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La Via Crucis

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Maria Simona Barberio

LA VIA CRUCIS

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LA VIA CRUCIS (APRILE 2014 – GIUGNO 2014)

DI MARIA SIMONA BARBERIO

IN COPERTINA: MATTIA PRETI (TAVERNA 1613 - MALTA 1699) “CROCIFISSIONE” - OLIO SU TELA

CM.233X159 – CHIESA DI SAN DOMENICO – TAVERNA (CZ).

Quest'opera è stata rilasciata con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported. Per leggere una copia della licenza visita il sito web http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/ o spedisci una lettera a Creative Commons, 171

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All’uomo che cerca le orme di Dio sulla sua strada

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INTRODUZIONE

Le poesie raccolte in questo volume sono dedicate

interamente ad alcuni momenti salienti della vita di Cristo. La

Via Crucis, infatti, pone l’attenzione di ciascun cristiano a

focalizzare e meditare su quella parte della vita di Cristo che

è la più sofferta. Il Calvario, la pesantezza della croce, ne

sono esempio fedele. La Via Crucis è un ripercorrere la Vita

di Cristo, la Sua Via, la sua stessa strada.

Certamente, nel corso dei secoli, questo argomento è stato

più e più volte trattato. In tanti e tanti modi e, in fondo, la

necessità che ancora oggi qualcuno lo faccia, si cimenti,

sembra non solo non necessaria ma anche, forse, di poco

interesse.

Allora perché farlo?

Perché un tema così profondo non è mai esaurito. Perché

anche un pulviscolo va sempre raccolto. Perché anche un

solo tassello, un solo passaggio, pur sempre conosciuto,

può, a volte, esser meglio percepito da alcuni attraverso una

forma piuttosto che un’altra.

L’opera qui presentata non ha grandi novità. Non ha da

aggiungere nulla di quanto già di Cristo si sappia, anzi, forse,

è proprio da ritenere piccola cosa. Tuttavia raccoglie dei

versi, espressi in forma poetica, che voglion solamente

aiutare chi si accosta alla lettura a porre attenzione profonda

alla vita di Cristo.

La Sua sofferenza, nei momenti finali della Sua vita terrena,

è stata di elevata e indicibile altezza. Il suo patire sul

Calvario è stato espressione esemplare di un crescente

dolore.

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La Via Crucis è, in sostanza, questa strada di forte e

dolorosa esistenza che si porta nella vita terrena al suo alto

compimento. Cristo, lungo la via, adempie in pieno all’intera

volontà del Padre. In ogni sua minima parte, in ogni suo più

piccolo anelito, in ogni sua manifestazione più infinita.

La via Crucis è strada di Salvezza, Salvezza Eterna, che nei

modi più impensati nel mondo si palesa.

La via Crucis è strada maestra che al Cielo conduce.

Incompresa, improponibile anche, perché porta alla

consegna da parte dell’uomo interamente a Dio.

Anche Cristo, per primo, si consegna in tal modo al Padre

suo Celeste.

Cristo è Via e mostra la Via.

Sulle orme di Cristo, anche il cristiano deve muovere i passi.

Deve percorrere il suo Calvario terreno portando il peso della

Croce.

A mani nude, senza aiuto, a volte, all’occasione, col piccolo

sollievo di un Cireneo che per un breve attimo accompagna.

La via, la Via Crucis di ciascuno, è personale, così come lo è

stata quella di Cristo. Ognuno, ciascuno, arriva al Padre, al

Cielo tutto, per vie misteriose, sconosciute, inattese.

La Via Crucis è via che s’apre già in questo mondo e solo se

su essa si persevera, con l’aiuto degli angeli, dei santi, della

Madre Celeste, con la preghiera incessante, i Sacramenti, il

sostegno della Fede si può raggiungere il Cielo.

La Chiesa è maestra di questa Via. La Chiesa è preposta ad

insegnare questa strada. La Chiesa, con i suoi ministri, deve

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sostenere l’uomo, il cristiano, a raggiungere il suo pieno

compimento sulla base della volontà del Padre.

A ciò serve ed è di aiuto e conforto sostanziale la figura del

sacerdote, del buon padre spirituale che, santo, si consuma

per udire la voce dello Spirito che sempre soffia e donarla

così, nella sua più alta espressione, a coloro che, nella vita,

Cristo e la sua Via ricercano.

Questo volumetto, pertanto, a questo serve. A mirare,

contemplare, meditare la Passione di Cristo.

La scelta condotta nell’elaborazione del testo è stata un po’

particolare. Sono, infatti, state stilate delle coppie di

componimenti per ciascun momento, ciascuna stazione.

L’apertura è avvenuta sull’indicazione del passo evangelico

di riferimento. Il rimando ai versetti e una sorta di riflessione

come da voce fuori campo di un narratore che preannuncia e

invita a metter a fuoco la scena che si presenta agli occhi del

fedele costituiscono il primo momento di meditazione.

