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PER I DS UN DIFFICILE PERCORSO STAMPA REGGIANA periodico di attualità > cultura > spettacolo > sport Editoriale Teletricolore srl - Direttore Responsabile Ivano Davoli - Direzione Redazione e Amministrazione: Via Pasteur, 2 - 42100 Reggio Emilia - Tel. 0522/337665 - Fax 0522/397794 E-mail: [email protected] sito web: www.stampareggiana.it - Pubblicità: PUBLI7 Via Edison 14/a Reggio Eamilia Tel.0522/331299 - Fax 0522/392702 Poste italiane spa - spedizione in a. p. D.L. 353/03 (conv. L. 46/04) art. 1 comma 1, DCB Reggio Emilia - Iscrizione al ROC nr.10590 anno IV numero 3 > MARZO 2006 Euro 2, 00 AutoGepy www.autogepy.it AutoGepy www.autogepy.it servizio a pagina 9 > PROVINCIA Sullo sviluppo edilizio l’intervento dell’Assessore Claudio Ferrari Anteprima a pagina 25 L L ’ISLAM E ’ISLAM E LA MARCIA LA MARCIA SU REGGIO SU REGGIO SFOGLIANDO I PETALI DELLA MARGHERITA Don Franco Ranza Dove andiamo e che cosa voglia- mo? Interrogativi sempre più urgen- ti e presenti nel nostro quotidiano. Un tempo ci si chiedeva: chi sono (cono- sci te stesso?). Da dove vengo? L'uomo di ogni tempo rimane il grande ricercatore, ansioso nel- l'essere, curioso nel mistero del domani. E questa nostra Europa dove va? Sen. Fausto Giovanelli I fatti locali, in genere, possono essere letti in chiave di cronaca. Alcuni di essi, purtroppo o per for- tuna, vanno letti invece in chiave di storia.La prima manifestazione "isla- mica" per le vie di Reggio Emilia è storia. Scrivo "islamica" fra virgolette, e sottolineo le virgolette, perché la maggioranza COME SARA’ IL NOSTRO FUTURO? POLITICAE CULTURA, LA NUOVA FRONTIERA VERSO IL VOTO DI APRILE On. Pier Luigi Castagnetti Maino Marchi servizio a pagina 9 COME CAMBIERA’ IL CENTRO STORICO a pagina 10 a pagina 16 - 17 Gli altri interventi di Gianfranco Parmiggiani, Marcello Stecco, Don Gaetano Incerti e Franco Colosimo > SPORT La Regia ha un solo obiettivo: i play off Mauro Romoli a pagina 3 - 5 segue a pagina 2 segue a pagina 2

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PER I DS UNDIFFICILEPERCORSO

STAMPA REGGIANAperiodico di attualità > cultura > spettacolo > sport

Editoriale Teletricolore srl - Direttore Responsabile Ivano Davoli - Direzione Redazione e Amministrazione: Via Pasteur, 2 - 42100 Reggio Emilia - Tel. 0522/337665 - Fax 0522/397794 E-mail: [email protected] sito web: www.stampareggiana.it - Pubblicità: PUBLI7 Via Edison 14/a Reggio Eamilia Tel.0522/331299 - Fax 0522/392702

Poste italiane spa - spedizione in a. p. D.L. 353/03 (conv. L. 46/04) art. 1 comma 1, DCB Reggio Emilia - Iscrizione al ROC nr.10590

anno IV numero 3 > MARZO 2006Euro 2,00

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servizio a pagina 9

> PROVINCIA

Sullo sviluppoediliziol’interventodell’AssessoreClaudioFerrari

Anteprima

a pagina 25

LL’ISLAM E ’ISLAM E LA MARCIA LA MARCIA SU REGGIOSU REGGIO

SFOGLIANDOI PETALI DELLAMARGHERITA

Don Franco Ranza

Dove andiamo e che cosa voglia-mo? Interrogativi sempre più urgen-ti e presenti nel nostro quotidiano. Untempo ci si chiedeva: chi sono (cono-sci te stesso?). Da dove vengo?

L'uomo di ogni tempo rimane ilgrande ricercatore, ansioso nel-l'essere, curioso nel mistero deldomani. E questa nostra Europadove va?

Sen. Fausto Giovanelli

I fatti locali, in genere, possonoessere letti in chiave di cronaca.

Alcuni di essi, purtroppo o per for-tuna, vanno letti invece in chiave distoria.La prima manifestazione "isla-mica" per le vie di Reggio Emilia èstoria.

Scrivo "islamica" fra virgolette, esottolineo le virgolette, perché lamaggioranza

COME SARA’IL NOSTRO FUTURO?

POLITICAE CULTURA,LANUOVAFRONTIERA VERSO IL VOTO DI APRILE

On. Pier Luigi Castagnetti Maino Marchi servizio a pagina 9

COME CAMBIERA’ IL CENTRO STORICO

a pagina 10a pagina 16 - 17

Gli altri interventi di Gianfranco Parmiggiani, Marcello Stecco,Don Gaetano Incerti e Franco Colosimo

> SPORTLa Regia haun solo obiettivo:i play offMauroRomoli

a pagina 3 - 5

segue a pagina 2segue a pagina 2

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2 STAMPA REGGIANA > anno IV numero 3 > MARZO 2006

segue dalla prima

Sen. Fausto Giovanelli

Delle persone di fede e tradizione mus-sulmana che vive e lavora a Reggio Emilia nonvi ha partecipato.

Ciò nonostante è un fatto cui prestare il mas-simo dell'osservazione, che richiede studio ediniziativa, subito, qui ed ora come si dice, daparte della classe dirigente, dei politici e del-le imprese, degli insegnanti e degli intellettuali(se ancora ci sono) degli operatori sociali e dei

quartieri, delle autorità reli-giose e delle famiglie comu-ni.

Non è stato un fatto loca-le. Nulla di folcloristico, enemmeno di spontaneo. Nonè stata una manifestazione re-ligiosa, ma pienamente a tut-to tondo politica.

E' stato solo il capitolo emi-liano di un grande movimen-to passato da Copenaghen aTeheran, dal Cairo a Berlino,che ha interessato la diplo-mazia e la grande politica, lagrande stampa di tutto ilmondo. E ha suscitato ovun-que sconcerto e contrasti.

Non l'Islam in quanto talema il fondamentalismo isla-mico, nelle sue varie sfaccet-tature è un'enorme realtà edanche un enorme problemadel mondo contemporaneo.La globalizzazione e le mi-grazioni non consentono diconfinarlo in un ambito geo-grafico definito. Esso è pre-sente ovunque vi sia una so-cietà ed una città aperta. Equesta è Reggio oggi.

E' dunque del tutto com-prensibile lo sconcerto di tan-

ti reggiani.Si tratta di ragionare su questo sconcerto e

farlo diventare ricerca culturale, consapevo-lezza, iniziativa.

Ma per che cosa?Confesso una difficoltà ad esprimere cer-

tezze e ad esibire ricette già pronte. Quando sono in gioco ed entrano in conflitto

la libertà da un lato, e dall'altro radicate con-vinzioni religiose, si apre davvero un tema diconvivenza e di civiltà.

La libertà e la dignità di ogni persona, uo-mo o donna, l'idea dei diritti umani, e della pa-ce perpetua di Kant vengono accostati e mes-si a duro confronto con l'idea di Dio e dei suoiprofeti, quell'idea di Dio - che anche laica-mente si può osservare è presenza costante nel-la storia e nell'intimità più profonda degli es-seri umani.

C'è tutto questo nel confronto tra le ragio-ni di chi ha pubblicato vignette su Maometto,

di chi si è sentito offeso, di chi ne ha fatto pre-testo per manifestazioni legittime, e di chi neha fatto pretesto, non a Reggio ma comunquenello stesso contesto, per pressioni indebite edanche atti di violenza.

Dobbiamo domandarci "perché a Reggio?".Ma soprattutto dobbiamo fare un enorme sfor-zo di conoscenza e di confronto, di riaffer-mazione dei nostri principi, e di comprensio-ne di altre visioni, di ricerca e di condivisionedi regole e forme di convivenza e interscam-bio.

L'Europa ha attraversato massacri e guerredi religione prima di approdare all'idea chenon è MAI giusto uccidere in nome di DIO, pri-ma di trovare il modo di far convivere e con-correre al bene comune e nel rispetto reci-proco, cattolici e luterani, calvinisti e ortodossi.

L'occidente è fatto contemporaneamente diBush e Clinton, è stato anche di Hitler e Mar-tin Luther King. E' qualcosa di complesso chenon può essere letto in termini manichei.

Non meno complesso è il mondo islamico.Nei secoli, nel nome di Maometto, abbiamo co-nosciuto tolleranza e intolleranza, guerrasanta, ma anche pace.

Ieri era a Berlino, oggi è a Gerusalemme, ca-pitale di tre grandi religioni, il fulcro mondia-le, il crocevia delle ragioni della pace e dellalibertà.

La manifestazione sulla via Emilia ci ha ri-cordato che questo crocevia è ovunque. DalPakistan a Parigi, a via Adua.

Non bisogna indossare una maglietta. Con-tro nessuno.

Un atto come quello del ministro Calderoliesprime ignoranza e irresponsabilità al massi-mo livello. Quando ignoranza e irresponsabi-lità si sposano con la politica spettacolo, dal-la commedia alla tragedia il passo è breve.

Niente magliette dunque. Certo, consapevoli dei limiti di ogni civiltà e

anche della nostra, dobbiamo però indossarei migliori valori. E avere la prudenza ed ancheil coraggio di spenderli contro la guerra delleciviltà e l'idea stessa di questa guerra e di ogniforma anche culturale di conflitto.

L'Europa della libertà, della democrazia, deidiritti umani, dei diritti del lavoro non è ne-mica dell'Islam, e può essere, anzi è, una risorsaper tutto il mondo. Ci sono valori universali,che sono tali proprio perché possono felice-mente contaminarsi e inverarsi in orizzonti re-ligiosi e culturali diversi.

Dopo la manifestazione dell'11 febbraio aReggio Emilia il fronte della politica e della cul-tura è più teso e più aperto.

> Primo Piano

Dopo la manifestazione islamica, troppi interrogativi sono rimasti ancora senza risposta SIA CHIARO: L’OSPITALITA’ DEI REGG

segue dalla prima

Don Franco Ranza

Non è un interrogativo casuale. E' ripen-sare alla nostra storia e alle nostre radici. Que-sto vecchio continente nella sua metamorfosinell'Europa unita ancora fa acqua. Dove an-diamo? Che cosa vogliamo?

Oggi due parole impongono meditazionee trasparenza: ecumenismo e globalizzazione.Ecumenismo novità di confronto e di dialogoreligioso in una vera libertà di spirito e nel ri-spetto dell'uomo integrale:globalizzazione arricchimentonella diversità sfuggendo dal-la tenaglia pericolosa dell'ap-piattimento.

In questa realtà tentiamo dileggere i segni dei tempi equindi anche la manifestazio-ne islamica di questi giorni nel-la nostra città. Il fiume di gen-te di questi Fratelli Islamici(uniti da Abramo), che scorre-va lungo le strade del nostrocentro storico, hanno creatocuriosità e stupore, inquietu-dine e dubbi…il silenzio ose-rei dire religioso, interrotto so-lo dal suono delle campane, aimargini delle strade, è certa-mente una risposta, una ri-sposta che pesa nel nostro so-ciale. Il dialogo è incontro, èparola, è comunicazione aper-ta e costruttiva.

Sono tentato a chiedermi,nella forza dello Spirito: per-chè questa manifestazione? E'perchè nella nostra città? for-se per un'ospitalità al massimoo forse per una sensibilità po-litica alle porte delle votazio-ni?

I cartelli - non siamo per laviolenza- ottimali nel messaggio ma certa-mente logori nel significato originale della pa-rola pace.

Qualcuno ha detto: beati i pacifici, beati i pu-ri di cuore. Basterebbe incarnare nel nostro vi-vere giornaliero questo invito….non avremmopiù bisogno di cortei, si potrebbe camminarenell'ombra della sera senza timore, potremmofissarci negli occhi e ricordarci il valore di ognipersona e la gioia di vivere.

Questo nostro terzo millennio potrebbe es-sere ricordato come epoca di integralismo re-ligioso, di violenza e di crescente razzismo; lesperanze attese, i buoni propositi hanno ce-duto alle forza dell'attimo che fugge e alla leg-ge del più forte. Dove andiamo e che cosa vo-gliamo? Quando il cuore dell'uomo è un cuo-re di pietra, le pietre vengono lanciate e la-sciano un segno, una ferita.

La porta aperta all'ospitalità ha ceduto a unacreatività , non voluta, dove tradizioni e sto-

ria sono esorcizzate dalla prepotenza e del-l'ingratitudine.

La manifestazione islamica è certamente unsegno dei tempi; la storia va avanti non ritor-na mai sull'antico sentiero.

L'Occidente così sicuro, oggi è chiamato a ri-flettere con una nuova filosofia avvolta da unvalido e interessante patrimonio culturale, re-ligioso, economico.

Non è evitando un velo o togliendo una Cro-ce, o creando nuovi martiri della fede, che sirealizza la civiltà dell'amore e una società et-nica responsabile e costruttiva.

E' necessario il coraggio dell'umiltà, la ca-pacità di chiedere scusa, la semplicità della con-vivenza sincera…è necessario che il mondo isla-mico non voglia solo avere ma sappia anchedare, non sappia solo gridare ma sappia an-che analizzare ogni azione e dare ragione delbene e del male.

I Latini solevano dire: per aspera ad astra;la tolleranza non cammina solo su un binarioe la vita del subito e del facile è quanto maidiscutibile e pericolosa.

Si vorrebbe che l'ospite entrasse in punta di

piedi nelle nostre case e al saluto, sapesse rin-graziare con un sorriso fiducioso e ami-co…..La violenza, il commercio illecito e siste-matico di persone e di droga non aiuta la rea-lizzazione della pace voluta anche nelle pagi-ne del Corano; una religione che soffoca la vi-ta non è religione, una religione che offre lagioia di vivere, di sperare, di amare è segnodella presenza di un Dio grande , un Dio-Pa-dre.

Una globalizzazione che soffoca il diritto al-l'appartenenza è solo forza di potere e umi-liazione del debole; è e diventa imposizionesocio-economica e non proposta.

Un ecumenismo che è solo di parte non è unfiume che corre a valle ma una valanga che tut-to distrugge.

Guardiamo i nostri bambini, di tanti paesi,giocano insieme, sorridono insieme….sono l'ar-cobaleno del nostro futuro.

Proprietario Editore Editoriale Tricolore srl Direttore ResponsabileIvano DavoliArt DirectorRoberta CastagnettiServizi fotograficiStefano RossiMarco Moratti

Sede e RedazioneVia Pasteur 2 - Reggio EmiliaTel. O522.337665 Fax O522.397794Pubblicita’PUBLI7 via castaldi 2 42100 Reggio Emilia Tel.0522.331299 Fax 0522.392702 StampaGraficstamp srl - Montecchio Emilia (RE) - Tel. 0522 865688

Autorizzazione del Tribunale di Reggio Emilian. 1093 del 17/03/2003

STAMPA REGGIANAperiodico di attualità cultura spettacolo sport

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STAMPA REGGIANA > anno IV numero 3 > MARZO 2006 3

di Gianfranco Parmiggiani

Segnatevi questa data: sabato 11 febbraio,ovvero, come recita il titolo d'apertura di que-sto mensile, "La marcia su Reggio". Vi sembratroppo forte ed evoca scenari esagerati ri-spetto ai rischi visibilmente in campo? Ci so-no circostanze, come queste, che chiamano aduna provocazione senza offesa. L'enorme, vo-ciante corteo islamico che ha attraversato Reg-gio poche settimane fa in segno di protestacontro le vignette scabrose ritraenti un Mao-metto terrorista ed in nome di una genericaradice unica delle tre religioni monoteiste, se-gna un punto di non ritorno. Per una serie dimotivi: per la carica militante dimostrata dachi manifestava, roba da far impallidire i mae-stri della Cgil avvezzi a decenni di lotte socia-li; per la costernazione interrogante dei reg-giani in disparte a richiedersi i perché ed i mec-

canismi dell'integrazione; per la distanza si-derale, dobbiamo dircelo, tra quella fiumanaafricana e mediorientale e le poche decine dicattolici che il giorno prima, in piazza, si era-no dati appuntamento per ricordare, si badibene, non certo il pericolo insito nei "cartoon"ma un sacerdote martire morto ammazzato acriminale risposta di un azzardo di satira a cuila vittima era del tutto estranea; per la sceltadi Reggio, infine, come città simbolo di que-sta prova di forza musulmana. Una girando-la di interrogativi cui non rispondere sban-dierando la trilogia fallaciana come ha fattoqualche parvenu del commento locale im-provvisamente svegliatosi su questi temi daltorpore buonista spalmato in tutte le salse am-ministrative. Ma sarebbe addirittura da suici-dio metropolitano adottare la tattica dellostruzzo e come scimmiette inscenare il "nonvedo, non sento, non parlo". Nonostante la se-rafica certezza che diffondono molto imamsparsi nel nostro Paese (i quali, ahiloro, nonhanno avuto, nel bene e nel male, il Secolo deiLumi) sul fatto che l'Italia come l'Europa sa-ranno prima o poi islamizzata pacificamentegrazie alla forza della convinzione coranica,siamo ancora propensi a credere che la bat-taglia in atto, esportata e giocata brutalmen-

te su scala internazionale, sia ancora pre-minentemente un braccio di ferro tra l'I-slam moderato e quello talebano e nonrappresenti uno scontro di civiltà. Espor-tare la Jihad serve a creare un movi-mento unitario del terrore imposto edella paura subita e ad assoldare a mac-chia d'olio qualche "cala brache" loca-le alla causa dei presunti disperati e dun-que, "inevitabilmente kamikaze". Ma, èquesto il punto che ci riguarda assai davicino, questa lotta avviene anche dallenostre parti e Reggio può rappresenta-re in questo senso, un crocevia deter-minante. Ecco perché l'ambiguità silen-ziosa con cui l'amministrazione comu-nale reggiana ha accolto, senza ulterio-ri spiegazioni, la propaganda islamica,ha lasciato sconcertate molte persone. Quel-lo che è drammaticamente mancato all'im-ponente manifestazione islamica di Reggio, èstata una volontà reale di confronto: la lorocondanna della mancanza di rispetto conte-nuta nelle rappresentazioni di dubbio gustodel Profeta non si è snodata parallelamentesul terreno dei valori laici unanimemente con-divisi che avrebbero dovuto portare ad una al-trettanto netta condanna delle violenze av-venute in seguito ad una semplice seppur cri-ticabile pubblicazione. E chi ha autorizzato ilserpentone avrebbe dovuto chiederne conto.Ad istigare infatti le vignette danesi, è già sta-

to sottolineato, è la continua se-minagione di distruzione che gli in-vasati spargono in nome di un Co-rano adattato alla loro filosofia be-stiale. Sono quei muezzin dell'or-rore nascosti in rocciosi e indefini-bili minareti sempre più rassomi-glianti alla morte che diffondono.In questo caso l'atteggiamento piùgiusto è parso quello di un sacer-dote reggiano, don Francesco Ran-za che, al passaggio dei manife-stanti, ha da una parte spalancatole porte della chiesa cittadina diS.Francesco, in segno di accoglien-za ma dall'altra ha fatto vibrare lecampane del tempio cristiano. Ca-ritas con una mano aperta ma sul-

l'altra, ben saldo, il Vangelo. Chi "amministra"Reggio, da un punto di vista politico quantoreligioso deve alzare il livello di guardia sulfronte dei contenuti dei modelli di vita e di spi-ritualità e contro proporre a chi pretende e ba-sta, una stagione di vero dialogo tra la nostracultura e la nostra religione. Insomma una for-te società di accoglienza perché la loro "inte-gration" non deve significare la nostra "di-sintegration"

IANI NON VUOL DIRE SOTTOMISSIONE LA SILENZIOSA AMBIGUITA’DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE

di Franco Colosimo

Incredulità, sorpresa, preoccupazione, forse pau-ra: sono questi i sentimenti che hanno caratterizza-to i commenti dei reggiani alla notizia della manife-stazione dei musulmani in città.

Ci viene richiesto di esprimere un'opinione su que-st'evento e lo faremo da cittadini che partecipano at-tivamente alla vita pubblica della città e da cattoliciche hanno raccolto l'invito a misurarsi con le sfide chela vita pubblica comporta.

Se è vero che il nostro diritto alla libertà finisce do-ve comincia l'altrui diritto alla libertà, con quale giu-stificazione possiamo opporci alla volontà di mani-festare di un popolo offeso? La manifestazione chea Reggio ha raccolto centinaia di musulmani controle ormai tristemente note vignette satiriche in cui illoro dio era stato preso di mira ci spinge a rifletterenon tanto sulla dinamica della iniziativa in sé, quan-to più sulle precondizioni che l'hanno resa possibile.

Senza voler essere accusati di dietrologia, infatti,sarebbe inutile mettersi ad analizzare un fenomenoche potremmo definire di massa senza prendere inconsiderazione il fatto che soggetto di questo stes-so fenomeno è una parte di popolazione che fino a

ieri se ne stava silenziosa ad osservare, non aveva l'ar-dire di mescolarsi alla gente nostrana anche solo peraspirare ad un inizio di integrazione; è per questo cheabbiamo vissuto la manifestazione di sabato scorsocome un'invasione, come una violenza portataavanti su un territorio che ci appartiene e che nonvogliamo appartenga anche ad altri.

