la valle dei templi di agrigento - il viaggio in sicilia · 2017. 9. 21. · fotografie: manlio...

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la Valle dei Templi di Agrigento L e carte delle aree archeologiche

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  • la Valle dei Templi di AgrigentoLe

    carte

    delle

    aree

    arch

    eolog

    iche

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    4

    4 La storia attraverso le fonti La storia attraverso gli scavi

    10 La storia della ricerca archeologica

    11 Il settore occidentale della collina dei templi12 Tempio di Zeus Olimpio13 Settore ad Ovest del tempio di Zeus ed area sacra ad Est di Porta V14 Santuario delle divinità ctonie e area sacra ad Ovest15 Tempio I (c.d. dei Dioscuri) e tempio L

    Area sacra ad Ovest del santuario delle divinità ctonie16 Area sacra a Sud-Est del tempio di Zeus17 ll ginnasio

    18 Tempio di Vulcano

    19 La collina dei Templi20 Tempio A (c.d. Tempio di Eracle)21 Tempio F (c.d. della Concordia)23 Tempio D (c.d. Tempio di Giunone)

    Necropoli paleocristiana e bizantina: (c.d. Grotta Fragapane)

    24 Il quartiere ellenistico-romano e il poggio di San Nicola25 Il quartiere ellenistico-romano27 Il Poggio di San Nicola28 Il Bouleuterion

    29 La Rupe AteneaTempio C (Tempio di Demetra)

    30 Santuario rupestrePorta I e Baluardo a tenaglia

    31 Quartiere di Porta IIPorta II o Porta di Gela

    32 Itinerario extra moeniaTempio H (Tempio di Esculapio)Tomba di TeroneBasilicula del Vallone San Biagio

    la Valle dei Templi di AgrigentoRegione SicilianaAssessorato dei Beni Culturali e Ambientali e della Pubblica Istruzione

    Dipartimento Regionale Beni Culturali e Ambientali ed Educazione Permanente

    Coordinamento: Margherita Rizza Coordinamento tecnico: Franco Fidelio,

    Composizione cartografica: Franco FidelioProgetto grafico: Guido Mapelli

    Testi: Armida De MiroPercorsi: Gaetano TripodiFotografie: Manlio Nocito, Angelo Pitrone, Mimmo Calabrò; archivio Orao, CRICD

    Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei TempliStrada Panoramica dei Templi92100 Agrigento

    Tel. 0922621611Fax 092226438

    [email protected]

    QUESTO PROGETTO È COFINANZIATO DALLA COMUNITÀ EUROPEAFondo Europeo di Sviluppo Regionale

    http://www.parcovalledeitempli.it/

  • 100 200 400300 500metri

    Bouleuterion

    Ekklesiasterion

    Necropoli ellenistico-romana

    Necropoli romana

    Tempio F (della Concordia)

    Tempio D (di Giunone)

    Tempio A (di Ercole)

    Tempio B (di Giove)

    Tempio G (di Vulcano)

    Tempio di Falaride

    Tempio C (di Demetra)

    Santuario rupestre

    Santuario delle divinità ctonie

    Il sito prescelto dai Greci qualesede della città di Akragas ècostituito da un esteso plateau dinatura calcarea con pendenza daNord a Sud, delimitato da dirupi piùo meno scoscesi e profondi. Il terrazzo è circoscritto lungo imargini rocciosi occidentale eorientale dai fiumi Hypsas e Akragas(odierno San Biagio), sino allaconfluenza degli stessi nella vastapianura alluvionale (estesa ai piedidella collina dei templi) in un unicocorso fluviale con sbocco nel maredi San Leone (la marina di Agrigento,emporion e porto della città antica).La città, inoltre, era delimitata aNord dai versanti rocciosi della dicollina di Girgenti (ad occidente) edella Rupe Atenea (ad oriente),acropoli del periodo greco (Polibio,IX, 27, 1-9).

    3Area archeologica di Agrigento

  • Secondo la testimonianza fornita dalle fonti(Tucid. VI, 4, 4 ; Schol. Pind. Ol. II, 168) Akra-gas fu fondata, intorno al 582 a.C., da rodio-cretesi provenienti da Gela sotto la guidadegli ecisti (fondatori) Aristonoo e Pystilo. La città conobbe, tra il 570 e il 554 a.C.,dopo un periodo di regime oligarchico, latirannide di Falaride, al quale si ascrivonol’avvio di una politica di espansione del terri-torio verso l’interno a danno dei Sicani e ladefinizione dei confini con le vicine coloniead oriente e ad occidente (Polieno, V, 1, 1;V, 1, 3-4; Diod. XIX, 108, 1).

    L’ABITATOTra la seconda metà e la fine del VI

    secolo a. C. si definiscono le linee del-l’organizzazione urbana. La città èdestinata a svilupparsi nell’ intera areadella valle, dalle pendici della RupeAtenea sin sotto la collina dei templied è già concepita secondo criteri evo-luti, definiti da una scansione regolaredegli spazi e della viabilità. Il disegnourbano, infatti, risulta impostato sugrandi arterie con orientamento Est-Ovest (plateiai del periodo greco rical-cate dai decumani romani) attraversateortogonalmente da circa 30 stenopoi (icardines di epoca romana) che si adat-tano alle accidentalità del terrenomediante l’utilizzo di rampe e senzauna sostanziale modifica di tracciato.

    Il terminus ante quem per la data-zione dell’impianto è costituito dalTempio di Zeus Olimpio (480-460a.C.) che vi risulta inserito, mentre iltermine della seconda metà del VI sec.a.C. è basato sugli scavi stratigraficinell’area del quartiere ellenistico-roma-no e su quelli praticati nel settore occi-dentale della collina dei templi. Unorientamento leggermente sfalsato pre-senta invece il quartiere di abitazionidatabili già dal VI secolo (ma in usosino al IV secolo a.C.) messo in lucedagli scavi Marconi nel settore nord-occidentale della valle (collina a quota192). Il nucleo di abitazioni presenta laparticolarità di essere costituito da caseo gruppi di case disposte a schiera, perlo più monocellulari, parzialmentericavate nella roccia, caratterizzatedalla presenza di pozzi o cisterne e dal-l’utilizzo di spazi liberi comuni.

    I SANTUARIA partire dalla metà del VI sec. a.C.

    si definisce il carattere sacro della collinadei templi che accoglie, ora, piccoli edi-fici e recinti sacri (santuario delle divini-tà ctonie e tempietto tripartito nel setto-re occidentale della collina, ad Ovest diporta V, tempietto arcaico sotto il tem-pio di Vulcano e, nel settore orientale,tempietto di Villa Aurea). E’ solo sulloscorcio del secolo, tuttavia, che l’assettomonumentale comincia a delinearsi conla costruzione del primo tempio peripte-ro di Eracle sulla collina dei templi.

    LE FORTIFICAZIONISe pure in assenza di dati archeolo-

    gici certi, all’età di Falaride si deve farrisalire la costruzione delle poderosemura di fortificazione, in parte tagliatenella roccia e in parte costruite. Datiinequivocabili fissano con certezza losviluppo dell’impianto nella secondametà del VI secolo (deposito di consa-crazione del 530 circa a.C. sistemato aipiedi delle mura là dove esse corrono aridosso del santuario delle divinità cto-nie; officine di coroplasti che si addos-sono nello stesso sito, all’esterno dellemura; tempietto arcaico di Villa Aureache tiene conto della linea delle mura;infine, connessione del tracciato con laviabilità urbana concepita tra la metà ela fine del VI secolo a.C.).

    Si tratta, nel complesso, di un’ope-ra notevole per estensione (ca. 12 km.)e chiarezza di tracciato lungo un peri-metro approssimativamente rettangola-re che segue la linea naturale di mag-giore elevazione, la cresta delle alture eil margine superiore dei valloni.

    LE NECROPOLILa più antica tra le necropoli greche

    di Agrigento è coeva alla fondazionedella città (ceramica mesocorinzia). Ubi-cata sulla collina di Montelusa ad Ovestdella foce del fiume Akragas, risultastrettamente connessa non tanto alprimo insediamento “urbano” entro iconfini della città arcaica e classica,quanto piuttosto ad un emporion sortoalla foce del fiume destinato ad essereattivo sino ad epoca bizantina quale nu-cleo commerciale collegato con il porto.

    Alla Akragas arcaica riportano invecele due necropoli “urbane” di San Biagioe di contrada Pezzino, rispettivamentelungo la riva destra del vallone omoni-mo ad oriente della città nel settore sud-occidentale della collina di Girgenti. Inparticolare, la “necropoli Pezzino” siconfigura come la più ricca e vasta areadi sepolture, destinata a svilupparsi nelcorso del V secolo a.C.

    In epoca arcaica è utilizzata anche lanecropoli di contrada Mosè, località ubi-cata ad alcuni chilometri ad Est dellacittà, lungo la direttrice per Gela, forseda riferire ad un sobborgo da ricercaresulla sovrastante collina. La necropoli,che nel VI secolo a.C. aveva tombecostruite generalmente con tegole poste“alla cappuccina”, presenta il suo massi-mo sviluppo nel V secolo a.C.

    La storia attraverso le fonti La storia attraverso gli scavi

    VIse

    colo

    a.C.

    4Area archeologica di Agrigento MENU

    Testa fittile di Kouros o sfinge, area delTempio di Eracle, 550 a. C. circa

    Lekythos a figure nere (sec. VI-V a.C.)

    http://www.parcovalledeitempli.it/

  • Durante il regime trannico di Terone (488-472 a.C.), Akragas fu prospera sotto il pro-filo economico e potente sotto quello politi-co e militare (Polieno VI, 51; Diodoro X,27, 3; XI, 25, 3-4; XIII, 82, 5; Erodoto, VII,165). Nel 480 a.C. l’annessione diHimera, attuata nell’ottica di una fortespinta espansionistica e della ricerca diuno sbocco sul Tirreno, determinerà l’inter-vento dei Cartaginesi che venivano sconfit-ti nella celebre battaglia di Himera(Diodoro XI, 20 sgg; Polieno I, 28). Dopo lamorte di Terone (Diodoro XI, 53, 1-2) e laripresa delle ostilità con Siracusa (DiodoroVIII, 1-4; 26, 3), città storicamente nemica,Akragas conobbe una lunga parentesi diregime democratico (471-406 a.C.), nel-l’ambito della quale si colloca l’attività filo-sofica e politica di Empedocle (Diodoro XI,53, 5).

    EDILIZIA PUBBLICA E MONUMENTALEI CONDOTTI DI FEACE

    Dapprima, sotto la tirannide diTerone, ma soprattutto durante la sta-gione democratica, la città conobbe l’ak-mè della sua potenza. Il 480 a.C. inaugu-ra la stagione delle grandi opere pubbli-che, quale l’articolato sistema di condot-ti d’acqua ideati da Feace. Si tratta di uncomplesso ipogeico di canali che dallaRupe Atenea e dalla collina di Girgentiscendono con varie diramazioni attra-verso la valle, alcuni con sbocco nell’am-pia depressione ubicata alla estemitàoccidentale della collina dei templi,identificata con la Colimbetra di cuiparla Diodoro: magnifica piscina pro-fonda 20 braccia dal perimetro di settestadi (m 180x7) nella quale, ci dice “con-dottevi le acque delle fonti e dei ruscelline venne viavaio di pesci per i banchettie la allietavano cigni e altri volatili; tra-scuratasi in seguito essa interrò”.

