lezione n. 6 emodialisi: accessi vascolari accessi
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Accessi vascolari per emodialisi
Università degli studi “La Sapienza” di Roma Facoltà di medicina e chirurgia
Corso di laurea in scienze infermieristiche di I livello
Prof. Fabio Gangeri
LEZIONE N. 6 – Emodialisi: accessi vascolari
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ACCESSO VASCOLARE PER EMODIALISI
Condiziona:
• possibilità ed efficacia depurativa del trattamento
• stato clinico e riabilitazione del paziente
TEMPORANEO:
CVC t
PERMANENTE:
Fistola arterovenosa Protesi CVC p
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7784
90
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67
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4
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6 4 5 7
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100
Francia Germania Italia Spagna UK USA
(%)
di
tutt
i g
li a
ccessi
Fistola Protesi Catetere
EUROPA (n=2455), USA (n=3813)
Pisoni RL, et. al. Kidney International, 2002
Tipo di accesso utilizzato nei pazienti
prevalenti in emodialisi cronica
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Cateteri vascolari per emodialisi (CVC)
TEMPORANEO PERMANENTE
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Impiego Clinico dei CVC
Insufficienza Renale Acuta
Insufficienza Renale Cronica Terminale in attesa di:
1. allestimento accesso vascolare permanente
2. maturazione accesso vascolare permanente
3. ripristino accesso vascolare permanente
Plasmaferesi
Avvelenamenti
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DIFFUSIONE DEI CVC IN EMODIALISI
Tardivo riferimento del paziente al nefrologo
Aumento anzianità anagrafica e dialitica dei pazienti uremici
Aumento incidenza nei dializzati di diabete e patologie vascolari
Esaurimento vasi superficiali
Rapidità inserzione e pronto utilizzo del CVC
Preferenza di alcuni pazienti
Inadeguata conoscenza conseguenze endovasali del CVC
Astensione dalla creazione di FAV “difficili”
Principali Motivi
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Vena femorale Vasi del collo
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Vena Femorale
PRO
Facile posizionamento
Incidenza complicanze: minore gravità
CONTRO
Limitata mobilità paziente
Breve vita funzionale
Maggior rischio infezione exite-site
Cointroindicazione relativa se in lista
per trapianto renale
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Vena Succlavia
PRO
Lunga vita funzionale
Confortevole per il paziente
CONTRO
Frequente stenosi vaso
Complicanze meccaniche
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Vena Giugulare Int.
PRO
Lunga vita funzionale
Buon flusso ematico
CONTRO
Fastidioso per il paziente
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LA SCELTA DEL CATETERE
EFFICIENZA
BILUME O DUE MONOLUMI ?
SILICONE O POLIURETANO ?
DIAMETRO ?
TOTALMENTE IMPIANTABILI ?
COMPLICANZE COSTI
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GEOMETRIA INTERNA DEI CVC
UNITA’ DI MISURA DEL CALIBRO (Ø esterno)
1 mm = 3 French
I cateteri in silicone tendono ad avere un diametro interno
lievemente inferiore, a parità di diametro esterno, rispetto
ai cateteri in poliuretano.
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LEGGE DI POISEUILLE
PORTATA DEL CVC
Δ P in-out CALIBRO CVC
VISCOSITA’ SANGUE LUNGHEZZA CVC
π Δ P r 4
Q =
8 η L
=
Il diametro del catetere è il fattore più influente sul flusso ematico
+ 19 % del diametro aumento flusso 2 X
+ 50 % del diametro aumento flusso 5 X
PORTATA
INFLUENZATA DALLA POSIZIONE DELLA PUNTA NEL VASO
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CVCp in silicone
CVCp in poliuretano
PERMCATH TESIO
RetrO
TANDEM CATH
OPTIFLOW
ASH SPLIT SCHON
CANNON MAXID
MAHURKAR
XpressO
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Sistema DIALOCK
CATETERI VENOSI CENTRALI
TOTALMENTE IMPIANTABILI
Sistema LIFE SITE
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Biomateriale:
“sostanza non vivente utilizata nella fabbricazione di un
dispositivo medico che presenta punti di interfaccia con un
tessuto vivente”
(Society for Biomaterials conf., Chester, UK, 1986)
Biocompatibilità:
capacità di determinare una favorevole reazione alla sua presenza
Trombogenicità:
capacita di indurre la formazione di trombi
Biodegradazione:
progressiva dissoluzione mediante attività biologiche
Bioassorbimento:
processo di rimozione o dissoluzione dovuto ad attività cellulari
Nella reazione
a corpi estranei e a
certe infezioni batteriche
i macrofagi si fondono
formando cellule giganti
che possono avere
20 o più nuclei.
