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Traduzione diStefania Renzetti

JUDAS PRIESTLA STORIA DEI

DEFENDERS OF THE FAITH

NEIL DANIELS

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Titolo originale dell’opera: The Story Of Judas Priest - Defenders Of The Faith© 2010 Omnibus Press (A Division of Music Sales Limited)

Copyright © 2011 A.SE.FI. Editoriale Srl - Via dell’Aprica, 8 - Milanowww.tsunamiedizioni.com

Prima edizione Tsunami Edizioni, giugno 2011 - Gli Uragani 10Tsunami Edizioni è un marchio registrato di A.SE.FI. Editoriale Srl

Traduzione: Stefania RenzettiFoto di copertina: Ross Halfin - Foto retrocopertina: Bob Leafe/Frank White PhotographyProgetto copertina: Eugenio MontiFinito di stampare nel giugno 2011 da GESP - Città di Castello

ISBN: 978-88-96131-31-2Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione, anche parziale, in qualsiasi formato senza l’autorizzazione scritta dell’Editore.

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SOMMARIO

Prefazione di Al Atkins .................................................................................................5Introduzione ................................................................................................................9

PARTE 1 – IL BLACK COUNTRY: ACCIAIO BRITANNICOUNO: PRIMA DEL’ALBA .........................................................................................15DUE: 1963-1968 .......................................................................................................19TRE: 1969-1970 ........................................................................................................27QUATTRO: 1971-1972 ............................................................................................41

PART 2 – HEAVY METAL: IL SOUND DELLE MIDLANDS SI EVOLVECINQUE: 1973-1976 ................................................................................................53SEI: 1977-1979 ..........................................................................................................73

PART 3 – RUNNIN’ WILD: A PIEDE LIBERO IN AMERICASETTE: 1980-1984 ...................................................................................................89OTTO: 1985-1989 ..................................................................................................111NOVE: 1990-1991 ..................................................................................................127DIECI: 1992-1995 ..................................................................................................139

PART 4 – VICTIM OF CHANGES: IL PERIODO RIPPER UNDICI: 1996-2000 ...............................................................................................147DODICI: 2001-2002 ..............................................................................................161

PART 5 – UNITED: IL RITORNO DEL METAL GODTREDICI: 2003-2004 .............................................................................................171QUATTORDICI: 2005 ...........................................................................................187QUINDICI: 2006 ...................................................................................................193SEDICI: 2007 ..........................................................................................................197DICIASSETTE: 2008-2009 ....................................................................................199

POST SCRIPTUM – HEROES END .....................................................................209Appendici ............................................................................................................213Discografia/Filmografia Selezionata (Regno Unito) ....................................................280Bibliografia ............................................................................................................315Ringraziamenti ..........................................................................................................319

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Dedicato ai miei nonni

Joseph Brian DanielsRita May Daniels

R.I.P.

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Il 1969 mi fa tornare in mente tanti bei ricordi. In particolare, spicca quello del miglior gruppo rock ‘n’ roll di sempre - i Beatles.

Nel 1969 ci fu la loro ultima esibizione pubblica, dal vivo, sul tetto della Apple Records a Londra, e l’uscita del loro penultimo album, ovvero il magnifico Abbey Road. I Beatles hanno sempre esercitato una grande influenza su di me, come musicista, cantante, e compositore. È stato grazie a loro e al Merseybeat degli anni Sessanta che ho deciso di voler far parte del mondo del rock ‘n’ roll e sono maledettamente felice di averlo fatto. Non ho alcun rimpianto a riguardo.

Un altro bel ricordo del 1969 è quello del mio vecchio amico Robert Plant, che viene anche dalla mia stessa città natale, West Bromwich, nel cuore del Black Country. Lui e Jimmy Page, John Bonham e John Paul Jones, come Led Zeppelin, fecero uscire il loro primo album omonimo nel gennaio di quell’anno. Era stato fissato un nuovo punto di riferimento per il rock duro e la storia del rock avrebbe cambiato per sempre il suo corso. Ricordo quando ascoltai per la prima volta canzoni come ‘Babe, I’m Gonna Leave You’, ‘Black Mountain Side’ e ‘Dazed And Confused’. Gli Zeppelin intrecciavano così tante influenze musicali, dal rock ‘n’ roll al folk, al blues e persino la musica classica. A me interessavano maggiormen-te le sonorità rock più pesanti degli Zeppelin, e ho capito quale direzione avrei preso da lì in avanti.

