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In Controluce - Maggio Giugno

N. 6

Organo Ufficiale della

Ass. Giac "Nova Juventus"

Redazione: Via S. Noto, 3 Torre del Greco

Tel. 862310 - 862574

Direttore responsabile D'URSO ROMUALDO

Vice Direttore LINTERNO PIETRO

Redattore Capo SATURNINO MICHELE

Redattori: BORRIELLO ROSARIO DI MAIO RAFFAELE DI MAIO FRANCO DI DONNA DOMENICO PASSARELLI GIUSEPPE

Sommario

Lettere al Direttore

Elezioni nel Friuli

(G.Brancaccio)

La società vista da un giovane

(G.Passarelli) I Seniores: questi disoccupati (A.Serpe)

Una calda...estate Nasce la "Stella Maris" anche a Torre (Linterno-Borriello)

Impressioni sulla 5^ Marcia Mariana (A. Sansone)

L'Europa e l'Educazione (S. Sorrentino)

Un Pontefice che non si dimentica (A. Loffredo)

II Cardinale (S. Borriello) Una gita a Montecassino (P. Linterno)

Un modo di dire (M. Saturnino)

Preistoria della Campania (M. Russo)

Nel mondo dello sport (D. Di Donna)

Spumante

Ed. D I E R R E - Torre del Greco

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Lettera al Direttore

LA FORANI A: eterno problema

WWWWWWWWWWWWW Dopo il nostro articolo di alcuni numeri fa ci pervenne in redazione la lettera del Segretario Foraniale, sig. Polese Vincenzo che riteniamo opportuno riportare per intero. "Egregio Signor Direttore, a seguito degli articoli sulla GIAC, vorrei che si precisassero alcuni punti specie quanto riguarda la Forania GIAC. Innanzitutto essa non è "illegittima”. Ma trova la sua ragione d'essere nello statuto (art.36). Il Vescovo, o il suo delegato, cura che fra le Associazioni di A.C. e le altre opere d’organizzazione di apostolato intercorrano sempre relazioni di mutua comprensione e collaborazione, nella ripartizione canonica della giurisdizione e nell’uso pratico {non tutti i paesi hanno più di una Associazione). Compito specifico della Forania, pertanto, è quello di curare "gli opportuni contatti e rapporti tra le varie Presidenze(d'Ass.} e con i Parroci"; di coordinare i rapporti e le attività tra le varie Associazioni di promuovere attività comunitarie senza però intralciare e sovraccaricare il lavoro parrocchiale delle Ass., le quali vivono di per se nella e per la Parrocchia; di adattare e far svolgere il programma d'attività del Centro Diocesano; di spingere i Dirigenti a non dimenticare che non esiste solo la Parrocchia e che alcuni problemi vanno visti anche in campo più esteso: la scuola, il lavoro, il tempo libero, etc. Visto qual é, il compito della Forania, bisogna dire che cosa è

la Forania. Dagli articoli del suo giornale, infatti, sembra essere una cosa fredda, impersonale, formale, invece, essa è viva e reale. La Forania comprende tutte le Assoc. GIAC, ed agisce tramite un Consiglio di Forania cui partecipano i Presidenti di tutte le Associazioni, oltre a Dirigenti specifici per i vari settori d’attività. Ora avendo affermato che al CdF partecipano i Presidenti di tutte le Assoc., oltre a Dirigenti specifici per i vari settori di attività, (e conoscendo la struttura interna delle Ass. GIAC e dell'A.C. in genere), dobbiamo ritenere che tutte le Assoc, e tutti i giovani iscritti debbano guardare al CdF come ad un organismo non estraneo a loro, ma che, anzi, agisce per un miglior funzionamento delle stesse Associazioni. Cosa ha fatto la Forania? Molto! Ma anche se ci vogliamo riferire all’anno e mezzo che l’articolo esamina, dobbiamo subito affermare che dire fallite il 99,99% delle attività è fortemente errato. Così tanto per chiarire, ricordiamo per il 1963: IX Concorso Cittadino Presepi; Via Crucis al Cimitero; fondazione Circolo del Cinema; Festa dello Studente (Concorso -Prova scritta- sul Tomismo); Giornata Pro Beato V.Romano; Scuola Dirigenti; Pellegrinaggio Mariano; Ritiri; Ora d’Adorazione; Pasqua dello sportivo; Tornei sportivi. Nell'articolo si legge, invece, che per alcuni la Forania GIAC funziona solo esteriormente sui titoli dei manifesti o sulle

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intestate dei Concorsi. A rispondere a queste affermazioni sono sufficienti le argomentazioni della presente. Vorrei però a questo proposito precisare che le intestate dei manifesti hanno una grande funzione, quella, cioè, di far conoscere all’esterno che esiste la GIOVENTU’ ITALIANA DI AZIONE CATTOlICA, che essa è presente ai grandi avvenimenti e che si interessa dei problemi generali, specie quelli giovanili. Per carità signor Direttore non si creda che il coraggio manchi ai Dirigenti foraniali {e d’Assoc.), infatti, confidando nella Divina Provvidenza e nella forza della preghiera e del loro ideale, essi hanno potuto condurre avanti direttamente o indirettamente la Forania con una spesa di circa 450000 e quest’anno la spesa è già sulle 300000 lire. Dove vengano i soldi Dio lo sa! Una cosa è certa, s’inizia sempre ogni attività, con un capitale misero e non è cosa da nulla, in tutti i sensi, indire ed organizzare, su base cittadina, un Concorso Presepi, un Concorso sul Tomismo, un Circolo del Cinema, etc. L’articolo apparso su ”Controluce" aveva per titolo "La Forania una grande incognita!” Per chi? Per tutti; anche per l'articolista che pur avendo riportato i compiti della Forania, non ha saputo dirci se essa li ha svolti o meno. La presente, e ciò non è retorica né “cicero pro domo suae”, vuol dare una risposta affermativa. L'impegno dei presidenti a coordinare le attività delle Ass. c’è; lo sforzo a venire in contro, nei limiti del possibile, alle nuove esigenze dei giovani e dell’Ass.,

è evidente dando uno sguardo alle attività della Forania per il 1963. Nel giudicare queste non bisogna dimenticare cosa si prefigge l’organismo foraniale. Un compito che si può sintetizzare, con due verbi: codina e stimola, mentre è "fuori gioco” il verbo sostituire. Per quanto riguarda l’atto d’accusa alla Forania per la chiusura di varie Associazioni (5), devo senz’altro dire che esso è ingeneroso e quanto mai inesistente. Anche qui torna il concetto che la Forania come grande incognita è vista tale solo dall’articolista che, oltre tutto, per la sua posizione nelle file della GIAC poteva benissimo informarsi della reale situazione ed evitare di mettere in pubblico concetti inesatti. Per capire la situazione della chiusura delle Assoc., bisogna tener presente il rapporto Associazioni-Forania e cioè: le Associazioni danno vita alla Forania che stimola le Assoc. ad agire. Quando le Assoc. erano più numerose la Forania aveva più dirigenti a disposizione e si aveva, quindi, la possibilità di vedere quei famosi e continui giri di delegati per le Assoc. Come le Assoc. si sono ridotte di numero, la Forania ha avuto meno Dirigenti disponibili e ha dovuto rinunciare a delle attività. Perché le Assoc. si sono chiuse? Molti i motivi. Ne riporto qui, per ognuna, alcuni. La G.Borsi si è trasformata in terz'ordine francescano, così ha voluto il P.Superiore dei F0M che dirigono la parrocchia S.Antonio di Padova. Ma grazie all’intervento dell’Assistente e del Presidente della Forania presso il Parroco di detta Parrocchia, si è