Attoniti e sconvolti siamo rimasti a guardare un cor-teo di musulmani che gridavano "Allah è grande, Vi-va Allah", quando pochi giorni prima noi cristiani po-tevamo contarci sulle dita di poche mani nel corsodell'iniziativa organizzata per don Andrea Santoro:una moltitudine compatta, sicura delle proprie con-vinzioni contro un insieme di persone che, forse, man-ca ormai anche di ideali comuni. La loro forza sta nel-la nostra incapacità di essere uniti, la loro prepoten-za nella nostra infinita dispersione: quante volte cisiamo chiesti che fine faremo, andando avanti di que-sto passo?

Non possiamo certo biasimare noi stessi: artefici delnostro destino, abbiamo lasciato che integrazione fa-cesse rima con mutilazione della nostra stessa cultu-ra, abbandonando le nostra tradizioni pur di non fa-re la parte di quelli che non volevano accettare il di-verso. E ora, che il diverso reclama i propri diritti, cisentiamo impotenti e arrabbiati, perché non possia-mo impedirlo ma al tempo stesso non vorremmo chele nostre radici venissero progressivamente cancella-te.

La manifestazione di sabato, non c'è dubbio, met-te in campo ben più del concetto di integrazione: fi-no a che punto siamo disposti a mettere in gioco noistessi e la nostra cultura per accettare una cultura per-meata da una religione come quella islamica? Finoa che punto possiamo accettare che i dettami di uncredo religioso che nelle sue forme estreme costrin-ge l'essere umano al sacrificio della vita influenzinoin modo costante la nostra dinamica sociale?

Sono domande sempre più pressanti, che cresce-ranno in modo proporzionale alla presenza di mu-sulmani nei nostri quartieri e nelle nostre città: perfare l'integrazione non basta che i nostri figli dividanolo stesso banco a scuola, non è sufficiente che ci af-fatichiamo a cercare compromessi che possano nonoffendere né noi né loro. Finché parleremo di "noi"e "loro" non sarà possibile trovare un punto di par-tenza comune: se il dio dei cristiani fosse stato offe-so come lo è stato quello dei musulmani qualcunodi noi sarebbe andato in piazza a manifestare? Avrem-mo fatto certo una smorfia di disgusto e pur sen-tendoci un po' in colpa avremmo lasciato cadere laquestione: "loro", quelli che nella nostra città amia-mo definire cittadini extracomunitari, integrati e non,non l'hanno fatto, e forse è proprio da questa im-prescindibile differenza che nasce l'impossibilità di unreale rapporto sincronico e paritario.

LA LORO FORZALA NOSTRA INDIFFERENZA

Il presidente del Centro Islamico reggiano, Driss Guessous consegna al Sindaco Graziano Delrio ( a destral’Assessore all’immigrazione Angelo Malagoli) il documento che condanna le vignette satiriche

Primo Piano >

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STAMPA REGGIANA > anno IV numero 3 > MARZO 2006

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STAMPA REGGIANA > anno IV numero 3 > MARZO 2006 5

di Don Gaetano Incerti

Perché tanto scalpore (sabato 11/02) per1000 mussulmani in piazza a Reggio che sfila-no in una "pacifica manifestazione" e che ti sa-lutano come il Papa: "La pace sia con te" e vo-gliono continuare un dialogo che non è mai co-minciato?.

Certo potevano risparmiarsela tale compar-sata perché più che mettere in evidenza il lorosdegno per le "vignette sacrileghe" avrebberodovuto pentirsi d'aver messo a fuoco e fiammemezzo mondo per tacere di quel povero preti-no definito "ingenuo" perché non conscio distare lì come una spina nel fianco per salvare 4donnette dal mal di strada. La vera sua colpaera "essere cristiano."

Ora noi occidentali abbiamo capito che Mao-metto vale più di Gesù Cristo in croce e che an-che il Papa può essereraffigurato come l'im-mondo maiale. Prendia-mo atto e facciamo pacesenza ricordare il tantobene e i tanti aiuti che l'I-talia cristiana dà all’isla-mismo senza contropar-tita. Non ci meravigliamoperché sono 1400 anniche ciò succede.

L'Africa settentriona-le, l'Anatolia, la Siria equant'altre erano il giar-dino della cristianità epoi è arrivato Maometto,dapprima con le buonemaniere, poi con un pe-sante sociale e l'oppres-sione fiscale per soli cri-stiani, poi il miraggio di un esilarante matri-monio terreno e paradisiaco e infine con le ar-mi a Lepanto.

Mai dialogo, mai reciprocità. Lo chiamano"scontro di civiltà", ma quale scontro di civiltà.Non c'entra né la cultura, né l'etnia, né il colo-re della pelle, è sempre stato solo uno "scon-tro di religione" perché l'ultimo profeta nonpuò essere Gesù Cristo, ma solo Maometto:Istanbul arabizzata contro Roma latino-cristia-na. Perché la religione divide i popoli? Perchéla religione non è una ideologia terrena ma èun altro DNA in noi fuori dalla natura umana.

I primi barbari soggiogati da Roma si sono in-tegrati perché hanno scoperto la "Lex Romana",l'equivalente di una religione. In seguito Fran-chi, Visigoti e Longobardi "fattisi cristiani" nonfurono più "barbari invasori ma Romani d'Oc-cidente".

Nel meridione d'Italia e in Spagna mai ci fuintegrazione, ma sempre due religioni. Così pergli Ebrei che gelosi della loro Torah, preferiro-no i ghetti all'integrazione.

I 20 milioni di islamici in Europa sono un"avamposto" dell'occupazione religiosa del-l'occidente. Loro l'integrazione non la voglio-no perché sanno che per integrarsi c'è solo unmodo: abbracciare il "senso cristiano della vi-ta" separando lo Stato dalla Religione. Non èl'Iran o l'Iraq od altri paesi, la loro Patria. La lo-ro Patria è l'Islam stesso, così come noi, se peril fatto di essere cristiani, rinunciassimo ad es-sere italiani. In Algeria, francese da mezzo se-colo, sono cambiate 3-4 generazioni, ma nullaè cambiato. Per restare islamici tanti non chie-dono neppure la nazionalità francese. I disor-dini nelle "Banlieus" non furono una rivoltaeconomico - sindacale ma una rivolta di "man-cata integrazione". Qui in Europa loro si sen-tono in "gabbia" sopportano la situazione pernecessità in vista di una futura "sottomissionedell'Occidente". Osservano le nostre leggi manon saranno mai Italiani o Francesi o Tedeschi,

rimarranno sempre e solo islamici.Nel 2020 la Turchia conterà 100 milioni di abi-

tanti, aggiungiamo i milioni "Turcofoni" del-l'Iran e dell'Iraq con doppia nazionalità, ag-giungiamo un centinaio di milioni tra Romaniae Bulgaria e 300 milioni di islamici passegge-ranno per l'Europa. Su 3 persone 2 saranno isla-mici.

Per questo sfilano in piazza pacificamente eda fronte alta e senza armi. La loro arma è l'"ute-ro" di ogni donna con 5 figli.

Allora l'Europa sarà tutta mussulmana? No,rimane una eventualità per una "eventuale con-

vivenza": la "disgregazionedell'islam dal suo interno" acausa del contatto con il nostromenefreghismo religioso. Ossia"quando le loro donne de-porranno il velo e si denude-ranno senza pudore come lenostre e si rifiuteranno per l'e-spansione dell'islamismo di fa-re figli, quando gli uominimangeranno carni impure eberranno lambrusco, quandonon li vedremo più a muc-chio pregare carponi nelle mo-schee, quando non pellegri-neranno più alla Mecca al-lora sarà la fine dell'Islam, connoi integrati perché saranno'diventati Cristiani'".

di Marcello SteccoAssessore provinciale alla Solidarietà

Francamente non mi meraviglia che, anchea seguito della manifestazione della ComunitàIslamica di Sabato 11 febbraio, si sia aperta a Reg-gio Emilia una fase accesa di riflessione e di con-fronto sull'Immigrazione.

I toni potranno essere più o meno condivisibi-li, alcune posizioni smaccatamente strumentali.C'è chi, prima della manifestazione, temeva "fuo-co e fiamme" e siccome ciò non è avvenuto nonha ancora trovato l'onestà intellettuale di rico-noscere questo risultato positivo, tutt'altro chesecondario. Oppure c'è ancora chi chiede patentidi dialogo interreligioso e non riconosce il gran-de valore religioso e civile rappresentato dallapartecipazione del Presidente della Comunità Isla-mica e dell'Imam della Moschea all'incontro inPiazza Prampolini per ricordare l'assassinio di DonAndrea Santoro, e la loro sottoscrizione, insiemeai cristiani, di un documento, poi consegnato alVescovo, in cui si afferma che "questo assassinioè maturato in quel clima di fanatismo religiosoche costituisce una forte minaccia al dialogo".

Ciò non significa che non si possano valutarecriticamente alcuni aspetti della manifestazioneo la stessa opportunità di promuovere questamanifestazione in una città che si è spesa comepoche in accoglienza e solidarietà.

Ad esempio, è giusto pretendere che sui car-telli gli slogan siano scritti in italiano e non è ac-cettabile che si parli di "giornalismo terrorista":

noi di terrorista conosciamo solo il terrorismo.Ciononostante, è indubbio che questa espe-

rienza abbia impresso un'accelerazione al porsi,da parte della comunità reggiana, gli interroga-tivi di fondo collegati al processo di immigrazionenon comunitaria (senza dimenticare che il nostroterritorio continua a costituire polo di attrazio-ne da parte dell'immigrazione del Sud del nostroPaese) perché i processi migratori a Reggio Emi-lia sono nel pieno della loro maturità.

A me questi interrogativi paiono sostanzial-mente due:

1) A quali condizioni può reggere la coesionesociale a Reggio Emilia di fronte a flussi immi-gratori già molto consistenti ma tutt'altro che alcapolinea?

2) Quale modello di integrazione può rivelar-si efficace e in grado di accompagnare una sfidacosì impegnativa?

Penso si possa convenire che questi duepunti vanno al cuore del problema e se ciòè vero, non possono essere connotati "di de-

stra" o "di sinistra" ma semplicemente og-gettivi, di buon senso. Riformiste o Con-servatrici saranno invece le risposte.

Reggio Emilia, come noto, è capitale italianadell'Immigrazione (alla pari di Treviso, dopo Bre-scia, Prato e Vicenza) con un 10% di cittadini noncomunitari, circa 50000, arrivati a Reggio Emiliain poco più di 10 anni.

Note le ragioni - le opportunità di lavoro nel-l'economia industriale e sociale reggiane e il dif-ferenziale di ricchezza/povertà tra Nord e Sud delmondo - non è impossibile immaginare una pro-secuzione del trend che potrebbe portare Reg-gio Emilia nell'arco di un decennio ad un forteimpatto sui livelli di coesione sociale.

Il Riformismo dovrebbe porsi di conseguenzadi fronte a questi fenomeni rafforzando il pro-prio patrimonio valoriale su Accoglienza, Soli-darietà e Cooperazione Internazionale, ma nel-lo stesso tempo evitando che questa frontiera eti-ca, oltre una certa soglia di criticità sociale, rischiil cortocircuito.

Da qui una strategia riformista che nonpuò che essere congiunta tra Governo na-zionale e governi locali, tesa a concertarecon rigore i flussi immigratori e il loro im-patto reale sui territori.

Per quanto riguarda il secondo aspetto, l'In-tegrazione, la sfida non è meno impari perché imodelli sperimentati in Europa nei Paesi di lun-ga tradizione immigratoria (Inghilterra, Olanda,Francia, Germania) si stanno rivelando buoni adaccogliere, sufficienti a far con-vivere, inadeguatia realizzare vera integrazione.

Come a dire che non è sufficiente un passa-porto per fare autentica cittadinanza.

Nel nostro caso il vero nodo è l'identitàdei "nuovi cittadini italiani", l'equilibrio cioètra appartenenza all'identità nazionale (co-noscenza lingua, Costituzione, leggi…), qua-lità sociale del tessuto urbanistico (no allezone ghetto), salvaguardia delle tradizionidei Paesi di origine.

In particolare, la relazione e il dialogo con l'I-slam devono essere segnati dalla conoscenza e dal

rispetto reciproco, in Italia e nei Paesi islamici,dalla condivisione dei valori di fondo, a partiredal primato della vita umana, di ogni vita uma-na, dal rifiuto "senza se e senza ma" della vio-lenza e del terrorismo, dalla autentica parità trauomo e donna.

L'Italia e l'Europa, e Reggio Emilia per la suaparte, hanno perciò interesse ad aiutare l'affer-marsi di un "Islam europeo" e non fondamen-talista invece di cimentarsi in anacronistici scon-tri di civiltà e di religione, pericolo questo sem-pre in agguato in entrambi i fronti.

Credo che anche per queste ragioni sia parti-colarmente apprezzabile la decisione della Con-sulta provinciale per l'immigrazione di promuo-vere la 1^ Conferenza provinciale dell'immigra-zione articolata su tre aree tematiche:

Accoglienza, integrazione, legalità;Lavoro, scuola, casa;Religioni e laicità.

ISLAMICI IN PIAZZA LA SFIDA DELL’INTEGRAZIONE

IL DIBATTITO DI STAMPA REGGIANA

Don Giuseppe Dossetti presente alla manifestazione per ricordare l’assassinio di Don Andrea Santoro

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6 STAMPA REGGIANA > anno IV numero 3 > MARZO 2006

> Attualità

VIAGGIO ALL’INTERNO DELLE TRE MENSE PER I

di Angela Colosimo

Entrare in una dimensionenuova, diversa da quella in cui haisempre vissuto, ti crea un vuotointeriore che ti costringe a riva-lutare tutto quello che hai sempredato per scontato e che invece permolti altri scontato non è.

Come un pasto caldo, ad esem-pio: per una giornata abbiamoprovato a vedere la nostra Reggiocon gli occhi di chi, un pranzo,non può permetterselo, e quindideve fare in modo di rimediare unminimo di calorie per finire lagiornata.

Le mense dei poveri, in città, so-no tre: quella del Vescovo, in cen-tro a due passi dal Municipio,quella della Caritas in via Adua, equella dei Cappuccini, in via Fer-rari Bonini. Tre, per una popola-zione di indigenti che sfiora il mi-gliaio: ogni giorno si rivolgono aivolontari delle mense centinaia ecentinaia di persone che non san-no come fare a conciliare neces-sità fisiche e desiderio di lavoro,impossibilità economiche ed han-dicap più o meno gravi cui farefronte.

A spasso per mense ci si rendeconto di quanto possa esserci die-tro all'opulenza spesso ostentatada un tenore di vita che non sem-pre riesce ad andare di pari pas-so con il portafogli, e la visionedelle cose un po' si ridimensiona.

In una qualunque giornata, avoler trascorrere la pausa pranzocome coloro che si rivolgono aquesti servizi gratuiti, si capisceche oltre al lavoro e alla mecca-nica routine di sempre si può an-che trovare il tempo di dedicare

un paio d'ore al volontariato "sulcampo".

Entrare in queste grandi sale, incui il bianco la fa da padrone, de-stabilizza: di persone ce ne sonotante, spesso il cartello "comple-to" blocca all'entrata chi è arri-vato un po' più tardi rispetto al-l'orario di apertura, eppure la dif-fidenza si percepisce quasi fisica-mente. Ognuno si fa <gli affarisuoi - come ci spiega un signoreche, avrà più o meno 40 annni,viene dalla Scozia e di professio-ne suona la tromba per la strada>.Sono pochi i gruppetti che si riu-niscono, per lo più di extracomu-nitari che prima o dopo il pasto sifermano a chiacchierare di fron-te all'ingresso della mensa, men-tre al contrario le donne arrivanospesso in coppia. Ne abbiamo in-crociate due, verso mezzogiorno,che dopo una passeggiata al mer-cato si sono rifugiate alla mensadel Vescovo: non hanno compra-to nulla, e un po' per ripararsi dalfreddo, un po' per riempire lo sto-maco, sono entrate. Nel grandeingresso c'è sempre posto perchi, oltre al pasto, desidera rilas-sarsi un attimo, restare anche so-lo per pochi minuti al caldo, e fa-re finta di non aver appena usu-fruito di un servizio destinato aipiù poveri.

Sguardi e comportamenti, a benvedere, sono sempre gli stessi: inciascuna delle tre strutture la di-namica del pasto è molto simile,e anche nei movimenti dei volon-tari si legge qualcosa di meccani-co, ormai collaudato, che nonammette sbagli. Non sempre, in-fatti, tutto <fila lascio>: <ognitanto capita che passa la polizia -ci raccontano dei ragazzi appenafuori dalla sala da pranzo - e do-po che abbiamo mangiato ci chie-dono i documenti>. E anche noi,nel nostro giro, di momenti <diperlustrazione> ne abbiamo visti:tutto sommato, questi non sonoposti propriamente <sicuri>. Dicoraggio, a stare qui dentro, bi-sogna averne: per il modo di co-municare e per il modo di tratta-re con le persone, prima di tutto,e per il modo in cui occorre ri-

cordare - <sempre>, sottoli-nea uno dei volontari - che laprivacy qui non è solo un ob-bligo, ma anche e soprattut-to garanzia di tranquillità. Ivolontari sono silenziosi eoperosi: si danno da fare aservire e sparecchiare, e dopol'ora di apertura al pubblico sifermeranno ancora per rias-settare in cucina. Sono vesti-ti di bianco, sembrano dei ful-mini mentre si aggirano fra itavoli: non fanno domande, eagli avventori va benissimocosì.

Dentro la sala da pranzo,grande con tavoloni squadra-ti e sedie allineate, il menùoffre un pasto completo, daservire in appositi vassoi: pa-stasciutta, un secondo, con-torno e, spesso ma non sem-pre, frutta o un dolce. Gliospiti sono veloci, divoranoquello che si può, e poi scap-pano via, sapendo che il gior-no seguente si ritroverannoancora: si respira un climaparticolarissimo, in questi luo-ghi. Ci si conosce quasi tutti,sia fra "ospiti" che fra volon-tari, e si capisce dal modo incui sembra che ci si saluti, nonappena entrati: eppure, è unaconoscenza molto superficia-le, che vive di sole occhiate a

accenni di sorrisi, e che si sfumanell'arco di pochi minuti, giusto iltempo di aprire la confezionecon dentro le posate, togliere i si-gilli alla pasta e buttare giù qual-che boccone. Non è necessarioterminare tutto: spesso capita diportare a casa qualcosa, oppure diricevere una sportina con il ne-cessario per la cena.

Mensa del Vescovo: è apertadalle 11 alle 12.30 dal lunedì alvenerdì. In tanti si affollano peraccedere alla sala del pranzo, e aben guardare sono soprattuttodonne, avvolte nei loro cappottiun po' retro che ricordano tantol'abbigliamento dell'est Europa,extracomunitari e senza tetto.

Ecco però che, fra questa po-polazione che di fattore comune

condivide la povertà economicama anche l'estraneità al nostroPaese, si intravvedono anche per-sone sole, che a vederle in giroper strada non si direbbe che il lo-ro pranzo si svolge qui.

Sono gli anziani con la pensio-ne al minimo, che a stento rie-scono a mantenersi una casa, so-no soli e sono costretti dallo sta-to delle cose a non sentirsi umi-liati a rivolgersi a servizi comequello che offre la mensa del Ve-scovo.

Sono circa 200 i pasti che ven-gono serviti qui ogni giorno, perun totale di volontari che si ag-gira attorno ai 25: <Ci ruotiamo -spiega uno di loro - in modo dapoter garantire un minimo dipersonale ad ogni turno>.

Mensa dei Frati Cappuccini:è aperta dalle 18.30 alle 19.30 dallunedì al venerdì.

Ecco l'alternativa per la cena:anche qui si ritrovano più o me-no le stesse persone che a pranzohanno usufruito della mensa divia del Vescovado. I frati accol-gono gli indigenti, e il pasto, al-meno per la giornata, è assicura-to: circa 200 posti per una storiache a Reggio va indietro di quasiquattro secoli, sull'esempio fran-cescano <della passione per l'uo-mo, per le creature e la loro sa-cralità>.

Un pasto caldo, e poi per i po-veri comincia la ricerca di un po-sto in cui passare la notte, e nonè sempre facile: ecco che allora, incasi di emergenza, i frati inter-vengono e danno una mano diaiuto anche al di là della mensa,sfruttando le offerte dei fedeli edi proventi delle vendite di bene-ficenza.

Mensa della Caritas: è apertail sabato, dalle 11 alle 12.30; do-meniche e festivi, dalle 11 alle12.30 e dalle 17.30 alle 19. Sonopiù o meno 150 le persone che sirivolgono a questo servizio, e an-che qui la popolazione è rappre-sentata da extracomunitari, don-ne dell'Est, e italiani abbandona-ti e indigenti. Funziona che i vo-lontari si mettono d'accordo, ge-stendo l'alternanza dei gruppiparrocchiali, dei singoli e dei lai-ci che si mettono a disposizione,e poi si comincia ad organizzareil lavoro. Il pasto (primo, secondo,contorno, frutta o dolce) si deci-

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STAMPA REGGIANA > anno IV numero 3 > MARZO 2006 7

Attualità >

POVERI: DEL VESCOVO, CAPPUCCINI E CARITAS

Fra i tavoli delle mense non èdifficile trovare qualcuno che si la-menta, qualcuno che urla e simette a imprecare. Spesso a rivol-gersi a se stesso con tono minac-cioso.

Vista dal di fuori è una scena tre-menda, che suscita una pena infi-nita: e allora ci chiediamo chi sia-no queste persone che non si in-contrano mai, che non fanno par-te della vita comunitaria ma chetuttavia esistono e rendono notala loro presenza in posti come que-sti. Sono le persone senza dimora,quelle che ci capita di incrociaresedute sui marciapiedi o accascia-te sugli scalini di una chiesa, e che

dopo uno sguardo rapido entranoa far parte di un repertorio di im-magini che non vogliamo ricorda-re: una popolazione che in Italiane conta 17mila, una popolazionesempre più giovane - si abbassal'età media, sia tra gli italiani chetra gli stranieri - e che ha tantiproblemi, spesso tutti insieme.

