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WELCOME AMERICA'S CUP E rano moltissimi anni, presu- mibilmente da Italia ’90, che i napoletani non si sentivano protagonisti di un evento di portata planetaria. Lo sbarco dei velocissimi catamarani nelle acque di Parte- nope evoca ineluttabilmente una rinascita che viene dalla fonte di ric- chezza che Napoli ha sempre avuto ma che adesso scopre in tutta la sua pienezza: il mare. Le World Series America’s Cup, come dichiarato am- piamente dai promotori dell’evento nelle conferenze stampa che si sono succedute, servono a raggiungere un obiettivo ben definito: riscattare l’immagine di Napoli che negli ultimi anni è stata pesantemente violen- tata dall’emergenza rifiuti e conti - nuamente al centro della cronaca per episodi di violenza. Lo sforzo della giunta De Magistriis, della Re- gione, della Provincia e dell’Unione Industriale è stato immane. Nono- stante i tempi stretti, la dislocazio- ne dell’evento da Bagnoli al lungo- mare di via Caracciolo, le capriole burocratiche, l’evento si presenta in maniera degna. Moltissimi sono i turisti giunti in città e che in queste ore affollano gli stand allestiti nel Public Village all’interno della Villa Comunale. Con il loro carico di euro daranno una boccata di ossigeno alle esangue casse degli esercenti napoletani. La Coppa America non si presenta solo come stimolo per attirare i turisti in città. Stesso i na- poletani ne stanno godendo i frutti lussureggianti: il lungomare, sgom- bro da intralci di automobili e pie- no di vita, sta diventando un luogo simbolico dove costruire la propria identità. L’aggregazione, lo spirito di fratellanza, gli sforzi comunitari affinché tutto prosegua nel migliore dei modi, la difesa della città, stanno risvegliando un orgoglio tutto par- tenopeo delittuosamente seppelli- to da tempo immemore. Se gli occhi del mondo sono su Napoli, la retina attraverso cui tutto filtra sono i no- stri sguardi che si adagiano sulle bel- lezze della nostra amata città. In attesa delle gare l'apertura dell'evento porta già benefici: che sia l'inizio del Rinascimento napoletano ? Anno 1 | Numero 2 | Aprile 2012 America's Cup, orgoglio dei napoletani e delizia per i turisti di Vincenzo Iovinelli Periodico free press mensile di informazione e cultura sporva L'ATTESA, IL SUCCESSO l'Editoriale Il presidente degli Industriali partenopei Paolo Graziano è tra gli artefici della Coppa America a Napoli: ci svela i retroscena dell'organizzazione di un evento che getta le basi per un nuovo sviluppo della città e di tutta la regione Campania Marco Sau, la 'talpa' Il bomber della Juve Stabia Marco Sau si confessa al Laboratorio Sportivo: la sua grandissima stagione nelle 'vespe' gli spalancherà le porte della massima serie lo specialista Il dottor Auriemma ed il recupero lampo dagli infortuni Il giornalista e scrittore vercel- lese Luigi Guelpa fa una pano- ramica del 'pallone' africano ed arabo in vista dei Mondiali del 2022 in Qatar: l'impegno profuso nell'organizzazione dallo sceicco Al Thani è massimo Storie di sport... - l'intervista La rincorsa al terzo posto sembra aver subito un duro colpo dopo i ko subiti contro Juventus e Lazio: sotto accusa anche la gestione del gruppo da parte di mister Mazzarri. C'è da recuperare forze ed energie per lo sprint finale, nulla, per fortuna, è compromesso - il Napoli pagg. 4 e 5 pagg. 8 e 9 pag. 14 pag. 12 pag. 10

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'Laboratorio Sportivo' guarda il mondo sportivo da una angolatura più profonda: non solo quello che accade in campo, il 'visibile', il risultato agonistico in sé, ma ci proponiamo anche di esplorare tutti quegli aspetti che sono afferenti allo sport ma che non hanno una grande risonanza mediatica

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Page 1: Laboratorio sportivo Aprile

WELCOME AMERICA'S CUP

E rano moltissimi anni, presu-mibilmente da Italia ’90, che i napoletani non si sentivano

protagonisti di un evento di portata planetaria. Lo sbarco dei velocissimi catamarani nelle acque di Parte-nope evoca ineluttabilmente una rinascita che viene dalla fonte di ric-chezza che Napoli ha sempre avuto ma che adesso scopre in tutta la sua pienezza: il mare. Le World Series America’s Cup, come dichiarato am-piamente dai promotori dell’evento nelle conferenze stampa che si sono succedute, servono a raggiungere un obiettivo ben definito: riscattare l’immagine di Napoli che negli ultimi anni è stata pesantemente violen-tata dall’emergenza rifiuti e conti-nuamente al centro della cronaca per episodi di violenza. Lo sforzo della giunta De Magistriis, della Re-gione, della Provincia e dell’Unione Industriale è stato immane. Nono-stante i tempi stretti, la dislocazio-ne dell’evento da Bagnoli al lungo-mare di via Caracciolo, le capriole burocratiche, l’evento si presenta in maniera degna. Moltissimi sono i turisti giunti in città e che in queste ore affollano gli stand allestiti nel Public Village all’interno della Villa Comunale. Con il loro carico di euro daranno una boccata di ossigeno alle esangue casse degli esercenti napoletani. La Coppa America non si presenta solo come stimolo per attirare i turisti in città. Stesso i na-poletani ne stanno godendo i frutti lussureggianti: il lungomare, sgom-bro da intralci di automobili e pie-no di vita, sta diventando un luogo simbolico dove costruire la propria identità. L’aggregazione, lo spirito di fratellanza, gli sforzi comunitari affinché tutto prosegua nel migliore dei modi, la difesa della città, stanno risvegliando un orgoglio tutto par-tenopeo delittuosamente seppelli-to da tempo immemore. Se gli occhi del mondo sono su Napoli, la retina attraverso cui tutto filtra sono i no-stri sguardi che si adagiano sulle bel-lezze della nostra amata città.

In attesa delle gare l'apertura dell'evento porta già benefici: che sia l'inizio del Rinascimento napoletano ?

Anno 1 | Numero 2 | Aprile 2012

America's Cup,orgoglio dei napoletani

e delizia per i turistidi Vincenzo Iovinelli

Periodico free press mensiledi informazione e cultura sportiva

l'attesa,il successo

l'Editoriale

Il presidente degli Industriali partenopei Paolo Graziano è tra gli artefici della Coppa America a Napoli: ci svela i retroscena

dell'organizzazione di un evento che getta le basi per un nuovo sviluppo della città e di tutta la

regione Campania

Marco Sau, la 'talpa'Il bomber della Juve Stabia Marco Sau si confessa al Laboratorio Sportivo: la sua grandissima stagione nelle 'vespe' gli spalancherà le porte della massima serie

lo specialista

Il dottor Auriemma ed il recupero lampodagli infortuni

Il giornalista e scrittore vercel-lese Luigi Guelpa fa una pano-ramica del 'pallone' africano

ed arabo in vista dei Mondiali del 2022 in Qatar: l'impegno

profuso nell'organizzazione dallo sceicco Al Thani è massimo

Storie di sport...

- l'intervista

La rincorsa al terzo posto sembra aver subito un duro colpo dopo i ko subiti contro Juventus e Lazio:

sotto accusa anche la gestione del gruppo da parte di mister

Mazzarri. C'è da recuperare forze ed energie per lo sprint finale,

nulla, per fortuna, è compromesso

- il Napoli

pagg. 4 e 5

pagg. 8 e 9

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Marco Sau 25

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“Non ci sono secondi”. Si sentì rispondere così, laconicamente, sua Maestà la Regina Vittoria d’Inghilterra, quando nel 1851 chiese chi fosse arrivato secondo in una neonata sfida velistica. Oggi, dopo quasi due secoli, quella gara è ancora viva, e rappresenta il più antico trofeo sportivo per il quale si compete. Una storia infinita, per quella che è universalmente riconosciuta come America’s Cup. Una storia che approda a Napoli per una delle sue tornate preliminari, le World Series, e che attirerà tanti appassionati sulle acque del golfo. La città campana era già stata vicina, nel 2007, ad ospitare l’evento, ma i detentori di Alinghi prefe-rirono Valencia alla baia partenopea. Una storia infi-nita che, paradossalmente, non ha inizio in America come da ovvia supposizione: tutto comincia a Londra alla metà dell’Ottocento, quando i signorotti dello Royal Yacht Squadron, per celebrare la prima expo mondiale nella City, sfidano ad un ciclo di regate i loro emuli del New York Yacht Club. I britannici misero anche in palio una Coppa, chiamata “delle cento ghinee” per il prezzo o “della regina” per ispirazione patriottica. Alla fine, in barba all’ardore english, prevalsero gli americani, che, con una barca dal nome emblematico (America, appunto), diedero otto minuti agli scafi britannici e si portarono a casa la coppa. La brocca d’argento divenne in breve “America’s Cup”, e rappresentò un’infinita ossessione per gli inglesi, ansiosi di riportare “a casa” il trofeo. Ebbene, ad oggi, la rincorsa non è ancora stata completata: i velisti di uno

yacht club inglese non sono infatti mai riusciti a vincere la Coppa, uscita per la prima volta dal sindacato newyorkese solo dopo più di un secolo (132 anni, la serie positiva sportiva più lunga di sempre), e per merito di una barca australiana, Australia II, vincitrice nel 1983. In questo lasso di tempo, il club americano riuscì a vincere venticinque sfide per il trofeo. Le più calde furono quelle protrattesi dal 1899 al 1930 contro le barche Shamrock, di proprietà del magnate del tè Thomas Lipton. Proprio dal 1983 si apre l’era della “Louis Vuitton Cup”, che da allora conferisce carattere di competizione ufficiale, con tanto di coppa in palio, ai turni preliminari dell’America’s Cup. Gli anni succes-sivi al 1983 videro gli americani riconquistare il trofeo, poi riperso a favore dei neozelandesi di New Zealand, prima barca non americana

in grado di imporsi per due edizioni di fila, 1995 e 2000. Il 2000 fu anche l’anno dell’il-lusione di Luna Rossa, barca italiana in grado di vincere la Louis Vitton Cup e di incollare milioni di compa-trioti ai teleschermi in piena notte per la finale poi persa contro i neozelandesi. Lo scafo marchiato Prada emulò in questo percorso un’altra barca italiana, Il Moro di Venezia, capace di conten-

dere la Coppa ai defender americani nel 1992. La prima vittoria europea è recente (2003), e rappresenta un paradosso enorme: il nome del team è Alinghi, e la barca è made in Svizzera, nazione senza sbocchi sul mare. Il proprietario, è l’italianissimo Ernesto Bertarelli, e conserva la Coppa per due edizioni, prima del ritorno negli USA per mano del BMW Oracle Team, vincitore due anni fa. La storia ricomincerà da Napoli, un ghiotto antipasto in vista delle regate finali di San Francisco 2013. Peccato che manchi proprio la Regina Vittoria, aseente per ovvi motivi. Anche i napoletani, oggi, avrebbero potuto rispondere alla sua domanda con il motto della Coppa: “Nun ce sta o sicondo” o “There is no second”, fa lo stesso. Alfonso Fasano