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avuto la garanzia che il prossimo anno, si avrà di nuovo la G.Borsi. Per la "Fede Patria" e la “Stella del Mare" v’è il problema dell’ambiente molto difficile e della mancanza di responsabili locali. Per il passato, la presenza d’alcuni fattori resero possibile la vita di queste due Assoc. Quest’estate, il Delegato A Foraniale, s’è recato presso la "Fede e Patria" e vi aveva formato un gruppetto di aspiranti che però non è sopravvissuto quando lui si è allontanato (richiamato dai doveri della sua Assoc. e della Forania) ciò perché gli è stato difficile trovare colà alcuni che continuassero la sua opera. E’ a conforto della Forania il sapere che il Parroco di S.Giuseppe le Paludi (Ass.”Fede e Patria”) ha ancora fiducia in essa e nel senso comunitario delle altre Assoc. Sono già due anni che i giovani della Nova Juventus lo aiutano nella Via Crucis della sua Parrocchia. Lo stesso discorso per la “Stella del Mare” ove il matrimonio del Presidente ha privato l’Assoc. dell’unico Dirigente. Ma neanche quest’Assoc. è stata abbandonata dalla Forania, ove il Segretario Foraniale mantiene i contatti tra questa e il parroco di Portosalvo (Ass. “Stella del Mare”). Né le altre Associazioni sono insensibili alla sorte della loro sorella. IL Parroco di S.M. del Principio (Ass.”L.Storace”} ha inviato al Parroco di Portosalvo alcuni Juniores quale contributo per riaprire l’Associazione. QUESTA E’ LA FORANIA. QUESTO LO SPIRITO COMUNITARIO CHE ALEGGIA, E DEVE CONTINUARE, TRA LE ASSQCIAZIONI. Molteplici, pure, i motivi per la “F. Romano" e la “S.Francesco”. Da due anni, il parroco di S. Maria

del Carmine (assoc. “F.Romano”) sa che il palazzo ove c’è la F.Romano (anzi, c’era) deve essere abbattuto. Da quasi tre anni il gruppo dirigente dell’Ass. s’è allontanato, se non spiritualmente, almeno fisicamente per motivi di lavoro (l’imbarco per alcuni, il lavoro fuori T/Greco per altri}. Per la S.Francesco la chiusura fu determinata da una decisione del Parroco, per motivi interni. Ma anche la vita della “S. Francesco” comportava problemi che la Forania aveva vagliato. Due Parrocchie, due Associazioni avevano la loro sfera d'azione, possiamo dire, sulla stessa zona. E ciò, per quanto riguarda le Associazioni, più che una concorrenza procurava un inutile doppione. Signor Direttore se vi deve essere una conclusione, questa è quella di dire all'articolista e al lettore Serpe che la Forania GIAC è un’incognita per quelli che non la conoscono o non la vivono appieno, e che se essi e, cosi, tutti gli altri, effettivamente di buona volontà e giovani di A.C., avevamo capito il significato dell’apostolato, allorquando ebbero simili dubbi dovevano chiarirli con le persone responsabili e chiedere di poter aiutare la GIAC torrese mettendosi al servizio dell’Associazioni bisognose. QUESTA E’ LA FORANIA GIAC, LA GRANDE INCOGNITA DELL’ARTICOLISTA. Vincenzo Polese Segretario di Forania Vogliamo innanzi tutto specificare al caro amico Polese che il firmatario di quell’articolo fummo noi personalmente nella nostra rubrica "Dietro le quinte”. Per la qual cosa non credo ci si possa tacciare d’incompetenza in quanto abbiamo per lungo tempo fatto parte del Consiglio Foraniale in qualità di Delegato A. e tutt'ora

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lo siamo in veste di Del. Juniores. Per la qual cosa é ovvio che conosciamo, almeno un po', la Forania. Ricorda, caro Segretario, chi fu il Delegato Aspiranti che tentò più volte, come lei accenna, di far riprendere l'Ass. "Fede e Patria"? Abbiamo voluto precisare ciò in quanto volevamo fare; capire ai lettori che chi parlava non lo faceva con incompetenza e per puro spirito polemico ma per tentare di cercare qualche rimedio per questo organo morente (magari solo a Torre, ci vorremmo illudere, ma al Centro Diocesano continuano a dirci che la nostra é una delle migliori Foranie della zona! Né si può dire che le cose siano migliorate negli ultimi tempi. E’ vero, come giustamente ci ha fatto rilevare il caro Segretario, si sono fatte per il passato varie attività che noi non segnalammo nel nostro articolo, ma era nostra intenzione menzionare solo quelle attività realmente ben riuscite. Si possono chiamare attività riuscite la Scuola Dirigenti o la Pasqua dello Sportivo? O tutti i vari tornei sportivi che regolarmente, come vengono indetti così debbono poi essere disdetti per mancanza d'iscritti? Di ciò ci da pieno atto il Delegato Sportivo Foraniale. Sia sempre ben chiaro che il nostro intento non è quello di distruggere la Forania, ma di spronare attraverso queste poche e povere parole i Dirigenti a rianimarla. Sarà, se si comincia a lavorare nel vero senso della parola, possibile la "resurrezione". Ci scrive ancora il Segretario Polese che per l’Associazioni che si sono chiuse molti stanno facendo i Dirigenti Foraniali. Noi personalmente non ne siamo a

conoscenza e speriamo che egli non voglia alludere a quelle sporadiche visite, puramente di "cortesia”, che gli fa qualche volta al Parroco di Portosalvo o di S.M. La Bruna. Il nostro gentile amico ci fa ancora presente che per il prossimo anno l'Assoc.”G.Borsi” ritornerà a vivere, abbandonando l'attuale veste di circolo del Terzo Ordine Francescano. Di ciò, ci permetta di far le nostre più ampie riserve in quanto in un pomeriggio di circa due mesi fa fummo a colloquio col Superiore di detto ordine che ci raccontò di aver fatto una pessima esperienza con l'Assoc. Giac, e potemmo perciò capire che difficilmente egli sarebbe ritornato sui suoi passi nell'istituire di nuovo una Associazione Giac. Questa nostra ipotesi fu maggiormente avvalorata allorquando ci recammo colà di nuovo per distribuire le nostre schede per la Inchiesta sulla Giac. Quando ritornammo per raccogliere le schede compilate non ne era stata riempita alcuna. Dopo sapemmo da un giovane di quella Parrocchia che il Superiore credeva che noi volessimo far delle “conquiste” per la nostra organizzazione nei loro circoli! Ma oramai la Forania si basa esclusivamente sulla “Nova Juventus”, come giustamente ci faceva rilevare un nostro amico, se si eccettua la Assoc. degli “Araldi” che collabora alquanto. E dove sono le altre Associazioni? Perché i Presidenti disertano i Consigli di Forania? Perché la "Loreto Starace" continua a voler far vita a sé dimenticandosi completamente delle altre Associazioni e della Forania e infischiandosene, scusate il termine, un pò forte, ma é certamente quello che maggiormente

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rispecchia la realtà delle decisioni prese dalla Forania? A questo punto dobbiamo dire che se i risultati della nostra inchiesta sulla GIAC sono veritieri, come abbiamo ragione di credere, la Forania è in crisi perché sono in crisi le singole Associazioni. Si pensi allora a risolvere prima il problema delle singole Associazioni e poi si vedrà che anche la Forania riprenderà vigore e non si baserà più,

come adesso, su di Lei caro Segretario Polese e su qualche altro elemento di "buona volontà.” .

