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Liceo Romagnosi - Febbraio 2017, n°2

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Page 1: Liceo Romagnosi - Febbraio 2017, n°2 · vostro giornalino. ... della propria o della altrui convenienza. ... L’Accade-mia della Crusca ha definito il neologi-

Liceo Romagnosi - Febbraio 2017, n°2

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Christian Marchi

EDITORIALE

In questa società sempre più ignorante, povera di cultura, che usa un numero sempre più limitato di parole, colpisce molto il boom delle iscrizioni ai licei, in tutta Italia scelti dal 54,6% dei ragazzi di terza media, rispetto agli istituti tecnici. Naturalmente, com'è ormai da molti anni, il liceo preferito in maggioranza è quello scientifico, scelto dal 25,1%. Tuttavia stupisce, e rasserena, il dato della scelta del liceo classico: il 6,6% (0,5 punti in più rispetto lo scorso anno). È bello sapere che un numero crescente di ragazzi decide di affrontare la sfida di un percorso formativo impegnativo, tra greco, latino e filosofia, che anche noi stiamo affrontando, e che i ragazzi di terza stanno terminando. (A proposito: frutto l'occasione per fare ai nostri compagni di terza liceo un grande in bocca al lupo per l'esame!)È bello pensare inoltre che sta diminuendo quell'insensata paura e ostilità contro il liceo classico, e che cominciano ad essere sconfitti quei luoghi comuni secondo cui "il greco è impossibile, non serve a niente", "il liceo classico è inutile, non serve nella vita reale (sbagliatissimo)", "c'è da studiare troppo (perché allo scientifico no?)". Insomma, io spererei che fra qualche anno il liceo classico possa superare quello scientifico, non tanto per essere primi nelle classifiche, ma piuttosto perché la nostra scuola, alla conclusione del quinquennio, forma un adulto critico, capace di pensare, poliedrico, pronto ad affrontare la vita, portandosi appresso uno zaino ricolmo di conoscenze e di passioni.A Parma vincono gli istituti tecnici con il 52% di iscrizioni, battendo i licei, fermi al 48%. Ce ne faremo una ragione.Detto ciò, finalmente, avete in mano il secondo numero del nostro/vostro giornalino. Abbiamo cercato di proporvi temi sempre più interessanti, attuali, trattati in modo critico, affinché possiate formarvi un'idea su tutto ciò che scriviamo.Siamo anche una redazione, (credo lo sia anche tutto il Romagnosi), di giovani contro ogni genere di violenza. Perciò credo di poter dire che i maschi sono al fianco delle ragazze e delle donne che in tutto il mondo in questi mesi si stanno battendo contro la violenza, per dignità e diritti. Ci sembra dunque essenziale informarvi che l'8 marzo è stato proclamato lo sciopero globale delle donne contro ogni forma di violenza: fisica, sul lavoro, sessista, razzista. Anche in Italia, come in altri 23 paesi del mondo, saranno indetti cortei e manifestazioni all'insegna dello slogan “NON UNA DI MENO”.Sarebbe bello e significativo che partecipassero anche le giovani e le diversamente giovani donne parmigiane. In merito a ciò, in alto ad otto pagine di Eureka troverete gli "8 (ve ne presenteremo 7) punti per l'8 marzo” che queste donne hanno individuato.Fateci poi sapere se avete gradito o meno questo numero, è per noi molto importante sapere cosa pensano i veri protagonisti dell'Istituto. Non mi resta altro che augurarvi buona lettura!

INDICE

3 Post-verità Libertà di essere

4 L’altra faccia dell’Africa: minerali clandestini

5 La città è nostra!,6 INCHIESTA sul caso "Ponte Nord"

7 PERSONAGGIO DEL MESE: Salvador Dalì

8 IN ESCLUSIVA: le foto dell’edizione 2017 della Notte dei Classici!

9 LA RUBRICA DEL LIBRO: 9 Modi per amare il greco, incontro con Wu Ming

10 SPORT: intervista ad Olga Bercini

11 PAGINA LUDICA

12 IL CAFFÈ LETTERARIO

In copertina: Francesca Orlandini Capo Redattore: Christian Marchi Referenti: prof.ssa Cristina Quinta-valla, prof. Mariano VezzaliGrafica: Francesca Orlandini, Martina MasottiRedazione: Veronica Albertini, Chri-stian Marchi, Linda Orzenini, Filippo Pelacci, Alessandra Visioli, Pietro Tito Corso, Lucia Ciusa, Adelaide Corradi, Linda Azzolini

