inserto sulla mostra l'età dell'eleganza

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Supplemento al numero odierno - Direttore responsabile Giorgio Gandola - Ideazione e cura di Vera Fisogni, con Barbara Faverio - Ideazione grafica: Antonella Corengia

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L'esperienza dei tessuti Costa, oggetto della mostra alla Villa del Grumello di Como, promossa dal Museo Studio del Tessuto della Fondazione Antonio Ratti.

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Page 1: Inserto sulla mostra L'età dell'eleganza

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Page 2: Inserto sulla mostra L'età dell'eleganza

L'esperienza dei tessuti Costa, oggetto della mostra allaVilla del Grumello di Como, dal 6 maggio al 27 giugno, pro-mossa dal Museo Studio del Tessuto della FondazioneAntonio Ratti con l’Archivio di Stato di Como nell’ambitodel progetto «Archivi della moda del ‘900», oggi come alloraè totale, e chiama in causa tutti i sensi. Nonsolo una festa per gli occhi, ma il prodottodi un'intelligenza artistica, tecnica eimprenditoriale che coinvolge a tutto tondola nostra sensibilità. E non tanto per i materiali: setestampate e operate naturalmenteinterpellano, prima ancora che losguardo, la pelle, e si raccontanoper i fruscii, la morbidezza, laresistenza al tatto, il profumo.Ma anche il solo disegno ècapace di evocare esperienzeche coinvolgono tutti i nostri

cinque sensi. Lo sguardo, primo di tutti, non solo

per l'armonia e il gioco dei colori, maper le piccole provocazioni giocatedai trompe l'oeil ai nostri occhi,o le contaminazioni con leavanguardie artistiche e leriproduzioni di manufatti eoggetti artistici. Il gustoviene sollecitato dalle col-lezioni alimentari propo-ste con grande successoda Andrée Brossin deMéré nel '53 e quindireplicate l'annoseguente, rappre-sentate in mostradalle fantasie dicaffè, nocciole eolive. L'odoratodalle più classi-che delle fan-tasie per tes-suti, quellef l o r e a l i ,d e c l i n a t enelle diver-se essenze

vegetali e neimeno ovvii rap-porti di disegno. Iltatto dalle composi-zioni di boiserie o animalier,ma anche da certi motivi di gusto orientalecome lo shibori giapponese, con la sua superficie dall'a-spetto corrugato. L'udito, infine, veniva evocato dalle com-posizioni che rievocano piogge e nevicate, scrosci e silenziovattati immortalati in una visione.

Barbara Faverio

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LLAA MMOOSSTTRRAA -- LL’’EETTAA’’ DDEELLLL ’’EELLEEGGAANNZZAA

Mai visti tulipani così, mentre le rose e le begonie lariane conquistavano «Vogue»:così è fiorita la leggenda diComo.

“”

Gatti che fanno le fusae visoni da accarezzare.Questo zoo di setavi sorprenderà, tra "boiserie"mixate a broccati.

”“

IL PROFUMO DELLA MODA

IL PIACERE DEL TATTO

3

L’eleganza in cinque sensi

Ovvero, quando l'altamoda si ispirava all'orto-frutta esapeva di buono, tra fagiolini, ciliegie e chicchi di caffè.

“”

IL GUSTO PER LO STILE

Ma anche della neve checade e della Breva che soffia:come stampare liquide e aereesuggestioni.

“”

IN ASCOLTO DEL LAGO

Credevate di aver vistotutto sul Barocco, alla mostradi Rubens? Non avete ancoraammirato le fantasie con lampadari,perle e conchiglie.

”“ MAGICHE VISIONI

per lo stile

Abito da cocktail di Balenciaga

tessuto Costa, 1957

Page 3: Inserto sulla mostra L'età dell'eleganza

Moda da gustare: le Filande e TessitureCosta sono state le prime a intercettare untema che, passato oltre mezzo secolo, con-

tinua a ispirare il mondo della couture edel prêt-à-porter. Se allora era la sapien-za artigianale degli stampatori coma-schi a rendere turgidi e fragranti petali,

frutti e altri motivi vegetali che tappez-zavano interamente il tessuto, oggi laricerca tecnologica permette di “aro-matizzare” le fibre. Si può riconosce-

re immediatamente il fiore o ilvegetale rappresentato grazie

all’olfatto. Il puro elementografico diventa qualcosa di

più di una semplice decora-zione: materia vivente che

affascina e stordisce.Senza bisogno di semi-

nare, innaffiare eattendere l’arrivo

della primavera. Sipuò intessere un

raso o un voile dialoe e calendu-

la, per esem-pio.

La giornata

si annuncia grigia? Basta indossare unacamicia profumata alla fragola o alla liquiri-zia. Oltre ai bouquet fioriti, ci sono anche gliestratti di tè verde, salvia, timo, alloro cheregalano una sensazione di freschezza alcorpo e relax allamente. Lavanda,ginepro e malvaentrano nel guar-daroba quotidia-no, ma anchequell’odore dipino che fa subitoimmaginare unbosco o un parco. Oquell’intenso profu-mo di peonie eortensie che riman-da ai giardini delleville affacciate sul Lario. L’aspetto sensorialefa rima con il nuovo lusso: gli operatori deldistretto ampliano di giorno in giorno l’of-ferta di nuove esperienze emotive. Sonopressoché infinite le possibilità di persona-lizzazione. Ognuno può insomma indossareun lembo di Eden, miglior difesa contro l’in-quinamento urbano.

Serena Brivio

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La moda golosaprofuma di buono

per lo stile

«Qui la tendenza la fanno i tessuti»di Maria Latella, direttore di «A»

Mi auguro che i tessuti appartenenti almade in Italy, in particolare quelli coma-schi, continuino a determinare le ten-denze dell'alta moda e che rimanganosempre una peculiarità italiana. È vero cheoggi, il mercato tende sempre più spesso aimportare i tessuti da Paesi stranieri, quali laCina e il Sudamerica, ma, a mio avviso, per for-tuna, è altrettanto vero che l'intreccio dei colo-ri, che poi è l'elemento che determina labellezza dei vestiti, continua a rispecchiareil gusto tipicamente nostrano, come acca-deva anche sessant'anni fa, nel periodo alquale la mostra fa riferimento. Per questomotivo, sono molto fiduciosa e spero viva-mente che la nostra grande tradizione, in parti-colare quella lariana, si mantenga per sempre evenga difesa assiduamente, perché è parte inte-grante della storia e del passato dell'Italia.

(Testo raccolto da Marco Castelli)

Disegno del modello, «Les Mures»,

archivio Givenchy, tessuti Costa, 1953

Page 4: Inserto sulla mostra L'età dell'eleganza

Si fa presto a dire “frutta” e “verdura”. Quelli diMadame Brossin non sono semplici motivivegetali stampati su seta, quanto piuttosto deigiochi grafici straordinariamente contempora-nei: a sembrare datati, oggi, sono i celebri capid’alta moda, non i tessuti che riproduconopiselli, uva, ciliegie, pomodori o un mix di agru-mi. A cosa si deve questo effetto? Vi sono alme-no due fattori da tenere presenti. Da unlato, la disegnatrice sapeva snaturare ilsoggetto figurativo – quale chefosse la frutta o la verdurascelta – per farne un ele-mento grafico tout court.Lo si nota nelle pezze conle “ciliegie duracine”, collo-cate l’una accanto all’altra,lasciando uno spazio minimoallo sfondo e pochissimi elemen-ti che consentano l’identificazio-ne del frutto. O nella difficile tematicadegli ortaggi – come i baccelli di piselli –che non si penserebbero adatti all’altamoda, e invece ritroviamo su uno che-misier dalla linea dritta, capo di puntadi una delle collezioni più celebri diGivenchy. Oltre al talento di andareall’essenza del frutto, valorizzandonele linee verticali, ovali, o la profondità,Madame Brossin utilizzava una tecni-ca mista, che generalmente partiva dauna fotografia. Il risultato, come sivede nel tessuto di agrumi parzial-mente sbucciati, su un letto di albi-cocche, nei colori del giallo e dell’a-rancio, è davvero particolare: man-tiene il tratto figurativo, ma arricchi-to dall’intervento grafico. Per capir-ci, è qualcosa che richiama il lavorodi tanta arte contemporanea, ridut-tivamente definita “pop art”. Si pensiai barattoli di zuppa Campbell’sfotografati e “colorati” da Warhol, oal volto di Marilyn Monroe riproposto insequenza, su fondali di colori puri. Le soluzioni

creative della Brossin deMéré applicate al bancodi frutta & verdura piac-quero molto anche alleriviste di moda, che livalorizzavano dedican-

do servizi e copertina.