Per la prima volta l'America's Cup World Series farà tappa a Napoli, dall’11 al 15 aprile 2012. Ma, in questa città, la Coppa America non sarà solo un evento sportivo. La mobilitazione e il fermento creatisi attorno all'ini-ziativa, fortemente voluta dallo stesso Sindaco, ha contagiato un po’ tutti i settori della vita associata, da quello istituzionale a quelli delle imprese, del turismo e dello sport, fino ad arrivare al mondo della comunicazione e a tutti i singoli cittadini, a testimonianza di una rinnovata voglia di partecipazione alla vita civile e culturale della Città. A Napoli la Coppa America non ha lo stesso valore che avrebbe in una città con minori problemi, in una città non mortificata dalle quotidiane critiche

dei media nazionali ed internazionali. A Napoli, dove in passato ha prevalso rassegnazione ad un destino di falli-mento e sfiducia nelle istituzioni e nella politica, ma che è pure luogo di forte stratificazione e divario socio-culturale, la Coppa America non è solo una gara ma assume un valore di collante sociale che i napoletani aspettavano da tempo. L'America's Cup World Series rappresenta infatti, ed innanzitutto, l'opportunità per la città e per i napoletani di riscattare la propria immagine nel mondo e di rilanciare una Napoli attiva e viva che finalmente torna ad affacciarsi all’esterno e si dimostra capace di organizzare e gestire anche i grandi appuntamenti. Attorno all'evento velico di portata mondiale, in grado di richiamare i migliori velisti del mondo, il senso

di appartenenza ormai smarrito del popolo partenopeo si rianima. Le regate, difatti, diventano simbolo di una nuova intesa e dimostrazione di come anche le divergenze tra isti-tuzioni, e tra istituzioni e cittadini, possano essere superate per lasciare spazio alla collaborazione e coopera-zione nell'obiettivo comune di rilan-ciare la città agli occhi del mondo intero. Sulla scorta di questa ritrovata fiducia anche la chiusura di via Carac-ciolo, che inizialmente ha provocato non poche critiche da parte dei napo-letani, che non vede di buon occhio le limitazioni all'utilizzo dell'auto in Città, è stata accettata. Ci sono stati disagi, si, è vero, ma quel lungomare senz'auto e con alle spalle il Public Event Village, alleviano ogni pena. Sembra un'altra Città, e al napole-tano questo, oggi, piace. E la coppa America unisce i cittadini anche nel segno di aspettative condivise e di una nuova speranza nel futuro, rappresen-tando una spinta forte all'economia e al turismo della Città, portando più lavoro e più sviluppo. Sono circa 300 mila i turisti in Città e le strutture ricettive sono al completo. Le regate, dunque, travalicano il significato pret-tamente sportivo e rappresentano un momento di aggregazione sociale per una comunità che aspettava di ritrovarsi, anche fisicamente, attorno ad un evento di interesse mondiale. Non solo sportivi o appassionati di vela, ma tutti, cittadini, curiosi, turisti, saranno accolti nel Villaggio per vivere insieme un momento unico della città di Napoli. Per la prima volta dopo tanto tempo gli occhi di tutti i napoletani guardano nella stessa direzione, a quel lungomare, che non è più solo un luogo di passeggio ma rappresenta la speranza condivisa in una Napoli migliore.

Giorgia Pietropaoli

america's cup 2

A vele spiegateCoppa America a Napoli, grande evento

A Pasquetta in 500mila sul Lungomare senza auto

There is no secondLa storia dell'antica manifestazione velica

Le regate travalicanol'aspetto agonistico:c'è aggregazione sociale

Oltre lo sport l'inizioIl paradosso:

tutto cominciòa metà Ottocento

a Londracon una sfida

tra inglesie americani

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america's cup3

Nelle acque partenopee saranno di scena i nuovissimi catamarani AC45, dotati di ala rigida

e progettati dal team design di Oracle Racing. "La barca è stata progettata per prestazioni

a tutto campo, in modo che possa essere timonata in un'ampia gamma di condizioni

senza essere influenzate dall'intensità del vento" ha dichiarato Ian Burns, coordinatore

del design team di Oracle Racing.AC45

Lunghezza scafo: 13,45 m (44 piedi)Larghezza massima: 6,90 m (22,6 piedi)

Altezza albero: 21,50 m (70,5 piedi)Pescaggio: 2,70 m (8,8 piedi)

Dislocamento: 1400 kg (3.086 libbre)Ala rigida: 85 mq (914 piedi quadrati)

Fiocco: 48 mq (516 piedi quadrati)Gennaker: 125 mq (1.345 piedi quadrati)

Equipaggio: 5 persone, 85 kg/persona (187 libbre)

Oracle racing (USa) Skipper: Jimmy Spithill e Darren BundockFondata l’11 Agosto del 2011, Oracle Racing è il Defensor della 34esima Coppa America, Guidati dal quattro volte vincitore della Coppa America Russell Coutts (CEO) e dallo skipper James Spithill, che è il più giovane skipper a vincere la Coppa, ORACLE Racing ha messo insieme un team formi-dabile per difendere il trofeo nelle acque di casa a San Francisco nel 2013.

aleph (Fra) Skipper: Bertrand PacéIl team francese è nato nel 2009 e conta tra i suoi marinai i migliori talenti di multiscafi al mondo. Basta pensare che le barche che hanno vinto la 27esima e 33esima Coppa America sono stati parzialmente o totalmente progetti tecnologici francesi. Il nuovo format ideato per la 34esima Coppa America è una incredibile opportunità per tutto questo savoir-faire francese.

artemiS racing (Sve) Skipper: Terry HutchinsonArtemis Racing è il Challenger of Record per la Coppa America. Artemis Corse rappresenta il reale Yacht Club (KSSS) svedese. Il Royal Yacht Club svedese, KSSS, circolo velico è il più grande e più antico della Svezia. Fondato nel 1830, KSSS è anche il più antico club al di fuori delle isole britanniche e conta più di 6.000 membri.

team kOrea (kOr) Skipper: Nathan OutteridgePrima partecipazione alla America's Cup. Il “White Tiger Challenger” di Kim Dong-Young regaterà con i colori del Sail Korea Yacht Club. L'equipaggio del team coreano è formato da velisti provenienti da Regno Unito, Australia e Nuova Zelanda. L'imbarcazione, invece, può contare su tecnologie coreane. Uno degli obiettivi è promuo-vere il “made in Korea” tramite una kermesse dall'alto impatto mediatico come l'America's Cup. A tal proposito, la scelta della denominazione “White Tiger Challenger” non è casuale: l'anno della Tigre Bianca del calendario cinese, infatti, è particolarmente caro al popolo coreano. A Napoli, il giovanissimo skipper Nathan Outer-ridge, classe 1986, prenderà il timone di Team Korea per la prima volta.

green cOmm racing (eSp) Skipper: Vasilij ŽbogarGREEN COMM Racing è il rappresentante della squadra del Real Club Nautico di Valencia. L’ambi-zione di Green Comm Racing è di promuovere e di gestire la “rivoluzione verde”, sfruttando l’impatto mediatico nel più antico trofeo dello sport. GREEN COMM vede la Coppa America come più di una semplice regata: si tratta di una opportunità unica per radunare alcune delle migliori menti del mondo dietro un obiettivo molto emozionante: progetta-zione e realizzazione della macchina finale di energia rinnovabile, un’idea vincente dell’America Cup Boat.

china team (chi) Skipper: Fred Le PeutrecAlla sua seconda partecipazione all’America’s Cup, questo equipaggio è un vero inno all’amor di patria: quasi tutti i marinai sono cinesi e la barca è stata costruita in Cina. Con questa manifestazione la Cina tenta di aumentare la schiera di appassio-nati alla vela. C’è da scommettere che la grande vetrina dell’America’s Cup farà incetta di adepti nell’Estremo Oriente.

lUna rOSSa challenge 2012 (ita) Skipper: Max SirenaIl team di Prada, fondato nel 1997, regaterà con i colori dello Yacht Club Sicilia e sarà l’unico team italiano in gara. Farà il suo esordio, nelle World Series, proprio a Napoli. Le insidie per lo skipper Sirena potrebbero venire dalla poca confidenza con il nuovissimo catamarano.

emirateS team new zealand (nzl) Skipper: Dean BarkerIl team neozelandese compie venti anni proprio nel 2012. Il team gareggerà con i colori del Royal New Zealand Yacht Squadron e sarà il più titolato delle World Series di Napoli con ben due edizioni della Coppa America all'attivo (1995 e 2000).

energy team (Fra) Skipper: Loick PeyronPrima partecipazione in assoluto per questa nuova imbarcazione francese. Tutto l’equipaggio sarà composto da francesi. Nonostante la poco espe-rienza questo team ha ben figurato nelle recenti regate nella baia di San Diego e a Napoli tenta di migliorarsi ancora in vista dei prossimi appuntamenti velistici.

Alla scoperta dei team e delle imbarcazioniLe nove squadre pronte a darsi battaglia nelle acque del golfo del capoluogo campano

Dagli Stati Uniti alla Nuova Zelanda, passando per Francia, Svezia, Corea, Spagna, Cina e Italia

LE BARCHE IN GARA

La nuova Coppa America punterà i riflettori sui velisti, grazie all'impiego di telecamere e

microfoni installati direttamente a bordo delle barche e renderà l'azione più comprensibile

tramite l'impiego del sistema Liveline, che permette di sovrapporre grafiche animate

a quanto trasmesso in diretta. Mediaset ha chiuso un accordo con l'America's Cup Event Authority per 10 ore di diretta tv. Le regate di

qualificazione saranno trasmesse da Mediaset Italia 2 mercoledì 11, giovedì 12 e venerdì 13 aprile dalle 14.00 alle 16.00. Le semifinali e le finali in programma sabato 14 aprile e dome-

nica 15 aprile saranno trasmesse da Italia 1 sempre dalle 14.00 alle 16.00. Su Internet, sul

canale dedicato alla Coppa America su http://www.youtube.com/americascup

COSì IN TELEVISIONE

a cura di Giorgia Pietropaoli e Vincenzo Iovinelli

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Paolo Graziano è nato a Napoli nel 1964, coniugato, tre figli. Dopo gli studi classici, ha conseguito la laurea in giurisprudenza ad indirizzo commerciale presso la Libera Università di Studi Sociali (LUISS) in Roma. E’ alla guida di un gruppo di aziende, tra cui la Magnaghi Aeronautica Spa, di cui è presidente e amministratore delegato. Realtà storica del settore, acquisita nel 2001, la Magnaghi è una delle poche imprese europee che progetta, realizza, testa e certifica sistemi aeronautici, principalmente carrelli di atterraggio per aerei ed elicotteri. Nel 2010 è subentrato alla guida dell’Unione Industriali di Napoli dopo la presi-denza di Lettieri. Attualmente ricopre inoltre la carica di amministratore unico dell’Acn, la società che organizza a Napoli le World Series dell'America's Cup.

