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chiera, e vogUono ridurre a j &lftTlBIJ UtJliimmiAUUit, Limimi , i w ^ ^ ^ ^ versalizzando ciò che è per sua qualità intrinseco retaggio dei pochissimi e non può essere oggetto di nessuna semplificazione perchè sin troppo semplice nel- l'enunciato, se pure troppo difficile nella pratica ermetica. i. LA D I V I N A Z I O N E F A N T E A Diverse forme divinatorie — Superstizioni da Folk-lore Percezioni della na- tura e dell'ambito — I solitarii o monaci — L'interpretazione — La lubricità di Pane e il suo siTTibolismx) Necessità di studiare le mitologie — Costumi divinatorU volgari — Tutte le anime hanno fenomeni prémonitorii Il'Un- guaggio sibillino. Non si è potuto storicamente accertare la dicerìa della famosa voce della' morte del Gran Pane innanzi alla invadenza cristiana. Non è probabile che il Pane volle nella intenzione del mitologo personificare l'anima della natura viva e pensante; e potrebbe essere una chiacchiera sognata" da qualcuno dei tanti manìaci religiosi, manìa ragionante o che dà l'illusione' del ragionamento, e che accompagna tutti i periodi di conflitto sociale e psico-'- logico tra i fautori della novità e i conservatori del vecchio. • • Laccio ad altri vogliosi l'esercizio della discussione sull'argomento, per dire poche cose sulla natura pantèa. , L'idea del mondo unità vivente ed animata, è della forma religiosa magica più antica e voleva determinare In cosa precisa ogni fencmeno di origine ignota e collettiva. Da epoche remotissime fino al paganesimo greco romano, tutti credettero aUa possibilità data la determinazione di nature umane speciali, di entrare in comunione intelligente col Dio misterioso e invisibile. della terra. Da ciò si giunse ijerfino a .credere volgarmente (come negli AssiriTBabilo- nesi) che Eà in »un modo costante intervenisse nei conflitti dei demoni buoni e pessimi che si contendevano l'uomo, o come negli Ebrei che Mose ed 11 pro- tetismo posteriore parlassero la stessa parola di Geova. Discendendo alle nature più rozze e quindi più avide di conoscere l'avve- nire, troviamo che dovunque, anche nei popoli più lontani dalla civiltà occi- dentale, la boria nazionale o individuale di credersi in relazione direttissima con la intelligenza del mondo delle cause è comune. La divinazione presso tutti i popoli fu ed è un'arte che risponde alla neces- àtà dell'animo umano perpetuamente pauroso ed inquieto. Dal Madagascar a Parigi, dagli antichi indovini caldei, dai tripodi e daUe, sibille ai giocatori di tarocchi e cliiromanti di oggi, nulla è differente; ciò che dimostra^ che l'arte ed il mestiere del facile profeta e del ciarlatano rispondono ad una necessità della società. umaiuL ad xm bisogno di curiosità interessata

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chiera, e vogUono ridurre a j&lftTlBIJ UtJliimmiAUUit, Limimi , i w ^ ^ ^ ^ versalizzando ciò che è per sua qualità intrinseco retaggio dei pochissimi e non può essere oggetto di nessuna semplificazione perchè sin troppo semplice nel­l'enunciato, se pure troppo difficile nella pratica ermetica. i .

LA D I V I N A Z I O N E F A N T E A Diverse forme divinatorie — Superstizioni da Folk-lore — Percezioni della na­tura e dell'ambito — I solitarii o monaci — L'interpretazione — La lubricità di Pane e il suo siTTibolismx) — Necessità di studiare le mitologie — Costumi divinatorU volgari — Tutte le anime hanno fenomeni prémonitorii — Il'Un-guaggio sibillino.

Non si è potuto storicamente accertare la dicerìa della famosa voce della' morte del Gran Pane innanzi alla invadenza cristiana.

Non è probabile che i l Pane volle nella intenzione del mitologo personificare l'anima della natura viva e pensante; e potrebbe essere una chiacchiera sognata" da qualcuno dei tanti manìaci religiosi, manìa ragionante o che dà l'illusione' del ragionamento, e che accompagna tutti i periodi di conflitto sociale e psico-'-logico tra i fautori della novità e i conservatori del vecchio.

