libro di lettura seconda classe

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IL MIO PRIMO LIBRO DI LETTURA LO SCRIGNO ILLUSTRAZIONI DI ELENA DA DALT E DEL PROPRIETARIO DEL LIBRO 2 QUESTO LIBRO APPARTIENE A MI E’ STATO REGALATO IL

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Libro di lettura per la classe seconda delle Scuole Steiner Waldorf. Redatto da Elena Da Dalt (Cittadella PD)

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Page 1: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

IL MIO PRIMO LIBRO DI LETTURA

LO SCRIGNO

ILLUSTRAZIONI DI ELENA DA DALT E DEL PROPRIETARIO DEL LIBRO

2

QUESTO LIBRO APPARTIENE A

MI E’ STATO REGALATO IL

Page 2: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

3

4

VIEN L’AUTUNNO VIEN L’AUTUNNO CAVALCANDO CAVALCANDO DA LONTANO SAI TU DIRMI CHE TI PORTA? QUALCHE BACCA PORPORINA NIDI VUOTI, RAMI SPOGLI E UN PUGNEL DI MORTE FOGLIE.

Page 3: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

5

LA VENDEMMIA GRAPPOLINI ROSSI E BIANCHI

BEN SUCCOSI ED INVITANTI,

SOTTO IL PERGOLO CRESCIUTI

IL CALDO SOL VI HA MATURATI.

VI COGLIAMO E VI METTIAMO

DENTRO AL NOSTRO GRANDE TINO,

CON I PIEDI E CON LE MANI

VI PIGIAM FINO A DOMANI;

SUCCO BUONO, PORPORINO

DELIZIOSO E ZUCCHERINO.

ELENA DA DALT

6

LA CASTAGNA TONDA TONDETTA E’ LA CASTAGNA BRUNA BRUNETTA LEI E’ PROTETTA DA UNA VESTE MOLTO SPINOSA SE TU LA COGLI FAI ATTENZIONE RISCHI DI DIRE : AHI, AHI, AHI, AHI AHI, AHI, AHI, AHI! TOLTO IL RICCIO,CHE MERAVIGLIA ECCOLA, GUARDA, SPLENDE AL SOL! COTTA, BOLLITA O COME FARINA SEMPRE E’ BUONA LA NOSTRA CASTAGNA REGINA AMATA DELLA MONTAGNA. ELENA DA DALT

Page 4: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

7

PARLA LA G…G… IL GATTO GUARDA IL GUFO GRULLO GIROLAMO GIRA GIA’ LA GIOSTRA GIRA E RIGIRA, CASCA GIU’ OR TIRIAMOLO BEN SU! G G G G ELENA DA DALT

INDOVINELLO

INDOVINA INDOVINELLO QUAL E’ QUELL’ACQUA ORIGINALE CHE NON DAL CIELO SCENDE, NE’ DAL MARE SALE EPPUR LA VEDI AD OGNI ORA SULLA FRONTE DI CHI LAVORA?

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ZUCCONE HO DETTO DI NO E NON LO FARO’! CHE SE PER NATURA LA TESTA L’HO DURA, CAMBIAR NON SI PUO’ HO DETTO DI NO! HO DETTO DI SI’, E VOGLIO COSI’! CHE SONO CAPACE SE QUESTO MI PIACE, DI STAR TUTTO IL DI’ A DIRE DI SI’! LINA SCHWARZ

Page 5: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

9

LE VOCALI CHE COSE STRAMBE! L’A CON DUE GAMBE, L’E CON DUE BRACCIA, L’O TONDO IN FACCIA. CURIOSO E’ L’U CHE GUARDA IN SU, MA E’ PIU’ CARINO L’I COL PUNTINO. LINA SCHWARZ

10

Page 6: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

11

NANI

PIM PUM PIM PAM NOI DEI BOSCHI I NANI SIAM PROTEGGIAMO LE SEMENTI RACCOGLIAM GEMME LUCENTI PIM PUM PIM PAM TUTTO IL GIORNO LAVORIAM LE RADICI DIFENDIAM CUSTODIAM ORO E ARGENTO SIAMO SEMPRE IN MOVIMENTO PIM PUM PIM PAM NOI DEL BOSCO I NANI SIAM!!!

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VENTI NANETTI VENTI NANETTI SI TENGON PER MANO SALTANO, GIOCANO, FANNO BACCANO CORRONO IN FILA BEN STRETTI IN CATENA VOLANO INSIEME SULL’ALTALENA, NESSUNO DELL’ALTRO LA MANO MOLLA APPICCICATI SON CON LA COLLA! SE UNO SALTA SALTANO TUTTI SE UNO CADE CADONO TUTTI MA SEMPRE OGNUNO RIMANE SANO PORTA FORTUNA TENERSI PER MANO!!!

Page 7: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

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IL POLLAIO NELL’ALLEGRO E BEL POLLAIO QUANTE BESTIE HA ZIO GAIO! COCCODE’ COCCODE’ NEL POLLAIO COSA C’E’? TRE PULCINI APPENA NATI NERI E BIANCHI UN PO’ STRIATI, SOTTO L’ALI LA CHIOCCETTA I PULCINI CHIAMA E ASPETTA. COCCODE’ COCCODE’ NEL POLLAIO QUESTO C’E’!

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GALLO GALLETTO GALLO GALLETTO CHICCHIRICHI’ NON VE L’HO DETTO CHE SPUNTA IL DI’ GALLO GALLETTO ALTO E’ GIA’ IL DI’ GIU’ DA QUEL LETTO CHICCHIRICHI’! LINA SCHWARZ

ORA CONTIAMO NOI TRE PULCINI, TRE ANATRINI,TRE GATTINI VAN BEL BELLO CON L’OMBRELLO PERCHE’ PIOVE TRE PIU’ TRE PIU’ TRE FA ……. MA E’ ANCHE VERO CHE TRE PER TRE FA ANCHE………!

Page 8: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

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IL PRINCIPE RANOCCHIO C’ERA UN TEMPO UNO STAGNO ERA PROPRIO UN BEL REGNO LE SUE ACQUE ERAN QUIETE CIRCONDATE DALLE PIANTE QUANTE BELLE E VERDI RANE SE NE STANNO A GRACIDARE CRA CRA CRA CRA CRA CRA SE POI SMETTON DI CANTARE LOR SI METTONO A SALTARE . . … . . … MA TRA QUESTE C’E’ N’E’ UNA CON IN TESTA UNA CORONA CON UN BACIO SI TRASFORMA ED UN PRINCIPE RITORNA. ELENA DA DALT

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CRA CRA CRA UNA RARA RANA NERA SULLA RENA ERRO’ UNA SERA UNA RARA RANA BIANCA SULLA RENA ERRO’ UN PO’STANCA.

LA CAPRA SOPRA LA PANCA LA CAPRA CAMPA SOTTO LA PANCA LA CAPRA CREPA.

Page 9: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

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PARLANO I NUMERI ( di Anna Siore) NUMERAZIONE DELL’ 1 1 IL PRUNO 2 IL BUE 3 IL RE 4 IL CIOCCOLATO 5 LE ARINGHE 6 GLI SCARABEI 7 LE CIVETTE 8 IL BISCOTTO 9 IL BOVE 10 PASTA E CECI NUMERAZIONE DEL 2 1-2 L’ASINO E IL BUE 3 E 4 IL CANE E IL GATTO 5 E 6 I PIEDI MIEI 7 E 8 PANE BISCOTTO 9 -10 PASTA E CECI 11-12 RIDONO I COMICI 13- 14 TAGLIANO LE FORBICI 15-16 CURANO I MEDICI 17-18 SALTA IL LEPROTTO 19-20 SIAM TUTTI CONTENTI

18

NUMERAZIONE DEL 3 1-2-3 SE TU VUOI SAPER PERCHE’ 4-5-6 TI DIRO’ CHE E’ STATA LEI 7-8-9 TI DARO’ TUTTE LE PROVE 10-11-12 ERAVAMO BAGNATI FRADICI 13-14-15 PUNZECCHIATI DALLE CIMICI 16-17-18 ABBIAM DECISO DI FAR FAGOTTO 19-20-21 NON E’ RIMASTO PIU’ NESSUNO 22-23-24ABBIAM TROVATO UN TIPO MATTO 25-26-27 CHE VOLEVA TAGLIARCI A FETTE 28-29-30 CHE GIORNATA SANTA POLENTA! NUMERAZIONE DEL 4 1-2-3-4 ABBIAM COMPRATO UN GATTO MATTO 5-6-7-8 ED INSIEME UN BEL LEPROTTO 9-10-11-12 SIAMO ANDATI A VEDERE I COMICI 13-14-15-16 SONO VENUTI PURE I MEDICI 17-18-19-20 CHE A CAUSA DEL FREDDO BATTEVANO I DENTI 21-22-23-24 MA ANCHE IL LEPROTTO DIVENNE MATTO 25-26-27-28 E DECISE DI FAR FAGOTTO

Page 10: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

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29-30-31-32 ANDO’ A TROVARE L’ASINO E IL BUE 33- 34- 35-36 MA ERANO PARTITI PER CANAREI 37-38-39-40 QUANTA STRADA, TANTA, TANTA!

