lungotevere n. 3

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ROMA CAPITALE DELLE RELIGIONI I CONCERTI NATALIZI IL NATALE DEL VOLONTARIATO Periodico mensile di Roma Nord a diffusione gratuita Anno 1 • n. 3 DICEMBRE 2014 XIV II XV I I LA NUOVA CASA DELLA SALUTE II PARROCCHIA SACRI CUORI XIV STAZIONE OTTAVIA RINASCE XV DEGRADO A TENUTA PICCIRILLI

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Periodico mensile a diffusione gratuita di Roma nord

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Roma Capitale delle Religioni

i ConCeRtinatalizi

il nataledel volontaRiato

Periodico mensile di Roma Nord a diffusione gratuita

Anno 1 • n. 3DICEMBRE 2014

XIVIIXVI

ila nuova Casa della salute

i ipaRRoCChia saCRi CuoRi

Xivstazione ottavia

RinasCe

XvdegRado a

tenuta piCCiRilli

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Essere giovani ebrei a Roma ...........6Noi e i musulmani ............................8Pastorale Universitaria .................10La Chiesa dei Santidegli ultimi giorni ..........................12La nuova Casa della Salute .........14Chi olia le serrande? .....................15La parrocchia dei Sacri Cuori ......16Stazione Ottavia, rivoluzione culturale ....................18Tenuta Piccirilli, accanto al campo rom .................22Natale XVoi ....................................24I Concerti natalizi a Roma ..........26Antica Roma: tolleranzae sincretismo religioso .................28Mostre: i 100 presepi ..................30Inizia la stagioneper lo sci laziale ............................31Il Natale del volontariato ...........32

EditoreSara Mechelli

SedeVia Ghisalba 160 – 00188 Roma

Direttore Responsabile Sara Mechelli

[email protected]/4204141

Direttore Editoriale Filippo Ferrari Bellisario

[email protected]

Redazione Michela Belli, Agnese Casellato,

Camilla Pischiutta, Alberto Rossi, Simone Serafini, Valerio Valeri

[email protected]

Pubblicità [email protected]

GraficaMarco Valeriani

[email protected]

Stampa Stamperia Lampo

via Adda, 129/a – 00198 Romatel: 39 06 8554312

email: [email protected] www.stamperialampo.it

Hanno collaborato a questo numero:Marcello Nobili, Luca Pelosi

Numero chiuso il 4 dicembre 2014

In copertinaColonnato San Pietro

foto di Stefano Di Noi

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SOMMARIOAnno 1 - n. 3

DICEMBRE 2014

www.lungotevere.netSiamo anche online!

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urbe

Esseregiovani ebrei a Roma

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di Camilla Pischiutta

La comunità ebraica di Roma è la più antica d’Europa: si fanno risalire le sue origini ad oltre 2000 anni fa, fino ai tempi dell’Impero Romano. La sua storia e la sua cultura si sono mescolate per secoli a quelle della città e dei suoi abitanti e raccontano oggi una parte im-

portante del presente della Città Eter-na. A partire dall’esempio del Ghetto, istituito nel 1555 da Papa Paolo IV che con la bolla Cum Nimis Absurdum revocò tutti i diritti concessi agli ebrei chiuden-doli nel loro “serraglio” lungo il Tevere e che al contrario oggi rappresenta uno dei cuori pulsanti di Roma, di certo uno

dei suoi quartieri più belli. Sono circa 15 mila oggi gli ebrei a Roma iscritti ufficialmente alla Comunità Ebraica (CER), l’ente che organizza e garantisce diversi servizi ai propri iscrit-ti. A partire dall’educazione. Per mante-nere viva la tradizione la CER gestisce svariate scuole a Roma rivolte a tutte le

La tradizione ebraica a roma è moLto antica e radicata. daLLe scuoLe ai movimenti giovaniLi, sin da piccoLi i ragazzi vengono educati secondo La tradizione ebraica

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Anno 1 n. 3 • DICEMBRE 2014

Esseregiovani ebrei a Roma

fasce di età, dagli asili al liceo, ed è dotata di un vero e proprio Dipartimento Educativo che si prefigge il compito dello “sviluppo sociale, emotivo e intellettuale dell’individuo” attraverso l’organizzazione di progetti ludico-didattici. Non ci sono solo le attività scolastiche organizzate dalla Comunità, però. A Roma sono pre-senti altri due movimenti giovanili che funzionano come punti di aggregazio-ne per i ragazzi ebrei, non sempre iscritti nelle scuole ebraiche o alla Comunità: l’Hashomer Hatzair e il Benè Akivà. Entrambi i grup-pi operano a livello internazionale e si occupano di organizzare attività pomeridiane, giochi e discussioni, per ragazzi fino ai 18 anni con l’intento di rafforzare le radici ebraiche della loro educazione. I principi su cui si fondano, però, sono per molti aspetti diversi.La prima differenza è proprio nel modo di intendere l’ebraismo. Il Benè Akivà è un movimento religioso osservante, nato da un’idea del Rabbino Kook 60 anni fa. Tutte le attività del gruppo si svolgono nel rispetto delle norme tradizionali e religiose ebraiche. Lo scopo è “far riflettere sull’importanza dell’Ebraismo e della Terra di Israele, oltre ad unire i ragazzi all’interno del Movimento abbattendo ogni differenza di tipo sociale, economica e culturale” come spiega il manifesto del gruppo.Movimento laico ed umanista: questo invece il modo con cui si definisce l’Hashomer Hatzair, che ha festeg-giato l’anno scorso il suo centenario. Il gruppo nasce in Polonia ai primi del ‘900 da un’apertura di alcuni giova-ni da una parte verso la laicità e dall’altra al socialismo. Il gruppo conta oggi circa 7000 iscritti fuori da Israele,

170 solo a Roma. “L’Hashomer è più cosmopolita e inter-

nazionale perché il socialismo, dopo tutto, riconosce l’u-

guaglianza di tutti gli esseri umani”, spiega Gilad Peled, coordinatore del gruppo di Roma. E’ per questo che l’Hashomer accoglie anche ragazzi figli di matrimoni misti e di madre non ebrea. Non troppo ben vista dalla Comunità di Roma, molto tradizionalista, l’Hashomer insiste sull’appartenenza all’ebraismo attraverso il concetto di “autonomia” attraverso cui ogni individuo deve scegliere il proprio modo di essere ebreo oggi.E’ nell’Aliyah, forse, che i due gruppi trovano il loro punto di incontro. Il termine ebraico, che letteralmente significa “pellegrinaggio” e con cui si intende il mec-canismo di migrazione degli ebrei verso Israele, rispec-chia il carattere sionista di entrambi i movimenti e gli permette di dialogare, al di là delle loro differenze. Parlare della Comunità Ebraica di Roma, però, non si-gnifica parlare degli ebrei nella nostra città. Molti, infat-ti, preferiscono tenersene ai margini e addirittura uscir-ne proprio a causa delle sue posizioni conservatrici. Esponenti di spicco dell’ebraismo romano democratico

e progressista, come Gad Lerner e Giorgio Gomel, da tempo sostengono la necessità di una scissione. Aspramente critiche verso le scelte politiche dello Stato di Israele, sono sor-te in Italia ed in Europa

diverse associazioni, come JCall ed ECO-Ebrei Contro

l’Occupazione, che si fanno portatrici delle voci dissi-denti, accomunate dal riconoscimento dell’impegno per l’eguaglianza, per i diritti umani e per la pace come pilastro fondamentale.

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In Italia gli iscritti alle Comunità sono circa 35.000, mentre si stima che gli ebrei totali siano intorno ai 45.000, considerando “la popolazione ebraica allargata”. roma e Milano raccolgono da sole quasi il 70% degli ebrei italiani

Il 2014 avrà il primato di emigrazione dall’Italia verso Israele: si stima che saranno

circa 300 persone, più dell’ 1% dell’intera comunità italiana

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urbe

di Valerio Valeri

L’immagine che il docente fornisce dell’Islam e della grande comunità islamica è ben diversa dalla maggior parte delle idee che serpeggiano in Italia e in particolare a Roma negli ultimi anni. Stereotipi che si accumulano e si cristallizzano, complici anche gli avvenimenti di politica estera: dai terroristi di Boko Haram in Nigeria, ai tagliagole di Al Baghdadi in Iraq e Siria. Notizie di morte e abusi che non lasciano spazio ad altro che all’orrore. Ma Capezzone, che è stato anche visiting professor presso la University od Chicago nel 2013, tiene a fare una netta distinzione tra quelli

che sono solamente assassini e i fedeli musulmani e spiega, da un punto di vista storico, perché nei secoli si siano acuite certe differenze tra mondo cristiano e mondo islamico.

Professor Capezzone, è possibile che l’origine di questa profonda separazione tra due mondi sia da individuarsi nel fatto che quello islamico non ha vissuto l’Illuminismo e le rivoluzioni nazionali?Non è del tutto corretto. Perché se

loro non hanno avuto qualcosa come

l’Illuminismo o un Giuseppe Garibaldi,

non significa che non abbiano vissuto

qualcos’altro. Sotto l’Impero Ottomano,

per esempio, mancava il concetto di

stato-nazione perché avevano una

struttura politica differente. Ma nel

XIX secolo emerse in Egitto una figura

come Mehmet Alì (capo militare dal

1805 al 1848, ndr) che fece ritagliare al

paese nordafricano una grossa fetta di

autonomia e modernità.

Una modernità che altre volte è stata imposta dall’Occidente.Esattamente, infatti non c’è stata

autonomia da parte di molte culture

islamiche. E quando questo accadeva,

arrivava una potenza coloniale ad

imporre un cambiamento. Porto

ne parLiamo con iL professor Leonardo capezzone deLL’università La sapienza: “L’is non è uno stato né rappresenta in aLcun modo L’isLam. sono un manipoLo di banditi, criminaLi aL soLdo di quaLcuno, iL frutto dissennato di una Lunga tradizione di pensiero che in maniera impropria si rifà aLLa Jihad. ma La reaLtà è che sono una tendenza anti-moderna deLL’isLam”.