• • Laccio ad altri vogliosi l'esercizio della discussione sull'argomento, per dire poche cose sulla natura pantèa. , L'idea del mondo unità vivente ed animata, è della forma religiosa magica

più antica e voleva determinare In cosa precisa ogni fencmeno di origine ignota e collettiva.

Da epoche remotissime fino al paganesimo greco romano, tutti credettero aUa possibilità data la determinazione di nature umane speciali, di entrare in comunione intelligente col Dio misterioso e invisibile. della terra.

Da ciò si giunse ijerfino a .credere volgarmente (come negli AssiriTBabilo-nesi) che Eà in »un modo costante intervenisse nei conflitti dei demoni buoni e pessimi che si contendevano l'uomo, o come negli Ebrei che Mose ed 11 pro-tetismo posteriore parlassero la stessa parola di Geova.

Discendendo alle nature più rozze e quindi più avide di conoscere l'avve­nire, troviamo che dovunque, anche nei popoli più lontani dalla civiltà occi­dentale, la boria nazionale o individuale di credersi in relazione direttissima con la intelligenza del mondo delle cause è comune.

La divinazione presso tutti i popoli fu ed è un'arte che risponde alla neces-à tà dell'animo umano perpetuamente pauroso ed inquieto.

Dal Madagascar a Parigi, dagli antichi indovini caldei, dai tripodi e daUe, sibille ai giocatori di tarocchi e cliiromanti di oggi, nulla è differente; ciò che dimostra^ che l'arte ed i l mestiere del facile profeta e del ciarlatano rispondono ad una necessità della società. umaiuL ad xm bisogno di curiosità interessata

Iniziazione - 4 - Gennaio- Febbraio 1946

che uomini di città civili come Londra e New-York sentono nella stessa inten­sità dei meticci del Sud-Africa e dei negri delle regioni più incivili dell'Africa.

Le forme divinatorie più note sono le seguenti : 1" L'astrologia, cioè isiperionando le steUe, i pianeti, e le nuvole, chiamata

anche apotolesmatica dagli antichi. 2" La divinazione augurale. 3' La negromantica, che si compieva con le forme dello antico spiritismo

cerimoniale, interrogando le ombre dei morti. 4" La ispezione delle viscere delle vittime sacre. Potrei continuare se a queste quattro categorie di divinazione sacerdotale

volessi aggiungere tutte le varietà conosciute negli almanacchi dei buoni villici, cioè l'interpretazione dei sogni la divinazione per mezzo dell'acqua, del fuoco, dell'aria, del canto - d ^ l i uccelli, del piombo, dei fulmini, delle meteore, dei serpenti e perfino della epatoscopla cioè della lettura profetica sul fegato degli animali sacrificati.

I romani dividevano la divinazione in artifìciaie e naturale. La naturale corrispondeva alla premonizione spirituale come la s'intend?

oggi: presagiva le cose avvenire per mezzo di un moto interiore indipendente da qualunque segno estemo; mentre la lettura e le induzioni sulla natura esteriore appartenevano alla'divinazione artificiale.

Tutte le scoperte che sembrano modernissime intomo ai poteri dell'anima dei sogni, delle estasi, della visione dei morenti, della chiaroveggenza dei minac­ciati di un imminente pericolo; erano non solamente note ma esercitate ed espe-ximentate continuamente dagli antichi, come oggi in tutte le case più ixmili o solamente modeste si esercitano le forme divinatorie nei ipiccoli casi critici ài milioni di umilissime famiglie. Dg,l gioco del lotto alle novene per aver responsi di amore o di morte, bisognerebbe annotare in una numerosa biblio­teca tutte le miriadi di piratiche infantili o superstiziose che dovimque, in Italia specialmente, si esercitano. La scienza investigativa moderna non ancora ha pensato di coUigere in un Immenso folk-lore tutti i piccoli .processi di magìa elementare e naturale che praticati dagli ignoranti danno risultati di divina-aione approssimativa o precisa che nessuno dei tanti fìlcsofi saprebbe spiegare o riprodurre o far di meglio.

