lungotevere gennaio 2015

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MAFIA CAPITALE Cosa resta della politica? PIAZZA NAVONA Gli ambulanti in guerra PARCO DI VEJO La base aliena MAFIA CAPITALE Cosa resta della politica? PIAZZA NAVONA Gli ambulanti in guerra PARCO DI VEJO La base aliena I MUNICIPIO CALENDARIO GENTE GENTILE II MUNICIPIO CITTÀ DELLA SCIENZA III MUNICIPIO TENUTA MARCIGLIANA XIV MUNICIPIO SANTA MARIA DELLA PIETÀ Periodico mensile di Roma Nord a diffusione gratuita

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Il numero di gennaio del mensile Lungotevere! Visita il nostro portale www.lungotevere.net per essere aggiornato quotidianamente su Roma!

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MAFIA CAPITALECosa resta della politica?

PIAZZA NAVONAGli ambulanti in guerra

PARCO DI VEJOLa base aliena

MAFIA CAPITALECosa resta della politica?

PIAZZA NAVONAGli ambulanti in guerra

PARCO DI VEJOLa base aliena

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I MUNICIPIOCALENDARIO

GENTE GENTILE

II MUNICIPIOCITTÀ

DELLA SCIENZA

III MUNICIPIOTENUTA

MARCIGLIANA

XIV MUNICIPIOSANTA MARIADELLA PIETÀ

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Periodico mensile di Roma Norda diffusione gratuita

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ANNO 2 - N. 1GENNAIO 2015

EditoreSara Mechelli

SedeVia Ghisalba 160 – 00188 Roma

Direttore ResponsabileSara Mechelli

[email protected]/4204141

Direttore EditorialeFilippo Ferrari [email protected]

RedazioneMichela Belli, Agnese Casellato,Camilla Pischiutta, Alberto Rossi,

Valerio [email protected]

Pubblicità[email protected]

GraficaMarco Valeriani

[email protected]

StampaStamperia Lampo

via Adda, 129/a – 00198 Romatel: 39 06 8554312

email: [email protected]

Hanno collaborato a questo numero:Marcello Nobili, Luca Pelosi,Giovanni Francesco Accolla

Numero chiuso il 13 gennaio 2015

In copertina:Ponte Vittorio Emanuele IIfoto di Stefano Di Noi

Santori, serve una classedirigente nuova ............................... 2Tolli, siamo nel cuoredi una crisi democratica ................... 5Riflessione in marginedel malaffare romano ...................... 8Piazza Navona, il Municipio Icontro i Tredicine .......................... 10Calendario Gente Gentile .............. 13La Città della Scienza .................... 14La nuova vita di Tenuta Redicicoli .. 16Piazza Corazzini, hannovinto i cittadini .............................. 18Santa Maria della Pietà, parcoo parcheggio? ............................... 20Mafia Capitale in via Flaminia? ..... 22Parco di Vejo, la base aliena .......... 24La politica corrotta 2000 anni fa ... 26Roma Caput Indie,i premi musicali ........................... 29Roma, qui l’Olimpiadeè più bella ..................................... 30

Siamo anche online!www.lungotevere.net

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le primarie unico sistema perselezionare una classedirigente nuova

Santori,

Sulle vicende di Mafia Capitale l’ex presidente dellaCommissione Sicurezza di Roma Capitale spiega:“Non ho denunciato il sistema perché non lo immaginavo,ma ho segnalato milioni di euro di fondi che venivanosperperati su nomadi, immigrati e occupazioni”

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di Sara Mechelli

Fabrizio Santori. E’ uno dei nomi aiquali il centro destra romano affida il suorilancio, dopo il tornado delle inchiestesui perversi e profondi legami tra malaf-fare e Giunta Alemanno. Il flirt tra ban-diti e politici spazia infatti lungo tuttol’arco costituzionale ma, stando alle stesseconclusioni degli inquirenti, è stato conil sindaco ex missino che “molti soggetticollegati a Carminati da una comune mi-

litanza politica nella destra sociale ed ever-siva e anche, in alcuni casi, da rapporti diamicizia, avevano assunto importanti re-sponsabilità di governo e amministrativenella Capitale”.Non a caso in questi ultimi mesi più

volte si è parlato di lui come possibile can-didato a Sindaco qualora l’attuale Giuntae il Consiglio Comunale venissero scioltiper infiltrazioni malavitose.Nato e cresciuto a Monteverde nuovo,

Santori ha sempre percorso la sua strada

politica a destra, prima in Alleanza Na-zionale, poi confluita nel PdL, e quindi,dal 2013, ne La Destra di Storace, dalquale si è recentemente allontanato, par-tendo da consigliere municipale nell’exMunicipio XVI, passando per il Comune,approdando quindi nel 2013 in Regione.Per appartenenza politica, ma ancor piùper le battaglie che ha combattuto control’abusivismo e i campi nomadi, ci è sem-brato interessante incontrarlo per unachiacchierata sulle vicende criminali

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emerse in questi ultimi due mesi, sulla situazione della città esulle prospettive politiche future.A quasi due mesi dal terremoto di ‘Mafia Capitale’ che

idea si è fatto della vicenda?La vicenda è molto brutta, ha scosso la città e tutti i suoi

abitanti. La mia solidarietà vasoprattutto ai romani chesono i primi ad essere offesi daquesta situazione. Dai carteggidella Procura si legge di mo-menti di fortissima corru-zione: questo ci scandalizza edi fatto ha penalizzato coloroche a fronte di tasse altissimenon hanno potuto invece usu-fruire di servizi adeguati. Chiha sbagliato paghi. La Procuradeve andare avanti nel su lavoro il più velocemente possibile.Ad oggi va dimostrato la teoria dell’associazione mafiosa: è ne-cessario che la magistratura approfondisca tale aspetto e lo fac-cia in tempi rapidi, anche per permettere a chi invece è statocoinvolto da innocente di uscirne pulito come è giusto che sia.

E’ possibile che i vertici politici e dunque i Sindaci non sisiano accorti di questo sistema?

E’ un sistema che ha attraversato più consiliature: Veltroni,Alemanno e Marino. Bisogna capire i collegamenti fra i lorocollaboratori, vedere effettivamente se ci sono stati degli ele-menti di scambio di denaro e informazioni tra Sindaci, Asses-sori o semplici dirigenti comunali coinvolti. Prima di tuttooccorrerà verificare questo. Può essere credibile il fatto che loronon si siano accorti di nulla rispetto ad una organizzazione distampo mafioso. Il vero tema però non è quello dei Sindaci inqualità di soggetti coinvolti penalmente, ma in quanto respon-sabili politici.

Lei che nel corso dellaGiunta Alemanno ha rico-perto un ruolo di rilievocome quello del Presidentedella Commissione Sicurezzadi Roma Capitale, non sentedi avere qualche responsabi-lità politica?

La responsabilità politica èmisurata in base al ruolo: un conto è essere sindaco o assessore,un altro è essere un semplice presidente di commissione, unorgano del Consiglio Comunale non collegato con i vari ap-palti – verde, emergenza abitativa e campi rom - coinvolti nel-l’inchiesta. Sinceramente non mi sento responsabilepoliticamente perché molte cose le ho denunciate. Non ho de-nunciato il sistema perché non lo immaginavo, ma ho segna-lato milioni di euro di fondi che venivano sperperati sunomadi, immigrati e occupazioni. L’ho fatto pubblicamentee in più occasioni.

Già nel dicembre 2008, dunque nel corso dell’ammini-strazione Veltroni, lei denunciava il costo elevato dei campirom autorizzati e il fatto che usualmente non venivano svoltii servizi previsti – come la sorveglianza 24 ore su 24 – previ-sti. Nel settembre scorso invece evidenziava come il 58% delbudget per le Politiche Sociali della Capitale andasse ad im-migrati e nomadi con la gestione dei fondi spesso in affida-mento diretto alle “solite cooperative”. Perché queste

denunce non sono state ascoltate? Immaginava che sotto po-tesse esserci un sistema del genere?

Vedevo tutto ciò come una questione politica: l’assenza disorveglianza nei campi rom, la scolarizzazione inesistente e la

mancanza di assistenza daparte delle cooperative. Le se-gnalazioni arrivavano diretta-mente dai cittadini, io leriportavo nelle riunioni, nellecommissioni, agli incontri conil Sindaco e le rendevo notepure attraverso la stampa. Se-gnalavo fiumi di denaro indi-rizzati a servizi che nonvenivano svolti, invitando autilizzarli per manutenzione

stradale, verde e servizi ai cittadini. Dall’altra parte le rispostenon arrivavano, tant’è che dopo qualche tempo ho lasciato lamaggioranza. Ho cercato di fare quello che da un punto divista politico era nei miei poteri, non immaginavo però che cipotesse essere questo tipo di sistema che, come dice la Procura,potrebbe essere addirittura di “stampo mafioso”. Vorrei peròsottolineare che tutto ciò è poi continuato nel corso del tempofino ad arrivare anche al primo anno e mezzo della Giunta Ma-rino con il coinvolgimento nell’inchiesta del responsabile dellatrasparenza e della legalità nominato di recente dal Sindaco,un assessore e il Presidente del Consiglio. In più le bugie diMarino stesso: foto con Buzzi, i fondi presi dalla cooperativain campagna elettorale, il locale assegnato a prezzi favorevolialla cooperativa “29 giugno”, alla quale ha donato anche ilprimo stipendio.

Dunque che cosa dovrebbe fare Marino?

Sono tutti segnali che poli-ticamente non possono nonessere intesi come un legamecon questa realtà. Questo nonvuol dire che si fa parte del si-stema – questo sarà compitodella magistratura verificarlo –ma dal punto di vista politicoè un evidente sbaglio e dun-que da parte di Marino cisono delle fortissime responsa-bilità, perché non si è accer-

tato attraverso quali metodi agissero tali cooperative. Ciòdovrebbe quantomeno comportare le immediate dimissioni diMarino.

Pensa che l’inchiesta in corso a Roma possa indurre la po-litica ad un cambiamento?

A seguito di questa vicenda, a parte qualche dimissione dagliincarichi istituzionali ma non da quelli politici, sembra chenon sia mutato nulla. Questo fa pensare a tutti che non ci siala volontà di attuare un cambiamento reale. Serviva invece unsegnale forte: le dimissioni del Sindaco. Da lì le elezioni e lacreazione di un’amministrazione nuova, pulita e lontana anniluce da sistemi del genere. Tutto invece è stato affossato anchedal Presidente del Consiglio, Matteo Renzi - che continua atenere a galla Marino - e da quello stesso PD che fino a ieri lodenigrava, e che oggi ha invece trovato in lui l’unica ancora disalvataggio nonostante le fortissime ed evidenti responsabilitàpolitiche.

Può essere credibile che Veltroni, Alemannoe Marino non si siano accorti di nullaMa rimane la responsabilità politica

Per un sindaco Roma non deve essereun trampolino di lancio, deve fare cose normali e

ordinarie, non pensare a grandi progettiche poi falliscono

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Sono ormai anni che i cittadinidisertano in massa le urne. L’in-chiesta su “Mafia Capitale” è ilcolpo finale all’immagine dellapolitica? Ha ancora senso andarea votare?

Oltre agli scandali giudiziari cisono molte altre situazioni chespingono i cittadini a non andarea votare. La politica è vista nonsolo come qualcosa di inutile perrisolvere i problemi della città maaddirittura come qualcosa di dan-noso che sottrae soldi alla cittadi-nanza. Sembra che tutto nonfunzioni. Tuttavia il voto è un mo-mento fondamentale, la politica ènecessaria per la gestione dellacittà: bisogna andare a votare perfar si che nessuno decida per noi, ma so-prattutto per scegliere persone e coalizionioneste che governino con competenzarappresentando le vere esigenze dei ro-mani. Le persone oneste ci sono a sinistrae a destra, dunque il mio appello è: andatea votare per voi stessi e per cambiare il si-stema di questa città che si è ampiamentedimostrato marcio.

Da dove deve ripartire il centrodestraromano. E’ favorevole alle primarie?

Sono sempre stato per scelte che arrivinodal territorio, quindi per le primarie. Tut-tavia bisogna anche stare attenti perchétante volte hanno prodotto risultati pes-simi come Marino a Roma, Pisapia a Mi-lano e Doria a Genova: persone che sistanno rivelando dei fallimenti. Le prima-

rie però rimangono l’unico metodo per se-lezionare una classe dirigente nuova, pro-veniente dal basso e voluta dallacittadinanza. Questo vale anche per il cen-trodestra, che invece è sempre stato aller-gico a una selezioni del genere,proponendo sempre persone impostedall’alto senza tener realmente conto del-l’animo, dei sentimenti e della volontà delpopolo. E’ un sistema che deve essere uti-lizzato per cercare di trovare il candidatomigliore, il quale poi avrà un rapporto conil suo elettorato non solo al momento delvoto: le primarie infatti sono anche unostrumento utile per rilanciare idee attra-verso la sintesi delle varie proposte in lizza.

Si parla molto di una sua eventuale fu-tura candidatura a Sindaco di Roma.

Non credo che le elezioni sianocosì vicine. E’ pertanto prema-turo parlare di una mia candida-tura ma sono al servizio dellacittà: se ci dovesse essere un sen-timento forte per spingermi acandidarmi lo farò.