A breve l’America’s Cup World Series approderà nelle acque napoletane. In quanto presidente dell’Acn cosa si aspetta da un evento così importante sia dal punto di vista sportivo che di quello mediatico?Un appuntamento importante che la città attendeva da quasi 20 anni, da quando ha ospitato il G7. Un’occasione fondamentale per rimettere in moto lo sviluppo dell’eco-nomia locale. Basti pensare all’impatto economico, stimato per quasi 50 milioni di euro. La Coppa America consentirà di diffondere nel mondo una rinnovata imma-gine di Napoli. Durante i giorni di regata arriveranno in città circa 150 mila turisti provenienti da tutto il mondo. Al momento, sono circa 190 le nazioni che potranno ammirare, tramite tv e youtube, le straordinarie bellezze della nostra città. La Coppa America è un appuntamento

che, per ricaduta mediatica, è secondo solo alla Formula Uno e al calcio. Il connubio tra uno tra i più antichi trofeo del mondo e una città millenaria le cui acque hanno bagnato le navi di tanti popoli del Mediterraneo, può essere vincente?Direi assolutamente di si. Oltre agli albergatori, saranno affari per i ristoratori, i tassisti, l’industria e l’artigianato, che potranno esibire il meglio delle loro produzioni negli stand messi a disposizione in un’area appositamente attrezzata in occasione della manifestazione. Potrei limi-tarmi a sottolineare l’aumento delle vendite di souvenir, gadget, prodotti tipici locali. Sono convinto tuttavia che si tratti solo dei profili più appariscenti di un business che toccherà trasversalmente anche altri settori. Innan-zitutto, la Coppa America non è l’unico grande evento che sarà realizzato a Napoli nel prossimo futuro. Nella seconda parte di questo 2012 ospiteremo il World Urban Forum e il Congresso internazionale dell’aerospazio. Nel 2013, invece, sarà la volta del Forum Universale delle Culture. E’ peraltro evidente che i grandi eventi sono necessari, ma non sufficienti a dare l’impulso definitivo per il rilancio della città. Serve, accanto a questo, espri-mere una capacità di governo dei processi quotidiani, affiancandola alla propositività e alla qualità di progetti, la cui realizzazione migliori strutturalmente le condizioni economiche e sociali dell’area. L’Unione Industriali sta cercando un raccordo costante con altre associazioni di categoria, forze sociali e istituzioni, per dialogare intorno a ipotesi di sviluppo. Dobbiamo ragionare in una visione di quello che sarà la nostra città nei prossimi dieci-

quindici anni, per assicurare un migliore futuro ai nostri giovani.Napoli attualmente è davvero pronta sotto tutti i punti di vista per ospitare un torneo così prestigioso?Purtroppo non è stato così. Ovviamente gli americani non ci hanno scelto solo per il panorama. Hanno apprez-zato, e qui tengo a dirlo con fierezza, anche la capacità di pianificare e di curare i minimi dettagli che siamo riusciti a mettere in campo, pur dovendo inevitabilmente fare i conti con lentezze burocratiche, normative e regolamenti che non aiutano chi vuole creare.Ci sono stati degli ostacoli di natura tecnica, istitu-zionale o pratica che hanno rallentato il lavoro della società in questi mesi di preparazione?Avendo più tempo, avremmo potuto pianificare al meglio la realizzazione di eventi internazionali tra l’una e l’altra tappa. La stessa ubicazione iniziale di Bagnoli avrebbe potuto essere valorizzata per coniugare ricon-versione degli spazi dell’antica acciaieria e allestimento di manifestazioni collaterali di vasto respiro. Ma, anche così, l’evento produrrà frutti copiosi. Ripeto: preve-diamo afflussi per 150 mila turisti. Il ritorno non sarà limitato alle giornate delle gare. Vi sarà un effetto trascinamento che promuoverà il marchio Napoli su tutti i media tradizionali e innovativi del globo. Proprio perché tutto il mondo parlerà finalmente in positivo di Napoli, potremo avvantaggiarci di queste attenzioni anche per il medio termine. Limitandoci invece ai giorni della kermesse, basterà accennare a quello che signi-fica, per un’area con i problemi di occupazione come

l'intervista Paolo Graziano“Con l'America's Cup il mondo riscopre Napoli”Il presidente dell'Unione Industriali è a capo della società organizzatrice dell'evento in città

l'intervista 4

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quella napoletana, l’attivazione di tantissime opportu-nità per l’economia locale: dagli albergatori agli altri operatori turistici, ai ristoratori, ai tassisti, all’industria e all’artigianato. Con ritorni positivi per l’incremento di acquisti di souvenir, gadget, prodotti tipici locali. Quali sono gli obiettivi che, in quanto presidente dell’Acn, intende assolutamente raggiungere attra-verso l’America’s Cup World Series?Il ritorno per il turismo, dopo i colpi subiti da Napoli negli ultimi anni, è tutt’altro che trascurabile. Le prenotazioni alberghiere per i giorni delle gare sono già arrivate a raffica, fin da quando si è saputo delle date effettive della competizione. Ma le ricadute per il turismo saranno ben superiori a quelle che si riscontreranno durante i giorni delle World Series. America’s Cup significa tanta gente che viene, si gode Napoli libera finalmente dai rifiuti e piena di attrattive naturali e bellezze storico-monumentali. Queste persone rappresenteranno altrettanti testimonial per veicolare nel mondo un’immagine finalmente posi-tiva della capitale del Mezzogiorno. Poi bisogna contare l’amore sviscerato che il popolo della vela di tutto il globo terrestre nutre per una competizione come America’s Cup. Le gare potranno essere viste su youtube. I social network e in generale gli strumenti multimediali della comunicazione innovativa saranno veicoli formidabili per la proposizione di un volto della città vincente, un po’ come quello di recente mostrato dalla squadra di calcio. C’è stato un cambio di rotta che ha portato l’assegna-zione dei lavori che in un primo tempo era stata fatta alla società Open Gate, alla Jumbo Grandi Eventi di Roma, con relativo ricorso al Tar della prima. Qual è

la sua opinione al riguardo?Non c'è stato alcun cambio di rotta. La stazione appal-tante, cioè il Comune di Napoli, non ha ritenuto ammis-sibile determinate documentazioni. Per il resto chiedere al Comune.Monti ha detto no alla candidatura di Roma per l’Olim-piade del 2020, secondo lei è stata persa un’occa-sione per l’Italia o dietro questo rifiuto si cela la sensazione che non ci sia ritorno economico dietro queste grandi manifestazioni?Secondo me è stata un'occasione persa ma comprendo la complessità del momento italiano che sta impegnando fattivamente il governo del professor Monti.Come mai la manife-stazione, che prima inizava il weekend di Pasqua, inizierà solo l’11 Aprile?Si tratta solo di un r iasset to del palin-sesto per esigenze televisive. Ma già dal 3 aprile ci

saranno i catamarani in acqua. Nel weekend di Pasqua ci saranno le prove libere che offrono

comunque un grande spetta-colo. Per chi non è proprio

esperto di vela non è facile distinguerle da una regata, è come la Formula Uno, anche le prove sono spettacolari.

Danila Liguori

“L'obiettivo comune a tutti deve essereil rilancio del turismo dopo i colpisubiti negli ultimi anni

l'intervista5

Prevediamo un afflusso di 150milapersone. Non solo regate, però: ci saràun effetto trascinante per il marchio Napoli

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Le World Series America’s Cup emanano un fascino a cui è diffi-cile sottrarsi. Napoli, è tutta avvolta dai profumi inebrianti che si spri-gionano ineluttabili quando c’è un clima di festa. La scia biancheggiante dei motoscafi che sfrecciano nelle acque di Partenope, il lungomare in versione nature, senza auto e moto-rini che sfrecciano, la gente assorta ed incuriosita davanti ai gazebi alle-stiti nel Public Event Village, all’in-terno della Villa Comunale, risuonano come spot improntati al sentimenta-lismo che inevitabilmente si adom-brano nei meandri della nostalgia: perché per Napoli questo deve essere l’eccezione? “Come Presidente del Circolo Canottieri Napoli- dichiara il Prof. Curzio Buonaiuto- mi preme dire che questo evento è davvero importante per Napoli. Nonostante i tempi siano stati stretti è stato fatto un ottimo lavoro da parte di tutti, dalle istituzione ai cittadini. Ma adesso è il momento di prose-guire su questa scia e di non adagiarci sugli allori. Sento dire da più parti che

servirà a risollevare l’immagine della città: questo è giusto e lo condivido pienamente, però, a mio avviso non dobbiamo cadere nella tentazione che finito l’evento tutto ritorni come prima. Sarebbe deleterio e inutile. Gli investimenti che sono stati fatti debbono essere propedeutici ad uno sviluppo globale della città. Questa manifestazione deve lasciare qualcosa di tangibile, qualche bene che i napoletani possano utilizzare ed usufruirne”. Il Circolo Canottieri Napoli, oltre ad essere uno dei più antichi e prestigiosi, è senza dubbio sede privilegiata per chi pratica lo sport della vela. Sono tanti gli appas-sionati che si cimentano in questo sport, ma la stragrande maggio-ranza delle persone pensa che sia uno sport di èlite. “La vela- afferma il Prof. Buonaiuto- solo per chi non respira il mare, pensa che sia uno sport per facoltosi. I nostri tesserati utilizzano le barche che mettiamo a loro disposizione. Non c’è bisogno di un patrimonio per iniziare a prati-

care questa disciplina che definisco come capostipite dei più alti valori che può incarnare lo sport: l’ago-

nismo, la lealtà verso se stessi e per gli avversari, lo spirito di sacrificio, il

concetto di team. E’ uno sport completo che dona cultura sportiva ad ampio raggio e inculca nei giovani quei sani ideali che gli sport

di massa hanno perso oggigiorno”. Proprio il contributo sociale è alla base della mission

del Circolo Canottieri. “Ci piace l’idea- prosegue

il Presidente- che i ragazzi di Napoli possano appassionarsi

alla vela. Insieme a dei circoli scola-stici, diamo vita a progetti con fini educativi e sportivi in modo da indi-rizzare gli adolescenti verso questo sport. E’ importante che i giovanis-simi abbiamo degli ideali puliti e che li seguano. Il nostro contributo è indirizzato proprio a questo fine”. Di solito questi eventi sono detonatori per scoppi di mode improvvisate. Ma Buonaiuto è perentorio. “Non mi aspetto un boom di iscrizioni. Forse qualcuno tenterà di avvicinarsi alla vela per effetto trainante dell’evento. Mi piacerebbe di più che ci fossero sportivi che amano e che non siano affetti solo da un attacco di sugge-stione estemporaneo”. L’unica nota negativa di questo evento è che i circoli nautici non sono stati invitati ai tavoli di conferenze. “Ci dispiace- conclude Buonaiuto- che la voce dei circoli nautici sia stata estromessa dai tavoli. Ci sarebbe piaciuto parte-cipare in maniera attiva e confrontarci con tutti. Si è persa un’occasione. Ma adesso, è inutile rivangare nel passato. Uniamoci e remiamo tutti dalla stessa parte affinché questo evento sia davvero unico ed indimen-ticabile”.