Nel 1969 formai un piccolo gruppo locale di rock duro, influenzato da gen-te come i Cream, Led Zeppelin e Jimi Hendrix. Il gruppo si chiamava Judas Priest. Il nome della band venne deciso dal mio bassista e miglior amico Bruno Stapenhill, che lo aveva preso dal brano di Bob Dylan ‘The Ballad of Frankie Lee And Judas Priest’.

Chi avrebbe mai pensato, a quei tempi, che anche loro sarebbero diventati una parte fondamentale della storia della musica rock? Io no di certo! Mi sarei messo a ridere all’idea e avrei pensato che si trattasse di una sorta di presa in giro.

Sebbene abbia fatto parte dei Judas Priest per soli quattro anni, sento, nono-stante tutto, di aver lasciato il mio segno scrivendo pezzi classici come ‘Winter’ e ‘Never Satisfied’ su Rocka Rolla, che è stato il primo album del gruppo, uscito nel 1974 su Gull Records. Ho anche dato una mano per la stesura di ‘Dreamer Deceiver’ e ‘Victim Of Changes’, che sono state registrate per il secondo album,

PREFAZIONE DI AL ATKINS

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Sad Wings Of Destiny. In effetti, la seconda è un vero gioiello di canzone e io stesso l’ho registrata due volte, sull’album omonimo e per il mio ultimo lavoro Demon Deceiver. Il testo è la fusione del brano di Rob Halford ‘Red Light Lady’ e la mia ‘Whiskey Woman’. Sono orgoglioso di dire che è uno dei migliori pezzi heavy metal di sempre.

Ho seguito ogni mossa dei Judas Priest fin dal primo giorno e ho collezionato tutti i loro dischi durante gli anni. Se devo essere totalmente sincero con me stesso e i fan del gruppo, ammetto di rimpiangere di aver lasciato i Judas Priest nel maggio del 1973. Ma d’altra parte, non penso che avrebbero preso la stessa direzione se fossi rimasto con loro. Tutti prendiamo delle decisioni che sentiamo essere quelle giuste in quel particolare momento e dobbiamo accettarne le con-seguenze negli anni a venire. Ho dovuto lasciare i Judas Priest per una serie di ragioni, principalmente per prendermi cura della mia famiglia e per provvedere a loro finanziariamente, cosa che a quei tempi i Judas Priest non mi permettevano di fare. Far parte del gruppo era una faticaccia, anche se ci siamo divertiti. Alla fine, me ne sono dovuto andare. Non avevo altra scelta.

Ho parecchi bei ricordi della mia permanenza nei Judas Priest - e alcuni meno belli - ma una cosa è certa, ho formato un gruppo nel 1969, e senza di me e Bruno non ci sarebbero stati i Judas Priest e di questo sono immensamente orgoglioso.

La voce dinamica, potente ed eccezionalmente acuta di Rob Halford e la sua fenomenale presenza scenica, sono dei punti di forza con cui fare i conti; e quelle armonie complementari e pesanti fornite dalla fantastica coppia Glenn Tipton e K.K. Downing, le avrei solo potute sognare a quei tempi. Il basso martellante di Ian Hill e Scott Travis, che è il solo batterista americano ad aver suonato nel gruppo, hanno anch’essi aggiunto una potenza enorme al suono dei Judas Priest, ed è un’altra cosa di cui sono invidioso.

Mi tengo ancora in contatto con i Judas Priest, quando sono in città, e ho il massimo rispetto per un gruppo che ha lavorato così duramente durante tutti questi anni e continua a sfornare un classico del metal dopo l’altro.

A dire il vero, ho avuto l’occasione di incontrarli non tanto tempo fa, durante il loro tour del Regno Unito nel 2005. Ho incontrato i ragazzi nel backstage, al NEC di Birmingham, e ci siamo fatti qualche birra e un po’ di risate ripensando ai vecchi tempi. È stato bello. Il mio amico, che era venuto con me a vedere il concerto, era in assoluta soggezione quando ha stretto loro la mano per la prima volta, ma per me sono ancora un gruppo di vecchi amici che hanno avuto succes-so. Mi ha fatto particolarmente piacere vederli suonare ‘Victim Of Changes’ nel corso della scaletta.

