libro del tocai

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www.unaregioneincomune.it Atti del convegno TOCAI ULTIMO ATTO? UDINE 10 MARZO 2007

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libro sul tocai

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www.unaregioneincomune.it

Atti del convegno

TOCAIULTIMO ATTO?UDINE 10 MARZO 2007

Page 2: Libro del Tocai
Page 3: Libro del Tocai

GRUPPO CONSILIARE REGIONALECITTADINI PER IL PRESIDENTE34133 TRIESTE piazza Oberdan 6

NUMERO VERDE 800 844081

tel 040 362105 360639fax 040 3773158www.cittadiniperilpresidente.itemail [email protected]

www.unaregioneincomune.it

Page 4: Libro del Tocai

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INTRODUZIONEMAURIZIO PASELLIConsigliere regionaleCittadini per il Presidente pag. 5

PRESENTAZIONEBRUNO MALATTIAPresidente Gruppo consiliareCittadini per il Presidente pag. 6

RELAZIONI

TOCAI: VITIGNO AUTOCTONOANTONIO CALÒDirettore Istituto Sperimentale Viticoltura CRA pag. 9

IL TOCAI NELL’IDENTITÀ FRIULANACLAUDIO FABBROAgronomo e giornalista pag. 15

IL VALORE DEL TOCAI IVANO BENVENUTIPresidente Confcooperative FVG pag. 24

SPAZI ED AZIONI GIURIDICHEPER CONTINUARE A CHIAMARLO TOCAIFAUSTO CAPELLIProfessore di Diritto comunitario, Università di Parma pag. 32

DIBATTITO pag. 46

SOMMARIO

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Con un curioso scherzo di tappi e bandiere - utilizzati comeimmagine del convegno - abbiamo dato una chiara visualiz-zazione di quella che è la realtà attuale del Tocai. Il Tocai siproduce in tutto il mondo, ma, ahimè, rischiamo di nonpoterlo più produrre, commercializzare e vendere nellanostra regione.Il motivo centrale di questo incontro è spiegare il contenuto eil senso di una iniziativa di legge regionale per la tutela sul ter-ritorio nazionale della denominazione “TOCAI FRIULANO”.La legge regionale porta la firma dei Cittadini per ilPresidente, è stata sottoscritta da tutti i gruppi della maggio-ranza, depositata e assegnata alle competenti commissioniconsiliari. Questa legge può essere adottata in forza dello sta-tuto di specialità ed autonomia della nostra Regione. Vogliosottolineare questo aspetto, perchè molte volte sentiamorivendicare la necessità di mantenere e rafforzare la nostraidentità, quella del nostro Friuli, ed ecco che qui abbiamoun’occasione formidabile e concreta per farlo. Sappiamoquanto importante sia la viticoltura nella nostra regione,quanto importante sia questo vino, il Tocai: ecco perchéabbiamo voluto questo incontro pubblico. È vero che la que-stione riguarda in particolare il mondo della viticoltura, ma noipensiamo che sia una questione importante anche per tutti icittadini della nostra regione, per tutto il Friuli Venezia Giulia.Un’altra cosa che balza agli occhi, e che è già emersa nelconvegno organizzato dal nostro Gruppo aCormòns la scorsa estate, è la mancanza di gover-no univoco nel settore vitivinicolo regionale.Sicuramente in Francia una cosa così non sareb-be accaduta. Le 122 deroghe sulla denominazio-ne dei vitigni in Europa lo testimoniano. È venutoil momento di fare una riflessione su questo:quando siamo a Trieste, quando siamo a Roma, quandosiamo a Bruxelles, noi dobbiamo parlare una lingua sola.Non possiamo andare in giro per il mondo dimostrando divi-

MAURIZIO PASELLIConsigliere regionale

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INTRODUZIONE

Nel settore vitivinicoloregionale è necessariaun’azione di governounivoca.

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sione, dimostrando incertezze su temi così importanti cheriguardano l’identità e l’economia della nostra regione.Qualcuno afferma che ormai il Tocai è perduto ed è giustodecidere per il Friulano. Noi diciamo il contrario. Se noifriulani nelle sedi internazionali proponiamo il Friulano, cidiamo la zappa sui piedi e precostituiamo l’ultimo giudizionegativo nei confronti del nostro Tocai. Se perderemo que-sta battaglia, non la perderà questa o quella organizzazio-ne agricola, questa o quella parte politica, ma la perderàl’intera regione Friuli Venezia Giulia. Noi intendiamo batterci fino all’ultima possibilità giuridica,fino all’ultima possibilità tecnica, fino all’ultima possibilitàpolitica, per continuare a mantenere la denominazione delvino Tocai. Vogliamo continuare a chiamarlo TOCAI. Grazie.

Un cordiale benvenuto anche da parte mia. Prima di presen-tare i relatori e dare inizio alla tavola rotonda, desidero espri-mere un ringraziamento a due persone, presenti in sala:Luigi Soini e Bruno Augusto Pinat. Il loro coraggio e la lorodeterminazione, la capacità di vedere lontano, hanno con-sentito, grazie ad una intelligente iniziativa giudiziaria, di ria-prire i giochi sul Tocai ed a noi di parlare ancora di questo

vitigno, di questo nostro vino, di parte della culturae dell’identità friulana, che vogliamo conservare.Il Tocai non è solo un problema dei viticoltori, oggipresenti in maniera qualificata ed ai quali rivolgo un

cordiale saluto, così come saluto il consigliere regionaleVenier Romano, già Assessore regionale all’Agricoltura, che siè battuto intelligentemente, a suo tempo, per la salvaguardiadel nostro vino. Il Tocai non è neppure solo un problema dichi commercia vino. È anche un problema culturale e di tra-dizioni perchè appartiene alla storia del Friuli, delle genera-zioni che ci hanno preceduto e di quelle che seguiranno enon è bene che una generazione, la nostra, per scelte più o

BRUNO MALATTIAPresidente Gruppoconsiliare Cittadini

per il Presidente

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PRESENTAZIONE

Il Tocai fa partedell’identità friulana

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meno giuste ma sempre discutibili, pregiudichi passato efuturo. Con il nome del Tocai si smarrirebbero infatti non soloricordi e tradizioni, ma si negherebbe il futuro ad un vino e aduna denominazione che hanno un apprezzabile valore eco-nomico. Grazie Soini, grazie Pinat, grazie anche alla nostraRegione che essi hanno affiancato. Piace a noi la vivacità,piacciono le persone coraggiose, che riescono ad andarecontro corrente, che non danno nulla per scontato, che sonopronte al dialogo, a confrontarsi con le ragioni degli altri,senza credere di esser depositarie della verità, che hanno lacapacità di valutare il presente e di costruire il futuro sullabase di una dialettica fruttuosa. Noi dobbiamo arricchire ilnostro patrimonio di valori, economici ed identitari, senza per-dere nulla di quello che il nostro passato e la nostra storia cihanno affidato. Questo è lo spirito del nostro movimento poli-tico, di persone che non agiscono per partito preso, che nonrispondono ad ordini di scuderia, di friulani, di triestini, digoriziani e di pordenonesi che si sono trovati assieme, perdare un contributo alla politica regionale, al di fuori daglischemi convenzionali. Il tema del Tocai, così come altri temidi interesse regionale, lo affrontiamo in maniera laica e parte-cipativa. Vogliamo discutere del Tocai con i cittadini del Friuli. Per troppo tempo il Tocai è rimasto un problema della politi-ca e dei viticoltori mentre in realtà è un problema che ci inte-ressa tutti. Con questa iniziativa e con le altre che prendere-mo vogliamo che i friulani possano capire meglio che cosasia più opportuno fare per il Tocai. Auspichiamo uno scattodi orgoglio, una dose di intelligenza e di partecipazione mag-giori, rispetto a quelle che fino ad ora hanno accompagnatoquesta vicenda. Oggi a percorrere, da un punto di vista tec-nico, storico, agronomico e giuridico, le ragioni per le quali ilTocai è importante e va conservato ci accompagneranno deirelatori di altissimo livello. Il primo è il prof. Antonio Calò,docente universitario e direttore dell’Istituto Sperimentale diViticoltura. Ci parlerà del vitigno Tocai.

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Presidente, signore e signori, non vorrei deludere nessuno,perché vorrei fare un’analisi del vitigno Tocai il più possibi-le veritiera e lontana da inutili luoghi comuni. La verità,infatti, non deve fare ombra o paura, perché solo partendoda dati certi e documentati, possiamo fornire le basi pertrovare soluzioni al problema che ci tocca da vicino.In questa ottica, intanto, va aggiunto un bel punto interro-gativo al titolo di questa relazione: Tocai friulano, vitignoautoctono?Il mio inizio, così, non vi sembrerà favorevole alla causache sosteniamo, ma vi accorgerete che è esattamente ilcontrario.I dati di fatto. Nell’Annuario della Stazione Sperimentale diViticoltura ed Enologia di Conegliano del 1936, il prof.Cosmo, scrivendo sull’origine e sul nome di questo vitignoche andava prendendo fama e conquistando successocome Tocai friulano, affermava: “Rimane da chiarire anco-ra da dove il Tocai sia giunto nel Veneto, ove è diffuso spe-cialmente nel distretto di Portogruaro, con epicentro aLison, ed in provincia di Udine, soprattutto nella zona col-linare orientale, ed ora si trova anche nel Goriziano”.Cosa succedeva? Vi era il problema di un vitigno Tokai chesi diffondeva dalla seconda metà dell’Ottocento e non cer-tamente da prima.In Europa, infatti, assistiamo proprio in quel periodo alladiffusione di alcune varietà che venivano denominateTokai. Basta consultare il “Traité de cépages” del 1848 delconte Odart, il più grande ampelografo francese, perapprendere che vi era un Grauer Tokayer diffuso nella Valledel Reno e “molto simile” al Pinot grigio; oppurel’“Ampelographices Wörterbuch” del 1875 del Göthe chedescriveva un Tokajer Weisser ed uno Blauer; o diRovasenda nel “Saggio di un’ampelografia universale” del1877 che elencava molte varietà le quali, sotto il nomeTokai, erano diffuse in diversi paesi e fra queste: Malvasia,

ANTONIO CALÒDirettore Istituto Sperimentale Viticoltura CRA

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TOCAI: VITIGNO AUTOCTONO

RELAZIONE

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Aleatico, Brachetto, Pinot grigio, Moradella… e soprattuttoil Furmint, il classico vitigno coltivato nella zona di Tokai.Sannino nel 1920 chiarirà che anche nel Veneto il Pinotgrigio era a volte coltivato sotto il nome di Tokai, come inSvizzera, Savoia, Alsazia, Piemonte.La stessa cosa ribadivano il Marzotto nel 1925 e il Cavazzanel 1934.Tutto nasceva dal fatto che diversi vitigni erano così deno-minati per la fama che aveva acquisito, fino dalla metà del1700, il vino Tokai.E questa fama aveva due conseguenze:1) che molti vitigni europei prendevano, appunto, il nomedi Tokai;2) che la varietà (Furmint) con cui veniva fatto il vino diTokai si diffondeva in varie zone.

Quindi non confondiamo gli avvenimenti, perchégli ampelografi studiavano questi vitigni denomi-nati Tokai e tutti venivano riconosciuti con il lorovero nome; veniva riconosciuto soprattutto chequello coltivato in Alsazia era Pinot grigio. Unoperò di questi vitigni non veniva identificato conaltri e non si poteva catalogare, tanto che propriosu questo cominciarono svariati studi di ampelo-grafia. Torniamo così al prof. Cosmo ed alla frasecitata all’inizio di questa relazione. Rivedendo conpazienza gli scritti dell’epoca, ho trovato sulla“Rivista di Viticoltura” di Conegliano del 1901,

nella rubrica “Risposta a quesiti”, la seguente nota diSannino a certo Cavalier P.F. di Zoppè di Conegliano:“L’uva bianca di cui mi ha favorito i grappoli e le foglie èabbastanza estesamente coltivata nelle province diVenezia e Treviso col nome di Tokai. Indubbiamente èvarietà ungherese, importata nel Veneto circa cinquantaanni or sono. Inizierò delle ricerche per conoscere il nomeoriginale della varietà, che mi pare vada abbastanza bene

ANTONIO CALÒDirettore

Istituto Sperimentale Viticoltura CRA

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Sannino nel 1920chiarirà che anche nelVeneto il Pinot grigioera a volte coltivato

sotto il nome di Tokai,come in Svizzera,

Savoia, Alsazia,Piemonte.

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per l’abbondanza del prodotto ed anche per la buona qua-lità”. Silenzio assoluto fino al 1920 quando, sempre ilSannino, in un articolo intitolato “I Tokai coltivati in Italia”ricorda come nella zona di Portogruaro vi fosse il vitignoTokai e come avesse inviato al prof. Istvanfi, direttoredell’Istituto Ampelografico di Budapest, campioni di fogliee di grappoli di tale varietà per avere lumi e conoscerel’eventuale vitigno ungherese di riferimento. Ebbe una“cortese risposta” che non chiariva il problema, perché ilvitigno veniva assimilato ad un Riesling. È fatto importanteda sottolineare, perché neanche gli studiosi ungheresidimostravano di conoscere il vitigno.Sannino continua affermando che i suoi studi lo portavanoad identificarlo con il Sauvignon.Ma, ancora una volta, non eravamo nel vero, perché siaDalmasso che Cosmo intervengono e dicono che ha dellesomiglianze con il Sauvignon, ma che si distingue assolu-tamente. Cosmo infatti nel 1936 scrive un articolo “Rilieviampelografici comparativi su varietà di Vitis vinifera” e sta-bilisce definitivamente le differenze fra Semillon,Sauvignon e Tocai e sottolinea la grafia con la c al posto delk. Ma perché eravamo arrivati a ciò?Perché in un altro articolo del 1933 pubblicato sul“Corriere vinicolo” del 21 settembre, Dalmasso aveva scrit-to: “Diverso il caso del Tocai, scrivo Tocai e non Tokay con-dividendo in pieno quanto hanno deciso anche gli amicidel Friuli, i quali sanno benissimo che non esiste al mondoun vitigno Tokay, come non esiste un vitigno Marsala. Mapoiché da tempo nel Friuli si coltiva un ottimo vitigno bian-co, sotto questo nome, vitigno che ha qualche vaga somi-glianza con il Sauvignon, ma che se ne differenzia perfet-tamente, abbiamo pensato di adottare la grafia italiana e,per evitare equivoci con altri pseudo Tokai, coltivati in Italia,preferirei si chiamasse Tocai friulano, per quanto oggi sicoltivi anche nelle province limitrofe”.