Più del 20% sono alcolisti, il 15%tossici, un altro 15% ha disturbipsichici: una panacea di proble-matiche che la società "evoluta" sirifiuta di curare. E allora eccociqua, ad assistere al fatto che an-che questi sono esseri umani e an-che a loro un pasto non dev'esse-re negato.

Non sappiamo esattamente co-me si chiami, ma ormai è diventatouna presenza fissa nel quartiere: almattino, quando esci di casa, è giàlì, in strada, con la sua cassettina diaccendini, libricini, fazzoletti di car-ta e braccialetti di tela; poi torni, lasera, e lui è ancora lì, che cerca divendere qualcosa ai passanti. Sempredi buon umore, pare, con un sorrisoche si allarga sul volto nero nero eillumina gli occhi ancora più scuri:spesso, di fretta come sempre, gli ri-volgiamo un <ciao> veloce mentregli passiamo accanto, quasi facciaparte dell'ambiente in cui siamo abi-tuati a vivere.

Come lui ce ne sono tantissimi, so-prattutto nel centro della città, e lafrase più tipica che usano per fer-marti, quando capiscono che non haiintenzione di comprare niente, è:<Dai, almeno un po' di soldi per unpanino!>

Allora una mattina lo fermiamo,gli compriamo uno di quei libri cheraccontano delle favole africane, egli chiediamo di raccontarci comefunziona la sua giornata: il nome lodice, ma è talmente difficile capirloe talmente imbarazzante richiedereche si fa finta di aver compreso. È se-negalese, in Italia da cinque anni ea Reggio da due: da come parla si ca-pisce che non è propriamente rego-larizzato. E del resto, come potreb-be? Un lavoro non ce l'ha, e con laBossi Fini non avrebbe scampo.

Fa il vu' cumprà, e riesce a mette-re da parte lo stretto necessario pergarantirsi un posto letto la sera e po-co altro: a pranzo va alla mensa. Nonse ne vergogna: come lui di frontealle mense ce ne sono parecchi, ex-tracomunitari più o meno integrati,più o meno disponibili a parlare eraccontarti la loro esperienza, dallefacce più o meno raccomandabili.

Marco - lo chiameremo così - ha24 anni, si sta laurendo in inge-gneria. Due volte la settimana vie-ne qui, alla mensa del Vescovo, perregalare un paio d'ore a chi ne habisogno.

Ci racconta com'è nata questa av-ventura: <Quando ancora frequen-tavo il catechismo gli educatori ciavevano proposto un'attività del ge-nere, ma il tempo non lo trovavomai. Poi, da quando ho cominciatol'università, mi sono aggregato ad

un gruppo di ragazzi della Parroc-chia che vengono qui un paio di vol-te al mese, e l'avventura è comin-ciata>.

Marco è un ragazzo normale, diquelli che giocano a calcetto, suo-nano la chitarra e la domenica nondisdegnano la messa: come lui, inquesti ambienti, ce ne sono tanti,che si danno da fare e non si stan-cano di servire ai tavoli, pulire le sa-le e la cucina. E magari, dopo, tor-nare a casa per studiare e speraredi laurearsi in fretta

de una settimana prima: <Qual-cuno si offre, ogni tanto, dimandarci il rifornimento com-pleto oppure ci offre dei soldi -spiega il responsabile della men-sa, Licinio Paterlini - ed in gene-re cerchiamo di diversificare leproposte, inserendo ad esempioanche il pesce una volta la setti-

mana>.Per chi si presenta a pranzo,

comunque, ecco che al terminedel pasto viene offerto anche unsacchetto con il necessario per lacena.

Un quadro superficiale, chenon basta a darci l'dea di quel-lo che succede veramente all'in-

terno di queste mense e dellepersone che le frequentano. Di-venta quasi impellente chieder-si come funzioni un meccanismoche, al di là di queste offerte,non garantisce assolutamentenulla ad una popolazione di in-digenti in perenne aumento.

DALL'ALTRA PARTE DEL TAVOLO

QUANDO LA STRADA DIVENTA CASA

MI COMPRI QUALCOSA?

Nelle foto alcuni “scatti” dalla mensa delVescovo e dalla mensa della Caritas

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STAMPA REGGIANA > anno IV numero 3 > MARZO 2006 9

Politica >

di Alessandro Carri

”E’ andata meglio di quel che sipotesse pensare”. Questo è il com-mento prevalente che ha fatto se-guito al risultato delle primarie del12 Febbraio, indette dai Democrati-ci di Sinistra per scegliere i loro can-didati alle ormai prossime elezionipolitiche. È andata meglio del pre-visto, perché hanno votato quasiventimila cittadini, almeno il doppiodi quelli sui quali si contava, e poiperché ha trovato conferma l’indi-cazione di Maino Marchi, segretarioprovinciale dei DS, sia pure con il 33% dei consensi. Inoltre, è stata ef-fettuata la scelta di una seconda can-didatura donna, Leana Pignedoli,che ha ottenuto una quantità di vo-ti superiore a quella di tutti gli altricinque concorrenti. Anche questonon era scontato e ha consentito dievitare gli inconvenienti che sareb-bero insorti se avesse ottenuto me-no voti dei concorrenti uomini.

Le primarie hanno tuttavia aper-to molti interrogativi, dimostrandoprima di tutto che i DS non sono piùquel partito “monolitico” che spes-so si tende a dipingere ed è questoun fatto nuovo che non mancherà diavere serie ripercussioni politiche,anche se la scelta di questa consul-tazione è apparsa coraggiosa e direale confronto democratico, tantoè vero che nessun altro ha avuto ilcoraggio e la forza di poterla effet-tuare.

Ora tuttavia è prevedibile una sor-ta di tregua elettorale ed un rinvioa dopo della cosiddetta “resa deiconti”. Sarà quindi interessante ve-

dere come si muoveranno le cose do-po le elezioni e come si comporte-ranno le diverse aree territoriali e po-litiche che si sono manifestate con leprimarie attraverso più candidati incompetizione. Non va dimenticatoche in queste primarie, con i rap-presentanti della Sinistra del Partito,si sono presentati candidati di areecome quelle della Val d’Enza, dellamontagna, della città, delle cerami-che, ecc… Non sarà quindi facilecomporre il mosaico in modo unita-rio a fronte delle importanti e im-prorogabili scadenze che si presen-tano.

Dopo le elezioni ci sarà da sce-gliere infatti il nuovo segretario del-la Federazione dei DS, in sostituzio-ne di Maino Marchi, e questo sarà ilprimo e difficile momento.

Da non dimenticare poi il rifiuto acandidarsi di Antonella Spaggiari. Unrifiuto, tutto politico, con critiche se-vere rivolte all’operato della Dire-zione del Partito e, più in generale,alla conduzione della cosa pubblicadella nostra città, con un intreccio trale questioni di Partito e quelle piùsquisitamente di carattere locale, chefanno pensare alla richiesta di veri-fiche congressuali e amministrative.

Vi sono poi i rapporti con gli alleatidell’Unione e, in particolare, conquelli della Margherita, che non sa-ranno certamente semplici, tanto piùche, con il Partito della Margherita,i DS dovranno discutere della costi-tuzione del Partito unico, Democra-

tico o dell’Ulivo che dir si voglia. Con le primarie dei DS è quindi ini-

ziato un percorso piuttosto acciden-tato che non sarà di breve durata eche non mancherà di suscitare più diuna qualche sorpresa. È un percor-so, in ogni caso, tutto da seguire sul-lo sfondo delle imminenti elezionipolitiche e alla luce dei risultati chene usciranno.

Intanto però mi sia consentito, atitolo personale e del giornale che miospita, di rivolgere i miei più fervidicomplimenti e auguri ai candidatiMaino Marchi e Leana Pignedoli.

Foto sopra: Maino Marchi e Leana Pignedoli

IL DIFFICILE PERCORSO DEI DS REGGIANI

Dopo le primarie, che hanno visto la vittoria diMaino Marchi e di Leana Pignedoli, molti inter-rogativi nel futuro dei Democratici di Sinistra

I PARTITI REGGIANI IN VISTA DELLE ELEZIONI

Con l'arrivo delle elezionila Margherita reggiana sipresenta come una fratturafemorale scomposta, un in-sieme di pezzi di varia di-mensione.

Castagnetti , il guru delpartito, leader sarebbe termi-ne inesatto e riduttivo, si pre-senta di nuovo alla Camera, inuno svolazzare di interviste edichiarazioni , sempre coe-rente con se stesso, datrent'anni lucido interpretedella politica che parla di sèpiù che dei problemi, ha at-traversato le stagioni dellaspesa allegra, della formazio-ne di un debito pubblico co-lossale, di Cirino Pomicino al-la Commissione Bilancio, edoggi si candida a dirigere il ri-sanamento del Paese con Pro-di (ex Presidente IRI), con DeMita (ex primo Ministro), conMastella (che ha nobilitato iltrasformismo in movimenti-smo),con Marini, Scalfaro,Mancino e perdonate se hodimenticato qualcuno.

Dopo di lui Albertina Solia-ni che nella vecchia DC hasempre contato pochissimo,ma che oggi conta molto nel-la famiglia Prodi, una donnaspecchiata ma che faceva po-litica già ai tempi della guer-ra fredda.

Il metodo di governo casta-gnettiano è dare ragione atutti, non impegnarsi con nes-suno, ciò rende ogni pezzodella Margherita convinto dirappresentare il "capo" e diavere in tasca la leadership.

Vediamo i frammenti piùgrossi: il gruppo di MarcoBarbieri (Consigliere regiona-le) e Pierluigi Saccardi (Vice-presidente della Provincia) so-no i signori delle tessere edelle preferenze, ovviamentein formato mignon rispetto alpassato DC. Esordirono, ante-signani di Apicella, suonandola chitarra alle feste dell'On.De Mita, oggi sono quelli chemeglio sanno gestire un par-tito, anche perché controllanobuona parte degli ammini-stratori periferici. Il gruppo diGraziano Delrio, che i mar-gheritici invidiosi definisconola banda dei quattro,usandoun’espressione ormai ovvia,composta da Delrio, UbertoSpadoni, Giuseppe Pagani el’architetto Magnani, oggi ar-ricchita dall'arrivo di Maurizio

Battini e dal concorso esternodi Giovanni Catellani. Rappre-sentano il potere amministra-tivo, sono la vera giunta, i Ds

contano poco, gli altri partitinulla. Tutto passa da loro equasi tutto lì si ferma.

Infine gli ex democratici oprodiani dispersi come gli Au-striaci dopo la sconfitta del'18, firmano appelli, invocanoruoli, in realtà non contanonulla, chi ha potuto ha chiestoun salvacondotto, come altrosi possono definire l'incaricoregionale all'Arch. Manicardie quello all' ACT per l'ex as-sessore Andrea Ferrari. Ilgruppo dei democratici van-tava per sua fortuna intelli-genze e professionalità chesono tornate ai loro campi diattività, novelli Cincinnato,una perdita per la città, nonper la Margherita che non leha mai amate.

Restano poi personaggi im-portanti anche se un po' "so-li": un Franco Colosimo "car-sico" ed in continuo movi-mento, uno Stecco che non haperso l'opportunità di farequalcosa dopo l'uccisione diDon Santoro, peccato che l'i-niziativa si sia limitata ad unaserata familiare.

Una maggiore apertura po-teva aprire la stagione dellabattaglia comune tra cattoli-ci di vari schieramenti e pro-venienze.

L'imposizione delle manidel guru mantiene insieme ipezzi della frattura, ma inprospettiva ognuno dovràscegliere se morire socialde-mocratico o moderato, in par-ticolare coloro che non de-vono difendere rendite di po-sizione. La Margherita oggi èuna sorta di partito "azioni-sta" con tante anime ed in-telligenze, senza una dire-zione precisa , fatta eccezioneper coloro che avendo il po-tere, devono conservarlo esemmai ampliarlo, approfit-tando, finchè dura, dello sta-to confusionale dei Ds locali.Ripetiamo, finchè dura, per-ché i Maino Marchi passanoed i Ds restano, così come re-stano i problemi della città:quelli non fanno dibattiti oprimarie, si mettono in fila elì rimangono in attesa di so-luzione e più la fila si allunga,più diventano gravosi.

Re. Po.

Nelle foto, dall’alto: Uberto Spadoni,Graziano Delrio, Maurizio Battini, Giusep-pe Pagani

LA MARGHERITACON TANTI PETALI

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10 STAMPA REGGIANA > anno IV numero 3 > MARZO 2006

di Claudio Ferrari (*)

L'analisi di alcuni dati sullosviluppo edilizio della nostra cittàha innescato, nelle ultime setti-mane, un dibattito fuorviante e ri-duttivo, occorre maggiore pru-denza. Si sono uditi e letti giudi-zi molto netti, con una intona-zione negativa. Si è drammatiz-zato un fenomeno che non solonon può essere connotato esclu-sivamente in maniera negativa,ma va anche inserito in un conte-sto più ampio. Perché l'aumentodelle produzioni in edilizia rap-presenta solo una parte della cre-scita ininterrotta che, negli ultimivent'anni, ha contraddistinto lanostra provincia e che io continuoa leggere prevalentemente inchiave positiva. Nel senso che og-gi, grazie a questo sviluppo, Reg-gio e la provincia offrono a tuttipiù opportunità, anche e soprat-tutto di lavoro, sono cresciute inquantità ma anche in qualità - sipensi solo allo sviluppo dell'Uni-versità o delle infrastrutture -mantenendo al contempo un al-tissimo livello di qualità e di coe-sione sociale.

Non ho, insomma, nostalgia

della Reggio di vent'anni fa.Né ritengo che alla pianifica-zione - ovvero ai Prg di que-sti ultimi anni - sia possibileaddossare tutte queste re-sponsabilità in ordine allo svi-luppo della produzione edili-zia. Campos Venuti, autore-volissimo consulente del Co-mune, ci ricorda ad esempioche il Prg di Reggio del 1967prevedeva un modestissimonumero di alloggi, ma ciono-nostante in quegli anni si re-gistrò in città una crescita im-petuosa della produzione edi-lizia. Al contrario il Prg del1983, che lo stesso CamposVenuti ha giudicato sovradi-mensionato di aree edificabi-

li, non impedì la stagnazione delmercato dell'edilizia.

Inoltre - come tutti i dati - an-che quelli recentemente diffusisulla crescita immobiliare dellacittà vanno letti con attenzione epossono essere interpretati at-traverso più chiavi di lettura. Lapiù corretta e appropriata, adesempio, ritengo sia quella dicorrelarli al numero di famiglie edi non limitarsi ad un sempliceraffronto tra un'epoca e l'altra oa bacini con diversi trend di svi-luppo. Si noterà così che il rap-

porto tra nuclei familiari e allog-gi è, negli anni, in realtà costan-te. E che a Reggio siamo di fron-te a un mercato che ha seguito inmaniera appunto costante la cre-scita del numero di nuclei fami-

liari. Nel senso che da un lato so-no aumentate le nascite e si è re-gistrata una forte immigrazione,dall'altro anche la nostra societàha dovuto fare i conti con feno-meni - si pensi ai single, che pure

necessitano di un alloggio - sco-nosciuti fino a pochi anni fa.

Bisogna poi tenere presenteche, a prescindere dal volere de-gli urbanisti e del governo locale,negli ultimi anni l'investimento fi-

nanziario si è orientato verso ilmattone, a Reggio come del restoin Italia ed Europa. In una città incui la ricchezza cresce più che al-trove è naturale che vi sia una for-te disponibilità dei privati ad in-

vestire in edilizia. Non a caso il trend di crescita

edilizia di Reggio è del tutto si-mile a quello dei comuni circo-stanti (da Albinea a Bagnolo, daRubiera a Sant'Ilario, da Correg-

gio a Quattro Castella), dunquecon un bacino di sviluppo omo-geneo. L'architetto Cavalcoli, in-caricato dal Comune capoluogo dilavorare al nuovo Psc (il Pianostrutturale comunale che ha so-stituito il 'vecchio' Prg), ha infat-ti registrato a Reggio la costru-zione di 1,15 alloggi ogni nuovonucleo familiare, un dato prati-camente identico a quello (1,13)riscontrato nei comuni della cin-tura.

Tutto questo, ovviamente, nonsignifica che non esista - anchenella nostra città - il problema del-la difficile sostenibilità ambientaledi questo nostro modello di svi-luppo, dalla qualità dell'aria alcongestionamento della mobilità.Il problema c'è ed enorme, manon può essere ricondotto unica-mente alla quantità della produ-zione edilizia.

E' poi paradossale avviare una

> Urbanistica

“SULLO SVILUPPO EDILIZIO TROPPI GIUDIZI RIDUTTIVI”

Dopo l’analisi di alcuni dati trasmessi nelle ultime settimane interviene l’Assessorealla Pianificazione Territoriale e Infrastrutture della Provincia di Reggio Emilia

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STAMPA REGGIANA > anno IV numero 3 > MARZO 2006 11

Urbanistica >

riflessione di ordine strategicosul nostro futuro, riducendo il tut-to ad un giudizio quantitativo sul-la sola produzione edilizia. Ab-biamo bisogno di ben altro respi-ro.

Dobbiamo seriamente interro-garci, piuttosto, sulla crescita diuna realtà fondamentalmentemanifatturiera come quella reg-giana e sull'impatto - alla lungadifficilmente sostenibile - chequesto sviluppo ha sulla qualitàdelle città, dell'ambiente e delterritorio. La risposta non può es-sere quella di fermare questo svi-luppo. Il tema è - purtroppo - mol-to più complesso. Si tratta, sem-mai, di decidere come orientarequesta crescita verso una mag-giore qualità, di come meglio or-ganizzarla. Di vedere come pro-durre un maggiore valore ag-

giunto, senza aumentare la quan-tità delle merci prodotte e movi-mentate.

Lo sviluppo diffuso di questi ul-timi anni, che ha fatto fin qui lenostre fortune, ad esempio, haportato con se' anche una fortedispersione del sistema insedia-tivo, sia residenziale sia produt-tivo, tale da indurre una semprepiù insostenibile domanda ditrasporto privato. Mentre cer-chiamo di migliorare le nostre in-frastrutture per affrontare l'e-mergenza di una mobilità sem-pre più critica, bisogna soprat-tutto pensare a ridefinire le re-gole della pianificazione, pun-tando ad una forte razionalizza-zione dei sistemi insediativi. Inaltre parole, si tratta di consoli-dare il sistema della mobilità - siasu gomma sia su ferro - preve-dendo un limitato sviluppo di po-che aree industriali che siano ser-

vite adeguatamente da questamobilità, in particolare quella,più ambientalmente sostenibile,

legata al sistema ferroviario. Sitratta di una operazione certa-mente non semplice, per la qualesarà ad esempio necessario ripen-sare anche alla governance delterritorio. Non penso infatti siapossibile ottenere risultati positi-vi continuando a mantenere trop-po frammentato, in ogni singolocomune, il sistema decisionale. E'indispensabile individuare 8-10poli sovracomunali nei quali con-tenere il futuro sviluppo indu-striale della nostra provincia, euna coerente azione di conteni-mento sulle aree restanti.

(*) Assessore alla Pianificazione Territo-riale e Infrastrutture della Provincia di Reg-gio Emilia

Nelle foto: alcune delle infrastrutture inrealizzazione: foto 1 il ponte di Puianello,foto 2 ponte di Casalpò a Poviglio, foto 3ponte Crostolo, foto 4 ponte Moglia foto5 ponte Risalta Campegine

di Sebastiano Simonini (*)

Penso di essere la persona menoindicata per parlare di sicurezza. Seè vero che non ho trascritto da nes-suna parte il PIN del bancomat (nondico sulla tessera stessa, come so fan-no in molti, ma neanche sull'agendao fra i numeri di telefono nella ru-brica del cellulare) e l'ho imparato amemoria con la speranza di non do-verlo mai cambiare, è anche vero cheutilizzo bancomat e soprattutto car-te di credito con grande disinvoltu-ra. Acquisto regolarmente su inter-net, pago rifornimenti di benzina, ri-storanti, negozi, in Italia ed all'Este-ro, sono un inguaribile sostenitoredella moneta elettronica; ma è an-che vero che qualche preoccupazio-ne in più negli ultimi mesi mi è ve-nuta.

Quello della sicurezza riferita inparticolare al problema della dupli-cazione e dell'utilizzo fraudolento di

carte clonate e dunque identiche aquelle che continuiamo a tenere intasca è un tema molto attuale. Ne-gli anni novanta era ancora il tem-po dei finti sportelli bancomat in tut-to e per tutto identici a quelli veri,con l'unica differenza che all'internoc'era una persona che tratteneva lacarta dell'ignaro cliente dopo averevisto digitare il codice segreto. Og-gi i tecno-delinquenti si sono deci-samente evoluti dal punto di vistatecnologico e procedono installandosopra alla tastiera dello sportellobancomat o del terminale POS unafinta tastiera che, collegata ad unoskimmer, raccoglie e memorizza tut-ti i dati della carta, incluso il PIN. Aquesto punto trasferire i dati così rac-colti su di una tessera magnetica inbianco è cosa da poco, ed il gioco è

fatto. I malviventi incominciano adutilizzare il clone della nostra cartae noi ce ne accorgeremo solo doposvariate settimane, facilmente solo almomento dell'arrivo dell'estrattoconto.

Non è facile difendersi, ma qual-che cautela ed una maggiore atten-zione possono aiutare.

L'ABI, Associazione delle BancheItaliane, ha affinato le tecniche diprotezione dei circuiti, applicando di-spositivi antiskimmer e prevedendola progressiva sostituzione, entro il2010, di tutte le carte in circolazio-ne con le nuove plastiche dotate dimicrocircuito, decisamente più sicu-re, mentre si sta anche lavorando adun'alternativa al PIN che prevede l'u-so delle impronte digitali… fanta-scienza o frontiera raggiungibile?