Quali gli ambiti da cuipartirebbe per rilanciare la Capi-tale?

Sono talmente tanti gli ambitiin cui intervenire che citarne unosarebbe riduttivo. Sicuramente va attuato un in-

tervento drastico contro gli spre-chi: società che non fanno nulla,realtà che devono essere accor-pate o eliminate. Occorre poi un

sistema di gestione unico ed efficiente perrilanciare i trasporti, la gestione del verdee la manutenzione delle strade. Il sindaco eletto deve pensare esclusi-

vamente a Roma. Per un sindaco la Ca-pitale non deve essere un trampolino dilancio, deve dunque fare cose normali eordinarie: se si parte da questo presup-posto non c’è bisogno di pensare agrandi idee e progetti che poi spesso fal-liscono. ma bisogna invece puntare allasemplicità di gestione per una città cherisulti pulita, curata e mantenuta.Questi aspetti rilanceranno da soli

Roma. Un’attenzione particolaredovrà essere rivolta alle periferie e perquesto la maggior parte dei finanzia-menti dovranno essere destinati a ter-ritori che oggi risultano totalmenteabbandonati.

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Già nel 2012 Umberto Croppi, intellettualedi destra ed ex assessore nella giunta Alemanno,nel suo libro "Romanzo Comunale" raccontava:"ad un certo punto deleghe, nomine in incarichi

date a non consiglieri ammonterannoa 35: c'è un delegato alla memoria, uno alle

politiche della disabilità... c'è perfino un'addettaalle relazione con il Dalai Lama! "

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di Filippo Ferrari Bellisario

Trentasette anni, di cui la maggior parte spesi in politica,fino a diventare uno dei nomi più influenti tra i giovani delPD romano. Marco Tolli, di Labaro, all’interno del partito siè occupato delle periferie, e in ambito istituzionale è stato con-sigliere d’opposizione nella due precedenti consiliature inquello che era il Municipio XX, oggi diventato XV.E’ un politico vecchio stampo, uno per cui di sicuro destra

e sinistra non sono la stessa cosa, e non per semplice propa-ganda: è di destra sostenere che le diseguaglianze fanno pro-gredire la società, è di sinistra sostenere che le diseguaglianzevanno eliminate per far progredire la società. Così, molto insintesi, potremmo semplificare la sua visione della politica.Sintesi che a lui non piacerà, perché non è una persona allaquale piacciono gli slogan, ma che anzi se ingaggiatanella contesa dialettica può risucchiarvi in riflessionimolto complesse. In questi mesi di profondo travaglio per il Partito

Democratico romano, che si è affidato al commissariostraordinario Matteo Orfini per cercare di riemergeredal fango dello scandalo delle inchieste giudiziarie, ab-biamo deciso di incontrarlo per parlare di ciò che èemerso con le indagini sulla “Mafia Capitale”, e percapire quale futuro si prospetta per la politica romana

ed italiana. Perché Tolli, negli anni passati, è stato tra coloroche già aveva preso le distanze da certi abbracci ambigui trasinistra e destra, non in nome di comuni progetti politici ma,ora lo si può dire con certezza, per perseguire inconfessabiliaffari molto redditizi.

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siamo nel cuoredi una crisi democratica

Tolli,

L’EX CONSIGLIERE PD IN XV MUNICIPIO RIFLETTE SUGLI SCANDALI CHE HANNO TRAVOLTOIL SUO PARTITO A ROMA: “CHI DENUNCIAVA I BROGLI ALLE PRIMARIE ERA IL ROMPISCATOLE,CHE DOVEVA ESSERE MARGINALIZZATO. CHI SI OPPONEVA AGLI ACCORDI AMBIGUI ERA ILMATTO CHE NON AVEVA CAPITO LA SVOLTA POLITICA”

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Tolli, allora quando dalla base del PD, e non solo, si leva-vano accuse di brogli durante le primarie, o si stigmatizza-vano alleanze politiche “contro natura”, nel partito non si èpeccato di superficialità, ma di qualcosa di peggio.

Ma quale superficialità?!?Chi denunciava rappresentavaun problema di per sè. Era ilrompiscatole che doveva es-sere marginalizzato. E chi siopponeva a certe logiche siritrovava estromesso dacariche interne al partito onelle istituzioni. Chi neglianni passati ha detto di no, adesempio, ad alcuni accordiche vedevano il PD collaborare con esponenti della destra,anche di quella estrema, è stato punito. Ora sappiamo i motividi quegli accordi. Purtroppo il PD romano era diviso in cor-renti, ma come partito non esisteva più. In città abbiamo an-cora sì e no venti sezioni. Erano le correnti a spartirsi ilterritorio. Alle primarie i 500 anonimi li fai votare dove con-trolli la struttura. E chi denunciava queste storture era il“matto”, quello fuori dal sistema. Molti di noi si erano opposti a che nei consigli di amminis-

trazione delle aziende municipalizzate, durante la giunta Ale-manno, sedessero esponenti del PD a fianco di nomi impre-sentabili proposti dal centro destra. Ma eravamo consideratiquelli che si opponevano al nuovo corso, alla svolta politica. E’

stato anche per questo che ab-biamo voluto candidareMarino alla carica di sindaco.Perché Marino non era legato aquella logica di correnti chestava inquinando il PD ro-mano.Oggi, per fortuna, chi ha

scelto di rimanere al di fuori dicerte affari, chi si è opposto acerti disegni politici, ha la sod-disfazione morale di aver avuto

ragione.

Certo, però, che questi ultimi scandali hanno dato il colpodi grazia all’immagine della politica. Come potete convincerei cittadini che la politica è ancora una attività nobile, fonda-mentale?

La verità è che siamo nel cuore di una drammatica crisi de-mocratica, che è ancora più grave della crisi economica che

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Siamo in una democrazia minima perchévota metà dell’elettorato, e parte di questo

è legato alle strutture dei partiti.Ci siamo persi un popolo intero

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stiamo vivendo. Siamo in una democrazia minima, perchévota la metà della gente, e parte di questa è legata alle strutturepolitiche, che continuano comunque ad avere un rapporto di-retto con parte dell’elettorato. Ma, al di là delle strutturepolitiche, ci siamo persi unpopolo intero. Alle ultimeelezioni politiche nazionalinon ha vinto nessuno: unterzo ha votato Bersani, unterzo ha votato Berlusconi, unterzo ha votato Grillo. Ma si èrecato alle urne solo metàdell’elettorato. Nessuno rapp-resenta più nulla. E questa crisidemocratica si estende ancheai corpi intermedi, le associ-azioni di categoria, i sindacati.Anche le parrocchie hannoperso la funzione che avevanoun tempo.

Di fatto secondo lei alloranon avrebbe più senso andarea votare.

Monti, Letta e Renzi non liha votati nessuno, se non il Par-lamento. Siamo a una democrazia sequestrata. Sono cambiati igoverni, ed è cambiata la base parlamentare di sostegno ai gov-erni, ma gli elettori sono rimasti spettatori passivi. Perfino ilcorpo militante del PD fa da spettatore. Quando Bersani fa lecapriole, passando da Marini (d’accordo con Berlusconi) a Prodi(contro Berlusconi), lo fa in ventiquattro ore. Se il nostro corpoattivo è relegato a ruolo di spettatore, figuratevi l’elettore chenon è iscritto o comunque non partecipa ad attività politiche.

Al massimo gli iscritti hanno un potere decisionale sulle ques-tioni locali, della sezione di partito. Quando hai il popolo cheosserva e non partecipa, la democrazia muore. La democraziaitaliana, tra l’altro, è sempre stata fragile. Non a caso i costituenti

scrissero che compito della re-pubblica era rimuovere lecause che avrebbero impeditolo sviluppo democratico, ave-vano capito l’importanza del-l’emancipazione politica. Lavera autenticità dell’individuosta nella libertà di espressione.

E come se ne esce?

La risposta può essere unagrande cessione di sovranitàverso il basso. A livello di par-tito bisogna dare potere allabase, liberandola dal ruolomortificante di struttura perla semplice propaganda.Ma la cessione di sovranità

verso il basso va conferitaanche perché sempre più spessinon coincide il livello della re-sponsabilità con il livello della

decisione. Oggi la vita è cambiata da una decisione della Merkel,ma io voto Renzi. Il voto è ridotto alla selezione di gruppi diri-genti che poco incidono sulla realtà delle cose. E, come detto, èstato ulteriormente svuotato di significato: alle ultime elezionipolitiche un elettore del PD e un elettore del PDL partivano dadue idee nettamente contrapposte. Che fine ha fatto il loro voto?Oggi le loro volontà espresse col voto si ritrovano insieme nelmatrimonio tra Renzi ed Alfano.

L’inchiesta sui legami tra politica romanae bande criminali ha coinvolto alcuni

rappresentanti del PD capitolino. Tra i più notiMirko Coratti, presidente del Consiglio Comunale,

Daniele Ozzimo, assessore alla Casa delComune di Roma, Eugenio Patané, consigliere

alla Regione Lazio. Tutti e tre si sonosubito dimessi dalle loro cariche.

Matteo Orfini, romano, èstato nominato nel giugno2014 presidente nazionaledel PD. Il 4 dicembre scorsoMatteo Renzi lo ha nomi-nato commissario straordi-nario per il PD a Roma

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di Giovanni F. Accolla

Scevri (per carità!) da tentazioni socio-logiche che normalmente servono, tutt’alpiù, a ribadire, in forma pseudo dotta,l’ovvio o, di contro, a banalizzare la com-plessità; una breve nota - per così dire - diriflessione sui fatti criminosi recente-mente scoperti a Roma e sulla cultura incui questi si sono sviluppati e consumati,vale la pena tentarla. Se non fosse altroperché aiuta ad inquadrare il fenomenocon una maggiore porzione di verità,senza per altro indulgere nella mania, invoga negli ultimi decenni, di riscrivere lastoria d’Italia in chiave giudiziaria o conil registro del verosimile romanzesco. Ci sono due temi che possono sem-

brare tra di loro contraddittori e addirit-tura contrapposti per inquadrare gliavvenimenti. Da una parte bisogna con-siderare che dacché la cultura viene ap-presa, il cosiddetto “stato naturale” hadiritto di cittadinanza solo nei sogni ideo-logici di omologazione totale di alcuneanime belle, e gli esseri umani che vivonoin luoghi differenti hanno, gioco forza,differenti culture. Ergo solo un romano -per certi versi - può comprendere ap-

pieno il fenomeno di cui sopra. Com-prenderlo, va da sé, senza per questo giu-stificarlo. Anzi, per meglio stigmatizzarloe, magari, debellarlo definitivamente.Un fenomeno dannatamente semplice

(nella sua genesi criminosa) e paradossalecome forse solo a Roma può succedere. Ec’è un paradosso, tra i tanti, in questa vi-cenda che, in un crescendo di grottesco edrammatico, unisce il marciapiede, ilbenzinaio, le chiacchiere anche un po’mitomani da bar, il malaffare senza pre-cedenti, la corruzione, l’imprenditoriaguasta e la politica sordida: che tutto si èmosso per vie politiche, ma senza realifini politici e ha coinvolto persone checon la politica - come imprinting cultu-rale - hanno avuto a che fare, ma checon essa, in ottica di militanza, hannodefinitivamente chiuso decenni or sono.E un paradosso nel paradosso poi, è chetutto s’è mosso con modalità dall’esternodefinibili para-mafiose, ma che la mafia,in queste faccende romane, centra comei famosi cavoli a merenda. Roma è nelcontempo la città dove la politica ha dasempre la sua casa, e il luogo dove taleabitazione risulta più abusiva. Roma è ilposto dove per effetto di millenni di re-

sidenza ed esercizio del potere, esso si ra-mifica e si disperde fino all’annulla-mento. “Ma quale mafia, quelli sono cravattari

- ha già scritto tra i primi Giuliano Fer-rara - Roma pullula come tutte le grandicittà di associazioni per delinquere, e le ri-sorse pubbliche, scarsine, sono appetite dapiccoli medi e grandi interessi (questi ultimiin genere sono al riparo dalle inchieste):ladri, ladruncoli, millantatori, politicanti,funzionari corrotti e cialtroni vari sono unpo’ dappertutto (…), Ma trasformarli inuna ‘mafia’, precisando che è ‘originale’,‘senza affiliazione’, e farne un ‘sistema cri-minale’ simile alla piovra, in un horrormovie che si ricollega alla banda della Ma-gliana, andata in pensione parecchi annifa, è appunto una colossale bufala”. La verità più stringente e prosaica è che

gli inquirenti - esattamente come successecon la famigerata “mala” del Brenta, di-venuta “mafia” del Brenta - hanno avutonecessità giudiziaria di considerare il si-stema romano un sistema mafioso toutcourt. Se non fosse altro per applicarel’Art. 416-bis del codice penale, ovveroper poter utilizzare tutti quegli strumentieccezionali nati proprio per contrastare le