    I TEMPLIIl V secolo a.C. segna anche l’avvio

    delle grandi opere monumentali: sorgecosì, nel settore occidentale della colli-na dei templi, l’imponente tempio diZeus Olimpio, mentre alcuni interventiinteressano l’area del santuario delledivinità ctonie; vengono eretti, inoltre,sulle pendici orientali della RupeAtenea il c.d. tempio di Demetra, e sulcolle di Girgenti il tempio di Athena.

    Ma è sotto la spinta democratica,particolarmente tra il 450 e il 430 a.C.,che sorgono i monumenti più significa-tivi sotto il profilo dell’immagine dicittà sacra che Akragas ha tramandatoai nostri giorni: l’opera di monumenta-lizzazione interessa, innanzitutto, la col-lina meridionale il cui carattere sacroviene esaltato dalla costruzione deitempli peripteri cosidetti di Giunone edella Concordia, eretti tra il 450 e il430 a.C., quando nel settore occidenta-le, ad Ovest di porta V, il santuario cto-nio si arricchisce dei templi I (o deiDioscuri) ed L, mentre, al di là dellaColimbetra, il sito del tempietto arcaicoviene occupato da un nuovo tempioperiptero (c.d. Tempio di Vulcano).

    IL CENTRO POLITICO: L’AGORÀ SUPERIORE

    Si ha ragione di credere che, duran-te il V secolo a.C., l’altura di SanNicola, alla quale si riconosce per ilperiodo arcaico e classico una precipuadestinazione sacra (santuario del ter-razzo sommitale distrutto dalla katato-mè (sbancamento) dell’ekklesiasterion;tempietto e portico terrazzato sul mar-gine settentrionale), costituisse anche ilcuore della vita politica della cittàdemocratica (resti di costruzione al disotto dell’edificio del bouleuterion).Una testimonianza a favore di tale ipo-tesi e interpretazione dei resti si cogliein un passo di Diogene Laerzio (VIII,64-65).

    La storia attraverso le fonti La storia attraverso gli scavi

    Vse

    colo

    a.C.

    5Area archeologica di Agrigento MENU

    Testa fittile di Kore, 500-490 a.C.Cratere a campana a figure rosse, fine V sec. a. C.

    Spaccato del tempio di Giove Olimpio adAgrigento. Da Politi, Raffaello, Sul ristabilimento del gran tempio di Giove Olimpico in Agrigento esua cella iptera distrutto e ridotto a cortile nellaDissertazione apologetica comparsa in Girgentinel 1827. Venezia, tipografia di Alvisopoli, 1828.

  • In questo periodo, in conseguenza di unnuovo conflitto con Siracusa, gli Acragantinifurono sbaragliati presso il fiume Himera e lapace conclusa nel 446 a.C. Durante la spedi-zione ateniese contro Siracusa Akragas, inve-ce, rimase neutrale (415-413 a.C.).Nel 406 a.C., cadute le città di Selinunte eHimera, venne conquistata e distrutta daiCartaginesi di Imilcone (Diodoro XIII, 85-90;96, 3).La pace che ne seguì tra Dionisio I diSiracusa e i Cartaginesi (405-404 a.C.)sancì, a favore di quest’ultimi, il dominiosulla Sicilia occidentale (insediamenti punici,elimi e sicani), nonchè il diritto della popola-zione di Selinunte, Akragas, Himera, Gela eCamarina di far ritorno nelle proprie cittàsenza, tuttavia, potervi ricostruire le mura esotto il pagamento di un tributo a Cartagine(Diodoro XV, 17, 5).

    LE NECROPOLILa storia di Agrigento arcaica e

    classica si riassume tutta in quella dellanecropoli di contrada Pezzino, il piùvasto e ricco tra i cimiteri agrigentini.E’ ubicata nei pressi del valloneHypsas, nel settore sud-occidentale delcolle di Girgenti, in un’area esternaalle mura tra le porte VI e VII.

    Depredata nel corso del secolo scor-so, ha contribuito all’ arricchimentodelle collezioni vascolari di molti museistranieri. Gli scavi regolari intrapresi dal1985 hanno evidenziato l’organizzazionecomplessa del sito, il cui elemento carat-teristico e di maggiore evidenza è costi-tuito dalla situazione di estremo affolla-mento delle tombe e dalla presenza didue assi stradali, uno dei quali è connes-so con l’arteria che usciva da porta VII(obliterata dalle tombe più recenti,modeste per numero e tipologia, chedatano al IV secolo a.C.).Particolarmente ricchi e significativi icorredi databili tra il 480 e il 430 a.C.,periodo corrispondente a quello di mag-giore prosperità e floridezza della città.

    La necropoli di contrada Pezzzinoè probabilmente da identificare conquella ricordata da Diodoro (XIII, 86,1-4) a proposito dell’assedio cartagine-se di Imilcone e Annibale, ai quali lafonte ascrive la distruzione di monu-menti funerari per la costruzione diterrapieni all’altezza delle mura alloscopo di rendere incisivo e risolutoriol’attacco alla città.

    Agli ultimi decenni del V secoloa.C. riportano alcuni corredi dellanecropoli ubicata ad una certa distanzadalla città, in località Villaseta.

    La necropoli di contrada Mosè èutilizzata durante il V secolo a.C.,epoca alla quale si fa risalire una fossadi purificazione ricca di statuette fittiliarcaiche raffiguranti Demetra. Allostesso periodo classico si ascrive la fasepiù significativa della necropoli chepresenta caratteri di una certa monu-mentalità (data la natura del bancoargilloso, si tratta per lo più di tombeinteramente costruite in conci squadra-ti di arenaria, talvolta, quasi veri e pro-pri monumenti sepolcrali). In un casola tomba ha restituito un magnificosarcofago marmoreo con coperchiomonolitico a spioventi e acroteri aglispigoli, al cui interno furono trovati lo

    scheletro di una giovane donna e ilrelativo corredo (Museo ArcheologicoRegionale). Oltre al rito della inuma-zione è attestato in due casi quellodella incinerazione con pozzetti conte-nenti il cratere cinerario Si segnala,particolarmente, lo splendido craterebronzeo a volute (Museo ArcheologicoRegionale) dell’ultimo quarto del Vsecolo a.C.

    La storia attraverso le fonti La storia attraverso gli scavi

    Vse

    colo

    a.C.

    6Area archeologica di Agrigento MENU

    Cratere a volute attico figure rosse con Achillee Pentesilea, Pittore dei Niobidi, 470 a.C.

    Particolare di cratere a calice attico a figurerosse con la deposizione di Patroclo. Pittore di Kleophrades, 500-490 a.C.

    Efebo di Agrigento480 a.C.

  • Conseguentemente alla disfatta cartagine-se al Crimiso del 335 a.C., durante ilgoverno di Timoleonte a Siracusa, si fissain via definitiva lungo il fiume Alykos il con-fine tra l’epicrazia siracusana e quella car-taginese, mentre un nuovo periodo di pacesi inaugura per le città siceliote.Akragas viene rifondata sotto Timoleonte,da coloni elei guidati da Megillo e Feristo(Plutarco, Tim. 35, 2); essa ritorna adessere attiva e vitale e può ricostruire lemura abbattute.Nel 310 a.C. diede vita ad una lega di cittàsiceliote contro il tiranno Agatocle diSiracusa, rimanendo, tuttavia, sconfitta nel306 a.C. sotto la guida di Xenodico(Diodoro XX, 31, 52).

    L’ABITATO Sino alla metà del IV sec. a.C. le testi-

    monianze archeologiche documentanouna lenta ripresa della vita nella città,ripopolata dopo la distruzione senza lapossibilità che le mura venissero ricostrui-te. Parrebbero riferirsi a questo periodo iresti di un settore di abitato dai caratteripunici, messo in luce sulle pendici orien-tali della Rupe Atenea (Acropoli), nonlontano da Porta II, in vita sino al III sec.a.C. e sorto sulle rovine di un nucleo diabiatazioni del V sec. a.C.

    EDILIZIA PUBBLICA E MONUMENTALENella seconda metà del IV secolo

    a.C., per effetto della politica illuminatadi Timoleonte di Siracusa, un periodo dipace accomuna Akragas alle restanti cittàsiceliote comprese nell’ epicrazia siracu-sana. Numerosi interventi di edilizia pub-blica e monumentale riguardano settorivitali della città: innanzitutto il circuitodelle mura di fortificazione, ricostruite(opera difensiva di porta VI e torrioneavanzato di porta VII); il tessuto urbanoripristinato, l’Acropoli individuata comearea destinata ad attività artigianali; il set-tore occidentale della collina dei templi(complesso sacro a sud-est del Tempio diZeus) e, infine, sulle pendici della RupeAtenea, il santuario rupestre di SanBiagio, fuori le mura.

    IL CENTRO POLITICO DELLA CITTÀ: L’AGORÀ SUPERIORE

    Una sistemazione non meno monu-mentale riguarda il centro politico dellacittà: sull’altura di San Nicola, tra il IV e ilIII sec. a.C., sorgono edifici di caratterepolitico-civile: sul declivio meridionale delcolle viene eretto, infatti, l’ekklesiasterion(luogo delle assemblee popolari), su quel-lo settentrionale il bouleuterion (sala delconsiglio cittadino o boulè) che occupal’area di un nuovo terrazzo sostenuto dapoderose mura.

    LE NECROPOLIAlla fine del IV secolo a.C. si riporta la

    necropoli urbana, dai caratteri monumen-tali di c.da Sottogas (attuale via Manzoni),appena fuori porta IX. Essa era caratteriz-zata da tombe con prospetti architettonicisul fronte della parete rocciosa, all’internodella quale era ricavata la tomba a camera.L’introduzione della nuova tipolagia fune-raria, sino ad allora contraddistinta datombe a fossa o alla cappuccina, denote-rebbe una chiara influenza della culturaarchitettonica microasiatica, quale va rico-noscendosi anche nel disegno urbano.

    La storia attraverso le fonti La storia attraverso gli scavi

    IVse

    colo

    a.C.

    7Area archeologica di Agrigento MENU

    Busto fittile di divinità (Persefone?), Santuariodi San Biagio (Agrigento), IV sec. a. C. Statuetta fittile, necropoli Pezzino, IV-III sec. a. C

  • Tra il 289 e il 279 a.C. la città conobbe latirannide di Finzia che, distrutta Gela, netrasferì gli abitanti nella nuova città diFinziade, fondata presso l’Eknomos (odier-na Licata; Diodoro XXII, 1 sgg; XXII, 7, 1).Akragas sarà dalla parte di Pirro, giunto inSicilia da Taranto nel 287 a.C. per liberarele città siceliote dalla minaccia cartagine-se, e poi da quella dei Cartaginesi stessinel 264 a.C. divenendone, nel corso dellaprima guerra punica, una importante baseinsieme ad Eraclea Minoa (Diodoro XXII,10, 1-2; XXIII, 1, 2). Nel 261 a.C. la cittàsarà espugnata dai Romani che ne trasse-ro 25000 schiavi tra la popolazione(Polibio I, 16-20; Diodoro XXIII, 9).Nel 255 a.C. fu ancora assediata e conqui-stata dai Romani che ne abbatterono lemura (Diodoro XXIII, 18, 2). Durante laseconda guerra punica fu di nuovo dallaparte dei Cartaginesi che vi installarono unpresidio, ma fu definitivamente conquistatadai Romani del console Levino nel 210a.C. (Livio XXVI, 40). Nel 139-131 a.C.,durante la guerra servile, la città e il terri-torio subirono devastazioni e, sotto la pre-tura di Verre, ogni sorta di ruberie (DiodoroXXXIV; XXXV, 2, 43; Cicerone, Verr., IV, 93-95). Nell’ordinamento romano delle provin-cie di Sicilia, Agrigentum fu compresa trale civitates decumanae, soggetta, dunque,al pagamento di un decimo dei proventiagricoli. Sotto Augusto ebbe lo statusmunicipale.