Noi e i musulmani,storia di pregiudizi e incomprensioni

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Anno 1 n. 3 • DICEMBRE 2014

l’esempio ancora dell’Egitto, che aveva sviluppato

un’industria tessile autonoma tutta al femminile, ma

l’Inghilterra arrivò e fermò tutto.

Quindi è scontato dire che una grossa responsabilità ce l’hanno avuta i grossi imperi coloniali?Assolutamente. Il

colonialismo per larghi

tratti è stato un modo per

interrompere il processo di

modernizzazione nel mondo

arabo-islamico.

Oggi, poi, c’è una crescente diffidenza nei confronti del mondo islamico, acuita dalle violenze dell’Is in Medio Oriente. Sì ma bisogna che sia chiara una cosa: loro non

hanno nulla a che vedere con la cultura islamica.

Sono un pericolo per i musulmani stessi e ciò che

fanno non trova alcun appoggio né consenso tra i capi

musulmani, che hanno più volte dichiarato la loro

profonda disapprovazione. Ma questo messaggio non

arriva in Occidente anche per colpa dell’informazione.

Quella dell’Islam è

una società altamente

pluriconfessionale, è la

Storia che ce lo insegna. Si

pensa che l’Andalusia del

Medioevo sia un “unicum”,

ma in realtà a quel tempo

era del tutto normale la convivenza tra musulmani e

cristiani. Già il fatto che i membri dell’Is perseguitino

e uccidano i cristiani è sinonimo di un sovvertimento

palese di quanto costruito dall’Islam nella sua esistenza.

La propaganda dell’Is potrebbe prendere piede nelle comunità islamiche europee?Questo è un problema reale. Viviamo un’epoca di crisi,

nella quale la cultura islamica non è più egemone

come nel Medioevo, quando il mondo arabo era ricco,

annoverava importantissimi scienziati, faceva passi

avanti nella medicina e c’era allegria, una dimensione

storica dell’allegria. Oggi il disagio sociale è evidente,

c’è disperazione e rabbia nelle fasce di popolazione più

deboli e povere. E c’è una forte crisi di identità, aspetto

che può dar modo a qualcuno di recepire messaggi

sbagliati.

Oggi, da parte degli occidentali, c’è un ritorno ai pregiudizi che imperversavano secoli fa?

In parte sì. Al tempo i musulmani venivano visti come

appartenenti ad una cultura a cui mancava qualcosa.

C’era disprezzo verso la figura di Maometto. Lo stesso

Petrarca, letterato dalle indubbie doti, scrisse parole

pesanti nei confronti degli arabi che praticavano il

mestiere di medico, poiché

si occupavano della parte

più sporca dell’uomo, cioè

il corpo.

Perché si è tornati così indietro nei rapporti tra mondo cristiano e

mondo islamico?Perché ci si basa su un dato religioso, cosa che non

avveniva in passato. Inoltre è venuta a mancare

una forma potente di comunicazione che è quella

rappresentata dalle traduzioni. Prima si traduceva dal

Greco all’Arabo e dall’Arabo al Latino, oggi questo

dialogo non c’è più. E la dottrina diventa, erroneamente,

lo strumento principale di interpretazione della realtà.

Roma e l’Islam: abbiamo perso lo spirito d’accoglienza?Mi chiedo se ci sia mai stato. È vero, ai tempi

dell’Impero in questa città

si incrociavano moltissime

culture diverse e la Storia

insegna che a Roma hanno

abitato più stranieri che

romani, ma il distacco e la

diffidenza ci sono sempre

state. Basti pensare che la cittadinanza romana era

molto difficile da ottenere. In più, oggi, il linguaggio si è

imbarbarito e incattivito, ci sono rigurgiti razzisti. Anche

da parte di personaggi niente affatto ignoranti. Non c’è

bisogno di essere incolti per diffondere razzismo e paura.

La Moschea di roma è stata inaugurata nel 1995 ed è stata la più grande d’europa fino al 2012

La maggior parte dei musulmani in Italia proviene dal Marocco (oltre 400.000, dati

Caritas/Migrantes 2009)

A Roma esistono più di venti centri islamici. La lista completa è sul sito

www.arab.it

Noi e i musulmani,storia di pregiudizi e incomprensioni

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urbe

di Filippo Ferrari Bellisario

Centinaia di migliaia di studenti pro-venienti da tutta Italia e da tutto il mondo, decine di atenei, privati e pubblici, ben 60 cappellanie attive su tutto il territorio della Capitale, sva-riati collegi e case di accoglienza per studenti. A coordinamento di tutto, ormai da più di venti anni, c’è la Pa-storale Universitaria. Voluta dall’allora papa Giovanni Paolo II, e creata nel 1991 da mons. Lorenzo Leuzzi, che tutt’ora ne è il responsabile, la Pastorale Universitaria

è qualcosa di più di un riferimento spirituale per gli studenti degli atenei romani. E’ il luogo dove confrontarsi su problemi didattici e giovanili, dove trovare un aiuto per cercare un lavoro part time, per trovare una stanza in affitto. Ma la Pastorale Universitaria è stata in questi anni anche un grande motore culturale. Grazie all’impegno dei pro-fessori degli atenei romani la Pastorale ha organizzato prestigiosi simposi internazionali, come il recente dedica-to alla “Idea di Università” ( tenutosi

dall’1 al 4 ottobre), e ogni anno pro-pone ai ragazzi settimane tematiche di ricerca e riflessione. Nel 2014 sono state ad esempio organizzate la Setti-mana della Scienza e della Tecnologia, la Settimana delle Scienze Educative e la Settimana della Filosofia, la Setti-mana della Storia e molte altre.Ecco quindi che il grande progetto guidato dall’instancabile mons. Leuz-zi, noto per essere anche il cappellano della Camera dei Deputati, tende a far incontrare fede e scienza, cultura e devozione, in un dialogo che trova

fondata neL 1991 per impuLso di papa giovanni paoLo ii, rappresenta ormai una reaLtà consoLidata che fa da coLLegamento tra Le cappeLLanie universitarie

la grande comunità degli atenei romani

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PastoraleUniversitaria

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Anno 1 n. 3 • DICEMBRE 2014

il suo terreno privilegiato proprio nell’università, dove si formano gli intellettuali, gli scienziati, i po-litici del domani. Spesso nell’ambito della Pastorale è stato rimarcato proprio questo passaggio cruciale: l’importanza di una crescita parallela sia spirituale che culturale, e l’importanza per lo studioso di saper essere intellettualmente onesto. Una virtù sempre più rara, sia tra i credenti che tra i non credenti. Come ha sottolineato il monsignore nella lettera agli studenti per l’apertura dell’anno accademico: “Quanta di-

sonesta intellettuale c’è nel

nostro mondo, quante ricer-

che sviluppate per interessi

di questo o di quel gruppo,

senza mai interrogarsi: a cosa serve? Chi di noi, di fron-

te al fallimento di un progetto, non griderebbe a Dio per

la sua ingiustizia nascondendogli le nostre finalità, le

nostre ambizioni? L’intellettuale onesto non fa così! Di

fronte al fallimento si ferma e «prende atto»! E’ l’onestà

che ti fa fermare e non disperare; che ti aiuta a capire

che la realtà non si esaurisce in ciò che tu vedi; che ti fa

volare in alto”. Parole che fanno capire come la ricerca onesta della “verità” aiuti l’umanità a crescere, indipendentemente dal punto di partenza, che sia in ambito confessionale o laico.Ed è proprio per questo, probabilmente, che molti studenti in questi anni si sono avvicinati alla Pastorale pur non essendo magari cattolici praticanti, o prove-

nendo da culture molto lontane: l’idea di trovare un luogo di incontro, improntato ai valori della fraternità e del reciproco rispetto. Una comunità gioiosa che, in tempi di fanatismi religiosi (anche all’interno della stessa Chiesa Cattolica), rappresenta un esperimento davvero meritevole di interesse.

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In prima pagina: una immagine del pellegrinaggio a Lourdes organizzato dalla Pastorale universitario nell’agosto 2013

i ragazzi della Pastorale universitaria in pellegrinaggio ad Orvieto nel novembre di quest’anno

Mons. Lorenzo Leuzzi è delegato per la Pastorale universitaria, delegato per l’Assistenza religiosa negli Ospedali romani e, dal 2010, cappellano della Camera dei Deputati

Tutte le informazioni sulle attività della Pastorale Universitaria sul sito

internet www.uniurbe.org

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urbe

di Valerio Valeri

Questo reportage sulla Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, con-osciuta anche come Chiesa dei Mormoni, non può che iniziare con il racconto di un equivoco. Una mail non partita, infatti, ci ha fatto arrivare all’appuntamento con i nostri interlocutori in una “casa di riunione” in via Bra a Boccea e non a viale Carnaro a Montesacro. Un’incomprensione che si è comunque rivelata utile: al nostro arrivo, infatti, abbiamo trovato due giovanissimi ragazzi americani in giacca, cravatta e targhetta al petto. Eravamo forse finiti in una Casa del Regno dei Testimoni di Geova? Nient’ affatto. È così che ab-biamo risolto un altro diffuso equivoco: loro sono Mormoni. RADICI A SALT LAKE CITY “Sia-

mo in missione per 2 anni e veniamo dallo

Utah – spiegano – e siamo qui per portare

il messaggio della Chiesa e per collaborare

ad opere di bene”. Lo Utah, dove Salt Lake City è la capitale, è senza dubbio la culla di questa confessione cristiana nata nel XIX secolo – giunta oggi ad avere 15 milioni di fedeli nel mondo - per opera di Joseph Smith Junior, che nel 1829 pubblicò il “Libro di Mormon”, vera e propria Bibbia per i fedeli della Chiesa. E’ negli Stati Uniti che nacquero le prime comunità mormoni e la città del “grande lago salato” – sede dei XIX Giochi Olimpici invernali nel 2002, grazie anche alla corruzione di 6 membri del Cio - venne fondata proprio dai Mormoni, che costruirono (in 40 anni) uno dei templi più imponenti al mondo. IL TEMPIO DI ROMA A Roma, la Capitale del Cattolicesimo e sede del Vaticano, entro il 2016 verrà ultimato il primo tempio della Chiesa di Gesù Cristo

dei Santi degli Ultimi Giorni in Italia (an-nunciato nel 2008), su un terreno già di loro proprietà all’inizio del 2000, nella zona di Settebagni. Una struttura impo-nente, con una guglia alta 43 metri e una superficie costruita di 3mila 800 metri quadri che comprende una navata lunga 50 metri e larga 2, una foresteria con 22 stanze da 4 posti letto, il

centro visitatori da 2mila 500 metri quadri su due piani e una biblioteca genealogica. Un luogo sacro, che ospiterà migliaia di mormoni provenienti da tutto lo Stivale e in particolare gli oltre 2mila seguaci resi-denti a Roma e dintorni (nel Lazio sono precisamente 2mila 117). LA RESTAURAZIONE DELLA CHIESA Ma chi sono i Mormoni? Cosa li differenzia dalla religione cattolica? A spiegarcelo è Christian Alberto Bruno, 29 anni, responsabile nazionale per il Tempio di Roma. “Come Chiesa siamo cristiani – spiega Bruno - crediamo quindi che Gesù

sia il Salvatore e che tramite la Sua espi-

azione si è tornati alla salvezza dell’uomo.

