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LE 3 MENTI INCONSCE LA CHIAVE PER GUARIRE LA TUA VITA

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LE 3 MENTI INCONSCELA CHIAVE PER GUARIRE LA TUA VITA

Le 3 Menti InconsceLa chiave per guarire la tua vita

Artwork copertina e impaginazione R. D’Aietti ([email protected])

Immagine di copertina iStockphoto

PROPRIETà LETTERARIA RISERVATA2015 RAPH EDIZIONIVia Cà Bianca, 123887 Olgiate Molgora (LC)ISBN 9 781234 567897

1. Da chi dipende la nostra vita? ......................... pag. 1

2. Perché tante tecniche per cambiare le credenze? ...................................................... pag. 9

3. Ci sono altri io dentro di noi? .......................... pag 13

4. Per capire, partiamo da lontano ...................... pag. 23

5. L’animale umano .............................................. pag. 37

6. Il Sé fisico.......................................................... pag. 43

7. Il Sé istintivo ..................................................... pag. 57

8. Il Sé mentale ..................................................... pag. 79

9. L’Io e il Superconscio ....................................... pag. 93

10. Quanti soggetti dentro di noi ......................... pag. 117

11. Perché l’inconscio è così cattivo ...................... pag. 129

12. Perché prenderci cura dei Sé inferiori? .......... pag. 143

13. Comunicare col Sé istintivo ............................. pag. 159

14. Come i 3 Sé possono rovinarci la vita ............. pag 183

14.1 Il senso di colpa

14.2 Il corpo subisce

14.3 L’identificazione

14.4 è ancora l’uomo il sesso forte?

14.5 Intrappolati tra emozioni e pensieri

15. La via di integrazione e guarigione ................. pag. 221

16. I 3 Sé e Freud ................................................... pag. 267

17. I 3 Sé e i Chakra ............................................... pag. 279

18. I 3 Sé e i Corpi sottili ....................................... pag. 285

19. L’ego ............................................................... pag. 291

20. Conclusioni ....................................................... pag. 297

INDICE

Un grazie di cuore a Rosariaper la copertina e l’impaginazione del libroe a Patrizia, Oliviero, Carlo e Isoraper la correzione ed i preziosi consigli.

Alla mia mamma e al suo grande Amore

Avvertenza dell’autoreLe tecniche descritte in questo libro non intendono sostituirsi al medico e vogliono solo fornire delle indicazioni che sono già risultate utili a tante persone, nella speranza che possano essere altrettanto utili ad altre ancora. Pertanto l’autore non può essere ritenuto responsabile per qualsiasi conseguenza problematica, fisica o psichica, di un utilizzo improprio delle informazioni proposte.

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1. Da chi dipende la nostra vita?

Se vi è capitato di leggere qualche libro di psicologia, sulla crescita personale, sulla legge dell’attrazione e così via, vi sarà capitato di incontrare più e più volte i termini incon-scio, o mente inconscia, o mente subconscia. Pur se gli psi-cologi danno significati diversi a quei termini, nel linguaggio comune vengono usati, soprattutto da motivatori e formato-ri, per identificare la stessa cosa: quella parte di noi che non riusciamo a controllare con la volontà.Tutti ne parlano, tutti affermano che questa mente ci gover-na per la stragrande maggioranza del nostro tempo. Molti sostengono di avere la tecnica per comunicare con l’incon-scio, ma nessuno vi ha mai spiegato chi è questa mente, se è una sola, da dove arriva, quali sono i suoi obiettivi e perché viene considerata così terribile, tanto da boicottare, molto spesso, gli obiettivi cui teniamo di più.

Ciò che sostengono i vari autori nostrani e d’oltre oceano è vero. Questa mente, ma più avanti scopriremo che non è una, bensì tre, ci governa per la stragrande maggioranza del nostro tempo: c’è chi dice il 95% e chi il 97% della nostra vita. Da questa mente dipende il nostro benessere e tutto ciò che siamo, il nostro stato d’animo, le esperienze che attiria-mo (legge dell’attrazione), la salute, l’amore, la ricchezza o povertà, la soddisfazione o meno nel lavoro e così via.La cosa strana, la cosa buffa, in fondo, l’anomalia, è che, nonostante tutti ne parlino, nessuno ci dice esattamente chi è questa mente, anzi, chi sono queste menti. Tutto ciò che si dice è che sono “parti” dell’essere umano. Si, ma quali parti?

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Le tre menti inconsce

Ciò che troverete in questo libro, non lo avete mai letto da nessun’altra parte. è una nuova visione dell’essere umano. Qualcosa di estremamente semplice, qualcosa che è sempre stato sotto gli occhi di tutti, eppure lascerà molti con la boc-ca aperta. Ma non solo, imparerete anche uno dei metodi più efficaci per comunicare con quelle menti che i più chia-mano inconscio, e che scopriremo essere qualcosa di molto più vicino di quanto possiamo pensare.

Questo libro si pone l’obiettivo di fare chiarezza su un tema così importante perché si tratta, niente di meno, di capire chi siamo e perché siamo così. Già, perché, se non siamo soddisfatti di ciò che siamo, è solo conoscendo bene ogni parte di noi che potremo applicare le strategie corrette per cambiare la nostra vita.