    OPERE DI DIFESAAlle vicende della prima guerra

    punica si riporta la costruzione del-l’edificio a camerette a ridosso dellospigolo Sud-Est del tempio di ZeusOlimpio e delle mura di fortificazioneconnesse con Porta IV.

    L’ABITATO Durante il periodo romano, con-

    trassegnato da una pace duratura, lacittà si arricchisce di monumenti perun fervore di rinnovata attività edilizia.A questa epoca si fanno risalire: il rias-setto urbanistico che rispetta le lineedell’ordinamento precedente (area delquartiere ellenistico-romano), ma cui siriconosce, da un lato, un forte richia-mo all’urbanistica delle città microasia-tiche (città terrazzata e scenografica;distribuzione funzionale degli spazipubblici, già presente alla fine del IVsecolo a.C.), dall’altro un attaccamentoalla tradizione urbanistica di ambientemagno-greco e siceliota (struttura degliisolati allungati estranei alla tradizionemicroasiatica).

    IL CENTRO POLITICO DELLA CITTA: AGORÀ INFERIORE E SUPERIORE

    Nell’area del poggio di San Nicola,il declivio meridionale, tra il II e il Isecolo a.C., subisce importanti trasfor-mazioni che vedono l’obliterazionedell’ ekklesiasterion e la costruzione diun tempio prostilo di ordine ionico(c.d. Oratorio di Falaride); analoga-mente, sul declivio settentrionale, l’am-pliamento del terrazzo determinal’obliterazione del tratto occidentaledel decumano, mentre un tempio supodio di epoca agustea viene erettoall’interno di una vasta area porticata.Sotto Augusto, anche l’area a Nord-Estdel tempio di Zeus, riceverà una siste-mazione definitiva con la costruzionedi un Ginnasio (l’agorà inferiore ricor-data in un passo di Livio?).

    LA NECROPOLIAd epoca ellenistica riportano i

    corredi della necropoli ubicata sullariva sinistra del vallone San Biagio, nondistante da quella arcaica sviluppatasisulla prospiciente riva destra. Lanecropoli è vasta per estensione tantoda riferirvi, quale estrema propagginedella stessa, la ripresa dell’uso di sep-pellire nell’area del cimitero di contra-da Mosè abbandonato dopo la distru-zione del 406 a.C.

    La storia attraverso le fonti La storia attraverso gli scavi

    Età

    ellen

    istico

    -rom

    ana

    III-I

    seco

    loa.

    C.

    8Area archeologica di Agrigento MENU

    Grande piatto pestano, 350-325 a. C.Statua marmorea di Afrodite al bagno, II-I sec. a. C.

  • Durante i primi tempi dell’impero fu l’unicacittà ad esistere sulla costa meridionaleinsieme a Lilibeo (Strabone VI). Svolse,inoltre, un importante ruolo eni collega-menti con l’Africa settentionale romanacome mostrano le fonti itinerarie (TabulaPoetingeriana e Itinerarium Antonini) chene fanno il punto di arrivo delle principalistrade della Sicilia (assi viari Catana-Agrigentum e Panormus-Agrigentum).L’epoca bizantina è testimoniata dalle fonti(lettere di Gregorio I) e dalla presenza dinecropoli e sedi di culto.Nell’825 la città sarà conquistata dagliArabi.

    L’ETÀ IMPERIALEPer l’età imperiale i dati più significa-

    tivi si riferiscono al periodo antonino se-veriano (II-III secolo) e indicano il persi-stere di una economia prospera, princi-palmente basata sull’attività estrattiva esul commercio dello zolfo (tegulae sulfurisdal quartiere ellenistico-romano). Allostesso periodo si ascrive la necropoli mo-numentale sviluppatasi sul declivio meri-dionale della collina dei templi, al di fuoridella linea di fortificazione (tomba c.d. diTerone).

    L’EPOCA TARDO ROMANA E BIZANTINA

    Nel IV secolo, in uno col venir menodella fonte di ricchezza per la crisi dell’in-dustria e del commercio dello zolfo, lacittà si avvia ad un lento declino; pertantonei secoli successivi, anche in conseguen-za delle incursioni barbariche, la città su-bisce una contrazione, sino a quando essanon finirà per arroccarsi sul colle di Gir-genti, abbandonando quasi del tuttol’area della città classica e romana. Sarà,tuttavia, il diffondersi del cristianesimoche produrrà le più significative testimo-nianze: basilica paleocristiana della qualesi riconoscono due fasi sino al V secolopresso il vallone San Biagio; basilica cri-stiana la cui esistenza è documentata nel-l’area della valle dei templi dal rinveni-mento di alcuni elementi architettonici edecorativi, ma della quale si hanno notiziedalle fonti; basilica dei SS Apostoli Pietroe Paolo insediata, dal vescovo Gregorioalla fine del VI secolo, nel tempio dellaConcordia, appositamente riadattato; in-fine necropoli paleocristiana che si esten-de in una vasta area tra i templi di Giuno-ne e della Concordia (cimitero sub divo;catacomba c.d. Grotta Fragapane; ipogeiper nuclei familiari; infine, arcosoli sul co-stone roccioso già utilizzato quale basa-mento delle fortificazioni della cittàgreca).

    Nell’825 Agrigento sarà definitiva-mente conquistata dagli Arabi.

    La storia attraverso le fonti La storia attraverso gli scavi

    Età

    impe

    riale

    ebi

    zant

    ina

    9Area archeologica di Agrigento MENU

    Erma marmorea romana con testa di Pan

    Lucerna paleocristiana

  • Storia della ricercaarcheologica

    Nel XVIII secolo, in uno con l’istituzio-ne della prima organizzazione di Statodel servizio di antichità in Sicilia, hannoinizio le prime ricerche archeologiche inAgrigento (scavi nell’area del tempio diZeus e sgombero delle strutture conindividuazione della pianta del tempio)e gli interventi di restauro dei monu-menti (anastilosi del tempio di Giunone,restauro del frontone orientale del tem-pio della Concordia).

    Una data importamte, tuttavia, è il1827, anno in cui viene istituita aPalermo la Commissione di Antichità eBelle Arti con giurisdizione su tuttal’isola, sotto la presidenza di DomenicoLo Faso Duca di Serradifalco: nuoviinterventi di restauro e ricerche di scavofurono così intrapresi (scavo del tempiodi Demetra sulla Rupe Atenea, anastilosidelle quattro colonne dell’angolo SWdel tempio di Castore e Polluce). Nellaseconda metà dell’Ottocento, saggi discavo in c.da San Nicola portarono allaluce la Casa del peristilio, mentre nuovi

    interventi di restauro interessarono iltempio della Concordia sotto la guidadel Direttore alle antichità arch.Francesco Saverio Cavallari.

    Il XVIII secolo segna, tuttavia,anche l’inizio della sistematica devasta-zione delle necropoli agrigentine i cuicorredi confluiti per lo più in collezioniprivate (famosa quella di Raffaello Politie del Ciantro Giuseppe Paniteri)andranno presto ad arricchire le colle-zioni archeologiche di numerosi museistranieri.

    Nel 1864, per merito di GiuseppePicone, nasce il primo nucleo del MuseoCivico che, dapprima ospitato nella cap-pella trecentesca del conevento di sanFrancesco, sarà poi trasferito nei primidel XX secolo in piazza Municipio doverimarrà sino alla sua chiusura. Nei primidecenni del XX secolo furono intrapreseimportanti ricerche (nel sito dell’empo-rion a San Leone, in c.da San Nicola, neipressi del tempio di Giove dove vennein luce il sacello ellenistico) i cui risultativennero pubblicati dal Gabrici nel 1925.

    Tra il 1922 e il 1932 ha inizio unperiodo particolarmente fecondo diricerche e di studi. Sotto la reggenza diPaolo Orsi, a alle Antichità di Siracusa,ad Agrigento svolgerà la propria instan-cabile attività di archeologo PirroMarconi. Grazie all’insigne archeologo eal sostegno finanziario del mecenateinglese capitano Hardcastle furonointraprese importanti ricerche che anco-ra oggi costituiscono un caposaldo diconoscenza dell’archeologia agrigentina(ricerche al tempio di Demetra sullaRupe, scavo dell’Oratorio di Falaride,saggi nella cella del tempio di Giunone,scavo del sacello di Villa Aurea, scavodel tempio di Esculapio e del santuariorupestre di San Biagio, scavo del tempio

    di Zeus, imporatnte scavo nell’area delsantuario delle divinnità ctonie ecc.).Importanti interventi di restauro deitempli agrigentini saranno intrapresisotto la guida di Giuseppe Cultrera chesarà Soprintendente alle Antichità dellaSicilia tra il 1932 e il 1934 (restauro delTempio di Giunone, della Concordia,del tempio di Esculapio).

    Nel 1939 viene istituita laSoprintendenza alle Antichità diAgrigento. Sotto la guida del soprinten-dente Goffredo Ricci, si avvieranno scavinell’area della necropoli Pezzino cheportarono al recupero dell’eccezionalevaso attico a figure rosse del Pittore diKleophrades con la morte di Patroclo.

    Dopo il periodo bellico, che com-portò la sospensione delle ricerche, sottola guida del Soprintendente PietroGriffo, ha inizio la storia più recentedelle ricerche archeologiche inAgrigento (scavi nell’area del quartiereellenistico–romano, ricerche intorno altempio di Eracle e nei pressi del Tempiodi Zeus, area sacra di porta V, ipogeoGiacatello, necropoli paleocristiane,ekklesiasterion, necropoli di Villasetaecc.) che ancora oggi si arricchisce dinuove importanti acquisizioni (scavi delginnasio, del bouleuterion, della necro-poli Pezzino, della necropoli sub divo,del santuario di Asclepio ecc.).

    10Area archeologica di Agrigento MENU

    Tomba di Terone ad Agrigento. Da Lo FasoPietrasanta, Domenico, duca di Serradifalco,Antichità di Sicilia. Palermo, tip. del Giornale letterario presso la Reale stam-peria, 1834-1842, v. 3.

    a destra: Veduta della Valle dei templi diAgrigento. Da Lo Faso Pietrasanta, Domenico,duca di Serradifalco, Antichità ... cit., v. 3.