Mi è stato chiesto spesso: “Come ha avuto inizio tutto questo?”. Così quando Neil mi ha contattato per fare un’intervista per questo libro, sono stato ben con-tento di farla. Parlare con Neil, tramite email e al telefono, per diversi mesi tra il 2006 e il 2007, mi ha fatto ricordare molte cose e sono più che felice di condivi-derle con lui e chiunque altro abbia voglia di ascoltare. Ho cercato di fare del mio meglio nel spiegare il mio ruolo nella storia dei Judas Priest e ho messo parecchie

LA STORIA DEI JUDAS PRIEST

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foto e ricordi nel mio sito web (www.alatkins.com) per i fan che vogliono saperne di più riguardo agli anni antecedenti all’arrivo di Rob.

Una cosa è certa però, i Judas Priest sono i veri “déi dell’heavy metal”. Nessun gruppo si avvicina alla loro assoluta potenza e al numero di classici del metal da loro composti. Spero che in futuro continueranno a fare altra musica fantastica...

Al AtkinsGennaio 2007

PREFAZIONE DI AL ATKINS

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“...I Priest sono i ‘difensori della fede’... la fede è la musica heavy metal.E la difendiamo sotto ogni punto di vista...

è una dichiarazione diretta a tutti”.

Rob Halford parla alla rivista Sounds nel 1983,durante la promozione di Defenders Of The Faith

Nell’ottobre del 2005, mentre i Judas Priest erano in tour in America, il loro manager Jayne Andrews ritirò il ‘Metal Guru’ award per conto della band, alla cerimonia dei ‘Roll Of Honour’ awards organizzata dalla rivista Classic Rock a Londra. Classic Rock aveva creato il premio per quegli artisti “che hanno dato forma al mondo del metal”. Si trattava di un traguardo incredibile ed appropriato per un gruppo che nel corso di così tanti anni aveva costruito, definito, incar-nato e persino sperimentato con il genere. Facciamo un balzo a Las Vegas, nel maggio del 2006: i Judas Priest assieme a Queen, Def Leppard e Kiss ricevono un riconoscimento alla prima cerimonia dei VH1 Rock Honours Awards, che viene trasmessa in tutto il mondo. Gruppi come i Foo Fighters, gli Anthrax e gli All-American Rejects hanno reso omaggio ai loro idoli giovanili. Tuttavia, è stata la metal band di Boston Godsmack ad eseguire un travolgente medley di ‘The Hellion’, ‘Electric Eye’, ‘Victim Of Changes’ e ‘Hell Bent For Leather’. Sebbene il gruppo non si sia neppure lontanamente avvicinato alla fine della sua carriera, questi riconoscimenti hanno dimostrato che il duro lavoro e gli sforzi dei Judas Priest non sono passati inosservati. Era come se il premio – ed altri simili a questo – fosse stato creato espressamente per loro.

Il film hollywoodiano Rock Star è spesso considerato come la (quasi) vera storia dei Judas Priest. La loro saga sembra effettivamente un documentario rock pro-dotto dalla città delle stelle, lo spaccato di vita di un gruppo di rocker inglesi della classe operaia, senza soldi ma con un talento ed una determinazione sconfinati. Anche Rob Halford è d’accordo nell’affermare che la storia dei Judas Priest è puramente hollywoodiana, anche se non stava sicuramente pensando ad un film come Rock Star mentre parlava con la rivista Hard Rock, nel 1986: “Se volete

INTRODUZIONE

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vedere un film sulla band, andate a vedervi una cosa tipo... Spinal Tap... In effetti però, la nostra storia finisce meglio di quella”. Decisamente.

I Judas Priest hanno sofferto anni di povertà, trascuratezza e depressione, arri-vando poi a fare del loro meglio, con vendite di oltre 30 milioni di dischi e legioni di fan, ammiratori ed imitatori. Soprattutto – grazie anche alla loro discografia ricca e creativamente variegata – si sono guadagnati il rispetto dei loro colleghi. In virtù di tutto ciò, saranno ricordati nella storia del rock duro come dei precursori.