Il successivo, invece, è, di volta in volta, costituito da un

breve componimento più centrale sul medesimo momento

della vita di Cristo. Un componimento che ne dà uno scorcio,

magari anche piccolo ma come posto sotto una forte lente di

ingrandimento, al fine di far notare al lettore tutta la

sofferenza senza limiti a cui Cristo, nel corso della sua vita

terrena, è andato incontro con gioia e con Amore, come

Agnello immolato e senza macchia per redimere e salvare

un mondo pervaso e consumato dall’odio.

Le stazioni sono state scelte facendo riferimento alla

tradizionale Via Crucis di Giovanni Paolo II, ormai Santo,

che, nel 1991, fu fatta al Colosseo secondo lo schema

seguente:

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1. Gesù nell'orto degli ulivi (Marco 14,32-36);

2. Gesù, tradito da Giuda, è arrestato (Marco 14,45-46);

3. Gesù è condannato dal sinedrio (Marco 14,55.60-64);

4. Gesù è rinnegato da Pietro (Marco 14,66-72);

5. Gesù è giudicato da Pilato (Marco 15,14-15);

6. Gesù è flagellato e coronato di spine (Marco 15,17-

19);

7. Gesù è caricato della croce (Marco 15,20);

8. Gesù è aiutato dal Cireneo a portare la croce (Marco

15,21);

9. Gesù incontra le donne di Gerusalemme (Luca 23,27-

28);

10. Gesù è crocifisso (Marco 15,24);

11. Gesù promette il suo regno al buon ladrone (Luca

23,39-42);

12. Gesù in croce, la madre e il discepolo (Giovanni 19,26-

27);

13. Gesù muore sulla croce (Marco 15,33-39);

14. Gesù è deposto nel sepolcro (Marco 15,40-46).

La decisione è nata sia per omaggiare un papa che ci ha

amati tanto fino a dare piena testimonianza del suo martirio

finale dalle mura di San Pietro, facendoci così misurare e

confrontare con la Bellezza dell’Amore che a Dio unisce fino

allo stremo delle forze terrene, sia perché è caro a molti di

noi il ricordo personale di questo pontefice venuto da molto

lontano.

Papa Giovanni Paolo II, San Giovanni Paolo II, è stato

testimone fedele di Cristo, ha percorso la sua Via Crucis

terrena che lo ha condotto celermente agli altari celesti. Per

noi è un esempio di vita eroica cristiana. Di vita vissuta

scevra di vizi ma ricca di virtù, di vita priva di odio ma piena

d’Amore, di vita donata per gli altri e non sciupata per sé.

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La Via Crucis raffigurata attraverso le poesie qui riportata,

quindi, è un semplice e piccolo aiuto. Un modesto contributo

alla crescita di ognuno in amore, sapienza e grazia.

Crescere è importante, per l’uomo, per l’uomo che solo di

Dio si fida e in Dio confida. Crescere per Amare fino alla

morte e alla morte di Croce. Questo è il mistero da compiere.

Questa è la strada da seguire. Questa è la sola Via che al

Padre conduce e su questa Via è giusto che ciascuno rifletta

e mediti nel corso della propria intera esistenza.

Lamezia Terme, 26 giugno 2014

Simona Barberio

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I STAZIONE

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GESÙ NELL'ORTO DEGLI ULIVI

(Marco 14,32-36)

Un momento di Pace e di preghiera nell’orto degli

ulivi. Un momento di solitudine che Cristo vive nella sua

pienezza. Cristo, vero uomo e vero Dio, vive la sofferenza

nella sua più infinita ed alta espressione.

Abbandono. Abbandono alla storia che si fa di ora in

ora, sempre più cruente.

La morte che bussa alle porte del cuore e dell’anima.

L’anima che si fa triste e che soffre in modo lacerante.

L’uomo che non comprende e non sa ciò che attende il

Figlio di Dio.

La preghiera. Solo la preghiera è arma potente nelle

mani del Cristo. Preghiera che si fa Luce, preghiera che si

fa Pace, preghiera che diviene consolazione dello spirito

afflitto.

Cristo vive pienamente il suo patire e il soffrire da

uomo vero. Fatto di carne, fatto di dolore. Chiede al

Padre che il calice passi, senza berlo, perché a Lui, tutto

è possibile. Ma la sua è piena e perfetta consegna alla

volontà di Dio Padre e a Lui e Lui solo Lui deve e dona

obbedienza esemplare.

Nell’orto degli Ulivi Cristo ci dona Salvezza e

Speranza, laddove più nulla umanamente può ed esiste.

Nell’orto degli Ulivi, Cristo insegna all’uomo come si

impetra la fortezza. Nell’orto degli Ulivi, Dio prega fino a

sudare e sudare sangue. Nell’orto degli Ulivi, Cristo

supera con l’Amore la solitudine della storia.

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Nell'orto del Getsèmani

Nell’orto del Getsèmani,

prostrato, il volto a terra,

Gesù pregava con fortezza,

chiedeva aiuto al Padre.

Prostrato a terra,

atterrito da paura e angoscia,

abbandonato a vivere la storia,

pregava e supplicava

che il calice non fosse quello.

Si affidava a Dio suo Padre,

con fiducia, con solerzia,

“La Tua Volontà e non la mia!”

per il bene più grande per l’uomo.