Vera Fisogni

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Ortaggi da giornoe limoni couture

per lo stile7

Parlare di moda non vuol dire solo parlare di abiti,forme e creatività. Vi è un legame indissolubile, dainterpretare "leggendo" fra le trame e soprattutto fra icolori che costituiscono lo scheletro di ogni creazione:il tessuto. Fu proprio su questo settore che si focalizzòlo slancio produttivo del primo dopoguerra, riportan-do in auge stampati costosi e nuovi metodi di tintura:furono proprio le sete comasche ad affrancare final-mente la moda italiana dalla supremazia di quella

francese. I primi anni '50 videro affer-marsi stoffe a disegni minuti, nelle gradazioni delmalva, del lilla e del grigio, esaltati da motivi astratti oispirati al tema floreale e vegetale. Ma è la "moda bou-tique" (madre del prêt-à-porter) a consacrare i primidisegni a tonalità allegre e colorate, scelte per il loroutilizzo informale e sportivo.

(Testo raccolto da Ylenia Spinelli)

Abito da giorno di Givenchy, da «L’Officiel»

tessuto Costa, 1953

«Che stampati! Memorabili quegli anni»di Virginia Ricci, redattrice di «Elle.it»

Page 5: Inserto sulla mostra L'età dell'eleganza

Fiori come segno di rinascita del corpo edello spirito dopo i lunghi anni di guerra.Raggio di luce per rinverdire le speranze,desiderio di una nuova primavera.Le enormi corolle stampate dalle Tes-siture Costa per le passerelle di Dior,Balenciaga e Givenchy rilanciarono laforza creativa e progettuale del

distretto tessile comasco, impegnato inun faticoso processo di recupero, dopo la

disgregazione del tessuto industrialecausata dall’isolamento dell’Italia a

partire dai primi anni Trenta, e dalconflitto mondiale. I campionari deiprimi anni ‘50, animati da vivacissi-me fioriture, rappresentano unchiaro invito a inaugurare unnuovo stile di vita, segnato dallavolontà di risarcire le donne dellaprolungata astinenza da caldefantasie. Fragranze energizzantiin grado di far dimenticare lepovere stoffe e i monocromiimprimé autarchici.La “vis” di questo periodo storicotrae ispirazione anche dall’arte,un ibrido spettacolare di petali

oleografici, riportati su stoffa con attenzio-ne minuziosa, e visionari ramages. Pensatiper avvolgere con sensualità vitini da vespae floridi décolleté. Arcano simbolo di ses-sualità, i fiori celebrano una silhouette chesottolinea le curve. Un idillio gioioso nelnome di una ritrovata voglia di piacere esedurre. Il nuovo modello da vestire ha leforme delle pin up, da Marilyn Monroe aJane Mansfield, morbide e dolci nel lororichiamarsi alla natura che sboccia.

Margherite, anemoni, tulipani, peo-nie fioriscono su twill concepiticome straordinari giardini.Rose tapisserie decoranoincredibili taffetas, strepito-se bougainville si intreccia-

no su preziosi rasi, mentre icotoni tropical fanno assa-porare le emozioni di paradi-si lontani. La flower maniaesplode nelle gonne a ruota, nelleruches e nelle maniche a guantodi abiti molto ricercati, inter-preti di un gusto sartoriale, inbilico tra ingenuità romanticae malizia. Una tendenza ripre-sa dal fashion contempora-neo, però con un significato

diverso: come campagna disensibilizzazione nei confron-ti dell’ambiente.

Serena Brivio

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dello stile9

«I fiori? Perchésui vestiti cisono i fiori? Sì in effetti que-

st’anno i fiori sono tornati». Vera Monta-nari direttore di «Grazia» e «Flair» prima si sor-prende, poi ci ragiona sopra e alla fine commen-ta così la fioritura di primavera sugli abiti di sta-gione. Basta guardare uno dei numeri dei suoifemminili per vedere le proposte di catene comeH&M. È un tripudio di scamiciati e abitini chesembrano prati fioriti. Fiori, più color erba emalva, anche per Twin Set Simona Barbieri. «Ineffetti il fiore è un must di primavera, ingentili-sce ed è un’alternativa al tinta unita. Basta nonesagerare», dice il direttore. Il fiore è ideale suivestiti, corti o lunghi, non sui pantaloni o lecamicie che fanno effetto Hawaii. Per gli acces-sori, invece, rose e orchidee tornano sempre dimoda, anche nel fai da te. Con l’arrivo della pri-mavera non potrebbe essere altrimenti. Come sivede anche dalla collezione Miu Miu di Prada. Cisono le rondini dappertutto, dai sandali allescarpe. Magnolie e tulipani seguono, magariricamati in Swarovski o sistemati tra i capelli.

Anna Savini

La voglia di rinascitasboccia nella fantasia

«Alternativa gentilealla tinta unita»

Abito Galitzine, tessuto Costa, 1957

Abito cocktail, sartoria Carappi Guarisco, 1959

Qui Madame Brossin prese a modello

la «Rosa sulfurea» di P.J. Redoute

Particolare della celebre collezione

«Pietre dure» dell’inverno 1956-1957

(1759-1840).

ispirata al Rinascimento.

Page 6: Inserto sulla mostra L'età dell'eleganza

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dello stile11

(c.d.m.)Se Dior fu ilprimo grandecouturier a darefiducia ai tessuti“begonias” diMadame Brossin,si deve alla mae-strìa di Balenciaga – divenuto celebreper aver vestito le più famose attrici diHollywood, da Audrey Hepburn a LizTaylor, oltre a regine quali Soraya – ilsuccesso mediatico delle Filande e Tessi-ture Costa. Merito della copertina delmaggio 1953 di «Vogue Paris», all’epocabibbia assoluta della moda, che pub-blicò una modella dall’aspetto simile aGrace Kelly vestita con abito a cappuccioin tessuto “begonias”, nella variantearancio e rosa. Circa un anno prima, nel-l’aprile 1952, Dior aveva ottenuto lacover di «Novità». Tra le due copertinenon c’è paragone: la rivista italiana pro-

poneva una modella moltosimile alle ragaz-ze di buona fami-

glia dell’epoca, carina eaccollata. La ragazza di «Vogue

Paris», dal collo di cigno, ha unapostura da alta società, con sguardo

altero e insieme lievemente ammiccan-te. In comune resta il gusto dell’epoca,che associava l’abito da mattino a cap-pello e guanti.

Così Como finìin copertina

E Dior disse:«Grazie dei fiori»

no “renversées”, rovesciati, al punto da nonsembrare quasi neppure il tradizionale fioreolandese d’inizio primavera. A riprendere lebegonie furono altre due importanti case dimoda: Fath e Balenciaga. Non deve stupire cheil medesimo tessuto venisse rivenduto a piùclienti. Esistevano parecchie varianti del dise-gno o del fondo su cui veniva stampato: questo

consentiva di presentarsi sul mercato senzaentrare in conflitto con eventuali “esclusive”.Il costo del tessuto era notevole (3 mila lireal metro), e i metraggi richiesti, tutto som-mato limitati. Di conseguenza questa strate-gia commerciale si imponeva naturalmente.

Carla Di Martino

Fu un inizio col botto, quello della collabo-razione della disegnatrice Madame Bros-sin con le Filande e Tessiture Costa. Tuttomerito di una collezione più che indovi-

nata, floreale, con protagoniste le begonie. Ilfiore dai grandi petali, di origine sudamerica-na, era stato dipinto in modo da non lasciarquasi vedere il fondo del tessuto. Una voltaconfezionato dava l’impressione di essere“quasi” una tinta unita, ma dotata di singola-rissimo movimento. Per queste prerogativenon lasciò indifferente il couturier ChristianDior, che impiegò il tessuto a profusione per icapi della collezione primavera-estate 1952.Sul tema delle begonie Madame Brossin rea-lizzò numerose variazioni. Dall’epistolariocon i dirigenti Costa, di cui dà notizia la sche-da di Margherita Rosina nel catalogo dellamostra, edito da Nodo Libri, si evince come ladisegnatrice fosse molto soddisfatta del risul-tato («Je considere ces dessins parmi le plusbeaux de ma collection»). Di certo, lo fuDior, la cui collezione raccolse i consensidella stampa specializzata e delle clienti: ècurioso notare quanto il tema florealestia a cuore alla Maison parigina. Purnon stampato, ma lavorato a pizzo, que-sto è il tema dominante delle propostedel prossimo autunno-inverno… Matorniamo agli anni Cinquanta e aParigi. Non sappiamo se altri celebrisarti si siano rammaricati di non aver“strappato” a Dior l’esclusiva dellacollezione con le begonie stampate. Dicerto, un anno dopo, nel 1953, trovia-mo lo stesso rosso vermiglio ancora unavolta associato a un fiore – stavolta iltulipano – sulla passerella di Givenchy,eterno rivale di Dior. Con tocco dafuoriclasse, Madame Brossin riuscì areinventarsi: i suoi “tulipes” nonsono convenzionali; infatti appaio-

Tessuto «Begonias» Costa, 1952

Sopra: fiori di pizzo per l’ultima

collezione Dior di alta moda.