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Trombogenesi
• IDROFILIA SUPERFICIE
• CARICA ELETTRICA E RUGOSITA’ SUPERFICIE
Trombogenesi = IDROFOBIA / IDROFILIA
Trattamenti della superficie interna del CVC
1. “Coating” del polimero
2. Applicazione di sotanze antitrombogeniche (eparina)
Legame ionico, covalente, terminale covalente
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Superficie del CVC e colonizzazione microbica
a) la composizione chimica e le caratteristiche
di superficie (idrofobicità, rugosità, ecc.)
b) Il biofilm proteico (albumina, fibrinogeno,
fibronectina, ecc.) come risposta biologica
dell’organismo ospite alla presenza di un
corpo estraneo
c) l’abilità del microrganismo di produrre una
matrice esopolisaccaridica, definita
“slime”, capace di mediare le fasi finali
della colonizzazione microbica
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Silicone (polisiloxane) Catena ossigeno e silicio ancorato a gruppi organici che impediscono cristallizzazione
Il piu noto polimero di siloxane e il polimetilsiloxane (PDMS)
Poliuretani Alcool + prepolimero contenente isocianati (base)
La base puo essere:
poliestere (Esthane), polietere (Bioflex), policarbonato (Carbothane)
Non sono coniugabili ad altre sostanze
Sono coniugabili con altre sostanze
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Compatibilità con agenti chimici
Polimero Incompatibilità
Poliuretani Alcool (tutti)
PEG (glicolepolietilenico)
Siliconi Alcool (tutti)
Iodopovidone (Betadine)
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Impiego di cateteri medicati • Cateteri con rivestimenti idrofilici
• Cateteri trattati con sostanze antimicrobiche
Argento Ioni argento (Ag) si legano a:
1) DNA microbico, impedendo la replicazione batterica;
2) gruppi sulfidrile degli enzimi microbici causandone la disattivazione metabolica.
Limiti:
a) Stafilococchi meno permeabili a ioni Ag rispetto ai gram-negativi a causa dello strato di mureina della parete cellulare;
b) Attività ioni Ag può perdersi per interazione con elementi dell’ambiente biologico: 1 mole albumina inattiva 3 moli di ioni Ag.
Cloruro di benzalconio Composto quaternario dell’ammonio attivo soprattutto su gram + ma a più alte concentrazioni anche su gram - e Candida.
Inibisce le funzioni di membrana e la replicazione del DNA.
Il loro uso resti presumibilmente circoscritto a pazienti che richiedano l’impianto di un catetere per tempi brevi.
Clorexidina e argento-sulfadiazina La clorexidina permette l’ingresso nella cellula di quantità efficaci di ioni argento.
Per tempi d’impianto superiori ai 7 giorni non è stata dimostrata la loro efficacia antinfettiva.
Spesso il ricoprimento antisettico è presente solo sulla superficie esterna del catetere.
Diminuzione del tasso di rilascio della clorexidina dopo 48 h.