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II STAZIONE

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GESÙ, TRADITO DA GIUDA, È ARRESTATO

(Marco 14,45-46)

Un bacio il segno convenuto. Un gesto di pace, di

amicizia, di affetto che si fa e diviene modo per tradire.

L’uomo stolto e insipiente fa danno a sé e a tutto l’uomo.

Rinnega con un segno piccolo d’Amore. Tradisce con un

bacio che addolora.

Così, semplicemente, senza quasi una parola, senza

alcun altra parvenza.

Giuda si vende Gesù per soli trenta miseri denari. Lo

vende come se fosse la più insignificante delle cose. Lo

vende e vende al tempo stesso la propria anima al male.

Tradisce e vien tradito lui per primo.

Le guardie sono pronte, l’arresto è presto fatto.

Condotto al macello l’Agnello di Dio, mite e umile

davanti al carnefice, si offre per la Salvezza di molti.

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Il tradimento del Figlio dell’uomo

“Rabbì”…

e con un dolce bacio

Giuda Lo tradì.

Il più bel gesto,

un gesto ch’è d’amore,

usato in modo improprio.

Il male trasforma le cose,

anche le più belle e semplici.

Il male sporca tutto

e fa vedere altrove

il Bene ch’è dell’uomo.

Gesù viene arrestato,

come il peggiore dei briganti,

come un ladro o un assassino,

come il nemico da scacciare.

Gesù viene consegnato ai suoi nemici

per esser giudicato, per essere immolato.

Il Figlio dell’uomo in mano ai suoi aguzzini…

intanto l’uomo coltiva ancora l’odio.

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III STAZIONE

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GESÙ È CONDANNATO DAL SINEDRIO

(Marco 14,55.60-64)

Una moltitudine, una folla nel sinedrio unita e compatta per

metter a morte il Cristo.

Uniti in apparenza ma strettamente uniti in realtà dal

peccato.

Un tribunale d’occasione. Creato nottetempo per compier

presto il male. La fretta è padrona della notte, del buio del cuore

che non ama.

Falsi e bugiardi complottano ogni sorta di male contro

sangue innocente.

Ma la discordia è grande nemica di se stessa. In nulla di

quanto falso dicevan e proferivano si trovava vera unione. Chi

questo, chi quello.

La Verità taceva nel cuore di molti.

Il peccato li aveva largamente conquistati e sedotti.

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In mezzo al rumore della folla

In mezzo al rumore della folla

in silenzio Cristo taceva.

Non una parola, non un sospiro.

La Fortezza dell’Amore,

la pienezza della Verità

rendevan salda la sua testimonianza

al Padre.

Fedele in tutto, in ogni cosa.

In ogni gesto, pensiero, parola proferita.

Agnello esemplare che si immola,

Dio che ama da ogni croce.

Nel sinedrio,

in mezzo al rumore della folla

la voce più alta del Padre Celeste

che si ode.

Il Figlio dell’Altissimo

in mezzo a mani d’uomo,

Dio ch’è condannato

dall’uomo

e il suo peccato.

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IV STAZIONE

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GESÙ È RINNEGATO DA PIETRO

(Marco 14,66-72)

L’uomo si dimentica spesso da Chi è. Dimentica le sue

radici, le sue origini e si riappropria dell’inutilità della sua carne,

della natura di peccato di cui è impastato il proprio corpo.

Pietro, in mezzo alla folla si confonde. Il suo cuore non è

posato in quello di Cristo, il suo cuore è concentrato sulla

salvezza del proprio corpo e non su quella della sua anima e

dell’uomo tutto.

Rinnega Cristo. Per ben tre volte prima che il gallo canti per

due. Rinnega L’Uomo dal quale e per il quale egli è.

Si dimentica di guardare all’essenza della sua misera

natura con occhi nuovi. Tace. Impreca. Giura.

“Non conosco quest’uomo…”

Ma è giusto un attimo e la sua mente vola, il suo cuore si

ricompone. Al cuore riecheggiano le parole di Cristo e il pianto

scoppia.

L’uomo rinnega Dio e solo pentito può a Lui tornare.

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Come Pietro

“Non conosco quest’uomo…”

“”Non so e non capisco cosa dici.”

Le parole di Pietro che sono confuse.

Le parole di un uomo in fuga da se stesso e il mondo.

È smarrito Pietro tra la folla.

Si perde e perde il proprio cuore.

Rinnega Cristo per ben tre volte al canto del gallo.

E piange.

Piange lacrime amare

per aver tradito sangue innocente.

Scoppia in un pianto senza fine,

un pianto che strazia e lacera la sua anima.

Un pianto che squarcia e dilania

la tristezza sconfinata del suo peccato.

Un pianto che lava e monda il suo cuore dal male.

Piange.

Piange la sua stoltezza.

E con umiltà rivolge il suo cuore a Cristo.

Pietà, Signore.

Abbi pietà di noi

che come Pietro

abbiamo carne debole.

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V STAZIONE

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GESÙ È GIUDICATO DA PILATO

(Marco 15,14-15)

Un giudice deve esser uomo saggio, accorto, ben

formato, di grande e infinita sapienza.