A differenza dei Cattolici, però, crediamo

che il Battesimo si faccia per immersione

e che si faccia da adulti, dagli 8 anni in su.

Perché per noi è una scelta personale, i

bambini piccoli non ricevono il battesimo

perché non ne sono consapevoli. In questa

liturgia ci rifacciamo ai tempi in cui Gesù

venne immerso nelle acque del Giordano da

Giovanni Battista”. Il richiamo alle origini è frequente ed è la base della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. “La nostra infatti – sottolinea Bruno - non

è una Chiesa riformista, ma una Chiesa di

restaurazione. “Ultimi Giorni” significa che

ci differenziamo da quella dei primi giorni

perché fu col tempo modificata e si allontanò

dallo spirito fondante. E’ di Gesù Cristo

perché crediamo che debba essere portata

avanti e vissuta come quando Lui era sulla

Terra”.IL MESSIA IN NORD AMERICA Alle origini della Chiesa Mormone – il cui attuale Presidente e Profeta è Thomas Spencer Monson, tipografo di 89 anni – c’è la convinzione che Gesù abbia visitato una comunità pre-colombiana in Nord America subito dopo la Resurrezione, e che di questo straordinario avvenimento ci sia testimonianza in alcune tavole d’oro scritte in “egiziano riformato”, un’antica lingua che non ha però riscontro storico. Queste tavole, rinvenute da Smith su indi-cazione dell’angelo Moroni, apparsogli più volte nel corso di quattro anni tra il 1823 e il 1827, vennero poi tradotte in inglese e nei decenni successivi in moltissime altre lingue. Diventando un testo sacro. LA MISSIONE Christian, nato a Cata-nia ma ormai stabilitosi nella Capitale e sposato da 1 anno, ci racconta cosa sig-nifica “andare in missione”. Un passaggio cruciale nella vita di un giovane fedele della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. “La preparazione alla Mis-

chi sono i mormoni e perché avranno iL Loro tempio a roma

La Chiesa di Gesù Cristodei Santi degli ultimi giorni

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Anno 1 n. 3 • DICEMBRE 2014

sione dura una vita intera – ricorda il 29enne - , quello

che fai sono 2 anni di servizio

volontario, quindi senza sti-

pendio. Bisogna risparmiare

denaro negli anni precedenti

e poi chi ha possibilità viene

sostenuto dalla famiglia. Io sono partito a 21 anni, sono stato

3 settimane a Madrid, poi 2 mesi qui a Roma, successiva-

mente vicino Napoli per 7 mesi e il resto in Sardegna. E’ stata

un’esperienza unica che mi ha cambiato la vita, come a molt-

issimi altri. È un sacrificio, però una volta che sei sul campo,

hai modo di entrare a contatto con tantissime persone. Ho

collaborato con la Caritas della Chiesa di San Gennaro a

Napoli. Questo per farvi capire che per noi la collaborazione

con i Cattolici è normalissima, se di base c’è la volontà di

fare bene agli altri”. LA CRESCITA DEI MORMONI Dalla sessantina di membri nel 1966, anno della prima Missione italiana, fino ai 25mila 745 di oggi, duemila solo nei 5 anni intercorsi dall’annuncio del Tempio di Roma fino all’anno scorso: questa è l’impressionante crescita dei fedeli della Chiesa Mormone in nemmeno 50 anni di storia nel Bel Paese. Il 53% di loro vive a Nord, solo il 18% al Centro e il 29% al Sud. A Roma esistono 4 case di riunione: Boccea, Monte-sacro, Torre Maura e Ostia per un totale di 400 fedeli at-tivi, oltre alla casa di Fiano Romano (60 membri) e Ladis-poli (80 membri). “Cosa facciamo a Natale? Lo festeggiamo

esattamente come tutti i cristiani – risponde Bruno – anzi,

sentiamo particolarmente questa ricorrenza. Organizziamo

molti eventi di avvicinamento, come il grande concerto che

si terrà a via Bra il 6 dicembre. Prendiamo parte alla Messa

nella domenica precedente alla Vigilia (quindi il 21 dicem-bre, ndr) mentre il 24 e 25 ognuno sta in famiglia”.

MATRIMONIO OLTRE LA MORTE La concezi-one di matrimonio, per i Mormoni, è abbastanza diversa da quella che si ha nelle altre confessioni cattoliche. “Per

noi non vale la formula ‘finché morte non ci separi’ – prose-gue Christian – perché per noi l’unione tra uomo e donna va

oltre, continuando anche nell’Aldilà. Unioni gay? Noi siamo

convinti che la famiglia si basi sul legame tra un uomo e una

donna, ma non abbiamo nulla contro gli omosessuali. Anzi, la

nostra concezione di libertà in-

dividuale ammette che ognuno

faccia della propria sessualità

ciò che meglio crede”. Chris-tian tiene molto a sottolin-eare l’apertura mentale che c’è tra i membri della Chiesa

di cui fa parte sin dalla nascita. “Mia madre è stata la prima

donna battezzata a Catania – ricorda – e il matrimonio con

mio padre si è svolto nel tempio di Berna in Svizzera, fino ad

oggi il più vicino per i seguaci italiani. Ma a scuola ho potuto

frequentare liberamente l’ora di religione e non ho mai subito

pressioni o costrizioni nell’ambito familiare”. FARE DEL PROPRIO MEGLIO Un altro aspetto che li accomuna alla dottrina cattolica, è la convinzi-one che ciò che si fa in vita verrà poi giudicato dopo la morte. Per questo Christian spiega che la vita di un Mor-mone è sempre proiettata verso il raggiungimento degli obiettivi più ambiziosi: nel fare del bene, nello studio, nell’educazione dei figli, nel farsi una posizione sociale più alta possibile. “Bisogna sacrificarsi – sottolinea – e si

comincia già dal periodo di Missione. Infatti per quei due

anni ogni altra attività della propria vita viene sospesa, anche

la carriera universitaria. Ma quando si dà il massimo e lo si

fa per Dio, torna tutto indietro”. LA CHIESA E’ SOCIAL Se siete arrivati a leggere fin qui e vi siete stupiti, perché non abbiamo scritto di famiglie auto-relegatesi in isolate campagne della Penn-sylvania, senza tv né elettricità, con cuffiette bianche in testa e calzoni di tela marrone, figurarsi quando saprete che la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ul-timi Giorni è una vera fan della tecnologia e dei social networks. La pagina Facebook “Canale Mormone” ha oltre 740mila fans, mentre l’account Twitter “Mor-mon Channel” vanta 113mila followers ed è online da cinque anni. E Mister Monson, come anche i suoi con-siglieri e i componenti dell’alta dirigenza della Chiesa, è ben radicato sul web. “La tecnologia aiuta a far arrivare

meglio il messaggio – conclude Christian – e a condivi-

dere sentimenti positivi col mondo. Viviamo un momento

di crisi sociale, chi crede in Dio può comunicare positività

con gli altri”.

I lavori del Tempio di roma sono iniziati nel 2011 e saranno conclusi entro il 2016. Il progetto venne presentato quattro anni fa.

Il Profeta Joseph Smith Jr venne ucciso nel 1844 in Illinois, dopo essersi candidato alla presidenza degli Stati uniti d’America.

La Chiesa si avvale di 12 “apostoli”, chiamati per vocazione, che girano il mondo come

messaggeri di Dio. Non ricevono stipendio, ma di solito sono pensionati

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I

Casa della SalutePiù servizi medici in I Municipio

MuNICIPIO

di

Interessante novità in I Municipio. E’ stata inaugurata ad inizio mese la prima “Casa della Salute” di Roma, in uno spazio dell’Ospedale Oftalmico. Il servizio di primo intervento medi-co, al quale si potrà accedere dall’in-gresso di via Fra Albenzio 10, replica

l’attività già testata più volte in altre zone del Lazio. Come ricordato dal presidente regionale Nicola Zingaret-ti, le omologhe strutture di Frosinone e Latina, hanno “aumentato la qualità delle cure, diminuendo i costi, che è il nostro principale obiettivo”.Ma quale tipo di servizi medici si potranno avere presso la “Casa della Salute”? Sia specialistici che generici. Dai prelievi alla visita cardiologica o neurologica, oltre a servizi ambulato-riali per malati cronici o con patologie degenerative. Una struttura quindi che dovrebbe aiutare ad alleggerire il carico di la-voro dei pronto soccorsi e delle altre strutture ASL. Inoltre saranno attivi spazi per le associazioni di volonta-

riato dedite a opere assistenziali ed infermieristiche.Considerando la carenza di servizi sanitari nella Capitale, altre quattro strutture simili saranno aperte nei prossimi mesi: a Trastevere, al Prene-stino, a Cinecittà e ad Ostia.La struttura vicina alla fermata Cipro della Metro A sarà aperta dal lunedì al venerdì dalle 7.30 alle 18.30 e il sabato dalle 7.30 alle 13.30.