INDOVINELLO

L’UNO SORPASSA

SEMPRE A DESTRA

L’ALTRO SEMPRE A SINISTRA.

20

L’ A L F A B E T O

A a B b C c D d E e

F f G g H h Kk I i

L l M m N n O o P p

Q q R r S s T t U u

V v W w Z z

Page 11: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

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IL GIRASOLE E IL SOLE

Il girasole disse un giorno al Sole:- Vedi?

Son come te! Ogni petalo è un raggio, e

le viole s’inchinano ai miei piedi, come a

un re! Tu guardi gli orizzonti, e anch’io li

guardo; io pure, come te, risplendo e

ardo! –

Tacque il Sole. Ma il fiore morì, e il Sole,

lo sapete, è ancora lì.

GABRIELLI

22

Page 12: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

23

INDOVINA CHE COS’E’ E POI

DISEGNA…

Sto chiusa in un riccio

ma non per capriccio.

Mi trovo in montagna sono:

…………………………………

24

LA PELLE DEL LEONE

Un asino si buttò addosso una pelle di

leone, e tutti lo prendevano per un leone

e gli uomini scappavano e le bestie

scappavano.

Ma venne una ventata, che gli levò di

dosso quella pelle e l’asino tornò asino.

Tutti allora gli saltarono addosso e furono

calci e legnate.

Page 13: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

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LA PECORA E LA RONDINE

Una rondine volò su una pecora per

strapparle un po’ di lana per il suo nido.

La pecora irritata saltava di qua e di là.

-Perché mai sei così avara solo con me?

Permetti al pastore di spogliarti di tutta la

tua lana e a me neghi un piccolo fiocco.

Come si spiega?-

-Si spiega così,- rispose la pecora-

perché tu non sai prender la mia lana con

la stessa buona grazia del pastore.-

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Page 14: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

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IL VENTO E IL SOLE

Un giorno il vento e il sole vennero a

disputa fra di loro. Ognuno dei due

pretendeva di essere il più forte. Decisero

di fare una gara: chi dei due riuscisse per

primo a togliere il mantello ad un

viandante.

Il vento cominciò ad urlare furiosamente,

tentando di soffiar via dalle spalle del

viandante il mantello. Ma invece di

soffiarglielo via, l’uomo se lo avviluppava

sempre più stretto.

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Allora cominciò la prova del sole. Il sole

fugò le nubi e cominciò a dardeggiare i

suoi raggi cocenti sul pover’uomo con

tanto ardore, che questi, tutto sudato,

gettò il mantello e si sedette all’ombra.

Il sole, silenzioso, vinse la gara. ESOPO

Page 15: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

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IL CORVO E LA VOLPE

Un corvo aveva rubato un pezzo di carne

ed era andato a posarsi su di un albero.

Lo vide la volpe e le venne voglia di

quella carne.

Si fermò ai piedi del corvo e cominciò a

far gran lodi del suo corpo perfetto e della

sua bellezza; disse che nessuno era più

adatto di lui ad essere il re degli uccelli, e

che lo sarebbe diventato senz’altro, se

avesse avuto la voce.

Il corvo, allora, volendo mostrare che

neanche la voce gli mancava, si mise a

30

gracchiare con tutte le sue forze, e lasciò

cadere la carne.

La volpe si precipitò ad afferrarla,

soggiungendo: -Se poi, caro il mio corvo,

tu avessi anche il cervello, non ti

mancherebbe proprio altro, per diventare

re -.

ESOPO

Page 16: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

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SALVARE CAPRA E CAVOLI

Un contadino camminava portando con

sé un lupo, una capra e dei cavoli.

Giunse ad un fiumicello, e si accorse che

non poteva attraversarlo portando più di

una cosa per volta.

Il contadino pensò allora fra sé: -Se porto

prima la capra e poi i cavoli, quando

torno per prendere il lupo la capra

mangia i cavoli. Se porto prima i cavoli,

nel frattempo il lupo mangia la capra-.

Il contadino, però, era molto furbo e trovò

il modo di non correre alcun rischio.

Page 17: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

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Passò la prima volta il fiume portando la

capra, poi ritornò col lupo e riportò

indietro la capra. La lasciò per portare i

cavoli e in ultimo condusse anche la

capra sull’altra riva.

Così riuscì a salvare capra e cavoli.

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Page 18: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

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LA LINGUA E LE ORECCHIE

Un giorno una lingua spenzolandosi un

po’ fuor dalla bocca in qua e in la’, come

da una finestra, vide le orecchie e

domandò stupita:

-Chi siete voi? Che fate?-

- Noi siamo le orecchie, fatte apposta per

ascoltare.-

- E perché mai siete in due ad ascoltare,

mentre io sono sola a parlare?-

- Perché, signora lingua, è bene ascoltare

molto e parlare poco.-

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LA FORMICA E LA COLOMBA

Una formica scese al ruscello: le era

venuta sete. Un'onda la trascinò via e per

poco non la affogò. Una colomba stava

trasportando un ramoscello; vide che la

formica affogava e le gettò il ramoscello

nel ruscello. La formica salì sul

ramoscello e si salvò.

Dopo qualche giorno un cacciatore gettò

la rete sulla colomba e la voleva

acchiappare. La formica si arrampicò sul

cacciatore e lo morse a una gamba; il

cacciatore dette un grido e lasciò cadere

la rete. La colomba spiccò il volo e fuggì .

Page 19: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

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LE DITA

Erano cinque fratelli, tutti della famiglia delle

dita: e si tenevano molto uniti fra loro,

sebbene fossero di statura diversa.

Il maggiore, Messer pollice, era piccolo e

grosso, sapeva fare un bell’inchino e diceva:

- Io sono il padrone, senza di me non infila

l’ago nemmeno il re e dai più piccini sono

succhiato come un gelato -.

Messer Leccapiatti, il secondo, si ficcava per

tutto, nell’agro e nel dolce; segnava a dito il

sole, la luna e le stelle: - Io insegno la strada

al turista e al ciclista e suono il campanello al

portone del castello -.

Page 20: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

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Messer Lungo, ch’era il terzo, anche

chiamato dito medio disse di sé:- Io tengo il

ditale alla sartina che fa la vestina ticchete,

ticchete ta ago che viene ago che va ticchete

ticchete ta! -

Facciadoro, il quarto, si pavoneggiava,

perché aveva una cintura dorata, stretta alla

vita:- Io sono l’anulare e ho poca voglia di

lavorare!-

Il piccolo Pierino Balocchino aveva una voce

flebile e carina:- E io che son il più piccino mi

chiamo mignolino-.

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FAI L’IMPRONTA DELLA TUA MANO

Page 21: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

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IL FUMO, LA FULIGGINE E LA CENERE

Il fumo, in lente volute azzurre, saliva su per

la nera cappa del camino ed usciva fuori dal

comignolo disperdendosi nell’aria.

- Fratello – gli dissero con voce lamentosa la

cenere e la fuliggine – perché ci abbandoni?

Noi siamo nati dalla stessa madre, la legna,

e dallo stesso padre, il fuoco: perché,

dunque, non ci porti con te? –

Rispose il fumo: - Io non ho nulla a che fare

con voi. Siete continuamente in discordia,

senza mai riuscire a mettervi d’accordo. Tu

fuliggine, pretendi di ascendere senza prima

liberarti di tutte le tue scorie. Così,per non

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ricadere in basso, ti attacchi alle nere pareti

del camino. Tu cenere ti attacchi nel

focolare, per stare al caldo anche dopo che

la fiamma si è spenta. Io invece volo in cielo!- LEON BATTISTA ALBERTI

Page 22: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

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L’OMBRA

Verso l’ora del tramonto l’ombra dell’uomo

diventò immensa.