Vi è mai capitato di avere qualcosa di guasto in casa? La lavatrice, oppure il televisore, o il computer, o, ancora, la vostra automobile. Quando vi siete accorti che ciò che vi serviva così tanto si era guastata, cosa avete fatto? Vi siete rimboccati le maniche e avete provato ad aggiustarla? Vi siete messi con cacciavite, pinze e chiave inglese a riparala da soli? A meno che non siate esperti di meccanica o di elettronica, dubito molto che lo abbiate fatto. La cosa più ovvia è che avete chiamato un tecnico e l’avete messa nelle sue mani. Perché? Semplicemente perché quel tecnico conosce l’appa-recchio che si è guastato e, conoscendolo, sa perfettamente dove mettere le mani, senza fare danni.

Cosa cambia tra mettere le mani in un’automobile e met-tere le mani in quelle parti di noi che ci creano problemi? A parte il fatto che in queste ultime non ci mettete le mani fisicamente, così come invece fa il meccanico dell’auto offi-cina, per il resto è la stessa cosa. Occorre sapere bene dove

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Da chi dipende la nostra vita?

stiamo operando, su quale organo, che funzioni ha e come possiamo intervenire, per avere una certa garanzia di un buon risultato.

Questo non vuol dire che dobbiamo affidarci ad un’altra persona per cambiare la nostra vita, anche se a volta è ne-cessario, vuol dire però che è fondamentale capire chi sia-mo, e a chi ci stiamo rivolgendo quando vogliamo comuni-care con l’inconscio per modificare le sue credenze.

Sono sempre stato una persona razionale, fin da bambino non mi sono mai accontentato delle teorie non verificabili, o, perlomeno, delle teorie che non comprendevo col buon senso. Un altro aspetto che mi ha caratterizzato fin dall’in-fanzia è stata una forte spinta verso la spiritualità. Vedevo i miei genitori, gli insegnanti, gli adulti, vedevo il loro vivere, il lavoro, la casa, le preoccupazioni, e mi dicevo “questa non è Vita, la Vita non ha senso se deve essere vissuta solo in questo modo”.L’unica cosa che potevo fare da bambino per seguire quella spinta spirituale era di fare il chierichetto. Lo feci per alcuni anni, con fervore, con amore e con passione, anche quando, riportando nella casa del parroco le ampolle dell’acqua e del vino, mi bevevo tutto il moscato rimasto. Era dolcissimo.Quando però giunsi all’adolescenza, tutti i dogmi che mi avevano insegnato mi stettero stretti e, dopo poco, lasciai il percorso che avevo intrapreso. Sapevo di deludere for-temente i miei genitori, che, anche se non lo hanno mai ammesso chiaramente, sono convinto che avrebbero ben visto per me una carriera ecclesiastica, ma era troppo forte il desiderio di capire.

Ho ripreso la via di una ricerca spirituale intorno ai 16 anni, quando, leggendo un testo di un maestro indiano, compresi che non è necessario aspettare la morte per avere conferme

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Le tre menti inconsce

a ciò che sentivo, che potevo avere qua, in questa vita, le risposte alle domande che mi ponevo.Studiai, lessi una valanga di libri, ma dopo avere studiato e appreso diverse forme di meditazione, mi resi conto che non riuscivo ad andare oltre.Ero sempre stato un bambino abbastanza chiuso e timido e ho sempre avuto difficoltà a fare amicizie, soprattutto col mondo femminile. Potete immaginare cosa potevo vivere durante il periodo dell’adolescenza, quando si svegliano i primi istinti sessuali e nascono i primi innamoramenti. Era un disastro e le pulsioni, le ansie, i desideri erano ben più forti delle meditazioni.

Con gli anni avevo raggiunto un certo equilibrio, ma le pro-blematiche di fondo erano rimaste invariate. Ho preso un diploma di laurea in statistica, mi sono sposato e ho avuto una figlia meravigliosa. Ho ottenuto un lavoro appagante, da quel lato ero soddisfatto, ma il vuoto affettivo che ave-vo dentro, l’insicurezza che mi aveva sempre caratterizzato c’erano sempre. Con la forza della volontà ero arrivato an-che a raggiungere un’ottima posizione al lavoro, ci sapevo fare, e anche bene, con i clienti, ma a costo di grande fatica emotiva, e, come vedremo più avanti, il corpo un poco ne risentiva.Conoscevo i miei problemi, avevo letto moltissimi libri di psicologia e imparato svariate tecniche per superarli, ma non c’era stato nulla da fare. Qualche risultato, si, ma di fondo i blocchi più importanti rimanevano invariati.

Intorno ai quarant’anni venni a sapere che in Svizzera ave-vano aperto un campus di una prestigiosa università ame-ricana, La Jolla University, dove tenevano anche corsi qua-driennali di psicologia.Ne fui subito attratto, sia perché avevo saputo che vi inse-gnavano anche personaggi quali Paul Watzlawick e il famo-

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Da chi dipende la nostra vita?

so psico biologo Henry Laborit, e sia perché non era richie-sta una frequenza assidua. Dovevo lavorare perché avevo una famiglia, ma pensai che, in fondo, con tutti i testi di psicologia che avevo letto, sarei riuscito a farcela e così mi iscrissi al corso per Master of Arts in Human Behaviour.