ANTONIO CALÒDirettore Istituto Sperimentale Viticoltura CRA

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Allora: 21 settembre 1933, data importante perché data dibattesimo del vitigno che era considerato (da tutti!) autono-mo non riconducibile ad altri e coltivato nel Veneto ed inFriuli, con una grafia che lo distinguesse da altri Tokay ecosì lo distingueva anche il vino da quello dalla zona diTokay!Da quel momento tutti hanno adottato questa denomina-zione e grafia e da quel momento ha cominciato a svilup-parsi originando prodotti eccellenti con un nome di viti-gno che non poteva essere confuso con riferimenti terri-toriali. Per dire l’importanza che acquisiva nella zone diLison-Pramaggiore, basta citare un giudizio di ArturoMarescalchi degli anni ’30: “…Sento il bisogno di dire cheil Tocai di Lison è un prodotto di primissimo ordine: la sua stof-fa generosa e fine a un tempo, soddisfa il gusto offrendo unsenso di pienezza, di vivacità, di grazia. Tutta la nobiltà del viti-gno vi appare in pieno…”Nel Friuli, dopo che non compare mai come vitigno neglielenchi del 1823 e del 1879, è dagli anni ’20 del 1900 cheprende piede e trova interpreti validissimi ed appassionati,che lo descrivono dettagliatamente, come il Poggi nella suaAmpelografia e poi, in articoli, fra i quali in uno del 1939parla di Tocai “che oserei dire inarrivabili”. In definitiva unvitigno ed un vino che entravano nella tradizione di questezone. Su tale scia ci sono stati degli investimenti sul nomeed è questo il punto che desidero sottolineare e cioè labuonafede sulla quale è stata costruita questa fama. Unvitigno giudicato autonomo, originale e non un sinonimocome il caso del Tokai di Alsazia che i francesi da semprehanno saputo di produrre con il Pinot grigio. A mio mode-sto avviso è questa la differenza fondamentale che avreb-be dovuto essere messa in campo nella diatriba conl’Ungheria. Anche perché non è la prima volta che ciò suc-cede. Tutti conoscete la causa degli anni ’50 del 1900 pro-mossa da “Monimpex” e tutti sapete della “vittoria” italia-

ANTONIO CALÒDirettore

Istituto Sperimentale Viticoltura CRA

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na fino all’ultimo grado di giudizio, a conferma di altro“diritto” dei nostri operatori ad utilizzare la denominazione“Tocai friulano”. Alla fine, il completamento degli studiampelografici ha potuto risolvere anche la questione del-l’identità del vitigno. Tutti avevano guardato ad oriente edinvece bisognava guardare ad occidente. Infatti proprio chivi parla, negli anni ’90, si accorse nelle collezionidell’Università di Davis (California) che il Sauvignonasse(antico vitigno francese) aveva delle somiglianze con ilnostro Tocai. Con il materiale portato a Conegliano abbia-mo eseguito svariate analisi, fra le quali il risolutivo test sulDNA ed abbiamo appurato che si tratta dello stesso vitignoconfermando così anche una vecchia intuizione dell’ampe-lografo francese Truel. Ma ciò non toglie nulla alla nostrasacrosanta richiesta, perché come sinonimo il nome TocaiFriulano può certamente essere utilizzato.Allora: da tutto traspare un legittimo diritto (anche se forsein eccezione ad alcune regole generali) a conservare lanostra denominazione definitivamente acquisita nell’uso diqueste popolazioni e considerare il vitigno, perché solo quiè stato valorizzato, fra i grandi di questi territori.

Grazie al prof. Calò. La sua relazione, con documenti ememorie ci ha tratteggiato una parte di storia del vitignoTocai. Chi sul Tocai ha scritto con le conoscenze dell’agro-nomo, le capacità del giornalista e la passione del friulanoè Claudio Fabbro. È qui per raccontarci del Tocai, dal suopunto di vista e dal punto di vista dei friulani.

ANTONIO CALÒDirettore Istituto Sperimentale Viticoltura CRA

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BRUNO MALATTIAPresidente Gruppoconsiliare Cittadiniper il Presidente

MODERATORE

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Grazie avvocato Malattia. In effetti nella ricerca che è statapresentata nel 2005 a Villa Manin, per incarico del Ducatodei Vini Friulani, ho cercato di trasformarmi più in storicoche in opinionista. Anche perché, di questi tempi, adessere troppo opinionisti si rischia di essere impallinati oda destra o da sinistra, o dalle medesime persone che nelgiro di 24 ore cambiano versione ed opinione su quellache è la materia del contendere. Per cui ho cercato difotografare gli atti, riunendo e riassumendo qualche metrocubo di carte e documenti che avevo conservato dalmomento in cui mi laureai con una tesi che richiamava il“Vigneto Friuli” dalle origini ai tempi nostri. Mi accomunaal prof. Calò anche la considerazione che, non essendo unsociologo, mi è stata affidata una materia un po’ ostica sul-l’identità friulana: nel titolo avrei messo un punto didomanda, perchè ci stava assolutamente. Perché l’identi-tà friulana - più che trovare una conferma - mi sembra siastata più violata che identificata. E allora andremo a Tocaio Tokaji, ovvero un’esuberante leggenda, un po’ di storia epochi documenti. Troverete molte conferme e molti alli-neamenti sul “Calò pensiero”. Tocai friulano, emigrante oimmigrato? Ci stiamo ancora interrogando. Certamenteall’inizio fu Aquileia che, attraverso le strade del vino antelitteram, diffuse la vite (forse Tocai, ma non c’è la contro-prova) anche in Mitteleuropa, ergo anche in Ungheria. Lavia Gemina, la via Julia Augusta, che andavano versoKlagenfurt e la Carinzia; poi Annia e Postumia. Quindiemigrazione ed immigrazioni. Prime emigrazioni: secondo il prof. Gergely dell’Universitàdi Budapest, missionari italiani chiamati da Re Stefano,portarono in Ungheria - intorno all’anno 1000 - dei vitigni,ora ritenuti ungheresi. Furmint: interessante nomeFurmint, ricorrerà più spesso come fior dei monti, baccad’oro. Lo diceva il Marangoni già nel 1985: “un grappolo diFurmint - richiamando l’ampelografo, il vivaista, il vignaiolo

CLAUDIO FABBROAgronomo e giornalista

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IL TOCAI NELL’IDENTITÀ FRIULANA

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- nulla ha a che vedere con il nostro Tocai”. Così come ilcontenuto di questa bottiglia non ha nulla a che vedere conil nostro Tocai. Nel 1245 Bertoldo di Andechs, Patriarca diAquileia, porta dei vitigni Tocai al nipote Re Bela IV diUngheria; questo lo diceva il Coronini nei “Sepolcri diAquileia” (1867), e fu ripreso poi dal Viglietto nel Bollettinodell’Associazione Agraria Friulana nel 1884.Balziamo poi al 1632: Aurora Formentini di San Floriano(Formentini = Furmint?), va in sposa ad Adam Batthyany eporta in dote “vitti di Toccai 300”. La doppia T e la doppiaC ce le ritroviamo fino al 1939, nel Picolit e nel Tocai, per-ché fu appena il Poggi, nel grande lavoro sull’ampelografiafriulana, a fare un po’ di pulizia sulle “c”, e questo lo col-gono anche Cosma e Burcheri dal patto dotale che esistein originale presso la famiglia Formentini di San Florianodel Collio: “Vitti di Tocai 300”.

Ma nella dote c’erano anche due contadini chesapevano coltivare, potare le viti e quant’altro.Quindi emigrato, probabilmente dalle vigne deiconti Formentini di San Floriano: di questo se ne èscritto parecchio. Eppure c’è un’altra versione: Tocai immigrato? E quic’è una tesi secondo la quale “il Tocai friulano vieneimportato dall’Ungheria dal Conte Otellio di Ariis,

che ne invia alcuni campioni alla Mostra della SocietàAgraria Friulana del 1863. Lo stesso fu poi diffuso in Friulidal Pecile”; lo scriveva il Perusini in “Agricoltura Friulana”n. 25 del 1935.Le due date citate dal prof. Calò, 1933 e 1935, ricorreran-no anche nella mia testimonianza. A proposito di Collio,Mossa e S.Lorenzo, si parlava prima di toponimi e di nomigeografici, prima ancora che di marchio e di brevetti. Il vecchio friulano dice ancora oggi: “Voi a vore tai tocais”(“vado a lavorare nelle colline localmente note comeToccais” n.d.r.). Io mi sto enucleando dalla testa dell’agro-

CLAUDIO FABBROAgronomo e giornalista

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Nel 1245 Bertoldodi Andechs, Patriarca

di Aquileia, portadei vitigni Tocai

al nipote Re Bela IVdi Ungheria

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nomo e cerco di entrare in quella del viticoltore e produtto-re friulano; quindi per andare nel bosco: ”Voi tal ronc”(ronc :“superficie in più o meno forte acclività, coltivata avigneto-frutteto” n.d.r.). Nelle mappe dell’Impero Austriaco, dove c’era il tocai, il bosc,il ronc. Il tocai, il bosc e questo fiumiciattolo che vedete è ilronc. Interessante il rio del Tocai; a San Lorenzo (di Mossa)c’è il Rio Toccai. Voi percorrete la ferrovia che porta a Gorizia,sulla sinistra trovate tuttora questa tabella interessante. Allorale etichette che viaggiavano dal 1866 al primo conflitto mon-diale, recitavano Tokaier, Tokai, Tocai di nuovo; quindi nonsono cose inventate, ma documenti. Il termine Tukay: quan-do andiamo nel Collio storico ci dice ben altre cose, ovverorafforza il concetto di appartenenza del luogo “di chenti”, diqui, ad esempio del Collio storico: autoctono! Maggio 1945: i titini sono in Gorizia e cosa fanno?Cominciano a pitturare le case di Salcano, Monte Santo:Tukay, la Jugoslavia è qui. Poi nel 1991 le cose cambiano,nasce la Slovenia, sparisce la Jugoslavia, fanno le primeprove col bianchetto per cancellare quei colori che in tutti igoverni autarchici erano sicuramente di prima classe; e si rie-sce finalmente: il primo maggio 2004, (quando la Sloveniaentra nell’Unione Europea), a cancellare il Tukay in una notte.Così come il 23 novembre 1993 venne cancellato aBruxelles il Tocai Friulano!1933-1935: muore il Tokaj e nasce il Tocai. 1935: arriva anche Tocai Friulano. Basta Tokaj,d’ora in poi si scrive Tocai (Dalmasso 21/9/1933)e a Tocai aggiungiamo Friulano. Nel 1959 il Tocai Friulano venne iscritto nel cata-logo nazionale delle varietà al numero 253 e suc-cessivamente nel regolamento CEE 2800/81.1956-1962: qui ne vediamo delle belle. Il Friuliritrova la sua dignità, mostra i denti e dice “Giù le mani dalTocai”. Perché?

CLAUDIO FABBROAgronomo e giornalista

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30 aprile 1962: la Corte di Cassazionedà torto agli ungheresie riconosce il dirittodei friulani di usareil nome Tocai

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Nel 1956, la prima causa legale. La ditta Moninpex diBudapest fa causa all’Azienda Baroni Economo di Aquileia,che etichettava il proprio vino come Tocai. 1959: la Corte d’Appello di Trieste dà ragione agli Economoe finalmente il 30 aprile 1962 la sentenza della Corte diCassazione conferma. “Friuli batte Ungheria 2-0” …ed èuna sentenza veramente splendida. A tal proposito, siinterrogavano i friulani, dei cambiamenti politici, del crollodei muri, le valutazioni di opportunità, tese a far ponti d’oroad un paese dell’Est, in odore di Unione Europea, a cuisvendere di tutto e di più, senza contropartita alcuna: si èmai pensato di riproporre tali sentenze, tali e quali, ma sucarta intestata e competenze aggiornate?

Nel 1985 altra levata di scudi. Grandissimo Simposio internazionale (promossodall’ERSA e dalla Regione), a cui parteci-pò ovviamente il prof. Calò, e fu veramen-te una disanima di grande livello storico,tecnico e giuridico.Durante il simposio il prof. Zilai, il quale dal-l’alto della sua preparazione, ma pur in unavisione ungherese del problema, portò piùacqua al mulino del Friuli che non a quellodi Budapest. Scheffer non fece altro chedire quello che aveva detto Calò: “il nostro

(quello alsaziano, n.d.r.) è un Pinot Grigio, per cui siamonoi ad aver bleffato sul nome”. Invece nel 1985-1992 registriamo un periodo di sette annidi torpore.Si interrogano ancora i friulani: ma a Bruxelles non c’eraproprio alcuno a conoscenza dei fatti? E a Roma e nella“Piccola Patria”? Si interrogano i friulani su queste cose. Dal 1985 al 1992, probabilmente gli stessi ungheresi ave-vano del problema una conoscenza approssimativa.