Deficiendo la scienza, io che ho studiato tale argomento voglio qm riferire «Jcune osservazioni pratiche.

• .- : „• n La natura nell'identico momento in cui noi osserviamo tutte le manifesta­

zioni che ci circondano, se è un organismo vivente, è in relazione diretta ed intelligente col nostro essere mentale o anima intellettiva.

Nel momento dell'osservazione tra l'osservatore e le cose che lo circondano .si stabilisce una corrente dinamica positiva o negativa, che rafferma 11 dogma magico deUa unità dell'essere.

Gli scrittori francesi contemporanei, che hanno discorso della psicometria, Jianho voluto in cèrto modo avvalorare la passibilità della lettura storica del­l'anima dì certi oggetti che hanno potuto aver vissuta una vita propria ad ;lnfluenzare la loro psiche o aura psichica rudimentale.

Io non mi inoltro a discutere se la lettura psicometrica dipende dalla fwrza animlca degli oggetti in esame, o della sensibilità psichica di colui i l quale si trova nella condizione di esaminarli.

Se noi invece di rivolgere la nostra attenzione a gingilli di' pertinenza indi-•vlduale, dove contempliamo la natura -vivente fuori i l limite della abitazione, tn

Gennaio-Febbraio 1946 - 5 - Iniziazione

cui tutto soggiace aJla volontà e al buon ordine della massaia, scendiamo nel campo aperto della vita esteriore, per tardi che si sia, non può sfuggirci l'im­pressione che ci fa partecipi dell'anima delle folle, e ci troviamo tra esse, o della Natura se fuori i l contatto degli uomini siamo in piena campagna o sulla spiaggia

Gli elementi come agiscono su noi si rendono passibili a tutto l'ambito al quale rivolgiamo la nostra attenzione

Seduti accanto ad un cespuglio di rose o su d'uno scoglio, enerviamo sulle rose o sul mare delincarsi la vita come movimento, intelligenza e sensibilità nell'idendico modo che in noi possiamo, con osservazione precisa, riscontrarla esattamente armonici

Se i l procedimento tn questa analisi diventa metodico, dopo un tempo determinato l'osservatore prende dimestichezza intellettiva con gli elementi vergini, i quali ci riferiscono senza preoccupazione umana, i l risultato previsio­nale delle cose prossime ad accadere, poiché è sciocco e vanaglorioso supporre l'uomo nella vita comime immune da qualunque influenza oscurante la sua potestà divinatoria.

I l famoso mistero della solitudine che prelude alle potestà magiche in uomini di nessuna preparazione, si determina allo stato di imunità psichica di -tutti i solitari.

La vita di santità di alcuni monaci sahnodianti è identica a quella di un. contadino che viva in perfetta solitudine senza pregare e di un marinaio che, lontano dal consorzio civile, passi i l suo tempo alla pesca..

La mancanza in tutti i tre casi di influssi psichici e di moventi passionali che affrettano lo stato di asserzione psichica, rendono costoro facili lettori dello spirito emanante dalla natura viva e U loro giudizio premonitorio ha spesse volte risultati sorprendenti.

Pel popolino è vecchia abitudine nella Italia del Centro e del Mezzc^orho di dimandare a siffatti solitari responsi che sono molte volte infallibili.

P. H. Myers nello studiare i l meccanismo dei sogni profetici sbaglia se procede dall'esame preconcetto esperimentato degli stati ipnotici, poiché lo stato naturale di libertà psichica, conseguente ad una lunga " preparazione di vita solitaria, non ha nessuna corrispondenza con le prove di gabinetto eseguiti con organismi patologicamente anormali, che si prestano alla determinazione di una cesi detta visione medianica che é carica di tutto vm. influsso di vita movimentata la quale colpisce quella essenza animica o mentale che gli stati ipnotici pretendono di mettere a nudo.