Fu molto interessante, soprattutto mi affascinò la psico bio-logia che mi diede una nuova visione sui meccanismi biolo-gici che rispondono alle dinamiche mentali ed emozionali, ma non appresi strumenti migliori per cambiare ciò che ero e i miei limiti. Così ripresi il mio cammino di ricerca psicologica e spiritua-le, viaggiai moltissimo, soprattutto in India, che considero la mia patria spirituale, anche se non sono induista. Anzi, ritengo che a un certo punto del cammino spirituale biso-gnerebbe lasciare andare tutte le religioni e imparare ad ascoltare il maestro interiore. Quando impari a conoscerti, ti rendi conto di cosa voglia dire “consapevolezza”. L’auto osservazione diviene lo stru-mento per conoscere i propri processi e lo stato di auto osservazione corrisponde alla consapevolezza di sé. Essere presente a me stesso era un obiettivo che sentivo profon-damente, nonostante la difficoltà nel raggiungerlo. Spesso tornavo a casa la sera e mi chiedevo: dove sono stato oggi? Non che non ricordassi dove ero stato e cosa avessi fatto, ma mi rendevo conto di avere vissuto in automatico, senza la coscienza di esserci, senza la presenza costante del mio Io. “Nati non foste per viver come bruti”, scriveva un certo Dante Alighieri, eppure era proprio ciò che osservavo con-tinuamente in me e attorno a me. Una vita di inconsapevo-lezza, guidati da ben altro che la nostra coscienza. Ora mi rendo conto che era proprio ciò che vedevo negli adulti, quando ero bambino. Una vita di inconsapevolezza.Una delle frasi che mi ha accompagnato in quegli anni è “Io so pensare, io so aspettare, io so digiunare”. La ricordate?

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Le tre menti inconsce

Sono parole di Siddharta, dal libro di Hermann Hesse. Quel-le parole mi hanno sempre guidato, sono state un faro e mi hanno fatto comprendere l’importanza del pensiero: molti pensano, ma pochi sanno pensare. Oggi direi: Molti pensa-no con il Sé istintivo e con il Sé mentale, ben pochi pensano con la coscienza dell’Io.Uno dei più grandi maestri ed amici, che mi hanno aiutato in quegli anni è stato Bernardino del Boca, teosofo, antro-pologo, pittore ed autore di numerosi libri. Una delle cose più belle che ho imparato da Bernardino è il non giudizio. Ripeteva spesso: se vedete qualcuno che si comporta male, immaginatelo con una cartello al collo, con la scritta “Lavori in corso”.Ho studiato e sperimentato tanto, finché nel 1998, tutto ciò che sognavo da anni si è manifestato. Come se il velo che ci separa dalla Realtà si fosse parzialmente sollevato, e quella realtà spirituale che sempre agognavo si è presentata. Un anno di grande apertura e di illuminazioni, quasi un confor-to a dirmi: la strada è quella giusta, percorrila con fiducia, e, soprattutto, completa la guarigione di te stesso. Ho raccon-tato ciò che è successo in quell’anno nel libro Cronaca di un Risveglio Spirituale.Restava però da sciogliere il problema di come liberarci dal-le credenze limitanti e dei comportamenti reattivi che con-dizionano la nostra vita. Ormai mi era chiaro come siamo fatti e quali coscienze entrano in gioco quando parliamo di mente subconscia, restava da trovare una tecnica per comu-nicare efficacemente con queste menti, ma di questo parle-remo più avanti.Ciò che desidero fare, alla fine di questo capitolo introdutti-vo, è ringraziare davvero tutte le mie difficoltà, e, soprattut-to, i miei genitori. Non solo per tutto l’amore che mi hanno dato, ma anche per avermi permesso, con i loro limiti, di vivere quelle esperienze dolorose attraverso le quali sono giunto fino qui.

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Da chi dipende la nostra vita?

Se avessi ricevuto solo amore e gratificazioni, probabil-mente avrei vissuto un’infanzia, un’adolescenza e una vita adulta più serena, ma, per come sono, mai sarei riuscito a conoscermi e a sperimentare ciò che ho sperimentato. Mai sarei riuscito ad avere un quadro così chiaro dell’essere umano, mai avrei potuto aiutare tante persone, come fortu-natamente posso fare.Studiare solo le altre persone, che siano amici, parenti, o anche pazienti, non può bastare a conoscere l’essere uma-no. L’altro non si aprirà mai totalmente, anche se lo volesse. Sono troppe le difese inconsce e, qualora anche lo volesse, probabilmente non è neppure così cosciente dei pensieri e delle emozioni più importanti. Soprattutto quelli banali, quelli di tutti i giorni, quelli cui neppure facciamo caso.Siamo portati a far caso solo a ciò che è eclatante, alle emo-zioni forti, ai pensieri forti che non riusciamo ad eliminare, ma ciò che è abitudine non viene neppure visto come un problema. Lo consideriamo normale, eppure, spesso, è la causa dei guai più grandi.Quando riusciamo a conoscere il 50/60% di una persona è già tanto. Ma per comprendere profondamente l’essere umano occorre andare molto più in profondità, e possiamo farlo solo attraverso noi stessi.Per questo motivo nessun medico, nessuno psicologo potrà aiutarci davvero, se è bravo potrà darci gli strumenti per capire e per lavorare su di noi. Ma la guarigione vera, quella profonda, quella duratura, può avvenire solo se viene da dentro.Occorre un paziente, costante, determinato desiderio di star bene, più forte di qualsiasi altra cosa, perché il processo di trasformazione e guarigione si avvii e porti i suoi frutti.