Romualdo D'Urso

N.B. Non ci possiamo fermare ancora su detto argomento per mancanza di spazio ma speriamo vivamente.che sia compreso lo spirito di queste nostre parole.

uuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuutuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu

Ci è pervenuta inoltre questa lettera Caro direttore,

sento l’obbligo di ringraziare te e i tuoi collaboratori per la squisita gentilezza d'animo che avete dimostrato nei miei riguardi, nell’inviarmi i primi numeri di ”Controluce”. Ho letto con vivo interesse gli articoli che la nuova rivista è andata pubblicando e devo dire che mi trovo perfettamente d’accordo nella scelta e nella presentazione dei temi che sono stati trattati. Indubbiamente, dalle righe del giornale, traspare chiara e manifesta l’ansia di rinnovamento civile e morale che anima te e i tuoi redattori di "Controluce” un’ansia di pulizia e d’onestà che non può non trovare d'accordo chi da anni va dedicando gran parte delle proprie attività, perché Torre esca in ogni campo dall’isolamento e riprenda il posto dovuto nella comunità nazionale. Nel numero di Pasqua, hai in un tuo articolo -caro direttore- citato il mio nome tra quei giovani che lottano perché la nostra città possa risorgere e sperare per un avvenire; devo dirti che sei stato molto buono con me, ma per debito di verità permettimi di ricordare altri

amici impegnati –nell’interno di una formazione politica- sui fondamentali temi di libertà, di giustizia sociale rispetto della dignità dell'uomo per lo sradicamento di ogni deteriore ed anacronistica forma di personalismo e di clientelismo. Potrei fare un lungo elenco, ma non voglio profittare della tua cortesia per rubare spazio prezioso al giornale. Permettimi, allora, di ricordare- per questa volta- gli amici carissimi, Salvatore Scognamiglio, Giovanni Brancaccio, Umberto Casaburi, Lorenzo Gilfelli, oggi alla guida, con notevole senso di responsabilità, del Movimento Giovanile di quella formazione politica di cui prima parlavo. Ciò che comporta l’azione di noi è il constatare -come tu fai- il risveglio delle nuove generazioni torresi, impegnantesi ogni giorno di più, sul piano dei problemi della comunità. E’ necessario però che queste forze, nuove e vitali, non vadano polverizzandosi nelle attività sicché significative iniziative e possano rischiare di naufragare; ritengo perciò opportuno che un leale franco dialogo debba aprirsi, nel rispetto della diversità istituzionale dei compiti, tra tutti i giovani che militano in organizzazioni di ispirazione cristiana in modo da

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potere in continuazione e, come una genuina comunità vivente, registrare le reciproche esperienze onde poter progredire con più intensa sintonia affinché il Segno di Cristo abbia una prima, realizzazione su questa terra. "Controluce" potrebbe rendersi promotore, ad esempio, di una “tavola rotonda" tra i Dirigenti della GIAC. ed i responsabili dei gruppi giovanili militanti in altre organizzazioni ideologicamente affini. Da iniziative di questo genere, forse le sclerotiche sezioni Seniores potrebbero acquistare un confacente dimensione apostolici, impegnando i giovani ventenni della GIAC, direttamente sul piano della problematica comunitaria. Infine, caro Direttore, vorrei rivolgere a nome di tanti giovani

cresciuti e formati nel sano ambiente della Nova Juventus un vivo grazie al nostro Assistente, perché con i burberi, fraterni rimproveri o con calde parola di compiacimento ci ha sempre incoraggiati, pur costandoci tante amarezze, in questa azione per una società più sana, più giusta, insomma più cristiana. Con gli auguri più sinceri per tutti gli amici di "Controluce". Salvatore Polese

Ringraziamo dei saluti del caro amico Salvatore e prendiamo atto della sua proposta.

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===================================================================== Cronaca Giovedì 28 u.s. sulla locale sezione della Democrazia Cristiana si sono svolte le elezioni per la nomina dei rappresentanti al prossimo Congresso Provinciale. Restammo perplessi vedendo un’indescrivibile confusione, dovuta alla sommaria organizzazione. Alle ore 23,00 dello stesso giorno, dopo lo scrutinio, i risultati furono i seguenti: Votanti:1231 (su 2319, con una percentuale del 53% circa) Lista N.1 -Nuove Cronache– voti 194 (3 rappresentanti al Congresso) Lista N.4 -Impegno Democratico- voti 1030 (20 rappresentanti al Congresso) Schede bianche -0- Schede nulle –7- Ci siamo meravigliati che non siano state rappresentate le liste N.2 e N.3. Ora ci domandiamo se i risultati di tale votazione sono veramente l’espressione del popolo democristiano, o se non altro che l'espressione di una ben determinata categoria di persone, che reggono i fili della Sezione Torrese della Democrazia Cristiana. ESPEDIENTI

Un cacciatore s'arrampicò su un albero per non essere scambiato per un cervo.

L’espediente riuscì, fu colpito per essere stato scambiato per un orso.

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FRIULI - VENEZIA GIULIA : banco di prova del Centro-Sinistra

di Giovanni Brancaccio 0 0 0 0 0 0

Il 10 maggio si sono svolte Le elezioni, per la Regione a statuto speciale! Friuli-Venezia Giulia. A tutti era chiaro che queste elezioni costituivano il banco di prova della nuova politica di centro-sinistra che la D.C., per volontà della sua stragrande maggioranza, ha voluto realizzare nel Paese, eliminando vecchi preconcetti col chiamare a far parte del Governo per la prima volta il P.S.I. Lo storico steccato é caduto, la collaborazione tra cattolici e socialisti é ormai un fatto scontati ed ognuno ha potuto constatare come la D.C. non ha portato affatto il Paese su l’orlo della rivoluzione e della guerra civile, come alcuni preconizzavano, ma ha dato luogo ad un processo irreversibile di emancipazione sociale delle classi lavoratrici, che fino ad ora erano appostate su posizioni di intransigente massimalismo e legate su posizioni meramente protestatarie col P.C.I. La destra conservatrice lanciava i suoi anatemi per questa operazione politica che la D.C., come partito popolare ed interclassista, sentiva di attuare con coerenza, consapevole di essere ossequiosa con i dettarci della Chiesa e nel contempo di favorire quella emancipazione sociale di larga parte di operai, che nulla avevano a che vedere con la dittatura comunista. I gruppi conservatori aspettavano il "casus belli", l'occasione d’oro per dimostrare all'opinione pubblica che ormai i comunisti stavano per monopolizzare il

