita da marzo 2020 può portare a uncambiamento fondamentale nei nostri atteggiamenti nei confronti della mobilità. L'usointensivo della casa come ufficio comporterà una riduzione dei viaggi di lavoro e unariduzione della domanda di auto e spazi per uffici. Il viaggio verso seminari e conferenzesarà notevolmente ridotto, a scapito di compagnie aeree, hotel e ristoranti. Diconseguenza, i prezzi dell'energia rimarranno permanentemente bassi man mano che ladomanda di petrolio diminuisce.Gli effetti deflazionistici saranno tanto più evidenti nella misura in cui nella fase II èimpossibile evitare un aumento della disoccupazione e un'ondata diffusa di insolvenze.Per le grandi economie come gli Stati Uniti, il Giappone e la Germania, questo è molto piùfacile da ottenere rispetto a casi più piccoli e talvolta fortemente indebitati come l'Italia, laGrecia o la Spagna.

Scenari di iperinflazioneDa dove poi i fobici inflazionistici tedeschi derivano i loro scenari di iperinflazione? Sinncita il forte aumento della base monetaria nella zona euro:“L'importo di denaro messo in circolazione dalla banca centrale era di 1,2 trilioni di europrima dello scoppio della crisi dell'euro. Alla fine dello scorso anno, era già pari a 3,7trilioni di euro e, dopo le misure già adottate, si prevede che raggiungerà 4,8 trilioni di euroentro la fine dell'anno”.Se si mettono questi numeri in una semplice equazione quantitativa - che spiega il livellodei prezzi per offerta di moneta, velocità di circolazione e quantità di merci - si puòfacilmente concludere che prima o poi seguirà l'inflazione su larga scala. Ma il denaromesso in circolazione dalla banca centrale (la "base monetaria") è un aggregato, chenell'area dell'euro comprende, secondo i dati di aprile 2020, circa un terzo di denaro incircolazione (€ 1,3 trilioni) e circa due terzi di saldi delle banche terze con la bancacentrale (2,2 trilioni di euro). Questo aggregato è irrilevante per il comportamento di spesa

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delle famiglie e delle imprese. Il denaro che conta è lo stock di moneta 'M3', che ècomposto da depositi bancari (€ 12,3 trilioni) e la valuta in circolazione (€ 1,3 trilioni).La base monetaria è effettivamente cresciuta molto fortemente negli ultimi dieci anni,come dimostrato da Sinn. Ma questa espansione dei saldi delle banche presso la bancacentrale è stata determinata dagli acquisti di obbligazioni della Banca centrale europea.Questi hanno avuto un impatto molto limitato sulle disponibilità monetarie di soggetti nonbancari, che sono aumentati solo del 3% annuo tra il 2008 e il 2019 (Figura 1).

Figura 1: andamenti dell'area dell'euro (febbraio 1999 = 100) nello stock di moneta(M3) e nella base monetaria

Fonte: magazzino dati statistici della BCE

Si è tuttavia verificata un'insolita e recente accelerazione nella crescita delle disponibilitànon monetarie, particolarmente evidente negli Stati Uniti. Lo stock di moneta 'M1' (liquiditàe equivalenti facilmente convertibili) ora mostra una crescita su base annua del 33,5 percento. Questa creazione di denaro è correlata a un aumento altrettanto forte (30,3 percento) dei prestiti bancari alle imprese (Figura 2).

Figura 2: tasso di risparmio personale e tasso di crescita annuale dei prestiticommerciali e industriali e del capitale monetario (M1) negli Stati UnitiFonte: Federal Reserve Bank di St Louis

Il problema di fondo è un aumento senza precedenti del tasso di risparmio delle famiglie inproporzione al reddito disponibile, che si è attestato al 33,0 per cento in aprile. Il forte

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aumento delle disponibilità monetarie riflette quindi le maggiori partecipazioni dellefamiglie che hanno bloccato la spesa e la necessità per le aziende di sostituire i ricavipersi con i prestiti bancari. Niente di tutto ciò è indicativo di rischi inflazionistici, piuttosto disignificativi rischi deflazionistici.A proposito, questo dimostra bene che il risparmio delle famiglie non è, in contrastocon la teoria classica, una benedizione ma una maledizione per il sistemaeconomico.

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Project Syndicate 9.6

L'illusione di una rapida ripresa negli Stati Uniti

JAMES K. GALBRAITH (ex direttore esecutivo del Comitato economico congiunto, èprofessore ordinario di governo e presidente delle relazioni tra governo e affari presso laLyndon B. Johnson School of Public Affairs dell'Università del Texas ad Austin)

L'economia americana - basata sulla domanda globale di beni avanzati, sulladomanda dei consumatori di fronzoli e sui debiti delle famiglie e delle imprese incostante crescita - è stata per molti versi prospera. Ma era un castello di carte eCOVID-19 lo ha distrutto.AUSTIN - Mentre le proteste arrostiscono gli Stati Uniti, gli economisti del centro-sinistradel paese guardano intensamente le loro sfere di cristallo. Jason Furman di Harvard, expresidente del Consiglio dei consiglieri economici del presidente americano BarackObama, ha avvertito i democratici - desiderosi di sconfiggere il presidente Donald Trumpalle elezioni di novembre - che "i migliori dati economici. .. nella storia di questo paese"emergeranno proprio prima che gli elettori si dirigano alle urne. Anche Paul Krugmanprevede un "rapido recupero". L'Ufficio del bilancio congressuale non partigiano è d'accordo. Il mercato azionario sembra ugualmente ottimista.L'aritmetica dietro questo pensiero è semplice. Il CBO prevede che il PIL reale si ridurràdel 12% nel secondo trimestre e del 40% in termini annuali. Ma prevede un rimbalzo del5,4% nel terzo trimestre, con una crescita annuale spettacolare del 23,5%.Questo è certamente possibile: già a maggio, i dati sulla disoccupazione hanno preso unasvolta favorevole e sembra che la crisi del secondo trimestre potrebbe non essere cosìgrave come previsto. Ma, anche se il CBO ha ragione su entrambi i fronti, il PIL almomento delle elezioni sarebbe di sette punti percentuali al di sotto del livello del primotrimestre e la disoccupazione sarebbe superiore - probabilmente molto al di sopra - del10%.Supponiamo che gli ottimisti abbiano ragione circa il terzo trimestre. Cosa succede dopo?L'economia continuerà allegramente, con i redditi e i lavori che rimbalzano? O rimarrà indepressione, richiedendo una nuova rivoluzione - o, più precisamente, un nuovo New Deal- per salvarlo?Per valutare questa domanda, Furman, Krugman e il CBO condividono un modellomentale. Considerano la pandemia come uno shock economico, come un terremoto o gliattacchi terroristici dell'11 settembre. È una rottura per una struttura solida, una deviazionedalla crescita normale. Per far ripartire l'America, ciò che è principalmente necessario è lafiducia, forse aiutata dallo stimolo. Se i consumatori incanalano la loro domanda repressain nuove spese, questo modello di "shock-stimolo" impone, quindi le imprese farannorivivere gli investimenti e, abbastanza presto, tutto andrà di nuovo bene.Questo è il modo in cui gli economisti e i responsabili politici di centrosinistra hannopensato a recessioni e recuperi almeno dagli anni '60, quando il presidente John F.Kennedy e il suo successore, Lyndon B. Johnson, hanno superato i tagli fiscali. Da alloraignora tre grandi cambiamenti nell'economia americana: la globalizzazione, l'aumento deiservizi nei consumi e nell'occupazione e l'impatto dei debiti personali e aziendali.Negli anni '60, gli Stati Uniti avevano un'economia equilibrata che produceva beni sia perle imprese che per le famiglie, a tutti i livelli di tecnologia, con un settore finanziarioabbastanza piccolo (e strettamente regolato). Produceva in gran parte per sé, importandoprincipalmente materie prime.Oggi, gli Stati Uniti producono per il mondo, principalmente beni e servizi di investimentoavanzati, in settori come l'aerospaziale, l'informatica, le armi, i servizi petroliferi e lafinanza. E importano molto più beni di consumo, come abbigliamento, elettronica,automobili e parti di automobili, rispetto a mezzo secolo fa.

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E mentre auto, televisori ed elettrodomestici hanno guidato la domanda dei consumatoristatunitensi negli anni '60, una quota molto maggiore della spesa domestica oggi va (o èandata) in ristoranti, bar, hotel, resort, palestre, saloni, caffetterie e saloni per tatuaggi,così come lezioni universitarie e visite mediche. Decine di milioni di americani lavorano inquesti settori.Infine, la spesa delle famiglie americane negli anni '60 fu alimentata dall'aumento dei salarie dalla crescita dell'equità domestica. Ma i salari sono stati in gran parte stagnanti daalmeno il 2000 e gli aumenti di spesa dal 2010 sono stati alimentati dall'aumento dei debitipersonali e aziendali. I valori delle case sono ora stagnanti nella migliore delle ipotesi eprobabilmente cadranno nei prossimi mesi.L'economia mainstream presta poca attenzione a tali questioni strutturali. Invece,presuppone che gli investimenti delle imprese rispondano principalmente al consumatore,la cui spesa è dettata in egual misura dal reddito e dal desiderio. La distinzione tra"essenziale" e "superfluo" non esiste. Gli oneri finanziari sono in gran parte ignorati.Ma la domanda di molti beni strumentali fabbricati negli Stati Uniti ora dipende dallecondizioni globali. Gli ordini per i nuovi aeromobili non verranno recuperati mentre la metàdi tutti gli aerei esistenti è a terra. Ai prezzi attuali, l'industria petrolifera mondiale non staperforando nuovi pozzi. Anche a casa, sebbene i progetti di costruzione esistenti possanoessere completati, i piani per nuove torri di uffici o punti vendita non saranno prestolanciati. E man mano che le persone viaggiano meno, le auto dureranno più a lungo,quindi la domanda per loro (e la benzina) ne risentirà.Di fronte a una radicale incertezza, i consumatori statunitensi risparmieranno di più espenderanno di meno. Anche se il governo sostituisce i redditi persi per un po ', le personesanno che lo stimolo è a breve termine. Quello che non sanno è quando arriverà laprossima offerta di lavoro - o licenziamento.

Inoltre, le persone fanno distinzione tra bisogni e desideri. Gli americani hanno bisogno dimangiare, ma per lo più non hanno bisogno di mangiare fuori. Non hanno bisogno diviaggiare. I proprietari di ristoranti e le compagnie aeree hanno quindi due problemi: nonpossono coprire i costi mentre la loro capacità è limitata per motivi di salute pubblica e ladomanda sarebbe ridotta anche se il coronavirus scomparisse. Questo spiega perchémolte aziende non stanno riaprendo, anche se legalmente possono. Altre stannoriaprendo, ma temono di non poter resistere a lungo. E i molti milioni di lavoratori nel vastosettore dei servizi americani si stanno rendendo conto che il loro lavoro non èsemplicemente essenziale.Nel frattempo, i debiti delle famiglie statunitensi - affitto, mutui e arretrati di utenze, cosìcome gli interessi sull'istruzione e sui prestiti alle automobili - hanno continuato a crescere.È vero, i controlli di stimolo hanno aiutato: i valori predefiniti sono stati finora modesti emolti proprietari sono stati accomodanti. Ma poiché le persone affrontano lunghi periodicon redditi più bassi, continueranno a accumulare fondi per garantire che possanorimborsare i loro debiti fissi. Come se tutto ciò non bastasse, il calo delle entrateprovenienti dalle imposte sulle vendite e sul reddito sta spingendo lo stato e i governi localidegli Stati Uniti a ridurre le spese, aggravando la perdita di posti di lavoro e redditi.La difficile situazione economica americana è strutturale. Non è semplicemente laconseguenza dell'incompetenza di Trump o della cattiva strategia politica del presidentedella Camera Nancy Pelosi. Riflette i cambiamenti sistemici nell'arco di 50 anni che hannocreato un'economia basata sulla domanda globale di beni avanzati, sulla domanda deiconsumatori di fronzoli e sui debiti delle famiglie e delle imprese in costante crescita.Questa economia è stata per molti versi prospera e ha fornito posti di lavoro e redditi amolti milioni. Eppure era un castello di carte e COVID-19 l'ha abbattuto."Riaprire l'America" è quindi una fantasia economica e politica. I politici in carica bramanoun allegro rimbalzo della crescita e la profondità del collasso rende possibili alcuni numeriinteressanti a breve termine. Ma prenderli sul serio non farà altro che gettare le basi per

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un nuovo round di disillusione. Come dimostrano le proteste a livello nazionale contro ilrazzismo sistemico e la brutalità della polizia, la disillusione è attualmente l'unico settore inforte crescita degli Stati Uniti.

Project Syndicate 8.6

Quale stimolo economico funziona? JOSEPH E. STIGLITZ (premio Nobel per l'economia e professore universitario presso laColumbia University, è capo economista del Roosevelt Institute ed ex vice presidentesenior ed economista capo della Banca mondiale)HAMID RASHID (ex direttore generale per gli affari economici multilaterali presso ilMinistero degli affari esteri in Bangladesh e consigliere senior presso l'Ufficio per la politicadi sviluppo dell'UNDP, è capo del monitoraggio economico globale presso il Dipartimentoper gli affari economici e sociali delle Nazioni Unite)

Durante lo shock iniziale di COVID-19, era comprensibile che i governi e le banchecentrali avrebbero reagito con ingenti iniezioni di liquidità. Ma ora i responsabilipolitici devono fare un passo indietro e considerare quali forme di stimolo sonorealmente necessarie e quali rischiano di fare più danni che benefici.NEW YORK - I governi di tutto il mondo stanno rispondendo con forza alla crisi COVID-19con una risposta fiscale e monetaria combinata che ha già raggiunto il 10% del PILglobale. Tuttavia, secondo l'ultima valutazione globale del Dipartimento degli affarieconomici e sociali delle Nazioni Unite, queste misure di stimolo potrebbero nonaumentare i consumi e gli investimenti quanto sperano i politici.Il problema è che una parte significativa del denaro viene incanalata direttamente inriserve di capitale, portando a un aumento dei saldi precauzionali. La situazione è similealla "trappola della liquidità" che ha così preoccupato John Maynard Keynes durante laGrande Depressione.Le misure di stimolo odierne sono state comprensibilmente implementate in fretta - quasinel panico - per contenere la ricaduta economica della pandemia. E mentre questoapproccio alla manichetta antincendio non era né mirato né preciso, molti commentatorihanno sostenuto che era l'unica opzione al momento. Senza una massiccia iniezione diliquidità di emergenza, probabilmente ci sarebbero stati fallimenti diffusi, perdite di capitaleorganizzativo e un percorso ancora più ripido verso la ripresa.Ma ora è chiaro che la pandemia durerà molto più a lungo di alcune settimane, comeinizialmente ipotizzato quando furono attuate queste misure di emergenza. Ciò significache tutti questi programmi devono essere valutati più attentamente, con un occhio al lungotermine. Durante periodi di profonda incertezza, i risparmi precauzionali aumentano ingenere quando le famiglie e le imprese si tengono in contanti per paura di ciò che ciaspetta.L'attuale crisi non fa eccezione. Gran parte del denaro che le famiglie e le impresericevono sotto forma di controlli di stimolo rimarranno probabilmente inattivi nei loro contibancari, a causa delle ansie per il futuro e di una più ampia riduzione delle opportunità dispesa. Allo stesso tempo, le banche dovranno probabilmente fare affidamento sull'eccesso

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di liquidità, per mancanza di mutuatari meritevoli di credito disposti a stipulare nuoviprestiti.Non sorprende che le riserve in eccesso detenute negli istituti di deposito statunitensisiano quasi raddoppiate tra febbraio e aprile, da $ 1,5 trilioni a $ 2,9 trilioni. Per fare unconfronto, le riserve in eccesso detenute dalle banche durante la Grande Recessionehanno raggiunto solo $ 1 trilione. Questo massiccio aumento delle riserve bancariesuggerisce che le politiche di stimolo attuate finora abbiano avuto un basso effettomoltiplicatore. Chiaramente, il credito bancario da solo non ci condurrà fuori dall'attualestallo economico.A peggiorare le cose, l'eccesso di liquidità di oggi può comportare un costo socialeelevato. Oltre alle solite paure per il debito e l'inflazione, ci sono anche buone ragioni perpreoccuparsi che l'eccesso di liquidità nelle banche venga incanalato verso laspeculazione finanziaria. I mercati azionari stanno già girando selvaggiamente su basegiornaliera e questa volatilità potrebbe a sua volta perpetuare il clima di maggioreincertezza, portando a un comportamento ancora più precauzionale e scoraggiando sia iconsumi che gli investimenti necessari per guidare la ripresa.In questo caso, dovremo affrontare una trappola della liquidità e un enigma della liquidità:massicci aumenti nell'offerta di moneta e usi limitati per essa da parte di famiglie eimprese. Misure di stimolo ben progettate potrebbero aiutare una volta che COVID-19 èstato messo sotto controllo. Ma fintanto che la pandemia infuria ancora, non si può tornarealla normalità.La chiave per ora, quindi, è ridurre il rischio e aumentare gli incentivi alla spesa. Fintantoche le imprese temono che l'economia rimarrà debole tra sei mesi o un anno,rimanderanno gli investimenti, ritardando così la ripresa. Solo lo stato può spezzarequesto circolo vizioso. I governi devono assumersi la responsabilità di assicurarsi contro irischi di oggi, offrendo un risarcimento alle imprese nel caso in cui l'economia non siriprenda entro un certo momento.Esiste già un modello per fare questo: i "titoli Arrow-Debreu" (così chiamati per glieconomisti premio Nobel Kenneth Arrow e Gérard Debreu) diverrebbero pagabili adeterminate condizioni prestabilite. Ad esempio, il governo potrebbe garantire che se unafamiglia acquistasse un'auto oggi e la curva dell'epidemia fosse rimasta ad un certo puntotra sei mesi, i suoi pagamenti mensili in auto sarebbero sospesi. Allo stesso modo, prestitie mutui condizionati al reddito potrebbero essere utilizzati per incoraggiare l'acquisto diuna vasta gamma di beni di consumo durevoli, comprese le abitazioni. Disposizioni similipotrebbero applicarsi agli investimenti reali effettuati dalle imprese.I governi dovrebbero anche considerare l'emissione di buoni di spesa per stimolare ilconsumo delle famiglie. Questo sta già accadendo in Cina, dove i governi locali di 50 cittàstanno emettendo coupon digitali che possono essere utilizzati per acquistare vari beni eservizi entro un determinato periodo di tempo. La data di scadenza li rende potentistimolanti del consumo e della domanda aggregata a breve termine, quando è piùnecessario.

Con la pandemia che probabilmente durerà molto più a lungo di quanto inizialmenteipotizzato, saranno necessari ulteriori stimoli. Sebbene gli Stati Uniti, ad esempio, abbianogià speso $ 3 trilioni di dollari in varie forme di assistenza, senza ulteriori misure - e, sispera, meglio progettato -, il denaro avrebbe semplicemente prolungato la vita di molteimprese di alcuni mesi, piuttosto che salvarli effettivamente.Un approccio che ha funzionato in diversi paesi è quello di fornire assistenza alle impresea condizione che trattengano i propri lavoratori, sostenendo le fatture salariali e altri costiin proporzione alla riduzione delle entrate di un'impresa. Negli Stati Uniti, larappresentante Pramila Jayapal, membro del Congresso dello Stato di Washington, haproposto una legislazione in tal senso, così come diversi senatori.I programmi di stimolo mal progettati non sono solo inefficaci, ma potenzialmente

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pericolosi. Le cattive politiche possono contribuire alla disuguaglianza, seminare instabilitàe minare il sostegno politico al governo proprio quando è necessario per impedireall'economia di cadere in una recessione prolungata. Fortunatamente, ci sono alternative.Ma resta da vedere se i governi li prenderanno in considerazione.

Project Syndicate 22.6

Ravvivare l'OMC

NGOZI OKONJO-IWEALA(ex amministratore delegato della Banca mondiale ed ex ministro delle finanze dellaNigeria, è presidente del consiglio di amministrazione di Gavi, Vaccine Alliance e inviatospeciale dell'Unione africana su COVID-19)

L'Organizzazione mondiale del commercio ha un ruolo insostituibile da svolgere neltrasformare le prospettive economiche dei paesi e la vita delle persone in tutto ilmondo. Sebbene la crisi COVID-19 abbia messo a fuoco la salute in deterioramentodell'organizzazione, il suo ulteriore declino non è inevitabile.WASHINGTON, DC - Oggi l'Organizzazione mondiale del commercio è per lo piùinefficiente. Molte persone la considerano come un poliziotto inefficace con unregolamento obsoleto che non è adatto per le sfide dell'economia globale del ventunesimosecolo. E i membri dell'OMC generalmente concordano sul fatto che l'organizzazionenecessita urgentemente di essere riformata per rimanere rilevante.Gli ultimi mesi hanno portato ulteriori sfide. L'organo d'appello dell'OMC, che giudica lecontroversie commerciali tra i paesi membri, ha effettivamente cessato di funzionare loscorso dicembre a causa di divergenze in merito alla nomina di nuovi giudici alla giuria. Enel maggio 2020, il direttore generale Roberto Azevêdo ha annunciato che si sarebbedimesso alla fine di agosto, un anno prima della scadenza del suo mandato attuale.Chiunque sia il successore di Azevêdo dovrà affrontare una grande sfida. Dalla suaistituzione nel 1995, l'OMC non è riuscita a concludere un'unica tornata di negoziaticommerciali sui negoziati commerciali globali, perdendo così l'opportunità di offrirevantaggi reciproci ai suoi membri. Il Doha Development Round, iniziato nel novembre2001, avrebbe dovuto concludersi entro gennaio 2005.Quindici anni dopo, i membri dell'OMC stanno ancora discutendo se il processo di Dohadebba continuare. Alcuni pensano che sia stato superato da eventi, mentre altri voglionoproseguire ulteriori negoziati.Finora l'OMC ha realizzato in modo deludente pochi altri importanti accordi, oltreall'accordo di facilitazione del commercio, entrato in vigore nel febbraio 2017 e alladecisione del 2015 di eliminare tutte le forme di sussidi alle esportazioni agricole. Nelfrattempo, alcuni dei suoi membri hanno lavorato insieme su una serie di accordicommerciali regionali molto più ampi che coprono questioni urgenti come l'economiadigitale, gli investimenti, la concorrenza, l'ambiente e i cambiamenti climatici.Il Doha Development Round, che aveva lo scopo di modernizzare il regolamentodell'OMC, tratta pochissimi di questi argomenti. E anche alcune delle regole esistentidell'organizzazione possono essere facilmente eluse, sconvolgendo così l'equilibrio deidiritti e degli obblighi tra i membri. Durante l'attuale crisi COVID-19, ad esempio, alcunipaesi hanno imposto controlli discutibili sulle esportazioni di forniture mediche e prodottialimentari al fine di mitigare la carenza.Ma nonostante queste sfide, l'OMC non è stato un "fallimento". Piuttosto, si è basato sui

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successi del suo predecessore, l'Accordo generale sulle tariffe doganali e sul commercio,entrato in vigore nel 1948. Il sistema commerciale multilaterale basato su regole, iniziatocon il GATT, ha contribuito immensamente alla crescita economica globale negli ultimisette decenni, riducendo le tariffe medie ed eliminando costantemente le barriere nontariffarie.Di conseguenza, gli standard di vita sono migliorati nella maggior parte dei paesi. Inoltre, ilcommercio globale basato su regole ha contribuito a sostenere la pace e la sicurezza,poiché i partner commerciali hanno maggiori probabilità di risolvere le differenze attraversoi negoziati che attraverso i conflitti armati.Tuttavia, oggi i membri dell'OMC riconoscono la necessità di riavviare l'organizzazione peril ventunesimo secolo. I paesi sviluppati ritengono di aver sostenuto l'onere dellaliberalizzazione degli scambi per troppo tempo e che i paesi in via di sviluppo dovrebberoassumersi maggiori obblighi se sono in grado di farlo. I paesi in via di sviluppo menosviluppati e a basso reddito, nel frattempo, affermano che le regole dell'OMC ostacolano iloro sforzi per crescere e modernizzare le loro economie.Negli ultimi due decenni, il commercio internazionale è diventato un bogeyman per i criticiche lo incolpano per i problemi economici che alcuni paesi affrontano. Ma il commercionon è un gioco a somma zero: i diritti e gli obblighi possono essere bilanciati, come hadimostrato l'evoluzione delle regole commerciali globali e regionali dal 1948. La domandache deve affrontare l'OMC e i suoi membri ora, quindi, è come fare progressi eraggiungere accordi reciprocamente vantaggiosi.Tutti i membri dovrebbero partecipare a questo sforzo, perché è l'unico modo in cuil'organizzazione può riguadagnare credibilità e svolgere la sua funzione decisionale. Inuovi negoziati devono pertanto tenere conto dei diversi livelli di sviluppo economico deimembri e mirare, come sempre, a raggiungere accordi equi ed equi. Altre priorità crucialiper l'OMC comprendono una maggiore trasparenza, sotto forma di notifiche tempestivedelle misure commerciali dei paesi, e un efficace sistema di risoluzione delle controversieche garantisca la fiducia di tutti i membri.Un OMC moribondo non serve l'interesse di nessun paese. Un efficace sistema dicommercio internazionale basato sulle regole è un bene pubblico e la mancata ripresa ditale iniziativa comprometterà gli sforzi dei governi per far uscire l'economia globale dallarecessione causata dalla pandemia di COVID-19.L'OMC ha un ruolo insostituibile da svolgere nel trasformare le prospettive economiche deipaesi e la vita delle persone in tutto il mondo. Sebbene l'attuale crisi abbia messo a fuocoil deterioramento della salute dell'organizzazione, il suo ulteriore declino non è inevitabile.In un'economia mondiale già messa in pericolo da COVID-19, ora dobbiamo applicarel'antidoto - volontà politica, determinazione e flessibilità dei membri - necessario perrilanciarlo.

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Social Europe 23.6

Si, è colpa di qualcuno

James K Galbraith (professore presso la LBJ School of Public Affairs dell'Università delTexas ad Austin), Albena Azmanova (professore associato di pensiero politico e socialepresso la School of International Studies dell'Università di Kent)

Una pandemia può essere rappresentata come un "disastro naturale". Unadepressione globale è tuttavia il prodotto dell'ideologia e dei potenti attori politici.Una crisi economica senza precedenti sta calando sull'Europa. E la presidente dellaBanca centrale europea, Christine Lagarde, la ha recentemente definita al Parlamentoeuropeo, come la peggiore in tempo di pace.Negli Stati Uniti, la Federal Reserve Bank registra il peggior calo della produzione edell'occupazione negli ultimi 90 anni. La Banca Mondiale avverte che il mondo è sulprecipizio della più profonda recessione dal 1945, con fino a 60 milioni di personeimpoverite, molte in paesi già poveri.Lagarde si è affrettata a chiarire che questa vasta tragedia umana era, a suo avviso, "noncolpa o opera di qualcuno", come se una crisi medica potesse trasformarsi in una crisisociale da sola. La catastrofe è tuttavia opera di idee, di politica e di politiche.

Maschere per il visoLa scienza ora ci consente di modificare il DNA e di rilevare le onde gravitazionali nellacurvatura cosmica dello spazio-tempo. Tuttavia, nella primavera del 2020, i governi dellericche democrazie liberali del nord del mondo non sono state in grado di fornire lemaschere di base necessarie a medici e infermieri per salvare le proprie vite - e quelledegli altri - dal nuovo coronavirus. In alcune zone della Toscana, chi aveva più di 60 anninon poteva essere messo nei ventilatori, in caso di necessità.Negli Stati Uniti, i test sono falliti, ritardati e non sono ancora disponibili su richiesta. InFrancia, vaste scorte di dispositivi di protezione individuale, accumulate per l'epidemia diH1N1, erano state vendute, immagazzinate male e rovinate. Nel Regno Unito e in Svezia,all’inizio le autorità hanno pensato di liberare il virus, cercando l'immunità del gregge alprezzo implicito di molte migliaia di morti.Non si trattava di semplici errori o semplici incidenti: erano decisioni politiche. Eranoprodotti di crimini, conseguenze di un'ideologia costruita nel corso di decenni. Questierano crimini di commissione e crimini di omissione - per invocare una coppia di concettisviluppati da 5Hannah Arendt - il loro risultato fu una fragile struttura economica, segnatadalla precarietà e preparata al collasso.

Progetto formidabileI crimini della commissione arrivarono per primi. Dalla fine degli anni '70, i leader politici ditutto il mondo occidentale hanno intrapreso il formidabile progetto noto come capitalismoneoliberista. Deregolamentazione, decentralizzazione, privatizzazione, bilanci in pareggioe liquidità sono stati gli elementi chiave del “Washington Consensus” promosso dalle élitenazionali e dalle istituzioni finanziarie internazionali, in particolare il Fondo monetariointernazionale. I servizi pubblici e i programmi di welfare sono stati tagliati, comprese lespese critiche per la salute pubblica.Gli obiettivi iniziali erano di distruggere i sindacati e ridurre l'inflazione, anche se a scapitodelle capacità produttive di base. Negli anni '90 questi obiettivi sono stati raggiunti el'interesse elevato ha lasciato il posto a un nuovo boom del credito, incentrato primasull'alta tecnologia e, in seguito, in gran parte sui finanziamenti immobiliari e ipotecari. Nelfrattempo la produzione è fuggita in Asia, in particolare in Cina, dove è stata coltivata eprotetta.

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La bolla dei mutui subprime ha portato alla grande crisi finanziaria del 2007-2009.Successivamente, in molti paesi, è continuato l'assalto alla capacità dello stato. Gli sforzidi recupero a breve termine hanno lasciato il posto all'austerità in tutta Europa, inparticolare Italia, Spagna, Francia e Grecia, e in Nord America.La capacità della sanità pubblica ha subito un altro colpo, mentre la globalizzazioneneoliberista ha fatto un altro progresso. L'aumento della disuguaglianza è stato unindicatore di un ampio aumento dello stress sociale: disoccupazione giovanile, disturbidella salute mentale, suicidi e negli Stati Uniti un'epidemia di abuso di oppioidi. La crescitaè ripresa ma solo sulla fragile base di un debito ancora più privato e privato.

Squadra smantellataSono seguiti numerosi reati di omissione. Nel 2017, ad esempio, la Commissione europeaha proposto di investire maggiormente nei vaccini, attraverso un partenariato pubblico-privato chiamato Innovative Medicines Initiative. Ma le compagnie farmaceutiche hannoobiettato e il progetto non è andato avanti.Gli Stati Uniti, ora sotto la presidenza di Donald Trump, hanno smantellato la squadra dirisposta pandemica al Consiglio di sicurezza nazionale e tagliato i finanziamenti per iCentri per il controllo delle malattie. In una suprema ironia, l'amministrazione ha ritirato gliscienziati statunitensi che fungevano da collegamento con il CDC in Cina.Lagarde non ha avuto alcun ruolo nello sviluppo dell'idea neoliberista. È arrivata allaribalta molto tempo dopo che i neoliberisti avevano preso il controllo nelle exsocialdemocrazie occidentali. È tutt'altro che l'unica persona in una lunga lista di quelli incolpa.Ma è stata ministro delle finanze della Francia prima della Grande crisi finanziaria eamministratore delegato del FMI durante la brutale austerità che ne è seguita. Comefunzionaria dedita a un'ideologia e complice da decenni nelle politiche che hanno portatoal disastro, ha guadagnato il suo posto in quella lista.

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Social Europe 11.6

Protezione contro le acquisizioni ostili: ripensare la libera circolazione dei capitali

Susanne Wixforth (capo unità nel Dipartimento europeo e internazionale dellaConfederazione tedesca dei sindacati (DGB), John Weeks (coordinatore del ProgressiveEconomy Forum di Londra e professore emerito della School of Oriental and AfricanStudiesin)

La libera circolazione dei capitali dovrebbe essere più sacrosanta quando porta aacquisizioni predatorie e disuguaglianze regionali in un'economia globalizzata?"La Cina sta acquistando l'Europa meridionale?" Tali titoli sono diventati frequenti dallacrisi finanziaria del 2008. Le acquisizioni cinesi includono il più grande porto della Grecianel Pireo, compagnie che gestiscono terminal nei porti rumeni e spagnoli e l'aeroporto diFrancoforte-Hahn. E si tenga presente che gli Stati Uniti rappresentano il 38% degliinvestimenti esteri diretti globali (IDE), il capitale cinese solo il 2,2%, sebbene la sua quotasia in aumento, soprattutto attraverso investimenti in infrastrutture strategiche come partedella sua "cintura e strada" iniziativa.Le infrastrutture e le società europee che operano nel mercato unico sono aperte almondo a causa forse della principale delle "quattro libertà", la libera circolazione deicapitali. L'affermazione economico-ortodossa è che la libera circolazione garantiscel'allocazione ottimale del capitale.La globalizzazione dei flussi di capitali, in combinazione con la comunicazione digitale,consente ai mercati dei capitali di essere in movimento tutto il giorno. Il risultato èun'interdipendenza di mercato senza precedenti, con una perdita simultanea dellaregolamentazione statale e una maggiore vulnerabilità alle crisi. La seconda crisi globaledel 21° secolo causata dalla pandemia di Covid-19 ha portato a un drammatico calo deicorsi azionari e delle valutazioni delle società.Questo crollo facilita le acquisizioni da parte di società straniere. L'Unione europea habisogno di un'interpretazione diversa della libera circolazione dei capitali, per proteggere letecnologie chiave e le infrastrutture strategiche europee?

Quadro europeoQuattordici Stati membri dell'UE hanno adottato un regolamento per il controllo degli IDE.Il governo tedesco sta prendendo in considerazione l'uso del proprio fondo distabilizzazione economica collegato al coronavirus per la proprietà delle aziende al fine diproteggersi da acquisizioni ostili, mentre il governo francese ha creato un fondo diinvestimento ( Lac d'argent ) a tale scopo.Nel marzo 2019 il Parlamento europeo ha lanciato un quadro a livello dell'UE percontrastare le strategie di acquisizione da parte di fondi di investimento esteri. Ilregolamento ha istituito un quadro per lo screening degli IDE che si applicherà dall'ottobre2020. La mitezza delle sue disposizioni risale alla "modalità pre-crisi" in cui è stata redatta.Il primato della libera circolazione dei capitali, la neutralità della proprietà e l'aperturaincondizionata agli IDE sono fondamentali per la regolamentazione. Tuttavia, vi è laconsapevolezza che il capitale finanziario non regolamentato non porta necessariamentead un'allocazione di risorse nell'interesse strategico dell'Europa.Le linee guida per gli Stati membri sullo screening degli IDE recentemente pubblicate dallaCommissione europea rafforzano questa traiettoria. L'attuale crisi economica aumenta ilrischio di acquisizioni di industrie e infrastrutture strategiche da parte di investitori stranieri.Le linee guida esortano i governi a mantenere e rafforzare settori chiave. Per contrastarela vendita di società europee e attori industriali attraverso investimenti di portafoglio, lacommissione propone pertanto le “golden share". Con l'aiuto di questo strumento, adalcuni azionisti - nella maggior parte dei casi soggetti pubblici - verrebbero concessi diritti

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prioritari per influenzare le decisioni dell'azienda.Troppo cautoSebbene le linee guida si riferiscano a acquisizioni predatorie, rimangono troppo caute. Unmaggiore controllo pubblico degli IDE è giustificato solo per salvaguardare l'ordinepubblico e la sicurezza: la politica industriale non è una giustificazione sufficiente. Il divietodi acquisizioni rimane raro ed estremo.Né le linee guida cambiano il fatto che 13 Stati membri non hanno disposizioni legali perregolare gli IDE. Nonostante gli sforzi per stabilire meccanismi che facilitino ilcoordinamento e la condivisione di informazioni, una strategia comune sui controlli dicapitale rimane un obiettivo distante. L'attrazione del capitale straniero è ancoraenfatizzata come uno strumento importante per i governi per aumentare la lorocompetitività, in particolare per coloro che sono sottoposti a forti pressioni di bilancio,come l'Italia e la Grecia.Di conseguenza, le linee guida rappresentano un piano di emergenza di durata e portatalimitate. Mirano a fornire ai governi degli Stati membri più spazio di manovra per le loropolitiche industriali e proteggere gli interessi europei comuni. Non vincolano tuttavia laCorte di giustizia europea. Osservando la sua giurisprudenza, concludiamo che la Corte digiustizia europea non sosterrà le misure proposte per limitare la libera circolazione deicapitali.Essa è stabilita come illimitata ai sensi dell'articolo 63 del trattato sul funzionamentodell'Unione europea, che si applica sia all'interno del mercato interno sia nei confronti dipaesi terzi, con interpretazione assegnata alla CGE. Il tribunale ammette esenzioni solo seesiste un rischio effettivo e sufficiente per un problema di base di interesse pubblico e nonvi sono obiettivi economici nascosti. Tali restrizioni rendono quasi impossibile l'adozione divincoli alla libera circolazione, comprese le "quote d'oro" proposte dalla Commissione.La Corte di giustizia europea ha inoltre limitato la portata delle misure che potrebberoessere esentate da considerazioni di interesse pubblico a settori specifici come il petrolio,le telecomunicazioni e l'elettricità. Covid-19 ha tuttavia messo in luce la fragilità el'importanza strategica di molti altri settori, tra cui prodotti chimici, prodotti farmaceutici ealimentari.

Regolamentazione deboleLe economie nazionali sono profondamente integrate nelle catene del valore globali enelle reti di approvvigionamento che rappresentano circa i due terzi del commerciomondiale. La libertà illimitata di capitale incontra solo una debole regolamentazioneglobale. Il risultato è una strategia aziendale orientata alla riduzione dei costi, allaconsegna puntuale delle forniture e all'elusione fiscale. Gli orientamenti della commissioneforniscono solo un piccolo primo passo verso il modo in cui i legislatori europei dovrebberoregolare il quadro per gli investimenti esteri.La presunzione nei trattati UE secondo cui la libera circolazione dei capitali favoriscel'efficienza e la crescita deriva dall'economia neoclassica. L'Europa ha una forte tradizioneteorica e politica che sfida tale visione, che possiamo risalire ai grandi economisti svedesiKnut Wicksell e Gunnar Mydral. Nell'analisi della "causalità cumulativa", hanno dimostratoche la libera circolazione dei capitali - e, di conseguenza, del lavoro - può rafforzare ledisparità regionali.Attingendo a tale tradizione, abbiamo bisogno di un ripensamento fondamentale dellapolitica industriale delle commissioni.

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Social Europe 1.6

Il middle infelice dell'America

Branko Milanovic (economista serbo-americano. Specialista in sviluppo edisuguaglianza, sta visitando il professore presidenziale presso il Graduate Center dellaCity University di New York (CUNY) e uno studioso associato presso il LuxembourgIncome Study

Branko Milanovic disimballa il malessere della classe media americana e le sueimplicazioni per la strategia democratica nei confronti delle elezioni presidenziali.

La classe media americanaIl comportamento elettorale della classe media e medio-bassa americana è stato, secondomolti, uno dei motivi della (inaspettata) vittoria di Donald Trump come candidatorepubblicano alle elezioni presidenziali del 2016.Varie spiegazioni sono state offerte per il malessere della classe media americana:prolungata mancanza di crescita del reddito, combinata con una crescita massiccia nellaparte superiore, che ha reso maggiore e, a volte, apparentemente incolmabile, la distanzatra l'1% superiore e la classe media; un sistema educativo con tasse universitarie elevatee inaccessibili, che limita le opportunità ai bambini con modesti background parentali;l’esternalizzazione di "buoni" posti di lavoro in Cina e in altre economie emergenti; ilcambiamento tecnologico che ha reso superflui molti lavori di classe media "di routine". Unrecente libro di Anne Case e Angus Deaton condensa tutti questi fattori nelle trististatistiche sulla salute dei " decessi della disperazione ".Un modo per verificare se ci fosse davvero qualcosa di insolito nel comportamentoelettorale della classe media americana nel 2016 è quello di confrontare i tassi di crescitadel reddito reale al netto delle imposte di diversi gruppi di reddito durante il periodosuccessivo alla crisi finanziaria globale, che corrisponde sostanzialmente alle duepresidenze di Barack Obama e la percentuale di voti per Hillary Clinton, il candidatodemocratico ad essere il suo successore.La Figura 1 mostra una crescita del reddito pro capite reale tra il 2007 e il 2016 per varifrattili (parti) della distribuzione del reddito negli Stati Uniti. I gruppi più poveri sono asinistra: il decile rappresenta il 10% degli americani più poveri; decile due per il secondo10% più povero di americani e così via, fino al 5% e all'1% (all'estrema destra).I dati dimostrano che, con l'eccezione dei due decili inferiori, la crescita degli Stati Uniti èstata "pro-ricchi": i redditi sono cresciuti a tassi più elevati per i ricchi che per la classemedia. La storia della crescita economica sotto Obama non era quindi favorevole allaclasse media o medio-bassa; i veri vincitori erano quelli in cima alla distribuzione delreddito, il 5% in alto, il decile in alto e persino i due decili più in alto: gli " accaparratori disogni " descritti da Richard Reeves nel suo libro del 2017.

Figura 1: tasso cumulativodi crescita del reddito realeal netto delle imposte procapite, 2007-16 (%), perfrattale del reddito

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La figura 2, recentemente pubblicata da Thomas Piketty nel suo Capitale e ideologia,derivata da sondaggi di voto, mostra il voto pro-Clinton nel 2016, allineato con lo stessoasse di distribuzione del reddito della figura 1. La forma generale della curva di crescita èsimile: il sostegno a Clinton è stato relativamente elevato e stabile tra il 30% inferiore dellapopolazione, diminuendo drasticamente nel mezzo della distribuzione del reddito perraggiungere la sua depressione intorno al settimo decile, ma poi è aumentatocostantemente verso le famiglie con reddito più elevato. In effetti, per l'1% più elevato, ilsostegno pro-Hillary è stato leggermente in calo, rispetto al 5% più elevato, esattamente inlinea con l'evoluzione del tasso di crescita.

Figura 2: votazione per il candidato democratico (%) nel 2016 per frattale del reddito

Una differenza interessante emerge tuttavia a una più attenta osservazione. Ho unito i duegrafici per confrontare i modelli in modo più preciso. Ho normalizzato entrambe le cifre inbase ai risultati dell'1% (in termini di reddito e comportamento di voto). I voti relativi diClinton (blu) sono mostrati sull'asse verticale sinistro; i tassi di crescita relativi (marrone)sull'asse verticale destro.Ciò che è immediatamente evidente è il comportamento anomalo dei decili da quattro asette: mentre la loro crescita del reddito reale migliora rispetto ai decili più bassi (piùpoveri), il voto pro-Hillary diminuisce. Questo movimento incrociato di crescita e votitermina intorno all'ottavo decile, dove troviamo un movimento nelle due variabili che ciaspettiamo: un maggiore supporto per il candidato democratico è associato a miglioririsultati economici durante gli otto anni precedenti dell'amministrazione democratica.

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Figura 3. Crescita del reddito reale e voto pro-Clinton

Quindi anche a un livello così aggregato recuperiamo prove di comportamenti inattesi tra idecili di mezzo: circa il 30-40% dell'elettorato americano che, rispetto a quelli più poveri diloro, ha avuto risultati economici migliori ma ha votato molto meno per il candidatodemocratico.Ora, non sappiamo se le persone che si trovano nel mezzo siano esattamente quellemenzionate all'inizio come colpite negativamente dalla crisi finanziaria, dallaglobalizzazione, dall'esternalizzazione e/o dai cambiamenti tecnologici. Sembra tuttaviaragionevole collegare le due tendenze.Per gli individui in questi strati diventare più inclini alla democrazia, quindi, potrebbe nonessere solo la crescita economica (sotto un'amministrazione democratica) che conta, maqualcosa di più. Che si tratti di meno incertezza sul lavoro, scuole più accessibili per ipropri figli o assistenza sanitaria per se stessi o qualcos'altro, un'analisi approssimativacome questa non può dirlo.Ma sembra che l'adagio riduzionista "È l'economia, stupido", associato alle vittorieelettorali presidenziali degli anni '90 del marito della Clinton, Bill, non può spiegare tutto,almeno non più: devono entrare in gioco considerazioni di politica sociale più ampie. Cheforse Joe Biden, se dovesse ricevere la nomination democratica come previsto, potrebbetener conto dell'avvicinarsi delle elezioni del 2020.

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Project Syndicate 3.6

La deglobalizzazione danneggerà la crescita ovunque

KENNETH ROGOFF (professore di Economia e politiche pubbliche presso l'Università diHarvard e vincitore del Premio Deutsche Bank 2011 in Economia finanziaria, è stato ilprincipale economista del Fondo monetario internazionale dal 2001 al 2003)

Anche se gli Stati Uniti chiudono gli occhi sugli effetti della deglobalizzazione sul resto delmondo, dovrebbero ricordare che l'attuale abbondante domanda di attività in dollaridipende fortemente dal vasto sistema commerciale e finanziario che alcuni politiciamericani mirano a ridurre. Se la deglobalizzazione andrà troppo lontano, nessun paeseverrà risparmiato.

CAMBRIDGE - L'economia mondiale post-pandemia sembra probabilmente un'economiamolto meno globalizzata, con leader politici e pubblici che rifiutano l'apertura in un mododiverso da qualsiasi altra volta dopo le guerre tariffarie e le svalutazioni competitive deglianni '30. E il sottoprodotto non sarà solo una crescita più lenta, ma un calo significativo deiredditi nazionali per tutti, ma forse le economie più grandi e diversificate.Nel suo pre-libro del 2001 The End of Globalization, lo storico economico di PrincetonHarold James ha mostrato come un'era precedente di integrazione economica efinanziaria globale sia crollata sotto la pressione di eventi inaspettati durante la GrandeDepressione degli anni '30, culminando nella Seconda Guerra Mondiale. Oggi, lapandemia di COVID-19 sembra accelerare un altro ritiro dalla globalizzazione.L'attuale ritiro è iniziato con la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenzialistatunitensi del 2016, che hanno portato a guerre tariffarie tra Stati Uniti e Cina. Lapandemia avrà probabilmente un impatto negativo a lungo termine ancora maggiore sulcommercio, in parte perché i governi riconoscono sempre più che devono considerare lacapacità di salute pubblica come un imperativo di sicurezza nazionale.Il rischio oggi di un debilitante superamento dello stile anni '30 nella deglobalizzazione èenorme, in particolare se le relazioni USA-Cina continuano a sfilacciarsi. Ed è una folliapensare che un ritiro caotico e guidato dalla crisi dalla globalizzazione non introdurrà più -e molto più gravi - problemi.Anche gli Stati Uniti, con la loro economia altamente diversificata, la tecnologia leader alivello mondiale e una solida base di risorse naturali, potrebbero subire un calosignificativo del PIL reale a causa della deglobalizzazione. Per le economie più piccole e ipaesi in via di sviluppo che non sono in grado di raggiungere la massa critica in moltisettori e spesso mancano di risorse naturali, una rottura del commercio invertirebbe moltidecenni di crescita. E questo prima di considerare l'impatto duraturo delle misure diallontanamento sociale e di quarantena.Il defunto economista Alberto Alesina, una figura imponente nel campo dell'economiapolitica, ha sostenuto che per un paese ben governato nell'era della globalizzazione, ilpiccolo può essere bello. Ma oggi, i piccoli paesi che mancano di una stretta alleanzaeconomica con un grande stato o unione affrontano enormi rischi economici.È vero, la globalizzazione ha alimentato le disuguaglianze economiche tra il miliardo circadi persone che vivono nelle economie avanzate. La concorrenza commerciale hamartellato i lavoratori a basso salario in alcuni settori, pur rendendo le merci meno costoseper tutti. La globalizzazione finanziaria ha probabilmente avuto un effetto ancora maggioreaumentando i profitti delle multinazionali e offrendo nuovi strumenti di investimento esteroad alto rendimento per i ricchi, soprattutto dal 1980.Nel suo bestseller del 2014, Il capitalismo nel XXI secolo, Thomas Piketty ha citatol'aumento delle disparità di reddito e ricchezza come prova del fallimento del capitalismo.Ma chi ha fallito? Al di fuori delle economie avanzate - dove vive l'86% della popolazione

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mondiale - il capitalismo globale ha sollevato miliardi di persone dalla disperata povertà.Sicuramente, quindi, un superamento della globalizzazione rischia di ferire molte piùpersone di quante non aiuti.A dire il vero, l'attuale modello di globalizzazione deve essere adattato, in particolarerafforzando notevolmente la rete di sicurezza sociale nelle economie avanzate e, perquanto possibile, anche nei mercati emergenti. Costruire la resilienza non significaabbattere l'intero sistema e ricominciare da capo.Gli Stati Uniti hanno più da perdere dalla deglobalizzazione di quanto alcuni dei suoipolitici, sia a destra che a sinistra, sembrano realizzare. Per cominciare, il sistemacommerciale globale fa parte di un patto in base al quale gli Stati Uniti diventanol'egemone in un mondo in cui la maggior parte dei paesi, inclusa la Cina, ha interesse a farfunzionare l'ordine internazionale.A parte le sue ramificazioni politiche, la deglobalizzazione comporta anche rischieconomici per l'America. In particolare, molti dei fattori benigni che oggi consentono algoverno degli Stati Uniti e alle società americane di prendere in prestito molto più diqualsiasi altro paese sono probabilmente legati al ruolo del dollaro al centro del sistema. Euna vasta gamma di modelli economici sia dei profitti delle multinazionali che dellaricchezza del mercato azionario (che probabilmente va bene per alcuni), ma potrebbeanche significare un calo significativo della domanda estera di debito USA.Sarebbe difficilmente l'ideale in un momento in cui gli Stati Uniti devono indebitarsi inmodo massiccio per preservare la stabilità sociale, economica e politica. Proprio come laglobalizzazione è stata uno dei principali motori della bassa inflazione odierna e dei tassidi interesse, invertire il processo potrebbe spingere i prezzi e i tassi nella direzioneopposta, soprattutto considerando quello che sembra essere uno shock avverso duraturodell'offerta di COVID-19.Inutile dire che ci sono altre battaglie a venire che richiedono cooperazione internazionale,non da ultimo i cambiamenti climatici. Sarà ancora più difficile motivare le economie in viadi sviluppo a frenare le loro emissioni di anidride carbonica se un crollo del commercioglobale minasse il singolo più forte incentivo comune che i paesi devono mantenere lapace e la prosperità globali.Ultimo ma non meno importante, sebbene finora COVID-19 abbia colpito l'Europa e gliStati Uniti più duramente di quanto non abbia la maggior parte dei paesi a basso reddito,esiste ancora un rischio enorme di una tragedia umanitaria in Africa e in altre regioni piùpovere. È davvero il momento giusto per ridurre la capacità di questi paesi di cavarsela dasoli?Anche se gli Stati Uniti chiudono gli occhi sugli effetti della deglobalizzazione sul resto delmondo, è opportuno ricordare che l'attuale abbondante domanda di asset in dollaridipende fortemente dal vasto sistema commerciale e finanziario che alcuni politiciamericani mirano a ridurre. Se la deglobalizzazione va troppo lontano, nessun paese verràrisparmiato.

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Project Syndicate 19.5

Il grande fallimento dello small government

MARIANA MAZZUCATO (professoressa di Economia dell'innovazione e del valorepubblico e direttrice dell'Istituto UCL per l'innovazione e lo scopo pubblico), GIULIO QUAGGIOTTO (a capo del Centro di innovazione regionale dell'Asia del Pacificonell'ambito del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite)

Non è un caso che i paesi con governi mission driven siano andati meglio nella crisiCOVID-19 dei paesi proni al culto dell'efficienza. Si scopre così che una governanceefficace non può essere evocata a piacimento, poiché richiede investimenti nella capacitàstatale.LONDRA - Decenni di privatizzazione, esternalizzazione e tagli di bilancio in nome della"efficienza" hanno ostacolato in modo significativo le risposte di molti governi alla crisiCOVID-19. Allo stesso tempo, le risposte di successo di altri governi hanno dimostrato chegli investimenti nelle principali capacità del settore pubblico fanno la differenza in tempi diemergenza. I paesi che hanno gestito bene la crisi sono quelli in cui lo stato intrattienerelazioni produttive con i creatori di valore nella società, investendo in capacità critiche eprogettando contratti del settore privato per servire l'interesse pubblico.Dagli Stati Uniti e dal Regno Unito all'Europa, al Giappone e al Sudafrica, i governi stannoinvestendo miliardi di dollari per sostenere le economie nazionali. Tuttavia, se c'è una cosache abbiamo imparato dalla crisi finanziaria del 2008, è che la qualità conta almenoquanto la quantità. Se il denaro cade su strutture vuote, deboli o mal gestite, avrà scarsieffetti e potrebbe semplicemente essere risucchiato nel settore finanziario. Sono in giocotroppe vite per ripetere errori passati.Sfortunatamente, nell'ultimo mezzo secolo, il messaggio politico prevalente in molti paesi èstato che i governi non possono - e quindi non dovrebbero - governare realmente. Politici,imprenditori e esperti si affidano da tempo a un credo gestionale che si concentraossessivamente su misure statiche di efficienza per giustificare tagli alla spesa,privatizzazioni e outsourcing.Di conseguenza, i governi ora hanno meno opzioni per rispondere alla crisi, motivo per cuialcuni si stanno ora aggrappando disperatamente alla speranza irrealistica di panaceetecnologiche come l'intelligenza artificiale o le applicazioni di tracciamento dei contatti.Con meno investimenti nella capacità pubblica è arrivata una perdita di memoriaistituzionale (come ha scoperto il governo del Regno Unito) e una maggiore dipendenzada società di consulenza private, che hanno incassato miliardi. Non sorprende che ilmorale degli impiegati del settore pubblico sia precipitato negli ultimi anni.Si considerino due responsabilità fondamentali del governo durante la crisi COVID-19: lasalute pubblica e il regno digitale. Solo nel 2018, il governo del Regno Unito haesternalizzato contratti sanitari per un valore di £9,2 miliardi ($11,2 miliardi), mettendol'84% dei posti letto ospedalieri nelle mani di operatori del settore privato (comprese lesocietà di private equity). A peggiorare le cose, dal 2015 il National Health Service delRegno Unito ha subito tagli di bilancio per 1 miliardo di sterline.L'outsourcing in quanto tale non è il problema. Ma lo diventa in caso di outsourcing dellecapacità critiche dello stato, specialmente quando i "partenariati" pubblico-privato che nerisultano non sono progettati per servire l'interesse pubblico. Ironia della sorte, alcunigoverni hanno esternalizzato così avidamente da minare la propria stessa capacità distrutturare i contratti di esternalizzazione. Dopo uno sforzo di 12 anni per stimolare ilsettore privato a sviluppare ventilatori a basso costo, il governo degli Stati Uniti sta oraimparando che l'outsourcing non è un modo affidabile per garantire l'accesso diemergenza alle apparecchiature mediche.Nel frattempo, l'approccio di successo del Vietnam a COVID-19 è emerso come un

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sorprendente contrasto con le risposte degli Stati Uniti e del Regno Unito. Tra le altrecose, il governo vietnamita è stato in grado di accumulare kit di test a basso costo moltorapidamente, perché aveva già la capacità di mobilitare il mondo accademico, l'esercito, ilsettore privato e la società civile attorno a una missione comune. Anziché limitarsisemplicemente ad esternalizzare con poche cose richieste, ha utilizzato la ricercapubblica, i finanziamenti e gli appalti per lo sviluppo per guidare l'innovazione. Lacollaborazione pubblico-privato che ne è risultata ha consentito una rapidacommercializzazione dei kit, che ora vengono esportati in Europa e oltre.La Nuova Zelanda è un'altra storia di successo, e non per coincidenza. Dopo averinizialmente adottato negli anni ’80, il mantra dell'outsourcing, il governo della NuovaZelanda ha cambiato rotta, abbracciando uno "spirito di servizio" e una "etica della cura"attraverso i suoi servizi pubblici e diventando il primo paese al mondo ad adottare unbilancio del benessere. A causa di questa visione della gestione pubblica, il governo haadottato un approccio all’attuale crisi di "prima la salute, seconda l’economia". Invece dicercare l'immunità del gregge, si è impegnato immediatamente a prevenire le infezioni.Lezioni analoghe si applicano ai dati e alla tecnologia digitale, settori in cui le prestazionidei governi sono molto diverse. In Pakistan, i cittadini hanno potuto richiedere trasferimentidi emergenza in contanti (messi a disposizione di ben 12 milioni di famiglie) direttamentedai loro telefoni cellulari, mentre gli italiani hanno dovuto stampare autovalutazioni perdimostrare che stanno rispettando le regole di blocco.A dire il vero, i governi dell'Asia meridionale hanno beneficiato della memoria istituzionalecostruita durante l'epidemia di SARS del 2002-2003, che ha anche modificato gliatteggiamenti pubblici nei confronti della privacy. Ma molti di questi paesi hanno ancheinvestito nelle loro capacità di dati fondamentali, che sono state particolarmente efficaci nelfacilitare un'azione decentralizzata. La Corea del Sud, ad esempio, ha adottato unapproccio aggressivo di tracciamento ad alta tecnologia e ha pubblicato dati in temporeale sugli stock di maschere e sulle posizioni delle farmacie, consentendo a start-up ecittadini comuni di creare servizi aggiuntivi per garantire una distribuzione più efficace esicura.I contrasti tra Stati Uniti e Regno Unito, da un lato, e Vietnam, Corea del Sud e NuovaZelanda, dall'altro, offrono lezioni importanti. Lungi dal ritirarsi nel ruolo di riparatori difallimenti del mercato e outsourcer di servizi, i governi dovrebbero investire nelle propriefacoltà critiche. La pandemia ha messo in luce la necessità di maggiori capacità produttivestatali, capacità di approvvigionamento del governo, collaborazioni simbiotiche pubblico-privato, infrastrutture digitali e chiari protocolli di privacy e sicurezza.Un tale approccio alla pubblica amministrazione mission driven non deve essere confusocon il processo decisionale dall'alto verso il basso. Piuttosto, dovrebbe essere visto comeil modo migliore per garantire dinamismo, coltivando relazioni fruttuose tra innovatori esfruttando il valore dell'intelligenza distribuita. I governi che da tempo hanno rinunciato ailoro doveri nei confronti del settore privato devono ora recuperare, il che richiederà loro diripensare i regimi di proprietà intellettuale e il loro approccio alla R&S e agli investimentipubblici e agli appalti in generale.Perché, ad esempio, nel mondo reale un ventilatore a basso costo che è stato approvatodai regolatori in Giappone non dovrebbe essere prontamente accettato da altri paesi?Chiaramente, oltre a un ruolo rinnovato per i governi nazionali, abbiamo bisogno di unastanza di compensazione internazionale per soluzioni di base e guidate dai cittadini.In qualsiasi crisi - finanziaria, di sanità pubblica o legata al clima - la mancanza di sceltalimita drasticamente lo spazio di manovra del settore pubblico. Dopo anni passati aperseguire un modello di governance fuorviato, i responsabili politici di tutto il mondolamentano sicuramente la mancanza di know-how e risorse interne per distribuire glistrumenti digitali necessari per salvare vite umane. Si scopre che una governance efficacenon può essere evocata a piacimento.

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Project Syndicate 28.5

Imparare a vivere con COVID-19

NGAIRE WOODS (Decano della School of Government Blavatnik dell'Università diOxford), LEANY LEMOS (segretario di pianificazione, bilancio e gestione nello stato di RioGrande do Sul, in Brasile)

I leader nello stato brasiliano del Rio Grande do Sul hanno elaborato una strategia perconvivere con il virus, basata su indicatori chiave, consultazioni di esperti e processiesecutivi. E lo hanno fatto apertamente di fronte all’opinione pubblica. E’una lezione per igoverni dei paesi più ricchi che devono ancora sviluppare un tale piano.OXFORD/PORTO ALEGRE - Uno dei paradossi di COVID-19 è stato il modo in cui alcunipaesi ricchi e ad alta capacità (in particolare gli Stati Uniti e il Regno Unito) non sonoriusciti a contenere il virus, mentre alcuni paesi e regioni più poveri con meno capacità (tracui il Vietnam, la Grecia e lo stato indiano del Kerala) lo hanno portato rapidamente sottocontrollo. Ora che i paesi devono pianificare l’uscita dai loro blocchi, è emerso uncontrasto altrettanto netto.Negli Stati Uniti e nel Regno Unito, ambigui regimi di contenimento senza piani di uscitachiari hanno provocato una situazione di stallo politico tra il mantenimento di blocchiinsostenibili e l'apertura incautamente dell'economia. Al contrario, i politici nello statobrasiliano del Rio Grande do Sul hanno usato un'attenta pianificazione per imparare aconvivere con il virus.Lo stato ha iniziato i preparativi il 2 marzo, quando il governatore Eduardo Leite haincaricato il suo segretario di pianificazione, bilancio e gestione di assemblare un comitatodi dati per sviluppare e attuare un piano per mantenere l'economia dello stato in attocombattendo la diffusione del virus. In molte altre parti del Brasile, il virus rimaneincontrollato e il paese ha ora il secondo numero più alto al mondo di casi COVID-19 e ilsesto numero di morti più alto. Tuttavia, il suo quinto stato più popoloso ha risposto in unmodo che molti paesi ricchi farebbero bene a emulare.Spiccano cinque componenti della risposta di Rio Grande do Sul.Innanzitutto, Leite si è concentrato fin dall'inizio sull'evitare il peggior risultato possibile,piuttosto che sperare semplicemente che non si concretizzasse. Prima che la pandemiaarrivasse in Brasile, i funzionari statali utilizzavano dati sia dal Giappone che da Singapore(dove l'impatto del virus era limitato) e dall'Italia e dalla Spagna (dove era orribile) pergenerare proiezioni matematiche, proponendosi di evitare risultati simili a questi ultimi. Ilgovernatore ha quindi annunciato restrizioni a metà marzo prima che lo stato avesseriportato la sua prima morte in COVID-19, acquistando così tempo per rafforzare lacapacità del sistema sanitario e rallentare la diffusione del virus.In secondo luogo, i funzionari statali hanno adottato un approccio basato sui dati perrintracciare il virus, investendo non solo nella raccolta di più dati, ma anche nelmiglioramento dei sistemi e nell'assunzione di talenti eccezionali per valutare leinformazioni. Il comitato dati ha diviso lo stato in 20 regioni, ognuna delle quali ha unospedale principale con un'unità di terapia intensiva (ICU) e ha monitorato 11 indicatori inogni regione ogni settimana.Circa la metà degli indicatori misura la diffusione del virus. Includono il numero di nuovicasi COVID-19 ospedalizzati (rispetto alla settimana precedente), il numero di casi attivirelativi ai recuperi negli ultimi 50 giorni e nuovi ricoveri e decessi per 100.000 abitanti. Ilcomitato traccia anche il numero di pazienti in letti regolari e in terapia intensiva conCOVID-19 o sindrome da distress respiratorio acuto, una malattia polmonare correlata(poiché i casi COVID-19 sono tipicamente sottostimati).Gli altri indicatori misurano la capacità del sistema sanitario di ciascuna regione. Includonoil numero di posti letto disponibili in terapia intensiva rispetto alla popolazione totale e al

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numero di abitanti di età superiore ai 60 anni, nonché la variazione dell'occupazione interapia intensiva rispetto alla settimana precedente.Oltre al monitoraggio intensivo dei dati, il comitato dei dati convoca esperti sanitari eaccademici su base pro bono e rende pubblici i loro rapporti. Più di 150 esperti delgoverno e del mondo accademico stanno attualmente esaminando l'impatto di COVID-19sull'attività economica, la vulnerabilità sociale, le infrastrutture e la mobilità nello stato.Inoltre, il governo ha creato presto una partnership con un'università per dare il via a testcasuali e abitudini di rilevamento in tutto lo stato, il che sta fornendo un migliore sensodella reale prevalenza del virus.Il terzo componente della risposta dello stato è un sistema di allerta semplice, specifico etrasparente. Ogni settimana, il comitato distilla gli 11 indici in un'unica cifra per ogniregione, che colloca la regione in una delle quattro categorie di rischio. Il giallorappresenta un rischio basso, l'arancione è medio, il rosso è alto e il nero indica un rischiomolto elevato, con un blocco totale previsto in casi estremi. Poiché il pubblico puòesaminare i dati su cui si basano le classificazioni del rischio, il sistema aiuta a costruirecomprensione e fiducia.In quarto luogo, i funzionari hanno esaminato attentamente come mantenere l'economia infunzione, poiché lo stato già indebitato non poteva permettersi di sostenere a lungo lepersone senza lavoro. Il comitato ha chiaramente segmentato posti di lavoro e attivitàeconomiche in termini di sicurezza dei lavoratori (dati i requisiti di distanza sociale) e laloro importanza economica, dando a questi fattori pesi rispettivamente del 70% e del 30%.Ad esempio, l'agricoltura è relativamente sicura, perché i lavoratori sono all'aperto edistano l'uno dall'altro, ed è anche vitale per l'economia del Rio Grande do Sul. Tutte leinformazioni sono disponibili al pubblico.Infine, il governo dello stato ha elaborato protocolli di ritorno al lavoro per ciascun settoresulla base di consultazioni con esperti di salute sul lavoro, associazioni di categoria,imprese e lavoratori. Pubblicando le prime bozze dei protocolli e invitando i commenti, ilcomitato ha contribuito a garantire un processo aperto e trasparente.Oltre alle misure obbligatorie come indossare maschere, pulizia, allontanamento eprotezione dei gruppi a rischio, i protocolli settoriali variano a seconda del livello di allerta.Ad esempio, l'industria può funzionare al 100% della capacità in una regione gialla, al 75%con un allarme arancione, al 50% nelle regioni rosse e al 25% nelle regioni nere, conl'eccezione di settori essenziali come cibo, energia, prodotti chimici e Salute. La vendita aldettaglio, che presenta un rischio di contagio più elevato, può operare con una capacitàdel 50% solo in caso di allarme giallo e deve chiudere in caso di allarme nero.Mentre gli autobus e le chiese hanno restrizioni sui posti variabili a seconda del livello diallerta, al momento non sono ammessi eventi di massa. Lo stato sta ora discutendo qualiistituti scolastici dovrebbero riaprire per primi, e quando e come riaprire il resto.Le politiche di sicurezza sul lavoro di Rio Grande do Sul sono in atto da tre settimane. Apartire dall'ultima settimana di maggio, meno del 20% dei letti ICV COVID-19 dello statosono in uso. Lo stato ha 56 casi per 100.000 abitanti, rispetto ai 720 per 100.000 nellostato di Amazonas, 390 nello stato di Ceará e 220 a Rio de Janeiro. E il suo tasso dimortalità COVID-19 è di 1,6 per 100.000 abitanti, molto al di sotto dei tassi di Amazonas(42,4) e Rio de Janeiro (23,1).I leader di Rio Grande do Sul hanno escogitato una strategia per convivere con il virus,basata su indicatori chiave, consultazioni di esperti e processi esecutivi. E lo ha fatto inpiena vista pubblica. Qui ci sono lezioni per i governi dei paesi più ricchi che devonoancora sviluppare un tale piano.

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Project Syndciate 27.5

A cosa dovremmo prepararci?

RICARDO HAUSMANN (ex ministro della pianificazione del Venezuela ed ex capoeconomista presso la Banca interamericana di sviluppo, è professore presso la John F.Kennedy School of Government di Harvard e direttore dell'Harvard Growth Lab)

Nella maggior parte dei paesi emergenti e in via di sviluppo, COVID-19 sta causando unuragano economico. Sembra sempre più una categoria 5, ma la comunità internazionale emolti governi nazionali si sono preparati per una tempesta tropicale.CAMBRIDGE - Supponiamo che tu sappia che sta arrivando un uragano, ma i meteorologinon sono sicuri se atterrerà come una tempesta di categoria 2 o 5. Per quale scenario deviprepararti?Il problema che affronti riflette i costi dell'assunzione che si tratti di una categoria 5 quandoè solo una categoria 2 e viceversa. Quest'ultimo scenario implica morti e distruzioni cheavrebbero potuto essere evitate attraverso evacuazioni, rifugi ben forniti e chiusureprecauzionali. Il primo scenario implica costi preventivi non necessari. Nel caso degliuragani, siamo tutti d'accordo sul fatto che ha senso sbagliare con cautela per lo stessomotivo che è meglio essere in anticipo di cinque minuti quando si prende un treno che inritardo di cinque minuti.Nella maggior parte dei paesi emergenti e in via di sviluppo, COVID-19 sta causando unuragano economico. Sembra sempre più una categoria 5, ma la comunità internazionale emolti governi nazionali si sono preparati per una tempesta tropicale. Per sposare le miemetafore, questa è la ricetta per un disastro ferroviario.Non è iniziato in questo modo. Probabilmente, sul fronte epidemiologico, il mondo ha agitorapidamente: oltre 80 paesi hanno imposto blocchi tra il 9 marzo e il 2 aprile - alcuni, comeEl Salvador, prima di avere il loro primo caso confermato. La strategia, in termini evocatividi Tomas Pueyo, era quella di colpire il coronavirus con un "martello" (il blocco) e quindi di"danzare" con esso adottando politiche molto meno rigorose che possono contenere lasua diffusione e consentire un ritorno a una parvenza di normalità.La strategia ha funzionato notevolmente in luoghi diversi come Albania, Giordania,Israele, Libano, Tunisia, Costa Rica, Belize, Uruguay, Tailandia e Namibia - così beneche una strategia basata su test e tracciabilità dei contatti è diventata fattibile ed efficace.Ma non ha impedito picchi mortali in Italia, Francia, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti chesono stati molto lenti a ridursi. Il declino del sostegno alla prosecuzione del blocco significache questi paesi stanno cercando di riaprire con molte persone contagiose in giro.Inoltre, i blocchi non sono riusciti a fermare la crescita esponenziale di casi e morti in paesicome India, Russia, Argentina, Cile, Messico, Perù, Emirati Arabi Uniti, ArabiaSaudita, Qatar, Oman, Sudafrica e Gibuti. Questi paesi si trovano ora tra una roccia eun luogo difficile: non possono riaprire in sicurezza, ma non possono sostenere blocchi permolto più tempo.Oltre alla loro diversa efficacia epidemiologica, i blocchi sono stati economicamentedevastanti. Il disastro nelle economie avanzate è abbastanza grave: il Regno Unito staaffrontando la sua peggiore recessione dal 1706, e 36 milioni di americani hanno chiestol'indennità di disoccupazione da marzo. A ciò si aggiunge il fatto che il 25% dei lavoratori aLima, in Perù, ha perso il lavoro, ma non può fare affidamento sul proprio governo perchiedere aiuto perché non può assumere prestiti a livello di Stati Uniti e Regno Unito. Leeconomie emergenti e in via di sviluppo in tutto il mondo si ridurranno del 20-40% nelsecondo trimestre, con contrazioni a due cifre per l'anno. Loro e le organizzazioniinternazionali temono di annunciare tali proiezioni perché potrebbero spaventare i mercatie peggiorare le cose.Altre cattive notizie: il periodo post-lockdown non sarà caratterizzato da una forte ripresa,

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poiché l'attività economica rimarrà fortemente limitata dalla necessità di contenere COVID-19. Ad esempio, i camionisti provenienti dai paesi limitrofi hanno provocato focolai in paesicome Giordania e Namibia, che avevano avuto un grande successo nel sopprimereCOVID-19, spingendo un ulteriore inasprimento dei controlli.Viaggi e turismo non si riprenderanno almeno fino a quando un vaccino non saràampiamente disponibile. Le aziende ora si rendono conto che operare secondo i protocollidi distanziamento sociale è più difficile del previsto. Il capitale è stato espulso dai mercatiemergenti e le agenzie di rating del credito sono in fase di downgrade senza precedenti.Di conseguenza, la maggior parte delle economie emergenti e in via di sviluppo avràesigenze finanziarie che saranno difficili da soddisfare. Innanzitutto, hanno bisogno didenaro solo per finanziare gli enormi crolli delle entrate fiscali causati dalla contrazionedell'economia. Inoltre, verrà loro chiesto di aiutare ospedali, famiglie e aziende, propriocome nei paesi avanzati.Non troveranno i finanziamenti necessari a livello nazionale, perché tutti a casa lorostanno male. In passato, piccoli shock hanno portato a tripli attacchi: valuta, debito e crisibancarie. Il recupero non ha richiesto un anno ma un decennio.Tutto ciò si aggiunge alla peggiore crisi finanziaria che le istituzioni di Bretton Woodsabbiano mai vissuto nei loro 76 anni di storia. Finora la loro risposta è stata mirabilmenteveloce e assolutamente inadeguata. Desiderano poter fare di più, ma le regole e iparametri di finanziamento esistenti sono inadeguati al compito.Ad esempio, il Fondo monetario internazionale ha erogato ai paesi prestiti per strumenti difinanziamento rapido equivalenti al 100% della quota, un numero determinato dallaformula che in genere raggiunge meno dell'1% del PIL di un paese. Se il numero fossedell'800% della quota e tale importo fosse erogato nei successivi 18 mesi, inizierebbe afare la differenza.La Banca mondiale ha un bilancio deplorevolmente insufficiente e le banche di svilupporegionali lo sono ancora di più. Dovrebbero essere ricapitalizzati rapidamente, ma èimprobabile che ciò accada, perché le banche di sviluppo sono diventate un'altra area dirivalità tra Stati Uniti e Cina.Inoltre, come ho affermato prima, la Federal Reserve americana e la Banca centraleeuropea dovrebbero includere obbligazioni dei mercati emergenti nei loro programmi diacquisto di attività. Mauricio Cárdenas, ex ministro delle finanze della Colombia, haproposto un piano che dovrebbe renderlo più appetibile riunendo il rischio di credito.Inoltre, questa crisi richiederà che molti paesi ristrutturino il loro debito pre-pandemico perportare i crediti sul reddito futuro in linea con le aspettative inaspettatamente peggiorate.Carmen M. Reinhart di Harvard - recentemente nominata vicepresidente e capoeconomista della Banca mondiale - e co-autori hanno documentato quanto lunghe eingombranti siano state le ristrutturazioni in passato. Ciò potrebbe essere statointenzionale, per dissuadere i mutuatari dall'abusare dell'opzione di ristrutturazione. Ilmondo ora sarebbe meglio servito da un meccanismo più efficiente e rapido, come ilmeccanismo di ristrutturazione del debito sovrano che Anne O. Krueger, allora vice primoamministratore delegato del FMI, ha proposto all'inizio degli anni 2000, se il Ministero delTesoro USA non avesse annullato il piano.Per l'umanità, questo è un momento "whatever it takes". Considerarlo come un momento"qualunque cosa ci faccia apparire abbastanza bene" sarebbe un errore di categoria 5.