CLAUDIO FABBROAgronomo e giornalista

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Ricordo che nel 1992 ero a Siviglia con l’allora mioAssessore Ivano Benvenuti, e quando cominciammo ainteressarci sul contenzioso, notammo che tra i nostri inter-locutori ungheresi c’era un’ignoranza totale del problema oquanto meno una falsa ignoranza perché non volevanoesprimersi. È in quel periodo che il Friuli prima ancora diidentificarsi nel Tocai Friulano preferisce perdere ancora lapropria dignità, sbizzarrendosi a ricercare nomi alternativie mediamente ridicoli. Dal Gazzettino del 1992, le proposte: Anagrammi: blancai, furlai, ravai, tocasti, giocai.Giochi di parole: friultoc, friulit, friultai, todai, tudei, totai.Invenzioni: morus, lagote blanche, taller, lucetto, il goto,biondello, cuc, turchin, trappe, taracche, anuestri, adrial-peno, orientale bianco, aghe furlane, tajut. Qualcosa di più serio: Tocai per sempre, Friuli bianco, Blancfurlan, Collio, Bianco Friuli. Ma il bello deve ancora venire. Nel 1993 Cormòns parte in missione di pace; totalmentedisarmati, molto Tocai Friulano nella plancia della corriera. Ciincontriamo a Budapest con gli ungheresi e poi, con Farinelli,mi pare fosse allora l’Ambasciatore italiano; e poi a Tokay.Fu un incontro bellissimo, in cui non ci fu neanche un atti-mo di screzio, che portò poi ad un gemellaggio fra due“Città del vino”, tuttora amiche, che hanno saputo supera-re con l’amicizia e il dialogo quello che nelle stanze dei bot-toni invece si cercava di lacerare. Ci riprova il Ducato nel1997 con un convegno: “Un Friuli senza Tocai”, un temaabbastanza simile a quello di oggi, e alla fine nasce: “Tocaiper sempre”. Chi lo dice? Lo dicono Emilio del Gobbo,Bruno Pizzul, Luigi Soini. Fu veramente un gran bel conve-gno; in molti lo pensarono, ma, o per timidezza oppure per-ché erano già le 13,45 (“della serie butta la pasta”), lascia-rono il Castello di Udine assaporando il gusto della sconfit-ta, (della serie “Gli Ultimi” di Padre David Maria Turoldo). Intervento della Adinolfi, (dirigente del Ministero di allora):

CLAUDIO FABBROAgronomo e giornalista

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“Tocai? Ve lo sognate!” Era una donna minuta, ma nonaveva paura di nessuno, per cui neanche nello “scontrofisico” riuscimmo così a farle cambiare idea. Pittaro disse: “È più facile che Bertinotti diventi Papa, piutto-sto che si salvi il nome del Tocai, sarà bene pensare a unnome alternativo”. Buon profeta fu Pietro Pittaro: non diven-tò Papa Bertinotti, ma ci andò molto vicino, fece una bellacarriera. Più o meno la stessa tesi arrivò anche da Valli,Pistoni e Filiputti. L’On. Gastone Parigi disse: “Fuori i nomidei colpevoli, che dovranno pagare di tasca propria!”Io c’ero; era il 4 ottobre 1997. 1999: si inizia a pensare seriamente al problema Tocai, adifendere il nome e a individuare un “sinonimo paracadute”e cioè Friulano. E ci avviciniamo; Tocai Friulano, un vino incrisi di identità, ovvero l’innominato, nel senso che si pensaa lui ma lo si rinomina secondo usi, costumi e ceti sociali. In frasca: dami “un quart di blanc”, implicitamente pensan-do al Tocai; in osteria “dami un taj” oppure “dami un taj diblanc”; Tocai è sempre implicito, è sempre sottointeso, ma dinorma non nominato come tale. Ma finalmente in enoteca“mi dia un Tocai”, “prego mi dia un Tocai Friulano”. Quindivedete come il benessere porta ad un glossario rivisitato.Nella osmizza (frasca) carsolina “dame un bianco”, ma piùspesso “dame un belo” (belo in sloveno = bianco), ovviamen-te mai intendendo Tocai, bensì Malvasia, Vitovska o Glera; ein Trieste, nei bar e nelle enoteche “dame un furlan”, cheperò non è “Friulano” né Tocai, bensì un bianco non meglioprecisato con un po’ di Campari, Bitter, Aperol o similari.“Friulano” - punti di forza: di tanti “sinonimi paracadute”,confermo, è il meno peggio. Pare che per promuovere il nomesi renderanno disponibili nel triennio 2007–2009 dodici piùtre milioni di euro; pare che sia gradito all’estero, dove com-mercializzare appena il 5% della produzione del Tocai friula-no costa fatica, a causa del nome chiacchierato, depistanteverso il consumatore che lo confonderebbe con l’ungherese.

CLAUDIO FABBROAgronomo e giornalista

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“Friulano” - punti di debolezza: i finanziamenti per promuo-vere il nome non sono certi al 100% e comunque impegne-rebbero parzialmente i produttori. Questi sono aspetti chetratteranno altri dopo di me. I media usano normalmente talenome, “Friulano”, non per identificare il vino, bensì la linguafriulana; etichette poi ispirate al sinonimo non ancora appro-vato non garantiscono uniformità. Alcuni esempi: “Slittal’apertura dello sportello per il friulano”, “il friulano in classedivide i genitori”, oppure “avanti col friulano, l’AssessoreAntonaz attua il progetto, lo fermi la Filologica”.Dalle vecchie etichette, dal Tocai siamo passati alla fanta-sia grafica: “Furlan, mari me”, (nel senso che mi metto lemani nei capelli?) da uve Tocai Friulano; “Toh” (come dire…guarda chi si vede..), da uve Tocai Friulano. Prove: “Friulit”, “Friuli-Italia”, “Friulano” di nuovo, “Jacot”(o “Jakot”) ovvero “l’effetto ambulanza”; perché quantevolte avete visto l’ambulanza dietro con la scritta al contra-rio e allo specchio leggete ambulanza?Allora io vorrei vedere tutte le macchine del Friuli VeneziaGiulia con la scritta “Iacot”, in modo da leggere che siamoinseguiti da cantine di Tocai.Tocai e dintorni: “mai tai, mai tai”, ma sembra di esserenella guerra del Vietnam, e poi addirittura protezione dinomi, ma mentre noi a parole proteggiamo i nostri vini, tuttice li scippano con le 122 omonimie. Però anche il “fireboy” per accendere, (trattasi di un accendino per cucina)si chiama Tokay! Ragazzi, per accendere il fornello si usaun Tokay, guardatelo alla sinistra. Ecco, a parte le annota-zioni legali, qualcosa si muove; c’è qualcuno che alza latesta. Firme per il Tocai, pugni per il Tocai, le casalinghepigiatrici d’uve sul ring del mondiale per difendere il Tocai;il Tocai su Famiglia Cristiana coi “ribelli del Tocai”, difen-diamo il nostro Tocai. C’è anche un film inchiesta, ho vistoalcuni dei protagonisti presenti in questa sala, che stannofacendo una ricerca, e puntano anche su questo media,

CLAUDIO FABBROAgronomo e giornalista

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BRUNO MALATTIAPresidente Gruppoconsiliare Cittadini

per il Presidente

MODERATORE

che è una cosa importante. Le Deroghe: i friulani si inter-rogano ancora. Perché a mezzo mondo sì e al Friuli no? Eallora l’altro giorno ritrovo la bottiglia portatemi da amici daMendoza, Jang River - Mendoza, Tocai Friulano, sotto,senza problemi di essere messi in galera, perché anche ilregime è diventato più democratico in Argentina. Dai loca-li dell’Argentina bottiglie di Tocai friulano, “Tocai Friulano”,scritto tale e quale, come lo scriviamo noi. Conclusioni Chi sale? Il “Vigneto Friuli” da pochi anni produce final-mente un vino bianco di grande qualità. Chi scende? Il Friuli non ha saputo ritrovare la propria iden-tità intorno ad una propria creatura, e comunque uscirà daquesta esperienza profondamente lacerato. Dura lex, e poi-ché ancora una volta non si è stati capaci di trovare unacondivisione dettata dal buon senso, ma si è pensato più ademolire le iniziative altrui, anziché proporne di valide, l’ul-tima parola che di certo non accontenterà i di più, verrà daun’aula di tribunale. Dunque …“Toghe e Tocai” … Ben sapendo che quanto ho detto o scritto è solo una pic-cola goccia in un grande mare, vi ringrazio per l’attenzione.

I convegni sono spesso noiosi. Direi che oggi invece cidivertiamo e impariamo molte cose. Grazie dott. Fabbro. Misembra quasi incredibile che lei fosse un dipendente regio-nale. Ne ho conosciuti pochi dotati di tanta verve e di tantacapacità comunicativa.

Ivano Benvenuti è presidente delle Confcooperative delFriuli Venezia Giulia. Ha una storia onorata come politicoed amministratore regionale. Credo sia la persona più indi-cata per passare dall’agronomia e dalla storia al settoreeconomico ed ai mercati nei quali il Tocai si confronta.

CLAUDIO FABBROAgronomo e giornalista

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Innanzitutto saluto i presenti e ringrazio il Presidente Malattiae il Gruppo dei “Cittadini per il Presidente” per aver invitatola cooperazione a questo tavolo ad illustrare la sua posizio-ne. E questa è anche una considerazione, un apprezzamen-to nei vostri confronti, per aver saputo affrontare a livello poli-tico questo tema, che sembrava andasse nel dimenticatoio.Ho piacere di trovare anche a questo tavolo illustri collabora-tori e relatori con i quali in passato ho avuto modo, per larappresentanza istituzionale che avevo, di operare nell’inte-resse dei nostri viticoltori e in particolare dei problemi chel’agricoltura stava affrontando e che affronta tutt’oggi nellanostra regione. Io non ho la capacità e le slide del mio amicoClaudio Fabbro per poter divertire, lo dico tra virgolette, gliuditori. Anche perché il problema è complesso e a me spet-ta il compito di analizzarlo e di portare alcune considerazio-ni su quelli che sono gli aspetti e le valutazioni che i nostriassociati, le Cantine cooperative, fanno all’interno del nostromovimento Fedagri Confcooperative. E quindi attraversoquesto mio intervento cercherò di proporre qualche riflessio-ne a tutto il mondo vitivinicolo regionale, raccogliendo anchequelle che sono state, nei passaggi di Claudio Fabbro, alcu-ne provocazioni legate ad un miglioramento qualitativo checi deve e dovrà essere nel settore agricolo e in particolare inquello vitivinicolo della nostra regione. Voglio subito sgombe-rare il campo da equivoci, nel dire che la posizione presadalla cooperazione vitivinicola friulana sulla vicenda Tocainon è dettata né da rivalse, né da ripicche personali e né damanie di protagonismo. E questo l’ ho anche asserito nell’in-contro avuto qualche giorno fa a Roma con il Ministrodell’Agricoltura, proprio perché, se ci sono problemi e cisono divergenze, questi devono essere dibattuti qui in casanostra e in casa nostra dobbiamo confrontarci e trovare lesoluzioni nell’interesse, di tutti i nostri associati e dell’agricol-tura friulana. Le valutazioni che fin dall’inizio abbiamo fattocome Confcooperative Fedagri hanno base soprattutto di

IVANO BENVENUTIPresidente

Confcooperative FVG

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IL VALORE DEL TOCAI

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carattere economico e sono parametrate su quanto è utileper i nostri soci e poi, perché no, anche di principio, ritenen-do molto importante la difesa di un diritto legittimo sul nomeTocai e di operare come organizzazione a favore dei nostriproduttori friulani. Infatti, ricordo che le Cantine cooperativerappresentano il territorio ed i produttori che vi operano eche sono legate a questi in modo indissolubile. La coopera-tiva, lo sapete, non si vende, non delocalizza ed è costretta,direi, per le sue caratteristiche, a svolgere questo ruolo eco-nomico e sociale. È giusto ricordare che in questa regione lecantine cooperative hanno 2450 soci viticoltori, con circa5000 ettari di vigneto, l’80% iscritto alla denominazione diorigini controllata; sono stati lavorati, nel 2006, 570.000quintali di uve, di cui 45.000 quintali destinati alla produzio-ne del Tocai Friulano. In totale sono circa 420 gli ettari desti-nati a vigneto per questa produzione. La prima considerazio-ne sul valore economico del vino viene direttamente dalnome Tocai Friulano, cioè da un nome di vitigno di fattoautoctono, indipendentemente dalle valutazioni e dai con-fronti che ci sono, con un nome che si coniuga con il riferi-mento preciso proprio al territorio di origine. E quindi per noisono due punti di forza irripetibili, due elementi a disposizio-ne della nostra piccola regione vitivinicola, conosciutasoprattutto per i vini bianchi e che deve affrontare un mer-cato mondiale difficilissimo. Dico mondiale per non usare iltermine globalizzazione, che voi sapete che cosa significa intermini concreti: i nomi di vini internazionali vengono pre-sentati da tutti i paesi del mondo, fra poco anche la Cina, echi frequenta questi mercati conferma che su numeri, prez-zi e politiche commerciali di medio e lungo termine, la nostraregione non ha scampo. Lo provano sulla propria pelle in pri-mis le nostre cooperative, che non si possono permettere dicollocare prodotti di nicchia o vini di èlite, ma navigano nelmare del mercato più ampio. Però è anche vero che, in unoscenario così complesso, non si inventa, a nostro giudizio, un

IVANO BENVENUTIPresidenteConfcooperative FVG

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nome dall’oggi al domani e per affermarlo servono mezzi edorganizzazione che, purtroppo, noi non abbiamo al nostrointerno; quindi dobbiamo lavorare su quanto già è nostropatrimonio e su quanto le nostre cantine cooperative posseg-gono. Sin dall’inizio della vicenda abbiamo ritenuto che labattaglia sul nome fosse una formidabile opportunità perrilanciare il nostro vino bianco per eccellenza e farlo diventa-re una bandiera, il biglietto da visita per i nostri bianchi, attra-verso un vero e proprio progetto commerciale condiviso.È vero che il Tocai tempo fa era commercialmente il vino piùpovero; da diverso tempo non è più così e ciò anche graziealla pubblicità data dalla difesa del nome. Finora il mercatodi riferimento per il Tocai Friulano è il nostro paese, l’Italia.Però ricordo che sul mercato estero, prima è stato fatto unriferimento anche da parte di Claudio Fabbro, si sta eviden-ziando un notevole incremento delle vendite, e alcuni paesiche possono produrre tranquillamente il Tocai Friulano, vedigli Stati Uniti, l’Australia, l’Argentina, grazie anche a questalegislazione in atto che lo permette, possono moltiplicare l’of-ferta del vino friulano, addirittura vendendolo qui da noi.Qualche giorno fa, nella riunione del tavolo di concertazionedi Roma, assieme al direttore della Cantina di Cormòns LuigiSoini e al presidente di Confcooperative Fedagri Paolo Bruni,abbiamo presentato le bottiglie prodotte negli Stati Uniti edin Australia, dove c’era scritto sull’etichetta Tocai Friulano,come prima abbiamo visto nelle slide, e sotto in inglese erascritto “ottimo vino prodotto da vigneti provenienti dal Friuli”.Quindi voi capite che dovremmo trovarci nella posizione dinon poter produrre il nostro Tocai e di non commercializzar-lo, mentre gli altri avranno la possibilità di farlo tranquilla-mente. Dico questo non per fare polemica, ma è giusto darel’informazione su cosa sta avvenendo. Per quanto riguardal’aspetto qualitativo, che è stato anche toccato, riporto fedel-mente quanto è stato scritto da qualche cooperatore lungi-mirante circa 18 anni fa.