Vincenzo IovinelliDirettore Responsabile: Achille TalaricoStampato presso Tuccillo Arti Grafiche Srl AfragolaImpaginazione e Grafica: Antonio Schiavone

Autorizzazione del. Tribunale di Nola

n° 3 del 2/3/2012

Editore e Direttore Editoriale: Vincenzo Iovinelli

[email protected] Gioberti, 26 - 80011 Acerra (NA)telefax: 081.319.26.12

tiratura 5mila copie

L'associazione di volonta-riato “Peepul ONLUS – dalla

parte dei disabili” è impegnata dal 2004 a portare avanti un’azione di sensibilizzazione del mondo sociale e sportivo di Napoli e provincia per promuovere la disciplina dello sport come necessario per tutti, ed ancora di più, per le persone disabili. Sulla scia del grande richiamo all’evento mediatico America's Cup World Series – in programma nella città parte-nopea a partire dal 7 aprile –, e su invito delle amministra-zioni locali, Peepul Sport ha organizzato per il 4, 5 e 6 Maggio 2012 una regata nazionale per imbarcazioni 2.4Mr e CLASSE DREAM aperta ad atleti sia disabili che normodotati. Così facendo Peepul auspica di accrescere il movimento di adepti alla propria causa; è la prima volta, infatti, che un simile evento viene organizzato al Sud Italia. Per informazioni riguardo a procedure di iscrizione, e quant’altro, rimandiamo i lettori a visitare l’indirizzo internet dell’associazione www.peepul.it . La località delle prove di gara (5 in totale) del 4 e 5 Maggio si trova nello specchio d’acqua antistante l’isola di Nisida, nella cui base nautica, è situata la segreteria dell’ASD Peepul Sport (affiliata alla Federazione Italiana Vela). Peepul, fiore all’oc-chiello delle associazioni italiane, è una delle poche a realizzare sia corsi di avvicinamento alla vela per un numero crescente di disabili, sia ad aver formato delle reti regionali (da Napoli al Cilento) e nazionali di organizzazioni che si occupano di vela per disabili. “I miglioramenti dello stato di salute psico – fisico delle persone con bisogni speciali, che praticano la vela nelle nostre scuole, sono visibili a chiunque svolge le nostre attività....la gioia che traspare dai volti sorridenti e presto abbronzati di giovani ed anziani a contatto con il mare, il sole, e la natura, riequilibra lo spirito;è il piacere di stare insieme, liberi dalle pareti domestiche, in una situazione estrema e al contempo sicura. – afferma il Presidente della Onlus Ileana Esposito Lepre – Oltre alla Velaterapia c’è la speranza di indivi-duare un ‘Pistorius’ (il centometrista sudafricano dalle protesi in fibra di carbonio ndr) della vela napoletana che incoraggi sia i disabili a credere di più nelle proprie capacità di recupero, sia gli altri cittadini a superare ogni prevenzione ed a capire che anche se alcune abilità sono limitate se ne possono valo-rizzare altre a tal punto da eccellere e superare i normodotati come avviene anche in altri campi lavorativi. Vi chiediamo di contribuire attraverso donazioni utili a sostenere le spese di istruzione agonistica degli allievi speciali che si stanno rive-lando più portati per avviarli alle competizioni nazionali e poi paraolimpiche”. Il Presidente vi aspetta numerosi all’in-terno del Village della America’s cup, presso lo stand “Pro-Social”. L’operato di tutti coloro che collaborano, ormai da un decennio, alle pregevoli iniziative della Onlus partenopea non si esaurisce con il richiamo mediatico del carrozzone Ameri-ca’s Cup. Peepul si prepara già alla prossima sfida, e grazie al “nostro” sostegno sarà ancora lì, pronta al giro di boa dell’at-tivismo sociale.

Marcello Simonetti

Dalla partedei disabili

"Napoli, continua così"Il presidente del Circolo Canottieri: finora ottimo lavoro

Il prof. Buonaiuto: investimenti propedeutici a sviluppo globale città

Circolo CanottieriNAPOLI

Titoli: 8 Titoli Italiani, 1 Coppa dei Campioni, 1 Titolo Europeo, 1 Titolo Mondiale e 1 Titolo Olimpico nella Pallanuoto; 4

Titoli Europei, 1 Titolo Olimpico, 1 Argento Olimpico e 2 Bronzi

Olimpici, 1 medaglia d’argento ai mondiali, oltre 200 titoli italiani

assoluti, oltre 300 titoli di italiani di categoria nel Nuoto;

2 Titoli Olimpici, 1 Mondiale e 6 Titoli Europei nel Canottaggio;

oltre a numerosissimi Titoli Nazionali e Europei nella Vela.

Sport praticati:Tennis, Nuoto, pallanuoto,

CanottaggioTriathlon, Bridge, Motonautica, Vela

america's cup

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Catamari in acqua, stand allestiti, gente che passeggia lieta sul lungomare goden-dosi le meraviglie e i profumi emanati dalla città di Partenope. Tutto pronto a Napoli per quello che si suole defi-nire l’”evento dell’anno”. Il Comune, la Regione e l’ACN hanno fortemente voluto questa rassegna di impatto planetario. Lo scopo evidente è quello di trasferire al mondo una cartolina di Napoli libera dalla monnezza e restituire al mondo le bellezze di cui Napoli vive. Le World Series Ameri-can’s Cup non sarà sfruttata solo come tornaconto in termini di immagini. Attra-verso l’evento anche l’economia avrà il suo effetto benefico dispensato dalla competizione velica. Il piano di marke-ting, last minute, secondo una stima del Comune di Napoli, porterà a triplicare i guadagni rispetto a ciò che si è speso. Ma quanto è costato quest’evento? L’ACEA,

l’organismo che organizza e sovrintende i diritti dell’American’s Cup, per portare tutta la kermesse della vela mondiale all’ombra del Vesuvio, hanno ricevuto una fidejussione di 5 milioni di euro. A questo costo si debbono aggiungere quelli derivanti dalla messa in opera per la realizzazione delle opere necessarie per lo svolgimento delle regate a terra. Per quanto riguarda, invece, il piano della comunicazione, la città partenopea ha destinato un pacchetto da ben 3 milioni e 220 mila euro, seguita dalla scelta, a dir poco paradossale, di voler affrontare un evento mediatico di portata mondiale targato Na, con un misero ufficio stampa composto da un unico esperto del settore, in qualità di responsabile e da un giorna-lista junior con conoscenze nei settori dello sport, del territorio, dell’utilizzo delle nuove tecnologie di comunicazione e

del marketing. Le campagne pubblici-tarie saranno lanciate sui giornali spor-tivi, sui quotidiani e periodici generalisti locali e nazionali, così anche nelle radio. Poi ci saranno le campagne outdoor sul trasporto locale e infine il marketing virale sui social network, youtube e sul web. Spariranno le pubblicità cittadine, lotta all’ambush marketing: soltanto chi paga potrà avere il suo marchio nell’area dell’evento. I volontari saranno 50, rigoro-samente non retribuiti ma alimentati con due buoni pasti al giorno. Di contro però le regate partenopee moltiplicheranno per tre e forse più (si prevede un ritorno di 73 milioni e mezzo) l'investimento iniziale, porteranno circa 200 mila presenze nelle strutture ricettive e circa 110 mila spetta-tori e un aumento del PIL campano di 60 milioni. Enzo Esposito - Mariaelena Casaretti

Coppa America, un 'tesoro' per l'economia campana

FILMMASTER GROuP: ex K-Events di De Laurentiis, Della Valle e indirettamente di Abete, risulta specializzata nella creazione e nella produzione di eventi d’altissimo livello,

con ben oltre 30 anni d’esperienza

INFRONT SPORTS & MEDIA: società a livello mondiale con maggior esperienza nel settore marketing sportivo

internazionale, dotata di una forte propensione all’innova-zione e gestore esclusivo dei diritti marketing di Milan e

Lazio.

JuMBO GRANDI EvENTI: colosso del settore e marchio di caratura internazionale che costituisce già di per sé una garanzia. La società gode infatti del prestigio di aver gestito ed organizzato la scorsa Louis Vuitton Cup di Valencia nel

2007 e le Olimpiadi invernali di Torino nel 2006.

SABATO 7Ore 13.00: Arrivo al villaggio e taglio del nastroOre 13.10: Esibizione delle Frecce TricoloriPadiglione info point: inaugurazione mostra “Mare Maris”, stand sulla tecnologia, Città della Scienza, stand culturale napoletano, virtual Calcio (incontro con i calciatori)Stand istituzionali: Comune di Napoli, Provincia di Napoli, Regione Campani + Ente Turismo, Osservatorio VesuvianoCasina Pompeiana: expo eccellenze campaneArea gastronomia: prima sfida culinaria Show Cooking contestLive radio Kiss Kiss22.00-24.00 concerto Roy Paci e Aretuska

DOMENICA 8Padiglione info point: inaugurazione mostra “Mare Maris”, stand sulla tecnologia, Città della Scienza, stand culturale napoletano, virtual Calcio (incontro con i calciatori)Stand istituzionali: Comune di Napoli, Provincia di Napoli, Regione Campani + Ente Turismo, Osservatorio VesuvianoCasina Pompeiana: expo eccellenze campaneArea gastronomia: II sfida culinaria Show Cooking contestLive radio Kiss KissSports Corner: esibizione/tornei di sport differenti a cura delle federazioni sportive campaneOre 21.00 Cerimonia di apertura - Piazza del Plebiscitoore 22.00 concerto jazz: Rava con duo

LuNEDI 9Padiglione info point: inaugurazione mostra “Mare Maris”, stand sulla tecnologia, Città della Scienza, stand culturale napoletano, virtual Calcio (incontro con i calciatori)Stand istituzionali: Comune di Napoli, Provincia di Napoli, Regione Campani + Ente Turismo, Osservatorio VesuvianoCasina Pompeiana: expo eccellenze campaneArea gastronomia: terza sfida culinaria Show Cooking contestLive radio Kiss KissSports Corner: esibizione/tornei di sport differenti a cura delle federazioni sportive campaneore 22.00-24.00 spettacolo di musica POP: I Moderni

MARTEDì 10Padiglione info point: inaugurazione mostra “Mare Maris”, stand sulla tecnologia, Città della Scienza, stand culturale napoletano, virtual Calcio (incontro con i calciatori)Stand istituzionali: Comune di Napoli, Provincia di Napoli, Regione Campani + Ente Turismo, Osservatorio VesuvianoCasina Pompeiana: expo eccellenze campaneArea gastronomia: IV sfida culinaria Show Cooking contestLive radio Kiss KissSports Corner: esibizione/tornei di sport differenti a cura delle federazioni sportive campane22.00-24.00 serata cabaret: spettacolo de “Le Sorelle Marinetti” - Dj Resident

MERCOLEDì 11Padiglione info point: inaugurazione mostra “Mare Maris”, stand sulla tecnologia, Città della Scienza, stand culturale napoletano, virtual Calcio (incontro con i calciatori)Stand istituzionali: Comune di Napoli, Provincia di Napoli, Regione Campani + Ente Turismo, Osservatorio VesuvianoCasina Pompeiana: expo eccellenze campaneArea gastronomia: V sfida culinaria Show Cooking contestLive radio Kiss KissSports Corner: esibizione/tornei di sport differenti a cura delle federazioni sportive campane22.00-24.00 Spettacolo teatrale, Stefano Noesi - DJ Resi-dent

GIOvEDì 12Padiglione info point: inaugurazione mostra “Mare Maris”, stand sulla tecnologia, Città della Scienza, stand culturale napoletano, virtual Calcio (incontro con i calciatori)Stand istituzionali: Comune di Napoli, Provincia di Napoli, Regione Campani + Ente Turismo, Osservatorio VesuvianoCasina Pompeiana: expo eccellenze campaneArea gastronomia: VI sfida culinaria Show Cooking contestLive radio Kiss KissSports Corner: esibizione/tornei di sport differenti a cura delle federazioni sportive campane22.00-24.00 serata di musica popolare spettacolo de “I virtuosi di San Martino” - DJ Resident

vENERDì 13Padiglione info point: inaugurazione mostra “Mare Maris”, stand sulla tecnologia, Città della Scienza, stand culturale napoletano, virtual Calcio (incontro con i calciatori)Stand istituzionali: Comune di Napoli, Provincia di Napoli, Regione Campani + Ente Turismo, Osservatorio VesuvianoCasina Pompeiana: expo eccellenze campaneArea gastronomia: VII sfida culinaria Show Cooking contestLive radio Kiss KissSports Corner: esibizione/tornei di sport differenti a cura delle federazioni sportive campane22.00-24.00 La Notte dello Champagne: star in concerto, concerto piano e voce di Francesco Renga

SABATO 14Padiglione info point: inaugurazione mostra “Mare Maris”, stand sulla tecnologia, Città della Scienza, stand culturale napoletano, virtual Calcio (incontro con i calciatori)Stand istituzionali: Comune di Napoli, Provincia di Napoli, Regione Campani + Ente Turismo, Osservatorio VesuvianoCasina Pompeiana: expo eccellenze campaneArea gastronomia: VII sfida culinaria Show Cooking contestLive radio Kiss KissSports Corner: esibizione/tornei di sport differenti a cura delle federazioni sportive campane22.00-24.00 DJ night Resident + Coccoluto