Per ora comun-que occorre difen-dersi con buon sen-so e molta attenzio-ne. Personalmentecontrollo che losportello bancomatsia in ordine, guar-do che tastiera efessura non presen-tino parti fissate inmodo precario, nelcaso di acquisti pres-so negozi ed altriesercizi cerco di con-trollare che chi ma-neggia la carta noncompia manovre

anomale (più passaggi nel medesimolettore o cose simili), ho poi fatto at-tivare il servizio degli sms di allerta,e controllo sempre con scrupolo gliestratti conto di banca e carte di cre-dito.

Altro capitolo riguarda l'utilizzodella carta di credito per i pagamentisu internet. In questo caso è consi-gliabile l'uso di una carta prepaga-ta ricaricabile (in caso di usi fraudo-lenti si perde solo la somma carica-ta sulla carta), oppure dedicare all-l'operatività in rete sola una carta frale diverse che abbiamo in nostro pos-sesso, in modo da facilitare i con-trolli; è poi importante riferirsi esclu-sivamente ad operatori di livello e

provata serietà e per i pagamenti an-che internazionali appoggiarsi aicircuiti sul tipo di Pay Pal, che offro-no ottimi standard di sicurezza e fun-zionalità.

Sebbene con qualche preoccupa-zione in più non esiste comunque al-ternativa all'uso della moneta elet-tronica che, in ogni caso, garantiscesempre maggiore sicurezza rispettoal contante ed a qualunque altrostrumento di pagamento.

(*)Relazioni Esterne - StampaBanca popolare dell'EmiliaRomagna

LA SICUREZZA DI CARTE DI CREDITO E BANCOMAT

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12 STAMPA REGGIANA > anno IV numero 3 > MARZO 2006

Negli ultimi mesi la coopera-zione, e Legacoop in particolare,sono stati al centro di vivaci po-lemiche nate dal caso Unipol-Bnl,ma che poi si sono allargate aquestioni che riguardano più ingenerale temi come il ruolo del-la cooperazione, la fedeltà ai suoivalori, il rapporto con le forze po-litiche e le amministrazioni pub-bliche, il rapporto tra le stesse as-sociazioni di rappresentanza del-la cooperazione.

Legacoop Reggio Emilia, siaper l'importanza del distrettocooperativo reggiano (ReggioEmilia è considerata la "Provin-cia cooperativa" per antonoma-sia), sia per la presenza di im-portanti cooperative nella com-pagine societaria di Unipol, èsenz'altro un osservatorio privi-legiato per un una valutazione atutto campo sulle polemiche chesi sono scatenate ma anche sulruolo economico e sociale dellacooperazione. Ildo Cigarini, pre-sidente da poco più di un annodi Legacoop Reggio Emilia, è sta-to tra i primi nella cooperazionead intervenire con parole nettesul problema Unipol-Bnl.

"Noi abbiamo sempre valutato po-sitivamente il progetto dell'Opa diUnipol su Bnl, che era un progettoindustriale e non di speculazione fi-nanziaria. Ma - spiega Cigarini - ab-biamo anche senza esitazione criti-cato, appena sono stati noti, i com-portamenti dei due massimi dirigenti

di Unipol. Perché, comeho già detto, al di là deirisultati a cui perverran-no le indagini della ma-gistratura, tutto ciò che èlecito non sempre è op-portuno, e quindi ritengoche sia necessaria la mas-sima trasparenza negliatti dei dirigenti dellecooperative. Con le vi-cende personali di Con-sorte e Sacchetti certa-mente si è assistito aduna violazione del codiceetico cooperativo da par-te di due importanti am-ministratori che godeva-no della fiducia di molteimprese cooperative ecertamente la loro con-dotta non è stata traspa-rente ma moralmente di-sdicevole. L'arricchimen-to personale perseguitoattraverso il ruolo rico-perto nell'impresa nonsolo è riprovevole mapuò produrre danni ma-teriali oltre che moraliper l'azienda stessa. E'però altresì vero che la reazione del-la cooperazione è stata immediata,che i responsabili si sono dimessi e in

questo la coo-perazione si èassunta fino infondo la re-sponsabilità digestire una si-tuazione nonfacile e moltocomplessa. Eanche qui - pro-segue Cigarini -bisogna dareatto ai nuovivertici di Unipoldi aver risolto intempi brevissi-mi, e senza al-cun danno pernessuno deisoggetti in cam-po, la situazio-ne creatasi conil parere sfavo-revole all'Opadi Bankitalia.

Ecco perché -prosegue il pre-sidente di Lega-coop - è inac-cettabile trasci-nare la polemi-

ca sui comportamenti di Consorte eSacchetti all'infinito, o finalizzarla aduna lotta politica in vista delle pros-sime elezioni. La storia e il ruolo del-la cooperazione va ben oltre i com-portamenti di due manager, anche sedi altissimo livello. Così come sonoinaccettabili le accuse mosse alla coo-

perazione reggiana, da cui emergeanche una fortissima insofferenza alruolo che la cooperazione ha svoltoa Reggio. La cooperazione reggianaha saputo crescere in coerenza coni propri valori, facendosi apprezza-re in tutta Italia e anche fuori dall'I-talia, creando occupazione e valoreper il territorio. Dobbiamo forse ver-gognarci dei risultati ottenuti? Sonorisultati ottenuti, certo, lavorandoanche con gli enti locali, alla luce delsole (come in Lombardia, in Veneto,in Sicilia, per fare qualche esempio).E' forse vietato, per una cooperati-va, lavorare in maniera del tutto re-golare con un ente locale? E tra l'al-tro questa supposto monopolio del-la cooperazione di matrice Legacoop,tanto per fare un esempio, è statoproprio recentemente clamorosa-mente smentito dall'indagine sugliappalti pubblici in Emilia-Romagnarealizzata da Nuova Quasco, da do-ve emerge che il ruolo delle coope-rative di costruzioni aderenti a Le-gacoop, e quindi anche delle impre-se reggiane, è ben lontano da esse-re un monopolio: sul valore com-plessivo degli appalti in Emilia-Ro-magna (10.778 miliardi di euro), lecooperative aderenti a Legacoop sene sono aggiudicati il 16%."

Rimane il fatto che il problemaUnipol-Bnl ha aperto anche del-le ferite nel mondo della coope-razione, e ha visto interventi cri-tici di esponenti della politica,della economia e della culturache in qualche maniera dovreb-bero essere a voi vicini.

"Certamente il caso Unipol-Bnl -conferma Cigarini - ha aperto un di-battito acceso, anche all'interno del-le nostre cooperative, ed è stato cau-sa di sofferenza. Ma qui occorre es-sere chiari, perché in molte occasio-ni ho avuto l'impressione che si par-lasse di una cooperazione immagi-naria. Infatti i nostri critici di "sini-stra" e di "destra", quelli cioè che ciricordano "l'anima perduta dellacooperazione" e quelli che ci invita-no a stare entro confini ben precisidel mercato, cioè a fare "i bottegai","i muratori", "gli agricoltori", im-

maginano una cooperazione chenon c'è più e che non può più esserci,e che probabilmente non c'è mai sta-ta. Immaginano o una cooperazioneideologica, alternativa al mercato esolo orientata al sociale; o una coo-perazione che non cresce, che rima-

ne marginale, che non può utilizza-re gli strumenti che legittimamenteil mercato può metterle a disposi-zione, insomma una cooperazioneche va bene se è confinata in una sor-ta di riserva indiana. Ma questa -spiega Cigarini - non è la coopera-zione italiana. La cooperazione inItalia ha migliaia di imprese, svilup-pa milioni di posti di lavoro ed è par-tecipata da milioni di soci. E' un si-stema articolato di imprese: piccole,medie, grandi. Imprese che operanoin una dimensione di mercato loca-le, imprese che operano sul merca-to nazionale e cooperative che si so-no internazionalizzate. Nei settoridella distribuzione, delle costruzio-ni, dei servizi e dell'agroalimentare,le cooperative hanno posizioni di lea-dership.

In un mercato sempre più grande,aperto e globalizzato, l'esigenza diintegrazione, di concentrazione e diinternazionalizzazione delle impre-se cresce. Così come cresce, in Italiae a Reggio, la necessità di progettiin grado di cogliere queste nuove sfi-de, e crescono naturalmente i fab-bisogni finanziari per continuare acompetere. Se pensiamo al solo set-tore agroalimentare, nelle primeventicinque grandi imprese dell'U-nione Europea non ci sono impresecooperative italiane, ma ci sono vi-ceversa cooperative di altri paesi del-l'Europa. Le cooperative non posso-no rinunciare a crescere se ciò è nel-l'interesse dei loro soci. E questo è ilpunto: l'impresa cooperativa deveorientarsi alla crescita utilizzandotutti gli strumenti che il mercato può

> Cooperazione

“DOPO LE POLEMICHE OCCORRE RIFLETTERESULL’IMPORTANZA CHE HA LA COOPERAZIONE”

CONTINUA LA NOSTRA INCHIESTA SU REGGIO “PROVINCIA COOPERATIVA”

Intervista a tutto campo al Presidente di Legacoop Reggio Ildo Cigarini

Ildo Cigarini

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Cooperazione >

STAMPA REGGIANA > anno IV numero 3 > MARZO 2006 13

offrirle purchè le sue scelte non sia-no in contrasto con il vincolo mu-tualistico che le contraddistingue. Lacooperativa nella sua crescita devesaper rinnovare lo scambio mutua-listico con i propri soci e preservarele condizioni della sua distintività so-ciale: la partecipazione democratica(una testa, un voto) alla vita del-l'impresa e l'indivisibilità del patri-monio. Due tratti distintivi che ciconsentono di beneficiare di unqualche vantaggio fiscale ma anchedue tratti distintivi di un modo di fa-re economia con una forte valenzasociale. Questa per noi è la coope-razione, un patrimonio che è un va-lore per tutto il territorio. Questo cisentiamo di dire agli amici di Conf-cooperative, perché siamo convintiche questo spirito non vada fuoridalla "retta via" della cooperazione.Poi, certamente, ci sono i problemiche riguardano la governance dellecooperative, l'applicazione correttadei valori cooperativi, così come sia-mo consapevoli dell'esistenza diproblemi e di limiti all'esercizio del-la mutualità economica in un mer-cato globale. Di tutto ciò si è discussoin numerose e partecipate assembleenelle nostre cooperative, dove si è di-scusso senza reticenze del caso Uni-pol-Bnl, sul rispetto dell'etica d'im-presa, sul rafforzamento degli stru-menti di controllo e di governo, maanche del futuro della cooperazio-ne."

Per Legacoop sono stati mesidi grande tensione, con attacchiprovenienti da più parti, e dovesi è arrivati mettere in discus-sione lo stesso ruolo della coo-perazione. Ce la farà Legacoop auscire da questa situazione?

"Sono ottimista. Come LegacoopReggio Emilia abbiamo commissio-nato una indagine demoscopica sul-la percezione del caso Unipol-Bnl esul giudizio che i cittadini reggiani

Dai dati elaborati da LegacoopReggio Emilia emerge che il va-lore della produzione è pari a5740 milioni di euro nel 2005; do-po anni di crescita a ritmi parti-colarmente sostenuti già nel 2004inizia un rallentamento che siconferma anche nel 2005 (la cre-scita si ferma sotto al 5%) ed è an-cora più accentuato nelle previ-sioni per il 2006 (stima +2,5%).Analogo andamento viene ri-scontrato per il valore aggiunto(1207 milioni di euro nel 2005):l'8% nel 2005 e il 5% nelle previ-sioni per il 2006. Il cash flow pro-dotto raggiunge i 355 milioni dieuro nel 2005; a livello di trend lacrescita ha toccato la punta mas-sima nel 2003, cresce nel 2004 enel 2005 mentre nelle previsioni2006 si riassesta mantenendosi co-munque su un livello superiore aquello del 2004. La redditivitàprodotta va ad accrescere il pa-trimonio netto dell'impresa cheregistra quindi un trend ampia-mente positivo. Negli ultimi 5 an-ni il valore assoluto passa da1071 a 1748 milioni di euro

(+63%). All'interno del patrimo-nio netto la componente del ca-pitale sociale ne segue il medesi-mo andamento mantenendoun'incidenza modesta e sostan-zialmente costante.

Gli investimenti tecnici sono

complessivamente in flessione giàdal 2004, attestandosi sui 142 mi-lioni di euro annui, cifra che vie-ne sostanzialmente confermataanche per gli investimenti del2005 e del 2006.

Il trend dei soci mantiene un

andamento uniforme, negli ulti-mi anni la crescita annua si è sem-pre mantenuta intorno al 3-4%. Ilnumero complessivo dei soci nel2005 supera i 572mila.

Dopo le ottime performance deltrend occupazionale degli ultimianni (fino al 2003 i tassi eranosempre sopra al 10% di crescitaannua), già nel 2004 si è avuto unprimo segnale di rallentamentodella crescita (+6,8%) che si con-ferma ancor maggiormente nel2005 e nelle previsioni 2006 (le sti-me sono di +0,28% per il 2005 e+2,46% per il 2006). Fenomeno dacollegarsi ad un rallentamento,dopo anni di boom, della cresci-ta di quei settori ad alta intensitàdi manodopera necessariamenteinteressati da ristrutturazioni e daun'evoluzione verso forme più in-novative.

Il numero complessivo di occu-pati nel 2005 è di 32.678 (10.000unità in più dal 2000 ad oggi);guardando al solo territorio pro-vinciale, sono occupate 12.746persone, 3,6% in più dell'annoprecedente

Le cifre di Legacoop Reggio Emilia

esprimono su Legacoop rispetto adaltre istituzioni locali. Sono convin-to che da questa indagine uscirà unaimmagine della cooperazione chetiene, che continua a mantenere ilsuo ruolo positivo per lo sviluppo delterritorio. Ma sapremo senz'altroreagire costruttivamente anche aeventuali rilievi sugli aspetti della go-vernance e dei controlli. Presentere-mo i risultati di questa indagine conuna iniziativa pubblica (ci tengo asottolinearlo) che si terrà il 3 marzoal Classic Hotel alle 16. In quella oc-

casione ci confronteremo con tre im-portanti giornalisti come EdmondoBerselli, Oscar Giannino e MassimoMucchetti. E poi sono ottimista per-ché è quello che creano le nostrecooperative che è positivo. Propriodue mesi fa abbiamo presentato i ri-sultati del 2005 delle 250 cooperati-ve aderenti a Legacoop. Sono datipositivi, particolarmente per quantoriguarda il valore della produzione,il valore aggiunto, il cash flow e l'u-tile, che continuano a crescere, an-che se siamo di fronte ad un quadro

economico nazionale non certo po-sitivo, che crea preoccupazioni per il2006 anche nel mondo cooperativo.I tagli alla spesa pubblica, le pro-spettive incerte sull'aumento delladomanda, vengono valutati con mol-ta attenzione da un aggregato comequello cooperativo, forte soprattut-to nell'agroalimentare, nei servizi al-la persona, nella grande distribu-zione e nelle costruzioni, che non po-trà alla lunga non esserne colpito.Comunque i risultati che le nostrecooperative hanno ottenuto si atte-

stano su livelli superiori a quelli ter-ritoriali e nazionali, pur con notevolidifferenze tra i diversi settori di at-tività. Alcuni dati, che si collegano al-la missione mutualistica della coo-perazione, sono particolarmente si-gnificativi: nel 2004, per esempio,l'83% degli utili prodotti sono andatia riserva indivisibile, mentre 18 mi-lioni di euro sono ritornati ai soci sot-to forma di ristorno e dividendo.So-no specialmente questi i dati che mifanno essere ottimista.

I. DAV

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14 STAMPA REGGIANA > anno IV numero 3 > MARZO 2006

di Cristiana Boni

Il Gruppo Giovani Industriali del-la Confindustria reggiana ha elettoa fine gennaio il nuovo PresidenteGraziano Grasselli di 35 anni Ammi-nistratore delegato nell’impresa difamiglia. Raccoglie il testimone daMaria Cristina Gherpelli e una can-didatura sostenuta anche dalla pre-sidente regionale Anna Maria Arto-ni. Una elezione al maschile dopouna gestione tutta in rosa.

Abbiamo incontrato Grasselli chein questa intervista si racconta.

Graziano Grasselli, perché haaccettato di candidarsi?

La mia personale esperienza al-l'interno del Gruppo Giovani im-prenditori vissuta in questi anni, pri-ma come membro del Consiglio Di-rettivo poi come Vice Presidente. Hodeciso di candidarmi perché, fortedella fiducia dei colleghi del Gruppo,desidero contribuire a svilupparel'attività di chi mi ha preceduto in unpanorama organico di lungo perio-do, ed in parte ricambiare, con il mioimpegno personale, ciò che ho ap-preso in questi anni.

Quali sono i suoi progetti, co-sa intende sviluppare a favoredei suoi associati?

La chiave di volta per rinnovare ilsuccesso di un impresa, di una clas-se dirigente, di un territorio credoconsista nell'attitudine a mettersi indiscussione e a rischiare, attraversouna capacità strategica ed un ap-proccio manageriale, nella ricercadell'efficienza. E' infatti fondamen-tale coltivare una cultura d'impresa,che consenta di sviluppare unosguardo sul futuro e avere strumen-ti che possano costituire quell'assonella manica in più al momento giu-sto.

Al fine di incentivare la maggioreconoscenza e rendere noti strumen-ti che non tutti conoscono e che ilconsulente d'impresa spesso ignora,stiamo per inaugurare una serie diincontri utili a comprendere il cor-retto utilizzo delle fonti finanziarierispetto ai fabbisogni, dal titolo Dal-la gestione familiare della finanza al-la finanza d'impresa, il primo deiquali si terrà il 23 febbraio.

Nella tarda primavera daremo in-vece avvio ad un progetto di livelloassoluto, una nuova serie di incontri

con esperti e testimonial di altissimostanding, centrati sul cambiamentodell'impresa alla ricerca di perfor-mance eccellenti in mercati globali eaperti, realizzato con la docenza delGruppo Ambrosetti di Milano e inpartnership con i colleghi dei Grup-pi Giovani di Parma e Modena.

Chi e' il suo modello, un uomod'impresa che lei guarda comeun esempio e perché?

Il mio primo modello imprendito-riale è mio padre, mi ha dato la pos-sibilità di "respirare" l'aria d'impre-sa fin da piccolo, è sempre riuscito aconiugare con estrema sensibilità ilvalore della famiglia ed i progettid'azienda senza mai che l'uno pre-cludesse l'altro. Oggi il nostro rap-porto professionale e personale con-tinua ad essere ottimo, fortunata-mente ricco di divergenze di opinionie momenti di confronto.

Non commettiamo l'errore di es-sere troppo esotici nel trovare ispi-razioni e modelli, il nostro territorioè ricco di riferimenti che non dob-biamo dimenticare. I grandi im-

prenditori della nostra provinciavantano storie personali e perfor-mance aziendali che non possonoche essere considerati modelli di li-vello assoluto.

Le tre caratteristiche che devepossedere un buon imprendito-re?

Il coraggio per saper rischiare co-stantemente. La velocità, sia deci-sionale che esecutiva, da cui semprepiù spesso dipendono le sorti di unbuon progetto di partenza. La chia-rezza di visione, saper ipotizzare sce-nari nuovi a medio e lungo termine,per mantenere sempre alta la ten-sione nella ricerca di nuovi spazi enuove opportunità.

Cosa vuol dire essere un gio-vane imprenditore oggi: è unasfida, un problema o un'oppor-tunità?

Essere un giovane imprenditore, omeglio un imprenditore giovane, èsoprattutto un grande privilegio. Laconsapevolezza che essere impren-ditori non è, e non è mai stato, fa-cile ci richiama costantemente allasfida con noi stessi e non dovrà maiessere percepito come un problema,neppure come un'opportunità mo-mentanea. Fare impresa, infatti, nonè un salto nel vuoto, ma un lungo

percorso che parte da una attentavalutazione di noi stessi e dal con-vincimento che l'ostacolo maggioreal successo delle nostre attività spes-so siamo proprio noi.

La sua vita privata: come con-cilia i suoi impegni professiona-li e il tempo libero?

Non ho e non ho mai avuto nem-meno in passato la capacità di sepa-rare la vita privata dalla vita pro-

fessionale. La quantità e la qualitàdel tempo libero dipende stretta-mente dalla mia attività quotidiana,dall'intensità dei problemi e dal nu-mero delle nuove iniziative nellequali intendo impegnarmi. Tuttavia,non l'ho mai considerato un limitepersonale. Certo, sono sicuro non siafacile per la mia famiglia.

Pratica sport e quali sono lesue passioni?

Non pratico nessuno sport, ho di-verse passioni che negli ultimi anninon ho avuto la possibilità di potercoltivare con assiduità. Ultimamen-te riesco con una certa costanza atrovare spazi da dedicare all'artecontemporanea, alla lirica ed aigrandi pianisti del repertorio ro-mantico che cerco di seguire sul ter-ritorio nazionale.

Ha sempre pensato di farel'imprenditore o il suo sogno nelcassetto era un'altro?

Come le dicevo in precedenza hoavuto la possibilità di poter respira-re l'aria d'impresa fin da piccolo, loconsidero il mestiere più gratifican-te e completo in assoluto. Sviluppa-re le proprie idee e vederle realizzatenelle nostre imprese è un esperien-za professionale senza pari. Non homai valutato altre ipotesi nemmenoin momenti di grandissima preoccu-pazione e stress.

Ci descriva la sua azienda, co-me è nata e come è la sua realtàoggi?