L'educazione magica quando era possibile un noviziato vero e proprio di arte augurale, creava nel neolìto la immunizzazione psichica che è di pochi uomini veramente straordinari.

Oggi che tal preparazione non è possibile è i l vero e proprio isolamento materiale e meccanico quello che può dare dei risultati.

I sogni non sono risultati telepatici tra anime di defunti e di vivi, ma visioni percettive del linguaggio della na:tura universale, ordinariamente sì osservano più limpidi nei fanciulli che negli adulti e nei vecchi.

n buon consiglio spontaneo, quasi parola di Nimie, emerge facile dalla bocca dei vecchissimi e dei pazzi!- Si-osservi in questa gradazione quanta pre­ponderanza abbia su gli unì>e su gli altri, dai maggiori effetti di verità, lo stato di disinteresse e di purificazione dell'attività dell'ambiente.

L'interpretazione però che si crede la cosa più ovvia nei casi di sogni piani e determinati, é un esercizio della facoltà più precisamente profonda dell'intel­letto se supera anche i l valor della chiaroveggenza nei sogni lucidi.

I I solitario nelle sue condizioni di giustizia, o di imunità, quando è atto a veder limpidamente, in un sogno intricato d i un cittadino che vive di,prece-

•Iniziazione - 6 - Gennaio-Febbraio 1946

cupazonl, mette in gioco quelle stesse proprietà .percettive che la forma dram­matica o sceneggiata di un sogno di lui renderebbe semplice.

Cosicché i l doppio valore della rappresentazione visionale sonnambolica e della interpretazione dei segni esteriori della natura o delle f onne cerebrali rap­presentative hanno fondamento esclusivo suUa verginità del sognatore o inter­prete. Da questo non voglio concludere nè consigliare che lo stato monastico o quasi debba essere preferibilmente e necessariamente una preparazione alla con-qmsta deUe doti di divinazioni.

Intendo invece additare allo studio di coloro che vi si accingono i casi ordinari di predisposizione naturale alla audizione o lettmiu di Gran Pane o Dio universale eloquente, che è la manifestazione intelligente armonica della aatura viva.

m •

H culto del Dio Pane si trova in Egitto, tra i Greci e tra i Romani, L'ico­nologia, cioè la rappresentativa o la immaginativa religiosa. Influì grande­mente a modiflcare nelle sciilture, nelle incisioni e nelle pitture le attribuzioni dei numi come nei tempi erano stati creati; e nelle investigazioni posteriori alle loro orgini, sì trovano questi iddìi sfigurati anche dagli scrittori che a noi

•in modo discordissimo ne hanno trapiandate le origini. I l Dio Pane non è un esempio spiccato, tanto iconologicamente quanto dal

punto mitologico. È vero che a distinguerlo dai Satiri e dai Silvani e dai Fauni basta la

siringa tìpica che raccoglie i l suo spirito, ma tra Fauni, Silvani e Satiri i l Dio Pane bene spesso è confuso.

I n quanto alla sua origine v'é chi lo dice figliuolo dì Mercurio, chi di Giove, e di Calisto, chi di Giove e di Iris, chi figliuolo lo dice di Mercurio e Penelope.

Omero racconta che la nutrice spaventata della grottesca sua fiigura ricusò di allattarlo, che Giove e Bacco ne risero.

Se ne spaventavano le Ninfe a cui faceva violenza ed ApoUodoro lo rende maestro di Apollo nell'arte della divinazione. • Osceno fu soprannominato Inuus.

Ed i l carattere osceno, lussurioso, voluttuoso lo accompagnò durante la sua vita Divina, a tal punto brutale che Ovidio ci racconta la sua topica amorosa nella grotta di Onfale.

I versi di Siilo Italico ce lo dipingono come ogni buon pagano doveva rap­presentarselo.

IV

Gli studiosi delle scienze animiche, se rivolgessero tutta la loro attenzione allo studio degli dei deUe religioni sparite e continuassero con alacrità l'investi-gazione sulla etimologia sacra dei nomi o sulla intenzione mitica delle forze che ciascuno intendeva di rappresentare all'ochio plebeo, rinverrebbero la chiave di molti misteri dello spiritismo àiodemo e delle facoltà medianiche.