DOMENICA 15Padiglione info point: inaugurazione mostra “Mare Maris”, stand sulla tecnologia, Città della Scienza, stand culturale napoletano, virtual Calcio (incontro con i calciatori)Stand istituzionali: Comune di Napoli, Provincia di Napoli, Regione Campani + Ente Turismo, Osservatorio VesuvianoCasina Pompeiana: expo eccellenze campaneArea gastronomia: ultima sfida culinaria Show Cooking contestLive radio Kiss KissAsta benefica22.00-24.00 Cerimonia premiazione finale gara e spetta-coli di fuochi (public village + lungomare Caracciolo)

Si prevede che il Prodotto Interno Lordo regionale aumenti di 60 milioni

Il calendario di tutti gli eventi in programma

Le società vincitrici del progetto “Napoli rinasce dal mare”

america's cup

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La sconfitta di Stamford Bridge popola ancora gli incubi dei napoletani, eppure non è momento di processi, piagnistei o esercizi di rimpianto. Il Napoli è in corsa su due fronti, e può ancora rendere da incorniciare la sua stagione. Il campionato offre infatti alla truppa di Mazzarri la grande occasione di correre per il terzo posto, l’ul-timo utile (ah, quel ranking maledetto…) per la Champions edizione 2012-2013. Un po’ l’andamento altrui, a dir poco altale-nante (Lazio ed Udinese vivono analoghi

periodi di magra), ed un po’ l’implosione o la tardata esplosione di alcuni cicli storici (la vecchia Inter ora in mano a Stramac-cioni e l’indecifrabile novella Roma di Luis Enrique), rendono il Napoli addirittura favo-rito nella corsa al bronzo dietro la coppia

Milan-Juventus. Il recente ciclo di risultati positivi, chiusosi con la pesante sconfitta di Torino, ha riportato il Mazzarri-team ad un tiro di schioppo da una terza piazza tran-quillamente alla portata della rosa azzurra, sulla carta inferiore solo a quella interista, ma nettamente meno logora ed attempata nel confronto diretto. Certo, ultimamente gli azzurri hanno mostrato diverse carenze, soprattutto nel puro settore difensivo. Tanti gol subiti da palla inattiva e un accentuato logorio fisico e mentale negli interpreti della fase passiva: tanta brutta roba, purtroppo decisiva in negativo nel cammino europeo (il rovescio di Stamford è frutto di gros-solane sbadataggini) e in campionato. Al tempo stesso, però, c’è la certezza di poter contare sulle doti dei giocatori offensivi, sempre capaci di risolvere con un colpo di genio le partite più bloccate e di confermare il valore internazionale, anche in prospet-tiva futura (Vargas merita attenzione come possibile tenore del futuro), del progetto azzurro. Insomma, c’è tutta la possibilità di riconfermare il piazzamento dello scorso

anno, in barba ad un cammino interno acci-dentato, fortemente condizionato dal tiro-cinio del primo anno di Champions e accolto con qualche mugugno da tifosi speran-zosi di lottare concretamente anche per lo scudetto. Eppure, come detto, non tutto è perduto: conquistare il terzo posto per il secondo anno consecutivo, accompagnan-dolo alla comunque esaltante campagna di Champions, sarebbe un ottimo continuum di quel “processo di crescita” che tanto sta a cuore a società ed allenatore, e che ha portato il Napoli a consolidarsi come realtà in ascesa del calcio italiano ed internazio-nale. Sarebbe il modo giusto per lanciare in orbita una stagione strana, divisa tra un noviziato europeo più pesante del previsto, una scatola di partite-capolavoro (le vittorie con Villareal e Manchester City, l’andata col Chelsea, le goleade con Genoa e Cagliari, le imprese con Inter e Milan) ed un pubblico impaziente di tornare a vincere fin da subito. Perché il tifoso napoletano è così: assaggiata la caramella del 2010-2011, con un campionato da favola ed una quali-

ficazione-Champions colta in carrozza, non può accontentarsi di una semplice mine-stra riscaldata o di qualche sfizio sparso, specie in mancanza del piatto principe di un trofeo. Ed allora, caro Napoli, ti tocca fare il miracolo romano, il prossimo 20 maggio. La finale di Coppa Italia, in programma all’Olimpico contro la Juventus, segna il vero viatico della stagione azzurra, divisa tra l’aurea mediocrità di una (possibile, non certa) riconferma e il grande ritorno ad un trionfo, un ventennio dopo l’ultimo alloro.

L’occasione è d’oro, il futuro è dietro l’an-golo, e sarebbe ancora più azzurro se ad accoglierlo ci fosse anche il primo grande trofeo della nuova era.

Alfonso Fasano

La rincorsa al terzo posto- 6

dall'ultimo posto championsLa Lazio deve sfidare la Juventus, l'Udinese non

sembra in gran forma: si deve sperare nella risalita

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Il calendario dalla parte degli azzurri: molte le sfide contro chi non ha più nulla da chiedere al torneo

2

Il ko dell'Olimpico, però, lascia qualche dubbiosulla condotta arbitrale: negato un rigore netto

Le sfide clou contro Juve e Laziosi concludono cun due ko nettie sei gol subiti: ecco i numeri del calo

Azzurri in crisi, svanito l'effetto Europa

Dopo la sfortunata partita di Londraal Napoli è venuto meno lo stimolomentale delle grandi sfide

le gare che mancano i punti nelle ultime 4 partite

Doppia 'mazzata' Post Stamford Bridge

calcio

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Era stato accolto con i crismi della celebrità. Conteso da mezza Europa, il Napoli riuscì a strapparlo alla concorrenza di club molto più blasonati per 11 milioni di euro. Edu vargas, 22 anni, cileno, trascinatore della Coppa Sudamericana con la sua squadra, l’Univer-sidad de Chile e secondo nella classifica del Pallone d’oro sudamericano alle spalle di Neymar. Venne ufficializzato a fine dicembre come botto di fine anno e regalo ai tifosi da parte di De Laurentiis. Il suo repertorio su youtube venne scandagliato a fondo da tutti

i supporters partenopei. Dribbling secco, tiro potente e preciso, fiuto del gol: indiscutibil-mente una bocca di fuoco a disposizione dello scarno parco attaccanti del team azzurro. L’euforia monta, la voglia di vederlo in campo contagia anche mister Mazzarri, che dopo appena qualche allenamento con i compagni lo manda in campo nella gara di Coppa Italia con il Cesena. Il piccolo attaccante proprio non se l’aspettava. Anche da quelle parti gli avevano detto che per entrare nelle grazie di Mazzarri, uno che difficilmente berrebbe un

caffè offerto da qualche altra persona che non sia la madre, bisogna passare un periodo di espiazione, fatto di allenamenti duri e tattiche esasperanti per entrare nei suoi schemi. Mazzarri lo dà in pasto alle avide fauci dei tifosi, smaniosi di vedere la tempra del cileno. “Turboman” è spaurito, in campo è palpabile la sua emozione. Mazzarri lo sostituisce dopo appena 45 minuti. A fine partita dichiarerà che “è stato un errore mandarlo in campo subito”. Ma come?! Lui, il sergente di ferro che si fa abbindolare da qualche addetto ai lavori che lo vuole in campo? Oppure voleva dimostrare che il nuovo acquisto non era quello che voleva? Il cileno fu un acquisto non dettato dalle specifiche volontà di Mazzarri ma su indicazione di Alejandro Mazzoni, manager di Lavezzi, che è anche il supervisore del mercato sudamericano. A lui si devono anche i graditissimi acquisti di Fideleff e Fernandez. Allora Mazzarri lo voleva bruciare? Andiamo avanti con questa tesi. Proprio l’utilizzo di Vargas potrebbe aprirci scenari illuminanti. Il cileno è stato impiegato finora 6 volte in campionato, 2 in coppa Italia e 1 in Cham-pions League, totalizzando appena 108 minuti. Non si griderebbe allo scandalo se si pensa che sia un panchinaro e davanti a sé ha uomini dal calibro di Lavezzi e Cavani. Ma quello che non convince è il suo utilizzo. Napoli - Cesena, esordio come titolare e rimasto negli spogliatoi durante l’intervallo. Napoli - Bologna 1-1, entra all’89 sul risul-tato di 1-1. Genoa- Napoli, entra al 73’ sul

risultato di 3-0 per i grifoni. Napoli-Cesena 0-0, Vargas entra al 71’. Napoli- Chievo, 2-0, ingresso all’89’. Napoli-Cagliari, in campo al 74’ sul 5-1. Udinese-Napoli, al 64’ sul 2-0 per la squadra di casa. Lazio-Napoli entra a 10' dalla fine sul 2-1. Altra presenza in Coppa Italia, Cesena- Napoli, mette piede al 71’ sul 2-0 e una presenza in Champions, Chelsea- Napoli, entra al 110’ sul 4-1 per i Blues. Quello che salta all’occhio è l’assoluta incapacità del tecnico di gestire il giocatore. In tutte le partite che abbiamo citato, Vargas è stato sempre messo quando la squadra si trovava in condi-zioni disperate: o che si doveva rimontare o sbloccare il risultato. Ci perdonino i soloni del calcio: ma come si può pretendere che questo giocatore, catapultato in un’altra dimensione calcistica, possa risollevare le sorti di una partita. Vargas è giovane, deve maturare sentendo la fiducia dell’ambiente attorno. Ed invece Mazzarri si ostina a metterlo in campo aspettandosi sempre il colpo dal cilindro dal cileno. Ancora oggi i tifosi azzurri non sanno del suo effettivo valore ma tutti siamo consa-pevoli che per far crescere un giocatore due sono le opzioni: se si pensa che vale, lo si inserisce gradualmente e senza fargli sentire nessuna responsabilità o pressione; diversa-mente, lo si lancia nella mischia aspettando il miracolo sulla “via di Damasco”. Ci vorrebbe una illuminazione al mister livornese. Proprio come avvenne a “San Paolo”, beffardamente anche nome dell’impianto di Fuorigrotta.

Vincenzo Iovinelli

Dubbi sulla gestione MazzarriIl gruppo

calcio

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Marco Sau è il “tormentone” della Serie Bwin. Il talento del bomber sardo è testimoniato dai 19 gol fin ora messi a segno con la maglia della Juve Stabia. Castellammare lo ha già eletto a proprio eroe, mentre la recente doppietta contro il Vicenza ha contribuito ad accre-scere i suoi estimatori in giro per lo stivale. Di proprietà del Cagliari, e proveniente dall’esaltante annata al Foggia di Zeman, il ragazzo di Tonara è appetito da mezza Serie A. Sau ha tutti i colpi che servono a

dimostrarsi un fuoriclasse. Un para-gone lusinghiero, inoltre, è dato dal numero che porta sulle spalle: quel 25 appartenuto ad un suo conter-raneo ai tempi del Chelsea di Vialli.Si aspettava di vivere una stagione da protagonista? Era conscio dei suoi mezzi o le aspettative sono andate al di là delle sue previ-sioni?Sinceramente sono un po’ sorpreso; ci tenevo tanto a fare bene ad inizio stagione perché è per me un'occa-sione importante questo campio-