L'azienda nasce per volontà dellamia famiglia nel 1975, producendoinizialmente un esiguo numero dimacchine molto specializzate per l'in-dustria alimentare. La struttura im-mediatamente orientata ai mercatiesteri ci ha consentito di riposizio-narci velocemente come riferimentodi alta gamma e di altissima specia-lizzazione sui mercati mondiali. Oral'azienda realizza diversi prodotti dialta specializzazione. Considerandola qualità, l'età e la motivazione deinostri collaboratori siamo fiduciosi dipoter occupare a breve nuovi seg-menti del mercato mondiale con pro-dotti estremamente innovativi. Gras-selli S.p.A impiega ad Albinea 75 ad-detti, abbiamo una sede produttivanegli USA ed una commerciale in Bel-gio, ed esportiamo in più di 50 pae-si. Sono convinto che per il nostroterritorio siano importanti le azien-de come quella che rappresento, nontanto per le dimensioni, certamentenon significative, ma perché rap-presentano un clichet tipico del si-stema economico reggiano, che com-pete su tutti i mercati ed ha ancoraparecchie potenzialità inespresse.

Foto in centro: Grasselli Spa - Macchine perl’industria alimentare - Albinea RENella foto sotto, tra il pubblico presente al-la elezione del nuovo Presidente , in primafila, Anna Maria Artoni, responsbile regio-nale Assoindustria

> Industria

GRAZIANO GRASSELLI: “IL PRIVILEGIO DI ESSERE UN GIOVANE IMPRENDITORE”

Graziano Grasselli

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STAMPA REGGIANA > anno IV numero 3 > MARZO 2006 15

Economia >

di Dario Caselli

La campagna elettorale è entra-ta nella sua fase finale, la "par con-dicio" una classica legge all'italiana,metterà la sordina alla rissa media-tica riportando il dibattito nei suoiluoghi deputati, le piazze italiane.

Nel frattempo anche nel mondobancario è da tempo in corso unasorta di campagna elettorale che hacambiato il volto del sistema e locambierà ancor di più nei prossimimesi ed anni.

Pur ritenendo che la politica siagiustamente il perno che fa girare unPaese o lo condanna al declino, nonpossiamo nasconderci che oggi il po-tere vero non è quello che si eserci-ta dal governo, quanto piuttostoquello dei vari potentati industriali,finanziari e mediatici.

Poiché la situazione italiana si puòrozzamente descrivere come un si-stema a cascata dove le banche con-trollano, attraverso i prestiti, molteimprese ( ad esempio Fiat e Tele-com), a loro volta molte imprese con-trollano i giornali (ad esempio Fiatcontrolla Stampa e Corriere) non èquindi fuori luogo in questo mo-mento parlare di banche anziché dipolitica.

Le dimissioni di Fazio e l'arrivo diDraghi segnano una discontinuitàmolto profonda, Fazio era un con-vinto difensore dell'italianità dellebanche, proprio perché perno del si-stema economico e perché le rite-neva ancora deboli per misurarsi nel-la sfida con i grandi gruppi stranie-ri.

Draghi è l'uomo delle privatizza-zioni, certamente non eserciterà lasua moral suasion, né per fermare leaggregazioni interne, né quelle tran-snazionali. Tra i due vi sono inoltrediversità caratteriali, di età e di for-mazione culturale, Fazio ha vissutola sua esperienza nell'era di una Ban-

ca d'Italia sovrana, Draghi la inizianell'era della Banca Europea, non cisarà quindi da stupirsi se assisteremoanche ad uno snellimento e ad unadiversa specializzazione della Bancad'Italia stessa. L'arrivo in Italia, in for-ma diretta, delle banche straniere èun ulteriore elemento di novità, conl'eccezione di Deutsche Bank chepossedeva da tempo una rete disportelli propri, le altre banche stra-niere erano presenti, anche in formasignificativa, nel capitale delle prin-cipali banche italiane, ma non le pos-sedevano per intero. Oggi ABN haacquistato Antonveneta e BNP haacquisito BNL. L'arrivo di due gran-di gruppi, molto redditizi, in parti-colare BNP, non potrà che cambia-re lo scenario concorrenziale e fa-vorire la liberalizzazione del sistema.

Unicredit ha infatti già avviatouna campagna pubblicitaria basatasull'abolizione delle spese di chiusuraconto, probabilmente per prevenirele mosse dei nuovi arrivati, inoltrequeste due acquisizioni hanno in-nescato una serie di fenomeni chepossono mettere in moto un gran-de risiko tra le banche italiane, pro-babilmente ABN cederà la sua quo-ta in Capitalia a qualche altro gran-de gruppo bancario, infatti nessunodegli attuali soci sembra in grado diacquisire una quota del 7% che va-le oltre 2.000 mld delle vecchie lire.

Per quanto riguarda la BNP già pro-prietaria del 50% di Findomestic, lapiù grande azienda italiana di cre-dito al consumo, possiede una quo-ta di poco inferiore del 10% dellaCassa di Firenze, banca dove è incorso un braccio di ferro tra la Fon-dazione, azionista di maggioranza,ed il San Paolo di Torino, proprie-tario del 19% con una opzione a in-

crementare considerevolmente lasua quota.

Se la banca francese lascerà queltavolo prevarrà il San Paolo, vice-versa mantenendo la quota favoriràla vittoria della Fondazione, avendoinoltre acquisito il 5% di Finsoe checontrolla Unipol, è entrata anche indiretta concorrenza con il Monte Pa-schi. Il Presidente della Fondazionefiorentina, nonché di Findomestic,Edoardo Speranza, vede con moltofavore un polo bancario assicurativotra Unipol , Cassa di Firenze e BNP-BNL. Nell'immediato non sono pre-vedibili altri ingressi di gruppi stra-nieri,anche perché le banche italia-ne hanno un rapporto prezzo/utili(P/E) più elevato dei competitors in-ternazionali; l'unica novità potrebberiguardare Capitalia se il Santan-der già presente nel San Paolo di To-rino rilevasse la quota degli olande-

si puntando ad un'integrazione traTorino e Roma, o comunque deci-desse di mantenersi aperte entram-be le opzioni. Sebbene se ne parlimolto saranno difficili le aggrega-zioni tra i primi quattro gruppi ita-liani, Intesa ed Unicredit sonoproiettati principalmente verso l'Esteuropeo ed hanno un azionariato re-lativamente stabile, restano dispo-nibili per questo tipo di aggrega-zione San Paolo, in particolare sedovesse rinunciare alla Cassa di Fi-renze,ed MPS profondamente con-dizionato dalla politica locale e in ca-so di probabile vittoria del centrosi-nistra anche da quella nazionale, l’al-leanza tra San Paolo e MPS sembre-rebbe non essere sgradita al neo go-vernatore Draghi. Il vero movimen-to è atteso fra le banche popolari, idue dossier più urgenti riguardanola Popolare Italiana a cui sono in-

teressati in molti: BPM, BPVeN,BPER e Unipol (vedi box) e la Po-polare di Intra oggetto di un'ispezione della Banca d'Italia cheha portato alla luce gravi pro-blemi interni e patrimoniali. Suquesto piccolo ma radicatissimo

istituto si confrontano la Popolare diVicenza e la Popolare dell'Emilia Ro-magna, mentre si tiene coperta la Po-polare di Milano. Per quanto ri-guarda il Credem, secondo i rumors,non è un mistero che la famiglia Ma-ramotti miri a concentrarsi sul corebusines dell'abbigliamento, del restoè già anche grande azionista di Uni-credit. Potenziali acquirenti sonosempre gli stessi di cui si parla datempo: Deutsche Bank, Banca Lom-barda, MPS, ma l'istituto presentafondamentali elevati, un P/E di 19 eviene valutato 3.6 volte il valore dilibro.

Quello che è certo è che il cambiodel Governatore avendo diminuito ildirigismo dell'Istituto centrale, ren-derà ogni partita aperta e su ognitarget vi saranno più competitori.

Alcuni multipli di banche italiane interessateal risiko e delle principali banche stranierepresenti in Italia (fonte Bloomberg) Dati 2005

P/E P/BV EPS ROE CAPITALIZ

Banco Pop Vr-No 13,3 1,93 1,11 1,8 7436Banca Intesa 13,8 2,14 0,28 12,4 28708San Paolo Imi 18,7 2,32 0,76 8,4 20947Unicredito 14,6 2,44 0,34 16,1 62722Monte Paschi Siena 14,3 1,97 0,17 8,2 10614Capitalia 16,1 1,94 0,15 8,1 15924Popolare Milano 18,8 1,29 0,32 5,2 4442Popolare Italiana ------ 1,3 0,58 6,1 4339Cassa Firenze 21,7 2,64 0,09 10 3382BP Intra '----- 1,8 0,4 5,1 682Abn Amro 10,3 2,2 2,43 24,4 47820Bnp Paribas 12 1,76 7,06 16 63643Banco Santander 12,1 1,89 1 16,8 75239Bbva 14,8 3,45 1,12 25,9 56254Deutsche Bank 11,2 1,68 8,17 9,1 50412Societe Generale 13,4 2,61 10,2 17 51416

LA CALATA DELLE BANCHE STRANIERE Chi sono gli istituti stranieri che puntano alla conquista del mercato italiano.

Continua la telenovela Unipol, comein ogni telenovela che si rispetti i pro-tagonisti restano gli stessi ma lo sce-nario cambia radicalmente.

Da gruppo che si è visto negare l'au-torizzazione all'acquisto di BNL, per-ché "aveva mezzi insufficienti", agruppo con un capitale libero di 4 mlddi euro. Ora l’assicurazione ha difronte a sè due strade: una restituireai soci, in particolare le Coop, l'ecce-denza di capitale, sottoforma di divi-dendo straordinario, l'altra di inve-stirlo nell' acquisto di banche o assi-curazioni.

Constatata una scarsa propensionead operazioni transnazionali, Unipolritornerà a percorrere i vecchi sentie-ri: far crescere Unipol Banca, oggi trop-po piccola, acquisendo piccole banchecome la già corteggiata Cassa di Fer-rara, o tentando di entrare in corsa perla Banca Popolare Italiana, che coni suoi mille sportelli le darebbe la di-mensione richiesta, o più probabil-mente attendere che il risiko tra i mag-giori gruppi bancari italiani, metta sul

mercato numerosi sportelli a causa del-le sovrapposizioni territoriali e del-l'intervento dell'Antitrust. Con tantodenaro perché non pensare al Cre-dem? E’ costoso ma ha tutte le eccel-lenze che servono ad Unipol Banca,compreso il management.

Sul fronte assicurativo vi è ancora untarget interessante: è la Toro che la fa-miglia De Agostini "soffiò" proprio adUnipol, ma il prezzo che già allora l'ADSacchetti aveva giudicato eccessivo,è lievitato di oltre 1000 mld di vecchielire, ormai però nel mondo assicura-tivo i pezzi in vendita sono pochi ed iprezzi diventano per conseguenza diaffezione. Anche se questa opzioneappare meno probabile della prima inquanto comporterebbe la rinunciaallo sviluppo del ramo bancario e con-seguentemente la vendita di UnipolBanca. C'è infine da considerare chel'andamento di Unipol è molto buo-no e nonostante sia gestita da "co-munisti", ha tra i suoi assicurati perfi-no la famiglia Berlusconi

D.C..

UNIPOL, COME INVESTIRE 4000 MILIARDI DI EURO

Mario Draghi

sede Banca d’Italia

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16 STAMPA REGGIANA > anno IV numero 3 > MARZO 2006

> Documenti

TRE PIAZZE NUOVE E UNA STRADA: ECCO

PIAZZA DELLA VITTORIAPIAZZA MARTIRI DEL 7 LUGLIO

Il progetto intende privilegiare un uso pedonaledello spazio con la proposta di deviare il traffico aipercorsi tangenti i fronti che delimitano l'interven-to ad est e ad ovest e impedendo attraversamenticarrabili in senso longitudinale. La nuova pavimen-tazione è realizzata in lastre a tagli e cromie diffe-renti, disposte uniformemente a correre in senso or-togonale al fronte dell'isolato S. Rocco, permean-done lo spazio del portico fino al limite delle vetri-ne.

Le due piazze vengono connotate secondo la lo-ro peculiarità: attribuendo a Piazza Martiri del 7 Lu-glio, dalle dimensioni più ridotte, il ruolo di piazzapiù raccolta, ideale per la sosta dopo una passeggiataper le vie della città; a Piazza della Vittoria quellodi ampio spazio di rappresentanza, affascinante esuggestivo per il carattere metafisico che sprigiona.

L'elemento di raccordo e cerniera fra le due piaz-ze viene caratterizzato da ampie zone trattate a ver-de e specchi d'acqua.

La zona che lambisce il parco del Popolo viene se-gnata con giochi d'acqua a terra e nuovi elementidi arredo urbano.

L’ASSE VIA MORANDIVIA PATERLINIUn'infrastruttura paesaggistica si so-

vrappone alla cittá. Un processo piú cheun progetto. Una successione di fasi, cor-rispondenti ai diversi stadi di una me-tamorfosi.

Gli elementi nascono, si spostano oscompaiono, secondo il ritmo di evolu-zione della città in trasformazione.

Sono valorizzati i segni che attraver-sano l'area di progetto perpendicolar-mente all'asse viario e preesistenti allasua costruzione: rogge, canali di irriga-zione e vegetazione ripariale. A questisistemi ambientali a scala territoriale siappoggia un sistema di percorsi ciclo-pe-donali alternativo a quello carrabile, checompleta e integra quello giá esistente.

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STAMPA REGGIANA > anno IV numero 3 > MARZO 2006 17

Documenti >

COME IL CENTRO STORICO CAMBIERA’ VOLTO

PIAZZA PRAMPOLINIUna proposta formale ed urbana guidata dai va-

lori storici, simbolici e funzionali del luogo : - la creazione di un'immagine intensa della prin-

cipale piazza della città,- il rispetto e la valorizzazione di un ricco patri-

monio edificato,- un intervento perenne, duraturo nel tempo,

nello stesso tempo sul piano del lessico estetico enella propria consistenza.

Un progetto semplice, flessibile, evolutivo, chepuo' adattarsi a numerosi usi.

Un progetto semplice e flessibile e allo stessotempo sobrio e nobile. L' intervento si applica al-la pavimentazione per realizzare:

- un suolo nobile e perenne, - un suolo che sottolinei e valorizzi il patrimo-

nio artistico e architettonico, - un suolo che sia un supporto flessibile ed evo-

lutivo, che si adatta alle attività e ai desideri de-gli utilizzatori.

La piazza è illuminata come un salone intimo: nessuna luce accecante, nessun inquinamento lu-

minoso: il pavimento è come un cielo stellato Proiettori incastonati a terra illuminano le fac-

ciate, colorando leggermente l'atmosfera luminosagenerale della piazza. L'arredo urbano è fatto dielementi leggeri e mobili

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STAMPA REGGIANA > anno IV numero 3 > MARZO 2006 19

LE DUE FACCEDELLA MEDAGLIA

della Dott.ssa Valeria CalevroDirettore dell’Ospedale PsichiatricoGiudiziario di Reggio Emilia

Spazio riservato ai ricoverati dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario

L'articolo che viene pubblica-to insieme con questo mio è, perla prima volta, di un ricoveratoche sta finendo il suo (lungo)percorso in O.P.G.

Leggendolo, ciò che mi ha col-pito in modo particolare è statoil riferimento "a chi non ha cer-cato di farmi del male". Sono an-data subito con la mente agli av-venimenti, per me, significatividella sua storia in istituto per ca-pire se e quali dei molti inter-venti fatti potevano avere avutoper lui significati negativi.

E allora mi è anche tornato inmente che durante un collo-quio, un altro ricoverato, mi dis-se esattamente quanti giornifossero trascorsi dalla prima vol-ta che con lui avevo parlato diipotesi di inserimento in comu-nità terapeutica (quasi mille).Questa ricerca mi ha fatto ri-flettere, ancora una volta, sulledifficoltà di comunicazione o,forse meglio, sulla poca atten-zione che a volte mettiamoquando ci rapportiamo con chista vivendo una esperienza di vi-ta tanto diversa dalla nostra,sebbene così vicino a noi. Quan-to possono essere diversi la mi-sura del tempo e il peso delle co-se! Come possono essere diversele due facce di una stessa meda-glia! Noi, gli esperti, ci facciamoforti o, se del caso, ci difendia-mo, con la conoscenza della"scienza" e con l'uso della tec-nica, ma come ci si avvicina ecome si mantiene la vicinanza aduna persona che soffre, credoche sia una cosa che si può im-parare solo se siamo disposti adaccettare la nostra fallibilità edanche la possibilità di una nostrasofferenza - patologia, nel si-gnificato greco di "pathos" cioèpartecipazione sentita, soffertadel sentire dell'altro, che tantosi aspetta da noi e a cui tantoscientemente e doverosamentedobbiamo. Rileggendomi non sose sono riuscita ad essere chiara,ma la conclusione vera è che spe-ro di non essere mai stata, e dinon esserlo mai in futuro, per-cepita fra quelli che potrebberofare del male, sebbene abbia laconsapevolezza che il mio possaanche essere un ruolo ingrato.

POSTPOSTA DAL CARCERE A DAL CARCERE

Ho salutato Maria Graziaoggi pomeriggio, mi ha dettoche la direttrice vorrebbe chescrivessi qualcosa per StampaReggiana, visto che sono tantianni che sono qui.

"Qui" è l'ospedale psichiatri-co giudiziario di Reggio Emilia,che ha una direttrice e nelquale Maria Grazia lavora comepsicologa.

…si…me ne vado… dopoquasi dodici anni me ne vado;si potrà capire da questo che iosono un internato e che prestomi trasferirò in una comunità;al pensiero non so se ridere opiangere, di conseguenza cer-co di prenderla serenamente e,se è possibile, di scrivere qual-cosa di decente.

Non ho ben chiaro quello chescriverò, anche perché le idee,gli spunti, gli argomenti po-

trebbero essere tanti… certoanche in O.P.G. ci sono idee,spunti, argomenti; anche inO.P.G. ci sono giornalisti chenon sanno cosa scrivere mascrivono lo stesso, come fuori.

Potrei dire che un'ora fa eroseduto ad un tavolo dell'accet-tazione, insieme con altri mieicompagni, a commentare leletture della Messa del 5 Mar-zo, sperimentando, così, la miaignoranza e scarsa intelligenza;ma chi è sapiente davanti allaparola di Dio?

Potrei scrivere che, tra pochigiorni sarò a centocinquantachilometri da questa cella ma,anche se non li ho messi nellevaligie, i miei sensi di colpa e lemie paure verranno con me equesta cella ospiterà i sensi dicolpa e le paure di qualcun' al-tro.

Potrei lamentarmi, piangermiaddosso ed invocare la giustiziadivina ma, credo, le mie pauree i miei sensi di colpa non se neaccorgerebbero proprio e nonse ne andrebbero per questo.

Sono passati quasi dodici an-ni da quando sono entrato perla prima volta dalla porta di in-gresso, sono stato bene, sonostato male, ho avuto momentidi gloria e qualche mal di den-ti; tutto sommato sembra ieri…

C'è chi dice che sono moltocambiato; io non me ne sonoaccorto, come dicevo alla psi-cologa:" non sono meno mat-to di dieci anni fa, sono solomolto più forte", ma forse misbaglio.

Mi sento giovane! Non pren-do terapie oppressive e la sa-lute, per adesso, mi assiste;però forse è vero che sono cam-

biato: non sono mai stato be-ne come adesso; non che alcoole droghe varie non faccianostare bene, ma l'ebbrezza del-la sobrietà è più serena.

…beh!... ho quasi riempitodue facciate di fogli A4 e cre-do di poter chiudere con unaseria di "grazie" a chi mi hafatto del bene o, meglio, a chinon ha cercato di farmi del ma-le; per tutti gli altri… no com-ment…( da questo ultimo pen-siero si può evincere il mio at-teggiamento paranoide neiconfronti della vita )

Comunque, nel bene e nelmale, non rinnegherò certododici intensi anni della mia vi-ta.

Servo vostroG.B.

“Dopo dodici anni “Dopo dodici anni torno libero”torno libero”

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20 STAMPA REGGIANA > anno IV numero 3 > MARZO 2006

In questa prima parte dell'anno ab-biamo incontrato alcuni campioni del-lo sport, per scoprire il segreto del"GIOCARE BENE INSIEME", visto chespesso non riusciamo a giocare tra noisenza litigare, accettare le sconfitte oinsultare e aggredire gli avversari o inostri compagni di squadra...

Così ci sono venuti a trovare Lucia-no Giumbini, Gegio Sgarbossa e SergioCortesi per parlarci di:

1. Cosa significa cooperare nel grup-po, confrontarsi lealmente, anche inuna competizione, con i compagni In-contro con Luciano Giumbini (Basket)

2. Cosa significa svolgere un ruoloattivo e significativo nelle attività digioco-sport individuale e di squadra In-contro con Gegio Sgarbossa (Calcio)

3. Cosa significa rispettare l'avver-sario e le regole nel gioco di squadra

Incontro con Sergio Cortesi (Rugby)Da questi incontri abbiamo impara-

to molte cose interessanti che abbia-mo trascritto sotto forma di regole

ORA TOCCA A NOI !Riflettiamo insieme per

giocare meglio1. Se giochiamo con amore e con

passione, l'amore e la passione sitrasformano in divertimento.