potere politico. Essi sono stati clamorosamente smentiti col risultato inconfutabile ottenuto dalla D.C. nelle elezioni regionali del Friuli-Venezia Giulia. Tutti i partiti sono scesi massicciamente nell'arengo politico, consapevoli dell'importanza del momento in cui venivano a cadere tali elezioni regionali ed ognuno ha cercato d’influenzare l’opinione pubblica. Tuttavia è risultato in modo inconfutabile che le popolazioni friulane hanno voluto dare una prova di fiducia alla coraggiosa politica di centro-sinistra ed alla vocazione regionalistica della D.C., assicurandole un largo numero di seggi. E’ stato, in verità, un autentico “choc” psicologico per gli avversari della D.C. i quali si sono resi cento che il popolo italiano comincia a dare chiari sintomi di democraticità e saper vagliare con serena obiettività l'attuale congiuntura politica che vuol segnare l’inizio di un'era più serena, più giusta e più democratica per l'Italia di questi anni. *********

Risultati delle votazioni Regionali nel Friuli - Venezia Giulia D.C. 323.869 43,00 (42,60 %) PCI 139.004 18,50 (18,30 %) PSI 80.256 10,70 (13,60 %) PSDI 69.705 9,30 (10,10 %) PLI 46.804 6,20 ( 5,70 %) MSI 46.382 6,20 ( 6,40 %) PSIUP 19.886 2,60 ( // ). ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^

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LA SOCIETA’ COME LA VEDE UN GIOVANE DI 15 ANNI

Non sono qui per farvi una predica a favore dei giovani della mia età (l4-15 anni), perché non ne sarei capace, ma per illustrarvi come noi vediamo attraverso la nostra lente che si chiama gioventù, la società che ci respinge e ci disprezza e non ci vuole con essa considerandoci sempre troppo piccoli per certi problemi e troppo grandi per altri. Noi non vogliamo i vostri pareri (voi grandi), ma vogliamo comportarci come ci pare, anche se ciò che facciamo è solo un bene soggettivo e che danneggia la società che ci odia. Ma noi lo facciamo apposta per suscitare le vostre ire e per attirare le vostre antipatie. Cercherò di dividere questo articolo in tre puntate e già so che non mi seguirete neppure nella metà della prima. Questa parte la chiamerò "passata" cioè quel pezzo di anni che va dalla nostra nascita (l949) a due anni fa (l962). I principali personaggi di questi anni sono stati i nostri genitori ai quali portavamo sempre obbedienza e rispetto cieco, perché eravamo sicuri che assecondando specialmente le nostre madri, non saremmo incappati nelle ire dei nostri padri, che non ci trattavano, in queste occasioni, con tutti i riguardi dovutici, ignorando che certi scapaccioni ci facevano vedere veramente "i diavoli rossi". I nostri genitori non capivano tutto ciò, capivano solo che dandoci le busse, noi ci saremmo comportati bene in futuro.

di Passarelli Giuseppe Ora invece i nostri padri ci picchiano ancora e anzi lo fanno sempre con più accanimento, perché sono ancora convinti che così essi ci fanno bene, non sanno che i nostri corpi non sono adatti a simili trattamenti e che i tempi sono cambiati e che non si devono vendicare di quello che i loro genitori fecero loro. Inoltre siamo diventati più grandi ed abbiamo incominciato a capire talune cose, dando calci alla Befana ed a Babbo Natale che avevano caratterizzato la nostra infanzia e più tardi, da amici poco raccomandabili, dopo aver dato altri calci alle storielline della cicogna e del cavo, abbiamo avuto i primi ruderi di insegnamento sulla vita e sul modo in cui viene trasmessa. Ma noi non eravamo convinti e volevamo sapere di più e dopo tante ricerche e domande ne sappiamo...meno di prima. Altri esponenti della società e dei costumi passati sono i vecchi. Sapete come noi vediamo i vecchi? Noi li vediamo come tante “pappamolle” che non possono dare niente più alla vita d’oggi che corre e non si ferma mai. Dato che loro non resistono a questo ritmo frenetico, vengono tagliati fuori dalla corsa continua che si svolge. Noi vediamo ì vecchi solo seduti davanti al fuoco che fumano le pipe e raccontano le loro vicende di guerra, cose che a noi non interessano proprio e che anzi li consideriamo come oggetti di insulto per gli stessi vecchi. Tirando le somme di questo primo paragrafo, molti dedurranno

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che noi giovani moderni e non, siamo considerati dei grandi "rompiscatole” che siamo incontentabili e senza animo, invece, come vedremo in seguito, il nostro animo è forse più di

quello degli altri che sembrano rifiutarci e respingerci ovunque noi andiamo. Il nostro animo, infatti, non s’è modernizzato e quindi resta sempre sensibile. =======================================

SENIORES: QUESTI DISOCCUPATI di Antonio Serpe Da diversi anni le sezioni Senioristiche, delle nostre associazioni torresi, si dibattono in una grave crisi. Gli Juniores, quando stanno per passare fra i seniores, preferiscono lasciarci; questo continuo esodo si ripete puntualmente ogni anno, col risultato di assottigliare sempre più queste sezioni già pericolanti. Nonostante ciò, fino ad oggi, nessun dirigente della GIAC di Torre del Greco s’è posto questo problema. Per la prima volta è stato denunciato su questo giornale e per la prima volta s’è cercato d’analizzare questo grave problema, dicendo fra l’altro: -...Da molto tempo nelle nostre Associazioni si registra un fenomeno sconcertante: gli juniores quando stanno passare fra i seniores ci lasciano. Perché? E’ duro rispondere ma so che l’errore sia nell'impostazione e nel condurre le associazioni ••/••. Gli educatori dovrebbero tener presente che le attività non possono essere uguali per giovani di 15-16 anni e per altri con 20 anni compiuti. (da: E SE NE VANNO di Romualdo D’Urso – Controluce -del mese di marzo). Ho citato il passo a mio avviso più importante dell’articolo per mettere in risalto i metodi delle nostre associazioni che sono arretrati (in campo locale). Ed a causa di questi metodi arretrati l’esodo viene favorito; oggi i seniores, in ogni Associazione, sono in pochi, troppo pochi, quindi, senza

possibilità di una valorizzazione, ed il senior se vuol restare in essa deve limitarsi a portare la sua presenza parassitaria a questa organizzazione. Eppure “ Il Seniores non può limitarsi ad essere in Associazione come un buon socio che in virtù degl’insegnamenti ricevuti nell'età aspirantistica e junioristica, viva di rendita pensando, forse, poco a se stesso molto meno agli altri. Eppure egli è il giovane che ha raggiunto la piena maturità delle sue possibilità di uomo! Egli è nell'età in cui dispone di forze vitali che, non impiegate, creano un disagio enorme, un’inquietudine allarmante. Sono forze che premano agli sbocchi della vita come l’impeto delle acque alluvionali, che spazzano, che invadono, che travolgono. Sono forze distruttive quando non raggiungono l’intento del Creatore che le fece costruttive. (da Movimento Seniores –pag.26).” Come abbiamo visto il seniores deve agire e non limitarsi al dolce far niente: perché il seniores, formato personalmente ed anche apostolicamente, è invitato ad assumersi delle precise responsabilità della vita di Associazione. - Come presidente, vice presidente -Come delegato delle sezioni junioristiche ed aspirantistiche . -Come responsabile delle opere della GIAC, CTG CSI. - Come delegato per i gruppi specializzati di