Che cos’era l’uomo al suo confronto? Una

piccola cosa. Lei, invece, quanto più il sole

scendeva verso l’orizzonte, tanto più si

allungava: non c’era al mondo uomo più

grande di lei.

- Io, non l’uomo – pensò l’ombra –

rassomiglio a Dio. -

Ma quando il sole scomparve, l’ombra svanì.

Cominciò allora a rimpiangere la luce del

giorno; desiderò rivedere il sole alto nel cielo.

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Page 23: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

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L’AVARO

Ogni tanto il rospo allungava il muso e

addentava un po’ di terra.

- Perché sei sempre così magro? – gli chiese

un giorno una coccinella.

- Perché ho sempre fame – rispose il rospo.

- Ma se ti nutri soltanto di terra! – esclamò il

gentile insetto. – Perché non ne mangi a

sazietà?-

-Perché un giorno- disse con tono lugubre

l’avaro- anche la terra potrebbe finire. –

LEONARDO DA VINCI

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Page 24: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

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IL TORO

Un toro in libertà faceva strage fra le mandrie

e gli armenti. I pastori non avevano più

coraggio di portare al pascolo gli animali.

Temevano quel selvaggio bestione che

arrivava all’improvviso e infilzava con le

corna tutto ciò che incontrava.

I pastori, però, sapevano che il toro odiava il

colore rosso; quindi un giorno decisero di

tendergli un tranello.

Fasciarono di stoffa rossa il grosso tronco di

un albero e poi si nascosero.

Giunse presto il toro soffiando dalle narici.

Vedendo quel tronco rosso abbassò la testa

partendo alla carica. Con un gran fracasso

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inchiodò le corna nell’albero, restandovi

prigioniero. Così i pastori lo uccisero. LEONARDO DA VINCI

Page 25: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

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LO SCOIATTOLO

O vispo scoiattolino,

che allegro salti al sole,

riempi il magazzino

di ghiande e di nocciole.

Mature là nel bosco,

ti attendono al lavoro,

l’inverno sarà fosco

se non farai tesoro

dei doni che natura,

provvida e amorosa,

ad ogni creatura

va offrendo generosa.

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Sei nato in piena estate,

ami il verde e i trastulli;

niente sai di gelate,

di rami secchi e brulli.

I frutti torneranno

solo a nuova stagione

e per l’inverno, ogn’anno,

dobbiam far provvigione.

Soffi allor tramontana,

venga il freddo più duro,

ben nutrito in tua tana,

ti sentirai sicuro.

GIOVANNA CHIANTELLI

Page 26: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

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L’ELEFANTE

In India gli elefanti vengono adoperati nei

lavori pesanti dei campi (come da noi i buoi e

i cavalli) oppure per trasportare merci.

Sono animali molto forti e abbastanza docili,

che si affezionano al padrone se esso li cura

e li rispetta. Ma guai a colui che cerchi di

maltrattarli ingiustamente. L’elefante, infatti,

è assai vendicativo. Questa è una storia vera

accaduta tanto tempo fa in India.

Un contadino indiano catturò un giovane

elefante e, dopo averlo addestrato un poco,

pensò di servirsene per i lavori più duri.

Dapprima lo curava e lo nutriva bene, ma in

seguito prese a maltrattarlo.

Page 27: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

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Un giorno l’animale si stancò e, accecato

dall’ira, distrusse tutto ciò che aveva attorno

a sé. Poi, lanciando un terribile barrito,

afferrò il padrone con la proboscide e lo

scagliò contro un muro, uccidendolo.

Quando la moglie vide il corpo senza vita del

marito, pianse disperata perché ormai non

c’era più chi provvedesse a lei e ai bimbi. Poi

prese per mano i suoi figlioletti e li mostrò

all’elefante gridando: -Avanti, bestia

vendicativa! Come hai ucciso il loro padre

ora uccidi anche loro!-

Ma l’elefante fissò a lungo i fanciulli poi, con

la forte proboscide, raccolse da terra il

maggiore e se lo pose sulla groppa.

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Con quel gesto, l’elefante riconosceva il

fanciullo come suo padrone. E infatti, da

allora, lo servì fedelmente per tutta la vita. L.TOLSTOI

Page 28: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

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IL CONTADINO E I COCOMERI

In un campo ben soleggiato crescevano tanti

cocomeri. Un contadino passò di là, li vide e

decise di rubarne un sacco pieno. Badando

di non fare rumore, egli strisciò fra le piante e

cominciò a riempire il suo sacco. Intanto

pensava, beato:

- Ecco cosa farò per arricchire: quando avrò

raccolto tanti cocomeri, li porterò al mercato

e li venderò. Con i rubli ricavati acquisterò

una chioccia che coverà le uova e mi darà

tanti pulcini. Venderò i pulcini e col denaro

ricavato comprerò una coniglia che avrà tanti

coniglietti. Venderò anche quelli al mercato e

il guadagno lo impiegherò per acquistare una

pecorella. La pecorella mi darà tanti agnellini

56

bianchi come il latte. Io li venderò e col

denaro guadagnato comprerò una bella

mucca. La mucca avrà tanti bei vitellini che io

porterò al mercato e ricaverò molti rubli

d’oro. Allora, finalmente, potrò comprare un

terreno sul quale pianterò dei cocomeri che

cresceranno belli e rigogliosi! Ma non sarò

sciocco come il padrone di questo campo

che si lascia derubare in pieno giorno. Io

starò ben attento, pagherò dei guardiani che

sorveglino i miei cocomeri e ogni tanto

griderò:-Ohè fannulloni! Fate buona guardia!-

Così il ladruncolo, tutto assorto nei suoi

programmi, dimenticò ogni prudenza e si

mise davvero a gridare:

- Ohè fate buona guardia!-

Page 29: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

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Allora i guardiani accorsero e lo caricarono di

botte. L. TOLSTOI

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Page 30: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

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VIEN L’INVERNO

E l’inverno vien tremando,

vien tremando alla tua porta:

-Sai tu dirmi che ti porta?-

-Un fastel d’aridi ceppi,

un fringuello intirizzito

e poi neve neve a fiocchi

e ghiaccioli grossi un dito. -

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PRESEPIO

Ora è Natale e nella capanna

C’è un dolce bimbo con la sua mamma,

mentre il padre dal volto sereno

la mangiatoia riempie di fieno.

C’è tanto freddo e tanto gelo

e per coprirlo non c’è un velo.

Ma l’asino e il bue messisi a lato

lo riscaldano col fiato. G. ROSSI

Page 31: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

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GHIRLANDETTA DEI MESI

Dice gennaio:- Chiudete quell’uscio.

Dice febbraio:- Io sto nel mio guscio.

Marzo apre un occhio e inventa i colori.

Aprile copre ogni prato di fiori.

Maggio ti porge la rosa più bella.

Giugno ha nel pugno una spiga e una stella.

Luglio si beve il ruscello d’un fiato.

Sonnecchia Agosto in un’ombra sdraiato.

Settembre morde le uve violette.

Più saggio Ottobre nei tini le mette.

Novembre fa d’ogni sterpo fascina.

Verso il Presepe Dicembre cammina.

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IL SALE E IL GHIACCIO

Il sale si ribellò. Era disposto a coabitare1 con tutti, ma

non con il ghiaccio. In quella dispensa non poteva

esserci posto per tutti e due.

- Perché ? - gli domandò il pepe.- Non siete forse nati

tutti e due dalla medesima madre, l’acqua del mare?

Essa prosciugandosi al sole ha depositato te sulla riva

ed evaporando in nuvole e ricadendo in pioggia è

diventata la dolce genitrice2 del ghiaccio.

- É vero – rispose il sale – ma l’incostanza e la

volubilità3 del ghiaccio mi fanno paura. Stando

accanto a me, mi farebbe diventare freddo e duro

come lui; ma basterebbe un po’ di calore per

trasformarlo in acqua: e se io gli fossi vicino, mi

scioglierebbe.-

LEONARDO DA VINCI

1 coabitare: abitare con

2 genitrice: madre, colei che ti ha generato, che ti ha fatto nascere.

3 volubilità: cambiamento veloce, mutevolezza.

Page 32: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

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IL NOCCIOLO E L’ULIVO

Proprio a metà dell’inverno, all’improvviso, il nocciolo

schiuse1 le sue gemme; e benché in terra ci fossero

ancora varie chiazze di neve, si coprì di fiori.