IVANO BENVENUTIPresidente

Confcooperative FVG

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Diceva: “Mentre si programma una forte campagna per farconoscere il nostro vino, si deve procedere, in collaborazio-ne con gli istituti di ricerca, ad una selezione genetica delvitigno, migliorandone le qualità ampelografiche di resisten-za alle malattie, individuare poi un sistema di allevamentomigliorato, sia in collina che in pianura, far adottare talesistema da tutti i produttori e infine prevedere un metodocomune di produzione del vino di qualità. A nostro giudizio ilrisultato di questi tre punti farà ottenere un prodotto di base,uniforme su tutto il territorio, con caratteristiche varietali eorganolettiche diverse a seconda della zona di produzione equi si potrebbe mettere poi il talento e la fantasia del produt-tore, nel migliorare ancora di più il suo prodotto”. In sintesi,diceva questo lungimirante cooperatore, coniugare la difesae produzione del nome, politica, legale, mediatica e quant’al-tro, con il miglioramento del vino. Cosa che tra l’altro è tra-sparsa anche nelle considerazioni fatte dai relatori che mihanno preceduto.Sinora questi passaggi progettuali sono stati portati avanti inmodo autonomo da qualche cooperatore ed è evidente chepoi le divisioni della filiera e la dispersione delle forze su altriinteressi, hanno reso impraticabile questo progetto unitario.Resta il fatto concreto che per le nostre cooperative, che nonstanno attraversando un momento economico felice, dovutoalla situazione di mercato, ora è importante valorizzare concontinuità un vino che piace più di altri. Ripeto inoltre per ilnostro mercato di riferimento è difficile pensare di promuo-vere efficacemente un nome nuovo.Per spirito costruttivo, nelle interminabili discussioni sullapromozione del nuovo nome, abbiamo proposto in vari modile iniziative utili a supportare l’attività commerciale dellenostre imprese e in generale a tutto il settore vitivinicolo. Suqueste iniziative non c’è stata grande considerazione, per-ché si è ritenuto preferibile fare gli interessi di una parte dellaviticoltura regionale. Qui però mi sia consentito senza pole-

IVANO BENVENUTIPresidenteConfcooperative FVG

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mica portare all’attenzione di questo auditorio alcune consi-derazioni che il mondo della cooperazione ha fatto e stafacendo continuamente. Anche noi chiediamo che laRegione emani un provvedimento che permetta di commer-cializzare il Tocai Friulano in Italia. Non spetta a me entrarenel merito dell’iniziativa legislativa, che condivido, ma desi-dero solo ribadire, e su questo tutta la cooperazione concor-da all’unanimità, che dobbiamo assolutamente intraprende-re ogni iniziativa a salvaguardia del nome storico. I nostricooperatori vogliono vigilare affinché trovi immediata appli-cazione la disposizione nazionale che permetta a tutto il vinoTocai, prodotto nel 2006, di essere etichettato anche dopo il31 marzo e quindi commercializzato, in attesa della senten-za della Corte di Giustizia Europea. E di pari passo, nel con-fronto anche con le promesse fatte dal Ministro, vigileremoche i finanziamenti che ci sono stati comunicati, il milione

già assegnato alla Regione, quindi già trasferi-to alle casse regionali, i sei milioni promessi peril 2008 e i cinque per il 2009, vengano effetti-vamente trasferiti alle casse regionali, comeimpegno politico sulla vicenda del Tocai, indi-pendentemente da quale sarà l’evoluzione,perché il settore della viticoltura friulana habisogno di una razionalizzazione e di un inter-vento forte di promozione. Aggiungo qui che

poi c’è anche l’impegno di completare il quadro finanziariocon circa tre milioni di euro, per arrivare ai 16 milioni cheservirebbero per completare l’intervento. Su questa vicenda,a nostro giudizio, si evidenzia ancora una volta come non siapiù possibile continuare nell’attuale frammentazione e disor-ganizzazione della filiera vitivinicola regionale. Non esiste unluogo, un organismo comune, in cui discutere, decidere,programmare il settore. Lo dico trasferendo direttamente leconsiderazioni che i nostri soci, i nostri viticoltori, hanno fattonei numerosi incontri che abbiamo avuto. Da oltre un decen-

IVANO BENVENUTIPresidente

Confcooperative FVG

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Anche il mondo della cooperazione chiede che la Regione emani un

provvedimento che permettadi commercializzare

il Tocai Friulano in Italia.

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nio proponiamo inutilmente la creazione di un’interprofessio-ne, un organismo che permetta di superare divisioni e rap-presentatività. Attualmente ogni ente ricerca in modo egoisti-co e autoreferenziale il proprio interesse. Auspichiamo chel’istituzione preposta accolga queste indicazioni o comunqueinizi una discussione a cui noi daremo il massimo impegnoper una razionale modernizzazione della filiera, comprese lenostre cantine cooperative. E la vicenda che oggi stiamodiscutendo, ci impegnerà ancora di più ad essere rispon-denti e preparati alle esigenze dei mercati. E concludodicendo che è superato l’attuale sistema dei ConsorziD.O.C., riuniti nella FederDOC. Non è possibile in una regio-ne piccola come la nostra avere 9 consorzi autonomi, con 9presidenti, 9 direttori, 9 politiche di tutela commerciale equant’altro associato. Questi Consorzi che sono volontari, acui in molti casi non aderiscono la maggioranza dei produt-tori che utilizzano la Denominazione di Origine Controllata, anostro giudizio, dovrebbero essere ridotti ad uno, che pro-muova il nome Friuli e si occupi di valorizzare realmentetutto il prodotto regionale, come avviene tuttora in Trentinoed in Emilia Romagna. E quindi avremmo anche la possibi-lità di contribuire ad un razionale utilizzo delle risorse che lapubblica amministrazione mette a disposizione, senzadisperderle in mille rivoli o in tante iniziative che molte voltenon sono né costruttive né portano a casa benefici, soprat-tutto nella promozione e nel lavoro che si fa all’esterno. Suqueste basi, e concludo, la cooperazione collaborerà allaristrutturazione del settore vitivinicolo regionale, anche rive-dendo a fondo il sistema dei controlli di filiera adottato daalcuni consorzi. Tralascio altre considerazioni su questocostoso sistema burocratico frutto proprio della nostra disor-ganizzazione. La mia organizzazione FEDAGRI CONFCOOPE-RATIVE sosterrà operativamente tutte le iniziative politichetese al raggiungimento degli obiettivi che io modestamente hoenunciato, per accrescere ancora di più l’economia produtti-

IVANO BENVENUTIPresidenteConfcooperative FVG

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BRUNO MALATTIAPresidente Gruppoconsiliare Cittadini

per il Presidente

MODERATORE

va del Friuli Venezia Giulia. Queste sono le considerazioni delmondo della cooperazione, su cui intendiamo collaborarecon tutte le iniziative politiche in atto, per difendere la nostracultura, e il lavoro di chi quotidianamente fatica nei campi, dichi quotidianamente produce e gira il mondo per tenere altoil nome del Friuli Venezia Giulia. Quindi grazie al PresidenteMalattia e grazie per aver promosso questo incontro.

Grazie ad Ivano Benvenuti, soprattutto per la parte finale delsuo discorso. È stata una sorta di musica per le nostre orec-chie. Viviamo in una regione di 1.200.000 abitanti, che sipermette ancora dei lussi straordinari, non solo nel settorevinicolo; abbiamo centri decisionali e di servizio troppo fra-zionati e spesso in contrasto fra di loro, comunque costosi,quasi mai in grado di mantenersi da soli. Succede cosìanche per i consorzi D.O.C.: 9 consorzi, ai quali si aggiungo-no le Camere di Commercio, che a loro volta controllano laproduzione del vino, costringendo i nostri coltivatori adadempimenti e balzelli che rendono ancora più difficileaffrontare la concorrenza del vicino Lison, dove i consorzinon sono obbligatori. Per di più qualcuno ha anche perso ilsenso delle proporzioni e della misura. Mi riferisco ad unalettera di diffida inviata da Federdoc al Presidente dellaRegione. È forse un sintomo di una situazione di sofferenza,culturale e politica. Ma torniamo al nostro Tocai. Nei teatridel ‘600, ad un certo punto calava da dietro le quinte undeus ex machina che risolveva i problemi. Qui il deus exmachina è alla mia sinistra e si chiama Fausto Capelli. È pro-fessore di diritto comunitario all’Università di Parma. Con lesue capacità e le sue conoscenze giuridiche è riuscito a tro-vare una strada per salvare il Tocai e porre rimedio al conflit-to “Tocai-Friulano”.Prof. Capelli vuole spiegarci a che punto ci troviamo e cosapuò accadere al Tocai?

IVANO BENVENUTIPresidente

Confcooperative FVG

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Signor Presidente, devo ringraziare gli organizzatori di que-sto Convegno per l’invito e per l’occasione che mi si offre ditornare a parlare del Tocai.Dal titolo del Convegno si vede che, effettivamente, ci trovia-mo all’ultimo atto di un dramma.Dalle tre relazioni iniziali, ugualmente interessanti, ho ricava-to la conferma che tutti concordiamo su un punto. Nel 1993,anno di adozione di quel famoso Accordo sui vini tra laComunità Europea e l’Ungheria, lo Stato italiano ha commes-so un errore monumentale. Senza usare altri termini, chequalcuno ha usato per la nostra ultima legge elettorale, sipotrebbe aggiungere e precisare che, complessivamente,sono stati commessi tre errori imperdonabili: uno giuridico,uno economico e l’ultimo, più grave di tutti, di carattere poli-tico. L’errore giuridico riguarda il disconoscimento della notasentenza della Corte di Cassazione pronunciata nel 1962 esuccessivamente passata in giudicato. Mi domando come loStato Italiano abbia potuto non tener conto della sentenza delsuo massimo organo giudiziario, una sentenza, per di piùpassata in giudicato, che ha accertato la non confondibilitàdel vino Tocai friulano con il vino Tokaji ungherese legittiman-do la commercializzazione di entrambi. L’errore economicoriguarda la mancata esecuzione di un accordo sul reciprocoriconoscimento dei nomi dei due vini. Nel 1948 è stato con-cluso infatti un accordo tra l’Ungheria e l’Italia, nell’ambitodell’Ufficio internazionale della vite e del vino, nel quale siriconosceva ad entrambi i vini la possibilità di essere com-mercializzati nel mondo intero, senza limitazione alcuna.Dopo quelli segnalati, lo Stato italiano è anche riuscito a com-mettere un errore ancor più grave, di carattere politico, quel-lo di non opporsi alla soppressione, dal 31 marzo 2007, delladenominazione “Tocai Friulano” prevista nell’Accordo sui vinitra la Comunità europea e l’Ungheria del 1993, poc’anzi cita-to. In questo modo lo Stato italiano ha rinunciato a difendereil nome di un vino conosciuto in Italia fin dall'anno 1000!