Tutti noi vorremmo star bene, vorremmo cambiare e risol-vere i problemi che ci assillano, siano essi legati alla sfera affettiva (rapporto con un partner, con i genitori, con i figli

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Le tre menti inconsce

o con colleghi e amici), alla sfera sociale ed economica (la-voro, denaro, autostima, e così via), alla sfera della salute e del benessere, o alla sfera della spiritualità.Magari avete letto decine di libri e avete seguito tanti corsi, ma se vi trovate tra le mani questo libro significa che non tutti gli obiettivi sono stati raggiunti. Magari avete ottenuto qualche risultato, ma il nodo del problema, ciò che più vi sta a cuore, ancora non è stato risolto. Ancora, nonostante tutti gli sforzi, qualcosa in voi riesce ad avere la meglio e non vi fa vivere felici.

Se anche per te è così, sicuramente un motivo c’è e quel mo-tivo e la modalità per risolverlo sono l’oggetto di questo libro.

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2. Perché tante tecniche per cambiare le credenze?

Ma andiamo per ordine. Mai come in questo periodo sono nate tante tecniche per la crescita personale. è vero? Ce ne sono centinaia, di tutti i tipi e per tutte le tasche, ma mi pia-cerebbe fare una riflessione proprio su questo argomento: Perché così tante tecniche? Ve lo siete mai domandato?

Facciamo un passo indietro. Forse vi ricordate il boom del pensiero positivo. Il pensiero positivo nasce ai primi del 900 con lo studioso Napoleon Hill, forse il precursore di quella corrente che va sotto il nome di successo personale. Ma il boom del pensiero positivo arriva negli anni 70 e, forse, rag-giunge il suo culmine negli anni 80 con i libri di Luise Hay. Tutti ne parlavano, si sono scritti centinaia di libri, forse mi-gliaia, in tutto il mondo, sono nati corsi su corsi e poi, piano piano, il boom si è esaurito. Si, se ne parla ancora, ci sono ancora libri che trattano l’argomento, ma non come prima. Alcuni tengono ancora seminari sul pensiero positivo e se lo fanno è perché in alcuni casi funziona. Ma non sempre, e il boom degli anni 80 si è letteralmente sgonfiato. Perché?Tanti l’hanno provato, tanti hanno ripetuto migliaia di volte una certa affermazione, magari l’hanno scritta su post-it ap-piccicati in ogni angolo della casa, sullo specchio del bagno, sul frigorifero, e le prime volte era bello leggerli. Le prime volte dava una certa emozione e per qualcuno quei pensieri hanno funzionato. Ma non per tutti, anzi, se dobbiamo es-sere sinceri, dobbiamo affermare che la maggior parte delle persone non hanno raggiunto ciò che desideravano. Perché?

Andiamo avanti negli anni e parliamo di un altro grande

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Le tre menti inconsce

boom, quello della legge di attrazione. è un boom nato nel 2004 con il libro di Esther Hicks “Chiedi e ti sarà dato”. In-sieme a “The Secret”, sono entrati nelle classifiche dei libri più venduti. E anche in questo caso è stato come un’onda di piena. Ricordo una mattina, ero entrato in una delle librerie più specializzate in testi di crescita personale e spiritualità e ho sentito uno dei titolari rivolgersi ad un cliente dicendo, “si, ma quelle cose lì ormai non vanno più, ora ciò che conta è la legge di attrazione, è quella che cambierà il mondo”. Non so di cosa parlasse il suo interlocutore, ma la frase che udii fu sintomatica di ciò che stava accadendo nel mondo dei formatori. Così sono nati un numero esagerato di siti web sull’argomento, sono stati scritti centinaia di libri con ricette per attirare la realtà, tanti si sono inventati maestri e in ogni dove si teneva un seminario sulla legge di attrazione. Tutti ne parlavano, tutti la insegnavano, tutti dicevano quan-to fosse facile attrarre denaro, salute, amore.

Mai come in quel periodo ho visto tante persone interessate ad un argomento di crescita personale, un interesse che ha toccato tantissime persone, molte delle quali, fino ad allora, non avrebbero mai pensato di interessarsi ad un tema simi-le. Ho visto persone di tutte le classi sociali e di tutte le età andare alla ricerca spasmodica di qualcuno che spiegasse loro, che desse la chiave del funzionamento di quella legge tanto misteriosa, quanto affascinante.Poi, come è successo per il pensiero positivo, il pallone si è sgonfiato.Oggi, sfogliando i cataloghi di corsi di crescita personale si fa fatica a trovarne uno che citi la legge di attrazione. Sì, qualcosa c’è ancora, ma è un’offerta marginale rispetto a quello che si vedeva fino a 10 anni fa. è buffo, ma è così. Tutti i supposti maestri ed insegnanti che si spacciavano competenti dell’argomento, che insegnavano agli altri come farla funzionare, oggi sono spariti, o si sono convertiti ad

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Perché tante tecniche per cambiare le credenze?

altre religioni.Ho sentito tantissime persone parlare inizialmente in ma-niera entusiastica della legge di attrazione, poi, quando si è cominciato ad andare sui problemi reali, sui bisogni più profondi, sulle cose che davvero interessavano, ecco che, magicamente sembrava avere smesso di funzionare. Perché?