Un giudice, un vero giudice, deve esser sempre per

il bene più grande dell’uomo. Per la sua salvezza, fisica e

spirituale.

Un giudice, un giudice il cui potere gli è sempre e

comunque dall’alto conferito, non può e non deve esser

arbitro di libero arbitrio. Mai e poi mai.

Un uomo non è mai padrone della vita di alcun uomo

e da questo non può comportarsi. Un uomo, un uomo

vero, non può segnare la fine di un altro uomo suo

fratello.

Un giudice, un vero giudice sapiente, deve sempre

agire per il sommo bene dell’uomo tutto e di tutti gli

uomini.

Pilato non teme Dio, non ha il vero e santo timore

del Signore, rispetta più il mondo e se stesso che il suo

Creatore. Giunge alla stoltezza di lavarsi le mani del

sangue innocente di Cristo e, pur essendo preposto a

decidere e giudicare, rinuncia ad esercitare la funzione

per legge assegnatagli e abbandona Cristo nelle mani dei

suoi carnefici. Ascolta e dà potere alla folla.

“Crocifiggilo! Crocifiggilo!”

Pilato decide di soddisfare la folla. Rilascia Barabba,

fa flagellare Cristo e lo consegna per farlo crocifiggere.

Non ci si può mai e poi mai lavare le mani di sangue

innocente. Su questo, saremo sempre interrogati.

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“Che male ha fatto?”

Non c’è macchia alcuna nel Figlio dell’Uomo.

Non v’è peccato, non v’è trasgressione.

Non c’è male, male alcuno nel Figlio di Dio,

non c’è odio, vendetta, rancore.

Sangue innocente, sangue innocente versato.

Senza lamento, senza lamento alcuno.

Il Figlio dell’Uomo, tradito, venduto.

Mandato al macello dal peccato dell’uomo.

L’uomo che si fa idolo e Dio non conosce

si macchia per sempre di colpe più alte.

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VI STAZIONE

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GESÙ È FLAGELLATO E CORONATO DI SPINE

(Marco 15,17-19)

Condotto fuori, abbandonato in mano alle guardie,

Gesù viene rivestito di porpora e incoronato con una

corona di spine dolorose. Viene vestito a festa, una falsa

festa, fatta di burle e di canzoni. Viene spogliato della sua

stessa natura divina e regale dall’uomo che Dio non teme

e che l’uomo stesso non rispetta. Viene beffeggiato,

sputato, deriso, schernito. Viene osteggiato insultato

come se fosse l’ultimo degli ultimi tra gli uomini.

Gesù viene considerato non uomo, non Dio, non

cosa alcuna. Lo si carica di una corona dolorosa, la

corona di spine, che si incastra nelle sue carni fino a far

uscire sangue, che ad ogni piccolo movimento penetrano

sempre più fitte nel capo senza dar pausa alcuna alla

sofferenza.

“Crocifiggilo! Crocifiggilo!” il desiderio del cuore

dell’uomo malvagio. Annientalo, distruggilo. Questo è ciò

che la carne dell’uomo vuole e desidera.

E non semplicemente come gesto estremo di

crudeltà bensì come lama affilata e acuminata che si

arroga il diritto di non risparmiare la vittima sacrificale di

alcun dolore ma anzi se ne fa artefice e promotrice in

tutto e per tutto. Architetta, progetta, mette a punto per

non alleviare, per non trascurare, per non sorvolare e

segnare nel fondo.

La crudeltà dell’uomo non conosce limite alcuno e

non si ferma e rispetta la dignità dell’altro. Non si arresta

e non arretra neanche di fronte alla grandezza di Dio.

Una corona di spine quella posta sul capo del Cristo

sofferente, una corona che lo innalza a Re della Vita vera.

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Re della Sofferenza

Sul tuo capo Signore

una fitta corona di spine.

Spine acuminate, puntite, dolorose.

Ogni piccola, invisibile, minuscola spina

una profonda e lacerante sofferenza nel tuo cuore

nella tua anima.

Una corona di spine sul tuo capo

come miriade di croci e di stelle,

una corona che ti proclama dinanzi all’uomo

Re della sofferenza piena.

Flagellato il tuo corpo,

trafitta la tua carne

consumata fino all’osso

dal dolore che tradisce.

Il tuo corpo è consegnato

martoriato dal peccato

è distrutto, cancellato

da quell’odio che consuma.

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VII STAZIONE

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GESÙ È CARICATO DELLA CROCE

(Marco 15,20)

Caricato della Croce. Cristo viene caricato del

sommo peso della croce. Un legno di duro massello. Un

legno che, duro come il marmo, si posa sul suo corpo già

provato.

Un legno di morte, di dolore. Un legno scuro come

pece. È il legno della morte, il legno del peccato, il legno

che l’uomo produce e dona tutto a Dio.

Il peccato trafigge, squarta, squarcia il corpo della

Vita. Il peccato distrugge tutto ciò che tocca ma nulla può

contro il Cristo.

Il peccato viene tutto caricato sul corpo sofferente

del Figlio dell’uomo che ne porta il duro peso senza un

lamento. Stanco, trafitto, non viene meno. Sale lento sul

Calvario ma vive pienamente la sua missione.