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Project Syndicate 21.5

Tempo per un giubileo del debito selettivo

WILLEM H. BUITER (ex capo economista di Citigroup, è professore ospite alla ColumbiaUniversity)Con una depressione globale che incombe, nessun paese sarà in grado di evitare lanecessità di ingenti spese di stimolo e l'esplosione del debito che ne deriverà. Mentre leeconomie avanzate hanno opzioni creative per gestire queste affermazioni, è già ovvio chei paesi in via di sviluppo avranno bisogno di una soluzione più radicale.

NEW YORK - La crisi COVID-19 lascerà molti mutuatari privati e pubblici oberati da debitiinsostenibili. Siamo ancora nella fase "pre-keynesiana" (di shock-domanda-accumulazione-domanda-shock) di quella che potrebbe essere una depressione globale.Ma una volta che il virus sarà per lo più sconfitto, le famiglie si impegneranno in risparmiprecauzionali e le imprese saranno riluttanti a impegnarsi in spese in conto capitale,determinando un ulteriore declino della domanda aggregata - la fase keynesiana. Lostimolo fiscale finanziato con deficit, specchio correttimonetizzato ove possibile, saràprobabilmente l'unico strumento in grado di colmare il gap di produzione.In quanto emittenti della valuta di riserva dominante nel mondo, rispetto ad altri paesi, gliStati Uniti affrontano meno vincoli alla capacità del governo federale di prendere in prestitoe monetizzare il debito pubblico. Finora la sua risposta di politica economica - la leggesugli aiuti, il rilievo e la sicurezza economica (CARES) del Coronavirus - ha stanziato 2,3trilioni di dollari per sostegno al reddito, sovvenzioni, prestiti, acquisti di beni e altregaranzie. Secondo il Congressional Budget Office, la legislazione aumenterà il deficitfederale di "solo" circa $ 1,7 trilioni nel prossimo decennio. La differenza riflette i $ 454miliardi accantonati per finanziare le garanzie per le strutture di prestito di emergenzastabilite dalla Federal Reserve americana, supponendo che tali garanzie non saranno maieffettivamente invocate.Se solo fosse così. Un'altra proposta di legge da 3 trilioni di dollari, recentementeapprovata dalla Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti controllata dai democratici,sarà probabilmente adottata in qualche forma dal Senato, e dopo ciò potranno seguire altristimoli. I legislatori si stanno rendendo conto che, anche negli Stati Uniti, molti governistatali e locali non avranno i mezzi per resistere alla crisi senza il beneficio di garanzie sudebiti e prestiti o trasferimenti diretti dal governo federale.Ciò che è vero negli Stati Uniti è vero ovunque: i programmi governativi a sostegnodell'attività economica porteranno a un'esplosione del debito pubblico e del debito privatodi proprietà del settore pubblico. Nell'area dell'euro si profila una crisi esistenziale, a causadi una recente sentenza controversa della Corte costituzionale federale tedesca e dellariluttanza degli otto stati membri della Nuova Lega anseatica a contemplare lamutualizzazione del debito pubblico. Il nuovo meccanismo di sostegno alla crisipandemica da 240 miliardi di euro dell'Unione europea (263 miliardi di dollari) è costituitoda patate di piccole dimensioni, pari a solo il 2% del PIL della zona euro. Senza unmaggiore sostegno dell'UE, l'Italia potrebbe presto affrontare la spiacevole scelta dischiantarsi fuori dall'euro o rimanere dentro senza essere autorizzata ad attuare lo stimolofiscale di cui ha bisogno.A dire il vero, una nuova proposta franco-tedesca prevede un fondo di recupero europeoda 500 miliardi di euro (3,6% del PIL dell'UE), che sarà finanziato dall'indebitamento delmercato dei capitali da parte dell'UE (il cui bilancio annuale supera a malapena l'1% delPIL del blocco). Non è chiaro quanti di questi fondi siano veramente aggiuntivi e in quantianni sarebbero spesi. Se questi fondi venissero forniti agli Stati membri sfidati sotto ilprofilo fiscale sotto forma di sovvenzioni, come favoriscono i governi francese e tedesco,ciò equivarrebbe a una mutualizzazione del debito, aumentando la possibilità di un veto

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dalla nuova lega anseatica. Ma se invece la Commissione europea dovesse concedereprestiti agli Stati membri a condizioni di mercato, l'Italia potrebbe trovarsi su una stradaveloce fuori dalla zona euro.Fortunatamente, potrebbe esserci un altro modo di procedere. Nelle economie piùavanzate, gran parte del debito privato aggiuntivo accumulato durante la crisi finiràprobabilmente per essere posseduto da entità pubbliche, comprese le banche centrali, e lamaggior parte di esse non verrà mai rimborsata. Per proteggere la loro indipendenza elegittimità politica, le banche centrali non dovrebbero agire come entità fiscali. Eppure, nelcaso delle piccole e medie imprese, è semplicemente ovvio che il debito relativo a COVID-19 dovrà essere perdonato. Il Tesoro nazionale dovrà risarcire la banca centrale pereventuali perdite subite.Per le società quotate in borsa, il debito detenuto dai creditori pubblici dovrebbe essereconvertito in patrimonio netto, sotto forma di azioni privilegiate senza diritto di voto, il cheridurrebbe al minimo l'impressione che la pandemia abbia inaugurato una nuova era dipianificazione centrale. Ancora una volta, il Tesoro nazionale dovrà indennizzare la bancacentrale per eventuali perdite subite. Un'opzione di equitizzazione dovrebbe essereallegata a tutto il debito pubblico di nuova emissione. Gli strumenti rappresentativi dicapitale risultanti potrebbero rappresentare crediti su parte dell'avanzo di bilancio primariodel governo, oppure i loro tassi di interesse potrebbero essere collegati alla crescita delPIL.Ma i paesi più poveri non avranno questa opzione. Secondo la Brookings Institution, imercati emergenti e i paesi in via di sviluppo devono già circa $ 11 trilioni di debito estero equest'anno dovranno sostenere $ 3,9 trilioni di costi per servizi di debito. Ad aprile, laBanca mondiale e il Fondo monetario internazionale hanno offerto una riduzione del debitoa molti di questi paesi e il G20 ha concordato un arresto temporaneo dei pagamenti per ildebito ufficiale, che ha spianato la strada a centinaia di creditori privati a fare altrettanto.Eppure queste forme di assistenza offrono troppo poco, troppo tardi. Il fatto è che lamaggior parte di questi debiti non avrebbe mai dovuto essere emessa. Le sovvenzionisono il modo corretto di trasferire risorse ai paesi a basso reddito. Dopo la seconda guerramondiale, il piano Marshall prevedeva solo sovvenzioni; oggi l’esigenza di "sovvenzionicorona" ai paesi a basso reddito non potrebbe essere più forte.Nell'ambito dell'iniziativa HIPC (Heavily Indebted Poor Countries) del FMI e della Bancamondiale del 1996, circa 36 paesi hanno beneficiato della riduzione totale o parziale deldebito. È tempo di tornare a quell'idea, iniziando con un giro completo di perdono deldebito per i paesi più poveri del mondo. Questo giubileo selettivo dovrebbe includere idebiti verso il FMI, la Banca mondiale, altri finanziatori multilaterali, sovrani nazionali,organismi ufficiali come le imprese statali e i creditori privati.Il debito è uno strumento pericoloso. Per troppo tempo, il mondo lo ha usato per evitaredecisioni imbarazzanti ma inevitabili. Nel mezzo di una crisi globale senza precedenti,qualcosa si dovrà dare.

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Project Syndicate 28.5

Cooperare con la Cina o soffrire

ANDREW SHENG (membro dell'Asia Global Institute presso l'Università di Hong Kong emembro del Consiglio consultivo dell'UNEP per le finanze sostenibili), XIAO GENG(presidente dell'istituto per le finanze internazionali di Hong Kong, è professore e direttoredell'Istituto di ricerca sulla via della seta marittima presso la HSBC Business Schooldell'Università di Pechino)

Da soli non si può affrontare una minaccia che non rispetta i confini né salvaguardareun'economia profondamente integrata con il resto del mondo. Tuttavia è tutt'altro chechiaro che gli Stati Uniti subordineranno la loro rivalità geopolitica con la Cina a questiobiettivi vitali.HONG KONG - Mentre i governi di tutto il mondo affrontano la terribile scelta tra salvarevite umane da COVID-19 e proteggere i mezzi di sussistenza delle persone, gli indicatorieconomici evidenziano l'intensità del dilemma. La disoccupazione è salita alle stelle, ilcommercio è precipitato e l'economia globale sta affrontando la sua peggiore recessionedalla Grande Depressione. C'è solo un modo per limitare le ricadute economiche dellapandemia: la cooperazione sino-americana.Non è un segreto che la Cina e gli Stati Uniti siano stati in contrasto recentemente. Daquando è entrata alla Casa Bianca, l'amministrazione del presidente degli Stati UnitiDonald Trump ha perseguito una strategia di contenimento aggressiva, esercitandobarriere commerciali come arma preferita.Lungi dal spronare un cambiamento di opinione, la crisi COVID-19 sembra averapprofondito l'impegno dell'amministrazione Trump nei confronti dell'antagonismo, al puntoche la colpa della Cina allo scoppio sembra aver avuto la precedenza sulla protezionedegli americani. Nel suo ultimo "Approccio strategico alla Repubblica popolare cinese",l'amministrazione Trump ha ribadito il suo ragionamento: una presunta valutazione "conocchi chiari" ha confermato la Cina come concorrente strategico in termini economici,ideologici e di sicurezza nazionale.Gli Stati Uniti, secondo il documento, "non cercano di contenere lo sviluppo della Cina" e"accolgono con favore la cooperazione della Cina per espandersi e lavorare verso obiettivicondivisi". Ma l'impegno degli Stati Uniti con la Cina sarà "selettivo e orientato ai risultati",promuovendo sempre gli interessi nazionali statunitensi.Mentre il bilancio delle vittime degli Stati Uniti COVID-19 sale oltre i 100.000, l'Americanon ha interesse maggiore che contenere il coronavirus. E con oltre 38 milioni di domandedi disoccupazione presentate in appena nove settimane, la limitazione dei costi economicidella pandemia deve essere degna di collaborazione.Non si commettano errori: affrontare una minaccia che non rispetta i confini esalvaguardare un'economia profondamente integrata con il resto del mondo non sonocose che si possono fare da soli. Tuttavia rimane tutt'altro che chiaro se gli Stati Unitisubordineranno la rivalità geopolitica a questi obiettivi vitali.Al contrario, proprio nell'ultimo mese, il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti haimplementato nuove restrizioni tecnologiche contro il colosso cinese Huawei, e il Senatoha approvato un disegno di legge che potrebbe eliminare alcune società cinesi quotate inborsa negli Stati Uniti. E, pur riconoscendo "l'ampio consenso scientifico sul fatto che ilvirus non è stato creato dall'uomo o geneticamente modificato", il segretario di Statoamericano Mike Pompeo ha recentemente dichiarato che "enormi prove" hanno dimostratoche è nato in un laboratorio in Cina.Tra acuti traumi emotivi ed economici, il desiderio di identificare e punire un colpevole puòcertamente essere allettante. Per Trump, è emerso come una caratteristica centrale dellasua campagna di rielezione - e un modo utile per evitare la colpa dei fallimenti della sua

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amministrazione nel rispondere alla pandemia. Ma la storia mostra la follia di questoapproccio: le politiche intese a punire i perdenti della prima guerra mondiale hanno postole basi per la Grande Depressione e alla fine hanno portato a un'altra guerra mondiale.La posta in gioco oggi è altrettanto alta. La pandemia ha turbato le pericolose tendenzepolitiche ed economiche, dal nazionalismo alla divisione digitale tra lavoratori e imprese.L'aumento della disoccupazione, insieme alle catastrofi naturali legate al cambiamentoclimatico e alle epidemie di malattie, non farà che aggravare lo scontento.Molti governi sperano che uno stimolo monetario e fiscale su larga scala sarà sufficienteper salvare le loro economie. Il Fondo monetario internazionale stima che i paesi sviluppatisi siano già impegnati a fornire un sostegno fiscale del valore di $9 trilioni, con in testa gliStati Uniti e l'Europa. Negli Stati Uniti, il Congressional Budget Office prevede un deficitfiscale di 3,7 trilioni di dollari - il 17,9% del PIL - nel 2020.Anche la Cina si affida allo stimolo fiscale, sebbene in misura molto minore. I suoi sforzi -incentrati su oltre 2,5 trilioni di ¥ CN (350 miliardi di dollari) in tagli alle tasse e alle tasse acarico delle imprese e delle famiglie - aumenterebbero solo leggermente il suo deficitfiscale, al 3,6% del PIL.Allo stesso modo, mentre la Federal Reserve americana ha scatenato un allentamentomonetario senza precedenti - ampliando il suo bilancio di quasi $ 3 trilioni a metà maggio -la Banca popolare cinese non ha seguito l'esempio, preferendo premere sulle banchecommerciali perché emettessero credito a imprese e governi locali. Nei primi quattro mesidi quest'anno, il totale dei prestiti denominati in renminbi è aumentato del 10,7%, anno suanno. La vendita di titoli di coronavirus per un valore di 1 trilione di CN dovrebbe aiutare asostenere i bilanci del governo locale.Nonostante queste massicce misure di stimolo, il PIL reale americano dovrebbe diminuiredel 39,6% nel secondo trimestre 2020 e del 5,6% per l'anno. Ciò riflette una veritàscomoda: la maggior parte delle politiche monetarie e fiscali affronta solo problemitemporanei di flusso di cassa. Ciò di cui il mondo ha bisogno è rielaborare i modelli dibusiness e di occupazione per l'era post-pandemica e ciò richiederà ingenti investimenti alivello locale, nazionale e globale.A differenza degli Stati Uniti, la Cina sembra riconoscerlo. Alla recente apertura della terzasessione del 13 ° Congresso Nazionale del Popolo, il Premier Li Keqiang non ha fissatoalcun obiettivo di PIL per l'anno, indicando che il governo manterrà il suo primo approcciopopolare. Li ha anche promesso di lavorare con gli Stati Uniti per attuare l'accordocommerciale di "fase uno" che è stato firmato a gennaio.Gli Stati Uniti devono riconoscere che la crescente rivalità geopolitica con la Cina ha pocosenso strategico. Gli ultimi decenni hanno dimostrato che la cooperazione globale -specialmente in campo commerciale - è una strategia vantaggiosa per entrambe le parti,mentre guerre commerciali e concorrenza geopolitica a somma zero minano la prosperitàper tutti.Al di là del gioco strategico bilaterale, gli Stati Uniti - in quanto leader globale di lunga data- hanno l'obbligo morale di aiutare il resto del mondo a evitare la trappola delladepressione COVID-19, che è più pericolosa e urgente persino della cosiddetta trappola diTucidide. A giudicare dai segnali recenti, non dovremmo trattenere il respiro.

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Project Syndicate 19.5

Le democrazie sono migliori nella gestione delle crisi

SHLOMO BEN-AMI (ex ministro degli esteri israeliano, è vicepresidente del Centrointernazionale per la pace di Toledo)

In una democrazia, una crisi è un test politico: un leader deve mantenere o rafforzare lafiducia del pubblico o rischiare di essere votato alle prossime elezioni. Ma in un'autocrazia,una crisi è una minaccia alla legittimità del regime, motivo per cui la risposta ufficiale ècosì spesso negata.TEL AVIV - La crisi COVID-19 è diventata l'ultimo fronte dello scontro crescente diideologie che negli ultimi anni è diventato una caratteristica centrale della geopolitica. Arappresentare l'autoritarismo è la Cina, che ha propagandato il successo della suaaggressiva strategia di blocco nel frenare la diffusione del coronavirus. A rappresentare lademocrazia vi è una vasta gamma di paesi, alcuni dei quali hanno risposto molto peggio dialtri. Quindi, quale sistema politico è più adatto alla gestione delle crisi?L'idea che i regimi autoritari abbiano un vantaggio potrebbe essere allettante. Mentre nelledemocrazie, come gli Stati Uniti, le persone possono fraintendere la propria libertà eresistere a misure protettive come indossare maschere, i regimi autoritari possonofacilmente imporre e applicare regole a servizio del bene pubblico. Inoltre, alcuni hannosostenuto che la Cina beneficia della tradizione confuciana, con la sua enfasi sullaconformità e il rispetto per l'autorità, in contrasto con l'enfasi delle democrazie occidentalisull'autonomia individuale e il consenso all'autorità.Il governo cinese ha tentato di rafforzare queste narrazioni, anche deridendo la rispostalenta negli Stati Uniti. Ed è vero che un improvviso blocco rigoroso come quello percontenere l'epidemia COVID-19 a Wuhan - il primo epicentro della pandemia - sarebbestato un anatema per gli americani. Ma, quando si tratta di valutare la capacità dei sistemipolitici di rispondere alle crisi, questo confronto non ha senso.Per cominciare, le democrazie che sostengono le norme confuciane - come Hong Kong,Giappone, Singapore, Corea del Sud e Taiwan - hanno gestito la crisi COVID-19 almenocon la stessa efficacia della Cina. Così anche diverse democrazie senza una tradizioneconfuciana, tra cui Australia, Austria, Grecia, Nuova Zelanda e Portogallo. In effetti, tra ipaesi le cui prestazioni durante la crisi sono state valutate con il massimo dei voti, lastragrande maggioranza sono le democrazie.Ciò che queste democrazie di alto livello hanno in comune è che i loro leader hannoriconosciuto l'entità della sfida, comunicato in modo credibile con i loro cittadini eintrapreso azioni tempestive. I paesi peggiori, al contrario, sono stati colti in gran parte allasprovvista (Italia e Spagna) o avevano leader che hanno ritardato consapevolmentel'azione (Brasile, Regno Unito e Stati Uniti).In una certa misura, anche quest'ultimo fallimento non è in linea con la storia: comedimostra il periodo precedente alle due guerre mondiali, le democrazie sono state spessolente nel riconoscere la minaccia della guerra. Eppure, una volta che lo hanno fatto, hannosempre prevalso, grazie a una combinazione di azione determinata e fiducia del pubbliconel governo.È vero, al giorno d'oggi alcuni governi democratici hanno ampiamente perso la fiducia delpubblico e sembrano determinati a non agire. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump eil presidente brasiliano Jair Bolsonaro hanno entrambi minimizzato la gravità del virus econtraddetto il parere di un esperto, pur soddisfacendo il loro bisogno narcisistico diapparire duri. Il primo ministro britannico Boris Johnson ha mostrato tendenze simili.Ma questo non può essere considerato un trabocchetto della democrazia. Dopotutto,durante la crisi COVID-19, molti capi di governi democratici sono emersi come esempi dileadership illuminata.

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In Nuova Zelanda, il primo ministro 39enne Jacinda Ardern ha parlato francamente dellaminaccia rappresentata dal virus, ha fatto appello al senso di responsabilità condivisa dellepersone e ha messo in atto misure basate sulla scienza. Da giorni non si rileva un nuovocaso.In Germania, lo stile di comunicazione calmo, trasparente e credibile della cancellieraAngela Merkel ha contribuito a una risposta che ha mantenuto basso il tasso di mortalità.Le azioni risolute e tempestive intraprese dalla danese Mette Frederiksen, dalla taiwaneseTsai Ing-wen, dalla norvegese Erna Solberg, dall'islandese Katrín Jakobsdóttir e dallafinlandese Sanna Marin hanno prodotto risultati altrettanto impressionanti, senza deviaredai principi democratici.Questi leader avevano la fiducia dei loro cittadini. (Si potrebbe sostenere che l'elezione diuna donna leader - in alcuni casi, molto giovane - riflette la maturità politica di un paese ela fiducia fondamentale nel lavoro del governo.) E le loro risposte l’hanno approfondita.Nel frattempo, i regimi autoritari dipendono dalla propaganda e dalla censura permantenere una patina di legittimità, rendendo praticamente inevitabile la mancanza difiducia nel governo. Perché ci si dovrebbe fidare delle cifre cinesi COVID-19, quando èstato ampiamente riportato che la risposta iniziale delle autorità locali allo scoppio è statacontrassegnata dalla soppressione delle informazioni?Questo è lontano dal primo insabbiamento della Cina. Durante lo scoppio del 2003 dellasindrome respiratoria acuta grave (SARS), un medico ha dovuto diventare un informatoreprima che il governo dicesse la verità sull'epidemia. Alcuni osservatori informati noncredono nemmeno alle statistiche ufficiali sul PIL della Cina. In ogni caso, sembraemergere una nuova ondata di infezioni COVID-19 in Cina.Vi sono anche buone ragioni per ritenere che le epidemie in Iran e Russia siano molto piùgravi di quanto riportato. A seguito di una serie di passi falsi ufficiali - incluso il rifiutoiniziale del Cremlino di prendere sul serio la crisi - la popolarità del presidente russoVladimir Putin è precipitata al livello più basso nei suoi 20 anni di potere.Nel confrontare le prestazioni dei paesi durante la crisi COVID-19, ci sono anche fattoririlevanti che non hanno nulla a che fare con i sistemi politici. I paesi che hannosperimentato epidemie di malattie infettive nel recente passato - come Cina, Vietnam,Hong Kong, Singapore, Corea del Sud e Taiwan - beneficiano delle conoscenzeistituzionali.Ma anche qui, con l' eccezione notevole del Vietnam, le democrazie sembrano averimparato meglio le lezioni degli scoppi passati. L'esperienza della Corea del Sud nel 2012con la sindrome respiratoria del Medio Oriente ha modellato direttamente la sua rispostaCOVID-19, che ha enfatizzato i test su larga scala. La Cina, al contrario, ha ripetuto il suoerrore dall'epidemia di SARS, inizialmente tentando un insabbiamento.Il problema non è che la Cina non ha imparato la lezione; il problema è che non poteva. Equello è il punto. In una democrazia, una crisi è un test politico: un leader deve mantenereo rafforzare la fiducia del pubblico o rischiare di essere votato alle prossime elezioni. Ma inun'autocrazia, una crisi è una minaccia alla legittimità del regime - anzi, la suasopravvivenza.Con puntate così alte, un insabbiamento sembrerà sempre la scommessa più sicura.Aspettarsi che un simile governo risponda in modo diverso, come ha chiesto Trump aicinesi, potrebbe equivalere a chiedere un cambio di regime.

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WORLD ECONOMIC FOUND - Report

COVID-19 Risks Outlook: una mappatura preliminare e le sue implicazioniDue nuovi rapporti del gruppo responsabile del rapporto annuale sui rischi globaliidentificano i rischi principali, le sfide e, incoraggiando, le opportunità che il mondo staaffrontando a seguito della pandemia COVID-19, con l'obiettivo di aumentare laconsapevolezza, favorire un ampio dibattito e consentire un migliore processo decisionale.

Inizia la Grande TrasformazioneDa dove cominciare? L'economia, l'ambiente, la coesione sociale, la geopolitica, ilcommercio, la salute mentale?Mai in tempi moderni un evento ha avuto un effetto così ampio sul mondo, sui suoi abitantie sui suoi ecosistemi.Dopo il Grande Blocco verrà la Grande Trasformazione, una serie di profondi cambiamentia ciò che è già stato descritto come la vecchia normalità.Mentre il mondo è sull'orlo del cambiamento, questo è un momento cruciale per i leaderper cogliere l'opportunità di creare una nuova normalità migliore.

Accettare e semplicemente gestire la ricaduta della distruzione su larga scala, rischia ditradursi in un risulatato più povero o addiritture, come direbbe qualcuno, terribile.Recupero da COVID-19: questi sono i rischi da anticipare ora - prima che sia troppo tardiDiverse crisi in una: quali effetti avrà COVID-19 sul panorama del rischio globale?Percezioni e intuizioniSulla base delle percezioni di 350 tra i migliori professionisti del settore, un'analisiapprofondita delle prime evidenze e tendenze, e la conoscenza collettiva del team GlobalRisks e dei suoi partner (Marsh & Mclennan e Zurich Insurance Group), la relazioneindividua quattro settori chiave di preoccupazione:- Cambiamenti economici: Rischi emergenti dal cambiamento strutturale- Battute d'arresto per la sostenibilità: i rischi derivanti dallo stallo del progresso- Timori della società: rischi emergenti da perturbazioni sociali- Dipendenza dalla tecnologia: rischi emergenti derivanti da un'adozione improvvisa

Rischi economici ai primi postiNon sorprende che i rischi economici siano considerati come le ricadute più impegnativedella pandemia, dominando la percezione dei rischi da parte delle aziende. Unaprolungata recessione globale è in cima alla lista dei rischi più temuti, seguita da vicinodalla bancarotta, dal consolidamento dell'industria, dall’incapacità di recupero edall'interruzione delle catene di approvvigionamento.Accanto a questo, la perturbazione geopolitica per le imprese, sotto forma di politiche chesfruttano COVID-19 per limitare la circolazione di persone e merci, è un altro rischio moltotemuto. Tutto ciò si associa alla preoccupazione per un'altra epidemia di malattie infettive,un aumento della criminalità informatica e il crollo delle infrastrutture e delle reti IT, e leprospettive alimentano il pessimismo.

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La pandemia in (alcuni) numeri500m Persone a rischio di povertà3% Calo previsto della produzione mondiale13-32% Previsto calo del commercio mondiale30-40%: Diminuzione stimata degli investimenti diretti esteri80% Studenti in tutto il mondo (1,6 miliardi) fuori dalla scuola nel marzo 202034% Aumento della disoccupazione provoca un aumento del 2% delle malattie croniche

Opportunità non previsioniMa non deve essere così. Il mondo è su un precipizio, ma un'azione decisa e coraggiosapotrebbe riportarlo indietro dal baratro. A questo punto, è difficile immaginare - e persinoidentificare - i molti segni positivi che emergono dalla pandemia, e con essi le opportunitàche ne derivano.Vi è una nuova comprensione e apprezzamento per i servizi pubblici essenziali, inparticolare la sanità, ma anche l'istruzione, l'assistenza e le reti di sicurezza sociale. Lasolidarietà e la compassione che gli individui si sono dimostrati sono di buon auspicio per ilgrado di collaborazione che sarà necessario tra la società civile e il settore pubblico eprivato per realizzare un cambiamento positivo.Il cambiamento comportamentale derivante da blocchi generalizzati suggerisce il sostegnoe l'interesse verso abitudini di consumo e mobilità più sostenibili. Questo, insiemeall'attuazione di programmi di stimolo verde, ha il potenziale per cambiare radicalmente ( epositivamente) il modo in cui le industrie, le economie e le società operano.Modelli operativi più sostenibili e digitali attirano le imprese, mentre un lungo periodo dilavoro a domicilio e di scolarizzazione ha fornito una panoramica dei vantaggi offerti damodi più avanzati di apprendimento, lavoro e produzione, dalla telemedicina e dalla Lastoria dimostra che le pandemie possono portare a una rinascita dell'arte e del pensiero, enel XXI secolo questo indica una nuova era per l'innovazione, la crescita e una miglioregovernance tecnologica al servizio degli obiettivi sociali e ambientali.

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In media, una nuova malattia infettiva emerge negli esseri umani ogni quattro mesi e il75% di esse proviene da animali, uno dei quali è il nuovo coronavirus.

Un avvertimentoÈ il momento di leggere questi resoconti e di comprendere meglio i rischi, senza i quali èdifficile (impossibile) fare le scelte giuste.L'elemento chiave è che si tratta di rischi percepiti e non di previsioni. A questo proposito,servono da monito su come potrebbero andare le cose se mancassero i primi avvertimentie le risposte venissero gestite male.

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VoxEU 3.6

Appiattire le curve pandemiche e di recessione

Pierre-Olivier Gourinchas (Professor of Global Management and Director, Clausen Centerfor International Business and Policy, UC Berkeley; CEPR Research Fellow)

La politica di sanità pubblica, almeno in tutti i paesi semi-decentemente gestiti, ha miratoad appiattire la curva Covid-19' imponendo drastiche misure di allontanamento sociale epromuovendo pratiche sanitarie per ridurre il tasso di trasmissione. Questa colonna, trattada un eBook di Voxeu, spiega come, nel breve periodo, appiattire la curva di infezioneguidi inevitabilmente la curva di recessione macroeconomica. Fortunatamente, la politicaeconomica può agire in modo decisivo anche per appiattire questa curva.Ci troviamo di fronte a una crisi economica e sanitaria comune di proporzioni senzaprecedenti nella storia recente. Vorrei iniziare riconoscendo che il contenimento della pandemia è la massima priorità.

La figura 1 riassume come gli esperti di sanità pubblica affrontano il problema.

A breve termine, la capacità del sistema sanitario di qualsiasi paese - la capacità di unitàdi terapia intensiva, il numero di letti ospedalieri, il numero di professionisti sanitariqualificati, ventilatori, ecc. - è finita. Ciò pone un limite superiore al numero di pazienti chepossono essere trattati correttamente in un dato momento (rappresentato dalla linea piattanella figura 1).Non controllato, e dato quello che sappiamo del tasso di trasmissione del coronavirus, lapandemia avrebbe rapidamente sopraffare qualsiasi sistema sanitario, lasciando moltipazienti infetti con deterioramento delle condizioni polmonari senza alcun trattamento. Iltasso di mortalità aumenterebbe. La minaccia è quasi oltre la comprensione. Con un tasso

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di mortalità del 2% sulla base dei sistemi sanitari sopraffatti, e il 50% della popolazionemondiale infetta, l'1% della popolazione mondiale - 76 milioni di persone - morirebbe.Questo scenario corrisponde alla curva rossa della figura 1. La parte della curva(ombreggiata in rosso) al di sopra della capacità del sistema sanitario deve affrontare unrischio di mortalità nettamente più elevato.Al contrario, la politica di sanità pubblica, almeno in tutti i paesi a conduzione semi-decente, mira ad appiattire la curva imponendo drastiche misure di allontanamento socialee promuovendo pratiche sanitarie per ridurre il tasso di trasmissione. Questo appiattimentodella curva diffonderebbe la pandemia nel tempo, consentendo a un maggior numero dipersone di ricevere un trattamento sanitario adeguato - riducendo infine il tasso dimortalità. Questa è la curva blu della figura 1.Queste politiche, laddove attuate, hanno prodotto risultati molto forti. I paesi che hannoadottato drastiche misure di contenimento, come Taiwan, Singapore o le regioni cinesi al difuori dello Hubei, hanno visto il numero di casi crescere ad un ritmo nettamente più lento estanno ora vivendo un declino. In modo chiaro e inequivocabile, questa è la giusta politicasanitaria a breve termine.Supponiamo che le autorità sanitarie fanno la cosa giusta, quindi siamo sulla curva diinfezione appiattita (blu). Quali sono le implicazioni macroeconomiche?Sosterrò che, nel breve periodo, appiattire la curva di infezione inevitabilmente guida lacurva di recessione macroeconomica. Consideriamo la Cina, o l'Italia: le crescenti distanzesociali hanno richiesto la chiusura di scuole, università, la maggior parte delle imprese nonessenziali, e chiedere alla maggior parte della popolazione in età lavorativa di rimanere acasa. Mentre alcune persone possono essere in grado di lavorare da casa, questa rimaneuna piccola frazione della forza lavoro complessiva. Anche se lavorare da casa èun'opzione, l'interruzione a breve termine per il lavoro e la routine familiare è importante erischia di influenzare la produttività. In breve, la politica - appropriata - in materia di sanitàpubblica fa precipitare l'economia in un arresto improvviso. Vale a dire, tutti gli indicatoriprovenienti dalla Cina, per esempio, indicano un drastico calo della produzione e delcommercio.In un mondo perfetto, la gente si isolerebbe finché i tassi di infezione non diminuissero asufficienza e le autorità sanitarie pubbliche non dessero il via libera. A quel punto, i motorieconomici ricominciavano: i lavoratori tornavano al lavoro, le fabbriche tornavano indietro,le navi caricavano il carico e gli aerei decollavano.La prima cosa da notare è che, anche in quel mondo perfetto, il danno economico sarebbeconsiderevole. Per vedere questo, supponiamo che, rispetto ad una base di riferimento, lemisure di contenimento riducano l'attività economica del 50% per un mese e del 25% perun altro mese, dopo di che l'economia ritorna alla base. Un declino così brusco ma dibreve durata dell'attività non sembra irragionevole se si pensa che la maggior parte dellaforza lavoro è attualmente chiusa a casa in luoghi come l'Italia o la Cina. Infatti, potremmoanticipare un processo molto più elaborato.Tuttavia, tale scenario produrrebbe ancora un duro colpo per i numeri principali del PIL,con un calo della crescita annua del prodotto dell'ordine del 6,5% rispetto all'annoprecedente. Estendere la chiusura del 25% solo per un altro mese e il calo della crescitadel prodotto annuo (rispetto all'anno precedente) raggiunge quasi il 10%!Come diversi economisti hanno sottolineato, la maggior parte di questo PIL perso nontornerà, quindi è ragionevole ipotizzare un ritorno alla base, piuttosto che un successivoaumento dell'attività (anche se ci si potrebbe aspettare un aumento post-recessione nellaspesa per gli acquisti di beni durevoli rinviati). Per fare un confronto, il calo della crescitadel prodotto negli Stati Uniti durante la Grande Recessione 2008-09 è stato di circa il4,5%. Stiamo per assistere a una recessione che potrebbe sminuire la GrandeRecessione.Perché i numeri sono così grandi ora? La risposta breve è che anche al culmine della crisifinanziaria, quando l'economia degli Stati Uniti stava perdendo posti di lavoro al tasso di

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800.000 lavoratori al mese, la stragrande maggioranza delle persone erano ancoraimpiegati e lavorano. Il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti ha raggiunto appena il10%. Al contrario, il coronavirus sta creando una situazione in cui - per un breve periodo ditempo - il 50% o più delle persone potrebbe non essere in grado di lavorare. L'impattosull'attività economica è relativamente più ampio.Eppure, questo è lo scenario dell'ottimista. Non viviamo nel mondo perfetto descrittosopra. Invece, una flessione di questa portata manderà onde d'urto attraverso l'economiache potrebbero fare gravi danni. Gestito in modo improprio, il costo economico potrebbeessere molto più grande e più duraturo.Un'economia moderna è una complessa rete di parti interconnesse: dipendenti, imprese,fornitori, consumatori, banche e intermediari finanziari Ognuno è dipendente di qualcunaltro, cliente, prestatore, ecc. Un arresto improvviso come quello descritto sopra puòfacilmente innescare una catena a cascata di eventi, alimentata da decisioniindividualmente razionali, ma collettivamente catastrofiche.Proprio come le persone possono ignorare le istruzioni di auto-isolamento sulla base delfatto che hanno cose migliori da fare, così possono gli attori economici prendere decisioniindividuali che amplificano e precipitano una recessione economica molto più grande. Iclienti auto-isolati possono avere - per-forza - meno opportunità di spendere. Tuttavia, difronte alle incertezze sulle prospettive economiche future, un impulso comune può esserequello di ridurre ulteriormente la spesa. Ciò, a sua volta, renderebbe più difficile per leimprese guadagnare - anche al di fuori delle scorte correnti. Di fronte al calo delladomanda per i loro prodotti - e in alcuni settori come il tempo libero, i viaggi ol'intrattenimento il crollo della domanda è probabile essere quasi totale - le aziendevorranno tagliare i costi, spargimento di lavoratori per evitare un collasso completo. Lebanche, con un peggioramento del portafoglio di prestiti in sofferenza, vorrannonaturalmente tagliare i prestiti, oscurando ulteriormente le prospettive del settore nonfinanziario. I fornitori chiederanno di essere pagati, ecc. Panico o perdita di fiduciaaggiunge un altro strato. Il risultato sarebbe a cascata fallimenti aziendali, con unassociato aumento dei licenziamenti e aumento delle fragilità finanziarie.

In altre parole, un vero pericolo è che il virus muta e infetta il nostro sistema economico,anche se riusciamo a sradicarlo dal nostro corpo. La sua forma economica non ècertamente così mortale, ma può comunque fare danni reali.Gli economisti riconosceranno che il problema in entrambi i casi - infezione e recessione -ci sono esternalità: azioni che sono individualmente perfettamente sensate, macollettivamente dannose.Il risultato è che anche l'economia deve affrontare un problema di appiattimento dellacurva. Senza un adeguato sostegno macroeconomico, l'impatto della recessione potrebbeessere rappresentato dalla curva rossa nella figura 2. Traccia la produzione persa duranteuna brusca e intensa recessione, amplificato dalle decisioni economiche di milioni diagenti economici che cercano di proteggersi tagliando le spese, accantonando gliinvestimenti, riducendo il credito e in generale la fame. Notate l'ironia: per l'economia, èl'isolamento che ha esternalità negative!In questa figura, l'area ombreggiata di blu rappresenta la recessione economica sepotessimo impedire qualsiasi infezione economica aggiuntiva, vale a dire limitare la perditadell'attività economica alla produzione persa durante il periodo di contenimento di sanitàpubblica.. Come già discusso, è probabile che questo sia un grande numero negativo. Lalinea rossa - e l'ulteriore area rossa ombreggiata - rappresenta l'ulteriore perdita di attivitàeconomica una volta che l'economia stessa viene infettata e i vari cicli di feedbacknegativo e meccanismi di amplificazione sopra descritti fanno effetto.

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Figura 2 Appiattimento della curva di recessione

Non a caso, le misure che contribuiscono a risolvere la crisi sanitaria possono peggiorarela crisi economica - almeno nel breve periodo - e viceversa: una politica sanitaria piùrigorosa impone un arresto economico più ampio, una zona più ombreggiata. Eppure,anche se questo può sembrare un compromesso, non è davvero uno. Disoccupazionecontro vite perdute, non c'è molto da discutere (almeno ai tassi di infezione e mortalità chestiamo assistendo). Inoltre, anche se non fossero attuate misure di contenimento, siverificherebbe comunque una recessione, alimentata dal comportamento precauzionalee/o di panico delle famiglie e delle imprese di fronte all'incertezza di affrontare unapandemia con una risposta inadeguata in materia di salute pubblica.Fortunatamente, la politica economica può agire in modo decisivo per prevenire questeinfezioni economiche. L'obiettivo fondamentale è quello di appiattire la curva e limitare ildanno economico a ciò che è inevitabile, dato che la produzione non viene prodottaquando la forza lavoro è in gran parte messa in quarantena. I sistemi economici moderni -ancora una volta, se correttamente gestiti - contengono una serie di sistemi di sicurezzache sono progettati per prevenire o limitare collassi catastrofici di questo tipo. Pensate aquesti come unità di terapia intensiva, letti e ventilatori del sistema economico.In particolare, le banche centrali possono fornire liquidità di emergenza al settorefinanziario. Gli stabilizzatori fiscali (il calo delle entrate fiscali pubbliche e l'aumento deitrasferimenti) contribuiscono anche a ridurre il colpo di recessione economica sulle linee difondo delle famiglie e delle imprese. Inoltre, i governi possono applicare misure fiscalidiscrezionali mirate o programmi più ampi per sostenere l'attività economica. Questemisure contribuiscono ad appiattire la curva economica, ad es. a limitare la perditaeconomica, come illustrato nella figura 2.E 'importante tenere a mente ciò che la politica economica può e non può fare. L'obiettivonon è e non può essere quello di eliminare la recessione del tutto. La recessione sarà lì,sarà enorme, ma speriamo di breve durata. Invece, la priorità è cortocircuitare tutti i circuitidi feedback negativo e canali di contagio che altrimenti amplificano questo shock negativo.Incontrollata, la recessione minaccia di distruggere la complessa rete di collegamentieconomici che consente all'economia di operare e richiederebbe tempo per ripararsi.In questa prospettiva, la priorità dovrebbe essere:

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- garantire che i lavoratori possano rimanere occupati - e riscuotere il loro salario -anche se messi in quarantena o costretti a rimanere a casa per badare alle personea carico. L'assistenza temporanea al licenziamento è una componente chiave;senza di essa, non è ancora chiaro se si possano seguire gli avvisi di sanitàpubblica. Le famiglie devono essere in grado di effettuare pagamenti di base (affitto,utenze, ipoteche, assicurazioni).

- garantire che le imprese possano superare la tempesta senza andare in bancarotta,con condizioni di prestito più facili, eventualmente anticipando temporaneamente ipagamenti delle tasse o dei salari, sospendendo i pagamenti dei prestiti, o fornendoassistenza finanziaria diretta, se necessario.

- sostenere il sistema finanziario come prestito in sofferenza aumenterà, in modo daassicurare che la crisi non si trasformi in una crisi finanziaria.

Queste misure smorzeranno - ed eventualmente elimineranno - i loop di amplificazione eridurranno notevolmente la recessione economica.La tempistica è importante. Le misure economiche sono più acutamente necessariementre l'economia è in modalità di arresto. I pacchetti di stimolo dopo la crisi sanitariasono necessari solo se non riusciamo ad agire in modo deciso in questo momento perevitare un collasso catastrofico e potrebbero essere potenzialmente molto più costosi.I tempi contano anche in un'altra dimensione. Politiche sanitarie severe possono smorzaredrasticamente la diffusione della malattia. Hanno un lato negativo: lasciano una parte piùgrande della popolazione non esposta alla malattia. Ciò implica che potrebbero esserenecessarie misure di contenimento per un periodo più lungo, altrimenti la pandemiapotrebbe riaccendersi. In effetti, vi sono alcune indicazioni che il numero di casi in Cina e aTaiwan potrebbe essere nuovamente in aumento.Per quanto tempo la produzione potrebbe rimanere chiusa prima che la dimensione dellarecessione diventi catastroficamente grande? I calcoli semplici sopra indicati hannoindicato che un mese a 50% e due mesi a 25% già costerebbe 10% di produzioneannuale. Altri due mesi al 75% di produzione costerebbe un altro 5% della produzioneannua…Questo indica che la strategia giusta è dinamica. In termini di Figura 1, l'obiettivo primariodella politica fiscale dovrebbe essere quello di espandere la capacità del sistema sanitario.Alzare la linea orizzontale in quella figura permette sia di trattare più pazienti, ma anche dirilassare le misure di contenimento. Ciò avvantaggia direttamente l'economia, senzadegradare la risposta della sanità pubblica.Inevitabilmente, queste misure avranno un pesante costo fiscale. Per un'approssimazionedi primo ordine, considererei che i governi potrebbero avere bisogno di fornire il sostegnodi reddito su una scala approssimativamente paragonabile al prodotto perso. Se la perditatotale del prodotto è dell'ordine del 10 per cento del PIL annuo, non mi sorprenderebbe sedovessimo impiegare un livello comparabile di risorse fiscali, anche prima di contabilizzarele spese sanitarie. In confronto, mentre i mercati applaudivano l'annuncio britannico di unpacchetto di stimoli da 39 miliardi di dollari, questo rappresentava solo l'1,5% dellaproduzione britannica.Dovremmo preoccuparci di questo? In altre parole, siamo vincolati a ciò che possiamo faredal punto di vista macroeconomico, proprio come i letti degli ospedali, i ventilatori e ilnumero di operatori sanitari limitano la capacità del sistema sanitario?Sosterrò che - con alcune eccezioni - non lo siamo. Per cominciare, i tassi di prestito per isovrani sono ai minimi storici - ancor più dall'inizio della crisi. Il rendimento del Tesorostatunitense a 10 anni è pari allo 0,88 per cento; i tassi nell'area dell'euro sono altrettantobassi. Anche un aumento del 10% del debito rispetto al PIL non fa che aumentare i costid'interesse annuali dello 0,1% del PIL. Se non è il momento di prendere prestiti persostenere un'economia sull'orlo del collasso, quando lo sarà?

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La maggior parte delle economie avanzate dovrebbe essere in grado di far fronte a unaumento una tantum del debito pubblico. Ci sono importanti eccezioni: paesi dell'areadell'euro come l'Italia, con livelli di debito pubblico elevati e soggetti a severe norme fiscali.In questo caso la risposta è chiara: occorre inviare forti segnali affinché l'area dell'eurosostenga tali sforzi. Ciò potrebbe assumere molte forme. In primo luogo, non c'è dubbioche la Commissione europea rinuncerà temporaneamente alle norme di bilancio,consentendo a paesi come l'Italia di gestire disavanzi maggiori. Ma questo potrebbe nonessere sufficiente. Dati gli elevati livelli di indebitamento dell'Italia e la fragilità dell'attualecontesto finanziario, è necessario assicurarsi che vi sia un backstop. Un sostegnosostanziale potrebbe provenire dalla BCE attraverso il suo programma di operazionimonetarie definitive (OMT). Ma un OMT viene fornito con un programma, che è del tuttosuperfluo in questo caso.Gli europei dovrebbero riconoscere che non c'è nulla di italiano nella crisi attuale, o inmodo equivalente che "Siamo tutti italiani!" È solo questione di giorni prima che Francia,Germania e altri paesi europei affrontino la stessa situazione. Ad uno shock comune, lateoria economica di base suggerisce che ci dovrebbe essere una risposta comune.La risposta adeguata, quindi, sarebbe quella di emettere un Eurobond - possibilmenteattraverso il Meccanismo europeo di stabilità (MES) - con due scopi specifici: perfinanziare le spese sanitarie necessarie e prevenire la dislocazione economica nei paesicolpiti.Molti membri dell'area dell'euro sono contrari alla creazione di un Eurobond. Una delleprincipali obiezioni è il rischio morale, vale a dire il rischio potenziale che i paesiapplicherebbero una disciplina fiscale insufficiente in futuro, nella speranza che altri paesipagare il conto. Questa obiezione svanisce quando pensiamo alle sfide create dalcoronavirus. Dopo tutto, il filamento di RNA che costituisce il virus si preoccupa poco degliincentivi, o dei confini. Non si può certo criticare la risposta politica degli italiani, che allafine va a beneficio di tutti gli altri paesi della regione (e più in generale). Meritano tutto ilsostegno europeo possibile.Un'obbligazione coronavirus dell'area dell'euro invierebbe un forte segnale del fatto che ipaesi europei sostengono il più debole dei loro membri di fronte a uno shock comune.Sarà più potente delle contorsioni di politica monetaria nel ristabilire la fiducia economica enel consentire alle autorità sanitarie di tutti i paesi europei colpiti di combattere la verabattaglia.Se un'emissione mirata di Eurobond dovesse rappresentare un ponte troppo lungo per ipolitici europei, esiste un'alternativa. Un'emissione coordinata di debito sovrano jumbo - trail 10 e il 20 per cento del PIL - coordinata da un'espansione dell'alleggerimentoquantitativo da parte della BCE fornirebbe lo spazio fiscale di cui c'è bisogno.L'emissione di debito su larga scala può anche essere un problema per molti paesi in viadi sviluppo ed emergenti. Anche in questo caso, è necessario un po' di backstop.L'assistenza finanziaria delle organizzazioni internazionali (FMI, Banca mondiale, banchedi sviluppo regionale) è la strada da percorrere. A monte, i paesi avanzati dovrebberoessere disposti a fornire la potenza di fuoco finanziaria necessaria a queste istituzioni inmodo che possano fornire il loro aiuto nel modo più rapido ed efficiente possibile. Si trattadi una buona politica sanitaria orientata verso se stessa. Se i tassi di infezione nella parteemergente del mondo sono fuori controllo, rende molto più difficile riprendere il controllonel resto del mondo. È anche una buona politica economica orientata all'obiettivo:l'assistenza finanziaria ora significa meno, forse molto meno, problemi di solvibilità fiscalein futuro per questi paesi.La linea di fondo è che abbiamo bisogno di iniziative politiche coraggiose per contenere larecessione incombente. La giusta combinazione inizia con la politica di salute pubblica alposto di guida per limitare il contagio umano. Le politiche fiscali e finanziarie dovrebberoquindi essere concepite in modo da accompagnare lo shock che ne deriva al nostrosistema economico e prevenire il contagio economico. Non è il momento di essere cauti.

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Project Syndicate 13.5

È tempo di riformare le Nazioni Unite

HAMAD BIN ABDULAZIZ AL-KAWARI (Ministro di Stato del Qatar con il grado di VicePrimo Ministro, Presidente della Biblioteca Nazionale del Qatar e un ex ambasciatore delQatar presso le Nazioni Unite)

L'incapacità delle Nazioni Unite di coordinarsi efficacemente durante la crisi COVID-19determinerà un periodo difficile di resa dei conti e decisioni difficili per l'organizzazione.Soprattutto, le Nazioni Unite dovranno abbandonare la loro vecchia mentalità e adottareriforme istituzionali che le rendano meglio attrezzate per affrontare le sfide delventunesimo secolo.DOHA - La pandemia di COVID-19 ha messo in luce molte debolezze istituzionali, masoprattutto ha dimostrato che le Nazioni Unite hanno urgente bisogno di riforme. Inparticolare, la risposta dell'Organizzazione mondiale della sanità - l'agenzia sanitariamondiale delle Nazioni Unite - al virus ha rivelato evidenti carenze, che riflettono unamancanza di consenso e cooperazione internazionali, nonché un protezionismo diffuso daparte dei suoi stakeholder.In nessun luogo le critiche all'OMS sono state più forti o più pronunciate che negli StatiUniti, dove la recente decisione del presidente Donald Trump di congelare i finanziamentistatunitensi per l'organizzazione ha provocato un colpo devastante in un momento in cuiaveva un disperato bisogno di sostegno. Ciò che farà successivamente l'ONU e il modo incui si riprenderà dalla sua incapacità di coordinarsi efficacemente durante la crisi COVID-19, determinerà il suo ruolo nel mondo post-pandemia.Mi considero un figlio delle Nazioni Unite e un convinto sostenitore dei suoi valori eprincipi. Per più di quattro decenni, ho assunto vari ruoli all'interno della sua gigantescaburocrazia, a partire dal 1974 con la mia nomina a delegato del Qatar pressol'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura (UNESCO) efino al 2017, quando, per un voto, non sono riuscito a diventare direttore generaledell'UNESCO.Per gran parte di questo tempo, le Nazioni Unite hanno costantemente fornito speranzaper un futuro migliore. Le sue agenzie e organizzazioni specializzate hanno svolto un ruolovitale nel preservare la pace nel mondo, prevenire i conflitti internazionali, eliminare ilcolonialismo e proteggere i diritti umani.Più recentemente, tuttavia, il ruolo delle Nazioni Unite è costantemente diminuito e la suainfluenza sugli eventi mondiali e sui governi è diminuita. Un tempo moderatore e arbitropreminente del mondo, è diventato troppo vincolato da vecchi concetti e dottrine peressere l'organo di governo globale veramente efficace e collaborativo immaginato dai suoifondatori. Non può più instillare nei governi il rispetto per la legittimità internazionale, ildiritto internazionale e il mantenimento della pace e della sicurezza globali, come èaccaduto, per esempio, dopo la seconda guerra mondiale e il crollo dell'Unione Sovietica.In parole povere, il mondo è cambiato e le Nazioni Unite non sono riuscite a tenere ilpasso. La fluidità politica, economica e culturale turbolenta del ventunesimo secolo halasciato scoperta l'organizzazione un tempo potente, con pochi amici rimasti a difenderla.Ma questo declino non significa che le Nazioni Unite siano destinate al mucchio di rifiutidella storia. Se il passato è una guida, la risposta alla pandemia di COVID-19 - uncatastrofico fallimento della politica globale - probabilmente introdurrà un periodo disignificativi cambiamenti in tutto il mondo. Credo che ci stiamo dirigendo verso un nuovo epiù diversificato ordine globale, in cui la governance internazionale non è più guidata daalcun paese o insieme di valori politici.Durante la crisi COVID-19, la solidarietà internazionale è fallita, poiché ogni paese hacercato di proteggere i propri interessi. Quando il mondo alla fine emergerà dalla

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pandemia, ci saranno domande, diti puntati e persino capri espiatori. Le Nazioni Unitedovranno resistere a questa tempesta, ma penso che, alla fine, saranno aiutate da unrinnovato apprezzamento per la comunità collettiva per costruire la quale, in precedenza,abbiamo lavorato così duramente.Tuttavia, questo periodo di resa dei conti sarà difficile per le Nazioni Unite, poichédovranno essere prese decisioni difficili. L'organizzazione dovrà abbandonare la suavecchia mentalità e muoversi in direzioni che potrebbe trovare scomode.Ad esempio, organismi come l'UNESCO dovranno dimostrare più chiaramente il lorocontributo al mondo. Poiché l'istruzione, la scienza e la cultura saranno fondamentali perla ripresa post-pandemia, i leader dell'UNESCO dovranno fare un sondaggio del tipo: checosa stiamo facendo per preservare i valori culturali? Come possiamo proteggere i dirittiumani, incluso il diritto all'istruzione? Come possiamo guidare la comunità scientifica eprevenire un'altra pandemia? Dovrebbe esserci una maggiore diversificazione regionaleper garantire che sia al servizio di tutti gli Stati membri, e la leadership riflette questaesigenza? Solo affrontando con successo tali sfide l'UNESCO e altre agenzie delleNazioni Unite rimarranno rilevanti in un mondo post-COVID-19.La riforma delle Nazioni Unite dovrebbe iniziare al vertice con il Consiglio di sicurezza, icui cinque membri permanenti - Cina, Francia, Russia, Regno Unito e Stati Uniti -continuano a esercitare un potere di veto commisurato a un'epoca passata. Ampliarel'adesione permanente del Consiglio per includere altri paesi - dall'Asia, dall'Africa,dall'America Latina e dal Medio Oriente - fornirebbe un equilibrio più equo al processodecisionale globale.E tale cambiamento è giustificato. Ad esempio, l'India è destinata a diventare il paese piùpopoloso del mondo durante questo decennio, il Giappone ha la terza economia piùgrande del mondo e il Sudafrica e la Nigeria hanno di gran lunga le più grandi economiedel continente con la popolazione in più rapida crescita.Allo stesso modo, le agenzie delle Nazioni Unite devono assicurarsi che i cittadini delpaese in cui hanno sede non occupino le loro prime posizioni. Troppo spesso, la sceltadella leadership di un'organizzazione mette in discussione la sua legittimità eindipendenza. Non dobbiamo guardare oltre la mia stessa regione, il Medio Oriente, pervedere gli effetti dannosi che tali decisioni possono avere.Ad esempio, una volta la Lega araba, con sede al Cairo, era considerata come unapiattaforma per la cooperazione araba, ma la continua nomina di un membro del governoegiziano come segretario generale dell'organizzazione ha segnato la sua scomparsa.Cercando di rendere la Lega un'estensione dello stato egiziano, i leader del paese hannoreso il corpo politicamente obsoleto e lo hanno ridotto a un vuoto forum di discussione.La pandemia di COVID-19 dovrebbe servire come punto di partenza necessario per lariforma delle Nazioni Unite. In caso contrario, temo che l'organizzazione a cui ho dedicatogran parte della mia carriera professionale, e i cui valori detengo nella massimaconsiderazione, non saranno in grado di trovare un posto sicuro nel mondo di oggi,figuriamoci riconquistare la sua antica gloria.

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Blog Varoufakis 13.5 (dal Washington Post)

Bernie Sanders, Ilhan Omar, Carlos Menem, Yanis Varoufakis & Richard Durbin e altri 300legislatori chiedono la cancellazione del debito’ del mondo in via di sviluppo

Il sen. Bernie Sanders (I-Vt.) e Rep. Ilhan Omar (D-Minn.) in una lettera del Mercoledìindirizzata a Georgieva Malpass, presidente della Banca Mondiale, hanno invitato leorganizzazioni finanziarie internazionali a prendere in considerazione una “extensive debtforgivness” per oltre 70 dei paesi più poveri del mondo. La lettera, che chiedeva anche unsignificativo stimolo fiscale per aiutare a stabilizzare l'economia globale, è stata firmata daoltre 300 legislatori provenienti da oltre due dozzine di paesi, tra cui l'ex presidenteargentino Carlos Menem, ex ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis e Sen. RichardJ. Durbin (D-Ill.), uno dei membri più anziani nella camera degli Stati Uniti. "Le comunità vulnerabili che non hanno le risorse e i privilegi per adottare misureadeguate di sanità pubblica dovranno alla fine affrontare l'onere sproporzionato delcoronavirus", si legge nella lettera, una bozza della quale è stata condivisa con Today’sWorldview. Tale danno significa che le catene di approvvigionamento globali, i mercatifinanziari e altri scambi interconnessi continueranno ad essere perturbati e destabilizzati.I due legislatori degli Stati Uniti hanno fatto richiesta di uno strumento tecnocratico nel kitdi strumenti del FMI noto come diritti speciali di prelievo, o DSP, che potrebbe portarecentinaia di miliardi, anche trilioni, di dollari di nuova liquidità nell'economia globale.L'ultima volta che l'FMI ha permesso un'iniezione importante di DSP aggiuntivi è stato nel2009 come parte di un'iniezione di 1.000 miliardi di dollari nell'economia globale che haseguito la crisi finanziaria.Le riserve d'oro del FMI sono salite a 19 miliardi di dollari dalla pandemia di coronavirus.Questo è più dell'intero debito dei paesi più poveri. Il FMI dovrebbe usare questi profittiimprevisti per cancellare il debito al fine di scongiurare una catastrofica perdita di vite neipaesi in via di sviluppo.Sanders e Omar, noti come ala sinistra del Partito Democratico, stanno portando avantiidee sulla riduzione del debito e la spesa per le crisi che stanno diventando sempre piùmainstream. Economisti e politici alla loro destra hanno già fatto simili richieste per unnuovo ciclo di DSP, che non farebbe molta differenza per i contribuenti nelle nazioni ricche.I sostenitori dell'idea dicono che i paesi ricchi potrebbero trasferire volontariamente alcunidei fondi generati dai DSP (che sono assegnati sulla base delle quote del FMI) a quelli piùpoveri.“L'adozione di misure di buon senso per cancellare i debiti e fornire stabilità finanziari -passi questi che non costerebbero ai contribuenti degli Stati Uniti un centesimo - è ilminimo che possiamo fare per prevenire un'inimmaginabile quantità di povertà, fame emalattie che potrebbero danneggiare centinaia e centinaia di milioni di persone”, ha dettoSanders in una e-mail a Worldview di oggi.Finora, l'amministrazione Trump, il cui Dipartimento del Tesoro ha un'enorme influenza sulFMI, ha rifiutato l'idea. Una delle ragioni della sua opposizione è la riluttanza a creare unmeccanismo che potenzia le riserve estere di paesi avversari come la Cina, l'Iran o ilVenezuela senza costringerli a fare concessioni.Per i firmatari della lettera, la remissione dei debiti è un elemento essenziale di una piùampia ripresa globale. "Ciò che questa crisi ci mostra è che siamo tutti sulla stessa barca,come una comunità globale, "ha detto Sanders. Dobbiamo mostrare compassione,solidarietà e cooperazione senza precedenti proprio ora, perché questa pandemia harivelato a tutti che siamo sicuri e sani solo quanto i più vulnerabili tra noi.

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Project Syndicate 13.5

Gestire la crisi del debito globale in arrivo

BARRY EICHENGREEN (professore di Economia all'Università della California, Berkeley,ed ex consigliere politico senior presso il Fondo monetario internazionale)

La crisi economica che si è abbattuta sulle economie emergenti e in via di sviluppo vienetrattata come temporanea, con una moratoria sui pagamenti degli interessi e unapromessa di crediti commerciali che restano validi solo fino alla fine dell'anno. In altreparole, la risposta politica è dolorosamente inadeguata alla situazione di questi paesi.BERKELEY - Il mondo in via di sviluppo è sull'apice della sua peggiore crisi del debito dal1982. All'epoca, dovevano passare tre anni prima che i creditori montassero la rispostaconcordata nota come Baker Plan, che prese il nome dall'allora segretario al Tesoroamericano James Baker. Questa volta, per fortuna, i governi del G20 hanno risposto piùrapidamente, chiedendo una moratoria sui pagamenti da parte dei paesi a basso reddito.Com'era prevedibile, forse, la dichiarazione del G20 ricorda il Baker Plan. C'è solo unproblema: il Baker Plan non ha funzionato.La crisi che attualmente sta inghiottendo il mondo emergente e in via di sviluppo non haprecedenti. Oltre 100 miliardi di dollari di capitale finanziario sono fluiti da questi mercati,tre volte di più rispetto ai primi due mesi della crisi finanziaria globale del 2008.Le rimesse dovrebbero scendere di altri $100 miliardi quest'anno. Le entrate di petrolio egas dei paesi in via di sviluppo potrebbero precipitare dell'85%. Il commercio globale staper scendere del 32%, tre volte di più rispetto al 2009. Tutto ciò si sta svolgendo sullosfondo di una piaga delle locuste in Africa.Il contesto finanziario è un sistema monetario internazionale che è ancorasproporzionatamente basato sul dollaro. Per cinque anni, siamo stati rassicurati sul fattoche le economie emergenti avevano completamente espiato il loro "peccato originale". Inaltre parole, i loro governi ora possono prendere in prestito con le proprie valute, e questoconsente loro un maggiore margine di manovra per utilizzare le politiche monetarie efiscali.Sfortunatamente, questa osservazione ignora la scomoda verità che le società private diquesti paesi prendono in prestito in dollari. Ignora che i debiti in dollari dei mercatiemergenti (esclusa la Cina) sono raddoppiati dal 2008.Ignora anche che i mercati emergenti, a parte i "Favored 4" (Messico, Brasile, Singapore eCorea del Sud), mancano di linee di scambio con la Federal Reserve americana. È vero,la Fed ha recentemente aggiunto un "meccanismo di pronti contro termine" attraverso ilquale le banche centrali possono prendere in prestito dollari contro le loro disponibilità intitoli del Tesoro USA. Ma questo è un freddo conforto per i paesi che hanno già esaurito leloro riserve.Tutto ciò significa che, quando si tratta di stabilizzare l'uso delle politiche monetarie efiscali, i mercati emergenti sono ostacolati.Ecco perché torniamo a Baker Plan 2.0. Il G20 ha offerto di sospendere il pagamento degliinteressi sui prestiti intergovernativi per i paesi più poveri. I creditori privati, da parte loro,hanno accettato di estendere un debito commerciale aggiuntivo di $8 miliardi. Almenoquesto, è già qualcosa.Ma, per prendere in prestito la linea dell'apostolo di baseball Yogi Berra, è anche " déjà vuda capo". Allo stesso modo il piano Baker aveva proceduto in base alla premessa che loshock fosse transitorio e che sarebbe bastato un arresto temporaneo del debito. I creditorisarebbero stati rimborsati. La crescita sarebbe ripresa. Gli interessi arretrati quindi,sarebbero stati ripagati una volta superata la crisi.Ovviamente non era così. Non c'è stato "il miracolo della fenice" nei paesi a basso emedio reddito; invece, c'è stato un decennio perduto. Non solo i mercati emergenti non

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sono stati in grado di rimborsare; poiché i loro debiti non erano stati ristrutturati, non sononeanche stati in grado di prendere in prestito.L'impegno dei creditori di mettere nuovi soldi era particolarmente problematico. In pratica,ogni banca preferiva che le altre banche contribuissero con nuove finanze - un problemadi free-rider se mai ce n'è stato uno.Nel 1989, sette anni improduttivi dopo l'inizio della crisi, il piano Baker fu finalmentesostituito dal piano Brady, dal nome di un successivo segretario al Tesoro americano,Nicholas Brady. I debiti sono stati svalutati. I prestiti bancari sono stati convertiti inobbligazioni, spesso un menu di titoli da cui gli investitori hanno selezionato i termini e lescadenze preferiti. I governi ad economia avanzata hanno facilitato l'operazione fornendo"dolcificanti" - sussidi che hanno garantito i nuovi titoli e ne hanno aumentato la liquidità.Anche la crisi odierna viene trattata come temporanea, con una moratoria sui pagamenti diinteressi e una promessa di crediti commerciali che restano validi solo fino alla finedell'anno. La realtà è diversa La crescita globale è debole e i prezzi delle materie primeresteranno depressi. Le catene di approvvigionamento verranno riorganizzate eabbreviate, favorendo ulteriori interruzioni del commercio. I proventi del turismo e dellerimesse non riprenderanno, comunque non presto. E se non viene affrontato lo sbalzo deldebito, i flussi di capitale non riprenderanno.Ora - e non tra sette anni - è il momento di un nuovo piano Brady, in cui i debiti resiinsostenibili per colpa dei mutuatari sono convertiti in nuovi strumenti. Ciò può essere fattosenza destabilizzare le banche, poiché le obbligazioni dei mercati emergenti sonodetenute principalmente al di fuori del sistema bancario. Una conversione su larga scalasarebbe anche un'occasione per molti paesi di emettere strumenti innovativi con proprietàstabilizzanti, come le obbligazioni indicizzate sul PIL e sui prezzi delle materie prime,senza richiedere loro di pagare un premio di novità.Questa crisi del debito è anche una crisi umanitaria e una crisi di politica pubblica globale.L'entità appropriata per organizzare la risposta è quindi il Fondo monetario internazionale,non l'Istituto di finanza internazionale, organo domestico dei creditori (come raccomandatodal G20). In quanto organizzazione delle Nazioni Unite, l'FMI potrebbe richiedere che ilcapitolo VII della Carta delle Nazioni Unite venga invocato per proteggere i debitori daazioni legali dirompenti da parte di investitori opportunisti. Una crisi di questa portata nonmerita di meno.

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Project Syndciate 11.5

COVID-19 sta uccidendo la democrazia?