Pagina 2 EUREKA

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La ricerca sull’innovazione digitale da parte delle ditte del settore automobi-listico studia soluzioni all’avanguardia.L’obbiettivo delle nuove proposte tec-niche e organizzative è salvaguardare l’ambiente e la salute dei cittadini, cer-cando di utilizzare combustibili meno inquinanti e diminuire, dove possi-bile, il numero dei veicoli circolanti.Gli enti di controllo negli USA stan-no effettuando verifiche sulla pro-duzione di Fiat-Chrysler a causa del suo presunto utilizzo su alcuni mo-delli Diesel, di un software per alte-rare i dati delle emissioni inquinanti.Nel 2009 in occasione della trasfor-mazione di Fiat da azienda Italiana ad azienda Globale, Marchionne aveva affermato che l’obbiettivo della so-cietà sarebbe stato lavorare per pro-durre veicoli rispettosi dell’ambiente.In realtà, secondo l’ente di controllo all’in-terno della gamma prodotta vi sono auto tra le più inquinanti presenti sul mercato americano. Le verifiche in corso seguono lo schema che ha già portato il gruppo tedesco Volkswagen ad indennizza-

re lo stato e gli acquirenti statunitensi.Nel 2014 gli USA hanno avuto l’idea di controllare i dati reali delle emissioni di anidride carbonica (CO2) durante il fun-zionamento di tutti i giorni per auto diesel già omologate come idonee:1 E’ stato constatato che vi era-no irregolarità superiori del 30% rispetto alla certificazione2 Un ulteriore esame ha rilevato che anche le emissioni di ossido di azoto (NO), che è pericolosissimo per l’uomo, erano superiori fino a 35 volte in più rispetto a quan-to consentito dalla legge USA.3 Lo stato della California ha in-viato alla VW una lettera di ri-chiamo e chiesto all’azienda Tedesca di collaborare alle indagini. VW deve ammettere di avere prodotto veicoli diesel dotati di un sistema informatico capace di bypassare i sistemi di con-trollo delle emissioni di gas inquinanti!Cosa sono le “bufale” è risaputo: notizie che non corrispondono a verità, mo-dificate di proposito con l’obbiettivo della propria o della altrui convenienza.

Cos’è invece la “post-verità”? L’Accade-mia della Crusca ha definito il neologi-smo come caratteristico di una società in cui conta solo l’apparenza e non la

sostanza e i dati prodotti sono total-mente inventati. Questa definizione in-dividua la pericolosità di un fenomeno che rappresenta un netto passo indietro rispetto all’ necessità di partire dall’ana-lisi dei dati per elaborare valutazioni.Se organizzato a tavolino può dare luo-go alla manipolazione dell’informazione.Quelle di Fiat e VW sono dunque post-verità.

Queste sono le parole di Viktor Emil Frankl, neurologo, psichiatra e filosofo austriaco, uno fra i fondatori dell’analisi esistenziale e della logoterapia. Vissuto tra il 1905 e il 1997, fu prigioniero du-rante la Seconda Guerra Mondiale in quattro campi di concentramento fra cui Auschwitz e Dachau. Nonostante le sofferenze vissute si è sempre interes-

sato al senso della vita arrivando all’idea che è proprio quest’ultima che pone all’uomo degli interro-gativi a cui deve saper rispondere per darsi un orizzonte di senso as-sumendosi la responsabilità della propria esistenza. In altre parole gli uomini sono artefici delle azio-ni che compiono, scrivono la loro storia giorno dopo giorno grazie alle esperienze e alla coscienza che li porta ad agire in un certo modo e funge da filtro della ragio-

ne e dei valori. Ogni cosa che capita ha un significato, sta a noi decidere quale sfumatura darle. Sono proprio le espe-rienze che ci pongono di fronte ad osta-coli per permetterci di guardare dentro a noi stessi, scoprire un’interiorità na-scosta e dare un senso a tutto ciò che ci circonda. Secondo Frankl non sempre

possiamo prevedere ciò che ci accadrà. Il dolore, per esempio, è una sensazione con la quale gli uomini convivono per tutta la vita ma è molto difficile da de-scrivere. Esso può diventare un punto di forza ma essenzialmente esige di es-sere vissuto. Qualora il destino infligga all’uomo un dolore, egli dovrà vedere in esso un compito unico perché è pro-prio quando si è in condizioni estreme di sofferenza che ci si accorge di quan-te cose belle la vita può ancora darci. Riusciamo a superare le difficoltà gra-zie alla forza che abbiamo dentro noi stessi, ma anche grazie al sostegno di altre persone che ci stanno vicino e che ci trasmettono il loro amore. Proprio quest’ultimo, secondo Frankl è il punto finale, il più alto al quale l’essere uma-no possa innalzarsi per raggiungere quella che è definita la libertà di essere.

