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NOTIZIARIO ON LINE DEL VETERAN CAR CLUB LIGURE 1/10 le barbotage APRILE 2011 GRANDE RADUNO SCOOTER A GENOVA

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Notiziario on line del Veteran Car Club Ligure

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Page 1: Le Barbotage

NOTIZIARIO ON LINE DEL VETERAN CAR CLUB LIGURE 1/10

le barbotage

APRILE 2011

GRANDE RADUNO SCOOTER AGENOVA

Page 2: Le Barbotage

Armando, in tempi passati presidente del “Veteran Car Club” Ligure, e Fabrizio, miei vicini di casa possessori e amanti di affascinanti oggetti d'arte quali sono le auto storiche, hanno tentato per lungo tempo di avvicinarmi a questo mondo. Mentre ancora lavoravo ed in previsione di una prossima pensione, ben a conoscenza di una mia passione per i motori che contempla motori marini e terrestri, insisteva-no dicendomi “Perchè non ti comperi un'auto d'epoca anche tu? Dai! Che aspetti! Ci si diverte”. Io con tutto ciò che concerne la “vecchiaia” non sono mai andato molto d’accordo, già pensavo e ritenevo di esserci io di “Vecchio” inoltre la mia “Guzzi AIRONE SPORT 250 del ‘51” era sufficiente a ricordarmi il tempo che passa. Insistettero così tanto da convincermi ad acquistare la rivista “Ruoteclassiche”: fu l’inizio della fine. Cominciai a seguirli in qualche garage di amici e a sentire quello stra-no e particolare odore di olio e motori che rinnovava sen-sazioni della mia infanzia. Tanto fecero da farmi innamorare di una MG TF 1500. Era proprio come piaceva a me e … si trovava a Genova con ancora attaccata la sua targa originale! “E' la mia!”, affermai deciso. La trattativa durò oltre tre mesi e, nonostante le mie insistenze, la proprietaria non si fece convincere, non ci fu niente da fare: la MG rimase un sogno. Ormai avevo la febbre per queste affascinanti opere d'ar-te del nostro passato e fu allora che, al ritorno da un vi-aggio, passando in quel di Varese mi imbattei in una MG TD 1250 del ’51. Bella, ma così bella che non ebbi nem-meno il coraggio di trattarne il prezzo per timore che altri potessero innamorarsene come me. Che volubile, avevo già dimenticato il primo amore! Lasciai al proprietario una caparra simbolica come pegno del mio interesse ed il giorno seguente ero nuovamente lì per potermene torna-re a Genova, a casa, con la mia nuova compagna a quat-tro ruote. Il viaggio fu un lento ritorno nel passato, non solo a cau-sa della ridotta velocità: sensazioni vecchie e nuove si intrecciavano all’entusiasmo e all’eccitazione, stringevo con forza e delicatezza insieme lo stretto anello del vo-lante, al quale le auto moderne hanno fatto perdere l’abitudine. Mi iscrissi subito al Veteran Car Club Ligure e, tragedia, alla richiesta di foto, numero di telaio e copia del libretto del mezzo, con mio sommo stupore, mi accorsi che i dati non corrispondevano. Mi si gelò il sangue, non tanto per il valore dell’investimento quanto per lo smacco subito, per la vecchia signora automobile che tanto mi aveva affascinato, frutto di un trucco, quale fosse una manne-quin d'oggi giorno. Da me contattato anche il precedente proprietario però mostrò di non essere al corrente del problema e capim-mo come fossero stati commessi dei pasticci da parte di colui che aveva proceduto all'immatricolazione in Italia: nessuna truffa, nessun imbroglio ma solo superficialità. Il tutto avrebbe potuto essere facilmente rimediato, ma io ero già in pensione e non avevo assolutamente intenzio-ne di avere alcun tipo di noie.. restituii l’auto al venditore! Ormai mi ero fatto la mia piccola esperienza, più teorica