Ci sono stati vari cambi di formazione e di immagine nel corso delle quattro decadi di attività dei Judas Priest. Iniziarono alla fine degli anni Sessanta come un gruppo pseudo-blues, vestiti con dei normali abiti da lavoro. Nei primi anni Settanta, avevano praticamente l’aspetto e il sound di un gruppo progressive, in-verosimilmente vestiti con del raso colorato, chiffon, costumi increspati ed enor-mi cappelli Stetson. Alla fine degli anni Settanta, si sono finalmente orientati sulla ben nota pelle nera con catene. Sembrava che i Judas Priest fossero impegnati a diffondere l’heavy metal nel mondo, sebbene gli ci siano voluti diversi anni per rendersene conto.

L’heavy metal è l’unica vera forma espressiva per i Judas Priest, che hanno messo giù gli schemi per ogni altro sotto-genere venuto dopo. Eppure il metal è stato spesso deriso dai giornalisti puritani e dai conservatori. Il gruppo venne anche coinvolto in una famigerata azione legale in America, quando nel 1985 fu accu-sato di aver incitato due ragazzi di Reno, nel Nevada, a suicidarsi; il caso si risolse finalmente nel 1990. Uno dei giovani morì sul colpo mentre l’altro è sopravvis-suto per altri tre anni, con gravi lesioni. I Priest sono anche stati presi di mira dal Parents Music Resource Center (PMRC) durante tutti gli anni Ottanta. ‘Eat Me Alive’ era al terzo posto nei “Filthy Fifteen” (sporca quindicina) – una lista di brani che il PMRC riteneva dovessero essere censurati a causa del contenuto dei testi. Le controversie hanno seguito i Priest anche nel XXI secolo, quando il loro ex batterista Dave Holland, che aveva suonato sugli album British Steel e Screaming For Vengeance è stato dichiarato colpevole ed incarcerato nel 2004 per abuso sessuale e tentato stupro di un diciassettenne affetto da disturbi psichici. Ha avuto una condanna a otto anni di reclusione e una multa sostanziosa. Inutile dire che la carriera di Holland può considerarsi bella e conclusa.

Ugualmente eclatante è stato il ‘coming out’ di Rob Halford, che ha dichiarato la sua omosessualità durante il programma di MTV Superock nel febbraio del 1998. Nel mondo virile dell’heavy metal, si è trattato di una mossa particolar-mente coraggiosa.

“Noi rappresentiamo l’heavy metal britannico e vogliamo diffonderlo nel mon-do”, ha detto Rob Halford a Kerrang! nel 1982. Nessun altro gruppo del pianeta, compresi i Black Sabbath, gli Iron Maiden e i Def Leppard, ha mantenuto costan-temente questa convinzione come i Judas Priest.

Attenendosi al leit-motiv di Spinal Tap, sono stati ben nove i batteristi che si sono alternati dietro le pelli: John Partridge, John Ellis, Alan Moore, Chris ‘Congo’ Campbell, John Hinch, Simon Phillips, Les ‘Feathertouch’ Binks, Dave

LA STORIA DEI JUDAS PRIEST

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Holland e Scott Travis. Tuttavia, sembra che il gruppo si sia finalmente stabiliz-zato con il talentuoso americano Scott Travis, che si è unito alle fila dei Priest sul finire degli anni Ottanta.

Ci sono stati parecchi cambiamenti anche dietro al microfono. Prima dell’arrivo di Rob Halford, nel 1973, c’era il cantante e fondatore Al Atkins, al quale mancava però la spinta e la determinazione del suo successore... Qualche anno dopo, nel maggio del 1992, a seguito della brusca e assai pubblicizzata dipartita di Halford, l’americano Tim ‘Ripper’ Owens ha prestato il suo talento vocale a due album in studio passati inosservati, uno dei quali, Demolition del 2000, può considerarsi il più grosso passo falso della loro carriera. Come gli Iron Maiden, anche i Judas Priest hanno toccato il fondo negli anni Novanta, e all’inizio del nuovo millennio hanno suonato spesso davanti ad un pubblico ridotto che a malapena notava il nuovo cantante. È stato imbarazzante vedere la band cadere così in basso.

Questo non significa che i Priest non abbiano mai commesso errori durante il regno di Halford; c’è stato il terribile Ram It Down ed il controverso Turbo, che faceva totale affidamento sul guitar synth, sebbene, a posteriori, quest’ultimo non sia poi tanto scarso come è stato giudicato all’inizio, e ha recentemente (e giusta-mente) raggiunto lo status di album di culto. Il loro primo disco, Rocka Rolla, ha molto da offrire rispetto ai successivi e più significativi album.