Sotto: prove di disegni per tessuti Costa

Page 7: Inserto sulla mostra L'età dell'eleganza

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Micro o macro, i pois cambiano l’aspetto della cravattamaschile e non solo. Un po’ troppo “cerimoniosi” se a capoc-

chia di spillo; rendono più “sfrontato” il tessuto se tondeggianti esuccosi come quelli delle coccinelle. Confermano, in quest’ultimocaso, quelli delle fantasie degli abiti leggeri e vaporosi delle signo-re/ine bon ton. Stile «Mille bolle blu». Sempre in tema pop, èancora Mina a trovare “glamour” la sua Zebra: non a strisce ma apois. I pois delle cravatte non si dovrebbero mai incontrare conle righe delle camicie. C’è chi lo fa, anche il sottoscritto. L’effet-to è eccentrico. Basta la consapevolezza. Pois come simbolodi potere e lusso. Da sempre. Il manto regale in ermellino

nei ritratti sembra solo di nero puntinato. Oggi i puntini,macro e monocromi, si sono trasferiti sulle sciarpe in

cashmere limited edition di Ballantyne: indossate daLuca e Matteo di Montezemolo sono diventate

argomento di un volumetto di Carlo Rossella,«La sciarpa a pois».

Quei puntini senza tempodi Gianluca Bauzano,

giornalista di «Corriere della Sera» e «Sette»

Per lo stilista Gianfranco Ferré, «pensare unabito significa appropriarsi di stimoli, nutrirsidi suggestioni e di impressioni». Molte dellesue camicie dalle linee fluide e dai bianchivellutati, ad esempio, richiamavano per ele-ganza e purezza le forme semplici delle calle.La moda in questi anni è spesso ricorsa allesuggestioni della natura, attraverso un giocodi libere associazioni, per ricercare motiviriflessi. In alcuni casi gli omaggi sono eviden-ti, in altri le assonanze appena percettibili. Anche il lago di Como,con il suo scrigno di verde e di blu, con le sue brume mattutine chenascondono le coste, con i suoi cumuli come batuffoli d’ovatta, legoccioline lievi e impalpabili o la neve che si posa fino alla rivahanno ispirato nell’imprimé alcune bellissime stoffe realizzate dallaTessiture Costa. Si può parlare di liquide suggestioni, di atmosfere ecolori rarefatti che dal lago sono passati agli abiti. È il caso di «Nevi-cata» del 1953, un raso ombreggiato che riproduce delicati fiocchi dineve, nei toni dell’azzurro polvere, del blu e del grigio. Ancora di«Boules de Noël», un altro raso sempre del 1953, che non ricordasolo, come suggerisce il titolo, le decorazioni dell’albero di Natale,ma anche un gioco di gocce d’acqua accostate una all’altra. Neiriflessi queste forme circolari ricordano i bagliori animati di una

superficie. Fu proprio grazie a questi disegni così originali e d’avanguardia (come anche quelle deichicchi d’uva, dei limoni e delle arance sbucciate, dei tulipani) che l’azienda Filande e TessitureCosta conquistò il mercato francese agli inizi degli anni Cinquanta. Que-sti elementi di novità nei campionari, dal gusto sofisticato e un po’appariscente, vennero subito apprezzati dai più noti sarti francesi,da Balenciaga a Givenchy a Patou.

Emma Gravagnuolo

Goccia a gocciaun omaggio al Lario

LL’’AASSCCOOLLTTOO

di liquide suggestioni

Jacques Fath, abito da sera, raso di seta unita, tessuto Filande

e Tessiture Costa, Como, collezione Primavera/estate 1954

Palais Galliera, Musée de la Mode de la ville de Paris

Filande e Tessiture Costa, Como, Nevicata, raso ombreggiato

stampato a pigmento per applicazione, 1953 (Collezione privata, Como)

Page 8: Inserto sulla mostra L'età dell'eleganza

Un raffinato esempio degli stampatie della produzione serica che, all’iniziodegli anni Cinquanta, venivano ideati erealizzati a Como, viene offerto da alcunivestiti a fantasia blu appartenenti allostraordinario guardaroba di Natalia Vero-nesi Prada, poetessa e pediatra comasca,corrispondente di un grande come Salva-tore Quasimodo, la cui eleganza è unatestimonianza di questo periodo, che fudecisivo per l’affermazione della creativitàlariana. «Alla mostra partecipo con deimiei vecchi abiti dati alla FondazioneRatti: si tratta di capi in seta prevalente-

mente stampati a fiori» racconta la dot-toressa. Ma quali erano le occasioniprincipali in cui si potevano sfoggiareabiti così raffinati? Nella Como deglianni Cinquanta le occasioni certonon mancavano: «In quegli anni sifrequentava molto di più il teatro el’opera, usanze che in seguitosono un po’ scadute - raccontaNatalia Veronesi Prada - e quindi

si facevano vestiti adatti per questeevenienze: io ho fatto il medico per tutta lavita, ero molto occupata, avevo cinque figli dacrescere e non avevo molto tempo da dedicarea queste occasioni mondane, ma posso direche l’amore e l’attenzione per la cura nel vesti-re oggi si è un po’ persa». A rendere unico ilgusto e lo stile che caratterizzava l’atmosferadi Como in quegli anni contribuiva anche la

raffinatezza e l’attenzione ai particolari deivestiti indossati dalle signore, che si servivanoperlopiù presso sartorie, di cui la città eraricca. La raffinata signora Veronesi Prada siserviva alla sartoria dellasignora Carappi - un tempoin via Tommaso Grossi -che consideravacome la sua sartapersonale, e dovegli abiti su misura,dalla loro ideazio-ne alla finitura,venivano realizza-ti e seguiti fin neiminimi dettagli:«In sartoria,prima che ilvestito venissefinito - racconta ladottoressa - si realiz-zavano delle prove:la signora Carappitagliava e mettevain prova l’abito,mentre le giovaniapprendiste aveva-no normalmente ilcompito di rifinir-lo, con una grandeattenzione ai par-ticolari».

Manuela Moretti

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di liquide suggestioni

Abbiamo il ricordo della nonna Lina che confezionavaper delle belle signore, abiti da cerimonia con tessuti

Givenchy, Yves Saint Laurent, Balenciaga, ma soprattuttoDior, che negli anni ’50 diede una rivoluzionaria svolta alla

moda con quel suo stile impareggiabile, inventando la silhouet-te a clessidra: iper-femminile, pensata per aiutare le donne auscire dalle privazioni del dopoguerra. Attualmente l’alta moda non esiste quasi più, è stata sostituitadal prêt-à-porter, e col tempo è andata sempre più perdendosil’idea di artigianalità e del così detto capo realizzato su misura.Il ritorno dei tessuti con cimosa firmata dai grandi nomi dellusso, che un tempo venivano saccheggiati dalle sarte edalle signore che si cucivano gli abiti in casa, potrebbe

sicuramente rilanciare il mercato, soprattutto in unmomento di crisi come l’attuale, che segna un

grande ritorno del “fai da te”.

(Testo raccolto da Serena Brivio)

Grandi firme formato sartoriaCristina e Francesca Gianoli, stiliste

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Cristina Gianoli fotografata

da Carlo Pozzoni per «Mag»

Gli abiti della poetessaraccontano un’epoca

Sartoria Carappi Guarisco, Como,

tessuto Costa, 1958

Abito della Sartoria Carappi Guarisco

Como, tessuto Costa, 1956

Particolare della collezione

«Bicchieri» del 1958

Page 9: Inserto sulla mostra L'età dell'eleganza

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Dalla foto al disegno:così nasceva un’idea

Occhi di gattoe visone di seta

Tra i tessuti Costa - come racconta FrancinaChiara, curatrice del MuST e della mostra - tro-viamo un campionario di disegni animalier unpo' sui generis che oggi il nostro gusto rileggein questo modo, pur essendo nati da un'ideadiversa. Il Kyoto Costume Institute conserva unbellissimo modello a palloncino di Dior dellacollezione primavera estate 1956: un abito rea-lizzato con un tessuto Costa che sembra amacule animali ma riproduce invece le sugge-stioni visive dell’acqua in movimento. Eppure,se non fosse per il colore del vestito giocatosulle tonalità del blu, il motivo della stoffapotrebbe essere interpretato come un anima-lier. Sappiamo che non è così perché lo stessodecoro costituisce il fondo di altri tessuti "abi-tati" da cavallucci di mare e pesci. Il tema piùpropriamente delle pelle animale venne svilup-pato qualche anno prima, nella collezioneautunno-inverno 1952-1953 con la riproduzio-ne quasi tattile, grazie alla resa tridimensionale,del pelo del visone, piuttosto che di quello delgatto. In questo caso gli ideatori non si limita-rono a rendere la pelliccia ma disegnaronoanche il gatto con il particolare, oserei dire sur-realista, dell’occhio inquietante del felino.Queste idee nascevano dalla creatività diAndré Brossin de Méré, designer svizzerache manteneva poi i contatti con l’altamoda di Parigi e che seguiva un metodo dilavoro ben preciso: partendo da alcunefotografie, le portava alle Tessiture Costadove chiedeva, all’ufficio disegni - direttoai tempi da Manlio Rho -, di creare la com-posizione, cioè di far sì che un disegnonato, concepito attraverso una foto, diven-tasse davvero un disegno tessile, quindieffettivamente realizzabile e stampabile.Tra i temi dei tessutiCosta troviamo ancheboiseries, che richiama-no il Rococò, e che pro-vengono anch’esse dafotografie: esiste un dise-gno interessante legato aquesto tema su un fou-lard fatto per Givenchy inoccasione della collezio-ne autunno- inverno1953 -54: esso riproduceuna cornice rocaille, ed èattualmente conservatoal Metropolitan Museumof Art.