Un ulivo, che a poca distanza dal nocciolo rabbrividiva

con tutte le sue foglie alla gelida brezza di tramontana,

gli disse:

- Beato te, che senti già la primavera. Se in pieno

inverno ti sei rivestito di fiori, vuol dire che presto ci

farai assaggiare anche i frutti.-

Rispose il nocciolo: - Ogni cosa a suo tempo.-

LEONARDO DA VINCI

1 schiuse: aprì.

Page 33: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

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L’ASTRONOMO

Un astronomo aveva l’abitudine di

uscire tutte le sere per studiare le

stelle. Una notte, che s’aggirava nel

paese con la mente tutta rivolta al

cielo, cadde senza accorgersene in

un pozzo.

Mentre egli si lamentava e gridava,

un passante udì i suoi gemiti1 e si

avvicinò.

Dopo aver ascoltato ciò che gli era

successo, gli disse:

- Caro mio, tu cerchi di sapere

quello che c’è nel cielo, ma intanto

non vedi quello che c’è sulla terra. –

1 gemiti: lamenti di dolore.

Page 34: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

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L’ABETE E IL ROVO

Un giorno l’abete e il rovo si misero a discutere su chi

fosse più bello e degno di gloria.

L’abete si vantava, dicendo:

- Io sono bello; io sono slanciato; io sono alto; io servo

per i tetti dei templi e per le navi. Come osi misurarti

con me? -.

Ma il rovo osservò:

- Se ti venissero in mente le scuri e le seghe che ti

faranno a pezzi, certo preferiresti essere un rovo

anche tu! -. ESOPO

Page 35: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

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IL SALICE PIANGENTE

Un tempo, narra la leggenda, il salice piangente

levava i rami verso il cielo, come gli altri alberi.

Una notte, si fermarono vicino a lui un uomo, una

donna e un somarello.

La donna stringeva al cuore un bambino.

- Maria, - diceva l’uomo – non possiamo fermarci qui. I

soldati ci raggiungeranno.

- Sono stanca, Giuseppe. Riposiamoci un poco, poi

riprenderemo il cammino.

Ma i soldati già arrivavano sui loro cavalli focosi. Gli

sposi impallidirono.

Allora l’albero, lentamente, abbassò i rami fino a terra

e nascose Gesù, Giuseppe, Maria e il somarello alla

vista di Erode.

I soldati passarono urlando, e uno sghignazzò:

- Mai visto un albero così buffo! -

Quando i soldati furono lontani, la Sacra Famiglia,

riprese il suo viaggio verso il lontano Egitto.

Page 36: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

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Gesù sfiorò con la piccola mano i rami ricurvi e li rese

simili a una verde cascata.

Da allora, il salice piangente diventò quell’albero

meraviglioso che orna i nostri giardini.

M. COMASSI

72

L’ASINO STOLTO

Un asino stava attraversando una stretta passerella

gettata su un fiume impetuoso: portava un pesante

carico e il suo padrone lo pungolava con un bastone.

L'asino piegò indietro le lunghe orecchie e ragliò

impaurito, temendo di perdere l'equilibrio. Subito dopo

infatti mise una zampa in fallo e rotolò nel fiume con

tutto il carico.

- Povero me, sono spacciato!- pensò.- Se non fosse

per questo carico, potrei salvarmi nuotando fino a

riva.-

Ma l'asino fu fortunato: trasportava un carico di sale,

che nell' acqua si disciolse. Poté così nuotare a riva

senza impaccio.

Non trascorse molto tempo che l'asino si trovò a

compiere di nuovo lo stesso percorso: anche questa

volta portava un pesante carico. Quando giunse alla

passerella il suo padrone si mise ancora a pungolarlo

perché si affrettasse.

Page 37: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

73

- Ah, ah!- pensò l'asino. - Adesso so quel che devo

fare. Perché dovrei darmi la pena di mantenere

l'equilibrio su questo ponticello? Se mi lascio cadere

dentro l'acqua, il mio carico si dissolverà come l'altra

volta. Sarei davvero stolto a continuare il viaggio così

appesantito, quando posso liberarmi tanto facilmente

del carico!-

E così si lasciò cadere nell'acqua con un gran pluff!

Ma, ahimé! avrebbe fatto meglio a proseguire sulla

passerella: questa volta portava un carico di spugne.

Quando cadde nel fiume quelle s'inzupparono d'acqua

e lo appesantirono tanto che egli non riuscì a tener

fuori la testa e annegò.

74

Page 38: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

75

LA CHIAVE D’ORO

Una volta, d’inverno, che c’era la neve alta, un povero

ragazzo dovette uscire e andare a prendere la legna

con la slitta. Quando l’ebbe raccolta e caricata, era

così gelato che pensò di non tornar subito a casa, ma

di accendere un fuoco e di scaldarsi un po’.

Spalò la neve e, mentre sgombrava il terreno, trovò

una piccola chiave d’oro. Pensò che dove c’era la

chiave doveva esserci anche la serratura; scavò in

terra e trovò una cassettina di ferro. - Purchè la chiave

vada bene! - pensò - nella cassetta ci son certo cose

preziose.-

Cercò, ma non c’era nessun foro; alla fine ne scoprì

uno, ma così piccolo che lo vedeva appena. Provò: la

chiave andava benissimo. La girò; e adesso

dobbiamo aspettare che abbia aperto del tutto e

sollevato il coperchio: allora sapremo che meraviglie

c’erano nella cassetta.

76

Page 39: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

77

LA QUERCIA E IL GIUNCO

Una quercia e un giunco crescevano vicini sulla

sponda di un fiume. Di tanto in tanto si parlavano, ma

non erano amici. La quercia possente si considerava

enormemente superiore all'umile giunco e lo guardava

dall'alto in basso.

- Tu non hai ombra d'amor proprio - diceva la quercia

al giunco. - Tu fletti e ti inchini al minimo soffio di

vento. Dovresti stare dritto come me. Vedi: non c’è

vento che possa piegarmi. -

In quel preciso istante si scatenò una violenta

tempesta. Tra il lampeggiare di fulmini un vento

selvaggio investì gli alberi. Per un po' la quercia

resistette impavida, ma la sua rigidità fu la sua

condanna. La tempesta si accanì contro di lei, denudò

i suoi rami, ne spezzò i più grossi, infine la rovesciò

nel fiume. Il giunco, invece, flettendosi, aveva

permesso al vento di scivolargli sopra; passata la

tempesta lo si vedeva crescere sulla sponda del fiume

esattamente come prima, proprio come se nulla fosse

accaduto.

78

Page 40: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

79

LA FOGLIA DEL PIOPPO

Un giorno una gazza se ne stava appollaiata su un

ramo di pioppo. Si guardava attorno, cercando

qualcuno con cui poter fare la solita chiacchierata.

Scorse al piede dell’albero una bella capretta, che

pareva anch’essa desiderosa di trovare con chi

potesse scambiare quattro chiacchiere. Era una bella

fortuna, e la gazza non se la lasciò sfuggire.

- Buon giorno, comarina, - le disse per cominciare – vi

piace brucare queste belle foglie verdi? Se volete, io

ve ne mando giù. –

- Buon giorno a voi, comare. Vi ringrazio dell’offerta:

però, badate che le foglie di quest’albero non sono

verdi come voi dite; sarebbe una bella novità per un

albero di pioppo! Guardate bene, e vedrete che sono

biancastre.

80

Non l’avesse mai detto! La gazza replicò, irritata, che

nessuno poteva insegnarle com’erano fatte le foglie

del pioppo, e che erano verdi e verdi.

La capretta ribadì che esse erano bianche, bianche e

bianche.

Chi sa quanto ancora sarebbe durata la sciocca

disputa, se a un tratto, da una spaccatura del tronco

dell’albero, non si fosse affacciato un ghiro, dicendo:

- E’ questo il modo di rompere il sonno alla gente, per

ostinarsi in una disputa sciocca? Tu, gazza

chiacchierona, alza gli occhi alle foglie che pendono

dai rami più alti. E tu, capretta ostinata, rivolta con la

zampetta quella foglia che hai vicina, e rimarrete con

un palmo di naso….La foglia del pioppo è verde di

sopra e bianchiccia di sotto.

Page 41: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

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82

IL FASCIO DI VERGHE

Un vecchio contadino sentiva avvicinarsi la fine, ed

era triste perché doveva lasciare la famiglia e la

fattoria. Ma soprattutto lo addolorava il fatto che i suoi

tre figli non andassero mai d'accordo. Tante e tante

volte aveva cercato di spiegar loro quanto fosse

importante la concordia.