FAUSTO CAPELLIProfessore di diritto

comunitario, Università di Parma

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SPAZI ED AZIONI GIURIDICHE PERCONTINUARE A CHIAMARLO TOCAI

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Purtroppo, a causa di questo Accordo del 1993 non è statopiù possibile considerare omonime le denominazioni dei duevini “Tocai” perché quella ungherese è stata collegata allazona geografica di produzione del Tokaji, mentre quella ita-liana è rimasta collegata al solo nome del vitigno: “TocaiFriulano”. Se, però, appare esclusa dall’Accordo sui vini del1993 la possibilità di considerare omonime (e, quindi,entrambe legittime) le denominazioni dei due vini, tale pos-sibilità viene invece consentita dal successivo AccordoTRIP’s, concluso nel 1994 nell’ambito dell’Organizzazionemondiale del commercio. Secondo l’art. 24 par. 6dell’Accordo TRIP’s, infatti, uno Stato aderente all’Accordopuò mantenere il nome di un vino sul suoterritorio se è esattamente uguale al nomedel vitigno da cui il vino deriva. Dal punto divista ampelografico, si potranno pertantoavviare dotte discussioni scientifiche perdimostrare le differenze esistenti fra i vitignida cui derivano i due vini in contestazione,ma, sotto il profilo giuridico, ciò che interes-sa, con riferimento all’art. 24 par. 6dell’Accordo TRIP’s, è che il nome del viti-gno, registrato come “Tocai Friulano”, siauguale al nome del vino che esso produce:“Tocai Friulano”. Si comprende, quindi, perché l’Argentina egli Stati Uniti, avvalendosi di questa disposizionedell’Accordo TRIP’s, possano mantenere il nome “TocaiFriulano” per i loro vini prodotti nei loro territori con l’omoni-mo vitigno.Considerato il contrasto esistente tra l’Accordo sui vini del1993 e l’Accordo TRIP’s del 1994, entrambi appena citati, èstata introdotta nel 2002 una causa davanti alla Corte diGiustizia delle Comunità europee di Lussemburgo, per faraccertare l’eventuale illegittimità dell’Accordo sui vini stipula-to nel 1993 tra la Comunità europea e l’Ungheria.

FAUSTO CAPELLIProfessore di dirittocomunitario, Università di Parma

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Secondo l’art. 24 par. 6dell’Accordo TRIP’s, unoStato aderente all’Accordopuò mantenere il nome di un vino sul suo territoriose è esattamente uguale al nome del vitigno da cuiil vino deriva

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La Corte di giustizia ha deciso tale causa con una sentenzadel 2005 che ha accertato la validità dell'accordo con riferi-mento, però, al periodo in cui l'Ungheria era ancora unoStato terzo. Nel frattempo, il 1° Maggio 2004, l'Ungheria è diventatauno Stato membro dell'Unione europea e, quindi,l'Accordo del 1993 è venuto meno. Nel Trattato di adesio-ne dell'Ungheria all'Unione europea non viene più fattoriferimento all'impegno comunitario di rinunciare al nomeTocai ed anzi, il Governo italiano, al momento della firmadel predetto Trattato di Adesione, si è riservato di ridiscu-tere il problema prima della citata scadenza del 31 Marzo2007. Poiché, come già segnalato, l'Accordo sui viniComunità europea/Ungheria era destinato a decadere conl'entrata dell'Ungheria nella Comunità, la Commissioneeuropea ha ripreso la scadenza del 31 Marzo 2007, rela-tiva all'utilizzo della denominazione "Tocai Friulano", nelsuo regolamento n. 753/2002, successivamente integratodal regolamento n. 1429/2004. Contro tali due regolamen-ti, lo Stato italiano, la Regione Friuli Venezia Giulia e i pro-duttori di vino "Tocai Friulano", hanno introdotto tre diver-si ricorsi davanti al Tribunale di Primo grado delleComunità europee. Nel procedimento conseguente alricorso introdotto dallo Stato italiano, il Tribunale di Primogrado è stato invitato a decidere sulla sospensione dei dueregolamenti della Commissione appena citati (n.753/2002 e n. 1429/2004) con riferimento alla data ulti-ma di utilizzo della denominazione “Tocai Friulano” (31marzo 2007). Nel frattempo, avvicinandosi la data di sca-denza del 31 Marzo 2007, il Ministero delle Politiche agri-cole ha avviato la procedura di soppressione del nome"Tocai", adottando un decreto ministeriale in data 28Luglio 2006, che prevede, al posto della denominazione"Tocai Friulano", il solo qualificativo "Friulano" (che nonsembra certo una trovata geniale). Anche contro questo

FAUSTO CAPELLIProfessore di diritto

comunitario, Università di Parma

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decreto si sono opposti i produttori di vino "Tocai Friulano",davanti al TAR del Lazio, il quale, con due ordinanze benmotivate del Dicembre 2006, ha sospeso l'efficacia deldecreto ministeriale ed ha rimesso gli atti di causa alla Cortedi giustizia per far accertare la illegittimità dei regolamentidella Commissione europea sopra citati (n. 753/2002 e n.1429/2004) sui quali si basava il decreto ministeriale italia-no che disponeva la soppressione del nome "Tocai". Le ordi-nanze del TAR del Lazio sono state confermate dal Consigliodi Stato il 27 Febbraio 2007. Attualmente, pertanto, i dueprocedimenti sono pendenti davanti alla Corte di Giustiziadelle Comunità europee (n. 23/2007 e n. 24/2007).Inoltre sono pendenti due ricorsi davanti al TAR del Lazio,mediante i quali è stata sospesa l'efficacia del citato decretodel Ministero per le politiche agricole che ha disposto la sop-pressione del nome "Tocai". Considerata l'ampiezza del con-tenzioso in atto sui vari fronti, è ora opportuno verificare leragioni fatte valere dalle parti delle diverse cause.Innanzitutto balza agli occhi la posizione contraddittoria delGoverno italiano che, da un lato, difende i produttori di "TocaiFriulano" davanti alle Corti europee e, dall'altro lato, li attac-ca davanti ai Tribunali italiani.In secondo luogo, occorre tenere distinti gli aspetti di dirittocomunitario da quelli di diritto internazionale. Per quanto riguarda gli argomenti di diritto comunitario, chesaranno discussi davanti alla Corte di Giustizia, questi posso-no essere schematicamente così sintetizzati:1) L’Accordo sui vini tra la Comunità europea e l’Ungheriaconcluso nel 1993, che aveva previsto la cessazione dell’usodel nome “Tocai Friulano” al 31 marzo 2007, ha perso effi-cacia il 1° maggio 2004, con il nuovo Trattato di adesione,essendo l’Ungheria entrata a far parte dell’Unione europea.2) In tale Trattato di adesione non si fa alcun riferimento al“Tocai Friulano”.3) I soli provvedimenti che fanno riferimento al “Tocai

FAUSTO CAPELLIProfessore di dirittocomunitario, Università di Parma

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Friulano” sono i regolamenti della Commissione n.753/2002 e n. 1429/2004, i quali, senza fornire la benchéminima motivazione, hanno mantenuto la data ultima diutilizzo del nome “Tocai Friulano” (31 marzo 2007).4) Al contrario, l’Italia, al momento della firma del Trattato diadesione, ha posto una riserva, segnalando la necessità diridiscutere l’utilizzo del nome “Tocai Friulano” al momento incui si avvicinasse la scadenza del 31 marzo 2007.5) I due regolamenti, appena citati, che hanno fissato la datadi scadenza del 31 marzo 2007, portano, nell’allegato, unelenco di 122 nomi di vini contenenti riferimenti geografici,come è il caso del “Tocai Friulano”. La Corte di Giustizia èstata quindi richiesta di pronunciarsi su un punto specifi-

co che possiamo così sintetizza-re. Deve essere consideratacontraria al principio di nondiscriminazione, una disposizio-ne comunitaria che, senza forni-re alcuna motivazione, impedi-sce soltanto ai produttori di“Tocai Friulano” l’uso del nomedi un vino contenente un riferi-mento geografico, mentre con-sente a tutti i produttori di altrivini con caratteristiche analoghe,ad esempio, “Chardonnay” (e ai

produttori dei vini elencati negli allegati dei predetti rego-lamenti), di continuare ad usare i nomi rispettivi per ilfuturo. Una tale discriminazione appare vietata dall’art. 34par. 2 secondo comma del Trattato Ce.In secondo luogo, il principio di non discriminazione vieneviolato anche con riferimento ai produttori ungheresi, i qualisi avvalgono dei predetti regolamenti della Commissione,non motivati, per utilizzare in modo esclusivo il nome di unvino “Tokaji” che in base all’art. 24 par. 6 dell’Accordo

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TRIP’s è da considerare omonimo del nome “TocaiFriulano”, con il quale, pertanto, deve poter convivere sulmercato.Le cause sopra descritte, fondate sul diritto comu-nitario, saranno risolte unicamente mediante le sentenzedella Corte di Giustizia che decide come giudice unico esupremo.Conseguentemente per evitare di dover dipenderedalle sole decisioni della Corte di Giustizia, sono state pro-spettate le altre azioni, fondate sul diritto internazionale, chepossono essere così descritte. Le azioni fondate sul dirittointernazionale sono quelle che fanno riferimento all’AccordoTRIP’s in precedenza segnalato. Esse seguono due diversiindirizzi: il primo, concernente i rapporti tra gli Stati aderentiall’Accordo TRIP’s e, il secondo, i rapporti fra i soggetti pri-vati che operano all’interno di tali Stati.Questi indirizzi devono essere esaminati separatamente.A) Rapporti fra gli Stati aderenti all’Accordo TRIP’s.L’Accordo TRIP’s, come è noto, riguarda la materia dellaproprietà intellettuale e, in particolare, i marchi, i brevetti ele indicazioni geografiche (in particolare le indicazioni geo-grafiche dei vini). Tale Accordo, come già ricordato, è statoconcluso in seno all’Organizzazione mondiale del commer-cio (OMC) ed è stato ratificato tanto dalla Comunità europeaquanto dai singoli Stati membri perché, secondo il parere n.1/94 della Corte di Giustizia, si tratta di un Accordo cosid-detto “misto”. Gli accordi “misti” sono, secondo la Corte diGiustizia, gli accordi che disciplinano materie nelle quali lacompetenza a legiferare non è riservata in via esclusiva allaComunità europea, ma è ripartita tra la Comunità europea egli Stati membri. In effetti, nel citato parere n. 1/94 la Cortedi Giustizia, prendendo in considerazione proprio l’art. 24dell’Accordo TRIP’s (sul quale si fondano le tesi a favore del“Tocai Friulano”), ha riconosciuto che in materia di indica-zioni geografiche dei vini, la competenza a legiferare deveessere riconosciuta tanto alla Comunità europea, quanto aisingoli Stati membri.

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Passando ora al punto fondamentale che qui interessa,occorre riconoscere che la formulazione dell’art. 24 par. 6dell’Accordo TRIP’s, più volte ricordato, non consente inter-pretazioni equivoche. Stabilisce infatti tale disposizione che:«(...) la presente sezione non obbliga in alcun modo unMembro ad applicarne le disposizioni [ad esempio: in temadi uso di denominazioni geografiche confondibili, di marchio di denominazioni omonime] in relazione ad un'indicazionegeografica di qualsiasi altro Membro, per vini per i quali lapertinente indicazione sia identica alla denominazionecomune di una varietà di uva esistente nel territorio di dettoMembro alla data di entrata in vigore dell'accordo OMC»In termini più semplici, l’art. 24 par. 6 dell’Accordo citato,stabilisce che uno Stato aderente all’Accordo è in ogni casoautorizzato a mantenere, sul suo territorio, il nome di un vinoche sia uguale al nome del vitigno dal quale il vino deriva. Èesattamente il caso del “Tocai Friulano”.Il motivo dell’introduzione di tale disposizione è stato quellodi riconoscere agli Stati, aderenti all’Accordo, il diritto diusare il nome di determinati vitigni per designare i vini cheda essi derivano e che sono prodotti nei loro territori.Poiché, ad esempio, il vitigno “Chardonnay” risultava coltiva-to, al momento della negoziazione dell’Accordo TRIP’s, innumerosi Stati aderenti all’Accordo, si è voluto evitare chepotesse essere imposto qualche divieto all’utilizzo di talenome, nella designazione del vino da esso derivato, facendovalere un diritto basato sulla provenienza geografica delnome originario appartenente ad uno degli Stati aderenti(Champagne – Francia).Allo scopo di eliminare sul nascere pretese siffatte, è stataquindi accolta la proposta avanzata dai negoziatori america-ni, poi definitivamente trasfusa nell’art. 24 par. 6dell’Accordo, secondo cui nessuno Stato, aderenteall’Accordo medesimo, poteva essere costretto a cambiare ilnome di un proprio vino se tale nome era uguale al nome del

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vitigno che risultava coltivato sul suo territorio alla data dientrata in vigore dell’Accordo TRIP’s. Stando così le cose,appare evidente la mala fede dei rappresentanti dellaCommissione europea che stavano negoziando contempora-neamente sia l’Accordo sui vini, in precedenza ricordato,Comunità europea/Ungheria, concluso nel 1993, sial’Accordo TRIP’s, concluso nel 1994.Poiché alle negoziazioni per l’adozione dei due Accordi parte-cipavano soltanto i rappresentanti della Commissione euro-pea, appare evidente la slealtà con cui è stato portato a termi-ne l’Accordo sui vini, Comunità europea/Ungheria, dato che inegoziatori della Commissione europea sapevano perfetta-mente che il “Tocai Friulano”, in base all’art. 24 par. 6dell’Accordo TRIP’s, avrebbe avuto il diritto di continuare adessere utilizzato per il futuro. Per evitare che questo avvenis-se, i rappresentanti della Commissione europea, che hannonegoziato l’Accordo sui vini, Comunità europea/Ungheria,hanno soppresso dall’elenco dei vini prodotti nella Comunità,il nome “Tocai Friulano” per impedire che potessero essereinvocate le regole dell’omonimia, in base alle quali sarebbestato consentito ai due vini di convivere sul mercato per il futu-ro. Inoltre gli stessi negoziatori hanno predisposto il noto scam-bio di lettere da cui risulta la data ultima di utilizzo del nome“Tocai Friulano” (31 marzo 2007). La slealtà nel comporta-mento tenuto dalla Commissione appare ulteriormente confer-mata dal fatto che il nome del vino “Tocai Friulano” risulta sop-presso anche nell’elenco dei vini comunitari allegato ad unaltro Accordo sui vini stipulato in quello stesso periodo (1993)dalla Comunità europea. Si tratta dell’Accordo concluso con laRomania, Paese con il quale non esistevano contrasti o diver-genze, dato che in Romania non viene prodotto alcun vino conil nome Tocai! È quindi probabile che i negoziatori dellaCommissione europea abbiano approfittato delle evidenti diffi-coltà gestionali incontrate dallo Stato italiano in quel periodo(1992-1994), dovute agli sconvolgimenti politici provocati