Manuela Moretti

(L.d’.I.) La fasi della realizzazione di un tessuto erano natural-mente complesse. Dai materiali d’archivio si ricavanoindicazioni preziose: in questo caso, abbiamo davantiuna “boiserie” che darà origine alla fastosa seta usata daBalenciaga per l’abito da cocktail, della collezioneautunno-inverno 1957, visibile a pagina 3 del nostroinserto, forse il capo couture di maggior effetto dellamostra. Di norma l’oggetto, come la fantasia baroccaqui rappresentata, veniva prima fotografato, poi ridise-gnato. Le immagini qui proposte giungono da una car-tella conservata all’Archivio di Stato: le foto scattate inbianco e nero venivano ritoccate con tempere colorate,

poi si passava ariprodurle su cartae tessuto.

che stupisce

lo realizzarono madame Brossin e Manlio Rho

«Chandelier», tessuto Costa

«Boiseries», disegni,

collezione privata

Disegno «Chat», tessiture Costa, 1953

Page 10: Inserto sulla mostra L'età dell'eleganza

Un capo d’alta moda che colpì a tal punto l’im-maginario da riscuotere un successo da capo diboutique. Era l’abito «Andalouse» realizzato daDior nel 1955 in organza satinata stampata in 16colori su disegno di Brossin de Méré. Un gioiello,e «Bijoux» era il nome della collezione di cui

faceva parte il tessuto, prezioso e costosissi-mo, tanto che lo stesso Dior propose alla

Costa di abbassarne il prezzo per rendereil prodotto ancora più appetibile. Non

fu l’unica trattativa fra il couturier el’opificio comasco in relazione a

questa fornitura: i parigini infattiiniziarono una fitta corrisponden-za per convincere la Costa a tene-re pronta una grossa quantità dipezze per far fronte al prevedi-bile successo del capo. La con-fezione dell’abito, lungo e congonna a balze arricciate,richiedeva ben 18,30 metri ditessuto, pari a mezza pezza.Ma i Costa, temendo di tro-varsi giacenze in magazzino,aspettavano che l’ordinevenisse formalizzato, suscitan-do l’irritazione della maison. A

Dior sembrava inammissibile,scriveva il 12 marzo 1955 ai

Costa il loro agente, Muller«rispondere il 10 marzo che la

successiva fornitura non può esse-re effettuata prima del 10 aprile»,

facendogli perdere «ogni possibilità divendita in alta stagione. Dior protesta

energicamente contro questo atteggia-mento». «In passato - replicano i Costa,

come si ricava nella scheda di MargheritaRosina pubblicata sul catalogo Nodo Libri -

abbiamo spedito a Parigi merce non venduta e nesubiamo ancora le conseguenze». I ritardi nelleconsegne, scrive ancora Muller a Costa il 21marzo, inducono i venditori «a consigliare ai loroclienti di far realizzare i modelli con il tessuto diun altro produttore»; il rischio è che «Dior ritirisemplicemente il suo modello dalla collezione eboicotti il fornitore non facendo il modello la sta-gione seguente». Tutto questo non impedìall’«Andalouse» di diventare uno dei modelli piùvenduti, e il 25 marzo Muller riferiva ai Costa la

proposta di Dior di ridurre il prezzoal metro da 5100 a 4100 frsper attirare ancora piùclienti, proposta che venneaccolta. In città il tessuto chetanto piaceva a Dior costava3680 lire al metro, prezzo chetuttavia non frenò il successodel prodotto, tanto che prestoil disegno in questione vennecorrentemente chiamato«Andalouse», come il fortunatomodello di Dior.

Barbara Faverio

IILL TTAATTTTOO LLEE VVIISSIIOONNII IILL GGUUSSTTOO IILL PPRROOFFUUMMOO LL’’AASSCCOOLLTTOO

LLAA MMOOSSTTRRAA -- LL’’EETTAA’’ DDEELLLL ’’EELLEEGGAANNZZAA

19

Sì, ricordo bene le Filande e Tessiture Costa, aveva una sedemolto importante, era seria e qualificata. Da ragazzo ero forni-

tore dell'azienda e credo che le ragioni del suo successovadano ricercate nel modo di lavorare, rigoroso. Non stu-pisce che le grandi case di moda vi si appoggiassero, per-ché potevano contare su un prodotto qualitativamenteeccellente. È vero: nonostante l'impegno e la serietà, leTessiture hanno dovuto chiudere i battenti. Questa è labrutalità dell'economia. Purtroppo ci sono molti mestieriche risentono della globalizzazione. Cosa insegna l'espe-rienza comasca? Cose positive e negative, purtroppo.

Insegna che tutti quei valori positivi a volte non bastano. Ècome dire: l'operazione è riuscita ma il malato è morto. L'obiet-tivo finale non è stato raggiunto, insomma. Poi sicuramente leTessiture hanno chiuso bene, e questo è un ulteriore punto afavore. Ma il risultato dell'operazione è, ahimè, negativo.

(Testo raccolto da Laura Di Corcia)

Abiti come gioielliDior chiese lo sconto

Christian Dior, negli anni Cinquanta

che stupisce

Tessuto «Andalouse», 1955

nei documenti d’archivio

Una storia gloriosa, purtroppo conclusaMario Boselli, presidente della Camera Nazionale della moda

Il disegno «Andalouse»

Page 11: Inserto sulla mostra L'età dell'eleganza

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SSAALLAA 66

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SSAALLAA 11

SSAALLAA 22

SSAALLAA 44

LLAA MMOOSSTTRRAA -- LL’’EETTAA’’ DDEELLLL ’’EELLEEGGAANNZZAA

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FFiillaannddee ee TTeessssiittuurree CCoossttaa nneellllaa CCoommooddeeggllii aannnnii CCiinnqquuaannttaa»»,, aa ccuurraa ddii MMaarrgghheerrii--

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RRaattttii,, iinn ccoollllaabboorraazziioonnee ccoonn ll’’AArrcchhiivviioo ddii SSttaattoo ddii CCoommoo nneell--ll’’aammbbiittoo ddeell pprrooggeettttoo ««AArrcchhiivvii ddeellllaa mmooddaa ddeell ‘‘990000»»,, ssii iinnaauugguurreerràà iill 55mmaaggggiioo aallllee oorree 1188::3300,, aa VViillllaa ddeell GGrruummeelllloo ((vviiaa ppeerr CCeerrnnoobbbbiioo,, 1111,,CCoommoo)).. LL’’eessppoossiizziioonnee,, aa iinnggrreessssoo lliibbeerroo,, ssii ppoottrràà vviissiittaarree ddaall 66 mmaaggggiioo aall2277 ggiiuuggnnoo ttuuttttii ii ggiioorrnnii,, eesscclluussoo iill lluunneeddìì,, ddaallllee 1100 aallllee 1199.. SSoonnoo pprreevviisstteeaanncchhee vviissiittee gguuiiddaattee ssuu aappppuunnttaammeennttoo,, aall ccoossttoo ddii 55 €€ ppeerr ppeerrssoonnaa ((ii ggrruuppppiivvaarriiaannoo ddaa uunn mmiinniimmoo ddii 1100 ppeerrssoonnee,, aa uunn mmaassssiimmoo ddii 2255;; èè nneecceessssaarriioo pprriimmaapprreennoottaarree aall nnuummeerroo 003311..2233222244)).. VViissiittee gguuiiddaattee ggrraattuuiittee ppeerr ii ppiiùù ppiiccccoollii,, iill 2200

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SSAALLAA 77

Page 12: Inserto sulla mostra L'età dell'eleganza

La rilettura di Versace

(m.mor) Si sono dovuti attendere

trent’anni, circa, per vedere il ritorno in

grandissimo stile dello stampato barocco

su sete lariane: ne fu protagonista Gianni

Versace, che sul lago di Como scelse

anche di vivere, che ne fece un Leitmotiv

del proprio stile.