Sembrava proprio che non lo udissero! Ed ora, sul

letto di morte, pregò il maggiore di portargli un fascio

di verghe.

Quando il giovane fu tornato con il fascio di verghe, gli

disse di legarle assieme, poi soggiunse: - Adesso

prova a spezzarle -.

Il figlio maggiore provò, ma inutilmente. Provò anche il

secondo, con lo stesso risultato. Neppure il terzo

riuscì a far meglio degli altri.

Il fascio non si lasciava spezzare.

- Slegatelo - disse il padre - e vedete se riuscite a

spezzare le verghe ad una ad una -.

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Il maggiore spezzò una verga senza alcuna fatica. Il

secondo prese un'altra verga e la spezzò facilmente.

Così fece anche il terzo figlio.

- Adesso capite - disse il padre - perché è tanto

importante smettere di litigare e stare uniti. Finché vi

tenete separati l'uno dall'altro, siete deboli. Ma uniti

sarete tanto forti che nessuno potrà farvi del male -.

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IL PAPPAGALLO INTELLIGENTE

Un venditore d'uccelli ammaestrò un pappagallo a

parlare. Ma le parole erano sempre le stesse. A chi gli

rivolgeva una domanda, il pappagallo rispondeva

immancabilmente: - Proprio così! -

Nella bottega capitò un compratore.

- Mi piacerebbe un pappagallo.-

- Questo è bellissimo,- rispose il venditore, - e poi è

molto intelligente, non è vero Cocorito?-.

- Proprio così! - disse l'animale.

- E' straordinario! - esclamò il cliente.

- E quanto costa?-

- Cento monete - rispose il venditore. - E’ un prezzo

molto modesto, non è vero Cocorito? -

- Proprio così! - rispose il pappagallo.

- Dunque varresti anche più di cento monete?- chiese

il cliente al pappagallo, credendolo davvero

intelligente.

- Proprio così! - ripeté l'animale.

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- Ecco le cento monete, - disse allora il compratore,

prendendo sulla spalla il pappagallo.

Lungo la strada ripensò all'acquisto fatto.

- Credo d'averti pagato troppo caro, - disse, sbirciando

il pappagallo.

- Proprio così! - gli rispose l'uccello.

- Forse non vali neppure dieci monete -.

- Proprio così! -

- Anch'io però sono stato uno stupido, - disse

malinconicamente il compratore.

- Proprio così! -

- Pazienza, - esclamò alla fine l'uomo rassegnato.

- Quando abbiamo sbagliato, è inutile brontolare. -

E il pappagallo imperterrito:

- Proprio così! -

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88

IL BOSCAIOLO E LO SPIRITO DEL FIUME

Un boscaiolo, cui era caduta la scure nel fiume, si era

seduto sulla riva e si era messo a piangere.

Lo spirito del fiume ebbe pietà di lui, raccolse una

scure d'oro sul fondo e salì alla superficie.

- E’ questa la tua scure? - chiese lo spirito del fiume al

boscaiolo, agitando la scure d'oro nell'aria.

Il boscaiolo guardò la scure e rispose: -No, questa

non è la mia scure.-

Lo spirito del fiume si rituffò e gliene portò un’altra.

Era una scure d'argento.

- E’ questa la tua scure? -

- No - rispose anche questa volta il boscaiolo.

Allora lo spirito del fiume tornò in fondo alle acque e

questa volta gli riportò veramente la sua scure.

Il boscaiolo la riconobbe subito e gridò tutto felice:

- Oh, sì! Questa è la mia scure! -

Lo spirito del fiume, per premiarlo della sua sincerità,

gli regalò anche le altre due scuri.

Il boscaiolo fece ritorno al suo villaggio, mostrò le

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89

scuri ai suoi amici e raccontò la meravigliosa

avventura che gli era capitata.

Allora un altro boscaiolo pensò di fare altrettanto.

Si recò in riva al fiume, vi lasciò cadere la scure di

proposito, poi sedette sull'argine e scoppiò a

piangere.

Ed ecco apparire di nuovo lo spirito del fiume. Gli

mostrò una scure d'oro e gli chiese:

- E’ forse questa la tua scure? -

Il boscaiolo, tutto felice, gridò avidamente:

- Sì, è la mia scure! E’ mia! -

Ma lo spirito del fiume, scomparve all'istante nelle

acque. Per punirlo della sua bugia, non soltanto non

diede a quel boscaiolo la scure d'oro, ma non gli

restituì neppure la sua, quella cioè che egli aveva

gettata di proposito nel fiume.

90

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91

CARNEVALE

Viva viva Carnevale

Che fischiando

Saltellando

Tintinnando

viene innanzi e non fa male,

con i sacchi pieni zeppi

di coriandoli e confetti,

di burlette e di sberleffi,

di scherzetti,

di vestiti a fogge strane,

di lucenti durlindane,

di suonate,

di ballate,

di graziose cavatine,

di trovate birichine!

Viva viva Carnevale

Con le belle mascherine!

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PULCINELLA E GLI SPECCHI

Pulcinella, sempre un po’ stordito e pazzerello, una

volta fu al servizio di un padrone più stordito di lui. Un

giorno questi gli ordinò di trasportare, da una sala

all’altra del suo splendido palazzo, due grandi specchi,

che erano una meraviglia.

Pulcinella cominciò il lavoro allegro e svagato come

sempre e per faticare di meno li sollevò tutti e due

insieme.

Pesavano e uno scivolò dalle mani; cadde ed andò in

cento frantumi.

- Uh! – esclamò il padrone, rimirandosi in tutti quei

pezzi.- Guarda, guarda Pulcinella! Era uno specchio

solo ed ora sono cento. Come hai fatto questo

miracolo?-

- Ho fatto così – rispose Pulcinella, e lasciò cadere

anche l’altro specchio.

Page 47: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

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94

LE CHIAVI DEL PARADISO

Dopo un buon sonno invernale la signora talpa si

puliva i baffi davanti alla sua tana. Ecco da lì in poi si

estendeva il mondo: il prato, il bosco, il torrente.

“Buongiorno vicino” disse la talpa al coniglio “le mie

provviste stanno per esaurirsi e, secondo i miei conti,

l’inverno dev’essere sul finire.”

“Non so, temo che ti sbagli” rispose il coniglio “non c’è

neanche un filo di verde qui attorno. I prati sono gialli

e grigi, gli alberi spogli, il torrente ghiacciato. Dove

sarà finita la primavera?”

“Già lo pensavo anch’io” disse lo scoiattolo e con lui i

fili d’erba grigia e i piccoli germogli dei crocus che si

fanno strada fra la neve.

“Vogliamo il sole” dissero tutti in coro.

“Che cosa duole”brontolò l’inverno che era un vecchio

mezzo sordo.

“Non duole ma sole, sole!” gridarono in coro tutti gli

animali del bosco e fili d’erba gialla e secca.

“Nemmeno per sogno” bofonchiò l’inverno “dovete

Page 48: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

95

aspettare ancora.”

“Basta inverno” gridavano tutti “ vogliamo la

primavera!” Questo fece arrabbiare non poco l’inverno

che chiamò i suoi servi fedeli: ghiaccio e bufera. La

bufera arrivò con fischi di vento e il ghiaccio con le

sue mille lame taglienti e tutti e due si inchinarono al

loro padrone, l’inverno.

“State bene attenti” disse l’inverno “la primavera

dev’essere ormai qui vicina. Appostatevi dietro quelle

rocce e quando arriva saltatele addosso, prendetela e

cacciatela in questa buia grotta. Avete capito?”

96

Appena la primavera spuntò in tutta la sua bellezza,

da dietro l'angolo,bufera e ghiaccio la presero e la

chiusero nella grotta con una grossa chiave di ferro,

che ghiaccio si nascose nella tasca del suo mantello.

La signora talpa vide tutto dal suo buco ed imprecò

contro l’inverno: “Cattivo inverno, non possiamo più

sopportarti.”

“Queste parole mi rallegrano” disse l’inverno che

invitò a un punch i suoi due compari.

Dopo un po’ tutti e tre giacevano profondamente

addormentati.

Allora la talpa chiamò il coniglio e lo scoiattolo e tutti e

tre tennero consiglio sul come fare. Lo scoiattolo si

avvicinò a ghiaccio per rubargli la chiave della

prigione, ma la chiave era troppo fonda nella sua

tasca e il cattivo compare ci giaceva sopra con tutto il

suo freddo peso. Tutti gli animali erano disperati. Se

la primavera tardava ancora sarebbe stata per tutti la

morte.