CASA DELLA SALUTEVia Fra Albenzio, 10

Telefono: 06/68351 (centralino)o 06/68352553 (urp)

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Anno 1 n. 3 • DICEMBRE 2014

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Chi olia le serrande del Centro Storico?

Giuseppe! In cambio di un caffèdi Simone Serafini

Via di Ripetta, lunedì mattina. Un omino vestito in maniera strana, con una parannanza nera, uno zai-netto rosso lasciato cadere lento dietro le spalle, due peluche sorridenti appesi a dei ganci: una giraffa e Topolino. Tiene nella mano sinistra un barattolo di caffè. Nella destra, invece, un bastone con un pen-nello. Consumato, viziato nella sua forma da tante e tante passate in un solo verso. Il suo viso è quello di un moderno folletto, i capelli brizzolati, tanti, tenuti a spazzola. Barba incolta e sguardo da furbetto e una sigaretta tra le dita, fuma-ta più dal tempo che dal vizio. Il suo corpo è magro, nervoso e porta con segni della fatica ma anche tanta energia. Di colpo però si ferma, prende il suo bastone e lo immerge nel barattolo di caffé. Prova a convincere una negoziante che le guide della sua serranda avrebbero bisogno di una passata del suo olio magico. Niente, avanti il prossimo. Dopo pochi passi trova il sorriso di un uomo e il suo riconosci-mento: “nu ccafé”. Ecco cosa fa Giuseppe, offre un servizio ai nego-zianti del centro di Roma, in cambio di “un caffé”.Lo fermiamo chiedendogli di poterlo intervistare. Accetta ma, a modo suo, ci fa capire che “il tempo

è denaro” : “Io ti racconto la storia ma tu mi paghi o’

ccafé”?Giuseppe non è di molte parole, è uno di quelli che per mantenersi deve lavorare duramente. Concede un’intervista breve, brevissima, deve finire il suo giro. Ma non andiamo in un caffé, né ci sediamo. Rima-niamo in piedi, lì sul marciapiede dove proseguirà il suo giro.“Faccio questo lavoro da quando ho tredici anni, ho gi-

rato in lungo e in largo. Roma, Firenze, Napoli, Verona

e continuo a lavorare per mantenermi.

Io non mi lamento, lavoro”.Giuseppe è sereno e si guadagna la giornata da solo, con le sue mani e le sue braccia, ma soprattutto con le sue gambe. Percorre chilometri tra centro e peri-ferie, offrendo il suo servizio a chiunque ne abbia bisogno. E’ per questo che è così magro, Giuseppe cammina tutto il giorno.“Non guadagno assaje, ma dipende dalla giornata. Del-

le volte 40, altre volte 50 euro, alle volte più, alle volte

meno, insomma è variabile”.Giuseppe da buon genio napoletano si è inventato un mestiere ed anche un personaggio. Il suo modo di camminare, di comunicare e di muoversi è degno di studio per chiunque si interessi di Comunicazio-ne. Un attore, un venditore, nel corpo di un gran lavoratore. A Roma non sono in molti ad offrire come servizio una passata di grasso sulle guide di una serranda e Giuseppe lo fa. Che bravo.Non ci rimane che augurargli di incontrare centinaia di negozianti che ogni giorno gli offrano “o’ ccafé”.

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I

di Filippo Ferrari Bellisario

Settore Nord, settima prefettura. Sono queste le coordinate della Par-rocchia dei Sacri Cuori di Gesù e Maria. Tradotto dal gergo ecclesiale, la chiesa di metà ‘900 tra via Poggio Moiano e via Magliano Sabina. Ovve-ro la parrocchia di piazza Vescovio e dintorni.Una parrocchia particolarmente viva e radicata nel territorio, ricca di propo-ste culturali e sociali, come racconta con passione ed orgoglio il parroco, don Stefano Matricciani. Peraltro uno dei rari sacerdoti nati a Roma, diocesi che, sembra un assurdo, ha sempre avuto pochissime vocazioni; “forse

perché si tratta di una diocesi molto

giovane, nata solo nel 1870, che non

ha una tradizione ultramillenaria come

Milano, ad esempio”, prova a spiegare don Stefano.L’oratorio del mattino, cioè l’asilo nido, la scuola di musica, le attività te-atrali, i concerti di musica classica con il coinvolgimento di artisti anche di

fama internazionale, le attività ludiche come il corso di ping pong, le visite guidate alle chiese del centro storico.“Qualcuno mi dice che ho trasformato

la parrocchia in un centro culturale.

Pensando di farmi una critica. Invece

per me è un complimento, perché la

cultura non è in contrapposizione alla

fede, non si elidono a vicenda, anzi”. Le numerose proposte parrocchiali non vogliono essere quindi uno strumento per la “conversione”, come si po-trebbe banalmente pensare: “le nostre

attività non sono finalizzate a convertire

le persone. Anche se qualcuno potrebbe

obiettare che la nostra missione è la

evangelizzazione. L’importante è che

tutto questo serva affinché le persone

vengano aiutate a fare la verità di loro

stessi”. “Come arriveranno al Signore,

lo sa solo Lui”, chiosa don Stefano.Una parrocchia che, pur trovandosi in un quartiere con una età media molto alta, attira ancora tanti giovani. E a dimostrazione che non si va all’ora-torio solo per giocare o per suonare,

è anche una parrocchia che ha dato alla Diocesi, negli ultimi anni, ben tre vocazioni sacerdotali, che don Stefano ricorda con affetto: “don Filippo Mor-

lacchi, che da ragazzo abitava in un al-

tro quartiere ma ha sempre frequentato

la nostra chiesa, e poi don Paolo Tammi

e don Gustavo Lamanna”. Certo, i gio-vani scarseggiano, e saranno sempre di meno in futuro: “quest’anno abbia-

mo celebrato finora settanta funerali e

solo venti battesimi”. Ma quali sono le paure, le angosce, che i parrocchiani confidano a don Stefano e ai sacerdoti che collaborano con lui? “In questa

zona, a volte non esplicitamente, è molto

diffusa l’angoscia per la crisi economi-

ca. Non tanto perché si è realmente po-

veri, ma perché c’è l’ossessione di dover

apparire benestanti”.Citavamo i collaboratori del parroco. Come la maggioranza delle parroc-chie romane, anche la chiesa dei Sacri Cuori si avvale di sacerdoti stranieri. Troppo esigue le vocazioni italiane per far fronte alle necessità delle par-rocchie. Tre sacerdoti africani, don John Effiong Andem e don Eustache Okere, nigeriani, e don Rafael do Ro-sario Jeronimo Kachiombo, angolano. In fondo la chiesa cattolica ha già da tempo affrontato quello che la società laica italiana sembra ancora impreparata ad affrontare, l’intensivo miscuglio razziale, i cui prodromi tante tensioni stanno causando nelle città italiane. Cosa può fare la Chiesa per stemperare l’odio razziale? “Im-

pegnarsi per far capire che comunque

questo è il futuro, inutile arroccarsi su

certe posizioni. Bisognerà imparare a

convivere con i “diversi”, che hanno

tante ricchezze culturali, che possono

insegnarci molto come noi possiamo

insegnare a loro”. E soprattutto, come don Stefano ribadisce, senza l’apporto degli “stranieri”, non solo la Chiesa, ma anche il mondo del lavoro soffri-rebbe di mancanza di “forza lavoro”: “ che gli stranieri vengono qui a rubarci

il lavoro è una baggianata. Noi italiani

molti lavori non vogliamo più farli”.

La parrocchia deLLa zona di piazza vescovio organizza numerose attività cuLturaLi ed artistiche: “La cuLtura non è in contrapposizione aLLa fede”

Sacri Cuoridi Gesù e MariaUn punto di riferimento per il quartiere

MuNICIPIO

BETLEMMEbetLemme articoLi reLigiosi, Libreria, idee regaLo

via della giustiniana, 249 • www.betlemmearticolireligiosi.comassociazione coletta • www.associazionecoletta.it

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MuNICIPIOXIV

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Lo snodo ferroviario da non Luogo a epicentro cuLturaLe e sociaLe deLLa periferia nord ovest di roma

di Sara Mechelli

Le rotaie che stridono al passaggio del treno, i passi veloci di pendolari e studenti sulle scale, qualcuno esce di corsa, c’è il prossimo autobus da non perdere, altri con calma si avviano

verso le banchine.La Stazione di Ottavia, transito e passaggio di un’intera periferia: più che un luogo uno dei tanti non luoghi della Città. Attraversato e non vissuto.

Questo sembrava essere il destino dello snodo ferroviario; che però da ottobre è divenuto il primo spazio culturale della periferia nord ovest di Roma: la Rete Ferroviaria Italiana ha concesso un locale di sua proprietà da

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tempo inutilizzato. Gli artisti e la direttrice artistica Simona Sarti - sotto la regia dell’Assessore alla Cul-tura del Municipio XIV, Marco Della Porta - hanno fatto il resto.Adesso la Stazione è una vera e propria attrattiva per tutti i residenti e per i tanti cittadini che, incuriositi dalla novità, hanno deciso di farvi tappa. Uno spazio a disposizione del quartiere dove gli artisti del terri-torio, perlopiù giovani ed esordienti, possono espor-re le proprie opere d’arte. Sulla parete di ingresso un murales accoglie i visita-tori, un tucano gigante e coloratissimo composto da alcune scritte: “Art ma-kes me fly, war is a loosig game” – è il chiaro mes-saggio di benvenuto. Dopo il successo di Pas-sengers - la mostra che ha inaugurato lo spazio - e di “Arte differenziata”, il 13 dicembre sarà la volta de “Il pappagallo miracolo-so”: partendo da una fiaba in cui è citata proprio la

Stazione di Ottavia, fotografi, disegnatori e writers tramuteranno le parole in immagini attraverso le loro arti. “Questo è il primo passo di ‘Nuovi Quartieri’, un

progetto che vorrebbe che le nostre attuali periferie,

attraverso stimoli e innesti culturali, si trasformassero:

non più – spiega l’assessore Della Porta – quartieri

dormitorio, ma luoghi in cui si sviluppino momenti di

scambio e incontro.