GUY VERHOFSTADT (ex primo ministro belga, è presidente del gruppo Alleanza deiDemocratici e dei Liberali per l'Europa (ALDE) al Parlamento europeo)

I media globali sono così consumati dalle conseguenze sulla salute pubblica edeconomica di COVID-19 che non sono riusciti a prestare adeguata attenzione ai crescentirischi politici e istituzionali. In effetti, se non stiamo attenti, la più grande vittima di COVID-19 potrebbe essere la democrazia.BRUXELLES - Le conseguenze economiche della crisi COVID-19 occupano quasi tutti ipensieri e le conversazioni. E per una buona ragione: l'Unione Europea, per esempio, èdiretta verso la peggiore recessione della sua storia, con l'economia che dovrebbe ridursidel 7-12% quest'anno. Ma molto meno si dice sul pericolo che la pandemia pone allademocrazia, anche se i segnali sono altrettanto minacciosi.L'UE ha agito rapidamente per mitigare l'impatto economico della pandemia. La Bancacentrale europea ha lanciato misure monetarie eccezionali e l'UE ha introdotto unpacchetto di recupero e ricostruzione per un importo di €1-1,5 trilioni ($1,1-1,6 trilioni).Rimangono differenze su come finanziare il pacchetto di salvataggio dell'UE, ma l'obiettivoprincipale è chiaro: ottenere un rapido recupero a forma di V, sebbene un recupero aforma di U più lento rimanga una chiara possibilità.Al di là di una semplice ripresa economica, tuttavia, vi è l'ambizione ampiamente condivisadi costruire un'economia europea più verde e più digitalizzata. Praticamente tutticoncordano sul fatto che la crisi COVID-19 rappresenti un'importante opportunità peraccelerare una simile trasformazione, sebbene la giuria non abbia ancora deciso se l'UE laafferrerà.Il risultato dipenderà in parte dall'impatto della pandemia sulle istituzioni politiche europee.E, finora, ci sono serie ragioni per preoccuparsi.Da un punto di vista istituzionale, la più grande minaccia proviene dalla Cortecostituzionale federale tedesca, che ha recentemente dichiarato che il governo tedescoaveva violato la legge di base del paese non riuscendo a monitorare adeguatamente gliacquisti di attività del settore pubblico della BCE. Questa sentenza non solo ènotevolmente distaccata dalla realtà - il salvare l'economia europea deve essere lamassima priorità oggi - ma riflette anche un aperto disprezzo per i trattati dell'UE.La responsabilità giuridica della BCE - inclusa la supervisione del superamento del propriomandato - spetta alla Corte di giustizia dell'UE, che ha ritenuto legali gli acquisti di attivitàdella BCE nel 2018. Eppure il tribunale tedesco, usando una logica assolutamentetortuosa, afferma che è non vincolato da tale sentenza, il tutto nel tentativo di imporre ipregiudizi economici tedeschi al resto dell'UE.Molto più preoccupanti, tuttavia, sono gli sforzi populisti di usare la crisi per minare lademocrazia. Il primo ministro ungherese Viktor Orbán ne è un esempio. Dopo avertrascorso l'ultimo decennio ad attaccare la stampa libera, le ONG e gli oppositori politici,Orbán ha usato la crisi COVID-19 come pretesto per far passare una legge che gliconsente di governare con decreto indefinitamente. Questa è la prima dittatura dittatorialein Europa dopo l'atto abilitante di Adolf Hitler del 1933.In Russia, gli assalti alle istituzioni democratiche sono ancora più rozzi. Tre medici checuravano pazienti COVID-19 sono misteriosamente caduti dalle finestre nelle ultimesettimane, dopo aver interrogato o criticato la gestione della crisi da parte del Paese. Nonsi può fare a meno di ricordare il destino di Jan Masaryk, il ministro degli estericecoslovacco che fu trovato morto sotto la finestra del suo appartamento nel marzo del1948, due settimane dopo la presa di potere comunista.Questa tendenza è appena limitata all'Europa. Anche le più grandi democrazie del mondo

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- Stati Uniti, Brasile e India - sono in pericolo crescente.Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è riuscito a politicizzare la pandemia. Si èrifiutato di aiutare i governatori, in particolare i democratici, a mettere in sicurezza leattrezzature necessarie e ha persino tentato di intercettare le attrezzature che erano stateordinate privatamente. Inoltre, ha alimentato la resistenza agli ordini interni in stati comeMichigan e Minnesota, sotto il controllo democratico.Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha seguito lo stesso playbook, anche se in modo piùapertamente malvagio e oligarchico. E il governo del primo ministro indiano NarendraModi, oltre a imporre un blocco mal concepito che ha lasciato milioni di indiani senzalavoro e affamati durante la notte, ha utilizzato il virus per far avanzare la sua agenda anti-musulmana.Incredibilmente, questi assalti alla democrazia hanno finora ricevuto poca attenzioneinternazionale. I media globali sono così consumati dalle conseguenze sulla salutepubblica ed economica di COVID-19 che apparentemente hanno poco spazio per leimplicazioni politiche. Ciò è particolarmente vero quando si tratta della copertura delle appdi tracciamento dei contatti, probabilmente la più grande minaccia alla democrazia di tutti.Informando gli utenti della possibile esposizione a COVID-19, le app di tracciamento deicontatti dovrebbero essere la chiave per consentire alle economie di riaprire minimizzandoi rischi per la salute pubblica. Eppure anche le versioni più "sicure" - che usano ilBluetooth, crittografano i dati e promettono l'anonimato - sollevano serie domande.Chi garantisce la sicurezza dei dati contro gli hacker? Se voglio eliminare l'app, tutti i mieidati verranno cancellati? Quanto presto? Cosa garantisce che i governi non rendanoobbligatorie le app? Se rendono l'app obbligatoria durante la pandemia, cosa impedisceloro di mantenerla anche dopo? Queste domande vanno al cuore dei nostri diritti e libertàcostituzionali.L'adozione di massa di app di tracciamento dei contatti è una pendenza scivolosa. In pocotempo, europei, americani o altri potrebbero ritrovarsi a vivere più come i cinesi, con ognimossa monitorata, ogni violazione - anche di regole non scritte - punita e una "valutazionepersonale" che determina l'accesso a viaggi e servizi pubblici.Ciò può sembrare inverosimile, ma bisogna solo considerare gli ultimi sviluppi in Ungheriao Polonia per vedere quanto possano essere vulnerabili le istituzioni democratiche. Se nonstiamo attenti, la più grande vittima di COVID-19 potrebbe essere la democrazia.

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Project Syndciate 11.5

Di fronte alla Cina

IAN BURUMA (scrittore)

Se la Cina desidera guidare il mondo, dovrà offrire di più che denaro e intimidazioni. Lalibertà è ancora importante e la Cina non sarà in grado di far avanzare tale causa su scalaglobale senza prima iniziare a casa.NEW YORK - Invece di usare tutti i poteri del governo federale degli Stati Uniti per limitarele devastazioni di COVID-19, l'amministrazione del presidente Donald Trump stasprecando tempo prezioso ed energia incolpando la Cina per la diffusione del virus. Gliesperti parlano di una nuova guerra fredda. Ma se gli Stati Uniti intendono davveroaffrontare la Cina in una lotta per la leadership globale, Trump la sta combinando pasticci.Anche quando il governo cinese stava inondando i paesi di tutto il mondo di scorte percombattere la pandemia e persino inviando squadre mediche, Trump ha interrotto i viaggiaerei dall'Europa senza nemmeno preoccuparsi di informare gli alleati europei d'America.Da marzo, il governo cinese ha contribuito con $50 milioni all'Organizzazione mondialedella sanità, mentre Trump, sostenendo che l'OMS è "incentrata sulla Cina", ha congelato ifinanziamenti statunitensi.Quando i ministri degli esteri del G7 hanno tenuto una videoconferenza per discutere unastrategia comune per combattere il COVID-19, il contributo del Segretario di Statoamericano Mike Pompeo è stato quello di insistere sul fatto che l'agente patogeno sichiamasse "virus Wuhan", con il nome della città cinese della sua presunta origine. Stufodelle buffonate del Trumpiano, gli altri ministri hanno chiuso la conferenza senza unaconclusione.La generosità cinese non arriva senza vincoli, ovviamente. L'OMS ha rifiutatobruscamente di riconoscere il successo di Taiwan nel limitare il virus, o addirittura diammettere Taiwan come membro, per paura di offendere la Cina continentale. E mentre ilgoverno degli Stati Uniti stava promuovendo teorie cospirative sulla Cina, l'UnioneEuropea ha ammorbidito le sue critiche alla deliberata disinformazione cinese dopo che laCina aveva minacciato di vendicarsi.L'efficacia dell'intimidazione della Cina è un segno del suo crescente potere economico.Presumibilmente, tali tattiche sarebbero meno efficaci se gli alleati occidentali, così comele parti interessate come il Giappone, la Corea del Sud e i paesi del sud-est asiatico,dovessero rimanere uniti. In passato, un simile fronte comune si basava sulla leadershipamericana. Ma l'inettitudine egocentrica dell'amministrazione attuale lo esclude. A lungotermine, ciò potrebbe lasciare che la Cina prenda il comando, faute de mieux.In effetti, i paesi occidentali hanno raramente avuto una politica comune sulla Cina, e perragioni che non sono cambiate molto dalla fine del XVIII secolo, quando Lord Macartney fuinviato da re Giorgio III per stabilire relazioni diplomatiche con l'Impero cinese. Una delleironie di quella missione fallita era che gli inglesi stavano cercando di scambiare mercidiverse dall'oppio con la Cina. Ma l'imperatore Qianlong dichiarò che non c'era nulla di cuii cinesi avessero bisogno dagli inglesi.Macartney aveva già dispiaciuto i suoi ospiti, rifiutando di chinarsi all'Imperatore, un gestodi sottomissione che non era richiesto dal suo sovrano. I membri di una simile missioneolandese che accettarono di seguire l'usanza cinese e di inchinarsi al Dragon Thronetrovarono più favore con la corte imperiale. Ciò fece infuriare gli inglesi, che incolpavano latipica avarizia olandese - qualsiasi cosa per fiorini rapidi. Ma poi gli olandesi diventarono irappresentanti della Compagnia olandese delle Indie orientali, non del loro monarca.Il punto, tuttavia, è che la Cina si considerava come il centro del mondo civilizzato. Lemissioni dall'estero potevano essere viste solo come portatrici di tributi e mai come incontritra uguali. Macartney, fiducioso che la Gran Bretagna fosse la potenza principale del

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mondo, non poteva assolutamente affrontare la Cina su quella base. Gli olandesi, un po'come l'UE di oggi, erano principalmente interessati a spaccare il mercato cinese ed eranopronti a rispettare le regole cinesi.Anche se il peso della Gran Bretagna è calato, ancora risuona lo scontro tra grandipotenze ai tempi di Macartney. Per quasi un secolo, la pretesa americana di essere ilmodello impareggiabile di civiltà non è stata meno grandiosa delle visioni sino-centrichedegli imperatori Qing.Quando la Cina si era impoverita ed era in balia delle grandi potenze del mondo, fu facileper gli americani proteggere i cinesi come potenziali convertiti in democrazia, capitalismoe cristianesimo. Trattare con il dilagante impero giapponese all'inizio del XX secolo,invece, era molto più difficile. Quando il Giappone, come firmatario del Trattato diVersailles nel 1919, chiese una clausola contro la discriminazione razziale tra i membridella Società delle Nazioni, gli Stati Uniti (e l'Australia) rifiutarono.Non c'erano quasi soldi da guadagnare in Cina sotto il presidente Mao Zedong. Anchecosì, i paesi occidentali non sono riusciti a concordare su come affrontarlo. Quando laGran Bretagna riconobbe la Repubblica popolare cinese nel 1950, appena un anno dopola rivoluzione, gli Stati Uniti, che si stavano preparando alla loro crociata contro ilcomunismo globale, furono furiosi. Fino agli anni '70, Washington riconosceva il regimenazionalista di Chiang Kai-shek nella piccola Taiwan come l'unico governo legittimo dellaCina.Ora che ci sono ancora molti soldi da guadagnare in Cina, siamo tornati al tempo diMacartney. I confini del Medio Regno sono più o meno gli stessi di quelli dell'Impero Qing.Il governo non è più democratico di quanto fosse sotto l'imperatore Qianlong. E, dopo unsecolo di guerre, invasioni, povertà di massa e spargimenti di sangue, la Cina è di nuovosostenuta come un modello di civiltà che i barbari dovrebbero seguire.La prospettiva della leadership globale cinese non è invitante. Ma gli Stati Uniti stannorapidamente svanendo come alternativa. L' American Century è stato caratterizzato damolte guerre stolte, rigidità ideologica e supporto inconcepibile per alcune dittature moltobrutte. Eppure, l'adesione globale alla leadership americana era ampiamente basata sulrispetto di una forma di governo che, per quanto imperfetta nella sua esecuzione, parlavadell'aspirazione umana alla libertà, anche in alcune parti del mondo di lingua cinese.Lo stesso non vale per la Cina di oggi. Se la Cina desidera guidare il mondo, dovrà offrirequalcosa di più del denaro e delle intimidazioni. La libertà conta ancora. Perché altrimenti imanifestanti cinesi hanno eretto una Dea della democrazia alta dieci metri in PiazzaTiananmen nel 1989? La Cina non sarà in grado di far avanzare tale causa su scalaglobale senza prima iniziare a casa.

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Project Syndicate 11.5

Intervista George Soros

Gregor Peter Schmitz (direttore di Augsburger Allgemeine)

Solo una cosa è certa del mondo post-pandemico: non c'è modo di tornare all'economiaglobalizzata che l'ha preceduta. Tutto il resto è in palio, compresa l'ascesa della Cina, ildestino degli Stati Uniti e la sopravvivenza dell'Unione europea.GREGOR PETER SCHMITZ: Lei ha visto molte crisi. La pandemia del COVID-19 èparagonabile a quelle precedenti?GEORGE SOROS: No. Questa è la crisi della mia vita. Anche prima della pandemia, misono reso conto che eravamo in un momento rivoluzionario in cui ciò che sarebbe statoimpossibile o addirittura inconcepibile in tempi normali era diventato non solo possibile, maprobabilmente assolutamente necessario. E poi è arrivato il COVID-19, che hacompletamente sconvolto la vita delle persone e ha richiesto un comportamento moltodiverso. È un evento senza precedenti che probabilmente non si è mai verificato in questacombinazione. E mette davvero in pericolo la sopravvivenza della nostra civiltà.GPS: Si sarebbe potuta evitare questa crisi se i governi fossero stati meglio preparati?SOROS: Abbiamo avuto pandemie di malattie infettive fin dalla peste bubbonica. Eranoabbastanza frequenti nel diciannovesimo secolo, e poi abbiamo avuto l'influenza spagnolaalla fine della prima guerra mondiale, che in realtà si è verificata in tre ondate, con laseconda ondata, la più mortale. Milioni di persone sono morte. E abbiamo avuto altre graviepidemie, come l'influenza suina solo dieci anni fa. Quindi è incredibile l’impreparazionedimostrata dai paesi per una cosa del genere.GPS: È questo il problema più grande della situazione attuale (la mancanza di certezza sucome affrontare il virus e su come procedere nei prossimi mesi o anni)?SOROS: È certamente molto grande. Stiamo imparando molto velocemente, e orasappiamo molto di più sul virus di quando è emerso, ma stiamo sparando ad un bersaglioin movimento perché il virus stesso cambia rapidamente. Ci vorrà molto tempo persviluppare un vaccino. E anche dopo averne sviluppato uno, dovremo imparare acambiarlo ogni anno, perché il virus molto probabilmente cambierà. È quello che facciamoogni anno con il vaccino antinfluenzale.GPS: Questa crisi cambierà la natura del capitalismo? Anche prima che il COVID-19portasse all'attuale recessione catastrofica, gli aspetti negativi della globalizzazione e dellibero scambio avevano attirato maggiore attenzione.SOROS: Non torneremo dove eravamo quando è iniziata la pandemia. Questo èabbastanza certo. Ma questa è l'unica cosa certa. Tutto il resto è in palio. Penso chenessuno sappia come il capitalismo si evolverà.GPS: Questa crisi potrebbe avvicinare le persone. e gli Stati nazione. più vicini?SOROS: A lungo termine, sì. Al momento, le persone sono dominate dalla paura. E lapaura fa molto spesso soffrire le persone. Questo vale sia per gli individui che per leistituzioni, le nazioni e la stessa umanità.GPS: Stiamo assistendo a questo nell'attuale gioco di colpa tra Stati Uniti e Cina sulleorigini del virus?SOROS: Il continuo conflitto tra Stati Uniti e Cina complica le cose, perché dovremmolavorare insieme sul cambiamento climatico e sullo sviluppo di un vaccino contro il COVID-19. Ma, a quanto pare, non possiamo lavorare insieme perché siamo già in competizionesu chi svilupperà (e userà) il vaccino. Il fatto che abbiamo due sistemi di governo moltodiversi, democratico e ….GPS:Autocratico?SOROS: Giusto. Questo rende tutto più difficile. Ci sono molte persone che dicono chedovremmo lavorare a stretto contatto con la Cina, ma non sono favorevole a farlo.

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Dobbiamo proteggere la nostra società democratica aperta. Allo stesso tempo, dobbiamotrovare un modo per cooperare nella lotta al cambiamento climatico e al nuovocoronavirus. Non sarà facile. Simpatizzo con il popolo cinese, perché sono sotto il dominiodi un dittatore, il presidente Xi Jinping. Penso che molti cinesi istruiti siano molto risentiti diquesto, e il pubblico in generale è ancora molto arrabbiato con lui per aver tenuto segretoil COVID-19 fino a dopo il capodanno cinese.GPS: La presa di Xi sul potere potrebbe indebolirsi quando i cinesi si renderanno contoche la gestione della crisi è stata sub-ottimale?SOROS: Molto, molto bene. Quando Xi ha abolito i limiti di mandato e si è nominato, insostanza, presidente a vita, ha distrutto il futuro politico degli uomini più importanti eambiziosi di un'élite molto ristretta e competitiva. È stato un grosso errore da parte sua.Quindi, sì, è molto forte in un certo senso, ma allo stesso tempo estremamente debole, eora forse vulnerabile. La lotta all'interno della leadership cinese è qualcosa che seguomolto da vicino perché sono dalla parte di coloro che credono in una società aperta. E cisono molte persone in Cina che sono molto a favore di una società aperta.GPS: D'altra parte, l'attuale presidente degli Stati Uniti non rappresenta realmente i valoridi una società aperta e libera…SOROS: Beh, questa è una debolezza che spero non durerà a lungo. Donald Trumpvorrebbe essere un dittatore. Ma non può esserlo perché c'è una costituzione negli StatiUniti che la gente rispetta ancora. E gli impedirà di fare certe cose. Questo non significache non ci proverà, perché sta letteralmente lottando per la sua vita. Dirò anche che avevoscommesso che Trump avrebbe distrutto se stesso, e ha superato le mie più roseeaspettative.GPS: Che ruolo gioca l'Unione Europea - la tua casa che ti interessa così tanto - in questalotta di potere?SOROS: Sono particolarmente preoccupato per la sopravvivenza dell'UE perché èun'unione incompleta. Era in procinto di essere creata. Ma il processo non è mai statoportato a termine e questo rende l'Europa particolarmente vulnerabile. Più vulnerabiledegli Stati Uniti non solo perché si tratta di un'unione incompleta, ma anche perché si basasullo Stato di diritto. E le ruote della giustizia si muovono molto lentamente, mentreminacce come il virus COVID-19 si muovono molto velocemente. Questo crea unproblema particolare per l'Unione europea.GPS: La Corte costituzionale federale tedesca ha fatto esplodere una bomba la scorsasettimana con la sua ultima sentenza sulla Banca centrale europea. Quanto seriamente laprendi?SOROS: La prendo molto seriamente. La sentenza rappresenta una minaccia chepotrebbe distruggere l'Unione europea in quanto istituzione fondata sullo Stato di diritto,proprio perché è stata pronunciata dalla Corte costituzionale tedesca, che è l'istituzionepiù rispettata della Germania. Prima di pronunciarsi, si è consultata con la Corte digiustizia delle Comunità europee e ha quindi deciso di impugnarla. Così ora c’è un conflittotra la Corte costituzionale tedesca e la Corte di giustizia europea. Quale corte ha laprecedenza?GPS: Tecnicamente, i Trattati europei conferiscono alla Corte di giustizia la supremazia inquesto settore. È molto chiaro.SOROS: Giusto. Quando la Germania ha aderito all'UE, si è impegnata a rispettare ildiritto europeo. Ma la sentenza solleva una questione ancora più grande: se il tribunaletedesco può mettere in discussione le decisioni della Corte di giustizia europea, possonoaltri paesi seguire il suo esempio? Possono l'Ungheria e la Polonia decidere se siattengono al diritto europeo o ai propri tribunali di cui l'UE ha messo in discussione lalegittimità. La questione tocca il cuore stesso dell'Unione europea, che si fonda sullo Statodi diritto.La Polonia ha subito colto l'occasione e ha affermato la supremazia dei suoi tribunalicontrollati dal governo sul diritto europeo. In Ungheria, Viktor Orbán ha già utilizzato

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l'emergenza COVID-19 e un parlamento catturato per nominarsi dittatore. Il Parlamento ètenuto in sessione per avallare i suoi decreti, che violano chiaramente il diritto europeo. Seil verdetto del tribunale tedesco impedirà all'UE di resistere a questi sviluppi, sarà la finedell'UE come la conosciamo.GPS: La BCE dovrà cambiare le sue politiche dopo questa sentenza?SOROS: Non necessariamente. Questa sentenza richiede solo alla BCE di giustificare lesue attuali politiche monetarie. Gli sono stati concessi tre mesi per giustificare le azioniintraprese. Ciò consumerà molta dell'attenzione della BCE quando sarà l'unica istituzionerealmente funzionante in Europa in grado di fornire le risorse finanziarie necessarie percombattere la pandemia. Pertanto, dovrebbe concentrarsi sull'aiutare l'Europa a istituire unfondo di ripresa.GPS: Hai qualche suggerimento sulla provenienza di queste risorse?SOROS: Ho proposto che l'Unione europea emetta obbligazioni perpetue, anche se orapenso che dovrebbero essere chiamate “Consol”, perché le obbligazioni perpetue sonostate usate con successo sotto questo nome dalla Gran Bretagna dal 1751 e dagli StatiUniti dal 1870.Le obbligazioni perpetue sono state confuse con i Coronabond (che sono stati respinti dalConsiglio europeo) e a ragione, perché implicano una mutualizzazione dei debitiaccumulati che gli Stati membri non sono disposti ad accettare. Questo ha avvelenato ildibattito sui bond perpetui.Credo che la situazione attuale rafforzi la mia tesi per i Consol. Il tribunale tedesco haaffermato che le azioni della BCE erano legali perché rispettavano il requisito che i suoiacquisti di obbligazioni erano proporzionali alla partecipazione azionaria degli Stati membrinella BCE. Ma la chiara implicazione era che tutti gli acquisti della BCE che non eranoproporzionali allo schema di capitale della BCE potevano essere contestati e giudicati ultravires dal tribunale.Il tipo di obbligazioni che ho proposto eviterebbe questo problema, perché sarebberoemesse dall'UE nel suo complesso, sarebbero automaticamente proporzionali erimarrebbero così eternamente. Gli stati membri dovrebbero pagare solo l'interesseannuale, che è così minimo (0,5%), che le obbligazioni potrebbero essere facilmentesottoscritte dagli stati membri, all'unanimità o da una coalizione di volenterosi.Il Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha detto che l'Europa habisogno di circa 1.000 miliardi di euro (1,1 miliardi di dollari) per combattere questapandemia, e avrebbe dovuto aggiungere altri 1.000 miliardi di euro per il cambiamentoclimatico. I Consol potrebbero fornire tali importi se gli Stati membri dell'UE liautorizzassero.Sfortunatamente, la Germania e la Lega anseatica (gli Stati guidati dai Paesi Bassi) sonofermamente contrari. Dovrebbero ripensarci. L'UE sta ora considerando di raddoppiare ilproprio bilancio, che fornirebbe solo circa 100 miliardi di euro e produrrebbe solo undecimo dei benefici che le obbligazioni perpetue potrebbero offrire. Coloro che voglionoridurre al minimo il proprio contributo al bilancio dell'UE dovrebbero sostenere i Consol.Avrebbero dovuto autorizzare alcune tasse, come una tassa sulle transazioni finanziarie,che avrebbe fornito all'UE le proprie risorse, assicurando il suo rating AAA, ma le tassenon avrebbero dovuto essere imposte. Il loro posto sarebbe stato preso da Consol. Siaquesti partiti che il resto dell'Europa starebbero molto meglio. I pagamenti annuali di 5miliardi di euro, il cui valore attuale diminuirebbe costantemente, darebbero all'UE 1.000miliardi di euro di cui il continente ha urgente bisogno. un incredibile rapporto costi-benefici.GPS: Quando l'UE ha allentato le regole contro gli aiuti di Stato, la Germania hapresentato più della metà delle richieste. Alcuni sostengono che questo mina i principi diun mercato unico perché conferisce alla Germania un vantaggio ingiusto. Cosa ne pensi?SOROS: Sono completamente d’accordo. È particolarmente ingiusto per l’Italia che già erail malato d’Europa e poi ha subito il colpo più duro del COVID-19. Il leader del partito Lega

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Matteo Salvini sta agitandosi perché l'Italia lasci l'euro e anche l'Unione Europea.Fortunatamente, la sua popolarità personale è diminuita da quando ha lasciato il governo,ma la sua difesa sta guadagnando seguaci.Questa è un'altra minaccia esistenziale per l'UE. Cosa sarebbe rimasto dell'Europa senzal'Italia, che una volta era il paese più pro-europeo? Gli italiani si fidavano dell'Europa piùdei loro governi. Ma sono stati trattati male durante la crisi dei rifugiati del 2015. Fu allorache si rivolsero alla Lega di estrema destra di Salvini e al Movimento Cinque Stellepopulista.GPS: Mi sembri molto pessimista.SOROS: Tutt'altro. Riconosco che l'Europa sta affrontando diversi pericoli esistenziali. Nonè una figura retorica, è la realtà. Il verdetto della Corte Costituzionale Federale dellaGermania è solo la sfida più recente. Una volta riconosciuto questo, possiamo essere ingrado di cogliere l'occasione. Possiamo adottare misure eccezionali adeguate allecircostanze eccezionali in cui ci troviamo. Questo vale certamente per i Consol, che nondovrebbero mai essere emessi in tempi normali, ma sono ideali in questo momento.Finché posso proporre misure come l'emissione di Consol, non rinuncerò alla speranza.

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Trarre il meglio da un mondo post-pandemico

DANI RODRIK (professore di economia politica internazionale alla John F. KennedySchool of Government dell'Università di Harvard)

Nella misura in cui l'economia mondiale era già su un percorso fragile e insostenibile,COVID-19 chiarisce le sfide che dobbiamo affrontare e le decisioni che dobbiamoprendere. Il destino dell'economia mondiale non dipende da ciò che fa il virus, ma da comescegliamo di rispondere.CAMBRIDGE - L'economia globale sarà plasmata negli anni a venire da tre tendenze. Lerelazioni tra i mercati e lo stato saranno riequilibrate, a favore di quest'ultimo. Ciò saràaccompagnato da un riequilibrio tra iper-globalizzazione e autonomia nazionale, anche afavore di quest'ultima. E le nostre ambizioni per la crescita economica dovranno essereridimensionate.Non c'è niente come una pandemia per evidenziare l'inadeguatezza dei mercati di fronte aiproblemi dell'azione collettiva e all'importanza della capacità dello Stato di rispondere allecrisi e proteggere le persone. La crisi COVID-19 ha aumentato il volume delle richieste diassicurazione sanitaria universale, di protezioni più forti del mercato del lavoro (compresi igig workers) e della protezione delle catene di approvvigionamento domestiche per leapparecchiature mediche critiche. Ha portato i paesi a privilegiare la resilienza el'affidabilità della produzione rispetto ai risparmi sui costi e all'efficienza attraversol'outsourcing globale. E i costi economici dei blocchi cresceranno nel tempo, poiché il forteshock dell'offerta causato dall'interruzione della produzione interna e delle catene delvalore globali produce anche uno spostamento al ribasso della domanda aggregata.Ma mentre COVID-19 rafforza queste tendenze, non è la forza primaria che le guida. Tuttee tre - maggiore azione del governo, ritirata dall'iper-globalismo e tassi di crescita più bassi- precedono la pandemia. E mentre potrebbero essere visti come pericolosi per laprosperità umana, è anche possibile che siano portatori di un'economia globale piùsostenibile e inclusiva.Si consideri il ruolo dello stato. Il consenso fondamentalista del mercato neoliberista è inritirata da qualche tempo. La progettazione di un ruolo più ampio per il governo nelrispondere alla disuguaglianza e all'insicurezza economica è diventata una prioritàfondamentale per economisti e politici. Mentre l'ala progressista del Partito Democraticonegli Stati Uniti non è riuscita a ottenere la nomina presidenziale del partito, ha in granparte dettato i termini del dibattito.Joe Biden può essere un centrista, ma su ogni aspetto politico - salute, istruzione, energia,ambiente, commercio, criminalità - le sue idee sono alla sinistra del precedente candidatopresidenziale del partito, Hillary Clinton. Come ha affermato un giornalista, "l'attuale seriedi prescrizioni politiche di Biden sarebbe. .. considerata radicale se fosse stata proposta inuna precedente nomination presidenziale democratica". Biden potrebbe non vincere anovembre. E anche se vincesse, potrebbe non essere in grado o essere disposto adattuare un'agenda politica più progressista. Tuttavia, è chiaro che la direzione sia negliStati Uniti che in Europa è verso un maggiore intervento statale.L'unica domanda è quale forma prenderà questo stato più attivista. Non possiamoescludere un ritorno a un dirigismo vecchio stile che raggiunge pochi dei risultati previsti.D'altro canto, il passaggio dal fondamentalismo di mercato potrebbe assumere una formaveramente inclusiva incentrata su un'economia verde, buoni posti di lavoro e ricostruzionedella classe media. Un tale ri-orientamento dovrebbe essere adattato alle condizionieconomiche e tecnologiche del momento attuale e non semplicemente imitare gli istintipolitici dei tre decenni d'oro dopo la seconda guerra mondiale.Il ritorno dello stato va di pari passo con il rinnovato primato degli stati-nazione. Il discorso

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dappertutto riguarda la de-globalizzazione, il disaccoppiamento, il ripristino delle catene diapprovvigionamento, la riduzione della dipendenza dalle forniture estere e la promozionedella produzione e della finanza nazionali.Gli Stati Uniti e la Cina sono i paesi che qui danno il tono. Ma l'Europa, perennementesull'orlo di una maggiore unione fiscale, fornisce un piccolo contrappeso. Durante questacrisi, l'Unione Europea ha ancora una volta abbandonato la solidarietà transnazionale e haposto l'accento sulla sovranità nazionale.La ritirata dall'iper-globalizzazione potrebbe condurre il mondo su un percorso diescalation di guerre commerciali e aumento dell'etno-nazionalismo, che danneggerebbe leprospettive economiche di tutti. Ma questo non è l'unico risultato immaginabile.È possibile prevedere un modello di globalizzazione economica più sensato e menoinvadente che si concentri su aree in cui la cooperazione internazionale paga davvero, tracui la sanità pubblica globale, gli accordi ambientali internazionali, i paradisi fiscali globalie altre aree suscettibili delle politiche beggar thy neighbor. Altrimenti, gli stati-nazionesarebbero non vincolati nel modo in cui danno priorità ai loro problemi economici e sociali.Un tale ordine globale non sarebbe contrario all'espansione del commercio e degliinvestimenti mondiali. Potrebbe anche facilitare entrambi, in quanto apre lo spazio perripristinare gli affari sociali interni nelle economie avanzate e elaborare strategie di crescitaadeguate nei paesi in via di sviluppo.Forse la prospettiva più dannosa che il mondo deve affrontare a medio termine è unasignificativa riduzione della crescita economica, specialmente nei paesi in via di sviluppo.Questi paesi hanno avuto un buon quarto di secolo, con notevoli riduzioni della povertà emiglioramenti nell'istruzione, nella salute e in altri indicatori di sviluppo. A parte l'enormeonere per la salute pubblica della pandemia, ora affrontano significativi shock esterni: unimprovviso arresto dei flussi di capitale e forti cali delle rimesse, del turismo e delle entratedelle esportazioni.Ma ancora una volta, COVID-19 accentua solo un problema preesistente. Gran parte dellacrescita nei paesi in via di sviluppo al di fuori dell'Asia orientale si basava su fattori dal latodella domanda - in particolare boom degli investimenti pubblici e delle risorse naturali - cheerano insostenibili. L'industrializzazione orientata all'esportazione, il veicolo più affidabileper lo sviluppo a lungo termine, sembra aver esaurito il suo corso.I paesi in via di sviluppo dovranno ora fare affidamento su nuovi modelli di crescita. Lapandemia può essere la sveglia necessaria per ricalibrare le prospettive di crescita estimolare il più ampio ripensamento necessario.Nella misura in cui l'economia mondiale era già su un percorso fragile e insostenibile,COVID-19 chiarisce le sfide che dobbiamo affrontare e le decisioni che dobbiamoprendere. In ciascuna di queste aree, i responsabili politici hanno possibilità di scelta.Sono possibili risultati migliori e peggiori. Il destino dell'economia mondiale non dipende daciò che fa il virus, ma da come scegliamo di rispondere.

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Deglobalizzazione e suoi malcontenti

RICHARD N. HAASS (presidente del Council on Foreign Relations, in precedenza erastato direttore della pianificazione delle politiche per il Dipartimento di Stato USA (2001-2003), ed era inviato speciale del presidente George W. Bush in Irlanda del Nord ecoordinatore per il futuro dell'Afghanistan)Se le grandi rivalità di potere e il modo in cui, bene o male, sono state gestite, hannomodellato gran parte della storia degli ultimi secoli, è più probabile che l'era attuale siadefinita dalle sfide globali e il modo in cui, bene o male, il mondo le affronterà. Soprattutto,ciò richiede di evitare false cure.NEW YORK – La crescita dell'interconnessione globale - crescenti flussi transfrontalieri dipersone, merci, energia, e-mail, segnali televisivi e radiofonici, dati, droghe, terroristi, armi,anidride carbonica, cibo, dollari e, naturalmente, virus (entrambi biologici o software) - èstata una caratteristica distintiva del mondo moderno. La domanda, tuttavia, è se laglobalizzazione ha raggiunto il picco - e, in tal caso, se ciò che segue deve essere accoltoo vi si deve resistere.A dire il vero, le persone e le merci si sono sempre spostate in tutto il mondo, sia in altomare che nell'antica via della seta. Ciò che è diverso oggi è la scala, la velocità e la varietàdi questi flussi. Le loro conseguenze sono già significative e lo stanno diventando di più.Se le grandi rivalità di potere e quanto bene o male sono state gestite, hanno modellatogran parte della storia degli ultimi secoli, è più probabile che l'era attuale sia definita dallesfide globali e quanto bene o male il mondo le affronti.La globalizzazione è stata guidata dalla tecnologia moderna, dagli aerei a reazione e isatelliti a Internet, nonché dalle politiche che hanno aperto i mercati al commercio e agliinvestimenti. Sia la stabilità che l'instabilità l'hanno promossa, la prima consentendo ilbusiness e il turismo, e la seconda alimentando i flussi di migranti e rifugiati. Per lamaggior parte, i governi hanno visto la globalizzazione come un vantaggio netto e ingenerale si sono accontentati di lasciar proseguire il suo corso.Ma la globalizzazione, come risulta dalle sue varie forme, può essere sia distruttiva checostruttiva e, negli ultimi anni, un numero crescente di governi e persone in tutto il mondoha visto questo rischio netto. Quando si tratta di cambiamenti climatici, pandemie eterrorismo - tutti esacerbati dalla globalizzazione - non è difficile capire perché. Ma in altrearee, la maggiore opposizione alla globalizzazione è più complicata.Si prenda in considerazione il commercio, che può offrire posti di lavoro meglio retribuiti infabbriche orientate all'esportazione o nell'agricoltura, nonché beni di consumo spesso diqualità superiore, meno costosi o entrambi. Ma le esportazioni di un paese sono leimportazioni di un altro paese e le importazioni possono spostare i produttori nazionali ecausare disoccupazione. Di conseguenza, l'opposizione al libero scambio è cresciuta,portando a richieste di scambi "equi" o "gestiti" in cui il governo svolge un ruolo più ampioper limitare le importazioni, promuovere le esportazioni o entrambi.Una tendenza simile è in atto quando si tratta di informazioni. Il libero flusso di ideepotrebbe sembrare una buona cosa, ma risulta che i governi autoritari lo considerano unaminaccia al loro controllo politico. Internet viene balcanizzato in uno "splinternet". Il "GreatFirewall" cinese ha aperto la strada, bloccando l'accesso a notizie online e altri siti Websospetti e garantendo che gli utenti cinesi non possano accedere a contenuti ritenutipoliticamente sensibili.La possibilità delle persone di attraversare i confini in gran numero era tradizionalmenteaccettata o addirittura accolta. Gli immigrati negli Stati Uniti sono stati la base delsuccesso economico, politico, scientifico e culturale del Paese. Ma ora molti americanivedono gli immigrati con cautela, considerandoli una minaccia per il lavoro, la salutepubblica, la sicurezza o la cultura. Un cambiamento simile è avvenuto in gran parte

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dell'Europa.Tutto ciò si traduce in un passaggio alla deglobalizzazione, un processo che ha sia costiche limiti. Il blocco delle importazioni può causare inflazione, ridurre la scelta deiconsumatori, rallentare il ritmo dell'innovazione e indurre gli altri a reagire con restrizionialle proprie importazioni. Il blocco delle idee può soffocare la creatività e impedire lacorrezione degli errori politici. E bloccare le persone alla frontiera può derubare unasocietà di talenti e lavoratori necessari, contribuendo allo stesso tempo alla miseria dicoloro che sono costretti a fuggire a causa di persecuzioni politiche o religiose, guerre,bande o fame.Inoltre, la deglobalizzazione è destinata a fallire in alcuni settori. I confini non sono ostacoliai cambiamenti climatici. La loro chiusura non protegge un paese dai rischi di malattiapoiché i cittadini possono facilmente tornare a casa con l'infezione. La sovranità nongarantisce né sicurezza né prosperità.Esiste un modo migliore per rispondere alle sfide e alle minacce della globalizzazione.Un'azione collettiva efficace può far fronte ai rischi di malattie, cambiamenti climatici,attacchi informatici, proliferazione nucleare e terrorismo. Nessun paese da solo puòassicurarsi; l'unilateralismo non è un percorso politico serio.Questo è ciò che è la governance (non il goverment) globale. La forma degli accordi può edeve essere adattata alla minaccia e a coloro che sono disposti e in grado di cooperare,ma non esiste alternativa praticabile al multilateralismo.L'isolazionismo non è una strategia. Né è l a negazione. Possiamo conficcare le nostreteste nella sabbia come il proverbiale struzzo, ma la marea entrerà e ci annegherà. Laglobalizzazione è una realtà che non può essere ignorata o desiderata. L'unica scelta è ilmodo migliore per rispondere.I critici hanno ragione in un certo senso: la globalizzazione porta problemi e benefici. Lesocietà devono diventare più resilienti. I lavoratori hanno bisogno dell'accessoall'istruzione e alla formazione per tutta la vita, per essere pronti per i lavori che emergonoquando le nuove tecnologie o la concorrenza straniera eliminano i loro lavori attuali. Lesocietà devono essere meglio preparate ad affrontare inevitabili pandemie o eventimeteorologici estremi causati dai cambiamenti climatici.La globalizzazione non è un problema da risolvere per i governi; è una realtà da gestire.Abbracciare la deglobalizzazione all'ingrosso è scegliere una falsa cura - e una moltopeggio della malattia.

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Insight 1.5

Il primo maggio al tempo della pandemia

Bernie Sanders

Voglio darvi una panoramica di ciò che i lavoratori stanno attraversando in questo paese ein tutto il mondo. E siamo chiari: la questione della disuguaglianza di reddito e ricchezzanon è solo una questione americana. È una questione globale.Colgo l'occasione per augurare a ciascuno di voi un felice Primo MaggioIl concetto alla base del Primo Maggio è estremamente profondo. È la consapevolezzache il vero potere sta nella solidarietà, e che quando i lavoratori nel nostro paese e in tuttoil mondo si riuniscono, non c'è nulla che possa fermarci nella lotta per la giustizia. È ancheun giorno in cui ci impegniamo nuovamente ad affrontare l'incredibile avidità delle eliteaziendali e lo sfruttamento e la miseria che creano.In occasione di questa Giornata di maggio 2020, ho voluto darvi una panoramica di ciòche i lavoratori stanno attraversando in questo paese e in tutto il mondo e dove dobbiamoandare a partire da qui.In America, anche prima della pandemia, abbiamo avuto più ricchezza e disuguaglianza direddito di qualsiasi grande paese sulla terra.Mentre le 3 persone più ricche d'America possedevano più ricchezza del 50% delle piùpovere, quasi il 20% dei nostri figli viveva in povertà.Mentre l'uno per cento possedeva più ricchezza del 92 per cento più povero, più dellametà dei nostri lavoratori viveva stipendio per stipendio. Mentre quasi la metà di tutte lenuove entrate stava andando al primo uno per cento e gli amministratori delegatiguadagnavano più di 300 volte tanto quanto l'operaio medio, più di mezzo milione diamericani, senza tetto, dormiva fuori sulle strade o nei rifugi.Mentre 87 milioni di Americani erano non assicurati o sotto-assicurati, l'industria dellasanità ha fatto $100 miliardi di profitti.E siamo chiari: la questione della disuguaglianza di reddito e ricchezza non è solo unaquestione americana. È una questione globale.L'anno scorso, Oxfam ha riferito che l'1% più ricco della popolazione mondiale possedevapiù del doppio della ricchezza della metà inferiore dell'umanità. Nel frattempo, quasi lametà della popolazione mondiale stava cercando di sopravvivere con meno di 5,50 dollarial giorno e 820 milioni stavano morendo di fame.E, potrei aggiungere, tutto questo stava avvenendo prima che l'orribile pandemia dicoronavirus spazzasse l'America e il mondo e creasse una crisi economica. In altre parole,dopo la pandemia, una brutta situazione per la classe operaia si è trasformata in incubo.Nel frattempo, le persone più ricche di questo paese e di tutto il mondo continuano adiventare sempre più ricche.Nelle ultime sei settimane, mentre oltre 30 milioni di americani hanno perso il lavoro emolte piccole imprese sono fallite, Jeff Bezos, proprietario di Amazon e la persona piùricca del mondo, ha aumentato la sua ricchezza di oltre 40 miliardi di dollari. Mentre ilavoratori a Walmart continuano ad avere salari di povertà e stanno mettendo le loro vite arischio, la famiglia Walton, la famiglia più ricca d'America, ha visto la sua ricchezza saliredi più di $30 miliardi. Solo dal 12 marzo.I lavoratori di tutto il paese stanno perdendo il lavoro, stanno perdendo l'assistenzasanitaria, stanno morendo di fame e non possono pagare l'affitto. A livello globale, ildisastro economico derivante da questa pandemia potrebbe spingere più di mezzomiliardo di persone nella povertà.Né gli Stati Uniti né la comunità internazionale possono sostenersi quando così pochihanno così tanto, mentre così tanti hanno così poco. Se questa crisi ci ha insegnatoqualcosa, è che ci accomuna e dobbiamo creare un mondo che rifletta tale realtà.

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La necessità di creare un'economia e un governo che funzioni per tutti noi non è mai statapiù chiara. Ora, più che mai, abbiamo bisogno di un disegno di legge economico dei dirittisimile a quello che il presidente Franklin Delano Roosevelt delineato nel suo discorso sullostato dell'Unione nel 1944.Che cosa significa? Significa che tutti quelli che in America vogliono lavorare dovrebberoavere diritto a un lavoro ben pagato con prestazioni decenti. Quanto meglio starebbero gliAmericani oggi se avessimo un programma federale di garanzia del lavoro che fornisse unlavoro con uno stipendio dignitoso a chi ne ha bisogno?Significa che tutti in America dovrebbero avere diritto all'assistenza sanitaria come dirittoumano attraverso un Medicare for All, sistema sanitario a pagamento unico. Questa crisiha messo in luce l'assurdità e la crudeltà del nostro disfunzionale sistema sanitario chelega l'assicurazione sanitaria all'occupazione. Perdere il lavoro non dovrebbe maisignificare perdere l'assistenza sanitaria.Significa garantire un alloggio decente e conveniente per tutti ed eliminare i senzatetto.Prima della pandemia, 18 milioni di famiglie in America pagavano oltre la metà dei lororedditi limitati in affitto. Oggi, è peggiorato. Nessun americano dovrebbe essere sfrattatoda casa sua perché non può permettersi di pagare l'alloggio. Nessuno nel paese più riccodel mondo dovrebbe dormire per strada.Significa il diritto a un pensionamento sicuro, ampliando la sicurezza sociale eproteggendo le pensioni. Prima della pandemia, la metà degli americani di 55 anni e piùnon aveva risparmi per la pensione. Dobbiamo assicurarci che ogni anziano possa andarein pensione con dignità e che ogni persona con disabilità possa vivere con la sicurezza dicui ha bisogno.Significa che tutti in America dovrebbero avere diritto a un'istruzione completa, dallascuola materna all'università. I lavoratori essenziali non dovrebbero preoccuparsi dilasciare i figli a casa da soli perché non possono permettersi l'assistenza all'infanzia. Igiovani adulti non dovrebbero andare profondamente nel debito per "il crimine" di ottenereuna laurea.In questo giorno di maggio 2020, teniamo gli occhi sull’obiettivo. Sì. Se restiamo uniti insolidarietà (neri, bianchi, latinoamericani, nativi americani e asiatici americani), possiamocreare una nazione di giustizia economica, sociale, razziale e ambientale. Sì. Se restiamouniti nella solidarietà, possiamo smettere di spendere miliardi in armi di distruzione dimassa e creare un mondo in cui tutte le persone vivano in pace e dignità.La lotta continua. In solidarietà

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Insight

Una scintilla di ottimismo in un periodo di crisi

Barry Bluestone (professore Emerito di Politica Pubblica e Affari Urbani NortheasternUniversity)

Il lato positivo della crisi di oggi è che, a partire da quest’autunno, qualcosa come un'altraera progressista degli anni '30 potrebbe essere nelle carte per l'America.In questo momento di crisi, mentre stiamo cercando di rimanere al sicuro con ilcoronavirus che prende il suo pedaggio sulla nostra salute, psiche, e benessereeconomico, e mentre molti di noi sono costernati dalla disfunzione del governo federale,può essere utile aggiungere una nota di ottimismo. Il rivestimento d'argento può essereuna ripetizione di che cosa è accaduto in americano negli anni 20 e 1930.Durante gli anni venti, l'America ha sperimentato un boom economico senza precedentiche si è riflesso in un massiccio aumento del mercato azionario. I ricchi divennero super-ricchi e una nuova classe media cominciò ad evolversi. Gli Americani scelsero trerepubblicani conservatori di fila " Calvin Coolidge, Warren Harding e Herbert Hoover. E poiil 24 ottobre 1929, con gli investitori incerti iniziarono a formarsi le lunghe file per il pane.La crisi richiese un'azione coraggiosa.Con la società in tale disordine, gli americani andarono alle urne l'8 novembre 1932.Franklin Roosevelt sconfisse a valanga Hoover che solo quattro anni prima aveva ottenutoil 58% dei voti popolari. Hoover ottenne solo il 39,7% contro FDR. Le successive grandivittorie democratiche nelle elezioni di metà mandato del 1934 e le elezioni presidenziali del1936 cementarono un'era di dominio del Partito Democratico che durò fino al 1952 quandoun repubblicano moderato, il generale Dwight David Eisenhower, vinse il suo sfidante delPartito Democratico.Con l'elezione di FDR, fu inaugurata l'era del Nuovo Accordo H.E. e quella che seguì fu lapiù ampia serie di politiche federali progressiste nella vita della nazione. Per combatterel'aumento della disoccupazione, furono effettuati massicci investimenti pubblici in ponti,dighe, strade e marciapiedi attraverso la Works Progress Administration (WPA) e laTennessee Valley Authority (TVA). Gli agricoltori furono assistiti attraverso la leggesull'adeguamento agricolo (AAA). Per aiutare i giovani disoccupati, fu istituito il Corpo diconservazione civile (CCC) che forniva l'equivalente del servizio universale per i giovani ela preoccupazione per l'ambiente.La nostra moderna rete di sicurezza sociale è stata introdotta durante questo breveperiodo con l'introduzione della sicurezza sociale, la Fair Labor Standards Act, indennità didisoccupazione nazionale, il programma di aiuto ai bambini bisognosi, programma diwelfare, il primo salario minimo della nazione, e la legge Wagner che ha fornito la baseperché il sindacalismo fiorisse in tutto il paese.E Washington iniziò a regolare l'economia nazionale a beneficio di tutti. Per proteggere iseguirà la Security and Exchange Commission (SEC) per salvaguardare gli investitori. LaFederal Trade Commission (FTC) iniziò la sua missione per prevenire le pratichecommerciali fraudolente, ingannevoli e sleali insieme alla Federal CommunicationsCommission (FCC) e alla Civilian Aeronautics Administration (CAA), predecessoredell'attuale FAA (per regolare le comunicazioni e i viaggi aerei per il bene del pubblico).Tutta questa azione del governo si sviluppò nell'arco di soli sei anni, dando speranza allagente, contribuendo a ripristinare gran parte dell'economia, e creando un nuovo senso disicurezza ogni volta che gli americani hanno affrontato la disoccupazione, i datori di lavoroinsensibili, o la vecchiaia.Il lato positivo della crisi di oggi è che qualcosa come un'altra era progressista degli anni'30 potrebbe essere nelle carte per l'America a partire da questo autunno. Con il mercatoazionario che ha perso tutta la sua ricchezza da quando Donald Trump è diventato

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presidente e con la disoccupazione che rischia di salire a livelli di super-recessione,sempre più americani stanno cercando di allontanare il Partito Repubblicano dallapresidenza. E’ sempre più probabile che, con Joe Biden che nel mese di novembre sarà ilportatore dello standard democratico, forse insieme a una donna popolare comecompagna di corsa, i democratici possano non solo riprendere la Casa Bianca emantenere il controllo della U.S House of Representatives, ma sconfiggere abbastanzasenatori governativi da prendere completamente il controllo del Congresso.Con un tale mandato per il cambiamento, il presidente Biden potrebbe iniziare a creare unNew Deal del 21º secolo. che include molte delle priorità legislative che lui, BernieSanders, ed Elizabeth Warren sostenevano alla vigilia di novembre. Questi potrebberoincludere estendere l'assicurazione sanitaria a tutti gli americani attraverso l'assicurazioneprivata e Medicare.Estendere l'assicurazione sanitaria a tutti gli americani attraverso l'assicurazione privata eMedicare.Maggiore regolamentazione del l'industria farmaceutica per contribuire a ridurre i prezzidei farmaci. Maggiori fondi per l'istruzione dalla scuola materna fino alla scuola superiore, incluso unpiano di prestiti universitari “income-contingent” in modo che tutti gli studenti universitaripossano prendere in prestito fondi dal governo e poi ripagarli nel corso della loro vitalavorativa come una piccola percentuale del loro reddito annuale.College comunitario gratuito aggiungendo due anni supplementari al sistema di istruzionepubblico K-12.Istruzione professionale gratuita a livello nazionale per adulti che utilizza le scuoletecniche e professionali del paese. Nuovi massicci investimenti in infrastrutture checonsentono agli Stati di migliorare le autostrade e il transito di massa.Attuazione del New Green Deal. per contribuire ad affrontare il cambiamento climatico e ladisuguaglianza economica. L'incoraggiamento federale e la protezione per una nuovaforma di accordo di gestione del lavoro incoraggiando la cooperazione tra le aziende e iloro lavoratori sindacalizzati per aumentare la produttività, migliorare la qualità dei prodotti,e aumentare l'innovazione che migliorerebbe la sicurezza del lavoro.Espandere l'assistenza di riadattamento commerciale per aiutare le aziende e i lavoratoriad adattarsi alla concorrenza mondiale.Passaggio della politica tariffaria dal bastone alla carota, in modo che gli stati che lavoranoper aumentare i salari e gli standard di vita dei propri cittadini abbiano un trattamentofavorito rispetto agli altri.Aumentare il salario minimo a $15,00 l'ora e indicizzazione dell'aumento medio annuo deisalari.Aumentare il credito d'imposta sul reddito da lavoro per aiutare gli individui e le famiglieche lottano per sopravvivere su posti di lavoro a basso salario.E come pagheremmo tutto questo? Invertendo le politiche fiscali regressivedell'amministrazione Trump e aumentando le tasse e chiudendo le scappatoie sui moltoricchi che hanno beneficiato della generosità di Trump.Quindi in questi tempi critici e spaventosi, potremmo trarre conforto dal potenziale di unanuova era di una leadership americana illuminata e di nuove politiche audaci, molto similia FDR e al suo partito portati in questa nazione negli anni '30.

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Project Syndicate 8.5

L'imperativo di genere della pandemia

ANN LINDE (ministro degli affari esteri svedese), ARANCHA GONZÁLEZ (ex direttoreesecutivo dell'International Trade Center, è ministro degli affari esteri spagnolo)

Dato che la crisi COVID-19 colpisce uomini e donne in diversi modi, le misure perrisolverlo devono tenere conto del genere. Per le donne e le ragazze, devono essereaffrontate le vulnerabilità a casa, in prima linea nell'assistenza sanitaria e nel mercato dellavoro.

STOCCOLMA / MADRID - Indipendentemente da dove si guardi, sono le donne che hannola maggior parte della responsabilità di tenere insieme le società, sia a casa, che nellasanità, nella scuola o nella cura degli anziani. In molti paesi, le donne svolgono questicompiti gratuitamente. Tuttavia, anche quando il lavoro viene svolto da professionisti,queste professioni tendono ad essere dominate dalle donne e tendono a essere pagatemeno delle professioni dominate dagli uomini.La crisi COVID-19 ha gettato queste differenze di genere in un rilievo ancora più acuto. Iquadri regionali, le organizzazioni multilaterali e le istituzioni finanziarie internazionalidevono riconoscere che le donne svolgeranno un ruolo fondamentale nella risoluzionedella crisi e che le misure per affrontare la pandemia e le sue conseguenze economichedovrebbero includere una prospettiva di genere.Vediamo tre aree in cui donne e ragazze sono particolarmente a rischio e hanno bisognodi protezioni più forti nell'attuale crisi.In primo luogo, l'esperienza mostra che la violenza domestica, sessuale e di genereaumenta durante le crisi e i disastri. È successo durante l'epidemia di Ebola 2014-16 eZika 2015-16, e sembra stia accadendo ora. In condizioni di quarantena o misuredomiciliari, donne e bambini che vivono con uomini violenti e di controllo sono esposti a unpericolo considerevolmente maggiore.La necessità di sostenere queste donne e questi bambini non farà che aumentare quandola crisi sarà finita e le persone saranno libere di muoversi di nuovo. Dobbiamo garantireche siano mantenuti e rafforzati i rifugi delle donne e le altre forme di assistenza. I governie i gruppi della società civile devono fornire più risorse come alloggi di emergenza e lineetelefoniche, forse sfruttando le tecnologie mobili in modi nuovi e innovativi, come staaccadendo in molti altri settori.In secondo luogo, la maggior parte di coloro che sono in prima linea nella pandemia sonodonne, perché le donne rappresentano il 70% di tutto il personale sanitario e dei servizisociali a livello globale. Dobbiamo urgentemente responsabilizzare queste donne,iniziando col fornire maggiori risorse a coloro che si assumono anche la responsabilitàprimaria del lavoro domestico. Sempre più, ciò potrebbe includere la cura dei familiariinfetti, che sottoporranno queste donne a un rischio ancora maggiore.Le donne rappresentano anche la maggior parte della popolazione più anziana del mondo- in particolare quelle con più di 80 anni - e quindi la maggioranza dei potenziali pazienti.Eppure tendono ad avere meno accesso ai servizi sanitari rispetto agli uomini. Peggioancora, in diversi paesi che hanno avuto precedenti epidemie, la fornitura di servizi disalute sessuale e riproduttiva - inclusa l'assistenza prenatale e materna e l'accesso acontraccettivi e aborti sicuri - è stata ridotta non appena è stato necessario riassegnare lerisorse alla crisi. Tale disavanzo ha gravi conseguenze per donne e ragazze e deve essereprevenuto a tutti i costi.Infine, le donne sono particolarmente vulnerabili dal punto di vista economico. A livelloglobale, le finanze personali delle donne sono più deboli degli uomini e la loro posizionenel mercato del lavoro è meno sicura. Inoltre, le donne hanno maggiori probabilità di

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essere genitori single e saranno quindi colpite più duramente dalla recessione economicache è ora in pieno svolgimento.Date queste differenze, è fondamentale che le misure economiche di risposta alle crisitengano conto della situazione unica delle donne. Soprattutto nelle zone di conflitto e inaltre aree in cui l'uguaglianza di genere riceve scarsa attenzione, le donne e le ragazzerischiano di essere escluse dai processi decisionali e potenzialmente lasciate indietro deltutto.Quest'anno ricorre il 25° anniversario della Quarta conferenza mondiale delle donne delleNazioni Unite, in cui la comunità internazionale ha adottato la Dichiarazione e lapiattaforma d'azione di Pechino. Chiediamo a tutti i governi di raccomandare il principioper il quale le donne hanno lo stesso diritto di partecipare al processo decisionale degliuomini e le loro prospettive devono essere tenute in considerazione.A tal fine, i responsabili politici a tutti i livelli devono ascoltare e impegnarsi con leorganizzazioni per i diritti delle donne nel formulare le risposte a questa crisi e nelprepararsi alla prossima. La domanda guida dovrebbe sempre essere: le donne e gliuomini sono interessati in modo diverso da questo problema e, in tal caso, come possiamoottenere risultati più equi?Dobbiamo garantire che le ragazze abbiano tanto tempo per studiare quanto i ragazzi eche non si assumano la piena responsabilità della cura di fratelli e genitori. Dobbiamoanche imparare le lezioni giuste dalla crisi COVID-19, che ci richiede di dare una occhiataal modo in cui valutiamo e paghiamo i contributi delle donne all'assistenza sanitaria, aiservizi sociali e all'economia. Come possiamo garantire che le donne non siano escluseda importanti processi politici ora e in futuro?Oggi, tutti i paesi stanno affrontando la stessa crisi, e nessuno prevarrà su COVID-19agendo da solo. Dato che condividiamo lo stesso futuro, tutti noi dobbiamo lavorare pergarantire che sia basato sulla solidarietà e sul partenariato. I governi e le Nazioni Unitedevono mostrare leadership. Sappiamo che le società con parità di genere sono piùprospere e sostenibili rispetto a quelle con disparità profonde. I decisori mondiali hannol'opportunità di fare dell'uguaglianza di genere una priorità assoluta. Li esortiamo acogliere l'occasione.Questo commento è co-firmato da Shirley Ayorkor Botchwey, ministro degli affari esteri edell'integrazione regionale delGhana; Kamina Johnson-Smith, ministro degli Affari esteri edel commercio estero della Giamaica; Kang Kyung-wha, ministro degli Affari esteri dellaRepubblica di Corea; Retno Marsudi, ministro degli Affari esteri dell’Indonesia; GraceNaledi Mandisa Pandor, Ministro delle relazioni internazionali e della cooperazione,Sudafrica; Marise Payne, ministro degli affari esteri dell’Australia; Phumzile Mlambo-Ngcuka, direttore esecutivo di UN Women; e Ine Marie Eriksen Søreide, ministro degliAffari esteri della Norvegia.

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Project Syndicate 14.5

Tutti vincono dalla cooperazione vaccinale

SUSAN ATHEY (professore alla Stanford Graduate School of Business), KENDALL HOYT(assistente professore di medicina presso la Geisel School of Medicine del DartmouthCollege), MICHAEL KREMER ( premio Nobel per l'economia nel 2019, è professore Gatesdi società in via di sviluppo presso l'Università di Harvard)

L'unico modo per sviluppare e distribuire un vaccino COVID-19 al ritmo e alle dimensioniche l'attuale crisi richiede è attraverso il coordinamento internazionale. A differenza dellestrategie a livello nazionale, un approccio collettivo riduce al minimo i rischi e massimizzal'efficienza.CAMBRIDGE - Mentre i paesi di tutto il mondo meditano sulle strategie per lo sviluppo diun vaccino COVID-19, dovrebbe essere chiaro che l'approccio più rapido ed efficace èlavorare insieme. Più di ogni altro singolo intervento, un vaccino ampiamente distribuito edefficace consentirebbe il riavvio dell'economia mondiale. Con $375 miliardi di ricchezzaglobale che evaporano ogni mese, non sarebbe mai troppo presto.Finora, i leader mondiali hanno stanziato 8 miliardi di dollari in finanziamenti perl'acceleratore di accesso agli strumenti COVID-19 (ACT), una partnership globale per losviluppo di diagnostica, farmaci e vaccini. Tuttavia, questa è solo una partedell'investimento necessario per portare rapidamente un vaccino su scala. Meno di uno sudieci candidati al vaccino o ai farmaci che entrano in studi clinici viene infine approvato perl'uso. E, una volta approvato, aumentare la produzione ai livelli necessari introdurrà moltepiù incertezze. La produzione di vaccini è un processo complesso, che richiedel'approvazione dei regolatori in ogni fase e in ogni struttura. Dato che alcuni dei candidatial vaccino COVID-19 sono stati costruiti su piattaforme finora senza licenza, questiprotocolli di sicurezza e controllo di qualità potrebbero comportare ulteriori sfide per unrapido spiegamento.Il modo migliore per gestire questi rischi è collaborare. Gli investimenti multilaterali in unportafoglio diversificato di candidati al vaccino contribuirebbero ad aumentare la capacitàproduttiva non appena saranno stabilite la sicurezza e l'efficacia di un vaccino. Pur nonsapendo molto sul romanzo coronavirus, stimiamo che sarebbe ideale un investimento dicirca $145 miliardi (17% del PIL mondiale), ma che un programma di appena la metàprodurrebbe benefici sostanziali. Sebbene gli Stati Uniti e la Cina stiano perseguendostrategie di investimento individuali, entrambi potrebbero comunque far progredire i propriinteressi nazionali attraverso la collaborazione internazionale, tramite ACT Accelerator otramite contratti in comune negoziati direttamente tra paesi e imprese.La collaborazione offre quattro vantaggi principali. Innanzitutto, ogni paese può ridurre ilproprio rischio di non aver investito nel vaccino giusto. Diversificando gli investimenti in unampio portafoglio di approcci tecnologici, tutti i paesi possono migliorare le loro possibilitàdi avere accesso a un vaccino di successo. Ad esempio, la nostra analisi dei vacciniprecedenti suggerisce che se un paese investe in due candidati che hanno iniziato studiclinici, la possibilità che uno abbia successo è al massimo uno su tre e potrebbe esseremolto inferiore. Tuttavia, se quel paese dovesse investire in una dozzina o più di candidati,le probabilità di successo a breve termine aumenterebbero a più di otto su dieci.Inoltre, più approcci distinti ci sono nel mix, maggiore è la capacità produttiva che puòessere riproposta quando alcuni candidati falliscono. Ma il portafoglio non deve esseresolo ampio; deve anche essere coordinato, poiché i paesi che agiscono in modocollaborativo possono ottenere una diversificazione molto maggiore di quanto qualsiasipaese che agisce da solo. I singoli paesi potrebbero investire tutti in candidati simili, chepotrebbero quindi fallire per ragioni analoghe.In secondo luogo, la collaborazione internazionale consente un maggiore pooling di

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risorse, necessario per aumentare gli investimenti nella capacità produttiva. Abbandonatiai propri dispositivi, è improbabile che i singoli paesi investano in capacità sufficiente asoddisfare le esigenze dei propri cittadini, per non parlare della domanda globale. Se ognipaese è "bloccato" con un piccolo gruppo di fornitori, avrà meno leva per indurre quelleaziende a innovare e accelerare i loro processi produttivi. E con una capacitànotevolmente estesa, ci saranno meno conflitti sull'accesso ai vaccini una volta cheemergeranno candidati di successo.In terzo luogo, il coordinamento globale riduce il rischio di interruzioni della catena diapprovvigionamento. Proprio come la carenza di tamponi e reagenti ha ritardato i test delcoronavirus, così la carenza di fiale di vetro, bioreattori o adiuvanti (sostanze utilizzate peraumentare la reazione immunitaria dell'organismo a un vaccino) potrebbe ritardare glisforzi per distribuire nuovi trattamenti e vaccini. La produzione biofarmaceutica si basa suuna rete globale strettamente collegata, in modo tale che anche gli Stati Uniti, che sicollocano in alto sugli indici per l'innovazione biofarmaceutica, sono un importatore nettodella maggior parte delle forniture mediche.Senza un coordinamento internazionale, i controlli sulle esportazioni imposti in rispostaalla pandemia potrebbero interferire con la capacità di aumentare la produzione in modotempestivo. Al contrario, uno sforzo globale sostanziale fornirebbe le risorse necessarieper anticipare e mitigare i colli di bottiglia della catena di approvvigionamento, nonchériallocare gli ingredienti e i materiali essenziali ai candidati al vaccino che rappresentano lamassima priorità per la produzione di massa.In quarto luogo, per massimizzare i benefici sanitari ed economici di un vaccino, glioperatori sanitari e le popolazioni vulnerabili in tutti i paesi devono avere la massimapriorità nel riceverlo. In questo caso, la collaborazione internazionale consentirebbe aipaesi partecipanti di perseguire una strategia di allocazione dei vaccini basata sui bisogni,che è cruciale per porre fine alla pandemia il più rapidamente possibile e per ripristinare gliscambi e i viaggi con il rischio minimo di reintrodurre infezioni dall'estero. Tutti i paesihanno un imperativo di proteggere i lavoratori essenziali, i cittadini ad alto rischio e coloroche devono viaggiare. E nel mondo interdipendente di oggi, ogni paese trarrà beneficio dalconsentire a quanti più altri possibile di riavviare le proprie economie.I paesi che insistono nel perseguire strategie di investimento individuali lo fanno a rischioconsiderevole. Sarebbero molto meglio con l'accesso garantito alla prima tranche divaccini di successo nell'ambito di un meccanismo globale. Uno schema proprietario cheblocca l'offerta tra un piccolo numero di candidati potrebbe fallire, riportando quel paese alprimo posto. Anche un paese con un programma di investimento unilaterale servirebbe ilproprio interesse collaborando a livello internazionale. Se i suoi stessi candidati falliscono,sarebbe comunque in linea per un vaccino sviluppato dal portafoglio diversificatosponsorizzato a livello internazionale.Abbiamo bisogno delle contromisure mediche per COVID-19 per procedere a un ritmosenza precedenti e su una scala senza precedenti. Solo una risposta globale puògarantire questo risultato.