Le quaUtà attribuite agU dei e spessìssime volte rappresentate con simboli da cui i l cattolicesimo ha attinto a larghe mani, nascondano velate leggi e idee contingenti le quali alle anime più sottili parlerebbero im linguaggio nuovo.

Voglio dire che la chiave non solo di leggi metafisiche ma fìsiche ed occulte •ed ignorate si rintraccerebbe in queste fonti da cui rifuggono gli studiosi mo­derni contenti di quello che sulla materia esprimono gli archeologi.

L'esempio dì questo simbolo naturale, Pane, sembra una esercitazione di erudizione facile quasi e fuor di luogo: ma io ho ricordato cose di una impor-

Gennaio-Febbraio 1946 - 7 — Iniziazione

tanza simbolica che dovrebbero aprire le luci intellettuali a tutti i dilettanti di metafisica -

n fatto che gli antichi a questo Dio Pane, rappresentante della natiu-a imiversale e maestro di divinazione, perfino di Apollo, abbia per suoi attributi la maschilità violenta, divenuta satiriasi, non deve essere considerata succida fantasia di sacerdoti empirici ignoranti dei rapporti tra la manifestazione lasciva di cui i l Pane portava le coma, e la voce che mandava i l suo soffio attraverso le canne della siringa.

Si dirà che tali qualità simbolizzate rappresentassero solamente la feracità della terra e l'emanazione della sua anima parlante, però io credo da chi ha potuto avere deUe conoscenze rltuaU e pratiche delle religioni magiche vi potrebbe intravedere le affinità tra i diversi poteri e manifestazioni dell'anima loquente della natura nella sua sintesi e delle anime particolari della umanità più avanzata.

Insieme al Kremmerz col quale ho comunità di studi, io credo che gli Ita­liani per iniziarsi ai veri, potrebbero lasciare da banda le sdolcinature buddiche campate in aria ed approfondire, con utilità certamente superiore, tutto i l corredo più complesso del pantheon greco latino di Roma, che raccolse quanto di più perfetto gli altri simbolismi avessero dato alla umanità, preoccupatìt di far parlare la sfinge con dati di positività tanto nell'ordine intellettuale quanto nel magico oggettivo.

Beninteso però che tale studio dovrebbe procedere, spogliando le favole e le descrizioni mitologiche di tutta la zavorra della quale fu impastricciata dalle scuole grammatiche e dalla calunnia metodica degli scrittori intinti da un cri­stianesimo balordo e ignorante, che, nel periodo della decadenza romiana, rap­presentò innanzi ai saggi del gentilesimo ciò che v'è di più superficiale e incerto in materia di scienza sacra.

Con. soddisfazione si può considerare quanto i moderni studi religiosi, che vanno compiendosi in t^ni parte del mondo, contribuiscono a far lilevare la ixjverta dottrinale delle origini cristiane, assimilazione alle forme cultuali dei gentili; culto saccheggiato e rimesso a nuovo perfino coi ruderi dei monu­menti più pagani e Roma ne è un esempio ad ;ogni passo, fino in S. Pietro. Perfino i l simbolo della croce, che la maggioranza indotta ritiene esclusiva­mente cristiana, è un'adozione della magia religiosa assirica e greco romana anteriore alla bellissima e pietosa istoria della crocifissione del Cristo.

V

Ma ritorniamo al nostro proposito. La natura è loquente considerata come intelligenza sintetica ed espressiva,

e come anima delle singole manifestazioni fuori l'artificio imiano. L'evocazione di questa intelligenza della natura è la chiave della divinazione

artificiale e naturale dei Romani; così chi,sa .intendere questa eloquenza delle forme diventa i l facile vaticinatore augurale.

Per trovarsi nell'aura delle forme evocatone di magìe basterebbe andare nei siti d'Italia nei quaU l'anima pagana, con tanti secoli di cristianesimo so­vrapposto si può dire ancora intatta e scoprire, raccogliere, annotare tutti i piccoli procedimenti che, rimasugli dell'antico, anche con le forme cattoliche, si sono continuati.