Spaccati di città vivi dove riscoprire il valore della

comunità e sconfiggere le passioni tristi della nostra

epoca come nichilismo e so-

litudine che spesso, in zone

come queste, prendono il

sopravvento”.

La cultura dunque come strumento fondamentale di trasformazione e rias-setto delle periferie, con la

Stazione di Ottavia, primo ed inedito spazio cultura-le di questo quadrante, ad essere un valido e quanto mai apprezzabile esempio.

La stazione Ottavia fa

parte della linea regionale FL3 roma - Capranica -

Viterbo

Il nuovo centro culturale dentro la Stazione Ottavia è stato

inaugurato l’11 ottobre scorso

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di Sara Mechelli

Di gas, fogne e acqua corrente nemmeno l’ombra, tubature precarie e insufficienti risalenti agli anni ‘60, asfalto dissestato, scarsa pulizia e illuminazione inesistente: così vive via Tenuta Piccirilli, traversa della Tiberina a soli 3km dalla piazza di Prima Porta ma distante anni luce da vivibilità, decoro e sicurezza. Dal 2005 proprio li – stretto tra le ab-itazioni dei residenti e il fiume – è stato posto il Camping River, uno dei ‘villaggi della solidarietà’ della Capitale: 11 mila mq fitti di container che ospitano 105 famiglie rom, oltre cinquecento persone di cui almeno la metà minori. Muro di cinta, sorveglianza h24 e regole interne di com-portamento assai severe.Una disciplina ferrea che però sembra dissolversi appena varcata la soglia del campo: furgoni e automobili che sfrec-ciano sui mille metri rettilinei della via, “macchine guidate anche da minorenni” – sostengono i residenti che dopo una certa ora, verso le 19.30-20, non sono più liberi nemmeno di uscire di casa.“Poco tempo fa – raccontano – uno di loro

si è schiantato contro un palo della luce,

fosse passato qualcuno lo avrebbe ucciso”.

Tutti i giorni, a partire dalla tarda serata, decine di vetture e camioncini sostano – in barba al divieto – su entrambi i lati della strada: “Un via vai continuo tra

sgasate e rombo dei motori” – raccontano ancora da Tenuta Piccirilli, lamentandosi del fatto che molti degli ospiti del River preferiscano liberare i propri mezzi da

cartacce, bottiglie e rifiuti vari gettando il tutto in mezzo alla strada invece di utiliz-zare i cassonetti.Risultato: la via nei 300 metri finali è una sorta di discarica a cielo aperto tra lattine, vetri, vecchi cd, passeggini inutilizzati e buste. Rifiuti che vengono lanciati anche al di la della recinzione del campo e che finiscono nell’ampio giardino della villetta confinante: “Questo però – ci spiega una residente – non è il problema più grave,

la cosa inaccettabile – prosegue – è che

spesso la rete vicino al cancello d’ingresso

viene tagliata e il prato utilizzato come un

vero e proprio bagno pubblico”.

Dall’intervento del Municipio e delle forze dell’ordine, con controlli ser-rati su assicurazioni e proprietà, oltre all’espulsione dal campo di quanti non ne avevano diritto, qualcosa è cambiato ma per Tenuta Piccirilli la normalità sembra essere assai lontana.E mentre da Labaro a Valle Muricana, così come da Grottarossa a Santa Corne-lia si discute dell’inefficienza del trasporto pubblico tagliato in seguito alla ‘razionaliz-zazione’, a Tenuta Piccirilli l’autobus non l’hanno mai visto.Tre i chilometri che la separano da Piazza Saxa Rubra, oltre 1500 metri quelli da per-correre a piedi per raggiungere la prima fermata disponibile: un percorso da fare sulla via Tiberina tra auto che sfrecciano e prostitute, ovviamente senza poter con-tare sul marciapiede.Un problema che riguarda soprattutto gli studenti e in particolar modo le mamme

di quelli un po’ più giovani costrette a fare più viaggi e turni per portare e riprendere i figli alla Stazione. “Soluzioni obbligate – proseguono da Tenuta Piccirilli – che

però non permettono di responsabilizzare i

nostri figli e condizionano la loro e la nostra

vita. Fa male poi prendere la macchina dal

garage, caricare tutti in fretta e furia prima

di andare a lavoro mentre fuori dal campo

quattro scuolabus attendono i bambini rom

per trasportarli a scuola. Una scena para-

dossale” – sottolinea l’abitante evidenzi-ando la “disparità di trattamento”.

La richiesta della via è quella che Atac ponga una fermata del bus, lo 020, acces-sibile ai residenti di Tenuta Piccirilli: “Si

potrebbe utilizzare quella del Cotral su via

Tiberina a poche decine di metri dall’uscita

della strada, sarebbe una soluzione comoda

per tutti. La fermata già c’è, perché at-

tendere?” Ma ovviamente non è solo un problema di autobus che mancano.“Si parla tanto di una città che taglia gli

sprechi e risparmia eppure per vivere qui

ho dovuto spendere 8mila euro di allarme e

700 di inferriate. Viviamo praticamente agli

arresti domiciliari” – sottolineano dalla via raccontando di come uscire di casa com-porti preoccupazione e pensieri.Tenuta Piccirilli torna dunque a chiedere aiuto e lo fa con estrema pacatezza, mal-grado una situazione davvero indecorosa: “Qui non vogliamo fare la guerra a nessuno – dicono ben consci che il River da li non sarà spostato, almeno a breve – pretendi-

amo però di essere ascoltati e di avere gli

stessi diritti di chi ci abita accanto”.

miLLe metri di strada senza acqua, fogne, gas e mezzi pubbLici. daL 2005 i residenti convivono con gLi ospiti deL ‘viLLaggio deLLa soLidarietà’ camping river

Tenuta Piccirilli,vivere accanto al campo rom

MuNICIPIOXV

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Anno 1 n. 3 • DICEMBRE 2014

“La bellezza vive qui” – questo uno degli slogan di A Modo Nostro, il primo e l’unico salone BioNatural di Roma Nord. Stilisti e curatori di immagine, ma anche passionali natu-ralisti che credono fermamente nel potere della Natura e nelle risorse che questa può offrire: parrucchieri del nuovo tempo pronti a prendersi cura del benessere delle persone che si rivolgono nel moderno e accogliente lo-cale di via della Giustiniana 46/48 a Prima Porta.“Un salone la cui filosofia è quella di lavorare nel rispetto

delle regole naturali, di limitare gli stress eccessivi ai ca-

pelli, di rispettare le persone, di proteggere l’ambiente” – spiegano Eleonora e Sabrina Morico di A Modo Nostro.Un salone di bellezza che vanta oltre vent’anni di espe-rienza e personale altamente qualificato: parrucchiere attente alla salute del capello e in grado di creare un look adatto alla personalità di ognuno. All’interno anche il centro di estetica che offre un’am-pia gamma di scelte: estetica tradizionale, fisioestetica e trattamenti di ultima generazione. I prodotti selezionati sono i migliori per mantenere giovani e belli viso e cor-po. Ma A Modo Nostro è attento anche ai bisogni dei più piccoli con il Bio Parrucchiere Kids, un salone di bellezza coloratissimo e ovviamente a misura di bambi-no: video, cartoni animati in ogni postazione, prodotti atossici e rispettosi della natura dei capelli oltre che tanto buon umore.Insomma A Modo Nostro è il salone adatto a tutta la famiglia: qui ognuno può trovare i tanti complementi per salute, benessere e bellezza.

iL primo e L’unico saLone bionaturaL di roma nord

A Modo Nostro, un modo tutto nuovo di concepire la bellezza

A Modo NostroSalone Bio Natural, estetica e Bio parrucchiere Kids

Via della Giustiniana 46/48 (Prima Porta)

06.3323398 - anche di lunedì

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di Alberto

Rossi

Novità nata-lizia in Mu-nicipio XV. Le festività di fine anno porteranno in-fatti la prima edizione di “Natale XVoi”, un evento culturale e di enogastronomia sostenibile organizzato dall’associazione culturale Rose d’Eventi. Un’iniziativa si spera utile per la vita socioculturale del municipio - come sostengono dalla stessa associazione – e che ha ottenu-to il patrocinio del Municipio XV, del Comune di Roma e dell’Ente Regionale Parco di Veio. Dal 6 dicembre al 6 gennaio saranno al-lestiti 30 stand in via Brembo (quartiere Labaro), davanti al grande parco giochi Labarolandia, inglobato nel progetto: un mese di musica, balli, attrazioni per bambini, laboratori e incontri informa-tivi. Non solo un’offerta enogastrono-mica dove verranno presentati prodotti

di eccellenza del territo-rio, quindi, ma tante iniziative di

carattere culturale ed educativo.Riqualificazione urbana e valorizzazione del territorio, infatti, sono gli aspetti principali che l’associazione intende promuovere con questo evento. Diversi appuntamenti sono dedicati all’educa-zione ambientale come quello organiz-zato dal comitato Colli d’Oro in pro-

gramma il 13 dicembre sul tema “Effet-to Serra e Cambiamenti Climatici” rivol-to ai bambini di III, IV e V elementare mentre il 3 gennaio è previsto quello incentrato sul “Risparmio Energetico”. Nella stessa giornata, e successivamente anche il 20 dicembre, Legambiente co-struirà insieme ai bambini degli alberi di natale con materiali riciclati all’interno del progetto “Reciclanatale”. Ci saranno momenti dedicati anche alla storia del Labaro: sempre il 20 dicembre infatti verrà proiettato il documento audiovisivo “Sub Urbe” che analizza la storia ed il presente del quartiere. Il documentario è finalista del “Premio Firouz Galdo”, indetto da MaXXI Ar-chitettura. Tra le attrazioni più interessanti c’è inoltre la pista di pattinaggio su ghiac-cio, a disposizione dei cittadini tutti i giorni fino alle 22, che verrà aperta in occasione della giornata inaugurale della manifestazione. Si partirà quindi il 6 dicembre con l’a-pertura degli stand, oltre alla pista di pattinaggio, e l’allestimento dell’albero di Natale con la partecipazione delle Scuole del territorio e delle Istituzioni. Saranno presenti numerose iniziative dedicate ai bambini, oltre a quelle già citate, come baby dance e ludoteche ma non mancheranno gli appuntamenti per tutto il pubblico che andranno dalle esi-bizioni musicali agli spettacoli teatrali. Sono attese circa 20.000 persone duran-te le giornate di “Natale XVoi”, come fa sapere La Rosa D’Eventi, per quello che sarà un’occasione per coinvolgere le tante realtà associative ed economiche del territorio.