LLEE VVIISSIIOONNII IILL GGUUSSTTOO IILL PPRROOFFUUMMOO LL’’AASSCCOOLLTTOO IILL TTAATTTTOO

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«Uno stile baroccooltre ogni schema»

Gli abiti di Dior, Fath, Sully Dumas, Balen-ciaga e Galitzine, confezionati con i tessutidelle Tessiture Costa ed esposti in mostra,sembrano ricordare un antico fasto, para-gonabile a quello proprio dell’epocabarocca: ne abbiamo parlato con FrancinaChiara, curatrice dell’esposizione insiemea Margherita Rosina e curatore del MuseoStudio del Tessuto (MuST) della Fondazio-ne Antonio Ratti.Nella collezione dei tessuti Costa espostiin mostra troviamo boiserie, pellicce,gioielli, soggetti floreali che ricordano uncerto fasto barocco…Possiamo dire che le boiserie che trovia-mo sui tessuti Costa abbiano a che farecon il Rococò, stile legato storicamente alBarocco, che ricordano questo periodostorico con dei richiami a delle forme. Perrealizzare queste fantasie sui tessuti solita-mente si partiva da alcune foto di boiserie,o da disegni che le rappresentavano o, inalternativa, da delle raffigurazioni dirocaille (termine che indica un tipo didecorazione, con conchiglie e pietruzze,di grotte e padiglioni per giardini), ocomunque da immagini di cornici. Nei tessuti Costa esposti in mostra pos-siamo trovare la volontà di creare degliequilibri diversi, che non si basano sul-l’armonia ma che osano rompere glischemi, come in epoca barocca?Se consideriamo il Barocco come unostile scenografico, teatrale, che cerca inqualche modo di rompere gli schemi,sicuramente ritroviamo questa idea del-l’osare nei tessuti Costa, che sono sicura-mente un po’ stravaganti ed eccentrici,fuori dal comune.Possiamo affermare che anche nelle tinte

decise che ritroviamo nei tessutiCosta ci sia un richiamo ai colori

prevalenti in epoca baroc-ca, come l’oro o il cremi-

si?Direi che troviamo

perlopiù moltorosso nei tessutiCosta, ma non in

maniera eccessiva,mentre di oro non

ne abbiamo moltissi-mo nei tessuti che

abbiamo pubblicato acatalogo e in quelli delle col-

lezioni più significative: l’orolo possiamo invece ritrovarein quei tessuti che sono stati

realizzati mescolando disegnidi fiori a disegni di gioielli.

Manuela Moretti

Abiti da sera della collezione “pop”di Gianni Versace, 1992. Lo stilista

Indaco, colore del tempo

(m.mor) Abiti e tessuti che richiamano

atmosfere lontane: sono questi i motivi che

ritroviamo sugli abiti creati con i tessuti

delle Tessiture Costa, le cui fantasie ricor-

dano il gioco degli scacchi e l’Oriente.

Anche l’indaco, utiliz-

zato per queste stam-

pe, contribuisce ad

evocare atmosfere lontane: esso è infatti

un antichissimo colorante di origine

vegetale, già noto in Asia 4000 anni fa.

Quando il filo è di perle

(m.mor) Fili di perle s’intrecciano sulle

pregiate stampe delle Tessiture Costa,

come testimonia l’elegante copertina

della rivista «Novità» del maggio del

1955, dove la qualità del tessuto, indossato dalla

modella, appare in primo piano.

Tessuto Costa, 1955

rilanciò gli stampati fastosi

dopo decenni di oblìo.

Page 13: Inserto sulla mostra L'età dell'eleganza

Sono molte le sfilate che mio padre, PieroVasconi, fotografò, negli anni Trenta e Qua-ranta, al Grand Hotel Villa d’Este: esserichiamavano gente da ogni parte delmondo - specialmente dall’America, dalGiappone e dall’Australia, ed erano tutte

di alta moda. Per fotografare quelle splendide crea-zioni, mio padre si serviva di un cavalletto alto tre metri,dove si poteva salire mediante una scala a pioli: grazie ad esso, è statopossibile realizzare le bellissime fotografie risalenti alla sfilata del maggio del1939, l’unica, nella storia di Villa d’Este, che si svolse nell’ampio spazio din-nanzi al mosaico. Le sfilate, che si svolgevano con cadenza stagionale, si rea-lizzavano infatti, a seconda della stagione, sia all’esterno che all’internodella villa: le foto dell’archivio Vasconi - i cui originali, negativi su vetro di13x18 cm sono perfettamente conservati - sono una testimonianza dellastraordinaria couture di quegli anni.

(Testo raccolto da Manuela Moretti)

LLEE VVIISSIIOONNII IILL GGUUSSTTOO IILL PPRROOFFUUMMOO LL’’AASSCCOOLLTTOO IILL TTAATTTTOO

LLAA MMOOSSTTRRAA -- LL’’EETTAA’’ DDEELLLL ’’EELLEEGGAANNZZAA

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I tessuti delle Tessiture Costa vennero pubblicizzatisu importanti riviste di moda italiane e francesi, equesto contribuì a strutturare uno stile e a decreta-re un successo. In Italia, tra le principali rivistericordiamo «Novità», che oggi non esiste più - pub-blicazione che venne diretta da una giornalistamolto intelligente e competente, Emilia KusterRosselli - e «Linea», rivista nata posteriormente,che ha spesso pubblicato tessuti delle TessitureCosta; mentre in Francia ricordiamo «L'Officiel» -che si può forse considerare come la più granderivista francese per quanto riguarda la moda e cheha pubblicato più volte tessuti di Costa- «Vogue» e «Vogue Paris» - tra le cuicopertine ricordiamo quella delmaggio del '53, che riporta un vestitodi Balenciaga realizzato con un tes-suto Costa. Negli anni Cinquanta lacomunicazione mediante questi gior-nali di moda era fondamentale, comeci spiega Margherita Rosina, direttoredel MuST e curatore della mostra. Erainfatti una consuetudine di quegli anni- usanza che poi purtroppo con iltempo è andata un po' perdendosi -,che le aziende che insistevano riuscis-sero, spesso anche dietro pagamento, a far pubbli-care l'abito realizzato dal couturier o dal sarto, eche il tutto venisse poi accompagnato dal logo del-l'azienda e dal nome del fabbricante. Questa carat-teristica della pubblicità degli anni Cinquanta, con

gli anni si è andata un po' perdendo: si vedonogli abiti ma il nome del fabbricante solita-

mente non compare più. Senz'altro unodei compiti neanche tanto nascostiche avevano queste riviste era quellodi promuovere i tessili italiani: ne èuna testimonianza la rivista «Novità»,

che un tempo, prima della guerra, usciva con iltitolo di «I tessili nuovi»: dal '52 ha cambiatonome, ma il taglio della rivista è rimasto invariato,così come l'ampio spazio che questa pubblicazio-ne riservava all'importanza del tessuto. Attraversoqueste pubblicazioni non solo si valorizzava labellezza e la raffinatezza dei tessuti italiani, mapossiamo affermare che queste riviste abbianodato un contributo fondamentale nel creare lafama dei tessuti italiani anche all'estero.

Manuela Moretti

«Metti lo stilein copertina»

E Como creò l’alta modadi Antonio Vasconi, fotografo

Abito da cocktail di Christian Dior,

tessuto Costa, 1952

Abito di Christian Dior, tessuto Costa, 1952

Foto Pozzoni Foto Archivio Vasconi

Page 14: Inserto sulla mostra L'età dell'eleganza

Dal reale all’immaginario, dai gio-chi di linee e colori che evocanooggetti concreti e definibili aprima vista come tulipani, con-chiglie, acini d’uva, peli digatto o che suggeriscono per-cezioni lievi come una piog-gia o una nevicata - fra i temipiù riusciti della collezioneAutunno Inverno 1953-1954 -alle forme totalmente astratte,suscitate da pura invenzione. Èanche questo lo charme di un’e-poca che riesce a creare sor-prendenti contiguità fra gli ate-lier di grandi artisti e la febbrileproduzione fra i telai delle tessi-ture, fra gli schizzi di designerdel calibro della svizzeraAndrée Brossin de Méré o dipittori di fama come ManlioRho, Carla Badiali, Aldo Galli ele vasche delle tinto-stampe-

rie, fino alle Maison pari-gine dove erano i Dior, iGivenchy e i Balenciagaa compiere il sognoconcepito e alimenta-to a Como. «Il passag-gio dalla pittura figu-rativa all’astrattismoinizialmente incon-trava molta diffidenza e penaliz-zava anche dal punto di vistaeconomico» racconta Alvaro

Molteni, pittore e designer che a 90anni compiuti oggi si autodefini-sce l’«ultimo razionalista». Di