“Tutto può essere tolto ad un uomo ad eccezione di una cosa: l’ultima delle libertà umane, poter scegliere il proprio atteggiamento in ogni determinata situazione, anche se solo per pochi secondi.”

POST-VERITÀ

Libertà di essere

di Linda Orzenini

di Veronica Albertini

Pagina 3> La risposta alla violenza è l’autonomia delle donne

NON UNA DI MENO

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NON UNA DI MENO> Senza effettività dei diritti non c’è giustizia né libertà per le donne

L’ALTRA FACCIA DELL’AFRICA: MINERALI CLANDESTINI di Linda Azzolini

Sviluppo. E’ questa una delle parole più utilizzate e più amate dall’occidente oggi. È giusto però notare come quan-do si parla di sviluppo si tenda sempre a riferirsi allo sviluppo tecnologico che, come ci ricordano ( e non sen-za una certa insistenza) la pubblicità ed i media, sembra essere diventato la “ conditio sine qua non” del progre-dire della società. E noi ce ne siamo convinti, tanto da non riuscire più a vivere senza un cellulare, un computer ed un tablet, tanto da sentire la necessità di avere sem-pre l’ultimo smartphone , il più moderno ed avanzato. Ma non si tratta , in questo caso, di entrare nel merito della scelta di un utilizzo massiccio della tecnologia per certi versi indispensabile nell’era della globalizzazione. Si tratta di osservare l’altro lato della medaglia e ricordarsi che tutto questo, il nostro benessere, il nostro “sviluppo” e spesso i nostri capricci hanno un prezzo, che mentre lo sviluppo tecnologico va a vantaggio solo di alcuni, lo svi-luppo umano garantisce benessere per tutta la comunità.

La mostra, utilizzando il linguaggio semplice ed imme-diato delle immagini, ci racconta il viaggio dei materiali che compongono oggetti che noi utilizziamo ogni gior-no, un viaggio che lascia dietro di sé una scia insangui-nata. Racconta storie di persone costrette dalla fame a la-vorare in condizioni disumane. Denuncia, senza bisogno di parole, il silenzio che cala immancabilmente su questo scempio di esseri umani e la complicità dei governi occi-dentali e delle loro istituzioni, che sanno, ma che più che cercare di arginare questo fenomeno tentano di aggirare quelle pur misere leggi a tutela del territorio africano. Osservando la mostra, ascoltando l’appello che questo continente martoriato ci rivolge, è davvero triste con-

È proprio questo l’obiettivo della mostra itineran-te allestita dalle associazioni Chiama l’Africa , Solida-rietà-Muungano onlus e Rete Pace per il Congo: per-metterci di guardare l’altro lato della medaglia. Dire quello che nessuno dice. Mostrare quello che nessuno, nemmeno le strazianti pubblicità delle associazioni uma-nitarie impegnate in territorio africano, mostra e cioè i motivi per cui quei bambini , quei ragazzi denutriti con lo sguardo pieno di disperazione non possono curarsi o andare a scuola senza la carità dell’occidente. I motivi per cui questi hanno perso i genitori o per cui tanti africani scelgono di rischiare la vita per fuggire dal loro paese.

statare che, per l’ennesima volta, l’unico motivo che sta dietro le guerre e ai conflitti che percorrono l’Africa sia l’interesse economico delle multinazionali occidentali. Ma, d’altronde, denaro chiama denaro e per il profitto tutto è lecito, anche massacrare gli abitanti di un intero continente, anche tenere noi all’oscuro dell’impatto che hanno le nostre scelte sulle vite altrui. Tutto ciò, natu-ralmente, condito di una buona dose di complice disin-formazione e fiducia nella nostra volontà di chiudere gli occhi sugli orrori che si stanno perpetrando.O almeno, questo è ciò che sperano che noi continuiamo a fare.

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Pagina 5> Sui nostri corpi e sulla nostra salute decidiamo noi

NON UNA DI MENO

LA CITTÀ È NOSTRA!di Lucia Ciusa e Adelaide Corradi

A Parma ci sono una serie di grandi contenitori che restano inutilizzati. Tra essi il fantasma del "Ponte Nord"

Il Ponte Nord. Il simbolo di una speculazione edilizia per antonomasia

Com’è davvero?Il Ponte Nord è una struttura lunga 165 metri organizzata su tre piani che faceva parte di un piano di costruzione più ampio.

