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RENDICONTI Soclt:!d: ltaUana di Mlneralo,,'a e PetTOlo"la. 38 (1): n. 133-145 presentata al Contrell8O SJMP dI C8&llarl Il 16 ottobre 1981 LE MINERALIZZAZIONI A MOLIBDENO ASSOCIATE AL MAGMATISMO INTRUSIVO ERCINICO DELLA SARDEGNA I rapporti con le plutoniti ed i fenomeni di C. GHEZZO, G. GUASPARRI, F. RICCOBONO, G. SABATINI Istituto di Mineralogia e Petrogralia, Università di Siena S. PRETTI, I. URAS Istitulo di Giacimenti Minerari, Università di Cagliari RIASSUNTO. - I.c:o indagini di campagna hanno consentito di rilevare che le mineralizzazioni a Ma della Sardegna sono strettamente associate a miero- leucograniti e/o porlidi leucogranitici appartenenti ali'ultima fase del magmalismo intrusivo ercinico. Molibdenite e pirite rappresentano i minerali metallici più diffusi in quesle manifestazioni e sono accompagnate da variabili, di norma subordinate, quantità di woiframite, calcopirite, galena e blenda. La molibdenite si rinviene sia come punteggia- ture in vene di quarzo, disposte in stockworks e fasci subparalleli, o come spalmature lungo dry fraetures, sia in lamelle disseminate nella roccia profondamente e pervasivamente alterata. Ai due diversi tipi di giacitura corrispondono sia diversità ne! quadro alterativo delle rocce ospiti sia diversità nelle paragenesi metalliche; tuttavia, l'esistenza di passaggi graduali Ira le due tipologie indica un proces$O genetico unitario per queste mineralinazioni. Vengono comparativamente discussi i caralleri dell'alterazione idrotermale associata alle minera· !inazioni a molibdeno della Sardegna e quelli della alterazione idrotermale associata alle rocce grani. toidi mineralizzate di altre aree. Sulla base delle caralleristiche di alterazione· mineralizzazione e della stretta associazione con rocce intrusive microgranulari e/o porfiriche le mi. neraliuazioni a molibdeno de! batolite sardo $Ono riconosciute come manifestazioni del tipo porphyry. ABSTRACT. - Fie!d work gone through molybdenum mineralizarions of Sardinia' has demonstrate<! lheir dose association to line.graine<! leucogranites and/ or leucogranitic porphyries belonging to the last phase of hetcynian imrusivc magmatism. Molybdcnite and pyrite represem the most widespread ore minerals in the showings. They are accompanicd by varying, usually minor, amoums of wolframite, chalcopyrite, galena and sphalerite. Molybdenite OCCUtS either as speks along quartz· veins, arranged in and subparalld sheafs, and as paints along dry fraclUres or as disseminated fiakes in heavily and pervasively altere<! host-rock. Molybdenum mineralizations could be divided in two distinct groups according to MoSo occur- rence, ore paragenescs and host rock alteration as- semblages; however gradational rc!ationships bctween the twO end members existing in $Ome occurrences point to an unitary genetic processo Hydrothcrmal alteration cnaraeters associate<! with molybdenum mineralizations of Sardinia and with other mineralized granitoids are comparatively discusse<!. On lhe basis of their altcration-mineraliz.alion features and their dose association with porphyries and fine-grained imrusives, molybdenum minera· lizations of Sardinian batholith are recognized as .. porphyry.type,. ores. Introduzione Il patrimonio di conoscenze geologico- petrogra6che 6n qui accumulato sul cristal. lino del1(l Sardegna, e particolarmente i ri· sultati cui hanno condotto gli studi petrolo- gici sulle plutoniti erciniche sviluppati negli ultimi tre lustri (GHEZZO et al., 1972; DI SIMPLICIO et al., 1974; BRALIA et al., 1981), costituiscono l'indispensabile background di esperienze che può oggi mettere in grado di affrontare nei suoi vari aspetti il proble- ma genetico delle mineralizzazioni associate

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Page 1: LE MINERALIZZAZIONI A MOLIBDENO ASSOCIATE AL MAGMATISMO … · LE MINERALIZZAZIONI AMOLl8DENO ASSOCIATE AL MAGMATISMO ETC. 135 al magmatismo intrusivo erCinico. In questo lavoro sono

RENDICONTI Soclt:!d: ltaUana di Mlneralo,,'a e PetTOlo"la. 38 (1): n. 133-145

Comunlca~lone presentata al Contrell8O SJMP dI C8&llarl Il 16 ottobre 1981

LE MINERALIZZAZIONI A MOLIBDENOASSOCIATE AL MAGMATISMO INTRUSIVO ERCINICO

DELLA SARDEGNA

I rapporti con le plutoniti ed i fenomenidi alte[azione~mineralizzazione

C. GHEZZO, G. GUASPARRI, F. RICCOBONO, G. SABATINIIstituto di Mineralogia e Petrogralia, Università di Siena

S. PRETTI, I. URASIstitulo di Giacimenti Minerari, Università di Cagliari

RIASSUNTO. - I.c:o indagini di campagna hannoconsentito di rilevare che le mineralizzazioni a Madella Sardegna sono strettamente associate a miero­leucograniti e/o porlidi leucogranitici appartenentiali'ultima fase del magmalismo intrusivo ercinico.