nato di B. Indubbiamente valu-tando quel che ho fatto finora sono contento, ma anche consapevole che devo lavorare ancora tanto.Castellammare l’ha già eletta a proprio simbolo, ma Marco Sau come vive la città? Cosa le piace di più?Sono felice della stima dei tifosi. Castellammare è una bella città fatta di persone di cuore che ci sono sempre vicino in ogni momento.Crede nella teoria che i successi sportivi della squadra possano “riscattare” l’ immagine della piazza stabiese?Sicuro, i successi sono importanti perché il campionato di B dà grande visibilità in ogni settore, da quello sportivo a quello sociale.Quest’anno è già a quota 17 gol (dopo i 20 di Foggia), il Pescara va forte ed il suo ex collega Insigne, assieme a Immobile, sono al top della cadetteria. E’ solo un caso che il campionato sia a forte tinte zemaniane? Lei che ne pensa?Credo che ogni campionato faccia storia a sé. Sicuramente mister Zeman mi ha insegnato tanto e lo ringrazio però quest'anno lui non c'è ed io sto continuando il mio lavoro di crescita; alla fine ogni allenatore ti da qualcosa sta poi al calciatore lavorarci su e migliorare lavorando sempre con il massimo impegno.Nel 4-4-2 di Braglia lei è la spalla dello “Zar” Danilevicius; le sponde del lituano ed i servizi al bacio di Erpen le permettono di sfruttare il suo repertorio tecnico, fatto di dribbling e imbucate repentine sottoporta. Ci siamo permessi di chiamarla simpati-camente “Talpa”: sbucando dal nulla, insacca in rete con fred-dezza chirurgica! Può andare come nomignolo?Nomignolo particolare direi. Non

bado molto a soprannomi o altro, però ci tengo a sottolineare l'intesa con Erpen che riesce a servirmi al meglio grazie ad un'intesa speciale ed alla sua intelligenza tattica che gli permette di capire in anticipo i miei movimenti.Dove sente di poter migliorare il suo gioco? In generale cerco di migliorarmi in ogni aspetto del mio gioco, non punto a qualcosa di particolare. Penso sia necessario un impegno massimale a tutto tondo, sia dal punto di vista tecnico che tattico.La controversia nata tra Foggia e Cagliari per il suo cartellino – da lei stesso citata quando si presentò alle vespe – è ancora oggetto di cronaca sportiva. Novità al riguardo?Non so nulla per adesso, però penso che si stia cercando qualcosa che non esiste e quindi per il futuro credo non ci saranno problemi.Teme che questo spiacevole episodio possa complicare i suoi piani?Io spero proprio di no; sarebbe una beffa per me e mi dispiacerebbe. Perciò mi auguro che si operi in maniera onesta e con buonsenso.Nel calcio “mai dire mai”, ma se dovesse immaginarsi in un futuro prossimo, direbbe ancora Juve Stabia?La scelta della Juve Stabia si è rivelata giusta però il mio cartellino appartiene al Cagliari, quindi per il futuro non posso che vedermi in maglia rossoblù. Nel calcio comunque non si sa mai e la Juve Stabia mi sta dando davvero tanto.Nel 2003 un suo conterraneo lasciò il Chelsea per accasarsi al Cagliari. A Londra indossava la maglia numero 25, la stessa che lei ha scelto di vestire per la sua avventura con la Juve Stabia. Sarà

solo un caso, ma quel numero è appartenuto ad uno dei più grandi calciatori italiani che il mondo ha ammirato: Gianfranco Zola. Lusin-gato?Certo che sono lusingato, Zola è stato un campione assoluto e non posso che ammirarlo. Lui è stato un grande ed io ora non penso proprio di potermi accostare a lui, ma lo prendo come esempio cercando di fare del mio meglio per ritagliarmi le mie soddisfazioni così come ha fatto lui.Con le dovute proporzioni, le auguriamo anche solo un pizzico della carriera di “Magic Box”. Ma intanto, dove vuole arrivare Marco Sau?Ovviamente voglio arrivare il più in alto possibile. Il mio sogno è quello di giocare in serie A e restarci il più a lungo possibile, quindi mi impe-gnerò al massimo per realizzarlo.In chiusura, tutti la descrivono come un ragazzo riservato, che spesso torna nella sua Tonara dalla famiglia per stare in pace, lontano dai riflettori. Cellino la aspetta a braccia aperte, dunque?Si, effettivamente spesso tendo a isolarmi e cerco la tranquillità. Negli ultimi tempi non sono riuscito a tornare a Tonara molte volte, spesso resto nella casa che ho a Sorrento e passo la maggior parte del mio tempo lì. Per quanto riguarda il Cagliari, mi fa piacere che il presi-dente Cellino monitori la mia situa-zione e mi faccia seguire e spero di fare sempre meglio.un saluto ai lettori di “Laboratorio Sportivo”.Un saluto a tutti gli sportivi, lettori di Laboratorio Sportivo, da parte di Marco Sau.

Marcello Simonetti

Piacevolmente 'eSAUriti'jUvE StAbIA

Marco Sau 25

calcio

Squadra Campionato Stagione Presenze Reti

Serie B 2011-12 30 19 2491 131,1 3 0 3 9

Foggia 1° Div -B 2010-11 33 20 2797 139,85 3 0 0 12

Lecco 1° Div -A 2009-10 30 4 2081 520,25 0 0 9 5

Serie B 2008-09 18 0 340 0 2 0 1 17

Manfredonia Serie C1-A 2007-08 31 10 2711 271,1 5 1 6 1

Cagliari Serie A 2006-07 0 0 0 0 0 0 0 0

Cagliari Primavera B 2006-07 23 8 2010 251,25 0 0 9 0

Cagliari Primavera A 2005-06 21 3 0 0 0 0 0 0

1° Tempo 2° Tempo Recupero Tot. Diversi Testa Rimbalzo Dx Tot.

5 13 1 19 5 3 1 7 1 2 19

Juve Stabia

Albinoleffe

AI RAGGI X - Tipologia e minutaggio delle reti di Marco Sau (stagione in corso)

Sx Rig.

Nato il 03/11/1987 a Sorgono (Nuoro)Età: 24 anni Altezza/Peso: 169cm/65kgRuolo: Attaccante Piede: AmbidestroSocietà di appartenenza: CagliariIn prestito a: Juve StabiaNumero di maglia: 25

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Il Concorso “COCA COLA CUP mettiti in gioco” nasce con uno scopo chiaramente educativo: la promozione dei valori del calcio ancora poco vissuti nelle nostre realtà sportive. L’iniziativa, che si tiene in Campania e interessa più di 200 Istituti, coinvolge gli studenti del biennio della scuola secondaria superiore nati tra 1° gennaio 1996 ed il 31 dicembre 1998 in una serie di attività.È prevista l’organizzazione di tornei interni di calcio a 5 allo scopo di selezionare gli studenti che rappresenteranno i vari Istituti al torneo regionale che si terrà al CUS di Napoli il 21-28-29 aprile e il 5 - 6 maggio. Le varie scuole si affronteranno in un torneo al termine del quale si eleg-gerà una squadra vincente maschile ed una femminile. Entrambe le compagini, composte da 7 giocatori ciascuna,

si recheranno agli Europei 2012 che si terranno in Polonia e Ucraina insieme ad altri 6 ragazzi che verranno individuati in seguito ad un’ autocandidatura espressa sotto forma di elaborato creativo. Tali elaborati creativi sono individuali e di classe. Per quanto concerne i primi, i singoli studenti sono invitati a proporre una propria autocandidatura per diventare portabandiera della nostra nazionale di calcio ai prossimi Europei, in cui spiegano quali valori del calcio intendo farsi portavoce. Le modalità espressive attraverso le quali è possibile realizzare gli elaborati sono svariate: poster, slogan, temi, filmati, striscioni etc.. Per quanto riguarda invece i lavori di gruppo, le classi saranno chiamate a realizzare degli elaborati sul calcio visto come momento ludico e di occasione sociale. Anche qui le modalità espressive utilizzate nella realizzazione degli stessi saranno varie e le classi che produrranno

le creazioni più interessanti faranno vincere alle proprie scuole un premio in attrezzature sportive del valore di 1.500 euro per la prima classificata, 1.000 euro per la seconda, 500 euro per la terza. Con questo progetto Coca Cola ha deciso di investire sulle nuove generazioni.Oggi, sui nostri campi di calcio, si rincorre spesso la vittoria a tutti i costi a dispetto dell’etica, dei valori e del rispetto dell’avversario visto, troppo frequentemente, solo come un nemico da sconfiggere. Il calcio, invece, è soprat-tutto passione, impegno, movimento, spirito di gruppo, altruismo e fair play. È da questi valori che si vuole partire con un animo nuovo. E allora che ben vengano queste iniziative per cambiare rotta ed insegnare alle nuove gene-razioni un modo diverso e più sano di vivere lo sport ed il calcio in particolare.

Michele Castaldo

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“L’importante non è vincere, ma parteci-pare”. Pierre De Coubertin, tutto liofilizzato in una frase. Il grande fautore dei Giochi Olimpici moderni arriva però in ritardo rispetto alla storia, ben più remota, della più grande ed affascinante manifestazione spor-tiva che l’uomo abbia organizzato. I Giochi Olimpici, infatti, hanno un’origine antichissima, che si perde nei miti filoso-

fici dell’Antica Grecia. La culla della civiltà moderna, già quasi un millennio prima di Cristo, aveva infatti saputo ergersi anche a terra natale dell’evento agonistico che ancora oggi riscuote successo planetario. La fondazione vera e propria dei Giochi antichi non è giunta fino a noi, smarritasi tra l’epico dei giochi funebri sulla tomba di un eroe, la miriade di eventi sportivi che caratterizza-vano città-stato e province elleniche (giochi religiosi in onore agli dei dell’Olimpo), e la necessità reale di migliorare l’educazione fisica nelle polis greche, specie in seguito

alle sconfitte in guerra. L’unico documento scritto che possa riferirsi alla genesi dei giochi parla di “stadion”, ovvero di una vera e propria festa sportiva con una singola gara di corsa. Col tempo, si aggiunsero alla sola sfida di velocità tante altre discipline di agilità (prove di salto, resistenza e staffette), di potenza (lancio del disco) e composte (il pentathlon antico). I primi giochi “ufficiali” si svolsero nel 776 d.C., nel Peloponneso nord-Occi-dentale, in una cittadella successivamente chia-mata Olimpia in omaggio a Zeus Olimpio, re degli dei. Da questa data in poi, i Giochi assunsero cadenza quadriennale, ed il periodo intercorrente tra due edizioni veniva denominato “olimpiade”. Come noto, l’apertura dei giochi comportava anche la cosiddetta ekekeiria, ovvero lo stop momentaneo a tutte le guerre in cui erano impegnate le polis elleniche. I giochi

erano esclusivamente rivolti a maschi liberi di origine e lingua greca, mentre alle donne era vietato addirittura la visione delle gare. A partire dall’ottavo secolo, i giochi assun-

sero per la prima volta la loro valenza “inter-nazionale”, in quanto furono aperti anche a coloro che provenivano dalle colonie d’oltremare. Ciò permise anche ad alcune polis della Magna Grecia, prima tra tutte quella corrispondente all’odierna Crotone, di imporsi come vere e proprie culle sportive. La durata della manife-stazione, solitamente in programma ad agosto, era di cinque giorni: il primo e l’ultimo erano

dedicati a riti religiosi in nome di Zeus, i tre centrali erano invece destinati alle gare vere e proprie, col tempo sempre più numerose e specifiche. Vennero introdotte prove come quelle di pugilato e di corsa coi cavalli, e i vincitori si assicuravano importanti ricono-scimenti per sé stessi e per la propria polis.