  • La visita ai monumenti della valle ha iniziodall’area del grande piazzale (c.d. ”postodi ristoro”) che si incontra entrando incittà da Porta IV o Porta Aurea.All’interno dell’area recintata ad Ovest delpiazzale, si sviluppa un importante com-plesso archeologico; esso si articola inuna sequenza di aree sacre, diverse nellaconfigurazione architettonica, ma nonnella natura dei culti praticati. Questo set-tore della collina dei templi restituisce ladocumentazione monumentale più anticadella religiosità agrigentina nel VI secoloa.C., con particolare riferimento al cultoctonio (della fertilità della terra e legato almondo degli inferi) di Demetra e Kore, cuiriportano i materiali votivi rinvenuti e lepeculiarità struttive dei monumenti.La visita, per ovvi motivi di percorso, nonpuò svolgersi secondo un itinerario stretta-mente cronologico.L’area è accessibile anche da Porta V: inquesto caso, la numerazione data al per-corso non risulta più valida e la visita puòavere inizio dal settore ad Ovest dellaPorta.

    11Area archeologica di Agrigento MENU

    1Il settore occidentale della collina dei templi

    100metri

  • Tempio di Zeus OlimpioÈ il più grande tempio dorico

    dell’Occidente. La costruzione, intrapre-sa per celebrare la vittoria di Himera,non fu mai portata a compimento.Presenta soluzioni architettoniche origi-nali che ne fanno un unicum nel quadrodell’architettura greca.

    Oggi il monumento si presenta comeun immenso campo di rovine dovute alladevastazione causata da terremoti e dal-l’essere stato utilizzato, nel XVIII secolo,come cava di pietra per la costruzionedel molo di Porto Empedocle.

    Il tempio si ergeva su un colossalebasamento di m 56,30x113,45 e vi siaccedeva per un crepidoma di cinquegradini. Non è un tempio periptero ditipo canonico: presenta una pseudo peri-stasi (falso colonnato) di 7x14 semico-lonne a scansione regolare lungo unmuro continuo all’interno della quale ècollocata la cella, a pianta tripartita, i cuimuri presentano una sequenza di 12pilastri. A causa del numero dispari dellesemicolonne sulla fronte, l’accesso,impossibile al centro, è stato variamenteipotizzato ora agli angoli del lato orienta-le, ora al centro di quello meridionale.La particolarità architettonica più rile-vante è costituita dalla serie di figure digiganti (Telamoni) che occupavano, dauna certa altezza in poi, lo spazio inter-corrente tra ogni semicolonna (interco-lumnio). Di queste figure una, ricompo-sta nell’800 da pezzi originali, è collocatain una sala del Museo Archeologico (unacopia è stata lasciata sul posto, tra lerovine del tempio).

    Il tempio, secondo la testimonianzadi Diodoro, avrebbe avuto i due frontoni

    scolpiti (rispettivamente scene diGigantomachia e di Iliupersis). Ad unacerta distanza dalla fronte orientale sitrovano i resti dell’altare monumentale.

    Studi recenti hanno posto in rilievoun aspetto particolare del culto (forse giàpraticato in epoca arcaica): si tratterebbecioè del culto di uno Zeus ctonio (lostesso Zeus noto in Esiodo come largito-re di beni agricoli in stretto rapporto conDemetra). A tale particolare natura delculto riporterebbero la contiguità con ivicini santuari di culto demetriaco e lastessa singolare concezione architettonicadella struttura chiusa e compatta intornoalla grande aula interna.

    12Area archeologica di Agrigento MENU

    1Il settore occidentale della collina dei templi

    Area del tempio di Zeus: copia del Telamone ricomposto al Museo Archeologico di Agrigento

    In alto: il tempio di Zeus da est

    In basso: ipotesi ricostruttiva per i Telamoni (da De Waele)

    10 30 5020 40metri

  • Settore ad Ovest del tempio di Zeus ed area sacra ad Est di Porta V

    Alle spalle del tempio di Zeus sisviluppa un settore di abitato sorto,probabilmente, in funzione delsantuario stesso e un’area sacra aridosso della Porta V.

    L’assetto urbanistico regolare èdefinito dalla presenza di tre assi viari(stenopoi) con andamento Nord-Sudche incrociano la grande arteria(plateia) Est-Ovest: questa, che eracollegata con la vicina Porta V, marginaa Nord il tempio di Zeus, a Sud l’agoràinferiore e prosegue sino a connettersi,alla estremità orientale, con la Porta II,detta Porta di Gela.

    Saggi stratigrafici hanno dimostratoche gli stenopoi (il più orientale è inparte obliterato dalle rovine del tempiodi Zeus) risalgono alla fine del VI secoloa.C. e, pertanto, hanno preceduto nelloro impianto le costruzioni delquartiere: questo, nella prima metà delV secolo, comprende per lo più edificidi carattere sacro o pubblico, quali saleper riunioni o stoai (portici). Allaseconda metà del V secolo a.C. si fannoinvece risalire strutture con funzione perlo più abitativa. Lievi modifiche nellastruttura e nella funzione degli edificisaranno operate in epoca ellenistica.Una lunga costruzione (stoà) allineataallo stenopòs occidentale, separa questosettore dal contiguo complesso sacro.

    I limiti dell’area sacra, ad est di PortaV, (all’interno di un vasto piazzale in etàarcaica pavimentato con semplice battutodi arenaria) sono costituiti: a Est e aNord dai due bracci di un lungo portico

    ad L; a Ovest da Porta V e dall’arteriaEst-Ovest che vi penetra, a Sud dal ciglioroccioso lungo il quale corre la linea dellefortificazioni. La storia del santuario hainizio in epoca arcaica.

    A ridosso di Porta V, si riconosconoi resti di un tempietto (A) dalle formesemplici (tipo ad oikos) tripartito conpronao, cella e adyton, orientato aNord, sorto intorno alla metà del VIsecolo a.C., in epoca anteriore alladefinizione del reticolato urbano(l’edificio, infatti, non risulta allineatoal tracciato di strade del contiguosettore orientale). Conservato per lopiù nei filari di fondazione, presentarimaneggiamenti successivi: aggiunta diun vano quandrangolare con altareall’interno, nella prima metà del Vsecolo a.C.; monumentalizzazione dellafacciata mediante l’aaggiunta di unpropylon con pilastri e colonne nellaseconda metà del V secolo a.C.

    In questa fase il piazzale,originariamente in battuto d’arenariasino ai limiti di un probabile boschettosacro, ipotizzato nel settore orientale,venne sopraelevato a ricevere unaprima pavimentazione a lastroni.

    Infine, nella seconda metà del IIIsecolo a.C., il sacello, già da tempo instato di rovina, conseguentemente alladistruzione del 406 a.C., venneobliterato e il livello del piazzale ancorasopraelevato mediante una nuovapavimentazione a lastre a guisa divespaio. Due altari a dado entro recintivennero eretti nell’area del propylon.

    L’esistenza ad Est nei pressi deltempietto delle tracce (tagli nellaroccia) di un edificio templare (forsemai portato a compimento), fa ritenereche il complesso sacro sin dalle sueorigini, fosse dedicato al culto ctonio diDemetra e Kore e che di tale culto siperpetuasse il ricordo ancora in età

    ellenistica, con la dedica dei due altaria recinto eretti, come abbiamo detto,sulle rovine del tempietto.

    Lungo i margini orientali esettentrionali del vasto piazzale sipossono cogliere i resti di un portico adL (B). Fu eretto in età ellenistica(seconda metà del III secolo a.C.). Ditale portico (in parte costruitosull’originario muro di delimitazionedel santuario, dei primi decenni del Vsecolo a.C.), si ricostruiscono due fasi:la prima, con breve braccio Est-Ovest,la seconda (II secolo a.C.), conprolungamento dello stesso sin sopra lerovine di un edificio rettangolarearcaico (D), interpretato come sala diriunioni (lesche); sempre nell’ambito ditale ultima fase (II secolo a.C), siascrive la costruzione dell’edificiocircolare o tholos (C), forse un edificiosacro con altare al centro che si

    13Area archeologica di Agrigento MENU

    1Il settore occidentale della collina dei templi

    A

    B

    D

    C

    Tempietto tripartito (A), e il piazzale lastronato

    10 30 5020 40metri

  • sovrappone all’estremità meridionaledel lungo braccio orientale del portico;l’opera di monumentalizzazionedell’area, infine, tra la secoda metà delIII e gli inizi del II secolo a.Ccomprende la serie di edicolette sacreaddossate al muro esternosettentrionale del braccio Est-Ovest delportico e prospicienti sulla plateia.

    Il portico a L per la sua strutturachiusa e compatta (interrotta dasemplici aperture sul piazzale), nonchèper la presenza al suo interno (lungo ilbraccio Nord-Sud), di muri delimitantiambienti, di una vasca-fontana e dicisterne, è stato interpretato comeluogo di sosta e di consumazione dipasti sacri (c.d. Estiatorion-katagogion).

    L’itinerario prosegue sino alla vicinaPorta V. L’area della porta è attualmenteoccupata dall’imponente crollo dei muridi spalla esteso in parte anche allapiccola depressione attraverso la qualesaliva la via di penetrazione che siconnetteva all’arteria Est-Ovest chemargina da nord questo settoreoccidentale della collina dei templi.

    Santuario delle divinità ctonie earea sacra ad Ovest

    È il più importante complesso diedifici sacri dedicati al culto delledivinità ctonie, Demetra e Kore (forseun Thesmophorion). Era delimitato daun muro di peribolo (recinzione)conservato solo nel tratto occidentale.Fu in vita dall’età arcaica a quellaellenistica. Alla metà del VI secolo a.C.si fanno risalire i due recinti a cieloaperto, con uno o più altari all’interno,destinati a manifestazioni rituali,segrete, legate alla particolare naturadel culto: Recinto 1 (A) A pianta rettangolare,ingresso a Nord (settore interessato daun crollo), articolato in più ambienticollegati da un angusto corridoiotrasversale. Si tratta di un edificio, conaltare circolare al suo interno che, per icaratteri assai particolari della stesuraplanimetrica, trova confrontisignificativi in ambiente cretese. Recinto 2 (B) Poco più a Sud, ha formepiù semplici, simili a quelle di unsacello arcaico; è bipartito nel senso

    della lunghezza e aperto sul latoorientale; è dotato di due altari interni,uno circolare e uno rettangolare.

    Alla stessa epoca, o poco dopo, siascrivono i numerosi altari circolari equadrati (per cerimonie ritualiall’aperto) disseminati nell’areacircostante, oltre a due tempietti

    tripartiti con pronao, cella, e adyton:tempietto 1 (C) e tempietto 2 (D). Unterzo edificio (tempietto 3, (E) c. d.oikos), a ridosso del lato orientale deltempietto 2, ha invece la cella più largache lunga, successivamente ingrandita.Alcuni tagli nella roccia (F), visibili aridosso del lato orientale del tempiettoad oikos, sono ascrivibili ai tentativioperati nella seconda metà del VIsecolo a.C. e successivamente, agli inizidel V secolo a.C., di costruire ungrande tempio periptero, tuttavia nonportato a compimento.

    14Area archeologica di Agrigento MENU

    1Il settore occidentale della collina dei templi

    Edificio a tholos

    A

    D E

    F

    Tempio dei Dioscuri

    Tempio L

    B

    C

    Area del Santuario, altare quadrato e circolare Recinto 1

    10 30 5020 40metri

  • Tempio I (c.d. dei Dioscuri)e tempio L

    Durante il V secolo a.C. si assiste aduna definizione del complessomonumentale con la costruzione,intorno al 450 a.C., di un nuovo tempioperiptero (tempio I); si conserval’angolo nord-occidentale nellaanastilosi parziale, risalente al XIXsecolo, cui peraltro, si ascrivono pesantiinterventi ricostruttivi sulle colonne e lagradinata di accesso moderna (la

    cronologia è proposta su basetipologica e non sui dati di scavo).