I Priest hanno anche fallito miseramente nell’adottare una nuova immagine durante la metà degli anni Ottanta, imitando il look hair-metal di gruppi come i Mötley Crüe e i Poison, che spopolavano su MTV. Sebbene i Priest siano stati tra i primi gruppi metal a produrre dei video musicali nei primi anni Ottanta, nel corso della loro carriera ne hanno fatti di veramente orrendi. Forse quei primi tentativi dovrebbero essere usati per far vedere come non si devono fare dei video musicali.

I fan dei Priest hanno tirato un sospiro di sollievo quando Halford è tornato nel gruppo nel luglio del 2003, apparentemente in pianta stabile.

A dispetto di tutti i dischi d’oro, i tour sold out e i premi, mentre scrivo non esiste un solo libro sulla storia dei Judas Priest. Il volume del 1984 e da tempo fuori stampa, Heavy Duty di Steve Gett, era un resoconto autorizzato dell’ascesa al successo della band. Sebbene sia divertente e scritto con passione, è fin troppo breve e sembra di leggere un comunicato stampa, inoltre ignora gran parte del periodo pre-Halford; cosa sulla quale sia la band che il management sembrano aver chiuso un occhio, deliberatamente o meno.

Durante la fase di ricerca per questo libro, è stato contattato il management dei Judas Priest. È stato chiaro fin dall’inizio che l’idea non li entusiasmava affatto, e hanno declinato la collaborazione; poco male, visto che il loro coinvolgimento in Heavy Duty lo ha reso così edulcorato. Ho ricevuto una e-mail nella quale si diceva che i Judas Priest “...non vogliono un libro ‘ufficiale’ su di loro e non sono preparati a dedicargli tempo e impegno – al momento, sentono di dover dedicare tutte le loro forze alla musica”.

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In un’altra e-mail all’autore, nel 2006, Jayne Andrews ha sottolineato la loro posizione: “Ci è stato fatto notare che stai cercando di ottenere i contatti di pro-duttori e musicisti che in passato hanno lavorato con i Judas Priest – vorrei riba-dire che il gruppo NON approva questo libro, come ti ho già detto – non si tratta di un libro ufficiale sulla band e lo chiariremo a chiunque dovesse chiedercelo”.

Pur facendo dell’ottima musica, negli anni il gruppo ha anche preso delle deci-sioni discutibili, e questo libro si propone di parlarne.

L’ascesa dei Judas Priest alla notorietà e alla ribalta è stata documentata su tan-tissime riviste, fanzine, enciclopedie del rock e biografie di altri gruppi heavy metal. Inoltre, gli sforzi per riaffermarsi con un nuovo cantante durante gli anni Novanta (simili a quelli dei loro compagni, le leggende del metal britannico Iron Maiden, con Blaze Bayley) sono stati anch’essi pubblicizzati. La storia di come Tim Owens abbia avuto il posto di cantante nei Priest è stata persino parzialmen-te immortalata nel film hollywoodiano del 2001 Rock Star, con Mark Wahlberg nel ruolo del cantante di una tribute band estrapolato dal nulla e lanciato sotto i riflettori di tutto il mondo. Il rinnovato successo e consenso della critica nei con-fronti dei Priest, è culminato con il co-headlining dell’Ozzfest tour in America, assieme ai Black Sabbath, nel 2004 – il loro primo tour con Halford dal 1991.

Sebbene sia la formazione capitanata da Halford ad aver ricevuto (e a ricevere tuttora) il grosso dell’attenzione, La Storia Dei Judas Priest: Defenders Of The Faith si sforza di scavare a fondo nel passato della band, iniziando con i gruppi che hanno preceduto la prima formazione (Mark I) messa in piedi nel 1969 da Al Atkins e dal suo miglior amico, il bassista Brian “Bruno” Stapenhill. Insieme, la coppia ha militato in parecchie formazioni di West Bromwich, prima di fondare i Judas Priest con questo nome. L’importanza di Atkins nell’ambito dei Judas Priest è stata a lungo oscurata dal successo arrivato dopo la sua dipartita.