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INFEZIONI DEL CVC
25% entro 4 settimane (catetere temporaneo)
Fonti principali: inadeguata asepsi operatori sanitari,
contaminazione di disinfettanti o soluzioni di infusione,
infezioni endogene
Sedi
• Emergenza (exit-site) - Tunnel sottocutaneo
• Lume del catetere
Cause
• 80% batteri gram-positivi (stafilococco aureus,
stafilococco epidermidis)
• 20% batteri gram-negativi e alcune specie di candida
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INFEZIONI DEL CVC
Infezione all’emergenza-tunnel: ispezione e tampone di
materiale purulento ottenuto dopo spremitura
Infezione del lume del catetere con batteriemia: segni
clinici (febbre e brividi scuotenti nella seconda parte
della seduta dialitica); EMOCOLTURE (2 prelievi, a 30
minuti l’uno dall’altro, quando possibile
contemporaneamente dal lume e da una vena periferica)
Diagnosi
Terapia Rimozione del catetere con coltura della punta (se
necessario proseguire l’emodialisi, l’inserimento del
nuovo catetere può essere effettuato in altra sede o nella
stessa sede tramite guida)
Antibiotici (via sistemica – chiusura del CVC)
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TROMBOSI DEL CATETERE VENOSO CENTRALE
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CVC IDEALE
1. Portata ematica con bassa pressione di aspirazione e di rientro
2. Non lesivo dell’endotelio vasale
3. Resistente agli agenti chimici
4. Non predisposto a fenomeni trombotici
5. Limitata attivazione leucocitaria e/o piastrinica
6. Non collassi per effetto di pressione negativa
7. Non soggetto a “kinking” o torsioni
8. Ostacoli colonizzazione batterica
9. Solido
10.Adatto alla taglia del paziente
11.Semplice da collocare
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FISTOLA ARTERO-VENOSA
CON VASI NATIVI
FAV DISTALI
• Radio-cefalica
• Basilico-ulnare
FAV PROSSIMALI
• Art. omerale-vena mediana
Accesso permanente di elezione
Anastomosi tra arteria e vena può essere latero-laterale
(tipologia più agevole), latero-terminale o termino-
terminale (poco praticata per evitare terminalizzazioni
dell’arteria)
FAV COMPLESSE
• Omero-basilica
• Omero-omerale
• Safeno-femorale
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Vasi dell’avambraccio coinvolti
nella fistola arterovenosa distale
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FAV DISTALE RADIO-CEFALICA
CV = VENA CEFALICA
RA = ARTERIA RADIALE
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FAV PROSSIMALE
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TRASPOSIZIONE DI VENA
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TR
AS
PO
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A
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FISTOLA ARTERO-VENOSA PROTESICA
Interposizione di un segmento protesico, tra arteria
e vena per realizzarne l’anastomosi:
• biologico (vena autologa, carotide bovina),
• sintetico (PTFE, Dacron),
• misto (poliestere + collageno ovino)
Connessione protesica:
• Rettilinea
• Ad ansa
Necessaria la superficializzazione della protesi
poiché la venopuntura avviene su di essa
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PROTESI VASCOLARI PER EMODIALISI
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Protesi vascolare per emodialisi
all’avambraccio sinistro
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CREAZIONE
FAV
PROTESICA
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DISINFEZIONE CUTE LACCIO EMOSTATICO
AGO DI ASPIRAZIONE AGO DI RIENTRO EMATICO
PROVA AGO ASPIRAZIONE PROVA AGO RIENTRO AGHI BLOCCATI
PUNTURA FAV (1)
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ATTACCO AL CIRCUITO STACCO DAL CIRCUITO
RIMOZIONE AGHI TAMPONI PROVVISORI TAMPONI DEFINITIVI
PUNTURA FAV (2)
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COMPLICANZE DELLE FISTOLE
ARTERO-VENOSE
Ischemia periferica (“furto”)
Iperafflusso venoso periferico
Formazione di aneurismi e pseudo-aneurismi
Stenosi e trombosi
Lesioni cutanee ed infezioni
E’ generalmente riportata una maggiore incidenza di
complicanze con le FAV protesiche
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Aneurisma
di vena
cefalica
arterializzata
da FAV
prossimale
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COMPLICANZE DELLE FISTOLE ARTERO VENOSE
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COMPLICANZE DELLE FISTOLE ARTERO VENOSE
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INFEZIONE
COMPLICANZE DELLE FISTOLE ARTERO VENOSE
![Page 47: LEZIONE N. 6 Emodialisi: accessi vascolari Accessi](https://reader031.vdocuments.mx/reader031/viewer/2022012504/617eab03682659381942b039/html5/thumbnails/47.jpg)
Inadeguato flusso
ematico all’estremità distale
con ischemia della mano
STEAL SYNDROME
COMPLICANZE DELLE FISTOLE ARTERO VENOSE
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RIPETUTE PUNTURE NELLO
STESSO SITO DELLA PROTESI
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Consigli pratici per salvaguardare
il patrimonio vascolare del paziente
con funzione renale ridotta
1. Utilizzare ago cannula sul dorso della mano per prelievi ematici od infusioni oppure utilizzare il patrimonio venoso di uno solo degli arti superiori.
2. Rispetto norme asepsi per evitare flebiti
3. Limitare punture arteria radiale per EGA
4. Sensibilizzazione alla problematica del personale medico e infermieristico di tutti i reparti della struttura
5. Valutazione terapia farmacologica e frequente controllo dei parametri della coagulazione per prevenire fenomeni trombotici o emorragici
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Salvaguardare
il patrimonio vascolare
del paziente con
funzione renale ridotta