    Si tratta di un tempio dorico,esastilo, con tredici colonne sui latilunghi (m 13,40x31); alcuni elementiarchitettonici sono ascrivibili ad unrestauro di epoca tardo ellenistica(forse nel II secolo a.C. inconcomitanza con l’ultima fase delcomplesso sacro contiguo ad Est).

    Dell’adiacente tempio L poco siconserva: solo il taglio di fondazione,alcuni blocchi presso l’angolo nord-orientale ed, inoltre, numerosi tamburidi colonne disseminati nell’areadell’edificio. Non è accertata l’epocadella costruzione che potrebbe risalirealla metà del V secolo a.C. È possibile,infatti, che esso sia coevo al tempio I eche l’altare, conservato sulla fronteorientale, sia contemporaneo ai restaurioperati nello stesso tempio I. È statoipotizzato che i due templi fosserodedicati a Demetra e Kore.

    Area sacra ad Ovest del santuario delle divinità ctonie

    Si tratta di un’area sacra che occupal’estremità occidentale del terrazzo chesi affaccia sulla Colimbetra.

    Da tale area, inuso già dalla fine delVI secolo a.C.,proviene una famosatestina modellata amano di divinità conalto polos di fabbricarodia o cretese dellafine del VII secoloa.C., interpretataquale reliquia portatadai coloni geloi almomento dellafondazione della città.

    Del santuario si colgono sul terrenoalcuni resti di difficile lettura pertinentialla fase arcaica (oikos o recintoall’angolo nord occidentale e donari deiquali rimangono solo i tagli nella

    roccia) e alla successiva, ascrivibile allaprima metà del IV secolo a.C.(ampliamento dell’oikos arcaico,trasformato in un sacello a dueambienti; edicola aperta ad est).

    Spingendosi sul ciglio settentrionaledi questo settore della collina, lungo ilquale corre la linea delle fortificazioni(conservata a tratti) si potrà osservarel’ampia depressione identificata con lavasta piscina di cui parla Diodoro(Colimbetra); l’area, recentementeaffidata al FAI (Fondo per l’AmbienteItaliano), è oggetto di un interessaterestauro ambientale per essere restituitaalla fruizione.

    In lontananza, oltre la Colimberta,sul terrazzo occidentale della collinadei templi, si possono osservare i restisuperstiti del tempio di Vulcano (vedipag. 17).

    15Area archeologica di Agrigento MENU

    1Il settore occidentale della collina dei templi

    IL CULTOUna recente interpretazione dei complessi sacri sin qui esaminati lascia intravedere la possibilitàche la successione delle tre aree sacre di culto ctonio fosse funzionale alla articolazione delle festeche vi si celebravano in onore di Demetra e Kore; si tratterebbe in particolare delle tesmpphorie;tali feste, in assonanza con quelle che avevano luogo in Atene, duravano tre giorni: il primo com-prendeva l’arrivo della processione di donne che si suppone entrasse nell’area sacra da Porta Vtrovando, nel santuario subito ad Est di questa, il luogo deputato ad accogliere e far sostare i par-tecipanti alle cerimonie (il boschetto sacro ipotizzato avrebbe ricevuto le tende o skenai, mentre laleske avrebbe funzionato, sino alla fine del V secolo, quale luogo di assemblea delle donne; nel IIIsecolo a.C., l’edificio ad L dovette assumere, infine, la funzione di luogo di soggiorno e consuma-zione dei pasti). Il secondo giorno, quello del digiuno, le cerimonie si sarebbero svolte nell’areasacra ad Ovest della Porta, nell’area dei recinti e degli altari (recinto 1 e 2 in particolare): qui ave-vano luogo i magarizein, cerimonie che consistevano nel buttare i porcellini femmina vivi nei mega-ra o chasmata (luoghi voraginosi identificati con i borthroi o altari rotondi) i cui resti putrefatti veni-vano poi recuperati nel terzo ed ultimo giorno della festa per concimare il terreno; il terzo giorno,denominato kalligeneia, cioè della generazione di cose belle, avuto termine il digiuno, si svolgeva ilpasto comune e forse a queste ultime cerimonie era destinata l’area sacra all’estremità occidenta-le della collina.

    Il tempio dei Dioscuri, particolare

    10 30 5020 40metri

  • Spostandosi sul margine meridionalesi segua il costone roccioso sino all’areasacra ubicata ad Est di Porta V.

    Una singolare e interessante vedutadelle fortificazioni (e dei relativi crolli),si coglie affacciandosi sul ciglio dellacollina. All’esterno e a ridosso dellacortina muraria, in corrispondenza delsantuario delle divinità ctonie, eranoubicate le officine dei coroplastispecializzati nella produzione diterracotte votive destinate alle offerte neisantuari.

    Si prosegua la visita sino all’Area sacraubicata a Sud-Est del Tempio di Zeus, neipressi dell’ingresso.

    Area sacra a Sud-Est del tempio di Zeus

    Il complesso, databile alla secondametà del IV secolo a.C., è costituito daun tempietto dalle forme arcaizzanti e,a Sud, da un piazzale cosparso dipiccoli bothroi e fossette votive.

    Il tempietto, preceduto da unagradinata tagliata nella roccia, è apianta bipartita con pronao e cellasopraelevata, divisa in due navate:questa, infatti presenta al centro, lungol’asse mediano, un pilastro confunzione di sostegno del trave centraledella copertura, cui corrispondeanalogo pilastro al centro dell’ingresso.

    Il piazzale che si sviluppa a Sudrisulta delimitato, lungo il cigliomeridionale, da una costruzioneoblunga (sorta di portico-fontana) chepresenta, alla etremità orientale, unagrande vasca per abluzioni rituali (lacostruzione ha obliterato una grandecisterna di epoca arcaica e l’anticastrada di arroccamento). Nei pressi del

    tempietto, una costruzione oblunga adandamento obliquo si addossa allospigolo sud-est del tempio di Zeus percongiungersi con la parete occidentaledi porta IV; si tratta di un muro difortificazione (c.d. edificio a camerette)da riferire alle vicende legate alla prima

    guerra punica e alla trasformazione deltempio di Zeus in opera difensiva cuiaccennano le fonti.

    A Nord-Est del tempio di Zeus si dipar-te una strada battuta che conduce all’areadel Ginnasio.

    16Area archeologica di Agrigento MENU

    1Il settore occidentale della collina dei templi

    La Colimbetra

    10 30 5020 40metri

  • Il ginnasio È raggiungibile dall’area del Tempio

    di Zeus. Il sito non è del tutto fruibile(scavi e sistemazione complessiva incorso).

    È ubicato al margine settentrionaledell’agorà inferiore: quest’ultima, ègeneralmente identificata con l’areadell’attuale posteggio del Posto diRistoro, sia sulla base di rinvenimentioperati negli anni ’50, che sulla scortadelle fonti che collocano il foro neipressi del Tempio di Eracle (CiceroneVerr. II, 4, 43) e vicino alla portadell’emporion (Porta IV o Aurea; LivioXXVI, 40).

    Il sito interessato dai resti delginnasio era stato già parzialmenteindagato negli anni ’50, quando eranostati messi in luce la porzione di unportico, un edificio circolare e alcunisedili iscritti che, sulla scorta delladedica ad Hermes ed Eracle, eranostati già a quel tempo attribuiti ad unedificio identificato come ginnasio(l’iscrizione fu trasferita e i sediliricomposti nel chiostro del Museoarcheologico).

    Allo stato attuale delle ricerche,dell’edificio del ginnasio, databile adetà augustea, si conservano i resti di unesteso porticato, interpretabile comexistus (il luogo degli esercizi alcoperto), allineato lungo l’arteriaoccidentale Nord-Sud del reticolatourbano, e una duplice fila di sedilicontrapposti disposti lungo il trattosettentrionale di uno spazioidentificabile con la pista allo scoperto.Ogni fila è suddivisa in due settori,

    ciascuno delimitato da braccioli,mentre uno spesso strato di intonacoricopriva i sedili che conservano partedi una lunga iscrizione in lettere grechedi età augustea (essa si integra conquella a suo tempo trasferita al Museodi Agrigento). Da tali sedili le autoritàcittadine assistevano alle esibizioni oalle sfilate degli atleti.

    Altri edifici e strutture di epoca piùtarda (due edifici rettangolari specularicon orientamento Nord-Sud e unedificio circolare, con basi di pietraquadrangolari all’interno lungo il muroperimetrale, che interferisce in partecon le strutture del ginnasio) sonoascrivibili ad un complesso adestinazione pubblica di epocacostantiniana (IV secolo d.C.).

    Tra la fine del V e il VII secolo, inconseguenza delle invasioni vandaliche,l’area, perdute ormai le propriefunzioni pubbliche, viene destinata adattività artigianali (fornacella rinvenutain uno degli edifici rettangolari).

    17Area archeologica di Agrigento MENU

    1Il settore occidentale della collina dei templi

    10 30 5020 40metri100 200metri

  • È raggiungibile: a piedi, dal sentieroche dal ciglio settentrionale delsantuario delle divinità ctonie scendesino alla Colimbetra per risalire lungo lacollina sino alla strada ferrata (non piùin uso) seguendo la quale (per uncentinaio di metri verso Sud- Ovest) sigiunge al tempio; in automobile, dallastrada Nazionale 115 (per Villaseta) sinoal ponte Sant’Anna nei pressi del quale,ad Est, si diparte una stradina in terrabattuta che conduce al tempio, passandosotto il ponte della ferrovia.

    Si tratta di un tempio di epocaclassica, sorto sui resti di un sacelloarcaico rimasto inglobato nellefondazioni (elementi della decorazionefittile policroma del tetto sono espostial Museo archeologico). Fu eretto,intorno al 430 a.C., su un pianorodigradante da Est a Ovest che,pertanto, nel lato sul quale fu eretto ilbasamento dell’edificio, presenta unintaglio a tre gradini. Il tempio èperiptero, di ordine dorico, esastilo,con tredici colonne sui lati lunghi.Pochi avanzi si conservano dell’elevato(due tratti del crepidoma a quattrogradini e due colonne); all’interno dellaperistasi si colloca la cella con pronao eopistodomo (rimangono solo tre settoritrasversali di muro all’interno delperimetro del basamento, incorrispondenza dell’ingresso delpronao, del muro di fondo della cella edell’ingresso dell’opistodomo). Alcunidegli elementi superstiti dell’elevatodenotano influssi ionici (cornice conovoli e dentelli plastici, fusto dellecolonne con scanalature a spigolobattuto).

    18Area archeologica di Agrigento MENU

    Tempio di Vulcano

    100 200metri 10 30 5020 40metri

  • 19Area archeologica di Agrigento MENU

    2La collina dei Templi

    Ritornati nell’area del piazzale, si inizi lavisita del settore orientale della collina.Si imbocca la strada moderna che l’attra-versa (al fine di rendere più agevole ilpercorso di visita in salita, le guide turi-stiche generalmente scelgono il percorsoinverso dall’accesso nei pressi del tem-pio di Giunone).