Riflessioni inmargine del malaffareromano

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associazioni di tipo mafioso: applicazioni di pena della reclu-sione raddoppiate rispetto a reati di delinquenza comune, con-fisca immediata dei beni dei partecipanti ai reati eccetera,eccetera… Ed è un altro paio di maniche. Ma sarebbe statopiù “acconcio” denunciare l’inadeguatezza degli strumentinormativi e di indagine ordinari, per reprimere la complessitàdi questo fenomeno criminoso. Ma per capire le cause a volte valutare solo gli effetti non

è sufficiente. Ecco, l’altro elemento che contraddice il “loca-lismo” di cui sopra, che pure per certi versi esiste. Roma è lacapitale di uno Stato capitolato: se i fenomeni comportamen-tali degli indagati si debbono leggere, per meglio compren-derli, in chiave “culturale”, non si possono derubricare nelcontempo i fatti, come una questione romana o, ancor peg-gio, di zona o di ceto. Abbiamo letto e ascoltato ricostruzioni sociologiche al limite

del mitologico e descrizioni di profili dei personaggi più omeno coinvolti a dir poco fantasiosi (da romanzo, appunto, ealcuni protagonisti da personaggi di un romanzo si compor-tavano, parlavano…), ma ciò che più ha fatto rabbrividire èun certo para-razzismo ideologico che ha condannato Romanord e i suoi abitanti nella rassicurante finzione (di chi scrivee dei lettori benpensanti che per comodità abboccano) chetutti i guai della Capitale corrotta e infetta, siano concentratiin quel lembo della città. I giornali pullulavano di cartine bendettagliate di strade e piazze, le immagini dei telegiornali im-mortalavano i luoghi del malaffare mimetizzato nei negozi enei bar, ultimo vessillo del benessere (di cui avere - per chi lifrequenta - un certo senso di colpa) di una città in verità, di-ciamolo una volta per tutte, in totale e diffuso declino come,ahinoi, tutto il Paese.Dietro, sullo sfondo degli avvenimenti delinquenziali,

come in filigrana, poi, c’è una questione che straremo perdefinire generazionale. Una questione non da poco, che ca-ratterizza una parte consistente dei cinquantenni di oggi, cre-sciuti in un clima - quello degli anni Settanta - che haprovocato ferite nelle anime e nelle singole esistenze, mai dav-vero rimarginate. Un clima, quello di quegl’anni, che ha squas-sato i rapporti sociali, le dinamiche nel mondo del lavoro, ilsenso dello stare al mondo, diremmo, se non fosse una fraseche può essere avvertita piena di retorica. E c’è una matrice che unisce quella generazione, ed è lo

spaesamento. Il non trovar posto. Esiste un particolare senso

d’angoscia, dato dai dubbi continui e strutturali, dalla assenzadi modelli certi e persuasivi sul solco dei quali costruire la pro-pria esistenza futura. Del resto, quali valori poteva esprimereun tempo affatto pacificato, ancora pregno di divisioni ideo-logiche che provavano a sintetizzarsi nel pur legittimo deside-rio di benessere dei padri (usciti dalla guerra e dalla povertà) enell’idea di progresso senza un vero sviluppo proposto dalleclassi dirigenti dell’epoca? Forse gli anni Settanta furono moltopropizi per la tecnica, ma senz’altro sfavorevoli alla cultura.Quella che si occupa degli esseri umani. Ma, mi domando, quella generazione, a patto che fosse esi-

stita come tale, avrebbe avuto - se ci fosse stato un altro con-testo, altri modelli - qualcosa di inedito da dire,un’intelligenza da spendere per un mondo migliore? Aveva,veramente, qualcosa da dare? O, forse, le cose sono andate così,con una dispersione, per una effettiva mancanza di valore?Oltre al coraggio, l’ardore giovanile, quelli che oggi hanno cin-quant’anni o poco più, avrebbero mai potuto legare il proprionome ad un progetto inedito da realizzare? Perché, a dire ilvero, abbiamo assistito più che altro ad un meccanismo di co-optazione della generazione precedente, piuttosto che a unapresa di posizione diretta magari per merito o per scontro ge-nerazionale, come invece era successo in precedenza. Buona parte dei protagonisti del malaffare romano, sta di

fatto, sono cinquantenni che già erano intimamente e social-mente “corrotti” nel pieno dei loro vent’anni, fateci caso. Tuttiex qualcosa, tutti reduci insomma, che non hanno neancheprovato (o forse, chissà, non hanno trovato gli spazi neces-sari) ad essere qualcosa di nuovo in positivo.Uno dei dati oggettivi che accomuna le cause di effetti di-

versi, dei ventenni degli anni Settanta, fu, soprattutto, la man-canza di forza centripeta della storia, una mancanza ancor oggicronica. Quella generazione, è una generazione di deragliatiper eccellenza: da una parte, coloro che furono attratti dalsolco del brigatismo, vi finirono nella speranza utopica di ri-fondare un senso alla storia, del proletariato, del comunismo,nei più puri (mentre in molti altri casi nel tentativo di far con-fluire le istanze private in quelle più generali); dall’altra, i co-siddetti fascisti, si diedero all’eversione per un senso di assolutosradicamento, di impotenza oggettiva nei confronti di una re-altà immutabile, soffocante. In luogo dell’ideologia, questogruppo di ragazzi violenti visse la rivolta individuale fino al-l’immolazione, in un credere, finanche senza speranze. Sul difuori, sul mondo, incisero più per reazione che per azione, nonavendo alcun progetto e, del resto, neanche un nemico chiaroe riconoscibile, se non l’esistenza stessa. Disarcionati, come fu-rono, loro malgrado, dal cavallo della storia.

A sinistra la zona di PonteMilvio dove, secondo le in-dagini, si davano appunta-mento alcuni degliincriminati, i quali spessoerano anche proprietari di-retti od occulti dei locali chefrequentavano.

Sotto: la sede dell' MSI diAcca Larenzia, di fronte allaquale nel 1978 furono uc-cisi due giovani militanti delpartito di destra per manodi estremisti di sinistra

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di Valerio Valeri

Per decenni Piazza Navona durante ilperiodo natalizio è stato luogo di ritrovoper migliaia di romani e turisti, tutti at-tratti dalle bancarelle presenti intorno allaFontana dei Quattro Fiumi. Un postomagico, dove i nostri nonni si recavanoper acquistare qualche personaggio da ag-giungere al presepe, oppure per trovareuna Befana più particolare ogni anno, daregalare a noi nipoti sempre in attesa diessere sorpresi. Ma col passare del tempo,agli ambulanti che mettevano in mostraoggetti tradizionali legati al Natale e al-l’Epifania, si sono aggiunti venditori diporchetta, di peluche “made in China”,di cianfrusaglie e di bigiotteria varia. Da

mercatino natalizio, quello di Piazza Na-vona si era trasformato gradualmente inun qualsiasi mercato caotico e paesano.Tanto che già nel 2003 l’Aduc (Associa-zione per i Diritti degli Utenti e Consu-matori) polemizzava con l’allora sindacoWalter Veltroni, denunciando “l’orrore diuno spettacolo da fiera di paese, che farebberabbrividire Bernini e Borromini”. Poi qualcosa è cambiato. Ci sono voluti

tanto tempo e una nuova amministra-zione a Roma, oltre ad una buona dose dicoraggio. Sì, perché ridurre del 35% ilnumero di banchi e imporre regole ferreeper il rispetto di un luogo storico e arti-stico come Piazza Navona, andando con-tro associazioni di ambulanti gestite daun’unica famiglia – gli abruzzesi Tredicine

– non è una mossa da pavidi. Soprattuttose gli ambulanti decidono di non ritirarela licenza in segno di protesta, organiz-zando manifestazioni e spargendo la vocedi una Piazza Navona “morta”, ormaivuota e spoglia delle “bellezze” presentifino a un anno fa. A fronteggiare tutto ciò e a riconsegnare

il decoro al Centro della Capitale è statoun ragazzo di 34 anni, Jacopo Emiliani Pe-scetelli. Assessore al commercio del I Mu-nicipio, insieme al minisindaco SabrinaAlfonsi ha “salvato” non solo la piazza, maanche il Natale, rendendo vivo questo me-raviglioso scorcio di Roma con attività al-ternative. “La Soprintendenza quest’anno ciha fatto delle richieste precise – raccontaEmiliani a Lungotevere – in particolare re-

Piazza Navonail Municipio I vince la battaglia control’impero TredicineL’ASSESSORE MUNICIPALE EMILIANI PESCETELLI:“BASTA PACCOTTIGLIA, CE LO HA CHIESTO LA SOVRINTENDENZA”

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lative alla fruibilità di molte panchine di Piazza Navona, solita-mente ingoiate dal mercatino fin dal 2002. Allora abbiamo rifattola planimetria e deciso regole più rigide sulla merceologia: bastaquadri, soprammobili e porchetta, ma solo dolci, presepi e addobbi”.E così i Tredicine si sono arrabbiati, le sigle sindacali da lorocontrollate hanno dissotterrato l’ascia di guerra e subito hannopresentato ricorso al Tar. Ricorso respinto. Ma le minacce nonsono state solo di carattere legale. “Un operatore presente in con-siglio municipale – continua l’ex capogruppo Pd del fu XVIIMunicipio – si avvicinò ad un consigliere SEL, mostrando la suacarta d’identità e promettendo che mi avrebbe ammazzato se la si-tuazione non si fosse aggiustata. Ho fatto sporgere denuncia versoignoti. L’8 dicembre sono andato in piazza e mi hanno dato del-l’infame intimandomi di non tornare più”. Ma alla fine a nontornare, almeno per quest’anno, saranno proprio gli ambulantiche non hanno voluto stare alle regole del gioco. “Piazza Navona è stata viva e lo è stata per i bambini – con-

tinua Emiliani Pescetelli, nato a Balduina ma cresciuto a Prati– e infatti dal 23 dicembre al 6 gennaio Municipio e Roma Ca-pitale insieme ad alcune associazioni culturali hanno organizzatoattività dedicate ai più piccoli: il Babbo Natale danzante, i la-boratori di pittura e disegno, la giostra, lo spazio sportivo con lacampana e il tiro alla fune e 12 spettacoli viaggianti”. “Questadi Piazza Navona – ammette l’assessore – è stata una provamolto grande per me, insieme a quella della lotta contro il tavo-lino selvaggio. La cosa più difficile è far capire a tutti che l’am-ministrazione deve poter gestire lo spazio pubblico, spesso incollaborazione con il privato. Altre volte, per motivi di sicurezzae decoro, dobbiamo decidere che il pubblico deve avere maggiorevalore e prevalere”.

Un’altra piaga che flagella il Centro Storico è quella dei co-siddetti “acchiappa turisti”: “Abbiamo chiesto alla Provincia unelenco di guide regolarmente accreditate – risponde Emiliani Pe-scetelli – perché la quantità di permessi rilasciati rendono difficilela distinzione tra regolari e non. D’altronde, senza competenzené poteri, per noi non è semplice intervenire. Il nuovo I Municipioha 210mila abitanti, quelli di una media città italiana. Mal’amministrazione non ha i poteri di una giunta comunale”. L’ambizione dell’assessore al commercio è chiara: sfruttare

al meglio le risorse che il territorio fornisce, incluse le attivitàcommerciali ambulanti e quelle fisse come i tanti ristoranticon tavolini esterni, facendolo però con regole chiare e ugualiper tutti. “Vogliamo farla finita con l’eterna lotta tra residentied esercenti – sottolinea il democratico – e una soluzione puòessere quella di ridurre il costo dell’occupazione di suolo pubblicoin cambio della manutenzione e riqualificazione delle strade incui insistono le attività”.

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Decoro e rispetto in una delle piazzepiù belle del mondo: questo l’obiettivodel Municipio I per piazza Navona. Cheperò, dopo decenni, si è ritrovata senzail tradizionale mercatino natalizio.Stop all’assembramento dei banchi –

ammessi solo 72 contro i vecchi 115 –,via la merce appesa fuori e soprattuttoche nulla ha a che fare con Natale edEpifania: questa la rivoluzione guidatadalla presidente municipale Alfonsi edall’Assessore al Commercio del Muni-cipio I, Jacopo Emiliani Pescetelli. Soluzioni che però non sono piaciute

agli ambulanti che, capeggiati da Alfieroe Mario Tredicine (parenti del consi-gliere capitolino di Forza Italia, Gior-dano Tredicine), hanno deciso di nonritirare le licenze ottenute ingaggiandouna dura battaglia con l’amministra-zione “contro Piazza Navona spoglia emorta”.Intanto – respinto dal TAR il ricorso

dei commercianti - al cospetto della Fon-tana dei Quattro Fiumi e quella delMoro dal 23 dicembre le associazioniculturali hanno dato vita a diverse atti-vità per bambini: il Babbo Natale dan-zante, i laboratori di pittura e disegno,12 spettacoli viaggianti e l’immancabilegiostra dei cavalli. E se le tradizioni non sono andate del

tutto perdute ecco che sulla Piazza non

è mancato nemmeno uno dei fenomenisempre più radicati in città: l’abusivismocommerciale.In terra una lunga serie di borse con-

traffatte, portafogli e cinture; tra turistie famiglie a passeggio anche i lanciatoridi girandole luminose e per i più tecno-logici i venditori dei bracci per i ‘selfie’:“Un esercito di abusivi a qualsiasi ora delgiorno e della notte. Se questa è la rivolu-zione anti-abusivismo per tutelare il pa-

trimonio artistico della nostra città, messain campo da Marino-Alfonsi, ci augu-riamo uno vero tsunami politico alle pros-sime elezioni” – ha commentato LucaAubert, capogruppo Noi con Salvini alMunicipio Roma I Centro.Insomma se la via verso il decoro e il

rispetto di uno dei luoghi storici dellaCapitale sembra essere tracciata, è suquella della legalità che si deve, e si può,fare di più. Non solo a Piazza Navona.