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categoria Stu, Lav. -Come responsabile di altre opere parrocchiali. -Come animatore delle attività missionarie, impostate dal parroco, nell’ambito della sua parrocchia. (Da una relazione alla “Tre giorni di Maddaloni” del I961). E non è senza profondo significato che Pio XI ha scelto S.Giovanni Evangelista conte protettore del movimento seniores. Egli, infatti, delineava la migliore aspirazione di un movimento, come quello seniores, che deve esprimere il meglio della gioventù cattolica matura, militante, operante. Invece non si tiene conto del “se” nelle singole Associazioni; egli non ha voce in capitolo, non può agire anzi se cerca di farlo subito si provvede a scoraggiarlo o dissuaderlo dal suo intento ma non si può sempre ignorare la nobile missione del seniores, e se nelle singole Associazioni non ci si vuole impegnare a mettere nella giusta luce il seniores, perché non farlo in campo foraniale riunendo tutti i Seniores in un’unica organizzazione in modo da impegnarli non a livello parrocchiale :ma a livello cittadino? Perché non mettere questa miniera di esperienza al servizio delle varie Assoc. che ne fanno richiesta ed al servizio della società? Quindi prego il delegato seniores foraniale di studiare questo problema e se riterrà opportuno convocare un Cenacolo Seniores Foraniale, in modo da poter stabilire tutti insieme le varie attività di questo Movimento. Antonio Serpe

Si avvicina l'estate ed il secolare problema, che ci affligge da anni. continua ad affliggerci. Esso si pone ormai nella nostra Associazione, in quanto, nelle altre, che sono ancora rimaste aperte, non sorge più, poiché è già stato con la creazione di saloni, e di cortili attigui alle sedi, in cui, i ragazzi possono giocare ed i grandi (ju e se) svolgere le loro solite attività estive. Mi riferisco come avrete già capito al problema dei locali che sono rimasti come quando furono costruiti. Le conseguenze di ciò sono che i giovani s'allontanano sempre di più dalla nostra Associazione. Si accede in essa attraverso un locale che ha tutta l’aria di aver subito un bombardamento aereo e di non essere stato mai più restaurato; il portone d’ingresso c'è e non c’è; il pavimento di battuto di cemento è sempre coperto da uno strato di polvere ed animali, non sempre domestici, s’aggirano in esso. Non parliamo poi delle scale. Esse permettono, ancora fortunatamente d'accedere alle due stanze e allo stanzino, inservibile, che compongono la nostra sede. Le crepe che sempre più s’allargano nella volta di copertura, non promettono certo niente di buono. L’inferriata, sembra che ad ogni scossa voglia venir via. Però il problema più grave non è questo, poiché, giunti sul pianerottolo di arrivo si sente un gradevolissimo olezzo, esalato da un gabinetto, quasi mai accessibile, in quanto a terra c’è sempre un lago d'acque sporca per le tubature che perdono. Il nostro augurio, nel 50mo della fondazione della nostra ”Nova Juventus”, è che questa situazione cambi. N.D.R.

calda

Una

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Nasce la STELLA MARIS, anche a Torre di Rosario Borriello e

Pietro Linterno

Quest’impellente, fondamentale e sempre sentito problema per la nostra città è stato finalmente affrontato direttamente da un comitato. Il motivo per cui le autorità competenti si sono decise a passare all’azione, proprio a distanza di pochi mesi dalla beatificazione del nostro parroco V. Romano, non crediamo che siano del tutto casuale. Infatti, si è sentita sempre più esortatrice la chiamata di colui che, per primo a Torre, s’interessò di tale problema e non si è potuto rispondere in atro modo. Ciò che, in particolar modo, la formazione di questo Comitato si propone è preparare dei giovani che sappiano comportarsi cristianamente nel loro ambito marittimo ed, in special modo, curare gli uomini dell’equipaggio di navi da carico. Tutti questi solo nella nostra città, sono I5-20 mila, devono essere perciò accostarti e, questo è alla base degli sforzi di tutti, uniti in un centro in cui tratteranno problemi d’ordine religioso-sociale, si daranno conforti morali, perché la navigazione crea una problematica non solo marittima anche morale, ecc. I primi passi da muovere devono essere diretti per un azione a raggiera tra i macchinisti, gli ufficiali, i marinai; bisogna interessare le autorità civili per cercare un apporto nelle prime e più gravose spese, ed avere la collaborazione di nuovi e valenti membri che possano dare aiuti consistenti al Comitato. Questo ha per assistente don Ciro

Castaldo, con nomina pervenuta dal Concistoriale, come collaboratori egli si avvale di don Ciro Paino e del rev. parroco don Filippo Eredità, già assistente dei giovani del Nautico e dell’ENEM. I sigg. Spierto, D’Amato e Mazza cureranno la parte marinara, che concerne confederazioni e sindacati. Gentili signore cureranno il lato medico professionale. Giovani della nostra Associazione tra cui tutti i componenti della redazione di questo giornale, daranno nelle loro possibilità, aiuti vari. Tutti questi si avvaleranno dell’esperienza del rev. mons. Michele Capano. Fu proprio costui che, nella prima riunione del comitato presentò l’Assistente ed i coadiuvatori. Li esortò a portare a buon punto quest’iniziativa che ad Amburgo, Brema, Denver, Calais, Genova, Barcellona, Santos, Rio de Janeiro, etc. è stata già affrontata e portata a buon punto con la creazione di vari clubs svolgenti, tra gli altri, i succitati problemi. Torre del Greco, seppure non ha porti di grande importanza e non è una grande città, ha bisogno, come le altre, di un’opera d’apostolato marittimo perché non solo il singolo ma anche un’imponente aliquote di 15mila anime deve essere guidata verso fini cristiani per poter ottenere risultati sempre migliori. ================================