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NENS 5/2020

Alcune considerazioni sulla crisi da coronavirus

Vincenzo Visco

Vi è molta incertezza su quali saranno gli effetti a medio e lungo termine della crisi in atto.E’ certo che quest’anno tutte le aree economiche del pianeta, con l’eccezione della Cina,andranno in recessione, con un aumento impressionante della disoccupazione, deidisavanzi e dei debiti pubblici. Più difficile invece valutare le conseguenze politiche socialied economiche per il futuro non immediato.Intanto non sappiamo quando la pandemia attuale potrà essere effettivamente consideratasuperata. Cioè i tempi di introduzione di un vaccino o di una terapia risolutiva. Ciò significache permarranno i problemi economici collegati al “distanziamento sociale” sia all’internodei singoli Paesi (spostamenti, trasporti, scuole, attività ricreative, turismo ecc.), sia perquanto riguarda i movimenti delle persone e delle merci a livello globale. Tutto ciò nonpotrà che ripercuotersi negativamente sull’economia. Inoltre, poiché sono tutt’altro che daescludere nuove pandemie per il futuro, il timore provocherà conseguenze, oraimprevedibili, non solo sull’organizzazione dei sistemi sanitari, ma anche sulla strutturadella produzione, le catene del valore, i commerci e i trasporti a livello globale.Secondo alcuni (La Malfa) la ripresa sarà molto rapida e soddisfacente perché i Governi ele Banche Centrali sono intervenuti tempestivamente, ciascuno nel proprio ruolo, adifferenza di quanto accadde nel 2008, mentre i consumatori e le imprese non avrebberomutato le loro preferenze e i loro piani. Secondo altri (Roubini) potremmo essere di frontead una tempesta perfetta che si manifesterà pienamente nei prossimi anni.Personalmente ritengo che i problemi che dovremo affrontare saranno molto seri.La prima questione riguarda la crescita dei disavanzi e debiti pubblici (e privati), problemanon risolto dopo la crisi finanziaria di 12 anni fa nonostante le politiche non convenzionalidelle banche centrali, proprio perché non affrontato con un approccio e una strategiaglobale. La Cina non ha avuto problemi grazie alla sua impressionante crescitaeconomica, gli S.U. hanno utilizzato la flessibilità della loro economia, la forza del dollaro edelle loro multinazionali tecnologiche, recuperando crescita e posti di lavoro, continuandoperò ad indebitarsi all’interno e all’estero, e subendo un rapido declino della loro forza ecapacità di leadership mondiale. In Europa la Germania e gli altri Paesi core hannoapprofittato della moneta unica e delle politiche di austerità imposte agli altri Paesi perdrenare risorse reali e finanziarie a loro beneficio. Il Regno Unito, con la Brexit, ha rifiutatol’egemonia tedesca ritenendo (illudendosi?) di poter fare da solo. Il Giappone hacontinuato ad accumulare debito pubblico che viene però acquistato dalla BOJ e da altreistituzioni nazionali ponendosi così al riparo dalle reazioni dei mercati. Questa situazioneha fatto sì che l’intera comunità internazionale giungesse impreparata sia sul pianosanitario che su quello economico alla crisi attuale.Per il momento non sembrano esistere rischi di una nuova crisi bancaria, ma i possibilifallimenti delle imprese private, oltre alla crescita dei debiti pubblici, potrebbero di nuovorenderla attuale. Né è da escludere che la deglobalizzazione in corso, che potrebbeaccentuarsi nel caso dell’aggravarsi del conflitto tra Cina e Stati Uniti e delle spinteprotezionistiche, possa creare strozzature nell’offerta e quindi fenomeni di stagflazione didifficile gestione.I dati disponibili indicano che alla fine del 2020 l’Italia avrà un disavanzo pubblicosuperiore al 10% del Pil, e un debito pari al 150-160%. Anche Francia, Spagna, Portogalloecc. subiranno contraccolpi finanziari molto seri. L’Italia, tuttavia, sarà sempre più l’anellodebole della catena. Il problema della gestione congiunta dei livelli di debito eccessivi siriproporrà con forza, per lo meno a livello europeo. Esistono in proposito vecchie propostecome quella Visco-Saggi Tedeschi, quella denominata P.A.D.R.E., quella elaborata da

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Minenna (che hanno tutte la caratteristica di non comportare trasferimenti di risorse tra idiversi Paesi dell’Unione), e altre potrebbero essere avanzate. Tutte queste proposte,tuttavia, presuppongono forme di garanzia congiunta che per il momento vengono ritenutetabù. Su questo bisognerà lavorare. In questo contesto l’ipotesi di trasformare i debitieuropei collocati all’interno del sistema delle banche centrali europea in titoli europei,sarebbe razionale e non dovrebbe incontrare opposizioni tecniche, ma sicuramenteincontrerebbe resistenze politiche molto forti.Si pone anche con molta evidenza il problema dello statuto della BCE che è chiaramenteinadeguato rispetto agli obiettivi di un mercato interno funzionante in modo corretto. L’ideache l’unica funzione di una Banca Centrale debba essere quella di controllare l’inflazione,dopo 10 anni di effettiva deflazione a livello mondiale, appare grottesca, così come èinaccettabile dover fare i conti, in un unico mercato, con molteplici tassi di interesse diversi(spread). L’Italia, in accordo con la Francia e altri Paesi, dovrebbe cercare di porre laquestione sui tavoli europei, fornendo le necessarie garanzie sulla gestione della propriafinanza pubblica. I rischi di un collasso del progetto europeo per ragioni economiche,politiche e sociali, è molto forte, nonostante gli strumenti di intervento posti in essere dallaCommissione (che tuttavia hanno il limite, finora, di produrre ulteriore debito per i singoliPaesi non appena venissero adottati) e dalla BCE che è l’Istituzione che finora garantisceancora la tenuta della moneta unica, sia pure nei limiti del suo mandato che consentesoltanto una monetizzazione indiretta dei debiti degli Stati, ed esclude soluzioni tipohelicopter money, che invece vengono oggi adottate dalle altre banche centrali. Del resto non è un caso che in questo momento tutti e tre i principali pilastri su cui si èbasata finora l’Unione Europea: Shengen, il patto di stabilita, e le norme sulla concorrenzae sugli aiuti di Stato, sono sospesi.E’ difficile prevedere come evolverà la situazione dopo la crisi. Una possibilità, cheprobabilmente è quella cui pensano la Germania e i suoi satelliti, è quella di ritornareall’ortodossia che ha prevalso negli anni passati con la dose di austerità necessaria.Questo approccio è quello che più probabilmente porterebbe alla dissoluzione dell’Europa.Per evitare questo rischio sarebbero necessari cambiamenti rilevanti: al posto del patto distabilità e delle regole di Maastricht, andrebbe introdotta la golden rule per gli investimenti,ma si dovrebbe anche trovare una soluzione per la sistemazione dei debiti pubblicipregressi, e una politica di cooperazione e rilancio delle politiche fiscali. In assenza diquesti cambiamenti, è molto probabile che l’Italia sarebbe costretta ad adottare interventidi finanza straordinaria piuttosto incisivi. Stando così le cose, appare scarsamentecomprensibile l’accesa polemica sull’adesione o meno al MES, dal momento che i rischi didefault che corre il Paese sono già oggi molto elevati, anzi addirittura certi se la coperturadella BCE venisse meno o fosse considerata insufficiente dai mercati. In altre parole, nonha molto senso preoccuparsi della Troika futura se essa è già (virtualmente) presente tranoi oggi.All’interno di questa strategia è anche possibile che si cerchi di promuovere una crescitaad ogni costo, accantonando ogni velleità di Green new deal e di cambio del modello disviluppo europeo, come già propone la Repubblica Ceca e come potrebbero desideraresettori non trascurabili dei produttori europei.La soluzione preferibile sarebbe ovviamente quella di approfittare della crisi per cambiareil modello di sviluppo europeo, accelerando gli investimenti necessari alla transizioneecologica e per le infrastrutture comuni, comprese quelle sociali come la sanità,l’assicurazione contro la disoccupazione, ecc., e rilanciando il processo di integrazione siaper quanto riguarda il ruolo della Banca Centrale che per la gestione del debito. Senza le correzioni indicate al modello tradizionale, o in mancanza di un deciso cambio distrategia, come alternativa non resta che la dissoluzione dell’Europa e l’adozione dimodelli di gestione autoritari, isolazionistici, protezionisti, come quelli già in essere inUngheria o Polonia, con l’illusione di poter seguire una via cinese allo sviluppo. Talesoluzione, che è quella preferita dai sovranisti (di destra e di sinistra) comporterebbe per

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l’Italia un impoverimento valutabile in almeno un 30% del nostro reddito e della nostraricchezza.Venendo più specificamente ai problemi italiani, va riconosciuto che il Governo Conte hagestito in maniera adeguata la crisi sanitaria. Anche la fase 2 sembra aver avuto un buoninizio. Le misure economiche e finanziarie messe in campo sono -più o meno- quellegiuste, anche se scontiamo i limiti di finanziamento imposti dal livello del nostro debitopubblico, e le abituali difficoltà nella fase attuativa con tutte le recriminazioni del caso. Ilprotrarsi di questi ritardi potrebbe tuttavia compromettere la ripresa, comportando ilfallimento di molteplici piccole attività, e provocando contraccolpi sociali molto forti. Inparticolare le misure previste, mentre appaino adeguate per i lavoratori che operano incontesti strutturati e per le imprese, lasciano ai margini un ampio settore di piccole attivitàcommerciali o di servizi la cui operatività è stata cancellata dalla crisi e che non hannoforza organizzativa e rappresentanza politica. La crisi ha dato nuova forza e stabilità al Governo, nonostante le intemperanze di Renzi,facendo dimenticare una manovra finanziaria tutt’altro che soddisfacente (tutta in deficit),ma che comunque scontava le infauste decisioni degli anni precedenti. Ora da più parti sisostiene che, una volta finita l’emergenza, l’attuale Governo non sarà in grado di gestire laripresa in quanto privo di uomini, di visione, e di programmi credibili. C’è del vero in questaposizione, e c’è il rischio di sottovalutare l’entità delle riforme necessarie, e comunquemanca un’analisi condivisa dei problemi del Paese. Si confronteranno in proposito due linee alternative: ci sarà chi sosterrà che bisognaproseguire con le “riforme strutturali”, deregolando l’economia (la “lotta alla burocrazia”),privatizzando tutto il possibile, riducendo le imposte, condonando, derogando ai contratti dilavoro, ecc.; dall’altro si insisterà sulla lotta alle diseguaglianze, sul rafforzamento delwelfare, sulla transizione ecologica, ecc. Al di là degli opposti orientamenti che i dueapprocci indicati esprimono, essi (soprattutto il primo) non sono sufficienti a fornire unvalido indirizzo politico per il nostro Paese. Ciò di cui ci sarà bisogno, dopo la crisi, è infattiun grande e realistico programma di riforme radicali volte ad aumentare sia i livelli diproduttività ed efficienza del Paese sia una maggiore eguaglianza e giustizia.La questione più urgente da affrontare è la predisposizione di un grande programmapluriennale di investimenti pubblici, debitamente finanziati anno per anno fino alcompimento dell’opera, dalla banda larga (per la quale dovrebbe essere risulto ilcontenzioso tra Tim e Open Fiber, unificando l’infrastruttura), alla tutela del territorio, allaefficienza energetica, alle infrastrutture, al completamento delle opere già iniziate,stabilendo per ogni progetto tempi certi, responsabilità, regole di esecuzione. La ripresa diuna crescita adeguata è un prerequisito per l’Italia. Condiziona tutto il resto. Sarebbeanche necessario costituire un organismo in grado di formulare progetti (e relativi bandi)definiti ed operativi sia a livello nazionale che locale. Si tratta di rilanciare, anzireinventare, un settore trascurato ed abbandonato e che dovrebbe essere una funzionepropria e fondamentale del ministero delle Infrastrutture.Analogamente sarebbe necessario trovare le risorse per aumentare i finanziamenti per lascuola e la ricerca.In questo contesto si potrebbe pensare a un programma di rilancio delle zone interne inmodo da renderle vivibili non solo a fini produttivi, ma anche per il loro ripopolamento. Illavoro a distanza può fornire opportunità a questo fine. La crisi ha posto in evidenza la necessità di una riforma del nostro welfare. Per quantoriguarda la sanità, gli indirizzi sono chiari: rafforzare il presidio territoriale e la rete diassistenza e controllo di base, rafforzare la sanità delle Regioni meridionali, ecc. Resta davedere in che misura questo rafforzamento del sistema pubblico sia compatibile con laaccresciuta e crescente presenza della sanità privata nel nostro Paese. Le risorsedisponibili, infatti, rimangono limitate La crisi ha evidenziato l’insufficienza, anzi l’assenza, di sostegni monetari rapidamenteattivabili in caso di emergenza per tutto il mondo del lavoro non dipendente. Bisognerebbe

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studiare forme di intervento specifiche e relativi sistemi di finanziamento. Ciò, a sua voltaevidenzia la necessità di meccanismi, diversi da quelli attuali, di finanziamento del welfarecome quelli da me indicati nelle mie proposte di riforma fiscale.Bisogna proseguire nel processo di ricomposizione del mercato del lavoro, e approvareuna legge sulla rappresentanza sindacale.Vi sono anche alcune questioni costituzionali da valutare con attenzione. La primariguarda la riforma del Titolo V che l’esperienza dell’epidemia ha dimostrato del tuttoinadeguato e fonte di confusione e paralisi operative. Rinvio anche in questo caso ad altrimiei scritti, tuttavia la riforma dovrebbe superare l’improbabile individuazione edelencazione di competenze esclusive e concorrenti limitandosi a stabilire che i rapporti tradiversi livelli di Governo debbano avvenire in base al principio di sussidiarietà, salva laprevalenza dell’interesse nazionale. Vi è poi il problema dell’art. 53 della Costituzionerelativo alle caratteristiche del sistema tributario che andrebbe integrato prevedendo oltreal principio di equità “verticale”, la progressività, anche quello di equità “orizzontale”, inmodo da evitare abusi e discriminazioni tra contribuenti con lo stesso reddito e che sitrovano nelle stesse condizioni. Oggi l’esercizio di una totale discrezionalità è talmentediffuso da rendere del tutto irrazionale il nostro sistema di prelievo. Rimane anche apertala questione del ruolo del Senato e quella della regolamentazione dei Partiti politici (art.49).Andrebbe rivista l’intera materia degli incentivi alle imprese che sono fonte di sprechi,abusi, sovrapposizioni, senza nessuna verifica sulla loro efficacia.La riforma del sistema fiscale è urgente. Su questo ho scritto molto in varie sedi, e non midilungo. Va chiarito comunque che sulle “tasse” si giocano opposte visioni del mondo edell’economia. Se si vuole un sistema di welfare adeguato, istituzioni pubbliche autorevoli,infrastrutture moderne ecc. le tasse sono necessarie e devono finanziare l’intera spesapubblica salvo quella destinata ad investimenti produttivi. Il contrasto all’evasione èessenziale e prioritario; anche in questo caso le proposte non mancano e ad esse rinvio,salvo sottolineare il ruolo improprio assunto negli ultimi anni dal Garante della Privacy cheha di fatto ostacolato o bloccato l’uso sistematico delle banche dati da parte dell’Agenziadelle entrate, mentre oggi e in futuro il contrato all’evasione dovrà avvenire utilizzandosistemi di intelligenza artificiale, e i big data. Per quanto riguarda le spese occorre ilmassimo rigore per evitare sprechi ed eccessi di qualsiasi genere.Vi è poi il problema della “burocrazia”, e cioè del funzionamento del nostro apparatopubblico che è senza ombra di dubbio una questione fondamentale e un ostacolo per lanostra economia. La nostra incapacità di gestire, di attuare tempestivamente le norme, diformulare procedure praticabili è tale da provocare una semi-paralisi delle attività dellenostre istituzioni. Il problema, tuttavia, è molto più complesso e strutturale di quanto non siriconosca, e ha le sue origini nella stessa concezione generale e nella articolazioneconcreta del nostro diritto amministrativo. E’ un problema culturale che ha a che vederecon la logica del sistema normativo, il funzionamento della giurisdizione, i criteri diassunzione e di carriera, le professionalità richieste, ecc. Tutti i Governi recenti hannovarato riforme della Pubblica Amministrazione senza alcun successo, affidandole a giuristiesperti di diritto amministrativo che collocano la P.A. all’interno di una visione organicistica,un settore da regolare unitariamente, un insieme di procedure standard valide in ognicaso. Il sistema inoltre si autoalimenta in quanto gli uffici legislativi, i gabinetti dei ministrisono nelle mani di esperti di diritto amministrativo (magistrati del Consiglio di Stato, deiTAR, della Corte dei Conti) che scrivono leggi complesse e contorte che il Parlamentocontribuisce a complicare ancora di più, e che fanno la felicità degli avvocati. In altreparole, la questione è irrisolvibile con ritocchi e interventi puntuali. Sarebbe necessario uncompleto capovolgimento del modus operandi attuale. Per ogni amministrazione andrebbestudiato ed attuato un vero e proprio piano industriale sulla base dei compiti da svolgere edel contesto in cui opera. Dovrebbe essere consentito a chi dirige le singole strutture diadeguare o mutare l’organizzazione degli uffici secondo le necessità, e di assumere (con

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forme concorsuali moderne) i profili professionali necessari. Accanto alla funzionedirigenziale dovrebbe essere riconosciuto un ruolo di esperti con gli stessi livelli retributivima senza compiti di gestione. Le competenze necessarie richiederebbero molti giuristi inmeno, molti ingegneri, economisti, statistici, esperti di gestione aziendale, eventualmenteanche matematici e filosofi in più, vale a dire persone in grado di analizzare e risolvere iproblemi senza limitarsi ad enunciarli. Insomma una vera e propria rivoluzione alla qualesiamo tutt’altro che preparati. La burocrazia dello Stato andrebbe ricostruita e valorizzata,e non contestata e umiliata come oggi avviene.Anche la questione della corruzione andrebbe affrontata diversamente, senza paralizzaregli operatori, ai quali vanno riconosciuti, in tutta sicurezza, poteri decisionali, autonomia ediscrezionalità nei limiti che normalmente vengono concessi ai dirigenti del settore privato.Vanno introdotti o potenziati organismi di controllo interni alle singole amministrazioni,indipendenti e con alta professionalità, in grado di verificare la sostanza delle condotte diciascuno, intervenendo ex post in caso di necessità senza paralizzare l’amministrazione ecaricare di lavoro inutile i tribunali, ma con una capacità di deterrenza sostanziale.Per quanto riguarda le politiche industriali, il primo aspetto che va sottolineato riguarda il“nanismo” delle nostre imprese. Nel corso degli ultimi 10-20 anni si è cercato più volte diintervenire ad incentivare, prevalentemente con misure di carattere fiscale, fusioni,acquisizioni, ecc., si sono varate prima la Dit, poi l’ACE per facilitare la crescita mediantericorso al capitale proprio, ma il successo è stato trascurabile. Su questo problemainfluiscono diversi fattori a partire da quello culturale, ma un ruolo rilevante va attribuito atutti i meccanismi di favore, di agevolazione, di incentivo che prevedono soglie massimeper l’accesso ai benefici previsti, e che riguardano norme e prescrizioni centrali o localiche incentivano le imprese a rimanere piccole. Inoltre l’evasione e l’elusione fiscalegiocano un ruolo rilevante in quanto la dimensione ridotta o familiare facilitano lamancanza di trasparenza. Inoltre sarebbe opportuno unificare le partecipazioni statali in uno o più appositicontenitori per una loro gestione razionale al fine di effettuare investimenti a lungo terminein settori in cui le imprese private non sono in grado o non vogliono assumere rischi. Inaltri termini si dovrebbe passare da una gestione finanziaria volta a massimizzare idividendi del Tesoro, come quella attuale, ad una gestione orientata alla crescita e allosviluppo del Paese. Le holding così create dovrebbero essere totalmente indipendentirispetto a pressioni e interessi politici o sindacali.In conclusione, i problemi da affrontare sono numerosi e complessi. Le risorse disponibilisono e resteranno scarse, e quindi andranno definite priorità, e risolti possibili conflitti tragli obiettivi (trade-off). La linea che qui viene prospettata non si basa sul rilancio deiconsumi individuali e sulla conseguente ripresa del mercato, bensì su un consapevole econsistente aumento degli investimenti pubblici e privati e su riforme istituzionali estrutturali in grado di far progredire un Paese che finora non ha saputo adattarsi allenecessità della nuova economia che si è sviluppata negli ultimi decenni. Si tratta diinvestire sul domani, piuttosto che pensare di ottenere risultati immediati come promette(illusoriamente) l’altra linea.

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Commissione Europea 27.5

EUROPE’S MOMENT: REPAIR AND PREPARE FOR THE NEXT GENERATION

Oggi la Commissione europea ha presentato la sua proposta per un grande piano diripresa. Per garantire che la ripresa sia sostenibile, uniforme, inclusiva ed equa per tutti gliStati membri, la Commissione europea propone di creare un nuovo strumento di ripresa,Next Generation EU, integrato in un bilancio UE potente, moderno e rinnovato nel lungotermine. La Commissione ha inoltre presentato il suo programma di lavoro modificato per il2020, che darà priorità alle azioni necessarie per stimolare la ripresa e la resilienzadell'Europa.Il coronavirus ha scosso l'Europa e il mondo fino al suo nucleo, testando i sistemi sanitarie assistenziali, le nostre società ed economie e il nostro modo di vivere e lavorareinsieme. Per proteggere vite e mezzi di sussistenza, riparare il mercato unico e costruireuna ripresa duratura e prospera, la Commissione europea propone di sfruttare appieno ilpotenziale del bilancio dell'UE. La prossima generazione dell'UE di 750 miliardi di euro e irinforzi mirati al bilancio UE a lungo termine per il 2021-2027 porteranno la potenza difuoco finanziaria totale del bilancio UE a 1,85 trilioni di euro.Il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha detto: Il piano di ripresa trasforma l'immensa sfida che ci troviamo ad affrontare in un'opportunità,non solo sostenendo la ripresa, ma anche investendo nel nostro futuro: il Green Dealeuropeo e la digitalizzazione stimoleranno l'occupazione e la crescita, la resilienza dellenostre società e la salute delle nostre ambiente. Questo è il momento dell'Europa. Lanostra volontà di agire deve essere all'altezza delle sfide che tutti dobbiamo affrontare.Con Next Generation EU stiamo fornendo una risposta ambiziosa.Il Commissario Johannes Hahn, responsabile del bilancio UE, ha dichiarato: Il nostro bilancio comune è al centro del piano di ripresa dell'Europa. L'ulteriore potenza difuoco dell'UE della prossima generazione e il quadro finanziario pluriennale rafforzato cidaranno il potere della solidarietà di sostenere gli Stati membri e l'economia. Insieme,l'Europa sorgerà più competitiva, resiliente e sovrana.Il vicepresidente Maroš Šefčovič, responsabile delle relazioni interistituzionali edella previsione, ha dichiarato: La ripresa avrà bisogno di una forte direzione politica. Il programma di lavoro adattato, cheriflette la nuova realtà, dimostra che ci concentreremo su tutte le nostre azioni persuperare la crisi, rilanciare l'economia e mettere l'Unione europea fermamente su unpercorso di ripresa resiliente, sostenibile ed equo. Ci aiuterà a riprenderci più forti.INVESTIRE PER LA PROSSIMA GENERAZIONEIntegrando gli sforzi nazionali, il bilancio dell'UE si trova in una posizione unica persostenere una ripresa socioeconomica equa, riparare e rivitalizzare il mercato unico,garantire condizioni di parità e sostenere gli investimenti urgenti, in particolare nelletransizioni verdi e digitali, che sono la chiave per la futura prosperità e resilienzadell'Europa.Next Generation EU raccoglierà fondi portando temporaneamente il massimale dellerisorse proprie al 2,00% del reddito nazionale lordo dell'UE, consentendo allaCommissione di utilizzare il suo forte rating creditizio per prendere in prestito 750 miliardidi euro sui mercati finanziari. Questo finanziamento aggiuntivo sarà incanalato attraverso iprogrammi dell'UE e rimborsato per un lungo periodo di tempo nei futuri bilanci dell'UE,non prima del 2028 e non dopo il 2058. Per contribuire a questo obiettivo in modo equo econdiviso, la Commissione propone una serie di nuove risorse proprie. Inoltre, al fine direndere i fondi disponibili quanto prima per rispondere alle esigenze più pressanti, laCommissione propone di modificare l'attuale quadro finanziario pluriennale 2014-2020 perrendere disponibili ulteriori 11,5 miliardi di euro già nel 2020.

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I fondi raccolti per l'UE della prossima generazione saranno investiti in tre pilastri:1. Sostegno agli Stati membri mediante investimenti e riforme:

- Un nuovo strumento di ripresa e resilienza di 560 miliardi di euro offrirà sostegnofinanziario agli investimenti e alle riforme, anche in relazione alle transizioni verdi edigitali e alla resilienza delle economie nazionali, collegandole alle priorità dell'UE.Questo strumento sarà integrato nel semestre europeo. Sarà dotato di unmeccanismo di sovvenzione fino a 310 miliardi di euro e sarà in grado di coprirefino a 250 miliardi di euro di prestiti disponibili.Il sostegno sarà disponibile per tutti gli Stati membri, ma si concentrerà sui piùcolpiti e dove le esigenze di resilienza sono maggiori.

- Un aumento di 55 miliardi di euro degli attuali programmi della politica di coesioneentro il 2022 nell'ambito della nuova iniziativa REACT-UE da stanziare sulla basedella gravità degli impatti socioeconomici della crisi, compreso il livello didisoccupazione giovanile e la relativa prosperità degli Stati membri.

- Una proposta per rafforzare il Just Transition Fund fino a 40 miliardi di euro, gli Statimembri più vicini ad accelerare la transizione verso la neutralità climatica.

- Un rafforzamento di 15 miliardi di euro per il Fondo Europeo Agricolo per loSviluppo Rurale per sostenere le aree rurali nel rendere necessari i cambiamentistrutturali in linea con l'Accordo Verde Europeo e raggiungere gli ambiziosi obiettiviin linea con le nuove strategie sulla biodiversità e Farm to Fork.

2. Avviare l'economia dell'UE incentivando gli investimenti privati:

- Un nuovo strumento di sostegno alla solvibilità mobiliterà risorse private persostenere urgentemente le imprese europee redditizie nei settori, nelle regioni e neipaesi più colpiti. Può essere operativo dal 2020 e avrà un budget di 31 miliardi dieuro, con l'obiettivo di sbloccare 300 miliardi di euro di supporto alla solvibilità per leaziende di tutti i settori economici e prepararle per un futuro più pulito, digitale eresiliente.

- Aggiornare Investeu, il programma di investimento faro dell'Europa, a un livello di15,3 miliardi di euro per mobilitare investimenti privati in progetti in tutta l'Unione.

- Un nuovo strumento di investimento strategico integrato in Investeu, per generareinvestimenti fino a 150 miliardi di EUR per stimolare la resilienza dei settoristrategici, in particolare quelli legati alla transizione verde e digitale, e le principalicatene del valore nel mercato interno. grazie ad un contributo di 15 miliardi di euroda Next Generation EU.

3. Affrontare le lezioni della crisi:

- Un nuovo programma sanitario, Eu4health, per rafforzare la sicurezza sanitaria epreparare le future crisi sanitarie con un bilancio di 9,4 miliardi di euro.

- Un rafforzamento di 2 miliardi di euro del l'Unione europea, il meccanismo diprotezione civile del l'Unione, che sarà ampliato e rafforzato per preparare erispondere alle crisi future.

- Un importo di 94,4 miliardi di euro diHorizon Europe, che sarà rafforzato perfinanziare la ricerca vitale in materia di salute, resilienza e transizione verde edigitale.

- Sostenere i partner globali dell'Europa con ulteriori 16,5 miliardi di euro per l'azioneesterna, compreso l'aiuto umanitario.

- Altri programmi dell'UE saranno rafforzati per allineare pienamente il futuro quadro

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finanziario alle esigenze di ripresa e alle priorità strategiche. Altri strumenti sarannorafforzati per rendere il bilancio dell'UE più flessibile e reattivo.

Raggiungere un rapido accordo politico sul l'UE di prossima generazione e sul bilanciogenerale del l'UE per il 20212027 a livello di Consiglio europeo entro luglio è necessarioper dare nuovo dinamismo alla ripresa e dotare l'UE di uno strumento potente perrimettere in piedi l'economia e costruire per il futuro.

I FONDAMENTI POLITICI DELLA RIPRESA

Rilanciare l'economia non significa tornare allo status quo prima della crisi, ma andareavanti. Dobbiamo riparare i danni a breve termine causati dalla crisi in modo da investireanche nel nostro futuro a lungo termine. Tutti i fondi raccolti attraverso Next GenerationEU saranno incanalati attraverso programmi UE nel rinnovato bilancio UE a lungo termine:

L'Accordo verde europeo come strategia di ripresa dell'UE:

- Una massiccia ondata di ristrutturazione dei nostri edifici e infrastrutture eun'economia più circolare, portando posti di lavoro locali;

- l'attuazione di progetti per l'energia rinnovabile, in particolare eolica, solare e l'avviodi un'economia pulita dell'idrogeno in Europa;

- trasporti e logistica più puliti, compresa l'installazione di un milione di punti diricarica per i veicoli elettrici e un impulso per il trasporto ferroviario e la mobilitàpulita nelle nostre città e regioni;

- Rafforzare il Just Transition Fund per sostenere la riqualificazione, aiutare leimprese a creare nuove opportunità economiche.

Rafforzare il mercato unico e adattarlo all'era digitale:

- investire in una maggiore e migliore connettività, in particolare nella rapidadiffusione delle reti 5G;

- una più forte presenza industriale e tecnologica in settori strategici, tra cuil'intelligenza artificiale, la sicurezza informatica, il supercomputing e il cloud;

- Costruire un'economia dei dati reali come motore per l'innovazione e la creazione diposti di lavoro;

- Aumento della resilienza informatica.

Un recupero equo e inclusivo per tutti:

- Il programma europeo di riassicurazione per la disoccupazione a breve termine(SURE) fornirà 100 miliardi di euro per sostenere i lavoratori e le imprese;

- Un'agenda delle competenze per l'Europa e un piano d'azione per l'istruzionedigitale garantiranno competenze digitali per tutti i cittadini dell'UE;

- Salari minimi equi e misure vincolanti di trasparenza salariale aiuteranno i lavoratorivulnerabili, in particolare le donne;

- La Commissione europea sta intensificando la lotta contro l'evasione fiscale e ciòaiuterà gli Stati membri a generare entrate.

COSTRUIRE UN'UE PIÙ RESILIENTE

L'Europa deve rafforzare la propria autonomia strategica in una serie di settori specifici, tracui le catene del valore strategico e lo screening rafforzato degli investimenti esteri diretti.

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Per aumentare la preparazione alle crisi e la loro gestione, la Commissione rafforzeràl'Agenzia europea per i medicinali e conferirà un ruolo più forte al Centro europeo per ilcontrollo delle malattie (CEPCM) nel coordinare le risposte mediche in caso di crisi.Il recupero deve essere inequivocabilmente basato sui diritti fondamentali e sul pienorispetto dello Stato di diritto. Le misure di emergenza devono essere limitate nel tempo estrettamente proporzionate. La valutazione della Commissione sarà inclusa nella primarelazione nel quadro del meccanismo dello Stato di diritto.Possiamo e dobbiamo imparare la lezione da questa crisi, ma questo può essere fatto solocoinvolgendo i nostri cittadini, le comunità e le città. La Conferenza sul futuro dell'Europasvolgerà un ruolo importante nell'ulteriore rafforzamento delle basi democratichedell'Europa nel mondo post-coronavirus.

UNA LEADERSHIP GLOBALE RESPONSABILE

L'UE è impegnata a guidare gli sforzi internazionali verso una vera ripresa globale, inparticolare attraverso un coordinamento congiunto con le Nazioni Unite, il G20 e il G7, ilFondo monetario internazionale, la Banca mondiale o l'Organizzazione internazionale dellavoro. L'UE continuerà a lavorare a stretto contatto con i paesi limitrofi ad est e a sud econ i partner africani.

CONTESTO

La dichiarazione comune dei membri del Consiglio europeo adottata il 26 marzo 2020 hainvitato la Commissione europea a sviluppare una strategia di uscita coordinata, un pianodi ripresa globale e investimenti senza precedenti per consentire il normale funzionamentodelle nostre società ed economie e raggiungere una crescita sostenibile, integrando tral'altro la transizione verde e la trasformazione digitale. Sulla base di tale mandato, il 15aprile i presidenti della Commissione e del Consiglio hanno presentato, come primopasso, una tabella di marcia comune europea per la revoca delle misure di contenimentodel Covid-19. Il pacchetto presentato oggi, basato su una proposta rinnovata per ilprossimo bilancio UE a lungo termine e sul programma di lavoro aggiornato dellaCommissione per il 2020, affronta la seconda parte del mandato, vale a dire la necessità diun piano di ripresa globale.L'UE ha già fornito una risposta collettiva coordinata e potente per attutire il colpoeconomico della crisi del coronavirus. Abbiamo allentato i nostri quadri fiscali e di aiuti diStato per dare spazio agli Stati membri di agire. Stiamo utilizzando tutti gli euro disponibilinel bilancio dell'UE per sostenere il settore sanitario, i lavoratori e le imprese e mobilitare ifinanziamenti dai mercati per contribuire a salvare posti di lavoro.

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VOX EU 26.5

L'Europa ai tempi di Covid-19: Un nuovo crash test e una nuova opportunità

Agnès Bénassy-Quéré (Professor, Paris School of Economics - University of Paris 1Panthéon-Sorbonne), Beatrice Weder di Mauro (Professor of International Economics,Graduate Institute of Geneva; Distinguished Fellow, INSEAD Emerging Markets Institute,Singapore; President, CEPR)

Dopo un periodo di esitazione, i governi in Europa hanno reagito con forza alla pandemiadi Covid-19 con varie strategie che combinano allontanamento sociale, test, quarantena eblocchi. Durante una pandemia, tuttavia, il coordinamento è fondamentale e la riparazionedel bilancio societario e del mercato unico, nonché la ripresa economica costituiscono benicomuni. Questo articolo fa il punto sui progressi compiuti nell'affrontare la crisi sui tre assidella politica monetaria, bancaria e fiscale a livello europeo. Il piano di ripresa dell'UE chesta prendendo forma sembra promettente e potrebbe rappresentare un segno significativodi solidarietà e unità europea.La ripresa dalla crisi di Covid e dalle relative chiusure è probabilmente lenta a causa delladepressione dei consumi e degli investimenti, e richiederà una rapida riallocazione sia delmercato del lavoro che del mercato dei capitali. Essendo lo shock sia esogeno chedrammatico, ci si sarebbe potuti aspettare che i politici europei dimenticasserotemporaneamente i loro disaccordi. Tuttavia, anche in circostanze così ovvie, ilcoordinamento europeo si è dimostrato più doloroso che mai e si sono riaperte moltevecchie linee di demarcazione nel dibattito sull'architettura dell'euro. Allo stesso tempo, unnotevole grado di dibattito produttivo e di consenso è stato forgiato tra gli economisti ditutta Europa, che riuniamo in un nuovo eBook Voxeu (Bénassy-Quéré e Weder di Mauro2020).Le principali misure europee adottate finoraDallo scoppio della pandemia, i governi nazionali sono stati in prima linea. Tuttavia, sonostati sostenuti da un'azione europea su tre assi economici principali: (1) monetario ebancario, (2) aiuti di Stato e norme fiscali e, più recentemente, (3) finanziamenti.Presentiamo una breve panoramica di questi tre assi a partire da metà maggio 2020 esottolineiamo le principali difficoltà che appariranno lungo la strada.

Dall'inizio del crollo economico legato a Covid, la BCE ha reagito rapidamente sia intermini di politica monetaria sia come autorità di vigilanza bancaria, mentre anche iregolamenti bancari sono stati allentati (vedi allegato 1).La rapida azione sul fronte monetario è stata completata da misure volte a incentivare lebanche a concedere prestiti. Quest'ultimo non solo beneficerebbe di un costo dirifinanziamento negativo, ma beneficerebbe anche di un quadro di accantonamento piùamichevole per i prestiti in sofferenza, e varie riserve di capitale sarebbero anche allentateper lasciare spazio a questi prestiti aggiuntivi (vedi allegato 2).

Verso una risposta fiscale europea, lentamenteSul fronte fiscale, la risposta europea è iniziata facilitando la strada per le politichenazionali piuttosto che progettare una risposta a livello UE. La Commissione ha infattiadottato rapidamente due importanti decisioni:- allentare le norme in materia di aiuti di Stato e- attivare la clausola di salvaguardia generale del patto di stabilità e crescita.

Queste due misure hanno creato un margine di manovra per un sostegno immediato alivello degli Stati membri. A livello dell'UE e dell'area dell'euro, tuttavia, i progressi sonostati molto più lenti. Il dibattito si è sviluppato su diverse dimensioni:

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CondizionalitàIl ruolo della condizionalità è quello di garantire che i prestiti saranno rimborsati, quindil'assistenza di emergenza è distinta da un salvataggio. In parte, la riluttanza a concedereprestiti senza condizionalità può essere correlata ad un desiderio dei creditori di averevoce in capitolo sulla spesa, una preoccupazione può sembrare legittima alla luce dellepressioni politiche che i governi devono affrontare internamente. Ma è anche informatodalle preoccupazioni di rischio morale e dalla storia di un dibattito prolungato e polarizzatosulla scia dell'ultima crisi. In altre parole, il discorso politico interno in diversi paesi staancora riproducendo l'ultima crisi finanziaria piuttosto che affrontare quella attuale.

Il discorso politico interno in diversi paesi sta ancora rivivendo l'ultima crisifinanziaria piuttosto che affrontare quella attuale.

Prestiti contro sovvenzioni (ad es. spesa fiscale effettiva)Secondo il Trattato (art. 310), il bilancio dell'UE deve essere bilanciato su base annuale.Art. 122(2) consente tuttavia all'UE di contrarre prestiti per estendere i prestiti back-to-backa uno Stato membro in caso di calamità naturali o di eventi eccezionali al di là del [suo]controllo. Al di là della discussione giuridica, vi è un forte interesse economico per unacombinazione di prestiti e sovvenzioni. In particolare, quando un sovrano o una società ègià fortemente indebitata, l'aggiunta di ulteriore indebitamento può portare a problemi dilungo periodo di overhang del debito.Mentre l'iniziativa SURE si basa sui prestiti (cfr.riquadro 3), la Commissione europea el'accordo franco-tedesco del 18 maggio 2020 prevedono un'ampia quota di spesa nelFondo di ripresa. La Commissione avrebbe chiesto prestiti sui mercati, ma invece diprestare il denaro ai governi nazionali, lo avrebbe speso per programmi di ripresa specifici,come parte di una strategia di ripresa globale dell'UE all'interno di un bilancio UEtemporaneamente aumentato.Mentre l'iniziativa SURE si basa sui prestiti (cfr.riquadro 3), la Commissione europea el'accordo franco-tedesco del 18 maggio 2020 prevedono un'ampia quota di spesa nelFondo di ripresa. La Commissione avrebbe chiesto prestiti sui mercati, ma invece diprestare il denaro ai governi nazionali, lo avrebbe speso per programmi di ripresa specifici,come parte di una strategia di ripresa globale dell'UE all'interno di un bilancio UEtemporaneamente aumentato.

Prestiti europei (bilancio UE) contro prestiti congiunti e/o diversi (o obbligazionicoronariche)Questo è l'ambito in cui il dibattito è stato più difficile e divisivo. In linea di principio, ènell'interesse di ciascuno Stato membro che (1) gli altri Stati membri dispongano di risorsesufficienti per combattere la pandemia (anche con costosi blocchi), e (2) la pandemia noninneschi una crisi del debito sovrano. Pertanto, ogni governo dovrebbe essere in grado dicontrarre prestiti a bassi tassi di interesse per lunghe scadenze al fine di ridurre al minimoil costo del debito e il rischio di differimento. Inoltre, i beni comuni a livello europeodovrebbero essere finanziati a livello sovranazionale e in comune. Un vantaggiofondamentale dei prestiti a livello sovranazionale è quello di alleviare la pressione suidebiti nazionali. Inoltre, consentirebbe di creare potenzialmente grandi volumi di attivitàsicure ( che stabilizzerebbero il settore bancario e faciliterebbero i programmi di acquistodi attività della BCE. Tuttavia, le diverse proposte hanno implicazioni diverse in termini diresponsabilità, come descritto nella figura 1.

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Un modo per consentire alla Commissione europea di contrarre prestiti per conto dell'UE èsostenere le obbligazioni emesse con futuri contributi più elevati al bilancio dell'UE daparte degli Stati membri. Un'alternativa (o complemento) sarebbe quella di sostenere ildebito almeno in parte con nuove risorse proprie, come i proventi dell'ETS, le imposte sulcarbonio o altri prelievi.Un altro percorso è attraverso una sorta di veicolo speciale ad hoc (SPV). Questo a suavolta potrebbe avere due varianti. Il primo è quello in cui l'SPV prende in prestito dagli Statimembri (Eurobond o Coronabond) una garanzia congiunta e multipla. In alternativa, l'SPVpotrebbe emettere garanzie limitate (limitate) garantite dagli Stati membri (ad es. diverse,ma non garanzie congiunte). Questo è stato il caso del Fondo europeo di stabilitàfinanziaria (FESF), un SPV per la risoluzione delle crisi creato nel 2010 per fornireassistenza finanziaria a Irlanda, Portogallo e Grecia.

Risorse proprieUn elemento chiave dell'equazione nel periodo post-crisi sarà la capacità degli Statimembri di aumentare le tasse senza bloccare la ripresa del settore privato. Ci sono duemodi per farlo. Il primo è quello di cercare una nuova risorsa’ own (Garicano 2020). Unarisorsa di carbonio (entrate dal mercato ETS, tasse sul carbonio) sarebbe particolarmenteadatto in quanto allineerebbe gli incentivi dei governi sul progetto master Green Deal. Unaseconda via, che dovrebbe essere considerata complementare alla prima, consisterebbenell'accelerare i progetti di coordinamento fiscale a livello UE. L'imposta sul reddito delleimprese, in particolare per le attività digitali; un nuovo regime IVA; la digitalizzazione delleamministrazioni fiscali, ecc. (ad es. Bénassy-Quéré 2019). al fine di colmare le varieperdite transfrontaliere che insieme ammontano a più dell'1% del PIL e, eventualmente, diapplicare sistemi fiscali più progressivi.Cosa è necessario ora: Riparare, riavviare, recuperareDurante la prima fase, la priorità dei governi era evitare inutili sofferenze, la chiusura delleimprese e la perdita di posti di lavoro. Le azioni dei governi e delle banche centraliconsistevano nel fornire liquidità sufficiente a famiglie, imprese e banche, e il principioguida era di agire in fretta e fare tutto il necessario. (Baldwin e Weder di Mauro 2020).Nella seconda fase di riapertura dell'economia, la domanda è ancora debole e alcuni deidanni più a lungo termine di questa crisi cominciano a diventare più visibili. Alcune impresenon sono in grado di rimborsare i prestiti ricevuti e le insolvenze aumentano. Piani diristrutturazione industriale iniziano ad essere annunciati. Il principio di definizione in questa

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fase dovrebbe essere quello di riparare i bilanci societari ed evitare i problemi di uneccesso di debito, disincentivi all'investimento e insolvenze di massa. Ciò suggerisce undiverso pacchetto di misure:

- Pulizia dei bilanci aziendali. Questo comporterà il passaggio da titoli di debito astrumenti azionari o simili. Per le piccole e medie imprese, gli strumenti di capitaleproprio servirebbero a questo scopo (Boot et al. 2020a, 2020b). Un fondo europeodi capitale proprio dovrebbe servire a livellare le condizioni di concorrenza tra ipaesi (compensando la disparità di capacità a livello nazionale per fornirefinanziamenti generosi). Potrebbe anche integrare i sistemi nazionali, con il governonazionale che prende il primo pezzo di perdita. Tuttavia, un certo numero di principidovrebbe essere osservato. In primo luogo, dato il gran numero di imprese nell'UE,l'attuazione dell'intervento pubblico dovrebbe essere lasciata al livello nazionale,anche se con regole semplici, trasparenti e comparabili in tutti gli Stati membri. Insecondo luogo, la concezione dell'intervento pubblico dovrebbe garantire che lebanche integrino il costo sociale dei fallimenti nel loro processo decisionale. Adesempio, i creditori pubblici potrebbero accettare scarti di garanzia più elevati diquelli privati nel caso in cui i debiti di un'impresa redditizia siano ristrutturati. In terzoluogo, per le grandi imprese, date le esternalità del mercato unico (concorrenza,catene di valore), la Commissione dovrebbe assumere la guida per organizzare laristrutturazione nei settori più colpiti (ad es. le compagnie aeree). In caso dinazionalizzazione temporanea, dovrebbero essere predisposti piani di emergenzaper la successiva privatizzazione.

- Incoraggiare la ridistribuzione del lavoro. Durante la fase di ripresa, la domandarimarrà depressa in alcuni settori (ad es. ristoranti), mentre potrebbe riprendersirelativamente rapidamente in altri (ad es. costruzioni). All'interno di ciascun settore,la domanda aumenterà anche in modo disomogeneo (ad es. più e-commerce emeno negozi fisici). Pertanto, non possiamo escludere la carenza di manodopera inalcuni settori o sotto-settori, mentre la disoccupazione rimarrebbe elevata in altri.Oggi è impossibile affermare se tali effetti siano transitori o permanenti. Pertanto,dovremmo forse pensare in termini di flessibilità a breve termine e in termini divalore delle opzioni. Ciò comporterà disposizioni flessibili, come ad esempio prestitiai lavoratori di un'impresa ad un'altra impresa per un periodo di tempo limitato,riqualificazione i disoccupati per nuovi posti di lavoro, anche se alla fine possonorecuperare un posto di lavoro nella loro occupazione iniziale, e l'aumento dellaformazione sul posto di lavoro delle nuove generazioni.

La pandemia può avere un impatto duraturo sulla distribuzione della domanda tra consumie investimenti. Nella misura in cui le preferenze collettive si sono spostate a favore dellasalvaguardia dell'ambiente e degli investimenti nella tutela della salute, il nuovo regime dicrescita farà affidamento su maggiori investimenti pubblici e privati e su minori consumi. Ilpiano di ripresa dovrebbe accompagnare questo cambiamento strutturale facilitando leriallocazioni dei fattori, sostenendo gli investimenti pubblici, incentivando gli investimentiprivati e mobilitando i risparmi delle famiglie. Il piano di ripresa dovrebbe prevedereun'azione di riassegnazione dei fattori.

ConclusioneQuesta settimana la Commissione europea presenterà il suo piano di ripresa dell'UE e icontorni che stanno diventando visibili sembrano promettenti. Se adottato come previsto(500 miliardi di euro di spesa lungo alcune priorità strategiche, sostenuti dal bilancio UEcon possibili risorse proprie), costituirebbe effettivamente un salto di qualità per l'azione dipolitica fiscale a livello UE.La politica fiscale inizia quando il bilancio può essere in deficit nei periodi di crisi e in attivo

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nei periodi di congiuntura favorevole. Il disallineamento tra i contributi nazionali (basati sulPIL di ciascun paese e/o sulle risorse proprie) e l'allocazione delle spese (in base alleesigenze) non è del tutto nuovo in quanto è al centro dei fondi strutturali. Tuttavia, di fattocomporterà trasferimenti una tantum dai paesi meno colpiti a quelli più colpiti. Questo saràun segno significativo della solidarietà e dell'unità europea.

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Project Syndicate 26.5

Un balzo gigante per l'Europa?

LUCREZIA REICHLIN (ex direttore della ricerca presso la Banca centrale europea, èprofessore ordinario di Economia alla London Business School)

La proposta franco-tedesca per un fondo di riscossione COVID-19 non è proprio il"momento hamiltoniano" che alcuni hanno sostenuto. Ma, rimodellando il dibattito sullamutualizzazione dei rischi e i benefici dei trasferimenti, potrebbe preparare il terreno perun tale momento.LONDRA - Il fondo di recupero COVID-19 da € 500 miliardi ($ 547 miliardi) proposto dalcancelliere tedesco Angela Merkel e dal presidente francese Emmanuel Macron è statosalutato come una svolta per l'Unione europea - e per buoni motivi. Al di là delle sueimplicazioni economiche concrete, la proposta ribadisce un impegno di solidarietà da partedelle due maggiori economie dell'UE, gettando così le basi per autentici progressi versol'unione fiscale.La proposta di base è semplice. L'UE prenderebbe a prestito sul mercato a scadenzelunghe con una garanzia implicita dal bilancio comune. Quindi incanalerebbe i fondi presiin prestito verso le regioni e i settori più colpiti dalla crisi COVID-19.C'è ancora molto da negoziare, ad esempio dove offrire prestiti rispetto a sovvenzioni, chetipo di condizionalità applicare ai progetti e in che misura aumentare la capacità di bilancioaggregata. L'opposizione dei cosiddetti Frugal Four - Austria, Paesi Bassi, Finlandia eSvezia - richiederà senza dubbio alcuni compromessi.Tuttavia, lasciando da parte queste considerazioni e, mentre aspettiamo la proposta dellaCommissione europea questa settimana, è importante considerare le potenzialiimplicazioni a lungo termine per l'UE se verrà implementata una versione della propostafranco-tedesca.In particolare, da dove viene questo dibattito sulla capacità fiscale europea e sulcoordinamento delle politiche monetarie e fiscali nella zona euro? È un passo decisivo inquella direzione - un momento conseguente alla dichiarazione del 2012 del presidentedella Banca centrale europea Mario Draghi secondo cui la BCE farebbe "qualunque cosaserva" per salvare l'euro? O è una risposta pragmatica alla crisi di oggi, che definisce ilimiti della condivisione del rischio che è possibile raggiungere, nelle condizioni attuali?La proposta attraversa diverse linee rosse storiche, dall'assunzione del debito a livelloeuropeo ai trasferimenti in base alle necessità, piuttosto che contributi al bilancio dell'UE ein forme di sovvenzioni anziché prestiti. In linea di principio, avrebbe finalmente raggiuntol'obiettivo tanto propagandato della "solidarietà".Inoltre, sebbene non sia un obiettivo dichiarato, l'attuazione della proposta comporterebbein definitiva una certa capacità di bilancio dell'UE a fini di stabilizzazione. L'erogazione difondi per progetti in linea con le priorità dell'UE, come la sostenibilità e la digitalizzazione,affermerebbe il principio di un obiettivo comune dell'UE, potenzialmente galvanizzando ilsostegno popolare per una maggiore integrazione.Una recente intervista con il ministro delle finanze tedesco Olaf Scholz suggerisceun'agenda ancora più ampia per il futuro, compresa la creazione di capacità fiscali dell'UEe un certo grado di armonizzazione fiscale. Questa non è ancora una federazione fiscale,ma è un chiaro segnale che ci stiamo muovendo in quella direzione - il primo segnale delgenere dopo la relazione dei cinque presidenti sul completamento dell'Unione economicae monetaria dell'Europa nel 2015. (Tale proposta non è andata da nessuna parte).Fondamentalmente, questa non è solo un'agenda sostenuta dai tecnocrati nelle istituzionidell'UE, ma approvata dai poteri politici di Francia e Germania. Come nel momento in cui"ci vuole Draghi", la chiave del progresso è stata il sostegno politico tedesco.Nel 2012, il sostegno della Germania è arrivato con condizioni, tra cui la creazione del

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meccanismo europeo di stabilità (per garantire che l'intervento della BCE nel mercato delleobbligazioni sovrane si basasse sul principio di condizionalità) e un'unione bancaria (chefungesse da mitigazione del rischio strumento). Il sostegno della Germania al fondo direcupero COVID-19 si basa su un altro grande affare: i progetti finanziati dall'UE devonoessere coerenti con gli obiettivi condivisi e monitorati collettivamente.Quindi, l'iniziativa franco-tedesca suggerisce un percorso verso una capacità fiscalecondivisa? Non necessariamente.Gli obiettivi dichiarati del fondo di recupero non comprendono la gestione della domanda.Il fondo è destinato all'UE, non alla zona euro, e pertanto non è concepito per affrontare lesfide che sorgono dall'avere una banca centrale comune senza un'autorità fiscalecorrispondente.Tali sfide sono state messe a nudo durante la crisi dell'Eurozona del 2011-12, quando iresponsabili politici dell'Eurozona hanno lottato con una "fuga verso la sicurezza" verso ilnord Europa, che ha portato a grandi differenze nei costi dei finanziamenti pubblici eun'interruzione della trasmissione della politica monetaria. Ciò ha esercitato pressioniirresistibili sulla BCE per introdurre politiche con una dimensione quasi fiscale, provocandoaccuse secondo cui la BCE stava andando oltre il suo mandato.Per far fronte a questi problemi, la zona euro ha bisogno di uno strumento di bilancio chefunga da meccanismo assicurativo in gravi crisi (stabilizzatori fiscali automatici) e persostenere il coordinamento della politica monetaria e fiscale che richiede un'efficacegestione della domanda, soprattutto quando i tassi di interesse sono vicini allo zero onegativo. Il proposto fondo di recupero COVID-19 potrebbe raggiungere tale scopo.Allineare le capacità istituzionali monetarie e fiscali della zona euro non sarà un compitofacile. Richiederà un alto grado di condivisione del rischio e la consegna di una certasovranità nazionale. Quindi molto probabilmente richiederebbe modifiche ai trattati.La decisione di non affrontare questo problema nella proposta franco-tedesca è statapragmatica. Per quanto ambiziosi siano i suoi obiettivi, sono più facili da digerirepoliticamente rispetto alle riforme dell'architettura dell'eurozona volte a sostenere lastabilità dell'euro.Tuttavia, il fondo di risanamento proposto potrebbe guadagnare tempo per agire peraffrontare queste sfide a più lungo termine. Nonostante non sia stato progettato per farlo,potrebbe creare abbastanza capacità fiscale dell'UE per allentare la pressione sulla BCE.E potrebbe consentire trasferimenti temporanei sufficientemente ampi per far fronte aglieffetti asimmetrici della crisi COVID-19 nel breve periodo.Ma se la recessione persiste, i rapporti debito/PIL aumenteranno inevitabilmente,sottolineando, ancora una volta, la necessità di una riforma della zona euro. Il contributopiù fondamentale del fondo potrebbe essere quello di spostare il terreno nel dibattito,eliminando - o, almeno, ridisegnando - alcune delle linee rosse che circondano lamutualizzazione del rischio e i benefici dei trasferimenti.Un'altra crisi ha significato un altro passo avanti per il progetto federalista europeo. Maquesto non è proprio il "momento hamiltoniano" che alcuni hanno affermato. Prima o poi,saranno necessarie revisioni dei trattati UE per costruire un quadro per un efficacecoordinamento delle politiche monetarie e fiscali, preservando al contempo l'indipendenzadella BCE.La recente sentenza della Corte costituzionale federale tedesca secondo cui il governo e illegislatore del paese avevano violato la costituzione non avendo monitoratoadeguatamente la BCE ricorda che i progressi saranno difficili da realizzare senza rivederele basi giuridiche e istituzionali dell'UE. E le condizioni politiche per quel passo nonesistono ancora.

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Project Syndicate 21.5

Il momento Hamiltoniano dell'Europa

ANATOLE KALETSKY (capo economista e copresidente di Gavekal Dragonomics. Exeditorialista del Times of London, dell'International New York Times e del Financial Times)

La somma per il fondo di recupero proposta dal presidente francese Emmanuel Macron edal cancelliere tedesco Angela Merkel è un piccolo cambiamento in un'epoca in cui politicie banchieri centrali evocano miliardi di miliardi quasi ogni giorno. Ma, se adottata, laproposta potrebbe essere ricordata come il momento in cui l'Europa divenne una verafederazione politica.LONDRA - La nuova proposta franco-tedesca per un fondo di recupero europeo da €500miliardi ($ 547 miliardi) potrebbe rivelarsi la conseguenza storica più importante delcoronavirus. È anche ipotizzabile che l'accordo raggiunto tra il cancelliere tedesco AngelaMerkel e il presidente francese Emmanuel Macron possa un giorno essere ricordato comeil "momento Hamiltoniano" dell'Unione europea, paragonabile all'accordo del 1790 traAlexander Hamilton e Thomas Jefferson sui prestiti pubblici, che ha contribuito a trasformagli Stati Uniti, una confederazione con un piccolo governo centrale, in una verafederazione politica.Certo, sembra iperbolico. La somma proposta per il fondo di recupero è un piccolocambiamento in un'epoca in cui politici e banchieri centrali evocano miliardi di miliardiquasi ogni giorno. E che dire del divario tra parole e azione nella storia dell'UE? Loscetticismo sulla proposta franco-tedesca è certamente comprensibile e può rivelarsigiustificato.Il piano ammonta solo al 3% del PIL dell'UE, rispetto al 15% del PIL già impegnato dallaGermania per il sostegno industriale. La creazione di un piano di risanamento dell'UErichiederà un sostegno unanime da parte dei 27 paesi membri dell'UE e ciò comporteràscontri inopportuni a tarda notte tra i governi settentrionali "Frugal Four" (Paesi Bassi,Austria, Finlandia e Svezia) che sono veementemente contrari a finanziamenti per imembri mediterranei dell'UE che, secondo Wopke Hoekstra, il ministro delle finanzeolandese, hanno principalmente se stessi da incolpare per "la mancata riforma".Ma concentrarsi su questi inconvenienti significa perdere il potenziale significato del pianoMerkel-Macron. Ciò che lo rende un potenziale cambio di gioco non è la somma di denaroo l’apparente sostegno per le sovvenzioni sui prestiti; è il meccanismo finanziario a cui siala Merkel che Macron sono ora impegnati pubblicamente e devono ora consegnare osubire un'enorme perdita di faccia.La proposta Merkel-Macron prevede tre innovazioni cruciali, che possono sembrarenoiosamente tecniche ma aumenteranno notevolmente la flessibilità della politica fiscaledell'UE e potrebbero in definitiva trasformare la politica europea in un modo che si riveladavvero paragonabile all'accordo Hamilton-Jefferson.La principale innovazione sta nel finanziare il fondo di recupero con obbligazioni emessedirettamente dall'UE a proprio nome e garantite dalle proprie entrate, anziché utilizzarefondi raccolti dai governi nazionali, che agiscano insieme o separatamente.Presumibilmente la Merkel ha insistito su questo meccanismo per evitare le vessazionidegli "Eurobond" garantiti congiuntamente, che l'opinione pubblica tedesca considerapoliticamente tossici e forse incostituzionali, perché le tasse tedesche potrebbero finire perpagare i debiti italiani o spagnoli.Ma facendo affidamento sull'Unione europea, anziché sui governi nazionali, per emettereobbligazioni, il piano Merkel-Macron implica una seconda, più controversa, innovazione,che è chiaramente necessaria per creare una federazione fiscale, ma che i politici europeihanno sempre cercato di evitare.Per garantire e servire centinaia di miliardi di euro di nuovi prestiti per proprio conto, l'UE

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richiederà un gettito fiscale maggiore di quello che riceve ora. Merkel e Macron hannoquindi proposto di aumentare il bilancio della Commissione europea dall'1,2% al 2% delreddito nazionale lordo dell'UE, generando circa 180 miliardi di euro all'anno di entratesupplementari.Per aumentare questo importo, l'UE dovrà imporre nuove tasse per proprio conto, oltre aidazi doganali e alla piccola quota delle entrate IVA nazionali che già scorronoautomaticamente a Bruxelles. La natura esatta delle nuove tasse dell'UE saràpresumibilmente oggetto di accesi dibattiti e di più accanite pressioni.Ma sembra emergere un ampio consenso sul fatto che le tasse paneuropee dovrebberoessere basate su attività economiche che trascendono i confini nazionali, come leemissioni di biossido di carbonio, le transazioni finanziarie e le transazioni digitali. Alcunedi queste entrate fiscali extra confluiranno in progetti di recupero, ma la maggior parte sarànecessaria per altre spese dell'UE, come i "fondi di coesione", che sovvenzionano i paesiorientali più poveri (e aiutano a riacquistare governi che potrebbero altrimenti bloccare ilfondo di recupero e altre iniziative e riforme dell'UE) e anche per sostituire i contributi nettidel Regno Unito di circa 10 miliardi di euro all'anno.Ciò porta alla terza innovazione rivoluzionaria nel piano Merkel-Macron: consentire all'UEdi sfruttare le sue attività con i prestiti, anziché semplicemente utilizzare il bilancio dell'UEcome meccanismo di passaggio dalle tasse paneuropee alla spesa corrente. A causa deitassi di interesse vicini allo zero di oggi per i mutuatari sovrani a tripla A, la levapotenzialmente disponibile per l'UE da un modesto importo di entrate extra è enorme.Se l'UE emettesse obbligazioni decennali, probabilmente pagherebbe interessi pari oinferiori a zero, consentendo potenzialmente un indebitamento pressoché illimitato, anchese con fondi che affondano per riscattare i debiti alla scadenza. Ma anche un'obbligazionea 50 anni potrebbe probabilmente essere emessa con una cedola non superiore alrendimento dello 0,5% sull'obbligazione a 50 anni dell'Austria.Meglio ancora, l'UE potrebbe emettere obbligazioni perpetue senza data di rimborso,analogamente alle "Consol" britanniche e statunitensi ormai in pensione, come propostodal governo spagnolo e da George Soros. Ciò consentirebbe all'UE di prendere in prestito€ 500 miliardi ad un costo di interesse di soli € 2,5 miliardi all'anno.Per dirla in altro modo, se l'UE prende in prestito € 500 miliardi quest'anno per un fondo direcupero europeo, potrebbe facilmente prendere in prestito un altro trilione di euro l'annoprossimo per un fondo di inclusione digitale, e quindi forse € 2 trilioni per un fondo dielettrificazione dei veicoli o 3 trilioni di euro per un fondo globale per i cambiamenticlimatici. Calcoli così semplici mostrano perché le condizioni economiche e politicheeuropee potrebbero essere completamente trasformate dalle innovazioni finanziarie delpiano Merkel-Macron.Vi sono grandi ostacoli al raggiungimento dell'unanimità richiesta dal piano. I quattrofrugali si opporranno con forza all'offerta di sovvenzioni, piuttosto che di prestiti, ai membrimediterranei del blocco. Ma è difficile immaginare che qualcuno di questi governi cercheràdi sabotare completamente un'iniziativa che i tedeschi altrettanto "frugali" sostengono.Invece, il dibattito in Europa probabilmente accetterà i tre principi tecnici appena delineati,ma si concentrerà invece su due controversie distinte: la quantità di nuovi prestiti UE e seil sostegno dell'UE dovrebbe assumere la forma di prestiti o sovvenzioni definitive.Su queste due questioni, un compromesso accettabile per entrambe le parti non dovrebbeessere difficile da forgiare. La dimensione del fondo di risanamento potrebbe essereaumentata a circa 1.000 miliardi di euro raccomandati dalla Commissione europea senzaimporre alcuno sforzo al bilancio dell'UE. Ma in cambio, i Frugals potrebbero insisterenell'offrire il 50% del sostegno attraverso prestiti anziché sovvenzioni.Un compromesso come questo renderebbe il piano Merkel-Macron ancora più forte. Iprestiti con tassi di interesse vicini allo zero e scadenze lunghe sono economicamentequasi equivalenti alle sovvenzioni. L'uso di prestiti anziché di sovvenzioni renderebbe ildebito dell'UE finanziariamente più sostenibile, massimizzando così la possibilità di

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ulteriori prestiti senza rischiare il rating triplo A del blocco.La portata di tali compromessi suggerisce che l'UE potrebbe prontamente concordare unpotente piano di ripresa che preserva tutti e tre gli elementi essenziali della propostaMerkel-Macron: obbligazioni emesse dall'UE a proprio nome; tasse paneuropee sulleattività transfrontaliere; e sfruttare per beneficiare di bassi tassi di interesse. Se i leaderdell'UE potranno affrontare questa sfida, il "momento hamiltoniano" dell'Europa saràfinalmente arrivato.

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Social Europe 17.6

Regimi fiscali e uguaglianza tra gli stati

Sergio Fabbrini (professore di scienze politiche e relazioni internazionali e decano delDipartimento di Scienze politiche della LUISS Guido Carli di Roma. È professore ospite diPierre Keller alla Kennedy School of Government, Università di Harvard, per questo annoaccademico, 2019-2020)

Chi controlla le tasse e la forza, secondo il sociologo tedesco Max Weber (1864-1920),controlla anche il potere politico. La costruzione del moderno stato-nazione è stata resapossibile dalla loro combinazione. I costruttori statali hanno usato le tasse per creareforza; la forza era indispensabile per l'estrazione delle tasse.Dalla seconda guerra mondiale, gli stati-nazione europei hanno iniziato a condividere ilpotere nella costruzione di un mercato unico, ma si sono rifiutati di condividere il poterefiscale (e il controllo della forza). La proposta della Commissione europea di finanziare unprogramma "Next Generation EU" da 750 miliardi di euro attraverso prestiti sul mercatoper conto dell'Unione europea, con 500 miliardi di euro da assegnare come sovvenzioni eil resto come prestiti ai paesi più colpiti dalla pandemia, è quindi senza precedenti.Come ha affermato al Parlamento europeo il presidente della Commissione europea,Ursula von der Leyen, queste nuove risorse sarebbero garantite da un aumento delbilancio dell'UE pari al 2% del prodotto interno lordo dell'UE, un aumento reso possibile danuove tasse piuttosto che da contributi nazionali aggiuntivi che costituiscono i due terzi delbilancio attuale. Nel rapporto della Commissione che giustifica Next Generation EU, èindicato che le nuove tasse dovrebbero provenire dal meccanismo di adeguamento dellefrontiere del carbonio, dal funzionamento delle grandi società, delle società digitali, dellaplastica non riciclata e da un'imposta semplificata sul valore aggiunto.Questa proposta, se accettata dal Consiglio europeo nella riunione di venerdì 19 giugno,non cambierà soltanto le relazioni tra gli Stati membri e le istituzioni sovranazionali. Aiuteràanche a ridurre la disuguaglianza tra gli stati emersi durante la pandemia e le precedenticrisi multiple. Il trattato sull'Unione europea (articolo 4) dichiara "L'Unione deve rispettarel'uguaglianza degli Stati membri prima dei trattati", ma le crisi dell'ultimo decennio e lapandemia hanno reso certi stati (settentrionali) più uguali di altri (meridionali).Poiché le tasse influenzano le relazioni tra i gruppi sociali all'interno degli stati, il regimefiscale influenza le relazioni tra gli stati in un'unione. Al contrario, i membri meno uguali diun'unione di Stati tendono anche a mostrare più disuguaglianze interne. Ecco perché èimportante discutere del regime fiscale dell'UE. Tre modelli sono sul tavolo.

Regolamento fiscaleL'UE è attualmente caratterizzata da un regime di regolamentazione fiscale. In particolarenella zona euro, gli Stati membri hanno mantenuto la sovranità fiscale solo nella forma;nella sostanza, è stata fortemente regolata da norme stabilite congiuntamente dai capi digoverno. Dato che il progetto dell'eurozona era basato sulla centralizzazione della politicamonetaria e tuttavia sulla decentralizzazione delle politiche fiscali, quest'ultima hainevitabilmente finito per essere iper-regolata per essere compatibile con una valutacomune — dal Patto di stabilità e crescita (1997-98) in poi, ma in particolare durante lacrisi finanziaria.Ciò è stato tuttavia relativo: la regolamentazione ha svuotato la sovranità fiscale effettiva dialcuni paesi (i debitori), ma ha rafforzato quello di altri (i creditori). Il risultato è stato unacrescente divergenza economica tra un gruppo e l'altro.Nell'affrontare la pandemia, i governi dei " quattro frugali " (Austria, Danimarca, PaesiBassi e Svezia), con la simpatia di altri leader del nord, hanno insistito per preservarequesto regime. Per loro, la proposta della commissione è un tentativo di mutualizzazione

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del debito.I "quattro frugali" hanno proposto di aiutare i paesi più colpiti con un fondo speciale ad hocdistribuito attraverso prestiti, senza alterare la logica dell'attuale regime fiscale. L'uso diquest'ultimo per rispondere a Covid-19 accentuerebbe tuttavia la divergenza: i prestitiaumenterebbero lo stress sulle finanze pubbliche degli stati del sud, offrendo agli stati delnord (meno colpiti dalla pandemia) un formidabile vantaggio nella ricostruzione delle loroeconomie.Come potrebbe funzionare il mercato unico sulla base di tali disparità tra i suoi staticostitutivi? Questo regime celebra la sovranità di fatto di un gruppo di Stati membri rispettoalle istituzioni sovranazionali.

Modello centralizzatoCommentando la proposta della commissione, alcuni politici italiani e alcuni esponenti delgoverno tra gli stati membri del sud hanno rilevato, infine, un movimento verso "lacentralizzazione europea delle politiche fiscali". Negli ambienti politici filo-UE, si ritiene chel'alternativa all'attuale regime sia un modello fiscale centralizzato.La centralizzazione fiscale è incarnata dallo stato federale tedesco del dopoguerra, anchese le decisioni emergono attraverso un sistema di comitati che coinvolgono irappresentanti dei Länder e la riscossione delle imposte è attuata dagli stessi Länder. Ilregime tedesco si basa sul principio, contenuto nell'articolo 107 della Legge fondamentale(Grundgesetz), di "una ragionevole equalizzazione delle disparate capacità finanziarie deiLänder". Questo principio è garantito verticalmente (con trasferimenti di risorse dal Bund aiLänder più poveri) e orizzontalmente (dai Länder ricchi ai poveri, attraverso iLänderfinanzausgleich ).Dopo l'unificazione nel 1990, questo regime fiscale fu messo a dura prova dall'onere disostenere i cinque nuovi Länder a est e la città-stato riunita di Berlino. Un processo diriforma ininterrotto, non ancora completo, spinto anche da appelli alla Corte costituzionalefederale (Bundesverfassungsgericht) da parte dei Länder più ricchi: Baviera, Baden-Württemberg e Assia. A loro avviso, la solidarietà tra i Länder ha incoraggiato i più poveri asottrarsi alle loro responsabilità.Trasposto nell'UE, tale regime fiscale contribuirebbe certamente a ridurre, attraverso lasua centralizzazione, le disparità tra gli Stati. Ma questa "unione di trasferimento" potrebbeessere attuata? No. La centralizzazione delle politiche fiscali, già difficile nel contesto dellostato tedesco, sarebbe impossibile nelle condizioni di un'unione di Stati. L'UE, costituita daStati demograficamente asimmetrici con identità nazionali distinte, non può adottarealcuna forma di centralizzazione fiscale o politica, se vuole prevenire le pressionicentrifughe da parte di piccoli Stati membri o una logica di dominio da parte di più grandi.

Unione fiscaleC'è quindi un'alternativa? Sì: è il regime dell'unione fiscale. Tra una confederazione(regolamentazione fiscale) e uno stato federale (centralizzazione fiscale), c'è spazio persperimentare il modello di un'unione federale (fiscale): una federazione che si riunisce,piuttosto che uno stato federale che tiene insieme.In un'unione federale, gli stati membri mantengono la sovranità fiscale per le politiche dicui sono responsabili, mentre l'unione deve avere sovranità fiscale per le politiche limitateche le sono assegnate. Il potere fiscale è quindi diviso in modo non uniforme, nontrasferito dagli stati all'unione.Utilizzando la tassazione per finanziare la Next Generation EU, l'UE dovrà assumersil'onere del debito contratto dai singoli paesi per rispondere alle conseguenze di Covid-19,non di più. Ciò aumenterebbe il ruolo delle istituzioni sovranazionali, senza impoverirequello degli Stati membri. Come riconosciuto dal ministro delle finanze tedesco, OlafScholz, in una recente intervista a Die Zeit, un problema comune richiede risorse comuni.Se prendiamo i primi anni degli Stati Uniti come un caso di formazione di un'unione

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federale, piuttosto che guardare Alexander Hamilton (segretario del Tesoro 1789-95)dovremmo considerare Albert Gallatin (segretario del Tesoro 1801-14). Mentre il primo haspinto il governo federale a "riscattare" il debito contratto dai singoli stati nella Guerra diIndipendenza contro l'impero britannico, il secondo ha inventato la formula dellesovvenzioni da applicare agli Stati che hanno ricevuto aiuti per perseguire federaleobiettivi.Nel caso di Next Generation EU, gli aiuti agli Stati dovrebbero sostenere la riconversioneambientale e digitale delle loro economie (il Green Deal), rispettando gli standard diinclusione sociale, trasparenza amministrativa e stato di diritto. In breve, la risposta alleconseguenze di Covid-19 potrebbe essere l'occasione per costruire un'unione fiscaleeuropea, che mantenga separate le responsabilità fiscali degli stati da quelle dell'UE.Ognuno deve fare la propria parte, ma con i mezzi disponibili per svolgere i compitiassegnati.Un'unione fiscale è meno efficace della centralizzazione fiscale nel neutralizzare ledisuguaglianze tra gli Stati, sebbene più efficace della regolamentazione fiscale nel farlo.Ma, tornando a Weber, il regime fiscale per ridurre la disuguaglianza tra gli Stati dovrebbeessere congruente con la necessità di costruire un modello politico praticabile per la lorounione.

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Social Europe 11.6

Una struttura europea di sanità pubblica

Alberto Quadrio Curzio (professore emerito di economia all'Università Cattolica, Milano,ed ex presidente dell'Accademia dei Lincei), Francesco Saraceno (vicedirettore deldipartimento OFCE Sciences Po di Parigi e insegna macroeconomia europea all'UniversitàLUISS di Roma)

La salute pubblica dovrebbe essere riconosciuta come un bene pubblico, la cuidisposizione, al di là della pandemia, richiede una nuova agenzia europea.Quando a metà maggio il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente franceseEmmanuel Macron hanno presentato un documento congiunto sulla ripresa a mediotermine in Europa, la maggior parte della discussione si è concentrata sul loro piano diripresa e sull'opposizione dei "frugali quattro ": e questo ha messo in ombra la parte chedelinea una strategia verso la" sovranità"europea della salute.La proposta EU4Health indica le linee lungo le quali dovrebbe essere sviluppata questasovranità sanitaria europea. In primo luogo, suggerisce di rafforzare la capacità di produrrevaccini a prezzi accessibili, coordinando e finanziando la ricerca a livello dell'UE,aumentando al contempo il potere contrattuale di fronte ai giganti farmaceutici.I due leader hanno chiesto un rafforzamento della capacità collettiva di fornire assistenzasanitaria, ridurre la dipendenza dal resto del mondo e sollevare parte dell'onere dellagestione delle crisi dai sistemi nazionali. E, il 27 maggio, nell'ambito del fondo di recuperoUE Next Generation da 750 miliardi di euro, la Commissione europea ha proposto unprogramma EU4Health, volto a rafforzare le politiche sanitarie centralizzate attraverso uninvestimento di 9,4 miliardi di euro.In secondo luogo, la commissione chiede la gestione e lo stoccaggio congiunti delleattrezzature mediche (maschere, test e così via), per evitare le carenze e strozzatureriscontrate negli ultimi mesi. Il sostegno alla trasformazione digitale dei sistemi sanitari èanche proposto come mezzo per aumentare il coordinamento dei sistemi nazionali. Infine,ma non meno importante, promuove strategie per aumentare l'accesso alle cure sanitarieanche per i gruppi vulnerabili.In breve, la proposta della Commissione evidenzia (sulla falsariga del documento franco-tedesco) la necessità di considerare la salute pubblica come un bene pubblico globaleeuropeo e di adattare le istituzioni in modo efficiente a livello sindacale. Nell'ambito di unarisposta politica alla crisi di Covid-19, che era nel complesso appropriata, molti dei ritardi edelle inefficienze che tuttavia (inevitabilmente) sono emersi avrebbero potuto essere ridottial minimo attraverso un migliore coordinamento tra i livelli di governo, all'interno degli Statimembri e tra questi.

In gran parte non controversoPer sviluppare la capacità di risposta e pianificazione europea delineata nell'iniziativaEU4Health, proponiamo uno strumento europeo di sanità pubblica (EPHF). Ciò potrebbeeventualmente integrare le funzioni e le competenze delle strutture esistenti dell'UE:l'Agenzia europea per i medicinali e il Centro europeo per la prevenzione e il controllodelle malattie.Questa discussione dovrebbe essere separata dall'eventuale accordo sul fondo europeoper il recupero. La portata e il finanziamento di una tale struttura potrebbero essere resi ingran parte non controversi: le faglie nord-sud non apparirebbero e un accordo potrebbeessere raggiunto rapidamente. Ancora più importante, l'EPHF sarebbe una strutturapermanente: i suoi compiti di pianificazione e coordinamento a lungo termine siestenderebbero oltre l'attuale crisi sanitaria.Gli Stati membri potrebbero creare la struttura come un veicolo per scopi speciali,

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modellato sullo strumento europeo di stabilità finanziaria, predecessore del meccanismoeuropeo di stabilità. L'EFSF è stato concordato nel maggio 2010 e pienamente operativopoche settimane dopo, fornendo sostegno finanziario ai paesi in difficoltà.Come con l'EFSF, l'EPHF emetterebbe obbligazioni garantite dagli Stati membripartecipanti; la commissione potrebbe anche o in alternativa fornire garanzie, fuori dal suobilancio, come fa per altri programmi e propone di fare per il fondo di risanamento.Contrariamente tuttavia all'EFSF, l'EPHF sarebbe permanente e sarebbe fondamentale nelsostenere le politiche di sanità pubblica anche durante i periodi "normali".