2. Nel gioco dobbiamo esprimerela parte migliore e più vera di noi,per questo bisogna giocare semprenella vita.

3. Tutto ciò che esprimo nel gioco,lo esprimo anche nello studio, nellavita e con gli amici.

4. Quando gioco devo essere ri-spettoso dei miei compagni di squa-dra e dell'avversario, perche' il gio-catore che rispetta gli altri e' onestoe sempre un vincitore;

5. Il compagno di squadra non cri-tica, ma ti sostiene quando sbagli;così devi fare tu con i tuoi compagnidi squadra.

6. Giocare significa anche impe-gno e sacrificio.

7. Nel gioco e' sempre possibilemigliorarsi.

8. Ogni giocatore può fare qualco-sa che metta la squadra in condizio-ne di fare meglio.

Perché è immersa nel verde,fra tanti alberi , in uno spazio im-menso per giocare e per fare le-zioni all'aperto nelle giornate piùcalde .

C'è il "Birdgarden" , il nostromeraviglioso "giardino degli uc-cellini", dove possiamo osservaredirettamente tutti i fantastici ele-menti naturali che contiene: pian-te, alberi, uccelli, insetti , anima-li dello stagno, fiori , arbusti epiante aromatiche. C'è anche unosservatorio, all'interno del giar-dino, da dove, senza essere visti ,ammiriamo a distanza ravvicina-ta gli uccelli e ne scopriamo ca-ratteristiche e abitudini. La nostrascuola comprende due palazzine.Le aule sono spaziose, luminose eben arredate; un grande atrio inogni palazzina permette a tutti digiocare nelle giornate di pioggia.

Un'ampia palestra, ben attrez-zata, consente a ogni classe disvolgere attività motorie per bendue volte a settimana.

I locali della mensa sono stati re-centemente ristrutturati e ora so-no molto accoglienti. . Noi alun-ni, con insegnanti ed esperti, ab-biamo preso parte al progetto diristrutturazione e a iniziative sti-molanti come la creazione del "Club del Gusto" composto daalunni "Degustatori" eletti pe-

riodicamente dai compagni diclasse.

I "Degustatori" fanno da por-tavoce, comunicano preferenze oidee alternative al menù, pro-pongono giochi e attività nelleclassi : tutto questo per condivi-dere maggiormente il momentodel pasto , in un ambiente ben or-ganizzato e accogliente dove an-che gli arredi sono nuovi , allegrie colorati. Nella nostra scuola sifanno tante uscite didattiche: si vi-sitano fattorie, si seguono le atti-vità dei MUSEI CIVICI , si parteci-pa a spettacoli teatrali, si va al ci-nema, si frequenta la Biblioteca diS. Pellegrino dove si fanno giochi,gare di lettura e si mettono in mo-stra i lavori fatti in classe.

Nella nostra scuola si portanoavanti tanti progetti che preve-dono anche interventi di espertiesterni con i quali impariamo tec-niche nuove nelle attività creati-ve, partecipiamo a laboratori tea-trali, di pittura , musica e scienze.Si organizzano tante feste a Na-tale e la Festa di Fine Anno; inqueste occasioni presentiamo i la-vori fatti durante l'anno con le in-segnanti e i vari esperti.

Tra le feste che organizziamodurante l'anno, la Festa di FineAnno, in particolare, è una "me-gafesta" , curata nei particolari da

insegnanti e genitori che orga-nizzano lotterie, giochi vari,bancarelle per la vendita di og-getti, giocattoli usati, libri, bi-bite e cibi a volontà per tutti ipartecipanti. Da qualche annola nostra festa è collegata allafesta del quartiere per cui èmolto partecipata e la mostradei nostri lavori. allestita in pa-lestra, è sempre molto apprez-zata da tutti.

E ora, per finire , con il nostroslogan vogliam dire:

"ISCRIVITI ALLA "SAN GIO-VANNI BOSCO" PERCHE' E'PROPRIO UN BEL POSTO:

IN UN AMPIO CORTILE PO-TRAI GIOCARE E TANTI AMICIPOTRAI INCONTRARE"

Testo a cura dei ragazzi della ex 5^A

> Scuola

DALLA ELEMENTARE “SAN GIOVANNI BOSCO” DI REG

Il birdgarden, nato da una idea delCentro educazione ambientale del-l'Assessorato Ambiente del Comunedi Reggio Emilia, è stato realizzatonell'anno 1998 su progetto del Ser-vizio Verde Pubblico in collabora-zione con scuola, famiglie e quar-tiere. Lo scopo principale di questaaula all'aperto è quello di offrire aibambini, nel corso della loro espe-rienza scolastica, un approccio di-retto con il mondo vegetale e ani-

male. La parola birdgarden, terminedi origine anglosassone,

significa giardino rivolto ad acco-gliere e proteggere gli uccelli. Obiet-tivo principale di questo progetto èstato dunque quello di creare unospazio per i nostri amici alati, ma an-che di realizzare un'aula all'apertoa lato di una scuola a tempo pienodove i ragazzi potessero osservare elavorare in pieno campo.

Siamo molto felici di presentarvi la scuolaSan Giovanni Bosco, una delle tre scuole ele-mentari dell'Istituto Antonio Ligabue di Reg-gio Emilia.

Si tratta di una scuola molto grande che ac-coglie un numero elevato di alunni provenientida ogni parte d'Italia e del mondo. La nostrascuola si distingue per una vasta gamma di pro-getti, laboratori ed esperienze che favorisco-no innanzitutto le relazioni e migliorano laqualità della vita all'interno della scuola. Unesempio fra tutti, la presenza del Birdgarden,il giardino dei voli, un laboratorio scientificoambientale all'aperto, unico sul territorio.

I testi e le immagini che pubblichiamo sonoa cura dei nostri ragazzi e sono tratti dal sitoInternet della scuola che vi invitiamo a visita-re: http://space.comune.re.it/sgbosco

Simona Catellani e Mariapaola ZanichelliProgetto Web - San Giovanni Bosco

VIENI ALLA SANGIO'!!!...perche'...

"...Non c'è giorno senza notte, non c'è un mondo

senza un altro"

Scuola Elementare San Giovanni Boscovia Bismantova, 23

42100 Reggio Emiliatel/fax 0522/280376

e-mail: [email protected]

IL NOSTRO SITO WEBhttp://space.comune.re.it/sgbosco/

IL GIARDINO DEI VOLI il nostro

BIRDGARDEN

FAIRPLAY: un gioco da campioni

9. Bisogna guardare i campionidello sport non solo come atleti, masoprattutto come uomini, che esem-pio ci danno.

10. Chi vince in modo sleale primao poi comincerà a perdere. Chi per-de, dopo aver fatto un gioco onore-vole, può sempre essere soddisfattodelle proprie azioni e può solo co-minciare a vincere.

11. Nel gioco impariamo ad af-frontare le difficoltà.

12. Nel gioco possiamo trovareamici sia tra i compagni di squadrache tra gli avversari.

13. E' bello poter pensare che allafine del gioco si possa fare unagrande festa tutti insieme; dovreb-be essere così in ogni sport.

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STAMPA REGGIANA > anno IV numero 3 > MARZO 2006 21

di Giuseppe Adriano Rossi

Porta il nome di una inse-gnante reggiana, la maestra Au-rora Giovannini, il Centro scola-stico costruito sulle colline diMunyaga per iniziativa del Grup-po Rwanda padre Tiziano; serviràcirca un migliaio di ragazzi. Lagiovane maestra, prematura-mente scomparsa, era attiva vo-lontaria del Gruppo, che ha giàal suo attivo la edificazione,sempre a Munyaga, del Centro disanità intitolato a padre TizianoGuglielmi, il missionario reggia-no morto a soli 36 anni nel 1980per un incidente aereo in Rwan-da.

Dunque per centinaia di bam-bini che vivono sulle colline diMunyaga questo anno scolastico,iniziato lunedì 9 gennaio, saràveramente memorabile: final-mente hanno a disposizione unascuola in muratura. Infatti ilgiorno prima, alla presenza delnunzio apostolico, di due vesco-vi rwandesi e uno congolese, didon Candido Bizzarri, parroco diNovellara, e di una decina di reg-giani è stata benedetto e inau-gurato il centro scolastico "Au-rora Giovannini" progettato erealizzato dal "Gruppo RwandaPadre Tiziano". E' stata una gior-nata veramente memorabile ebella, sottolinea con commozio-ne e gioia don Candido Bizzarri,presidente del Gruppo. Otto au-le, capace ciascuna di ospitareuna classe di 56 alunni, arredatecon moderni banchi biposto,seggiole, lavagne, carte geogra-fiche hanno accolto il primogiorno di scuola oltre quattro-

centocinquanta piccoli studenti.Altrettanti dovranno però conti-nuare ad utilizzare la vecchiascuola in fango e tronchi attrez-zata con panche artigianali in le-gno: i quaderni saranno tenutiappoggiati sulle ginocchia. Atutti i 950 studenti iscritti allascuola di Munyaga è stato con-segnato uno zainetto giallo e già

si annunciano nuove iscrizioni.Sempre domenica 8 gennaio è

stata apposta la targa che ricor-da la maestra reggiana Aurora

Giovannini all'esterno dell'auladonata dai suoi genitori, Lidia eSergio. E' stata anche inaugu-rata la sala polivalente di for-mazione rurale, sovvenzionatadalla Provincia di Reggio. Ac-canto al centro scolastico è sta-to realizzato anche un nuovocampo sportivo.

La scuola, così come il "Cen-tro di sanità Padre Ti-ziano" sono stati do-nati dal Gruppo reg-giano alla diocesi diKibungo; i docenti so-no dipendenti delloStato, pagati 35 euroal mese - poco più diun euro al giorno!-,che devono insegnarea classi particolarmen-te numerose; la diret-trice è una religiosarwandese, suor Média-

trice.Durante la permanenza a

Munyaga, i reggiani hanno rag-giunto il luogo in cui venticinque

anni or sono il 19 maggio 1980 ilmissionario reggiano padre Ti-ziano Guglielmi - fratello di donLuigi, animatore del Gruppo- eraperito in un incidente aereo:qui assieme a don Candido si so-no riuniti in preghiera assieme a

tantissimi abitanti del luogo, tracui due anziani, testimoni ocularidella tragedia. Ancora vivissimoè infatti il ricordo del giovanemissionario reggiano.

Nella foto 1: I reggiani e alcu-ni rwandesi in preghiera accan-to alla croce che indica il luogodell'incidente aereo in cui il 19maggio 1980 perì il missionarioreggiano padre Tiziano Gugliel-mi (foto Giordano Lusuardi).

Foto 2: Lidia e Sergio Giovan-nini, genitori di Aurora, con latarga benedetta della chiesa diSanto Stefano e apposta sull'au-la in ricordo della figlia.

foto 3: Inaugurazione del Cen-tro scolastico "Aurora Giovanni-ni": il nunzio apostolico in Rwan-da mons. Pecorari taglia il nastro;alla sua destra: mons. Frederickvescovo di Kibungo, don Candi-do Bizzarri e suor Médiatrice (fo-to Giordano Lusuardi).

Scuola >

GIO ALLA SCUOLA “AURORA GIOVANNINI” IN RWANDA

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22 STAMPA REGGIANA > anno IV numero 3 > MARZO 2006

di Lorenza Davoli Responsabile Cesvip di Reggio E.

La sicurezza alimentare, la tu-tela del consumatore dell'Unio-ne europea e la qualità degli ali-menti sono i temi trattati in un ci-clo di incontri aperti alla cittadinan-za.

L'iniziativa è finanziata dal FondoSociale Europeo e dalle Regione Emi-lia Romagna, realizzata da Cesvip En-te di Formazione della Lega delleCooperative in collaborazione conEurope Direct - Carrefour europeoEmilia e beneficia del patrocinio delComune di Reggio Emilia (Assesso-rato Attività Produttive e Circoscri-

zioni), dell'Università di Modena eReggio Emilia (Dipartimento di Scien-ze Agrarie - Facoltà di Agraria) e del-l'Azienda USL di Reggio Emilia (Di-partimento di Sanità Pubblica - AreaDipartimentale Sanità Pubblica Ve-terinaria).

Gli incontri hanno come obiettivola sensibilizzazione e l'informazionedei cittadini sui temi della sicurezzaalimentare, educazione alimentare edell'educazione alla salute al fine direnderli più consapevoli nella sceltadei prodotti da consumare. Si trattadunque di una iniziativa ri-volta ai consumatori te-sa a renderli sempre piùattenti ed esigenti. È evi-dente a tutti noi l'utilità diaccrescere le conoscenze ele consapevolezze del con-sumatore in tema di ali-mentazione, per sviluppa-re una coscienza criticae scelte idonee per la sa-lute e il benessere. La co-noscenza aiuta a ricono-scere gli alimenti sani ri-spetto a quelli potenzial-mente dannosi, il valore

commerciale, quello nutrizionale, leimplicazioni dei diversi tipi di certi-ficazione, le proprietà organolettichedegli alimenti, l'importanza dei mar-chi pubblici e privati. Incidendo sul-le abitudini e modificando il sistemadi valori che sottostà ad esse, si puòtutelare la salute e costruire una pro-spettiva di sostanziale miglioramen-to della "qualità della vita" per tut-ti i cittadini. L'emergere costante dinuovi dubbi , legati in gran parte al-la scarsa conoscenza dei processi pro-duttivi e all'affermarsi di modalità di

p r o d u -zione in-novative, genera poi insicurezza e di-sorientamento nei consumatori emotiva la richiesta, non solo alle isti-tuzioni ma anche alle aziende diproduzione e distribuzione, di mag-giore controllo e trasparenza.

In questo ciclo di incontri verran-no evidenziati gli aspetti più rilevantidella normativa europea in materiadi sicurezza alimentare, anche alla lu-ce della recente entrata in vigore delcosiddetto "pacchetto igiene"; in se-

condo luogo è fondamen-tale far conoscere al consu-matore ciò che si può e si de-ve attendere dagli alimentisia in termini di sicurezza siain termini di qualità.

I relatori coinvolti sonoMara Bertoldi, esperta di po-litiche europee in materia disicurezza alimentare di Eu-rope Direct - Carrefour eu-ropeo Emilia, Umberto Ma-gnani, medico veterinariopresso l'Azienda USL di Reg-gio Emilia Domenico PietroLo Fiego, docente presso la

Facoltà di Agraria dell'Universitàdegli Studi di Modena e Reggio Emi-lia.

I prossimi incontri si terranno intutte le Circoscrizioni del Comune diReggio Emilia, con inizio alle ore20:45, con il seguente programma:mercoledì 1 marzo, III Circoscri-zione, Sala Azzurra, Casino dell'O-rologio, Via Massenet, 23; giovedì2 marzo, VIII Circoscrizione, Sala Po-livalente, Via Galeotti, 6/B, Villa Ses-so; martedì 7 marzo, VI Circoscri-zione, Circolo ARCI "Sergio Stranie-ri", Via Don Sturzo, 1; venerdì 10marzo, I Circoscrizione, Casa delloStudente, Via dell'Abadessa, 8; gio-vedì 16 marzo, II Circoscrizione, Sa-la Zavattini, Via Fratelli Cervi, 70, Pie-ve Modolena.

Un ciclo di seminari organizzati da Europe Direct - Cesvip, finan-ziato dal fondo sociale europeo, dalla Regione Emilia Romagna con ilpatrocinio del nostro Comune e dell’Università di Modena e Reggio

DOPO L’ALLARME PROVOCATO DALL’INFLUENZA AVIARIA

di Domenico Pietro Lo Fiego (*)

Nel corso degli ultimi anni le nu-merose emergenze sanitarie verifi-catesi in Europa nel settore delle pro-duzioni animali e le frodi scopertenella filiera delle carni hanno allar-mato notevolmente il consumatore,il quale è diventato sempre più at-tento verso la sicurezza degli ali-menti che include giornalmente nel-la propria dieta. Occorre però forni-re al consumatore informazioni cor-rette, al fine di evitare allarmismi checomportano spesso, come stà avve-nendo oggi a causa dell'influenzaaviaria, una notevole ed ingiustifi-cata riduzione dei consumi di carne,con conseguenze disastrose per il set-tore produttivo. L'Unione Europeaha prodotto una corposa legislazio-ne nel settore alimentare con lo sco-po di garantire al consumatore un

elevato standard di sicurezza. Nel settore della produzione del-

la carne, come per gli altri prodottialimentari, la sicurezza deve rap-presentare un pre-requisito. Infatti,nessun prodotto alimentare può es-sere destinato al consumo se non ga-rantisce elevati standard di sicurez-za. Il consumatore, oltre che a foca-lizzare la sua attenzione sulla sicu-rezza di un alimento, deve preten-dere da questo anche delle caratte-ristiche qualitative ottimali, al fine dinon ridursi a consumare prodotti chesono sì "sicuri" ma che hanno unaqualità standardizzata. Non sempreperò esso è in grado di distinguerei prodotti in funzione delle loro ca-ratteristiche qualitative. Occorrequindi informarlo su come valutarela qualità, ma l'informazione si de-ve basare su dati oggettivi e non susensazioni influenzabili dalle circo-stanze del momento. Occorre so-prattutto che gli enti che operano suun territorio mettano a disposizionele proprie competenze al servizio del-la popolazione.

Per quanto riguarda la carne, iltermine "qualità" assume un signi-ficato molto ampio e spesso non uni-voco. Infatti per alcuni la qualità vie-ne associata esclusivamente al gradodi bontà e cioè al livello di soddisfa-zione del palato, mentre per altri as-

sume un significato più complessoche, oltre alla bontà, riguarda gli ef-fetti sullo stato di salute e di benes-sere, l'attitudine alla conservazione,la facilità d'uso e, non da ultimo, ilprezzo.

Le richieste del consumatore neiconfronti della carne sono cambiatenotevolmente nel corso degli anni.Questi, sempre più attento ai pro-blemi associati all'eccessivo consumodi grassi, ha rivolto le sue scelte ver-so carni sempre più magre. Il conte-nuto di lipidi riveste molta impor-

tanza non solo dal punto di vistaquantitativo, ma anche a livelloqualitativo, in quanto influenza siale caratteristiche nutrizionali - è no-

to infatti che consumi eccessivi di li-pidi, specie se ricchi di acidi grassi sa-turi a corta catena, possono aumen-tare i rischi legati alle patologie co-ronariche - sia le caratteristiche tec-nologiche in quanto se vi è la pre-senza eccessiva di acidi grassi polin-saturi aumenta il rischio di fenome-ni ossidativi durante la stagionaturadei prodotti. Altro parametro chepreoccupa il consumatore è il con-tenuto di colesterolo della carne. Og-gi, con le notevoli possibilità offer-te dalle conoscenze scientifiche nel

settore della genetica, della nutri-zione animale e con il miglioramen-to delle tecnologie di allevamento,è possibile produrre carni con con-

tenuti ridotti sia di lipidi che di co-lesterolo. Infatti, attualmente laquantità di lipidi della carne è mol-to contenuta ed oscilla mediamente,a seconda della specie e della regio-ne anatomica, tra l'1 e il 5%, men-tre il contenuto di colesterolo si at-testa intorno ai 50-70mg/100 gram-mi di parte edibile. Oltre alle carat-teristiche nutrizionali (contenuto diproteine, lipidi, vitamine, mineraliecc.), molta importanza rivestono lecaratteristiche sensoriali della carne(aspetto, colore, marezzatura, tene-rezza), alcune delle quali orientanola scelta all'acquisto da parte del con-sumatore. Tutti questi parametri so-no misurabili mediante appropriateanalisi strumentali e di laboratorioche vengono normalmente effet-tuate a scopo di ricerca presso il no-stro laboratorio del Dipartimento diScienze Agrarie di Reggio Emilia.

(*) Docente presso la Facoltà di Agrariadell'Università di Modena e Reggio Emiliae Vice Direttore del Dipartimento di Scien-ze Agrarie.

Esigenze del consumatore in tema di qualità della carne

COME IMPARARE A SCEGLIERE I PRODOTTI DA CONSUMARE

> Sicurezza Alimentare

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STAMPA REGGIANA > anno IV numero 3 > MARZO 2006 23

Intervista a Mara Bertoldi, esperta di politiche europee in materia di sicurezza alimentare Il rapporto tra il cittadino eu-

ropeo e il cibo, come lo defini-rebbe?

Pochi giorni fa sono stati pubbli-cati i risultati di una recente indagi-ne di Eurobarometro, che può aiu-tarci in tal senso; secondo l'indaginecommissionata dall'Autorità europeaper la sicurezza alimentare (EFSA)unitamente alla Direzione GeneraleSalute e Tutela dei Consumatori del-la Commissione europea, le preoc-cupazioni legate alla sicurezza ali-mentare non sono in cima ai pensieridei consumatori.

Cosa passa per la mente al con-sumatore quando pensa al cibo?

La risposta è perentoria: solo unconsumatore su cinque menziona lasalute. Inoltre, più del 40% della po-polazione ignora quanto riportatodalla stampa su alimenti pericolosi onocivi per la salute, oppure si preoc-cupa senza agire. Per gli europei il ci-bo e l'alimentazione sono legati an-zitutto al gusto e al piacere.

Quindi, pochi cittadini, pochiconsumatori sarebbero vera-mente attenti e informati...

Questo è un dato importante perla comunicazione del rischio, so-prattutto per quanto concerne il ruo-lo dei media nel sensibilizzare l'opi-nione pubblica e nel facilitare i

cambiamenti nelle abitudini ali-mentari. I risultati della ricerca ri-confermano la necessità e l'esigen-za di informare i cittadini su questiargomenti, proprio come si sta rea-lizzando nelle Circoscrizioni reggia-ne, cercando di rimediare all'ecces-so di notizie, che rischia di sostitui-re la verità con l'allarmismo e di of-fuscare la visibilità delle fonti d'infor-mazione più attendibili.

La sicurezza alimentare è mi-gliorata negli ultimi dieci anni?