Tutto inizia con il dislocamento della sede europea dell’Ef-sa a Parma; a tale proposito nel 2004 viene emanata la L. 164, che stanzia nell’arco di 15 anni 97,5 milioni di euro to-tali, da destinare alla costruzione dell’attuale sede dell’Efsa e di tutta una serie di strutture che avrebbero dovuto avere lo scopo di rivitalizzare la parte nord della città e dare i col-legamenti necessari come contorno a questo centro. Tra queste c’è la Scuola per l’Europa, la stazione,il PUA in via Pasubio e una piscina proprio di fianco all’EFSA, che è stata collaudata ma mai aperta. Ma ora scendiamo nel dettaglio riguardo a questo ponte sul quale sono girate tante voci. Il primo progetto fu presentato durante l’amministrazione Ubaldi e prevedeva una serie di spazi abitativi sul ponte, nonostante l’esplicito divieto della legge Galasso che proi-bisce la costruzione di stabili sugli alvei dei fiumi (escluden-do il ponte Vecchio a Firenze e quello di Rialto a Venezia).

Ma quanto ne sanno i giovani?

Dei 50 totali intervistati 4 non hanno voluto la-sciare dichiarazioni, 14 non ne avevano mai sen-tito parlare e solo 32 ci hanno risposto.

I quesiti erano i seguenti: data di costruzione, da chi è stato voluto, con i soldi di chi è stato finan-ziato, a quale scopo e perché adesso è inutiliz-zato.

Da qui sono partite una serie di supposizioni az-zardate: i più pensano che abbia una decina di anni, solo un solitario dichiara con sicurezza che appartenga ai lontani anni ‘80.

Sui responsabili si oscilla fra Vignali e Pizzarotti, qualcuno è convinto che sia stato voluto diret-tamente dai cittadini o che sia la concretizzazio-ne di un famoso artista un po’ megalomane che abbia voluto lasciare uno dei suoi tanti ponti di vetro in giro per l’Europa.

Il terzo quesito ha una risposta unanime: finan-ziato dalle casse comunali.

Il perché. Qui i nostri candidati si sono sbizzarriti. I più concreti parlano del progetto di un centro commerciale andato a finire male. I fantasiosi az-zardano l’idea che si volesse costruire un enorme acquario comunale. Perché è inutilizzato? Si vo-cifera di una mancanza di soldi e quindi dell’in-terruzione della sua costruzione. Qua e là fa ca-polino l’ allusione a permessi negati e a strutture fuori norma.

(continua a pag. 6)

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NON UNA DI MENO

Quindi all’impresa costruttrice venne affidata la costruzione del ponte, e il terreno vicino, sul quale edificare una serie di strutture ( che si sarebbero poi chiamate Residence ponte nord) comprendenti due palazzi che avreb-bero avuto funzione abitativa o ospi-tare uffici.

Il progetto sarebbe venuto a costare all’impresa 55 milioni, ma quando nel 2008 esplose la crisi, che iniziò con la caduta di grandi banche americane

Alla fine siamo riuscite a recuperare il recapito telefonico di STT (holding comunale)(Ma esiste ancora? chiede una segre-taria) che ha in gestione il ponte. Il tutto per una settimana. Infine siamo riuscite ad avere un appuntamento con una fun-zionaria della società, che ci ha accompagnato direttamente all’interno della struttura. Abbiamo potuto vedere da vicino un edificio con diversi difetti architettonici quali l’uso di molto vetro, che lo rende difficile da climatizzare; la mancanza di finestre che permettano l’a-rieggiamento; lo scopo mirato di renderlo un ambiente espo-sitivo, che ne preclude altri utilizzi in quanto mancano spazi definiti e un punto focale all’interno di un lunghissimo corridoi disposto su tre piani. Ma anche il mancato uso di questa struttura...

Le critiche piovvero su questo progetto. Si passò allora ad un secondo progetto in cui il ponte assume la forma che conosciamo. Il progetto si fondava su un project financing, che prevedeva la cessione del terreno da parte del Comune all’impresa costruttrice, che l’avrebbe costruito a sue spese, avrebbe posseduto legalmente l’edificio per una trentina d’anni e poi sarebbe ritornato nella proprietà del comune.

tra cui la Lehman Brothers, essa ritirò il progetto e terminò solo il ponte. La sua funzione era espositiva in quanto la Triennale di Milano aveva dimostrato interesse per l’utilizzo di un simile spazio. Interesse che poi è evidentemente scemato in quanto non è più stato organizzato niente sul ponte.

Iniziato a costruire nel 2010 e terminato nel 2012, viene inaugurata la struttura dal neoeletto sindaco, che non na-sconde lo scetticismo riguardo quest’opera che, poi si rivelerà inutilizzabile per una serie di incongruenze architet-toniche.