Piazza Navona senza mercatino ma con un esercito di abusivi

Chi sono i Tredicine? Tutto iniziò con Donato, nel 1959Da Schiavi d’Abruzzo a Roma. Il viaggio di conquista della fami-glia Tredicine è iniziato dalla provincia meridionale di Chieti,quasi al confine con il Molise. Quando il capostipite, Donato, la-sciò moglie e figli per approdare nella Capitale (era il 1959), ilpaesino fondato da una comunità slava contava oltre 4mila abi-tanti. Oggi non arriva a mille, perché in cinquant’anni se ne sonoquasi tutti andati. Un po’ operaio, un po’ caldarrostaio. Donato Tredicine ha iniziatocosì a costruire la fortuna della sua famiglia. Diventando re di unimpero da 30 milioni di euro, oggi gestito dai figli Mario, Elio(papà di Giordano, consigliere comunale del Pdl), Alfiero, Dino,Emilia. Hanno in mano circa 300 postazioni tra camion bar, ban-chetti d’abbigliamento e venditori di caldarroste. I loro bar a quat-tro ruote compaiono in quasi tutte le cartoline raffiguranti l’Altaredella Patria, Piazza Venezia, il Colosseo. Il Centro, Prati e il Vaticano sono infatti i loro territori di “caccia”e ognuna delle postazioni può guadagnare anche 5mila euro algiorno. Di solito le affittano a cittadini stranieri, per lo più ben-galesi. Alcune le hanno vendute facendosele pagare da 650mila

fino a 1 milione di euro, praticamente tanto quanto un apparta-mento di 70 metri quadri in Centro Storico. Il loro è un business senza sosta, alimentato dal turismo, che vivei picchi migliori nei mesi estivi (anche 3 euro per una bottigliettad’acqua) e durante le feste di Natale. O almeno fino a ieri è statocosì. Perché con il nuovo bando del I Municipio le postazioni pergli ambulanti a Piazza Navona si sono ridotte da 115 a 72 e gliaventi diritto (tutti direttamente o indirettamente legati ai Tredi-cine) per protesta non hanno ritirato la licenza. Per la prima voltadopo decenni di presenza incontrastata e di trattative con l’ammi-nistrazione condotte a buon fine (Alfiero, Mario e Dino sono tuttirappresentanti sindacali), l’influenza della “famiglia” non è servitaa nulla. Ai Tredicine è andata meglio quando si è trattato di votare in AulaGiulio Cesare l’aumento della tassa sull’occupazione di suolo pub-blico: il sindaco Marino avrebbe voluto portarla da 3 a 30 euro,alla fine ci si è fermati a 10,50. Un “buffetto” sulla guancia deipadroni del commercio ambulante, che guadagnano anche 200volte tanto in 12 ore di lavoro.

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CalendarioGente GentileL’edizione 2015

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di Valerio Valeri

“Dove ci sono persone gentili…si vive meglio!”. È questo lo slo-gan che accompagna l’iniziativa “Gente Gentile” ideata nel2011 dall’associazione di quartiere Civico 17, nata sette annifa in quello che era il XVII Municipio. Venerdì 9 gennaio si ètenuta la premiazione della quinta edizione di un appunta-mento che, per l’attuale Centro Storico, è ormai diventato im-prescindibile. Un modo bene augurante per cominciare l’annofacendo conoscere ai residenti del territorio i volti delle personeper bene, cortesi, oneste che ogni giorno senza clamore contri-buiscono alla coesione sociale. Ognuno svolgendo onestamenteil proprio mestiere.

E per farlo al meglio Civico 17 anche per il 2015 ha creatoun calendario, con il patrocinio del Municipio Roma I Centro,nel quale i nomi e le facce di questi personaggi vengono im-mortalati, due per ogni mese. C’è Damiano del Mercato Trion-fale, Massimo del panificio in via Buonarroti, Antonio eClaudio della famosa torrefazione Castroni, Carla e Patriziadell’erboristeria di via del Pellegrino, Daniela e Stefanie del ne-gozio di abbigliamento a via Silla e anche la timida Yuko, pro-prietaria di una boutique in via della Palombella, cittadinagiapponese che mostra come sia possibile integrarsi alla perfe-zione nel cuore della Città Eterna, facendosi voler bene dai pro-pri clienti italiani.All’evento, tenutosi presso la Sala Valdese di Piazza Cavour,

era presente anche la presidente municipale Sabina Alfonsi: “Ilcalendario è la conferma che costruire una comunità è possibilesoprattutto attraverso percorsi positivi che mettono in risalto lacortesia e il garbo di chi vive e opera qui”.Il presidente di Civico 17, Raffaele Caruso, ha sottolineato

“l’importanza di un progetto che vuole coinvolgere le attivitàe le associazioni del territorio, per farle conoscere grazie allaloro gentilezza, al loro dare un contributo concreto alla crescitadel municipio”. Il calendario 2015 “Gente Gentile” è disponibile su richiesta,

rivolgendosi all’associazione tramite la mail [email protected]. Sul blog civico17.blogspot.it, invece, è possibile co-noscere delle tante attività svolte dall’associazione.

La presidente municipale Alfonsi ha sottolineato: “le associazioni sul territorio dannovalore pratico al senso civico”

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di Filippo Ferrari Bellisario

Potrebbe essere una bellissima occa-sione di rinnovamento e abbellimento ur-banistico. O un enorme spreco di soldi abeneficio di pochi, come spesso successoa Roma per grandi opere pubbliche. 51mila metri quadrati, in via Guido Reni,quartiere Flaminio, un tempo occupati dauno stabilimento militare di materialielettronici e di precisione, per tutti la “ca-serma Guido Reni”. E’ su quest’area dinotevole dimensione che nascerà la Cittàdella Scienza, con annessi fabbricati resi-denziali e servizi pubblici.Il piano dei lavori è stato presentato,

nella sua versione definitiva, il 14 gennaioscorso al MAXXI. Ma chi si aggiudicherà

l’appalto della progettazione della nuovaarea urbana? La selezione sarà complessae approfondita ma, stando alle lamenteledi molti architetti romani, richiede requi-siti che possono essere soddisfatti solo daigrandi studi di progettazione internazio-nali, quelli delle “archistar”. Tuttavia, ad onor del vero, il progetto

è stato sottoposto anche al vaglio delle as-sociazioni e comitati del territorio, alla ri-cerca di consigli o, si immagina, anche diun placet. Non sono pochi, infatti, i casirecenti di gruppi di cittadini che a suondi ricorsi al TAR e di esposti alla Procuradella Repubblica hanno rallentato o bloc-cato progetti di edilizia privata e pubblica.Il Comune di Roma ha quindi organiz-

zato lungo tutto l’arco del 2014 una serie

di incontri, al cinema Tiziano, al MAXXI,e alla Facoltà di Architettura, per infor-mare i cittadini delle trasformazioni ur-banistiche che abbelliranno il quartiereFlaminio, e dell’iter dei lavori.Le associazioni e i comitati, dal canto

loro, hanno consegnato al Dipartimentodi Attuazione e Programmazione Urbani-stica, delle memorie, nelle quali non man-cano i dubbi se non già velate “condanne”al progetto complessivo: in particolare èstato sottolineato che forse, vista l’altaconcentrazione di centri sportivi, culturalied artistici nel quartiere Flaminio, sarebbestato meglio realizzare la Città dellaScienza in una zona più libera, e funzio-nale, come ad esempio l’area a ridossodell’Università di Tor Vergata. Area tra

Città della Scienza, via Guido Reni cambia voltoNELL’AREA OCCUPATA DALLA CASERMA VERRÀ REALIZZATO UN NUOVO GRANDE PROGETTO DITRASFORMAZIONE URBANISTICA. UN ULTERIORE GIOIELLO INCASTONATO NEL QUARTIEREFLAMINIO, ACCANTO AL MAXXI, O UNA PERICOLOSA SPECULAZIONE EDILIZIA?

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l’altro di proprietà comunale e, ovviamente, adiacente a centridi ricerca che avrebbero potuto beneficiare della presenza diun nuovo polo museale scientifico.Ma come è nata l’idea della Città della Scienza? Il progetto

nasce dalla collaborazione fra due corpi istituzionali: RomaCapitale e MEF-Agenzia del Demanio, ente pubblico eco-nomico del Ministero dell’Economia e delle Finanze dal Lugliodel 2003. Il compimento della Città della Scienza e dei servizipubblici annessi coinvolge il Fondo immobiliare gestito dallaCassa Depositi e Prestiti Investimenti SGR, che detiene anchela proprietà dell’area. La sua realizzazione si verificherà attra-verso una messa in valore dell’area raccogliendo le risorse ne-cessarie per il completamento degli interventi previsti, senzadunque costi aggiuntivi per l’Amministrazione Comunale. Una prima anticipazione del progetto si è avuta in seguito

alla revoca della delibera del 28-29 Ottobre 2010, la quale pre-vedeva l’attuazione del Protocollo d’Intesa tra il Comune diRoma e il Ministero della Difesa del 4 giugno 2010. Tale ac-cordo annunciava la rivalorizzazione di 15 caserme del terri-torio romano. Tuttavia alla sua scadenza, ovvero nel Luglio del2011 (un anno dalla sottoscrizione) non è stato rinnovato.Dopo la memoria approvata il 25 Settembre 2013, il 27 Di-cembre 2013 la Giunta Capitolina ha approvato l’attuale va-riante urbanistica, relativa alla valorizzazione della caserma inVia Guido Reni in vista della realizzazione della Città dellaScienza. Cosi in questa sede si è deciso che a tale progettazioneurbanistica fosse da accostare una finalità pubblica: dopo unserrato raffronto con l’Agenzia del Demanio e con Cassa De-positi e Prestiti Investimento SGR, si è concluso che l’inter-vento prevederà anche la presenza di residenze sociali pari al20% della quota residenziale e altri servizi per il quartiere. Si è arrivati quindi al bando di gara per il concorso di ar-

chitettura internazionale, aperto nel dicembre del 2014. Il vin-citore sarà decretato nel luglio del 2015.Come avverrà la selezione dei candidati? Tra i candidati sa-

ranno selezionati sei gruppi di progettazione – ciascuno deiquali riceverà un rimborso spese di 24mila euro – che parteci-peranno alla seconda fase, scandita da tre colloqui successivicon la giuria. Termine per presentare le proposte per la primafase, il 26 febbraio 2015. I sei gruppi ammessi alla seconda

fase dovranno poi elaborare un progetto completo entro metàgiugno. Dalla rosa dei sei progetti uscirà quindi il vincitore.L’area interessata dal progetto, a cavallo tra via Guido Reni

e viale del Vignola, verrà divisa tra il museo scientifico, la zonaresidenziale e 14 mila mq destinati al verde. Il fondo immobi-liare della Cassa Depositi e Prestiti stanzierà 43 milioni di europer i lavori.

Per maggiori informazionisi può visitare il sitowww.progettoflaminio.itdal quale sono tratte le fotodell’articolo

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di Alberto Rossi e Valerio Valeri

Promozione della biodiversità, coltiva-zioni biologiche, energie rinnovabili, in-serimento per i soggetti svantaggiati ecultura legata alla commercializzazione akm zero: c’è una bella pagina di impren-ditorialità nel settore agricolo di Roma.Nei mesi scorsi, i terreni dismessi dellaRiserva Naturale della Marcigliana sonostati assegnati a giovani imprenditori cheavranno il compito di recuperarli. L’ini-ziativa si inserisce nell’ambito del pro-getto “Roma Città da Coltivare”,lanciato lo scorso anno da Roma Capi-tale, volto al recupero produttivo e am-bientale dell’Agro Romano. L’obiettivo ècreare opportunità di lavoro soprattuttoper gli agricoltori under 40, dando cosìsperanza e motivazioni ai giovani, affin-ché restino nel loro Paese e scommettanosul proprio futuro. Il cuore di questo progetto è rappre-

sentato dall’assegnazione dei primi 4lotti, avvenuta a novembre 2014, tramiteil primo Bando per gli immobili ruralidi proprietà di Roma Capitale. Oltre aTenuta Redicicoli della Marcigliana, sonostati messi a bando i terreni di TenutaCervelletta (IV municipio), Tor de’Cenci (IX) e Borghetto San Carlo (XV).Per ogni lotto sono stati stanziati 200

mila euro dal Comune, cifra che verràutilizzata per riqualificare gli immobilipresenti nei lotti assegnati . Un settore,quello agricolo, che sta vivendo un palesemomento di crescita, confermato dal+16,8% fatto registrare nell’ultimo anno.I criteri di assegnazione dei lotti rivol-

gevano particolare attenzione, oltre allagiovane età dei candidati, alla promo-zione della biodiversità, allo sviluppo dienergie rinnovabili e risparmio energeticoe ad attività rivolte all’educazione dei mi-nori.Tenuta Redicicoli è un terreno di 33

ettari all’interno della Riserva Naturaledella Marcigliana con casale a via di Set-tebagni, a due passi dal centro commer-ciale Porta di Roma e sull’A1Roma-Firenze diramazione Nord. Loscorso novembre il 21enne Daniel Bur-rai, vincitore del bando, è stato premiatodal sindaco Ignazio Marino, dal vicesin-daco Luigi Nieri, dal presidente del IIIMunicipio Paolo Marchionne e dagli as-sessori all’ambiente Estella Marino eGianna Le Donne. Daniel verrà soste-nuto da un partenariato composto daaziende agricole e cooperative sociali giàoperanti nel territorio. “Una scelta vin-cente e di grande valore della quale an-diamo orgogliosi” ha commentato GiannaLe Donne.