Certo nelle regioni italiche del settentrione, nelle antiche regioni cisalpine e padane non si potrebbe far messe abbondante quanto nell'Etruria, nel paese degli Osci, nel Sannio,, nella Peucezia, nella Magna Grecia, in Sicilia e nel Lazio, e nella Campania, dove sono ancora viventi, nella superstizione popolare, metodi divinatori che ad un osservatore acuto presentano la visione di ima in-

Gennaio-Febbraio 1946 - 7 — Iniziazione

tanza simbolica che dovrebbero aprire le luci intellettuali a tutti i dilettanti di metafisica -

n fatto che gli antichi a questo Dio Pane, rappresentante della natura universale e maestro di divinazione, perfino di Apollo, abbia i>er suoi attributi la maschilità violenta, divenuta satiriasi, non deve essere considerata succida fantasia di sacerdoti empirici ignoranti dei rapporti tra la manifestatone lasciva di cui i l Pane portava le coma, e la voce che mandava i l suo sofiBo attraverso le canne della siringa.

Si dirà che tali qualità simbolizzate rappresentassero solamente la feracità della terra e l'emanazione della sua anima parlante, però io credo da chi ha potuto avere delle conoscenze rituali e pratiche delle religioni magiche vi potrebbe intravedere le affinità tra i diversi poteri e manifestazioni dell'anima loquente della natura nella sua sintesi e delle anime particolari della umanità piii avanzata.

Insieme al Kremmerz col quale ho comunità di studi, io credo che gli Ita­liani per iniziarsi ai veri, potrebbero lasciare da banda le sdolcinature buddiche campate in aria ed approfondire, con utilità certamente superiore, tutto 11 corredo più complesso del p>antheon greco latino di Roma, che raccolse quanto di più perfetto gli altri simbolismi avessero dato alla imianità, preoccupata di far parlare la sfinge con dati di positività tanto nell'ordine intellettuale quanto nel magico oggettivo.

Beninteso però che tale studio dovrebbe procedere, spogliando le favole e le descrizioni mitologiche di tutta la zavorra della quale fu impastricciata dalle scuole grammatiche e dalla calunnia metodica degU scrittori intinti da un cri­stianesimo balordo e ignorjinte, che, nel periodo della decadenza romana, rap­presentò innanzi ai saggi del gentilesimo ciò che v'è di più superficiale e incerto in materia di scienza sacra.

Con soddisfazione si può considerare quanto i moderni studi religiosi, che vanno compiendosi in ogni parte del mondo, contribuiscono a far i-ilevare la ixjverta dottrinale delle origini cristiane, assimilazione alle forme cultuali dei gentili ; culto saccheggiato e rimesso a nuovo perfino coi ruderi dei monu­menti più pagani e Roma ne è un esemplo ad ogni passo, fino in S. Pietro. Perfino i l simbolo della croce, che la inaggioranza indotta ritiene esclusiva­mente cristiana, è un'adozione della magia religiosa assirica e greco romana anteriore alla bellissima e pietosa istoria della crocifissione del Cristo.

• V -

Ma ritorniamo al nostro proposito. . La natura è loquente considerata come inteUigenza sintetica- ed espressiva,

e come anima delle singole manifestazioni fuori l'artifìcio umano. - L'evocazione di questa intelligenza deUa natura è la chiave della divinazione artificiale e naturale dei Romani; così chi sa .intendere questa eloquenza delle forme diventa i l facile vaticinatore augurale. "

Per trovarsi nell'aura delle forme evocatene di magìe basterebbe andare nei siti d'Italia nei quali l'anima pagana con tanti secoli di cristianesimo so­vrapposto si può dire ancora intatta e scoprire, racct^liere, . annotare tutti i piccoli procedimenti che, rimasugli dell'antico, anche con le forme cattoliche, si sono continuati.