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dalle azioni giudiziarie (“mani pulite”) che allora dilagavano.Ma nonostante gli inconvenienti appena descritti, l’AccordoTRIP’s è stato adottato nel 1994 e, quindi, successivamenteall’Accordo sui vini, Comunità europea/Ungheria. Orbene, poi-ché le disposizioni del primo Accordo, che prevedono la sop-pressione del nome “Tocai Friulano”, sono in palese contrastocon la disposizione del citato art. 24 par. 6 dell’AccordoTRIP’s, che invece ne garantiscono la sopravvivenza, sono ledisposizioni di quest’ultimo Accordo che devono prevalere inbase alla Convenzione di Vienna del 1969 sull’interpretazionedei Trattati. La situazione giuridica appena indicata non è statamodificata dal Trattato di Adesione dell’Ungheria allaComunità europea, entrato in vigore il 1° maggio 2004, per-ché, come è noto, non esiste in tale Trattato di adesione alcunaccenno al problema delle denominazioni dei vini qui consi-derati. Al contrario, come pure sappiamo, l’Italia, in sede diapprovazione del predetto Trattato di adesione, si è riservata diridiscutere il problema in concomitanza con la scadenza delladata ultima di utilizzo del nome “Tocai Friulano”.Sotto il profilo giuridico, con riferimento al diritto internazio-nale, non esiste pertanto alcun ostacolo all’adozione, daparte del Governo italiano, di un provvedimento che man-tenga il nome “Tocai Friulano” per designare il vino prodot-to con il vitigno “Tocai friulano”, se destinato ad esserecommercializzato all’interno del territorio italiano.Poiché, come già segnalato, l’Accordo TRIP’s è un Accordo“misto”, ratificato tanto dalla Comunità europea quanto daisingoli Stati membri, lo stesso potrà essere attuato daentrambi. Ciò che viene richiesto dalla giurisprudenza dellaCorte di Giustizia è una leale cooperazione tra la Comunitàeuropea e lo Stato membro quando viene data attuazionecongiuntamente allo stesso accordo misto. L’esigenza di unaleale cooperazione tra la Comunità europea e gli Stati mem-bri, nel dare attuazione ad un accordo misto, si ricava, daultimo, dalla sentenza della Corte di Giustizia emessa il 30

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maggio 2006 in causa n. C-459/03 – Commissione c.Irlanda (ai punti nn. 175, 176 e 179 della sentenza).Nel caso del “Tocai Friulano”, la disponibilità alla leale coo-perazione da parte dell’Italia è stata dimostrata dalla ricorda-ta dichiarazione posta a verbale, al momento della firma delTrattato di Adesione dell’Ungheria alla Comunità europea,con cui il Governo italiano si è riservato di ridiscutere il pro-blema del “Tocai Friulano”.Ma la disponibilità alla leale cooperazione viene anche prova-ta dal fatto che il mantenimento del nome “Tocai Friulano”sarebbe circoscritto unicamente al territorio italiano, in quan-to non verrebbe ostacolato l’ingresso in Italia dei vini che por-tano legittimamente, secondo il diritto comunitario, un nomesimile a quello del “Tocai Friulano” e non verrebbe per di piùconsentita la commercializzazione del “Tocai Friulano” al difuori dei confini italiani. In tal modo verrebbe data soltantouna corretta attuazione all’art. 24 par. 6 dell’Accordo TRIP’s,senza incidere minimamente sui meccanismi di funziona-mento del sistema comunitario applicabili in materia. Qualorala Commissione europea volesse impedire all’Italia di attuarel’art. 24 par. 6 dell’Accordo TRIP’s nel modo sopra indicato,violerebbe essa stessa il principio della buona fede nell’ese-cuzione dei Trattati, stabilito dall’art. 18 della citataConvenzione di Vienna del 1969 (sull’interpretazione deiTrattati) e riconosciuto dal Tribunale di Primo grado in unarecente sentenza emessa il 17 gennaio 2007 in causa n. T-231/04, Grecia c. Commissione (ai punti 85-87 e 98-99 dellasentenza). In altri termini e concludendo, la Commissioneeuropea, che già ha dato prova di slealtà, come abbiamosopra visto, al momento delle negoziazioni per la conclusio-ne dell’Accordo sui vini, Comunità europea/Ungheria,diventerebbe ora inadempiente all’obbligo di comportarsisecondo buona fede nell’esecuzione dell’Accordo TRIP’s,se impedisse allo Stato italiano di esercitare le competenzeche gli sono riconosciute dell’art. 24 par. 6 di tale Accordo.

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B) Rapporti fra i soggetti privati che operano all’interno degliStati aderenti all’Accordo TRIP’s. Come in precedenza precisato, l’Accordo TRIP’s non soloriconosce diritti e poteri agli Stati aderenti all’Accordo mede-simo, ma può attribuire diritti anche a soggetti privati in casiparticolari. Uno di questi casi appare contemplato propriodall’art. 24 par. 6 dell’Accordo TRIP’s, in precedenza esami-nato. Se, infatti, lo Stato italiano dovesse dare esecuzione alcitato art. 24 par. 6, nel senso di adottare un provvedimentoche mantenga il nome “Tocai Friulano”, per quanto riguardail vino commercializzato all’interno del territorio italiano, in talcaso attribuirebbe ai produttori italiani di “Tocai Friulano” ildiritto di avvalersi direttamente dell’art. 24 par. 6 all’internodel nostro ordinamento.Questo principio verrà quasi sicuramente affermato dallaCorte di Giustizia in una sentenza che sta per essere emes-sa nella causa n. C-431/05, Merck, per la quale l’avvocatogenerale della Corte Colomer, ha presentato le proprie con-clusioni in data 27 gennaio 2007. Secondo l’avvocato gene-rale Colomer, che si basa soprattutto sulle tesi da temposostenute dall’avvocato generale Tesauro in altre cause,quando uno Stato aderente all’Accordo TRIP’s dà attuazio-ne, mediante un apposito provvedimento interno, ad un arti-colo di tale Accordo (nel caso di specie: art. 33) che espres-samente lo consente, i singoli possono invocare direttamen-te tale articolo dell’Accordo ed avvalersi delle disposizioni inesso contenute.Dalle considerazioni svolte, si deduce che la difesa più sicu-ra del nome “Tocai Friulano” è quella fondata sull’art. 24par. 6 sull’Accordo TRIP’s.Alla luce dell’art. 24 par. 6 del citato Accordo, basterebbeinfatti l’adozione di un provvedimento del Governo italiano(anche un decreto ministeriale) per consentire il manteni-mento della denominazione “Tocai Friulano” all’interno delterritorio italiano.

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Sussiste unicamente un ostacolo di natura politica, consi-stente nella volontà del Governo italiano di seguire soltantol’indirizzo del Ministero dell’Agricoltura che è contrario adavvalersi dell’art. 24 par. 6 dell’Accordo TRIP’s. Stando cosìle cose, può essere consentito alla Regione Friuli VeneziaGiulia di adottare direttamente una Legge di attuazione del-l’art. 24 par. 6 dell’Accordo TRIP’s. Come è noto, la RegioneFriuli Venezia Giulia, ha competenza esclusiva in materiaagricola e, sulla base del comma quinto dell’art. 117 dellaCostituzione, può dare diretta attuazione agli Accordi inter-nazionali. Tale potere della Regione è disciplinatodall’art. 6 par. 1 della Legge La Loggia (Legge 5 giu-gno 2003, n. 131) che impone unicamente l’obbligodi comunicare al Governo il testo della Legge per sol-lecitare le sue osservazioni, ma senza attribuire a taliosservazioni un effetto preclusivo. Un effetto preclu-sivo, al contrario, è attribuito alle osservazioni delGoverno soltanto nei casi contemplati dall’art. 6 par.2 della stessa Legge La Loggia (conclusione di intesecon altri Stati) e dall’art. 6 par. 3 (conclusione di inte-se applicative di accordi internazionali). In tali casi,infatti, occorre attendere la scadenza del termineconcesso al Governo per formulare le osservazioni, prima diadottare la Legge regionale.Per i motivi sopra indicati, la Regione Friuli Venezia Giuliapuò pertanto adottare una Legge regionale, per dare direttaattuazione all’art. 24 par. 6 dell’Accordo TRIP’s.Occorre quindi auspicare, e questo auspicio costituisce lamia conclusione, che la Regione Friuli Venezia Giulia adottila Legge regionale a favore dal “Tocai Friulano” appenasegnalato.

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La Regione FriuliVenezia Giuliapuò adottareuna Legge regionale,per dare diretta attuazioneall’art. 24 par. 6dell’Accordo TRIP’s

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Grazie al prof. Capelli. È stato brillante, efficace e convin-cente. Dalla sua esposizione risulta chiaro che in passato sisono commessi degli errori, che si sono perse delle occa-sioni e che si rischia di continuare a perderle. Dobbiamorecuperare e per questo abbiamo predisposto un disegnodi legge sottoscritto anche dagli altri gruppi di IntesaDemocratica che verrà al più presto posto all’esame dellecompetenti Commissioni del Consiglio Regionale.Pensiamo che così si possa mantenere il Tocai e si possalanciare, se si vuole, il “Friulano”. Quello che importa èpromuovere in modo unitario il “Vigneto Friuli”, riportare aunità questa regione, anche nel settore vitivinicolo. Unitànon significa mortificazione delle diversità e delle capacitàdei vari produttori, ma utilizzo coordinato delle risorse dellequali disponiamo, che non sono infinite.

BRUNO MALATTIAPresidente Gruppoconsiliare Cittadini

per il Presidente

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MODERATORE

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ATTI DEL CONVEGNO

TOCAI ULTIMO ATTO?

UDINE10 MARZO 2007

DIBATTITO

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MODERATORE Bruno MalattiaPierluigi Zamò, lo conoscete tutti, è un ottimo produttore divini. È presidente di una banca cooperativa e persona quali-ficata anche nel settore economico.

Pierluigi Zamò Mi pare proprio necessario aprire il contraddittorio altrimentipuo’ dare l’idea di un convegno Kabulista.

MODERATORE Bruno MalattiaNo, noi non siamo Kabulisti. La nostra è un’opinione. Forse inFederdoc ci sono dei “talebani”.

Pierluigi ZamòDopo le analisi dei due tecnici siamo scivolati con l’interven-to dell’avv. Capelli in una disputa incredibile. L’avvocato pro-porrebbe una serie di otto cause da intentare a livello regio-nale nazionale ed internazionale. Pare proprio che il Manzoniavesse ragione definendo il nostro come il “Paese degliazzeccagarbugli”.

MODERATORE Bruno MalattiaGuarda che Azzeccagarbugli era uno che ingarbugliava lecose. Qui invece si sono districate.

Pierluigi ZamòSe tu ritieni che le abbiamo districate nel senso di esplicitate,sono d’accordo. Le due relazioni tecniche esposte da Claudio Fabbro e dalprof. Antonio Calò hanno raccontato, inconfutabilmente, laverità di questo vino dal punto di vista storico. C’è anche una verità più semplice, forse prosaica, ma datadal fatto che quando il tokaj (scritto con K e J) appare in Friuliverso il 1850 eravamo sotto il dominio degli Asburgo. Non èdifficile pensare che in Friuli si sia voluto compiacere il padro-

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ne di turno imitando il vino prediletto dalla corte di Vienna,ovvero il tokaj ungherese, ribattezzando così il vino biancolocale. Per difendere il nostro vino non abbiamo altra scelta checambiargli nome. “Friulano” non piace a molti ma è l’unico nome che trattienein sé il concetto di territorio e ricorda il nome del vitigno. Lanuova denominazione è la vera difesa del Tocai Friulano tantoè vero che nel retro etichetta possiamo, vogliamo ed intendia-mo continuare a scrivere “vino prodotto da uve Tocai friula-no”. Dobbiamo capire che oggi il marchio è vincente su tutto.Se andate a vendere il Tocai all’estero (Soini, questa è la miaopinione frutto di esperienza diretta, non parlo a nome di nes-suno) vedrete che il Tocai per antonomasia è quello dolceungherese purtroppo, a meno che non si identifichi il merca-to estero con l’operazione nostalgia di molti nostri emigranti intanta parte del mondo che in tale nome riconoscono la loroterra. In alcuni casi andando anche oltre e cercando di evo-carla con la riproduzione del prodotto nei paesi di adozione.Ma fare delle copie di un vino che non ha un grandissimonome non mi sembra una grandissima idea.Il legame prodotto-territorio di appartenenza è l’idea vincen-te. Questa legge è buona e permette di esaltare i vitigni col-tivati in zone particolarmente vocate. In Friuli abbiamo ilcaso del Verduzzo che solo a Ramandolo può chiamar-si con tale appellativo. Succede lo stesso a Bordeaux,con il Bordeaux, in Toscana con il Chianti, ecc.Un dibattito analogo al nostro, lo ha vissuto lochampagne italiano. Definito che il prodotto chia-mato champagne è solo quello originato nel territoriodella Champagne, i produttori nostrani si sono prodigatidando fondo alla fantasia ed alle finanze per trovargli un nuovonome. Classimo e Talento sono due dei nomi con cui è statocommercializzato senza gran fortuna. Lo hanno chiamato allo-ra Franciacorta ed è stato un successo. Chi vuole bere bollici-

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ne italiane oggi chiede del Franciacorta, semplicemente, senzaspecificare neanche il nome del produttore. Io spero chedomani allo stesso modo si possa chiedere del Friulano.