La Croce è la sua Vita. La croce è la sua storia. La

croce è il mistero pieno della sua Salvezza.

Nel Cielo e sulla Terra è la Croce di Cristo che

allevia la sofferenza. È la Croce di Cristo che dona Luce e

Pace. È la sua Santissima Croce che dona Vita vera.

Gesù è caricato di una croce pesante, di morte e

dolore, per il peccato, frutto dell’uomo che amare non sa

ma conduce a Salvezza l’intera umanità attraverso il suo

lavacro di sangue.

Non è Morte bensì Vita quella che dalla Croce Lui

offre all’uomo tutto. È Vita che risolleva il cuore, lo spirito,

la mente. La carne, l’anima, l’intero corpo. Non Morte

bensì Vita si appende sulla Croce.

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Caricato della croce

Caricato della croce,

il fiato corto, consumato.

Gesù percorre lentamente

la lunga via del Calvario.

Dolorosa la salita,

pesante, stancante.

Ogni passo una lama al cuore

che sfinisce.

Caricato della Croce

il Cristo lentamente avanza.

Percorre la sua strada

senza remore ma

con pieno abbandono.

Sale Cristo,

sale sulla via dolorosa

del Calvario.

Non indietreggia,

non ha ripensamenti

ma la sua strada percorre

per la Vita.

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VIII STAZIONE

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GESÙ È AIUTATO DAL CIRENEO A PORTARE LA CROCE

(Marco 15,21)

Cristo, schiacciato dalla croce, dalla sofferenza

immane che essa produce, dal dolore e dalla morte che il

peccato dell’uomo infligge. Ne avverte tutto il peso, tutta

la pesantezza che il suo corpo più non sopporta.

Se ne rendono conto i suoi aguzzini e, celeri, non

perdono tempo alcuno. Occorre un aiuto, un aiuto di forze

fresche e nuove. Si prende un uomo, il Cireneo, e a Lui lo

si sostituisce in fretta.

Non può essere imperfetta la scena del tramonto del

Figlio dell’Uomo sulla Terra. Non può mancare l’apice

della stoltezza al grande teatro della sofferenza. Nella sua

stoltezza, l’uomo non può permettere che ciò accada e,

solerte, fa sì che tutto proceda per il giusto verso.

La somma perfezione nell’infliggere il male è propria

del peccato più effimero e diabolico.

L’uomo, che corrompe la sua natura col vizio e col

peccato, non conosce freno alcuno e, con tutte le sue

forze, si catapulta sull’innocenza del Figlio di Dio.

Nessun ripensamento, nessuna riflessione. Un solo

desiderio nei cuori intrisi di peccato. Far tutto. E subito.

Senza ritardi, senza perdita di tempo alcuno.

Testimonia questo la mirabile altezza ed elevazione

della Croce. Luogo di somma perfezione del dolore che la

Terra produce. Vizi, peccati, grandi concupiscenze.

E solo sul Calvario si celebra la Pasqua.

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Una sola Via

Un Cireneo,

occorre un Cireneo.

Serve un uomo che

si sostituisca al Cristo.

Occorre un aiuto,

imminente, urgente,

per celebrare nella

sua pienezza

il Mistero Divino

che si compie.

L’uomo accanto a Dio,

Dio e l’uomo che è vicino.

Un solo cammino,

un solo percorso,

la stessa unica Via.

Non c’è separazione

per chi vuol seguire Cristo.

La Via è solo una,

la celebra la Pasqua.

Altezza e sofferenza

medaglia che dà gloria.

Si celebra la Pasqua

dall’alto della Croce.

Con Dio una sola voce.

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IX STAZIONE

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GESÙ INCONTRA LE DONNE DI GERUSALEMME

(Luca 23,27-28)

Lungo il Calvario, Cristo incontra le donne di

Gerusalemme. Piangono senza sosta lunghi lamenti su di

Lui. Ignare della storia, del suo grande mistero, del vero

significato della sofferenza e della stoltezza che avvolge il

mondo intero in quelle ore. Non sanno, non comprendono

in pienezza ciò che accade e piangono il loro lamento

come per ogni altro uomo. Non sono penetrate ancora nel

profondo messaggio della sofferenza che davanti ai loro

occhi sta toccando i più alti livelli mai visti nella storia.

Non sanno, non percepiscono, vedono poco o nulla e

piangono sul Cristo senza capire la drammaticità della

loro reale condizione.

Sopraggiunge e interviene, col suo sguardo e con le

sue parole piene di Luce, lo stesso Signore che illumina

le loro menti e le invita al vero pianto. A piangere se

stesse e la loro misera condizione. A piangere per loro e

per i loro stessi figli. A piangere per non aver saputo

Amare il Cristo e per non averlo saputo pienamente

testimoniare.

Invita al vero pianto Cristo Signore, un pianto di

rigenerazione, un pianto di lavacro dal peccato, un pianto

che mondi l’uomo intero dalla sua naturale radice di

peccato. Invita al pianto Cristo per mondarsi e nascere a

Vita nuova, per respirare del vero alito di Vita, per non

piangere più per il peccato ma per la Salvezza di tanti e

molti cuori.