Manlio Rho, suo primo maestro,conserva una serie infinita diricordi: dalla cartolina ricevutada Bruxelles alla tela ad olio con

complesse e colorate geometrie,«fatta e rifatta» sotto le direttive

del grande artista che lo introdus-se in quel "gruppo comasco" d’a-vanguardia che inaugurò l’"arteapplicata", felice incontro fra crea-tività, moda e business. «Il disegnoastratto all’inizio non convincevagli industriali, ma Ratti amava lenovità e le sfide» racconta Moltenirispolverando la svolta che in bre-vissimo tempo si sarebbe affer-mata. Righe, cerchi che si inter-secano, "macchie" di colore deltutto dissimili dai classici motivifiorati o arabescati: un’intuizio-ne di Alvaro, che riflette lachiara impronta ereditata daManlio Rho, s’è fatta largoormai da decenni. «E sa cosaha spinto Antonio Ratti a

sperimentare il disegnoastratto? È stato unragionamento... Aveva

subito notato che non sivedevano le imperfezioni, era

un bel vantaggio».Laura d’Incalci

II PPRROOTTAAGGOONNIISSTTII LLAA SSTTOORRIIAA II DDEETTTTAAGGLLII LLEE FFEESSTTEE EELLEEGGAANNZZAA

LLAA MMOOSSTTRRAA -- LL’’EETTAA’’ DDEELLLL ’’EELLEEGGAANNZZAA

dei disegni 27

Visto si stampiL’artista ha stoffa

Il catalogo della mostra comasca

Foulard di Brossin e Rho, 1955

Manlio Rho, olio su tela

Reca in copertina un dettaglio delregale abito Balenciaga in azzurro e disegni

"boiserie" il catalogo della mostra «L'età dell'e-leganza - Le Filande e Tessiture Costa nella Como

degli anni Cinquanta», a cura di Margherita Rosina eFrancina Chiara (formato 20x21, 304 pagine, 40 euro,

Nodo Libri). Oltre a schede dettagliate sui pezzi - tessuti,abiti, documenti - esposti a Villa del Grumello, il volumeriunisce interventi sul Fondo Costa e sul suo salvataggio,sul profilo economico e produttivo della Costa, sul pano-rama tessile dell'Italia degli anni Cinquanta e Sessanta;sulla produzione di madame Brossin de Méré, disegna-trice svizzera, trait d'union tra i Costa e le grandi

maison del mercato internazionale e sulla produ-zione e il commercio della haute couture. Tra

gli autori Madga Noseda, Enrica Morini,Anna Maria Galli, le stesse curatrici e

Lucia Ronchetti.

(m.mor.)

Pagine di storia tessile

Figurino di Carla Badiali

Stoffa disegnata da Carla Badiali

Page 15: Inserto sulla mostra L'età dell'eleganza

Sfarzo a Villa Olmo

(L.d’.I.) Di fronte a Villa del Grumello, le sale di Villa

Olmo ospitano la mostra «Rubens e i fiamminghi»:

numerose le opere ricche di riferimenti tessili, il cui

fasto richiama e integra l’eleganza “raccontata” dai

manufatti delle Tessiture e Filande Costa.

Magda Noseda,Archivio Storico di Como

Sul finire del 1982, in occasione dellarelazione sullo stato dei locali dell’Ar-chivio di Stato già sede delle Filande eTessiture Costa da fornire ai Vigili delFuoco, fu deciso un sopralluogoanche nei solai di pertinenza, maivisitati prima d’allora. Fu così cheavvenne il rinvenimento da parte diGabriella Poli (direttore dell’istituto)e da Cesare Sibilia, suo collaboratore,di un cospicuo archivio lì stipato conprobabilità fin dal 1964, quando laditta Costa aveva chiuso i battenti.L’esame delle carte, pur frettoloso esuperficiale, non oscurò l’importanzadel ritrovamento e pose la problema-tica di un ricovero sicuro. Erano quel-li gli anni in cui altre ditte manifattu-riere cessavano l’attività o eranoassorbite da società, non sempre ita-liane, con conseguente grave trava-glio per la documentazione d’archi-vio, tanto più che la vigilanza delloStato sugli archivi d’impresa non era

capillare. Era di poco precedente (anni 1980-1982), conseguenza diretta della chiusura dellafabbrica, la perdita della ingente documenta-zione della Ticosa (incluso l’archivio Bernasco-

ni), azienda attiva fin dal 1870: centodieci annidi storia economica, sociale, industriale coma-sca del tutto dispersi o distrutti.In questo clima si può ben intendere quantogrande fosse il desiderio di conservare il FondoCosta. Lo staff dell’Archivio di Como si era dasubito reso conto del peso del ritrovamento edella necessità della sua conservazione e dellasfida costituita dall’organo dello Stato. Sonotrascorsi molti anni da quel momento e mentrein Archivio il progetto di riordino ha subito unarresto, i maturi tempi hanno condotto il Mini-stero alla piena coscienza dell’interesse degliarchivi tessili e della moda e hanno promossoin città la creazione di istituti privati di conser-vazione e studio del setto-re: sono nati la Fon-dazione AntonioRatti - Museo Stu-dio del Tessuto e ilMuseo didatticodella Seta. Il pro-getto da partedella FondazioneRatti di unamostra con cata-logo ha costituitoper l’Archivio diStato un forte sti-molo alla inven-tariazione del fondo.

II PPRROOTTAAGGOONNIISSTTII LLAA SSTTOORRIIAA II DDEETTTTAAGGLLII LLEE FFEESSTTEE EELLEEGGAANNZZAA

LLAA MMOOSSTTRRAA -- LL’’EETTAA’’ DDEELLLL ’’EELLEEGGAANNZZAA

29

Un tesoro scopertodai vigili del fuoco

della riscoperta

Tessuti d’artista

(L.d’.I.)Più nota come artista e protagonista del

Gruppo Como, nella prima metà del Novecento,

Carla Badiali ha dato un contributo decisivo allo stampato serico

comasco, messo in luce dalla rassegna a lei dedicata dal MuST della

Fondazione Antonio Ratti, dal 29 settembre al 15 novembre 2007.

Il signore della seta

(L.d’.I.) A Guido Ravasi, straordinaria figura di imprenditore

serico, alle sue intuizioni tessili di straordinara attualità, nel

campo della cravatteria e oltre, è stata dedicata la seconda

mostra del Must della Fondazione Ratti, dal 27 settembre

all’8 dicembre 2008.

Fino al 1964 era in via Briantea, doveoggi ha sede l'Archivio di Stato, la sededelle Filande e Tessiture Costa. Nome glo-

rioso dell'imprenditoria mercantile genovese, laCosta entrò nel mondo tessile nel 1929, acquisendo

alcune filande piemontesi, per poi approdare a Como,dove prende in affitto le tessiture di Rodero, Casnate e

Albate. All’inizio degli anni Cinquanta la Costa visse unasvolta decisiva: si consorziò nel «Groupe de Como» (di cuifacevano parte anche Tessilstampa, Camozzi e Bertolotti,Bernasconi e Rosasco) per entrare nel mercato francesedella couture. La collaborazione con la disegnatriceAndrée Brossin de Méré e con un altro artista del calibro

di Manlio Rho, portò le creazioni di via Briantea al topdella moda. Gli anni Sessanta segnarono il declino

dell’impresa. Chiusi gli stabilimenti di Casnate eAlbate, nel 1964 i Costa diventano soci

delle Tessiture Seriche Bernasconi.

Ylenia Spinelli

Tra navi e tessuti

Abito Givenchy

tessuto Costa, 1953

Enrico Costa

Page 16: Inserto sulla mostra L'età dell'eleganza

LLAA SSTTOORRIIAA II DDEETTTTAAGGLLII LLEE FFEESSTTEE EELLEEGGAANNZZAA II PPRROOTTAAGGOONNIISSTTII

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Nato nel 1956, il Museo Galliera dellaModa a Parigi raccoglie più di 100 milacapi e accessori e circa 50 mila stampe,disegni e fotografie sulla storia dellamoda dal XVIII secolo a oggi. AlessandraBosc, conservatrice del Museo Galliera,attualmente impegnata nella preparazio-ne di una mostra sulla moda francesedegli anni ’50, ci parla del ruolo fonda-mentale delle sete di Como in questi annid’oro che videro a Parigi la nascita delnew look e l’ascesa di Dior, Givenchy,Balenciaga, spalleggiate dai preziosi tes-suti delle Tessiture Costa.«Negli anni ’50 la Francia, piegata econo-micamente dalla Seconda guerra mon-

diale, ritrova il piacere di vestire lesue donne: la seta, dimenticatadurante la guerra, è il tessutodella pace - spiega AlessandraBosc - Come tutti i paesi d’Euro-pa, la Francia deve ricostruirsi.Nel 1951, lo stato francese stanzial’Aide Textile, che prevede il