Il nostro intervento...Vogliamo parlare di persona con gli uffici comunali preposti, per capire quali sono le effettive incongruenze che ne impediscono l’uso.

Ci siamo recate di persona al DUC, alla residenza municipale e poi ancora al DUC dove siamo state dirottate in una serie di uffici senza comunque ottenere informazioni.

Su alcune cose abbiamo riflettuto: sul fatto che i giovani non sapessero nulla della storia del ponte nord, né che sia teoricamente disponibile ad ospitare eventi (seppur temporanei), che Parma ha una struttura da 25 milioni di euro lunga 165 metri e alta 15 che non serve a nulla, e che sembra non interessare a nessuno la necessità di riappropriarsi di questi spazi.

> Vogliamo essere libere di muoverci e di restare: permesso,asilo, diritti, cittadinanza e ius soli contro ogni frontiera

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Salvador Dalí è stato uno dei più importanti artisti del Ventesimo se-colo, uno degli esponenti di punta del del Surrealismo , il movimento nato dopo la prima guerra mondia-le che contro il dominio della ragio-ne riaffermava l’importanza del so-gno e dell’inconscio nei processi di creazione umana. Dalí fu un pittore abile e virtuosissimo disegnatore, ma celebre anche per le immagini suggestive e bizzarre delle sue ope-re surrealiste. Il suo peculiare tocco pittorico fu attribuito all’influenza che ebbero su di lui i maestri del Rinascimento. Il talento artistico di Dalí trovò espressione in svariati ambiti, tra cui il cinema, la scultura e la fotografia, portandolo a colla-borare con artisti di ogni settore. Egli attraverso i suoi quadri cercò di esprimere il mondo dell’inconscio, dell’immaginazione, del sogno e dell’istinto.Nacque l’11 maggio 1904 in Cata-logna. Nel 1922 iniziò gli studi all’ “Accademia de San Fernando”, per poi esserne espulso a causa del suo

comportamento non consono alle regole impartite dall’istituto. En-trerà in contatto con Pablo Picasso, artista di cui ammirerà per tutta la vita le opere. A causa dell’avven-to della Seconda Guerra mondiale ,come molti altri artisti, si rifugerà negli Stati Uniti a New York dove continuerà ad esporre le sue opere. Successivamente tornerà nella sua amata catalogna per poi morire il 23 gennaio 1989 ormai solo all’interno della sua casa-museo, da lui stesso costruita.La domanda che noi tutti ci faccia-mo compresa la critica è se Salvador Dalí fu un genio oppure un artista folle e scriteriato?Io sono propenso a pensare che la risposta giusta sia la prima, in fon-do tutti i grandi artisti hanno sem-pre avuto un pizzico, e spesso più di un pizzico, di follia… ed il rilievo artistico del nostro è indubitabile nonostante una personalità molto discutibile. Dali durante la sua vita ha sicuramente compiuto nume-rosi sbagli e non può certo essere considerato un modello comporta-mentale, la prova di ciò che dico la troviamo nelle sue numerose espul-sioni dalle associazioni a cui aveva preso parte, compreso lo stesso movimento surrealista, ma questo nulla toglie al suo grande estro ed alla sua genialità di cui aveva dato grande prova in precedenza. Rimar-rà uno degli artisti più particolari e

controversi del Novecento a causa della sua “follia artistica”, però la-scerà anche un segno indelebile nell’arte surrealista e dadaista. Verrà ricordato come colui che é riusci-to ad andare contro corrente nella maniera più plateale possibile. La critica francese lo definì un genio egocentrico, simbolo del Surreali-smo ed unico artista in grado di rap-presentare il movimento in tutte le sue sfaccettature, idea che lo stesso Dalí pensava su stesso, quando ad una intervista rispose ad una provo-cazione relativa all’abbandono del movimento surrealista con la frase “Il Surrealismo sono io”.

Pagina 7

IL PERSONAGGIO DEL MESE:

Salvador Dalì

NON UNA DI MENO

di Pietro Tito Corso

> Vogliamo distruggere la cultura della violenzaattraverso la formazione

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Pagina 8

NON UNA DI MENO

In esclusiva: LE FOTO DELL’EDIZIONE 2017 DELLA NOTTE DEI CLASSICI

E, ultimo ma non per importanza, il nostro coro diretto dal Maestro Leonardo Morini

Uno dei tanti aforismi in Greco e in Latino che si pos-sono ancora trovare tra i corridoi

Il Dirigente Prof. Campanini durante la “Pre-miazione delle eccellenze”

La mostra “La natura in città”, organizzata dai docenti di Scienze al II piano

“Amor non è se non insania: letture da Ariosto” interpre-tato dai ragazzi di II C e II F

> Vogliamo fare spazio ai femminismi

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L’essenza di questo libro è l’amore: il greco antico è stata la storia più bella e lunga della vita di Andrea Marcolon-go, giovane 29enne laureata in Lette-re antiche all’Università degli studi di Milano. Andrea ha viaggiato molto e ha vissuto in dieci città diverse tra cui Parigi, Dakar, Sarajevo e ora Livorno.