A un tratto qualche cosa di luminoso brillò sul bruno

pavimento della grotta. “Raggio di sole, Raggio di

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97

sole!” gridarono tutti “Sei venuto a salvarci?”

“Certo” rispose Raggio di sole “io accompagno

sempre la primavera nel suo viaggio di ritorno alla

terra e sto seduto sulla sua spalla. Quando bufera e

ghiaccio hanno preso la primavera io sono scappato

in tempo e loro non se ne sono accorti.”

“Ti prego Raggio di sole” disse coniglio “scaldami un

po’ la spalla che sono pieno di dolori e raccontaci

come farai a salvarci.”

Il raggio di sole si posò sulla schiena del coniglio che

se la godeva davvero, poi iniziò a parlare. “Quando ho

visto quello che i due servi dell’inverno hanno fatto,

sono corso subito in cielo a chiedere aiuto.” “E poi?”

esclamarono gli animali.

“State a vedere” disse il raggio di sole e scivolò dalla

schiena del coniglio, uscì dalla grotta buia e fredda e

si diresse verso il torrente.

Il coniglio capì tutto al volo. Dove raggio di sole

passava fiorivano dei fiorellini gialli a forma di chiavi,

le chiavi del paradiso.

Il coniglio ne staccò una dal suolo con i suoi denti

98

taglienti e la avvicinò alla porta della prigione della

primavera.

La primavera uscì, cacciò l’inverno e i suoi compari

che, in fondo sognavano già il Polo.

Da quel giorno il piccolo fiore giallo che spunta sui

prati ancora gialli dall’ inverno si chiamò “Chiave del

paradiso” perché apre la porta alla primavera.

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99

100

PRIMAVERA

Primavera vien danzando,

vien danzando alla tua porta:

- Sai tu dirmi che ti porta?-

Ghirlandette di farfalle,

campanelle di vilucchi,

quali azzurri, quali gialli

e poi rose a mazzi a mucchi!

INDOVINAINDOVINAINDOVINAINDOVINA

Verdi e piccini

Fatti a pallini

Stiam dentro una buccia

Verdina verduccia

Siam tutti fratelli

Ci chiaman…….

Page 51: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

101

FATA PRIMAVERAFATA PRIMAVERAFATA PRIMAVERAFATA PRIMAVERA

I primi tepori sono cominciati.

Gli alberi li sentono e dicono:

- E’ ora di svegliarsi, dopo il

lungo sonno che abbiamo

fatto. L’inverno, finalmente, se

ne va col suo abbaglio di neve,

di ghiaccio e di brina; lo porterà

lontano lontano…-

L’erbetta alza la testina ancora

insonnolita per sapere

qualcosa della Fata Primavera.

Fata Primavera sta arrivando e

manda avanti i suoi tepori.

Appena giunta, toccando le

pianticelle dirà:

- Non temete, ora ci sono io

che vi accarezzo. Le mie mani

non sono di gelo: sono tiepide,

al mio tocco le vostre gemme 102

sbocceranno. Fiori e foglie

ricopriranno i vostri rami nudi.

E tu erbetta, ritornerai verde e

vellutata.

Tutte le piante, perciò,

attendono, cariche di desiderio,

l’arrivo di Fata Primavera.

P. BORANGA

APE + R + mezzo TORO =

………………………………..

Page 52: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

103

L’ASTUZIA DI BERTOLDO

- Qual è il giorno più lungo? – chiese il re a Bertoldo.

- Quello in cui si resta senza mangiare. – rispose

Bertoldo.

- Qual è la donna che balla sempre nell’acqua? –

- La barca.-

- Qual è la cosa più bianca?-

- Il giorno.-

- Più del latte? –

- Più del latte e anche della neve. –

- Se non me lo dimostri – concluse il re – ti farò

bastonare.

Allora Bertoldo prese un secchio di latte, lo portò di

nascosto nella camera del re e chiuse le finestre e le

imposte. Il re, entrando in camera, vi inciampò,

rovesciandolo e per poco non cadde egli stesso.

- Chi è stato - gridò indignato – che ha posto quel

secchio di latte nella mia camera e ha serrato le

imposte per farmi cadere?

104

- Sono stato io – rispose Bertoldo – e l’ho fatto per

provarti che il giorno è più bianco del latte. Se non

fosse così, il latte ti avrebbe rischiarata la camera e tu

non avresti fatto cadere il secchio.

DAL BERTOLDO

Page 53: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

105

IL BRUCO

Fermo sopra una foglia il bruco guardava intorno: chi

cantava, chi saltava, chi correva, chi volava; tutti gli

insetti erano in continuo movimento. Lui solo,

poveretto, non aveva luce, non correva e non volava.

Con grande fatica riusciva a muoversi, ma così piano,

che quando passava da una foglia all’altra gli

sembrava di aver fatto il giro del mondo. Eppure non

invidiava nessuno. Sapeva di essere un bruco, e che i

bruchi dovevano imparare a filare una bava

sottilissima per tessere, con arte meravigliosa, la loro

casetta.

Perciò, con molto impegno, incominciò il suo lavoro.

In breve tempo il bruco si trovò chiuso in un tiepido

bozzolo di seta, isolato dal resto del mondo.

“E ora?” si chiese.

“Ora aspetta” gli rispose una voce. “Ancora un po’ di

pazienza e vedrai”.

Al momento giusto il bruco si destò, e non era più un

bruco.

106

Uscì fuori dal bozzolo con due ali bellissime, dipinte di

vivi colori, e subito si levò alto nel cielo.

Page 54: LIBRO DI LETTURA SECONDA CLASSE

107

108

IL CERVO VANITOSO

Sulle montagne viveva un cervo molto vanitoso. Ogni

volta che passava vicino ad una pozza d'acqua non

perdeva l'occasione di specchiarvisi.

“Come sono bello!” diceva ogni volta tra sé. “Ho un

muso elegante e le corna, poi, sono meravigliose.

Nessun cervo ha le corna più slanciate e maestose

delle mie!” Non si sarebbe mai allontanato dall'acqua,

tanto gli piaceva ammirarsi in essa. Erano proprio le

sue corna che lo rendevano fiero. Aveva anche

gambe lunghe e snelle, ma a quelle non badava,

perché anche i suoi simili le avevano uguali.

Apprezzava quell'ornamento della sua testa a tal

punto che, in caso di disgrazia, avrebbe preferito

spezzarsi una gamba piuttosto che rovinarsi le corna.

Ma venne il giorno in cui dovette accorgersi quanto

fosse sbagliato il suo modo di ragionare.

Era l'alba, e il cervo era appena uscito dal suo rifugio

notturno per cercare un po' di erba fresca.

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109

Stava pascolando in una radura, quando udì alcuni

spari lontani e subito dopo un abbaiare furioso.

Stavano arrivando i cacciatori! Vi fu un fuggi fuggi

generale ed anche il cervo si mise a correre per

nascondersi nel bosco. I cani intanto, fiutata la sua

presenza, lo inseguivano, cercando di raggiungerlo.

“Presto, gambe mie!” pensava tra sé il cervo. “La mia

salvezza dipende da voi! Correte veloci!”

Le zampe del cervo facevano il loro dovere e lo

portarono velocemente fino al bosco. Qui finalmente

l'animale poté respirare.

“Ora penetrerò nel fitto del bosco” si disse; “mi

nasconderò ed i cani non mi troveranno più.”

Ma mentre così pensava, le sue corna s'impigliarono

tra i rami bassi di un albero ed egli si arrestò di colpo.

Si udivano i cani abbaiare sempre più vicino. Allora il

cervo, preso dal terrore, incominciò a scuotersi e a

dimenarsi per liberare le corna impigliate nei rami.

110

Inutile! Più tentava di liberarsi, più quelle si

intrecciavano coi rami; ed i cani si avvicinavano

sempre più!

Allora il cervo capì che quelle corna avrebbero

provocato la sua rovina, perché per causa loro i cani

sarebbero riusciti a raggiungerlo.

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IL TOPO DI CITTÀ E IL TOPO DI CAMPAGNA

Un topo, che abitava in una tana scavata nel terreno

in mezzo ai campi, un giorno invitò un suo parente di

città. Per fare onore all'ospite, si procurò un bel po' di

cibo, facendosi aiutare anche dai vicini.

Trovò delle ottime noci mature, un bel po' di nocciole,

ghiande e semi di vario tipo, uva matura e persino una

bella mela rossa.

