milano tra città e metropoli: dinamiche demografiche e scenari futuri

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a cura di Vincenzo Sofo

INDICE

1. Introduzione pag. 2

2. Il contesto demografico milanese dal 2003 ad oggi pag. 5

3. La risposta delle istituzioni alla città che cambia pag. 13

4. Milano guarda al futuro pag. 18

5. Conclusioni pag. 20

6. Bibliografia pag. 22

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1. INTRODUZIONE L’evoluzione della popolazione italiana nell’ultimo decennio

La popolazione non è un elemento statico, ma è oggetto di continui cambiamenti dovuti a vari fattori che ne variano la consistenza e le caratteristiche con rilevanti conseguenze per la società. Il percorso demografico sperimentato dall’Italia negli ultimi anni assume connotazioni molto particolari ed interessanti da analizzare. Da un lato si è assistito al protrarsi di processi iniziati già da tempo e certamente tutt’altro che positivi, tanto da essere arrivati ad un punto tale da renderne difficoltosa la sostenibilità demografica, dall’altra parte si sono manifestati fenomeni nuovi, dei quali si stanno ancora valutando le implicazioni. Quel che è certo è che le dinamiche demografiche alle quali stiamo assistendo generano molti dubbi e preoccupazioni riguardo al futuro della nostra Nazione. E’ quindi opportuno analizzarle adeguatamente per valutare i provvedimenti adottati dalle istituzioni e per riflettere sulle possibili conseguenze di queste ultime. I filoni principali sui quali impostare tale analisi sono le caratteristiche della popolazione italiana e il fenomeno delle migrazioni. Dando un primo e veloce sguardo sull’evoluzione del processo di formazione della popolazione italiana si possono individuare alcuni aspetti rilevanti, quali il basso tasso di fecondità, la tarda età alla quale i giovani raggiungono l’indipendenza economica, l’alta longevità e l’intensità dell’immigrazione. In particolare, il basso livello riproduttivo e l’aumento della popolazione nelle età senili e demograficamente improduttive, hanno portato ad un ricambio insufficiente nelle generazioni e ad un rapido invecchiamento della popolazione 1. Parlando della crescita demografica, è da notare come, successivamente ad un periodo di calo, a partire dal nuovo secolo (più precisamente dal 2002) ci sia stata una ripresa dei ritmi di crescita. Bisogna però porre l’attenzione sulle cause di questo miglioramento, che sono da ricercare non nella componente endogena (saldo naturale) bensì in quella straniera. E’ indubbiamente degli stranieri il merito di tale crescita, anche se in realtà l’importanza dei flussi migratori - soprattutto dopo il 2001 - è parzialmente limitata dai cosiddetti “problemi contabili”. Ad esempio, successivamente ai censimenti, avviene da parte delle anagrafi il recupero di un certo numero di residenti sfuggiti alla rilevazione censuaria. Un ulteriore aspetto burocratico da sottolineare riguarda i provvedimenti di sanatoria, a seguito dei quali si ha la regolarizzazione di molti immigrati fino a quel momento presenti nel nostro territorio irregolarmente. Ciò è accaduto, ad esempio, dopo la legge Bossi-Fini del 2002, con la quale (nonostante fosse ideata per limitare i flussi di stranieri nel nostro Paese) si è provveduto a regolarizzare gli immigrati occupati nei servizi domestici e di cura, contribuendo – in concomitanza con un altro decreto legge volto alla legalizzazione del lavoro irregolare – a portare il numero degli immigrati a 2,7 milioni 2. Tuttavia queste dinamiche demografiche assumono connotazioni diverse a seconda dell’area geografica di riferimento. La differenza tra Nord e Sud si vede in primis nello sviluppo della popolazione residente nell’ultimo decennio, che nel Mezzogiorno avanza in maniera ben più blanda rispetto al Settentrione. Diversità sono presenti anche in altri aspetti quali il tasso di invecchiamento (minore al Sud) e la natalità, anche quest’ultima più elevata al Nord. Per quanto riguarda il saldo migratorio, che - come abbiamo già avuto modo di dichiarare – con l’inizio del nuovo millennio è diventato il fattore determinante per la crescita della popolazione, il Meridione è stato oggetto di un saldo migratorio interno negativo, dovuto al trasferimento di molti suoi residenti in altre zone

1 AA.VV., Rapporto sulla popolazione, Il Mulino 2007 2 AA.VV., Rapporto sulla popolazione, Il Mulino 2007

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d’Italia. Non ha neppure beneficiato dell’immigrazione straniera, per la quale rappresenta più che altro una terra di passaggio e di cui ha beneficiato soprattutto la parte orientale del Nord Italia. L’attenzione dello Stato ai dati demografici

Le dinamiche introdotte nel paragrafo precedente hanno notevoli implicazioni sulla politica dello Stato. Basti pensare alle conseguenza dell’invecchiamento della popolazione sul sistema della previdenza sociale, tanto che si può facilmente notare come il dibattito politico in Italia sia spesso incentrato sul problema delle pensioni, il quale è considerato dalla dirigenza politica un tema decisivo per gli esiti elettorali. Le politiche sociali sono infatti un punto centrale di ogni Stato Sociale moderno, che prevede la complementarietà tra Stato e Mercato. Il Welfare State è “uno Stato in cui il potere dell’autorità politica economica è deliberatamente usato (attraverso il sistema politico ed amministrativo) per modificare l’azione delle forze di mercato allo scopo di: assicurare a tutti i cittadini una gamma, socialmente concordata, di beni e servizi socialmente meritori; restringere l’impatto dell’incertezza che impedisce, agli individui e alle famiglie, di fronteggiare alcune contingenze sociali; garantire agli individui e alle famiglie almeno un reddito minimo indipendente dal valore di mercato della loro proprietà...” (Briggs, 1961). Lo Stato persegue questi obiettivi attraverso tutti i trasferimenti monetari “che assumono la fattispecie di assicurazione sociale e assistenza sociale, ed alcune categorie di consumi collettivi che comprendono: la sanità, l’istruzione, i servizi sociali alle persone e l’abitazione” (Ilo, 1969). Detto ciò, ogni Stato adegua la propria politica sociale in base alle proprie esigenze, quindi è interessante notare le caratteristiche del sistema di Welfare State italiano in relazione ad uno degli aspetti demografici più interessanti: l’invecchiamento della popolazione. Innanzitutto va sottolineato come l’incidenza della spesa sociale rispetto al PIL in Italia sia inferiore alla media europea e, aggiungendo che invece la spesa pubblica italiana rappresenta una quota superiore al 50% del PIL (valore sopra la media UE), ciò vuol dire che in Italia la spesa pubblica destinata all’ambito sociale sia inferiore agli altri paesi europei.

Tab. 1.1 Spesa sociale (% sul PIL) nel 2004

Francia Germania Regno Unito Italia Spagna Media UE

% sul PIL 31,2 29,5 28,7 26,8 21,3 30,1

fonte: Istat 2004

Ma la cosa più interessante da evidenziare è la distribuzione della spesa sociale per settori. Si può infatti così vedere come il fattore dell’invecchiamento della popolazione incida pesantemente sulle decisioni dello Stato riguardanti la destinazione delle risorse: il sistema sociale del nostro paese, che vanta la quota maggiore di popolazione anziana, è tra i grandi Stati dell’Unione Europea quello più sproporzionatamente orientato verso le pensioni, lasciando agli altri settori quote esigue della spesa pubblica .