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Le donne di Gerusalemme

Uno sguardo segue le orme di Cristo

un volto di donna che si affaccia nella storia.

Le donne di Gerusalemme avanzano verso il

Calvario

e alzano il loro lamento

come alto grido nel Cielo.

Poco comprendono,

nulla sanno e conoscono.

Piangono Cristo,

piangono l’uomo.

Il Divino Mistero è ancora nascosto.

Non sanno, non vedono

e nulla comprendono.

Lo sguardo d’Amore non tarda a arrivare.

Si volta il Signore

le inonda di Luce.

Piangono ancora le donne di Dio

piangono ora col cuore che canta.

Piangono loro,

se stesse e il creato

per aver taciuto e non bene amato.

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X STAZIONE

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GESÙ È CROCIFISSO

(Marco 15,24)

Senza alcuna pietà Cristo viene appeso al palo della

croce.

Il peccato dell’uomo nulla teme, così la sua sete

infinita di male e atrocità.

Davanti a niente si ferma l’uomo immondo. L’uomo

che Dio non conosce e rifiuta, dinnanzi alla morte, nulla

risparmia.

Così viene crocifisso Gesù. Senza alcuno scrupolo e

senza la minima pietà.

Le guardie lo crocifissero e nel contempo gettarono

le sorti sulle sue vesti. Se le divisero, come fosse

semplice bottino di guerra. Non guardarono in faccia nulla

e nessuno e tanto meno levarono i loro occhi al Cielo.

Una profezia lontana che si compie. Un mistero di

altezza divina che lascia il segno nella storia.

Gesù, l’Innocente, l’Agnello senza macchia, è

condannato a morte nel peggiore dei modi.

Appeso al legno della croce, con lentezza vede fluire

il suo sangue fin sulla nuda terra, a bagnarla e lavarla del

suo grande e infinito peccato.

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Cristo crocifisso

Il Cristo crocifisso.

Morente sulla croce.

Lo Sguardo sale al Padre

che mai l’ha abbandonato.

Cristo eleva al Cielo

lo sguardo del suo cuore

e Amore,

solo Amore

trapela all’orizzonte.

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XI STAZIONE

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GESÙ PROMETTE IL SUO REGNO AL BUON LADRONE

(Luca 23,39-42)

Un monte, il Calvario, vede la presenza di tre croci

sulla sua sommità.

Non si tratta della stessa realtà sebbene la pena sia

la medesima.

Tre croci l’una dall’altra differente. Due croci di

peccato ai lati. Una al centro, di grande e perfetta, piena,

mirabile santità.

Un assurdo che chi sia nel peccato più profondo si

accompagni a Chi il peccato non conosce e mai ha

conosciuto.

Ancora più assurdo capire come sia possibile che

Chi mai ha commesso un solo invisibile e inimmaginabile

peccato possa condividere la propria sorte con briganti e

malfattori.

Eppure la storia di Cristo questo attesta.

Condannato ad un’ingiusta pena, non per sua colpa ma

per colpa della cattiveria sconfinata dell’uomo.

Il male, il peccato, suole accomunare e far di tutta

l’erba un fascio. Il male, il peccato, non fa alcuna

distinzione tra giusti e ingiusti, tra ladri e menzogneri, tra

falsi e ipocriti, tra briganti ed assassini.

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Il male nulla distingue, tutto relativizza. Il male

annulla e allontana anche l’ombra del bene che aleggia

su ogni uomo dalla mente di chi lo pensa, lo vive, lo

testimonia.

Il peccato cancella tutto. Il peccato non dà spazio

mai alla Speranza.

Tre croci sul Calvario. Ma non le stesse, per nulla le

medesime.

Cristo, la perfetta letizia della Croce che peccato non

conosce. La Croce che dona Vita, Speranza nuova,

Salvezza eterna.

Il ladrone, la croce della perfetta perdizione.

Infine, piccina, laggiù accanto, un’altra croce.

Una croce piccina e striminzita. Una croce che

nasce dal peccato, che di esso si è sempre più nutrito ma

che non ha, in fondo, mai dimenticato che il Cielo è il suo

sovrano, che Dio è sol per l’uomo.

Il buon ladrone non ha amato, non ha saputo amare,

ha perso la sua storia ma non la sua memoria. Sulla sua

croce piccinetta, vedendosi condannato accanto al Cristo,

osservandolo, nel suo soffrire, nel suo continuo Amare,

impara a perdonare.

Lo riconosce. Attesta chi Egli è. Vede se stesso.

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Si pente e chiede, con semplice umiltà, il gran

perdono.

“… ricordati di me quando entrerai nel tuo regno.”

Cambia la sua storia. All’ultimo minuto.

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Il buon ladrone

Sorella morte

bussa al cuore dell’uomo alla sua ora.

Sul Calvario tre Croci.

Salvezza eterna al centro.

Intorno perdizione.

Il male insegue se stesso.

Continua a mietere.

Giudizio e condanna spietata

lo alimentano come fuoco

ardente e senza fine.

La voce del peccato

non tace nel buio oscuro

della notte.

Si leva un altro coro,

piccolo,

piccino, quasi muto.