aL paLazzetto di viaLe tiziano si preannuncia una stagione aLL’insegna deLLe sorprese. moLti i giovani taLenti da scoprire. meLvin eJim arriva con La benedizione di steve nash

“Natale XVoi”a Labaro un mese di eventiculturali e spettacoli

MuNICIPIOXV

“Natale XVoi” è alla sua prima edizione e durerà dal 6 dicembre

al 6 gennaio

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di Michela Belli

Il Roma Gospel Festival all’Auditorium Parco della Musica è ormai diventato il più grande festival di gospel in Europa, nel quale vengono ospitati alcuni dei migliori gruppi di spiritual e gospel pro-venienti dagli Stati Uniti. Nell’arco del festival verranno presentate le proposte più attuali di un genere musicale ormai consolidato e diffuso anche in Italia e in Europa, caratterizzate tutte da una pro-fonda carica di gioiosa spiritualità. Il fe-stival, diretto da Mario Ciampà, è giunto alla diciannovesima edizione ed è ormai da anni un solido punto di riferimento

per gli appassionati di questa particolare forma di blues, strettamente collegata alla più profonda devozione religiosa. Il 20 dicembre si esibirà il Coro Afrique, gruppo musicale di bambini afro-italiani. L’evento vedrà la partecipazione del per-cussionista Ismaila Mbaye, Moustapha Dembele esperto di Kora e del gruppo gospel Chicago High Spirit. Il 21 sarà la volta del coro gospel più famoso d’A-merica e uno dei più celebri al mondo: l’ Harlem Gospel Choir, composto dalle più raffinate voci e dai migliori musicisti delle chiese nere di Harlem. Il 22 sarà invece il gruppo Anthony

Morgan’s The Harlem Spirit Of Gospel, con le voci più importanti di New York, ad emozionare e dar vita al Natale del pubblico romano, mentre il 23 toccherà all’eccezionale gruppo Voices United, formato da direttori di coro, pastori e musicisti provenienti da varie chiese dell’area metropolitana di Washington. Il giorno di Natale The New York Go-spel Spirit , una delle più brillanti attuali formazioni statunitensi, proporrà all’Au-ditorium un vero e proprio viaggio nello stile e nello spirito della musica gospel, con un’attenzione particolare ai suoi svi-luppi teatrali e coreografici.

durante Le feste nataLizie si moLtipLicano gLi appuntamenti musicaLi neLLa capitaLe. oLtre aLLe chiese cattoLiche anche La chiesa angLicana e queLLa vaLdese ospitano pregevoLi concerti. aLL’auditorium trionfa iL gospeL

Messe, gospel e opera liricaA Natale è tempo di musica

MuSICA

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ANNO 1 N. 3 • DICeMbre 2014

Il 27 si esibirà il talentuoso cantante Pastor Patrick George, giunto dal Regno Unito fino in Europa e Stati Uniti, affiancato dall’Up Choir, mentre il 28 a deliziare il pubblico sarà il The Charleston Mass Choir, prestigiosa corale gospel proveniente dalla Carolina. Il 29 sarà la volta dei F.O.C.U.S. Sound of Victory, uno dei migliori, vibranti, gruppi gospel di Charleston e il 30 di Trini Massie, compositore, musicista e predicatore di fama mondiale, che dirigerà i The Sound of Gospel Singers. A chiusura del Festival, il 31 dicembre arriverà nelle sale dell’Auditorium Kevin Lemons alla direzione del coro Higher Calling, presentando sia composizioni originali che classici del repertorio gospel di fama inter-nazionale. Le piazze e le basiliche del centro storico si animeran-no grazie alla quarta edizio-ne del Festival dell’Avvento: dal 6 al 21 dicembre cori provenienti da ogni parte d’Europa si esibiranno nel-lo splendido scenario della città, immersi nella magica atmosfera dei giorni che precedono il Natale, dando vita ad uno spettacolo unico per le diversità fra suoni, canti, ritmiche e costumi. La manifestazione, sostenuta dalla Libera Accademia di Roma, si svilupperà nei tre weekend precedenti il Natale, ovvero quello del 6 e 7, 13 e 14 e 20 e 21 dicem-bre, dando ai cori partecipanti la possibilità di esibirsi nelle chiese e nelle piazze addobbate per il Natale, che faranno da cornice agli spettacoli. In Piazza San Lo-renzo in Lucina i cori si alterneranno sul palco in tutti i pomeriggi dei giorni del Festival, mentre le sere del 7 e del 13 la manifestazione si sposterà all’interno dell’anti-chissima Basilica. Nelle serate del 6 e del 14 sarà invece la Basilica di Santa Maria in Montesanto ad accogliere gli spettacoli. Il 20 sera ci si sposterà nella Basilica di S. Silvestro in Capite, mentre per il concerto finale del 21 la manifestazione tornerà all’interno della suggestiva Basilica di San Lorenzo in Lucina, dove concluderanno il Festival la Corale S. Cecilia di Vicovaro, il Coro Santa Monica di Ostia e la Schola Cantorum della Libera Ac-cademia di Roma.Continuando la tradizione che vede nella Chiesa Val-dese di Piazza Cavour l’esecuzione di Oratori e Messe dal periodo barocco a quello classico, per il Concerto di Natale l’Associazione Progetto Cultura, in collaborazio-ne con il Centro Italiano di Musica Antica, presenterà il 14 dicembre uno degli Oratori più famosi ed imponenti di G.F. Händel: il Messiah. L’esecuzione dell’Oratorio in tre atti verrà affidata al Coro Polifonico, all’Ensemble strumentale del C.I.M.A. e al soprano Luisa Palma, al

contralto Sabina Gagliardi, al tenore inglese Philip Sal-mon ed al basso Vittorio Catarci. Ma i grandi eventi musicali del Natale romano non fini-scono qui.La Chiesa Anglicana di via del Babuino ospiterà per i mesi di dicembre e gennaio una serie di straordinari spettacoli presentati dall’Orchestra e dal Coro dell’O-pera di Roma,a partire da una serie di famose arie, dalla “Carmen” di Bizet a “Cavalleria rusticana” di Mascagni, da “Il barbiere di Siviglia” di Rossini a “La Bohème” di Puccini al “Don Giovanni” di Mozart: il 2 ,9 e 28 dicembre e il 4,9 e 27 gennaio. Il 5 e 30 dicembre e il 2 gennaio si potrà godere de “La Traviata” di Verdi, mentre il 6, 12 e 29 dicembre e il 3,10 e 30 gennaio sarà

la volta de “Le quattro sta-gioni” di Vivaldi.Al teatro Sala Umberto il 22 dicembre si terrà un grande concerto per celebrare il decennale dei “Roma Gospel Voices”, coro diretto dal maestro

Nino Bucchi, che si esibirà in un vasto repertorio di musica gospel contemporanea e soul, reinterpretata in modo totalmente innovativo.Il 14 dicembre il Coro della Diocesi di Roma e l’Or-chestra Fideles et Amati, diretti dal monsignor Marco Frisina, eseguiranno il tradizionale concerto di Natale nella Basilica di San Giovanni in Laterano, dove la notte di Natale la Santa Messa sarà animata dal Coro della Cappella Lateranense e dal Coro della Dio-cesi di Roma.

La Chiesa Anglicana di Via del babuino è stata realizzata nel 1880. Oltre alle celebrazioni religiose della comunità anglicana a roma, l’edificio sacro ospita numerosi concertiwww.allsaintsrome.org

Il Roma Gospel Festival andrà in scena dal 19 al 31 dicembre presso

l’Auditorium Parco della Musica

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CuLTurA

di Marcello Nobili

Sin dagli inizi della sua storia Roma è stata, per la sua natura di crocevia com-merciale, centro culturale, vale a dire, per l’antichità, soprattutto centro religioso. A dire il vero alcuni culti della fertilità e del rinnovamento stagionale, che apparivano ferini e ancestrali persino ai Romani stessi, erano praticati in località laziali oggi in provincia di Roma: presso il lago di Nemi e il suo bosco sacro, o sul Monte Cavo

presso Alba Longa, città leggendaria cor-rispondente, come i più credono, all’odier-na Castel Gandolfo. Questo per il Lazio propriamente detto, il “Lazio antico” (La-

tium vetus) come lo chiamavano i Romani: altri culti, altrettanto remoti e poco noti ai Romani stessi, erano praticati dai miste-riosi Etruschi nella Tuscia – insomma nel Lazio da Ponte Milvio in su, in particolare presso Volsinii (Bolsena). Tuttavia, sen-za lanciare il nostro carro fuoriporta, si

potrebbero riempire molti, molti volumi semplicemente parlando di alcuni aspetti del culto che i Romani praticano entro le mura della città: perché il mondo del Ro-mano medio è un mondo intriso di senso religioso più che di religione e ad un tem-po simile al nostro per la varia tavolozza di atteggiamenti verso ciò che è “oltre”, eppure così diverso dal nostro, in quanto il pensiero del superumano è nelle piccole come nelle grandi cose: nel culto solenne, nella vita politica, ma anche nei singoli gesti quotidiani, nella superstizione diffusa a tutti i livelli, nei riti familiari di cui si era già persa memoria.Ancora una differenza: la “Roma sacra” antica ha un suo spazio mistico che non sempre corrisponde alla Roma materiale con le sua mura e i suoi templi (rammento che anche il latino templum vuol dire “spa-

zio definito nel cielo dal sacerdote”, perciò uno spazio sacro cui corrisponde uno spazio edificato sul terreno, il tempio): almeno fino ai tempi dell’Editto di Milano (313 d.C.) il nucleo della “città mistica” era circoscritto da quel confine magico che chiamavano pomerio. Il pomerio, lega-to a propria volta a un altro oscuro limite geografico-magico-sacrale della Roma primitiva che era la Roma quadrata sul Pa-latino (così oscuro che sarebbe futile pro-vare a definirlo!), è il limite appunto della “città immateriale”, in quanto rappresenta letteralmente la striscia di territorio citta-dino adiacente alle mura in cui è proibito lordare con immondizie o seppellire i defunti, o costruire edifici, o soltanto passare (ad esempio, i monarchi stranieri erano ricevuti dai consoli in luoghi posti al di fuori del pomerio). Lasciando da parte le vicende storiche del pomerio, che fu ampliato diverse volte nella storia per ovviare alle indubbie limitazioni di una interpretazione restrittiva di questo confi-ne, per gran parte della sua storia la Roma propriamente detta, “Roma centro” inclu-de alcuni colli attorno al Palatino e i rioni fino a Piazza Venezia: quanto si stendeva oltre era già estrema periferia, per lo meno dal punto di vista religioso, ivi inclusi gli horti di Agrippina, ossia il Vaticano! Qualche esempio. La Isola Tiberina vive