che pratica, oltre all’idea del tipo di auto da restaurare: Alfa, Lancia, Fiat, MGA, Triumph TR2, TR3. La scelta alla fine cadde sulla TR, scelta condizionata dalla potenza, dai freni a disco e ovviamente dai ricordi che avevo da ragazzo, quando scrutavo e invidiavo quegli inglesi che, con le valigie sul cofano, arrivavano da oltre Manica per visitare la riviera Ligure. Da noi si vedevano le Giulietta Spider ma quelle piccole

auto avevano un fascino inglese che … E’ difficile dire quante le riviste ho acquistato e consu-mato pagina per pagina, quanto ho navigato in internet, accanendomi e insistendo perché, lo confesso, non so-no per nulla un virtuoso del computer, tutt’altro … Un bel giorno vidi un annuncio sul sito www.autoscout 24.it relativo ad una bellissima TR3A presso un salone di Pistoia. In quattro e quattr’otto organizzai un viaggio a Pistoia assieme alla mia compagna Cinzia cui promisi, per con-vincerla, una visita a Siena. “Bella”, disse lei.. come potevo non prenderla? Due giorni dopo, il 17/12/2009, accompagnato dall’untore Armando, tornai a Pistoia per acquistarla. Detto, fatto. La piccola TR3A non andava niente male, ovviamente la guidai con tutte le cautele possibili non conoscendone le potenzialità e le caratteristiche. Guidavo, gioivo, non osavo troppo con l’acceleratore: le orecchie tese a captare ogni più piccolo rumore sospet-to. Durante il tragitto mi accorsi già di alcuni interventi che avrei dovuto effettuare. Finalmente, arrivato a casa, la soddisfazione: la “TR3A signal red”, interni neri stava proprio bene nel mio gara-ge. Nei giorni successivi la iscrissi al club e stavolta tutti i documenti erano redatti a regola d'arte: auto immatrico-lata nel 1958 negli Stati Uniti poi importata in Italia nel 1992 con targa Lucca. Non era male, ma da perfezionista quale sono ritenevo che la carrozzeria potesse divenire più bella e così mi decisi a subire un'operazione chirurgica alla spalla più volte rimandata, per poi poter più tranquillamente inizia-re a smontare in proprio i vari elementi.

La mia TR3 prima della cura

Dalla passione al mio primo restauro di una TR3A

di Carlo Giustini

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In quel momento iniziò il calvario: la scelta del colore. Quale era quello originale? Il ”British Motor Industry Heri-tage Trust”, parlava di Signal Red o British Racing Green. Lunghe consultazioni familiari ebbero inizio e … continuarono a oltranza. Nel frattempo la mostrai orgoglioso al mio amico Michele, carrozziere, che, ignaro della mia maniacalità o pignoleri-a che dir si voglia, si rese disponibile alla verniciatura così da essere a sua volta coinvolto nella scelta del colo-re come anche i già citati Armando e Fabrizio che erano in qualche modo responsabili di tale mia angosciosa de-cisione. Il 7 gennaio entrai in sala operatoria uscendo dall'ospe-dale il giorno seguente pensando baldanzoso che dopo dieci o al massimo quindici giorni avrei tranquillamente iniziato l'opera, toccando con mani delicate e frementi quei piccoli pezzi di opera d'arte. Non immaginate i dolori e il tempo di riabilitazione.. tu Roberto lo ricordi vero? Finalmente i primi giorni di Febbraio, usando un braccio solo, iniziai a smontare … dopo un mese l'auto era come una bella donna che si mostrava impudicamente nuda al suo amante: erano rimasti il telaio, le ruote e il motore. Mentre tutti i pezzi della carrozzeria e i pezzi più piccoli come il cruscotto, la strumentazione e tanti altri erano ordinatamente accatastati in un angolo del garage. Nulla avevo ancora fatto … e, sgomento, mi resi conto di quello che avrei dovuto fare per avere una Triumph de-gna del suo nome, oltre che della mia pignoleria. Ma almeno nel frattempo il braccio migliorava e potevo andare un po’ più veloce. La mia casa era il garage… i vicini si preoccupavano del-la mia salute perché era sempre troppo presto per anda-re a dormire, Cinzia quasi non mi rivolgeva più la parola perché nemmeno ad un'amante in carne e ossa avrei dedicato tante attenzioni, mio figlio Mario mi lanciava im-properi tutti i giorni e il fisioterapista Marco era stressato dalle sollecitazioni di un paziente sempre più impaziente. Roberto Bargagna e Franco Franchini erano ormai le mie splendide vittime designate, senza di loro non sarei riu-scito a terminare la mia opera. Tanto riconosco che anche quando lavoravo ero uno stakanovista incredibile … ma forse era meglio quando lavoravo…