Capire il greco è sempre stata, sin dal Liceo, la sua questione irrisolta. E ora, con la riscoper-

ta di una lingua sepolta da secoli di storia e di un baule di ricordi liceali ri-considerati sotto una nuova luce, cer-ca di trasmettere le sue conoscenze ed esprimere i suoi pensieri e riflessioni

su questa lingua che definisce “genia-le”. Non a caso la scelta del numero 9, che rappresenta genialità e comple-tezza. E’ infatti geniale l’idea di portare in superficie il senso del greco antico che molti considerano inutile ma che in realtà suscita un fascino indescrivi-bile ed è un mezzo per parlare di noi stessi, esprimere parole o concetti e per rifiutare la vaghezza e la superfi-cialità della nostra epoca. Geniale è sa-per mostrare l’aspetto delle cose attra-verso le innumerevoli sfumature che il greco ci offre grazie alla presenza di tempi verbali come il presente, il per-fetto, l’aoristo e il futuro che esprimo-no eventi compiuti, in compimento o senza tempo. Geniali sono la semplici-tà e l’ironia con cui Andrea racconta i

tanti excursus in cui perdersi. Una del-le parti più emozionanti è quella dedi-cata all’ottativo e ai desideri che pos-sono così rivivere in ognuno di noi; anche le poesie che aprono ogni capitolo donano un tocco di originali-tà. E’ dunque un libro ricco di curiosità, sen-timento e sapienza, denso ma allo stesso tempo leggero che mi sento di consigliare anche a coloro che non hanno mai avuto a che fare con la bellezza di una lingua mor-ta certamente ma che, grazie a un piz-zico di fantasia, può vivere in noi quo-tidianamente perché in fondo il greco antico è un modo di vedere il mondo.

IL LIBRO DEL MESE: “La lingua geniale, nove ragioni per amare il greco”

Nei giorni scorsi gli alunni di 5^ ginna-sio sezioni B, D ed E del liceo classico “G.D. Romagnosi”, hanno avuto la pos-sibilità di incontrare Federico Gugliel-mi, uno degli scrittori del collettivo bolognese “Wu Ming” nato verso la fine del secolo scorso. In Cinese “Wu Ming” significa “senza nome” oppure “ cinque

nomi” a seconda della pronuncia. Il nome d’arte è inteso tanto come tributo alla dissidenza per-ché modo di firmar-si presso i cittadini cinesi che chiedo-no democrazia e libertà di parola,

quanto come desiderio degli scritto-ri di restare in un certo senso anonimi per permettere ai lettori di focalizzarsi sul vero messaggio che ogni libro cerca di trasmettere. Infatti i quattro scritto-ri di questo collettivo desiderano non essere soggetto di servizi fotografici o video ma apparire soltanto di perso-na; il loro motto è “Trasparenti verso i

lettori, opachi verso i media”. Nei loro romanzi cercano di raccontare storie da diversi punti di vista, proprio come in “L’invisibile ovunque” che i ragazzi del ginnasio hanno letto durante le va-canze natalizie e di cui hanno discusso con le docenti promotrici del progetto, prof.sse Ines Nasturzio e Ilaria Mazza. Questo libro, scritto nel 2015 per com-memorare il centenario dell’inizio della Grande Guerra, è ambientato sul fronte italiano e francese ed è composto da quattro storie suddivise in quattro capi-toli, ciascuna ad opera di uno scrittore del collettivo. Esse sembrano apparen-temente slegate tra loro ma in realtà sono accomunate dall’orrore e dallo spavento di coloro che hanno vissuto la guerra. I protagonisti sono uomini che non provano un amore cieco verso la propria nazione e non si sacrifichereb-bero per essa, al contrario sono legati alla vita e adottano strategie per evade-re da una realtà di morte. Queste paure sono spesso invisibili all’occhio umano e si nascondono da tutte le parti e pro-prio da ciò deriva il titolo del romanzo.