“Lo abbiamo scritto nel programma elet-torale che ha portato Paolo Marchionne adamministrare questo territorio e nelle lineeprogrammatiche del Municipio – le paroledi Le Donne - e in questo senso tutta l’am-ministrazione si sta muovendo nella valo-rizzazione delle nostre riserve naturali, cheper quanto riguarda la Marcigliana com-prende la metà dell’intero territorio delMunicipio III”. Inoltre, saranno previsti prossima-

mente i cosiddetti “Farmer’s Market” -banchi per la vendita diretta dei prodottiagricoli – (tra cui uno proprio in III) cheavranno una serie di facilitazioni nell’as-segnazione per coloro che si sono aggiu-dicati i bandi del Comune. Nellaprogettazione saranno comprese fattoriedidattiche e centri estivi per ragazzi maanche orti sociali e progetti per il reinse-rimento lavorativo di soggetti svantag-giati. Sembra quindi che il terreno della

Marcigliana sia prossimo ad una ripresae ad un’attenzione finalmente ritrovatadalle istituzioni per renderlo una fonte dipossibilità per i giovani. “Siamo orgogliosidelle scelte fatte dalla Giunta capitolina –ha concluso Gianna Le Donne - che av-vieranno un percorso sano di rilancio e diriattivazione del tessuto produttivo dellearee agricole di questa terra”.

La nuova vitadi Tenuta Redicicoli: da terra abbandonata a progettoagricolo con scopi socialiUN BANDO DI ROMA CAPITALE FARÀ RISORGERE 33 ETTARI ALL’INTERNO DELLA RISERVANATURALE DELLA MARCIGLIANA. IL LOTTO È STATO ASSEGNATO AL 21ENNE DANIEL BURRAI E ADUNA RETE DI COOPERATIVE AGRICOLE E SOCIALI DEL TERRITORIO.

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di Alberto Rossi e Valerio Valeri

Adesso fa il portiere in uno stabile e svolge qualche lavorettoda giardiniere, ma Daniel Burrai, classe 1993, ha un sogno nelcassetto: diventare un agricoltore come suo padre e i suoi zii.Fin da piccolo non ha fatto altro che respirare aria di campa-gna, odore di terra coltivata. Tra grano e animali ha imparatoa distinguere le piante e a guidare un trattore. Poi si è iscrittoall’istituto agrario e ha cominciato un percorso difficile, chenel corso del 2015 potrà prendere definitivamente forma. Èlui il primo della graduatoria nel bando che ha assegnato 3 dei4 lotti individuati dal Campidoglio nell’ambito del progetto“Roma da coltivare”, è lui il giovane aspirante agricoltore chesi rimboccherà le maniche e trasformerà Tenuta Redicicoli inqualcosa di molto lontano dalla discarica abbandonata che èoggi. “Ma non sarò affatto solo – racconta Burrai a Lungotevere– perché il progetto aziendale l’abbiamo sviluppato in tanti.Prima di tutto devo ringraziare lo studio associato ‘Agrifolia’ chesi è occupato della parte tecnica. Inoltre, al mio fianco ci sarannole cooperative agricole ‘Fratelli Burrai’, ‘Tor San Giovanni’, ‘Gio-vannini Lorenzo’ e ‘Valle Ornara’. E poi quattro cooperative so-ciali tutte attive da anni sul territorio municipale: ‘Parsec Flor’,‘Idea Prisma’, ‘Spes contra Spem’ e ‘Brutto Anatroccolo’”. Quando, il 4 novembre, il primo cittadino ha presenziato

alla cerimonia della consegna – divenuta ufficiale il 12 dicem-bre, ma la tappa finale sarà durante questo mese - , c’è statamolta sorpresa nell’accorgersi che il vincitore era lui. “Sono ilpiù giovane – conferma Daniel – e questo per me è motivo d’or-goglio. È stato importante, ai fini dell’assegnazione del lotto, averecon me partner come quelli nominati. Perché la commissione va-lutava non solo la sostenibilità del progetto, ma anche le referenzedei partner coinvolti e le finalità sociali”. Per un periodo inizialedi 15 anni – rinnovabile per altri 15 – Tenuta Redicicoli saràsotto la guidà di questo ventunenne con le idee chiare. “Misento responsabilizzato – continua Burrai – e sono contento diessere già concretamente proiettato in un’impresa lavorativa im-portante, seria. Il mio obiettivo è quello di non dover più esseredipendente dai miei genitori. Sono spregiudicato? Forse sì, ma èla mia vita. Qualcuno mi ha chiesto chi me l’avesse fatto fare”. All’interno dei 33 ettari di Tenuta Redicicoli esistono due

casali, “uno più grande e uno di dimensioni più ridotte – spiegaBurrai – e sarà quest’ultimo ad essere riqualificato con i soldi delComune. Quello più grande, nelle mie intenzioni, potrebbe di-ventare un punto ristoro. Verranno fatte coltivazioni totalmentebiologiche, senza alcun tipo di additivo o sostanze chimiche. Cisaranno orti didattici e verranno realizzati progetti dedicati allefamiglie e alle scuole del territorio, come una vera e propria fat-toria”.

IL SOGNO DI DANIEL: “UN POLO FUNZIONALEE UN PUNTO VENDITA DIRETTO”

SOTTO ALEMANNO I TERRENI FINIRONOA CASA POUND

di Valerio Valeri

Abbandonata da vent’anni, Tenuta Redicicoli è passatanelle mani di Roma Capitale nel 2000, ceduta dalla societàPorta di Roma Srl che sette anni dopo avrebbe realizzato ilcentro commerciale e il quartiere annesso. Ma nel maggio2011, quando in Campidoglio c’era Gianni Alemanno – oggiindagato per associazione a delinquere di tipo mafioso nel-l’ambito dell’inchiesta “Mondo di mezzo” - e a Piazza Sem-pione Cristiano Bonelli (attuale capogruppo dell’Ncd), unaparte di quella campagna romana fu al centro di una ferocepolemica politica. I “fascisti del Terzo Millennio” di Casa-Pound avevano appena occupato uno stabile abbandonato invia Val d’Ala 200, manifestando la volontà di utilizzarlo perospitare circa trenta famiglie senza tetto. Furono momenti ditensione, alla fine dei quali le due amministrazioni di cen-trodestra coinvolte ottennero la fine dell’occupazione daparte del movimento diretto da Gianluca Iannone e AndreaAntonini . Come ci riuscirono? Coincidenza volle che pro-prio in quel giorno, il 24 maggio 2011, in via di Settebagni531 (indirizzo di Tenuta Redicicoli), tre ettari di terreno edue casali, boschetto incluso, venissero assegnati ad unaonlus, la “Isola delle Tartarughe”, di cui amministratoreunico era tale Paolo Sebastianelli, personaggio strettamentelegato a Iannone e a CasaPound. E’ proprio tramite questaonlus, tra l’altro, che il movimento di estrema destra chiedeva

il sostegno del 5X1000, negato dal Ministero per lo SviluppoEconomico nel giugno 2013 – per il biennio 2010/2011 –in quanto la “Isola delle Tartarughe” risultava “fasulla”,avendo sede in un locale abbandonato. Ma chi firmò, perconto del Comune, il documento che regalava Tenuta Redi-cicoli a CasaPound? Antonio Lucarelli, vice-capo gabinettodi Alemanno, ex Forza Nuova, finito nell’occhio del cicloneper lo scandalo riguardante i “punti verdi qualità” e anch’egliindagato dal primo dicembre scorso per Mafia Capitale.

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di Valerio Valeri

Lì dove un tempo c’erano degli alberioggi c’è … un cantiere abbandonato. Mala storia di piazza Sergio Corazzini a Ta-lenti è molto lunga, inizia all’alba del de-cennio scorso e sembra aver visto la suafelice conclusione solo il 17 dicembrescorso. Decine di ricorsi, sentenze del Tare del Consiglio di Stato si sono susseguitenel tempo e hanno fatto sì che questo faz-zoletto di III Municipio strappato dallegrinfie della cementificazione, che questavolta aveva le sembianze di un ordine re-ligioso e di una clinica privata. Ma fac-ciamo ordine.Nel settembre 2002 il Campidoglio

concede il permesso a costruire numero1036/C, relativo a tutta l’area di piazzaCorazzini, a favore della Provincia UmbroPicena del Terzo Ordine Regolare di SanFrancesco d’Assisi, che voleva realizzareun “centro spirituale”. Subito dopo, però,i francescani cedono il terreno alla SocietàVilla Tiberia srl, proprietaria dell’omo-nima clinica privata che si trova a Talenti.Con quella stessa licenza edilizia in mano,il 28 agosto del 2004 vengono abbattuti48 alberi, dopodiché vengono piantati193 pilastri di cemento ad una profonditàdi 24 metri. Il progetto di Villa Tiberia,

infatti, è quello di realizzare una clinicagemella, con tre piani interrati. Ma immediatamente si costituisce il

“Comitato piazza Sergio CorazziniVerde”, che impugna la concessione edi-lizia, paga un avvocato e inizia una batta-glia lunghissima. Il 4 giugno 2007 il Tardel Lazio dichiara decaduta la concessioneedilizia accordata 5 anni prima: la clinicanon s’ha da fare, i manufatti già realizzativanno abbattuti e la piazza, inclusi i 307metri quadri ad uso pubblico, vanno ri-pristinati alle condizioni originali. L’ex IVMunicipio, che al tempo aveva Alessan-dro Cardente (partito dei Verdi) comepresidente, fa notare tra l’altro che le tem-pistiche per l’inizio effettivo dei lavorisono scadute, il tempo è finito. “Villa Ti-beria” e i francescani fanno ricorso, inten-tano ben 4 cause contro Roma Capitaleper un totale di 50 milioni di euro, ma leperdono tutte e il 18 giugno 2008 il Con-siglio di Stato respinge l’appello. Stessacosa accade tre anni dopo, quando sicompie già un primo passo decisivo, per-ché con la determinazione 936 del 29aprile 2011, l’amministrazione munici-pale guidata dall’ex Pdl Cristiano Bonelliacquisisce gratuitamente l’area. Villa Ti-beria fa nuovamente ricorso ma perde,con sentenza del Tar del 21 maggio 2012.

Per la prima volta, quindi, la piazza èin mano ai cittadini. Ma non viene rea-lizzato nulla. Rimangono le palizzateerette per delimitare i lavori e il grandecancello arrugginito che impediva l’ac-cesso agli estranei. Viene levato ciò che8 anni prima era stato costruito, ma ildegrado dell’area è evidente, oltre a tuttii disagi connessi: meno parcheggi, car-reggiata ridotta, traffico in tilt ogni mat-tina. Circa un anno dopo l’acquisizionegratuita, il minisindaco uscente Bonellisi presenta nella piazza assieme all’exsindaco Gianni Alemanno, la campagnaelettorale è agli sgoccioli. Ad aspettarlici sono il candidato del Pd Paolo Mar-chionne insieme ad altri futuri consi-glieri e qualche cittadino: “Dopo tantianni, vi svegliate ora che si vota?”.Schermaglie, gioco delle parti. Il verosuccesso è solo di pochi giorni fa, 17 di-cembre 2014, assemblea capitolina: sivota “sì” all’acquisizione gratuita del-l’area da parte di Roma Capitale, unagaranzia in più. Verrà presentato unprogetto per far tornare a sorriderepiazza Sergio Corazzini. Per ora, nelmezzo di una distesa verde circondata dauna palizzata sdentata, c’è un alberellodi Natale. Un segno di speranza, dopo10 anni di battaglie.