A fine marzo il braccio si muoveva con dolori a volte alluci-nanti ma la mia smania era tale che non li sentivo, o almeno di questo cercavo di convincermi. Il telaio era a far sabbiare e verniciare con prodotti epossidi-ci, le cromature dal cromatore, i collettori a loro volta a far sabbiare e verniciare con vernici ad resistenti alta di tempe-ratura. Franchini curava spedizioni settimanali per accessori e pezzi di ricambio. Il motore, pulito personalmente, era in attesa di far sentire la sua “musica”. La verniciatura a spruzzo di molte parte da me realizzata in garage sotto casa , aveva regalato sensazioni odorose non proprio primaverili al vicinato. Nessuno osava lamentarsi … ero invasato, forse temevano reazioni pericolose. Finalmente il telaio, le marmitte e i collettori di scarico erano pronti: si poteva iniziare il montaggio e dopo circa due setti-mane ero pronto a montare anche la carrozzeria. Allora, carro attrezzi e via! .. da Michele il carrozziere, ove si giunge infine a decidere per il colore identificato nel corretto “BRITISH RACING GREEN” Ovviamente ho messo molta premura minacciando la pove-ra vittima Michele che tanto non me ne sarei andato, se non mi avesse finito la verniciatura! Lui così si ritrovava con un operaio in più … un po’ pazzo … ovviamente, ero io!!!! Gli orari da me imposti, ammetto anche schiavista oltre che pignolo, consistevano in: apertura mattutina alle ore 05,30, (se non fossi stato a Genova avrei potuto rivestire la funzio-ne di gallo per la sveglia) e difatti, chissà come mai, ebbi anche le chiavi, panino alle ore 12,30 e chiusura alle ore 20,30. Il tutto per quindici giorni, peccato mi concedessi comunque la mia razione quotidiana di sigarette, avrei potu-to approfittarne per smettere ma questa è un'altra storia !! Il povero Michele non mi sopportava più, tanto che alla fine anche a lui ho trasmesso la “scimmia” della TR… Bene: il 30 aprile l’auto usciva dal carrozziere con le sue splendide “gambe” .. un colpo di clacson e una bottiglia di champagne furono il mio addio. Mai dire addio!! Non è vero!! In effetti dovrò tornare per altre rifiniture ma per ora... ecco il risultato . A me piace molto. Un grazie di cuore a tutti quelli che mi hanno sopportato ed aiutato, la prossima auto, TRANQUILLI non la restaurerò più in tre mesi ma mi prenderò almeno 2 anni. Ciao e a presto, ovviamente con la mia TR3A.

Durante i lavori

Finalmente!

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Mi è capi ta to d i incont rarerecentemente uno strano veicolo lacui vista mi ha riportato ai bei tempi,quando, in gioventù, ebbi occasionedi contribuire alla nascita di uno deipiù antichi club di fuoristrada italiani.Nel 1972 infatti un gruppo di amici tracui il sottoscritto non perdevano unadomenica, con qualunque tempo, perandare a provare a rompere qualche

semiasse sui monti intorno aGenova.Sono passati molti anni ma l’amiciziaè forte come allora e, l’incontrare unveicolo come il Ferves Ranger,riaccende ricordi belli e indelebili.Ma cosa è questa strana vasca dabagno che sembra un cavallinoappena nato un pò incerto sulle

