intervista elizabeth strout - i ragazzi burgess e l'america di oggi - gazzetta del sud 20...
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La mia intervista alla scrittrice america, vincitrice del Premio Pulitzer, Elizabeth Strout.L'America di oggi razzista, le ricerche per il suo libro nella comunità somala, i cambiamenti nel New England e il ruolo del passato e della rimozione del dolore...TRANSCRIPT
Domenica 20 Ottobre 2013 Gazzetta del Sud10.
Cultura e Spettacoli
Francesco Musolino
Con la raccolta di racconti“Olive Kitteridge” vinse meri-tatamente il Premio Pulitzer– segno che negli Usa, diver-samente che in Italia, le shortstories sono davvero impor-tanti – e dopo ben cinque an-ni di ricerca, la scrittrice Eli-zabeth Strout ritorna in libre-ria con “I ragazzi Burgess”,edito da Fazi (pp. 448, Euro18,50 trad. Silvia Castoldi).Qui la Strout sfoggia una pro-sa pungente e cristallina perraccontare le vicende dei treragazzi Burgess, ovvero il ce-lebre avvocato, Jim, il malin-conico Bob e Susan, la sorelladivorziata e madre di Zachche ha lanciato una testa dimaiale in una moschea du-rante il Ramadan.
Proprio le inspiegabiliazioni di Zach spingeranno itre fratelli a riunirsi e lenta-mente, ritrovandosi nel mon-do rurale tanto caro allaStrout e lontano dalla rarefa-zione degli affetti cittadina,emergeranno devastanti ve-rità circa l’incidente che co-stò la vita del padre, segnan-do per sempre le loro esisten-ze.
Ma la Strout non si limita atratteggiare un grande affre-sco sulla solitudine che pos-siamo incontrare in ambitofamiliare; pagina dopo pagi-na, dona voce alla comunitàsomala che sta cercando di ri-costruirsi una vita a Shirley
Falls, nel Maine, fra l’i n d i f f e-renza e il razzismo generale.
Il risultato è un romanzo incui il lavoro artigianaledell’autrice è visibile in ognipagina, in ogni riga, in ognisingola parola. Non a casoElizabeth Strout è considera-ta una delle voci della lette-ratura americana più since-re. La Gazzetta del Sud l’haintervistata in occasione delsuo nuovo tour italiano (oggial Palazzo Ducale a Genova,domani al Circolo dei Lettoridi Torino).
Questo libro è il frutto didiversi anni di ricerca escrittura. Com’è nato l’i n t e-ro progetto?
«La storia mi è arrivatalentamente, ma ho subito ca-pito che avrebbe riguardatoprincipalmente l’amore traquesti fratelli, una formad’amore turbata e sconvoltadal passato comune. Ma mi èservito molto tempo perché
A colloquio con la scrittrice statunitense Elizabeth Strout, Premio Pulitzer, in questi giorni in Italia
«Sì, è una società razzista»La famiglia, la solitudine, la comunità: i temi dell’affresco de “I ragazzi Burgess”
ho dovuto intraprendere unavasta ricerca prima di comin-ciare a scrivere. Inoltre, do-vevo capire come raccontarela storia. C’erano numerosifattori che mi interessavano:come funziona la memoria,come affrontare il passato,come interagiamo con il trau-ma (e questo include come isomali, a loro volta, conside-rano i traumi) e il fatto che inAmerica c'è sempre la spe-ranza che si possa reinventa-re la nostra vita, fuggendodal passato».
Con “I Ragazzi Burgess”ritorna a Shirley Falls...
«Sì, ho fatto tappa alla cit-tà immaginaria di ShirleyFalls, che era già apparsa sianel primo che nel secondo ro-
Edward Hopper, “Secondo piano al sole”, 1960
manzo. Mi piace l’idea di tor-nare allo stesso paesaggio,utilizzare lo stesso tessutoche ho intrecciato per moltidei miei personaggi. In fondoè come una storia nella sto-ria, al di là dei personaggiracconto anche questo luogo.Un luogo che ha molto daraccontare sulla strada chestiamo percorrendo».
Ad esempio?«Beh, rispetto agli altri ro-
manzi qui sono scomparsi imulini, non ci sono più, comeè accaduto per la maggiorparte dei mulini nel New En-gland. Anche i cambiamentidi un luogo, non solo quellidei personaggi, possono dircitanto dei tempi che vivia-mo».
L’episodio di Zach, chelancia una testa di maialein una moschea, è trattodalla realtà ma è interes-sante come lei lo abbia in-serito in un contesto in cuiè difficile dire chi sianobuoni e chi invece i catti-vi...