III

Piazza Corazzini,una battaglia lunga 10 anniper strapparla al cementoTUTTO INIZIÒ NEL SETTEMBRE 2002. IL 17 DICEMBRE SCORSO ROMA CAPITALE ACQUISISCEL’AREA GRATUITAMENTE: ECCO LA STORIA DI UNA VITTORIA. DEI CITTADINI

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Non solo un ufficio di raccolta delle pratiche fiscali, dovericevere un aiuto professionale nella compilazione della dichia-razione dei redditi. Ma anche uno sportello d’ascolto, unpunto di riferimento per i cittadini del quartiere Vigne Nuovee di tutto il III Municipio. È questo che rappresenta il Caf“Lumiere” di largo Fratelli Lumiere 33, gestito con passione ededizione da Anna Punzo. “Faccio questo mestiere da dieci anni – racconta Anna – e

posso affermare con orgoglio di non aver mai fatto di questa at-tività una pure e semplice ‘macchina da soldi’. Mi viene ancheda ridere a dirlo, perché spesso e volentieri i miei clienti se ne tor-nano a casa senza aver sborsato un solo euro. Altri sportelli pen-sano ci si debba solamente arricchire, ma qui a Vigne Nuove il‘Lumiere’ ha un ruolo anche sociale. Figurarsi che nel 2014 perla compilazione dei 730 abbiamo chiesto solo 12 euro e spesso ne-anche quelli”.L’anno fiscale 2015, tra l’altro, sarà anche molto impegna-

tivo e foriero di novità. Due quelle più importanti con le qualidovranno vedersela i contribuenti italiani e di conseguenzaanche i Caf. “Prima di tutto dopo più di vent’anni cambieràl’Isee – spiega la Punzo – che smetterà di essere una pura e sem-plice autocertificazione. Si trasformerà, invece, in una vera di-

chiarazione dei redditi che l’Agenzia delle Entrate potrà control-lare a monte, diminuendo le irregolarità”. Ma la sfida principalesarà quella relativa al nuovo modello 730, che sarà inviato aicittadini in forma pre-compilata. “L’Agenzia delle Entrate –continua Anna del Caf Lumiere – inserirà a monte i cosiddetti‘dati certi’, ovvero i redditi da lavoro dipendente, quelli Inps e leproprietà immobiliari. Dal 2016 ci saranno anche quelli relativialle spese mediche. Questo significa che i contribuenti troverannoil loro 730 online sul sito dell’Agenzia delle Entrate a cui accede-ranno tramite il loro Pin e se non ci sono modifiche dovrannoconfermarlo direttamente sul sito dell’agenzia”. È qui che subentra il ruolo non solo professionale, ma anche

sociale del Caf ‘Lumiere’. Quanti pensionati, infatti, possonodire non solo di possedere un pc e una connessione adsl, maanche di essere in grado di gestire il 730 online senza commet-tere errori? “Qui tutti potranno trovare un supporto – rispondeAnna – ma ad oggi ancora non ci è stato comunicato in che modoi Caf potranno intervenire. Avremo una password? O dovremousare quella fornita ad ogni contribuente?”.Insomma, una bella sfida per i centri di assistenza fiscale

italiani e anche per quello di largo Fratelli Lumiere 33 a VigneNuove.

Caf Lumiere,uno sportello di riferimentonel cuore di Vigne Nuove

CAF CENTRO RACCOLTA CISLLargo Fratelli Lumiere 33Orari: lunedi e martedi 9-13/giovedi 14-17/chiuso mercoledi e venerdiTel.: 06.9020.3529 • email: [email protected]

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di Alberto Rossi

Spazi e aree verdi da riqualificare, euna pedonalizzazione che tenta diuscire anche dal Centro Storico. L’in-dirizzo preso in tal senso dall’ammini-strazione cittadina sin dal suoinsediamento ha coinvolto negli scorsimesi anche il complesso di Santa Mariadella Pietà, adiacente a via Trionfale.“Era una strada, sarà la passeggiata deiromani”, questo infatti il progetto cheera stato lanciato dal XIV municipio inseguito alla vittoria elettorale per sup-portare il percorso intrapreso dal Cam-pidoglio. Il parco, che ospita al suo

interno diversi padiglioni della AslRoma E e la sede del XIV municipio,da più di un anno era al centro di pro-getti di trasformazione. Il complesso,infatti, era ormai diventato un im-menso parcheggio per le autovetturedei dipendenti e lo stesso Municipio diMonte Mario aveva provveduto a pe-donalizzarla interamente per salvaguar-darne l’area verde.Tutto apparentemente tranquillo

fino a quando, alcune settimane fa, laAsl non ha emesso una circolare in-terna che revocava il precedente prov-vedimento di pedonalizzazione. Da quisi è acceso un conflitto istituzionale tra

il consiglio municipale e l’azienda sa-nitaria che è titolare degli edifici inquestione. Il Pd in XIV ha subito pre-sentato una mozione che chiede al pre-sidente del Municipio, Barletta, diconfrontarsi con il presidente della Re-gione Lazio per risolvere la vicenda.L’Asl infatti è sotto il controllo dellaPisana che quindi risulta la proprietariadell’intero complesso. “Le aziende sanitarie devono fare le

aziende sanitarie – ha tuonato il capo-gruppo Pd in XIV, Julian Colabello,primo firmatario della mozione – nonsi può revocare un provvedimento delmunicipio senza sentire prima le stesse

Santa Maria della Pietà,parco o parcheggio?IL COMPLESSO CHE OSPITA LA SEDE DEL MUNICIPIO ERA STATO CHIUSO ALLE AUTOVETTUREMA LA ASL-E HA REVOCATO IL PROVVEDIMENTO

XIV

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istituzioni”. Colabello ha ammesso che al momento c’è“una situazione poco chiara sulle competenze” dell’area. Ladecisione dell’azienda sanitaria di riaprire il parco alle au-tomobili è arrivata in seguito alle proteste dei dipendentiche lamentavano di dover fare diversi metri a piedi per re-carsi nel luogo di lavoro. Non sembra essere bastato quindiil servizio di navetta messo adisposizione dei lavoratori al-l’interno del parco. “Nell’am-bito del piano dirazionalizzazione del tra-sporto pubblico attuato tra set-tembre e ottobre avevamotracciato il percorso della linea914 – prosegue Colabello –che andava dalla StazioneMonte Mario e girava intornoall’area di Santa Maria dellaPietà”. La navetta, però, non aveva pienamente soddisfattoi dipendenti a causa del pagamento che veniva loro richie-sto. “Sostenevano di esser costretti a pagare 90 euro al meseper un biglietto al giorno – ha aggiunto il consigliere Pd –ma con un semplice abbonamento Atac il costo sarebbe di35”. Ora che la pedonalizzazione è stata (al momento) revo-

cata, ci si interroga su cosa ne sarà della 914, adattata pro-prio in funzione alle esigenze di S. Maria della Pietà.Altra questione rimasta aperta è la (in)curia dei giardini

nel parco. In passato erano sorte polemiche soprattutto ri-guardo ai rami pericolanti vicini agli uffici. Anche qui,però, sembra che il problema sia simile a quanto detto inprecedenza: “Si tratta di un problema derivato – chiosa Co-labello – poiché bisogna prima accertare di chi siano le com-petenze. Non possiamo rischiare di intervenire su qualcosa che

potrebbe non competerci”.Bisogna quindi aspettare

il confronto con la Regionee con il suo presidente Zin-garetti prima che le istitu-zioni locali e i dipendentiche lavorano all’interno del-l’area conoscano il destinodel parco di Santa Mariadella Pietà. Una delle tantearee verdi di Roma al centrodei tentativi - non privi di

ostacoli - di recupero e riqualificazione.

Il caso è scoppiato per le lamenteledei dipendenti della ASL Il Santa Maria della Pietà è

stato per più di ottanta anni,fino alla definitiva chiusuranel 1999, uno dei più grandiospedali psichiatrici d’Europa.

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di Sara Mechelli

L’indagine ‘Mondo di mezzo’ ha scosso ilMunicipio XV. L’Assessore al Commercio,Simone Ariola, ha rimesso le sue deleghenelle mani del Presidente Daniele Torquati.La decisione è arrivata dopo la pubblica-

zione di alcune intercettazioni, effettuatedagli uomini del ROS, nelle quali l’espo-nente della Giunta di via Flaminia 872parla con Massimo Carminati – conside-rato dagli inquirenti a capo dell’organizza-zione ‘Mafia Capitale’ – in merito ad unrecupero crediti che, secondo gli investiga-tori, l’Assessore avrebbe voluto affidare pro-prio al boss. Dell’epilogo positivodell’accordo non vi è riscontro e ad oggi Si-mone Ariola non risulta indagato.Una scelta dunque dettata da una que-

stione di opportunità da parte di chiavrebbe dovuto lavorare a stretto contattocon le attività commerciali ed imprendito-riali di un territorio che – da Corso Franciaa Vigna Clara, passando per Ponte Milvio– rappresentava una vera e propria rocca-forte per gli affari della associazione mala-vitosa. Associazione della quale il capoindiscusso, Massimo Carminati, non eranuovo nel palazzo istituzionale di via Fla-minia nel quale si era recato anche nel gen-naio 2013 per incontrare l’allora presidentedel XX Gianni Giacomini e il suo vice,Marco Perina, definito dagli inquirenti“soggetto in contatto con Carminati”. Pro-babile tema dell’incontro: il boss puntava arealizzare un parco giochi per bambini suun terreno di Marco Staffoli (marito di Ro-sella Sensi ndr.) nei pressi di via Monterosi- “Caro Presidente, ti comunico la mia in-

tenzione di sospendermi dall’incarico di As-sessore al fine di consentire a tutti i colleghidella Giunta e del Consiglio Municipale una

maggiore serenità politico/amministrativa inun momento di grande confusione e di critic-ità per l’Amministrazione e di disorienta-mento per i cittadini tutti” – ha scritto Ariolaal minisindaco rimettendo il propriomandato, rinunciando agli emolumentilegati alla funzione e ribadendo la sua “to-tale estraneità alla vicenda” oltre che annun-ciando querela per l’attacco mediaticosubito. Rimessa delle deleghe accettata “conserenità” da Torquati che ha ringraziatoAriola per l’atto di responsabilità nei con-fronti della Giunta “poiché – ha spiegato ilPresidente - in questo anno e mezzo non sierano mai verificati episodi che potessero met-terlo in discussione”.Il presidente municipale ha poi ribadito

le motivazioni che nel luglio 2013 lo hannoportato a nominare Ariola – consiglieremunicipale dal 2001 prima tra le file diAN, poi nel PdL e alle ultime consultazionielettorali candidato Presidente per la ListaMarchini - nella squadra di Governo: “Unriconoscimento ai cittadini – ha spiegato -che al primo turno hanno dato fiducia allalista che al ballottaggio mi ha sostenuto inmaniera ufficiale e trasparente”. Eppurequalcuno del suo partito quella scelta a Tor-quati la rinfaccia ancora: “Avevamo sottoli-neato come fosse un errore politico l’ingressodi un ex fascista in Giunta peraltro con unadelega così ampia e delicata” – sostengonoalcuni iscritti al PD di Labaro e PrimaPorta. Altri tuttavia sottolineano come l’al-leanza con la Lista Marchini, sebbene nonun ufficiale apparentamento, abbia proba-bilmente rappresentato la chiave di voltaper la vittoria di Torquati su Giacomini -sconfitto per 770 voti circa – e consegnatoal centrosinistra un Municipio da oltre unventennio feudo del centrodestra. “Ariola non è tanto l’ex consigliere del PdL,

un’etichetta che non rende merito a tutto ciòche ha fatto negli anni passati e nella prece-dente consiliatura, ma è quella persona che,oltre ad aver sfiduciato Giacomini, ha con-diviso con noi una campagna elettorale ed unimpegno all’interno dell’Aula conforme aivalori della legalità e della trasparenza” –aveva detto Torquati presentando la Giunta.Lo stesso presidente municipale ha poi

tenuto a sottolineare come prima del ballot-taggio la base fosse stata ascoltata in meritoalle alleanze: “C’è stato l’assenso dei circolisull’apparentamento con il PdCI e la ListaMarchini che però ha rifiutato optando perl’appoggio esterno”. Al momento quindi Commercio, Arti-

gianato, Attività Produttive, Turismo, AffariGenerali e Grandi Eventi restano nelle manidi Torquati. “Vorrei che il Presidente decidesse con la

massima libertà, secondo coscienza e senza al-cuna pressione esterna, valutando esclusiva-mente la mia attività politica daamministratore locale dal 2001 ad oggi e so-prattutto la mia azione politica degli ultimidue anni” – è l’auspicio dell’Assessore at-tualmente sospeso.Chissà dunque se il numero uno di via

Flaminia deciderà di affidare nuovamentele deleghe a Simone Ariola o – ad un anno emezzo dal suo insediamento – di provvederead un prima sostituzione in giunta.

Mafia Capitalein via Flaminia? Ariola si sospende dalla GiuntaL’ASSESSORE AL COMMERCIO DEL MUNICIPIO XV AL TELEFONO CON CARMINATI.TORQUATI: “ATTO DI RESPONSABILITÀ”

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III

di Filippo Ferrari Bellisario

Il Parco di Vejo, a nord di Roma, nonè solo una splendida area verde, strenu-amente difesa da numerosi tentativi diabusi edilizi. E’ anche una zona ricca disuggestioni e misteri. Prima legati allapresenza di resti archeologici etruschi,con il loro bagaglio di leggende legatea demoni ancora attivi nel Parco. Oggiriconducibili anche a numerosi presuntiavvistamenti di oggetti volanti nonidentificati o addirittura di esseri prove-nienti da altri mondi. Ma si tratta solodi particolari fenomeni atmosferici odottici? Di testimonianze di mitomani odi persone facilmente impressionabili?