In questi ultimi anni è nata un’altra stella: quella della fisica quantistica. In realtà la fisica quantistica è nata quasi 100 anni fa, ma, chissà perché, solo ora va così di moda. Dato che non si vendevano più così tanti libri e corsi sul pensiero positivo e sulla legge di attrazione, ci voleva un’altra idea per vendere. E purtroppo quando si fa leva sul malessere delle persone, è facile inventarsi risposte e vendere illusioni. Così sono nati libri su libri, siti su siti e corsi su corsi, che contengono nel titolo il termine quantico.Se cercate sul web trovate un numero assurdo di libri, siti, tecniche che fanno riferimento alla fisica quantistica, tutti, più o meno, basati su una delle teorie di riferimento, che recita: “data una sufficiente opportunità, virtualmente nulla è impossibile”. Tutto è possibile, basta volerlo, basta appli-care le tecniche imparate nel nostro corso. Poi, nel caso non funzionassero, sarà solo un problema vostro, non ci avrete creduto abbastanza. Già.

E come è accaduto per il pensiero positivo e per la legge di attrazione, anche la moda della fisica quantistica finirà. E sapete perché? Perché la maggior parte delle persone che si sono illuse, che hanno sperato di ottenere ciò che deside-ravano, che hanno sperato di trovare la bacchetta magica, si ritroveranno con qualche risultato, magari di poco conto, ma con i problemi più gravi e importanti ancora una volta irrisolti. è capitato anche a voi qualcosa del genere?

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Le tre menti inconsce

Pensiamoci bene, cosa hanno di diverso il pensiero positivo, la legge di attrazione e le teorie di fisica quantistica? Se ci riflettete bene, al di la della formulazione magari un po’ di-versa delle teorie, dicono tutte la stessa cosa. E allora che bi-sogno c’era di inventarsi tanti nomi, tanti libri, tanti seminari?

Non stiamo dicendo che tutte queste teorie sono false, al contrario, sono assolutamente vere. E funzionano. Non sa-rebbero mai diventate famose se non avessero dei presup-posti di verità. Il pensiero positivo funziona, eccome, solo che c’è un “ma”. La legge dell’attrazione è assolutamente vera, eccome, ma non funziona come vorremmo e bisogna assolutamente capire come e quando funziona per non ri-manere delusi. La fisica quantistica è fisica, non è una bar-zelletta, ma dalla teoria alla pratica ci passa lo stesso “ma” che non fa funzionare la legge di attrazione, o il pensiero positivo, come vorremmo. Dirò di più, anche i tanti libri scritti sono stati utili, perché, in ogni caso, hanno aperto la mente a tante persone.

Quel che è certo è che abbiamo un grande bisogno. Ab-biamo un grande vuoto dentro per attaccarci così ad ogni moda, ogni bacchetta magica che i tanti imbonitori si inven-tano per fare soldi. Abbiamo un vuoto che con la volontà non riusciamo a colmare e non ci fa essere felici. Ed è per questo che siamo così vulnerabili, così pronti ad aggrapparci ad ogni possibile via per sciogliere quel nodo che sentiamo dentro.La soluzione passa però attraverso un processo che si chia-ma conoscenza e consapevolezza. Solo dopo le formule e le tecniche possono funzionare. Tutte. Solo quando avremo imparato chi siamo, perché stiamo vivendo i limiti che ci tengono prigionieri, e avremo imparato la via per accettarli e integrarli, potremo, finalmente, costruire un futuro diverso.

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3. Ci sono altri io dentro di noi?

Possiamo davvero fare in modo che il pensiero positivo ci porti a realizzare i nostri desideri, possiamo attrarre nella nostra vita solo ciò che ci rende felici, e, data una certa re-altà, virtualmente nulla è impossibile. Ma pensiero positivo, legge dell’attrazione e fisica quantistica dipendono da qual-cosa che è oltre la nostra volontà, dipendono da qualcosa che è l’oggetto di questo libro.

Dunque di cosa stiamo parlando quando affermiamo: mente inconscia, o subconscia? Chi è questa parte di noi che gli psicologi chiamano “Ombra”? Chi è questa parte che ci go-verna per oltre il 95% del nostro tempo? Questa parte che, in alcuni casi, viene definita la sede delle pulsioni più aberranti dell’essere umano? E noi dove siamo, mentre lei ci governa?

è importante capirlo, anzi, è di fondamentale importanza capirlo, perché tutto ciò che riguarda il nostro benessere dipende dalla comprensione di questa, o queste, menti. Spesso sentiamo dire che la mente inconscia è quella parte dell’essere umano in cui sono memorizzate tutte le esperien-ze vissute fin dalla nostra infanzia e che sono state rimosse dalla coscienza. Ma è solo quello? O c’è qualcosa d’altro? Si, perché detto così sembrerebbe che la mente inconscia sia solo un archivio, un grande contenitore, e tutti noi sappia-mo che un contenitore non può fare nulla da solo. Non può spingerci ad agire e a fare ciò che non vorremmo.