Certo nelle regioni italiche del settentrione, nelle antiche regioni cisalpine e padane non si potrebbe far messe abbondante quanto nell'Etruria, nel paese degli Osci, nel Sannio,, nella Peucezia, nella Magna Grecia, in Sicilia e nel Lazio, e nella Campania, dove sono ancora viventi, nella superstizione popolare, metodi divinatori che ad im osservatore acuto presentano la visione di una in-

" Iniziazione — 8 — Gennaio-Febbraio 1946

tuMone tuttia gentile della eloquenza pantèa, nei casi in cui la natura si inter­roga, perchè parli con un responso preciso.

Dei miei lettori italiani, chi è che non potrebbe citare direi di questi piccoli metodi interrogativi, sparsi per tradizione neOe campagne e ne centri popolati dalle anime latine e greche, perpetuate attraverso tutta la sovrapposizione di credenze e di r i t i , e di culti del cattolicesimo medioevale e moderno? -

Quando nelle storie alle nuove generazioni si ricorda che i Greci e i Romani nella età di mezzo, i principi, in ogni contingenza grande o piccola, privata o pubblica ricorressero agli oracoli o agli astrologi, i giovani sorridono deUa inge­nuità dei tempi tramontati; mentre oggi stesso spiriti forti di ragionamenti ne­gativi disprezzano pubblicamente la debolezza delle anime credule, che appena presi da ima paura o jierplessità nel compimento di cosa bramata o temuta, ascoltano i l parere della domestica che sc^a o della moglie che fa le novene alle anime degli impiccati.

Credo invece che un metodo più logico e più scientifico si potrebbe annun­ziare tentando di sviluppare nei volonterosi quella facoltà divinatoria che la novità del moderno linguaggio spiritista chiama medianità premonitoria.

Ne espongo ii-procedimento come un consiglio da mettersi a prova. Io nego che tale medianità preveggente sia proprietà di organismi speciali. Credo invece che tutte le anime abbiano un'attitudine certa, accertabile

e controllabile a prevedere lè cose prossime interrogando la natine i)antèa, sotto qualunque forma empirica, razionale o religiósa e che basta la semplice volontà ferma, senza' osculazione, ad ottenere pev visione ordinaria o per sogni una ri­sposta esatta e precisa a domanda che interessa.

Per ottenere responsi di ordine visionale nella natura fisica basta la osser­vazione semplice, esatta nella unità complessa che la natura pantèa si presenta aU'atto del responso; e per ottenere responsi nei sogni basta una preparazione nutritiva parchissima, di pochi giorni e lo stato sano dell'organismo.

Ciò che è difficile, e costantemente si troverà tale è U possesso della intel­ligenza, o meglio dello stato intellettivo per comprendere i l responso della natura ihteUigente che non manca mai.

La pratica dimostrerà che io non nascondo la verità, nè esagero, pur es­sendo siciuro della Incredulità di parecchi, ì quali appunto per non saper leggere in questo libro dei facUi responsi, lo rinnega, poiché modernamente si ritengono per premonizioni le sole manifestazioni figurate, chiare ed in certo modo tele­patiche, che corrispondono con esattezza di particolari alla realtà del successo.

I responsi ordinari invece appartengono al nucleo comune dei sibillini i quali (qui sta i l difficile) hanno bisogno della interpretazione intelligente, tìoè precisa del linguaggio in cui si esprime i l misterioso Pan:

Gli antichi possedevano i pubblici spiegatori di sogni, e seguendo metodi di Investigazione omologhi ed analc^ìcl Artemidoro e Sinesio hanno scritto per­fino dei trattati da studiarsi attentamente e vi si constaterebbe con quanta fre­quenza le previsioni anche non richieste? vengono date a tutti gli uomini indi­stintamente che abbiano un'anima atta aUa sensibUità di percezione della na­tura loquente.

' Io escludo le forme dei sogni, tn cui lo spiritismo potrebbe vederci l'inter­vento di anime libere di corpo umano, che meglio considerata nel gran numero dei casi, sono forme drammatiche nelle quali gli spiriti veri non hanno niente a vedere, nè quella pretesa telepatia tra i vivi e morti che si vorrebbe mescolare nei ritrovati moderni da chi non ha conoscenza della potestà pantèa conosciuta e malintesa per luce astrale.