Molibdenite e pirite rappresentano i mineralimetallici più diffusi in quesle manifestazioni e sonoaccompagnate da variabili, di norma subordinate,quantità di woiframite, calcopirite, galena e blenda.

La molibdenite si rinviene sia come punteggia­ture in vene di quarzo, disposte in stockworks efasci subparalleli, o come spalmature lungo dryfraetures, sia in lamelle disseminate nella rocciaprofondamente e pervasivamente alterata.

Ai due diversi tipi di giacitura corrispondonosia diversità ne! quadro alterativo delle rocce ospitisia diversità nelle paragenesi metalliche; tuttavia,l'esistenza di passaggi graduali Ira le due tipologieindica un proces$O genetico unitario per questemineralinazioni.

Vengono comparativamente discussi i caralleridell'alterazione idrotermale associata alle minera·!inazioni a molibdeno della Sardegna e quelli dellaalterazione idrotermale associata alle rocce grani.toidi mineralizzate di altre aree.

Sulla base delle caralleristiche di alterazione·mineralizzazione e della stretta associazione conrocce intrusive microgranulari e/o porfiriche le mi.neraliuazioni a molibdeno de! batolite sardo $Onoriconosciute come manifestazioni del tipo porphyry.

ABSTRACT. - Fie!d work gone through molybdenummineralizarions of Sardinia' has demonstrate<! lheirdose association to line.graine<! leucogranites and/or leucogranitic porphyries belonging to the lastphase of hetcynian imrusivc magmatism.

Molybdcnite and pyrite represem the mostwidespread ore minerals in the showings. Theyare accompanicd by varying, usually minor, amoums

of wolframite, chalcopyrite, galena and sphalerite.Molybdenite OCCUtS either as speks along quartz·

veins, arranged in stockwork~ and subparalld sheafs,and as paints along dry fraclUres or as disseminatedfiakes in heavily and pervasively altere<! host-rock.

Molybdenum mineralizations could be dividedin two distinct groups according to MoSo occur­rence, ore paragenescs and host rock alteration as­semblages; however gradational rc!ationshipsbctween the twO end members existing in $Omeoccurrences point to an unitary genetic processo

Hydrothcrmal alteration cnaraeters associate<!with molybdenum mineralizations of Sardinia andwith other mineralized granitoids are comparativelydiscusse<!.

On lhe basis of their altcration-mineraliz.alionfeatures and their dose association with porphyriesand fine-grained imrusives, molybdenum minera·lizations of Sardinian batholith are recognized as.. porphyry.type,. ores.

Introduzione

Il patrimonio di conoscenze geologico­petrogra6che 6n qui accumulato sul cristal.lino del1(l Sardegna, e particolarmente i ri·sultati cui hanno condotto gli studi petrolo­gici sulle plutoniti erciniche sviluppati negliultimi tre lustri (GHEZZO et al., 1972; DISIMPLICIO et al., 1974; BRALIA et al., 1981),costituiscono l'indispensabile background diesperienze che può oggi mettere in gradodi affrontare nei suoi vari aspetti il proble­ma genetico delle mineralizzazioni associate

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134 C. GHEZZO, G. GUASPARRI, S. PRETTI, F. RICCOBùNO, G. SABATlNI, I. URAS

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LE MINERALIZZAZIONI AMOLl8DENO ASSOCIATE AL MAGMATISMO ETC. 135

al magmatismo intrusivo erCinico.In questo lavoro sono riportate le risul­

tanze di una prima fase delle ri~rche nelcorso della quale è stata rivolta particolareattenzione alle mineralizzazioni a molibdeno,che in Sardegna sono le più diffuse tra lemanifestazioni metallifere strettamente asso­ciate alle rocce granitiche.

La presenza di minernli di molibdeno inSardegna è nota almeno daDa seconda metàdel secolo scorso (JERVIS, 1873; LoVlSATO,1886; TRAVERSO, 1898) e di pari passo colprogredire dell'esplomzione mineraria e de­gli studi geologici dell'isola nuove segnala­zioni (SoTGIU, 1921; MARTELLI, 1922; SAL­VADORI, 1959 e bibliografia) sono andate viavia registrandosi talchè oggi le manifesta.zioni a molibdeno note rappresentano unapopolazione abbastanza numerosa. Solo inepoca relativamente recente però ad alcunedi queste manifestazioni sono stati dedicatispecifici lavori (DESSAU, 1956; SALVADORl,1959; DERIU e ZERBl, 1965; BACCOS, 1968;VENERANDI, 1968; WBOI et al., 1970, 1978).

Nel corso degli ultimi due anni, con l'in­tento di acquisire una visione quanto piùpossibile ampia della casistica esistente a sca­la regionale, ed in particolare per accertarela natura dei tipi intrusivi associati, è stataeffettuata una serie di campagne di rileva­mento e campionatura su numerose minem­Iizzazioni a molibdeno (comprendendo traqueste tutte le più note) in modo tale chele indagini risultassero, per quantO possibile,estese ai diversi settori dell'isola. Duranteuna di queste campagne è stata, tra l'altro,individuata una manifestazione a molibdenosul versante meridionale di M. Unne (inlocalità Badde sa Figu), nelle adiacenze diPattada, che prima d'ora non era mai statasegnalata. L'ubicazione di tale manifestazio­ne è riportata in fig. 1 assieme a quella dialtre mineralizzazioni a molibdeno cui è statarivolta particolare attenzione nello studio.