Tab. 1.2 Spesa sociale per settori nel 2004 % Pensioni Sanità Disoccupazione Famiglia Handicap

Germania 41,4 28,1 8,1 10,2 7,5 Spagna 41,8 27,7 11,7 2,3 7,0 Francia 40,1 26,6 6,4 8,7 5,5 Italia 57,1 23,9 1,5 3,7 5,2

Regno Unito 46,0 25,8 2,8 6,3 8,7 Media UE 45,2 22,9 5,6 7,3 7,6

fonte: Istat 2004 (quote percentuali della suddivisione della spesa sociale per settori)

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Questo è soltanto un esempio dell’importanza delle conseguenze che le dinamiche demografiche hanno sulle scelte politiche e dunque sulla vita della popolazione. Quindi, dopo aver introdotto l’utilità di esse ed aver fatto una breve panoramica della situazione generale dell’Italia negli ultimi anni, concentreremo l’analisi su un’area geografica molto più circoscritta, ovvero su Milano. L'argomento trattato consisterà dunque nella descrizione del cambiamento demografico e sociale della città milanese. Verranno analizzate in primis le dinamiche demografiche che - soprattutto dal 2003 ad oggi - hanno mutato la popolazione quantitativamente e qualitativamente, cioè nelle dimensioni e nelle caratteristiche. Avendo queste un impatto notevole ma variabile a seconda di come vengano affrontate, verranno poi illustrate le modalità con le quali le istituzioni hanno deciso di rispondere a tali fenomeni e ai bisogni ad essi collegati. L'obiettivo finale sarà di comprendere i possibili scenari futuri della struttura e del tessuto sociale di Milano, e di valutare su quale risorse essa decida di puntare per prepararsi all'appuntamento tanto atteso: l'Expo 2015.

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2. IL CONTESTO DEMOGRAFICO MILANESE DAL 2003 AD OGGI Una prima panoramica... Come già accennato per quanto riguarda l’Italia, anche la popolazione milanese negli ultimi anni ha subito delle modifiche significative e dai risvolti sociali molto interessanti. Con il nuovo secolo Milano subisce una riduzione della popolazione residente che si interrompe a partire dal 2004, con un’inversione di rotta che continua tutt’ora e si prevede che continui negli anni a venire. Tab. 2.1 Popolazione residente a Milano 3

Fonte: settore Statistica Comune di Milano Il nuovo trend iniziato dal 2004 è dovuto all’anomalia (rispetto a quanto avvenuto fino a quel momento) dei movimenti internazionali, soprattutto dopo la già citata legge Bossi-Fini del 2002 e della sanatoria del 2003. Senza di essi il calo demografico continuerebbe a manifestarsi, portando la popolazione milanese – secondo gli studi del settore di Statistica del Comune di Milano – a 1.291 milioni di persone circa nel 2010, fino ai poco più di 1.256 nel 2015. Si può poi entrare nel dettaglio del territorio meneghino per vedere le dinamiche riguardanti le singole zone, per comprendere quale sia il differente grado di coinvolgimento. Si nota subito come nelle zone 6, 7 e 8 - cioè la parte ovest di Milano - continui il trend negativo iniziato nel 2001, restando insensibili ai nuovi eventi menzionati. Ora, considerando la posizione di queste tre zone, che includono sia aree abbastanza care (come via Solari, la Darsena, via Washington e piazza Piemonte) sia aree più periferiche (quali Barona, via Giambellino, Baggio e Quarto Oggiaro), si potrebbe ipotizzare che questo calo di residenti possa essere attribuito anche al mix tra l’alto costo della vita per quanto riguarda le parti più centrali e il degrado di quelle più esterne: ciò infatti potrebbe essere motivo di disincentivo sia per i più abbienti – che preferirebbero risiedere piuttosto in una zona più esclusiva e tranquilla come il centro storico – sia per i più disagiati. Per contro le altre zone della città stanno vivendo un aumento dei residenti e si presume che ciò continuerà negli anni a venire, come mostrato dal grafico seguente: Grafico a) Popolazione residente per zona di decentramento

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3 Piano di zona degli interventi e dei servizi sociali anno 2006 – 2008, Comune di Milano

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Fonte: settore Statistica Comune di Milano

Tab. 2.2 Popolazione residente per zona di decentramento

Fonte: settore Statistica Comune di Milano Detto ciò, è bene mostrare in maniera più esaustiva il contributo offerto dalle varie componenti ai movimenti demografici, in particolare per quanto riguarda le cause della variazione del numero di abitanti e delle caratteristiche di questi ultimi. Infatti, come vedremo più avanti, le varie determinanti hanno un impatto diverso sulle caratteristiche qualitative della popolazione in primo luogo, e sull’assetto della città poi.

4 Piano di zona degli interventi e dei servizi sociali anno 2006 – 2008, Comune di Milano

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I flussi migratori

La questione dell’immigrazione è sicuramente la più scottante in un contesto globalizzato come quello odierno. Secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio della Provincia di Milano gli immigrati stranieri nel capoluogo lombardo sono in aumento. Il decimo rapporto, con dati relativi al 2006, afferma un aumento da 218 mila nel 2001 a 389 mila nel 2006. Ma il dato allarmante è il quasi raddoppio degli immigrati irregolari, che passano in cinque anni da 48.200 a 87.600. Per lo più, mentre gli stranieri regolari e lavoratori tendono a stanziare nell’hinterland, la maggior parte di quelli irregolari vive a Milano città 5. Ciò può essere spiegabile con il maggior controllo esercitato nei paesi della provincia rispetto alla dispersività della grande città. Va inoltre considerato che lo stipendio percepito dagli immigrati regolari è mediamente inferiore rispetto a quello dei lavoratori italiani e che la condizione sociale di partenza per essi è sicuramente problematica. Non stupisce dunque che sia per loro più abbordabile una sistemazione al di fuori della metropoli, dove vi sono maggiori possibilità di integrazione e un costo della vita più moderato. Diverso è il discorso per gli stranieri irregolari, spesso oggetto di sfruttamento per il lavoro nero e per la delinquenza, più “fertili” nelle città. I dati relativi alla presenza degli stranieri a Milano possono essere facilmente visualizzati con le seguanti tabelle 6. Tab. 2.3a Numero di residenti totali a Milano dal 2003 al 2008