«Sì, il fatto è realmente ac-caduto ma io ho provato a fa-re in modo che il giovane Za-ch fosse simpatico ai lettori,perché mi affascina l’a m b i-guità del comportamentoumano. Ma ovviamente il suoè un gesto terribile che vole-vo anche condannare dura-mente. Volevo puntare l’a t-
tenzione sul fatto che Zachnon riesce a capire davveroperché ciò che ha fatto è cosìdannoso, sia per sé che per lacomunità. Lui non conosceabbastanza il mondo per da-re il giusto peso al suo agire equesto può essere molto peri-coloso».
Accanto ai personaggiprincipali, con l'avanzaredella narrazione, Lei donavoce anche ai comprimari,caratterizzandoli forte-mente. In particolare, avernarrato il punto di vistadella comunità somala evi-denzia un lavoro di ricercamolto interessante.
«Sentivo che era molto im-portante assumere il punto divista di alcuni personaggi so-
mali in modo che il lettorepotesse comprendere in chemodo il gesto di Zach avessecolpito la loro comunità, vi-vendo le reazioni sulle perso-ne interessate in modo diret-to. Abdikarim è veramenteangosciato per la morte delfiglio maggiore, si sente vec-chio, stanco e molto trauma-tizzato. Lui vede in Zachqualcuno che può, davveroinaspettatamente, amare. Misono serviti anni di ricercheper cercare di ricreare il pun-to di vista della realtà soma-la».
Parlando di Pam, dellalevità con cui spazza via lepreoccupazioni, mi è venu-ta in mente la Daisy delGrande Gatsby. È un para-gone azzardato?
«Penso che Pam sia proba-bilmente più intelligente del-la Daisy de “Il Grande Gat-sby”. Lo dico perché hannotempi narrativi diversi e diDaisy non si riesce ad esserecerti di quanto sia realmenteintelligente. Ma Pam eramolto interessata alla scien-za e alla ricerca, tuttavia lemancava la fiducia nei suoimezzi per andare avanti.Piuttosto ciò che rende veri-tiero il suo raffronto è il fattoche entrambe queste donnesono molto inquiete e sem-brano sempre alla ricerca diqualcosa di più di ciò che pos-seggono».
Tutto il libro viaggia sulconfine fra tolleranza, con-vivenza e razzismo. L'Ame-rica è un paese razzista og-gi?
«Sì, gli Stati Uniti sono unasocietà razzista. Mi fa maleammetterlo ma è assoluta-mente vero. Certo, è anchevero che abbiamo fatto gran-di progressi, in particolarenegli ultimi cinquant’anni,ma il razzismo è ancora mol-to presente contro le popola-zioni dalla pelle scura, con-tro gli ebrei e adesso anchecontro i musulmani. Ciò det-to, questo è un Paese costrui-to sulle differenze e ci sonomolti cittadini che dedicanole loro risorse per aiutare tut-te le popolazioni. Come inogni società ci sono infinitiproblemi, ma negare il razzi-smo presente nella societàamericana sarebbe pericolo-so, oltreché sbagliato».
Cosa significa per leiaver vinto il Premio Pulit-zer?
«Ha significato tantissimoper me. Testimonia il mio ap-porto alla registrazione, me-diante la letteratura, di unpezzo di America, utilizzan-do il linguaggio in un modoforte, capace di trasmette lastoria ai lettori».
“Dodici”, ambientato nel quartiere di Rebibbia, è il quarto libro del popolare disegnatore romano
Zerocalcare alle prese con gli... zombieFederico Pucci
Dodici sono le ore rimaste a Zero-calcare, al suo amico Secco e allamisteriosa Katja per uscire da Re-bibbia. Ed è proprio il quartiereromano a essere al centro dellastoria contenuta in “Dodici” (BaoPublishing, pp. 96, euro 13), ilquarto libro pubblicato dal popo-larissimo disegnatore romanoMichele Rech, in arte Zerocalcare(che ha venduto centomila copiedei primi tre).
Il protagonista per la primavolta non è l’alter-ego dell’autore,ma Secco, pronto ad abbandona-
re il quartiere di provenienza persopravvivere. Ma uscire da Rebib-bia incolumi non sarà un’avven -tura facile, e non solo per il perico-lo dei morti viventi. «Non vedo glizombie come metafora di qualco-sa in particolare - spiega Zerocal-care - zombie può essere l’uomocomune, il vicino di casa». Un uni-verso familiare pronto a sconvol-gersi come nell’invasione «gentri-ficatrice» dei quartieri periferici,esplicitamente citata dal perso-naggio di Ermete: «Come al Pi-gneto, quando i residenti storicisono stati allontanati ed è arrivatauna nuova fauna più adatta alla
movida - dice l’autore - l’arrivo de-gli zombie sconvolge un posto».
Rebibbia, luogo di residenzadello stesso autore, diventa cosìpersonaggio centrale nei fla-shback autobiografici che descri-vono la vita in un «quartiere che tiabitua ad aspettare, forse perchéil carcere di Rebibbia è la più gros-sa fabbrica d’attesa d’Europa».