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Servizio Speciale

IMPRESSIONI SULLA 5a MARCIA GIOVANILE MARIANA

“E marciar con il vento e con la pioggia..pregando Te” Era sabato 23 maggio: mancavano pochi minuti alle 20 quando a noi tutti radunati sulle scale del sagrato della Basilica apparve confusa ed indistinta una massa di giovani ed innumerevoli bandiere. L'aria era ormai scura e nel cielo compariva qualche minacciosa nuvola nessuno le dava caso; Che diavolo! erano venuti giorni tanto belli con un sole d’agosto! Man mano che questa massa si avvicinava vedevamo sempre pia distintamente i giovani, i loro volti sudati e stanchi, ma fieri, le magnifiche bandiere (la nostra non c’era) che essi portavano, l'ordine in cui marciavano, in fila di cinque o sei. Tutte le luci della nostra piazza erano accese ed intensa era la che assisteva al passaggio. Tutto questo scenario, questo spettacolo di vigoria e d’ardore suscitò in noi una certa commozione. Sembrava una parata militare questa marcia che simboleggiava il corso della nostra vita; sembrava un esercito pronto alla battaglia, alla battaglia della vita. Sentimmo una gioiosa soddisfazione; tra poco ci saremmo riuniti a questa schiera interminabile di giovani: anche noi ne avremmo fatto parte. Così fu; e la schiera, ingranditasi, proseguì la sua di fede. Sì, questa é una marcia di fede, in cui i giovani

vogliono rendere testimonianza del Cristo vivente, vogliono dimostrare che il Cristianesimo non è una cosa del secolo passato, che Esso sussiste, più di prima nel secolo dell’atomo, dell'uomo che sì rende padrone dello spazio. Procedendo spesso si pregava ad alta voce: recitavamo il Magnificat, altri salmi, pregavamo per il Concilio, per l’“ut unum sint”, per la Chiesa sparsa nel mondo, per la pace, invocavamo Cristo e Maria affinché proteggessero tutti noi e rischiarassero le nostre intelligenze. Chi sa come doveva stupire questo "incedere salmodiante" di giovani; in genere pregano solo i deboli, quelli che hanno paura "dell'inferno”, i vecchi, le donnette vestite di nero, le bigotte! Giunti che fummo ad un paio di chi chilometri dal centro di Torre del Greco, cominciarono a venir giù le prime gocce. Peccato! direbbe qualcuno. Procedevamo veramente bene e con l'acqua procedemmo meglio, un po’ più disordinatamente, ma meglio spiritualmente. Pochissimi avevano previsto la pioggia e s'erano portati di quegli impermeabili che stanno bene in tasca. Tra questi ci fui anch’io, ma avrei preferito non avermelo portato.

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Superato il primo momento di sbandamento, ricomponemmo la colonna (il che c’era esortato con una costanza straordinaria da un altoparlante che diceva di non creare vuoti) e cominciammo a cantare i vari inni a noi familiari. Il tempo però peggiorava e noi avanzammo il passo che già era spedito: si dà proprio il caso di dire che andavamo “magnis itineribus", a marce forzate. La pioggia violenta ci sferzava le guance e di frequente vedevamo il cielo plumbeo squarciarsi per il vivido bagliore di un lampo e il rombo di un tuono annullare le nostre voci. Pur tuttavia in questa atmosfera andavamo lieti e contenti. Sapevamo che il nostro pellegrinaggio era un sacrificio, non una passeggiata e avevamo con gioia deciso di compierlo: ci sentivamo più fieri, più degni, più uomini. II tratto che unisce Torre del Greco a Leopardi é molto lungo, ma, infine, alle 21,30 giungemmo al "sospirato porto” dell’Orfanotrofio che ci spalanca i cancelli della Chiesa e del cortile e ci accolse "pellegrini sorpresi dalla bufera". "Hoc loco" stemmo per ben un'ora e mezza aspettando che "sora acqua" si calmasse. Nel contempo molti divoravano intere pagnotte con companatico: la fame dopo il bagno è maggiore. Le carte degli involti dettero al cortile, dopo lo spuntino l’aspetto di un ex bivacco di un’intera legione. In un bar vicino, dove Michele ed io, "soldati senza zaino” corremmo per rifocillarci un po', trovammo un amico, che, saputo della marcia che stavamo compiendo, ci disse con cuore: "io vi ammiro”. Questo è già un risultato, l’aver cioè suscitato in giovani freddi verso la Religione, ostili a tutto ciò che “puzza di sagrestia", un senso di rispetto, se non proprio di

ammirazione verso altri giovani che sono nella Chiesa, sì che questo possa mostrare ad essi che alla Chiesa non vanno solo i vecchi ca-denti alla fine di lunghi anni o donnine bisbiglianti, ma anche i giovani nel pieno del loro vigore e della loro esuberanza e che la Fede, cosa poco apprezzata dagli stessi fedeli, tanto renderà cosciente il nostro intelletto della intrinseca miseria della vita terrena, che gli farà superare tutti gli ostacoli, le delusioni e le crisi che la Vita immancabilmente e necessariamente gli presenterà, e lo renderà così meritevole dei "campi eterni, del premio che i desideri avanza". Ritornati all'accampamento centrale, sentimmo che si voleva continuare perché la pioggia era cessata o quasi. Però temendo che questa potesse di nuovo imperversare, per evitare incidenti, spiacevoli conseguenze e forse, quindi, la non riuscita del pellegrinaggio, ci si dette da fare per far venire un treno che ci avrebbe portati dalla vicina (non tanto!) stazione di “S.Maria la Bruna” a quella di Pompei. Sarebbe dovuto venire verso le 23:30 ma ahimè compariva solo alle 24:45. Pazienza! I soliti..piccoli..inconvenienti. Nella attesa, noi della Nova Juventus non trovammo dì meglio che organizzare all'aperto la nostra "schola cantorum”: ci mettemmo in circolo e cantammo il nostro "cavallo di battaglia", cioè il Gloria. Inutile dire che il "pezzo” fu apprezzato e ci fu richiesto il bis, concesso volentieri. Giunto tra gli unanimi sospiri il treno, poco dopo ci dette il benvenuto, nell'oscuro della notte più profonda, l'illuminata croce del pittorico campanile di Pompei. Ci riversammo nella Cattedrale. Già pronto ci attendeva l’Arcivescovo

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mons. Signora. Uno sguardo alle stupende decorazioni della Chiesa, poi tutti attenti alla celebrazione del Sacrificio. Dopo il Vangelo, l’Arcivescovo ci rivolse un saluto che fa una lode per noi. "Non si può dire che non siano mancati ostacoli a questa V marcia mariana e neppure la pioggia ha frenato il vostro entusiasmo...” cominciò a dire. Poi, nonostante la nostra volontà, non riusciamo più a seguire quello che diceva, perché, la stanchezza ci agevolò, ci raccogliemmo in noi e innalzammo a Dio una tacita preghiera di ringraziamento per quel che aveva permesso di fare. Poi ogni tanto uno sguardo alla splendida doppia cupola ornata di scene raffiguranti il Paradiso. Quasi tutti concludemmo il sacrificio con il Pane Eucaristico. E nel segreto raccoglimento forse ricordammo quando sfilavamo nelle vie delle città, mentre tutti ci guardavano ammirati, cercando di dare con la nostra gioventù testimonianza del Cristo Vivente. Terminata la cerimonia con la Benedizione, andammo con una certa celerità alla stazione

perché il treno sarebbe venuto di lì a poco, verso le 2:15. Sennonché i nostri stanchi piedi ebbero ancora un’altra ora d’esercizio. Messici finalmente sul treno, ci sentimmo sollevati magnificamente e aspettavamo l’ora di partire: ma questa non veniva mai; passavano i minuti, ma mai passavamo noi. Improvvisamente facemmo un metro in avanti, ma, ahimè, non l’avessimo mai fatto, ché facemmo un chilometro indietro. Si scherzava e si disse che il macchinista stava facendo Scuola-Guida. Ma a parte gli scherzi, ciò era inevitabile in quanto doveva lasciare libero il passo ai direttissimi e ai treni regolari. E così nel treno, chi tra un sonnellino, come il sottoscritto, chi tra una battuta e un po' di chiasso, vedemmo il cielo colorirsi di un pallido rosa e, poi, di una leggera tinta di celeste: era l’alba e stavamo, finalmente, tornando a casa.