2003 2004 2005 2006 2007 2008

Residenti 1247052 1271898 1299439 1308735 1303437 1299633

Fonte: Demo Istat

Tab. 2.3b Numero di residenti stranieri a Milano dal 2003 al 2008

2003 2004 2005 2006 2007 2008

Stranieri 99987 108266 143125 162169 170619 175997

Fonte: Demo Istat

Tab. 2.3c Numero di residenti italiani a Milano dal 2003 al 2008

2003 2004 2005 2006 2007 2008

Italiani 1147065 1163632 1156314 1146566 1132818 1123636

Fonte: Demo Istat

Da questi dati si evince il notevole peso che questa componente ha nella conformazione della popolazione milanese. Tra il 2003 e il 2004 si è avuto un aumento dei residenti totali al quale hanno contribuito sia gli italiani sia gli stranieri, sebbene questi ultimi abbiano avuto una crescita percentuale maggiore rispetto ai primi. La crescita della popolazione continua fino al 2007, ma è interessante notare come cambi l’incidenza dei due fattori. Infatti in questo periodo si assiste ad una diminuzione più o meno costante dei residenti italiani (che calano all’incirca di 10 mila unità all’anno), a fronte di un forte aumento – soprattutto appena dopo i provvedimenti legislativi del 2004 – degli immigrati. Ciò significa che non vi è soltanto un flusso in entrata, bensì anche uno in uscita, che verrà trattato successivamente. Secondo i dati fornititi dal Comune di Milano, dalla fine del 2003 alla fine del 2006 gli stranieri iscritti all’anagrafe sono aumentati del 57,6%, passando da 108.266 a 170.619. Di questi circa la

5 Più immigrati a Milano, troppi irregolari, articolo del 04/07/2007 tratto da www.02blog.it 6 http://demo.istat.it

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metà sono donne, e il rapporto di mascolinità – che rappresenta il rapporto tra uomini e donne – evidenzia come tale relazione si mantenga stazionaria nel corso dei 4 anni presi in analisi. Tab. 2.4 Residenti stranieri a Milano

Fonte: settore statistica Comune di Milano

Fonte: settore statistica Comune di Milano

* Indice carico sociale giovani: (popolazione 0-14/popolazione 15-64)*100

Indice carico sociale anziani: (popolazione 65+/popolazione 15-64)*100

Indice carico sociale totale: (popolazione 0-14 e 65+/popolazione 15-64)*100

Indice di vecchiaia: (popolazione 65+/popolazione 0-14)*100

Tab. 2.5 Residenti italiani per fascia di età

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Italiani 0 - 15 15 - 35 35 - 65 65 + 2003 146681 305673 548155 292940 2004 155175 305802 563525 297081 2005 161555 309136 577567 303016 2006 164501 308817 580436 306048 2007 166952 297326 579979 308780 2008 169195 286567 581285 310636

Fonte: Demo Istat

Tab. 2.6 Residenti stranieri per fascia di età 8

Stranieri 0 - 15 15 - 35 35 - 65 65 + 2003 20180 41337 35870 2600 2004 21140 41282 43341 2503 2005 24365 58884 57172 2704 2006 29107 64539 65870 2653 2007 31660 64480 71560 2919 2008 32947 63158 76731 3161

Fonte: Demo Istat

I dati qui sopra ci fornisco un’idea sulle diverse caratteristiche che contraddistinguono i residenti italiani da quelli stranieri. Per quanto riguarda i primi, si può notare come – dal 2003 al 2008 – ci 7 http://demo.istat.it 8 http://demo.istat.it

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sia stato un aumento che ha interessato tutte le fasce d’età considerate tranne quella “15-35”, mentre l’aumento maggiore si è avuto nelle due fasce più anziane. Questo rappresenta un preoccupante segnale di invecchiamento della popolazione e di fuga dalla città da parte dei giovani, che evidentemente sono costretti a cercare altrove le opportunità che il territorio meneghino non offre loro. Opportunità che invece sembrano trovare gli immigrati, in rilevante aumento per quanto riguarda tutte le fasce d’età, ma soprattutto aventi per larghissima parte età compresa tra i 15 e i 65 anni, spostando verso il basso l’età media dei residenti totali. Se negli anni Ottanta–Novanta quindi la componente più importante dei flussi immigratori su Milano era quella proveniente dalle altre città italiane, ora questa sta perdendo sempre più rilevanza lasciando il posto a quella proveniente soprattutto dai paesi extra-europei, ormai predominante. Su tutti citiamo quelli rappresentati maggiormente: Filippine, Egitto, Perù, Cina ed Ecuador. Ma come è stato appena visto con la fascia di età “15-35” dei residenti italiani, Milano accanto ad un processo in entrata è protagonista anche di un processo in uscita. Nel 2005 ad esempio si assiste ad un saldo migratorio negativo (- 2,1%) pari a 2.719 abitanti in meno 9. Tab. 2.7 Iscritti e cancellati per provenienza

Fonte: settore statistica Comune di Milano

Grafico b) Iscritti e cancellati per provenienza

Fonte: settore statistica Comune di Milano

9 Piano di zona degli interventi e dei servizi sociali anno 2006 – 2008, Comune di Milano

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Da questi dati si evincono chiaramente gli effetti totalmente opposti che Milano ha sull’estero, dove funge da attrazione mentre la fuga è praticamente nulla, rispetto a quelli con gli altri comuni italiani, che stanno diventando sempre più un “rifugio” per i milanesi scontenti. Oltre all’entità della sanatoria applicata dallo Stato nel triennio 2002-2004, un ulteriore aspetto significativo del fenomeno migratorio è rappresentato dai ricongiungimenti familiari. Infatti gli stranieri, una volta terminato il primo periodo di stabilizzazione nel nuovo paese, cercano il ricongiungimento con le proprie famiglie, le quali raggiungono il loro membro “pioniere” nel paese di destinazione. Di conseguenza si assiste all’arrivo di un ingente numero di minori, che comporta un elevata richiesta di interventi sociali. Infine, per quanto riguarda il discorso dell’immigrazione, è da segnalare che sempre nel triennio 2002-2004 è entrato in vigore un nuovo sistema legislativo sul diritto d’asilo che ha interessato numerosi stranieri in particolare delle zone dei Balcani, dell’Africa centrale e del Medio Oriente 10. L’invecchiamento della popolazione

La tabella 2.5, sui residenti italiani a Milano per fascia di età, precedentemente mostrata ci ha già dato modo di porre all’attenzione la questione dell’invecchiamento. Abbiamo infatti visto come l’età media sia spostata verso le fasce di età più elevata. La diminuzione dei giovani di circa 20 mila unità avvenuta tra il 2002 e il 2008 apre un capitolo dolente per una città che mira ad essere un punto di riferimento e un modello a livello mondiale. Si assiste infatti ad una vera e propria fuga da Milano, dovuta da un lato alle difficoltà economiche ed occupazionali generali e dall’altro all’incapacità (o al disinteresse) delle istituzioni nel venire incontro a coloro che dovrebbero rappresentare il futuro del nostro Paese. Le contestazioni studentesche dell’autunno appena trascorso, in occasione dei recenti decreti sull’istruzione, hanno fatto riaffiorare anche un’ulteriore polemica: gli affitti, problema che affligge la stragrande maggioranza dei giovani, sia studenti sia lavoratori. In entrambi i casi infatti lo Stato non corre in aiuto del suo cittadino. Analizzando la prima situazione, ci si rende subito conto di come l’esorbitante costo degli affitti disincentivi le famiglie a mandare i propri figli a studiare troppo lontano da casa, dovendo quindi trascurare l’aspetto della qualità dell’istruzione per sottomettersi alle logiche economiche, che li costringono ad accontentarsi di ciò che trovano vicino casa. Mentre ad esempio nel mondo anglosassone la norma è di conquistare l’autonomia abitativa all’inizio del percorso universitario andando a vivere nei campus universitari, da noi l’uso è di restare a vivere con i genitori. In questo contesto, a conquistarsi la maglia nera delle città italiane è proprio Milano, dove il mercato degli immobili e degli affitti e privo di ogni controllo, rendendo la situazione al limite di ogni sostenibilità 11. Il discorso non cambia per i giovani lavoratori: gli stipendi sempre più bassi e gli affitti sempre più alti rendono la vita difficile e ostacolano il tentativo di raggiungere una situazione di indipendenza dal nucleo familiare, per non parlare di chi progetta di crearsi una propria famiglia. Dunque non stupisce affatto che la transizione allo stato adulto – la quale consiste nel raggiungimento di alcuni traguardi come una posizione lavorativa stabile, l’autonomia abitativa e la formazione di una famiglia – sia in Italia sempre più difficoltosa e posticipata. Ed è così che Milano e le altre città italiane risultano quelle in cui si resta in famiglia per più tempo e in cui si contraggono più tardi i matrimoni 12. Insomma tutti questi fattori, il bassissimo tasso di occupazione giovanile e il sistema di welfare pubblico poco attento ai giovani, portano questi ultimi a cercare di raggiungere lo stato adulto il più tardi possibile, e ora anche a raggiungerlo fuori da Milano, così da