Davanti a Dio

il buon ladrone lo riconosce.

Ne attesta la bontà,

l’infinita mitezza.

Lo vede come Il Vero Agnello

che si immola.

Il suo grido che si alza:

Ricordati di me.

E il Cielo in un minuto.

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XII STAZIONE

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GESÙ IN CROCE, LA MADRE E IL DISCEPOLO

(Giovanni 19,26-27)

Gesù è ormai sulla croce. Il mistero che l’avvolge si

sta compiendo sotto gli occhi dell’intero mondo. Ormai

tutto volge al suo sommo. Alla pienezza del tempo.

Ai piedi della croce, la Madre Sua. La Dolce Vergine

Maria. Muta davanti a tanto orrore. Nel cuore la lama

affilata della spada. Trafitta anche la sua carne. Partecipa

pienamente alla sofferenza del Figlio.

La sofferenza della Madonnina è quella del suo

stesso Figlio. È una sofferenza grande, grandissima, di

cui non si può tracciare in pienezza il vero spessore. Non

v’è parola umana per descrivere una sofferenza così

grande. E quando la sofferenza raggiunge il suo più alto

apice, spesso, si tace.

La Madre di Dio è ai piedi del suo legno. Il suo volto

provato dal dolore. La sua anima un’offerta al Padre

insieme al Figlio. La volontà del Padre dei Cieli, sempre

dinnanzi ad ogni cosa che l’avventura della vita ponga.

Accanto a Lei Giovanni, il discepolo che Egli amava.

Cristo, dall’alto della croce, posa il suo sguardo

sull’umanità tutta intera. Non la lascia sola, non

l’abbandona. Offre la Madre al mondo, ad ogni figlio. Ad

ogni Figlio dà una Madre, La Madre di tutti i viventi, e alla

Madre affida tutti i figli della Terra.

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Il buon ladrone

Sotto la Croce,

Giovanni e Maria Santissima.

I loro volti pallidi

come quelli di chi è baciato

dalla morte.

Dolore profondo attraversa i loro corpi.

Il loro dolore

Sposa quello di Cristo sulla Croce.

Non un singulto non un pianto.

Non uno stracciarsi le vesti,

nessuna opposizione.

La dignità di Maria sotto la Croce

è alta, elevata.

Cristo posa il suo sguardo d’Amore su di loro.

Non li abbandona,

non li lascia soli.

Dona l’uomo alla Madre,

un uomo da salvare

e all’uomo dona la Madre

a cui impetrare.

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XIII STAZIONE

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GESÙ MUORE SULLA CROCE

(Marco 15,33-39)

Una lunga agonia durata circa sei ore sul palo della

croce testimonia la sofferenza di Cristo che si fa piena.

Gesù è appeso con la sua carne ormai provata al

legno della morte, al legno della vergogna. L’uomo ha

voluto colpire il Figlio dell’Altissimo con la più spregevole

delle sue armi, con la sua condanna più nefanda ma, in

questo ha solo dato piena testimonianza della bassezza e

della meschinità del proprio cuore.

Cristo in Croce accoglie su di sé tutte le colpe

dell’uomo. Non ne lascia alcuna. Offre il suo corpo

straziato per la salvezza dei cuori tutti.

Si fa martire vero offrendo al Padre tutto di sé. Ogni

piccola goccia di sangue, ogni rivolo d’acqua che dal suo

corpo discende, ogni smorfia profonda del proprio dolore.

Senza un lamento ma con la lode. Alza la voce al cuore

del Padre. Un salmo cantato che dona Speranza.

L’uomo non lo comprende. Nulla capisce. Assiste

impavido e niente gli è chiaro.

Vi è un centurione in mezzo alla folla. Che vede Dio

che muore là in alto. Ne testimonia l’Altezza profonda che

gli traspare dal velo del tempio.

Niente è più uguale, tutto è cambiato.

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Sulla Croce

Sulla Croce Cristo muore

portando a compimento perfetto la sua storia

di Salvezza eterna.

Affida il suo cuore,

la sua anima,

la sua mente al Padre.

A Lui si abbandona

con la fiducia piena di Figlio.

Si consegna.

Per salvare ogni uomo

per donare Speranza

per dare un nuovo Volto all’uomo.

Si lascia condannare,

sputare, schernire.

Si lascia consumare sotto il sole.

Il Cielo ammutolisce,

la terra trema,

si eleva in alto il grido

e tutto è ormai compiuto.

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XIV STAZIONE

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GESÙ È DEPOSTO NEL SEPOLCRO

(Marco 15,40-46)

Cristo è morto. Tutto tace. Il mondo è immerso nel

silenzio di una notte senza alba.

Eppure nulla sembra toccare i cuori della folla, della

moltitudine.

Solo un uomo, un uomo pio, ha il cuore volto al

Cristo. Giuseppe d’Arimatea ha una sola premura quella

sera. Entrare presto in possesso del corpo martoriato del

Cristo. Senza indugio, senza timore, si presenta a farne

richiesta.

Pilato, accertati i fatti, non pone rifiuto. La Pasqua

era ormai alle porte. L’Agnello, il vero Agnello, nel silenzio

della morte.