monopolio della seta francesedel 90% del mercato. Rappre-

sentanti, sarti e stilisti rina-scono: vita nuova, nuovasperanza, nuove bellezzee nuove idee invadono laFrancia: Givenchy, Dior,Balenciaga, Patou…». La

bomba esplode quandouna giovane ma giàesperta disegnatrice,Andrée Brossin de

Meré, rifugiata in Svizze-ra durante la guerra eimpegnata fin dal 1948nella corporazione sviz-zera «Inamo» di tessituraper l’alta moda francese,torna a Parigi e dal ‘51 si

associa a Hubert deGivenchy, poi a Dior. Le

collezioni «Papillons» perDior, e «Fourrures» per Given-

chy segnano l’avvento di una nuova moda alfemminile.«Chi non ricorda i tessuti à lustres, lespetits pois, les verres de champagnes…ma per il pubblico francese, borghesia inricostruzione, conservatrice malgré soi,Andrée va troppo lontano. Andrée osa. EHubert de Givenchy crede il lei - continuala Bosc - La casa tessile Costa di Comoaccetta la sfida». Nonostante le reazioniiniziali e le restrizioni di mercato - solo10% di seta straniera autorizzata -, la col-lezione Brossin è lanciata su seta diComo. L’inizio di una grande avventura alfemminile: un grande coraggio per ungrande successo.

Carla Di Martino

Particolare del tessuto «Barchette

di ciliegie», tessuto Costa, 1959

(c.d.m.) Pensava di incontrare la divaKatharine, invece si trovò davanti una«signorina Hepburn» filiforme e dai gran-di occhi nocciola. Così il sarto franceseHubert de Givenchy, ricordava l’incontrocon l’attrice che sarebbe diventata la suamusa, proprio negli anni in cui lavorava piùa stretto contatto con le Tessiture e FilandeCosta. Era il 1953 e Audrey era già una stella,grazie a «Vacanze romane». «Le dissi,"Mademoiselle, mi piacerebbe aiu-tarla, ma ho poche cucitrici e stolavorando ad una collezione, non

posso farle dei vestiti." Allora lei disse, "Mimostri quel che ha creato per la collezione." Siprovò i vestiti. "È esattamente ciò di cui hobisogno!", esclamò, e le stavano davvero bene.Sapeva perfettamente ciò che voleva». Dior,invece, aveva Grace Kelly come celebrity di rife-rimento, proprio a partire dagli anni Cinquanta.

Sartoria Buonanno, tessuto Costa, 1959

Audrey e Grace, grandi “testimonial”

della moda

«Como e Parigi,su un filo di seta»

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di Lorenzo Riva, stilistaRicordo con immenso piacere gli anni ’50 chehanno segnato un’epoca fondamentale nelvestire, in quanto ancora oggi se ne ripropon-gono le forme. I tessuti prodotti dalle Tessitu-re Costa sono un punto cruciale di queglianni: ricordo dapprima le tinte unite e poi leindimenticabili e avanguardistiche fantasienate dalle menti piene di fantasia di AndréeBrossin de Méré e di Manlio Rho. Quelli sonostati veramente gli anni dell’eleganza, delleserate come Dio comanda dove le signore esi-bivano delle toilette che oggi possiamo solosognare. Sono stato direttore creativo diBalenciaga dopo la scomparsa del grande Cri-stobal e nell’atelier parigino, dove creavo lecollezioni, ho avuto la possibilità di vederenegli archivi anche le creazioni realizzate coni tessuti Costa, abiti mirabili, alcuni dei qualisono ancora visibili alla Fundacion CristobalBalenciaga di Guetaria, paese d’origine delgrande sarto spagnolo. Ricordo anche i gran-di nomi francesi che utilizzavano tali tessuti,su tutti Dior e Givenchy. Quando si parla dianni ’50, molti pensano a un tempo ormaiobsoleto, a disegni, a stoffe che sono lontanenel tempo, ma non è così. Ricordo ancora confervore i faille, i taffetas e i rasi duchesse pro-

venienti da quelle favolose tessiture; e oggisono attuali come allora. L’artigianato

comasco è sempre stato un fioreall’occhiello nella nostra produ-

zione; il percorso creativo eraincredibile nella sua unicità, il

design, lo studio dei disegnida stampare, la capacità pro-duttiva: tutti identificavanola seta con Como. Sono feli-

ce di essere qui a ricordarequesto percorso, di esse-re testimone di unperiodo irripetibile e

di conservare e trasmettere ilricordo di tale eccellenza. Orapurtroppo la produzione è cala-ta, la concorrenza straniera hafatto perdere smalto allenostre tessiture per quantoriguarda le vendite, ma nonsicuramente per quantoriguarda la loro creatività e lapossibilità di innovazione.Nonostante il periodo attua-le, che segna un momento dicrisi, continuo a credere nellagrandezza dell’artigianatorispetto alla grande industria.Almeno per quanto riguarda laqualità.

(Testo raccolto da Serena Brivio)

della moda

«Creazioni mirabili,attuali anche oggi»

Abito da cocktail della sartoria

Tess

uti C

osta

«L’alta moda negli anni Cinquanta predili-ge i tessuti tinti in filo, mentre per la stampa

sono scelti i motivi floreali su fondo chiaro. I tes-suti più richiesti sono il twill, lo shantung-satin, il

taffetas e motivi floreali su fondo chiaro. Ma la caratte-ristica di questo periodo era lo stampato chiné, con uneffetto sul motivo stampato, fiori o pennellate informali,soffuso, come velato. Nel 1953, nasce la Textile Promo-tion per valorizzare e sostenere i tessuti italiani. L’annoseguente sarà la volta del giovane Fausto Sarli a Pitti apresentare i suoi abiti di "fodera", dice il sarto parteno-peo sponsorizzato dalla Bemberg. Il suo debutto sarà

premiato dalla critica. Seguiranno la principessaIrene Galitzine, Pino Lancetti, Renato Balestra e

poi Valentino, per finire nel 1965 con MilaSchön».

Lorenzo Riva con una modella

Carappi Guarisco di Como

fotografato da Carlo Pozzoni per «Mag»

Intanto nasceva il made in Italydi Bonizza Giordani Aragno

(Da «Per una storia della moda in Italia», in «Seta.

Il Novecento a Como», Silvana Editoriale, 2001)

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35comaschi

Templi stampati, su tessuto Costa, 1956

«Il foulard, bandieradello stile anni ‘50»

«Rose del deserto», tessuto Costa, 1955

«Se penso agli anni Cinquanta, vedouna donna sulla Vespa con unagonna stampata e il foulard in testa.Questo accessorio dell’abbigliamen-to femminile, rigorosamente in seta,è stato l’emblema di quel periodo eha fatto la fortuna del distretto tessi-le lariano nel mondo». Lo dice Gianluca Lo Vetro, direttore di «BookMod@» e docente al corso diAttualità della moda della Facoltà dilettere e filosofia di Bologna, chedelinea il profilo della golden agedella seta, dei tessuti e del Lario. Professor Lo Vetro, perché gli anniCinquanta rappresentano l’età del-l’oro della seta? La moda e lo stile degli anni Cin-quanta conciliano molto l’uso dellaseta per diversi motivi. La rinascitanel dopoguerra dà spazio alla vogliadi vestirsi con forme e tessuti ricchi.Poi inizia tutto quel favoloso mecca-nismo dell’alta moda italiana, checondivide i tessuti con quella d’Ol-tralpe, e delle sarte che vede prota-gonisti i tagli di seta. Inoltre c’è ilboom del foulard che ha rappresen-tato l’apoteosi della seta e deldistretto tessile lariano nel mondo. Quali segnali iniziano a manifestar-si negli anni ’50? Sono anni di grande eleganza chenella seconda metà si intreccianocon la moda americana e i primisegnali di ribellione che poi sfoce-ranno negli anni ’60. Le tessiturelariane influenzeranno il gusto delnascente prêt-à-porter con la modaboutique. Che ruolo hanno avuto gli stampati

di Como nella moda? Hanno contribuito moltissimo adaffermare la moda italiana nelmondo perché recano tutta la cultu-ra artistica del Belpaese. I grandiambasciatori del made in Italy, comeEmilio Pucci, sono stati autenticisovrani della stampa. Pensate al suc-cesso dei fiorati degli anni ’50 e deifoulard di Roberta di Camerino finitinei musei. Perché le riviste di moda dell’epocaevidenziavano i tessuti made inComo?All’epoca l’informazione della modadava molta più importanza ainomi dei produttori di tessuti,oggi invece si è spostata sulbrand dello stilista esulle modelle perdendola cultura del tessuto.