    Tempio della Concordia

    Casa Pace

    Ipogei bizantini

    Porta III

    100metri

    Porta IV

    Tempio di Ercole

    Tomba di Terone

    per il Tempio di Esculapio

    Villa Aurea

    Necropoli paleocristiana e bizantina

    P

    Tempio di Giunone

  • Tempio A (c.d. Tempio di Eracle)

    Come tutti i templi agrigentini ècostruito in calcare conchiglifero locale.

    Viene identificato sulla scorta di unpasso di Cicerone (Verrine IV,43) chericorda un tempio dedicato a questadivinità nei pressi del foro. È il piùantico dei templi peripteri diAgrigento. La costruzione risale allafine del VI secolo a.C. come si evincedall’analisi formale del monumento(pianta allungata, rapporto tra ilnumero delle colonne dei lati lunghi equelle dei lati brevi, accentuata

    rastemazione delle colonne, caratteredel capitello schiacciato sotto il persodella trabeazione, ecc.). È di ordinedorico; sorge su possente basamento avespaio, ha una peristasi di 6x15colonne (m 67,04x25,28 stilobate) cuisi accede per un crepidoma di tregradini; all’interno, è la cella conpronao e opistodomo in antis (duecolonne tra le ante). Nello spessore deidue piloni che separano la cella dalpronao è ricavata la scala di servizio altetto. A coronamento del tetto la simain pietra calcarea era decorata con testedi leone (si conserva la serie arcaica equella riferibile ad una ristrutturazionedella metà del V secolo a.C.). La cella,nell’aspetto attuale è frutto dei pesantiinterventi ascrivibili ad epoca romana.

    Agli anni venti risale l’anastilosidelle otto colonne conservate lungo illato meridionale.

    A una certa distanza dalla fronteorientale si conservano i restidell’altare.

    20Area archeologica di Agrigento MENU

    2La collina dei Templi

    10 30 5020 40metri

  • Subito ad Est del tempio di Eracle sitrova la villa signorile (c.d. villa Aurea)che fu residenza, nei primi delNovecento del colto mecenate britannicoHardcastle e oggi sede di un antiqua-rium. Si possono visitare nell’area delgiardino, oltre ai resti di un sacello arcai-co (intagli nella roccia e fondazioni di untempietto a pianta allungata), anchealcuni ipogei (c.d. ipogei minori) relativialla vasta necropoli paleocristiana che sisviluppa lungo la collina interessando lalinea delle fortificazioni del ciglio meri-dionale e una vasta area a Nord, tra iltempio di Eracle e quello di Giunone.

    Tempio F (c.d. della Concordia)È il meglio conservato dei templi

    agrigentini. Deve il nome, del tuttoconvenzionale, ad una iscrizione latinadi età imperiale con dedica alla“Concordia degli agrigentini”,impropriamente riferita all’edificio.

    Fu eretto tra il 440 e il 430 a.C. subasamento con vespaio interno checorregge l’inclinazione naturale delsuolo. Ha una peristasi di 6x13 colonnesu uno stilobate di m 39,42x16,925, cuisi accede per un crepidoma di quattrogradini. Ha i caratteri del migliore stilearchitettonico dorico come dimostraoltre al profilo del capitello, la doppiacontrazione degli interassiangolari(correzione ottica) che riducela differenza delle distanze tra lecolonne dei lati e quelle delle fronti.Eccezionalmente conservati l’epistiliocon fregio di triglifi e metope, il geisone, sulle fronti, il timpano.

    La cella (m 28,36x9,44), con pronaoe opistodomo in antis, è incollegamento assiale con la peristasi. Idue piloni tra cella e pronaoconservano la scala ricavata nellospessore degli stessi che consentiva lamanutenzione della copertura, secondouna caratteristica comune ai templiagrigentini.

    Nell’aspetto attuale la cella conservai segni della trasformazione del tempioin basilica cristiana dedicata agliapostoli Pietro e Paolo, operata allafine del VI secolo dal vescovo Gregorioche vi si stabilì dopo aver cacciato idemoni Eber e Raps comeapprendiamo dalla biografia diGregorio scritta dal monaco Leonzio.

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    2La collina dei Templi

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  • In conseguenza di tale trasformazionel’orientamento dell’edificio venneinvertito (accesso da Ovest condemolizione del muro di separazionetra cella e opistodomo) e furono apertele arcate lungo le pareti longitudinalidella cella.

    Rimasta in uso per un lunghissimoperiodo (in epoca normanna fuintitolata a Gregorio), nel 1788 ilPrincipe di Torremuzza, trasferitoaltrove l’altare, diede inizio al recuperodell’edificio classico.

    Il perdurare della tradizione di unculto gemino (dei simulacri paganiEber e Raps e della dedica ai SS. Pietroe Paolo) ha indotto ad ipotizzare che ilTempio fosse dedicato ai Dioscuri(Castore e Polluce).

    Lungo l’itinerario che dal tempio Fconduce al tempio di Giunone si puòosservare la serie di arcosoli e di piccolecamere ipogeiche, ricavate nello spessoredel costone roccioso sul quale correva ilmuro di difesa meridionale, relativa allanecropoli paleocristiana e bizantina cheoccupa gran parte della collina sacra. Sipotranno, inoltre, osservare sul ciglioroccioso i resti di una antica carreggiatadi arroccamento (solchi sulla nudaroccia) che entrava in città attraversouna antica porta (c.d. porta III) dellaquale si conserva ancora qualcheelemento, sebbene di difficile lettura acausa dei rimaneggiamenti dovutiall’impianto della necropoli bizantina.

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    2La collina dei Templi

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  • Tempio D(c.d. Tempio di Giunone)

    L’identificazione del culto è soloconvenzionale e nasce da una erratainterpretazione di un passo di Plinio làdove il riferimento è al tempio di Heradel promontorio lacinio presso Crotone.

    Il tempio sorge alla estremitàorientale della collina su altobasamento. Presenta una fondazione avespaio. È di ordine dorico con unaperistasi di 6x13 colonne (si conservanoquelle del lato nord con relativoepistilio e parte del fregio; inoltre,alcune colonne della fronte e del latomeridionale). Lo stilobate misura38,15x16,90 m; il crepidoma è di 4gradini. Eretto intorno al 450 a.C., è untempio classico nelle forme dello stilearchitettonico (cella con pronao eopistodomo in antis, perfettamenteinserita all’interno della peristasi;profilo del capitello, doppia contrazionedelle colonne angolari). Non siconservano il geison e la sima, nè il tettocon l’originaria copertura di tegole inmarmo. Anche in questo tempio i due

    piloni tra pronao e cella presentavano alloro interno scale di servizio al tetto.

    Ad interventi di epoca romana siascrive l’aggiunta di un piano inclinatosulla fronte, come pure ad epocaromana, se non moderna, sarebbe dariferire il basamento a tre gradiniall’interno della cella. Nel suo aspettoattuale il monumento è frutto dell’operadi anastilosi operata nel XVIII secolo.Sul lato orientale sono i resti dell’altareche aveva forme monumentali.

    Ripercorrendo la “via sacra” in sensocontrario, si può proseguire la visita attra-verso la strada a Nord del tempio dellaConcordia. Si potranno visitare: l’antiqua-rium paleocristiano di casa Pace (una casacolonica che raccoglie la documentazioneproveniente dalla necropoli agrigentina oda altri siti della provincia), la necropolipaleocristiana e bizantina con la serie diipogei minori, la c.d. Grotta Fragapane, ilpiù importante complesso catacombaleagrigentino e il tratto in luce della necro-poli. Dai pressi di casa Pace si diparte unsentiero (Cardo I) dal quale si può rag-giungere il quartiere ellenistico romano(vedi itinerario 3).

    Necropoli paleocristiana e bizanti-na: (c.d. Grotta Fragapane)

    Importante complesso ipogeico cata-combale, in uso tra il IV e V secolo (ubi-cato a Nord-Ovest del tempio dellaConcordia), interamente ricavato nelbanco tufaceo della collina; presenta uncorridoio d’accesso a cielo aperto lungoil quale sono allineate le tombe dellanecropoli sub-divo. La catacomba mostra

    un ricorrente riutilizzo della serie dicisterne o di siloi di epoca greca presentenell’area. L’ipogeo ha uno sviluppo daNord a Sud e conserva nel settore setten-trionale tracce interessanti della origina-ria decorazione parietale dipinta (arcoso-li E ed I; cubicolo H). Nell’estremo set-tore meridionale esso ha sbocco suldeclivio del colle, oltre il circuito difensi-vo. Qui si aprono due ingressi perfetta-mente conservati che collegano il nostrocomplesso ipogeico con il tratto dinecropoli romana, detta “Giambertoni”.

    Si può ritornare sulla “Via Sacra” attra-verso la stradina che risale verso il Tempiodella Concordia dopo aver costeggiatol’edificio rurale di Casa Barbadoro.

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    2La collina dei Templi

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  • L’itinerario ha come punto di parten-za il piazzale adiacente al Museo archeo-logico. La visita ha inizio dal settore diabitato ubicato ad Est del poggetto diSan Nicola all’interno di un’ampia arearecintata. Il sito può tuttavia essere rag-giunto a piedi dalla collina dei templi per-correndo la strada in terra battuta chericalca il tracciato di una delle antichearterie Nord-Sud (Cardo I).

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    3Il quartiere ellenistico-romano e il poggio di San Nicola

    Ginnasio

    Decumano

    Quartiereellenistico

    Bouleuterion

    Museo Archeologico

    Oratorio di Falaride

    Ekklesiasterion

    Cardo I

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  • Il quartiere ellenistico-romanoImportante settore di abitato che

    offre la documentazione piùsignificativa della storia urbanistica diAgrigento antica.

    L’intero complesso dei restimonumentali in vista è riferibile adepoca tardo-ellenistica e romana, maalcuni saggi in profondità hannorivelato che l’impianto e il relativodisegno urbano risalgono già al VIsecolo a.C. (tra la metà e la fine delsecolo).

    Gli scavi condotti in estensione trail 1953 e il 1964 hanno messo in lucel’impianto regolare impostato, inquesto settore, su quattro arterie Nord-Sud con leggera deviazione verso Ovest

    (stenopoi di epoca greca ricalcati daicardines romani) larghi poco più di m5; di queste il Cardo I è attualmentepercorribile e da esso si puòraggiungere la collina dei templi; taliarterie si attestano a Nord su unagrande strada (plateia del periodogreco ricalcato dal decumano romano)con orientamento Est-Ovest, larga circam 11 (si tratta con ogni probabilità deldecumano massimo) oggicorrispondente in parte alla stradaNazionale (un modesto tratto dipavimentazione romana in cotto èvisibile, ancora, tra la casa dell’Anas e ilpunto di ristoro “La Promenade”). Di un secondo decumano si hannotracce a circa 300 metri più a Sud.

    La città, dunque, aveva unreticolato urbano regolare di stradeortogonali che delimitavano blocchirettangolari (isolati o insulae) orientatiin senso Nord-Sud (lungo i cardines),larghi poco più di m 35 e lunghi m 280.All’interno del quartiere sono in vistatre isolati e, all’interno degli stessi,venti abitazioni. Gli isolati presentano,inoltre, la caratteristica di essereripartiti nel senso della lunghezza (matalvolta anche in senso trasversale) dauno stretto passaggio (ambitus) che seda un lato costituiva elemento diseparazione tra le diverse unitàabitative, dall’altro risultava utile per ildeflusso e lo smaltimento delle acque.