Due compitiIn una crisi come quella attuale, l'EPHF avrebbe essenzialmente due compiti. In primoluogo, potrebbe prestare a tariffe preferenziali agli Stati membri che affrontano spesesanitarie straordinarie - per attrezzature, personale medico, strutture, protezione civile,servizi igienico-sanitari. Ciò libererebbe risorse nei bilanci di quei paesi per spese piùgenerali legate alla crisi.In altre parole, l'EPHF sarebbe dotato di uno strumento di prestito simile alla linea dicredito Covid-19 del meccanismo europeo di stabilità, ma tale strumento sarebbepermanente e verrebbe senza gli aspetti controversi e lo stigma che il MES porterebbesempre. La portata della linea di credito EPHF potrebbe essere estesa per coprire lespese straordinarie legate a catastrofi naturali, come i terremoti.Il secondo ruolo per la struttura durante una crisi sanitaria potrebbe essere lacentralizzazione e l'armonizzazione di dati e informazioni, nonché il coordinamento alivello europeo della gestione delle capacità e dei pazienti. La saturazione dei servizi inalcuni hotspot pandemici è stata un crudele promemoria dell'importanza delcoordinamento e della gestione della capacità a livello europeo.Ma la struttura avrebbe un ruolo ancora più importante in tempi normali, in quanto fornitorea lungo termine (in senso lato) del bene pubblico europeo " sanità pubblica ".Finanzierebbe investimenti in infrastrutture connesse alla salute, nella formazione enell'istruzione del personale medico e nella ricerca biomedica condotta da consorzieuropei, con un occhio di riguardo alla pianificazione a lungo termine e all'utilità pubblica.Vi è un ampio consenso sul fatto che gran parte della ricerca sui trattamenti e sui vacciniperseguita frettolosamente in queste settimane di crisi sarebbe molto più efficace sepotesse basarsi su una rete di centri di ricerca consolidata, coordinata e costantementefinanziata. L'attuale finanziamento UE della ricerca collaborativa, come ad esempio tramiteOrizzonte 2020, fornisce un modello.

Potere contrattualeIl finanziamento centralizzato o coordinato della ricerca biomedica consentirebbe diraggiungere una scala sufficientemente grande tale da rafforzare il potere di contrattazionedi fronte alle aziende farmaceutiche ed evitare sprechi e replicazione. In collaborazionecon il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, e alla fine si fonderàcon esso, la struttura potrebbe stabilire le migliori pratiche in materia di prevenzione econtrollo delle malattie e potrebbe coordinare e cofinanziare la produzione e lo stoccaggiodi attrezzature mediche, nonché il loro gestione durante una crisi. Ultimo ma non menoimportante, potrebbe fungere da dispositivo per il coordinamento e la pianificazione dellepolitiche di sanità pubblica, coinvolgendo infine la Banca europea per gli investimenti inprogrammi di investimento a lungo termine.Tale proposta sembra avere un certo spazio politico. Per quanto riguarda la gestione dellecrisi, la condizionalità diventerebbe un problema, dal momento che le spese e i disavanzilegati alla crisi sono temporanei. Allo stesso tempo, la portata limitata della struttura in unacrisi attenuerebbe i timori di coloro che si oppongono alla mutualizzazione del debito.Queste paure non sarebbero neppure giustificate a lungo termine, poiché la strutturafunzionerebbe principalmente in tempi normali attraverso reti paneuropee, rendendo

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praticamente impossibile il free-ride e il rischio morale nei confronti degli Stati membri.La salute pubblica non è l'unico bene pubblico europeo in cui la necessità di politicheanticicliche coesiste con obiettivi a più lungo termine: un mercato del lavoro benfunzionante è un altro. Se l'EPHF si dimostrasse efficace nel supportare le politiche disanità pubblica, durante le crisi e nel lungo periodo, potrebbe essere utilizzato comemodello in altri settori simili.

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VOX EU 26.5

Oltre la pandemia: otto proposte per rilanciare l'unione bancaria

Ignazio Angeloni (Senior Fellow, Mossavar-Rahmani Center for Business andGovernment, Harvard Kennedy School)

Nel 2012, al culmine della crisi dell'euro, i leader dell'UE hanno lanciato l'unione bancaria,con il trasferimento di gran parte del quadro normativo e di vigilanza bancaria dal dominionazionale all'area dell'euro. Questo articolo fa il punto su questa riforma e propone misurepolitiche per migliorarne i risultati. Esso individua tre obiettivi strategici per l'azione diregolamentazione e vigilanza volta a rilanciare l'unione bancaria: ridurre l'eccessodi credito tra gli attori più deboli; favorire il consolidamento e migliorare l'efficienzatra quelli più forti; rafforzare ulteriormente i bilanci, incoraggiando nel contempol'area a un’ampia diversificazione. Le misure proposte riguardano, tra l'altro, ilmeccanismo di gestione delle crisi, con un rinnovamento degli strumenti e dellefunzioni del Comitato di risoluzione unico; la vigilanza bancaria, per rafforzarel'azione della BCE nei settori micro e macroprudenziale; e i controlli degli aiuti diStato nel settore bancario.Nel 2012, al culmine della crisi bancaria e dell'euro, i leader del l'UE hanno avviato unariforma che prevede il trasferimento di gran parte del quadro normativo e di vigilanzabancaria dal settore nazionale al l'area del l'euro: l'unione bancaria. Il progetto, che miravaa consolidare l'architettura istituzionale dell'euro e a rafforzare il settore bancario dell'areadell'euro, è stato messo a dura prova dalla crisi (ad es. Beck 2012).In sostanza, l'unione bancaria è un esercizio di diversificazione dei rischi, realizzatomettendo in comune i rischi bancari e i controlli normativi tra i paesi dell'area dell'euro. Lastrategia prevedeva tre linee d'azione interconnesse: rafforzare la solvibilità delle banche,migliorarne l'efficienza e promuovere la diversificazione e l'integrazione del settorebancario in tutta l'area. Sulla base delle migliori pratiche internazionali e in particolaredell'esempio degli Stati Uniti, la tabella di marcia prevedeva tre fasi: espandere la BCE finoa includere un'autorità di vigilanza bancaria (divenuta operativa nel novembre 2014);creare un'autorità di risoluzione separata (operativa dal gennaio 2015)e l'avvio di unsistema di assicurazione dei depositi a livello di unione bancaria (questa parte dellariforma non è mai stata attuata). L'ombrello giuridico si basava su due organi dellalegislazione europea: il regolamento sui requisiti patrimoniali (direttamente applicabile allebanche) e la direttiva sui requisiti patrimoniali (che richiede, per essere in vigore,l'integrazione nel diritto nazionale in ogni paese membroNel 2019, cinque anni dopo l'inaugurazione della vigilanza della BCE, i tempi sembravanomaturi per una valutazione della nuova costruzione. Ho iniziato a lavorare su una nuovarelazione con l'obiettivo di fare il punto della situazione e di esaminare possibili azionipolitiche (Angeloni 2020). Era chiaro che, nonostante i significativi progressi in un certonumero di settori, l'unione bancaria era incompleta e poco efficiente; le opinioni degliosservatori e dei responsabili politici, tuttavia, differivano nettamente sulleraccomandazioni politiche. Il dibattito si è arenato tra la posizione di coloro chechiedevano una maggiore condivisione dei rischi, in particolare creando un sistema diassicurazione dei depositi paneuropeo - e quella che sosteneva una maggiore riduzionedei rischi ponendo limiti o oneri alle concentrazioni di esposizioni sovrane. Poi Covid-19 hacolpito. Anche se gli effetti a lungo termine della nuova crisi non sono ancora prevedibili, lasua influenza in base a tutti e tre i criteri di cui sopra, solvibilità, efficienza e integrazione, èsuscettibile di invertire parte dei progressi compiuti. Il Consiglio europeo di Lisbona haadottato una posizione comune. Quando l'economia si riprenderà e le misure monetarie efiscali di sostegno saranno abolite, i difetti preesistenti nel settore bancario torneranno inprimo piano, ingranditi.

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La struttura della relazione riflette questa discontinuità nelle condizioni sottostanti: mentrela prima parte utilizza le informazioni di prima dell'emergenza sanitaria, l'ultima sezionecontiene una valutazione precoce ad alto livello dell'impatto del virus e delle relativemisure politiche.Comincio esaminando i risultati del settore bancario nel periodo 2014-2019 rispetto ai trecriteri di cui sopra. Progressi significativi si riscontrano nel primo (solvibilità), in particolarea causa di un considerevole aumento della base di capitale e dello scarico di grandiquantità di attività deteriorate e di altre attività dubbie. Tuttavia, i progressi sono statiineguali tra banche e paesi, e il settore rimane frammentato e in eccesso, con un certonumero di banche deboli ancora sul mercato. Negli altri due settori, l'efficienza el'integrazione ( i progressi sono stati più limitati. Le banche soggette alla vigilanza dellaBCE rimangono in gran parte non redditizie, sia per gli standard storici che rispetto aiconcorrenti mondiali. Molte banche sono oberate da costi eccessivi. La scarsa redditività ei dubbi sulla sostenibilità dei modelli di business deprimono i prezzi delle azioni ben al disotto del valore contabile. Il settore bancario transfrontaliero ¿. sotto forma di prestazionediretta di servizi, di stabilimenti transfrontalieri, di fusioni o acquisizioni _ non ha riscossoalcun successo; i vantaggi del l'unione bancaria in termini di diversificazione dei rischi nonsono percepiti. Nel complesso, mentre le banche dell'area dell'euro sono chiaramente piùsane e più resilienti rispetto a quando è stato avviato il progetto, e nell'area dell'euro laqualità della vigilanza (in termini di trasparenza, responsabilità e imparzialità) è migliorata,gli obiettivi centrali dell'unione bancaria rimangono elusivi, e le banche dell'area dell'eurostanno lottando per dimostrare il loro valore nel campo della concorrenza globale.Non ci si deve illudere che la regolamentazione bancaria da sola possa risolvere tutto: lebanche dell'area dell'euro subiscono forti venti contrari dalle condizioni economichesottostanti. Bassa crescita economica e tassi di interesse zero o negativi (che hannoprevalso per oltre un decennio. Tuttavia, il contesto normativo svolge un ruolo nellasituazione attuale e può, se adeguatamente modificato, contribuire a una ripresa futura.L'azione di regolamentazione e di vigilanza volta a rilanciare l'unione bancaria può basarsisoltanto su alcuni obiettivi strategici: ridurre l'eccesso di vigilanza tra gli attori più deboli;favorire il consolidamento e l'efficienza tra quelli più forti; rafforzare ulteriormente i bilanci;incoraggiare la diversificazione delle frontiere cross-banking.

In sintesi, la relazione raccomanda quanto segue:

1. Riformare il quadro di gestione delle crisi, attribuendo al Consiglio di risoluzione unico(SRB) responsabilità e strumenti paragonabili a quelli della Federal Deposit InsuranceCorporation statunitense.

2. Attribuire all'SRB la responsabilità di risolvere, di norma, tutte le banche in fallimentosotto la vigilanza diretta della BCE (banche significative).

3. Migliorare la flessibilità del meccanismo di vigilanza unico, eliminando i limiti legislativialla vigilanza del secondo pilastro e riconoscendo esplicitamente i benefici delladiversificazione bancaria transfrontaliera.

4. Adottare una posizione macroprudenziale proattiva e coordinata, in particolare perquanto riguarda gli strumenti anticiclici.

5. Armonizzare il regime di liquidazione delle banche più piccole sotto la vigilanza direttanazionale (banche meno significative); l'SRB sovrintenderebbe alle procedure d'insolvenzanazionali per garantire il rispetto del regime armonizzato.

6. Consentire il sostegno dello Stato e l'utilizzo del Fondo unico di risoluzione delle crisi

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con requisiti di salvataggio meno rigorosi a determinate condizioni (ad es. uscita definitivadal mercato o ripulitura completa del bilancio sulla base di una revisione della qualità delleattività e di una prova di stress).

7. Garantire che le autorità nazionali di risoluzione/i sistemi di garanzia dei depositi sianofinanziati, dispongano di personale adeguato e siano indipendenti dal punto di vistafunzionale, e promuovere i sistemi di sostegno reciproco secondo le modalità propostedalla Commissione.

8. Incoraggiare una graduale diversificazione transfrontaliera delle esposizioni sovranedelle banche, in coordinamento con altre giurisdizioni e con gli organismi internazionali dinormazione.

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EUROSTAT

Condizioni di vita in Europa - distribuzione del reddito e disparità di reddito

Nel 2018, la media del reddito disponibile equivalente mediano era pari a 16 938 SPA perabitante nel l'UE-27, da 6 278 PPA in Romania a 32 158 PPA in Lussemburgo.

Nel 2018, il 20% della popolazione dell'UE-27 con il reddito disponibile equivalente piùbasso ha rappresentato il 7,8% del reddito disponibile totale.

Nel 2018, il reddito disponibile equivalente mediano dell'UE-27 era superiore del 71% perle persone con un livello di istruzione elevato rispetto a quelle con un livello di istruzionebasso.

Questo articolo fa parte di una serie di articoli statistici che formano la pubblicazioneonline di Eurostat, Le condizioni di vita in Europa. Ogni articolo contribuisce a fornire unasintesi completa e aggiornata delle condizioni di vita in Europa, presentando alcuni risultatichiave delle statistiche dell'Unione europea (UE) sul reddito e le condizioni di vita (EU-SILC), condotte in tutti gli Stati membri dell'UE, nonché il Regno Unito e la maggior partedei paesi dell'EFTA e dei paesi candidati.

Alcuni dei dati monetari presentati in questo articolo sono indicati nelle valute nazionali,mentre il resto è mostrato negli standard di potere d'acquisto (SPA). Un SPA è un'unitàche tiene conto delle differenze di prezzo tra i paesi.

Si noti che i dati per l'UE a 27 sono calcolati come medie ponderate per la popolazione deidati nazionali per gli Stati membri dell'UE. Ad esempio, la distribuzione dei redditi (inquintili di reddito) riflette la distribuzione media all'interno degli Stati membri piuttosto chela distribuzione all'interno dell'UE nel suo complesso. Per tenere conto delle differenzenelle dimensioni e nella composizione delle famiglie, si utilizza il concetto di redditodisponibile equivalente. Si basa sul l'espressione del reddito netto totale (definito comereddito disponibile) della famiglia in rapporto al numero di adulti equivalenti’, utilizzandouna scala standard (equivalenza).

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Conclusioni principaliReddito disponibile equivalente mediano

Nel 2018, il reddito disponibile equivalente mediano variava considerevolmente in tutti gli

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Stati membri dell'UE, da 6 278 SPA per abitante in Romania a 32 158 SPA inLussemburgo. La media dell'UE-27 era di 16 938 SPA.Il reddito disponibile equivalente mediano è diminuito, in termini reali, in 3 dei 27 Statimembri dell'UE nel 2018: Austria, Francia e Bulgaria. Una diminuzione è stata registrataanche in Norvegia e in Svizzera.Distribuzione del redditoIn quasi tutti gli Stati membri dell'UE, il 20% della popolazione con il reddito disponibile piùelevato (il quintile superiore o il quinto quintile) rappresentava almeno un terzo del redditototale, una quota che nel 2018 ha raggiunto un picco del 45,8 % in Bulgaria. L'eccezioneera la Slovacchia, dove la quota era pari al 31,0 %. Al contrario, il 20% della popolazionecon i redditi più bassi (il quintile inferiore o il primo) rappresentava complessivamentemeno di un decimo di tutti i redditi, ad eccezione della Cecoslovacchia (10,4 %) e dellaCecoslovacchia (10,2 %). Tra il 2013 e il 2018, il Lussemburgo ha registrato il calomaggiore della quota di reddito per il primo quintile (- 1,3 punti percentuali) e la Grecia ilmaggiore aumento (+ 1,1 punti percentuali).

Riquadro 1: Rapporto tra il reddito e il coefficiente di GiniIl rapporto d'azione del quintile di reddito S80/S20 si basa su un confronto tra il redditopercepito dal quintile superiore e quello percepito dal quintile inferiore della popolazione.Al contrario, il coefficiente di Gini misura la misura in cui la distribuzione del redditodifferisce tra una distribuzione perfettamente uguale (in cui ogni membro dellapopolazione ha esattamente lo stesso reddito) e la piena disuguaglianza (in cui unasingola persona riceve tutto il reddito).

Ripartizione del reddito secondo il coefficiente di GiniSulla base del coefficiente di Gini, Bulgaria, Lituania, Lettonia e Romania (39,6 %, 36,9 %,35,6 % e 35,1 %) hanno registrato i livelli più elevati di disuguaglianza nel redditodisponibile nel 2018 nell'UE; si noti che elevati coefficienti sono stati registrati anche inTurchia, Montenegro e Serbia (43,0 %, 36,7 % e 35,6 %). I livelli più bassi di disparità direddito tra gli Stati membri dell'UE, utilizzando questa misura, sono stati registrati inCecoslovacchia, Slovenia e Slovacchia (dal 21 % al 24 %).

Disparità di reddito tra diverse fasce di etàNel 2018, il rapporto di reddito quintile UE-27 per le persone anziane (definito qui comepersone di età pari o superiore a 65 anni) era più basso ( a 4,1 ( rispetto al rapporto medioper l'intera popolazione (5,1). Questo modello è stato ripetuto in tutti gli Stati membri dell'UE, ad eccezione di Cipro e della Slovenia (dove il rapporto era marginalmente piùelevato per le persone anziane) e del Portogallo (dove il rapporto era lo stesso per lepersone anziane e per la popolazione nel suo complesso). Anche la distribuzione delreddito tra gli anziani è stata leggermente più disuguale (rispetto alla media per l'interapopolazione) in Islanda (dati del 2016) e in Svizzera.

I trasferimenti sociali, il principale strumento per la realizzazione delle politichesociali, possono svolgere un ruolo importante per contribuire a ridurre ledisuguaglianze di redditoNel 2018, i trasferimenti sociali hanno ridotto la disuguaglianza di reddito tra lapopolazione dell'UE-27: il coefficiente di Gini per il reddito era del 50,7 % prima deitrasferimenti sociali (e prima dei pagamenti pensionistici) ma è diminuito al 30,4 % dopoaver tenuto conto di questi trasferimenti.

Distribuzione del redditoReddito disponibile equivalente mediano nel l'UE a 27 più elevato in Lussemburgo epiù basso in Romania

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Nel 2018, il reddito disponibile equivalente mediano ha rappresentato in media 16 938SPA per abitante nell'UE-27. In tutti gli Stati membri del l'UE, si è passati da 32 158 PPA aLussemburgo e 23 204 PPA a 7 218 PPA a Bulgaria e 6 278 PPA a Romania.Dalla carta 1 risulta che i livelli più elevati di reddito disponibile equivalente mediano sonostati registrati negli Stati membri dell'UE occidentali e nordici nonché nei paesi EFTA: ilreddito disponibile equivalente mediano di 20.000 SPA per abitante o più è stato registratoin Lussemburgo, Austria, Germania, Danimarca, Paesi Bassi, Belgio, Svezia, Francia eFinlandia, nonché in Svizzera, Norvegia e Islanda. Per contro, in Grecia e nella maggiorparte degli Stati membri orientali, nonché nei paesi candidati, il reddito disponibileequivalente mediano era più basso: in Croazia, Slovacchia, Grecia e Ungheria sono statiregistrati redditi equivalenti medi inferiori a 10.000 SPA per abitante, Bulgaria e Romania,nonché in Turchia, Montenegro, Macedonia settentrionale e Serbia.Tra la popolazione di età compresa tra 18 e 64 anni, le persone con un livello di istruzioneterziario (livelli ISCED 5-8) hanno registrato livelli notevolmente più elevati di redditodisponibile equivalente mediano nel 2018 rispetto alle persone che avevano al massimocompletato un livello basso (livelli ISCED 0-2) o medio (livelli ISCED 3-4) livello diistruzione. Ciò è avvenuto in tutti gli Stati membri del l'UE e in tutti i paesi terzi indicatinella figura 1.

Nel 2018, il reddito disponibile equivalente mediano dell'UE-27 era superiore del 71 % perle persone con un elevato livello di istruzione (22 927 SPA per abitante) rispetto al livello direddito per le persone con un basso livello di istruzione (13 392 SPA). Il più grande divariodi reddito relativo tra le persone con bassi e alti livelli di istruzione è stato registrato inRomania, dove la mediana per le persone con un alto livello era 3,4 volte superiore allamediana per le persone con un basso livello. In Bulgaria, Lituania, Croazia e Lettonia, lamediana per le persone con un livello elevato era almeno il doppio della mediana per lepersone con un livello basso; questo è stato il caso anche nei quattro paesi candidati

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indicati nella figura 1. Per contro, il reddito medio equivalente disponibile per le personecon un elevato livello di istruzione è stato inferiore al 50 % superiore alla mediana per lepersone con un basso livello di istruzione in Austria, Finlandia, Paesi Bassi, Svezia,Francia e Danimarca; Questo è stato il caso anche in Norvegia e Islanda (dati 2016).

Variazioni del reddito disponibile equivalente medianoIl reddito disponibile equivalente mediano dell'UE-27 in termini nominali (in altre parole,senza aggiustamenti per l'inflazione) è aumentato del 3,4 % tra il 2017 e il 2018 ( cfr.tabella 1. Il reddito disponibile equivalente mediano è aumentato in tutti gli Stati membridell'UE ad eccezione della Bulgaria (dove è rimasto stabile), in particolare in Romania(21,8 %), Lituania (12,4 %), Estonia (12,1 %), Lussemburgo (11,6 %) e Lettonia (11,0 %).Oltre alla Bulgaria (senza variazioni), il tasso di crescita è stato più basso in Francia (1,2%), mentre anche Austria, Malta, Italia e Paesi Bassi hanno registrato aumenti inferiori al2,0 %.

Il reddito disponibile equivalente mediano è diminuito in termini reali in tre Statimembri dell'UE.Dopo l'aggiustamento per l'inflazione (utilizzando gli indici armonizzati dei prezzi alconsumo), l'andamento dei redditi disponibili equivalenti mediani in termini reali tra il 2017e il 2018 è stato diverso rispetto all'andamento nominale. Tali differenze riflettono i livelli diinflazione registrati nel 2018, che vanno dallo 0,7 % in Danimarca e in Irlanda al 3,4 % inEstonia e al 4,1 % in Romania, con una media dell'1,8 % nell'UE-27. Infatti, in termini reali,i redditi disponibili equivalenti mediani sono aumentati nell'UE-27 dell'1,6 %, meno dellametà dell'aumento del 3,4 % in termini nominali.I maggiori aumenti reali del reddito disponibile equivalente mediano nel 2018 sono statiregistrati nello stesso gruppo di paesi in termini nominali, sebbene la Romania (+ 17,0 %)

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sia stata l'unica a registrare un aumento superiore al 10,0 % (vedi figura 2). Il redditodisponibile equivalente mediano è diminuito in termini reali in tre Stati membri dell'UE:Austria (-0,4 %), Francia (-0,9 %) e Bulgaria (-2,5 %). Anche il reddito disponibileequivalente mediano è diminuito in termini reali nel 2018 in Norvegia (-0,1%) e in Svizzera(-0,6%).

In media, il 20 % dei lavoratori più abbienti ha ricevuto quasi i due quinti del redditodisponibile totale negli Stati membri del l'UEUn'analisi più dettagliata che si concentra sulla distribuzione del reddito è presentata nellatabella 2. Si basa sull'ordinamento dei redditi disponibili degli individui e quindi sulla lorodivisione in quintili (quinti), in altre parole, dal 20 % della popolazione con i redditi piùelevati (denominato quintile superiore o quinto reddito) fino al 20 % della popolazione con iredditi più bassi (denominato quintile inferiore o primo reddito).

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Nel 2018, il 38,4 % del reddito disponibile negli Stati membri dell'UE poteva essereattribuito a persone che si trovavano nella parte superiore del 20 % della distribuzione delreddito, mentre le persone nel quintile inferiore della distribuzione del reddito ricevevanouna quota del 7,8 % del reddito disponibile.

Nel 2018, il 20 % più elevato dei lavoratori in Bulgaria, Lituania, Lettonia, Romania,Lussemburgo, Portogallo e Italia ha ricevuto il 40,0 % o più del reddito disponibileall'interno delle rispettive economie. Una situazione analoga è stata registrata anche inTurchia (dati 2017), Montenegro (dati 2017), Regno Unito e Serbia. Nella maggior partedegli Stati membri dell'UE, la quota del 20 % più elevato dei lavoratori nel 2018 è stata dialmeno il 35,0 %, anche se è stata inferiore a questo livello in Belgio (34,6 %), Ceconia(34,5 %), Slovenia (33,4 %) e Slovacchia (31,0 %). Una situazione analoga è stataregistrata anche in Islanda (34,6 %; dati del 2016) e in Norvegia (34,3 %).

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All'altro estremo della scala dei redditi, le persone nel quintile inferiore della distribuzionedel reddito hanno ricevuto meno del 7,8 % (che era la media negli Stati membri dell'UE)del reddito disponibile in 12 Stati membri, tra i quali avevano meno del 7,0 % in Italia,Spagna, Lettonia, Lituania, Bulgaria e Romania (dove è stata registrata la quota più bassadel 5,6 %). Solo in Cecoslovacchia e in Cecoslovacchia la quota era superiore al 10,0 %,mentre era vicina a questo livello in Slovenia (9,9 %) e in Finlandia (9,8 %).

Diminuzione della quota di reddito disponibile attribuita ai quintili di redditoinferiore e superioreNell'UE-27, tra il 2013 e il 2018 le quote di reddito disponibile che sono state contabilizzatedai quintili di reddito inferiore e superiore sono entrambe leggermente diminuite. La quotadi reddito per le persone con i redditi più bassi è scesa dal 7,9 % al 7,8 %, mentre quellaper i primi è scesa dal 38,6 % al 38,4 %.Vi sono stati 11 Stati membri dell'UE che hanno segnalato una quota inferiore del quintiledel reddito disponibile nel 2018 rispetto al 2013; si noti che vi sono interruzioni nelle serietemporali per Bulgaria, Estonia, Lussemburgo e Paesi Bassi. La quota del quintile direddito più basso è diminuita maggiormente in Lussemburgo (- 1,3 punti percentuali).Diminuzioni relativamente consistenti si sono registrate anche nel Regno Unito (-1,0 punti;-rottura in serie) e in Norvegia (-0,9 punti). Al contrario, vi sono stati 13 Stati membri in cuila quota del quintile di reddito più basso è aumentata e tre in cui è rimasta invariata. Laquota del quintile di reddito più basso è aumentata di più in Grecia (+1,1 punti percentuali),seguita da Portogallo, Slovacchia (+0,8 punti), Irlanda (+0,7 punti), Cipro e Polonia (+0,6punti). Un aumento notevole è stato registrato anche nella Macedonia settentrionale (+1,1punti).All'altro estremo della scala dei redditi, in 15 Stati membri dell'UE la quota del quintile direddito più elevato nel reddito disponibile è diminuita tra il 2013 e il 2018, mentre la quota

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del quintile di reddito più elevato è aumentata in 11 Stati membri; è rimasta invariata inAustria. La quota del reddito disponibile percepita dal quintile del reddito massimo èaumentata di 3,7 punti percentuali in Bulgaria e di oltre 1,0 punti in Lituania, Lussemburgo,Paesi Bassi e Danimarca. Aumenti di oltre 1,0 punti sono stati osservati anche nel RegnoUnito e in Norvegia. Al contrario, la quota del quintile dei redditi più elevati è diminuita di1,0 punti o più in nove Stati membri, di cui quattro in cui è diminuita di oltre 2,0 punti:Polonia, Estonia, Slovacchia e Cipro. Diminuzioni di oltre 2,0 punti sono state registrateanche in Serbia e Macedonia settentrionale.

Quasi un terzo della popolazione UE-27 nel 2018 era in un decile di reddito che erapiù di un decile diverso da dove erano stati tre anni prima (nel 2015)Questa sezione successiva analizza la quota della popolazione che sperimenta fluttuazioninel loro benessere economico nel corso del tempo, studiando la percentuale di personeche si erano spostate su/ giù la scala di reddito.L'analisi si basa su come la classifica delle persone in termini di reddito disponibile ècambiata rispetto a tre anni prima. Si basa su decili di reddito, che sono simili a quintili direddito, ma invece di raggruppare gli individui in cinque quintili, la classifica è divisa indieci decili. In quanto tale, il decile più elevato si riferisce al 10 % della popolazione con iredditi più elevati.È importante notare che le transizioni verso l'alto o verso il basso del reddito possonoverificarsi a seguito di cambiamenti diretti nella situazione finanziaria di un individuo (più omeno reddito) o da cambiamenti aggregati in tutta l'economia. Ad esempio, un individuo ilcui reddito è invariato può passare a un decile di reddito più basso se vi è un aumento piùgenerale dei redditi in tutto il resto della popolazione.È anche importante considerare che queste misure di mobilità dei redditi riflettono nonsolo i cambiamenti di reddito, ma anche altri aspetti dinamici dei mercati del lavoro (comela domanda di lavoro, i livelli di disoccupazione, i modelli di lavoro flessibili e la(in)sicurezza). Inoltre, le misure riflettono i cambiamenti nella composizione familiare inquanto l'indicatore si basa sul reddito disponibile equivalente attribuito a ciascun membrodella famiglia.Nonostante queste osservazioni, quasi un terzo (31,0 %) della popolazione dell'UE a 27era superiore o inferiore nel 2018 a più di un decile di reddito rispetto a tre anni prima, conuna percentuale più elevata (16,2 %) che è salita di più di un decile (14,8 %) Cfr. tabella 3.

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Tra gli Stati membri dell'UE, più di un quinto della popolazione in Polonia (22,2 %) e inUngheria (20,7 %) ha superato nel 2018 un decile di reddito rispetto a tre anni prima.Analogamente, almeno un quinto della popolazione di questi stessi Stati membri haregistrato una transizione verso il basso di più di un decile di reddito, del 22,3 % inUngheria e del 20,7 % in Polonia.

La mobilità al ribasso del reddito sembrava rallentareLa mobilità al rialzo del reddito (di più di un decile in tre anni) per l'UE-27 è stata la stessanel 2018 come nel 2013, mentre la mobilità al ribasso (di più di un decile) era inferiore: laquota della popolazione il cui reddito era inferiore di più di un decile nel 2013 rispetto a treanni prima era del 16,1 %, mentre nel 2018 la quota equivalente era del 14,8 %.Utilizzando questa misura di cambiamento di più di un decile rispetto a tre anni prima, lamobilità al l'aumento del reddito è diminuita in particolare in Grecia, Lituania, Belgio edEstonia (interruzione delle serie), dove la quota era inferiore di oltre 3,0 punti percentualinel 2018 rispetto al 2013; questo è stato il caso anche della Macedonia settentrionale. Lamobilità al ribasso del reddito è diminuita di almeno 4 punti tra il 2013 e il 2018 inCecoslovacchia, Irlanda, Estonia (interruzione della serie) e Danimarca; ancora una volta,questo è stato il caso della Macedonia settentrionale.Ci sono stati alcuni esempi di aumenti o diminuzioni più diffusi della mobilità dei redditi nel

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2018 rispetto al 2013. La quota della popolazione classificata più di un decile di redditosuperiore a tre anni prima è aumentata tra il 2013 e il 2018 di almeno 2,0 punti percentualiin Romania, Cipro, Irlanda e Polonia. Ci sono stati anche diversi esempi in cui una quotamaggiore della popolazione ha registrato un calo di più di un decile di reddito nel 2018rispetto al 2013: aumenti di 2,0 punti o più sono stati osservati in Romania, Polonia eUngheria.

Incidenza dei trasferimenti sociali sul redditoLa sezione successiva mette a confronto la situazione del reddito disponibile prima e dopoi trasferimenti sociali per valutare l'impatto e gli effetti ridistributivi delle politicheassistenziali. Tali trasferimenti coprono gli aiuti forniti dalle unità istituzionali centrali, statalio locali e comprendono, tra l'altro, pensioni, indennità di disoccupazione, prestazioni dimalattia e di invalidità, indennità di alloggio, assistenza sociale e sgravi fiscali.

I trasferimenti sociali hanno contribuito con 4 876 SPA per abitante al redditodisponibile equivalente mediano nell'UE-27La figura 4 mostra l'impatto globale dei trasferimenti sociali; queste informazioni sonosuddivise tra i trasferimenti per le pensioni e altri trasferimenti, ad esempio, le prestazionidi sicurezza sociale e l'assistenza sociale che hanno lo scopo di alleviare o ridurre ilrischio di povertà.Nel 2018, il reddito disponibile equivalente mediano nell'UE-27 era superiore di 4 876 SPAper abitante a seguito di tutti i trasferimenti sociali (comprese le pensioni) ed era superioredi 1 316 PPA rispetto ai trasferimenti sociali diversi dalle pensioni.Tra gli Stati membri dell'UE, vi sono state notevoli variazioni nel contributo dei trasferimentisociali al reddito disponibile equivalente mediano nel 2018. I maggiori trasferimenti sonostati osservati in Lussemburgo, dove i trasferimenti sociali (comprese le pensioni) hanno

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aumentato il reddito disponibile equivalente mediano di 10 730 PPA per abitante. Itrasferimenti sociali (comprese le pensioni) sono stati relativamente elevati anche inAustria (SPA 6 811) e in Francia (SPA 6 570), nonché in Norvegia (SPA 7 204).Un modello leggermente diverso emerge se le pensioni sono escluse dall'analisi: nel 2018,i trasferimenti sociali diversi dalle pensioni hanno contribuito più di 2.000 PPA per abitanteal reddito disponibile equivalente mediano in Lussemburgo (2.683 PPA), Svezia (2.610PPA), Irlanda (2.150 PPA) e la Finlandia (SPA 2 100).È interessante confrontare il livello dei trasferimenti sociali negli Stati membri dell'UE,comprese ed escluse le pensioni. In Estonia, nel 2018 i trasferimenti sociali, comprese lepensioni, sono stati circa 1,7 volte superiori ai trasferimenti sociali al netto delle pensioni.Tuttavia, in Romania lo stesso rapporto era molto più elevato, in quanto il valore deitrasferimenti sociali, comprese le pensioni, era 9,5 volte superiore a quello deitrasferimenti sociali, escluse le pensioni. I successivi rapporti più elevati sono statiregistrati in Grecia e Portogallo, dove i trasferimenti, comprese le pensioni, sono stati di8,1 e 6,7 volte superiori ai trasferimenti, escluse le pensioni.I trasferimenti sociali erano spesso mirati alle famiglie nucleariNell'UE-27, il reddito disponibile equivalente mediano prima dei trasferimenti sociali era piùelevato (SPA 14 261 per abitante nel 2018) per le persone che vivono in nuclei domesticicomposti da due o più adulti con figli a carico rispetto agli altri due tipi di famiglia di cui allatabella 4. Per le persone che vivono in famiglie con due o più adulti senza figli a carico lamediana era di 10 004 SPA per abitante, mentre per le famiglie composte da una solapersona con figli a carico la mediana era di 9 624 SPA.

Questo modello è stato applicato in tutti gli Stati membri dell'UE, ad eccezione dellaSlovacchia, dove le persone che vivono in famiglie con due o più adulti senza figli a carico

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avevano un livello leggermente più elevato di reddito disponibile equivalente mediano (7915 PPA per abitante) nel 2018 rispetto ai nuclei familiari composti da due o più adulti configli a carico (SPA 722).L'impatto dei trasferimenti sociali è stato considerevole, poiché il livello di redditodisponibile equivalente mediano per le persone nell'UE-27 che vivono in famigliecomposte da due o più adulti senza bambini ha raggiunto 18 743 SPA per abitante nel2018, dopo aver incluso i trasferimenti sociali; L'aumento è stato del l'87,4 % rispetto alperiodo precedente i trasferimenti sociali (SPA 10 004). Per confronto, i trasferimentisociali hanno portato ad un aumento del 35,2 % del reddito disponibile equivalentemediano delle persone che vivono in famiglie composte da una sola persona con figli acarico. L'impatto dei trasferimenti sociali è stato notevolmente inferiore per le persone chevivono in famiglie composte da due o più adulti con figli a carico (+ 15,6 %).L'impatto ridistributivo dei trasferimenti sociali nell'UE a 27 ha determinato i livelli piùelevati di reddito disponibile equivalente mediano dopo la registrazione dei trasferimentisociali (tra i tre tipi di famiglie indicati nella tabella 4) per le persone che vivono in famigliecomposte da due o più adulti senza figli a carico. Questo modello è stato osservato inquasi tutti gli Stati membri dell'UE nel 2018; le uniche eccezioni erano la Danimarca,Estonia e Lettonia, dove sono stati registrati i livelli più elevati di reddito disponibileequivalente mediano per le persone che vivono in famiglie composte da due o più adulticon figli a carico. In tutti gli Stati membri i livelli più bassi di reddito disponibile equivalentemediano dopo i trasferimenti sociali erano per le famiglie composte da un solo adulto configli a carico. Lo stesso vale in generale anche per i paesi non appartenenti al l'UE indicatinella tabella 4, sebbene la Turchia costituisca un'eccezione in quanto il reddito disponibileequivalente mediano per tali famiglie è superiore a quello delle famiglie composte da dueo più adulti con figli a carico.Un confronto tra il reddito disponibile equivalente mediano prima e dopo i trasferimentisociali rivela che la maggior parte dei governi ha diretto la maggior parte del loro sostegno( in forma di trasferimenti sociali comprese le pensioni ( verso le famiglie con due o piùadulti senza dipendenti bambini. Ad esempio, il reddito disponibile equivalente mediano trale persone che vivono in questo tipo di famiglia in Grecia è aumentato da 3 645 PPA perabitante a 10 056 PPA a seguito di trasferimenti sociali (con un aumento del 176 %). Itrasferimenti sociali hanno inoltre prodotto un reddito disponibile equivalente medianoalmeno raddoppiato per le persone che vivono in famiglie con due o più adulti senza figli acarico in Lussemburgo, Francia, Portogallo, Italia, Slovenia e Belgio; una situazioneanaloga è stata registrata in Serbia.

In Irlanda, i trasferimenti sociali sono stati maggiormente indirizzati verso le famigliecomposte da un solo adulto con figli a caricoL'Irlanda è stata un'eccezione a questo modello, in quanto l'impatto dei trasferimenti socialiè stato avvertito maggiormente dalle persone che vivono in famiglie composte da un soloadulto con figli a carico. Per tali famiglie, il reddito disponibile equivalente mediano inIrlanda nel 2018 è aumentato del 288,4 % a causa dei trasferimenti sociali (a fronte di unaumento del 45,7 % per le persone che vivono in una famiglia composta da due o piùadulti senza figli a carico e di un aumento del 12,6 % per le persone che vivono in famigliecon due o più adulti con figli a carico). L'impatto ridistributivo dei trasferimenti sociali nelRegno Unito è stato avvertito soprattutto dalle famiglie composte da un solo adulto configli a carico, per le quali i redditi sono aumentati del 157,5 % nel 2018 a causa deitrasferimenti sociali.In termini assoluti, i maggiori aumenti di reddito sono stati registrati per le persone chevivono in Lussemburgo in famiglie con due o più adulti senza figli a carico; hanno visto illoro reddito nel 2018 aumentare di 21 487 SPA per abitante a seguito di trasferimentisociali. Vi sono stati anche notevoli aumenti di reddito per le persone che vivono in questotipo di famiglia in Francia, Belgio, Austria, Svezia e Finlandia, nonché in Norvegia e

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Svizzera, poiché i trasferimenti sociali hanno determinato un aumento del redditodisponibile equivalente mediano di oltre 10.000 SPA per abitante nel 2018. A seguito deitrasferimenti sociali, il reddito disponibile equivalente mediano per le persone che vivonoin famiglie composte da un solo adulto con figli a carico è aumentato di 10 088 SPA perabitante in Irlanda.

Disuguaglianza di redditoCome osservato in precedenza, mentre il reddito disponibile equivalente mediano fornisceuna misura del tenore di vita medio, privo della potenziale distorsione di misure aggregatecome il PIL pro capite, non offre ancora un quadro completo in quanto non riflette ladistribuzione del reddito all'interno della popolazione e quindi fa poco per riflettere ledisuguaglianze economiche.

Il coefficiente di GiniIl coefficiente di Gini è un indicatore che viene utilizzato per misurare la disuguaglianza direddito. Il coefficiente di Gini può essere espresso in termini percentuali in un intervallo da0, corrispondente alla perfetta uguaglianza (in altre parole, il reddito è equamentedistribuito tra ogni individuo in una data società), a 100, corrispondente alla perfettadisuguaglianza (in altre parole, quando tutto il reddito è ricevuto da una sola persona);quindi, un coefficiente di Gini più basso riflette una più equa distribuzione del reddito.Nel 2018, il coefficiente di Gini per l'UE-27 era pari al 30,4 %. Le disparità di reddito piùelevate tra gli Stati membri dell'UE (con un coefficiente di Gini di almeno il 35,0 %, comemostrato dall'ombra più scura nella carta 2) sono state registrate in Bulgaria, Lituania,Lettonia e Romania. Un secondo gruppo di Stati membri, con un coefficiente di Ginisuperiore alla media del l'UE-27 del 30,4 % (tra il 30,6 % e il 33,4 %), comprendeva l'Italia,la Spagna, il Lussemburgo, la Grecia, il Portogallo, la Germania e l'Estonia. All'altroestremo della forcella, il reddito è stato distribuito in modo più uniforme in Cecoslovacchia,Slovenia e Slovacchia, dove il coefficiente di Gini era inferiore al 25,0 %. Tra i paesi terziindicati nella carta 2, in Serbia sono stati osservati coefficienti relativamente elevati del35,6 %, del 36,7 % e del 43,0 %, Rispettivamente Montenegro e Turchia, mentre sonostati osservati coefficienti relativamente bassi in Norvegia (24,8 %) e Islanda (24,1 %).

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Il rapporto di reddito quintile S80/S20Le disuguaglianze di reddito all'interno dei paesi possono anche essere illustrate

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attraverso il rapporto di quintile di reddito, che è calcolato come il rapporto tra la quota direddito ricevuto dal quintile superiore e la quota di reddito ricevuto dal quintile inferiore.Valori elevati per questo rapporto suggeriscono che vi sono notevoli disparità nelladistribuzione del reddito tra i gruppi di reddito superiore e inferiore.Nel 2018, il rapporto sul quintile di reddito per l'UE-27 era di 5,1 ( vedi Figura 5. Ciòsignifica che, in media, il reddito percepito dal 20 % della popolazione con i redditi piùelevati era più di cinque volte superiore al reddito percepito dal 20 % della popolazionecon i redditi più bassi.

Tra gli Stati membri del l'UE, il tasso di partecipazione al quintile del reddito variava da unminimo di 3,0 in Slovacchia e di 4,0 in Cecoslovacchia, Slovenia, Finlandia e Belgio a unvalore di almeno 6,0 in Spagna, Italia, Lettonia, Lituania e Romania, con un picco di 7,7 inBulgaria.

La distribuzione del reddito è stata più spesso più equa tra gli anzianiSulla base della stessa misura, le persone anziane (di età pari o superiore a 65 anni)nell'UE-27 hanno sperimentato minori disuguaglianze di reddito rispetto all'interapopolazione, in quanto il loro rapporto di quota quintile di reddito era di 4,1 nel 2018.Questo modello di distribuzione più equa del reddito tra gli anziani (rispetto allapopolazione totale) era evidente nella grande maggioranza degli Stati membri del l'UE,con l'unica eccezione di Cipro (4,6 % per gli anziani rispetto al 4,3 % per l'interapopolazione), in Slovenia (3,4 % per gli anziani e anche per l'intera popolazione) e ilPortogallo (5,2 % per gli anziani e anche per l'intera popolazione). Anche in Svizzera e inIslanda la disparità di reddito è stata leggermente più elevata tra gli anziani (dati 2016).

Impatto dei trasferimenti sociali sulle disuguaglianzeL'effetto dei sistemi previdenziali, vale a dire le pensioni e altri trasferimenti sociali,

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nell'affrontare la disuguaglianza di reddito può essere dimostrato confrontando i coefficientidi Gini prima e dopo i trasferimenti sociali, per fornire una valutazione quantitativa del loroimpatto ridistributivo.Nel 2018, il coefficiente di Gini per il reddito disponibile equivalente mediano prima di tutti itrasferimenti sociali era del 50,7 % nell'UE-27, che è sceso al 30,4 % dopo i trasferimentisociali. L'impatto delle pensioni e degli altri trasferimenti sociali sulla disuguaglianza direddito è stato particolarmente rilevante in Portogallo, Grecia e Germania ( dove ilcoefficiente di Gini è diminuito di 24,4-25,3 punti percentuali _ e in Svezia dove ilcoefficiente è diminuito di 30,1 punti _ cfr. Figura 6.

Fonti dei datiI dati utilizzati in questo articolo derivano principalmente da EU-SILC. I dati EU-SILC sonocompilati annualmente e sono la principale fonte di statistiche che misurano il reddito e lecondizioni di vita in Europa; sono anche la principale fonte di informazioni utilizzata percollegare diversi aspetti relativi alla qualità della vita delle famiglie e degli individui.La popolazione di riferimento per le informazioni presentate nel presente articolo ècostituita da tutte le famiglie e dai loro attuali membri residenti nel territorio di uno Statomembro dell'UE (o di un paese terzo) al momento della raccolta dei dati; le persone chevivono in nuclei familiari collettivi e in istituti sono generalmente escluse dalla popolazionebersaglio. I dati per l'UE sono medie ponderate per la popolazione dei dati nazionali.ContestoIl prodotto interno lordo (PIL) è una misura della produzione totale di un'economia. Dalpunto di vista delle condizioni di vita, il PIL può anche essere calcolato come la somma deiredditi primari distribuiti dalle unità di produzione residenti (sotto forma di salari, affitti,interessi e profitti). Se si tiene conto della popolazione, il PIL pro capite fornisce sia unamisura conveniente del reddito medio e del tenore di vita degli abitanti che vivono inun'economia specifica, sia (una volta adeguata per tener conto delle differenze di prezzo

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tra i paesi attraverso l'uso delle parità di potere d'acquisto). una misura per confrontare iltenore di vita tra i paesi.Tuttavia, il PIL pro capite è una misura aggregata relativamente semplice e, per avere unquadro più dettagliato delle condizioni di vita, è opportuno analizzare la distribuzione(anziché i livelli medi) del reddito delle famiglie. A tal fine sono disponibili diverse misurestatistiche, tra cui il reddito disponibile delle famiglie, in altre parole il reddito totale che lefamiglie hanno a disposizione per la spesa o il risparmio. Mentre il livello aggregato delreddito disponibile delle famiglie è disponibile nei conti nazionali e potrebbe essereutilizzato per un'analisi generale del settore delle famiglie, questo indicatore manca diqualsiasi dimensione distributiva. È quindi preferibile basare l'analisi della distribuzione delreddito su microfonti di dati, ossia indagini statistiche per un campione rappresentativo difamiglie reali, piuttosto che misure macroeconomiche aggregate. Tali indagini facilitanol'analisi dei livelli mediani di reddito equivalente o la distribuzione del reddito tra gli stratisocioeconomici della popolazione.Per tenere conto delle differenze di dimensioni e composizione delle famiglie e consentirecosì il confronto dei livelli di reddito, si utilizza il concetto di reddito disponibile equivalente.Essa si basa sul l'espressione del reddito netto totale (definito anche reddito disponibile)della famiglia in rapporto al numero di adulti equivalenti’, utilizzando una scala standard(equivalenza). Eurostat utilizza una scala OCSE modificata’ che dà un peso a ciascunmembro di una famiglia (e poi li aggiunge per arrivare ad una dimensione della famigliaequivalente), tenendo conto del numero di persone in ogni famiglia e del l'età dei suoimembri (maggiori dettagli sono forniti in un glossario). Il reddito disponibile della famiglia,derivato dalla somma del reddito percepito da ogni membro della famiglia e dalla famiglianel suo complesso, è diviso per l'equivalente dimensione della famiglia per determinarel'equivalente reddito disponibile attribuito a ciascun membro della famiglia.La mediana dell'equivalente distribuzione del reddito disponibile è tipicamente utilizzatanell'UE come misura chiave per analizzare il tenore di vita all'interno di ciascunaeconomia. È semplicemente il livello di reddito che divide la popolazione in due gruppi didimensioni uguali: un gruppo comprende la metà della popolazione con un livello di redditodisponibile al di sopra della mediana e l'altro gruppo comprende la metà della popolazionecon un livello di reddito disponibile inferiore alla mediana. L'uso della mediana (piuttostoche della media aritmetica) evita qualsiasi distorsione potenziale che possa esserecausata dall'esistenza di valori estremi, come alcune famiglie estremamente ricche chepossono aumentare la media aritmetica.

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Social Europe 18.5

Brexit: morti, più morti. .. e calcoli senza affare

Paul Mason

In uno scenario di "Brexit" da incubo, il governo del Regno Unito provoca un caos totale dacui spera di trarre profitto dopo i suoi caos di Covid-19.

Per Boris Johnson l'anno che doveva essere incentrato sulla "Brexit" si è trasformato in unanno incentrato sulla morte. Per l'esattezza, 50.000 morti in eccesso e in aumento - ilrisultato dell'arroganza e dell'incompetenza del suo governo di fronte all'epidemia di Covid-19. La risposta del Regno Unito alla pandemia è stata messa alla gogna nei media globali:il blocco tardivo, la carenza di dispositivi di protezione individuale e di kit di test,l’improvvusazione di una protezione del sistema ospedaliero spostando l'epidemia nelsistema delle case per anziani e, mentre sto scrivendo, un tentativo confuso eframmentario di alleggerire le restrizioni sul lavoro e sul movimento.

Prospettiva rinnovataMa c'è una speranza in vista per il primo ministro, sotto forma di uno scontro con l'Unioneeuropea e la rinnovata prospettiva di una Brexit senza accordo. A livello ufficiale, il RegnoUnito prevede ancora non solo di abbandonare il mercato unico il 31 dicembre, ma diinnescare uno scenario no-deal già dal 30 giugno - il momento in cui dovrebbe esseredecisa qualsiasi estensione della transizione - se non si raggiungesse un accordo alvertice UE-Regno Unito del prossimo mese.La settimana scorsa il governo ha spostato i dipendenti pubblici che avevano avuto a chefare con l'epidemia di Covid-19 nei posti di lavoro presso l'unità "Exit Operations" e haaumentato il ritmo dei preparativi per un risultato senza accordi.Nel frattempo, a livello comunitario, i collegi elettorali sociali che hanno votato per la Brexithanno - fino ad ora - dato a Johnson il beneficio del dubbio sulla sua gestione dellapandemia. Quando la sinistra e le sezioni dei media hanno chiesto a gran voce un bloccoserrato e precoce, la reazione aneddotica nelle comunità sostenitrici della Brexit è stata"Smettere di politicizzare le cose, sostenete il governo".Ora, mentre i sindstanno riemergendo le solite linee della guerra culturale. I sindacati sono"egoisti" e gli oppositori dei "relitti" che vogliono solo far crollare l'economia: quello è statoil sottotesto, o il testo, della copertura della stampa dei tabloid di destra della scorsasettimana.

Maggioranza scontentaMa non funziona. Il supporto per la gestione dell'epidemia di Johnson che era del 72% allafine di marzo, ora è sceso al 42%. In un sondaggio Yougov del 17 maggio, per la primavolta, quelli scontenti della performance del governo hanno superato quelli contenti.Fondamentalmente, uno su cinque di quelli che hanno votato per Johnson è scontento,anche se gli stessi dati demografici che hanno diviso il Regno Unito sulla Brexit sonoancora evidenti: tutti i gruppi sotto i 50 anni denigrano i risultati di Johnson, tutti i gruppioltre i 50 li supportano.Questo è lo sfondo della riattivazione dello scenario no-deal nei colloqui sulla Brexit. Ilcapo negoziatore del Regno Unito, David Frost, ha accusato Michel Barnier, inrappresentanza dell'UE di essersi aggrappato a una posizione "ideologica", secondo cui ilRegno Unito, come ex membro che cerca sostenere un accesso commerciale favorevole,deve onorare i suoi impegni a parità di condizioni su questioni sociali e ambientali. Comenella crisi Brexit dell'autunno 2019, questa mossa è calcolata per sollevare lo spettro dinessun accordo al fine di costringere l'UE a un accordo più favorevole, riaccendendo al

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contempo la polarizzazione politica che ha portato Johnson al potere.Il playbook recita: in primo luogo, alleggerire il blocco e utilizzare la stampa di destra permarchiare il Labour e gli altri partiti progressisti come responsabili di voler distruggerel'economia se si oppongono. Quindi, suggerisce che la sinistra sta cercando di sabotare laBrexit chiedendo un'estensione al periodo di transizione. Infine, organizza uno scontro alvertice di giugno, durante il quale verrebbe attivata la minaccia di una Brexit senzaaccordi, gettando il Regno Unito e l'UE in una crisi di sei mesi, per uscire dalla qualeemergerebbe un accordo favorevole per il Regno Unito.

Ostacoli colpitiJohnson ha tuttavia urtato contro diversi ostacoli. In primo luogo, sebbene i giornali Mail eTelegraph siano entrati in azione per attaccare i sindacati degli insegnanti, non ha il poteredi costringere le scuole ad aprire le menzogne sulle autorità locali, molte delle quali sischierano dalla parte della propria forza lavoro. Poi, sotto la nuova guida di Keir Starmer, ilLabour ha rifiutato di chiedere un’ulteriore definitiva proroga: non vedendo assolutamentenulla da guadagnare politicamente, ha semplicemente sottolineato che la scadenza di fineanno autoimposta del Regno Unito non sembra fattibile.Infine, con l'economia del Regno Unito in caduta libera, e il governo che ha deciso diprendere in prestito £250-350 miliardi quest'anno, potrebbe non esserci abbastanzaspazio politico per un confronto gestito dall'Europa.Ma le tentazioni per Johnson sono forti. È probabile che il debito pubblico del Regno Unitosalga al di sopra del 100% del PIL e ha promesso al suo governo che non ci sarà ritornoall'austerità che ha segnato l'ultimo decennio di potere per il suo partito. Da qui lapossibilità di tentare di "affogare" i costi di un'inversione improvvisa alle condizionidell'Organizzazione mondiale del commercio nel 2021 all'interno del danno economicomolto più grande inflitto dal blocco.

Momento decisivoIn tal caso, ci stiamo dirigendo verso un momento decisivo, che non riguarderà solo ilRegno Unito. Con la previsione che il commercio mondiale cadrà quest’anno fino a unterzo e con il discorso pubblico negli Stati Uniti che diventa ostile alla Cina su tutta la linea,emerge la prospettiva di una rielezione di Donald Trump alle presidenziali di novembre,seguita da una dura crisi della Brexit tra dicembre e gennaio, i cui effetti combinatiriordineranno il sistema globale.Gli estremisti attorno a Trump sembrano fantasticare su un default del debito degli StatiUniti contro la Cina. Nel frattempo, se il Regno Unito si allontanerà dall'UE, con impatticatastrofici a breve termine su cibo, viaggi e catena di approvvigionamento manifatturiera,gli estremisti intorno a Johnson saranno liberi di sostenere un accordo commerciale"America first", trasformando il Regno Unito in un paradiso liberalizzato per il capitalepredatorio degli Stati Uniti. Il trauma della Brexit senza accordo, con posti di blocco alconfine con l'Irlanda del Nord e scarsità di cibo nei supermercati, sarebbe un buon modoper annullare il trauma del coronavirus nella mente pubblica.La tragedia di questo momento è che, con la deglobalizzazione che sicuramente andrà dipari passo, c'è una forte e logica argomentazione, anche per i sostenitori della Brexit,secondo cui il Regno Unito dovrebbe cercare una stretta relazione con l'UE dopo avercompletato la sua uscita. Se il prezzo di quella relazione è una parità di condizioni e unagiurisdizione comune sul commercio, dovrebbe valerne la pena, anche per i LittleEnglanders. Se l'economia mondiale si sta spaccando in grandi blocchi commerciali rivali,incentrati su Washington, Bruxelles e Pechino, l'unico posto logico per il Regno Unito èall'interno del blocco europeo.Ma come ci dicono tutte le lezioni del 1929-1934, il declino dei poteri imperiali prendedecisioni sbagliate quando arriva la crisi.

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Social Europe Aspettando Godot: affrontare l'elusione fiscale delle multinazionaliFrancesco Saraceno (vicedirettore del dipartimento OFCE, il Centro di ricerca in Economiadi Sciences-Po a Parigi, dove insegna economia europea. Insegna anche alla LUISSGuido Carli di Roma), Tommaso Faccio (capo della segreteria della Commissioneindipendente per la riforma della tassazione delle società internazionali (ICRICT), docentedi contabilità presso la Nottingham University Business School e consulente senior dellaTax Justice Network)Gli sforzi per contrastare l'evasione fiscale delle multinazionali a livello dell'UE falliscononei confronti dei beneficiari nazionali. Invece è tempo di provare a nominarli e farlivergognare.L'insistenza dei Paesi Bassi sul fatto che tutti "diventino olandesi" sui disomogenei deficitdi coronavirus nell'Unione europea ha ravvivato il dibattito sui paradisi fiscali all'internodell'UE. In un mondo ideale, l'azione sull'emissione di debito congiunto dovrebbe andare dipari passo con l'armonizzazione fiscale e i freni al dumping fiscale.Tuttavia, dato l'attuale arresto in Europa, è più probabile che si cerchino soluzioni nazionaliper evitare l'erosione della base imponibile, almeno nel prossimo futuro. L'applicazionedella trasparenza e la leva sulla reputazione dell'azienda potrebbero essere attuate inmodo più efficace rispetto ai divieti e ai regolamenti attualmente considerati.

Profit-shiftingI nuovi dati pubblicati dall'economista Berkeley Gabriel Zucman ci ricordano ancora unavolta chi vince e chi perde nel gioco della competizione fiscale. Nel 2017, il Regno Unito,la Germania, la Francia e l'Italia hanno perso entrate rispettivamente di $18 miliardi, $20miliardi, $13 miliardi e $6 miliardi dall'evasione fiscale da parte delle imprese multinazionali(MNE), attraverso il trasferimento degli utili ai paradisi fiscali. Mentre i paradisi fiscali evocano un'immagine di palme e spiagge di sabbia bianca, i datimostrano una mancanza molto più prosaica di amore da parte del vicinato. Belgio, Irlanda,Lussemburgo, Malta e Paesi Bassi sono responsabili della stragrande maggioranza (tral'80 e il 90 per cento) dell'elusione fiscale nell'UE. Ciò è facilitato dalle norme fiscaliinternazionali e dalla mancanza di una tassazione unitaria.Nel 2018 la Commissione europea e il Parlamento hanno approvato un piano per unabase imponibile consolidata comune per le società (CCCTB). In base a ciò, i profitti delleimprese multinazionali sarebbero ripartiti tra gli Stati membri sulla base di metricheoggettive quali fatturato e numero di dipendenti. Ma la proposta è bloccata in un limbo inseno al Consiglio europeo, dove le questioni fiscali sono decise all'unanimità e le riformesono bloccate da quei paesi che beneficiano maggiormente dello status quo.Sebbene sia rassicurante che il presidente della Commissione, Ursula von der Leyen,abbia incluso CCCTB nella lista delle cose da fare del commissario per l'economia, PaoloGentiloni, la volontà politica deve venire tuttavia dai grandi paesi europei, tutti perdentinella concorrenza fiscale: essi devono porre al centro l'armonizzazione fiscale completa.Ciò in un momento in cui la discussione sul Fondo di recupero richiede anche un nettobalzo in avanti nella cooperazione e nel coordinamento.

Misure unilateraliIn attesa del godot europeo, la lotta all'elusione fiscale continua attraverso misureunilaterali, come le recenti imposte sulle vendite digitali in Francia e Regno Unito. Polonia,Danimarca, Francia e Italia che hanno recentemente annunciato l'intenzione di rifiutare,nell'ambito dei loro piani di emergenza Covid-19, il salvataggio di società registrate o confiliali in paradisi fiscali.In teoria semplice, in pratica questa strategia incontra problemi, in quanto non esiste unadefinizione comune concordata di paradisi fiscali. Sebbene l'indice del segreto finanziariodella Tax Justice Network includa 133 giurisdizioni, le "giurisdizioni di non conformità"dell'UE ammontano solo a 12: Samoa americane, Isole Cayman, Figi, Guam, Oman,

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Palau, Panama, Samoa, Trinidad e Tobago, il Isole Vergini americane, Vanuatu eSeychelles.In particolare, assenti - riflettendo il compromesso politico - sono i paradisi fiscali dell'UE.Se le misure pianificate da Francia, Italia, Danimarca e Polonia si basano sull'elenco UE,allora è probabile che queste misure saranno puramente simboliche. D'altro canto, se leesclusioni includessero le società con sede in paradisi fiscali dell'UE, molto probabilmenteverrebbero considerate dalla Commissione una violazione della libera circolazione deicapitali.

Principio di condizionalitàC'è un modo per aggirare queste difficoltà. La soluzione sarebbe quella di evitare leesclusioni e di abbracciare il principio di condizionalità. Tutte le multinazionali dovrebberopoter chiedere il sostegno degli Stati membri, rendendo in tal modo irrilevante la questionedell'elenco accurato dei paradisi fiscali. Ma sarebbero tenute a pubblicare un rapporto chedettaglia i dati sul fatturato, i profitti prima delle imposte e le tasse pagate in ciascuno deipaesi in cui hanno operato.Non si tratterebbe di un nuovo requisito: dal 2013, nell'ambito di Basilea III, l'UE richiederelazioni analoghe da parte degli istituti finanziari che operano all'interno dei suoi confini.Ciò ha ridotto l'evasione fiscale.La condizionalità della trasparenza costringerebbe le multinazionali a internalizzare partedel costo sociale dello spostamento dei profitti in paradisi fiscali, costringendole arappresentare qualcosa di più prezioso del fatturato: la reputazione. La protesta pubblicacontro il lavoro minorile che ha danneggiato marchi globali come Nike, costringendoli allafine a cambiare le pratiche commerciali, mostra che la condizionalità basata sullatrasparenza può essere più facile da implementare e più efficace di divieti e regolamenti.

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Luiss Policy Brief 15.5

La Sentenza della Corte costituzionale tedesca è incomprensibile

Lorenzo Bini Smaghi

Il 5 maggio la corte costituzionale tedesca (CCG) ha deliberato che la decisione adottatadalla Corte di giustizia (CGCE) sulla coerenza con il Trattato del programma di acquistodel settore pubblico (PSPP) della BCE con il trattato fosse incomprensibile e diconseguenza non valida. La GCC ha dato tre mesi alla BCE per fornire la prova che il suoprogramma di acquisto di asset non ha violato il principio di proporzionalità.La sentenza è stata esaminata da diversi commentatori e accademici principalmente dalpunto di vista giuridico, in particolare per quanto riguarda il rapporto tra le Corti nazionalied europee. Meno attenzione è stata dedicata all'analisi economica e istituzionale allabase della decisione. Questo è lo scopo di questa nota. Un esame approfondito del ragionamento principale alla base della decisione della CCGporta a concludere che la sentenza del tribunale tedesco non è solo incomprensibile, maanche fondamentalmente viziata. Il ragionamento alla base della sentenza è che la CCGritiene che, nell'attuazione del PSPP, la BCE non abbia violato la disposizione del trattatoche vieta il finanziamento monetario degli Stati membri, ma può aver violato il principio diproporzionalità.La sentenza indica che la GCC non è in grado di accertare pienamente tale violazioneperché la BCE e la Corte di giustizia non ha fornito elementi di prova del fatto che ilprincipio di proporzionalità sia stato effettivamente preso in debita considerazione. Perquesto motivo alla BCE sono stati concessi tre mesi per rendere disponibili tali prove.La violazione del principio di proporzionalità deriva dal fatto che la BCE ha motivato ilproprio operato principalmente col fatto che il tasso d'inflazione era al di sotto del suoobiettivo (inferiore ma prossimo al 2%) e che non erano disponibili strumenti menointrusivi. La BCE non ha fatto riferimento all'impatto che il PSPP avrebbe prodotto sulleeconomie e le politiche degli Stati membri e non ha valutato se tali effetti fosseroproporzionali ai risultati attesi nel settore della politica monetaria.La sentenza della GCC va in qualche dettaglio nel descrivere i potenziali effetti “negativi”prodotti da un'attuazione prolungata del PSPP, in particolare:(a) Il PSPP migliora le condizioni di rifinanziamento degli Stati membri in quanto consenteloro di ottenere finanziamenti sui mercati dei capitali a condizioni notevolmente miglioririspetto a quanto sarebbe altrimenti il caso. Ciò dà luogo al rischio che le necessariemisure di risanamento e riforma non siano attuate o siano interrotte. In particolare, ilvolume e la durata del PSPP possono impedire agli Stati membri di adottare misure volte aperseguire una sana politica di bilancio e, più in generale, può determinare una posizionedominante in campo monetario, per la quale è la BCE che determina le politiche fiscalidegli Stati membri.(b) Il programma incide sui bilanci del settore bancario commerciale trasferendo grandiquantità di titoli di Stato, compresi quelli ad alto rischio, ai bilanci dell'Eurosistema, chemigliora il rating creditizio delle banche. Allo stesso tempo, crea un incentivo per le banchead aumentare il credito nonostante il basso livello dei tassi di interesse.(c) Il PSPP può aumentare il rischio di creare bolle immobiliari e del mercato azionario,nonché l'impatto sociale su quasi tutti i cittadini che sono almeno indirettamente colpiti, tral'altro in qualità di azionisti, inquilini, proprietari immobiliari, risparmiatori o assicurati. Adesempio, vi è un notevole rischio di perdite per il risparmio privato. Ciò ha conseguenzedirette per i regimi pensionistici (privati) e i rendimenti che generano.(d) Poiché il PSPP abbassa i tassi d'interesse generali, consente alle societàeconomicamente non redditizie di restare in vita attraverso l’accesso a credito a buonmercato.

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(e) Inoltre, più il programma continua e più aumenta il suo volume totale, maggiore è ilrischio che la BCE diventi dipendente dalla politica degli Stati membri, in quanto non puòpiù limitarsi a porre fine e annullare il programma senza compromettere la stabilitàdell'unione monetaria.Dato che il PSPP produce i pertinenti effetti di politica economica summenzionati, la CCGritiene che la BCE avrebbe dovuto ponderare tali effetti e bilanciarli, sulla base diconsiderazioni di proporzionalità, con gli attesi contributi positivi al raggiungimentodell'obiettivo di politica monetaria fissato dalla stessa BCE.La presente nota prende in considerazione innanzitutto l'analisi monetaria ed economicaalla base del giudizio del CCG e successivamente la coerenza con il quadro istituzionaledella BCE.Un quadro analitico imperfettoInizierò spiegando cinque ragioni principali per cui il quadro analitico utilizzato dalla CCG èdifettoso.Il primo motivo è che il PSPP è considerato uno strumento fondamentalmente diversorispetto agli altri strumenti di politica economica che la BCE utilizza per raggiungere il suoobiettivo. Nell'esaminare le presunte conseguenze collaterali negative prodotte dal PSPP,quali la facilitazione delle condizioni di finanziamento per gli Stati membri o per il sistemabancario o la penalizzazione dei risparmiatori, la GCC sembra ignorare che questi effettinon sono diversi da quelli di altri strumenti utilizzati dalla BCE negli ultimi anni, qualil'acquisto di asset privati o l’allungamento delle operazioni di rifinanziamento delleoperazioni di riposto a tempo determinato.La sentenza della GCC sembra suggerire che la pura dimensione del PSPP, che ammontaa diversi miliardi di euro di asset acquistati dall'inizio dell'operazione, dovrebbe essere unamisura degli effetti collaterali negativi. Le prove empiriche suggeriscono che questo non ènecessariamente il caso. Guardando l'evoluzione del rendimento dei titoli di Stato, adesempio, o anche agli spred, gli altri strumenti di politica, come il cambiamento dei tassi dipolitica, tra cui quelli in territorio negativo, o l'annuncio OMT nel luglio 2012, sembranoavere avuto un impatto simile, o un ancora più grande rispetto al PSPP (grafici 1,2).Pertanto, se il PSPP crea conseguenze sproporzionate, ma allo stesso tempo non èdimostrato che tali conseguenze siano qualitativamente e quantitativamente diverse daaltri strumenti politici che non sono considerati in violazione del principio di proporzionalità,sono possibili solo due conclusioni. Il PSPP non viola il principio di proporzionalità, o lofanno tutti gli strumenti della BCE. In tal caso, la BCE ha violatoprincipio di proporzionalità dall'inizio delle sue attività.Il secondo motivo per cui il quadro teorico utilizzato dalla CCG è viziato è che si basa sulpresupposto che l'economia è sempre in equilibrio, con il pieno utilizzo delle risorse, lastabilità dei prezzi e il tasso di interesse sempre in linea con il suo livello di equilibrio alungo termine. In un tale modello un cambiamento di politica monetaria produce unadivergenza dall'equilibrio, che produce effetti distributivi come quelli descritti nellasentenza della Corte. Ad esempio, a partire da una posizione di equilibrio, una riduzionedel tasso di interesse tende a produrre un vantaggio apparentemente indebito per imutuatari e uno svantaggio per i prestatori, un vantaggio per i possessori di obbligazioni atasso fisso e uno svantaggio per gli obbligazionisti a tasso variabile.Nel mondo reale, l'economia è raramente posizionato in equilibrio. Pertanto, l'impatto di undato livello del tasso di interesse, o una variazione di tale tasso, non possono esserevalutati in termini assoluti ma in relazione al valore richiesto per riportare l'economia versol'equilibrio, come ricordato da Knut Wicksell più di cento anni fa. Ad esempio, quandol'economia cresce meno del suo potenziale a lungo termine e l'inflazione è molto al di sottodel livello coerente con la stabilità dei prezzi, il tasso di interesse dovrebbe essere inferioreal suo livello a lungo termine al fine di evitare un’ulteriore divergenza dall'equilibrio. Inqueste circostanze, la decisione di non tagliare i tassi non solo aumenterebbe ladivergenza rispetto all'equilibrio ma produrrebbe anche effetti sproporzionati su altre

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variabili e politiche. I risparmiatori, in particolare, sarebbero penalizzati se le aliquote nonfossero ridotte mentre la divergenza economica aumenterebbe ulteriormente il rischio dicredito e produrrebbe fallimenti. In sintesi, la proporzionalità degli strumenti politici nonpuò essere valutata indipendentemente dalle condizioni economiche sottostanti e dalladivergenza dello strumento di policy dal livello richiesto per raggiungere l'equilibrio.Una delle possibili divergenze rispetto all'equilibrio può essere dovuta a variazioni nellapreferenza di liquidità del mercato partecipanti, a causa dell’instabilità finanziaria o per ladomanda di strumenti liquidi sicuri. Se la banca centrale, che è il principale fornitore diattività sicure e liquide, non soddisfa la maggiore domanda di tali attività, per esempioimplementando un programma come il PSPP, i tassi di interesse reali possono aumentaree le pressioni deflazionistiche possono portare a un'ulteriore divergenza dall'equilibrio. Ilquadro della GCC non sembra prendere questi fattori in considerazione.Inoltre, i dati dimostrano che il valore di equilibrio a lungo termine delle principali variabilieconomiche non rimane costante nel tempo, compreso l'equilibrio o il tasso di interessenaturale. Vi è un'ampia evidenza nella letteratura che il tasso di interesse neutro èdiminuito nelle economie avanzate negli ultimi decenni, come risultato di fattori diversi,quali la demografia, l'andamento della produttività e gli squilibri degli investimenti dirisparmio.In sintesi, l'azione della banca centrale e la proporzionalità delle misure adottate non puòessere valutata sulla base di un modello meccanicistico, ma tenendo conto dellesottostanti condizioni economiche, in particolare per quanto riguarda l'inflazione, che èl'obiettivo primario della banca centrale, e gli shock che influiscono sull'economia. Se taleapproccio è adottato, gli effetti collaterali negativi che la GCC attribuisce al PSPP perdonosignificato o addirittura cambiano di segno, al punto da rendere la valutazione alla basedella sentenza del tribunale non pertinente.La terza debolezza del l'analisi del CCG deriva da una mancanza di comprensione delprocesso di creazione della moneta, specialmente quando i tassi d'interesse raggiungonoil limite zero.Il tasso di interesse è lo strumento chiave che le banche centrali utilizzano per raggiungereil loro obiettivo di stabilità dei prezzi. Quando l'economia si sta surriscaldando, la bancacentrale aumenta i tassi per rendere il prestito da parte delle banche commerciali piùcostoso e quindi rallentare il credito e raffreddare l'economia. Viceversa, quandol'inflazione è molto al di sotto dell’obiettivo la banca centrale può tagliare i tassi perstimolare la domanda aggregata e l'inflazione rendendo il credito bancario piùconveniente. Tuttavia, quando la politica dei tassi raggiunge il livello zero, l'efficacia diquesto strumento diminuisce sostanzialmente. L'introduzione di aliquote in territorionegativo può non essere efficace e può produrre effetti collaterali che rendono l'uso di talestrumento non ottimale. La quantità di moneta della banca centrale che è determinatodalla domanda delle banche commerciali può cadere ulteriormente, generando una spiraledeflazionistica. In tali condizioni, l'unico modo per la banca centrale di aumentare l'offertadi moneta è quello di acquistare asset aumentando i depositi delle controparti. L'aumentodella moneta della banca centrale aumenta la liquidità del mercato e tende a comprimere itassi di interesse a lungo termine, in particolare per la durata delle attività acquistate,rafforzando la domanda di credito e sostegno della domanda aggregata.La BCE ha ridotto i tassi di interesse in territorio negativo, nel 2014 e negli anni successivi.Gli elementi di prova dimostrano che tali tagli e l'attuazione delle indicazioni prospettichenon sono stati in grado di stimolare la moneta della banca centrale, mentre l'inflazione hacontinuato a scendere molto al di sotto del suo obiettivo e le aspettative di inflazione sonostate ridimensionate (si vedano i grafici 3,4).La moneta della banca centrale ha iniziato ad aumentare significativamente solo nelfebbraio 2015, dopo che la BCE ha attuato il suo quantitative easing.In breve, sebbene di natura diversa, il PSPP non può essere uno strumento valutatoseparatamente dagli altri ma piuttosto insieme o in continuità con gli altri.