Se consideriamo le risposte datedall'opinione pubblica non ci sareb-bero stati grossi cambiamenti o mi-glioramenti, ma se guardiamo agliaspetti normativi e in maniera par-ticolare agli ultimi sviluppi in temadi legislazione europea, allora i pas-

si in avanti ci sono e sono conside-revoli. Infatti dal 1° gennaio 2006con l'entrata in vigore della legisla-zione sugli alimenti e sui mangimi,il cosiddetto “pacchetto igiene",prende il via un insieme comple-mentare di regole volte ad assicura-re misure di sicurezza in materia dicibo e alimenti, comuni in tutta l'U-nione europea. Queste leggi do-vranno essere applicate da ogni sin-golo anello della filiera alimentare;infatti, un aspetto chiave della nuo-va legislazione è che tutti gli opera-tori che lavorano nel settore ali-mentare, dagli agricoltori fino aicommercianti e ai ristoratori, avran-no la responsabilità primaria di assi-curare che il cibo immesso sul mer-cato europeo rispetti tutti i requisi-ti di sicurezza imposti dalla legisla-zione.

Quali informazioni può fornireEUROPE DIRECT - Carrefour eu-ropeo Emilia ai consumatori?

Il nostro ufficio opera dal 1993 co-me centro di informazione dell'U-nione europea ed è a completa di-sposizione non solo dei consumato-ri ma di tutti gli utenti intesi comesingoli cittadini, imprese, associa-zioni, cooperative, enti pubblici,scuole, mondo del volontariato e del-la ricerca, professionisti, centri di for-mazione, associazioni di categoria,

agricoltori, studenti e insegnanti, perfornire informazioni riguardanti l'U-nione europea, le sue Istituzioni, lesue politiche, azioni e opportunità.In particolare offriamo un servizio dirisposta immediato alle domande de-gli utenti, documenti, pubblicazionie opuscoli riguardanti le Istituzionie le politiche europee, assistenza nel-l'individuazione delle linee di finan-ziamento comunitarie adeguate al-le idee progettuali, sostegno nella ri-cerca dei partner e nella presenta-zione delle richieste di finanzia-mento. Per informare al meglio il ter-ritorio sulle politiche europee e leopportunità offerte dall'Unione, cu-riamo la redazione di una newslet-ter quindicinale gratuita che inviamovia e-mail a oltre 4.000 utenti e il no-stro sito web, www.carrefouremi-lia.crpa.it aggiornatissimo in materiadi opportunità e iniziative per i gio-vani e ricco di notizie interessanti.

E il pubblico come risponde?Bene direi. Nello specifico, la sicu-

rezza alimentare è uno dei temi checuriamo abitualmente e che negli ul-timi anni sta riscuotendo, tra i nostri

utenti, una sempre maggiore atten-zione; le richieste ci giungono so-prattutto dal mondo della scuola, manon solo: anche i singoli cittadini ele imprese ci contattano per avereinformazioni, chiarimenti o per ri-chiederci le normative o le pubbli-cazioni aggiornate in materia. Di-menticavo di sottolineare che le no-stre attività sono assolutamente gra-tuite.

Allora, come possiamo contat-tarvi?

Nella maniera a voi più comoda.Potete chiamarci al numero 0522278019, scrivere a [email protected] venire di persona presso la nostrasede in via Bolognesi, 2 a Reggio Emi-lia. Naturalmente se siete interessa-ti al tema della sicurezza alimenta-re, vi invito a prendere parte a unadelle serate informative che stiamotenendo nelle circoscrizioni reggia-ne in collaborazione con Cesvip, Uni-versità di Modena e Reggio Emilia,Azienda USL di Reggio Emilia e il Co-mune di Reggio Emilia.

Giuseppe Liguori

Un'intesa, siglata fra Universitàdegli studi di Modena e Reggio Emi-lia, Comune di Modena e Provincia diModena, avvia una collaborazionetra la Facoltà di Scienze della Comu-nicazione e dell'Economia di ReggioEmilia e l'Istituto Superiore di StudiMusicali Orazio Vecchi per istituire unnuovo insegnamento universitario in"Musica e Filmica industriale".

L'iniziativa didattica (14 CreditiFormativi Universitari complessivi) èfinalizzata, in particolare, a comple-tare ed accrescere quelle competen-ze professionali, che sono necessariealla realizzazione di prodotti di co-municazione in video (pubblicità,filmati didattici ed istituzionali azien-dali, sigle video d'evento) diffusa-mente impiegati oggi a livello istitu-zionale e dal sistema delle imprese.

Il nuovo corso, che va ad accresce-re l'offerta formativa a libera sceltadella Facoltà di Scienze della Comu-nicazione e dell'Economia, assecon-dando l'entusiastico interesse fra igiovani per le produzioni audio/vi-

deo, mira a favorire un raccordo si-nergico tra quanti si occupano, in am-bito territoriale, di alta formazioneed il mondo delle imprese, unarealtà che ha sempre più bisogno diavvalersi di figure professionali, do-tate sia delle abilità tecniche che del-la creatività indispensabili per idea-re e produrre lavori multimediali ca-

paci di concorrere efficacemente al-la valorizzazione ed al successo del-la loro attività.

Con questa iniziativa l'Università diModena e Reggio Emilia e gli Enti Lo-cali modenesi, che parteciperanno alfinanziamento del nuovo insegna-mento, sono i primi in Italia a rivol-gere attenzione allo sviluppo ed al-

la crescita culturale di questo parti-colare filone della comunicazioned'impresa.

"Abbiamo promosso ben volen-tieri questo progetto - ha sottoli-neato il Rettore dell'Università de-gli studi di Modena e Reggio Emi-lia prof. Gian Carlo Pellacani - inquanto siamo consapevoli dell'im-portanza strategica che ha, in mol-ti casi, una buona comunicazioned'impresa. In secondo luogo siamoconvinti che l'Ateneo debba sapercogliere tutte le occasioni ed op-portunità che si presentano per con-solidare i suoi legami col tessuto so-cio-economico locale e parteciparecon slancio al generale sforzo di in-novazione, richiesto ad esso per mi-gliorare la propria competitività e

fronteggiare la sfida della globaliz-zazione".

I contenuti del corso saranno ar-ricchiti per l'apporto fornito, attra-verso seminari formativi, dall'espe-rienza di importanti operatori e di-rigenti d'aziende di comunicazioneche garantiranno, altresì, la disponi-

bilità per l'accoglienza di studenti,ospitati per stage formativi presso leloro agenzie. Analoga disponibilità èstata data da Comune di Modena eProvincia di Modena.

Durante le fasi dell'insegnamento,gli studenti saranno chiamati via viaa cimentarsi con la realizzazione dibrevi filmati proposti dalle istituzio-ni pubbliche cooperanti, fino a giun-gere ai lavori conclusivi, che preve-dono la produzione di spot pubbli-citari commissionati da alcune tra leprincipali aziende locali. I tre miglio-ri spot saranno insigniti del Premio"The Spot after Tomorrow", creatoappositamente per il corso e che as-segnerà tre borse di studio finanzia-te dalla Provincia di Modena.

Nell'ambito dell'accordo fra glienti si punterà anche ad assicurarel'ampliamento dell'offerta formativaper gli studenti iscritti ai corsi speri-mentali di Alta Formazione musica-le dell'Istituto Orazio Vecchi, attra-verso la libera frequenza degli stu-denti ai corsi universitari di lingua In-glese.

MUSICA E SPOT PER MEGLIO COMUNICARE Il nuovo corso è riservato alla Facoltà di Scienze della Comunicazione e dell’Eco-nomia dell’Ateneo Reggiano in collaborazione con l’Istituto superiore di studi mu-sicali Orazio Vecchi. Sarà finanziato dalla provincia e dal comune di Modena

Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia

Mara Bertoldi

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STAMPA REGGIANA > anno IV numero 3 > MARZO 2006 25

A margine dei risultati sportivi, considerazioni sulla Reggiana, ormai in lizza per la promozione

di Mauro Romoli

SSull’algido prato di Gubbio ilLupo d’agiografica ascendenza,che pareva ammansito dalla fion-data crudele di Davide Barbieri (che San Policarpo di Smirne glituteli il metatarso! ), in un sus-sulto di ferinità ha azzannato leterga granata riportando a con-tatto col suolo una Reggiana chegià levitava sulla nuvoletta del-la quarta vittoria consecutiva.Poi, fra le mura di casa, un altrorigore, a due tempi ( malgradoNuzzo superumano) con un Sas-suolo furfantesco favorito dalcomparaggio dell’arbitro Can-dussio.

L’appetito, si dice, vien man-giando e un punticino meschinoin trasferta, seguito dal digiunocasalingo, non può certo appa-

gare. Anche se la sequenza inin-terrotta di risultati utili ci offresquisiti motivi di compiacimento,perché certifica le virtù compe-titive e la buona salute di unaformazione che può verosimil-mente candidarsi al salto di ca-tegoria. A disputare i play offcon le tre migliori del girone, po-sto che la Cavese abbia già in-coercibilmente preso il largo. Aproposito, si consideri che laReggiana, oltre alla capolista, èl’unica squadra, prima di scivo-lare sulle piastrelle sassolesi, anon aver mai perso sul proprioterreno e che nei due confrontidiretti con la prima della classeha tesaurizzato un pareggio euna vittoria.

Che cosa è successo, dunque, airagazzi di Luciano Foschi, chepaiono aver stretto un pattofaustiano col diavolo del pallonedopo un tribolato avvio di sta-gione che sembrava condannarela Reggiana alla palude Stigedella bassa classifica? Al fangoammorbante del quinto cerchioinfernale della commedia dante-sca riservato agli iracondi (MarioMorfeo prima maniera, che SanSaturnino di Tolosa gli conservil’astragalo!) e agli accidiosi ( chimeno ne ha, meno ne metta )?

E’ successo quello che, fatal-mente e fisiologicamente, acca-de a tutte le creature perfettibi-li che intraprendono un percor-so formativo attraverso appros-simazioni progressive. Un trai-ning la cui efficacia viene, in cor-so d’opera, puntualmente verifi-cata sul campo. L’esito del pro-cesso dipende, ovviamente, nonsoltanto dal valore dei discepo-li, ma anche dalle capacità di chili guida. E, aggiungerei, dal con-testo. Dal quadro ambientaleche condiziona gli umori. Cheagisce sulla produzione dei suc-chi pancreatici necessari a meta-bolizzare le quotidiane pressio-ni psicologiche riversate sui po-verini da una città che mal s’ac-concia sul quarto gradino dellascala sociale del calcio italiano.

Diciamo, allora, che Foschi, la

sua faccia pulita, i suoi occhi diragazzo si sono mostrati all’al-tezza del compito. Foschi, che lo-devolmente ha consigliato agliinsofferenti di pazientare un at-timino prima di tranciare giudi-zi da cassazione. Non abbiamocerto dimenticato il linciaggiosubito da professionisti eccel-lenti in debito di rendimento, deiquali si invocava la rottamazio-ne.

Diciamo anche che le buone ra-gioni di Foschi hanno trovato lasponda degli altri ruoli tecnici inVarini e Lancetti e il credito deidirigenti, che hanno condiviso lescelte e confermato i programmi.Che hanno puntato sulla formu-la vincente capace di coniugare

la solidità dell’esperienza con lafreschezza giovanile. E, già checi siamo, diciamo poi che il com-posito impianto societario gra-

nata ha retto egregiamente al-l’insidioso lavoro d’intelligencedelle sempreverdi centrali del di-sfattismo di provincia, di chi cer-cava maldestramente di opporreil cartello dei soci rifondatori al-l’adamantino sindacato di con-trollo costituito da Iniziativa Tri-colore, il patto scellerato fra As-soindustria e Legacoop. E’ suc-cesso, infatti, che i soci della pri-ma e della seconda ora, in virtùdelle frequentazioni che com-porta la vita societaria e la tri-buna del Giglio, siano diventatiamici; tant’è che oggi è piuttostobizzarro (e forse grottesco) im-maginare che nella ReggianaSpA si confrontino dialettica-mente due opzioni, una di mag-gioranza e una di minoranza.Questa atmosfera invidiabile im-prontata all’amicizia (oppure, sevolete, all’agape, come direbbe-ro i filologi suggestionati dallaprima enciclica di papa Ratzin-ger) è molto promettente; mi ècapitato di respirare un’aria delgenere anche agli inizi di un’al-tra era felice dell’epopea grana-ta, che vide Vando Veroni ed Er-mete Fiaccadori fra i protagoni-sti. Dal lungo corso della loroesperienza di comando, con l’ap-porto di Clar Fontanesi, calciofi-

lo pervicace e manager autore-vole, e dal contributo degli altriconsiglieri Glauco Zambelli, Fran-co Nessi e Sergio Carboni, pro-fessionisti ed eccellenti uominid’impresa, è lecito aspettarsiqualcosa d’importante. Il suc-cesso ha bisogno del clima giustoe la squadra, oltre ai cori dei sup-porter che fanno egregiamente illoro mestiere in tutti gli stadi delgirone sfigurando le tifoserielocali, deve sentire l’abbracciocaldo di tutta la città.

Perché la Reggiana non è af-fare riservato agli attuali azio-nisti, che interpretano il ruolocon encomiabile spirito di servi-zio, quasi fossero gli antesigna-

ni di futuri assetti societari ancorpiù partecipati, ricalcati sul mo-dello della public company. Pro-va ne sia lo stile di gestione pra-ticato, improntato all’assolutatrasparenza, ai limiti dell’impu-dicizia. La recente pubblicazionedella situazione patrimoniale ametà dell’esercizio, che eviden-zia una perdita di periodo di200mila euro, suona come un ap-pello rivolto all’imprenditoria

che è rimasta alla finestra perchési avvicini alla società granatacon gesti di sostegno. A dispet-to del proverbio, chi tardi arrivaalloggerà benissimo. Avrà la mas-sima visibilità e la gratitudine diquanti si sono adoperati per la ri-nascita del club.

I giocatori, intanto, faranno laloro parte. Invochiamo per loroun supplemento d’aggressivitàagonistica e per Luciano Foschi laforza dei nervi distesi, come pro-metteva il claim pubblicitario diuna camomilla. Se qualcuno sus-surra che la sua panchina ha unassetto precario, è ovvio che a luifischino le orecchie e girino i co-glioni. Ci permettiamo, allora, di

dargli un consiglio: che lasci pu-re fischiare i coglioni e si limiti agirare le orecchie.

Foto in alto i tifosi reggiani allo sta-dio Giglio, sulla sinistra il PresidenteVando Veroni, al centro l’allenatore Lu-ciano Foschi e nella foto sopra: da si-nistra Clar Fiorello Fontanesi (vicepre-sidente), Ermete Fiaccadori (ammini-stratore delegato) e Massimo Varini (di-rettore sportivo) al Giglio

PER LA REGIA UN SOLO OBIETTIVO: I PLAY OFF Sport >

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Spettacolo >

STAMPA REGGIANA > anno IV numero 3 > MARZO 2006 27

di Paolo Borgnognone

Nel mese teatrale di marzo spic-cano almeno quattro appuntamen-ti, che consentono un ampio e sti-molante viaggio nei quattro princi-pali generi di spettacolo: opera,danza, concertistica e prosa.

Il primo incontro è con la lirica,non quella repertorio tradizionale,ma l'altra - mai abbastanza cono-sciuta e approfondita - del Nove-cento storico. Il 10 e 12 marzo è in-fatti in programma al Valli un ditti-co formato da "The Flood" di IgorStravinskij e "L'enfant et les sortile-ges" di Maurice Ravel: direttore Ste-fan Anton Reck, la regia è firmata daDaniele Abbado con le scene di Gra-ziano Gregori e i costumi di Carla Te-ti, l'orchestra e il coro sono dell'A-rena di Verona, e il cast vocale è for-mato da specialisti del repertoriomoderno e contemporaneo.

Il musicista forse più originale delsecolo scorso, Igor Stravinskij, riuscìancora a stupire - giunto alla sogliadegli ottant'anni - accettando l'invi-to di una televisione commercialenewyorkese a scrivere uno spettacolomusicale con un lavoro che, quantoalcuni altri suoi titoli teatrali, sfug-ge al tentativo di una catalogazioneprecisa. L'opera, trasmessa col tito-lo Noah and the Flood (Noè e il di-luvio) il 14 giugno 1962 dalla rete te-levisiva Cbs, tra una réclame e l'altradi una marca di shampoo, compren-de una parte coreografica essenzia-le (in quell'occasione, del resto, l'o-pera venne presentata con la deno-minazione dance drama), in parti-colare per le scene centrali della co-struzione dell'arca e del diluvio. Nelcomplesso, The Flood è più corret-tamente assimilabile alla traduzione,

in termini drammatici moderni, del-l'antico genere della 'sacra rappre-sentazione'.

Quando Maurice Ravel si avvicinòal teatro lirico per la prima volta conL'heure espagnole, rappresentatanel 1911, aveva più di trentacinqueanni; ma ne dovettero passare an-cora più di dieci prima che egli ri-tentasse la prova. Nel 1916 la scrit-trice Colette aveva proposto un di-vertissement intitolato Ballet pourma fille a Jacques Rouché, direttoredell'Opéra, il quale ebbe subito l'ideadi sottoporlo a Ravel; ma il musicistaera allora sotto le armi, e non rice-vette mai il plico. In seguito le trat-tative ripresero: ma ci furono varieinterruzioni, dovute alla composi-zione di altri brani, come le due So-nate per violino e violoncello e perviolino e pianoforte, finché l'inter-vento del direttore del teatro diMontecarlo, Raoul Gunsbourg, noncostrinse Ravel, con un contratto, aconsegnare l'opera entro il 1924; l'Enfant poté così andare in scena nelmarzo 1925, sotto la direzione di Vic-tor De Sabata. " L'enfant et les sor-tilèges " - scrisse per quella occasio-

ne Ravel - "è un racconto fiabescodal candore ingenuo, non privo diironia, un sogno con sfumature di in-cubo e se talvolta dà l'impressione diessere un piccolo dramma, si tratta

sempre della più graziosa comme-dia".

Seguirà una serata di danza mol-to attesa. Il Cullberg Ballet, infatti,

non è solo una delle maggiori com-pagnie del mondo, ma è anche unbeniamino del pubblico reggiano,che tante volte lo ha già applaudi-to. Giovedì 16 marzo alle 20.30,al Teatro Valli, andrà in scena unospettacolo formato da due coreo-grafie. Il termine "resistenza" è lachiave della creazione della prima,intitolata "Aluminium". Non solo insenso politico, ma piuttosto comemodo di avvicinarsi alla vita, guar-dando la quotidianità con occhinuovi, senza dare niente per scon-tato, prendendo spunto da ciò chepuò portare a cambiamenti neces-sari. In "Som Om (As If)", quarto la-voro creato da Johan Inger per ilCullberg Ballet, il coreografo sisofferma invece sulla natura del-l'uomo e su come ci si relaziona l'unl'altro e con l'ambiente.

Il 18 marzo, sempre al Valli, con-

certo fuori abbonamento con l'Or-chestra Sinfonica Giuseppe Verdi, chesi è imposta da alcuni anni come unadelle più rilevanti realtà nazionali. La

dirigerà Rudolf Bar-shai, straordinario vio-lista protagonista daoltre cinquant'anni intutto il mondo con leorchestre più presti-giose, impegnato aReggio Emilia in unprogramma di grandeimpatto emotivo, eformato dai "Cinqueminuetti per archi" diFranz Schubert e dal-la "Sinfonia n.3 in reminore per contralto,coro femminile, corodi voci bianche e or-chestra" di GustavMahler. Il contralto èChristanne Stotjin, ilCoro e I Piccoli Musicisaranno diretti da Ma-rio Mora.

Infine, la prosa: dal17 al 19 marzo, al

Teatro Ariosto, andrà in scena "La-sciami andare, madre", con l'inter-

pretazione di due grandi attori, Ro-berto Herlitzka e Milena Vukotic.

Lasciami andare madre, musik-drama di Lina Wertmüller e HelgaSchneider, messo in scena al PiccoloEliseo di Roma con grande consen-so di critica e strepitoso successo dipubblico, è la storia di Helga Sch-neider, bambina abbandonata e orascrittrice affermata. La storia del-l'ultimo incontro è rivissuta da Hel-ga in un delirio notturno nel qualeriemergono frammenti del passato,i personaggi della sua infanzia, masoprattutto lei, la madre cattiva. Latrama è caratterizzata da una dram-maticità dura e implacabile, una sor-ta di monito contro gli autoritarismi,il fanatismo ideologico e ogni forma,vecchia o nuova, di razzismo e anti-semitismo.

Nello spettacolo Roberto Herlitzkaveste i panni della madre. Ormai vec-chissima, appare sul punto di lascia-re al resto dell'umanità, a noi e a suafiglia, il peso di un insostenibile or-rore e la paura che potrebbe ripe-tersi. Milena Vukotic incarna l'autri-ce; un incontro atroce, un misto diemozioni e riluttanza, una madreche la chiama insieme "topolino e

scatola vecchia", una nazista con-vinta di aver agito bene anche a di-stanza di tanti anni da quei terribiliavvenimenti.

"Uno spettacolo - dice LinaWertmüller - di un genere nuovo inquanto non ha niente a che farecon il musical, non sono canzoni,ma è la musica che racconta situa-zioni e sentimenti in uno spettaco-lo ferocissimo, forse il più duro cheio abbia mai fatto".

foto 1: Orchestra sinfonica Giu-seppe Verdi

foto 2: Cullberg Balletfoto 3: Maurice Raverfoto 4 : Roberto Herlitzka, Mile-

na Vukotic

UN VALLI TRA CLASSICO E CONTEMPORANEOAl Municipale spiccano quattro proposte teatrali: in cartellone due opere del ‘900, il presti-gioso Cullberg Ballet, l’Orchestra sinfonica Giuseppe Verdi e un testo di Lina Wertmuller

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28 STAMPA REGGIANA > anno IV numero 3 > MARZO 2006

> Arte & Cultura

pagina a cura di Gaetano Montanari

Nel gennaio scorso, dopo unalunga assenza, Giovanni Braidi si e'ripresentato alla ribalta, esponendo,nell'occasione, per la prima volta,nella vicina citta' di Parma, inseritonella collettiva di pittura e sculturaorganizzata a cura della Galleria S.Andrea, con delle straordinarie com-posizioni ricche di quella virtu' che sidice temperamento. Un Braidi in-consueto, tentato dall'espression-smo. Psicoterapeuta di professione,sicuramente influenzato dalle emo-zioni e dai sentimenti che gli tra-smettono i suoi pazienti, si e' fattoammirare per l'essenza lirica delle in-venzioni e delle rappresentazioni.Una mostra di notevole livello quel-la della nota Galleria parmense., in

cui figuravano anche dipinti daicontenuti, forse ancora un po' enig-matici, di Alexander Ozerski, pitto-re di origine russa, ma, da tempo, re-sidente a Roncocesi. Ma talento neha, a dire il vero!