Forse c’è di più. Perlomeno se parliamodi UFO.Ebbene, stando a quanto raccontato

da persone che avrebbero avuto ripetuticontatti con esseri extraterrestri, sottoil Parco di Vejo si nascondeva, anni fa,una base aliena. Base di appoggio perun popolo chiamato “Weiros”. Lo con-ferma Ivan Ceci, giornalista esperto diufologia, il quale si dedica da anni allostudio delle opere di Alberto Perego,diplomatico italiano che a metà del‘900, per primo, iniziò ad affrontare inmaniera sistematica la questione aliena,partendo da un avvistamento di oggettivolanti luminosi sopra il Vaticano.Avvistamento che coinvolse centinaia di

persone e fu riportato con grande enfasida tutti i giornali dell’epoca. La base sotto il Parco di Vejo è citato

da alcuni dei protagonisti del caso“Amicizia”, un caso di contattismo dimassa, rimasto per anni segreto e rive-lato nel 2007 da un libro di StefanoBreccia, professore universitario di in-gegneria: per vent’anni decine di citta-dini italiani furono contattati da razzealiene. Questi esseri, provenienti daaltre galassie, si manifestarono, informa umanoide, portando un messag-gio di pace e di fratellanza (da qui ilnome “Amicizia”), soprattutto spin-gendo gli esseri umani contattati ad el-evarsi spiritualmente comprendendo

Parco di Vejo.La base extraterrestreNELLE VISCERE DELLA TERRA, SOTTO IL PARCO A NORD DI ROMA, PER ANNISAREBBE ESISTITA UNA GRANDE BASE UTILIZZATA DA ESSERI PROVENIENTI DA ALTRI PIANETI

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l’importanza di una sorta di amore universale che tutto lega.Una storia ovviamente “incredibile”, non solo per chi è

scettico sulla presenza di forme di vita intelligenti al di fuoridella Terra, ma anche per chi alla possibilità di contatti alienici crede. Come sottolinea Ceci, questa vicenda, che peraltroha coinvolto professori universitari, scienziati, premi nobel– comunque persone di elevato livello culturale e di nota rep-utazione accademica – esce dai canoni dettati dalla letteraturae dal cinema fantascientifico, nonché da molta ufologia forsea caccia di sensazionalismo: “Il caso Amicizia è uno dei menoconosciuti ma dei meglio documentati, con fotografie, regis-trazioni, testimonianze dirette. Ma quando parlo di questo caso,anche tra gli addetti ai lavori trovo persone che fanno fatica adaccettarla. Perché è una storia che ribalta le carte dell’ufologia.Perché è una storia che va in controtendenza rispetto all’im-magine che la cinematografia da, e che la pubblica opinione ha,degli alieni, visti di solito brutti, malvagi, invasori. La storiadi Amicizia ci racconta esattamente il contrario. Sono alieniche osservano l’essere umano come gli adulti guardano un bam-bino”.Ma come avrebbero fatto gli alieni a scavare una base sot-

terranea sotto il Parco di Vejo? “Questi alieni riescono a di-latare lateralmente la materia terrestre e a creare un vuotoall’interno della materia dove insediano le basi. Rimuovendoquesti enormi campi di forza possono richiudere le cavità. Per-altro ci sono basi aliene in tutto il mondo. In Italia la piùgrande, sempre raccontata dai testimoni del caso Amicizia, sisarebbe trovata sotto il mare Adriatico, a ridosso di Marche eAbruzzo. Ma, nel 1978, gli alieni appoggiati a quella basesarebbero ripartiti. Proprio in quell’anno gli avvistamenti sulmare Adriatico furono numerosi e prolungati, tanto che anchele capitanerie di porto e le forze militari indagarono. A Romapare che un’altra base fosse sotto i Fori Imperiali, all’altezza delsemaforo dell’incrocio con via Cavour”.Ora, tuttavia, queste basi sarebbero state abbandonate e,

tenendo fede al meccanismo spiegato da Ceci, rimosse. Manel Parco di Vejo, non di rado, avvistamenti di stranifenomeni proseguono. Fantasmi, o alieni?

Ivan Ceci, giornalistaesperto di ufologia, hascritto il libro "Alberto Pe-rego - Il console che svelò ilmistero dei dischi volanti" -edizioni Lampi di Stampa

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di Marcello Nobili

Corruzione; concussione; raccoman-dazioni; brogli elettorali... Solo in epocamolto recente, diciamo da una trentinad’anni a questa parte, gli studiosi hannodefinitivamente abbandonato ogni ten-tativo di ammantare di un velo trapuntodi alti ideali le modalità che governavanoil normale svolgimento della vita politicanella Repubblica romana dell’epoca di

Cesare e Cicerone. Avverto, infatti, chequanto scrivo qui vale soprattutto per iltempo del massimo splendore della Re-pubblica, dal II al I secolo a.C., nella cittàdi Roma. Qui la vita sociale era governatada un sistema di patti di fedeltà da sin-golo a singolo che chiamiamo “clientela”:il cliens (da una radice che significa “pre-stare orecchio”) è un uomo libero, dicondizione più o meno umile, che si im-pegna a prestare aiuto, nei limiti delle

proprie possibilità, a un capofamiglia ri-spettabile detto usualmente “patrono”. Ilpatrono tutelava i clientes, in particolare,assistendoli nelle cause giudiziarie fa-cendo da avvocato (da cui espressionicome “patrocinare una causa”); li soste-neva economicamente se necessario; in-terveniva nelle alte sfere per difendere iloro interessi, presentando raccomanda-zioni per far loro ottenere incarichi pub-blici, politici e amministrativi. Per parte

Clienti, amici,magistrati corrotti,voti comprati,sommosse pilotate.

LE VICENDE POLITICHE DELLA ROMA REPUBBLICANA RICORDANO IN MODO IMPRESSIONANTEIL QUADRO DESCRITTO DALL’INCHIESTA “MONDO DI MEZZO”. COME SE, PASSATI VENTIDUESECOLI, NULLA FOSSE CAMBIATO

Roma, 2000 anni fa, oggi

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sua, il cliens appoggiava il patrono nelle campagne elettorali;lo scortava per conferirgli prestigio nei luoghi della politica(ad esempio i fori); gli faceva da guardaspalle quando la si-tuazione minacciava rissa; organizzava collette in caso chefosse il patrono a essere a corto di liquidi. Un altro legame,simile ma non sovrapponibile a quello clientelare, era quellodetto semplicemente “amicizia”, che consisteva nel rapportobiunivoco che legava due personaggi influenti in modo chesi promettessero sostegno reciproco e la persecuzione di unacomune linea politica. Se leggiamo questo sunto dei rapportisociali in Roma in modo naif, o se prestiamo orecchio allasfrontata propaganda di scrittori come Cicerone, il quale pro-pala e difende la tradizionale rete dei rapporti clientelari inquanto apportatrice di prestigio ai meritevoli e in quanto ele-mento in grado di garantire e mantenere gli antichi, ma peri-colanti, equilibri di potere fra le famiglie più abbienti, siamoportati a pensare che quelle due tradizioni siano solo un si-stema di mutuo soccorso collaudato in grado di mandareavanti lo Stato mediante la pacifica collaborazione fra le classisociali. In realtà, fanno notare gli studiosi, l’istituto dellaclientela, e non meno quello della “amicizia”, sono uno stru-mento essenziale di controllo delle classi inferiori e, contem-poraneamente, configurano un sistema di gestione della vitapolitica di Roma che nonè azzardato definire ma-fioso: in poche parole,alle operazioni trasparentiregolate dalle leggi si so-stituisce un “mondo”omertoso e paternalistico,dove le decisioni sonoprese nelle case di pochipotenti e imposte alla co-munità anche con la vio-lenza da torme di clienti.Al proposito, si deve ricordare che, quanto meno in età re-pubblicana, la “pubblica sicurezza” della città non era affattopubblica, in quanto gestita dai “gorilla”, a volte veri e propriavanzi di galera, del magistrato di turno. L’esercizio della giu-stizia era pesantemente influenzato da patti clientelari e ami-cali: un aspetto che gli antichi giuristi sottolineano è che solole parentele di primo grado hanno dignità superiore al vincoloclientelare: insomma il cliente e il patrono avevano la prece-denza su coniugi, cugini, zii, nipoti! Il vincolo clientelare eraeterno e si trasmetteva di padre in figlio, a meno che uncliente non diventasse cosí potente e insofferente da rifiutaredi chinare la testa nuovamente: è il caso del condottiero GaioMario nei confronti del patrono Erennio. Vediamo in brevealcuni esempi di mancato rispetto della Legge da parte di pa-troni, clienti, e fazioni legate ai mammasantissima dell’anti-chità. Per una questione di appalti, in cui il cliente di unpotente Publio Rutilio era stato condannato nel 169 a.C. peroccupazione di suolo pubblico, Rutilio non esitò ad accenderela miccia che diede luogo a settimane e settimane di disordinidi piazza e scontri violentissimi in Senato. Gruppi di clientierano un normale mezzo di pressione nelle aule dei tribunali:spesso assistevano al dibattito armati di coltelli, fatti balenaredi quando in quando davanti agli avversari: una vera e propriaintimidazione camorristica! Nel migliore dei casi, l’avvocatosi portava dietro una numerosa claque pronta a fare il diavoloa quattro a favore del patrono (pirotecnica la testimonianzadel poeta Marziale). All’epoca di Cesare, come sa chi ha stu-diato a scuola i disordini di quegli anni (gli episodi di Clodioe Milone, ad esempio), le clientele, composte da centinaia diuomini, sono ormai organizzate come gruppi paramilitari per-manenti che ci ricordano le famigerate squadre d’azione degli

Anni Venti! Catone il Giovane, definito l’uomo più giusto delsuo tempo, faceva bastonare chi osasse accusarlo di aver vio-lato le leggi. Giunio Bruto, anch’egli noto per i suoi costumiirreprensibili, mise in imbarazzo il suo amicus Cicerone, per-ché esercitava l’usura nei confronti degli abitanti di Salaminaper tramite dei suoi clienti. I clienti dovevano garantire uncerto bacino di voti: resta inteso che il voto di scambio eracosa quotidiana. I benpensanti ebbero a indignarsi quandouna legge del 139 a.C. trasformò il voto da palese, dichiaratoa voce, a segreto e scritto. I voti, nonostante la presenza diguardie e funzionari che dovevano vigilare sulla regolarità

I clientes dovevano garantire voti al loro patrono.Il voto di scambio era cosa quotidiana.

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delle operazioni, erano facilmente influenzabili, poiché questifunzionari erano corruttibili e potevano rivelare il voto, senon, persino, manipolare le tavolette cerate contenenti ilnome del candidato prescelto! Il voto segreto fu una conquistadei democratici, ottenuta tra le resistenze dei maggiorenti, inquanto questi ultimi venivano privati della possibilità di con-trollare nell’immediato le manifestazioni di voto. Per Cice-rone, convinto che lo Stato dovesse reggersi sull’equilibriomillimetrico dei poteri tradi-zionali l’introduzione del votosegreto “nasconde le vere in-tenzioni e dà la libertà di fareciò che si vuole mentre si pro-mette di accondiscendere allerichieste (degli amici)”: in-somma il voto segreto, chi locrederebbe, era un fattore dicorruzione morale! Un altroeroe del II secolo a.C., EmilioPaolo, vistosi negare untrionfo militare, minacciò di rappresaglia i suoi soldati, con-siderati alla stregua di clienti, dopo aver controllato chi diloro avesse votato a suo sfavore! Si potrebbe continuare alungo elencando episodi riprovevoli di irregolarità elettorali,stante il sostanziale insuccesso delle varie leggi de ambitu, cioèsulla propaganda elettorale, che includeva ampie e frequenti

passeggiate del candidato nel foro circondato da un mare diclienti e amici prezzolati, col duplice scopo di conferire pre-stigio al patrono e di minacciarne gli avversari; casi di magi-strati che dichiarano che avrebbero negletto i risultati delleelezioni se il voto fosse stato favorevole a un personaggio dellaparte avversa (è il caso di Calpurnio Pisone e del plebeo Pali-cano nel 67 a.C.); casi di corruzione e concussione di divisores,magistrati responsabili di distribuire alla propria tribù citta-

dina i proventi di donazionipubbliche, che si occupavano,invece, della compravenditadi voti con i soldi dei candi-dati. Un triste figuro deglianni intorno al 70 a.C., P.Cornelio Cetego, ci ricordaalcuni leader politici locali ita-liani del vecchio Centro. Ce-tego era un mercante di votiall’ingrosso, per cosí, dire,aveva un listino molto detta-

gliato, pacchetti di voti e appoggi prezzolati di senatori perciascuna occasione. Alla fine della Repubblica gli aspiranticonsoli spendevano somme enormi, indebitandosi a vita e re-stando soggetti all’influenza dei loro sponsor anche dopo averraggiunto il potere supremo... Si nota qualche addentellatocon fatti contemporanei?

Nel 169 a.C., per una questione di appaltipubblici, il console Publio Rutilio face esploderemovimenti di piazza e disordini in Senato.