La progressiva perdita di importanza della civiltà greca in favore di quella romana portò i Giochi Olimpici ad una graduale perdita di slancio e significato. Alcuni grandi impera-tori romani riservarono grande importanza all’evento: Nerone, ad esempio, arricchì il programma con giochi a carattere artistico-musicale che immancabilmente lo videro trionfare. Ma fu un fuoco di paglia. La diffu-

sione del Cristianesimo, e la sua proclama-zione a religione ufficiale dell’Impero segna-rono la fine della manifestazione, messa fuori legge nel quarto secolo, in quanto “festa pagana”, dall’Imperatore Teodosio e dal vescovo di Milano Ambrogio II. Occor-reranno altri quindici secoli prima che lo zelante De Coubertin, imitando i suoi ante-nati greci, sottolinei come lo sport possa essere una trave portante della pedagogia e ridia vita alla grande giostra dei Giochi Olimpici, ovviamente riadattati in chiave moderna. Alfonso Fasano

Coca Cola Cup, mettiti in gioco

Il mito millenario dei Giochi Olimpici

Il concorso si terrà in Campania e interesserà più di 200 istituti

Le Olimpiadi hanno un'origine antichissima, che si perde nei meandri della culla della civiltà

La diffusione del Cristianesimosegnò la fine dell'eventoconsiderato una festa pagana

'Fuorilegge'La manifestazione così come laconosciamo oggi si svolse per laprima volta ad Atene nel 1896

L'era moderna

parte I

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Le storie snocciolate da talune persone appaiono come canali per scivolare negli anfratti sportivi più vertiginosi e inesplorati. Un dedalo di racconti si inerpicano lungo la nostra chiacchierata con lo scrittore di saggi sportivi Luigi Guelpa. Vercellese di adozione, ma lucano di origini, Guelpa ha raccontato attraverso la sua sapiente penna misfatti e storie incredi-bili venate da un ance-strale prosaicismo del calcio nel mondo arabo. Senza dubbio, è il gior-nalista sportivo punto di riferimento, in Italia, del football che si svolge in quel mondo. Un mondo parallelo, dove il calcio è lontano dagli stereotipi con cui ci confrontiamo abitualmente, dove la religione, in alcuni Stati, pone severe limita-zioni persino a giocare. Autore di 4 libri libri, “Un manicomio tra i pali” (2007, Limina), “Da Marrakech a Baghdad” (2008, Limina),” Il Tackle nel Deserto” (2009, Sedizioni), “L’Africa nel Pallone” (2010, Sedizioni) è giornalista professionista e segue da free-lance eventi sportivi, per testate come “Il Secolo XIX, il “Giornale”, l’ “Avvenire”, “Il

Foglio”, “La Gazzetta dello Sport”e RAI Inter-national per l’ Italia, Radio Comunidad Valen-ciana in Spagna e Radio La Red in Argentina. Il suo incontro con la cultura islamica è nata per caso. “Ero in Francia - esordisce Luigi - a seguire i Mondiali di calcio nel 1998. Ero incuriosito di conoscere Al Owairan, grande giocatore e stella del calcio saudita. Quel suo

gol al mondiale USA ‘94 contro il Belgio, lo vedevo spesso. Mi sono presen-tato nel ritiro della nazio-nale saudita e così mi sono messo a chiacchie-rare con lui. Da lì è nata la scintilla che oggi mi porta oggi a viaggiare in Medioriente, in Maghreb e in Africa”.Luigi, che ruolo ha avuto il calcio in merito alla

caduta dei regimi dittatoriale nel Maghreb?“Direi fondamentale. I moti di ribellioni sono nati proprio negli stadi, perché proprio l’im-pianto sportivo è considerato una sorta di porto franco, dove ogni persona può espri-mere il proprio disappunto contrariamente nelle piazze dove invece chi manifesta contro il regime può essere facilmente represso. Ad esempio, in Egitto, il malcontento verso

il dittatore Mubarak era tangibile. Successe che nella partita tra le due squadre più rappresentative l’Al Ahly, squadra del popolo, e lo Zamalek, rappresentativa della famiglia Mubarak, i tifosi, divisi da rivalità calcistiche storiche unirono le proprio voci nella protesta contro il presidente egiziano. E dallo stadio la protesta si estese fino a piazza Tahrir con le conseguenze che noi tutti sappiamo”.Però proprio in Egitto accadde un fatto sportivo sanguinoso…“Ti riferisci alla strage di Port Said. Fu una trappola che tesero i tifosi dell’ Al-Masry contro quelli dell’Al-Ahly. In pratica accadde che la protesta contro il regime dilagava in tutto il paese, ma non a Port Said. I tifosi dell’Al-Ahly chiesero a quelli dell’Al-Masry, squadra di Port Said, di partecipare atti-vamente alla protesta. La settimana ante-cedente il match ci fu un fitto scambio di insulti fra le due tifoserie tramite Internet. Quelli dell’Al Ahly tacciavano di immobilismo e vigliaccheria quelli dell’ Al-Masry. Quindi la strage di Port Said fu un regolamento di conti fra le due tifoserie, dove persero la vita 74 persone”.Si continua a giocare il campionato?“No. In Egitto il campionato è sospeso e non si sa quando riprenderà. Negli Paesi che sono stati investiti dalla “primavera araba” si gioca e si cerca di tornare alla normalità. Mentre in Siria, nono-stante ci sia una protesta dilagante nel paese, dove ogni giorno si mietono tantissime vittime, il campionato si continua a giocare regolarmente”.Ci sono Paesi di cultura araba dove è vietato giocare a calcio?“In Somalia ad esempio. In quel paese fu lanciata una fatwa, una legge islamica, dallo sceicco Al Najdj in cui si vietava non solo di giocare a calcio ma anche di vedere una partita di calcio. A Mogadiscio, il 4 Luglio 2010, una coppia di fidanzati venne trucidata a colpi di mitra perché si rifiutò di abbando-nare un cinema durante la proiezione della

semifinale tra Germania e Italia”. Che Mondiale sarà quello che si disputerà in Qatar nel 2022?“Sarà un Mondiale diverso. Il primo che si giocherà in terra mediorientale e soprat-tutto in uno stato davvero piccolissimo. L’impegno che sta profondendo lo sceicco Al Thani, presidente di Qatar Foundation, istituzione privata senza scopo di lucro che sovrintende alle attività legate all'Istruzione e della Ricerca nell'emirato del Golfo e primo sponsor del Barcellona, è massimo. In Qatar stanno costruendo le città, che oggi non esistono. Solo Doha può considerarsi tale, mentre nelle aree limitrofi c’è il vuoto. Gli stadi saranno climatizzati per via del caldo torrido in estate”.Il Qatar ha una nazionale?“Attualmente stanno reclutando giovani calciatori del Sud America e dell’Africa, poiché in Qatar ci sono solo 300 tesserati. Questi ragazzi nel 2022 avranno la naziona-lità qatariota e formeranno la futura squadra di calcio”. Per concludere, perché gli sceicchi stanno invadendo il mercato estero?“Per tante ragioni. C’è chi solo per sfizio, come lo sceicco Mansur che ha acquistato

il Manchester City solo perché era la squadra con cui giocava alla play-station; chi per blasone perché vuole una ribalta sulla scena internazio-nale e chi semplicemente vuole competere in campionati più attraenti”.Spagna, Francia e Inghilterra: perché non in Italia?“Credo che sia un

fatto di opportunità. Evidentemente gli sceicchi in Italia non hanno fiutato l’af-fare e poi dubito che i proprietari delle grandi squadre cedano i loro club”. Già, immaginate un Milan senza Berlusconi, una Juve senza Agnelli e un ‘Inter senza Moratti?

Vincenzo Iovinelli

"Il mio mondo arabo"Luigi Guelpa e l'altro calcio verso Qatar 2022

la politica"Il football

ha avuto un ruolofondamentale

per mla cadutadei regimidittatoriali

nel Maghreb"

lo sfizioLo sceicco Mansur

ha acquistatoil City perchè erala squadra concui era solito

giocarealla Playstation

l'intervista

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tennis13

Dal legno all'hi-tech,storia della racchetta

Tanti sono gli appassionati di tennis in tutto il mondo. Uno sport che negli anni è riuscito a slegarsi da quella sua antica concezione di sport di élite derivante dalle sue origini nobiliari. In proporzione però, sono ben pochi coloro i quali conoscono a fondo le caratteristiche di una racchetta; spesso persino della propria. L’excursus storico dei materiali di composizione è molto vasto ed ampio. In origine la racchetta era di legno ed aveva una forma abbastanza spartana, molto diversa da quella attuale. Col tempo poi, l’evoluzione non ha esentato il telaio delle racchette da numero-sissimi cambiamenti, sia in termini di composizione che in termini di forma. Dal legno si è passati all’in-serimento di filamenti in grafite ma non solo: carbonio, tungsteno, fibre di vetro, kevlar e basalto sono solo alcune delle componenti delle racchette moderne. Andando maggiormente nello specifico, possiamo sciorinare quelle che sono le odierne tecnologie utiliz-zate dai tre marchi principali di racchette da tennis che, indubbia-mente, possiedono il monopolio di questo mercato: Head, Babolat e Wilson. Non a caso main sponsor rispettivamente di Djokovic, Nadal e Federer,dominatori incontrastati della scena tenni-stica dell’ultimo decennio. Head, azienda di matrice austriaca, ha introdotto lo scorso anno la speciale tecnologia “YOUTEK”. Tale tecnologia è stata studiata per adat-tarsi a tutti gli svariati stili di gioco, col fine di tirare fuori il meglio che c’è in “YOU”- in ognuno di voi-. In questo senso si crea un perfetto connubio tra la racchetta ed il suo utilizzatore. Le tecnologie usate per raggiungere tali performance sono il

“D3o”, una sorta di vero e proprio “materiale intelligente”, e le fibre di Innegra, utilizzate anche in Formula 1. Collocato nella parte denominata “cuore” della racchetta, il “D3o” è definito intelligente in quanto esso si compatta al momento dell’impatto con la palla, per poi ammorbidirsi nuovamente in seguito al rilascio della pallina. Le fibre di “Innegra” invece sono atte a migliorare la durata ed il rendimento del telaio. I francesi della Babolat invece fanno della tecnologia GT la loro arma principale, dove “g” sta per grafite, mentre la”t” indica il tung-steno. Tale composito, migliora le caratteristiche della racchetta in funzione del posizionamento del tungsteno, che è posto nei punti strategici del telaio col fine di garan-tire una maggiore potenza. Altra innovazione dell’azienda francese è il “Cortex Sistem”, che posizionato sopra il manico, riduce al minimo le vibrazioni derivanti dall’impatto con la pallina. In questo modo i problemi di epicondilite, che spesso attanagliano i tennisti, sono solo un lontano e brutto ricordo. Dulcis in fundo abbiamo l’azienda a stelle e strisce della Wilson. La tecnologia predominante usata dall’azienda americana è la“BLX”, che sta ad indicare le fibre di basalto, roccia di origine vulcanica, che percorrono tutto il telaio. Tali fibre sono combinate longitudinal-mente con Karophite Black, confe-rendo così al giocatore una sensi-bilità quasi perfetta. Da quest’anno inoltre, i nuovi telai sono dotati di un’ulteriore tecnologia che procura maggiore sensibilità e precisione, vale a dire la AMPLIFEEL Tech. Questa consiste nell’applicazione di basalto sul manico della racchetta, così da permettere la personalizza-zione dell’impugnatura della stessa all’insegna del comfort.