MODERATORE Bruno MalattiaMi sarebbe facile replicare a quello che hai detto. Non lo fac-cio perché sarei poco cortese come moderatore di questoincontro.

Carlo Monai, Vice Presidente Consiglio RegionaleEcco, innanzitutto, esprimo soddisfazione per gli spunti emer-si da questo convegno; in particolare la relazione del prof.Capelli è stata illuminante proprio per quelle implicazioni giu-ridiche che ci ha segnalato in relazione alla scadenza del 21di questo mese, cioè all’ udienza fissata avanti al Tribunaleeuropeo di prima istanza, e sulla rilevanza giuridica chepotrebbe avere una nostra legge regionale attuativa degliaccordi TRIP’S, se approvata in tempo utile, ai fini dell’esitodel ricorso pendente a tutela del vino Tocai Friulano. Allora,sotto questo profilo, bisognerà che facciamo tesoro dellaesperienza già verificata all’interno del Consiglio Regionale inquesta legislatura, ossia alla possibilità di utilizzare la proce-dura d’urgenza prevista dal nuovo Regolamento interno delConsiglio Regionale che, se ricordate - e mi rivolgo soprattut-to ai colleghi consiglieri qui in sala - ci ha consentito in qual-che occasione di portare una legge in Consiglio per la suaapprovazione… ad horas, concentrando l’attività di produzio-ne legislativa in un giorno. Per esempio ricordo quelle normein materia di pubblico impiego necessarie per sbloccare l’at-tuazione del comparto unico che, a suo tempo, l’AssessorePecol Cominotto aveva urgenza di veder approvate. L’Aula furichiesta di applicare la procedura d’urgenza e così talenorma fu subito portata all’esame immediato dellaCommissione per essere votata in Consiglio per l’approvazio-ne finale nella stessa seduta. Quindi, tecnicamente, questo

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procedimento d’urgenza potrebbe essere utilmente invocatoe potrebbe anche essere politicamente condiviso, soprattuttose vi sarà la opportuna comunicazione, all’interno delConsiglio Regionale, degli esiti di questo convegno e delleriflessioni giuridiche del prof. Capelli. Auspico l’accelerazionedi questo iter legislativo e mi fa piacere che anche il collegaVenier Romano, al di là degli schieramenti politici e forte dellasua esperienza, condivida questo auspicio.

MODERATORE Bruno MalattiaNon credo che sarà così facile, consigliere Monai. Noi abbia-mo ereditato una situazione nella quale ha dominato, se nonla confusione, la rassegnazione. Non sono gli azzeccagarbu-gli che hanno complicato le cose, sono stati signori pocoesperti a complicare le cose. Il prof. Capelli ha saputo indivi-duare il modo giusto per intervenire; altri si sono mossi o nellanebbia o abbacinati dai 16 milioni di euro promessi per il“Friulano”. Questa è la verità, mi sembra. D’altra parte lostesso Zamò diceva che il Tocai nei mercati esteri conta benpoco ed allora di cosa ci si preoccupa? Zamò e altri che comelui sanno fare dell’ottimo vino e possono creare in qualsiasimomento un uvaggio o vinificare uve Tocai chiamandole“Friulano” o con altro nome. Devo confessare che andare albar e chiedere: ”Mi dia un Friulano” e poi, uscendo dal bar,raccontare: ”Ho bevuto un Friulano...” ha un effetto stranian-te, però io rispetto la Federdoc. Ha scelto questo nome ed iodico sarà una buona scelta, manteniamola. Adottiamo pure il“Friulano”, prendiamo anche i soldi che il Governo e la CEEpare abbiano promesso. Noi non vogliamo che si perdano.

Fausto Capelli Non è un problema di difesa astratta di una denominazione;noi stiamo parlando del nome di un vino, "Tocai Friulano",che esiste da secoli e che ha diritto di esistere: chi ha argo-menti giuridici per sopprimerlo li esponga e li esamineremo.

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Non ci sono invece argomenti economici per farlo. Che sensoha cambiare il nome di un vino da tempo noto sul mercato: sipuò immaginare che la Coca Cola possa cambiare il nome delsuo prodotto perché a un certo punto, per ragioni economi-che, conviene chiamarlo soltanto “Cola”?Sappiamo tutti quali sono gli investimenti effettuati dalleimprese per valorizzare i loro marchi. Il marchio di un prodot-to ha un valore in sé, indipendentemente dall’impresa che loproduce e il nome di un vino è come il marchio collettivo diun prodotto. La nuova regolamentazione comunitaria consen-te alle imprese di vendere i propri marchi separatamentedalle imprese perché il marchio ha, appunto, un proprio valo-re sul mercato. Come non ha senso, quindi, annullare il valo-re di un marchio già affermato, sperando di trasferirlo su unmarchio nuovo del tutto sconosciuto, così non ha sensorinunciare al nome di un vino molto noto, investendo su unnome che nessuno conosce. Ho anche capito, da un inter-vento in sala, che qualcuno, invece di difendere il nome"Tocai Friulano", preferirebbe incassare l'indennizzo che loStato italiano ha promesso per compensare la perdita delnome. Se è così vuol dire, in primo luogo, che lo Stato italia-no sa di creare un danno, per cui, a rigor di logica, dovrebbefare il possibile per evitarlo, seguendo, ad esempio, i suggeri-menti forniti nella relazione. In secondo luogo, e questo valeper i produttori che preferiscono l'indennizzo alla difesa delnome del vino, non mi sembra ragionevole procurarsi undanno per avere poi il diritto di farselo risarcire. Meglio evitare il danno, anche perché il risarcimento deldanno, in un caso come quello del "Tocai Friulano", incontre-rebbe ostacoli giuridici notevoli, sotto il profilo del dirittocomunitario.

MODERATORE Bruno MalattiaEcco, per dirla in parole semplici, non è necessario che ilTocai muoia perché nasca il Friulano. Questo è il punto,

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Zamò. L’unico motivo per cui sembra che il Tocai debba esse-re lasciato morire sono i soldi: “non ci danno i soldi se il Tocainon muore”; “se non abbiamo un danno non ci risarciscono”.È un modo quasi perverso questo, di provocare o non volerevitare un danno per poter così lucrare un risarcimento.

Bruno Augusto PinatInnanzitutto devo ringraziare il Gruppo dei “Cittadini per ilPresidente” e devo ringraziare di cuore l’amico BrunoMalattia non soltanto per avermi dato la parola, ma anche perle parole così gentili che ha voluto riservare alla mia persona. La presenza del prof. Calò e dell’amico enologo Zanchetta,che hanno condiviso per molti anni con chi vi parla incarichinei vari comitati ministeriali, mi porta a ricordare a tutti voi cheil settore vitivinicolo è un comparto totalmente regolamentatoe che quindi entro tali norme si deve operare. Esiste un cata-logo nazionale delle varietà di vite con relative autorizzazionialla coltivazione per singole regioni; disciplinari di produzionedei vini, dove all’interno degli stessi sono delimitate le zone diproduzione e i relativi parametri produttivi; albi dei vigneti, ecc.ecc. Proprio assieme al prof. Calò ci trovammo nel ComitatoNazionale Vite ad affrontare il problema legato al vitignoMontepulciano d’Abruzzo ed alla denominazione geografica“Nobile di Montepulciano”, laddove si dovette per forza chie-dere una deroga per evitare che tutti i produttori abruzzesidovessero cambiare il nome al loro vitigno storico, a favoredella denominazione geografica toscana “Montepulciano”.Per ovviare a tutto ciò, io stesso nel 2000 proposi al ComitatoVite di non accettare più iscrizioni di sinonimi geografici per levarietà di viti, appunto per fare una volta per tutte chiarezza inun settore che ormai è diventato una giungla. Tale proposta fuaccolta ed approvata all’unanimità e, fino ad oggi, non mirisulta da nessuno modificata. Chiedere l’iscrizione di un sino-nimo geografico (Friulano) per la varietà di vite Tocai friulano,senza nessuna motivazione storica (nessuno in Friuli ha mai

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chiamato il nostro Tocai “Friulano”), utilizzando un tale sinoni-mo geografico laddove 6 denominazioni su 8 antepongono laparola “Friuli” alla denominazione stessa, significa creare ilpresupposto per trasportare nel prossimo futuro nella nostraregione il contenzioso oggi in essere tra Italia e Ungheria.Elenco soltanto alcune ipotesi:1) si permetterebbe ai produttori di Tocai extra regionali dimettere sul mercato un vino chiamato Friulano e prodotto nelLazio piuttosto che in Sardegna, ovvero nelle regioni dove ilTocai è autorizzato2) si utilizzerebbe un sinonimo geografico andando a creareconfusione con le denominazioni di origine (Friuli Annia,Friuli Aquileia, ecc.)3) non voglio neanche immaginare cosa potrebbe succedereallorquando un produttore di Friulano di una denominazioneche porta la parola “Friuli” (Friuli Grave per es.) vietasse aiproduttori del Collio di mettere sul mercato un vino con que-sto nome, in quanto nella denominazione Collio non c’è laparola “Friuli”.Tralasciano altre mille argomentazioni che ci porterebbero adallungare i lavori, cosa che non voglio, sottolineo soltanto chequesta vicenda, a prescindere dall’epilogo finale, avrebbedovuto rappresentare una colossale operazione di marketing.Ovvero utilizzare questo contenzioso per far conoscere al

mondo intero dove siamo, cosa facciamo, e soprattuttoquanto siamo in grado di difendere un pezzo di storia,

cultura e tradizione del nostro Friuli, combattendo unacausa giusta e cercando di divulgare questa enorme

ingiustizia che ci è piovuta addosso.La cosa che più mi addolora, e lo dico alla luce di sei anni diesperienza come amministratore regionale, è la continuaricerca di assistenzialismo da parte di alcuni produttori, perfortuna non tutti, fenomeno che ho sempre cercato di com-battere, perché propedeutico ad una incapacità di innovarsi:l’assistenzialismo non crea innovazione.

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Bruno Malattia ha colto lucidamente questo stato di cose, perquesto sono qui, per questo lo ringrazio, per questo dovrem-mo essere al loro fianco per far crescere le capacità impren-ditoriali dei nostri vitivinicoltori. Anche con azioni impopolari,ma sicuramente indispensabili per creare una futura classedirigente preparata, consapevole, motivata ed in grado distare in mercati sempre più complicati.

Marco FellugaVi ringrazio dell’invito e vorrei dire anch’io due parole veloce-mente. Innanzitutto mi rivolgo al Presidente: noi operiamo inuna realtà diversa da tutti gli altri stati. Lei prima ha accenna-to un discorso sul risparmiare, siamo tutti d’accordo, sull’uni-ficare e siamo tutti d’accordo, però fino ad un certo punto.Vorrei invitarla a rileggere “La Rana Cinese”, il libro del nostrogovernatore Riccardo Illy, alle pagine 72 e 73, dove il suoPresidente dice tutt’altra cosa, quando dice che dal mondoindustriale nascerà il mondo dell’estetica. Quando dice che ilmondo sarà dei prodotti esclusivi e selezionati, parla di tuttaun’altra cosa rispetto a ciò di cui ha parlato lei oggi. Sono d’ac-cordo di eliminare più spese possibili, sono d’accordo di cer-care aggregazioni, ma sono anche convinto che commercial-mente nel mondo del vino le nostre denominazioni hanno inte-ressi diversi e devono muoversi nei canali appropriati. Seconda cosa, mi rivolgo all’amico Benvenuti. Voglio precisa-re che sono d’accordo su quanto detto riguardo al Tocaiprima di me dall’amico Pierluigi Zamò. Tu, Benvenuti, haiparlato di voce univoca, che dobbiamo metterci tutti assieme,ma ti rendi conto che avete iniziato un ricorso al Tar e poi alConsiglio di Stato contro il nome “Friulano” senza interpella-re la Federdoc, che rappresenta l’80% dei produttori di viniDoc del nostro Friuli Venezia Giulia? Vi rendete conto che par-late del Tocai come vino portabandiera dei nostri vini regiona-li ed alcuni vostri soci lo stanno vendendo nei supermercati ameno di tre euro, anche a 2.85 ?

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Io avrei finito, mi sarei aspettato che questa riunione venissedopo il 21 marzo, perché con la bellissima esposizione delprof. Capelli, era chiaro che forse sarebbe stato meglio aspet-tare il 21 marzo. Anche lei Presidente, prima di decidere sullaLegge Regionale, per salvare il nome Tocai in campo nazio-nale, ha interpellato i produttori, o continuate a farlo sopra leloro teste?Vi ringrazio ancora per l’invito di oggi, le discussioni ed i con-fronti sono sempre utili e validi, ma quando c’è una maggio-ranza, quella va rispettata. Non ci si può mettere contro unamaggioranza dell’80% dei produttori.Per ultimo, mi rivolgo al prof. Calò: caro Tonino, mi sembravache Dalmasso facesse derivare il Tocai più dal Sauvignon odal Sauvignonasse che dal Pinot Grigio.Vi ringrazio per la Vostra attenzione e complimenti al prof.Capelli per la bellissima ed esauriente esposizione.Grazie della vostra attenzione.