L’annessione di aLtri popoLi e imperi, L’immigrazione e La diffusione di “mode” esotiche creò un pantheon di divinità moLto vasto. roma assorbì e rieLaborò miti e cerimonie di numerose tradizioni reLigiose

Antica Roma:tolleranza e sincretismo religioso

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vicende che la includono nella vita della città piuttosto tardi. Può essere interessante ricordare che l’isola ancora oggi mostra chiare tracce del suo ruolo religioso sia nella sua forma sia nelle attività che vi si svolgono. Si narra che durante una pestilenza, nel 293 a.C., i Romani disperati e ancora digiuni dell’arte medica avessero inviato emissari a Epidauro in Grecia per riportare a Roma una statua del patrono della medicina, Esculapio. Un grosso serpente si nascose nella nave, per poi gettarsi a terra quando la nave, attraccando a Roma, stava costeggiando l’Isola Tiberina. Il serpente è l’avatar di Esculapio; l’isola diventa la sede del tempio a lui dedicato e del primo ospedale di Roma, continuato ancor oggi dal noto Fatebenefratelli; e il Senato decreta che si dia all’in-tera isola la forma di una classica nave trireme romana, a sempiterna memoria del fatto. Se si osserva bene, la curio-sa forma dell’isoletta è esattamente quella!Ci sono state tramandate altre centinaia di storie simili della Roma arcaica, che mancano della grandiosità dei miti greci, tantoché si usa chiamare “mito” solo le storie di dèi ed eroi dell’antica Grecia, mentre si preferisce il piú rassicurante termine di “leggende” per i miti romani, che includono la presenza di divinità, ma i cui eroi sono per-sonaggi parzialmente, o completamente, storici, di norma. È stato scritto, pertanto, che la religione di Roma si basa sul rito senza mito, mentre quella greca vede spesso un legame biunivoco fra l’uno e l’altro. La religione è sia affare pubblico, collettivo, dove il celebrante può anche esser scelto pro tempore, alla bisogna, a rappresentare la collettività, che affare privato: ogni pater familias è il sa-cerdote del proprio gruppo, e il rito pervade ogni aspetto della vita quotidiana senza, però, mai soffocarla, come accade in altre religioni antiche e moderne (anche in certe accezioni del cristianesimo). Lo spazio è poco: c’è modo di fare solo due esempi, e trascurando infiniti argomenti di interesse come la sopravvivenza di pressoché tutti i riti romani “pagani” nel culto cristiano. Un esempio dalla vita religiosa pubblica: il grandioso Pantheon come segno di sincretismo religioso; un esempio dalla vita privata: le tabellae defixionum. Il Pantheon fu costruito da Agrippa, il genero e braccio destro di Augusto, nel 27 a.C. (come recita la grande iscrizione sull’architrave), nel quadro della riqualificazione del Campo Marzio, sfigurato dagli incendi delle guerre civili, sopra a un tempio miserello molto più antico. La sua forma attuale si deve invece ad Adriano, che già all’epoca (118-125 d.C.) doveva combattere con la densità abitativa della Capitale! La sua particolarità risiede nella forma rotonda, antico simbolo di perfezione e di inclusione, che corrisponde alla destinazione del luogo: un tempio per tutti gli dèi, senza specificare quali e quanti. Ed

è proprio quella che oggi si chiamerebbe, con un brutto neologismo, l’inclusività, a caratterizzare la religione ro-mana dell’epoca tardo repub-

blicana e imperiale: gli studiosi parlano di sincretismo reli-gioso. Questo termine, a Roma, significa soprattutto che, per via del poderoso influsso culturale della Grecia ormai sottomessa alla più elementare società romana, e in segui-to per la penetrazione di vivaci culti orientali nel mondo classico, portati dall’immigrazione continua, le masse e poi le élite furono spinte ad accogliere nuove esperienze religiose. La civiltà romana trasformava i culti accolti, rac-cordandoli con le basi della propria cultura. Altro aspetto sincretistico è l’identificazione di divinità appartenenti a religioni differenti: il culto di divinità romane si arricchiva di elementi derivati dal culto delle divinità straniere con loro identificate: col passare dei secoli l’antica Diana, in origine divinità boschiva e protettrice del parto, fu identifi-cata con la greca Artemide, poi con Ecate, la luna, poi con divinità orientali come la Dea Madre e l’egizia Iside e altre ancora. Ogni avatar aveva un tempio, e ogni tempio aveva i suoi fedeli. Una apertura spirituale che oggi non trova paragoni: la religione straniera, fosse anche lontanamente compatibile con la nostra, viene accolta e integrata nel nostro mondo. Chi usciva dal tempio della lasciva Iside poteva salire al Campidoglio per adorare il severo Giove dei Romani, senza suscitare scandalo alcuno! La religione, come c’era da aspettarsi, aveva anche aspetti meschini, di pura superstizione, di cui abbiamo un numero sempre maggiore di testimonianze. Nell’area intorno al Parco della Musica, ad esempio, continuano a venir fuori tabellae

defixionum, una sorta di rituali voodoo di duemila anni fa, praticati tanto dal popolino quanto dai signori: in poche parole, erano figurine o lamine di metallo dove si indicava minuziosamente il tipo di maledizione che doveva cogliere l’amante del marito, il partner commerciale fraudolento, il

parente serpente. Con uno spillone defigebas, ossia trapas-savi, l’oggetto, pungendo simbolicamente il bersaglio, e il malocchio era servito!

Il Pantheon fu costruito sotto la supervisione di Agrippa, genero e braccio destro di Augusto. Ma la il tempio attuale fu ricostruito al tempo dell’imperatore Adriano (118-125 d.C.)

L’Isola Tiberina fu sede del tempio dedicato ad Esculapio, il dio della medicina, e del primo ospedale

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Sportinvernaliinizia la Stagione per gli Sciatori laziali

MOSTre

di Alberto Rossi

Riaffermare la cultura tipicamente ita-liana del presepe e ripristinarne l’usanza nelle famiglie tramite le tradizione ed il folklore delle varie regioni di provenien-za. È questo lo scopo di “100 Presepi”, la rassegna d’arte presepiale giunta alla sua 39° edizione ed organizzata da Rivi-sta delle Nazioni.

La mostra si terrà come ogni anno pres-so il complesso della Basilica di Santa Maria del Popolo ed ospiterà fino al 6 gennaio circa 200 presepi, espressione delle diverse regioni italiane. Si tratta di un evento che con il tempo ha as-sunto un’importanza centrale nel vasto panorama delle iniziative natalizie romane. Non a caso, nelle ultime sei

edizioni, la rassegna è stata premiata dalla Presidenza della Repubblica con la targa d’argento ed ha ricevuto diver-se medaglie dalla Camera e dal Senato. L’esposizione vanta come sempre l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica ed il patrocinio, tra gli altri, della Conferenza Episcopale Italiana (Cei), del Pontificio Consiglio della Cultura, della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.“100 Presepi” (così denominata per indicare il numero delle opere esposte nelle prime edizioni) è nata in un pe-riodo (1976) nel quale la moda dell’al-bero di Natale rischiava di soppiantare l’antica e secolare tradizione del prese-pe e dei suoi valori. Vengono così riba-diti i significati di pace e fratellanza che sono espressione di questa esposizione con il fine di renderli noti soprattutto ai più giovani e all’estero. Forte è, del resto, la componente internazionale: più di 50 sono i presepi provenienti dai circa venticinque paesi stranieri. La vasta gamma di artigianato è uno dei motivi che riscuote maggiore in-teresse. Da sottolineare è la varietà di materiali con cui sono realizzate queste opere: corallo, argento, bronzo, vetro, porcellane e altro ancora. Lo stile di realizzazione è testimonianza delle tradizioni e del folklore delle di-verse regioni italiane o paesi esteri di provenienza. Le ambientazioni vanno da quelle classiche del seicento e sette-cento napoletano e siciliano e dell’ot-tocento romano a quelle avveniristiche espresse con cristalli, ferro e luci colo-rate o fantasiose come motori d’auto, televisori, damigiane. Le opere sono state realizzate dagli artisti più rinomati del passato, ma anche da artigiani e studenti di scuole elementari o medie, e conservate presso musei e collezioni private. Oltre agli italiani sono molti gli stranieri che visitano la mostra durante il periodo natalizio. Uno degli obiettivi della rassegna è proprio quello di far conoscere la storia e i valori sottostanti alla tradizione del presepe anche tra visitatori stranieri, di altre culture e confessioni religiose.

come ogni anno, neLLa basiLica di s. maria deL popoLo vengono ospitate centinaia di opere da tutto iL mondo