di Luca Profenna

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salute e sport 14

Inizio questa mia rubrica parlandovi di una innova-

tiva terapia che permette di recuperare in tempi brevissimi a coloro che praticando l’attività agonistica sono incappati in infor-tuni.Essendo uno specialista in human tecar voglio parlarvi della Tecarterapia (Trasfe-rimento Energetico Capacitivo Resistivo),

metodologia innovativa che stimola energia dall'interno dei tessuti biologici, attivando i naturali processi riparativi e antinfiam-matori. E’ presente in Spagna dal 1995, in Italia dal 1998. Si tratta di uno strumento fisioterapico, caratterizzato da un’ele-vata capacità di sviluppo di calore in un distretto, che sposta le cariche elettriche del nostro organismo, creando un flusso positivo di energia attraverso un campo elettromagnetico composto da un polo fisso ed uno mobile, che aiuta a riparare lesioni o viene usato in caso di infiamma-zioni e versamenti. Con l'elettrodo capacitivo si ottiene un’azione decontratturante generale dei tessuti, drenando la muscolatura e miglio-randone l’estensibilità. La modalità capaci-tiva agisce specificamente sui tessuti molli come i muscoli. Con l’elettrodo resistivo si agisce invece in profondità su tessuti fibroconnettivali e ossei, riattivando i natu-rali processi metabolici. La modalità resi-stiva agisce esclusivamente sui tessuti a maggiore resistenza, cioè ossa, cartilagini, grossi tendini. Garantita la qualità È una terapia ad alto indice di efficienza: ha come effetto un aumento dell'attività metabolica e della produzione di ATP, otte-nendo una velocizzazione della riparazione,

un aumento della circolazione ematica e del drenaggio linfatico a causa della vasodilata-zione da calore, e quindi una migliore ossi-genazione dei tessuti e il riassorbimento degli edemi.Evidenti i benefici Il vantaggio della tecarterapia è che, poiché l'energia proviene dall'interno, è possibile interessare anche strati profondi, non trat-tabili con trasferimenti esterni di energia per i danni alla cute causati dalle energie emesse, e la diminuzione dei tempi di recu-pero. Con i metodi tradizionali un infortunio muscolare non guarisce prima dei 30 giorni, con la tecarterapia si parla di 15-20. Le controindicazioni sono veramente poche, cioè nei casi in cui il paziente è portatore di peacemaker, o in caso di infe-zioni e in particolari casi di danni vasco-lari. Le applicazioni della tecarterapia sono molteplici: algie croniche, capsulite adesiva, condropatia rotulea, coxartrosi, pubalgia cronica, sperone calcaneare, riabilitazione post-traumatica. In effetti la tecarterapia integra in modo decisivo l'in-tervento terapeutico nelle patologie osteo-articolari acute e croniche. Il suo impegno è quindi fondamentale nelle terapie riabili-tative per il recupero di distorsioni, lesioni tendinee, tendiniti borsiti, esiti di traumi

ossei e legamentosi, distrazioni osteoarti-colari acute e recidivanti, artralgie croniche di varia eziologia, come indubbia è la sua utilità anche nella cura delle diverse forme di osteoporosi e nei programmi riabilitativi

post chirurgici, in parti-colare dopo interventi di artroprotesi. Un caso emblematico dei suoi vantaggi è quello della mia paziente Fran-cesca Di Palma (nella

foto a sinistra). Giocatrice di pallanuoto attualmente a Roma in serie a2, la Di Palma è stata curata per un problema di lombo sciatalgia. Si è affidata alle mie cure e con la tecarterapia siamo riusciti a farla tornare a livelli agonistici in brevissimo tempo.

tecarterapia: recupero a tempi recordL'esperto consiglia L'innovazione terapeutica per l'attività agonistica

Con l'elettrodo capacitivo si ottiene un'azione decontratturan-te generale dei tessuti e drena la muscolatura migliorandole l'estensi-bilità. La modalità capacitiva agisce specificatamente sui tessuti molli (muscoli, sistema vascolo/linfatico, ecc...)

Elettrodo capacitivo

rubrica a cura del dottore

Giovanni Auriemma

Con l'elettrodo resistivo si agisce in profondità selettivamente su tessuti fibro-connettivali e ossei riattivando i naturali processi metabolici. La modalità resistiva agisce esclusivamente sui tessuti a maggiore resistenza (ossa, cartila-gini, grossi tendini, aponeurosi)

Elettrodo resistivo

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sport vari15

“…una storia d'altri tempi, di prima del motore quando si correva per rabbia o per amore..”, così recita l’indimenticabile canzone di Luigi Grechi, portata al successo da De Gregori, dedicata al destino incrociato di due grandi perso-naggi del primo Novecento italiano, destini diversi ma accomunati dalla

stessa passione per la bicicletta: il campione Costante Girardengo e il bandito Sante Pollastro, quasi due vite parallele, alla maniera di Plutarco. Nella bicicletta i giovani corridori vedevano, non solo meta-foricamente, un mezzo per sfuggire alla miseria e alla fame che attana-gliava l’Italia del primo novecento. Al vincitore veniva dato un assegno o cesti di generi alimentari. La bici-cletta inoltre era considerata un’ap-pendice del corpo umano: tutti a quell’epoca saltavano in sella ad una bicicletta per spostarsi. Ma per chi aveva la fortuna di aver classe come Girardengo, la bici rappre-sentò quell’ancora di salvezza; il suo amico fraterno Pollastro, per vivere, aveva deciso di prendere la strada del crimine.Girardengo (Novi Ligure, 18 marzo 1893 – Cassano Spinola, 9 febbraio 1978) fu il primo ciclista italiano a meritarsi il titolo di Campionis-simo. Vincitore di due Giri d’Italia, sei Milano-Sanremo, tre Giri di Lombardia, nove campionati italiani, record tuttora imbattuto: il suo palmares conta 94 vittorie su strada e 165 su pista. Sante Pollastro (Novi Ligure, 14 agosto 1899 – 30 aprile 1979), criminale e anarchico. Forse per un qualche torto subito, pare che fu ucciso un suo parente da un carabiniere, si diede alla macchia fin da giovanissimo. Durante la sua latitanza le sue scorrerie non si contano, spesso finite nel sangue. Egli stesso si attribuì sette vittime uccise in scontri a fuoco guadagnandosi il titolo di Nemico

pubblico numero uno. La sua carriera si chiuse a Parigi nel 1927, ad opera degli uomini del commis-sario Guillaume (personaggio a cui Georges Simenon si ispirò per il suo commissario Maigret). Pare a causa di una soffiata, di cui resta ignoto il mandante: “… e ti fece cadere la tua grande passione di aspettare l'arrivo dell'amico campione quel traguardo volante ti vide in manette brillavano al sole come due biciclette..”, anche se i particolari della sua cattura restano misteriosi. Condannato all'ergastolo, fu inviato a scontare la pena sull'isola di Santo Stefano. Graziato nel 1959 passò gli ultimi 19 anni della sua vita a Novi Ligure praticando l'attività di commerciante ambulante di stoffe.Entrambi di Novi, entrambi di fami-glia povera, di sicuro i due si cono-scevano fin dall’infanzia, anche se non è accertato che fossero amici. È accertato però che si videro durante una Sei Giorni nella capitale fran-cese, incontro che fu al centro della testimonianza di Girardengo nel processo a carico di Pollastro. Se non la storia, fiorì però la leggenda, che, sottaciuta dai mezzi di stampa per la pesante censura che in epoca fascista vigeva sulla cronaca nera, dette luogo, in epoca moderna, alla succitata canzone, e più recen-temente ad una banale fiction tele-visiva, ma anche ad un’accurata monografia che vuole finalmente tentare di far luce sulla vicenda (Marco Ventura, Il campione e il bandito. La vera storia di Costante Girardengo e Sante Pollastro, Il Saggiatore). Invero più che di storia, la vicenda del bandito e del campione rientra proprio in quel tipo di leggende popolari di cui è intes-suto l’organismo di un Paese. Essa, più che di balenio momentaneo, come quello a cui siamo oggidì abituati, visse duratura di bocca in bocca, di piazza in piazza. Esse costituiscono la memoria vivente di un popolo, ne fondano i miti, che poi solo i poeti sanno condensare in parole.

Lucio Iacono

Storia d'altri tempiCICLISMO Il bandito e il campione

Il Circus della Formula 1 si è messo in moto. Eravamo tutti curiosi di vedere come il nuovo regolamento avesse modificato il profilo delle monoposto. Tutti gli occhi erano puntati sulle presentazioni delle scuderie e la prima doveva essere quella della Ferrari che, per motivi non chiari, è stata costretta a rimandarla di qualche settimana. L’attesa di vedere la nuova monoposto di casa Ferrari non ha soddisfatto le aspettative. Già precedentemente la presentazione giravano voci sul fatto che la vettura non fosse all’altezza delle dirette concorrenti e che i primi gran premi sarebbero stati difficili ed in salita per la scuderia. infatti il primo gran premio ha lasciato l’amaro in bocca a tutti i ferraristi, in primis ad Alonso e Massa, classificatosi rispettivamente 5° e 12° all’esordi della stagione sul circuito di Melbourne in Australia, mettendo in evidenza non solo le difficoltà di tipo tecnico che hanno incontrato i progettisti nell’assemblare la vettura, ma anche la condizione dei due piloti. Quella di Massa di sicuro è la prestazione che più fa preoccupare, perché, da quando è alla guida della Ferrari non ha mai brillato. Oltre a questo c’è da dire che, secondo alcune indiscre-zioni trapelate, i vertici di casa Ferrari avrebbero già messo in discussione il futuro di Massa per questa stagione. Indiscrezioni che, dopo il gran premio di Sepang in Malesia, sono diventate delle voci fondate a tal punto che è stato necessario, a mezzo di un comunicato stampa, smentirle. Anche nel secondo gran premio, Massa ha dispu-tato delle pessime qualifiche e ancora peggiore è stata la sua gara in cui si è classificato solo 15°. Ora Massa non può proprio inventare nessuna scusa, come aveva fatto negli anni passati, prima addossando la colpa alle gomme, poi all’aero-dinamica della vettura e poi ancora, al regola-mento che aveva penalizzato le grandi squadre. A condannarlo c’è anche la spettacolare prestazione di Alonso nel gran premio di Sepang, in cui ha scritto una bellissima pagina della storia della

Formula 1, rimontando e poi vincendo, contro tutte le aspettative della vigilia, disputando una gara perfetta sia dal punto di vista della strategia che da quello della guida perfetta, nonostante le condizioni meteo erano delle peggiori. Oggi, alla luce della prestazione di Alonso, possiamo dire che le prospettive per il campio-nato sono completamente cambiate. Fernando Alonso presidia la classifica piloti con 35 punti, davanti a Hamilton con 30 punti, Button 25 punti e staccando il campione in carica vettel di ben 12 punti, che occupa il gradino numero sei. Anche in classifica costruttori la Ferrari conquista terreno, portandosi al 3° posto con 35 punti, dietro la Red Bull Racing-Renault con 42 punti e la McLaren-Mercedes al comando con 55 punti. A soli due gran premi dall’inizio, possiamo dire che questo sarà un campionato avvincente e sicuramente pieno di sorprese. La prima sorpresa è sicuramente quella di aver rivisto Michael Schumacher lottare per le prime posizioni in griglia e competere con i migliori in gara. Altra sorpresa è stato il pilota messicano Sergio Perez, partito 17° nel primo gran premi e piazzatosi 8° in gara, dopo aver rimontato nove posizioni e aver disputato una gara senza sbavature. Anche nel gran premio di Sepang, si è messo in evidenza, partendo 10° e finendo la gara sul podio al 2° gradino dietro il ferrarista Alonso. Il ventunenne messicano sta già facendo parlare di sé, e c’è chi addirittura, lo associa alla Ferrari. Le premesse ci sono tutte, i numeri il ragazzo ha incominciato a farli come anche l’ esperienza con il mondo Ferrari, ricordando che la Sauber, scuderia in cui milita il giovane, monta un motore Ferrari. I presupposti per goderci un altro bellissimo mondiale di Formula 1 ci sono e forse questa volta il padron Eccleston è riuscito veramente ad orga-nizzare un avvincente mondiale.

Alfredo Di Costanzo

Alonso, il mago della pioggiaFORMuLA uNO Il trionfo della Ferrari in Malesia

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