Durante la conferenza Guglielmi ha ri-sposto con entusiasmo alle numerose domande postegli dai ragazzi che han-no partecipato con grande interesse. “L’invisibile ovunque” ha permesso loro di osservare con occhio critico l’evento che ha segnato maggiormente l’ultimo secolo della nostra storia e che ha visto l’Italia schierata in prima fila. Questa guerra ha dato luce ad una voragine enorme nel passato e probabilmente nessuno mai riuscirà a descrivere con una semplice matita quei momenti come coloro che hanno vissuto il dolore e l’angoscia di un evento senza prece-denti. Al termine dell’incontro, ad una domanda riguardante i progetti futuri, Guglielmi ha risposto che, insieme ai suoi colleghi, sta lavorando ad un nuo-vo racconto lasciando i ragazzi senza anticipazioni e promettendo loro una sorpresa! Ha ricordato inoltre che è pos-sibile, per chi lo volesse, scaricare tutti i loro romanzi online gratuitamente perché l’incanto e il fascino della let-tura devono essere accessibili a tutti.

Incontro con “Wu Ming”

di Veronica Albertini

NON UNA DI MENO Pagina 9

di Veronica Albertini

> Rifiutiamo i linguaggi sessisti e misogini

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Ciao Olga, innanzi tutto parla-ci un po’ di te e della tua espe-rienza sportiva.Faccio karate da nove anni: ho iniziato a Sorbolo, poi, due anni fa, il passaggio all’agonismo a Fi-denza. Quindi quante ore di allena-mento a settimana? Sinceramente il conto, di preciso, non lo ho mai fatto: comunque mi alleno tutti i giorni dal lune-dì al sabato per un’ora e mezza. A dire il vero il giovedì lo avrei di riposo, ma vado ad aiutare il mio allenatore con i più piccoli. Poi, la domenica, gare…Non vorrei sembrare un tuo professore, ma in tutto ciò, lo studio?Per ora, seppur con qualche sa-crificio, riesco bene a conciliare lo studio con lo sport. Diciamo che ho la fortuna di essere per mia stessa natura una persona molto attiva: questo è già un no-tevole aiuto. Forse è ancora presto per dirlo con certezza, ma con il Roma-gnosi come va?Al momento sono contentissi-ma. Ho sempre voluto farlo: lo ha fatto anche mio fratello e mia madre ci ha pure insegnato. Direi

proprio che non potevo fare scel-ta migliore. Ma torniamo al karate: proget-ti futuri?Per il momento ci stiamo allenan-do duramente; tra poco iniziano le gare e voglio farmi trovare pronta fin dall’inizio della stagio-ne. Poi ci sarebbe un sogno, Ol-treoceano, ma è ancora presto, anche solo per fantasticare.Spiega!Se proprio mi costringete: a fine settembre ci sono i mondiali in Canada. Aspetto una convoca-zione, ma per il momento non posso fare altro che dare il me-glio ogni giorno in allenamento. A questi livelli, quanto conta la pressione?Sono una persona ansiosa e so-prattutto esigo molto da me stessa: quanto conti la pressione quindi lo puoi immaginare. Il Ca-nada, poi, non è dietro l’angolo e vorrei sempre gratificare tutti coloro che mi aiutano quotidia-namente e che fanno sacrifici per me, dai miei genitori fino al mio allenatore. Se mi permetti una precisazione però, non parlerei di “questi livelli” come li hai de-finiti: non sono ancora una fuo-riclasse e soprattutto la strada è

ancora molto lunga. Il karate è uno sport decisa-mente inusuale, specie per una ragazza: cosa ti ha spinto a ini-ziare?In prima elementare una mia amica mi chiese di provare con lei e di lì, pian piano, è nato qual-cosa che è più di uno sport e più di una passione: il karate, come molte altre arti marziali, ti inse-gna qualcosa ogni giorno.Spesso però sono sport asso-ciati alla violenza.Credo si tratti della solita bana-lizzazione di tutti quei genitori che vogliono indirizzare i figli e le figlie a sport più comuni come calcio e pallavolo; in realtà le arti marziali insegnano disciplina, ra-gionamento e, cosa che ritengo fondamentale, rispetto per l’av-versario. Ci sono molti altri sport, sulla carta meno violenti, in cui l’avversario diviene però come una sorta di nemico.Ora però toglimi una curiosità: karate o karatè?Karate. Per una volta potete cor-reggere il correttore del vostro iPhone.

Ne approfitto per ringraziare Olga per la grande disponibilità e per farle i complimenti sia per i risultati fino a qui ottenuti, ma soprattutto per la grande umiltà dimostrata che credo possa portarla ancora lon-tano: il Romagnosi, in fondo, avrebbe bisogno di un po’ di aria canadese…

SPORT Intervistaad Olga Bercini di Filippo Pelacci

NON UNA DI MENOCondividiamo e ci aggiungiamo all'appello di queste donne

in quanto giovani contro ogni genere di violenza!