Per comprendere di cosa stiamo parlando, utilizzerò alcuni esempi che sono molto significativi e che riprendo spesso

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Le tre menti inconsce

anche nei miei seminari. Il primo esempio è quello del sonnambulismo, lo conosce-te, vero? è quel disturbo del sonno per cui una persona si addormenta la sera e poi nel bel mezzo della notte si alza dal letto e si muove come fosse sveglio. La cosa stupefacen-te è che non sbatte contro gli oggetti nella stanza o contro il muro, sa esattamente cosa fa e lo fa anche bene. Quanti di noi ne hanno avuto esperienza? Chi personalmente, chi ne ha sentito parlare, e chi perché ha avuto un figlio che quando era bambino ha sofferto di questo disturbo. Già, da bambino, e non è un caso. Ma anche questo lo capiremo più avanti. Dunque, una persona si addormenta e ad un certo punto della notte si alza dal letto e comincia a fare le cose più svariate. Ma se l’Io sta dormendo, chi è che si alza dal letto? Chi prende le redini di tutto il corpo e lo utilizza a suo pia-cimento senza che la persona che dorme se ne renda mini-mamente conto? è così, perché se il giorno dopo lo chiedete a quella persona, vi dirà che siete matti, dirà che ha dormito beatamente nel suo letto per tutta la notte.è importante ragionarci, non date una risposta semplice o scontata, quello su cui dovremmo riflettere è che l’alzarsi dal letto e fare delle cose, richiede un atto di volontà. Non è qualcosa che può fare una macchina, non è qualcosa che può fare un computer, ci vuole un soggetto pensante in grado di prendere una decisione e di avere il comando su tutto il corpo per poterlo fare. Non è una cosa così banale.Il sonnambulismo, che è più frequente nei bambini, in re-altà è solo la punta dell’iceberg, è il fenomeno che rivela in modo più sorprendente il fatto che durante la notte qual-cuno prende il controllo del nostro corpo, senza la nostra volontà, e lo usa a suo piacimento. Anche quando parliamo e ci muoviamo nel sonno avviene lo stesso fenomeno. Ve lo siete mai chiesti? Ci addormen-tiamo in una posizione e durante la notte ci giriamo e ci

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Ci sono altri io dentro di noi?

rigiriamo più volte. è una cosa così normale che la consi-deriamo scontata, non ci viene da chiederci cosa accade. Ma siamo così certi che sia una cosa così scontata? In realtà questo muoversi nel letto ci sta dimostrando che mentre noi dormiamo, qualcuno fa muovere il corpo. Facciamo un esempio: ora state leggendo questo libro e ma-gari sprofondati nella vostra poltrona, o al tavolo, o ancora più comodi, nel vostro caldo letto. Bene, ora fermatevi per un attimo dal leggere e alzate un braccio. Fatelo. Lo avete fatto? Per fare quel semplice movimento avete dovuto deci-dere di farlo. La vostra volontà, la volontà dell’Io ha preso una decisione, ha dato quindi un comando al cervello, che ha girato il comando ai muscoli, che hanno eseguito quel movimento.Ma durante il sonno, la vostra coscienza, colei che ha dato il comando, stava dormendo. E chi allora, chi dà il comando al corpo di muoversi durante il sonno? è importante compren-dere che non sono movimenti a caso, non sono movimenti scomposti, sono movimenti ottimali, che vi consentono di dormire più profondamente, o che rispondono a qualche esigenza, ad esempio di sentirsi protetto. Ma chi manifesta le sue esigenze con questi movimenti del corpo se l’Io dorme?

Un altro esempio su cui riflettere sono tutte le forme di di-pendenza. Magari anche voi fumate, o non sapete resistere ad un barattolo di nutella, oppure lavorate troppo. Vi rende-te conto che a causa del troppo lavoro non avete tempo per voi stessi e così rischiate di fare del male al vostro corpo e, forse, alla vostra famiglia, ma non riuscite a stare fermi. L’as-senza di attività vi spaventa, non riuscite a rimanere fermi per più di pochi minuti. Oppure è proprio il contrario, avete delle cose da fare, ma siete pigri e non riuscite a muovervi, trovate tutte le scuse possibili ed immaginabili per riman-dare. Ci sono decine e decine di forme di dipendenza, dal lavoro,

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Le tre menti inconsce

ai dolci, al fumo, all’alcool, alla droga, al sesso, allo shop-ping, e tutte hanno un fattore comune. La vostra coscienza vi dice di non fare quella cosa, eppure una parte di voi è più forte della volontà e ancora una volta la vince. La cosa peggiore poi è che, magari, vi sentite anche in colpa per ciò che avete fatto. Non avreste voluto, sapevate che non era giusto, sapevate che poteva farvi male, ma quella spinta è stata più forte della volontà. E come non bastasse, ora ci si mette anche il senso di colpa. Anche quello non è voluto. D’accordo, avete fatto qualcosa che avreste voluto evitare, ma ormai è andata, perché sentirsi in colpa? Perché c’è una parte di voi che vi critica, vi giudica, vi fa sentire in colpa? E chi è quella parte? Perché lo fa?