    All’interno degli isolati le abitazionisi adattano alla morfologia piuttostoaccidentata del sito e presentanopertanto una disposizione su terrazze.Esse sono di tipo vario, ma sempre nelsolco della tradizione ellenistica e sonocostruite in conci squadrati secondo letecniche tradizionali del sito cheignorano l’uso dei laterizi e deiconglomerati tipici dell’ediliziaromana.

    Durante l’età romana,particolarmente tra il I e il IV secolo ilquartiere subisce notevolitrasformazioni senza tuttavia che nerisulti intaccato l’impianto generale. AlI secolo a.C. si fanno risalire le case digusto ellenistico con peristilio (a lorovolta sorte su precedenti abitazioni),mentre nel II-III secolo d.C. si assistead una ristrutturazione generale checomportò modifiche nella strutturadelle case e il prevalere dell’abitazionecon corte centrale e porticus fenestrata.

    Le case, inoltre, erano abbellite conintonaci dipinti e presentavanopavimentazioni di tipo semplice in opussigninum (in cocciopesto con inserzionidi piccole tessere in marmo bianco)della fine dell’età repubblicana eaugustea, epoca a partire dalla quale lepavimentazioni si arricchiscono, anche,di bei tappeti musivi con intreccigeometrici in nero. Ai primi secolidell’impero si datano, invece, ibellissimi mosaici policromi conrappresentazioni zoomorfe e fitomorfe.Nel II-III secolo i pavimenti in mosaicovengono, talvolta, ritagliati per farposto al centro ad un emblema (quadromosaicato; famoso quello provenientedalla casa della Gazzella esposto alMuseo Archeologico).

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    3Il quartiere ellenistico-romano e il poggio di San Nicola

  • Sul Cardo IA. Casa del peristilio: interessanteperché fornisce una esemplificazionedelle trasformazioni subite nel tempo:la casa, infatti in un certo momentodella sua vita fu ingrandita a discapitodella contigua abitazione a Nord (c.d.casa dell’Atrio in cotto, originariamenteaffacciata sul Cardo I). Una taleoperazione comportò l’annullamentodell’ambitus che separava le due unitàabitative; inoltre, come nel caso dellacasa del Criptoportico, il peristilio,secondo il gusto del tempo, subiscedelle modifiche e viene trasformato inporticus fenestrata, mediante chiusuradegli spazi tra le colonne almeno sinoad una certa altezza.

    B. Casa delle quattro stagioni: presentaun vano decorato con un bel mosaicodi tipo geometrico con medaglioniriproducenti le quattro stagioni(rimangono solo quello della Primaverae dell’Estate).

    Sul Cardo IIC. Casa della Gazzella:presenta una serie divani comunicantiabbelliti da elegantimosaici policromi condisegni geometrici. La casa prende il nome dal bellissimoquadro musivo in tessere minute (oggiesposto al Museo) con raffigurazionedella gazzella colta nell’atto dispecchiarsi in una pozza d’acqua. Sitratta di un quadro per la cuicollocazione fu ritagliato al centrol’originario tappeto musivo chedecorava il vano.

    D. Casa delle Afroditi: prende il nomedal rinvenimento di una serie distatuette fittili di Afrodite (esposte alMuseo archeologico); interessanteperché è una delle case più grandi delquartiere estesa, probabilmente sin dalsuo primo impianto, su una vasta areaquadrangolare compresa tra il Cardo IIe III e tra due ambitus.

    Sul Cardo IIIE. Casa del Maestro astrattista è la piùricca di tutto il quartiere; presenta unatrio con pozzo al centro pavimentatoin cotto (opus spicatum); il portico eradecorato da un mosaico a medaglionicon animali correnti, uccelli pesci efrutti; tappeti musivi decoravano anchealtri vani e, tra questi, quello ad esagonivariamente decorati di gusto astrattista(da qui il nome dato alla casa). Comenella casa del peristilio o delcriptoportico in epoca imperialel’originario peristilio viene chiusomediante tramezzi in muratura inseritinegli spazi tra le colonne.

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    3Il quartiere ellenistico-romano e il poggio di San Nicola

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  • Poggio di San Nicola (aree monumentali, Museoarcheologico)

    Ad una quota di m 125 l’altura siqualifica nell’antichità quale area sacrae degli edifici pubblici (agoràsuperiore).

    a) EkklesiaterionL’Ekklesiaterion (il Comitium di età

    romana) occupa il versante meridionaledel poggio. Fu eretto tra il IV e il IIIsecolo a.C. Si conserva ancora oggi lacavea a semicerchio con le estemitàprolungate sino ai 6/8 dell’interacirconferenza (diametro massimo m 48e minore m 15,60): essa potevacontenere sino a 3000 persone; è

    ricavata nel banco roccioso con leggerainclinazione verso Sud; presenta 19gradini concentrici, solo alle estremitàintegrati da blocchi alloggiati inappositi tagli nella roccia.

    Lungo il settore orientale la cavearisulta attraversata da tre canali dideflusso per il convogliamento dalleacque piovane nell’euripo (canale) checorre alla base. Alla sommità unambulacro, largo m 1, era delimitato dauna sorta di parapetto. Una serie dicavità praticate nella roccia sono,invece, interpretabili comealloggiamento di pali lignei connessicon un portico di coronamento.

    Nulla rimane della piattaformadestinata all’oratore a causa di unosbancamento operato in età romano-imperiale per la costruzione di una casacon peristilio (l’Ekklesiaterion era statogià da tempo abbandonato eobliterato).

    b) Oratorio di FalarideTra il II e il I secolo a.C.

    all’abbandono della caveadell’Ekklesiaterion, obliterata da unbattuto di arenaria, segue la costruzionedi un tempietto con il relativo altare.

    Si tratta di un tempio di tipo romanosu podio sagomato (alt. m 1,60) congradinata sulla fronte, sul quale sorgel’edificio prostilo tetrastilo con cella ablocchi isodomi preceduta da un pronaocon quattro colonne ioniche tra le ante(non conservate). Di fronte al tempio èl’altare verso cui prospetta una esedrasemicircolare.

    Impropriamente denominato“Oratorio di Falaride”, in effetti ne

    rimane sconosciuta la dedica. Allatrasformazione del tempio in oratoriodurante il medioevo (in relazione con lafondazione di un monastero cistercense)si ascrivono la volta a crociera e lafinestra sul lato occidentale.

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    3Il quartiere ellenistico-romano e il poggio di San Nicola

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  • Il BouleuterionIl terrazzo settentrionale del poggio

    di San Nicola si configura come un altroimportante settore a destinazione sacra epubblica.

    Ad epoca tardo arcaica si ascrivonopoveri resti di un edificio templare erettosu di un terrazzo artificiale; dopo ladistruzione del 406 a.C. esso continua avivere nelle forme di un piccolo naiskos,mentre una ulteriore trasformazione sicolloca ancora nella prima metà del IVsecolo a.C.

    Nel IV secolo a.C, in uno con lamonumentalizzazione del sito, l’area delterrazzo viene sopraelevata mediante unpoderoso riempimento (che ha inglobatogli edifici più antichi e il relativo terraz-zo) sostenuto da un sistema di strutturead L sui lati sud ed est della conca valli-

    va. Tali eccezionali muri di sostruzione,realizzati in conci squadrati, presentano,nel senso dello spessore, piccole cameredestinate a ripartire la spinta della massadi terreno di riporto. All’esterno, là dovei muri di sostegno prospettavano sul ter-razzo sottostante, i conci, eccezionalmen-te conservati per una altezza complessivache supera i m 3, si presentano lavorati apannello profilato ad intaglio.

    L’edificio del bouleuterion sorge sulterrazzo sommitale, a Sud. Fu eretto trala fine del IV e il III secolo a.C. Si trattadell’edificio di riunione della boulè osenato cittadino. Nella fase originariaappare costituito da una struttura rettan-golare coperta (m 20,50x12,50) all’inter-no della quale era iscritta la gradinata asemicerchio rivolta ad Est, costituita dasei ordini di sedili in pietra arenaria eproedria in basso. La gradinata è attra-versata da quattro scalette radiali. Dellequattro colonne che dovevano sostenereil tetto si conservano due semicolonneappoggiate al muro curvilineo sull’assedelle testate della proedria. Ad Est, siconservano i resti di un portico (tre tam-buri di colonna e traccia dell’imposta dialtre due colonne) con cortile antistantein battuto di arenaria. Appare accertatoche tale portico si inserì lungo il tracciatodi una strada Nord-Sud tangente al bou-leuterion.

    Le trasformazioni più significative siascrivono al III secolo d.C., quandol’edificio diventerà un odeon scoperto(spostamento a Nord-Est dell’orchestra,dell’ala Nord della cavea,rimaneggiamento dei gradini, rampagradinata lungo il lato sud di raccordotra il livello dell’area ad Est e quello

    superiore retrostante l’edificio). Allostesso periodo risale il tappeto musivopolicromo sul piano dell’orchestra e inquella del portico antistante.

    Ad epoca augustea si ascrive, invece,un tempio di tipo romano (si conserva ilpodio) eretto all’interno di una vastaarea porticata (scavi recenti).

    In epoca medievale il sito fucompreso nell’area del monasterocirstecense e in parte utilizzato comenecropoli ad uso dei frati.

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    3Il quartiere ellenistico-romano e il poggio di San Nicola

    Bouleuterion

    Tempio romano

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  • È generalmente identificata con il sitodell’Acropoli della città greca che latestimonianza di Polibio colloca ad Est, “làdove sorge il sole”. Dei templi di Athena eZeus Atabirio ricordati dalle fonti non sonostate sinora ritrovate tracce, sebbene siacomunque accertata la natura sacra delsito (Tempio di Demetra) e scavi ancora incorso stiano svelando importanti resti.Sono noti, invece, elementi riconducibilialla natura fortificata del sito. Si tratta deiresti di due torri databili alla fine del Vsecolo a.C. delle quali una fu obliterata daltratto occidentale di un muro diterrazzamento costruito nel IV secolo a.C.quale sostegno di un impianto artigianaleper la spremitura delle olive.

    L’itinerario ha inizio dal piazzale anti-stante il Cimitero di Bonamorone.Superato il cancello di accesso, percorren-do un viottolo in terra battuta, si raggiun-ge l’area di un piccolo slargo: qui si posso-no osservare, lungo il costone roccioso, i

    resti dell’antica carreggiata di epoca grecache conserva ancora i solchi prodotti nellaroccia dal passaggio dei carri. Proseguendoalla Chiesa medievale di San Biagio edifi-cata sui resti del tempio.

    Tempio C (Tempio di Demetra)Dell’edificio templare, eretto intorno

    al 470 a.C., oggi inglobato nella chiesanormanna, resta a vista parte della strut-tura basamentale che, in corrispondenzadella zona absidale, evidenzia la caratte-ristica fondazione a “graticola”. Il tem-pio era di ordine dorico con cella prece-duta da un pronao con due colonne trale ante. È identificato quale tempio diDemetra per la presenza, sul fiancoNord dell’edificio, di due altari rotondidei quali uno con pozzo votivo (bothros)ritrovato ricolmo di offerte rituali. Gliscavi (1925) hanno portato alla luce, tral’altro, elementi del geison (oggi all’inter-no della chiesa) e della sima a testa leoni-na (Museo archeologico); inoltre, da unacisterna ubicata nei pressi proviene lanota statua marmorea di Kouros, c.d.Efebo di Agrigento (Museo archeologico).