gambe?Si, sembra strano ma altro non èche uno degli innumerevolitravestimenti della mitica FiatCinquecento.Presentato al salone dell’Automobile di Torino da un certoing. Ferrari nel 1966 (Ferves èinfatti l’acronimo di FerrariVeicoli Speciali) lo stranofuoristrada era realizzato con untelaio in profilati d’acciaiorettangolari.La carrozzeria era una torpedo a

quattro posti (?) con due portiereincernierate a vento che venivanofornite a richiesta insieme ai laterali diuna capote molto spartana.Il passo e un rapporto al ponte corto(7/48) consentivano, su terreno abuona aderenza, prestazionidiscrete con una capacità disuperare pendenze di quasi 40°.Il Ranger venne prodotto anche nellaversione Cargo con due soli posti edun piccolo piano di carico posterioree nella versione con quattro ruotemotrici ed un primino (1968). Non nevennero prodotti molti e trovarne oggiè molto difficile.

La cinquecento, ovvero:

le sorprese non finiscono mai

Page 5: Le Barbotage

Stiamo raddoppiando il

ponte di via Caprera

L’ardea di Giancarlo è

sullo sfondo già in

attesa del restauro

IMMAGINI MAI VISTEIMMAGINI MAI VISTE

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Si è parlato molto espesso animatamentesulla riviste spe-cializzate e traappassionati apropositodell’inserimentotra le “storiche” diquelle vetture cheal compimento delventesimo annoavrebbero dovutopassare automa-ticamente dal ruolo divecchie auto a quello di veicoli dacollezione.

Il nostro Club e i nostri socinon si sono sottratti durante iconsueti appuntamenti delgiovedì in sede a questa diatriba.

Non credo che al quesito:vecchia o storica? sia possibiledare una risposta semplice. Lastoricità di un veicolo, e questovale, a mio parere, anche per ledue ruote, è la risultante dimolteplici considerazioni. Ma,mentre per i veicoli prodotti prima

della seconda guerra mondiale, ilridotto numero degli esemplari,l’evento bellico e le caratteristichedi primitiva tecnologia, ne fannocertamente oggetti da collezione,più complesso si fa il discorso perquei veicoli prodotti in grandeserie, con tecnologie tuttesovrapponibili e con aspetto cosìsimile le une alle altre da renderlea volte difficilmente distinguibili.

La spinta da parte dei pos-sessori di veicoli ventennali alla

SARANNO FAMOSI?SARANNO FAMOSI?

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accettazione dei loro mezzi nelmondo della storia è forte, rap-porti spesso di tipo affettivo sonoalla base di un ragionamento chetende però a prescindere da unalogica di valorizzazione dei con-tenuti sto-rico-tecni-ci di unmezzo.

Unveicoloche hacompiutoi venti an-ni non ne-cessaria-menterappre-senta unveicolostoriconel verosenso deltermine.

E’ un pò come se volessimofar diventare personaggi dellastoria tutti coloro che hannovissuto nel medioevo: quello era ilpopolo medioevale, queste levetture degli anni sessanta, osettanta o ottanta, ma nel loroinsieme non nella loro singolaidentità.

Ma allora nessun veicolo potràpiù mai essere considerato“storico”?

Al contrario. Molti veicolisaranno importanti, seperfettamente conservati, e nonsolo per il loro proprietario maanche per la collettività cometestimonianza di un momento.Potranno godere di agevolazioni,

preferibilmente e partecipare araduni e alla vita associativa.

Ma nel museo, negli eventirievocativi troveranno spazio ecertamente saranno di maggiorerichiamo i veicoli prodotti in

piccoli numeri o che con la lorotecnologia avranno rappresentatoun passo di crescita nel mondodei motori.

In ultimo sarà importantevedere nel tempo quanti di questiveicoli oggi in discussione siconserveranno ed allora tanteconsiderazioni potranno essereoggetto di revisione. Certamenteventi anni sono, a mio parere,decisamente pochi per laattribuire la patente di storicità.

Potrebbe essere interessanteconoscere opinioni e motivazionidi coloro che posseggono veicoliventennali, certamentescopriremmo storie affascinanti.

Fateci conoscere la vostra.