10 Piano di zona degli interventi e dei servizi sociali anno 2006 – 2008, Comune di Milano 11 Affitti esorbitanti, contratti in nero, vantaggio per pochi, danni per tutti, La Repubblica del 15/10/2008 12 AA.VV., Rapporto sulla popolazione, Il Mulino 2007

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evitare almeno di affrontare il costo della vita direttamente legato alla nostra città (dato che negli altri paesi europei la spesa per la protezione sociale dei giovani e per i sussidi di disoccupazione è maggiore). Alcuni risultati sintetici del cambiamento in atto a Milano sono i seguenti: l’età media delle donne milanesi alla nascita dei figli è di 34,5 anni contro la media europea di 30; la fascia di età tra i 15 e i 39 anni nell’ultimo decennio si è ridotta di 75 mila unità; l’occupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni a Milano è del 30% contro la media UE del 40%; le donne milanesi in coppia con figli nella fascia d’età 30-34 anni è del 33% contro il 55% dell’Europa come chiarisce la grafica qui riportata (tratta da Il Giornale del 26/01/2009, Fonti: Elaborazioni su dati Istat, Eurostat e Comune di Milano) 13. Grafico c) La città che cambia

A questo punto è bene precisare meglio questo fenomeno. A voler essere precisi “invecchiamento” non è il termine più adatto per sintetizzarlo, in quanto il cuore del problema risiede piuttosto nella prolungata denatalità che nel tempo ha portato ad una drastica riduzione della popolazione giovanile: si parla dunque piuttosto di “degiovanimento”, con il rischio che da fenomeno demografico col tempo diventi anche fenomeno sociale, in termini di perdita di peso dei giovani nei vari ambiti rilevanti della vita della città e del Paese. Da ciò si può uscire soltanto considerando i giovani come risorsa su cui investire fortemente 14. Dopo aver parlato della mancanza di giovani, è bene soffermarsi ora sulla presenza degli anziani. Il peso degli over 65 a Milano è pari al 24% della popolazione, mentre gli over 80 corrispondono ad una quota del 6,8% del totale; percentuali ben al di sopra della media europea, ma anche a quella italiana 15. Questo rappresenta un problema nel caso in cui gli anziani vengano considerati 13 E’ fuga da Milano: 75 mila giovani sono scappati, Il Giornale del 26/01/2009 14 L’Italia delle nuove generazioni: la sfida del degiovanimento, 20e30.ilcannocchiale.it 15 Città con le rughe ma non è un posto per vecchi, sfruttiamo le risorse di chi vive la terza età, Corriere della Sera del .....18/01/2009

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improduttivi e quindi aumenti il numero di popolazione inattiva a carico di quella attiva, e la capacità di sostenimento da parte di questi ultimi diventa sempre più problematica, poiché è sempre più difficoltoso mantenere anche solo se stessi. Bisogna tra l’altro ricordare che il sistema pensionistico italiano non è ancora adeguato a supportare questo tipo di situazione. Fino a pochi anni fa infatti vigeva esclusivamente un “meccanismo a ripartizione”, che prevede che i contributi dei giovani (popolazione attiva) finanzino le pensioni degli anziani (popolazione non attiva). Si instaura così una sorta di patto generazionale secondo cui i giovani di oggi finanziano le pensioni degli anziani sulla base del presupposto che i giovani di domani finanzino le loro. Tale approccio è molto sensibile alle dinamiche demografiche e occupazionali, diventando parecchio svantaggioso in situazioni come quella attuale. Soltanto negli ultimi anni l’Italia – seguendo la scia di altri paesi europei – ha iniziato a far convivere questo modello con il “meccanismo a capitalizzazione”, in cui i contributi dei lavoratori vengono versati in un fondo pensionistico ed investiti, in modo tale che – una volta smesso di lavorare – ricevano il capitale investito da giovani aumentato dei profitti. Allo stato attuale comunque, e tenendo conto delle previsioni future, è controproducente non sfruttare le risorse ottenibili da questa fetta di popolazione, anche perché la qualità della vita, la medicina e gli altri fattori che concorrono a determinare la salute di una persona sono decisamente migliorati, cosicché la maggior parte delle persone nei primi anni di pensione è spesso in buono stato fisico. E’ ora quindi di pensare un impiego di questa risorsa sempre più abbondante ai fini della società, così da alleviarne il peso sulle spalle dei giovani, ovviamente nei modi e nei limiti opportuni.

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3. LA RISPOSTA DELLE ISTITUZIONI ALLA CITTA’ CHE CAMBIA Dopo aver esaminato alcuni dei principali fattori che stanno modificando la popolazione milanese e dopo aver appurato che tali processi demografici hanno ricadute importanti sul tessuto sociale, diviene interessante valutare in che modo, con quali strumenti e con quali obiettivi le istituzioni cittadine stanno intervenendo. Già dal Piano di Zona del 2002, il Comune di Milano persegue un sistema di offerta dei servizi strutturato in modo tale da creare sinergie sempre più forti tra intervento pubblico e quello privato. E’ stato scelto di incrementare le attività già esistenti, ampliando nel contempo ad altri e diversi ambiti alcuni degli interventi già sperimentati a favore di determinate categorie. Si è così registrato un aumento dei servizi e interventi di sostegno alla persona ed al nucleo familiare a sostegno della domiciliarità, in particolare dei buoni sociali e dei contributi economici. Per quanto riguarda i minori, sono stati sviluppati l’assistenza domiciliare e l’affido e consolidati i servizi a supporto del nucleo familiare in crisi. La sperimentazione dei “buoni sociali” ha contribuito ad aiutare le famiglie monoparentali con figli minori, considerate più a rischio di povertà. Nell’ambito giovanile si è puntato sulla lotta all’emarginazione derivante dall’uso delle droghe sono state attuate iniziative diversificate, quali la realizzazione di contesti educativi in grado di facilitare ai giovani ex-tossicodipendenti il graduale passaggio da situazioni protette a quelle più idonee a renderli autonomi e responsabili. Si è provveduto allo sviluppo delle attività finalizzate al mantenimento nel proprio contesto di vita dei cittadini in stato di disagio attraverso – ad esempio - il consolidamento della sperimentazione dell’erogazione del pasto caldo a domicilio e dell’ampliamento dell’assistenza domiciliare 16. Nell’area adulti sono state poste in essere iniziative di promozione e sostegno verso la povertà e il disagio sociale, in particolare, attraverso una riorganizzazione dei servizi rivolti all’inserimento lavorativo. E’ continuato il sostegno alle donne, attraverso l’erogazione di un assegno di maternità e la promozione dell’inserimento nel mondo del lavoro. Infine con il Pronto Intervento Anziani, è stato istituito un riferimento costante per il cittadino che venga a conoscenza di situazioni, di disagio e rischio per la popolazione anziana, che richiedano interventi di emergenza. Questa è una prima sintesi generale delle intenzioni e delle azioni effettuate, che di seguito verranno proposte più approfonditamente, così da poterne giudicare l’efficacia. Le famiglie e i minori