L’avventura di Secco e Katja èquindi anche un viaggio di sco-perta personale, come nella mi-gliore tradizione dei film di zom-bie: fra i modelli i film di GeorgeA. Romero, la serie “The WalkingDead” e il videogioco “Resident
Evil”. Percorso autobiografico frariferimenti pop, “Dodici” è peròsoprattutto un fumetto d’azione:lo dimostra un tratto più aggressi-vo, l’uso più regolare del colore eil ricorso a inquadrature d’ispira -zione cinematografica, elementiche concorrono a mantenere latensione alta anche in un contestocomico, come dimostra il colpo discena finale.
«Questo lavoro è un esperi-mento preparatorio - racconta Ze-rocalcare - in vista di una storiapiù lunga, che raccoglierà tutti glielementi dei miei libri preceden-ti».3
«Anche i cambiamentidei luoghi ci diconomoltissime cosedei tempi che viviamo»
Leggere Calvinonella città “visibile”
La bellezza ci salverà
Anna Mallamo
P rendete un luogo di-menticato, invisibile asuo modo. Prendeteun gruppo di giovani, i
più invisibili di tutti, oggi.Prendete un gruppo di cittadi-ni assortiti per età, gusti, attitu-dini: invisibili in una città invi-sibile. Aggiungete Italo Calvi-no, in dosi massicce. Tutto quelche vi piace, di Italo Calvino (dicui martedì scorso sono statifesteggiati i novant'anni dallanascita e speriamo i prossiminovecento di permanenza nel-le nostre letture): partigiani ecastellani, cammellieri e cava-lieri, Marco Polo e Marcovaldo.Perché Calvino è inesauribile enutriente, come i veri classici.
Così in una sera d'autunnoun pugno di viaggiatori (ché ilettori son sempre viaggiatoridi un altrove) è salpato: alla lu-ce dei lampioni, sui gradiniospitali della Scalinata SantaBarbara (un pezzo di Messinarestaurato e restituito, pienodella poesia della città vec-chia), senza poltroncine, catte-dre e telecamere, ciascuno haletto il suo pezzetto di mappa,indicato la sua personale dire-zione. Ed è successa quella co-sa consueta ma miracolosa chesuccede sempre, quando si le-va la voce di un poeta o di unoscrittore: si è creata una comu-nità. La scalinata, i lettori, i
passanti, i curiosi, i gatti, la si-gnora che s'affacciava dalla fi-nestra incerta se tirarci una ba-cinella d'acqua e poi è rimastalì ad ascoltarci. La ragazza checi ha fatti ridere con un branode “Gli amori difficili”; la spala-trice di nuvole che ci ha parlatodella città di Fedora, che con-tiene, come sogni o tumori, lecittà possibili che non furonomai; il ragazzo arditamente ti-mido che s'è vinto e ci ha avvin-ti parlandoci di una taverna deidestini incrociati.
Non è stato bello solo per-ché era Calvino, ma anche per-ché lo stavamo condividendo:la lettura, atto privatissimo eintimo, può essere straordina-riamente sociale e collettivo. Edio sa quanto la città invisibiledi Messina –che assomiglia adecine delle città descritte daCalvino, città piagate dalla spe-culazione, dall'incompetenza edunque dalla bruttezza eppurecustodi di desideri, energie esperanze, città infelici che cul-lano semi di felicità possibileanzi necessaria –ne ha biso-gno, di atti sociali e collettivi dicondivisione e bellezza.
Leggere è un atto sociale, unatto etico e persino un atto po-litico: la polis fugace eppurepersistente dei lettori è stataconvocata per la sua assembleae s'è riunita, s'è mostrata, s'è ri-conosciuta. È diventata visibi-le. Non facciamola scompariredi nuovo. 3
Dedicata alla poetessa scomparsa
Niente fondi: chiusala Casa-museo MeriniMILANO. Era stata inauguratasolo il 21 marzo 2011 ma laCasa Museo di Alda Merini,poetessa milanese scomparsanel 2009, ha già chiuso i bat-tenti lo scorso 2 settembre.Motivo: la carenza di fondiper pagare il personale di cu-stodia.
L’edificio - di proprietà co-munale - è in via Magolfa 32(non distante dalla storica re-sidenza della poetessa, sem-pre in zona Navigli) dove, inuna palazzina ristrutturata, è
stata ricostruita la casa dellapoetessa e dove si sono svoltianche alcuni corsi di poesia. Iproblemi di bilancio dell’am-ministrazione avrebbero resoimpossibile per il Settore Bi-blioteche (a cui la Casa Mu-seo fa riferimento) continua-re a pagare il “distacco” (equindi gli straordinari) delcustode che ne garantival’apertura per tre ore al gior-no, cinque giorni la settima-na: dalle 15 alle 18, dal lune-dì al venerdì. 3
L’“happening” calviniano a Messina (FOTO PAOLA SANFILIPPO)
Elizabeth Strout