MODERATORE Bruno MalattiaGrazie a Marco Felluga per il suo intervento. È un ottimo pro-duttore di vini. Io non so cosa abbia scritto Riccardo Illy a pagi-na 72 e 73 della sua “Rana Cinese”. Andrò a sfogliare il libro.Illy è il mio presidente, lo stimo ed ho con lui un rapporto diamicizia. Non so se in quelle pagine si risolva il problema delTocai. Il mio e il suo Presidente, il nostro Presidente, era per-fettamente a conoscenza della nostra proposta di legge sulTocai e l’ha condivisa. Quanto ad interpellare i produttori, chesono tanti, io le faccio un semplice ragionamento: quando siparla di diritti si tratta di diritti che ogni cittadino può difendere.Quando si tratta di diritti individuali la legge della maggioranzavale solo nei Paesi illiberali. Felluga, lei è una persona intelli-gente e capace e produce Tocai; altri dieci viticoltori voglionoimpedirle di continuare a produrre Tocai ma lei vuole continua-re a produrlo perchè pensa che le leggi europee e italiane glie-lo consentano; perché gli altri nove dovrebbero prevaricare su

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di lei? Lei prima ha fatto un elogio al prof. Capelli. Se lo haascoltato attentamente, come non dubito, converrà che il prof.Capelli, ha detto qualcosa di completamente diverso da quelloche lei sostiene. Non vorrei che il dramma del Tocai sia fruttodi equivoci e difficoltà di reciproca comprensione.

Ivano BenvenutiVorrei rispondere a Marco Felluga, senza nessuna polemi-ca. Non è mia competenza entrare nei prezzi di vendita delvino, perché questo spetta a coloro che fanno marketing,però le iniziative che abbiamo preso noi, come Fedagri eConfcooperative, riguardano le nostre Cantine cooperative,che sono state sentite, e gli stessi che fanno parte dei consi-gli direttivi, che hanno dato adesione a presentare i ricorsi,sono le stesse persone che su altri tavoli decidono diversa-mente. Questo è sempre il gatto che si morde la coda. Nonso, al Consorzio D.O.C. decidono qualche cosa, gli stessi, sultavolo della cooperazione, mandano avanti la cooperazione adifendere gli interessi delle Cantine cooperative. E mi fermoqui, perché non voglio fare altre considerazioni.

Antonello TiusIntervengo solo per rafforzare l’ultimo concetto espresso dalpresidente Benvenuti. Volevo dire che su questa favola delle cifre dell’80%, bisognafare chiarezza tenendo presente che moltissimi soci dei con-sorzi che poi fanno parte di Federdoc, sono soci cooperatori,per cui non si possono contare le teste due volte. Noi, movi-mento cooperativo, contiamo 2400 produttori, questi sonodati reali, e il movimento Federdoc poco più di 1000, ma diquei 1000 molti sono soci cooperatori. I produttori del mondo cooperativo difendono i loro interessi,difendendo il Tocai, perchè rappresenta una quota importantedel loro fatturato, e non si vergognano di venderlo anche a treeuro perché con quei tre euro fanno quadrare i loro bilanci.

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Noi cooperatori siamo stanchi di sentirci vituperati e accusatidi rovinare l’immagine del Friuli vinicolo. Questa accusa èinaccettabile e non vogliamo più sentirla. Passi da gigantesono stati fatti da tutti, ed anche dalle cantine sociali che moltianni fa vendevano le damigiane ed i bottiglioni, ma che oravendono le bottiglie con tappo a sughero, sì anche ai super-mercati, ma con una qualità nettamente superiore rispetto alpassato e questo ci deve essere riconosciuto da tutti.Non è un delitto vendere il Tocai a tre euro, perché oltretuttonoi ne vendiamo tanto.

MODERATORE Bruno MalattiaIn un’epoca in cui si esaltano i consumatori e si parla di unademocrazia di consumatori, beati i consumatori che possonocomprare il Tocai a tre euro. Credo che anche Illy su questosia senz’altro d’accordo.

Dante SavorgnanSono Dante Savorgnan e lavoro alla Cia, ConfederazioneItaliana Agricoltori. Condivido l’iniziativa legislativa che èstata promossa dal Gruppo consigliare “Cittadini per ilPresidente” e che è stata sottoscritta da tutti i gruppi dellamaggioranza. Credo che sia un’iniziativa importante, per-ché, qualora la legge venisse approvata, sarebbe la primavolta che la massima espressione politica e rappresentativadella nostra Regione prende posizione su questo problemain maniera così forte e chiara. C’è però il rischio che nean-che questa sia l’ultima puntata di una vicenda assai tormen-tata. Se noi infatti ci appelliamo ad una disposizione degliaccordi Trip’s, per poter commercializzare il Tocai in Italia,la Commissione europea in una comunicazione fatta alConsiglio il 19 dicembre scorso, basandosi sulla stessanorma, sostiene esattamente il contrario. Ma non è per que-sto che ho chiesto di intervenire, perché oltretutto, prof.Capelli, non è il mio mestiere quello dell’avvocato. Ciò che

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tengo a dire piuttosto è che su questo problema noi dovrem-mo realizzare un’unità d’intenti dal punto di vista politico. Ilcaso del Friulano è addirittura finito sui libri. È stato pubbli-cato due anni fa un saggio sull’attività di lobby da parte ita-liana nei confronti delle istituzioni comunitarie e il caso delTocai Friulano viene citato come esempio di insuccesso. Èpresentato cioè come il risultato tipico di un modo di faresuperficiale, approssimativo, provinciale, disorganico. Eallora il primo obiettivo che ci dobbiamo porre è quello diavere una filiera politica che parte dai produttori, coinvolgela Regione, ma soprattutto lo Stato nazionale e che defini-sca una chiara posizione in difesa del Tocai e la sostengacon determinazione nelle sedi che contano. Questo finoranon è successo. Ma se non porremo rimedio a questa situa-zione, difficilmente, anche approvando la legge regionale,riusciremo ad averla vinta. Noi ci meravigliamo cheGiuseppe Ambrosio, dirigente del Ministero dell’Agricoltura,abbia chiesto a Bruxelles la registrazione di Friulano. Ma èlo stesso Giuseppe Ambrosio che nel dicembre 2000, scri-vendo alla Comunità, sacrificava il Tocai in nome dei supe-riori interessi del Parmigiano Reggiano in lotta con ilParmesan tedesco. Lo stesso presidente del Consiglio Prodi,quando era presidente della Commissione europea non hafatto quanto poteva e doveva per la nostra causa: a sostene-re le ragioni della Comunità contro di noi davanti alla Cortedi giustizia erano degli italiani, come una certa ElisabettaRighini, che facevano parte del suo entourage. Conoscendoqueste cose, capiamo che la prima necessità è quella dispiegare e convincere i nostri politici del buon diritto delTocai. E non è un problema di schieramenti. Se ho fatto ilnome di Prodi, posso fare anche quello di Berlusconi che èandato a Budapest a dire: “pacta sunt servanda”, riferendo-si agli accordi del 1993, o quello del Ministrodell’Agricoltura Alemanno, che ogni volta ci assicurava ilsuo impegno, ma risultati non si vedevano. Vinceremo que-

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sta battaglia solo se porteremo sulle nostre posizioni chi cirappresenta nelle istituzioni.

MODERATORE Bruno MalattiaL’importante è portare tutti sulle stesse posizioni. In Friuli èun’impresa difficile.

Emanuela Botteghi La vicenda della difesa della denominazione Tocai in Italia ein Regione, si presta anche per fare alcune considerazioni diordine più generale per il settore vitivinicolo. La prima: in buona o cattiva fede parlando di Tocai, si è fattamolta confusione tra l’esercizio della rappresentanza chesvolgono le organizzazioni professionali agricole e i ConsorziD.O.C., che questa funzione non dovrebbero svolgerla perchéne hanno altre molto importanti di cui alcune insostituibili. Seognuno fa il suo mestiere, e magari lo fa bene, se ne avvan-taggiano le aziende agricole e tutto il settore. La seconda: come si conciliano e se si conciliano la politicadei marchi e quella del territorio. Le produzioni sono tante etra loro diverse e anche di produttori ce ne sono e di tanti tipi.A volte gli interessi sembrano e sono diversi, ma io penso chequesto conflitto possa essere ricomposto se tutti esprimonocon chiarezza i loro interessi e se nessuno cerca di lucraresugli stanziamenti di denaro pubblico. La terza: l’affermazione e la tutela dei diritti. È una battagliaimportante, anche perché ha a che fare con la giustizia, chedovrebbe essere una delle basi delle azioni sociali. Se il miodiritto di continuare a chiamare questo vino Tocai, non è incontrasto con la libertà di chi questo Tocai lo vuol chiamarecon un sinonimo, non vedo perché dobbiamo partire l’uncontro l’altro armati. A me le crociate piacciono poco, anchese il mio spirito polemico potrebbe far pensare il contrario,perché, forse a torto dal punto di vista storico, ma a ragionenell’immaginario collettivo, sono simbolicamente associate ad

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azioni poco ragionevoli e produttive. Se la mia libertà non ledequella altrui perché dovrei rinunciare a esercitarla?Nel merito dello specifico sinonimo Friulano noi abbiamosubito espresso le nostre perplessità di ordine tecnico, chepoi sono state confermate dalle sentenze giudiziarie con lestesse nostre motivazioni: genericità, confusione nel consu-matore e quindi, aggiungiamo noi, conseguente difficoltànella difesa della denominazione a livello commerciale. Nonabbiamo elementi allo stato attuale che possano cambiare ilnostro parere.Perciò non crediamo sia stato un bel lavoro il registrare que-sto sinonimo nell’elenco delle varietà. Registrazione avvenutalo stesso giorno in cui al Ministero dell’Agricoltura ragionava-mo su come uscire da questa difficile situazione e si concor-dava di bloccare ogni iniziativa di carattere legale e burocra-tico in attesa delle sentenze definitive di tutti i tribunali nazio-nale e comunitari. E proprio in quella riunione il Ministro DeCastro è stato chiarissimo nel dichiarare che intende muover-si solo ed esclusivamente nell’ambito del rispetto delle normecomunitarie. Sottinteso quindi che, l’iniziativa legislativa delConsiglio Regionale di cui anche oggi parliamo, non è in lineacon le regole europee, che prevedono la dismissione delladenominazione Tocai da parte degli italiani. A questo propo-sito rivolgo questa domanda all’avv. Capelli. E un’altra cosache vorrei chiedergli è se l’iscrizione nell’elenco comunitariodel sinonimo Friulano possa portare pregiudizio alle causependenti.Per concludere. S’è tanto parlato del fatto che la maggioran-za dei produttori vorrebbe rinunciare alla denominazioneTocai in favore di Friulano, incassare i tanti soldi per la pro-mozione e vivere felice e contenta. Ammesso e non conces-so che questo sia vero, mi chiedo retoricamente, se il ruolodella politica e dell’amministrazione sia quello di fare ciò chepensa la maggioranza o sia invece quello di fare una sintesidei pareri di maggioranze e minoranze specifiche, scegliendo

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poi la soluzione giusta e utile per tutti i cittadini che ricadonosotto la sua responsabilità. Anche perché le maggioranze nonsempre hanno ragione.

MODERATORE Bruno MalattiaProf. Capelli se vuole dare una risposta, velocissima, e poichiudiamo.

Fausto Capelli Per quanto riguarda il problema della libera circolazione dellemerci, nel nostro caso ci troviamo in un’ipotesi in cui si appli-cano le norme del diritto internazionale, quelle dell’accordoTRIP’s. Uno Stato ha la possibilità di applicare tali norme coneffetti che si producono unicamente all’interno del proprio ter-ritorio. Anche nella Comunità europea si verificano situazioni diquesto genere. Per esempio, in materia di proprietà intellettua-le, esistono migliaia di marchi registrati nei singoli Stati mem-bri, che non possono essere utilizzati in altri Stati membri per-ché confondibili con marchi similari. Tutti i cultori del dirittocomunitario ricordano il celebre caso del "Caffé Hag", risoltodalla Corte di Giustizia, negli anni '90, nel senso che il "CafféHag" prodotto in Belgio non poteva essere commercializzato inGermania, come quello tedesco non poteva essere commer-cializzato in Belgio nonostante le norme sulla libera circolazio-ne delle merci nella Comunità europea. È stato necessario l'in-tervento della multinazionale americana "Kraft", che ha com-prato i due marchi, per risolvere il problema. C’è pure un casofamoso riguardante l’acqua spagnola con il nome “Vichy”, cheha la propria fonte presso Barcellona. Grazie a tale nome èstato impedito per tanto tempo alla celebre acqua franceseVichy, di entrare in Spagna, nonostante l’esistenza del merca-to interno, perché i diritti di proprietà industriale sono ancorain gran parte regolati dalle leggi degli Stati. Per risolvere il pro-blema è stato necessario, anche in questo caso, un accordocommerciale tra i produttori dei due Paesi.

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Ma nel caso del “Tocai Friulano”, come risulta dalla mia rela-zione, non c’è neppure necessità di un accordo siffatto, perchénon si impedirebbe ad alcun vino "Tocai", legittimamente deno-minato, di entrare in Italia e non si consentirebbe al "Tocai F-riulano" di essere commercializzato sul mercato europeo.

MODERATORE Bruno MalattiaGrazie per aver voluto partecipare al nostro convegno e per lavostra attenzione. Vorrei concludere in assonanza con un antico canto goliardi-co: ”Bevano tutti, bevano bene e siano felici”.... Il Tocai puòcontinuare a vivere e può nascere anche il Friulano. Devonosoprattutto vivere bene il Friuli e i friulani, insieme.

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FINITO DI STAMPARE NEL MESE DI GIUGNO 2007

GRUPPO CONSILIARE REGIONALECITTADINI PER IL PRESIDENTE34133 TRIESTE piazza Oberdan 6

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Il volume è stato realizzatodal Gruppo consiliare regionaleCittadini per il Presidente.Nessuna sua parte può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico senza l’autorizzazione scritta dell’editore.

Un ringraziamento a Claudio Fabbroper aver fornito alcune delle fotopresenti nel volume.

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