Essendo considerata il nucleo portante della società, il Comune si propone di mettere la famiglia al centro del sistema di welfare, facilitando il suo coinvolgimento nel progetto socio-educativo. Le politiche della famiglia verso l’infanzia operano in una logica di potenziamento e riorganizzazione dei servizi (aumento posti Nido, sostegno ai bambini diversamente abili nei Nidi d’Infanzia, nuove articolazioni orarie per le Scuole dell’Infanzia, ecc.). Di particolare interesse sono i progetti di integrazione e valorizzazione delle differenze culturali e sociali, oltre ai contributi alle famiglie con nuovi nati per consentire alle neomamme di stare accanto ai bambini nel loro primo anno di età, conciliando i tempi di cura e del lavoro. I servizi d'infanzia sono stati innovati, agendo sugli aspetti organizzativi: orario, calendario, semplificazione procedurale per l’accesso ai Servizi e gli adeguamenti tariffari.

16 Piano di zona degli interventi e dei servizi sociali anno 2006 – 2008, Comune di Milano

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Le linee generali di indirizzo prevedono azioni di potenziamento, qualificazione e adeguamento dell’offerta dei Servizi di Nido e Scuola dell’Infanzia in una prospettiva di risposta flessibile alle esigenze delle famiglie della città. Si affiancano a questi obiettivi altri progetti di semplificazione procedurale per l’accesso ai Servizi e di adeguamenti tariffari, sempre nel rispetto e nella promozione delle “fasce deboli”. Gli obiettivi sono rivolti a diversificare l’offerta del servizio prestato, per rispondere maggiormente ai bisogni delle famiglie, rendendola più rispondente alle necessità dei genitori lavoratori generate dalle nuove forme contrattuali lavorative più flessibili. I servizi in cui si concretizza l’offerta comunale sono i seguenti 17:

• Scuole dell’infanzia: il sistema delle Scuole dell’Infanzia ha visto negli anni un potenziamento altrettanto significativo di quello dei Nidi d’Infanzia, sia dal punto di vista della quantità dell’offerta sia dal punto di vista della qualità educativa;

• Sezioni Primavera: recuperando l’esperienza realizzata negli anni precedenti dal Comune di Milano dei raccordi nelle Scuole dell’Infanzia, esse avviano una significativa integrazione tra l’esperienza educativa dei Nidi e quella delle Scuole dell’Infanzia;

• Nidi d’Infanzia, a gestione comunale e in appalto, e Nidi Aziendali comunali, costituiti in collaborazione con aziende e cooperative;

• Bonus Bebè, che è un contributo per la mamma che sceglie di vivere insieme con il bambino il suo primo anno di vita, per rispondere meglio alle esigenze di crescita e di sicurezza del bambino;

• Interventi economici, strumento di sostegno delle condizioni familiari di fragilità economica;

• Integrazione dei minori stranieri attraverso varie iniziative interne alle strutture scolastiche. In particolare, con il Bonus Bebè il Comune intende consentire alle mamme che usufruiscono del congedo parentale la possibilità di assistere e curare a casa i propri figli, attraverso l’erogazione di un sostegno economico di 500 euro mensili. L’Amministrazione ha deciso poi di rafforzare le collaborazioni con i privati attraverso diverse tipologie contrattuali, al fine di sfruttare tale risorsa per il miglioramento dei servizi. Gli immigrati

Il processo di globalizzazione in atto a livello mondiale e dal quale non si è potuto sottrarre né il nostro Paese né Milano (che tra l’altro rappresenta il punto di riferimento italiano per quanto riguarda l’economia), impone di affrontare la questione dell’immigrazione. Si tratta infatti un processo irreversibile, per cui il punto centrale non può consistere nel come arrestarlo, ma nel come far sì che riesca ad integrarsi nel tessuto sociale preesistente, così da instaurare una convivenza civile e pacifica tra italiani e stranieri. E’ questa una sfida di non poca importanza per una città che vuole essere protagonista nello scacchiere internazionale e che quindi non può esimersi dalla costruzione di un contesto multi-etnico, multi-culturale e multi-religioso. Tuttavia rappresenta un fenomeno nuovo per cui non siamo ancora totalmente preparati e che sia le Istituzioni sia i cittadini non hanno ancora pienamente accettato. Negli ultimi anni il Comune ha cercato di favorire l’integrazione attraverso una serie di interventi. Ad esempio, in favore delle popolazioni rom e sinti (sulle quali è posta grande attenzione a causa dei recenti fatti di cronaca) l’Amministrazione Comunale ha, nel corso degli anni, predisposto 9 campi sosta attrezzati, accompagnati da iniziative educative a favore dei minori, di mediazione culturale di controllo e manutenzione. 17 Piano di zona degli interventi e dei servizi sociali anno 2006 – 2008, Comune di Milano

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Grafico d) Sottosegretariato Sociale – utenti anni 2002-2006 suddivisi per nazionalità

Fonte: settore statistica Comune di Milano

Grafico e) Contributi economici anni 2002-2006

Fonte: settore statistica Comune di Milano Il contributo economico è uno degli strumenti a disposizione del Servizio Sociale a sostegno delle situazioni maggiormente disagiate e che richiedono un aiuto finanziario per superare momenti di particolare difficoltà, oltre ai percorsi di orientamento alla formazione e al lavoro. Il Servizio Sociale alla fine del 2004 ha inoltre introdotto lo strumento del Buono Sociale al fine di offrire possibilità di cura presso il proprio domicilio al cittadino straniero con problemi di salute. Ci si occupa anche dei ricongiungimenti familiari, con particolare attenzione ai minori che si ricongiungono ai loro genitori. E’ da segnalare l’istituzione di nuovi programmi volti all’accoglienza e al sostegno degli stranieri richiedenti asilo politico. Infine nel 2008, a seguito di un ordinanza del giudice su un caso di rifiuto di ammissione all’asilo di un figlio di una straniera residente a Milano irregolarmente, è stata concessa anche agli immigrati irregolari la possibilità di iscrivere i propri figli negli asili. La popolazione attiva e il disagio economico-sociale L’ultima ricerca dell’Osservatorio sulla povertà a Milano dell’Università Bicocca conferma un incremento numerico dei poveri: una famiglia su cinque è a rischio e 162 mila milanesi, che vivono sotto la soglia di povertà stimata in 826 euro per un nucleo di due persone, non riescono ad arrivare a fine mese. Vi sono poi altre 92 mila persone che vivono con un reddito di 1000 euro mensili. A Milano le famiglie sotto la soglia di povertà sono il 14% e quelle appena al di sopra di tale soglia sono l’8%. Complessivamente il 22% delle famiglie (circa 250.000 persone) ha problematiche di