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Il quarto problema nell'analisi della GCC, che è una combinazione dei due precedenti, èche fa non capire i motivi per cui il tasso di rendimento su alcuni asset, come il Bunddecennale, che sono ampiamente detenuti dai risparmiatori, è caduto così bruscamente,anche in territorio negativo. La sentenza della GCC sembra suggerire che il PSPP è ilprincipale fattore alla base di tale sviluppo. Questo è chiaramente sbagliato. In altri paesiin cui è stato attuato molto prima il quantitative easing come negli Stati Uniti, i tassi a lungotermine non sono mai diventati negativi, nonostante lo stato di safe heven del dollaro. Laragione principale è che i tassi ufficiali non sono mai stati tagliati a livello negativo. Ineffetti, i rendimenti negativi sulle scadenze lunghe sono in gran parte il risultato di tassi diriferimento negativi e della forward gudance.Vi sono inoltre prove del fatto che i tassi a lungo termine sono più il risultato degli stock edei flussi globali di risparmio-investimento e delle tendenze della produttività a lungotermine piuttosto che il risultato della politica monetaria (grafico 5).Per esempio, dopo che la BCE ha fermato nel dicembre 2018, il suo PSPP, nei mesisuccessivi, i rendimenti dei bund tedeschi a 10 anni si sono ridotti da -20 a -70, a seguitodella crescita prevista e del rallentamento dell'inflazione. È l'eccesso di risparmio sugliinvestimenti a livello mondiale, ma in particolare in Germania, che ha messo pressione alribasso sui tassi, molto più della politica monetaria.Il quinto errore alla base di tutta l'analisi è la ben nota fallacia della composizione,sottolineato da Keynes e altri, che consiste nell'esaminare l'impatto di una politica specificasulle diverse componenti dell'economia piuttosto che nel complesso. Questo porta adun'analisi sbagliata non solo del tutto, ma anche dei componenti.L'impatto di una politica macroeconomica non può essere valutato separatamente suisingoli operatori economici o sul comportamento senza un modello globale di economia,perché il risultato complessivo non è la semplice somma dei componenti. Ogni agenteeconomico è un risparmiatore o un mutuatario, o una combinazione dei due, undipendente o un datore di lavoro, un padrone di casa o un inquilino, e quasi tutti sono uncontribuente, anche se con diverse categorie di imposta ed esenzioni. Un'analisi deglieffetti di uno strumento di politica monetaria come il PSPP concentrandosi su diversiaspetti di un sistema economico non è solo concettualmente sbagliato; è probabile cheporti a risposte sbagliate. Questo punto è stato affermato più volte da economisti e politici,ma non sembra essere stato mantenuto dalla GCC. L'impatto della politica monetaria può essere realizzato solo attraverso modelli cheprendono in considerazione tutte le possibili interazioni nell'economia, in particolare trapolitica monetaria e politica fiscale. Ad esempio, la restrizione monetaria attuata dallaBundesbank nel 1991-92 non può essere valutata né in termini di stabilità dei prezzi nérispetto ai possibili effetti collaterali, senza considerare le conseguenze dell'espansionefiscale in tali anni, il disavanzo con l'estero e il tasso di conversione uno a uno tra le duevalute. Analogamente, la politica monetaria della BCE adottata negli ultimi anni, compresoil PSPP, non può essere valutata senza tenere debitamente conto degli effetti delrisanamento di bilancio nell'area dell'euro tra il 2015 e il 2019 (di 2 punti percentuali intermini di disavanzo, rispetto al PIL, e di 10 punti per il rapporto tra debito pubblico e PIL)e l'alto tasso di risparmio netto.La BCE ha recentemente pubblicato una ricerca esaustiva che valuta l'impatto di variepolitiche, tra cui il PSPP. I principali risultati sono che senza il programma di acquisto diattività, il PIL sarebbe cresciuto notevolmente di meno e l'inflazione sarebbe stata piùlontana dall'obiettivo.Applicare un'analisi errataI precedenti difetti analitici spiegano perché la valutazione della CCG porta a conclusionierrate. Il primo argomento utilizzato dalla CCG per suggerire che la politica monetariadella BCE avrebbe potuto avere effetti sproporzionati è che il PSPP ha creato condizioni difinanziamento favorevoli per gli Stati membri, migliori di quanto sarebbero statidiversamente. Queste condizioni favorevoli avrebbero portato gli Stati membri a indebolire

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il loro processo di aggiustamento di bilancio e di riforma. Questo argomento non è fondato.In primo luogo, la GCC non riesce a comprendere, o riconoscere, che il PSPP ha prodottoeffetti sostanzialmente non diversi da altri strumenti di politica monetaria, ad esempio unariduzione dei tassi di interesse o una procedura di aggiudicazione a tasso fisso.Pertanto, o la Corte condanna tutti gli strumenti della BCE utilizzati negli ultimi anni,oppure non ne condanna nessuno.In secondo luogo, il CCG non fornisce alcuna prova del presunto incentivo perversoindotto dal PSPP negli Stati membri. Durante il periodo in cui il PSPP è stato attuato nellazona euro tutti i paesi erano usciti dalla procedura per i disavanzi eccessivi e avevanoridotto i loro disavanzi e debiti, anche se a un ritmo diverso. Nello stesso periodo, paesicome gli Stati Uniti e il Giappone invece avevano avuto disavanzi molto più elevati e unaumento dei debiti rispetto al PIL. Non è quindi possibile sostenere la tesi secondo cui ilPSPP ha indotto gli effetti perversi menzionati dalla CCG.Il secondo argomento utilizzato dalla GCC è che il PSPP avrebbe potuto creare unvantaggio per il sistema bancario che è stato in grado di scaricare gli asset ad alto rischioalle banche centrali, migliorando così il rating del credito. Esso potrebbe anche averindotto le banche ad assumere ulteriori rischi prestando, "nonostante" i bassi tassi diinteresse. Il ragionamento è incoerente e contraddittorio. In primo luogo, la GCC nonriesce a capire che le banche che hanno venduto i titoli pubblici ad alto rischio non sononecessariamente quelle degli stessi paesi. Infatti, la prova suggerisce che le bancheabbiano venduto principalmente obbligazioni di altri paesi, il che ha ulteriormenteaumentato la frammentazione finanziaria nell'Eurozona (grafico 6). In secondo luogo, ilmiglioramento del profilo di rischio delle banche in alcuni paesi non è avvenuto a causadella riduzione dei titoli di Stato, ma piuttosto della riduzione della quota delle sofferenzenel bilancio.In terzo luogo, se le banche utilizzano i proventi della vendita per nuovi prestiti a rischio, ilprofilo di rischio delle banche non dovrebbe migliorare. In quarto luogo, l'aumento deiprestiti, per sostenere l'economia, è una conseguenza prevista del PSPP da valutarefavorevolmente se l'economia cresce al di sotto del potenziale. Non dovrebbe quindiessere considerato come un effetto collaterale negativo, ma piuttosto un motivo per fornireun giudizio positivo sul PSPP.Il terzo argomento utilizzato dalla GCC è che il PSPP ha creato rischi aggiuntivi di perditeper i risparmiatori, in particolare per i fondi pensione e gli assicuratori. Questo argomentoè viziato in molti aspetti. Il primo è che i risparmiatori non sono tutti uguali, in quanto la loroposizione dipende in ultima analisi dall’allocazione del loro considerare solo l'impatto sulflusso della riduzione dei tassi di interesse, ma ignora l'effetto di valutazioni dei prezzi piùelevate.Ad esempio, i risparmiatori che detenevano obbligazioni a tasso fisso non hanno soffertodurante il periodo in cui il PSPP era implementato. In secondo luogo, la GCC non riesce,ancora una volta, a capire che l'impatto più forte sui rendimenti a lungo termine derivaprincipalmente dalla politica dei tassi di interesse negativi decisa dal Consiglio direttivodella BCE (incidentalmente all'unanimità) piuttosto che dal PSPP. Se la GCC avessequalcosa da rimproverare alla BCE dovrebbe essere che ha avviato il PSPP troppo tardi.La BCE avrebbe dovuto attuare il PSPP prima, piuttosto che tagliare i tassi in negativo.Ciò avrebbe potuto impedire che i tassi a lungo termine scendessero sotto lo zero. Infine,l'analisi empirica mostra che il livello dei tassi a lungo termine dipende anche dallaposizione patrimoniale netta dei vari paesi. In breve, il fattore più forte dietro il basso livellodei tassi di interesse nella zona euro è l'alto tasso di risparmio e il basso rapportoinvestimenti (compresi gli investimenti pubblici), in particolare in alcuni dei suoi paesi, el'elevata preferenza per liquidità emersa nei mercati finanziari.Il quarto argomento utilizzato dal tribunale tedesco è che i bassi tassi di interessemantenevano in vita molte società zombie.Anche in questo caso il GCC non fornisce prove di tale effetto. Il ragionamento secondo il

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qualele società falliscono solo perché i tassi a lungo termine scendono o aumentano di 100 opiù punti baseè teorico, e lontano dalla realtà, come dimostrato da ampie ricerche.La ragione principale per l'esistenza di società zombie è in gran parte associato conl’inefficiente allocazione di capitale delle banche. Il modo più efficiente per affrontarenon è attraverso la politica monetaria. L'ultimo argomento utilizzato dal GCC per criticare il PSPP è che più dura, più difficilesarebbe porvi termine. Il PSPP renderebbe quindi la BCE “dipendente” dagli stati membrie metterebbe a rischio la stabilità dell'Unione monetaria. L'argomentazione secondo cui laBCE avrebbe potuto diventare"dipendente" all'acquisto di beni non è comprovato e contraddetto dai fatti. Il PSPP è statochiuso alla fine del 2018 e non vi è alcuna prova che la BCE abbia avuto difficoltà a farlo. Lacessazione delprogramma non sembrava aver messo a rischio la stabilità dell'unione monetaria. Insecondo luogo, la GCC ha indicato cheil PSPP non ha violato il divieto di finanziamento monetario, che è il criterio principalestabilito dal trattato pervalutare il rischio della dipendenza della banca centrale dagli Stati membri. In terzo luogo,non è chiaro come la BCE,per il fatto di essere vittima della propria politica, possa violare quella degli Stati membri.Nella sua sentenza, la CCG non ha fornito argomenti sufficientemente solidi perdimostrare che il PSPP ha prodotto effetti sproporzionati. La ragione è che il suo giudizio sibasa su un'analisi di quadro debole e manca di prove convincenti. In una certa misura, laCorte lo riconosce. Riconosce che non ha prove per dimostrare che il PSPP viola iltrattato. La sentenza si basa sul sospetto e la mancanza di prova del contrario. In altreparole, la BCE è colpevole perché non può dimostrare (oltre il ragionevole dubbio) la suainnocenza.Implicazioni istituzionali per la BCEL'ultima questione riguarda i rischi che la sentenza del GCC crea per l'indipendenza dellaBCE. La decisione di separare la politica monetaria da quella fiscale e assegnare la primaa un'istituzione indipendente, gestita da un organismo non elettivo, è possibile dal punto divista della legittimità democratica solo nella misura in cui il mandato dellabanca centrale è ben definito e non comporta importanti compromessi tra obiettividivergenti. Una banca centrale indipendente non avrebbe la legittimità di scegliere tradiversi obiettivi. Questa è la ragione per cui le banche centrali hanno generalmente comemandato primario la stabilità dei prezzi, anche in considerazione del fatto che la policy è lostrumento migliore per raggiungere tale obiettivo a medio termine. La BCE, come lamaggior parte delle banche centrali, è stata creata con statuti che garantiscono l’obiettivodi una forte indipendenza e di un sistema di responsabilità. Gli statuti indicano inoltre che,fatto salvo l'obiettivo della stabilità dei prezzi, la BCE dovrebbe sostenere le politicheeconomiche generali della Comunità. Lo statuto fa anche riferimento ai principi disussidiarietà, economia di mercato aperta e libera concorrenza. La sentenza della CCGcrea un problema nella misura in cui impone alla BCE di prendere decisioni di politicamonetaria non solo al fine dell’obiettivo primario, ma anche dando particolare rilievo alprincipio della proporzionalità. Tale principio dovrebbe implicare, secondo la GCC, che laBCE dovrebbe condurre un'attenta valutazione degli effetti delle sue politiche in altre areepolitiche, in particolare quelle di competenza degli Stati membri, quali la politica fiscale. Laquestione fondamentale è: che cosa dovrebbe fare la BCE una volta condotta talevalutazione?Dovrebbe cambiare la sua decisione politica, e in che modo? Quali altri principidovrebbero essere compromessi in funzione della proporzionalità?

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Se, ad esempio, nel considerare un aumento dei tassi di interesse al fine di contrastare lepressioni inflazionistiche, la BCE riscontrasse che una tale decisione produrrebbe perditeper gli obbligazionisti a tasso fisso, aumenterebbe il tasso di disoccupazione, in che modola BCE dovrebbe tenere conto di tali informazioni? Se dovesse modificare la sua decisioneper evitare o attenuare alcuni di questi effetti ed eventualmente decidere di avere unaumento del tasso di interesse e accettare un tasso di inflazione leggermente più elevato?Se la risposta a questa domanda è positiva, significherebbe che la BCE non avrebbe piùun obiettivo, ma diversi. Tuttavia, non avrebbe la legittimità democratica di scegliere traquesti vari obiettivi, nel caso in cui fossero emersi dei compromessi. La BCE sarebbeinevitabilmente soggetta a pressioni politiche da parte dei diversi paesi e gruppi diinteressi. La BCE sarebbe sottoposta a tensioni politiche e probabilmente perderebbe lasua indipendenza. Questo solleverebbe una grande questione costituzionale. Se larisposta alla domanda di cui sopra è invece negativa, il che significa che lo scopoprincipale della GCC è quello di verificare formalmente che la BCE non prenda le suedecisioni alla leggera, ma sulle basi su un'analisi approfondita, considerando tutte lepossibili implicazioni e gli effetti, la sentenza non ha conseguenze rilevanti per la condottadella politica monetaria. In effetti, vi sono prove che la BCE prende in considerazione tuttele questioni rilevanti, coerentemente con il suo mandato. Sarebbe quindi sufficiente fornirealla GCC i rendiconti delle riunioni di politica della BCE, dei bollettini mensili e dei discorsie del materiale di riferimento. La maggior parte di questo materiale è prontamentedisponibile.Per concludere, se una determinata politica monetaria sia coerente o meno con il trattato,in particolare con il principio di proporzionalità, è una questione che non dovrebbe essererisolta dai tribunali. Tuttavia, se un giudice è chiamato a esprimere un giudizio, dovrebbealmeno dotarsi degli strumenti analitici necessari per esaminare il caso in modo rigoroso,piuttosto che dare l'impressione che le sue regole siano basate su pregiudizi.

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Project Syndicate 15.4

Costituzione tedesca e sovranità europea

HANS-WERNER SINN (professore di economia all'Università di Monaco, era presidentedell'Istituto Ifo per la ricerca economica e fa parte del Consiglio consultivo del ministerodell'economia tedesco)

La recente controversa sentenza contro la Banca centrale europea da parte della Cortecostituzionale federale tedesca non sarebbe potuta arrivare in un momento peggiore. Ma èstato necessario ricordare che l'UE è una comunità basata sullo stato di diritto e che solo isuoi Stati membri sovrani possono svilupparla ulteriormente.MONACO DI BAVIERA - Oltre alla crisi dell'euro, Brexit e COVID-19, l'Europa ora affrontauna crisi costituzionale, in quanto la Corte di giustizia dell'Unione europea (CGUE) e laCorte costituzionale federale tedesca (GCC) si combattono sulle politiche della Bancacentrale europea. Sebbene quest'ultima crisi sia scoppiata in un momento inopportuno, lasi presagiva già in una serie di sentenze e opinioni precedenti sulle politiche della BCE equindi non avrebbe dovuto sorprendere nessuno.Nella sua ultima sentenza, la CCG ha accusato la CGUE di aver superato il suo mandatoe di aver utilizzato un ragionamento arbitrario in una sentenza del dicembre 2018 a favoredella BCE. Ma la diffusa protesta per la decisione della GCC indica una disconnessione traciò che molti commentatori potrebbero desiderare e la realtà legale.Sebbene esista chiaramente una gerarchia di autorità tra i due tribunali in materia dipolitica monetaria, non esiste in altri settori di policy, soprattutto nel caso delle politiche disalvataggio fiscale globali e non convenzionali che la BCE ha perseguito negli ultimi annistampando moneta. La BCE avrebbe dovuto essere specificamente autorizzata ad attuaretali misure ai sensi dell'articolo 5 del trattato UE. Ma questa autorizzazione non è stataconcessa.Inoltre, l'UE e le sue istituzioni non hanno lo status di sovrano assoluto, come sembranocredere alcuni osservatori. Secondo i suoi attuali trattati, l'Europa è molto lontana dallastatualità forse desiderabile che conferirebbe alla BCE e alla CGUE poteri paragonabili aquelli di istituzioni simili in stati-nazione o confederazioni. Per ora, gli stati-nazione europeisono i padroni dei trattati dell'UE e, in base a questi trattati, i tribunali più alti dellaDanimarca e della Repubblica ceca sono stati, in altri casi, in grado di pronunciare eapplicare sentenze ultra vires contro le sentenze della CGUE.Per quanto riguarda la disputa sugli acquisti di titoli di stato da parte della BCE,considerate questo: anche negli Stati Uniti, la Federal Reserve non ha acquistato il debitopubblico dei singoli stati, una questione che è diventata un punto centrale della contesa inEuropa. Quando la California, il Minnesota e l'Illinois erano sull'orlo della bancarotta, laFed non è andata in soccorso di questi stati acquistando le loro obbligazioni. Nella zona euro, tuttavia, la BCE ha già consentito alle banche centrali dei membri dellazona euro di acquistare un terzo dei titoli degli Stati membri in circolazione. Questi acquistihanno protetto gli obbligazionisti dalle perdite e hanno mantenuto bassi i tassi di interesse,nonostante gli alti livelli di debito pubblico, incoraggiando così i governi a indebitarsiancora di più. In tal modo, la BCE non ha sostenuto la politica economica, come èautorizzata a fare, ma l'ha contrastata direttamente minando i vari patti fiscali e di debitodell'UE che mirano a prevenire l'escalation del debito nazionale.Anche con una maggioranza di due terzi a favore, il Bundestag tedesco non ha potutoapprovare le disposizioni del trattato UE che consentirebbero alla BCE di perseguire unapolitica di salvataggi statali che comportasse gravi rischi prevedibili per i contribuenti dellazona euro. Invece, la Repubblica federale dovrebbe prima essere rifondata e una nuovacostituzione adottata con referendum.Inoltre, l'UE e la CGUE non dispongono dei mezzi legali per applicare tale politica. È vero,

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l'UE potrebbe avviare procedure di infrazione contro la Germania. Ma ciò non sarebbed'aiuto, perché al governo tedesco non sarebbe permesso di pagare un'ammenda UE peraver disobbedito a una sentenza della CGUE che la CCG ha ritenuto illegale. La CGUEnon ha potuto pronunciarsi sulla questione stessa, poiché è oggetto della procedura diinfrazione (nemo judex in causa sua). Il conseguente conflitto sulle competenze avrebbeconseguenze devastanti per l'UE.La sentenza del CCG ha ricordato che l'UE è una comunità basata sullo stato di diritto eche solo i suoi Stati membri sovrani possono svilupparla ulteriormente. Non può esseresviluppato arbitrariamente espandendo la giurisdizione della CGUE o attraverso ledecisioni di un organo tecnocratico come il Consiglio direttivo della BCE.A dire il vero, gli stati sovrani dell'UE dovrebbero stare insieme e aiutare quelli più colpitidalla crisi - soprattutto l'Italia, che è stata la prima nazione europea a essere colpita dallapandemia e ha subito 31.000 morti COVID-19, il numero più alto nella UNIONEEUROPEA. Oltre ai trasferimenti unilaterali, che ogni governo nazionale può decidereliberamente, gli Stati membri dovrebbero aumentare il bilancio dell'UE per fornire aiutispeciali alle persone e agli ospedali italiani.Se ciò non bastasse, allora potrebbe essere introdotta una moratoria del debito per l'Italiasecondo le regole del Club dei paesi creditori di Parigi. Ciò dovrebbe essere combinato,come nel caso della Grecia, con controlli di capitale per fermare l'enorme fuga di capitalidall'Italia alla Germania e agli Stati Uniti che si sta verificando da marzo.Ciononostante, gli Stati membri dell'UE dovrebbero riunirsi per formare un'unione politicache consentirà di fatto al blocco di raggiungere la sovranità desiderata. Tale unione nondovrebbe comportare in primo luogo la comunizzazione della borsa. La rivendicazione disovranità di un'unione politica dipende innanzitutto dalla costituzione di un esercitoeuropeo, con tutto ciò che ciò comporta. Una semplice unione fiscale, infatti, bloccherebbela strada verso l'unione politica, perché alcuni Stati membri avrebbero fornito i soldi mentrealtri avrebbero le carte vincenti militari.

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Project Syndicate 11.5

La Corte costituzionale tedesca ha inavvertitamente rafforzato la zona euro?

HANS-HELMUT KOTZ (ex membro del consiglio di amministrazione di DeutscheBundesbank, è direttore del programma del SAFE Policy Center della Goethe University diFrancoforte e residente presso il Center for European Studies della Harvard University)

Nonostante le questioni spinose sollevate dalla recente sentenza della Corte sulprogramma della Banca centrale europea per l'acquisto di obbligazioni del settore pubblicodegli Stati membri, potrebbe esserci un lato positivo. È ora più probabile che l'Unioneeuropea sia costretta a confrontarsi frontalmente con la principale debolezza istituzionaledella sua unione monetaria.FRANCOFORTE - Nella sua recente sentenza sul programma della Banca centraleeuropea per l'acquisto di obbligazioni del settore pubblico degli Stati membri nei mercatisecondari, la Corte costituzionale federale tedesca (CCG) ha concluso che la BCE non èriuscita a valutare e spiegare correttamente la "proporzionalità" delle sue politiche. Nelprocesso, la corte con sede a Karlsruhe ha respinto il primato del diritto europeo, unprincipio fondamentale e costitutivo dell'Unione europea, dichiarando anche che ladecisione della Corte di giustizia dell'UE (CGUE) di sostenere il programma della BCE era"semplicemente incomprensibile…poco convincente per…ragioni metodologiche", e èandata oltre il mandato della corte.Eppure, nonostante le questioni spinose sollevate dalla decisione della corte tedesca,potrebbe esserci un lato positivo: ora è più probabile che l'UE sarà costretta a confrontarsifrontalmente con la principale debolezza istituzionale della sua unione monetaria.Certamente, la mossa per limitare la capacità della BCE di rispondere a una crisi globaledi sanità pubblica ed economica è estremamente inopportuna. Ma questo è un dibattitosulle questioni costituzionali. I principi contano o no, indipendentemente da circostanze oconseguenze. Come ha sostenuto un commentatore tedesco, la sentenza potrebbeessere interpretata come un esercizio per salvare la faccia: Karlsruhe ha manifestato allaCGUE, chi è il responsabile ultimo. In effetti, questa non è certamente la prima volta in cuisi possa sostenere che la CCG abbia condotto una guerra con la CGUE per marcare ilterritorio.Certo, Karlsruhe è, nella migliore delle ipotesi, riluttante a convertirsi a una più profondaintegrazione europea. Tuttavia, la CCG ha costantemente insistito sulla legittimitàdemocratica. Delegare il potere a livelli gerarchici più elevati sarebbe accettabile solo seallineato a una responsabilità parlamentare adeguata. Pertanto, la recente sentenza mettein forte rilievo i difetti del design della zona euro: sebbene gli Stati membri abbiano sovra-nazionalizzato la loro politica monetaria, si sono astenuti dal federalizzare una capacitàfiscale stabilizzante.In termini di politica fiscale, la zona euro è una confederazione, sebbene vincolata daregole. Ma queste regole sono spesso osservate solo nei casi di violazione e talvolta peruna buona ragione. Nessuno vorrebbe che le restrizioni sul deficit del Patto di stabilità ecrescita fossero applicate meccanicamente in risposta allo shock senza precedenti dellapandemia di COVID-19.Come risultato di questa lacuna istituzionale, la BCE è, per impostazione predefinita, laprima in linea di tiro quando le cose vanno male. E i politici fiscali a livello nazionalebeneficiano e sembrano apprezzare questa disparità di ripartizione degli oneri.In questo contesto, Karlsruhe chiede che il Consiglio direttivo della BCE applichi una"valutazione della proporzionalità" e che il governo tedesco e il Bundestag richiedano talevalutazione. Se non condotta (secondo un ambiguo elenco aperto di criteri) entro tre mesie spiegata in modo "comprensibile" al tribunale, la Bundesbank sarebbe interdettadall'ulteriore partecipazione al programma di acquisto di titoli del settore pubblico della

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BCE.Ecco il Catch-22: aderendo alla sentenza del CCG, la Bundesbank rinuncerebbe alla suaindipendenza, esponendosi a una giudilizzazione della politica monetaria. Ma se nontenesse conto della CCG, provocherebbe una crisi costituzionale.A complicare ulteriormente le cose, Karlsruhe chiede anche che il governo e il parlamentoadottino misure attive per monitorare le decisioni di politica monetaria. Per la BCE,tuttavia, non ci sono dubbi se debba o meno rispondere alla richiesta di una cortecostituzionale nazionale. Ovviamente no.La richiesta della CCG sembra basarsi su un fondamentale fraintendimento degliargomenti sull'indipendenza della banca centrale. La delega di autorità a tecnocrati noneletti può essere giustificata quando ricevono un mandato ristretto e vincolante. Nel casodella BCE, la descrizione del lavoro si riduce alla sottoscrizione della stabilità dei prezzicome priorità principale. Pertanto, nonostante le regolari allusioni della stampa allastabilizzazione della produzione, la BCE giustifica le sue misure politiche esclusivamentein termini di conseguenza su questo obiettivo.Il CCG, tuttavia, ora chiede alla BCE di giustificare la "proporzionalità" delle sue politichemonetarie alla luce del loro impatto su obiettivi e agenti economici e sociali, compresi gliinevitabili effetti collaterali. I dettagli dei loro effetti (come le conseguenze per irisparmiatori) sono analiticamente piuttosto controversi. Ad esempio, solo una minoranzadi economisti considera le banche centrali come i principali determinanti dei tassi diinteresse reali corretti all'inflazione. Ancora più importanti, le valutazioni di "proporzionalità"riguarderebbero questioni di forte impatto politico, sulle quali i tecnocrati monetari nonhanno alcuna legittimità di deliberare.È vero che qualsiasi politica monetaria ha inevitabilmente conseguenze distributive. Anchein condizioni economiche calme, le politiche monetaria e fiscale non possono esserechiaramente distinte e nettamente separate. Entrambe influenzano l'economia attraversoun " imbuto comune ", come l'economista premio Nobel James Tobin non si è mai stancatodi spiegare. In un momento di crisi, il confine apparentemente ben definito diventainevitabilmente indistinto.Tuttavia, invitandola a valutare i potenziali effetti distributivi delle sue politiche stachiedendo alla BCE di giudicare i compromessi che semplicemente non ha il diritto - e nondovrebbe essere abilitata - di valutare. I membri del Consiglio direttivo della BCE non sonoi re filosofi di Platone.Due decenni fa, Tommaso Padoa-Schioppa, allora membro del consiglio diamministrazione della BCE, ha parlato della "solitudine istituzionale" della BCE, a causadell'assenza di una controparte fiscale a livello della zona euro. Dopo la crisi finanziaria del2008, il presidente della BCE Jean-Claude Trichet ha chiesto un ministro delle finanzeeuropeo. E l'ex presidente della BCE Mario Draghi ha continuamente criticato i governinazionali per aver intrapreso la strada della minor resistenza: spostando sempre l'oneresulla BCE, invece di adempiere alle proprie responsabilità in quanto responsabili dellepolitiche fiscali per affrontare la persistente vulnerabilità della zona euro. L'attualepresidente della BCE Christine Lagarde ha già preso, in diverse occasioni, una posizionesimile.A rischio di sembrare Panglossian, la recente sentenza, vista da questa prospettiva,potrebbe effettivamente rivelarsi costruttiva, anche se inavvertitamente. È vero, potrebbelimitare il margine di manovra della BCE nell'attuazione flessibile del suo attualeprogramma di emergenza pandemica. Sebbene questa non sia la migliore soluzionepossibile, si sposterebbe maggiormente l'onere sui responsabili delle politiche fiscali. E gliStati membri apparentemente forti si farebbero molto male se si dimostrassero incapaci diun'azione coordinata e cooperativa.È questo il "momento hamiltoniano" dell'Europa, in cui è costretta ad adottare una politicafiscale più federale - e ovviamente democraticamente legittimata? Data l'inclinazionegenerale a ritirarsi dietro i confini nazionali e a non rinunciare alle prerogative sovrane, si

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ha il diritto di essere scettici. Maila CCG ha lasciato poco spazio per confondersi. Il denaroapolide dell'eurozona ha bisogno di una costituzione per rendere irrilevante la sentenza.

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Sole 24 ore 11.5

OSSIGENO ALLE IMPRESE: IL GRANDE BALZO DEI PRESTITI BANCARI IN EUROPA

Marcello Minenna (Direttore generale dogane e monopoli)

A marzo 2020 lo shock derivante dal lockdown generalizzato ha portato ad un crolloverticale nei flussi di cassa aziendali in tutta Europa, in particolare in quei settori economicidei servizi non-tradable in cui è indispensabile un certo grado di vicinanza fisica tralavoratori e clienti. Non si è trattato di uno shock sulla liquidità nel senso tradizionale deltermine, in cui l’impresa subisce un deterioramento nella distribuzione dei flussi di cassaentro un periodo determinato, ma di una perdita totale di fatturato dovuta all’arrestoimprovviso di ogni attività economica. Non c’è nessuna compromissione della redditività alungo termine o un problema di solvibilità: è un problema di cassa immediato.In un contesto del genere, è necessario garantire a tutti i costi la sopravvivenza “extra-corporea” delle attività economiche attraverso massicce iniezioni di liquidità.Fortunatamente i governi europei si sono mossi in maniera tempestiva già a metà marzo,anticipando la tempesta perfetta sul settore dei servizi. Un primo set di misure ha previstoun trasferimento diretto delle perdite dal settore privato al bilancio del governo:trasferimenti diretti in contanti a famiglie e imprese, assistenza temporanea a fronte dilicenziamento (incluso il programma SURE recentemente annunciato dalla CommissioneEuropea) e maggiori sussidi di disoccupazione. Altri interventi hanno fornito invece liquiditàa condizioni agevolate per rimandare e spalmare lo shock su un lungo orizzontetemporale: prestiti temporanei mirati, esenzioni fiscali temporanee, sospensioni delle ratee proroga delle scadenze. Le garanzie sui prestiti temporanei hanno svolto un ruolo diprimo piano, perché hanno rappresentato un modo rapido per incentivare le banche asoddisfare le esigenze di liquidità affrontate dalle imprese durante la fase di lockdown piùrestrittiva. In Germania, Francia, Italia, Spagna e negli USA la garanzia ha coperto almenol'80% del valore del prestito alle piccole e medie imprese (cfr. Figura 1).

Germania Italia Francia Spagna Altri (azzurro: trasferimenti e tagli fiscale; celeste: stabilizzatori automatici; arancio: differimenti tasse: giallo: prestiti garantiti)

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È evidente che la forte riduzione delle perdite attese per le banche offre incentivi aconcedere nuovi prestiti o rinnovare quelli esistenti nel momento in cui c’è una crescitaincontrollata del rischio di credito. In aiuto è poi arrivata la Banca Centrale Europea (BCE)che ha garantito finanziamenti agevolati a breve termine alle banche per 300 miliardi altasso molto favorevole dello -0,5%, incentivando prestiti-ponte alle imprese in difficoltà. Manon sono mancati 140 miliardi a più lungo termine (3 anni) alle stesse condizioni moltovantaggiose. L’intervento di emergenza di governi e banche centrali sembra averefunzionato: a marzo 2020 le banche europee hanno erogato la somma record di 124miliardi di € alle imprese, un valore di circa 6 volte maggiore rispetto ai massimi registratinegli ultimi 20 anni (cfr. Figura 2).

Prestiti bancari alle imprese area euro marzo 2020 (in miliardi di euro) Francia 37.6;Germania 22.1; Italia 17.2; Spagna 16.3; Lussemburgo 7.2%; Irlanda 6%; Belgio 5.3%;Olanda 4.6%; Austria 3.3%; Grecia 1.7%; Finlandia 1.6% Portogallo 1.3%

Un quarto dei prestiti sono andati alle corporations francesi (37,6 miliardi); Italia, Germaniae Spagna seguono a distanza con 22, 17 e 16 miliardi rispettivamente. Una predominanzafrancese non era da considerarsi inaspettata vista la dimensione del settore (il più granded’Europa in termini di capitalizzazione) e l’elevato impegno mostrato nel finanziare ilsettore privato non finanziario già prima della crisi. In ogni caso, tutte le grandi economiehanno visto i prestiti alle imprese crescere di 3-4 volte rispetto alla norma storica nel corsodell’ultimo mese (cfr. Figura 3).L’analisi dei flussi storici di Figura 3 mostra come l’ultimo mese sia chiaramente fuori scalae come l’esposizione del sistema bancario francese verso il settore privato non finanziarionazionale fosse già forte negli ultimi 5 anni (barre rosse), a fronte di un sostanzialedeleveraging dei settori corporate italiani e spagnoli (questo con indebitamento sempre in

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riduzione dal 2011, barre gialle). Le imprese tedesche (barre blu) che erano tornate adindebitarsi dopo un periodo di forte prudenza, avevano già iniziato un periodo dicontrazione del funding bancario ad inizio 2019.Di conseguenza, l’incremento dei prestiti in Italia e Germania a marzo 2020 è risultato inmisura percentuale più imponente e più dipendente dal varo degli schemi di garanzia. Nona caso la survey della Banca Centrale Europea (BCE) sugli standard creditizi pubblicatoqualche giorno fa mostra un irrigidimento dei criteri di approvazione dei prestiti dellebanche italiane e tedesche – successivamente compensato dalla presenza delle garanzie– a fronte di una sostanziale invarianza degli standard per il sistema bancario francese.Un’analisi per scadenza del flusso di prestiti avvenuto a marzo consente di approfondiremeglio questo fenomeno (cfr. Figura 4). Coerentemente con l’approccio più elastico tenutodalle banche francesi verso le proprie imprese, i prestiti erogati sono stati in prevalenza alungo termine (il 50% con scadenza maggiore di 5 anni) e solo per il 28% a meno di 12mesi. Plausibilmente per assecondare questa espansione del credito a lungo termine èstata utile l’asta LTRO a 3 anni effettuata dalla BCE il 26 marzo scorso. Al contrario, èimpressionante notare come in Germania il 91% dei finanziamenti erogati sia stato a brevetermine, probabilmente per garantire un bridge-financing minimale al settore manifatturieroin attesa del programma TLTRO (Targeted Long Term Refinancing Operations) della BCE,che dovrebbe offrire condizioni molto più convenienti per le banche. Si parla di almeno 50punti base in meno per il “costo” del finanziamento (dato che in realtà il tasso di interesseè negativo, si tratta in realtà di un maggior profitto). In Italia e Spagna la situazione èintermedia, con i prestiti a breve termine che rappresentano all’incirca la metà del totaletrasferito.Nelle prossime settimane c’è da attendersi un ulteriore incremento delle cifre erogate, datoche la maggior parte degli schemi di garanzia governativa è entrata in vigore ad aprile2020. Tuttavia l’impatto sul PIL di due mesi di lockdown duro ed almeno 3-4 mesi di fortedistanziamento sociale sarà enorme: le ultime stime della Commissione Europea sononell’ordine medio del -8, -10% per l’area Euro, con punte di -15% negli scenari peggiori. Èimprobabile che il flusso di prestiti, seppur imponente in prospettiva storica, possa esseresufficiente ad evitare un picco di default delle imprese, soprattutto nei settori servicebased.Nel frattempo occorre pensare anche alla grande industria nazionale nei settori strategiciche ovviamente non può essere abbandonata a se stessa. Per ottenere più risorse nonbasta rimettere in gioco il ruolo dello Stato come garante, ma va responsabilizzato il ruolodel risparmio privato. Coinvolgere dunque l'ampio bacino di risparmio nazionale, che èrimasto (a ragione) congelato sui conti correnti e di deposito, in una mobilitazione per ilsupporto al sistema economico e produttivo. D’altronde la stessa Costituzione incoraggianell’art.47 “l'accesso del risparmio popolare […] al diretto e indiretto investimento azionarionei grandi complessi produttivi del Paese”.Ovviamente una soluzione finanziariamente moderna dovrebbe prevedere unapartecipazione azionaria – anche con vincolo di portafoglio – dell’investitore retail alfinanziamento dei settori economici strategici, che sia diversificata per rischio erendimento atteso e che non preveda necessariamente la partecipazione alle decisioniaziendali tramite l’assemblea degli azionisti (come accade ad esempio con le c.d. “azioniprivilegiate”).Prevedendo una garanzia statale su parte della raccolta a fronte della rinuncia all’eserciziodei diritti di voto e un tetto al rendimento ottenibile, si potrebbe arrivare a mobilitare unadecina di punti percentuali del risparmio privato (tra cui quello istituzionale), da impiegarein progetti industriali ed infrastrutturali strategici che si differenzino nettamente da unsemplice impiego di risorse raccolte per la fiscalità generale che magari sarebbe piùpenalizzante (prestiti irredimibili a tassi molto bassi se non nulli), o addirittura invasivo(patrimoniali). Si tratta di temi di cui, stante l’eccezionale recessione globale che solo orasta prendendo veramente forma, bisognerà discutere con attenzione.

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Sole 24 ore18 maggio 2020

INDUSTRIA E INFRASTRUTTURE: RIPARTIRE DAL RISPARMIO PRIVATO

Marcello Minenna

Di fronte alla grave emergenza economica scatenata dal Coronavirus, l’Italia è consideratatra i paesi più vulnerabili per la particolare violenza dell’epidemia e, soprattutto, per glispazi di manovra fiscali molto angusti. Attualmente possiamo contare sulla doppiamanleva offerta dagli acquisti di assets (tra cui titoli di Stato) da parte della BCE e dallasospensione del Patto di Stabilità e Crescita. Nel prossimo futuro, auspicabilmente,ulteriori risorse saranno rese disponibili dall’UE attraverso i vari strumenti anti-crisinegoziati in questi mesi. Cionondimeno, il nostro paese continua ad essere percepitocome l’anello debole dell’Europa, complice l’appartenenza ad un’unione monetaria che siostina a considerare “fisiologico” un rapporto debito/PIL non superiore al 60%.Una soglia ormai palesemente anacronistica, come ha commentato di recente SamuelePasi ricordando che a livello Europeo il debito pubblico è già pari all’85% del PIL e chesolo pochi paesi con consolidati vantaggi strutturali hanno raggiunto l’obiettivo del 60%.Tra questi l’Olanda dove però il debito privato è pari al 274% del PIL. Tornando all’Italia, unpunto di forza nel confronto internazionale è senza dubbio la ricchezza del settore privato.Le famiglie, in particolare, accanto a un patrimonio immobiliare di 6000 miliardi euro,detengono attività finanziarie nette per 3278 miliardi di euro, di cui 1390 sotto forma dibiglietti, monete e depositi.Mentre attendiamo di capire se, come e quando Bruxelles darà il via libera al RecoveryFund, una parte del risparmio privato degli italiani potrebbe essere coinvolta, su basevolontaria, in iniziative di supporto all’economia reale in modo finanziariamente sostenibileper il sistema-Paese. Una possibilità, su cui mi sono soffermato qualche settimana fa,sarebbe l’emissione fuori mercato di titoli di Stato a breve-media scadenza riservati agliinvestitori al dettaglio (retail) opportunamente bilanciati in termini di rischio/rendimento e diliquidità.In parallelo, al fine di intercettare una più ampia platea di risparmiatori, si potrebbepensare anche a proposte d’investimento capaci di creare una connessione più immediatatra l’impegno finanziario richiesto all’investitore e iniziative mirate di sviluppo economico epolitica industriale sotto l’egida dello Stato.In altri termini, a differenza di quanto accade con la sottoscrizione di obbligazionigovernative o con il pagamento delle tasse, i cittadini potrebbero decidere autonomamentein quale progetto industriale o infrastrutturale investire sulla base delle loro preferenzeindividuali. La formula standard per questa tipologia d’investimento è l’acquisto di azioni(equity), ossia quote di partecipazione al capitale di rischio di un progetto da selezionaresecondo criteri di necessità e strategicità per il paese. Sul piano giuridico, una simile iniziativa godrebbe del supporto più autorevole del nostroordinamento. L’articolo 47 della Costituzione, dopo aver sancito il principio della tutela delrisparmio, al secondo comma stabilisce infatti che la Repubblica “favorisce l’accesso delrisparmio popolare […] al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessiproduttivi del Paese”. Seppur concepito in un momento storico ormai lontano, il dispositivocostituzionale rimane perfettamente attuale. Nel redigerlo il Costituente aveva infatticontemperato la salvaguardia e la compenetrazione di due beni di primario interesse: ilrisparmio dei cittadini e la capitalizzazione dei grandi complessi produttivi che avrebberodovuto guidare la ripresa economica postbellica. Nel “dopo-guerra” pandemico che viveoggi, l’Italia può dunque ispirarsi a questi precetti costituzionali per ricreare un legamediretto tra i risparmi delle famiglie e l’attività produttiva e imprenditoriale.Chiaramente, rispetto a 70 anni fa, bisognerà tener conto dei mutamenti intervenuti neltessuto socio-economico domestico e nel contesto internazionale per individuare settori e

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infrastrutture prioritari per il paese, restando al contempo fedeli all’imperativocostituzionale di tutela del “risparmio popolare”. Quest’ultima espressione alludeevidentemente al piccolo risparmiatore, non necessariamente dotato di competenzespecifiche in ambito finanziario e anche per questo meritevole di adeguata protezione. Pertale motivo, la mobilitazione delle risorse finanziarie dei privati dovrebbe avvenire in unambiente a rischiocontrollato, prevedendo la partecipazione degli investitori meno espertianche con modalità più sicure (come le azioni postergate nelle perdite) o più redditizie(quali le azioni privilegiate che, a fronte di limitazioni nell’esercizio del diritto di voto,godono di benefici economici minimi e garantiti) rispetto a quelle delle azioni ordinarie. Allepartecipazioni azionarie si potrebbero peraltro affiancare strumenti ibridi di capitalizzazioneassistiti da garanzie statali opportunamente calibrate. In analogia a quanto fatto coldecreto-liquidità di aprile, la garanzia pubblica potrebbe cioè coprire una quota variabiledell’investimento inversamente collegata alla reddittività offerta: maggiore è la garanziaminore è il rendimento e viceversa.In prospettiva si potrebbe ipotizzare la costituzione di apposite società-veicolo cheemettano titoli c.d. Asset-Backed (ABS) con l’obiettivo di convogliare risorse liquide verso isettori strategici dell’industria nazionale o verso specificheprogettualità. Gli ABSrappresentano infatti uno strumento di raccolta particolarmente flessibile: attraverso laripartizione in più tranches, nell’ambito della stessa emissione è possibile offrire titolidifferenziati in termini di rischio, durata e redditività. Anche la garanzia statale può esseremodulata distintamente tra le varie tranches in relazione all’avversione al rischio deipotenziali investitori. I titoli delle tranches più sicure – anche grazie alla protezione totale oquasi dello Stato – godrebbero di uno status analogo a quello di un’obbligazione, seguitida quelli delle tranches intermedie (garantiti ad esempio al 50% dallo Stato), per finire coni titoli delle tranches più esposte al rischio di perdita, con un’incidenza minima o nulla dellagaranzia pubblica e de facto assimilabili a investimenti azionari. Una quota della tranchepiù rischiosa di queste emissioni potrebbe addirittura essere riservata al settore pubblico oagli investitori istituzionali, in modo da creare un buffer minimo per l’assorbimento delleeventuali perdite prima di andare a colpire i risparmiatori al dettaglio.

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Social Europe 12.5

I sindacati sono la chiave per un'uscita sicura dalla pandemia

Luca Visentini (segretario generale CES)

Dopo la crisi non si può tornare al “business as usual”: la "nuova normalità" devecomportare una profonda trasformazione politica e sociale.Il coronavirus ha creato un'emergenza sanitaria senza precedenti in Europa, minacciandole basi stesse dell'unità europea. Mentre salvare vite umane è giustamente la priorità, unvortice economico sta deragliando.In tutta l'Unione europea, i sindacati hanno dovuto intervenire per fare tutto il possibile perproteggere i lavoratori e le loro famiglie. Quando i governi dell'UE inizieranno a riaprire leloro economie, i lavoratori devono avere la certezza di essere al sicuro nei luoghi di lavoro.La ripresa economica è cruciale, ma non ci può essere una corsa spericolata al lavoro (percoloro che hanno un lavoro a cui tornare), mettendo a rischio la vita dei lavoratori e deiloro cari.

Milioni di disoccupatiMolte persone parlano di una "nuova normalità" dopo la pandemia, circoscritta daldistanziamento sociale e da misure protettive a lungo termine. Ma questa nuova normalitàdeve assumere la forma di una profonda trasformazione delle priorità politiche e sociali.Non si può tornare al business as usual in un'Europa in cui milioni di lavoratori sono senzalavoro.

L'ultima ricerca della Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e dilavoro rivela che il 28% degli europei ha perso il proprio lavoro in modo permanente otemporaneo dalla crisi, quasi il 50% afferma che il proprio orario di lavoro è diminuito e il15% ritiene di esserlo probabilmente perderà il lavoro entro i prossimi tre mesi. Più di unosu cinque ha difficoltà a far quadrare i conti e il 27% afferma di non avere risparmi su cuifare affidamento.Se le persone non potranno tornare al lavoro nel prossimo futuro, la disoccupazioneaumenterà al di sopra del picco provocato dalla crisi finanziaria del 2008, provocando unadepressione peggiore rispetto agli anni '30. La nuova normalità deve essere il momento incui i governi devono dare la priorità al benessere sociale e, infine, prendere sul serio laminaccia per il nostro pianeta: ridurre le emissioni di gas serra, investire in tecnologieecologiche, trovare nuovi mezzi di trasporto meno inquinanti e per fornire aria pulita.

Piano di recuperoAbbiamo bisogno del più grande piano di risanamento dalla fine della seconda guerramondiale. Deve offrire un prezzo equo per tutti i lavoratori. Deve garantire che lemultinazionali e le persone ricche paghino la loro giusta quota di tassazione, per finanziarei servizi pubblici e i lavoratori dei servizi pubblici. Deve aiutare a raggiungere l'accordo diParigi delle Nazioni Unite e gli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Deve mobilitare ingenti investimenti di nuovi fondi pubblici nel rinnovamento dell'industria eattività economiche sostenibili dal punto di vista ambientale e sociale, nonché rafforzare isistemi di welfare e la protezione sociale. Tutto ciò non può avvenire imponendonuovamente l'onere sui bilanci pubblici nazionali, attraverso prestiti a condizioni difficili, maal contrario creando finalmente una reale capacità economica e fiscale affinché l'UE possainvestire in un futuro in cui nessuno è lasciato indietro.Covid-19 ha rivelato chi sono i lavoratori veramente importanti nella società: infermieri ebadanti, personale dei trasporti, insegnanti, addetti alle pulizie, braccianti agricoli e molti

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altri che sono stati sottovalutati e sottopagati da così tanto tempo. Un risultato di questacrisi dovrebbe essere che tali lavoratori essenziali (che hanno rischiato la vita a causadella pandemia) ottengano finalmente il riconoscimento e la ricompensa - miglioricondizioni salariali e di lavoro - che meritano.

Forza lavoro precariaIl virus ha messo in evidenza la vulnerabilità della crescente precarietà della forza lavorodell'Europa: platform economy e lavoratori temporanei, liberi professionisti e lavoratoriautonomi. Non dovrebbe essere necessaria una pandemia globale per confermare chequesti lavoratori devono avere la stessa protezione di altri. L'autoisolamento è unadomanda non realistica per i lavoratori sulle piattaforme di lavoro digitale, compresi iconducenti e gli addetti alle consegne, e non possono permettersi di prendere un congedoper malattia per paura di perdere il proprio reddito.Se i governi e i datori di lavoro impareranno le lezioni della pandemia, questi lavoratoridovrebbero in futuro avere protezione sociale e sostegno in caso di malattia. L'UE e i suoiStati membri devono garantire che i lavoratori atipici mantengano il loro lavoro, i lororedditi e i loro diritti del lavoro. Vediamo questa crisi come un'opportunità tanto necessariaper raggiungere condizioni migliori per i lavoratori non standard.L'Europa deve riformare le sue catene di approvvigionamento, che non sono state in gradodi rispondere adeguatamente alle richieste della pandemia. Rendere le nostre catene diapprovvigionamento più sostenibili, economiche, ambientali e sociali - vedere comepossiamo trasferire una produzione essenziale nel mercato unico dell'UE e crearecondizioni di parità in materia fiscale e di giustizia sociale - è una priorità per il futuro.Covid-19 non deve essere una scusa per attaccare i diritti umani e sociali, come èavvenuto in alcuni stati membri.

Sforzi acceleratiIn tutta Europa, a livello locale, nazionale e dell'UE, i sindacati hanno accelerato i lorosforzi per sostenere tutti i lavoratori: lavoratori subordinati o disoccupati, licenziati,autonomi, migranti o in lavori precari. Tutti devono andare al lavoro in sicurezza: quelli chehanno perso il lavoro, quelli che sono stati sospesi dal lavoro e quelli che erano senzalavoro prima della pandemia.Nessuno dovrebbe essere soggetto a sanzioni per aver rifiutato di lavorare in un ambienterischioso. I lavoratori hanno il diritto di recedere o rifiutare di tornare in un posto di lavoronon sicuro, con una protezione legale garantita dal licenziamento o da qualsiasi altrasanzione.I lavoratori stanno già soffrendo perché sono state erogate pochissime risorse dalle misuredi emergenza dei governi nazionali volte a consentire ai lavoratori di sostenere le propriefamiglie e mantenere il proprio posto di lavoro. In Italia, ad esempio, su 10 milioni dilavoratori che hanno diritto a benefici in termini di reddito, solo 1,5 milioni hanno ricevutopagamenti. I sistemi bancari stanno bloccando il supporto innescato dalla Banca centraleeuropea, negando il credito alle imprese e alle famiglie bisognose.La gente sta senza cibo e le aziende falliscono, distruggendo milioni di posti di lavoro.Questa situazione peggiorerà se l'Europa entrerà in una profonda e lunga recessione.Pertanto, le misure di emergenza devono essere attuate con urgenza, in cooperazionecon le parti sociali, mentre l'UE e gli Stati membri mettono in atto strategie ambiziose dirisanamento. Decine di milioni di lavoratori attendono il sostegno del programma disostegno al lavoro a tempo ridotto SURE. Gli aiuti sono ora necessari e devono esseredisponibili oltre l'emergenza per proteggere l'occupazione durante il recupero.

Strumenti permanentiL'aumento del bilancio dell'UE fino al 2% del prodotto interno lordo europeo va nella giustadirezione. Ma se è necessario un sostegno europeo oltre il 2022, saranno necessari

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strumenti UE finanziati in modo sicuro. I leader politici devono mettere da parte i lorointeressi nazionali e progettare strumenti permanenti per stabilizzare la capacità diinvestimento dell'UE e proteggere i suoi cittadini dalla disoccupazione, dalla povertà edall'esclusione sociale.L'Europa ha sofferto di un decennio di austerità e tagli, con gli interessi commerciali e iprofitti al primo posto rispetto alla protezione delle persone e la giustizia ambientale esociale. È giunto il momento di cambiare questo approccio miope e costruire un futuro diprosperità e solidarietà per tutti.La democrazia europea è stata messa a rischio dalla crisi finanziaria e dall'austerità, epotrebbe essere completamente distrutta se l'UE non rispondesse diversamente allapandemia. La battaglia non è ancora vinta e le decisioni di oggi determineranno l'Europa incui vivremo per molti anni a venire.

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La Voce 14.5

Effetto coronavirus sulle pensioni

Raffaele Corvino, Elsa Fornero e Alessandro Dario Lavia

La crisi innescata dal Covid-19 mette in discussione il nostro sistema previdenziale?Buone pensioni dipendono dal buon funzionamento dell’economia e dell’occupazione. Aldebito si può ricorrere nel breve periodo, ma poi va garantita la sostenibilità.

Come si finanzia il sistema previdenziale

È lecito domandarsi quanto la crisi innescata dal Covid-19 metterà in discussione anche ilnostro sistema previdenziale, considerati i devastanti effetti sull’economia e la pressionesenza precedenti sul welfare, dovuta alla perdita di reddito. La questione non riguardaovviamente i provvedimenti che potranno – e dovranno – essere presi nel breve periodo(come l’eventuale non riconferma di quota 100), ma la stessa funzionalità del sistema e, inparticolare, il suo finanziamento. Con un’economia in crisi e una disoccupazionecrescente, infatti, il problema non potrà non farsi sentire e se il ricorso al debito ègiustificabile nel breve periodo, nel lungo le pensioni non possono che poggiare su unafonte sostenibile di reddito.

Riassumiamo brevemente la questione, semplificando molto. Un sistema previdenzialepuò essere finanziato: “a ripartizione”, nel qual caso, per il pagamento delle pensionidell’anno, si utilizzano i contributi versati dai lavoratori nello stesso anno, secondo unimplicito contratto tra generazioni (si parla generalmente di primo pilastro); “acapitalizzazione”, con contributi impiegati in attività finanziarie più o meno rischiose che,aumentate dei rendimenti nel frattempo maturati, costituiranno il capitale da trasformare inpensione al momento del collocamento a riposo (secondo pilastro); con “ricorso allatassazione generale”, progressiva (“pilastro zero”, che in Italia corrisponde alle pensioni “dicittadinanza”, un trasferimento pubblico di risorse finanziato con il gettito fiscale edestinato anche a chi non ha, a suo tempo, pagato imposte o contributi, per mancanza diredditi o per evasione).

Esistono naturalmente svariate combinazioni di questi differenti metodi di finanziamento,ma in Europa la ripartizione è di gran lunga la forma prevalente. Con questo metodo, lasostenibilità è assicurata se i contributi sono capitalizzati a un rendimento che non è quellodei mercati finanziari bensì quello generato dal “capitale umano”: più precisamente, iltasso di crescita della massa salariale, approssimato con la crescita del Pil.

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La scelta tra le forme di finanziamento non può però essere lasciata al singolo ed è moltovincolata anche per lo stato: il sistema pubblico a ripartizione è necessariamenteobbligatorio e, di fatto, è impossibile uscirne una volta in funzione. Occorrerebbe, infatti,che i lavoratori pagassero due volte: per le pensioni degli attuali anziani e per le lorostesse pensioni future. La capitalizzazione finanziaria, spesso volontaria nei paesi europei,generalmente svolge pertanto un ruolo integrativo del primo pilastro.

Il punto importante però è che nessuno dei due è senza rischio. Nella capitalizzazione, irischi sono finanziari; nella ripartizione, demografici (invecchiamento) ed economici (bassacrescita). La teoria economica non dà indicazioni su quale sistema sia migliore (non esisteuna soluzione ottima), ma l’evidenza empirica e criteri di buon senso suggeriscono dipuntare su un sistema misto, allo scopo di distribuire maggiormente il rischio complessivo.

Confronto di rendimenti tra Italia e Germania

Negli ultimi due decenni, tutte le economie, e quelle europee in particolare, sono stateinvestite da gravi crisi che hanno avuto pesanti ripercussioni sia sull’andamento deimercati finanziari sia sull’economia reale (Pil, occupazione, reddito delle famiglie). La crisiindotta dal Covid-19 sarà verosimilmente ancora più severa. In questo quadro, e senzapretesa di generalizzare i risultati, è rilevante domandarsi in quale sistema previdenziale illavoratore abbia realizzato migliori risultati.

Per rispondere immaginiamo due lavoratori, un italiano e un tedesco, che abbianoentrambi iniziato a lavorare nei primi mesi del 1996 e versato un euro nel sistema aripartizione e un altro in un generico fondo pensione a capitalizzazione (ci limitiamo alversamento iniziale, trascurando la successione di contributi versati nel tempo). Scegliamoil confronto con la Germania perché si tratta del paese che ha meglio reagito alle crisi, siasul piano finanziario, sia su quello reale e ciò rafforza lo stretto legame, che vogliamo quisottolineare, tra andamento dell’economia e capacità del sistema di offrire buoneprestazioni. Quanto al periodo – dal 1996 (anno di inizio del metodo contributivo in Italia)al 2019 (ultimo anno di disponibilità dei dati) – non coincide con la durata normale dellavita lavorativa ma rappresenta comunque un tempo abbastanza lungo per dare senso a unprocesso di accumulazione. Supponiamo inoltre che: a) nel sistema pubblico i lavoratorisiano soggetti alla medesima formula contributiva, sostanzialmente quella italiana chericonosce, come rendimento di ogni anno, la media mobile dei tassi di crescita del Pil neitre anni precedenti; b) il portafoglio del fondo pensione sia composto per metà dal titolo distato decennale e per l’altra metà da un indice azionario (un portafoglio, perciò, con unarilevante componente di rischio, a cui dovrebbe corrispondere un più elevato rendimento);c) i lavoratori siano entrambi “patriottici”, cioè prendano come riferimento il mercatofinanziario nazionale, ciò che permette un diretto confronto tra economia reale eperformance finanziaria nello stesso paese.

Con queste ipotesi, ci domandiamo quale sia il capitale finale, e perciò il rendimento lordo,

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nell’uno e nell’altro sistema, per i due lavoratori, dopo vent’anni di partecipazione (fine2019).

Il grafico 1 mostra l’andamento nel tempo dell’euro investito nei rispettivi fondi e paesi.Misuriamo il Pil a prezzi correnti mentre, per il rendimento del portafoglio, utilizziamo dueindici di mercato, rispettivamente per la componente azionaria e per quellaobbligazionaria, che tengono conto del pagamento di dividendi e cedole. Il valore finalecorrisponde alla somma disponibile, nei vari casi, per la trasformazione in pensione.

Grafico 1 – L’evoluzione nel tempo di un euro “investito” rispettivamente nel Pil e nelportafoglio finanziario dal 1999 al 2019 (valori nominali)

Nota: Il grafico riporta l’evoluzione del montante generato da un euro investito nel 1999 nelsistema pensionistico pubblico basato sul tasso di crescita del Pil nominale (linea gialla) enel portafoglio rischioso (linea verde) equamente suddiviso tra il mercato azionario eobbligazionario governativo, considerando rispettivamente dividendi e cedole. Il montanteè stato calcolato assumendo che la somma generata ogni anno dall’investimento vengacostantemente e interamente reinvestita.

I grafici mostrano, anzitutto, lo svantaggio dell’Italia, dove sia il rendimento finanziario siala crescita del Pil sono inferiori a quelli tedeschi, e ciò riflette la relativa debolezzastrutturale del nostro paese e la maggiore incidenza delle crisi (quella del 2001-2003successiva all’attentato delle Torri gemelle e la grande recessione del 2008-2012). Ladifferenza è più forte nel caso dell’impiego finanziario: in Germania, un euro investito nelfondo pensione avrebbe condotto, dopo vent’anni, a un capitale finale pari a 2,30 euro(con un tasso medio annuo di rendimento pari al 5,3 per cento); in Italia, a un valore pari a1,76 (con un rendimento medio annuo pari al 3,7 per cento). La differenza si ripropone,con minore intensità, nell’andamento del Pil e quindi nel montante accumulato nellaripartizione pubblica, dove i corrispondenti valori sono 1,70 per il tedesco (rendimentomedio annuo del 2,98 per cento; nei primi anni Duemila la Germania era considerata il“malato d’Europa”) e 1,67 per l’italiano (2,91 per cento). Si conferma, inoltre, per entrambi ipaesi, la maggiore rischiosità dei mercati finanziari rispetto all’andamentomacroeconomico, tendenzialmente più stabile. Infine, conformemente all’evidenzaempirica per periodi temporali sufficientemente lunghi, il rendimento finanziario superaquello reale, essenzialmente grazie alla componente azionaria (ma, per l’Italia, anche

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grazie al premio al rischio sul titolo di stato decennale).

Possiamo brevemente “spiegare” l’impoverimento relativo dell’Italia, attraverso il grafico 2,che “scava” dietro il processo di formazione del risparmio previdenziale guardando allevariabili che lo sorreggono.

Grafico 2 – Le variabili economiche nel tempo per Germania e Italia

Nota: Il grafico riporta la dinamica nel tempo, tra il 1999 e il 2019, del tasso dioccupazione, dell’indice di produttività del lavoro, dell’indice azionario nazionale (il FtseMib 100 per l’Italia e il Dax 100 per la Germania) e dell’indice obbligazionario governativodecennale, comprensivi rispettivamente del pagamento dei dividendi e delle cedole. Tuttele variabili sono indicizzate all’anno di inizio della serie storica, ovvero assumono valore100 nel 1999.

Mentre il Pil tedesco è salito per effetto sia dell’occupazione (cresciuta del 18 per cento, apartire dalle riforme Schröder del mercato del lavoro) sia della produttività (+13 per cento),in Italia l’occupazione è cresciuta del 13 per cento, ma il valore aggiunto per addetto èdiminuito del 5 per cento. Anche se gran parte del divario di produttività dipende dalcambiamento nella composizione della produzione (l’Italia è uscita da settori a elevataproduttività – come chimica ed elettronica – mentre ha aumentato il proprio peso in settoria produttività più bassa e con maggior uso di manodopera), il risultato non è menosconfortante. Inoltre, mentre il mercato azionario tedesco ha raddoppiato negli ultimivent’anni la propria capitalizzazione, quello italiano oggi non si discosta molto dal livello diventi anni fa, pur considerando i dividendi staccati negli anni. I rendimenti sui titoli di statoitaliani, con l’eccezione della famosa stagione dello “spread impazzito” (estate-autunno2011), non sono mai stati tanto più alti di quelli tedeschi da far la differenza in un

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portafoglio così composto.

Che cosa ci insegna questo semplice esercizio, al di là del richiamo, ancora una volta, aprendere coscienza dei problemi a lungo termine di casa nostra? Anzitutto, che le pensioninon sono una “variabile indipendente” dalle condizioni economiche generali, e inparticolare dalla crescita. Non è la politica a garantire le nostre pensioni, ma il buonfunzionamento del sistema economico e dell’occupazione. La crescita fornisce, attraversol’aumento dei redditi da lavoro, la fonte per corrispondere buone pensioni ai pensionati dioggi e a quelli di domani (oltre alla base tassabile per la parte assistenziale del sistema).La crescita – soprattutto quella attesa – è però anche la premessa per una maggioreredditività dei mercati finanziari.

La seconda, banale ma spesso trascurata, osservazione è che nessuna fonte difinanziamento delle pensioni è esente da rischi, sia essa legata all’economia reale delpaese o a un portafoglio finanziario. Favorire un po’ di diversificazione è pertanto utile,così come il ricorso alla fiscalità generale in situazioni di emergenza. Ma proprio perchédal sistema a ripartizione non si può uscire, è bene garantirne la sostenibilità nel tempo,senza avventurarsi in pericolose controriforme di corto respiro, attingendo al debitopubblico.

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Insight

L'incerto futuro dell'Italia nell'eurozona dopo l'attacco di pandemia

Antonio Lettieri

I problemi economici sono iniziati in Italia all'alba del secondo decennio di questo secolo.Ma tutta l'Eurozona è in difficoltà. La Germania, che è la più grande economiadell'Eurozona, oscilla tra stagnazione e recessione negli ultimi due anni.La crisi del coronavirus colpisce l’Italia in una fase di difficoltà con alle spalle due anni disostanziale stagnazione economica. Le sue conseguenze economiche aggraveranno lasituazione, accrescendo il disavanzo e il debito pubblico destinato ad avvicinarsipericolosamente al 150 per cento del reddito nazionale.Non si tratta solo di un pese per molte ragioni fragile. La Germania che è la maggioreeconomia dell’eurozona oscilla tra ristagno e recessione. Per Die Welt, tra i più influentiquotidiani tedeschi, la crisi in Italia ha una causa specifica nella presenza della mafia. Latesi sarebbe ridicola se non comparisse su uno dei più importanti quotidiani tedeschi. Lamafia è sempre esistita ed è un problema del paese. Ma, durante il primo decennio delsecolo, l’Italia, pur crescendo lentamente come tutta l’eurozona, ridusse il tasso didisoccupazione fino a 6 per cento, significativamente più basso di quello della Francia edella Germania. E possiamo rassicurare Die Welt che la mafia esisteva anche allora.I problemi cominciarono all'alba del secondo decennio. La crisi nata in America colpil’eurozona e nel 2008-2009. L’Italia segnò una riduzione del PIL intorno al 5 per cento,solo di qualche decimo maggiore di quella che toccò la Germania. Tuttavia questa fasenon durò molto. Già nel 2010, l’eurozona mostrò segni di ripresa e l’Italia concluse il primodecennio con una crescita significativa.

Quando la crisi riemerse nell'estate del 2011, i mercati finanziari attaccarono la Spagna el’Italia. I mercati attaccano quando trovano un terreno fertile. E, in effetti, l’Italia si offrivadisarmata ala speculazione. A fine maggio nella sua ultima relazione alla Banca d‘ItaliaMario Draghi si era mostrato moderatamente ottimista. Non poteva prevedere che Jean-Claude Trichet, alla testa della Banca centrale europea, dopo aver stoltamente alzato perdue volte i tassi d’interesse, avrebbe deciso una politica di violenta deflazione, imponendoil rientro del disavanzo di bilancio, mentre si annunciava una seconda fase della crisi. Imercati colsero la palla al balzo facendo schizzare i tassi d’interesse a vertici mai toccati altempo dell’euro. L'Italia, la Spagna e la Grecia furono offerte disarmate alla speculazione.Conosciamo il seguito di questa poltica autolesionista, fondata su un’ideologia neoliberistain auge al tempo di Margaret Thatcher e Ronald Reagan. Mentre l’America si avviavaverso il decennio di maggiore crescita della sua storia, l'azione congiunta deaCommissione europea e della BCE avviavano il più lungo periodo di sostanzialestagnazione economica della storia europea del secondo dopoguerra.Non c'è bisogno di profondi studi di teoria economica per capire che con un sostanzialerallentamento della crescita il pagamento degli interessi sul debito pregresso accresceinesorabilmente il debito. In italia il debito pubblico si era ridotto al livello più basso degliultimi decenni del secolo scorso fino ad oscillare intorno al 100 per cento del redditonazionale. Poi con lo scoppio della crisi era cresciuto come dappertutto nel mondo. Unanormale tasso di crescita l’avrebbe possibilmente ricondotto al livello pre-crisi.Ma la crescita divenne un obiettivo impraticabile. Con la politica imposta nel 2011 daTrichet e dalla Commissione europea,l’eurozona entrò in una nuova fase di crisi peggioredi quella sperimentata fra il 2008 e il 2009. Le correzioni di Draghi, nominato alla testadella BCE, mirate a porre sotto controllo i tassi d’interesse e, sia pure in ritardo,adaccrescere la liquidità con l’adozione del Quantitative easing diretto al sostegno delsistema bancario, bloccarono il crollo dell’euro.