In vari punti, noterete che la narrazione divaga, parlando dei diversi progetti solisti dei membri della band, attuali e passati, e altri progetti musicali non spe-cificatamente collegati ai Judas Priest. In un modo o nell’altro, tutte queste storie fanno parte del considerevole albero genealogico dei Judas Priest. In aggiunta, le numerose appendici alla fine del libro vogliono essere uno strumento di riferi-mento per i fan dei Priest.

“Rock hard and ride free”, gente – questa è la storia completa dei fottutissimi Judas Priest...

Neil DanielsFebbraio, 2007

LA STORIA DEI JUDAS PRIEST

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PARTE 1

IL BLACK COUNTRY:ACCIAIO BRITANNICO,MINIERE DI CARBONE

E INDUSTRIE

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“...Walsall e West Bromwich erano delle zone piuttosto squallide...Tutti condividevano il bisogno e la volontà di uscire da una situazione sgradevole”.

Rob Halford parla alla rivista Classic Rock agli inizi del 2006

Probabilmente non esiste luogo migliore delle Midlands, in Gran Bretagna, per creare musica heavy metal. O, per essere più precisi, la vasta area delle West Midlands nota come il Black Country.

È inconcepibile che i Black Sabbath e i Judas Priest – entrambi a modo loro archetipi dei gruppi heavy metal britannici – avrebbero potuto creare la musica che hanno poi fatto negli ultimi 30 anni se fossero arrivati da, mettiamo, le verdi distese del Sussex o le penisole rocciose della Cornovaglia. Se è vero il detto che i grandi precursori devono soffrire per la loro arte, durante la prima parte della loro carriera i Judas Priest, in ciascuna delle loro incarnazioni, hanno sicuramente dato parecchio: finanziariamente, creativamente e personalmente. Questo è stato, in parte, dovuto alle avversità delle loro origini.

Per capire i Judas Priest e il genere che hanno contribuito a costruire e de-finire, è importante contestualizzare storicamente e socialmente il loro paese di origine, in quanto continua tutt’oggi ad influenzare la loro musica, anche se non hanno mai effettivamente registrato un intero disco da quelle parti. Il testo di ‘Deal With The Devil’, dall’album del ritorno alla ribalta Angel Of Retribution del 2005, è un ritratto accurato, seppur breve, di come la band sia sopravvissuta lavorando nelle province industriali. L’inno di Halford ‘Made In Hell’ (da Resurrection) racconta una storia simile. Come i membri originali dei Black Sabbath, i Judas Priest non hanno mai dimenticato le loro radici; la loro educazione resta indelebile.

È ampiamente riconosciuto, tra gli storici della musica, che i Black Sabbath hanno concepito il primo “vero” album heavy metal nel 1970. Nella sua esau-riente biografia dei Sabbath, Black Sabbath, Joel McIver scrive: “I Black Sabbath hanno inventato l’heavy metal? E se così fosse, come diavolo hanno fatto? L’heavy metal non era in programma: si è presentato grazie ad una serie di coincidenze

UNOPRIMA DELL’ALBA

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fortuite che hanno applicato la giusta pressione su un punto focale dell’evoluzio-ne musicale, e come risultato, l’intero corso della storia è stato alterato”.

Questo libro non prende in esame l’evoluzione dell’heavy metal, sebbene si pos-sa sostenere che i Judas Priest abbiano agevolato considerevolmente la progressio-ne del genere, dall’hard blues-rock dei Led Zeppelin e Deep Purple alle schitarrate metalliche urlanti e roboanti del XXI secolo. “A quei tempi la nostra musica non la chiamavamo heavy metal”, disse K.K, Downing a Metal Hammer sul finire degli anni Ottanta. “Era progressive blues, che poi è diventato progressive rock”. Una volta diffusosi il termine heavy metal, negli anni Settanta, i Judas Priest sono diventati la prima band ad adottarlo e a svilupparne l’identità ed il sound.

McIver riconosce correttamente che il retroterra quasi identico dei Priest e dei Sabbath ha forgiato il loro approccio oscuro e pesante: “Non hanno improvvi-samente scelto di unirsi ad un gruppo per suonare della musica pesante: la suo-navano perché lo volevano, e perché ne avevano bisogno – per essere notati e per dar sfogo alla pressione che sentivano dentro di sé. E da dove veniva? Dal loro ambiente circostante”.