Ma l’esempio che mi piace di più è quello dei pensieri che non riusciamo a fermare. Quante volte vi è capitato di non riuscire a fermare i pensieri? Siano stati pensieri belli o brut-ti, paure o canzoncine che non riuscivate a fare smettere. Vi è capitato? Sicuramente si, anzi, per moltissimi è uno dei problemi più grandi avere questa voce dentro che continua a parlare, parlare, e non riuscire a farla tacere. Avreste biso-gno di un po’ di silenzio e invece no, lei continua imperter-rita. L’io vorrebbe silenzio, ma qualcuno continua a pensare. A volte è terribile, un pensiero ossessivo che ci tormenta, che non ci permette di riposare, a volte non ci permette neppure di dormire. Pensiamoci, molto spesso accade dopo un evento che ci ha scosso emotivamente. All’inizio anche noi siamo coinvol-ti nel pensiero di quell’evento, ci ragioniamo, analizziamo ogni aspetto, le persone coinvolte, le frasi dette dall’altro, le nostre risposte, e così per diversi minuti. Poi, ad un certo punto, è come se ci svegliassimo, ci rendiamo conto che è troppo tempo che stiamo pensando a quell’evento e ci diciamo: adesso basta. Ma appena abbiamo formulato quel comando, ecco che il pensiero riprende, e magari neppure

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Ci sono altri io dentro di noi?

ce ne accorgiamo. Solo dopo qualche secondo ci rendiamo conto di essere ancora lì e un’altra volta diciamo: basta. Col cavolo! Neanche cinque secondi e quel pensiero ritorna, più forte ed insistente che mai. Ma chi è che sta pensando? Se l’Io decide di smetterla, chi sta pensando? E guardate bene che non sono pensieri sconclusionati, chi pensa sta anco-ra analizzando bene la questione, sta pensando a cos’altro avrei potuto dire o fare, a come avrei potuto avere il soprav-vento.Chi è questo qualcuno? è come un dialogo interno. Vero, ma per esserci un dialogo ci devono per forza essere due soggetti pensanti che si parlano. Se uno dei due è l’Io, chi è l’altro?

è importante comprendere, ragioniamoci insieme. Non può essere un computer. Un computer è una macchina che agi-sce solo al comando di qualcuno che gli dice esattamente cosa fare. Ma nei nostri casi non c’è nessuno che dà un comando. Anzi, l’Io, l’unico soggetto che riteniamo esiste-re, vorrebbe dormire di notte e starsene bello tranquillo a riposare. L’Io vorrebbe evitare di strafogarsi di nutella, di fumare così tanto, di non riuscire a stare fermo, o, al con-trario, vorrebbe alzarsi e fare ciò che deve essere fatto. L’Io vorrebbe avere silenzio nella mente. Vorrebbe non sentirsi in colpa, vorrebbe poter pensare solo quando lo desidera, e solo a ciò che desidera pensare. Allora chi è, o chi sono gli altri soggetti che agiscono e pensano contro il nostro volere? Di esempi ce ne sono a decine, pensate ai tic nervo-si, pensate alle fobie, sono tutti comportamenti non voluti dall’Io, eppure c’è qualcosa in noi, anzi uno o più soggetti che pensano, operano, agiscono anche senza, e contro, la nostra volontà.

Per comprendere ancora meglio di cosa stiamo parlando, è interessante prendere spunto da quanto affermano due

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famosi studiosi d’oltre oceano. Il primo è Daniel Goleman che, in un suo libro, “Intelligenza emotiva”, scrive: “Recenti ricerche sono giunte a dimostrare che nei primi millisecondi di percezione di un oggetto non solo compren-diamo in modo inconscio quale sia l’oggetto stesso, ma deci-diamo anche se ci piace o no; l’inconscio cognitivo presenta poi alla nostra consapevolezza non solo l’identità di ciò che vediamo ma anche un vero e proprio giudizio su di esso. Le nostre emozioni dunque hanno una mente che si occupa di loro e che può avere opinioni del tutto indipendenti da quel-le della mente razionale.”

Tradotto con un esempio pratico, è come se succedesse la seguente cosa: sto camminando per strada quando, all’in-crocio successivo, una persona spunta dietro l’angolo e, nei primi millesimi di secondi di percezione di quella perso-na, “l’inconscio cognitivo”, come lo chiama Goleman, vede quella persona e decide che gli è antipatica. A quel punto, sempre l’inconscio cognitivo prende un virtuale telefono e telefona all’Io dicendo: guarda, ho visto quel tale che è sbu-cato dietro l’angolo e mi sta proprio antipatico (ovviamente il nostro inconscio cognitivo è svelto e fa la telefonata in pochi istanti). Nel momento in cui arriva la telefonata, l’Io, cioè la mia consapevolezza, si sveglia, vede quella persona sbucata all’angolo della strada e dice: guarda quella perso-na, mi sta proprio antipatica. Ed io sono convinto che stia antipatica a me.Mi capite? L’io pensa di avere visto quella persona e crede che gli sia antipatica. Nella realtà chi l’ha vista è qualcun altro e quel qualcun altro ha deciso che quella persona gli è antipatica. L’io non ha deciso nulla, ha preso passivamente quel giudizio e l’ha fatto suo, senza minimamente rendersi conto che, in realtà, il giudizio non era affatto suo, era di qualcun altro.

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è un po’ la stessa cosa che accade quando diciamo: quella persona mi è antipatica a pelle. Vi è mai capitato? Non sape-te perché, ma provate l’emozione di antipatia verso quella persona. è una cosa istintiva, che con la ragione non sapete spiegare, però è così e, guarda caso, è qualcosa più forte di voi. Poi, magari, vi capita di frequentare quella persona, avete l’opportunità di conoscerla meglio e vi accorgete che non era affatto antipatica. Avete cambiato parere. Voi, o è qualcun altro che ha cambiato parere? Chi?