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tipo economico 18. Il costo della vita, dal 2001 al 2004, ha portato Milano nella graduatoria mondiale dal 58° al 13° posto. Tutto ciò si è tradotto in un sensibile incremento delle richieste di interventi assistenziali, sia di tipo economico sia abitativo sia di supporto nella ricerca di un’attività lavorativa. A fronte di questa situazione di disagio crescente, nel Piano Generale di Sviluppo del Comune di Milano ci si è posti l’obiettivo di assicurare la realizzazione di un progresso parallelo per quanto riguarda la creazione di occupazione, la competitività e la coesione sociale. Ciò viene realizzato attraverso strutture di accoglienza per i più disagiati (ad esempio i senzatetto), sportelli per l’inserimento nel mondo del lavoro, l’erogazione di contributi economici per l’acquisto di farmaci, per il rimborso dei ticket sanitari, per le prestazioni di pronto soccorso, ecc. E’ inoltre cresciuto il numero delle famiglie che fanno ricorso all’indebitamento, soprattutto per il mutuo e per l’affitto. Come infatti accennavamo nell’introduzione, un grosso problema riguardante Milano è il mercato degli immobili e l’impraticabilità degli affitti, tanto che ultimamente si assiste ad un incremento del numero di appartamenti sfitti, soprattutto nel centro città. E’ questa anche una delle cause principali della fuga da Milano di molti cittadini, che preferiscono rifugiarsi nell’hinterland, che invece si sta sviluppando notevolmente e che fornisce sempre più servizi che facilitano la comunicazione con la città. La risposta del Comune a questo bisogno è sempre consistita nelle cosiddette “case popolari”, cioè edifici di proprietà del Comune affittate a costi moderati ai più bisognosi. Questa soluzione presenta però vari argomenti di discussione, ad esempio la scarsa manutenzione eseguita – dovuta probabilmente al fatto che non essendo fonte di remunerazione per le casse comunali, non vi è l’incentivo ad investire ulteriormente e si provvede (quando lo si fa) agli interventi minimi a garantire l’accettabilità degli alloggi – che rende in molti casi le condizioni delle residenze problematiche; i tempi di attesa per l’assegnazione degli alloggi, che vedono famiglie in lista da anni essere ancora senza dimora; i meccanismi di preferenza per l’ordine di graduatoria; il numero di case popolari inferiore al bisogno effettivo. La non entusiasmante situazione dell’edilizia convenzionale è espressa dai seguenti dati, dichiarati anche dall’assessore allo Sviluppo del Territorio Carlo Masseroli: i prezzi sono altissimi - arrivando anche a 2.500 euro al metro quadrato – e inoltre gli immobili non possono essere rivenduti prima dei 10 anni e il costo va adeguato agli indici Istat, cosa che non avviene per il resto del mercato. Non solo: oggi i mutui sono troppo alti e poco finanziati, mentre l’affitto, esigenza primaria di studenti, lavoratori fuori sede e giovani coppie a Milano non esiste. A fronte di 50 mila studenti che avrebbero bisogno di un alloggio, la città offre solo 7-8 mila posti letto. La stragrande maggioranza degli universitari resta quindi fuori dalla residenze e paga quote elevatissime. E peggio ancora stanno le case popolari vere e proprie, vittime “di un grandissimo degrado e piene di abusivi: una situazione dovuta anche alla gestione pubblica” 19. Lo stesso assessore ha annunciato che tra gli obiettivi del Piano di governo del territorio “l’affitto sociale”. Il punto di partenza e la cessazione della costruzione e della gestione delle case popolari, con l’obiettivo di eliminare la presenza del pubblico dall’housing sociale. D’altra parte si procede con la concessione in diritto di superficie in nuove aree cittadine, con la creazione di nuovi alloggi e la sperimentazione di un mix di affitto e vendita dell’edilizia convenzionata. Lo schema di riferimento è il seguente: i privati costruiscono e vendono gli immobili alle fondazioni, che li mettono a patrimonio per 20 o 30 anni e li affittano a prezzi calmierati. Spetta poi al Comune di rendere i bandi più invitanti, ritoccando verso l’alto l’indice di edificabilità. Si tratterebbe dunque di un investimento a basso ritorno di capitale ma ad altrettanto basso rischio e comunque conveniente. Questo meccanismo potrebbe rivelarsi utile anche per soddisfare la domanda di residenza temporanea che sicuramente arriverà con l’Expo 2015 20.

18 www.comune.milano.it 19 Affitto sociale contro la fuga da Milano, www.comune.milano.it del 03/11/2008 20 Affitto sociale contro la fuga da Milano, www.comune.milano.it del 03/11/2008

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Infine c’è l’intenzione di sperimentare l’utilizzo del microcredito (come avviene in molte altre zone d’Europa e del mondo), con lo scopo di contrastare il diffuso fenomeno dell’esclusione, delle difficoltà di accesso al credito da parte di soggetti non in grado di fornire le garanzie normalmente richieste dal sistema bancario, attraverso la collaborazione tra istituzioni pubbliche e istituti bancari. Gli anziani Il Comune di Milano sta intensificando una rete di servizi che risponda in modo sempre più differenziato e personalizzato alle domande che la popolazione anziana presenta, nella crescente consapevolezza dell’urgenza di individuare strategie che bilancino l’intervento mirato e specifico (es. la riabilitazione, la cura sanitaria) con l’intreccio di interventi che supportino la qualità della vita, in un’ottica che mira al mantenimento dell’anziano nel proprio contesto di vita 21. Occorre innanzitutto rafforzare interventi sugli anziani come risorsa: una politica orientata all’anziano ha il dovere di favorire la sua re-inclusione nel tessuto sociale vivendo l’anzianità non come peso, ma come risorsa. Alcune proposte da rafforzare possono essere: borsino solidale degli affitti a giovani studenti; anziani tutors e addetti ai servizi sociali; volontariato della e per la terza età; banca etica dedicata agli anziani; comunque occorre tener conto delle proposte elaborate dagli anziani soli o associati. La programmazione prevede il mantenimento e il consolidamento dei servizi esistenti, nonché lo sviluppo di progetti innovativi. L’Assistenza domiciliare, da servizio puramente “assistenziale”, si è sviluppata verso la valorizzazione dello spazio quotidiano di benessere, affiancata da un insieme di ulteriori servizi che la supportano e integrano come il pasto caldo a domicilio. Il servizio di Portierato Sociale costituisce un modello innovativo di presenza nei quartieri a maggiore insediamento popolare, svolgendo una funzione di ascolto, di segnalazione e intervento preventivo per i rischi di grave emarginazione. A esso si è affiancata la sperimentazione, avviata con i finanziamenti ministeriali dalla Regione, dei custodi socio-sanitari. L’attivazione del Pronto Intervento permanente per le emergenze permette la segnalazione delle situazioni ritenute a rischio per gli anziani da parte di tutti i cittadini. Si è inoltre avuto un incremento di servizi ad alta integrazione socio sanitaria quali i Centri diurni integrati e le Residenze Sanitarie Assistenziali, quest’ultime oggetto di una specifica programmazione dell’Amministrazione, per consentire il permanere in Città dei cittadini anziani non autosufficienti, bisognosi di ricovero. Attualmente nel territorio cittadino sono presenti 22 postazioni del Servizio di Portierato Sociale, servizio “storico” dell’Amministrazione Comunale, 4 postazioni gestite dal Privato Sociale (Fondazione Fratelli di San Francesco e Associazione Emergenza Anziani) e 44 postazioni del Servizio dei Custodi Socio-Sanitari (progetto sperimentale in cui figurano partner diversi Regione Lombardia, Comune di Milano, Aler e Fondazione Don Gnocchi) 22. Il Comune ha poi consolidato l’utilizzo di forme di intervento economico legate a progetti personalizzati, rivolti al sostegno delle famiglie che curano i parenti anziani o disabili a casa, ma anche ad altri aspetti della quotidianità (ad esempio il potenziamento del buono sociale).