E\'idenze di campagna

Come accennato in precedenza il primoobbiettivo del lavoro di campagna è statoquello di verificare l'eventuale esistenza diun'associazione particolare tm minemlizza­zioni e tipi di rocce introsive.

Le osservazioni condotte hanno permessodi stabilire che le minemlizzazioni a molibde·no non sono casualmente distribuite attra­verso l'ampio spettro delle litofacies esistentiall'interno del complesso intrusivo (DI SIM­PLiCIO et al., 1974), ma sono al contrariosistematicamente associate a intrusioni leuco­granitiche, e cioè a quei prodotti magmaticiche relazioni di campagna ed età radiome­trica (DEL MORO et aL, 1975) indicano ap­partenere all'ultimo episodio intrusivo delbatolite.

L'.. associazione Jeucogranitica,., (GUA­SPARRI et aL, 1981, 1982 a) è costituita dacorpi intrusivi spiccatamente acidi e carat­terizzati da una sostanziale uniformità com­posizionale. Le IilOfacies più diffuse sonoequigranulari a grana media o grossa; sonotuttavia frequenti anche tipi microgranularie/o porfirici che formano talora ammassi dinotevole estensione.

NeUa compagine mineralogica di questerocce il quarzo è sempre il minerale più ab­bondante e il rapporto K-feldspato/plagio­dasio (An2.IU) è maggiore di uno. Il feldspa­to potassico, spesso fonemente pertitico,moStra. una ~rta prevalenza della fase orto­dasio suUa fase microclino. Unico femicopresente è la biotite che insieme agli acces­sori, allanite. zircone, apatite, monazite efluorite rappresenta una aliquota della rocciasempre inferiore al 5 %.

Nelle aree di insistenza delle mineraii.zza·zioni le facies microgranulari eia porfirichesono invariabilmente dominanti e in genera·le queste stesse facies rappresentano le rocceincassanti principali o esclusive delle mine­ralizzazioni.

Talora una mineralizzazione può venire adinteressare marginalmente le rocce della co­pertura metamorfica, le lilOfacies a grana me­dia o grossa della stessa .. associazione leuco­granitica» od anche, sia pure molto rara­mente, altri tipi di rOcce intrusive. In questiultimi due casi, tuttavia, le evidenze di camopagna indicano costantemente per le faciesmicrogranulari e porfiriche una posterioritàdi messa in posto relativamente a tutti glialtri tipi intrusivi, che quindi, come nd casodeDe rocce della copertura metamorfica, sem­brano aver svolto unicamente un ruolo dicold hasl.

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Fig. 2. - Molibdenite in vene di quarw (CapoMll.lfll.tano).

Caratteristiche delle mineralizzazioni

In ciò che segue verranno illustrati i ca­ratteri salienti delle fenomenologie che acco­munano tutte le manifestazioni prese in esa­me, trascurando di sviJuppare in questa ~eil denaglio descriuivo delle singole situazio­ni; a queste verrà fano riferimento solo e inquanlO esempi di particolare significato. Gliaspetti geochimici del problema sono trattatiin GHEZZO et al., 1982.

In tutte le mineralizzazioni a molibdenodella Sardegna (con l'eccezione di quella diPerda Majori) la molibdenite è il solo mi·nerale primario di molibdeno e di gran lungaquello più abbondante tra i minerali melal­Iiferi utili. A questa sono talora associatepiccole quantità di wolframite, blenda, gale­na e calcopirite. L'unico solfuro metallicocostantemente presente e localmente abbon­dante è la pirite.

Se si fa riferimento al tipo di giacitura delminerale, in accordo con quantO già osser­vato da SALVADORI (19.59), le mineralizza·zioni a molibcleno della Sardegna possono

Fig. J. - Vena di quarzo con molibdenite il strut­tura «ribbon·like .. (Flumini de Binu).

suddividersi in due gruppi nettamente di·stinti.

[n un primo gruppo (p.e. Capo Malfatano,Flumini de Binu, Su Seinargiu, Perda e'Pibera, Bruncu is Pangas) la molibdenire sitrova pressochè esclusivamente contenuta invene di quarzo oppure in spalmature lungodry Iractur~s. u vene di quarzo, che hannouna potenza variabilissima, da millimetrica6no a superare il decimetro, intersecano laroccia incassante formando stockworks o fa·sci subparalleli.

Lungo le vene di quarzo la molibdenitesi trova in lamelle variamente disseminate,o' in sottili ribbons generalmente addensatialle salbande (6g. 2) e talora più volte ripe.tuti lungo la sezione di una stessa vena cuiconferiscono un caratteristico aspetto listato(fig. }).

La pirite è sempre presente, anche se inquantità molto variabili, e si trova in pun­teggiature sia entro le vene di quarzo, sianella roccia incassante.

Altri minerali metalliferi che possono tro­varsi associati alla molibdenite in questo tipo

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LE MINERAlIZZAZiONI A MOLIBDENO ASSOCIATE AL MAGMATISMO ETC. 137

Fig. 4. - Stockwork a p~alC'ntC' galC'rla (CapoMalfataoo).

di giacitura, sono la blenda e la galena, inquantitativi usualmente modesti ma che lo­calmente danno luogo a concentrazioni instockworks, dove questi solfuri possono rap­presentare la componente principale (6g. 4·5).