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Ma la Commissione europea, col sostegno della Germania, impose un’austerità priva disenso mentre imperversava la disoccupazione e la crescita si manteneva al livello piùbasso del a storia dell’Unione europea. Con la compressione della crescita il debitopubblico era inevitabilmente aumentato dappertutto, non solo in Italia. Anzi, in Italia crebbemolto meno che in altri stati membri dell’eurozona con un aumento di 25 punti baserispetto all’inizio della crisi, mentre in Spagna cresceva del 60 per cento, portandosi dameno del 40 a circa il 100 per cento del valore del PIL.Negli ultimi due anni la modesta ripresa della crescita, appena accennata dopo la primametà del decennio, ha infine ceduto il posto alla stagnazione inframmezzata da ripetutiperiodi di recessione non solo in Italia ma anche in Germania. Non ci sarebbe potutaessere una dimostrazione più clamorosa del fallimento dell’eurozona, considerando che laGermania, la seconda potenza economica occidentale e la quarta a livello globale, haoscillato negli ultimi due anni, prima ancora che si manifestasse il coronavirus, tra ristagnoeconomico e recessione.Sono queste le premesse desolanti con le quali l’eurozona dovrà fare i conti nel mezzo edopo gli effetti devastati della pandemia del coronavirus. La prima a essere stata attaccataè stata, come sappiamo, la Cina, ma ne ha avuto ragione in un breve giro di tempo, pur inun quadro di inevitabile e significativa riduzione della crescita. L’economia cinese si èfermata e la crescita rimarrà significativamente al di sotto del 6 per cento, la misuraminima realizzata prima della comparsa del coronavirus. Più pesanti si annunciano leconseguenze economiche della crisi negli Stati Unti. L’incapacità di Trump di coglierne iprimi segni ne ha aggravato pesantemente il corso. La sua prima reazione è stata lamessa in campo di un trilione di dollari per frenare la caduta dell’economia, mentre ladisoccupazione cresce in una misura finora sconosciuta in America.Ma sotto l’impulso del Partito democratico, l’intervento pubblico è clamorosamenteraddoppiato raggiungendo oltre due trilioni di dollari non solo per fronteggiare leconseguenze immediate dell’epidemia, ma anche per rendere possibile la ripresa conrisorse che superano il dieci per cento del reddito nazionale. Il Giappone è andato ancheoltre con un investimento straordinario corrispondente a un trilione di dollari in un paesecon una popolazione pari a poco più di un terzo di quella statunitense.Per quanto riguarda l’eurozona l’unica certezza è finora l’assenza di una poltica congiunta.Prevalgono al contrario le divisioni. Ma con un’aggravante. Nell’eurozona la spesapubblica è vincolata a parametri arbitrari in condizioni normali. Di fronte a un evento cheannuncia conseguenze economiche e sociali più gravi di quelle generate dalla crisifinanziaria globale del 2008, i bilanci pubblici nazionali sono assoggettati ai limiti cherisultano irragionevoli in tempi normali, e del tutto impraticabili in un quadro eccezionalenel quale crollano i consumi di una massa crescente di disoccupati e di lavoratori precari.Mentre, al tempo stesso, crollano gli investimenti per la flessione della domandaindipendentemente dalle agevolazioni che si affanna a garantire lo stato.Se c'è una novità è la trasparenza delle divisioni che si è sempre cercato di mascherare inun decennio fallimentare di politiche deflazioniste come epicentro dell’eurozona. In questoquadro l’intervento dei singoli stati in termini di spesa è sottoposto alla reazioni di mercatifinanziari. L’intervento collettivo sarebbe sostanzialmente immune, ma dovrebbe esseredella misura messa in atto negli Stati Uniti e in Giappone.La pandemia ha investito anche il mondo in via di sviluppo che era rimasto immune dallacrisi del 2008-2009 –una crisi che i fu fondamentalmente occidentale, mentre il mondo invia di sviluppo, come nel caso della Cina e dell'India in Asia, del Brasile e dell’Argentina inSud America, conservò un tasso di crescita straordinariamente elevato. Ora, invece, tutti icontinenti sono investiti in diverse misure dalla pandemia: dall'Asia all'America Latina eall'Africa, dove la maggior parte dei paesi è già largamente vittima di una povertà estrema.In questo quadro, il consumo cadrà ovunque a partire dai paesi ricchi a causa dell'enormecrescita della disoccupazione e della povertà. La crisi colpirà in particolare la grandemassa di lavoratori precari che caratterizza i paesi più avanzati, provocando un calo

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simultaneo della domanda e dell'offerta di beni e servizi.L'impatto sarà particolarmente duro nell'eurozona già colpita da una lunga fase di lentacrescita dovuta a un decennio di politiche deflazionistiche e all'elevata disoccupazione neiprincipali paesi, ad eccezione della Germania. In questo contesto, l’inevitabile aumento deldisavanzo di bilancio e del debito pubblico si prestano facilmente all’attacco dei mercatifinanziari. Solo un massiccio intervento pubblico promosso a livello europeo può evitareuna crisi debitoria consentendo un balzo nella spesa pubblica destinata allamoltiplicazione degli investimenti e al sostegno dell’occupazione. In ogni caso, per essereefficace, l’intervento collettivo a livello europeo dovrebbe essere della dimensione messain atto negli Stati Uniti e in Giappone.Finora di questo no c’è sentore. Il rinvio alla prossima riunione dei governi diventadeterminante. Se dovesse risolversi con misure puramente di facciata o con ulteriori rinvii,la crisi della pandemia diventerà la crisi dell’eurozona. L’Italia non potrà accettare diessere sottoposta alla stessa terapia in passato rovinosamente imposta alla Grecia. Siaprirebbe la crisi di fatto dell'attuale maggioranza di governo in un quadro che neisondaggi vede l’opposizione di destra maggioritaria elettoralmente nel paese.L’eurozona è a un bivio. Sotto l’urto della maggiore crisi che ricordiamo, può operare unasvolta radicale, rovesciando la poltica che l’ha posta ai margini della nuova geografia delmondo sviluppato. Se, invece,insisterà in un percorso dimostratosi fallimentare nel corsodel passato decennio, potrà difficilmente sfuggire a un definitivo destino di disgregazione.

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Project Syndicate 27.5

Obiettivi climatici e partecipazione dell'industria alla ripresa

HENRIK POULSEN (CEO di Ørsted), MADS NIPPER (CEO di Grundfos), LARSFRUERGAARD JØRGENSEN (CEO di Novo Nordisk)

Sebbene i governi di tutto il mondo siano impegnati ad affrontare le emergenzeeconomiche e sanitarie causate dalla pandemia di COVID-19, non devono perdere di vistal'opportunità storica che si è presentata. È giunto il momento di creare le condizioni peruna transizione a livello sociale verso un futuro sostenibile a basse emissioni di carbonio.COPENAGHEN - La pandemia di COVID-19 non deve indurre i governi ad abbassare leproprie ambizioni climatiche. L'accelerazione della transizione verso un'economiasostenibile a basse emissioni di carbonio può sia guidare la ripresa sia costruire resilienzaper il futuro.Altri paesi potrebbero cercare ispirazione in Danimarca per le iniziative sul clima checontribuiranno anche alla ripresa economica. Il paese sta attualmente prendendoprovvedimenti concreti per raggiungere il suo obiettivo di ridurre le emissioni di biossido dicarbonio del 70% entro il 2030 e raggiungere emissioni nette zero entro il 2050.In qualità di amministratori delegati di società danesi con una presenza globalerispettivamente nelle energie rinnovabili, nelle tecnologie idriche e nei prodottifarmaceutici, siamo stati nominati dal governo danese per presiedere le "partnershipclimatiche" pubblico-privato create per perseguire obiettivi di politica climatica. Il nostrocompito è stato quello di sviluppare tabelle di marcia globali per raggiungere gli obiettivi diriduzione delle emissioni nei nostri rispettivi settori nel modo più efficiente in termini dicosti.Avendo presieduto queste partnership negli ultimi sette mesi, riteniamo che i governi ditutto il mondo trarrebbero grandi benefici sia da questo modello di collaborazione sia dallenostre scoperte specifiche su come rendere i settori manifatturiero, energetico e dellescienze della vita e delle biotecnologie quasi neutrali rispetto al 2030. Poiché i paesispendono trilioni di dollari per proteggere posti di lavoro e mezzi di sussistenza durante lapandemia, è fondamentale che modifichino tale stimolo in modo da garantire una ripresasostenibile a lungo termine.L'Organizzazione mondiale della sanità stima che il capitale annuale necessario perraggiungere gli obiettivi di riduzione delle missioni dell'accordo sul clima di Parigi ammontaa circa l' 1% del PIL globale dell'anno. I governi dovrebbero quindi sfruttare l'attualeapertura per indirizzare i loro piani di ripresa a medio e lungo termine verso il dupliceobiettivo di stimolo finanziario e decarbonizzazione.Perseguire questi obiettivi contemporaneamente non è semplicemente un imperativomorale. Ha anche senso economico. I governi devono urgentemente sbloccare lacapacità del settore privato di innovazione e investimenti, a partire da obiettiviconcreti e ambiziosi di riduzione delle emissioni per il 2030 e il 2050. Una voltastabiliti tali obiettivi, i governi dovrebbero coinvolgere le imprese nello sviluppo ditabelle di marcia settoriali specifiche per la decarbonizzazione.La logica di sfruttare il settore privato è semplice. I leader aziendali sono nella posizionemigliore per identificare percorsi economicamente validi di riduzione del carbonioall'interno dei propri settori e hanno una conoscenza diretta di ciò che è necessario daigoverni per sbloccare gli investimenti del settore privato. Questo è ciò che chiamiamo laformula danese per la collaborazione pubblico-privato.Le analisi che abbiamo condotto nei nostri partenariati sul clima hanno rivelato opportunitàdi decarbonizzazione che molti avrebbero ritenuto impossibili solo pochi anni fa.Applicando e ridimensionando le tecnologie esistenti in modo efficiente in termini di costi, isettori manifatturiero, energetico, delle scienze della vita e delle biotecnologie potrebbero

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diventare quasi carbon neutral nel 2030. Inoltre, questi settori forniscono anche tecnologiee servizi che hanno il potenziale per favorire la riduzione delle emissioni in altri settori. Ciòinclude prodotti e servizi a risparmio energetico e la sostituzione di combustibili fossili conelettricità verde per decarbonizzare i trasporti e altre industrie.Pertanto, le nostre raccomandazioni hanno applicazioni globali, sia per i paesi in una fasenascente di decarbonizzazione sia per quelli che sono già sulla buona strada. Il primofattore chiave è che i governi dovrebbero fissare obiettivi nazionali ambiziosi di riduzionedelle emissioni per ciascun settore economico, garantendo in tal modo trasparenza ecertezza a lungo termine per le società e gli investitori.In secondo luogo, tutti i paesi devono creare le condizioni per un aumento significativodella produzione di energia rinnovabile, dell'elettrificazione verde e del miglioramentodell'efficienza energetica. Gli affari verdi sono buoni affari: l'eolico e l'energia solare sonoora le opzioni più economiche per i due terzi del mondo e l'efficienza energetica migliora lacompetitività economica a vantaggio dei consumatori.In terzo luogo, i governi dovrebbero adeguare i propri quadri normativi per massimizzaregli investimenti in tecnologie innovative - come pompe di calore, idrogeno rinnovabile ebiocarburanti - attraverso un aumento della ricerca, sviluppo e diffusione pubblici e privati.Analogamente, le politiche in materia di appalti pubblici e di bilancio dovrebbero essereriformate per rafforzare gli incentivi che incoraggiano attività e investimenti a basseemissioni di carbonio. E le aziende di tutto il mondo devono assumersi la responsabilitàoltre le proprie emissioni dirette, spingendo per riduzioni simili attraverso le loro catene divalore globali.Al di là di queste ampie raccomandazioni, desideriamo condividere con i governi e le altreinformazioni aziendali i nostri piani d'azione specifici su come decarbonizzare laproduzione, l'energia, le scienze della vita e la biotecnologia nel modo più efficientepossibile in termini di costi. Incoraggiamo i responsabili delle politiche e i leader del settorea basarsi su queste lezioni mentre modellano la ripresa economica e accelerano latransizione verde.Collettivamente, dobbiamo assicurarci che la pandemia COVID-19 non ci riporti albusiness as usual che ha portato alla crisi climatica. Applicando il modello e i principi cheabbiamo enunciato, tutte le società possono fare di più che riprendersi; possono ancheadattarsi al futuro. Questo è l'approccio giusto sia a livello ambientale che economico.

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Social Europe 15.5

La pandemia e il giorno dopo

Andreas Antoniades (professore ordinario di economia politica globale all'Università delSussex. È il principale investigatore del progetto SSRP 'Financial Crises andEnvironmental Sustainability')

L'emergenza dalla crisi del coronavirus non può essere quella del "business asusual”, ma deve aprire urgentemente una transizione verso la sostenibilità socio-ambientale.La crisi finanziaria globale del 2008-09 ha lasciato il mondo con una nuova montagna didebiti. Successivamente, le dinamiche del debito globale sono passate dalle economieavanzate a quelle emergenti e dal settore privato a quello pubblico, ma nel 2016 il debitosi è nuovamente spostato verso l'alto in tutti i settori e le regioni del globo.Questo periodo di "grande debito" ha "coinciso" con un periodo di crescitapersistentemente bassa, quella che è stata definita la "grande stagnazione". Il debitocrescente doveva essere servito da una crescita sempre più lenta. L'evidenteinsostenibilità economica di questo modello è arrivata a integrare la sua insostenibilitàsociale, manifestatasi in disuguaglianze socialmente destabilizzanti, collassi della classemedia e ulteriore povertà e fame in tutto il mondo.Queste dinamiche interagenti arrivarono ad accelerare l'insostenibilità ambientale delnostro sistema socio-economico. In questo contesto, molti ricercatori stavano proiettando(prima della crisi Covid-19) lo scoppio di un'altra grave crisi finanziaria nel 2020, con alcuniindicatori di vulnerabilità che lampeggiavano in rosso in tutti i paesi ad alto, medio e bassoreddito.

Caduta economicaQuesto era lo stato dell'economia globale quando la crisi di Covid-19 ha colpito. Dalgennaio 2020, gradualmente, diverse parti del mondo sono entrate in un blocco, portandoa una caduta economica. Sebbene ciò non sia accaduto simultaneamente, e in alcunipaesi sia avvenuto in qualche modo più leggero, si prevede che la recessione economicaglobale per il 2020 sarà talmente grande da far sembrare la "Grande recessione" del 2008-09 un evento di minore importanza. L'esplosione della disoccupazione, la distruzione delfuturo economico per gran parte delle nostre società, non ha precedenti.Qual è stata la risposta? Da un lato, un'altra ondata di "quantitative easing" (checomprende una gamma ampliata di asset ammissibili e il rilassamento degli standard digaranzia per le operazioni di rifinanziamento), un’ulteriore riduzione del costo del denaro el’offerta di ulteriori incentivi e garanzie alle banche per estendere i prestiti. D'altro canto, lemisure fiscali d'emergenza volte a sostenere i servizi sanitari, sostenere le persone condisoccupazione temporanea e i lavoratori autonomi, evitare licenziamenti di massa e offrireuna riprogrammazione del debito (compresi i rinvii di contributi previdenziali, fiscali e diutilità) per aiutare le società e le famiglie (e quindi il settore finanziario) servono a evitare ildefault.Sono state anche adottate misure a livello internazionale, con l'obiettivo di sostenere ipaesi più poveri e vulnerabili. La logica del "pacchetto di risposta" è di affrontare unasituazione simile a un disastro naturale e riportarci alla "normalità" al più presto.

Conseguenze catastroficheMantenere questo approccio "as usual" sarebbe disastroso. L'aggiunta di più debito aun'economia che ha lottato con un elevato indebitamento e molti anni di austeritàsocialmente dirompente avrebbe conseguenze catastrofiche. Sarebbe il temporaneosalvataggio di un modello economico in bancarotta, per la seconda volta in poco più di un

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decennio, che alimenterebbe un collasso socio-economico più grande e più pericoloso nelprossimo futuro.Altrettanto importante, la corsa per ottenere una ripresa a forma di V o U spingerebbemolto probabilmente i cambiamenti climatici oltre il punto di non ritorno, prolungando lepratiche e le industrie non sostenibili esistenti e deviando i finanziamenti dal necessario"nuovo accordo verde" globale. Non dovrebbe essere permesso che ciò accada.Il tentativo di tornare a un passato moralmente, socialmente ed ecologicamente fallito nonè un'opzione e dovrebbe essere impedito a tutti i costi. Raggiungere una "ripresa" a formadi V non ha senso se ciò porta a un collasso socio-ambientale di qualche anno lungo lastrada. Piuttosto, ciò a cui dovremmo puntare è una ripresa sostenibile, che serva allanecessaria transizione delle nostre società verso un futuro socialmente e ambientalmentesostenibile.L'ampliamento del sostegno finanziario al numero record di persone i cui mezzi disussistenza sono stati distrutti e/o sono disoccupate, nonché a un numero senzaprecedenti di imprese (soprattutto piccole e medie) devastate dal blocco forzato è unamisura di emergenza essenziale in una guerra situazionale. Ciò dovrebbe includereaccordi approfonditi sulla rielaborazione del debito in tutta l'economia (comprese lefamiglie), per evitare un violento collasso domino con pericolose implicazioni sistemicheper l'economia e la società.La vera sfida, tuttavia, è usare queste misure straordinarie non per creare una nuovagenerazione di famiglie, aziende e paesi "zombi", ma per guidare la transizione richiestaverso un domani sostenibile.

Garanzie di lavoroIn questo quadro, lo stato dovrebbe passare rapidamente dalla modalità di crisi delprestatore di ultima istanza a una modalità di transizione del datore di lavoro di ultimaistanza e motore dell'attuazione del nuovo accordo verde. I trasferimenti di emergenza incontanti e le rielaborazioni del debito a livello individuale dovrebbero essere trasformati ingaranzie di lavoro e (ri) formazione, aumentando le competenze, le pratiche e le industrieverdi, sostenibili e assistenziali. Il sostegno di emergenza alle società private dovrebbecomportare incentivi e condizionalità per il lavoro e gli investimenti responsabili eresponsabili.Cambiamenti significativi nell'economia pubblica e negli standard contabili dovrebberoessere introdotti anche per supportare questa transizione. L'obiettivo dovrebbe essereduplice: in primo luogo, allineare le nostre misurazioni economiche ai nostri valori sociali,adeguando la composizione e il calcolo del prodotto interno lordo; in secondo luogo,registrare e gestire l'uso del denaro come bene pubblico, al contrario di un bene privato efruttifero di interessi.La negligenza del denaro come bene pubblico negli ultimi decenni ha portato adisuguaglianze eccessive e società vulnerabili. Con le risorse e la tecnologia disponibili,l'accesso a cibo, alloggio, istruzione e salute non dovrebbe dipendere da esso. Questonon è solo un problema morale: come dimostrano i cambiamenti climatici e la pandemia,la resilienza e la sostenibilità non possono essere raggiunte senza garantire i diritti umanidi base.

Livello globaleÈ anche evidente che l'adozione di strategie incentrate sullo stato e la garanzia di questidiritti a livello nazionale non è sufficiente. Le sfide che affrontiamo oggi richiedono diriunire conoscenze, risorse e competenze a livello globale, attraverso strutture globali.Altrettanto importante, la transizione sopra descritta non può avere successo senzal'impegno attivo di coloro che sono chiamati a portarla avanti. Passa attraverso ilrinvigorimento delle nostre democrazie, la partecipazione attiva dei cittadini nel plasmarela transizione. Ecco perché un'istruzione sviluppata non dovrebbe essere una scelta ma

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una responsabilità democratica, sostenuta e attesa come parte integrante dellacittadinanza.La battaglia sulla natura della "ripresa" dalla crisi di Covid-19 sembra il colpo migliore chedobbiamo per passare a un modello socio-ambientale sostenibile. Potrebbe anche esserel'ultimo colpo che abbiamo, prima di un più ampio collasso sociale o ambientale.ndo luogo, registrare e gestire l'uso del denaro come bene pubblico, al contrario di unbene privato e fruttifero di interessi.La negligenza del denaro come bene pubblico negli ultimi decenni ha portato adisuguaglianze eccessive e società vulnerabili. Con le risorse e la tecnologia disponibili,l'accesso a cibo, alloggio, istruzione e salute non dovrebbe dipendere da esso. Questonon è solo un problema morale: come dimostrano i cambiamenti climatici e la pandemia,la resilienza e la sostenibilità non possono essere raggiunte senza garantire i diritti umanidi base.

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Project Syndicate

COVID-19 sta chiarendo la sfida climatica

OLIVIA MACHARIS (ricercatrice presso l'Istituto Issam Fares per le politiche pubbliche egli affari internazionali dell'Università americana di Beirut), NADIM FARAJALLA (direttoredel programma Climate Change and Environment Program presso l'Istituto Issam Faresper le politiche pubbliche e gli affari internazionali dell'Università americana di Beirut)

Mentre potremmo essere in grado di gestire la pandemia COVID-19 con il distanziamentosociale, i nuovi farmaci antivirali e, infine, si spera, un vaccino, i cambiamenti climaticirappresentano una minaccia esistenziale ancora più grande, poiché i suoi effetti nonhanno un trattamento o una durata definiti. Potrebbe esserci un pulsante di ripristino perl'economia globale post-pandemia, ma non c'è nessuno per il pianeta da cui dipende.BEIRUT - La crisi COVID-19 ha messo in luce la fragilità dell'ordine mondiale. I governihanno cercato di limitare la diffusione del virus attraverso blocchi e restrizioni di viaggio,che hanno bloccato le economie e creato una recessione globale. I paesi più poveri, prividelle risorse e della capacità di resistenza per mitigare la pandemia, saranno i più colpiti.Come i cambiamenti climatici, COVID-19 aggraverà le disuguaglianze globali.Questo parallelo offre lezioni preziose. Come per i mutevoli schemi meteorologici e laperdita di ecosistemi intatti e di biodiversità, COVID-19 è un moltiplicatore di minacce.Proprio come affrontano gli effetti a breve termine dei gas a effetto serra e dei combustibilifossili, i governi si sono dati da fare per affrontare le conseguenze immediate del virussulla salute e sull'economia, trascurando al contempo i più ampi rischi per la sicurezza.Eppure, come nel caso del cambiamento climatico, ignorare le dimensioni sociopolitichedella crisi porta a una maggiore instabilità, estremismo, migrazione e focolai di epidemienuove o ricorrenti.La diffusione di COVID-19 influenzerà i settori della società più vulnerabili ai cambiamenticlimatici. Le popolazioni svantaggiate affrontano maggiori rischi per la salute a causa dellamancanza di accesso ad adeguate strutture idriche, igieniche e sanitarie. I poveri, isenzatetto o gli sfollati spesso non hanno la capacità di autoisolarsi in assenza di caseadeguate, sicurezza del lavoro o una rete di sicurezza sociale. Negli Stati Uniti, adesempio, i tassi di mortalità sono stati sproporzionatamente alti tra gli afroamericani, atestimonianza di disuguaglianze strutturali di lunga data.L'effetto di COVID-19 sulla sicurezza alimentare è simile a quello dei cambiamenticlimatici. Le comunità senza diritto di voto soffrono maggiormente delle conseguenze delleinterruzioni delle catene di approvvigionamento e di un inasprimento del commerciointernazionale. Anche i mezzi di sussistenza dei piccoli agricoltori, pastori e pescatori sonocolpiti negativamente, mentre le piccole e medie imprese possono essere costrette alfallimento o alla chiusura, portando i cittadini a basso reddito e della classe media nellapovertà.Le conseguenze inquietanti non si fermano qui. Come per i cambiamenti climatici, ladistruzione della vita da parte della pandemia ridurrà i costi opportunità di ricorrere allaviolenza o potrebbe persino creare incentivi economici per unirsi ai gruppi armati,aumentando il rischio di conflitti. Il potenziale di violenza è particolarmente elevato neifragili sistemi politici, all'interno di comunità che hanno una storia di conflitti e tra gliemarginati politicamente.L'inadeguata o irresponsabile gestione da parte dei governi della crisi COVID-19, di cui ilBrasile e il Nicaragua offrono esempi da manuale, metterà a dura prova le relazioni con icittadini e porterà a una maggiore preoccupazione e insoddisfazione del pubblico. Nonsarebbe sorprendente che le tensioni culminassero in disordini civili a un livello più ampio,dato il numero di paesi in cui la carenza di cibo e acqua, innescata dal fallimento dellostato nell'adattarsi alle battute d'arresto legate al clima, ha alimentato lo sconvolgimento

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sociale. Esiste inoltre il serio rischio che una cattiva gestione ufficiale della crisi dellasanità pubblica emargini ulteriormente le popolazioni e aumenti le tensioni lungo le lineegeografiche, etniche o settarie.Allo stesso modo, le persone che nutrono rimostranze contro i loro governi possonosfruttare la pandemia per minare l'autorità dello stato. Nella regione del Lago Ciad, siccitàdevastanti e mancanza di aiuti governativi hanno portato ad un aumento dei tentativi diradicalizzazione e reclutamento da parte di Boko Haram e di altre milizie jihadiste. Lastessa catena di eventi ha contribuito all'ascesa dello Stato islamico nell'Iraq settentrionalee in Siria.E, come nel caso del cambiamento climatico, le élite politiche che mirano a mobilitare ilsostegno o a nascondere le carenze possono manipolare la crisi come capro espiatorio,che può causare forme più gravi di violenza. In Algeria, il governo ha sfruttato la crisisanitaria per reprimere l'opposizione, mentre i politici nazionalisti negli Stati Uniti e inEuropa hanno incolpato i migranti e gli stranieri per la diffusione del virus, alimentando lastigmatizzazione, la discriminazione e gli attacchi razzisti.In effetti, molti hanno notato il rischio che la crisi possa provocare un profondocontraccolpo contro i rifugiati. Con i campi per sfollati interni particolarmente sensibili alleepidemie di malattie contagiose, i nuovi afflussi di persone in fuga dai conflitti o dagli effettidei cambiamenti climatici possono affrontare una resistenza più rigida da parte delleautorità e delle comunità locali. Al confine tra Grecia e Turchia, le forze di sicurezza hannosparato munizioni e gas lacrimogeni contro i rifugiati, dimostrando in che misura i governinazionali andranno a respingere i richiedenti asilo e i migranti.La pandemia di COVID-19 ha confrontato il mondo con una prova che sembra fallire.Mancano cooperazione e approcci inclusivi per affrontare le molteplici conseguenze dellacrisi. I responsabili politici non possono concentrarsi solo sul contenimento dellapandemia, ma devono anche investire nel futuro. Ciò include il perseguimento dicambiamenti rapidi, di vasta portata e senza precedenti per limitare il riscaldamentoglobale e rafforzare la nostra risposta collettiva alle minacce che pone.Il mondo potrebbe ora essere più ricettivo a tali riforme. Non abbiamo scelta. Mentrepotremmo essere in grado di gestire la pandemia COVID-19 con il distanziamento sociale,i nuovi farmaci antivirali e, infine, si spera, un vaccino, i cambiamenti climaticirappresentano una minaccia esistenziale ancora più grande, poiché i suoi effetti nonhanno un trattamento o una durata definiti. Potrebbe esserci un pulsante di ripristino perl'economia globale post-pandemia, ma non c'è nessuno per il pianeta da cui dipende.

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Social Europe 14.5

Quando le macchine pensano per noi: conseguenze per il lavoro e il luogo

Judith Clifton (professore alla Facoltà di scienze economiche e commerciali dell'Universitàdella Cantabria (Spagna) e studiosa in visita al St Antony's College di Oxford), AmyGlasmeier (professore di geografia economica e pianificazione regionale presso ilMassachusetts Institute of Technology), Mia Grey (docente senior e membro del GirtonCollege di Cambridge)

L'unico modo sicuro per non prevedere l'impatto delle tecnologie di intelligenza artificiale èil determinismo tecnologico.L' intelligenza artificiale influirà su come e dove lavoriamo? In che misura l'IA sta giàradicalmente rimodellando la nostra relazione con il lavoro? Nell'ultimo decennio, c'è statoun boom di articoli accademici, rapporti di consulenza e articoli di notizie su questi possibilieffetti dell'IA, e si sono create visioni utopiche e distopiche del futuro luogo di lavoro.Nonostante questa proliferazione, l'IA rimane un enigma, una nuova tecnologia emergentee il suo tasso di adozione e le implicazioni per la struttura del lavoro stanno appenainiziando a essere comprese.Molti studi hanno cercato di rispondere alla domanda se l'IA e l'automazione creerannodisoccupazione di massa. A seconda delle metodologie, dell'approccio e dei paesi coperti,le risposte sono molto diverse. Gli studiosi dell'Università di Oxford Frey e Osborneprevedono che fino al 47% dei posti di lavoro negli Stati Uniti saranno ad "alto rischio" diinformatizzazione entro i primi anni '30, mentre uno studio dell'Organizzazione per lacooperazione e lo sviluppo economico di Arntz et al afferma che questo è troppopessimista, trovando che solo il 9% dei posti di lavoro nell'OCSE sia automatizzabile.In un nuovo articolo, sosteniamo che l'impatto dell'intelligenza artificiale sul lavoro non èdeterministico: dipenderà da una serie di questioni, tra cui il luogo, i livelli di istruzione, ilgenere e, forse soprattutto, la politica del governo e la strategia aziendale.Altamente irregolareIn primo luogo, contestiamo il presupposto comune che gli effetti dell'IA sul lavoro sarannoomogenei in ogni paese. In effetti, un numero crescente di studi sostiene che leconseguenze per l'occupazione saranno molto disomogenee. I modelli settoriali regionalirivestono importanza: i processi e i servizi industriali sono concentrati e forniti in areeparticolari. Allo stato attuale, l'IA sembra localizzare le posizioni degli agglomerati delsettore regionale preesistenti.Inoltre, nonostante la globalizzazione, le culture industriali e le prassi lavorative nazionali elocali spesso variano in base al luogo. Diverse pratiche di lavoro culturale significano che,una volta implementata, la stessa tecnologia può operare distintamente in ambienti diversi.In secondo luogo, l'istruzione conta. In generale, i lavori occupati da lavoratori meno istruitisono più suscettibili agli impatti dell'IA e dell'automazione, rispetto ai meglio istruiti chesvolgono compiti più complessi e discrezionali. Ad esempio, nei settori finanziari eassicurativi ripetitivi, operazioni ad alta intensità di dati possono essere più automatizzabilinegli Stati Uniti che nel Regno Unito, a causa delle differenze nei livelli di istruzione mediall'interno di queste professioni. Un altro esempio sono i servizi legali, in cui quelli nelleprofessioni paralegali meno qualificate sono maggiormente a rischio di dislocamento.In terzo luogo, sembra che i lavori degli uomini siano attualmente più vulnerabiliall'automazione, specialmente quelli che richiedono un livello di istruzione inferiore, poichéquesti tendono ad essere compiti industriali di routine suscettibili di meccanizzazione.Questo potrebbe tuttavia cambiare in futuro.Le donne dominano molti lavori di cura nelle professioni "high touch", in cui il lavoroemotivo e cognitivo sono significativi. Questi lavori sembrano più resistenti all'invasionetecnologica, poiché comportano un lavoro faccia a faccia. Nel medio termine, tuttavia, le

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applicazioni emergenti mirano ad aumentare anche queste funzioni di servizio conl'assistenza della macchina e probabilmente interagiranno e produrranno nuove divisioni dilavoro di genere.Messa a fuoco strettaIn quarto luogo, le conseguenze dell'IA sul lavoro dipenderanno, soprattutto, dalla politicae dall'azienda. Acemoglu e Restrepo sostengono che, con il tipo “giusto” di IA, gli aumentidella produttività potrebbero superare l'effetto di spostamento delle tecnologie: se i governisupportano attivamente l'IA che migliora i posti di lavoro, piuttosto che l'IA che cerca dieliminare i posti di lavoro, il risultato potrebbe essere complessivamente positivo.Per farlo bene, il governo deve anche accompagnare l'IA nella politica sociale. I governihanno avviato politiche di intelligenza artificiale negli ultimi anni. Ma un'analisi comparativadelle strategie governative di IA mostra che, ad oggi, gran parte della politica si èconcentrata strettamente sui guadagni economici, con scarsa attenzione alle questionisociali. Tuttavia comprendere quest'ultima è una condizione preliminare affinché le societàsiano in grado di valutare e regolare nuove applicazioni dell'IA.Anche le imprese possono scegliere di promuovere il tipo "giusto" di AI - oppure no. Nelfrattempo, possono sempre più rivolgersi all'IA per supportare il reclutamento.Questo potrebbe essere problematico, poiché è stato scoperto che gli algoritmi AIcontengono inclusioni di genere e razza. L'uso di tecnologie come il riconoscimentofacciale e vocale, lo screening automatizzato dei curricula vitae e la profilazione miratapossono inavvertitamente ridurre il pool di candidati in cerca di lavoro ammissibili in modiprofondamente pregiudizievoli. Se le aziende li utilizzano per scopi di assunzione, ladistribuzione delle opportunità di lavoro potrebbe essere profondamente influenzata el'intelligenza artificiale potrebbe riprodurre pregiudizi preesistenti su genere, etnia e classe.Due percorsiNella sua forma più netta, vediamo due percorsi in avanti. Alimentati dalle tattichespaventose e dal "grande sconosciuto", le società di consulenza stanno spingendo leaziende a saltare sul carro dell'IA, per evitare di diventare "ritardatari" economici. Ogniconsulenza si sta ritagliando una nicchia verso traiettorie distinte, dall'affidamento allariduzione dei costi per l'eliminazione della manodopera poco qualificata edall'incoraggiamento delle politiche di IA del governo per concentrarsi sui guadagnieconomici.Un altro percorso è tuttavia possibile. Esiste il potenziale per le applicazioni di intelligenzaartificiale di consentire il recupero delle forze di lavoro esistenti, consentendo così ailavoratori di utilizzare le proprie competenze insieme alle nuove tecnologie. L'intelligenzaartificiale e le tecnologie associate possono essere utilizzate per aiutare a trasformarel'educazione e la salute e, persino, per raggiungere la pace.Non c'è nulla di preordinato su come verrà distribuita l'IA. Le conseguenzedell'applicazione di queste tecnologie rifletteranno le scelte fatte a livello organizzativo,politico e sociale. Il futuro dell'IA è troppo importante per essere lasciato agli specialistidella tecnologia. Gli scienziati sociali, gli avvocati di tecnologia e gli esperti di etica dellatecnologia devono impegnarsi attivamente nel modellare e strutturare il suo sviluppo el'adozione.

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Social Europe 14.5

I robot non ci renderanno ridondanti

Lars Klingbeil (segretario generale del Partito socialdemocratico tedesco e membro delBundestag), Henning Meyer (sociologo e membro della Commissione dei valori di basedell'SPD)

Globalizzazione, digitalizzazione, intelligenza artificiale: è tempo di smettere di discutere illavoro in modo carico di paura.La socialdemocrazia è emersa dal movimento operaio nel 19° secolo. Il lavoro è semprestato il punto focale della politica socialdemocratica. Negli ultimi anni, tuttavia, il ruolo dellavoro è stato discusso in modo sempre più ristretto e difensivo. Sia nei dibattiti sulladigitalizzazione, che prima, sulla globalizzazione, il lavoro è sempre apparso sottopressione. Dovremmo far prendere a questa discussione una direzione diversa.Pensiamo che questo mantra sia falso. Sebbene la globalizzazione e la digitalizzazione cipresentino naturalmente nuove sfide, il significato del lavoro nella società non è diminuito.Anzi. Se abbiamo ragione nel modellare il cambiamento che ci sta di fronte, il lavoro delfuturo diventa uno degli strumenti più efficaci di politica sociale.Negli anni '90 e 2000, il discorso dominante, ad esempio in Germania, era che iltrasferimento della produzione e la competizione globale avrebbero messo a repentaglioposti di lavoro e salari. Nei recenti dibattiti sulla digitalizzazione, alcuni osservatori hannopersino anticipato un'apocalisse sul mercato del lavoro. La paura è che i robot el'intelligenza artificiale possano rendere quasi completamente ridondante il lavoro umano.Nuove opportunitàLe previsioni su quanti posti di lavoro andranno persi in futuro variano notevolmente. Larisposta onesta è che nessuno sa esattamente come funzionerà la digitalizzazione. Ciò sucui tutti gli esperti concordano, tuttavia, è che il lavoro del futuro porterà lontano dallaroutine e verso una maggiore creatività. Di conseguenza, attraverso questo spostamento ilpotenziale socialmente trasformativo del lavoro cresce anziché diminuire. Questo aprenuove opportunità.In questi giorni in Germania, la politica industriale viene finalmente discussa di nuovo.Questa discussione è attesa da tempo. Il ruolo dello stato nell'economia è stato a lungointerpretato in modo troppo difensivo. Il ruolo dello Stato non deve limitarsi a correggere ifallimenti del mercato. Piuttosto, si tratta di creare i mercati stessi e di modellarepoliticamente il processo economico. La nostra società non dovrebbe essere subordinataall'economia; piuttosto, l'economia dovrebbe adattarsi agli ideali della nostra società.Da una politica industriale offensiva, si ottengono buoni posti di lavoro, nuove tecnologie eprosperità sociale, in questo ordine. Coloro che vogliono consolidare l'opposizione allepolitiche climatiche e del mercato del lavoro e attenersi allo status quo finiranno perperdere di più. Inoltre, senza aderenza al valore del lavoro, una moderna politicaindustriale è inconcepibile. Infine, è solo attraverso lavori qualificati che vengono createnuove tecnologie per affrontare i principali problemi del nostro tempo.Ciò vale anche per l'area della digitalizzazione. La politica dei dati e lo sviluppodell'intelligenza artificiale saranno decisivi per l'occupazione e la crescita. La corsa globalesi è aperta da tempo. Per noi, non può essere una questione del se ma solo del come. Lostato deve mettersi al posto di guida e spingere in modo aggressivo per l'iniziodell'intelligenza artificiale nell'economia e nella scienza e anche in politica.Società che invecchiaAnche nel settore dei servizi abbiamo bisogno di un concetto offensivo di lavoro e di unastrategia politica. Dalla cura dei bambini all'assistenza sociale, i nostri servizi pubblicidevono essere potenziati attraverso un lavoro migliore. Una società che invecchia non puòpermettersi a lungo termine uno stato sociale indebolito o un sistema educativo

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insufficiente.Il rinnovo dello stato sociale o il miglioramento del sistema educativo non è realizzabilesenza un lavoro migliore. Come si può eliminare la carenza di posti di assistenzaall'infanzia senza educatori più motivati? Come possiamo diventare più attenti alleesigenze individuali nelle scuole senza più insegnanti? C'è solo una risposta a questa: nonpuò essere fatto senza un lavoro migliore.Il rinnovamento dell'arena sociale beneficia di più personale con una migliore competenzasociale. Il sistema educativo dovrebbe focalizzare maggiormente le capacità creative eorientate ai problemi del futuro.Il buon lavoro continuerà quindi a costituire il fondamento della nostra prosperità e unimportante indicatore della qualità della nostra vita insieme. Se continuiamo a stimare illavoro e a modellarlo in modo ben mirato, possiamo rendere la nostra società migliore.Una società in cui coesione e solidarietà hanno un posto fisso e si apre una nuovaprosperità.È quindi tempo di affrontare in modo più proattivo nel discorso pubblico il significato dellavoro nel plasmare il nostro futuro sociale. È la base per padroneggiare le grandi sfide delnostro tempo e allo stesso tempo un vantaggio competitivo se il cambiamento attuale nelmondo del lavoro è inquadrato correttamente.

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Project Syndicate 12.5

Automazione e agenzia umana

SAMI MAHROUM (professore presso la Libera Università di Bruxelles, è Senior Fellowpresso l'Istituto Issam Fares presso l'Università americana di Beirut ed ex docente edirettore senior presso l'Innovation and Policy Initiative dell'INSEAD)

Non importa quanto siano veloci, economici o efficienti i robot, non possono compensarel'ambizione, il desiderio, il bisogno e l'avidità umani che alla fine guidano l'offerta e ladomanda. Questa è stata una lezione chiave della pandemia, che ha sottolineato lanecessità di sfruttare la tecnologia per migliorare l'azione umana.DUBAI - Il premio Nobel Amartya Sen ha definito l'azione umana – human agency - come"ciò che una persona è libera di fare e raggiungere nel perseguimento di qualsiasi obiettivoo valore che considera importante". In un momento di crescenti timori per l'intelligenzaartificiale e la robotica distruttiva, la crisi COVID-19 è un forte promemoria che, quando sitratta di guidare un'economia, non c'è sostituto dell’azione umana.Molti vedono la pandemia COVID-19 come un probabile catalizzatore per ulterioreautomazione. Evidenziando la vulnerabilità dei lavoratori umani e amplificando le richiestedi maggiori tutele e benefici per i lavoratori come il congedo per malattia retribuito, la crisipotrebbe spingere le imprese in molti settori a investire in robot.Ma non c'è motivo di credere che un numero maggiore di robot avrebbe salvatol'economia da una recessione COVID-19 indotta dal blocco. Molte catene diapprovvigionamento erano già altamente automatizzate e tuttavia hanno subitointerruzioni. Sono stati chiusi gli impianti di produzione gestiti da robot esattamente comequelli con personale umano. Le industrie ad alta intensità di robot in alcuni dei paesi con lapiù alta densità di robot (Cina, Germania, Giappone, Corea del Sud e Stati Uniti) stannolicenziando migliaia di lavoratori.La vera lezione della crisi COVID-19 non è che i robot sono la chiave del dinamismoeconomico, ma che significano poco senza il libero arbitrio umano. Dopotutto, al livello piùfondamentale, questo è ciò che i blocchi e altri protocolli di distanziamento sociale hannoeliminato: la capacità delle persone di "fare e raggiungere" ciò che vogliono.Non importa quanto siano veloci, economici o efficienti i robot, non possono compensarel'ambizione, il desiderio, il bisogno e l'avidità umani che alla fine guidano l'offerta e ladomanda. Ecco perché, quando è scoppiata la crisi, i governi non si sono affrettati afinanziare l'automazione, al fine di riaprire le fabbriche senza lavoratori umani. Invece, sisono concentrati nel mettere soldi nelle tasche delle persone per consentire loro dicontinuare a esercitare la propria human agency.È tempo di approfondire questo approccio. Il primo passo è quello di abbandonare lanarrativa prevalente uomo contro macchina, con la sua stretta attenzione all'efficienza dallato dell'offerta, a favore di un quadro macchina-uomo, incentrato sulla valorizzazione delprogresso tecnologico per migliorare l'azione umana - e, quindi, la domanda che alimentaun'economia.Ad esempio, automatizzare completamente una fabbrica può aumentare la produttività oridurre i costi del lavoro, ma non fa nulla per rafforzare l'human agency. Al contrario,eliminare i posti di lavoro per i lavoratori umani - essenziali per consentire loro di investiree consumare - potrebbe avere l'effetto opposto.Esistono tuttavia modi per compensare tale impatto - e non solo interventi sul latodell'offerta spesso discussi (come la formazione per consentire ai lavoratori sfollati dioccupare posti di lavoro migliori), ma anche misure incentrate sulla domanda. Ad esempio,soluzioni avanzate di consegna dell'ultimo miglio, che utilizzano veicoli aerei o terrestrisenza pilota, sosterrebbero l'azione umana come consumatori. Migliorando la mobilità,tecnologie come le auto a guida autonoma migliorerebbero allo stesso modo l'agenzia

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umana.Il potere di un tale modello macchina-per-uomo è stato evidente durante i blocchi COVID-19. Mentre nemmeno le macchine più performanti sono state in grado di tenere aperte lefabbriche, le tecnologie di potenziamento delle azioni hanno generato una crescita in moltisettori verso i quali è stata incanalata la domanda. Le app di videoconferenza,l'apprendimento e l'intrattenimento online e le piattaforme di e-commerce potrebberoessere solo l'inizio di una più ampia trasformazione economica macchina-per-uomo.Lo stesso fenomeno può essere visto dal lato dell'offerta. Le aziende i cui lavoratoripossono svolgere il proprio lavoro in remoto non hanno subito lo stesso shock delleaziende che hanno dovuto sospendere le operazioni. Inoltre, i lavoratori sono spesso piùproduttivi a casa che in ufficio. In questo senso, più lavori possono essere eseguiti daremoto, più dinamica - e meno vulnerabile agli shock - l'economia diventa. Tuttavia, allostato attuale, solo il 37% dei lavori negli Stati Uniti può essere eseguito in remoto. InSvizzera, questa cifra è del 45%.L'attuale crisi è lontana dalla prima dimostrazione del potere di potenziamento delle azionitecnologiche: studi di sviluppo hanno messo in evidenza la capacità della tecnologia diconsentire a più persone di partecipare all'economia. Ma i blocchi - un terzo dellapopolazione mondiale è inattivo a casa - mostrano che l'azione guadagnata può essereimprovvisamente e drasticamente ridotta. La tecnologia è di vitale importanza pergarantire che, anche se le libertà devono essere temporaneamente ridotte, gli esseriumani hanno l'opportunità di esercitare la propria attività.Poiché la crisi COVID-19 spinge ad aumentare gli investimenti pubblici nella ricerca esviluppo correlati, i governi hanno una preziosa opportunità per far avanzare taleimperativo, finanziando progetti di potenziamento delle azioni in una serie di settori, comela realtà aumentata e le tecnologie tattili, la vita assistita, Internet of Things e robotcollaborativi. Nonostante tutti i discorsi sulle catene di approvvigionamento, i responsabilidelle politiche dovrebbero guardare oltre per alleviare tali vincoli e considerare ciò cheservirà per sostenere la domanda tra gravi shock - dalle epidemie alle catastrofi naturali -che ostacolano l'attività economica e sociale.Ma gli investimenti da soli non sono sufficienti. Per massimizzare l'innovazione e ridurre alminimo le interruzioni, i governi dovrebbero riunirsi per attuare i sistemi di supporto legale,normativo e istituzionale appropriati per guidare lo sviluppo e l'implementazione di nuovetecnologie. Mentre le scoperte spesso rappresentano un colpo di genio, garantire cheservano il bene pubblico, anche attraverso il potenziamento dell'agenzia umana, è unaquestione per tutti noi.

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BCE - Working Paper Series

Monetary policy and its transmission in a globalised world (Michele Ca’ Zorzi, LucaDedola, Georgios Georgiadis, Marek Jarociński, Livio Stracca, Georg Strasser)

AbstractIl presente documento stima e confronta la trasmissione internazionale della Bancacentrale europea (BCE) e la politica monetaria della Federal Reserve System in un quadrounificato e metodologicamente coerente. Identifica gli shock di politica monetaria pura,eliminando i pregiudizi derivanti dagli effetti contemporanei sulle informazioni della bancacentrale. I risultati suggeriscono che esiste una gerarchia tra le ricadute globali dellapolitica monetaria della BCE e quelle della Federal Reserve: mentre le ricadute sui prezziai consumatori sono relativamente piccoli in entrambe le direzioni, gli shock della politicamonetaria della Federal Reserve hanno un più grandeimpatto sui mercati finanziari e sull'attività reale dell'area dell'euro. La politica monetariadella Federal Reserve ha un impatto significativamente maggiore rispetto alla politicamonetaria della BCE sulle variabili reali e finanziarie nel resto del mondo.Sintesi non tecnicaNegli ultimi trent'anni il commercio mondiale e i legami finanziari si sono rafforzatinotevolmente.Analogamente, è aumentato il movimento globale di variabili macroeconomiche, comel'inflazione e la crescita del PIL e le variabili finanziarie come i prezzi azionari. Questisviluppi (spesso indicati come “globalizzazione”) suggeriscono una maggioreinterdipendenza tra le economie. Ciò solleva una serie di questioni importanti per lebanche centrali nelle economie sistemiche, come la Banca centrale europea (BCE) o ilFederal Reserve System degli Stati Uniti. Ad esempio, in che misura le azioni di politicamonetaria in una giurisdizione si riversano su variabili reali e finanziarie attraversol'Atlantico? Quali sono i canali di trasmissione sottostanti? La BCE e la Federal Reservemantengono il controllo sui canali nazionali dell’inflazione in presenza di questefuoriuscite? Andando oltre le ricadute bilaterali tra gli Stati Uniti, gli stati membri e l'area dell'euro, una seconda serie di domande riguarda l'impatto dalla politica monetaria della BCEe della Federal Reserve sui mercati finanziari globali e le economie emergenti. Adesempio, gli effetti di ricaduta della politica monetaria possono essere responsabilidell'elevato grado di co-circolazione transfrontaliera nelle variabili reali e finanziarie?Possono le banche centrali delle economie emergenti mantenere il controllo sull'inflazionee sull'attività reale in presenza di ricadute di politica monetaria dalle economie avanzate?Come si collegano queste domande a quella se sia opportuno un coordinamento dellapolitica monetaria internazionale?Poiché tutti questi interrogativi riguardano gli effetti della politica monetaria, la loro rispostarichiede un'attenta separazione della politica monetaria da altri effetti contestuali, in glishock informativi della banca centrale. Tali shock da parte della BCE e della FederalReserve hanno recentemente dimostrato di svolgere un ruolo importante nel guidare ilciclo aziendale. Adottiamo un approccio di identificazione all'avanguardia per dissociare levariazioni esogene della politica monetaria dalle risposte sistematiche agli sviluppieconomici. L'approccio è particolarmente utile per distinguere gli shock esogeni allapolitica monetaria dallo shock di informazione della banca centrale. In quest'ultimo, unannuncio della banca centrale è interpretato dai mercati finanziari come rivelatore diinformazioni private della banca centrale, indipendentemente da una possibile modificadell'orientamento della sua politica monetaria. Sulla base di questo approccio diidentificazione, il documento di discussione mette a confronto gli spillovers della politicamonetaria della BCE e della Federal Reserve spillovers tra di loro che verso le altreeconomie e i mercati emergenti (all'interno di un quadro economico unificato e coerente).Tali confronti sono difficili sulla base dei contributi esistenti, perché questi ultimi

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differiscono ampiamente in termini di metodologia di stima applicata, approccio diidentificazione e periodi-campione.Troviamo che sia la BCE che la Federal Reserve mantengono il controllo sulle variabilinazionali, in particolare l'inflazione, indipendentemente dall'impatto transfrontaliero dellapolitica monetaria. In particolare, i casi di inasprimento della politica monetaria da partedella BCE o della Federal Reserve aumentano i rendimenti dei bond, deprimono i mercatiazionari interni, rallentano l'inflazione e la crescita produttiva, e sono seguiti da unapprezzamento delle rispettive valute. Rispetto all'effetto interno, gli effetti di ricaduta dellapolitica monetaria tra l'euro-area e gli Stati Uniti sulla produzione e l'inflazione sonopiccole, nonostante le notevoli ricadute della politica monetaria della Fed sui mercatifinanziari dell'area dell'euro. Anche se troviamo che gli shock della contrazione monetarianegli Stati Uniti fanno aumentare temporaneamente l'inflazione nell'area dell'euro,probabilmente attraverso l'impatto di un deprezzamento dell'euro sui prezzi delleimportazioni e delle materie prime, l'effetto è troppo breve per poter essere considerato untrade-off per la politica monetaria. Sulla base di questi risultati non sembra esserenecessario un coordinamento della politica monetaria in tempi normali.Il documento valuta anche l'entità delle ricadute della politica monetaria della BCE e dellaFederal Reserve sul mondo, concentrandosi in particolare sulle economie emergenti e suiprezzi delle materie prime. In questo contesto, e in linea con il predominio del dollaro USAnel sistema monetario internazionale, i nostri risultati mostrano la presenza di una“gerarchia di spillover”. In particolare, la politica monetaria della Federal Reserve, ma nonquella della BCE, ha grandi effetti di ricaduta sui mercati finanziari globali. L'impatto èancora più forte sui mercati finanziari delle economie emergenti, con un conseguente forteimpatto sulla loro attività economica. Al contrario, gli shock di politica monetaria della BCEsembrano operare principalmente attraverso il commercio, con un conseguente impattosull'attività reale delle economie emergenti, ma ancora influenzando in modo significativo iprezzi delle materie prime, in particolare quando il petrolio è escluso. La politica monetarialocale nelle economie emergenti non sembra compensare le ricadute da shock dellapolitica della BCE o della Federal Reserve.A differenza delle ricadute bilaterali gestibili tra l'area dell'euro e gli Stati Uniti, le ricadutesul resto del mondo suggeriscono che le azioni di policy, sia la BCE che la FederalReserve possono implicare trade-off altrove, in particolare nelle economie emergenti.Anche se i nostri risultati suggeriscono che, in teoria, potrebbero esserci vantaggi nelcoordinamento della politica monetaria internazionale tra le principali economie avanzateed emergenti, ostacoli pratici minano la possibilità di un coordinamento.

Conclusion and implications for international cooperation1.Monetary policy trade-offs and implications for ECB monetary policyAi fini del coordinamento delle politiche, le ricadute non sono le stesse delle esternalità.Come sottolineato, per esempio, in Claessens et al. (2016), gli spillover suggeriscono lanecessità di coordinare le politiche solo se a livello nazionale i politici non possono reagiree annullare completamente l'effetto di uno shock straniero senza costi. Poiché non sembraquesto essere strettamente il caso, la domanda (empirica) è quanto la realtà si discosta daquesto benchmark. La domanda non comprende solo in quale misura le banche centralisono in grado di attutire gli effetti di shock esteri, ma anche se gli shock esteri creanocompromessi che rendono la politica monetaria interna più complicata o compromettono lapossibilità di raggiungere gli obiettivi di politica interna. Tali compromessi valgono non soloper le economie più piccole, ma anche per gli Stati Uniti (Obstfeld, 2019 ). Come mostratoin precedenza, le ricadute della politica monetaria della Federal Reserve sull'attivitàe sui prezzi dell'area dell'euro sono modeste ma sono statisticamente significativisulla disoccupazione. Mentre la BCE e la Federal Reserve potrebbero compensare senecessario, la forte reattività delle condizioni finanziarie dell'area dell'euro agli shock dipolitica monetaria della Federal Reserve potrebbe implicare un maggiore margine di

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manovra per le politiche macroprudenziali dell’eurozona (Rey 2016).La BCE potrebbe trovarsi di fronte a compromessi tra la stabilità dei prezzi da unlato e la stabilizzazione della produzione e condizioni finanziarie dall'altro , secercasse di compensare gli effetti delle ricadute più aggressivamente rispetto al passato,secondo le stime del VAR di cui sopra. Variabili finanziarie dell'area dell'euro, e in unacerta misura la disoccupazione, reagiscono più forte dei prezzi agli shock monetari dellaFederal Reserve.Questa evidenza è coerente con il fatto che la BCE, in linea con il suo mandato, si èconcentrata sul raggiungimento della stabilità a medio termine dei prezzi e non si èappoggiata decisamente alle ricadute della politica monetaria della Federal Reserve sullevariabili finanziarie o sull'attività economica.Ma sembra improbabile che ci sarebbero grandi vantaggi dal l'aumento della cooperazionein materia di politica monetaria tra la BCE e la Federal Reserve. Le ricadute di politicamonetaria tra i due blocchi valutari sono piccole e/o stimate in modo impreciso. Non c’èevidenza che la BCE debba preoccuparsi di rispondere alle ricadute finanziarie dell'areadell'euro agli shock della politica monetaria della Federal Reserve, perché queste ultimenon sembrano causare un grande spillover reale. Queste considerazioni sono il quadro inqui inserire ogni discussione sull'opportunità di una cooperazione (più stretta) in materia dipolitica monetaria tra la BCE e la Federal Reserve.2.Implications for international policy cooperationIn senso lato, in tempi normali esiste già un notevole grado di cooperazione tra lebanche centrali. Ad esempio, le banche centrali di tutto il mondo tendono ad utilizzarestrumenti politici simili, e in gran parte a concordare alcuni codici di condotta, comel'indesiderabilità di svalutazioni competitive.La teoria economica tende a sostenere un maggiore coordinamento delle politichein risposta alla globalizzazione (Engel, 2016a). Ma questo risultato è molto sensibile alleassunzioni di modellazione sottostanti (Banerjee et al., 2016; Corsetti e Pesenti, 2005;Dedola et al., 2013; Ostry e Ghosh, 2016; Taylor, 2013), rendendo attualmente questaletteratura inconcludente.In pratica, il coordinamento delle politiche internazionali, al di là delle azionicoordinate estemporanee, è intrinsecamente difficile. Nel lungo termine, laformalizzazione del coordinamento delle politiche dovrebbe conciliare opinioni eterogeneesulla forma della funzione politica globale ottimale nelle diverse circoscrizioni. Il disaccordopotrebbe derivare non soltanto dalla politica economica. derivante dalle differenze neimandati nazionali (Lane, 2019) e dall'assetto istituzionale, ma anche semplicementedall’incertezza del modello e del parametro (Cœuré, 2016). Il coordinamento formale dellepolitiche internazionali è quindi improbabile che si verifichi, anche in presenza di ampiericadute transfrontaliere e di politiche di compensazione.Poiché le ricadute dalla politica monetaria della BCE agli Stati Uniti nonrappresentano un'esternalità, non vi è alcun motivo per limitare la politica monetariadella BCE. Una conclusione chiave dell'analisi empirica in questo documento afferma chela politica monetaria della BCE ha solo effetti limitati sull'economia statunitense. Ciò perdue motivi, che sono equivalenti nella nostra analisi. In primo luogo, potrebbe implicareche la Federal Reserve è stata in grado e ha compensato pienamente le ricadute dellapolitica monetaria della BCE. E, in secondo luogo, potrebbe implicare che la politicamonetaria della BCE non ha creato ricadute economicamente significative per gli StatiUnitI. La verità può essere un mix dei due motivi: gli spillover dalla zona euro agli StatiUniti possono essere relativamente piccoli e non implicano rilevanti politiche di trade-off, ilche significa che la Federal Reserve può facilmente affrontarli. Nonostante le grandi ricadute dalla politica monetaria della Federal Reservesull'economia globale, le ricadute sull'area dell'euro sono molto limitate, il chesuggerisce ancora una volta che non vi è alcun motivo per un coordinamento bilateraledelle politiche. Mentre le nostre stime indicano una piccola ricaduta sull'inflazione dell'area

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dell'euro, sembra essere un effetto transitorio che non compromette pertanto il mandatodella BCE di mantenere la stabilità dei prezzi a medio termine. Inoltre, poiché troviamouna risposta sistematica della BCE agli shock della politica monetaria della FederalReserve, i nostri risultati suggeriscono che la BCE sta compensando le ricadute senzadover affrontare compromessi significativi. Nonostante la debolezza del coordinamento della politica monetaria in tempinormali, il coordinamento potrebbe essere utile in caso di grandi shock. Inparticolare nei periodi di stress finanziario e di crisi di finanziamento nel settore bancario edi forte connessione cross-country (Diebold e Yilmaz, 2015), i vantaggi dicoordinamento delle politiche internazionali possono essere grandi. Se, ad esempio, talieventi estremi innescassero una grande risposta politica della BCE, le nostre osservazionisugli spillover negli Stati Uniti potrebbero non valere più, perché i risultati della nostraanalisi si basano principalmente su piccole sorprese politiche. Le crisi e le rispostepolitiche degli ultimi dieci anni mettono in evidenza il fatto che le circostanze plausibili( (Obstfeld e Rogoff, 2002) che rendono le politiche a livello nazionale ottimali anche alivello globale non possono essere date per scontate in ogni momento.La recente storia dell'interazione tra la politica della BCE e quella della FederalReserve supporta questa visione. Considerando che entrambe lele banche operano nel quadro di mandati puramente nazionali, hanno adottato in passatoun'azione politica comune su una base ad hoc (Lane, 2019). Questo è sempre avvenuto inrisposta a una situazione eccezionale e quando hanno dovuto affrontare grandi, shockcomuni. In tali circostanze, la BCE e la Federal Reserve hanno annunciato uncambiamento di politica nello stesso giorno.In tempi di crisi, un'azione politica coordinata può fungere da strumento dicomunicazione per risolvere l'incertezza rapidamente. Una reazione congiunta dellaBCE e della Federal Reserve ad uno shock comune, come durante la crisi finanziaria,potrebbe contribuire a massimizzare l'impatto della politica monetaria sul mercato. Coenenet al. (2017) sottolineano l'importanza di una comunicazione chiara ed efficace tra banchecentrali, in particolare durante tempi non convenzionali e in caso di rapidi cambiamentinell'orientamento della politica monetaria. Il coordinamento durante i tempi di crisi vaquindi oltre il classico accordo di coordinamento che induce le banche centrali ainternalizzare le esternalità: è un potente dispositivo di comunicazione.La BCE e la Federal Reserve hanno formalizzato la loro cooperazione nel fornireliquidità. Dopo una lunga sequenza di accordi bilaterali temporanei di swap su valute apartire da dicembre 2007, hanno concordato un accordo permanente nel 2013. I tempi diquesti accordi temporanei non è sempre stato sincronizzato strettamente come negliesempi elencati in appendice. Ad esempio, l'annuncio della linea di swap della FederalReserve della mattina del 9 maggio 2010 è stato seguito dal corrispondente annunciodella BCE un giorno più tardi. Ma in tali comunicati stampa sia la BCE che la FederalReserve hanno spesso sottolineato che le banche centrali collaborano strettamente, e laBCE ha menzionato il coordinamento internazionale (fornitura di liquidità) e lacooperazione (in linee di swap).Gli accordi formali ex ante sul coordinamento in eventi estremi, come le linee diswap, possono, in tempi normali, incidere sugli incentivi agli investimenti. L'analisi diBahaj e Reis (2018), per esempio, sottolinea che le linee di swap cambiano le allocazionidi portafoglio internazionali e i costi di finanziamento bancario abbassando il costo di unacrisi di finanziamento, anche quando non sono utilizzati. Bahaj e Reis trovare proveempiriche che più economiche linee di swap in dollari US innescano uno spostamento difondi in obbligazioni in dollari USA. Pertanto anche se gli accordi di coordinamento sonocondizionati a situazioni estreme, influenzano anche i risultati economici in tempi normali.Formalizzare il coordinamento per eventi estremi ex ante deve tenere conto di tali effettiistantanei.Nel complesso, sembra esserci un margine molto limitato per il coordinamento della

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politica monetaria tra la BCE e la Federal Reserve in tempi normali, anche se unarapida azione coordinata potrebbe essere utile in tempi di crisi globale.Promuovere la disponibilità al coordinamento delle politiche in caso di crisi richiede undialogo continuo in tempi normali. Anche se per buone ragioni un piano di contingenza perl'azione coordinata in una crisi non è mai formalizzato, la progettazione e l'attivazione diun'azione coordinata deve essere parte di uno scambio continuo tra la BCE e la FederalReserve.

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Bollettino economico BCE (3/2020)

Misurazione dell'inflazione in tempi di crisi economica

(Omiros Kouvavas, Riccardo Trezzi, Bernhard Goldhammer, e Jakob Nordeman)

L'indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) è calcolato sulla base dei pesi alconsumo mantenuti costanti nell'arco di un dato anno civile. Ciò riflette lo scopo dell'indicedi misurare le variazioni dei prezzi puri senza tenere conto degli aggiustamenti nei modellidi consumo. In tempi di forte contrazione economica come quelli innescati ora dallapandemia del coronavirus (COVID-19), tali aggiustamenti possono verificarsi su orizzontipiù brevi. Questo riquadro spiega le questioni relative alla misurazione dell'inflazione sianel contesto di recessioni economiche generali che nella situazione attuale innescata dalloshock del COVID-19.La misura in cui i consumatori adatteranno i loro modelli di consumo in risposta alla crisiCOVID-19 è caratterizzata da notevole incertezza. Secondo l'analisi della BCE, il PIL realedell'area dell'euro dovrebbe contrarsi tra il 5 e il 12 per cento nel 2020, secondo tre ipotesi.[1] Le risposte politiche ridurranno in una certa misura gli effetti recessivi sui redditidisponibili delle famiglie. Tuttavia, l'impatto sul reddito e l'accresciuta incertezzadetermineranno probabilmente cambiamenti significativi nei modelli di consumo dellefamiglie. Inoltre, gli effetti diretti delle misure di blocco hanno già avuto un impatto suimodelli di consumo, con l'indisponibilità temporanea di alcuni beni e servizi.Le famiglie adeguano i modelli di consumo in risposta a shock del reddito e dei prezzirelativi. Ad esempio, di fronte ad una riduzione del reddito disponibile, i consumatoritendono a passare da beni relativamente più costosi a beni relativamente meno costosi oa passare più fortemente alle necessità. [2] Questa sostituzione avviene attraverso articolie categorie (ad es. cibo contro svago) nonché attraverso varietà all'interno di articoli(diverse marche dello stesso prodotto). [3] In circostanze estreme, i consumatori possonoanche smettere di acquistare determinati beni e servizi se il loro vincolo di bilancio diventavincolante. Tuttavia, gli IPCA non riflettono tali spostamenti imminenti e possibilmentetemporanei. Il suo tasso d'inflazione tende quindi ad essere superiore all'aumentodell'inflazione complessiva della spesa delle famiglie, in quanto le famiglie praticano lasostituzione, optando per voci meno costose. [4]

Aggiustamento dei paesi dell'area dell'euro HICP durante la recessione 2008-2009

Fonti: Eurostat e calcoli dell'autore.Nota: il grafico mostra i pesi IPCA per ciascuna categoria in diversi momenti temporali.Per ciascuna categoria, i pesi sono normalizzati in modo che il cerchio interno rappresentiil valore (peso) più basso dal 2001 e l'anello esterno rappresenti il valore (peso) più alto

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dal 2001.Gli episodi passati di difficoltà economiche forniscono prove di variazioni dei pesidei consumi. Prendendo ad esempio la crisi finanziaria del 2008, la figura A mostra i pesidelle principali categorie degli IPCA in due diversi momenti, normalizzati in modo che icerchi interni ed esterni riprendano i valori minimi e massimi per ciascuna categoria delcampione nel periodo 2001-2020. [5] L'episodio della recessione ha visto quote di spesainferiori per beni durevoli e semidurevoli, nonché per l'edilizia abitativa e i servizi ditrasporto, mentre sono aumentate le quote per il tempo libero e la comunicazione, nonchéper l'energia, gli alimenti e i beni non durevoli. [6]

Nella congiuntura attuale, i consumi delle famiglie risentono di vincoli sul latodell'offerta, quali la chiusura dei dettaglianti o la scarsità di prodotti sugli scaffali. Idati ad alta frequenza suggeriscono che i cambiamenti di spesa innescati dalla crisi attualepotrebbero comportare pesi per singole categorie al di fuori dei confini storici. [7] Adesempio, a seguito del blocco, i consumi si sono allontanati dai beni energetici, durevoli esemidurevoli a favore di beni e prodotti alimentari non durevoli. Potenzialmente, questicambiamenti nei modelli di consumo sono senza precedenti, ma molto probabilmenteanche temporanei. Nel grafico A, questo potrebbe implicare che il peso per gli alimentibasato su modelli di consumo durante il blocco potrebbe trovarsi sul bordo esterno delgrafico per la maggior parte delle categorie, come sarebbe al limite superiore del suorange storico. Allo stesso modo, il peso implicito per la ricreazione basato sui dati diconsumo per i servizi come ristoranti, caffè e articoli di vacanza si trova al bordo internodegli sviluppi peso storico. Detto questo, il profilo effettivo dei consumi delle famiglie perl'anno in corso rimane sostenuto da un elevato grado di incertezza. [8]

Sources: Eurostat and author’s calculations.Note: The chart shows the latest available year-on-year inflation rate in each HICPsubcategory. Data are until end-March.

Quando i tassi di inflazione differiscono tra le varie sottocategorie, lacontabilizzazione delle variazioni delle ponderazioni dei consumi avrebbe un ruolonell'inflazione aggregata dello IAPC. Dato che le sottocategorie dello IAPC mostrano ingenere tassi di inflazione diversi, il passaggio da elementi dello IAPC con tassi diinflazione elevati a quelli con tassi di inflazione bassi (o viceversa) influenzerebbe il profilodei tassi di inflazione aggregati se si tenesse conto del cambiamento. [9] Il grafico Bmostra l'eterogeneità dei tassi di inflazione in ciascuna sottocategoria nel marzo 2020.

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Attualmente, la sottocategoria che registra il più alto tasso di inflazione è il cibo, conl'energia che vede la più grande contrazione. Inoltre, i prezzi risponderanno in modoendogeno alle condizioni della domanda; pertanto, il passaggio da o verso una categoriapotrebbe aumentare o diminuire il tasso di inflazione, rispettivamente. Ad esempio, nellasituazione attuale, un aumento della domanda di prodotti alimentari o farmaceuticipotrebbe comportare un ulteriore aumento dei prezzi.

Le misure restrittive messe in atto dai governi europei in reazione a COVID-19 (comela chiusura di negozi o restrizioni di viaggio) hanno anche un impatto diretto sullarilevazione dei prezzi. Il blocco ha interrotto la rilevazione dei prezzi necessaria percompilare l'IPCA in diversi paesi, talvolta anche quando gli sbocchi rimanevano aperti. [10]Il quadro degli IPCA impone l'imputazione dei prezzi mancanti, che può essere effettuatafacendo riferimento ad altri indici di prezzo della stessa categoria di prodotti o di unacategoria di prodotti superiore (fino al livello globale) o riportando i prezzi effettivamenterilevati in un mese precedente. [11] La stagionalità negli indici dei prezzi può essereimputata con riferimento al profilo stagionale dell'anno precedente. Eurostat e gli istitutinazionali di statistica forniscono metadati sui metodi di imputazione applicati e un elencodei sotto-indici interessati. In termini di quota di spesa, il 4,8% degli indici dei prezzi [12]per lo IAPC dell'area dell'euro di marzo è etichettato come indice di scarsa affidabilità. Talepercentuale dovrebbe aumentare in aprile. [13] I metadati già pubblicati dall'Eurostat nellastima rapida del 30 aprile indicano che il 35% dei prezzi dell'IPCA dell'area dell'euro èstato imputato. [14]

Le imputazioni aumenteranno l'importanza relativa degli indici affidabili nell'IPCA. Illoro peso è implicitamente aumentato se le voci mancanti sono imputate utilizzandoaltri sotto-indici o aggregati singoli. I dati relativi agli IPCA saranno pertanto determinatida sotto-indici aggregati per i quali esiste un'ipotesi ragionevole che le vendite sianocontinuate e per i quali i prezzi sottostanti si basano in gran parte su operazioni effettive,come i prodotti alimentari (19,1%) e l'energia (9,8%)che insieme rappresentano circa il29% del paniere totale degli IPCA. Queste due categorie hanno rappresentato la maggiorparte della varianza degli IPCA negli ultimi due anni. [15] Altre categorie che potrebberofornire informazioni affidabili sono i servizi di comunicazione e gli affitti in quantopotrebbero essere stati meno colpiti dal blocco. Oltre a questi problemi di compilazione,non si può escludere la possibilità che alcune voci specifiche presentino variazioni diprezzo elevate a causa della carenza di offerta. Nel complesso, l'impatto delle questionirelative alla raccolta dei prezzi sugli IPCA non può essere anticipato e le prossimeemissioni dovrebbero essere interpretate con cautela.