21 Piano di zona degli interventi e dei servizi sociali anno 2006 – 2008, Comune di Milano 22 Piano di zona degli interventi e dei servizi sociali anno 2006 – 2008, Comune di Milano

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4. MILANO GUARDA AL FUTURO L’Expo 2015

L’appuntamento più importante per il futuro della città di Milano è, come abbiamo già detto l’EXPO 2015. I dati rappresentativi dell’ampiezza di tale evento consistono in 29 milioni di turisti previsti nei 6 mesi di durata dell’Expo, per una media giornaliera di 160.000 visitatori al giorno. In questo periodo ci saranno 7.000 eventi, per la quale realizzazione saranno richiesti 892 milioni di euro. È previsto un aumento del fatturato del mondo imprenditoriale milanese di 44 miliardi di euro, pari ad un incremento del 10% 23. Per quanto riguarda gli investimenti, si ipotizzano oltre 20 miliardi di euro d'investimento in infrastrutture: il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni parla di 3.2 miliardi di euro soltanto per le opere essenziali, ai quali vanno aggiunti quelli per le opere connesse. Se le prime verranno finanziate totalmente dallo Stato e dagli Enti Locali (e quindi indirettamente dai contribuenti), i finanziamenti riguardanti le seconde sono ancora in parte da reperire 24. C’è dunque una situazione di palese ritardo nei lavori, oggetto di continue polemiche che vanno dalla mancanza di fondi alla gestione del progetto, agli stipendi dei consiglieri di amministrazione della società costituita per gestire i lavori ai criteri di assegnazione degli appalti, fino addirittura al progetto in sé. Per quanto riguarda il volto vero e proprio della città, i cambiamenti principali riguardano il potenziamento delle infrastrutture (metropolitana, scali ferroviari, autostrade, ecc.), e la creazione di città della moda, polo tecnologico, centro del gioiello, città del cinema, complessi alberghieri e via dicendo. La riqualificazione di alcune aree raggiunge il suo apice in quello che sarà il sito dove verranno ubicati i padiglioni espositivi, ovvero la zona dei comuni di Rho e Pero, per una superficie di 1.1 milioni di metri quadrati. Un mutamento importante, che però andrà rivalutato una volta terminata la fiera espositiva: infatti l’accordo tra il Comune e gli enti proprietari dell’area su cui sorgerà l’Expo prevede che il diritto di superficie concesso al Comune si estingua dopo la fine della manifestazione, tornando in mano ai privati. La destinazione d’uso però si tramuterà da agricola a edificabile 25. Insomma c’è la possibilità che quanto costruito venga rimosso, ma anche l’opportunità di rivalutare la zona con nuovi interventi. Verranno infine creati 11 km² di spazio verde, e due percorsi: la via dell’acqua (riqualificazione dei navigli) e la via della terra 26. Quel che è certo è che l’Expo rappresenta un impulso dinamico per una città che sembrava ormai stanca è che ora ha ripreso a correre (intoppi burocratici e politici a parte). Si prevede infine la creazione di circa settemila posti di lavoro nel periodo 2010-2015. Il sogno metropolitano

Se Milano ha sempre sostenuto di essere una città aperta ed internazionale, in una parola “globale”, e di essere un esempio per le altre città d’Italia, ciò è smentito dalla rivista statunitense Foreign Policy, che ha recentemente pubblicato il “Global Cities Index 2008″, classificando 60 città mondiali in base al loro grado di “globalità” 27. In questa classifica Milano figura al 39° posto, tra l’altro dopo la capitale Roma. Dai dati forniti si evince che Milano – affari a parte - resta indietro in tutti gli ambiti considerati: attrazione di capitale umano, scambio di informazioni, livello delle

23 http://it.wikipedia.org 24 A Milano dieci mesi a vuoto sull’Expo, Il Sole 24 Ore del 10/01/2009 25 Milano e l’Expo 2015, articolo del 17/09/2007, tratto da www.noexpo.it 26 http://it.wikipedia.org 27 www.foreignpolicy.com

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attrazioni culturali di respiro internazionale e livello di influenza politica. Giudizio che si aggrava con il titolo di “città più cara della zona euro” e “metropoli in declino” 28. L’Expo sicuramente rappresenta l’opportunità di cambiare finalmente rotta ed intraprendere la strada delle altre metropoli europee e mondiali. Il progetto in atto comporterà la costruzione ex novo di un pezzo di città che oggi non esiste, il quartiere della fiera da più di un milione di metri quadrati, e il completamento di strade, linee di metropolitana, reti ferroviarie, una zona verde grande come tre Hyde Park e mezzo, perfino la creazione di una via d' acqua sulla quale scivolano i battelli 29. Quella che fra sette anni si presenterà all' appuntamento con il mondo sarà in ogni caso una città completamente nuova. L’aspetto architettonico sarà rivoluzionato, con una città che si svilupperà moltissimo in verticale e con il desiderio di rompere con la tradizione e puntare dritto all’innovazione, alla novità, al futuro. L’ambizione del futuro deve però fare i conti con la situazione presente e con il passato, cioè con il mezzo milione di abitanti che negli ultimi trent' anni – quando Milano contava 1.7 milioni di abitanti - ha lasciato la città. A ciò si aggiunge il problema del pendolarismo, in costante crescita con i suoi 840 mila ingressi al giorno, con conseguenti costi elevati 30. Il futuro di Milano dipende da come verranno gestiti due fattori: le dimensioni della città e i soggetti su cui impostare il suo sviluppo. Riguardo al primo, gli interventi previsti comportano un’inevitabile ridiscussione dei confini del capoluogo lombardo, al quale stanno ormai stretti i panni di grande città e che vuole trasformarsi in metropoli. I mega-progetti in fase di esecuzione toccano tutta la città, anche quella considerata oggi periferia, e anche comuni esterni, come Sesto San Giovanni e Rozzano, Rho e Pero. L’intenzione è proprio quella di superare il concetto centro-periferia, distribuire i servizi ovunque, creare una metropoli integrata e continua. Le caratteristiche qualitative che si vogliono dare alla popolazione di questa metropoli sono deducibili dagli interventi attuati dal Comune illustrati nel capitolo precedente, e verranno commentati di seguito.