Aniello Sansone %%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%% Cronaca

La prima parte della nostra inchiesta:

E’ in crisi la “G.I.A.C.”?

è stata portata a termine ed è stato pubblicato anche un numero speciale di “Controluce” su cui sono stati riportati tutti i dati statistici, le impressioni, le risposte, i suggerimenti che i giovani da noi intervistati ci hanno rilasciato. Pubblicheremo su un altro numero speciale la seconda parte dell’inchiesta quella riguardante i pareri dei genitori.

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L’EUROPA E L’EDUCAZIONE di Salvatore Sorrentino

Iniziando una rassegna sulla esposizione dei principali lineamenti della pedagogia europea, par naturale cominciare da quel paese, che, per situazione geografica, per incontro di cultura, per livello di civiltà, par davvero il cuore dell’Europa: la Svizzera, Per dei pedagogisti, la Svizzera occupa il primo posto per titoli assolutamente peculiari. Basterebbe rammentare che in pochi decenni essa ha dato i natali al Rousseau, al Pestalozza, al Girard, alla Necker (mentre ad essa volgevano i passi, per apprendervi l’alto insegnamento il Ficte, lo Herbart ed altri). Nel nostro secolo, questo paese ha mantenuto l’altezza della sua tradizione negli studi educativi. Il movimento attivistico mondiale ha trovato, proprio in Svizzera, il più appassionato studioso e divulgatore: A. Ferriere (accanto all'autore della stessa denominazione di scuola "attiva" D.Bovet, ed al più lucido critico della corrente, da un punto di vista cattolico, E. Dévand). Dello stesso attivismo attuazioni esemplari hanno dato, in questo paese, M. Boschetti e R.Dottrens. Ma il contributo veramente di prim’ordine a questo movimento non è il solo titolo recente della pedagogia svizzera, essa deve almeno, in pari misura, questo suo posto avanzato all’opera vasta e profonda compiuta nel campo della "psicologia genetica” (da noi chiamata) psicologia dell'età evolutiva), che è quasi del

tutto legata ai nomi di E.Claparède e I.Piaget e dei loro collaboratori (i lavori di questi autori sono tuttora la base dì qualsiasi ricerca nel settore). Ricerche psicologiche con ampie correlazioni culturali si trovano in studiosi come O.G.Iung, che fino alla recente scomparsa si occupava di psicologia del profondo, secondo una originalissima direttiva, e come E. Mejlan, che ridà un senso attuale all’esigenze perenni dell’umanesimo. Due movimenti, quello attivistico e quello psicologico, si può ben considerare capitale elettiva la città di Ginevra, sede del ben noto "Institut J.J. Rousseau” e del celebre “Bureau International d'Education'. (continua)

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+ Berna * zurigo

svizzera

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UN PONTEFICE CHE NON SI DIMENTICA: GIOVANNI XXIII

di Antonio Loffredo

Un anno fa, di questi giorni, moriva il Papa Buono. Colui che, come ha scritto una diffusissima rivista cattolica: " in quattro anni ha rivoluzionato la Chiesa". Mi riferisco a Papa Giovanni Roncalli che dal suo letto di sofferenza dava, nelle sue ultime ore di vita, uno straordinario esempio di forze di fede. Con la sua scomparsa, non solo la Chiesa, ma l’umanità intera ha perduto l’energico fautore di quella pace tanta predicata da Gesù Cristo. Di fronte a Papa Rocalli tanti sentimenti hanno gonfiato il nostro cuore, oltre il riverente rispetto per il Sommo Sacerdote della stessa fede che professiamo. Questi sentimenti hanno reso più piena e completa la nostra vita di cittadini e credenti. Perché Egli ha saputo parlarci col linguaggio più semplice toccare le più intime latebra del nostro cuore. Perché Egli dall’alto della loggia vaticana, ha inviato ai bimbi "la carezza del Papa", alle nostre famiglie l'augurio affettuoso e paterno che affiorava alle labbra spontaneo e sincero. Perché Egli

ci ha fatto vibrare di un nuovo palpito, forse ancora sconosciuto, richiamandoci, col suo sublime esempio, a realizzare i precetti del Vangelo. Perciò, in una ideale comunione di ansie e di speranze, abbiamo vissuto le tremende, terribili ore di agonia del Pontefice, offrendo a Dio le nostre umili preghiere, le lagrime cocenti di cui era prego il nostro cuore per la sua guarigione, per la Chiesa di Gesù. La Sua vita, così nobilmente spesa nell'esercizio della missione cui era stato chiamato dalla Divina Provvidenza, ci sia di monito. E, sul sentiero magistralmente tracciato dal Suo Pontificato, è aperto il cammino dell'umanità verso quelle conquiste dello spirito che Egli ci ha indicate. Ora che la Sua anima è nella gloria del Signore ancora un voto si libra tra la terra ed il Cielo: Pastor Santo fate che la luce del vostro spirito illumini il mondo. Cosi santificato, possa conseguire alfine quella pace tanto auspicata, che fu il motivo del Vostro apostolato.

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Pubblichiamo, come altre volte, la poesia di un nostro lettore; lasciamo a Voi le possibili critiche certamente positive.

Intimità Muta, rassegnata ed uguale, una goccia mormora il suo mesto lamento, che tristemente richiama alla mia mente il lento ricordo del vano passato, che duole al mio animo.

Fuori imbrunisce, e partecipe del mio tormento una novella pioggia scroscia sul mio tetro e solitario tetto. D'un tratto tutto svanisce, e, come mia nenia, ritorna il mesto lamento (ignote misto al crescente vocio di persone) che sembra imitarmi alla vita di R. DI M.

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Ribalta cinematografica

IL CARDINALE

di Rosario Borriello E' un film di Otto Preminger, tratto da un celebre romanzo di un noto autore. Vedendo il film, ad un certo punto, si ha l’impressione di assistere alla vita giornaliera, quasi, a volte, monotona, di un sacerdote americano, che, a mano a mano, ascende alla porpora cardinalizia. Guardando invece con occhio più critico, e si potrà scorgere la sua vita interiore, il suo dramma vissuto giorno per giorno, le sue ansie, i suoi timori. Quasi all'apice della carriera, quando è già vice-parroco, accade un fatto che fa prendere una nuova piega alla vicenda. Accade, cioè, che il sacerdote, come a volte qualsiasi prete, non sa a chi dedicarsi, se alla famiglia o se alla morale della Chiesa. E’ accaduto che la sorella, essendo incinta, deve subire un intervento chirurgico, in cui si deve prendere una decisione: fare morire la donna e salvare il neonato o viceversa. Il suo spirito sacerdotale, che lo fa agire per la Chiesa, gli fa morire la sorella. Ora, proprio questo avvenimento, lo porta al disorientamento, lo fa pensare, le sue notti sono incubi, le sue giornate sono vissute nella colpa. Ah! se non fosse stato sacerdote, sua sorella forse non sarebbe morta, e sopratutto egli non sarebbe stato poi stato a prendere niuna decisione. Questo stato di cose lo porta alla sfiducia, il povero prete (invero ora è al servizio del suo Cardinale, a Roma, per il Conclave di un nuovo Papa) è ormai purtroppo convinto di non aver mai saputo fare il sacerdote