Abbastanza rara è in questo gruppo dimineralizzazioni la wolframite salvo il casodella grossa vena di Perda Majori dovequesto minerale prevale quantitalivamentesulla molibdenite (VENERANDI, 1968; BAC­COS, 1968; DESSAU, 1956).

Nel secondo gruppo di mineralizzazioni(p.e. Perda Lada e Su Laccheddu) la mo­libdenile si trova in lamelle isolate, in piccolepIaghe o in rosette disseminate nella rocciaincassante. Tra i minerali metalliferi che l'ac­compagnano si trovano pirite, calcopirite ewolframite anch'essi in giacitura disseminata.La calcopirite è in qualche caso presente indiscrete concentrazioni (Perda Lada) e seguealla pirite e alla molibdenite in ordine diabbondanza. La wolframite è s~so p~n­te ma con una distribuzione piuttosto erra­tic. Sono assenti, contrariamente a quauto

Fig. 5. - Suxk",-ork a prevalentC' blenda (CapoMalfaano).

visto per il primo gruppo di mineralizza­zioni, la blenda e la galena.

Esiswno quindi tra i due gruppi di mi­neralizzazioni sostanziali diversità sia perquanto riguarda la giacitura del minerale sianel tipo di paragenesi metallifera espressa.

I due gruppi di mineralizzazioni si diffe­renziano marcatamente anche per quanto ri­guarda il tipo di alterazione che interessa lerocce incassanti.

Nelle aree mineralizzote in cui la molibde­nite è prevalentemente contenuta in vene diquarzo o in spalmature lungo fratture, laparagenesi primaria della roccia granitica in­cassante mostra di essere stata interessatada fenomeni di alterazione il cui motivo do­minante è dato da una pronunciata instabilitàdi biotite e plagioclasio. All'osservazione mi­croscopica la biotite è sempre fortemente al­terata, in qualche caso è trasformata in ag­gregati pseudomom sericitico·doritici, maper lo più risulta completamente distruttae "originaria presc=nza di lamine biotitichepuò essere rivelata da punteggiature di os-

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':ig. 6. - Al centro cristallo di K·feldspato, rela·Ilv~te fresco, comp~ t~ cristalli di plagio­dulO completamente ahCTllti in seriale e mineraliargilJos.i (Capo Malfatana), Nimis incrociati, ingr.lineari 90.

sidi di ferro e leucoxeno. Il plagioclasio tinvariabilmente intorbidatO da prodotti crip.tocristallini di alterazione che determinanodi frequeme la quasi totale obliterazione del­le tracce di geminazione. Nelle zone di piùintensa alterazione il plagioclasio, pur con­servando i contorni originari, è interamentetrasformato in un aggregatO di sericite e mi­nerali argillosi. Feldspato patassico e quarzomostrano di norma di non essere stati coin­volti da apprezzabili processi alterativi (fig.6 l. Solo là dove i fenomeni di alterazionehanno avuto particolare intensità si possonotalora osservare plaghette di sericite moltominute crescere sul K-feldspato.

Le rocce incassanti le mineralizzazioni ditipo disseminato hanno inv~ subito pro­cessi di alterazione molto più spimi rispettoal caso precmeme, talchè esse risultano ra·dicalmeme trasformate dal punto di vistamineralogico e chimico: lUtti i costituemil'originaria compagine minemlogica, con lasola esclusione del quarzo, sono stati total-

Fig. 7. - K.fddspalo corroso e sostituito da mu·scovile (Perda !.ada), Nicols incrociati, ingr. li­neari 180.

mente trasformati in muscovite. Anche glioriginari motivi strutturali e tessiturali dellaroccia risultano completamente cancellati.

Il comenuto di quarzo appare consisten·temente superiore rispetto a quello presentenella reccica originaria. La muscovite in picocole piaghe è di solito omogeneamente di­spersa nell'abbondante matrice quarzosa mapuò localmente dar luogo a caratteristicheconcentrazioni a rosetta. Alcune piaghe dimuscovite includono piccoli cristalli di zir­cone circondati da pallidi aloni pleecroici.Questi zirconi sono stati presumibilmenteereditati da originari cristalli di biotite aven­do resistito ai processi di alterazione. Tra iminerali non metalJiferi presenti nella para·genesi di alterazione, sono da ricordare fluo­rite, siderite e calcite.

Esiste quindi, anche per quamo riguardail tipo di alternione che ha interessato lerocce incassanti, una bipartizione abbastanzanetta delle mineralizzazioni a molibdeno con·siderate.

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Fig. 8. - AJl. salbanda di un. \"ellI di quarzo,fuci, ad inrensa ,hcnùone quuzo·muscoviric::a pu.same, verso il basso, ad un'.lrcrnionc: di tipo «ar­gillko. della roccia ospirante (Perda c' Pibtta).

t tuttavia da sottolin~re che, ferma re­stando tale bipartizione fenomenologica,l'esame di dettaglio delle mineralinazioni hapermesso in alcuni casi di rilevare l'esistenzadi relazioni spaziaIi, anche complesse, tra ledue tipologie di alterazione-giacitura.

Particolarmente significative al riguardosono le situazioni esistenti a Perda Lada,Perda e' Pibera e M. Vnne.