Il mondo non avverte nulla. il mondo continua a

celebrare le sue feste senza il Vero Salvatore. Il mondo

non percepisce la grandezza di Dio che si consuma e

dona Vita.

Cristo, il suo corpo, giace in un freddo sepolcro.

Tumulato da una grande roccia rotolata, riposa, ormai

freddo, nel silenzio. Il suo corpo avvolto dal sudario

sembra aver cancellato ormai tutte le terrene speranze.

Piangono il Cristo le sole pie donne mentre il mondo,

prepara la sua festa.

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Gesù deposto

La lunga agonia del Cristo

ha raggiunto il suo culmine.

In croce, Cristo è morto.

Calato da quel palo

e avvolto nel sudario.

Non un osso,

non un solo osso Gli fu spezzato.

Tutto compiuto.

Giuseppe d’Arimatea

Lo pone nel sepolcro.

La notte è nel cuore

dei suoi discepoli.

Il buio avvolge la loro mente e

i loro cuori.

Piangono il Cristo morto,

piangono il Cristo

che più non li consola,

ignari della mirabile

Salvezza

che Dio ha per loro in serbo.

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SOMMARIO

INTRODUZIONE ..................................................................................................... 5

I STAZIONE ........................................................................................................... 11

GESÙ NELL'ORTO DEGLI ULIVI (Marco 14,32-36) ..................................... 12

Nell'orto del Getsèmani ..................................................................................... 13

II STAZIONE .......................................................................................................... 15

GESÙ, TRADITO DA GIUDA, È ARRESTATO (Marco 14,45-46) .................. 16

Il tradimento del Figlio dell’uomo ...................................................................... 17

III STAZIONE ......................................................................................................... 19

GESÙ È CONDANNATO DAL SINEDRIO (Marco 14,55.60-64)..................... 20

In mezzo al rumore della folla ........................................................................... 21

IV STAZIONE ......................................................................................................... 23

GESÙ È RINNEGATO DA PIETRO (Marco 14,66-72) ..................................... 24

Come Pietro ........................................................................................................ 25

V STAZIONE .......................................................................................................... 27

GESÙ È GIUDICATO DA PILATO (Marco 15,14-15) ....................................... 28

“Che male ha fatto?” .......................................................................................... 29

VI STAZIONE ......................................................................................................... 31

GESÙ È FLAGELLATO E CORONATO DI SPINE (Marco 15,17-19) ............ 32

Re della Sofferenza ............................................................................................ 33

VII STAZIONE........................................................................................................ 35

GESÙ È CARICATO DELLA CROCE (Marco 15,20) ....................................... 36

Caricato della croce ........................................................................................... 37

VIII STAZIONE ...................................................................................................... 39

GESÙ È AIUTATO DAL CIRENEO A PORTARE LA CROCE (Marco 15,21)40

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Una sola Via ........................................................................................................ 41

IX STAZIONE ......................................................................................................... 43

GESÙ INCONTRA LE DONNE DI GERUSALEMME (Luca 23,27-28) ........... 44

Le donne di Gerusalemme ................................................................................ 45

X STAZIONE .......................................................................................................... 47

GESÙ è CROCIFISSO (Marco 15,24) ................................................................ 48

Cristo crocifisso .................................................................................................. 49

XI STAZIONE ......................................................................................................... 51

GESÙ PROMETTE IL SUO REGNO AL BUON LADRONE (Luca 23,39-42) 52

Il buon ladrone .................................................................................................... 55

XII STAZIONE........................................................................................................ 57

GESÙ IN CROCE, LA MADRE E IL DISCEPOLO (Giovanni 19,26-27) ........ 58

Il buon ladrone .................................................................................................... 59

XIII STAZIONE ...................................................................................................... 61

GESÙ MUORE SULLA CROCE (Marco 15,33-39) ........................................... 62

Sulla Croce .......................................................................................................... 63

XIV STAZIONE ...................................................................................................... 65

GESÙ È DEPOSTO NEL SEPOLCRO (Marco 15,40-46) ................................ 66

Gesù deposto...................................................................................................... 67

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LA VIA CRUCIS (APRILE 2014 – GIUGNO 2014)

DI MARIA SIMONA BARBERIO

IN COPERTINA: MATTIA PRETI (TAVERNA 1613 - MALTA 1699) “CROCIFISSIONE” - OLIO SU TELA

CM.233X159 – CHIESA DI SAN DOMENICO – TAVERNA (CZ).

Quest'opera è stata rilasciata con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported. Per leggere una copia della licenza visita il sito web http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/ o spedisci una lettera a Creative Commons, 171 www.simonabarberio.it

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MARIA SIMONA BARBERIO ha compiuto i suoi studi presso

la Facoltà di Economia e Commercio dell’Università degli

Studi di Verona, laureandosi in Economia e Commercio.

Attualmente è docente di ruolo di Matematica Applicata nella

Scuola Secondaria Superiore.

“La via Crucis è strada di Salvezza, Salvezza

Eterna, che nei modi più impensati nel mondo

si palesa. La via Crucis è strada maestra che

al Cielo conduce.”

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Unported. Per leggere una copia della licenza visita il sito web

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