Sperava proprio di far contento il suo parente

cittadino, ma questi, abituato ai cibi di città, aveva

gusti raffinati. A tavola, anziché gustare quei cibi

genuini, se ne mostrò piuttosto infastidito e assaggiò

appena qualche acino di uva passa.

Il topo di campagna restò assai mortificato, specie

quando vide che il suo parente di città voleva far le

valigie per tornarsene a casa sua. Ma si rinfrancò un

po' quando questi gli disse:

112

“Sei stato molto gentile ad invitarmi. Ora vorrei

ricambiare. Vieni a trovarmi in città; ti farò vedere

dove abito e come si sta bene.”

Qualche giorno dopo il topino si presentò dal suo

parente di città.

“Oh! Com'è bello qui!” esclamò stupito.

Quando si trattò di mettersi a tavola, il topo di

campagna restò senza fiato nel vedere l'abbondanza

e la varietà dei cibi raffinati che il suo parente gli

offriva.

Pensava già di fare un magnifico pranzo e si

accingeva a mettersi a tavola, quando un colpo di

scopa lo fece ruzzolare lontano insieme col suo

ospite.

“Topacci maledetti!” gridava la voce di una donna.

“Ora ci penso io. Fufi, vieni qui, presto!”

E a quel richiamo apparve un enorme gatto nero.

“Presto! Da questa parte” gli gridò il topo di città,

fuggendo dentro un buco.

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113

Il topo di campagna fece appena in tempo a seguirlo

sfuggendo agli artigli del gatto. Come si fu rimesso

dallo spavento, decise di tornarsene in campagna e

disse al suo parente: “Ti ringrazio dell'invito. In città

hai tutto quello che vuoi. Ma preferisco mangiare solo

qualche ghianda ed essere libero, invece di vivere

nell'abbondanza ed essere sempre in preda dello

spavento.”

114

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IL LUPO E L’AGNELLO

Un lupo vagava per la foresta sempre affamato.

Giunto ad un ruscello, vide un agnellino che, chino

sull'acqua fresca, si abbeverava, e decise di

mangiarselo subito: un bocconcino così buono non gli

capitava da un bel pezzo!

Si accinse a saltargli addosso, ma si arrestò un

momento, pensando:”Se qualcuno mi vede, che figura

faccio a mangiare una bestiola così debole che non è

nemmeno in grado di difendersi? Devo trovare una

scusa buona per sbranarla!”

Corse un poco più in alto, lungo il ruscello, in modo

che l'agnellino lo potesse vedere bene, e finse di bere

anche lui. Poi, facendo mostra di essere molto

arrabbiato, esclamò: “Ehi tu! Perché mi sporchi

l'acqua? Non vedi che sto bevendo? Nessuno ti ha

insegnato l'educazione?”

“Mi spiace, signor lupo” gli rispose il vocino sottile

dell'agnello “ma è impossibile che io le sporchi

116

l'acqua. Mi trovo più in basso di lei, e l'acqua che io

tocco non può salire.”

Di fronte all'evidenza della bugia che aveva detto, il

lupo rimase senza parole, ma poi si riprese:

“Tu però ce l'hai con me” disse all'agnello cercando

un altro pretesto. “Mi hanno riferito che sei mesi fa tu

hai detto sul mio conto delle cose che non mi

piacciono affatto. Sei un calunniatore, e io so bene

come si devono punire i tipi come te!”

Ma aveva ancora scelto male la scusa, perché

l'agnello gli rispose: “Impossibile che io abbia parlato

male di lei sei mesi fa, signor lupo! Io a quel tempo

non ero ancora nato!”

Allora il lupo si spazientì. Non era riuscito a trovare

una scusa valida per mangiarsi l'agnello, mentre la

fame si faceva sempre più sentire: “Bene!” disse la

belva. “Non m'importa nulla! Se non sei stato tu a

parlar male di me, sarà stato tuo padre!”

E con un balzo gli fu addosso e lo sbranò.

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STORIA DI UN CHICCO DI GRANO

C’era una volta un chicco di grano. Nel chicco stava chiusa una

piantina.

Un bimbo piantò il chicco in un vaso. Sotto terra la piantina si

animava: “Voglio diventare grande. Voglio uscire da questa prigione

e rivedere il sole. Ma per crescere bisogna mangiare; come farò?

Oh, guarda! In questo granello c’è una buona provvista di farina”.

Mangiò e crebbe fino a diventare una pianticella.

“Ora come farò? – si chiese – Ma guarda!”

Anche sulla terra c’era qualche cosa da mangiare.

“Radici mie sprofondatevi nella terra…”

Così la piantina crebbe e mise spiga. Il sole diede l’oro dei suoi

raggi e la spiga maturò cento chicchi di grano.

GASPARINI

120

LA LITE

In un caldissimo giorno d'estate, un leone e un cinghiale giunsero

alla stessa pozza di acqua. Sul terreno intorno erano impresse le

tracce di molti cervi e capre, volpi e sciacalli, elefanti e rinoceronti,

nessuno dei quali avrebbe osato abbeverarsi insieme al leone,

perché ne avevano troppa paura. Ma, il feroce cinghiale con le sue

zanne affilate, era forte quanto il leone con i suoi crudeli arti.

Il cinghiale si avvicinò alla pozza, ma prima che potesse bere il

leone, nell'impazienza di raggiungere l'acqua, lo spinse da parte.

-Sono arrivato prima di te -grugnì furiosamente il cinghiale -quindi

ho diritto di bere per primo! -

-Fuori dai piedi!- ruggì il leone. -Berrai quando mi sarò dissetato io.-

-Se non aspetti il tuo turno ti farò a pezzi con le mie zanne affilate!-

lo minacciò il cinghiale.

-Ti ridurrò a brandelli con gli artigli, se non ti levi di torno!- replicò il

leone.

E di colpo si lanciarono l'uno contro l'altro, decisi a battersi

all'ultimo sangue. Il cinghiale assalì il leone lacerandogli i fianchi

fino a farne sgorgare abbondantemente il sangue. Il leone balzò sul

cinghiale e lo colpì con gli artigli al punto che il poveraccio si

reggeva a malapena in piedi.

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D'un tratto udirono un fruscio tra gli alberi, e guardando in su

scorsero un gruppo di neri avvoltoi appollaiati sui rami sopra di loro:

erano in attesa di divorare quello dei due che sarebbe morto. Non ci

volle altro per por fine alla lite!

Il leone disse: -Veniamo ad una tregua: è meglio per noi essere

amici, piuttosto che finire in pasto a quegli uccelli del malaugurio! -

Il cinghiale accettò di cuore: così, leccandosi le ferite, bevvero a

turno e si lasciarono da buoni amici.

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LA FORMICA E IL CHICCO DI GRANO

Un chicco di grano, rimasto solo nel campo dopo la mietitura,

aspettava la pioggia per tornare a nascondersi sotto le zolle.

Una formica lo vide, se lo caricò addosso e si avviò, con grande

fatica, verso il nido lontano.

Cammina e cammina, il chicco di grano sembrava diventare

sempre più pesante sulle spalle affaticate della formica.

“Perché non mi lasci stare?” disse il chicco di grano.

La formica rispose:

“Se ti lascio stare, non avremo provviste per quest'inverno. Siamo

in tante, noi formiche, e ciascuna di noi deve portare nella dispensa

quanto più cibo riesce a trovare.”

“Ma io non sono fatto soltanto per essere mangiato” seguitò il

chicco di grano. “io sono un seme pieno di vita e il mio destino è

quello di far nascere una pianta. Ascoltami, cara formica; facciamo

un patto.”

La formica, contenta di riposarsi un po’, depose il chicco di grano e

chiese:

“Quale patto?”

“Se tu mi lasci qui nel mio campo” disse il chicco di grano

“rinunciando a portarmi nel tuo nido, io, fra un anno, ti restituirò

cento chicchi uguali a me.”

La formica lo guardò con aria incredula.

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“Sì, cara formica. Credi a quello che ti dico. Se oggi tu rinunci a me,

io ti darò cento me, ti regalerò cento chicchi di grano per il tuo nido.”

La formica pensò:

«Cento chicchi in cambio di uno solo; ma è un miracolo!»

“E come farai?” chiese al chicco di grano.

“E’ un mistero” rispose il chicco di grano. “E’ il mistero della vita.

Scava una piccola fossa, seppelliscimi lì dentro e ritorna fra un

anno.”

L'anno dopo la formica ritornò. Il chicco di grano aveva mantenuto

la promessa.