Stefania Briccola

Il fast fashion, con le sue catene della moda gio-vane a basso prezzo e rapidissimo turn over ditendenze e prodotto, ha ribaltato la moda in Ita-lia. Ha compreso ed interpretato un consumato-re cambiato, che mixa stile “alto” e glam con uncosto contenuto, e interpretazioni “easy”, ren-dendo il fashion accessibile. Il feedback dellastrada, mischiato alla fashion collaboration (vediH&M con Sonia Rykiel, dopo Roberto Cavalli,Madonna, Karl Lagerfeld…) è stato palestra d’e-

sercitazione per il serico comasco che si èritrovato più fresco, più immediato nei colo-ri, più giovane, “costretto” ad anticipare stilie tematiche. Ricerca, formazione, culturad’impresa, sostenibilità, ma anche sfida tec-nologica, qualità comunque nel low price, equel po’ di saper interpretare tutto italiano,portandoci a ripensare, per fortuna, ilmodello produttivo.

(Testo raccolto da Serena Brivio)

«Costretti a rinnovarci grazie al fast fashion»di Simone Tettamanti

vicepresidente Confindustria Como e titolare Neoseta

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37sul lago

Una foto ritrae Linda Christian e TyronePower mentre visitano una seteria coma-

sca, tappa del loro viaggio di nozze in Ita-lia (poi lasceranno la firma sul registro

degli ospiti della Locanda dell'Isolacomacina, dove la scorgerà conemozione, anni dopo, la figliaRomina); un'altra immagine

mostra David Niven e Anne Vernon -l'anno è il 1954 - in divertita posa sul

lungolago di Menaggio, come due turi-sti, in impeccabile mise. Sono solo

frammenti di una frequentazioneche di Como e del lago ha sempre

fatto un polo di eleganza e di mon-danità discreta. Lo sanno i grandi

alberghi del magico triangoloBellagio, Menaggio, Cernob-

bio dove un memore Viscon-ti («Giorni felici in riva al

Lario» non devono esserestati solo quelli dell'in-

fanzia, e come esclu-dere che in quegli

anni Cinquantagloriosi non abbia

avuto ospitiAnna Magnaniai tempi di«Bellissima», o

Maria Callas,r i s a r c e n d o l a

con l'incanto di Villa Erba d'averla convin-ta a salire sul palcoscenico della Scala coni soli gioielli di scena e non anche con ipropri, irrinunciabili portafortuna). L'al-bum segreto del lago esala il fascino rifles-so dal passaggio delle star e ne lasciaimmaginare il guardaroba, un trionfo dellasartoria italiana, dicono, il versante gla-mour del boom. Cene di implicito gala aVilla d'Este, inossidabile classe a VillaErba: in poche centinaia di metri si con-centra a regolare intermittenza non tantoil bel mondo quanto l'aristocrazia dellospettacolo, specchiandosi nel lago cheaveva già visto sfilare Gerard Philipe -ammaliato da blue jeans "autarchici",modellati su un capo d'abbigliamentoall'epoca rarissimo in Europa - nella corsadel personaggio verso la Certosa di Parma,e che si era ammalato per sempre dell'av-venenza di Alida Valli. Ma già urgeva unaltro decennio, con i giovani del centrolago a fare la posta ad Anita Ekbergb, unavolta raccolta la confidenza di un camerie-re dell'hotel Victoria di Menaggio: «È qui».Accompagnava il marito Anthony Steel euna volta si materializzò scendendo dauna vettura sportiva: indossava, hannoricordato i testimoni, una tuta blu moltoattillata, forme in magnifico risalto.

Bernardino Marinoni

Da Luchino a Maria,che fascino, le star

I ricchi di oggi, l'alta borghesia, non sono piùl'aristocrazia di una volta, degli anni Cin-quanta del Novecento, per capirci. Sanno diavere basi fragili, per questo cercano di esse-re molto discreti e non mostrarsi troppo. Nelfilm che ho fatto, e coprodotto, con LucaGuadagnino «Io sono l'amore», abbiamocercato di raccontare i meccanismi di queste

famiglie. Sono persone che si raccontanouna fiaba per credere a una realtà che sicostruiscono. Si circondano di oggetti eambienti belli, lussuosi, gioielli, automobili,quadri per convincersene e dimenticarsidella loro fragilità.

(Testo raccolto da Nicola Falcinella)

«Com’è diversa la borghesia di oggi»di Tilda Swinton, attrice

Tessuti Costa nel disegno di Brunetta

Tilda Swinton con George Clooney

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39che ritorna

Torna lo spirito burlesqueUn invito al prêt-à-jouer

ÈÈ llaa vveennaa cchhee ppeerrccoorrrree bbuuoonnaappaarrttee ddeellllaa ccrreeaattiivviittàà ddiiMMaaddaammee BBrroossssiinn:: ssee llaa ddeessii--ggnneerr ssii ddiivveerrttiivvaa aa rree--iinnvveennttaa--rree llee ffoorrmmee ddeellllaa nnaattuurraa,,JJeeaann--CChhaarrlleess ddee CCaasstteellbbaajjaacccchhiieeddee aaiiuuttoo aaii MMuuppppeettss..

AA vvoollttee rriittoorrnnaannoo:: uunnaa ddeelllleevveerrssiioonnii ppiiùù nnuuoovvee ddeelllleessttaammppee aa ffiioorrii èè qquueellllaa pprrooppoo--ssttaa ddaa GGiioorrggiioo AArrmmaannii,, ccoonnppaaiilllleetttteess ccrroommaattee ee lliinneeeesseemmpprree aallllaa rriicceerrccaa ddeellll’’eess--sseennzziiaallee..

TTeemmaa cclloouu ddeeii ddiisseeggnniiCCoossttaa,, ll’’aanniimmaalliieerr nnoonn hhaammaaii aabbbbaannddoonnaattoo llee ppaassssee--rreellllee.. LLaa ssoolluuzziioonnee ppiiùù oorriiggii--nnaallee ll’’hhaa iiddeeaattaa iill rriimmppiiaannttooAAlleexxaannddeerr MMccQQuueeeenn ccoonnqquueessttoo ssiinnggoollaarree ccoopprriiccaappooddii ffaarrffaallllee..

ÈÈ uunn tteemmaacchhee ccoonnsseennttee vvaarriiaazziioonnii ssttrraaoorr--ddiinnaarriiee,, ccoommee ssii èè vviissttoo nneelllleeccoolllleezziioonnii CCoossttaa ((ssii ppeennssii ssoollooaall tteessssuuttoo ««AAnnddaalloouussee»»))..LLoorreennzzoo RRiivvaa lloo aapppplliiccaa ccoonnppiigglliioo iinnnnoovvaattiivvoo aall tteessssuuttoo ddiiqquueessttoo aabbiittoo ccoouuttuurree..

Primizie di stagione: verdibaccelli di pisello, peperonirossi, limoni e arance, pruni emeli. Stampati, ricamati,applicati. Nei campionaridelle Filande e TessitureCosta, ortaggi e frutta furonochiamati a dare il loro contri-buto di colori e profumi sullepasserelle couture in unperiodo in cui la moda dovevafar dimenticare le sofferenze eliberare lo humour.Osare lo spirito burlesque èanche l’invito delle collezionigrandi firme della primavera-estate 2010: un prêt-à-jouercome risposta alle paure chesi sono abbattute dopo larecessione sull’intero sistemadel tessile abbigliamento.Moda ludica, quindi, cometerapia anti-crisi. Le creazioniispirate a questo tema forma-no un enorme, divertentepuzzle: cartoon print sugliabiti di Jean Charles deCastelbajac, omaggio ai Map-pets, e sulle T-shirt di StellaMcCartney raffiguranti le cari-cature di personaggi noti;pioggia di dollari con la scritta

«Sex» per la femme fatale diJean Paul Gaultier disegnatada Stefano Pilati, mentre l’im-maginifico Jeremy Scott attin-ge a piene mani al mondo diMinnie e Topolino. Ma èsoprattutto il funny food adanimare sete, lini e cotoni. Ungenere di figurativo che tornaa piacere dopo un periodod’oblio. Fragole miste a moree mirtilli traducono la dila-gante passione green sulleborse di Roberto Cavalli e suifoulard di Ferragamo. Straw-berries spuntano sulle gonnedi Yves Saint Laurent, ciliegiegiganti e angurie maturanosui cocktail dress di Moschi-no. Nel gioco del rimescola-mento dei linguaggi, compliciicone pop come Lady Gaga eCindy Lauper, tornano comecitazione, tocco ironico, gla-mour. Un modo come unaltro per connotare in modopersonale il look, quasi un’impronta narrativa per espri-mere il proprio concetto dieleganza.

Serena Brivio

Si ringraziano, per la preziosa collaborazione,Teresa Saibene, Margherita Rosina e Francina Chiara del MuST. Le immagini di tessuti e abiti sono tratte dal catalogo della mostra, edito da Nodo Libri.

Collezione «Entremets», primavera estate 1959.