Il contesto ambientale dei Priest è stato fondamentale per il loro sound, anche se a quei tempi non potevano saperlo. Mentre i Black Sabbath, che hanno iniziato come Polka Tulk Blues Band, si sono formati a Birmingham nel 1968, la genesi dei Judas Priest ha avuto luogo nel Black Country. Quando i giornalisti si riferiscono pigramente ai Judas Priest come a un “gruppo di Birmingham” o “il gruppo heavy metal di Birmingham”, si sbagliano clamorosamente. I Judas Priest sono un gruppo heavy metal formatosi nel Black Country. Ma dato che non lavorano più lì, nello specifico (eccetto quando sono a casa) è sbagliato usare parole come “di stanza a”.

Negli anni, ci sono state parecchie controversie e dibattiti su cosa sia effettiva-mente il Black Country, in termini di collocazione e ampiezza geografica1. Come la città di Londra e altre, il Black Country si è espanso col passare del tempo, fa-gocitando i paesi vicini e i villaggi, specialmente durante la rivoluzione industria-le, quando le città di mercato erano molto più piccole e più circoscritte. Gli stori-ci affermano che nel tardo XII secolo Wolverhampton era una minuscola città di mercato, ma secondo W.G. Hoskins nel suo libro Local History In England, “La città subì una trasformazione radicale durante il corso del XIX secolo. Nel 1901 la sua popolazione era otto volte maggiore rispetto a quella del 1801”. Hoskins fornisce un altro esempio di crescita di massa nelle Midlands, quando scrive di come Heath Town, nello Staffordshire, sia nata come una “baraccopoli” per gli operai dell’industria metallurgica nel XVIII secolo, “ma dopo la Prima Guerra Mondiale era diventata parte della conurbazione che collegava Wolverhampton a Walsall, Dudley, West Bromwich e Birmingham”.

L’edizione del 2006 del Collins English Dictionary & Thesaurus definisce ‘co-nurbazione’ come “una grande e popolosa espansione urbana formata dalla cre-

1 - L’amministrazione locale afferma che parte del Black Country comprende Dudley, Sandwell, Walsall, West Bromwich, Blackheath, Stourbridge e Wolverhampton, sebbene ci sia stata della con-fusione a riguardo.

LA STORIA DEI JUDAS PRIEST

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scita e coalizione di singoli paesi e città”. Il Black Country rientra perfettamente in questa definizione, situato parecchie miglia fuori Birmingham, nella contea nota come West Midlands, e toccando parti del Worcestershire, Warwickshire e Staffordshire2. L’area è legata al suo passato crudo e industriale, il suo nome deriva dalla fuliggine, dall’inquinamento e dall’aria tetra che avvolgeva le città, dovuti alle ciminiere delle fabbriche che davano al cielo un alone grigio scuro. Certamente, quell’atmosfera ha avuto un profondo impatto sui primi dischi dei Judas Priest Sin After Sin e Stained Glass. È una nozione diffusa che questo stesso paesaggio oscuro abbia influenzato J.R.R. Tolkien mentre scriveva la saga de Il Signore Degli Anelli, in particolare per quel che riguarda il paesaggio desolato di ‘Mordor’.

Tolkien era nato in Sud Africa, ma passò parte della sua infanzia a Birmingham e in un piccolo villaggio nel Worcestershire. I suoi nonni materni vivevano a Birmingham ed erano i proprietari di un negozio nel centro della città. L’atmosfera e lo scenario deprimente che ha visto durante la prima parte della sua vita, che ha avuto un profondo impatto su di lui e sul suo lavoro, ha sicuramente influenzato anche l’heavy metal e l’hard rock.

Halford ha confessato l’influenza di Tolkien a Classic Rock nel 2006. “Il Signore Degli Anelli è fondamentale per me, perché è davvero metal”.

Al Atkins, K.K. Downing e Ian Hill sono nati tutti a West Bromwich, mentre Glenn Tipton è cresciuto a Walsall. I padri di Tipton e Halford lavoravano en-trambi nelle industrie metallurgiche. Il commercio del metallo nel Black Country risale al XVI secolo, sebbene, come in gran parte del Regno Unito, le industrie di quella zona abbiano subito un tracollo a partire dagli anni Sessanta e Settanta. Con il declino delle industrie minerarie e manufatturiere, il Black Country non è più il cuore industriale del Regno Unito, bensì una tipica area multiculturale con gli stessi problemi urbani di altre località della Gran Bretagna. Le zone residenziali costruite negli anni del dopoguerra all’interno e intorno al Black Country hanno dato una casa alle famiglie di Downing, Hill e dell’ex batterista John Ellis, e tutti sono cre-sciuti nel poco raccomandabile quartiere popolare di Yew Tree, a West Bromwich.