A Perda Lada, in uno stock di perfidogranitico che ha intruso una massa di leuco­graniti a grana media, è presente in affiora­mento una zona dove la roccia intensamentealterata è trasformata in un aggregato quarzo­muscovitico con pirite, molibdenite e calco­pirite disseminate che SALVAOORI (1959) in­terpreta come greisen.

La zona mineralizzata, cosl come si pre­senta su una parete subverticale, è delimi­tata verso l'alto da una superficie convessasottolineata da uno sbeel pegmatitico a quar­zo e feldspato potassico.

Verso il basso l'alterazione: quarzo-musco-

Fig. 9. - Srcuo molivo della figura precedente(M. Unnc).

vitica va gradualmente diminuendo in inten­sità. Nelle adiacenze della zona mineraliz­zata la biotite è totalmente sostituita da mu­scovite, il feldspato potassico è in parte cor­roso e anch'esso sostituito da mica bianca(fig. 7), il plagioclasio si dimostra relativa·mente stabile presentando rare lamelle seri­citiche di preferenza orientate secondo i pianidi geminazione (O l O).

Allontanandosi ancora dalla zona minera­lizzata i caratteri dell'alterazione divengonosimili a quelli illustrati per le rocce asso­ciate alle mineralizzazioni con giacitura invene di quarzo, con biotite e plagioclasio inavanzato stato di alterazione e feldspato po­tassico sostanzialmente inalterato.

Sembrerebbe quindi di poter ricono~re

a Perda Lada uno zoning dell'alterazionecentrato su un nucleo, apparentemente cupo­Iiforme, ad intensa alterazione quarzo.musco­vitica con totale distruzione di biotite efeldspati e cancellazione dell'originaria tessi­tura della roccia, facente passaggio, attra-

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140 C. GHEZZO, G. GUASPARRI, S. PRETTI, F. RICCOBONO, G. SABATINt, I. URAS

Fig. 10. - Biotite aciculare di neoform:uione lungouna frattura (M. Unne), Nicols incrociati, ingr. Ii.neari 90.

verso una fascia di transizione in cui ilplagioclasio appare stabile rispetto al feld­spato potassico, ad una zona più esterna incui il K-feldspato è stabile e i minerali mag­giormente alterati sono plagioclasio e biotite.

La mineralizzazione di Perda e' Pibera,che si trova circa 2 km a NW rispetto aquella ora illustrata, è costituita da unostockwork di vene di quarzo mineralizzatea molibdenite e pirite. Le rocce incassanti,costituite da facies leucogranitiche a granavariabile da medio.-grossa a fine con strut­tura talora porfiriea (tralasciando la partedella mineralizzazione che ha interessato lacopertura metamorfica), sono alterate secondolo schema tipico, più volte ricordatO, associatoa questo tipo di giacitura: completa distruzio.­ne della biotite, plagioclasio alterato a seri­cite e minerali argillosi, feldspato potassicoe quarzo stabili. In questo caso però ai bordidelle vene di quarzo, e per spessori che pos­sono superare di alcune volte la potenza dellevene stesse, si notano frequentemente dellefasce simmetriche, molto nette, di colore

Fig. l L - Nido di biotite di neoformazione aa struttura raggiata (M. Unne), Nicols paralleli,ingr. lineari 180.

grigiastro (fig. 8) dove l'alterazione ha carat­teristiche identiche a quelle illustrate per lazona quarzo-muscovitica di Perda Lada.

Sul versante meridionale di M. Unne, inlocalità Badde sa Figu, uno stock di micro­leucogranito è attraversato da vene di quarzocon molibdenite.

All'esame microscopico la roccia incassan­te, anche quando di aspetto relativamentefresco, risulta essere atraversata da un reti·colo di sottilissime fratture riempite daquarzo e sericite. La biotite è in avanzatafase di alterazione muscovitico-cloritica,mentre la roccia mostra di avere subito unasilicizzazione diffusa. Si nota infatti abbon­dante quarzo di neoformazione che aggre­disce e corrode un po' tutti i componenti lacompagine mineralogica.

Le vene di quarzo mostrano ai bordi fascesimmetriche a intensa alterazione quarzo.­muscovitica, analoga a quella descritta perPerda e' Pibera (6g. 9), con la variante chein questo caso si associano a quarzo e museo.­vite, come minerali di neoformazione, biotite

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LE MINERALIZZAZIONI A MOLlBDENO ASSOCIATE AL MAGMATISMO ETC. 141

ed apatite; fluorite è talora presente lungofratture.

La biotite, sempre molto fresca, comparesia come riempimento di sottili fratture (fig.lO), sia in piccoli nidi, spesso a strutturaraggiata (fig. Il), entro le fasce di intensaalterazione che bordano le vene. Questo tipodi biotite appare chiaramente aggredire e so­stituire lo. muscovite.

L'apatite, talora in cristalli di notevoli di­mensioni, presenta una distribuzione chesembra accompagnare quella della biotite dineoformazione.

Di8Cussione e eonsideraz.ioni eonelusive

In tutto ciò che preeme si è ~rcato ditracciare un quadro, pur schematico, dei li·neamenti che per diffusione e ripetitività ap­paiono caratterizzare, a scala regionale, lemanifestazioni a molibdeno e ciò con parti­colare riferimento alle fenomenologie di al­terazione associate che, come verrà discussoin seguito, rivestono una fondamentale im­portanza sul piano dell'interpretazione ge­netica.