Gli andamenti economici correlati al COVID-19 pongono sfide agli analistidell'inflazione. Le aggregazioni degli IPCA saranno più difficili da interpretare in temporeale in quanto i modelli di consumo sottostanti stanno cambiando e gli indici dei prezziindividuali potrebbero risentire di problemi di misurazione per qualche tempo. In questocontesto, integrare l'analisi degli IPCA con un'analisi più approfondita dell'evoluzione deiprezzi dei sottoindici’ potrebbe essere prudente. Gli analisti devono essere consapevoli emonitorare questi problemi (temporanei) di misurazione.

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BCE bollettino economico 4/2020

La crisi COVID-19 e le sue implicazioni per le politiche fiscali

Stephan Haroutunian, Sebastian Hauptmeier e Nadine Leiner-Killinger

La pandemia del coronavirus (COVID-19) ha imposto oneri senza precedenti alleeconomie e alle finanze pubbliche dei paesi dell'area dell'euro, che richiederanno una forterisposta da parte dell'UE oltre all'azione a livello nazionale. Il 20 maggio la Commissioneeuropea ha pubblicato le sue raccomandazioni specifiche per paese per le politicheeconomiche e fiscali nell'ambito del semestre europeo 2020. [1] Il 27 maggio hapresentato proposte per un fondo di ripresa destinato a sostenere la ripresa con le futureriforme strutturali e di investimento. [2] Questo riquadro esamina il coordinamento dellepolitiche fiscali nazionali nell'ambito del semestre europeo di quest'anno e spiega che, alfine di garantire una ripresa uniforme tra i paesi dell'area dell'euro e di combattere laframmentazione, Sarà necessario un sostegno considerevole oltre a quello già fornito alivello nazionale.

In risposta al drammatico shock del COVID-19, tutti i paesi dell'area dell'euro hannoattuato pacchetti di misure fiscali. Tali pacchetti consistono in misure discrezionali distimolo fiscale, garanzie statali per prestiti alle imprese e altre misure di sostegno allaliquidità. Una componente importante delle misure discrezionali riguarda il sostegno alleimprese, in particolare per preservare l'occupazione. [3] I paesi si sono inoltre concentratisulla spesa sanitaria e sulle misure volte a sostenere i disoccupati e altri gruppi vulnerabiliattraverso vari trasferimenti sociali. Per quanto riguarda le entrate, i differimenti delleimposte e dei contributi sociali mirano principalmente a fornire sostegno di liquidità allefamiglie e alle imprese. Secondo le previsioni economiche di primavera 2020 dellaCommissione europea, le misure fiscali discrezionali ammontano al 3,25 per cento del PILa livello aggregato dell'area dell'euro. Inoltre, le garanzie statali per i prestiti alle imprese ealtre misure di sostegno alla liquidità ammontano a circa il 20 per cento del PIL dell'areadell'euro, secondo i piani di bilancio dei governi, come delineato nei programmi di stabilitàpubblicati alla fine di aprile. [4] Tali piani, tuttavia, rivelano grandi differenze nelledimensioni dei pacchetti adottati nei vari paesi, in particolare per quanto riguarda l'importodelle garanzie statali fornite. Tali differenze aumentano il rischio di una ripresadisomogenea nell'area dell'euro e di una frammentazione tra le economie dell'area.

Per facilitare una risposta sufficientemente immediata alla crisi eccezionale, il ConsiglioEcofin del 23 marzo ha attivato la clausola di salvaguardia generale del patto di stabilità ecrescita. Nel caso di una grave recessione economica per l'area dell'euro o per l'UE nelsuo complesso, e a condizione che la sostenibilità del debito non diventi compromessa,l'attivazione di questa clausola consente ai paesi di discostarsi dall'obbligo diaggiustamento fiscale che normalmente si applicherebbe in base alle norme fiscali dell'UE.[5] Il Consiglio Ecofin ha sottolineato che il sostegno che ne deriva dovrebbe essere"concepito, se del caso, per essere tempestivo, temporaneo e mirato".La profondità dello shock COVID-19 e l'entità della risposta fiscale hanno portato ad undrastico deterioramento ed eterogeneità delle posizioni di bilancio. Secondo le previsionieconomiche di primavera 2020 della Commissione europea, il disavanzo di bilanciodell'area dell'euro dovrebbe salire all'8,5 per cento del PIL nel 2020 dallo 0,6 per cento delPIL dello scorso anno. Mentre undici paesi hanno registrato avanzi di bilancio nel 2019,tutti i paesi dell'area dell'euro dovrebbero registrare disavanzi di bilancio superiori al valoredi riferimento del 3 per cento del PIL quest'anno. I maggiori disavanzi sono previsti per ilBelgio, la Spagna, la Francia e l'Italia, che erano tra i paesi che sono entrati nella crisi conelevati rapporti tra debito pubblico e PIL (vedi Grafici A e B). Il rapporto tra debito

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aggregato e PIL dell'area dell'euro dovrebbe aumentare rapidamente, di 16,7 puntipercentuali, al 102,7 per cento del PIL nel 2020, con un'ampia eterogeneità tra i paesi. Ipaesi che sono entrati nella crisi con un rapporto di indebitamento di circa il 100%sperimenteranno il più forte aumento dell'indebitamento. Solo sei paesi dell'area dell'euro(Estonia, Lussemburgo, Lettonia, Lituania, Malta e Slovacchia) dovrebbero mantenere ilrapporto tra debito pubblico e PIL al di sotto del valore di riferimento del 60 per cento nel2020. Nel 2021, in base a politiche invariate, il rapporto tra disavanzo pubblico e PILdovrebbe diminuire, pur rimanendo ben al di sopra dei livelli pre-crisi.

Secondo la Commissione, nessun paese dell'area dell'euro è attualmente conforme alcriterio del disavanzo pubblico del trattato e alcuni non rispettano il criterio del debito. [6]Tuttavia, data l'incertezza eccezionalmente grande riguardo agli sviluppi economici,"anche per definire un percorso credibile per la politica di bilancio"[7], la Commissione nonraccomanda attualmente l'apertura di procedure per disavanzi eccessivi. Più avanti nelcorso dell'anno, la Commissione riesaminerà la situazione di bilancio degli Stati membrisulla base delle sue previsioni economiche dell'autunno 2020 e dei progetti di piani dibilancio per il 2021 dei paesi dell'area dell'euro.

Tutti i paesi dovranno continuare a sostenere le proprie economie per riprendersi dalloshock grave, salvaguardando al contempo la sostenibilità fiscale a medio termine. Leraccomandazioni della Commissione per le politiche fiscali per il 2020-21 affermano che ipaesi dovrebbero "in linea con la clausola di salvaguardia generale, adottare tutte lemisure necessarie per affrontare efficacemente la pandemia, sostenere l'economia esostenere la conseguente ripresa". Successivamente, "Quando le condizioni economichelo consentono", si raccomanda ai paesi di "perseguire politiche fiscali volte a raggiungereposizioni di bilancio prudenti a medio termine e a garantire la sostenibilità del debito,rafforzando nel contempo gli investimenti". Quando la grave recessione economicasvanirà e prima che sorgano dubbi sulla sostenibilità del debito a medio termine, sarànecessario porre fine all'uso della clausola di salvaguardia generale del Patto. Le politichefiscali dovranno quindi riprendere gli adeguamenti previsti dal Patto.

Chart AGeneral government budget balances, 2019-202

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Chart BGeneral government gross debt, 2019-2021

È necessaria una forte risposta europea per sostenere la ripresa ed evitare laframmentazione economica nell'area dell'euro, e sono stati compiuti i primi passi. Sonostate create reti di sicurezza per lavoratori, imprese e sovrani, per un importo di 540miliardi di euro. In primo luogo, uno strumento europeo per il sostegno temporaneo permitigare i rischi di disoccupazione in una situazione di emergenza (SURE) fornirà prestiti aisovrani e dovrebbe sbloccare i fondi per i programmi nazionali di occupazione a brevetermine, nonché per alcunispese connesse per la durata dell'emergenza. I prestiti fino a100 miliardi di euro saranno concessi agli Stati membri a condizioni favorevoli, sulla basedel bilancio comunitario per quanto possibile e garantiti da garanzie fornite dagli Statimembri. [8] In secondo luogo, sarà creato un fondo paneuropeo di garanzia di 25 miliardidi euro per rafforzare le attività della Banca europea per gli investimenti (BEI). Ciòpotrebbe sostenere 200 miliardi di euro di finanziamenti per le imprese, anche attraversole banche nazionali di sviluppo. [9] In terzo luogo, come salvaguardia per i sovranidell'area dell'euro, è stato istituito uno strumento di sostegno alle crisi pandemiche, basatosulla linea di credito precauzionale esistente nel meccanismo europeo di stabilità (MES),la linea di credito a condizioni rafforzate (Enhanced Conditions Credit Line, ECCL).L'accesso concesso sarà pari al 2% del PIL del rispettivo Stato membro nel 2019, con unadotazione complessiva di 240 miliardi di euro. L'unico requisito per accedere alla linea dicredito è che gli Stati membri che richiedono il sostegno "si impegnino ad utilizzare questalinea di credito per sostenere il finanziamento nazionale dei costi legati all'assistenzasanitaria diretta e indiretta, alla cura e alla prevenzione a causa della crisi del COVID 19".[10]

Ciononostante, sono necessari ulteriori sforzi per preparare e sostenere la ripresa a livelloUE. Il 27 maggio la Commissione europea ha presentato le sue proposte per un piano diripresa che include un nuovo strumento di recupero di 750 miliardi di euro denominato"Next Generation EU", inserito in un quadro finanziario pluriennale (QFP) rafforzato. L'UEdi prossima generazione consisterebbe di 500 miliardi di euro in sovvenzioni e di 250miliardi di euro in prestiti agli Stati membri, in particolare per sostenere gli investimenti e leriforme strutturali. Sarà data priorità agli investimenti strategici a lungo termine persostenere la transizione verde e digitale. In futuro, è importante che gli Stati membridell'UE raggiungano un accordo tempestivo su forti sforzi per sostenere le loro economie.

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BOLLETTINO DI RICERCA BCE N. 72 del 19.6

L'indice di debolezza globale - leggere i segni vitali dell'economia durante la crisiCOVID-19

Danilo Leiva-Leon (Banco de España), Gabriel Perez-Quiros (Monetary Policy ResearchDivision, European Central Bank) e Eyno Rots (Magyar Nemzeti Bank).

L'indice di debolezza globale (GWI) è una misura in tempo reale di quanto sia debolel'economia globale. Usiamo questo indice per valutare sul posto come stanno avvenendole ripercussioni della crisi del coronavirus (COVID-19). Dopo il rilascio di alcuni indicatorisoft il 2 marzo 2020 la GWI è aumentata bruscamente - molto più velocemente rispettoalla crisi del 2008. E al momento di scrivere rimane ad un livello record.

IntroduzioneLa crisi COVID-19 ha dimostrato ancora una volta quanto sia importante poter valutare lecondizioni economiche in tempo reale. Anche se è stato chiaro dall'inizio di marzo chealcune economie stanno scivolando in recessione, gli indicatori di frequenza con ritardi dipubblicazione - tacevano sulla crescente probabilità di recessione nelle economie piùavanzate ed emergenti.Per risolvere questo problema, diversi ricercatori hanno sviluppato modelli non linearibasati su diversi indicatori tempestivi. A differenza di molti altri modelli, i modelli Markov-switching dynamic factor (MSDF) introdotti da Chauvet (1998) sono stati utilizzati consuccesso per tenere conto dei co-movimenti e delle non-linearità in diversi indicatorieconomici. Questi modelli hanno ampiamente dimostrato la loro capacità di identificare ipunti di svolta velocemente.Nei modelli MSDF, si assume che l'economia passi tra espansioni e recessioni conprobabilità costanti. Le espansioni e le recessioni sono rispettivamente caratterizzate datassi di crescita elevati e bassi dei vari indicatori di attività. Gli indicatori, compreso il PIL,si muovono intorno a questi tassi di crescita elevati/bassi[2], a condizione che si trovino inciascuno Stato. Seguendo Hamilton (1989), i precedenti modelli MSDF hanno ipotizzatoche questi due tassi di crescita siano gli stessi per tutte le espansioni e recessioni delcampione.Questo articolo spiega come Leiva-Leon, Perez-Quiros e Rots (2020) stimano tale modelloutilizzando indicatori tempestivi, ma considerando che le recessioni potrebbero differire inprofondità. Tenere conto di questa possibilità ha due vantaggi. In primo luogo, permettereche il mezzo vari attraverso le recessioni è utile perché, una volta che un'economia hasubito una recessione "severa", quale la crisi finanziaria globale, il modello non potrebbepotere identificare una recessione "delicata" imminente. Questa mancanza di sensibilitàdel modello deriva dal fatto che il tasso di crescita stimato delle recessioni potrebbeessere troppo basso per catturare periodi di recessione "lievi". In secondo luogo, poiché iltasso di crescita di ogni recessione è diverso, il modello fornisce stime in tempo reale dellaprofondità di ogni recessione, che fornisce informazioni preziose per progettare e attuarerapidamente le risposte politiche necessarie. Questo è particolarmente importante nellaprofonda recessione COVID-19 che stiamo vivendo.Dati, campione e caratteristiche tecniche dei modelliUn MSDF con recessioni di varia profondità è stimato indipendentemente per dodici dellepiù grandi regioni economiche del mondo, che insieme rappresentano oltre il settanta percento del PIL mondiale. Sei sono economie avanzate e sei sono economie emergenti:

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Table AEconomies

Utilizziamo variabili sul lato dell'offerta (di solito, produzione industriale), variabili delladomanda interna (importazioni o vendite), domanda esterna (esportazioni) nonché unavariabile aggiuntiva, specifica per ogni economia, di solito un indicatore debole comel'AMP. Tutte queste variabili sono mensili. Inoltre, i modelli contengono il PIL comevariabile trimestrale. [3]Il vantaggio principale di fare affidamento esclusivamente su variabili reali è checatturiamo tutti i tipi di recessioni, che abbiano origine nel settore finanziario, i prezzidell'energia, una pandemia o qualsiasi altra causa. Qualunque sia la sua origine, finché viè un effetto sull'economia, l'effetto si rifletterà in queste variabili.Per ogni economia, sia le probabilità di recessioni e la profondità di ogni recessione sonoendogenously stimati. Nessuna datazione esterna viene utilizzato. Il grafico 1 traccia leprobabilità di recessione per le diverse regioni nel 2 marzo 2020, il primo giorno in cui ilmodello ha registrato un grave aumento della debolezza globale, e nel 14 maggio 2020, ilgiorno della stesura di questo articolo.

Chart 1Recession probabilities across countries

Indice di debolezza globaleLe informazioni contenute nel grafico 1 possono essere riassunte in un indice - il GlobalWeakness Index (GWI). È una media ponderata delle probabilità di recessione nellediverse economie[4]. I pesi dipendono dal PIL di ciascuna regione in ogni trimestre.Grafico 2 grafici il GWI calcolato nelle stesse date indicate nel grafico 1. Come mostra il

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grafico, vi è un forte aumento già dal 2 marzo, che è confermato dagli ultimi numeri del 14maggio, dove la GWI finisce vicino a 1. L'indice può essere interpretato come laproporzione dell'economia mondiale che è attualmente in recessione.

Chart 2Global Weakness Index

Dato che l'indice è calcolato come media ponderata delle singole economie, esso puòessere ripartito tra i singoli contribuenti. Il contributo di ogni economia dipende dal peso diquell'economia nel PIL mondiale e dalla probabilità che quella economia sia in unarecessione. Il contributo delle diverse aree economiche può essere visto nella Figura 3.Mostra che, all'inizio di marzo, solo la Cina era chiaramente in recessione, marecentemente gli Stati Uniti e l'area dell'euro sono stati anche grandi contributori all'altolivello dell'indice.

Chart 3Contributors to the GWI

Nel complesso, la GWI come indicatore ha quattro vantaggi chiave. È (i) aggiornabile intempo reale; (ii) ripartito per contributi regionali; (iii) utile per quantificare i rischi; e (iv)semplice da interpretare.

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EstensioniIl nostro modello include il PIL come uno dei suoi indicatori, quindi può essere utilizzatoper fornire previsioni sul PIL. Di fatto, calcolare la probabilità di una crescita negativa o didue trimestri di una crescita negativa, ad es. la probabilità di una recessione secondo lasua definizione classica, è abbastanza semplice. Nel caso dell'area dell'euro, gli ultimi datisuggeriscono che la probabilità di una recessione classica ha raggiunto il 100 per cento.ConclusioniPresentiamo un nuovo indicatore di debolezza economica globale che utilizza leinformazioni in tempo reale disponibili per stimare la percentuale dell'economia mondialeche è in recessione. L'indicatore si basa sulla stima di un modello dinamico di fattori nonlineari per le singole economie che considera recessioni di profondità diverse. Leiva-Leonet al (2020) mostrano le eccellenti proprietà di previsione in tempo reale di questo modelloper le singole economie.Come dimostra questo articolo, l'indicatore ha già indicato chiari segnali di debolezzaeconomica già il 2 marzo 2020. Questa debolezza è stata confermata dalle statisticheufficiali del 4 maggio 2020, quando sono stati pubblicati i dati sul PIL del primo trimestreper la maggior parte dei paesi. Pertanto questo indicatore aiuta a fornire avvertimentitempestivi di una recessione che può essere cruciale per una risposta politica rapida.

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McKinsey 27.5

Come uno stimolo pandemico può creare lavoro e aiutare il clima

(Le tabelle non sono trasportabili. Il riferimento per andarle a vedere èhttps://www.mckinsey.com/business-functions/sustainability/our-insights/how-a-post-pandemic-stimulus-can-both-create-jobs-and-help-the-climate)

I 10 trilioni di dollari in misure di stimolo che i politici hanno stanziato potrebbero esseredecisivi per la transizione a basse emissioni di carbonio del mondo. Ecco come leorganizzazioni possono mettere insieme priorità economiche e ambientali.

La tragedia della crisi del COVID-19 ha distolto molta attenzione dalla minaccia delcambiamento climatico, poiché le istituzioni si sono dedicate a proteggere vite e mezzi disussistenza. Sostenere un'efficace risposta in materia di salute pubblica rimane una delleprincipali preoccupazioni per molti responsabili politici e dirigenti d'impresa. Gravi perditedi posti di lavoro e calo delle entrate in alcuni settori, insieme con l'alta probabilità di unarecessione economica, hanno anche costretto i responsabili politici a montare una rispostafinanziaria senza precedenti, che supera già $10 trilioni, secondo le stime Mckinsey.Per quanto importante sia riparare il danno economico, un rapido ritorno agli affari come alsolito potrebbe essere dannoso per l'ambiente, come il mondo ha visto dopo la crisifinanziaria del 2007 08. Il conseguente rallentamento dell'economia ha ridottodrasticamente le emissioni globali di gas a effetto serra nel 2009. Ma già nel 2010, leemissioni avevano raggiunto un livello record, in parte perché i governi hanno attuatomisure per stimolare le economie, con un'attenzione limitata alle conseguenze ambientali.Il pericolo ora è che lo stesso schema si ripeta e oggi la posta in gioco è ancora più alta. Ilperiodo successivo alla crisi del COVID-19 potrebbe determinare se il mondo soddisfa onon raggiunge gli obiettivi di emissione dell'accordo di Parigi del 2015, che sono statifissati per limitare il riscaldamento globale a 1,5 C a 2 C.Il raggiungimento di tali obiettivi è una chiara possibilità. Una ripresa a basse emissioni dicarbonio potrebbe non solo avviare le significative riduzioni delle emissioni necessarie perarrestare il cambiamento climatico, ma anche creare più posti di lavoro e crescitaeconomica di quanto non farebbe una ripresa ad alto tenore di carbonio. La nostra analisidelle opzioni di stimolo per un paese europeo suggerisce che mobilitare 75-150 miliardi dieuro di capitale potrebbe produrre 180-350 miliardi di euro di valore aggiunto lordo,generare fino a tre milioni di nuovi posti di lavoro, e consentire una riduzione delleemissioni di carbonio dal 15 al 30 per cento entro il 2030. Tale pacchetto non devenecessariamente comportare compromessi economici. Una recente indagine condotta daimportanti economisti mostra che le misure di stimolo mirate a buoni risultati ambientalipossono produrre tanto crescita e creare tanti posti di lavoro quanto misure ambientalineutre o dannose. Il recupero del carbonio potrebbe rendere difficile il raggiungimentodegli obiettivi dell'accordo di Parigi, e pesanti aiuti e spese di stimolo potrebbero lasciare igoverni troppo indebitati per pagare in seguito per i tagli alle emissioni.Trovare una formula di recupero a basso contenuto di carbonio e ad alta crescita non èfacile. Richiede la valutazione di misure di stimolo rispetto a fattori complessi, tra cuil'impatto socioeconomico, l'impatto sul clima e la fattibilità. Ma la nostra analisi mette inevidenza la possibilità per i politici di assemblare un pacchetto che crea rapidamente postidi lavoro e domanda economica, produce una crescita costante e accelera l'adozione ditecnologie a zero emissioni di carbonio. I governi possono utilizzare il quadro descritto inquesto articolo per progettare e realizzare un'agenda di recupero a basse emissioni dicarbonio che potrebbe soddisfare le esigenze economiche immediate e migliorare ilbenessere a lungo termine della loro popolazione.

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La ripresa dalla crisi economica COVID-19 coincide con un momento cruciale nella lottacontro il cambiamento climaticoLa pandemia di coronavirus non solo ha avuto tragici effetti sulla salute e sulla vita, ma haanche avuto un enorme impatto sui mezzi di sussistenza. Questo costo è visibile nei datidi disoccupazione in aumento che molti paesi continuano a segnalare. E il peggio puòessere ancora a venire. Un'analisi Mckinsey pubblicata in aprile suggerisce che lechiusure potrebbero portare a 60 milioni di posti di lavoro in Europa e fino a 57 milioni diposti di lavoro negli Stati Uniti vulnerabili: soggetto a riduzioni di ore o di retribuzione, Inuno scenario di Mckinsey per una ripresa mondiale attenuata, il tasso di disoccupazionedell'UE-27 raggiunge l'11,2% nel 2021 e rimane improbabile che raggiunga i livelli del 2019anche entro il 2024,3Anche se la crisi del COVID-19 ha portato malattia e difficoltà economiche a innumerevolifamiglie, l'urgenza di rispondere alla pandemia è probabilmente accompagnatadall'urgenza di affrontare il cambiamento climatico.4 Già, il cambiamento climatico portacon sé tempeste, inondazioni, incendi e altre calamità naturali che infliggono danni permiliardi di dollari. Il riscaldamento supplementare nel prossimo decennio è bloccato in,quindi è fondamentale per pianificare il rischio climatico fisico.5 Per evitare l'ulterioreaccumulo di rischio fisico e per mantenere le temperature al di sotto delle soglie cheavrebbe innescato il riscaldamento dilagante, riduzioni significative a breve termine dellaserra-le emissioni di gas devono verificarsi. La loro realizzazione richiederà un'azionerapida e ad alta intensità di capitale in ogni parte dell'economia.La simultaneità della crisi COVID-19 e della sfida climatica significa che la ripresa post-pandemica sarà un periodo decisivo per contrastare il cambiamento climatico. All'indomanidel COVID-19, qualsiasi numero di fattori potrebbe rallentare l'azione sul clima: riduzionedell'attenzione politica (il vertice ONU sul clima di quest'anno, COP26, è stato rinviato al2021), allentamento o ritardo delle normative ambientali nell'interesse della crescitaeconomica, prezzi del petrolio depressi che rendono meno competitive le tecnologie abasse emissioni di carbonio, o programmi di stimolo che consumano fondi pubblicipotrebbero altrimenti investire in una transizione a zero emissioni di carbonio.Al contrario, un clima-approccio intelligente per la ripresa economica potrebbe fare moltoper mettere il mondo su una via di emissione che terrebbe l'aumento della temperaturamedia ad un relativamente sicuro 1,5 C. Poiché gli sforzi di recupero di solito comportanouna spesa pubblica molto più elevata rispetto ai governi stabilire in anni non di crisi, essepossono comportare cambiamenti di ampia portata e duraturi nella struttura delleeconomie nazionali e regionali. Come spieghiamo nella prossima sezione, programmimirati a basse emissioni di carbonio potrebbero rilanciare la crescita e l'assunzione,introducendo una nuova norma più sostenibile dal punto di vista ambientale.

I programmi mirati a basse emissioni di carbonio potrebbero rilanciare la crescita el'assunzione, introducendo nel contempo un nuovo approccio più sostenibile dal punto divista ambientale.

La spesa per stimoli a basse emissioni di carbonio può stimolare la ripresa economica e lacreazione di posti di lavoroIn molti paesi, gli sforzi per fornire sollievo economico e rilanciare la crescita dopo lapandemia sono ben avviati. I governi di tutto il mondo hanno dedicato più di 10 milamiliardi di dollari a misure di stimolo economico. Mckinsey stima che le nazioni del G20abbiano annunciato misure fiscali che hanno una media dell'11% del PIL. Alcuni paesihanno detto che si impegneranno fino al 40 per cento del PIL per i loro pacchetti di stimoloeconomico. Le relazioni preliminari sul piano di ripresa verde della Commissione europeaindicano che fornirà circa 1000 miliardi di euro di assistenza economica.Il sostegno sta aumentando per una ripresa a basse emissioni di carbonio dalla crisieconomica COVID-19. L'alleanza informale recupero-verde, lanciata in aprile da 12

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ministri dell'ambiente provenienti da paesi europei, 79 membri del Parlamento europeo e37 amministratori delegati e associazioni di imprese, è stata affiancata da oltre 50amministratori delegati nel settore bancario e assicurativo. I massimi dirigenti di oltre 150aziende hanno firmato una dichiarazione pubblica che chiedeva una ripresa netta. Ilpresidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e la cancelliera tedescaAngela Merkel hanno affermato che il Green Deal europeo dovrebbe costituire il centro delpiano di ripresa economica dell'Europa. Le popolazioni di tutto il mondo favorisconopolitiche di recupero che affrontino anche il cambiamento climatico.Tra il dibattito su come spendere i fondi di stimolo, alcuni hanno messo in dubbio se iprogrammi a basse emissioni di carbonio generano rendimenti economici sufficientementeforti. Tuttavia la ricerca suggerisce che molti di questi programmi stimolino la crescita ecreino posti di lavoro con la stessa efficacia o meglio di programmi ambientali neutri odannosi. In un'indagine riportata in un recente documento di lavoro, più di 200 economistie funzionari economici hanno detto che “verde 7” uno studio econometrico sulla spesapubblica per le tecnologie energetiche ha dimostrato che la spesa per le energierinnovabili crea cinque posti di lavoro in più per milione di dollari investiti rispetto allaspesa per i combustibili fossili.Di fronte alla recessione COVID-19, i governi non devono compromettere le prioritàeconomiche per il bene di quelle ambientali. Progettando attentamente pacchetti di stimolia basse emissioni di carbonio, possono affrontare entrambe le serie di prioritàcontemporaneamente.

Come progettare e implementare programmi di stimolo a basse emissioni di carbonioNel valutare le misure di stimolo, i responsabili politici potrebbero voler bilanciare diversifattori, come i benefici socioeconomici, i benefici climatici e la fattibilità, prima di passareall'attuazione.Individuare e dare priorità alle opzioni di stimolo a basse emissioni di carbonioPer aggiungere il cambiamento climatico alla pianificazione dello stimolo post-crisi, i politicipotrebbero prestare attenzione a una vasta gamma di considerazioni mentre valutano iprogrammi che potrebbero ricevere fondi pubblici:Benefici socioeconomici. Questi possono essere valutati in base a vari criteri, tra cui ilnumero di posti di lavoro creati per somma di denaro speso, il PIL o il moltiplicatore delvalore aggiunto lordo (VAL), o i benefici per particolari segmenti di popolazione, settori ogeografie. L'ultima considerazione può essere particolarmente importante, per COVID-19ricaduta economica è atterrato in modo non uniforme. Un'analisi Mckinsey del RegnoUnito e degli Stati Uniti mostra che i lavoratori meno qualificati, i lavoratori più giovani, ilavoratori meno retribuiti e le minoranze razziali ed etniche detengono quotesproporzionatamente elevate di posti di lavoro resi vulnerabili dalle serrate.9Altri settori da prendere in considerazione sono le regioni e i dati demografici interessatidalla transizione a basse emissioni di carbonio, ad esempio quelli esposti alle fasi diestrazione del carbone e di produzione di energia da combustibili fossili.Benefici climatici. L'effetto di decarbonizzazione di una misura dello stimolo può esseremisurato da tonnellate di gas serra prevenuti (o rimossi) all'anno o dalla capacità diconsentire altri cambiamenti di riduzione del carbonio. Il rafforzamento della reteenergetica, ad esempio, favorisce una microgenerazione più distribuita, che può ridurre leemissioni.Termine per l'entrata in vigore dello stimolo economico. Alcune misure hanno un effetto piùimmediato sulla creazione di posti di lavoro e sulla crescita del PIL; ad esempio, iprogrammi per la costruzione di piste ciclabili possono aumentare rapidamente e creareposti di lavoro. Altre opzioni richiedono più tempo per giocare. Grandi progettiinfrastrutturali richiedono una pianificazione estesa prima di attività economica inizia sulserio.Tempi di riduzione delle emissioni di carbonio. Alcune misure di stimolo, come gli sforzi per

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migliorare l'efficienza industriale, possono ridurre le emissioni a breve termine. Le misure asostegno dello sviluppo di tecnologie a basse emissioni di carbonio, come le batterieavanzate o la cattura e lo stoccaggio del carbonio (CCS), possono richiedere più tempoper fare la differenza. Ma questa differenza può diventare enorme quando tali tecnologiesono ampiamente distribuite, come abbiamo visto con l'energia solare, l'energia eolica e lostoccaggio delle batterie. I benefici cumulativi della decarbonizzazione delle tecnologieavanzate possono rendere gli investimenti nell'innovazione un elemento prezioso deiportafogli di stimolo economico.Fattibilità. Anche la facilità di attuazione delle misure di stimolo è importante. I programmidi costruzione, ad esempio, potrebbero richiedere una formazione o una riqualificazione diun gran numero di lavoratori. L'espansione della capacità di energia rinnovabile potrebbeprocedere lentamente fino a quando le catene di approvvigionamento regionali nonsaranno più sviluppate. COVID-19 introduce anche nuove questioni di fattibilità, come lanecessità di mantenere il distanziamento fisico.Tutti questi fattori sono importanti non solo quando i governi valutano le singole opzioni distimolo, ma anche quando le assemblano in un pacchetto di stimolo. Le opzioni chemettono rapidamente le persone al lavoro potrebbero essere attraenti, ma non tuttiaumentare l'occupazione per lungo tempo. Una crescita sostenuta potrebbe richiedereprogetti che creino posti di lavoro per gli anni a venire, anche se richiedono più tempo peraccelerare. Un mix può fornire i migliori risultati occupazionali. Allo stesso modo, i politicipotrebbero combinare alcune misure che riducono le emissioni di gas a effetto serra abreve termine con altre che le riducono dopo diversi anni.

Creare un programma di stimolo a basse emissioni di carbonio: un esempio europeoLa nostra analisi delle opzioni di stimolo in quattro settori in un paese europeo illustra lapossibilità di mettere a punto un programma di stimolo equilibrato ed efficace a basseemissioni di carbonio. Secondo le nostre stime, distribuire 75 miliardi di euro a 150 miliardidi euro produrrebbe 180 miliardi di euro per un valore aggiunto lordo di 350 miliardi dieuro, creare fino a tre milioni di nuovi posti di lavoro in molti settori e categoriedemografiche in cui i posti di lavoro sono altamente vulnerabili e sostenere una riduzionedel 15-30 per cento delle emissioni di carbonio entro il 2030.Questi risultati si basano su un'attenta selezione di misure di stimolo da un menu iniziale diquasi 50 opzioni. Abbiamo basato le stime dei moltiplicatori di VAL di ogni misurapotenziale su quelle osservate per attività simili nelle principali economie dell'UE. Ilpotenziale di creazione di posti di lavoro è stato stimato attraverso un'analisi diregressione che ha considerato l'occupazione diretta, indiretta e indotta rispetto allecaratteristiche di varie attività economiche. (Poiché è difficile essere precisi quando fannotali stime, abbiamo dato loro come ampie gamme.) Per valutare l'impatto di ogni misura didecarbonizzazione, la fattibilità e l'adeguatezza con le competenze della forza lavoro e leesigenze dei singoli settori, ci siamo basati su interviste di esperti e ricerche accademiche.Questo approccio ha prodotto un elenco di 12 misure di stimolo realizzabili con fortibenefici socioeconomici (compresa la creazione di posti di lavoro a livello Multiregionale) eeffetti di decarbonizzazione nel breve, medio e lungo termine:

Migliorare l'efficienza energetica industriale mediante la sostituzione delleattrezzature e il miglioramento delle tecnologie di termovalorizzazione

Costruire infrastrutture di cattura e stoccaggio del carbonio attorno a grandi clusterindustriali

Riqualificare le case per aumentare l'efficienza energetica, ad esempio installandopompe di calore

Installare sistemi di smart building, in particolare in immobili commerciali, per gestireal meglio riscaldamento, ventilazione, aria condizionata, illuminazione e sicurezza

Rafforzare la rete di distribuzione dell'elettricità (comprese le interconnessioni) per

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sostenere un'elettrificazione diffusa Espandere lo stoccaggio di energia su larga scala e su scala comunitaria Accelerare l'incremento della capacità di produzione di energia eolica e solare Accelerazione del lancio dei lampioni con diodi emettitori di luce (LED) Espandere le reti di ricarica dei veicoli elettrici (EV) Creare grandi progetti ferroviari urbani e di trasporto rapido con autobus Aumentare la produzione di EV Sviluppo di infrastrutture per il trasporto attivo (ad esempio piste ciclabili)

Secondo la nostra analisi, questo pacchetto di incentivi produrrebbe notevoli rendimentieconomici e ambientali. Per esempio, abbiamo ipotizzato che il capitale mobilitato sarebbepassato da 75 a 150 miliardi di euro. Il costo esatto per un governo dipenderebbe dalmodo in cui le misure sono state finanziate. In ogni caso, stimiamo che la metà del denarosarebbe speso nei primi due anni e la stragrande maggioranza entro cinque. La nostraanalisi suggerisce che ogni euro speso genererebbe circa 2-3 euro di VAL.L'aumento del l'occupazione derivante da questo pacchetto di stimoli sarebbe anch'essoconsiderevole: 1,1-1,5 milioni di nuovi anni di lavoro, ossia l'occupazione nella fasciabassa della spesa e 2,3-3,0 milioni nella fascia alta.10 Si tratta di stime prudenti, LaCommissione ritiene che la creazione di nuovi posti di lavoro sia una priorità assoluta.Secondo la progettazione, la maggior parte dei posti di lavoro sarebbe a basso- o medio-competenze, per i quali la domanda sarà maggiore, e molti sono in settori (ad esempio,l'industria) che hanno un gran numero di posti di lavoro a rischio. Alcuni sono nellecategorie con abbastanza flessibilità di lavoro per concentrare l'assunzione nelle regionicon i più alti tassi di disoccupazione. Le assunzioni per queste misure di stimoloinizierebbero con una serie di date, dal breve al medio e lungo termine.Tutta questa spesa e il lavoro dovrebbero aiutare la transizione del paese versoun'economia a basse emissioni di carbonio andare avanti. Secondo le nostre stime,queste misure potrebbero contribuire a ridurre le emissioni di CO2 dal 15 al 30 per cento,rispetto ai livelli attuali, entro il 2030. Tale diminuzione rappresenterebbe una buona partedella riduzione del 50% delle emissioni che è considerata necessaria per raggiungere unpercorso di riscaldamento di 1,5°C entro il 2030.

Attuazione di misure di stimolo a basse emissioni di carbonioI policy makers possono utilizzare vari meccanismi per fornire misure di stimolo. Liclassifichiamo in due gruppi principali: pushes and pulls. Pushes sono interventi normativio backstops che danno alle aziende maggiore certezza sulle normative future e quindiincoraggiano la pianificazione futura. I codici di costruzione sono un tipo di spinta, le datedi destinazione per l'eliminazione graduale delle tecnologie un altro.Pulls sono gli interventi finanziari che costringono le aziende ad intraprendere particolariazioni. Generalmente rientrano in uno dei quattro gruppi principali:

I crediti d'imposta e le sovvenzioni sono adatti a misure di stimolo destinate ai mercatiattivi. Per esempio, questi potrebbero contribuire ad accelerare i miglioramentinell'efficienza energetica industriale, poiché molte aziende li stanno rendendo e il capitaleè disponibile.I prestiti e le garanzie di prestito tendono a funzionare meglio quando si rivolgono a pochibeneficiari, perché i loro costi amministrativi sono relativamente elevati. I prestiti possonocolmare le lacune nei prestiti privati e le garanzie sui prestiti possono ridurre i tassi diinteresse per i progetti che i prestatori privati considerano rischiosi. I prestiti e le garanziesui prestiti potrebbero sostenere l'infrastruttura di ricarica EV, ad esempio riducendo ilrischio per gli operatori delle reti di ricarica, che devono effettuare grandi esborsi dicapitale senza sapere quando i veicoli elettrici saranno ampiamente utilizzati.

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Le sovvenzioni possono fornire finanziamenti di stimolo a molte parti (come i piccoliappaltatori che retrofit case) perché i loro costi amministrativi sono relativamente bassi.Sono anche utili per finanziare progetti, come la ricerca e lo sviluppo, che non generanoentrate a breve termine.La proprietà diretta dello Stato può essere appropriata per i progetti che non hanno unflusso di entrate abbastanza affidabile da interessare il settore privato o che ispirano uninteresse politico nella proprietà a titolo definitivo. Tali progetti possono includereaggiornamenti della rete o sistemi CCS, a seconda dei regolamenti.

Molte misure di stimolo producono il maggior beneficio se fornite attraverso unacombinazione di spinte e tiri.Oltre alle spinte normative dirette e alle spinte finanziarie, i responsabili politici possonoanche implementare i nudges « indiretti di entrambi i tipi, come le corsie per veicoli ad altaoccupazione. A costi modesti, queste spinte possono integrare e rafforzare le misure piùdirette.Molte misure di stimolo producono il maggior beneficio se erogate attraverso unacombinazione di spinte e tiri (Allegato 5). Poiché i pacchetti di stimolo sono spesso rivolti auna varietà di aziende, i politici possono creare meccanismi di erogazione che consentonoun ampio accesso ai fondi progettando ogni misura per raggiungere i beneficiari previsti.La creazione di reti CCS, ad esempio, potrebbe richiedere trattative con poche aziende,mentre i programmi di retrofit domestici potrebbero coinvolgere migliaia di piccole imprese.Il sequenziamento di tiri e spinte può anche fare una grande differenza. Per favorire nuoveassunzioni e la crescita prima che i regolamenti inizino a limitare alcune attivitàeconomiche, i responsabili politici potrebbero prendere in considerazione il finanziamentoprima dei nuovi regolamenti.

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BLOG FMI 14.5

MONITORAGGIO DEL COMMERCIO DURANTE LA PANDEMIA DI COVID-19

Diego Cerdeiro (economista della divisione Politica Esterna del dipartimento Strategia,Politica e Revisione), Andras Komaromi (economista dell'Istituto per lo Sviluppo diCapacità del FMI), Yang Liu (data scientist della Divisione Sistemi Economici delDipartimento di Informatica), Mamoon Saeed (data scientist del Dipartimento diInformatica del FMI)

Con gli attuali sviluppi in rapida evoluzione, i politici devono sapere in tempo reale cosasta accadendo all'economia, ma spesso devono accontentarsi di dati che dicono loroquello che è successo molte settimane fa. E il commercio internazionale, che collega ipaesi attraverso una complessa rete di catene di approvvigionamento, è un settore in cuile informazioni tempestive sono particolarmente preziose da una prospettiva globale.La maggior parte del commercio avviene via mare, e per motivi di sicurezza dinavigazione, praticamente tutte le navi da carico riportano la loro posizione, velocità e altreinformazioni molte volte al giorno. Una nuova metodologia dell'FMI che utilizza questi datipuò aiutarci a capire meglio come il commercio internazionale sia influenzato dallapandemia del COVID-19.Basandosi sulle tecniche di apprendimento automatico, possiamo fornire risposte miglioria domande semplici come: Quanto è grande il calo dell'attività commerciale? Dovrebbeessere attribuito principalmente alle esportazioni o alle importazioni?Un nuovo approccioUtilizzando più di un miliardo di messaggi provenienti dalle navi in un periodo di cinqueanni, la metodologia recentemente sviluppata riproduce da vicino le statistiche ufficiali delcommercio per molti paesi e per il mondo nel suo complesso. È disponibile con frequenzagiornaliera in tempo reale, mentre le statistiche ufficiali sono in genere ritardate di moltesettimane. A livello globale, i nostri indicatori basati sui segnali radio delle navi siavvicinano strettamente alle statistiche ufficiali mensili sul commercio (con unacorrelazione di quasi 0,9 in livelli e di circa 0,4 in tassi di crescita sul trimestre).Il pannello in alto del nostro Chart of the Week mostra un drastico calo delle esportazionicinesi in seguito alle misure iniziali di blocco per contenere la diffusione del virus. Leesportazioni sono riprese all'inizio di metà marzo, anche se alla fine di aprile la ripresa èrimasta incompleta e ha mostrato nuovi segni di debolezza.

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I due pannelli più bassi mostrano che quando la Cina ha iniziato a riaprire la suaeconomia, le esportazioni mondiali inizialmente hanno recuperato su tutta la linea. Nelcaso specifico del petrolio e dei prodotti correlati, la recente performance delle

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esportazioni è particolarmente forte, ma non è pienamente accompagnata da un aumentodelle importazioni a livello mondiale, in linea con le notizie secondo cui il petrolio greggioviene stoccato in mare.

Tuttavia, più di recente, le esportazioni di merci meno mercificate (quelle trasportate incontainer e veicoli finiti) appaiono in rotta per un secondo calo. La situazione si rifletteforse meglio nelle letture molto deboli per le esportazioni e le importazioni di veicoli, inquanto le aziende lungo la catena di approvvigionamento hanno fermato la produzione ele famiglie rinviato gli acquisti di beni durevoli.Il monitoraggio quotidiano degli sviluppi commerciali in tempo reale contribuirà a fornire unallarme tempestivo affidabile per quanto riguarda i potenziali effetti di contagio economicoin mezzo alla pandemia.

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Blog FMI 13.5

L’EMERGERE DAL GRANDE BLOCCO IN ASIA ED EUROPA

Chang Yong Rhee (direttore del Dipartimento Asia e Pacifico del FMI), Poul M. Thomsen(direttore del Dipartimento Europeo del FMI)

Diversi paesi dell'Asia e dell'Europa, dove l'epidemia COVID-19 sembra aver raggiunto unpicco, stanno gradualmente riaprendo le loro economie. Senza un vaccino o untrattamento efficace, i politici bilanciano i benefici della ripresa dell'attività economica con ilcosto potenziale di un altro aumento dei tassi di infezione. Essi devono affrontare sceltedifficili, in parte, perché i costi di errare in entrambe le direzioni potrebbero essere moltograndi.Di conseguenza, le autorità stanno adottando un approccio graduale e sequenziale allariapertura, insieme all'adozione di ulteriori misure di prevenzione e contenimento. Anchese alcuni paesi asiatici hanno già imboccato questa strada con qualche successo, i rischicontinuano a sussistere e i rischi per l'Europa possono essere ancora maggiori. Come siconfrontano le strategie di sblocco in Asia e in Europa?La pandemia COVID-19 ha colpito per prima l'Asia. Si è diffusa rapidamente dalla Cina adaltri paesi della regione e non si è ancora ritirata da tutti questi paesi. Ad oggi, più di250.000 persone nel Sud e nell'Est asiatico sono state infettate e 9.700 sono morte, conCina, India, Indonesia, Giappone, Singapore e Corea del Sud che rappresentano oltrel'85% di tutte le infezioni.Dopo il blocco in Cina a fine gennaio, e uno sforzo di contenimento proattivo di test,monitoraggio e isolamento in Corea, questi due paesi hanno visto nuove infezioni picconel mese di febbraio, proprio quando la pandemia ha cominciato a colpire duramentel'Europa. Il numero di casi confermati di COVID-19 in Europa ha ormai raggiunto 1,8milioni, che rappresentano quasi la metà del totale mondiale. Il bilancio delle vittime è dicirca 160.000 unità, su più di 280.000.

Impatto economico delle misure del lockdownPer rallentare la diffusione del virus, la maggior parte dei paesi europei e asiatici haadottato severe misure di blocco, il cui impatto economico è ormai evidente. Il PIL cinese èsceso del 36,6 per cento nel primo trimestre del 2020, e la Corea ha visto un calo dellaproduzione del 5,5 per cento (tutti i tassi sono annualizzati e destagionalizzati). Ladifferenza di impatto riflette il fatto che la Cina ha affrontato prima l'epidemia e poi si èmossa per applicare severe misure di blocco, mentre la Corea ha mantenuto apertal'economia e ha seguito una strategia di contenimento più mirato (vedi sotto).In Europa il PIL è diminuito del 21,3% in Francia, del 19,2% in Spagna e del 17,5% in Italianel primo trimestre del 2020 (anche annualizzato e destagionalizzato). Il secondo trimestreè destinato ad essere ancora peggio.

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Come l'Asia sta riprendendo l'attività economica

Poiché le misure di contenimento si sono dimostrate efficaci nel contenere l'epidemia,alcuni paesi asiatici sono già sulla buona strada per la riapertura.

In Cina, il numero di nuove infezioni segnalate si è stabilizzato a livelli molto bassi. Dalla

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metà di febbraio, il governo ha riaperto l'economia in modo graduale e sequenziato. Hadato priorità a settori essenziali, industrie specifiche, regioni e gruppi di popolazione sullabase di valutazioni continue del rischio. Nel frattempo ha anche sfruttato ladigitalizzazione, i big data e la tecnologia per supportare il contact tracing.

Lo sforzo è stato completato da test su larga scala, tra cui l'inizio dello screeningrandomizzato in province selezionate, e il monitoraggio sistematico tramite app per telefonicellulari per tracciare rapidamente i contatti di eventuali nuovi casi positivi. Ciò è statoaccompagnato da restrizioni alla circolazione e da altre misure di controllo sulle personeinfette e sui loro contatti. Finora, la riapertura in Cina si è svolta senza una secondaondata debilitante di infezioni, ma questo può ancora cambiare quando l'attività sinormalizza ulteriormente.

La Corea ha anche incontrato il virus all'inizio dell'ondata globale e ha messo in atto unosforzo di contenimento rapido e ben organizzato. Ciò si basava su test su larga scala,sull'isolamento obbligatorio dei casi rilevati e a rischio e sull'uso diffuso delladigitalizzazione e della tecnologia per la ricerca dei contatti. Questo sforzo è statocombinato con la chiusura delle scuole e delle strutture pubbliche; una guida completasull'allontanamento sociale e misure di quarantena per i viaggiatori.Tuttavia, la mobilità interna e l'attività imprenditoriale non sono mai state ampiamentelimitate in Corea. Di conseguenza, la ripresa dell'attività economica procedegradualmente, e più o meno automaticamente, man mano che l'allontanamento sociale siallontana. Le autorità sono passate a linee guida meno stringenti per la "Daily SocialDistancing", che ordina ai cittadini di rimanere a casa quando si sentono male, mantenerela distanza personale, lavarsi le mani frequentemente, indossare maschere facciali earieggiare regolarmente gli spazi interni.

Singapore è anche riuscita a contenere il contagio fin dall'inizio seguendo una strategiasimile a quella della Corea, ma all'inizio di aprile ha inasprito le misure di contenimento inrisposta a una nuova epidemia.

La graduale riapertura dell'EuropaDiversi paesi europei hanno annunciato l'intenzione di riaprire gradualmente le loroeconomie e alcuni hanno già avviato il processo. I tempi, la sequenza e il ritmo delle uscitepreviste differiscono da paese a paese, riflettendo le differenze nel progressodell'epidemia, ma anche le preferenze nazionali (vedi sotto).Ad esempio, la Danimarca e la Norvegia hanno iniziato riaprendo scuole e servizi inferiori,mentre la Spagna ha abolito le restrizioni nel settore manifatturiero e della costruzione,nonché per alcune piccole imprese, tra cui la vendita al dettaglio, con misure di sicurezza.La Germania ha abolito le restrizioni sui negozi al dettaglio e sta gradualmente riaprendole scuole con l'allentamento soggetto a un meccanismo di interruzione che consente di ri-stringere se necessario. L'Italia ha riaperto la produzione e la costruzione (secondo severenorme di sicurezza) e ha selezionato piccoli negozi. La Francia ha appena permesso lariapertura delle scuole elementari, dei negozi e dell'industria, su base regionaledifferenziata, a partire dall'11 maggio.La Svezia si distingue per il suo approccio distintivo e per la sua decisione di non bloccarecompletamente l'attività. È troppo presto per dire se questa strategia si rivelerà piùefficace.Tutti i paesi prevedono di utilizzare misure sanitarie e sociali di allontanamento perattenuare il rischio di una nuova ondata di contagio, ma variano per tipo e intensità.

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Sbloccare l'Asia e l'Europa: guardare al futuro

Sebbene le strategie di riapertura siano diverse, l'Europa sembra riaprire la propriaeconomia prima del ciclo epidemico rispetto alla Cina. Inoltre, la capacità di effettuare testsu larga scala, rintracciare i contatti e isolare i casi in Europa può essere inferiore aimigliori esempi in Asia, in parte a causa delle severe norme sulla privacy. Ad esempio, laCommissione europea raccomanda applicazioni di tracciamento, ma solo su basevolontaria. Di conseguenza, l'Europa sembra essere più a rischio di alcuni paesi asiatici,tra cui la Cina, anche se nessun paese può dichiarare con fiducia la vittoria contro il virus.

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Sia in Europa che in Asia, le chiusure e altre restrizioni hanno imposto un costo economicoe psicologico significativo ai cittadini, e la loro volontà di ritirare tali misure e riaprire leeconomie è fin troppo comprensibile. Tuttavia, muoversi troppo presto e prima che sianoadottate misure di ampia portata per identificare e contenere rapidamente nuove infezionimetterebbe in gioco i vantaggi nella lotta contro la diffusione del COVID-19 e rischierebbedi imporre nuovi costi umani ed economici. Nel tracciare il loro percorso fuori da questoblocco senza precedenti, le economie in Asia e in Europa dovrebbero procedere concautela e resistere alla tentazione di fare troppo presto e rischiare una ricaduta.

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Blog FMI

STATE-OWNED ENTERPRISES IN THE TIME OF COVID-19

By Vitor Gaspar ( Direttore del Dipartimento Affari Fiscali del FMI), Paulo Medas (ViceCapo Divisione nel Dipartimento Affari Fiscali del FMI), John Ralyea (economista seniordel dipartimento degli affari fiscali del FMI)

La pandemia ha evidenziato il ruolo del settore pubblico nel salvare vite umane e mezzi disussistenza. Le imprese statali sono parte di questo sforzo. Possono essere servizipubblici che forniscono servizi essenziali. O banche pubbliche che forniscono prestiti allepiccole imprese. Ma alcune sono in difficoltà e stanno aumentando l'onere sulle finanzepubbliche. Tra queste, le compagnie petrolifere nazionali che stanno affrontando un fortecalo dei prezzi del petrolio, le compagnie aeree nazionali che non viaggiano con unnumero sufficiente di passeggeri.La maggior parte della gente incontra le imprese statali ogni giorno. Esse fornisconol'acqua che si beve, l'elettricità che si utilizza, e l'autobus o la metropolitana con cui si va allavoro o a scuola. Esse sono disponibili in tutte le forme e dimensioni. Alcune sonointeramente di proprietà del governo e alcune sono di proprietà congiunta con gli investitoriprivati.Il nostro nuovo Fiscal Monitor approfondisce. Come si sono evolute le imprese statali negliultimi decenni? Come possono i paesi ottenere il massimo da loro? Al loro meglio,possono aiutare i paesi a raggiungere obiettivi economici e sociali. Nel peggiore dei casi,hanno bisogno di grandi salvataggi da parte dei contribuenti e ostacolano la crescitaeconomica. Quale versione produce buon governo e responsabilità.Grandi e complicateLe imprese statali sono presenti in tutti i paesi. In alcune, come Cina, Germania, India eRussia, sono migliaia.Sono attori importanti in molte economie. Ad esempio, le imprese statali investono il 55%del totale delle infrastrutture nelle economie emergenti e in via di sviluppo.Alcune sono anche multinazionali, che operano in tutto il mondo. La quota di impresestatali tra le 2000 più grandi aziende del mondo è raddoppiata al 20% negli ultimi duedecenni, guidata da imprese statali nei mercati emergenti.Il rapporto tra i governi e le imprese statali non è sempre semplice. I governi creano leimprese per raggiungere obiettivi e mandati specifici, come la fornitura di acqua, elettricità,o vie di trasporto che il settore privato non troverebbe redditizio. Tuttavia, questi mandatispesso non sono adeguatamente finanziati, con conseguenze per la vita delle persone. Leimprese statali sono carenti in molti paesi in via di sviluppo, dove più di 2 miliardi dipersone non hanno accesso ad acqua potabile e più di 0,8 miliardi mancano di elettricitàaffidabile.Le banche pubbliche ne sono un altro esempio. I governi, come in Brasile, Canada,Germania e India, hanno chiesto alle loro banche pubbliche di contribuire ad alleviarel'impatto dell'attuale pandemia. Tuttavia, molte banche pubbliche hanno scarsi risultati nelpromuovere lo sviluppo economico (il loro obiettivo principale) e possono correre rischieccessivi, il che rende le economie e le persone più vulnerabili alle crisi.I governi faticano anche per monitorare efficacemente le imprese statali. Molti non hannola capacità di farlo. La scarsa trasparenza nelle attività delle banche pubbliche e delleimprese resta un ostacolo alla responsabilità e alla vigilanza. Il Consiglio europeo diLisbona ha adottato una risoluzione comune. Questo può portare a un accumulo di debitigrandi e nascosti, con i governi che devono intervenire, a volte costando ai contribuenti piùdel 10 per cento del PIL.In questi casi, le imprese tendono a sottoperformare rispetto ai loro pari del settore privato.Prendendo spunto da un campione di circa un milione di imprese in 109 paesi,

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constatiamo che le imprese di Stato sono in media meno produttive di un terzo rispetto alleimprese private. Questo risultato debole è in parte dovuto alla cattiva governance: laproduttività di queste imprese nei paesi con una corruzione percepita più bassa è più di trevolte superiore a quella dei paesi in cui la corruzione è considerata grave.L'internazionalizzazione delle imprese di proprietà statale ha anche intensificato lepreoccupazioni che hanno un vantaggio ingiusto rispetto alle imprese private a causa delsostegno statale, tra cui prestiti a basso costo o benefici fiscali. Questa preoccupazione èpresente da tempo sui mercati nazionali, ma recentemente si è diffusa oltre i confininazionali e potrebbe alimentare misure protezionistiche.Bang for the taxpayer’s buckIn un'epoca in cui i governi devono far fronte a richieste sempre crescenti e a forti debiti,un principio fondamentale per le imprese statali non è quello di sprecare risorse pubbliche.Formuliamo quattro raccomandazioni principali su come i paesi possono migliorare leprestazioni delle imprese statali:I governi dovrebbero riesaminare regolarmente se un'impresa è ancora necessaria e sefornisce valore per il denaro dei contribuenti. Per esempio, la Germania conduce revisionibiennali. L'opportunità di avere un'impresa statale in settori competitivi, come quellomanifatturiero, è più debole perché le imprese private di solito forniscono beni e servizi inmodo più efficiente.I paesi devono creare i giusti incentivi per i manager e per le agenzie governative perchésupervisionino adeguatamente ogni impresa. La piena trasparenza nelle attività delleimprese è fondamentale per migliorare la responsabilità e ridurre la corruzione. Includere le imprese statali negli obiettivi di bilancio e di debito creerebbe anche maggioriincentivi per la disciplina fiscale. Molti aspetti di queste pratiche sono in atto, ad esempio,in Nuova Zelanda. I governi devono anche garantire che le imprese statali sianoadeguatamente finanziate per raggiungere i loro mandati economici e sociali, come inSvezia. Questo è fondamentale per rispondere alle crisi in modo che le banche e i servizipubblici abbiano risorse sufficienti per fornire prestiti agevolati, acqua ed elettricità durantequesta pandemia e per promuovere gli obiettivi di sviluppo.Garantire eque condizioni di concorrenza sia per le imprese statali che per quelle privateavrebbe effetti positivi, favorendo una maggiore produttività ed evitando il protezionismo.Alcuni paesi limitano già il trattamento preferenziale delle imprese statali, come l'Australiae l'Unione europea. A livello globale, un modo potenziale per andare avanti è quello diconcordare principi per guidare il comportamento internazionale delle imprese statali.La posta in gioco è alta. Imprese statali ben governate e finanziariamente sane possonoaiutare a combattere crisi come la pandemia e promuovere obiettivi di sviluppo. Tuttavia,per ottenere questi risultati, molti hanno bisogno di ulteriori riforme. Altrimenti, i costi per lasocietà e l'economia possono essere grandi.

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World Economic Forum

ReportEnergy Transition Index 2020: dalla crisi al rimbalzo

La transizione energetica del mondo ha fatto progressi lenti e costanti negli ultimicinque anni, ma la crisi COVID-19 rischia di far deragliare i progressi a lungotermine. La ripresa e l'ordine energetico globale mutevole creeranno nuoveopportunità per accelerare il ritmo?

Perché confrontare i sistemi energetici?L'indice di transizione energetica (Energy Transition Index, ETI) è una classificazionebasata sui fatti destinata a consentire ai responsabili politici e alle imprese di tracciare ilpercorso per una transizione energetica di successo.L'analisi comparativa dei sistemi energetici viene effettuata annualmente in tutti i paesi.Parte dell'iniziativa Fostering Effective Energy Transition del World Economic Forum, sibasa sul suo predecessore, l'Energy Architecture Performance Index. L'ETI non si limita aconfrontare i paesi con le attuali prestazioni del loro sistema energetico, ma fornisceanche un obiettivo orientato al futuro in quanto misura la loro disponibilità alla transizioneenergetica.Poiché il coronavirus sconvolge il settore energetico e l'economia, è ora il momento di unnuovo ordine energetico?Il momento della verità per la transizione energetica globale è quiGli effetti a cascata di COVID-19La trasformazione del sistema energetico nell'ultimo decennio, sebbene più lenta delnecessario per raggiungere gli obiettivi dell'accordo di Parigi per combattere ilcambiamento climatico, è stata senza precedenti. Ma questo slancio ottenuto a fatica orarischia di essere perso, perché la pandemia COVID-19 in corso continua a causare dannieconomici e sociali.Al di là dell'incertezza sulle sue conseguenze a lungo termine, COVID-19 ha scatenatoeffetti a cascata in tempo reale:- erosione di quasi un terzo della domanda energetica globale- volatilità del prezzo del petrolio senza precedenti e conseguenti implicazioni

geopolitiche- investimenti e progetti in ritardo o in fase di stallo- incertezze sulle prospettive occupazionali di milioni di lavoratori del settore del

l'energia

La crisi ha costretto l'impensabile. La società ha dovuto rinunciare a beni di valore e alibertà per affrontare collettivamente l'epidemia globale. Uno sforzo di proporzioni simili ènecessario per una transizione energetica di successo.

La nuova Terra 2.0 che emergerà dopo COVID-19 avrà una nuova normalità, ma moltesfide fondamentali esisteranno ancora. Il principale tra questi è l'imperativo di lavorarecollettivamente verso una transizione energetica efficace e inclusiva.

E i vincitori di quest'anno sono...

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Che aspetto ha una transizione energetica efficace?Una transizione energetica efficace è tempestiva, inclusiva, sostenibile, accessibile esicura. Fornisce soluzioni alle sfide energetiche globali, creando valore per le imprese e lasocietà, senza compromettere l'equilibrio del triangolo energetico.

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Se da un lato è necessaria una visione a lungo termine e obiettivi, dall'altro èfondamentale rimanere flessibili in un ambiente dinamico. Data la complessità e la portatadel sistema energetico, che comprende diverse fonti di combustibile, tecnologie perl'estrazione e la conversione, e settori di utilizzo finale, una transizione energetica efficacedeve bilanciare le priorità dei diversi gruppi di soggetti interessati.L'iniziativa del World Economic Forum sul tema Fostering Effective Energy Transition. offreuna piattaforma per promuovere una comprensione comune tra tutti i gruppi interessatisulla destinazione della transizione energetica, gli imperativi necessari, i fattori di mercatoe politici e il conseguente impatto umano.

Transizione energetica in cifre55.1%: Punteggio ETI medio globale nel 2020, un miglioramento di 2 punti percentuali dal201594: I paesi hanno migliorato il loro punteggio ETI dal 2015, rappresentando il 70% dellapopolazione mondiale11: I paesi hanno fatto progressi costanti ogni anno dal 2015<1%: Aumento del punteggio medio ETI dei paesi del primo quartile dal 201520%: La popolazione mondiale consuma tanto energia quanto il restante 803%: Secondo l'analisi di Carbon Brief, il calo previsto nella produzione di energia dacarbone a livello globale nel 201970%: Secondo un sondaggio del World Economic Forum della Global Shapers’

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CommunityL’Energy Transition Index, un punteggio composito di 40 indicatori, mette aconfronto 115 paesi sulle prestazioni attuali del loro sistema energetico, e la lorodisponibilità per la transizione verso un sistema energetico futuro sicuro,sostenibile, accessibile e inclusivo.

La parte tecnicaProgresso lento ma costanteLa transizione energetica globale si sta muovendo a un ritmo lento ma costante. Dei 115paesi con riferimento all'ETI, 94, corrispondenti a più del 70% delle emissioni globali diCO2 hanno migliorato i loro punteggi dal 2015. Il divario tra i paesi del quartile superiore, eil resto dei paesi sembra essere in via di restringimento, cosa questa che mette inevidenza il consenso globale emergente sulle priorità necessarie per la transizioneenergetica, e una maggiore condivisione delle migliori pratiche tra i paesi.

COVID-19 ha fatto lo stress test del sistema energetico

La dimensione dello sviluppo economico e della crescita della transizione energetica èattualmente messa in discussione dagli effetti a cascata di COVID-19. Vi è stata tuttaviauna collaborazione senza precedenti tra i principali paesi produttori di Oil & Gas per fornirestabilità ai mercati, ma la recente volatilità dei prezzi sarà uno stress test per il sistemaenergetico.Negli ultimi cinque anni, la maggior parte dei paesi ha ridotto il livello delle sovvenzioniall'energia, riflettendo il movimento verso una tariffazione che riflettesse i costi. Il costodelle bollette, che è già un tema delicato in molti paesi, aggraverà la sfida dell'accessibilità,con l'aumento della disoccupazione a causa delle conseguenze economiche.I progressi sulla sostenibilità ambientale rimangono lenti, ma il 2019 è stato un anno diriferimento. Le banche centrali hanno riconosciuto i rischi sistemici derivanti da una

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transizione non coordinata e brusca, i più grandi gestori patrimoniali del mondo hannocitato l'importanza delle considerazioni ESG negli investimenti, e molti paesi e aziendehanno annunciato obiettivi netti pari a zero. COVID-19 potrebbe comportare uncambiamento a breve termine nelle priorità degli stakeholder.I punteggi medi globali sull'accesso all'energia e sulla sicurezza sono i più alti tra le tredimensioni. Tuttavia, esistono grandi lacune, in particolare per quanto riguarda l'accesso ela qualità della fornitura di elettricità. Sulla base dei progressi compiuti negli ultimi vent'anniin materia di accesso all'energia, i futuri programmi devono essere concepiti in modo dagarantire l'accesso a diverse forme di servizi abilitati all'uso dell'energia, compresi i servizidomestici, industriali e di comunità.

Importatori vs esportatoriDal 2015, i paesi importatori di carburante sono migliorati rispetto ai paesi esportatori dicarburante. I punti chiave di differenziazione riguardano la sostenibilità ambientale, ilcapitale e gli investimenti nelle nuove infrastrutture energetiche e l'inerzia rispetto allastruttura del sistema energetico preesistente.La Svezia guida la classifica generale per il terzo anno consecutivo, seguita daSvizzera e Finlandia. Le prestazioni dei paesi del G20 sono miste. La Francia e ilRegno Unito sono gli unici paesi del G20 nella top 10. Cina, India e Italia hannoapportato miglioramenti consistenti al punteggio complessivo ETI dal 2015, mentreRussia, Giappone, Corea del Sud e Germania hanno fatto progressi moderati. Ipunteggi per Stati Uniti, Canada, Brasile e Iran erano stagnanti o in declino.

È una questione generazionaleGli appelli dei giovani sono aumentati nel 2019, chiedendo un'azione rapida e decisiva sulcambiamento climatico. Il World Economic Forum ha condotto un'indagine sulla comunitàGlobal Shapers’ e uno schiacciante 70% degli intervistati ha detto di sentire la velocità ditransizione energetica non abbastanza veloce. Essi sono anche più disposti a pagare perl'aumento dei costi associati alla transizione energetica, e sono più disponibili ad accettarei cambiamenti di stile di vita necessari per la transizione energetica

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Approccio sistemico: costruire i fondamenti per la transizione energeticaLa preparazione alla transizione energetica è caratterizzata dalla stabilità del contestopolitico e dal livello di impegno politico, dal clima di investimenti e dall'accesso al capitale,dal livello di impegno dei consumatori, dallo sviluppo e dall'adozione di nuove tecnologie,ecc. Alcuni di questi fattori esulano dall'ambito del sistema energetico, ma comunquedeterminano l'efficacia e la traiettoria futura della transizione energetica in un paese. Ipaesi che sono i più energy-ready hanno adottato diversi percorsi per migliorare la lorodisponibilità. Allo stesso tempo sono migliorati su più aspetti abilitatori, sottolineandol'importanza di un approccio sistemico alla transizione energetica.

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OCSE

Tassi di disoccupazione (Aggiornato a maggio 2020)

Il tasso di disoccupazione dell'OCSE aumenta drasticamente nel marzo 2020 condati per aprile che indicano un aumento senza precedenti.

13/05/2020 - Il tasso di disoccupazione dell'OCSE è salito al 5,6% nel marzo 2020 (dal5,2% nel febbraio 2020), riflettendo l'impatto della pandemia di Covid-19, anticipando

I dati di aprile che indicano un aumento senza precedenti.

Il numero di disoccupati nell'area dell'OCSE, che ora comprende la Colombia, èaumentato da 2,1 a 37 milioni nel mese di marzo. L'aumento è stato particolarmentemarcato tra le donne e i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni. La disoccupazionefemminile è aumentata di 0,5 punti percentuali (al 5,8%) rispetto ad un aumento dello 0,3per gli uomini (5,3%), mentre la disoccupazione giovanile è aumentata di 1,0 puntipercentuali, raggiungendo il 12,2%.

I dati più recenti relativi ad aprile (riferiti alla settimana che termina il 18 aprile) mostranoun aumento molto forte della disoccupazione negli Stati Uniti, al 14,7% (dal 4,4% dimarzo), il più alto livello dalla serie è iniziato nel gennaio 1948, e in Canada al 13,0% (dal7,8% di marzo). In entrambi i paesi, l'aumento ha riflesso l'aumento del numero di personein esubero temporaneo nell'area dell'euro, il tasso di disoccupazione è salito al 7,4% amarzo (dal 7,3% di febbraio). I tassi di disoccupazione sono aumentati di 0,5 puntipercentuali o più in Canada, Colombia, Corea e Stati Uniti. Il tasso di disoccupazione èaumentato solo di 0,1 punti percentuali in Giappone, mentre è sceso di 0,3 puntipercentuali in Messico.

I dati amministrativi indicano un aumento del tasso di disoccupazione registrato in aprileper il Belgio (+ 0,6 punti percentuali) e la Germania (+ 0,8 punti percentuali

punto) mentre è diminuito in Norvegia (- 0,6 punti percentuali), dopo un aumento di cinquevolte in marzo. (per le tabelle vedi: https://www.oecd.org/newsroom/unemployment-rates-oecd-update-may-2020.htm)

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Eurostat 11.5

Il coronavirus può cambiare l’occupazione precaria

Nel 2019, il 2,3% dei dipendenti dell'Unione Europea (UE) di età compresa tra i 20 e i 64anni aveva un lavoro precario, il che significa che il loro contratto di lavoro non superava ladurata di tre mesi.La quota dell'occupazione precaria, in percentuale dell'occupazione totale, è rimastarelativamente stabile nell'ultimo decennio, passando da un minimo del 2,3% nel 2009 adun massimo del 2,5% nel periodo 2015-2017. Tuttavia, questo quadro potrebbe cambiarenei prossimi anni quando l'economia dell'UE si riprenderà dall'impatto della pandemia dicoronavirus e dalle misure di confinamento introdotte da molti Stati membri dell'UE. Lapandemia ha costretto molte aziende a ridurre le ore di lavoro dei dipendenti, a cessaretemporaneamente l'attività o a chiudere definitivamente l'attività.I dipendenti nel settore agricolo, forestale e della pesca hanno avuto la quota più alta dicontratti di lavoro precari, al 7,5% nel 2019. Seguno i settori del commercio al l'ingrosso eal dettaglio, dei trasporti, del l'alloggio e dei servizi alimentari (2,8%) e il settore delle altreattività di servizi e le attività delle famiglie in quanto datori di lavoro (2,4%).Stagionalità nel lavoro precarioTra il 2014 e il 2019, la maggior parte delle attività economiche ha mostrato fluttuazionistagionali, tuttavia a diversa magnitudine. Nel complesso, il terzo trimestre ha avuto ilmaggior numero di dipendenti con posti di lavoro precari.Tra tutte le attività economiche, il settore del commercio al l'ingrosso, del commercio aldettaglio, dei trasporti, del l'alloggio e dei servizi alimentari ha rappresentato le fluttuazionipiù marcate nel numero di dipendenti che avevano lavori precari, con un aumento mediodel 30% dal secondo al terzo trimestre.

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La percentuale di lavoro precario più alta è in Croazia, la più bassa nella Repubblica Ceca e in RomaniaTra gli Stati membri dell'UE, la Croazia ha avuto una delle più alte quote di lavoro precario dal 2012. Tuttavia, dal suo picco nel 2016 (8,0%) questa quota è andata gradualmente diminuendo, raggiungendo il 5,8% nel 2019.Gli altri paesi dell'UE che hanno registrato la più alta percentuale di lavoro precario nel 2019 sono stati la Francia (5,0%), la Spagna (3,8), il Belgio (3,6%) e l'Italia (3,4%).

All'altro estremo della scala, la Repubblica ceca e la Romania hanno registrato la percentuale più bassa di lavoro precario (entrambe 0.2%).