Lo stretto dialetto locale che caratterizza la popolazione delle Midlands, è stato a volte al centro delle battute (talora pesanti) dei comici. Il particolare accento contribuisce a dividere gli abitanti tra quella che viene percepita come la classe borghese ricca del sud e la classe operaia del nord. Il gruppo non sembra apparte-nere a nessuna delle due. Il comico televisivo Lenny Henry, originario di Dudley, si è costruito una carriera usando il proprio accento per le sue gag, sebbene queste siano molto spesso riferite a se stesso. Ogni membro dei Judas Priest (con l’ovvia eccezione dell’americano Scott Travis) ha mantenuto il proprio pesante accento Brummie (una parola colloquiale per descrivere le persone provenienti dalla zona delle Midlands)3, così come i membri dei Black Sabbath e degli Slade.

2 - Sebbene formalmente non abbia un centro città, Dudley è considerata da molti la capitale ufficiosa.3 - Molto evidente nella voce di Rob Halford su alcuni dei pezzi più lenti dei Judas Priest e in par-ticolare sull’album Priest... Live!

UNO - PRIMA DELL'ALBA

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La disoccupazione era la principale preoccupazione per i membri dei Judas Priest durante gli anni in cui erano capeggiati da Al Atkins. Anche Rob Halford aveva difficoltà a trovare un impiego, da qui il testo anti-sociale di ‘Runnin’ Wild’ e la rabbia di ‘Breaking The Law’. Album come British Steel lasciavano trasparire come quei primi anni difficili avessero lasciato il segno, e avrebbero influenzato la singolare tipologia di heavy metal proposta dal gruppo.

LA STORIA DEI JUDAS PRIEST

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“...L’unica cosa che non gli piaceva era il nome della band, Judas Priest”.

Al Atkins, parlando della perplessità dei genitori riguardo la scelta didare un nome con riferimenti religiosi al suo nuovo gruppo

Allan John Atkins, noto a tutti come Al, è nato martedì 14 ottobre 1947 a West Bromwich. Come il resto della Gran Bretagna, la zona si stava riprenden-do dall’esito devastante dei bombardamenti nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale e i cumuli di macerie erano ovunque. Era stata un’esperienza spaven-tosa, ma le famiglie si erano aiutate a vicenda nei periodi difficili. L’infanzia di Atkins è stata severa. “Sono cresciuto in una famiglia molto religiosa”, dice. “Mio padre avrebbe voluto fare il prete, mia madre era una cristiana cattolica e non aveva ricevuto una vera educazione, dato che le sue uniche insegnanti a scuola erano state le suore”.

Nonostante le premesse religiose, la vita casalinga di Atkins non è stata molto diversa da quella di qualsiasi altro ragazzino di West Bromwich.

Aveva un fratello più grande, Brian, e una sorella maggiore, Valerie. Il quarto figlio degli Atkins, una bambina di nome Shiela, morì di polmonite a quattro anni. Atkins era particolarmente legato a suo fratello, anche se, per sua stessa ammissione, erano molto diversi. “Mio fratello ed io eravamo come il giorno e la notte”, racconta. “Lui ha scelto Dio. Io rubavo auto e mi drogavo1”.

La casa degli Atkins a Stone Cross era piccola, come la maggior parte delle altre case nel vicinato. La famiglia faceva fatica a tirare avanti, ma in qualche modo ci riusciva.

Come la maggior parte dei ragazzini del quartiere, il giovane Atkins non era bravo a scuola, e frequentò l’istituto Charlemont – dall’asilo alle superiori – solo perché doveva. Lascia forse sorpresi il fatto che i genitori abbiano reagito posi-tivamente quando, terminati gli studi, Al ha detto loro che la sua vocazione era la musica. Le Midlands erano un luogo in fermento per i giovani musicisti en-

1 - Brian adesso è il prete di una piccola chiesa.

DUE1963-1968