100PresepiAlla riscoperta delle antiche

tradizioni natalizie

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di Luca Pelosi

La stagione dello sci è appena iniziata e il Lazio è pronto a far sentire la sua voce. Lo fa da tempo, d’altronde, nono-stante le inevitabili difficoltà logistiche nell’organizzazione dell’attività agonistica per il comitato Lazio e Sardegna, che vede al comando da oltre 20 anni il sempre più attivo Nicola Tropea. Ed è proprio la nostra regione che fa la parte del leone, con oltre 4000 tesserati e ben 32 podi conquistati nelle varie manifestazioni nazionali (22 vitto-rie, 8 secondi posti e 2 terzi posti) nel corso degli ultimi quattro anni. Nella passata stagione, spiccano i risultati ottenuti da Riccardo Allegrini (S.S. Lazio Sci), vincitore sia del Criterium Interappenninico sia del Trofeo Topolino Nazionale che lo ha consacrato definitivamente ai vertici delle graduatorie nazionali e internazionali della categoria Ragazzi. Da non sottovalutare le vittorie al Criterium Interappennnico di Beatrice Moriconi (Monti Ernici, Categoria Ragazzi) e Michele Lo Coco (Livata, categoria Allievi). A questi successi si aggiunge il titolo italiano di snowboard conquistato da Flavia Lanucara nella specia-lità half pipe e quello di Alessandro Grande e Alessandro Zucchini (Sarda Sport) nel campionato italiano juniores di bob a due. “Si tratta di risultati di grande prestigio per il

nostro Comitato, ottenuti grazie al lavoro e al sacrificio dei

nostri ragazzi e delle loro famiglie - ha sottolineato il Pre-sidente Nicola Tropea - Abbiamo superato e stiamo supe-

rando ingenti difficoltà a livello economico, ma, la volontà, la

determinazione e l’impegno di tutti, sono stati fino ad oggi più

forti delle avversità”.Sia i risultati agonistici sia il lavoro di base, con il già citato

numero di tesserati, sono meritevoli di un applauso.

Ma non è meno importante lo sforzo organizzativo di un comitato che anche in questa stagione conferma un ca-lendario ricchissimo di eventi, già sapendo di dover lottare ancora una volta contro il meteo e contro la scarsità e la distanza degli impianti. Ma nel Lazio non è tanta solo la passione, ma anche la capacità e la competenza e proprio la passata stagione ha dimostrato che la “macchina” or-ganizzativa sa come affrontare l’imprevedibilità del tempo, che negli ultimi anni è sempre più ostile. Se una gara salta, si trova sempre una data e il modo per rifarla. E anche dal punto di vista degli impianti, negli ultimi periodi il peggio sembra passato, con la riapertura delle piste a Monte Li-vata e Campo Staffi. Che si aggiungono a Campo Catino e Terminillo, senza dimenticare Leonessa e Città Reale. Spesso, poi, ci si serve anche di Campo Felice, come acca-drà dal 24 al 26 gennaio per la tradizionale “Orsello Cup”. Tutte località ben note agli appassionati, che alla tradizio-nale gita sulla neve possono aggiungere anche la possibilità di gustarsi gare di livello. Dicembre fornisce un primo as-saggio, ma è a gennaio che si entra nel vivo. Ben 27 com-petizioni in programma, con, oltre alla già citata “Orsello Cup”, i campionati interprovinciali il 17 a Campo Felice. Febbraio aprirà l’1 col prestigioso trofeo “Città di Roma” a Campo Felice e col Criterium Interappenninico dal 3 al 5 a Roccaraso. Campo Catino ospiterà il Trofeo Restante l’8, mentre Monte Livata ospiterà i campionati regionali e il Memorial Orsini l’1 marzo. L’agenda dello sciatore del Lazio, presentata lo scorso 29 novembre al CONI in occasione della manifestazione “Lazo pianeta sci”, è ric-chissima. Non saranno le Alpi, d’accordo. Ma proprio per questo la passione di chi gareggia e di chi organizza è la stessa che si trova al Nord. Anzi, forse anche di più.

riccardo Allegrini, della SS Lazio Sci in azione al Trofeo Topolino, del quale ha vinto l’edizione 2013

iL comitato Lazio e sardegna deLLa fisi è sempre moLto attivo. anche L’appennino ha i suoi campioni!Sportinvernaliinizia la Stagione per gli Sciatori laziali

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ASSOCIAZIONI

di Agnese Casellato

Impegnate tutto l’anno a favore dei più deboli, le associazioni di volontariato intensificano le loro attività durante il pe-riodo Natalizio. Mercatini, lotterie, pranzi e raccolte alimentari: mille modi con un unico obiettivo, far sentire meno solo chi soffre nel fisico e nello spirito.L’Associazione Il Fiore del Deserto, che da più di un decennio gestisce una casa famiglia per ragazze madri, il 14 dicembre organizza un brunch, 25 euro a testa, il cui ricavato sarà devoluto alla associazione Aina Onlus per il suo villaggio in Africa. Il Fiore del Deserto oltre alla casa famiglia a Marcigliana, promuove l’integrazione accogliendo ragazzi di tutto il mondo e di varie confessioni religiose.L’associazione Banco Alimentare Roma, che dal 1990 raccoglie derrate alimentare distribuite poi ad enti e associazioni che danno da mangiare ai poveri, sotto Na-tale intensifica la presenza di volontari all’uscita dei supermercati. Ricordatevi di riempire di beni di prima necessità la busta che vi daranno al vostro ingresso nel supermercato. Ogni anno questa as-sociazione raccoglie diverse tonnellate di cibo: un aiuto fondamentale considerando che anche molte famiglie italiane soffrono ormai la fame.L’Associazione Umanitaria “Un Grande Cuore” invita i romani a versare un contributo per sostenere bambini affetti da malattie gravi. Nata nel 1987 dalla volontà di un papà romano, ha portato aiuti anche ai paesi martoriati dalla guerra (ex Jugoslavia, Albania, Kosovo, Africa), consegnando materiale medico. A Roma ha contribuito alla realizzazione della sec-onda sala operatoria della cardio-chirurgia dell’Ospedale Bambino Gesù. La malattia dei bambini è stato il motore anche per la nascita anche della Peter Pan Onlus. Un gruppo di genitori di piccoli

afflitti dal cancro che dagli anni ‘90 assiste le famiglie costrette a trasferirsi a Roma per far curare un figlio. Come ogni Natale Peter Pan propone biglietti d’auguri e altri piccoli pensierini natalizi, la cui vendita fi-nanzia l’associazione. Non solo, le aziende sono invitate a devolvere all’associazione le somme che sarebbero destinate ai regali aziendali.Sono molte le associazioni di volontari-ato che per finanziarsi vendono biglietti e strenne natalizie. Tra queste anche la Cari-tas. Questo Natale sono a disposizione i biglietti d’auguri realizzati dal noto disegnatore Lorenzo Terranera (autore delle sigle animate della trasmissione Bal-larò). Altra serie di biglietti natalizi è stata creata con i disegni dei bambini delle case di accoglienza Caritas “Casa di Cristian” (zona Appia – Acqua Santa) e “Casa dell’Immacolata” (zona Casilina).Anche l’associazione KIM è rivolta all’assistenza di bambini malati. Il 14 dicembre organizza la Mostra Mer-cato KimArte in piazza San Giovanni in Laterano (presso la Sala Mazzoni al civico 78/80). Inoltre sono in ven-dita i biglietti di una simpatica lotteria: il ricavato dei biglietti finanzierà i pro-getti dell’associazione. L’estrazione avverrà il 21 dicembre presso la sede dell’associazione in via di Villa Troili, 46 (zona Stazione Aurelia)Una delle più grandi associazioni di volo-ntariato è la Comunità di Sant’Egidio, fondata nel ’68 a Roma e rapidamente diffusasi su scala planetaria. Le attività di volontariato sono innumerevoli, e riguar-dano tutte le zone della città tra centro e periferie. Ogni sede ha le sue date, ma le iniziative sono comuni e ricorrono di anno in anno. I volontari del Rigiocattolo

dapprima si impegnano a raccogliere gio-chi usati nelle scuole medie e elementari , per poi rivenderli a basso prezzo; il ricava-

to va ai centri che la comunità ha aperto in Africa. Organizzano più pranzi di Na-tale in diversi quartieri, in cui viene offerto un posto caldo e un pasto sostanzioso a poveri, stranieri in difficoltà, Rom delle baraccopoli, senza-tetto, persone disabili, e anziani lasciati soli nelle case di riposo. Inoltre fino al 14 Dicembre resterà aperta la mostra gratuita che espone le opere di artisti con disabilità, gli amici della Co-munità, presso Santa Maria Della Pietà a Trastevere, l’antico manicomio romano. In quella stessa piazza da un altro lato si affaccia l’entrata del ristorante Trattoria de

Gli Amici , il cui personale addetto al ser-vizio è costituito unicamente da portatori di handicap.

La Comunità di Sant’Egidio ha la sua sede centrale in Via di San Gallicano 25A. La si può sostenere versando un contributo sull’iban: IT67D0760103200000000807040. Oppure desti-narle il 5 x 1000: il codice fiscale della Comunità è 80191770587.www.santegidio.org

Il Fiore del Deserto ha sede in Via Nomen-tana 1367. Per donazioni: iban IBA IT 08 V 05216 03229 00000000 5984. Codice fiscale: 06393451007.www.ilfioredeldeserto.it

Un Grande Cuore si trova a Viale Lina Cavalieri 104. Per sostenere l’associazione si può fare un versamento sul conto corrente postale 24501009. www.ungrandecuore.it

La Grande Casa di Peter Pan è in via San Fran-cesco di Sales 165. L’iban è il seguente:IT 44 C 02008 05008 000010200000 . Il codice fiscale da indicare per donare il 5 x 1000 è il 97112690587 www.peterpanonlus.it

Il Banco Alimentare Roma è il via Nicola Festa, 50. L’iban è Iban: IT25V0539003204000000048040. Per versare il proprio 5 x 1000 il codice fiscale è il 96162370587 www.bancoalimentareroma.it

La Caritas a Roma ha diverse sedi. Quella centrale è in piazza San Giovanni in Laterano 6. Per dona-re il 5 x 1000 il codice fiscale è il 05146971006. L’iban per eventuali versamenti: IT 50 F 07601 03200 001021945793 www.caritasroma.it

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