    Ritornando per un breve tratto si puòraggiungere, attraverso una scala ricavatanella roccia, il sottostante santuariorupestre di San Biagio.

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    4La Rupe Atenea

    Porta II

    Abitato

    Porta I

    Baluardo a tenaglia

    Casa Morello

    Santuario rupestre

    Tempio di Demetra(Chiesa di San Biagio)

    P

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    100metri

  • Santuario rupestreSi tratta di un importante complesso

    sacro di carattere ctonio nel quale glielementi architettonici, di particolarerilievo, anche se non di facileinterpretazione, si integrano con lecaratteristiche naturali del sito, comespesso si riscontra nei santuari sacri alledivinità della terra.

    Il santuario è costituito da un edificiorettangolare addossato alla pareterocciosa (sottostante il tempio diDemetra) sulla quale si aprono dueingrottamenti comunicanti, ritrovatiricolmi di offerte votive. Una terzagalleria, una sorta di cunicolo era, invece,utilizzata come acquedotto perl’adduzione dell’acqua raccolta da unavicina sorgente nel bacino dell’antistanteedificio. Quest’ultimo presenta unapianta rettangolare allungata (m12,30x3); si articola su due livelli; quelloinferiore, diviso in due settori, fungevada bacino di raccolta dell’acqua che vipenetrava dal foro posto all’angoloNord-Ovest.

    Ad Est, l’edificio si apre su unospazio delimitato da un muro di peribolo(recinzione) che presenta tre pilastri sullafronte orientale; all’interno si trova unsistema di vasche comunicanti, su diversilivelli, dove si raccoglieva l’acqua

    proveniente dall’edificio rettangolare. Acausa di movimenti del terreno il murodella fronte orientale presenta unaconsiderevole rotazione verso Sud-Estrispetto alla situazione d’origine.

    Numerose le ipotesi formulaterelativamente alla natura, funzione ecronologia del complesso rupestre:grotte-santuario frequentate dagliindigeni e monumentalizzazione operatadai greci sul finire del VII secolo a.C.;santuario di epoca arcaica (VI secoloa.C.), successivamente trasformato; casa-fontana (ninfeo) di epoca ellenistica sortasu un più antico santuario. Una recenteipotesi, rilevando caratteri architettonicipunici (pareti rastremate, cornici dicoronamento, pilastri come betili),ricollega il santuario a quel settore diabitato databile al IV secolo a.C.(quartiere punico) scoperto sulle stessependici orientali della collina nei pressidi Porta II.

    Percorrendo la stradella ai piedi delSantuario rupestre, si raggiunge CasaMorello (Antiquarium delle fortificazioni)nei pressi della quale scavi recenti eancora in corso, hanno messo in luceimportanti resti di un’area sacra. Da qui lavisita può proseguire con i resti dellefortificazioni (Baluardo a tenaglia), e ilquartiere di Porta II raggiungibilecosteggiando il muro del cimitero. Chivolesse raggiungere in automobile l’areadi Porta II dovrà ritornare al piazzale delcimitero e percorrere la Strada Panoramicache conduce all’estremità orientale dellaCollina dei Templi. Un posteggio èubicato nell’area della cava anticasottostante il quartiere di Porta II.

    Porta I e Baluardo a tenagliaDella Porta I ubicata in

    corrispondenza del vasto vallone cheattraversa il costone di roccia per risalirein direzione della città, rimangono pochiavanzi; poco oltre si incontrano i resti delc.d. baluardo a tenaglia, importanteopera eretta nel punto di massimadebolezza dell’intero sistema difensivo.L’opera è costituita da due settori dimuro (dei quali uno conservato per unalunghezza di m 55) che incontrandosi adangolo acuto formano una sorta di cuneocon spigolo rivolto verso la città eprotetto all’esterno da un robustotorrione (restano alcuni filari).

    Da qui l’itinerario prosegue sino alterrazzo dell’abitato di Porta II, raggiuntoil quale si potranno visitare i resti delquartiere artigianale e delle fortificazionisino a Porta II.

    30Area archeologica di Agrigento MENU

    4La Rupe Atenea

    10 30 5020 40metri

  • Quartiere di Porta IISi tratta di un quartiere di abitazioni

    del quale è stato scavato parte di un isola-to disposto in senso Nord/Est-Sud/Ovestlargo m 35 (non definito ancora allo statodelle ricerche nella sua lunghezza), deli-mitato a Nord-Est e a Sud-Ovest da duearterie del tracciato viario urbano (steno-poi); il quartiere risulta perfettamenteinserito nella maglia urbanistica dellacittà e presenta una connotazione di tipoartigianale, come dimostra il ritrovamen-to di quantità di oggetti fittili di fabbricalocale, di pani di argilla cruda, di scarti difornaci, matrici, anfore e grandi conteni-tori, nonché la presenza di numerosipozzi e cisterne in un’area limitata.L’isolato, disposto su due terrazzi diquota differente, risulta diviso in sensolongitudinale da un ambitus con funzioni,tra l’altro, di raccordo del dislivello tra idue terrazzi.

    La metà settentrionale dell’isolato èla meglio conservata: vi si riconosconoquattro nuclei di abitazioni e alcune areelibere di pertinenza delle case attigue. Laripartizione degli spazi è riconducibile adue serie di lotti identici alternati lungol’asse longitudinale: tre rettangolari (m9,50x17,50) e quattro a pianta quadran-golare, mentre un elemento comunenello schema planimetrico delle caseesplorate è costituito dalla presenza diun cortile a L non in posizione centrale,bensì periferica lungo il lato meridionale.Due le fasi riconosciute: una di V sec.a.C., relativa al primo impianto (muritagliati nel banco di roccia sui quali siimpostano le strutture della fase successi-va), l’altra di IV secolo a.C., quando unaprofonda ristrutturazione interessò l’inte-ro isolato pur nel rispetto del generaleschema planimetrico. L’ultima fase divita si colloca tra la fine del IV e i primidecenni del III secolo a.C. La tecnicacostruttiva dei muri a “pseudotelaio”(così detta per l’inserimemento neimuri di grossi blocchi posti a coltello),distintiva dell’edilizia punica (essa è notain Sicilia a Mozia, Lilibeo, Selinunte), haindotto ad ipotizzare che questo settoredell’abitato, sorto sull’impianto classicodistrutto nel 406 a.C., sia da ricollegarecon l’occupazione punica della città.

    Seguendo l’itinerario appositamentepredisposto lungo la linea dellefortificazioni si può raggiungere Porta II.

    Porta II o Porta di GelaÈ ubicata in corrispondenza di un

    taglio naturale del costone roccioso; eraattraversata da una strada (si conservano

    per un tratto le carreggiate parallele) chedal sottostante vallone penetrava in cittàper riconnettersi con l’importante arteriaEst-Ovest (plateia) che attraversandol’abitato giungeva alla Porta V. Lungo imargini delle pareti della trincea naturalefurono eretti i muri di difesa, quello Sud

    con torrione. Sulle pareti rocciose checosteggiano la strada greca, sono ricavatenumerose nicchiette (per l’inserimento dipinakes votivi) relative ad un santuariorupestre cui riportano anche numerosefossette sul banco di roccia sottostante eun piccolo recinto quadrangolare.

    31Area archeologica di Agrigento MENU

    4La Rupe Atenea

    10 30 5020 40metri

  • Questo itinerario comprende il tempio diEsculapio, la necropoli romana con latomba di Terone, nella piana di SanGregorio e la Basilicula del Vallone SanBiagio.

    Tempio H (Tempio di Esculapio)È raggiungibile dal sentiero con

    accesso dalla strada panoramica.

    Il Tempio di Esculapio (Asclepio oEsculapio è il dio della medicina) èidentificato sulla scorta di un passo diPolibio che trattando dell’assedio roma-no del 262 a.C. ricorda un tempio dedi-cato a questa divinità ubicato a ottostadi verso mezzogiorno (Polibio I, 18).

    Eretto nel IV secolo a.C, è di ordinedorico con pronao in antis; sorge su una

    piattaforma e presenta una suddivisionein pronao, cella e pseudo opistodomo(quest’ultimo, infatti, appena accennato,presenta due mezze colonne sporgentiall’esterno appoggiate sul muro pieno difondo della cella). Come negli asklepieiagreci, il tempio si inserisce in una vastaarea monumentale che scavi degli anni’80 hanno messo parzialmente in luce: vifacevano parte un ampio peribolo lungoil quale si aprono numerosi ambientidestinati ai pellegrini e, comunque, con-nessi con gli scopi terapeutici del santua-rio; una grande cisterna, un porticocolonnato e un naiskos. Sulla base dellerecenti ricerche si può ipotizzare l’esi-stenza di un culto di carattere medico giàin epoca arcaica, mentre solo a partire dalIV secolo a. C. si può far risalire l’operadi monumentalizzazione del santuario.

    Da Cicerone apprendiamo, infatti,che all’interno del tempio era collocatauna statua di Apollo, opera di Mirone,sottratta dai Cartaginesi, restituita daScipione l’Africano e nuovamente tra-fugata da Verre.

    c.d. Tomba di Terone Il monumento funerario fa parte di

    un vasto cimitero romano esteso dallependici meridionali della collina deitempli sino alla sottostante piana di SanGregorio (oltre la strada nazionale).Presenta particolarità architettoniche diun certo interesse per i richiami ad ana-loghi monumenti dell’Asia edell’Africa. È costituito da un podiocubico con base e cornici modanatesovrastato da una architettura a tem-pietto sulle cui pareti piene, inquadrateda colonne di tipo ionico-attico, si

    aprono finte porte doriche riquadrate.È probabile che il monumento in origi-ne presentasse al disopra della trabea-zione dorica, quale elemento di com-pletamento, un’alta cuspide come inheroa africani del III secolo d.C.

    Trattandosi di monumento di etàimperiale rimane implicito che il riferi-mento al tiranno Terone è del tuttoconvenzionale.

    Basilicula del Vallone San Biagio

    È ubicata ai piedi del versante sudorientale della collina dei Tempi neipressi della rotatoria sotto il Tempio diGiunone.

    Si tratta di una piccola costruzione(in grossi conci di arenaria cementati conmalta), ad aula rettangolare con absidead Ovest ed ingresso ad Est precedutoda un piccolo nartece. Fu eretta neiprimi decenni del IV secolo. La presenzadi due tombe inglobate all’interno dellanavata ha fatto ipotizzare che la basili-chetta (nel sito già occupato da unanecropoli di II-III secolo) fosse sorta confunzione di Martyrium e, pertanto, fosse

    stata eretta nel luogo del martirio deisanti agrigentini Libertino e Pellegrino.Nella prima metà del V secolo la costru-zione subì una violenta distruzione, forsein conseguenza delle incursioni vandali-che, e fu ricostruita, con lievi modifiche,tra la fine del V e gli inizi del VI secolomantenendo probabilmente inalterata lafunzione di basilica cimiteriale.

    32Area archeologica di Agrigento MENU

    Itinerario extra moenia