28 Milano città globale? Meno di Roma, articolo del 17/11/2008 tratto da www.02blog.it 29 Milano metropoli verticale, articolo tratto da La Repubblica del 06/04/2008 (sez. Domenicale) 30 Milano metropoli verticale, articolo tratto da La Repubblica del 06/04/2008 (sez. Domenicale)

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5. CONCLUSIONI A questo punto è possibile trarre le conclusioni circa le intenzioni delle istituzioni milanesi per diventare finalmente una metropoli moderna e competitiva. La risposta al calo demografico che ha colpito la città negli ultimi anni sembra voler essere basata sulle risorse esistenti. E’ chiaro infatti che si punti ad una crescita legata all’immissione nel territorio cittadino delle popolazioni limitrofe. Abbiamo però visto che attualmente non sono gli abitanti dei paesi della provincia a trasferirsi a Milano, ma piuttosto i milanesi a trasferirsi in provincia per fuggire l’altissimo costo della vita. L’intenzione non è dunque quella di attrarre la popolazione esterna, ma estendere i confini della città per inglobare l’hinterland. L’area metropolitana è stata oggetto di innumerevoli studi e dibattiti, con la formulazione di varie ipotesi, che spaziano dall’idea di Città Regione, alla coincidenza della metropoli con la provincia di Milano, ad un’area che si estenda tra il Ticino e l’Adda, la Svizzera e i comuni a Sud di Milano, fino alla considerazione dei soli comuni limitrofi. Le proposte più recenti sono state le seguenti 31:

• l’Amministrazione Comunale è favorevole all’annessione spontanea dei comuni dell’hinterland;

• l’Amministrazione Provinciale propende per la trasformazione dell’intera provincia in Città Metropolitana 32;

• la Regione Lombardia invece non ritiene necessaria la costituzione della città metropolitana, pur convenendo nell’importanza di un’organizzazione integrata dell’intera area.

Questo dibattito sembra infine concluso con la prima soluzione: è stato infatti depositato da parte di alcuni senatori del PD un disegno di legge per l’attuazione della città metropolitana a Milano 33. Le province limitrofe avrebbero la possibilità di aderire, su base volontaria, alla città metropolitana. Sembra questa anche l’intenzione manifestata nel progetto relativo all’Expo, come si intuisce dagli interventi stabiliti per le aree di Rho, Pero e altri comuni. E’ importante, per concludere, capire su quale componente della propria popolazione si concentrerà Milano. Il primo dato è stato fornito: si punterà innanzitutto a far diventare milanese coloro che fino ad ora sono vissuti ai margini territoriali della città. D’altronde ad oggi non ci sono le condizioni per poter crescere semplicemente trattenendo sul suo territorio gli attuali abitanti e i nuovi nati. Essendo poi il saldo tra nascite e decessi negativo, la crescita deve per forza di cose passare per l’immigrazione straniera 34. Dal piano di zona per il triennio 2006-2008 si nota come vengano intensificate le iniziative volte a salvaguardare la popolazione anziana (ormai una fetta consistente) e ad integrare nella struttura produttiva gli immigrati, ma poco viene fatto per la popolazione attiva “normale” e in particolare per i giovani. Non vi è nessuna politica rilevante volta a sostenere gli studenti nel loro percorso universitario, ad aiutarli ad entrare nel mondo del lavoro, a creare le condizioni affinché un giovane possa staccarsi dalla propria famiglia d’origine per costruirsi la propria indipendenza e la propria famiglia. Non si intravede la possibilità dei giovani di incidere nella vita del proprio territorio, né vengono forniti i servizi e gli strumenti utili per far vivere la città ai giovani. Nessun provvedimento

31 L’individuazione dell’area metropolitana, www.areeurbane.apat.it 32 Una legge per Milano e la Città Metropolitana, articolo del 19/06/2006 tratto da Corriere della Sera Milano 33 Città metropolitana, senatori PD depositano disegno legge, articolo del 03/02/2009, http://milano.repubblica.it 34 Il miraggio dei due milioni, articolo del 15/12/2008 tratto da La Repubblica

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in pratica che possa contrastare la fuga da Milano, tantomeno che incentivi le persone residenti nel resto d’Italia a trasferirsi a Milano. Neppure la prevista creazione dei già citati 7 mila posti di lavoro legati all’Expo possono essere considerati una vera e propria opportunità, in quanto si tratta per lo più di contratti a tempo determinato che non verranno rinnovati una volta terminata la manifestazione. Quello dell’Amministrazione Comunale è un piano di gestione del territorio più attento alle situazioni di disagio estremo, che tralascia invece quasi completamente le situazioni “di più ordinaria difficoltà”. Sarà una metropoli che si svilupperà attorno a ciò che già è a disposizione, cioè abitanti dei paesi limitrofi, anziani, immigrati e - in maniera residuale - giovani. In realtà le iniziative intraprese sono poche e incerte, e riguardano più che altro la popolazione inattiva e gli immigrati. L’immigrazione stessa non è un fenomeno che si cerca di favorire, non c’è l’intenzione di attrarre stranieri nel suolo nostrano; semplicemente si accetta quella già presente e si pensa a come sfruttarla. Ai giovani, trascurati dalle Istituzioni, non resta che tentare di adattarsi al contesto o andare alla ricerca di nuove realtà, magari all’estero. Insomma, Milano sogna di poter ripartire ma stenta ancora a farlo, troppo ancorata alla vecchia mentalità e paurosa di affidarsi al dinamismo di chi ancora deve costruirsi il futuro.

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6. BIBLIOGRAFIA - AA.VV., Rapporto sulla popolazione, Il Mulino 2007 - Il miraggio dei due milioni, articolo del 15/12/2008 tratto da La Repubblica - Una legge per Milano e la Città Metropolitana, articolo del 19/06/2006 del Corriere della Sera ...Milano - Città metropolitana, senatori PD depositano disegno legge, articolo del 03/02/2009, ...http://milano.repubblica.it - Milano metropoli verticale, articolo tratto da La Repubblica del 06/04/2008 (sez. Domenicale) - A Milano dieci mesi a vuoto sull’Expo, articolo del 10/01/2009 tratto da Il Sole 24 Ore - Città con le rughe ma non è un posto per vecchi, sfruttiamo le risorse di chi vive la terza età, ...Corriere della Sera del 18/01/2009 - Affitti esorbitanti, contratti in nero, vantaggio per pochi, danni per tutti, articolo del 15/10/2008 ...tratto da La Repubblica - E’ fuga da Milano: 75 mila giovani sono scappati, articolo del 26/01/2009 tratto da Il Giornale - Milano e l’Expo 2015, articolo del 17/09/2007 tratto da www.noexpo.it - Milano città globale? Meno di Roma, articolo del 17/11/2008 tratto da www.02blog.it - Più immigrati a Milano, troppi irregolari, articolo del 04/07/2007 tratto da www.02blog.it - Affitto sociale contro la fuga da Milano, www.comune.milano.it del 03/11/2008 - Piano di zona degli interventi e dei servizi sociali anno 2006 – 2008, Comune di Milano - L’individuazione dell’area metropolitana, da www.areeurbane.apat.it - L’Italia delle nuove generazioni: la sfida del degiovanimento, da http://20e30.ilcannocchiale.it - http://www.comune.milano.it - http://demo.istat.it - http://www.foreignpolicy.com - http://it.wikipedia.org