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Risolvete questo schema traducendo le parole definite dall’INGLESE al LATINO. Le parole di due lettere non sono definite.

ORIZZONTALI1. I am seen - 6. Feast - 8. Of the law - 11. Peculiar 12. Fil-tered - 14. With the advantage - 15. Left -17. I take - 19.Where - 20. It is (cong.) - 21. I satisfy.

VERTICALI2. Himself - 3. While - 4. Left - 5. Expressi-ve - 7. Sight - 9. I empty - 10. Ahead - 11. Bread 12. Salt -13. Suddenly 16. Who - 18. Gods.

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CONCORSO: CRUCIVERBA POLIGLOTTAdi Alessandra Visioli .

Per partecipare al concorso consegnate la soluzione ad Alessandra Visioli (5A) entro una settimana dalla pubblicazione del giornalino. Tra coloro che l’avranno presentata corretta verrà sorteggiato il vincitore, che riceverà un BUONO per una TORTA alla PANETTERIA IRENE in Piazzale Lubiana, 5. Il sorteggio avverrà nel corso

della riunione della redazione successiva al termine della consegna. Forza!!!

Le soluzioni dello scorso numero

I GIOCHI DEL MESE

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Stranezze di un condominioI freddi raggi del sole lambivano appena la gradinata di pietra quando Pietro uscì sbadigliando da scuola. Incredibile a dirsi, avrebbe preferito mille volte restarsene lì dentro, nella sua calda aula nel sottotetto, piuttosto che aspettare mezz’ora alla fermata dell’autobus, fermo, in piedi e senza nessuno con cui chiacchierare. Viveva infatti in un lontano quartiere residenziale abitato essenzialmente da vecchietti, dove non succedeva mai nulla di interessante… almeno, mai fino a quel giorno. Ma Pietro non poteva ancora saperlo.Scese dall’automezzo nella quiete del viale alberato. Tutto era immobile, silenzioso, dalle case bianche e tutte uguali ai minuscoli giardini scrupolosamente curati, dalle siepi ordinate al bisognino del maledetto cane dello stramaledetto padrone su cui - porca miseria! - ci mancava poco che mettesse un piede. Il ragazzo fu dunque sorpre-so quando, mentre infilava la chiave nella toppa del cancelletto, sentì alle sue spalle il rumore di un motore che si avvicinava: si voltò curioso in tempo per vedere passare l’autobus numero 15, che normalmente percorreva tutt’altre strade. Confuso, non si soffermò troppo a pensare a quell’avvenimento inconsueto, né certamente lo avrebbe fatto in seguito, se quello non fosse stato il primo di una serie di fatti poco consueti alla vita monotona del quartiere.Per esempio, era certo che, prima che chiamasse l’ascensore, lo schermo sopra il bot-tone avrebbe indicato il numero 2: tutti i santi giorni, infatti, l’anziana inquilina di quel piano tornava dal supermercato una ventina di minuti prima di lui e da quel momento al suo arrivo, normalmente, nessuno usciva o entrava in casa. Nonostante ciò, quel giorno l’ascensore era al piano terra.La cosa che preoccupò davvero Pietro, tuttavia, fu il trovare la porta di casa chiusa dall’esterno… e le chiavi di sua madre sulla mensola dell’ingresso. Ma di quel mazzo esistevano solo due copie, la sua e quella di mamma! Il ragazzo non aveva infatti né fratelli né sorelle, e i suoi genitori si erano separati tanto tempo prima. Com’era dunque possibile? La donna era uscita dopo di lui e lavorava fino a tardi quel giorno: Pietro era solo fino a sera, e se erano venuti i ladri? e se erano ancora dentro? e ora cosa avrebbe fatto? Naturalmente non potevano essere ancora in casa, ma Pietro, improvvisamente colto da un’ondata di panico, aveva smesso di ragionare. Si fece coraggio ed entrò in soggiorno. Trovò sul tavolo il computer, con lo schermo acceso e perfettamente luminoso. Sì, acceso e luminoso. Allo studente ci volle un attimo per realizzare che, se nessuno lo aveva usato da quella mattina, avrebbe già dovuto es-sere in standby da un pezzo. Dunque, se non lo era, qualcuno lo aveva toccato meno di un minuto prima!Eppure tutto era silenzioso, tutto immobile. Tutto, ora per la prima volta,tremendamente inquietante. Pietro raggiunse la cucina, il suo sguardo vientrò prima che potesse fermarlo e…

È stato tutto un brutto sogno? Casi? Coincidenze? O qualcosa di molto, molto più complesso?Lo scoprirete nella prossima puntata J

di Alessandra Visioli

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