I fenomeni di alterazione idrotermale inaree mineralizzate hanno da sempre richia­mato l'attenzione dei giacimentologi per lo.duplice ragione che lo slUdio dei cambia­menti chimici e mineralogici intervenuti nelleparagenesi primarie delle rocce ospitanti, sepossono da un lato contribuire a compren­dere l'ambiente deposizionale dei mineralimetalliferi, sono suscettibili dall'altro di es­sere impiegati come guida alla prospezione.

Come è noto gli studi di dettaglio con­dotti su rocce interessate da processi di alte­razione idrotermale hanno mostrato che al­cuni minerali, o meglio, alcune loro associa.zioni sono ricorrenti e tipiche all'interno de­gli areali di alterazione. Questo concetto haportato alla definizione di facies di altera­zione e ad un inquadramento sistematicodelle paragenesi di alterazione idrotermale(BoNORINO, 19.59; CREASEY, 19.59; BUR­

NHAM, 1962; HEMLEY e ]ONES, 1964;MEYER e HEMLEY, 1967).

In sintesi sono stati distinri quattro prin·cipali tipi di facies di alterazione: propilitica,argillica, fillica e patassica. Benchè i terminicorrispondenti non siano stati adoperati nelmedesimo senso da tutti gli Autori e non

risultino quindi definiti con sufficiente chia­rezza, "essi sono ormai di uso comune. In ciòche segue noi faremo riferimento ai terminisuddetti nello stesso senso loro attribuitoda LoWELL e GUILBERT (l970).

Le varie fades di alterazione sono imer­pretate da HEMLEY e ]ONES (1964) in ter·mini di variabile e progressivo «metasoma­tismo di idrogeno ». Gli Autori individuanocioè nel l1IpportO cationi/ioni idrogeno esi­stente nelle soluzioni idrotermali circolantiuno dei pal1lmetri fondamentali che, insiemealla tempel1ltul1l e pressione, controlla i li­miti di stabilità dei feldspati e di mohi altrisilicati, influenzando quindi in modo deter­minante l'andamento dei processi di altera­zione.

Come è noto un modelJo delle relazionigeometriche esistenti tra le varie zone dialterazione è stato proposto, per i giacimentipo,phyry-ty~, da LoWELL e GUlLBERT

(1970) in un articolo incentrato sul giaci­mento di San Manuel.Kalamazoo. Questi Au·tori, sulla base delle osservazioni che hannopotuto condurre in condizioni di esposizioneestremamente favorevoli e forse ittipetibili,riconoscono a San Manuel.Kalamazoo unadisposizione delle zone di alterazione secon·do uno schema coassialmente simmetri­co in cui si passa da un nucleo ad altetazione.. potassica., attraverso una zona .. filli­ca., ad una zona «argillica. e infine aduna «propilitica », procedendo dal centroalla periferia del giacimento.

Gli stessi Autori pervengono alla conclu­sione, attraverso una comparazione con lesituazioni esistenti in numerosi altri giaci·menti di questo tipo, che « ... several aspectSof San Manuel-Kalamazoo geology suggestthat it is exemplary of the porphyry coppcrdeposit group ».

Un aspetto molto importante del lavorodi Lowell e Guilbert è senz'altro rappresen­tato dall'avere analizzato e inquadrato le re·lazioni intercorrenti tra le caratteristiche gia­citurali e paragenetiche delle mineralizzazicrni del tipo porphyry e le varie facies di alte­razione, delineando una sequenza in cui emer·ge chiaramente una marcata tendenza allapredominanza del minerale in giacitura dis·seminata nelle zone più interne, fil1ica e pc­tassica, entro le quali è localizzata lo. oreshell, e, di contro, una predominanza della

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giacitura in vene nelle zone più esterne « arogilliea e propilitica,. dove si registra unaprogressiva e sempre più pronunciata in­fluenza di un controllo strutturale sulla de­posizione del minerale.

Va souolineato tuttavia che in moltissimiporph)'ry deposi/s, come ~ noto e sotto certiaspetti ovvio, non ~ possibile osservare l'in­tera successione della zonalità e ciò sia pereffetto di fauori che ne limitano lo sviluppoo le possibilità di osservazione (LoWELL eGUlLBERT, op. ci/., pago 404), come adesempio avviene ad Ajo, Bisbee, Castle Da­me, Cananea, Copper City, Ithaca Peak, ecc.,sia per l'effettiva mancanza di un'evidentezonalità concentrica come ad e5(:mpio avvie·ne (NIELSEN, 1976, pago 489) per i cosid­detti p/u/onic porphyry deposils (vedasiButte).

Ciò premesso e tenuto conto altresl chein alcuni casi sembrerebbero esistere situa­zioni più complesse di quanto si prevede nelmodello di Lowell e Guilben, soprnttuttoper quanto riguarda le relazioni geometrichetra le tJ//ertJ/ion sbe//s Cv. ad esempioGUSTAFSON e HUNT, 1975, per la situazio­ne di El Salvador), il modello stesso ha ingenerale il conforto di molti riscontri og·gettivi.