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di Michela Belli

Dal 6 all’8 febbraio il Mei, “Meeting delle Etichette In-dipendenti”, festeggerà a Roma i suoi vent’anni con “GliOscar degli Indipendenti - Roma caput Indie”. La mani-festazione , realizzata con il sostegno di Roma Capitale-Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica- Dipartimento Cultura Servizio Spettacoli ed Eventi, avràluogo alla Pelanda Factory del Macro Testaccio. Durante itre giorni, oltre all’assegnazione dei premi del PIMI - Pre-mio Italiano Musica Indipendente - e del PIVI - PremioItaliano Videoclip Indipendente - verranno presentaticoncerti con i migliori nomi della scena indie italiana, pro-iezioni di videoclip, incontri e presentazioni. Una giornatasarà poi dedicata agli Stati Generali della Musica, in colla-borazione con diverse realtà nazionali e romane.Per il dodicesimo anno consecutivo, una giuria compo-

sta da giornalisti della carta stampata, delle radio e di in-ternet, presieduta come sempre dal giornalista econduttore radiofonico Federico Guglielmi e coordinatada Giordano Sangiorgi del MEI, ha assegnato i PIMI : dairisultati emergono ancora una volta figure di grande spes-sore e talento. Iniziando dai tre premi discografici, quello del miglior

album è stato assegnato a “Per tutti” di Riccardo Sinigallia,il terzo lavoro da solista del cantautore , musicista e pro-duttore discografico romano , che ha collaborato con mol-tissimi artisti tra i quali Niccolò Fabi, Max Gazzè, MarinaRei e Luca Carboni. Il miglior esordio è “Fate” dei SovietSoviet, trio Alternative rock di Pesaro nato nel 2008 e de-dito al recupero creativo di suoni e atmosfere del post-punk anni ‘80, mentre la migliore autoproduzione è “Inprimavera” dei Foxhound, giovane band torinese che giàda anni si impegna con entusiasmo e professionalità peraffermare quanto più possibile il suo progetto rock.Miglior gruppo e miglior solista sono rispettivamente i

Virginiana Miller di Livorno, che nel settembre 2013hanno pubblicato il sesto album di studio “Venga ilregno”, e Le Luci della Centrale Elettrica, ovvero il ferra-rese Vasco Brondi, che a marzo di quest‘anno si è confer-mato in via definitiva con il terzo album “Costellazioni”.Il riconoscimento per il miglior spettacolo live, invece, ètoccato ai romani Bud Spencer Blues Explosion, duo com-posto da Adriano Viterbini e Cesare Petulicchio che in-fiamma da anni i palchi della Penisola con il suo rocktravolgente.La palma di miglior etichetta discografica è invece an-

data a pari merito alla Woodworm di Arezzo, fondata nel2011 da Marco Gallorini e da Andrea Marmorini ,e allaTannen di Verona, famosa per le sue stampe in vinile.

Passando ai PIVI, per la prima volta nella manifestazionesi è verificato un ex-aequo nella categoria miglior videocon due tra gli esponenti più importanti della scena musi-cale italiana: “Salva Gente” dei Marta Sui Tubi con FrancoBattiato – regia di Bruno D’Elia e “Viva” degli Zen Circus– diretto da Sterven Jonger . Due opere premiate per laloro straordinaria capacità nel riuscire a catturare l’atten-zione degli spettatori .“Una Nuova Innocenza”, il singolo che segna il ritorno

del chitarrista e cantautore italiano Paolo Benvegnù ,havinto il premio miglior fotografia grazie al regista MauroTalamonti : il video è stato realizzato a Bangkok, interpre-tato dall’attore svedese Ulf Pilblad e dalla modella PimluxMuaypim.Per il secondo anno consecutivo si aggiudica il premio

per il miglior montaggio il rapper Maurizio Pisciottu, me-glio conosciuto come Salmo, con il video di “Space Inva-ders”, realizzato dal regista Jacopo Rondinelli. Il duodiventa così una coppia imbattibile dal punto di vista tec-nico: Maurizio con la sua musica, Jacopo con la sua artenel girare e posizionare al posto giusto la scena perfetta.La miglior regia va a Lorenzo Musto ed Erica Terenzi

per le riprese di “Captured Heart” dei Be Forest, gruppodi Pesaro di musica dream pop di cui fa parte la stessaErica. Un video dalla magica atmosfera ambientato sullariviera adriatica.Il miglior soggetto se lo aggiudica Matteo Corradini

(noto autore della web serie “The Pills”) per la sua stesuradi “Come Reagire al Presente”, scritta con gli stessi FastAnimal And Slow Kids, il gruppo alternative rock nato aPerugia nel 2007 e presto divenuto uno tra i più apprezzatiin Italia. “Questo è il video […] che parla e parlerà di noi”scrivono i Fast Animals And Slow Kids “Dei nostri amicie della nostra stupida vita, nel settembre dell’anno 2014”.Infine quest’anno è stata introdotta la nuova categoria

“miglior video animazione”, dedicata a tutti gli artisti del-l’illustrazione. La prima edizione se la aggiudica il nuovosingolo “Gli Animali” di Mannarino, il cantautore italianodivenuto in questi ultimi anni molto conosciuto e apprez-zato soprattutto tra i giovani romani, grazie alla regia diGiuseppe Domingo Romano, conosciuto come Pepsy Ro-manoff .

Oscar musicali degliIndipendenti:

Romacaput Indie

Bud SpencerBlues Explosion

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di Luca Pelosi

Olimpiadi sì, Olimpiadi no. E’ undibattito che è iniziato con l’annuncioda parte del presidente del consiglioRenzi di voler sostenere la candidaturaitaliana per l’organizzazione dei Giochidel 2024 e che ci accompagnerà al-meno fino al 2017. O, se le cose doves-sero andare come si augura il “frontedel sì”, anche fino al 2024. C’è però undato con cui sia chi è contrario sia chiè favorevole (perché deve esserne all’al-tezza) deve fare i conti: e cioè la voca-zione olimpica che da sempre ha lacittà di Roma, nata nel 753 a.C.,quindi pochi anni dopo la prima edi-zione dei Giochi olimpici antichi (776a.C.). Fu proprio Roma l’unica cittàdiversa da Olimpia ad ospitare un’edi-zione dei Giochi disputati in onore diZeus. Accadde nell’80 a.C., per voleredel generale Silla, che aveva sedatotutte le rivolte delle città greche. Tor-nati a Olimpia, 8 anni più tardi, nel 72a.C., ci fu la prima vittoria olimpica diun romano: Gaius, vincitore nel doli-

Roma, qui l’Olimpiadeè più bellaLA CITTÀ ETERNA HA UN RAPPORTO SPECIALE E INDISSOLUBILE CON I GIOCHI OLIMPICI.CHE POTREBBERO TORNARE NEL 2024

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ANNO 2 - N. 1 • GENNAIO 2015

chos, all’epoca la gara di corsa più lunga, circa 4800 metri.Roma poi si fece la sua versione dei Giochi, i Giochi Ro-mani, in onore di Giove Capitolino e per ospitarli Domi-ziano costruì il primo grande stadio nell’attuale PiazzaNavona. Poi Roma ha addirittura ucciso i Giochi olimpici:quelli antichi chiusero definitivamente nel 393 d.C. perun editto dell’imperatore Teodosio. Non fu un caso quindi se 1515 anni dopo, a Roma

venne chiesto di salvare leOlimpiadi moderne. Dopola prima edizione di Atene1896, organizzata in fretta efuria, quelle successive diParigi 1900 e S.Louis 1904non avevano risposto alle at-tese. Fu proprio il baroneDe Coubertin a indicarenella capitale italiana la sedeideale per dare alla sua crea-tura il lustro che meritavanell’edizione del 1908. Ma il governo Giolitti non avevafondi e si tirò indietro. E chissà se, magari arrivando aPiazza di Siena dove all’epoca finivano le maratone, aRoma Dorando Pietri sarebbe stato squalificato… E chissàcome sarebbe stata l’edizione del 1944, se non ci fosse statala guerra. In realtà, Roma si era candidata già per i Giochidel 1940 (“Roma olimpiaca” era lo slogan), dato che il re-gime fascista aveva già sperimentato il potere di propa-ganda dello sport con i Mondiali di calcio del 1934 e avevaaccolto con soddisfazione l’incredibile secondo posto as-soluto dell’Italia nel medagliere di Los Angeles 1932. DeCoubertin non aveva cambiato idea: voleva le Olimpiadi

a Roma e lo dichiarò pubblicamente. Si edificò anche lostadio dei Cipressi, più o meno dove oggi si trova l’Olim-pico. La decisione dell’imperatore del Giappone di candi-dare Tokyo, però, fece spostare la candidatura italiana al1944. La storia poi è nota, dato che né l’una né l’altra edi-zione videro mai la luce.Se Roma non ha salvato le Olimpiadi, di sicuro le ha

rese universali. In altre parole, De Coubertin ci aveva vistogiusto, perché i Giochi sonodiventati come li immagi-nava proprio a Roma nel1960. Ancora oggi restaquella l’edizione più bella esignificativa della storia acinque cerchi. Soprattuttoper l’universalità. Per laprima volta dopo il 1912,infatti, non ci furono boicot-taggi di natura politica (soloCina e Taiwan si autoesclu-

sero) e per l’ultima volta prima di Barcellona 1992 ci fuanche il Sudafrica. C’era solo lo sport, quindi. C’era l’eu-foria del boom economico che rese i romani protagonistitanto quanto gli atleti, dato che la “dimensione umana” dicui sempre si parla quando si raccontano quei Giochi nonè uno slogan né un luogo comune, ma è la verità. Veritàche, certo, non dovrebbe mai sporcare le leggende che nac-quero in quei giorni, come la relazione tra Livio Berruti eWilma Rudolph (non consumarono mai) o il fatto cheAbebe Bikila fosse uno sconosciuto etiope la cui corsa apiedi nudi rivestisse chissà quali significati simbolici (eratra i favoriti e decise di correre a piedi nudi dopo aver pro-

Roma ha ospitato l’unica edizionedei Giochi Olimpici antichi non

disputata ad Olimpia, nell’80 a.C.

Una immagine dellacerimonia di aperturadei Giochi del 1960,allo Stadio Olimpico

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vato il percorso con le scarpe). E i miti dello sport che nac-quero in quei giorni restano immortali: oltre ai già nomi-nati Abebe Bikila (a proposito: si chiamava Bikila Abebe,ma siccome gli etiopi mettono il cognome prima del nome,tutto il mondo l’ha conosciuto e lo conosce come AbebeBikila) e Livio Berruti, le gesta di Nino Benvenuti, CassiusClay non ancora Muhammad Alì, Larisa Latynina che fin-ché non l’ha superata Phelps a Londra 2012 era l’atleta piùmedagliata di tutta la storiadei Giochi. E poi gli scenari:la classicità della basilica diMassenzio per la lotta greco-romana, il percorso dellamaratona o le Terme di Ca-racalla per le gare di ginna-stica, la modernità dellostadio Olimpico, di tutto ilForo Italico, del Palaeur. Sea Roma ancora si può faresport ad alto livello, anchese sempre più a fatica, è grazie alle opere di quei giorni. L’eredità emozionale, invece, s’è tramandata nel tempo

non solo nei racconti. In realtà, infatti, per una sera leOlimpiadi sono tornate a Roma. Accadde 20 anni dopo,nel 1980. Tre giorni dopo la fine dei Giochi di Mosca, in-fatti, ottantamila persone si radunarono all’Olimpico perla prima edizione del Golden Gala. Il meeting di atleticaleggera vide gareggiare sia i campioni di Mosca, sia gliatleti delle nazioni del blocco occidentale che non avevanopartecipato a causa del boicottaggio. Fu quella sera del 5

agosto 1980 la vera Olimpiade, con Pietro Mennea e SaraSimeoni che confermarono la piena legittimità delle me-daglie d’oro vinte nella capitale sovietica. E sempre all’atle-tica si deve un bel richiamo all’Olimpiade del 1960, inparticolare nella cerimonia di chiusura dei campionati delmondo del 1987, con tutti gli atleti a correre liberi e mi-schiati tra loro e una fiaccolata tra il pubblico a illuminarela notte.

Poi c’è la storia più re-cente. La candidatura del2004 perdente a causa del“fuoco amico”, con addirit-tura alcune aziende italianeche sponsorizzarono la can-didatura di Atene,risultatavincente anche perché ilCIO doveva farsi perdonarela mancata assegnazione allacapitale greca dell’edizionedel 1996, quella del centena-

rio, andata ad Atlanta e alla Coca Cola. Messa da partel’ipotesi suicida del 2016, che non sarebbe mai andata auna città europea, per il 2020 Monti si comportò comeGiolitti: non ci sono risorse, non se ne fa niente. Nel frat-tempo, però, l’edizione del 2016 è stata assegnata a Riode Janeiro e quella del 2020 a Tokyo. Per il 2024 è tempodi tornare in Europa. Magari proprio nella città nata in-sieme alle Olimpiadi, che ha ucciso quelle antiche e resouniversali quelle moderne. Una città che sarà chiamata adessere all’altezza della sua eterna vocazione olimpica.

Le Olimpiadi di Roma nel 1960furono senza boicottaggi. E le dueGermanie si presentarono con una

sola squadra unificata

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