Giovanni Braidi era presente conla sua più recente produzione, ope-re che non hanno niente in comunecon i dipinti della prima maniera, al-lorchè lavorava con un giovane Mar-co Zarattini. Un grande, indimenti-cabile amico, trasferitosi, poi, oltreAtlantico , alla ricerca di nuove sen-sazioni e nuovi spazi. Opere che as-somigliano a una festa colorata, sfol-goranti di luce e di colori; proiezio-ni di immagini, che, talvolta, ricor-dano, in lontananza, Munch (ma puòdarsi che l'impatto sia del tutto ca-suale), di sogni, di pensieri forse ap-pena nati. Tra l'espressionismo e ilfantastico, l'arte di Braidi, si staccanettamente dal figurativo. Ma none' un espressionismo di protesta.Bensi' un espressionismo di umilta'.Anche il contenuto simbolico sembraaver cambiato registro. I dipintiesposti alla Galleria S. Andrea di Par-ma, paragonabili nel loro insieme aun immenso, gioioso affresco, sonomisteriose creazioni riflettenti unasegreta poesia dove il colore è pre-testo per riscoprire immagini inten-samente meditate, intessute di se-rena spiritualità, mentre il tutto e'

sorretto da un'arte tranquillamentesplendida e originale. Ma è il colorea farla da protagonista: esaltato a va-lore di luce. Colore che brilla, che siaccende di festosa gaiezza, che ci at-

trae per ciò che ci offre di straordi-nario, per l'intimo moto dell'animoche riflette.

In fin dei conti, una pittura comequesta di Giovanni Braidi, ci aiuta asuperare le conseguenze del pro-gresso. Quel meccanismo, ciò che

consiste nel creare delle difficolta' per-che' ci si dia quindi la fatica di risol-verle. O, se vogliamo, le complicazionidella vita d'oggi, anche se quella chediciamo complicazione e' entrata nel

nostro cervello come un dolce alca-loide. Il suo rinnovato stile sa porta-re il dato fisico naturale, quello chescopre sul piano delle cose sensibili,sul piano metafisico: sul piano, in-somma, della poesia. Ciò significa, delresto, per quanto non sia facile az-

zardare previsioni, che , fino a quan-do vi saranno pittori impegnati co-me Giovanni Braidi, dovunque e inqualsiasi forma saranno condotti a vi-vere, vivrà anche l'arte, in quanto la

misura di tutte le cose che sono e diquelle che non sono è sempre l'uomo.Purchè, per arte, s'intenda qualunquemodo creativo dell'artista, anche sequesto esprimersi non significhi sem-pre e necessariamente comunicarequalcosa a qualcuno.

L’ESPRESSIONISMO DI GIOVANNI BRAIDI

Nella storia imprenditoriale pub-blica italiana, la seconda parte delXIX secolo è stata decisiva per la sor-te della cooperazione. Merito, que-sto , degli apostoli che diffusero ideee scritti tra le classi più disagiate. Uo-mini che seppero vedere lontano, su-perar buon numero di ostacoli, fa-cendo leva sulla fratellanza fra legenti. E' stato come un rapido ac-cendersi di scintille luminose sul-la mappa della neonata coopera-zione. Una pacifica rivoluzione, sevogliamo, che ha permesso a inte-re classi sociali, nel giro di un se-colo, di promuovere una correttagestione del mercato per giunge-re ad eliminare le cause responsa-bili di produrre povertà e disoccu-pazione. Sarà poi motivo di vivocompiacimento per il lettore nelconstatare che, il professor UgoBellocchi, come ha riconosciuto insede di presentazione della sua ul-tima importante fatica editoriale"BIBLIOGRAFIA ITALIANA DELLACOOPERAZIONE", non abbia esi-tato a riconoscere, una volta an-cora, il prestigioso contributo chela Regione Emilia Romagna ha da-to al movimento cooperativo. Enon sarebbe, peraltro, la regioneche vede la maggiore presenza di co-spicue realtà cooperative nei servizi,nel consumo, nel credito, nell'edili-zia, se spiccate individualità nonavessero raccolto quel seme e nonl'avessero gettato sul terreno prati-co dell'interesse collettivo, metten-

do in moto un'organizzazione so-ciale e effettiva, il nucleo di qualchecosa che nasceva e che era per il be-ne di tutti. I risultati raggiunti stan-no a dimostrare che la "cooperazio-ne" ha le carte in regola per affron-tare i rapidi mutamenti dell'am-biente e le difficili sfide dei prossimi

anni. Ugo Bellocchi, come è noto, èun veterano in materia di giornali-smo, storia e biblioteche. Le proble-matiche sociali ed economiche dellacooperazione sono state, infatti,una costante delle sue ricerche, che,per tale motivo, costituiscono un va-

lido punto di orientamento a livellonazionale per le istituzioni culturalidel settore. Questa Bibliografia, cheospita 7.908 voci, è, in un certo sen-so, una continuazione del percorsoculturale del Bellocchi iniziato nel1968, con analoga pubblicazionebibliografica sulla pubblicità, nella

quale ha commentato 2.540 ope-re, e quella sul giornalismo del1991, nella quale ne ha registra-te 9.619. E’ un libro sommamen-te utile a coloro che desideranoriflettere e istruirsi sull'argomen-to: scritto da uno studioso del ra-mo e che, perciò, conosce a fon-do, per sue esperienze, lavoran-do per anni e anni per le pubbli-cazioni che ha licenziato sul tema.Il volume, però, come si confà aduna materia arida come la Bi-bliografia, non e' una lozioneprofumata, ne' una lettura adat-ta agli amatori di giornali umori-stici o di manuali di floricoltura,ma un'opera di altissimo impatto,concepita per porre gli interessa-ti in condizione di usufruire discritti e di saggi di eminenti coo-peratori o ispiratori del movi-mento cooperativo, studiosi epolitici. Perchè in quei libri, ma-nuali, trattati, riviste e opuscoli,

davvero si rispecchia la fiamma viva,inesauribile, feconda della coopera-zione. I problemi che il prof. Ugo Bel-locchi tratta con mano maestra, te-stimoniano nei limiti concessi dal-l'argomento, che la cultura ha assi-curato ai principi e alle idealità del-

la cooperazione untrono umanistico cuiinchinarsi (tolgo que-ste parole dal librostesso). E' compito,quindi, dei responsa-bili del settore sapercogliere le opportu-nità la ove si presen-teranno, e saper va-lutare le innovazionistrategicamente rile-vanti per un rilanciodella cooperazione. Isoddisfacenti risultatiraggiunti reclamano,naturalmente, obiet-tivi sempre più ambi-ziosi. Conoscere me-glio, perciò, oggi, ègià un contributo ne-cessario per migliora-re il domani.

BELLOCCHI UGO BIBLIOGRAFIA ITALIA-NA DELLA COOPERA-ZIONE.

A cura del CentroItaliano di documen-tazione sulla coopera-zione e l'economia so-ciale e della Soprin-tendenza per i beni li-brari e documentari.Bologna, Patron Edi-tore, 2005, 8°, pp. 825(7908 sono le voci re-gistrate).

UGO BELLOCCHI E LA COOPERAZIONE ITALIANAMAI PIU' SOLIMAI PIU' SOLI

Inno del cooperatoreTesto di Ugo Bellocchi - Musica di Henghel Gualdi

Le mani , le braccia, il pensieroHan rotto catene e servaggi, Facendo di tanti un'unica schieraChe marcia compatta incontro al doman.C'è Cristo con noi, c'è Francesco, Lutero, Mazzini, c'è Marx.C'è il paria vicino di casa, Gravato di figli, di dura fatica: Ha nome miseria, ha nome Miseria, Ma il cuore traduce in Speranza,La grande Speranza: comune il lavor!

Mai più soli. Mai più soli. Mai più soli, no mai più!Se l'uomo fu schiavo, Il lavoro ci affranca. Sono libero, per sempre, sono libero, nel sol!Son libero assieme con voi, Son libero assieme con te, con te!

La voce isolata s'accordaNel coro di mille contradeBagnate di lotta, d'affanni e sudore, Percorse dall'ansia di giungere un dì. Comune è il dolore patito, Comune la luce che guida, Le mani intrecciate alle mani, Il cuore donato al sacro lavor. Hai nome fratello, hai nome fratello, Tu bianco, tu nero, tu giallo, Fratello, sei figlio dell'uomo con me.

Mai più soli. Mai più soli. Mai più soli, no mai più!Se l'uomo fu schiavo, ……………………….

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STAMPA REGGIANA > anno IV numero 3 > MARZO 2006 29

Arte & Cultura >

LE POESIE DIALETTALI DI LUIGI FERRARIPubblicato con il patrocinio del

Centro Studi sul Dialetto Reggiano(Albinea RE) e della AssociazioneScrittori Reggiani: edito, in una ele-gante veste tipografica, dalla "Nuo-va Futurgraf", con una interessan-te presentazione di Renzo Barazzo-ni, copertine a colori del pittore naifBrenno Benati, ci sembra obiettiva-mente naturale parlare "DA CHE IN-DREE", POESIE, IN DIALETTOREGGIANO, di Luigi Ferrari,uno dei più noti e dei più raf-finati poeti in vernacolo del-la nostra terra.

A differenza d'altri, che al-la poesia sono giunti nellascia di correnti e tendenze,Luigi Ferrari è poeta d'istinto.Originario di Scandiano, clas-se 1922, vittima di una duris-sima prigionia nel Lager diWuppertal, in terra tedesca,in un sintetico profilo dellascrittrice Clementina Santi,per l'antologia "UN POCO DINOI", risulta vivere a ReggioEmilia dal lontano 1950, do-ve, per trent'anni, ha inse-gnato nella scuola elementa-re.

I suoi scritti di argomentoscolastico, venatorio e folclo-ristico, oltre a numerose poe-sie, sono apparsi su quotidia-ni, periodici e riviste cittadine( in particolare nella Strennadegli Artigianelli e in ReggioStoria, nonchè sul Pescatorereggiano e in antologie vernacolereggiane e modenesi). Più volte vin-citore in concorsi di poesia dialet-tale, ha pubblicato diverse raccoltedi versi. L'ultima, "Da chè indree",e' del 1999. Notevoli e di grande im-

patto le foto a corredo di questa in-teressante antologia, perchè ci ri-cordano, ad ogni strada, visi di don-ne e uomini scomparsi, tradizionipopolari, mestieri di un tempo chefu. E' un rinverdire di ricordi, un mo-do suggestivo di riandare il tempomigliore. E, leggendo, ci sembra diringiovanire per ritrovarci ancorauna volta, con occhi sognanti, per le

vie, le piazze d'un giorno lontano.In collaborazione con Luciano Ser-ra, ha anche condotto a termine lacompilazione del Vocabolario deldialetto reggiano, frutto delle sue ri-cerche e della sua competenza in

campo dialettale. "Da chè indree",vale la pena di ricordarlo, è un'an-tologia di antichi mestieri e poesiein rime dialettali reggiane, con tra-duzione. Di sentimento delicato,buon osservatore, Ferrari ha saputocogliere la fresca ingenuità dell'a-nima popolare e rifletterla nel ver-so sagace e suggestivo che trascinail lettore fino al termine della pub-

blicazione. Usando il dia-letto reggiano, il poeta sidiverte a far rivivere le ca-ratteristiche della nostragente, non deformate daricordi ed esasperazionifuori luogo. Non è possi-bile, data la consistente se-rie di poesie, citarne mol-te. Tuttavia ci piace segna-lare alcuni gioielli come"La prèma volta", "Tincocc dialèt", "Al pree dacà", "Quand a vin sira","Cansòn arzana"……Maciò che ci rende di buonumore è la vena della suasorridente filosofia, espres-sa con semplicità e con ac-centi commossi e delicati.Le poesie di Luigi Ferrarimettono in luce anche ilsuo grande amore per l'or-nitologia, in particolareper le specie canore e con-quistano spiriti semplici ecomplessi, per sostanza eper forma.

Espressività, spontaneità,sincerità, umorismo: sono l'antennadi sondaggio con cui Luigi Ferraripenetra nel più profondo dei cuo-ri, attraverso il suo stesso cuore.

G.M.

E’ uscito, edito da Aliberti, unprezioso volume scritto da MauroDel Bue su Camillo Prampolini e Giu-seppe Menada intitolato "L'aposto-lo e il ferroviere". Si tratta di una bio-grafia parallela, scritta in modo di-retto e giornalistico, di due perso-naggi che hanno costruito la nostrarealtà locale tra Ottocento e Nove-cento. Senza di loro Reggio non sa-rebbe com'è. Il libro, che si compo-ne di dieci capitoli, è fornito di un ap-parato di note davvero consistentee in grado di fornire notizie biogra-fiche di tutti i personaggi citati. I ri-ferimenti bibliografici vanno daigiornali del tempo, a tutti i libri scrit-ti su Reggio e sui personaggi al cen-tro della ricerca di Del Bue, fino amateriale fornito da discendenti e dafamigliari. Particolarmente degno dielogio il lavoro svolto sulla figura diGiuseppe Menada che, al contrariodi Prampolini, è stato quasi comple-tamente ignorato dalla storiografiadi casa nostra, se si eccettua il volu-me di Marco Bianchini sulla storiaeconomica della provincia dal titolo"Imprese e imprenditori a ReggioEmilia, 1861-1940" (Roma-Bari 1995),che contiene un capitolo su Menada.

Menada è invece un'eccelsa figura,che proveniva dal Piemonte. Giuntoa Reggio nel 1886 per costruire le fer-rovie provinciali, proprio nell'anno incui il giovane Prampolini, che era na-to nel 1859 (Menada era di un annopiù vecchio) fondava il suo giornalepiù famoso: "La Giustizia". I due ap-partenevano alla stessa generazionema, mentre Prampolini, si dedicò al-la politica e al giornalismo, Menadafu dedito all'economia e all'industria.Prampolini divenne deputato nel1890, Menada divenne in quel pe-riodo direttore della neocostituitaSafre (Società anonima ferrovie diReggio Emilia). Molto interessanti levicende che legano le due figure neiprimi anni del nuovo secolo. Quan-do Menada, che aveva già salvato dalfallimento una delle pochissimeaziende della provincia di Reggio, la"Calce e gesso" di Ventoso di Scan-diano, e che poi aveva stipulato uncontratto con la "Cirio" per ripara-re i suoi carri ferroviari nell'officinadella sua Safre, divenne presidentedella Camera di Commercio, Pram-polini, che fu anche presidente del-la Cassa di Risparmio, collaborò perlanciare nuove industrie a Reggio.Nel 1901 fu lo stesso Menada a fon-

dare l' "Officina Righi", con l'omo-nimo socio, e nel dicembre del 1904l'azienda divenne "Officine Reggia-ne". Dalla collaborazione alla sfida.Proprio nel 1904 i due si misurarononella lotta politica. I socialisti eranoconvinti di municipalizzare il com-mercio, e vi fu una rivolta. Menadafondò "L'Associazione del bene eco-nomico", detta dai socialisti "Gran-de armata", e sconfisse clamorosa-mente i seguaci di Prampolini nel co-mune di Reggio. Nel gennaio del1905 un uomo di Menada, l'avvoca-to Giuseppe Spallanzani, vinse ilduello con lo stesso Prampolini nelcollegio di città e divenne deputato.Nella primavera dello stesso anno unsindaco, amico di Menada, GiustoFulloni, subentrò al socialista LuigiRoversi con una giunta della Grandearmata in Comune. Poi la rivincita: isocialisti batterono e umiliarono laGrande Armata, che intanto s'erapresa pure la Provincia nel 1906, enel 1909 Prampolini vinse contro nes-suno nel collegio di Reggio. Mena-da s'era messo a fare il mestiere diPrampolini, cioè a fondare partiti? Eallora ecco che Prampolini tenta difare il mestiere di Menada e nel1909, con il suo Consorzio delle coo-

perative di produzione elavoro, costruisce e gesti-sce la ferrovia Reggio-Ciano, impresa esaltatadalla stampa di mezzaEuropa. Intanto Menada,che s'era dedicato solo al-le sue aziende, diventauna specie di Re Mida. Nesalva e ne fonda decine,tra le quali il CalzificioReggiano, è membro diconsigli di società ferro-viarie in tutta Italia e fi-duciario della Banca Com-merciale a Reggio, veromotore finanziario dellanostra provincia. Fonda epresiede anche l'Associa-zione degli industriali. Poil'insanabile conflitto difronte al fascismo: Prampolini è inesilio a Milano, Menada è sindaco epoi podestà di Reggio. QuandoPrampolini muore nessuno lo onora(solo un ristretto gruppo di amici par-tecipa ai suoi funerali). Quandomuore Menada tutta la città è ai suoipiedi. Poi, dopo la fine della guerra,Prampolini viene esaltato e Menadacompletamente rimosso. Oggi diPrampolini tutti si sentono più o me-

no figli e Menada non lo conoscequasi nessuno. Come scrive Del Bue"Le ingiustizie della storia spesso pro-vocano ingiustizie di segno oppo-sto". La presentazione del libro, ol-tre trecento pagine fitte fitte, è fis-sata per venerdì 27 al Rotary che di-stribuirà ai suoi soci il volume. Poi lapresentazione alla città ai primi difebbraio.

D.L.

LA REGGIO DI PRAMPOLINI E MENADA

Uve, barili, solai e lentezza dellatradizione tecnica reggiana. Edi-zioni, "Zero in condotta", 2005. nu-merosi sono gli scritti e gli studi sul-l'aceto balsamico; ma non molti co-sì minuziosi e diligenti come que-sto di Gian Franco Riccò, classe1945, reggiano, che si occupa di po-litica. Il titolo informa che il librovuol essere, ed è, soprattutto, unmanuale per principianti. Destina-to al più largo pubblico, il volumedi propone di approfondire, in mo-do sintetico ma esauriente, l'espe-rienza non chè una ricca messe dinozioni sulla produzione dell'Ace-to Balsamico Tradizionale. Si inte-ressa , inoltre, di quegli elementiche sono alla base di una correttarealizzazione di una buona abetaia.Limitandosi alle semplici cono-scenze fondamentali,espresse informa piana e concisa, riassume tut-to quanto ogni produttore do-vrebbe sapere per ottenere concretirisultati. La materia è descritta in

una forma che facilita al massimol'apprendimento. E' un testo chia-ro, facile, preciso, diligente e so-stanzioso, scientificamente irre-prensibile. Particolarmente racco-mandato a coloro che intendonoiniziare tale genere di attività, seb-bene privi di precedenti esperien-ze. D'altra parte la presentazioneinforma subito sul significato e sul-lo spirito del manuale. "La stesuradi questo libro è in grande partefrutto di applicazioni dirette, degliappunti presi nei corsi formativi delDipartimento di scienze agrariedell'Università di Modena e Reg-gio.” Consigli circa l'invecchiamen-to di qualità e le cause che provo-cano i gusti amari.

Con una quantità di indicazionied esperienze utili ai fini di una mi-gliore comprensione della tradi-zione storica del prodotto.

G.M.

L’ACETO BALSAMICO SPIEGATO A MIO NIPOTE

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Alcuni momenti della festa Rotaract. Si riconoscono nella foto 1 da sx Si-mone Servillo (Tesoriere) Francesca Alfieri (Presidente Rotaract Guastalla)Fabiola Iezza (Rotaract club Trento) Lara Babboni - foto 2 Federica Marzi eBarbara Reggiani - foto 3 Ilaria Navarino e Anna De Michele (Rotaract clubBologna) - foto 4 Paolo, Alberto e Francesca - foto 5 Michele Corradini (PastPresident) Francesco Arlotti (Presidente) Chiara e Lisa Valiani (Rotaract Vald'Elsa) Filippo Volpi (Rotaract Livorno) Dante Claps (Rotaract club Livorno)Lorenzo Villani (Club Firenze - foto 6 Filippo Volpi (Rotaract Livorno), Eliza-beth Gherardi (Rotaract Salsomaggiore) Francesca Romana Fuiano (RotaractParma Est) Chiara Valiani (Rotaract Val d'Elsa)

In festa per beneficenzai giovani delRotaract Club

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Fotoservizio di Stefano Rossi

TTra cene era cene eil meglio il meglio

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Foto Elie

Nella foto 1 da sx: Bagnaca-ni, Ingari, Barbieri e Di Gen-naro della Reggiana Calcio Foto 2: Stefano Landi e Gior-gio Cimurri Foto 3: Andrea Lucchetta eFernando Marchini del Cir-colo Tennis di AlbineaFoto 4: Fiaccadori Ermetefoto 5: da sx Matteo Setti conSonia Masini (Pres. Provin-cia) e Gianluca Chierici (Ass.Provinciale Sport) Foto 6: da sx Foschi, Cima-relli, Caselli e Bagnacani(Reggiana Calcio)

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Ricordando Chiarino Cimurri

La festa degli innamorati ai ristoranti: Il Fortinodi Don Peppe, Il Cigno e Alti Spiriti

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