Se si sposta l'attenzione ai Mo-porphyrydeposi/s (SoUTHERLAND BROWN, 1969) lecomplicazioni divengono pero di maggioreentità e il solo punto di relativa debolezzadel citato lavoro di Lowell e Guilbert, delresto avvertito dagli stessi Autori quandoaffermano: « ... Ahhough typieal porphyrycopper deposits differ from typical molybde.num deposits in some respects ... », consisteforse proprio nell'estensione «tout coun»ai Mo-porphyry deposits dei canoni dell'al­terazione ritenuti validi per i Cu·porphyrydeposi/s, punto questo su cui avremo mododi ritornare più avanti.

Riprendendo ora in esame quanto in pre­cedenza illustrato sulle caratteristiche dellemineralizzazioni a molibdeno della Sardegna,non si può non notare come la suddivisionein due classi distinte di tali mineralizzazioni,operata come si ricorderà su basi giacituralie confortata da nette diversità inerenti siail tipo di alterazione a queste associate, siale paragenesi metalliche espresse, presentistringenti analogie con segmenti diversi della

sequenza prospettata da LoWELL e GUIL­BERT per i giacimenti porphyry-/ype. In al·tre parole le mineralizzazioni del primo grup­po precedentemente descritte presentano, siaper giacitura, sia per paragenesi metallicaespressa, sia per il tipo di alterazione dellehos/ rocks, una piena corrispondenza con lecaratteristiche che Lowell e Guilbert ami­buiscono alla tJrgillic zone di un porphyrydeposi/; le minerali..zzaz.ioni del secondogruppo mostrano invece per gli stessi linea·menti caratteri analoghi alla ph)'llic zone delmodello degli stessi Autori. Se a ciò si ag­giunge che almeno nel caso di Perda udaè stato possibile accertare una transizione trai due tipi di alterazione (fillica e argillica) eche, come detto in precedenza, tutte le mani·festazioni esaminate sono strettamente asso­ciate a facies microgrnnulari e/o pomriche,appare fondato interpretare le fenomenolo­gie legate alle mineralizzazioni a molibdenodella Sardegna come espressione di processiminerogenetici di tipo porphyry. Tale inter­pretazione è del resto in linea con quantodeducibile dallo studio delle variazioni' gro­chimiche al variare del tipo e dell'intensitàdell'alterazione (GHEZZO et aL, 1982).

Come in precedenza accennato, la zona diintensa alterazione quarzo-muscovitica conmineralizzazione disseminata di Perda udaè stata interpretata come greisen (SALVA­DORI, 1959); ciò merita un chiarimento circail significato che deve essere attribuito aquesta particolare facies di alterazione, te­nuto conto sia del significato, anche genetico,che tale termine ha specialmente nella let­teratusa europea, sia del fatto che il modellodi alterazione cui abbiamo fatto riferimentonon contempla il greisen /ype; d'altra partela zona quarzo-muscovitica in questione pre­senta, come detto, caratteristiche del tuttosimili alla phy/lic ZOne di Lowell e Guilbert([970).

Questo problema, come del resto altri cheaffioreranno nella discussione che segue, vie­ne· specificamente trattato in altro lavoro(GUASPARRI et A1., 1982 b). Riportiamotuttavia qui di seguito alcune considerazionidi necessaria integrazione alle argomenta­zioni che ci hanno condotto all'interpreta.zione genetica soprn riferita.

Col termine greisen, vecchia espressionegergale dei minatori sassani, si indica co-

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me è nolO, una roccia granitica alterataessenzialmente costituita da quarzo, mica(molto spesso un termine litifero) e variabiliquantità di topazio, tormalina e fluorite(HEMLEY e MEYER, 1967; ROSE e BURT,1979). Le indagini chimiche e diffrattometri.che condone sulla mica di Perda Lada hannodimostralO trattarsi di muscovite 2M, e nellostudio di numerose sezioni sottili della rocciain questione non sono mai stati osservati nèlOpazio nè tormalina; è da segnalare soltan­to [a presenza di una piccola quantità difluorite in minuti cristalli dispersi nell'am­bito della roccia mineralizzata.

L'imerrogativo « phy!lic zone o grcisen? »porrebbe quindi dirsi risolto nel nostro casoa favore della prima interpretazione e conquesto potrebbe ritenersi chiarita la questio.ne. Tuttavia il problema che abbiamo ora sol­levalO non è semplicememe semantico ma èdirettamente riconducibile alle perplessità inprecedenza manifestate sull'opportunità diuna estensione sic et simpliciter degli iden­tici canoni del modello di LoWELL e GUIL­BERT ai porphyry (o stockworks, CLARK,1972) mo/ybdenum deposi/s, ed è soprattut­tO legato al fatto che il tipo di alterazionepresente nelle rocce granitiche mineralizzateha finito per costituire, in Europa, un criterioclassi6cativo con implicazioni genetiche (v.ad esempio SI-ICHERBA, 1970) imroducendomotivi di ambiguità del tipo di quella chesciamo ora cercando di dirimere.

In generale i caratteri dell'alterazioneidrotermale associata ai Mo-porphyry depositsmostrano spesso alcune significative peculia·rità quando confromati con quelli relativi aiCu-porphyry deposits e ai Cu-Mo-porphyrydeposits, peculiarità concernenti, come vienedi seguito esemplificato, una maggiote varia­bilità delle paragenesi di alterazione e delJeloro successioni.