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LA FORMICA PREVIDENTE

Era estate. Il sole splendeva tutto il giorno; nei campi maturava il

grano, gli alberi erano carichi di frutti e i fiori riboccavano di nettare.

Per gli insetti era una festa: nessuna fatica per trovare il cibo, era lì

che aspettava solo di essere raccolto. La farfalla svolazzava

pigramente nell'aria calda, la cicala, oziosamente aggrappata a una

foglia, strideva la sua canzone e si godeva il sole.

Ma la formica previdente continuava a darsi da fare: per tutta

l'estate non aveva cessato di affannarsi nei campi, raccogliendo

chicchi di grano e d'orzo e immagazzinandoli per l'inverno.

-Ora è caldo e asciutto- pensava. -Ma presto sarà freddo e piovoso.

Neve e ghiaccio copriranno la terra e non si troverà più il cibo.-

Invece lo scarabeo dal nero e lucido corpo era imprevidente:

passava tutta l'estate a crogiolarsi al sole su una pietra piatta e,

guardando la formica affaccendata, le rideva dietro.

-Perché ti preoccupi tanto del lavoro?- la scherniva. -Non sai che è

estate, la stagione in cui tutte le creature si riposano dalle loro

fatiche?

Ma la formica era troppo indaffarata per porgergli ascolto: non lo

degnava di uno sguardo ogni volta che gli passava accanto con un

nuovo carico di chicchi per il suo magazzino.

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Venne l'inverno. Venti gelidi sferzarono il paese; cadde la pioggia.

Poi la neve coprì il terreno e l'acqua gelò.

Invano lo scarabeo cercò qualcosa da mettere sotto i denti: non

trovava neanche una briciola di cibo. Era stremato dalla fame. Alla

fine, tremante e languente, giunse davanti alla tana della formica.

Questa se ne stava al calduccio, sorvegliando il suo prezioso

tesoro: i chicchi di grano e d'orzo che aveva raccolto durante

l'estate.

-Dammi un po’ del tuo cibo, o morirò di fame!- pregò lo scarabeo.

La formica, gli lanciò uno sguardo di scherno.

-Non ho cibo che mi avanzi!- rispose.

-Avresti dovuto lavorare come ho fatto io durante l' estate, per

accumulare le tue provviste; invece, te ne sei stato su un sasso a

far nulla, solo a prendermi in giro per la mia operosità. Non è colpa

mia se ora hai fame.

Lo scarabeo si allontanò tristemente, e non passò molto tempo che

avvenne quel che aveva temuto: morì di fame.

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IL BASTONE FIORITO

Tanti anni fa visse un eremita che aveva il suo rifugio nel folto di un

bosco e trascorreva tutto il tempo in preghiera. Si nutriva solo di

erbe e di frutti, e un Angelo ogni giorno scendeva dal Cielo a

parlargli del Paradiso. Un giorno che il tempo si era guastato,

l'eremita non poté girare per il bosco in cerca della poca cicoria e

delle quattro castagne che gli servivano per sopravvivere. Allora

perse la pazienza ed esclamò: “Che giornataccia!” Per nove giorni

l'Angelo non si fece vedere: tornò soltanto il decimo giorno, ma era

triste. “Il Signore è adirato con te perché hai perso la pazienza e hai

osato criticare la sua opera. Dovrai fare penitenza. Pianta il tuo

bastone in terra e scendi tre volte al giorno al fiume: riempiti la

bocca d'acqua e con quella innaffia il bastone. Quando quello

fiorirà, io tornerò e ti accompagnerò in Paradiso.” L'eremita non

poté fare altro che obbedire: tutti i giorni, all'alba, a mezzogiorno e

al tramonto scendeva al fiume, si riempiva la bocca d'acqua e

tornava nel bosco ad innaffiare il bastone secco e inaridito. Un

giorno giunse là un feroce brigante, notò lo strano andirivieni

dell'eremita, e, pieno di stupore, gli chiese il perché di tutto

quell'affannarsi. Quando l'ebbe saputo si mise a ridere. “Ma come!

Credi davvero che quel bastone, tagliato dall'albero chissà quanti

anni fa, possa fiorire? E poi, una penitenza così dura, per una colpa

così piccola! Allora io, che ho commesso tanti delitti, cosa dovrei

fare per entrare in Paradiso?” “La misericordia di Dio è infinita” gli

rispose l'eremita stringendosi nelle spalle. Il brigante adesso non

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rideva più e dopo aver riflettuto a lungo disse: “Voglio crederti:

resterò qui con te e seguirò il tuo esempio.” Profondamente pentito

dei suoi delitti, il brigante cominciò a fare penitenza e a pregare.

Piantato in terra il suo bastone, andava al fiume tre volte al giorno,

all'alba, a mezzo giorno e al tramonto, tornava con la bocca piena

d'acqua e lo innaffiava, ma non sperava davvero che il bastone di

un peccatore come lui potesse una volta o l'altra fiorire. Era però

contento di fare penitenza. Una mattina l'eremita lo chiamò e gli

disse: “ Guarda! Il tuo bastone è fiorito e il mio no!” Allora scese dal

Cielo un Angelo, chiamò a sé il brigante e lo portò in Paradiso.

Invece il bastone dell'eremita fiorì molto tempo dopo: il vecchio non

si era pentito così profondamente come il brigante e anzi qualche

volta quando scendeva al fiume per prendere l'acqua con la bocca

brontolava tra sé e sé che in fin dei conti quella penitenza era un

po' troppo severa per una colpa tanto piccola.

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INDICE

VIEN L’AUTUNNO pag. 4

LA VENDEMMIA pag. 5

LA CASTAGNA pag. 6

PARLA LA G…G… pag. 7

ZUCCONE pag. 8

LE VOCALI pag. 9

NANI pag. 11

VENTI NANETTI pag. 12

IL POLLAIO pag. 13

GALLO GALLETTO pag. 14

ORA CONTIAMO NOI pag. 14

IL PRINCIPE RANOCCHIO pag. 15

CRA CRA CRA pag. 16

LA CAPRA pag. 16

PARLANO I NUMERI pag. 17

L’ A L F A B E T O pag. 20

IL GIRASOLE E IL SOLE pag. 21

INDOVINA CHE COS’E’ pag. 23

LA PELLE DEL LEONE pag. 24

LA PECORA E LA RONDINE pag. 25

IL VENTO E IL SOLE pag. 27

IL CORVO E LA VOLPE pag. 29

SALVARE CAPRA E CAVOLI pag. 32

LA LINGUA E LE ORECCHIE pag. 35

LA FORMICA E LA COLOMBA pag. 36

LE DITA pag. 38

IL FUMO, LA FULIGGINE E LA CENERE pag. 41

L’OMBRA pag. 43

L’AVARO pag. 45

IL TORO pag. 47

LO SCOIATTOLO pag. 49

L’ELEFANTE pag. 52

IL CONTADINO E I COCOMERI pag. 55

I N V E R N O pag. 58

VIEN L’INVERNO pag. 59

PRESEPIO pag. 60

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GHIRLANDETTA DEI MESI pag. 61

IL SALE E IL GHIACCIO pag. 62

IL NOCCIOLO E L’ULIVO pag. 64

L’ASTRONOMO pag. 66

L’ABETE E IL ROVO pag. 68

IL SALICE PIANGENTE pag. 70

L’ASINO STOLTO pag. 72

LA CHIAVE D’ORO pag. 75

LA QUERCIA E IL GIUNCO pag. 77

LA FOGLIA DEL PIOPPO pag. 79

IL FASCIO DI VERGHE pag. 82

IL PAPPAGALLO INTELLIGENTE pag. 85

IL BOSCAIOLO E LO SPIRITO DEL FIUME pag. 88

CARNEVALE pag. 91

PULCINELLA E GLI SPECCHI pag. 92

LE CHIAVI DEL PARADISO pag. 94

MOTIVO DI PRIMAVERA pag. 99

PRIMAVERA pag. 100

FATA PRIMAVERA pag. 101

L’ASTUZIA DI BERTOLDO pag. 103

IL BRUCO pag. 105

IL CERVO VANITOSO pag. 108

IL TOPO DI CITTÀ E IL TOPO DI CAMPAGNA pag. 111

IL LUPO E L'AGNELLO pag. 115

ESTATE pag. 118

STORIA DI UN CHICCO DI GRANO pag. 119

LA LITE pag. 120

LA FORMICA E IL CHICCO DI GRANO pag. 123

LA FORMICA PREVIDENTE pag. 126

IL BASTONE FIORITO pag. 129