è molto significativa l’ultima frase del testo di Goleman: “Le nostre emozioni dunque hanno una mente che si occupa di loro e che può avere opinioni del tutto indipendenti da quelle della mente razionale”. Non so se consapevolmente o meno, ma Goleman sta già affermando la presenza di un’al-tra coscienza dentro di noi, una coscienza, o un altro io, che può addirittura avere opinioni indipendenti dalle nostre.

Ancora più emblematico e sconcertante è l’esempio ripor-tato ne “Il linguaggio del cambiamento. Elementi di comu-nicazione terapeutica” edito da Feltrinelli. Nel testo, il pro-fessor Watzlawick, che fu mio docente di psicoterapia, parla di un esperimento effettuato su un paziente a cui avevano rescisso il corpo calloso. Forse non tutti sanno che il corpo calloso è quella parte del cervello che unisce i due emisferi, destro e sinistro. è noto a molti che nel cervello abbiamo due emisferi. Tra-mite l’emisfero sinistro si esprime la parte di noi che ana-lizza e arriva a conclusioni tramite passaggi deduttivi. Con l’emisfero sinistro esprimiamo la capacità logica e razionale, il linguaggio e la capacità di analizzare i dettagli. Tramite l’emisfero destro, invece, si esprime la parte più intuitiva, capace di cogliere i rapporti esistenti tra gli oggetti, si ha una visione spaziale, si vede l’insieme delle cose, anziché i dettagli. Questi due emisferi sono separati e l’unico ponte

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che li unisce è il corpo calloso.

Il paziente che Watzlawick stava trattando aveva quindi in-terrotta la comunicazione tra i due emisferi, il sinistro razio-nale ed il destro istintivo, e Watzlawick stava verificando, con alcuni test, le sue capacità cognitive. Uno di questi test aveva l’obiettivo di misurare la capacità, da parte del pazien-te, di riconoscere alcuni oggetti che gli venivano presentati in un tempo brevissimo.Ecco cosa scrive Paul Watzlawick: “Nel corso dell’esperimen-to, spesso l’emisfero non dominante (il destro) fa scattare reazioni di avversione. Queste si esprimono attraverso corru-gamenti della fronte, trasalimenti e scuotimenti della testa, quando durante un test, l’emisfero non dominante, che sa la risposta giusta, ma non può parlare, sente l’emisfero do-minante (il sinistro, quello più razionale) dare una risposta palesemente sbagliata. L’emisfero non dominante sembra allora esprimere una vera e propria rabbia per le risposte sbagliate della sua metà migliore”.

Ricordiamo che la capacità di parlare risiede solo nell’emi-sfero sinistro, quello che detiene proprietà logiche e razio-nali, nell’emisfero destro, invece, sono contenute capacità intuitive, compresa quella di riconoscere gli oggetti in pochi millesimi di secondo. Ricordiamo anche che il paziente di Watzlawick aveva avuto reciso il corpo calloso, quella parte che unisce i due emisferi del cervello, per cui le due parti non potevano comunicare. Cosa è accaduto dunque? Quel-la parte di noi che utilizza l’emisfero destro del cervello, nei pochi millesimi di secondo in cui era stato presentato l’oggetto, era stata capace di riconoscerlo e aveva quindi la risposta esatta. Cosa ha fatto allora? Ha preso il telefono per avvertire l’altra parte (quella che utilizza l’emisfero sinistro) di quale fosse la risposta giusta. Purtroppo però quella te-lefonata non è potuta giungere a destinazione perché era

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interrotto il filo (il corpo calloso) che univa i due emisferi. La parte che gestisce l’emisfero sinistro, l’unico che possie-de la capacità di parlare, non potendo avere suggerimenti dall’emisfero destro, ed essendo meno veloce nel vedere gli oggetti, tirava a indovinare, senza rendersi conto che nell’al-tra parte del cervello c’era a disposizione la risposta giusta. Tirando a indovinare, a volte sbagliava, e la parte di noi che opera nell’emisfero destro manifestava allora la sua rabbia e il suo disappunto con reazioni fisiche, come i corrugamenti della fronte e gli scuotimenti della testa.

Non so quanto ve ne rendiate conto, ma quelle di Watzla-wick e Goleman sono affermazioni sensazionali. Soprattutto dall’esperimento col paziente col corpo calloso reciso, emer-ge in modo inequivocabile che ci sono due soggetti dentro di noi. Due coscienze che utilizzano in genere uno solo dei due emisferi del cervello e che, se questi ultimi sono stati separati, non riescono neanche a comunicare e a mettersi d’accordo tra loro. Addirittura una si arrabbia con l’altra!Sono estremamente interessanti queste riflessioni perché ci aiutano a capire chi siamo, e capire chi siamo è il primo passo di qualsiasi trasformazione.

Lo abbiamo detto in un capitolo precedente, se voglio met-tere le mani da qualche parte, per aggiustare ciò che non funziona, devo sapere esattamente ciò che sto toccando per evitare di fare un sacco di fatica inutilmente. è forse que-sto il motivo per cui tante tecniche che abbiamo imparato, sembra che su di noi non funzionino? In questo libro sco-priremo chi sono questi altri soggetti dentro di noi, da dove vengono, quali sono i loro obiettivi e, soprattutto, alcuni esercizi per comunicare efficacemente con loro e per guari-re la nostra vita.

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