La situazione esistente nei Mo-porphyrydeposits del contineme nordamerkano, dacui proviene la quasi totalità della produzionedi molibdeno del mondo occidentale, rivelacome i fenomeni di greisenizzazione, siliciz­zazione e sviluppo di facies- pegmatitiche(<< pegmatitizzazione» di HOLLtSTER et aL,1974) siano elememi di grande rilievo nelloschema di alterazione di questi giacimemi.La successione delle zone di alterazione delgiacimento di Henderson secondo le descri-

zioni di McKENZIE (1970) e WHITE eMcKENZIE (1973) è, dall'alto verso il basso,la seguente; a) zona argillica, b) zona a seri­cite-quarzo-pirite, c) zona a quarzo-topazio,d) iona di intensa silicizzazione, e) zona aK-feldspato e biotite, Il greisen.

Secondo MçKENZIE (1970) il giacimentodi Urad presenta una notevole irregolaritànella distribuzione dei fenomeni di altera­zione; per lo stesso Autore se ne possonotuttavia distinguere quattro tipi: a) a K-feld­spato, bl ad intensa silicizzazione, cl a quarzo­topazio, d) a sericite-quarzo-pirite.

Intensa si[icizzazione (<< high silica zone »),sviluppo diffuso di pegmatitic pods, abbon­dante formazione di K-feldspato secondario,zone a quarzo-sericite-pirite ±topazio e fluo­rite, sono i caralteri principali dell'alterazio­ne a Climax (WALLACE et al., 1968).

HOLLISTER et al. (1974), descrivendo iMo-porphyry deposits degli Appalachi rife­riscono che « ... greisenization of the hostrocks is the common type of aheration ac­companying mctals in the porphyry-molyb.denum deposits ... » e ancora: « ... the greisenmay accur in the same relative position tothe argillic and potassic zone that the phyl.lic zone accupies in porphyry copper de­posits ».

I fatti sopra illustrati ci sembra chiari­scano già sufficientemente come alcuni im­portanti caratteri dell'alterazione nei Mo­porphyry deposits porterebbero a giustificareuna distinzione all'interno dei porphyry typedeposits. D'altra parte l'esistenza di caratte­ristiche gradazionali anche nei giacimenti deltipo Mo-porphyry suggerisce (come afferma­no LOWELL e GUILBERT con i quali total­mente concordiamo) un'origine legata ameccanismi genetici comuni per l'intera classedei porphyry type deposits.

Siamo dell'opinione (GUASPARRI et al.,1982 b; GUASPARRI et aL, 1981, questo vo­lume) che le differenze sopra discusse pos­sono semplicem~nte trovare spiegazione nel­le diverse situazioni petrologiche e geostrut­turali in cui identici meccanismi mìneroge­netici si esplicano.

Una differenza sostanziale tra i due polidei porphyry type deposits esiste per esem­pio per quanto concerne il tipo di rocciaintrusiva cui sono rispettivamente associati.Nei giacimenti del tipo Cu-porphyry i chi-

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mlsmi In gioco coprono l'arco che va dacomposizioni dioritiche a composizioni quar­zo-monzonitichc. La grande maggioranza deiMo-porphyry deposils è invece associata arocce ipersiliciche e in particolare a roccedi composizione prossima ai minimum mel/ssecondo la definizione di WHITE e CHAP­PEL (1977). Questo fatto ha necessariamenteconseguenze di rilievo se si pensa (HEMLEYe ]ONES, 1964) che uno dei parametri signi­ficativi nel controllo dell'evoluzione dei pro­cessi di alterazione idrotermale è rappresen­tato dalla composizione chimico-mineralogicadella roccia interessata; ciò non può nonincidere sulla composizione dei fluidi circo·lanti influenzando quindi gli equilibri.

In conclusione siamo dell'opinione che lefenomenologie legate all'evoluzione di unporphyry system possono tra loro mostraredifferenze, anche marcate, nello schema dialterazione-mineralizzazione soprattutto infunzione del contesto magmatologico in cuiesso si manifesta, ferma restando però l'uni­tarietà di fondo del processo genetico. Per­tanto, più in generale, non ci appaiono giu­stificate (GUASPARRI et al., 1981-1982 bldistinzioni classi6cative all'interno delle mi-

neralizzazioni legate alle rocce granitoidi, di­stinzioni che, pur basate su criteri descrit­tivi oggenivi, sottintendono di fatto processigenetici diversi, come chiaramente emerge,ad esempio, da una lettura comparata deilavori di SHCHERBA (1970) e LoWrLL eGUIl.BERT (1970).

Resta infine da sottolineare che quantoemerso da questo studio ha immediati ri­flessi sui criteri da adottare per la prospe­zione e per la stima della economicità dicoltivazione delle mineralizzazioni a molib­deno in Sardegna. Ci riferiamo in partico­lare alla stretta associazione tra mineraliz­zazioni e intrusioni leucogranitiche e all'in­terpretazione genetica prospettata.

Mentre il primo fatto porta a circoscri­vere la ricerca alle aree di affioramento deisuddetti Iitotipi granitici, l'interpretazionegenetica suggerisce l'adozione di adeguaticriteri di prospezione all'interno di tali aree,nonchè un'ottica di valutazione dell'econo­micità di coltivazione che tenga ben presenteche si tratta di mineralizzazioni a basso te·nore.

Lavoro eseguito con i contributi C.N.R., contrattin. 8001003·8101919.

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