La locuzione oscura che si riscontra in ogni profetismo si presta a mille Interpretazioni; la stessa significazione della parola sibUla dà i l significato del simbolo.

Gennaio-Febbraio 1 946 - 9 •- Iniziaziont

L'interpretazione intelligente, altamente ermeneutica è parte principale del responso stesso i l quale rimarrebbe, come rimane spesse volte ignorato, quando lo spiegatore è insufficiente.

Quindi le due forme di divinazione artificiale e naturale si completano e si riducono alla precisione. l i . K . ottavianl

L A F I L O S O F I A E R M E T I C A E I L S I M B O L I S M O M I T O L O C I C O

Giuseppe Antonio Pemety (nato a Roannes nel 1716, morto a Valenza nel Delfinato nel 1801), benedettino della Congregazione di S. Mauro e Cappellano alla corte di Federico il Grande, è stato uno dei più documentati e più chiari commentatori della filosofia ermetica.

Egli scrisse « Les fables egyptiennes et grecques devoilées » (Ed- Bruche ^; Parigi, 1758 .- 2 Voi., in 12") ed un n Dictionnaire myto-hermetique » (Ed.De-lallain, Parigi 1787) che fa testo^ Le Fables furono tradotte da Giacoma Cati­nella a Bari e pubblicate da Laterza e Polo nefl^SS.

-, Lo scritto che qui si pubblica è la prefazione alle Favole; di altissima inte-resse e di grande .chiarezza mostra che tra i maestri dell'arte erano anche e non pochi i sacerdoti di (ahimé!) nostra Santa Madre Romana Chiesa, che co­noscevano la musica più lunga della litania.

, La filosofia considerata in generale è nata con i l mondo dappoiché in ogni tempo gli uomini lasjam pensato, meditato; in ogni tempo i l magnifico spetta­colo dell'Universo ha dovuto colpirli di ammirazione e acuire la loro curiosità' naturale. Nato per la società, l'uomo ha cercato i mezzi per viverci gradevol­mente e con soddisfazione ; i l buonsenso, l'umanità, la modestia, la gentilezza dei costumi, l'amore di questa società hanno dovuto certo costituire l'oggetto della sua attenzione. . Ma per quanto meraviglioso, e si-upefacente sia stato per lui lo spettacolo

dell'Universo, qualunque beneficio egli abbia creduto poter ritrarre dalla so-, cietà, tutte queste cose non erano se stesso.

Riflettendo, non gli mancò l'intuizione che la conservazione del suo proprio essere non era un obbietto meno interessante; e bisognerebbe ammettere che egli avesse dimenticato sé stesso per interessarsi di ciò che lo circondava.

Soggetto a tanta vicissitudini, bersagliato da tanti mali, e d'altronde creato per gioire dì tutto, ciò che lo circonda, egli, senza dubbio, ha cercato ì mezzi di prevenire e guarire le malattie, per conservare più lungamente la vita sempre pronta a sfuggirgli.

Non gli é necessitata una lunga meditazione per comprendere e convin­cersi che i l principio che costituisce i l suo corpo, e lo mantiene, era proprio quello che occorreva per conservarlo nella sua maniera di essere.

• L'appetito naturale per. gii alimenti glielo indicava chiaramente: ma s'ac­corse bentosto che quegli alimenti caduchi come lui, a cagione della mescolanza con parti eterogenee che 11 costituiscono, apportavano, nel suo intemo, un prin­cipio di morte unitamente al principio di vita.

. Bisognò allora ragionare sugli esseri dell'Universo, meditare lungamente per scoprire i l frutto di vita, atto a condurre l'uomo alla quasi immortalità.

Ma non era sufficiente avere intravisto questo tesoro attraverso l'involucro che lo copre e lo nasconde agli occhi dei volgo.

Per fare di questo frutto l'uso che vi si proponeva, era indispensabile ca^ vario dalla sua scorza ed averlo in tutta la cua primitiva purezza.