né continuarlo a fare. Ora gli si presentano innanzi tutte le scene della sua fanciullezza, del suo sacerdozio. Troppo pigro è il suo rendimento, troppa la sua colpa, decide, quindi di prendere un periodo di prova. Ed ecco che infine sui trambusti umani, sulle vane passioni trionfa, Maestra e Signora, la Chiesa: egli è sacerdote, egli è l’unto di Cristo, egli è il pastore buono. Proprio così, in questo frangente, oserei dire, drammatico, si vede tutta la forza, umana del protagonista, la sua tragedia in-terna è risolta non già per le disposizioni del regista o dello autore del libro, bensì perché lo uomo ragiona, sì il nostro protagonista discerne, vaglia il bene ed il male, applica cioè quella facoltà che potenzialmente è insita in ogni uomo. Da lodare perciò, proprio in questa parte, l'attore che recita verosimilmente, vive il suo personaggio, lo fa agire, ragionare, parlare, pensare proprio come un uomo di Chiesa. Giudicando alla spicciola il protagonista, si direbbe, che l’attore, in vita sua non sia stato altro che sacerdote. Esplicitamente parlando si può affermare che questo film è il primo che tratti, veramente un argomento molto importante, forse perché religioso, ed è visto senz'altro di buon grado dallo spettatore che sceglie solo la parte edonistica del cinema d’oggi ma anche, con preferenza, la sua parte pedagogica. Un giudizio quanto mai positivo,

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come disinteressato è la giusta lode che si possa dare. Ottima la parte tecnica e

l’interpretazione, quanto la regia. Rosario Borriello

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LA GITA A MONTECASSINO

di Pietro Linterno

Sono le 7:05. Finalmente si parte. Sembra di stare a Venezia nelle vicinanze del famoso "Ponte dei Sospiri”, invece siamo a Torre del Greco in un vecchio ed ansante pullman. Perché ho fatto questo strano paragone? E’ subito spiegato. I dirigenti del nostro giornale tirano sospiri di sollievo, perché la "corriera” incomincia a muoversi, traballante, ma decisa ad arrivare a Monte Cassino ed a Gaeta, le mete della nostra gita. Oh gaudio! Oh giubilo! Dopo giorni di incessanti batticuori e notti di incubi si è riusciti a convincere una quarantina di persone a prendere parte alla nostra gita ed a vedere annullato il timore di pagare inutilmente l’affitto del pullman. Frattanto passano veloci i minuti di viaggio, mentre, ugualmente veloci, si allontanano nella nostra memoria i momenti di ansia spasmodica. Possiamo così, ammirare lo stupendo paesaggio. Bei monti, bei posti, belle mucche e, soprattutto, belle ragazze; viene quasi voglia di gridare con il nostro Vincenzo: "ce n’è per tutti i gusti”. Intanto, misti a tali gridolini d’ammirazione si sente dire dalle brave e pie (e niente altro} ragazze che sono con noi – “Autista, per favore, faccia funzionare la radio ... no, non questo programma, l’altro... no, neanche questo, l’altro ancora….; come non si sente musica? Allora ritorni su quelli già presi...no ..." - Ma eccoci, finalmente, stanchi per aver troppo parlato,

forse gridato, sulle curve che portano all’Abbazia, mentre si sentono mormorare veloci rosari, misti a tanti "mamma mia aiutami tu”, veri urli da trogloditi, che le signorine ci offrono gratuitamente. Infine ecco la prima meta o per meglio dire, il luogo delle proibizioni. Infatti, oltre alle comuni proibizioni di non scrivere sui muri o di non fare rumore, è anche proibito l’accesso a luoghi che possono presentare un che d’interessante. A tal proposito sorge un legittimo dubbio - “ E’ permesso, l’ingresso alla badia? - Frattanto, dubbiosi ed affamati, siamo arrivati a Gaeta, città da invidiare per i benefici che riceve dal turismo, ma da non imitare per i prezzi inflazionistici (ci hanno ripulito letteralmente il portafogli per alcune, misere cibarie). Dopo uno spuntino fa sempre piacere passeggiare, ma, qui, a Gaeta è proibito. Bionde nordiche (made Resina e S. Giovanni a Teduccio) possono ammaliarci e farci perdere l’appuntamento con il pullman (chi mai lo ha detto?), che intanto già ha cominciato a strombazzare, perché bisogna andare via. Come all’andata, così anche al ritorno, diventiamo tutti soldati di un campo di battaglia mobile, sul quale i proiettili che volano sono bucce di banane, e dove è negato ai vinti l'onore delle armi. Così, tutti presi dalla nostra guerra di scorza di frutta, non ci accorgiamo che siamo ritornati, stanchi morti e col proposito di non partecipare più ad alcuna gita, a casa. WWWWWW P.L.WWWW

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Costume UN MODO DI DIRE

Tra i modi di dire che esistano sulla faccia della terra c'è ne uno che é, forse, il più antipatico, il più tendenzioso che mente umana abbia escogitato. "Faccia lei”, si sente ripetere ad ogni piè sospinto, ad ogni occasione. Questo modo di dire, che all’apparenza sembra innocuo, racchiude in sé mille insidie. Perché? Perché, quasi sempre, colui che lo dice é in malafede, in quanto, con la sua risposta evasiva ad una specifica domanda, crede di poter tergiversare per poi pretendere un compenso maggiore. Vogliamo fare un esempio. Il signor A ha bisogno di un determinato lavoro ed allora si reca dal signor B, suo amico, che é in grado di poterglielo fare. Dopo aver preso tutti gli accordi del caso il signor A domanda: Qual'è la spesa? E l’altro pronto risponde: ma come, tra noi c'è bisogno di discutere di queste cose? A che servirebbe l'amicizia allora? Quando avrò terminato il lavoro ne parleremo. Ed ecco che si assiste alla solita scena; uno che va da una parte e crede di aver fatto un buon affare, e l'altro che con un sorriso sarcastico sulle labbra si allontana pensando: abbiamo preso un altro pollo da cuocere. L'affare si é concluso, il lavoro é stato eseguito ed, allora, il signor A chiede di nuovo il prezzo. Ed ecco che

di Michele Saturnino

scatta la trappola: “Faccia Lei!” Il poveretto che vede giungersi questa risposta pensa ingenuamente ma é proprio una brava persona. E cerca di offrirgli quanto più può per premiare la magnanimità dall'atro. Ma ecco che il signor B con i soldi ricevuti se li guarda in mano con aria meravigliata ed insoddisfatta e poi dice: -Ma che lavoro per niente io? Ma forse non la compro la roba? Un’azione del genere non me la sarei mai aspettata da lei-. Il poveruomo preso tra capo e collo da quella reazione inaspettata non sa più cosa fare. Pensa d’altronde di aver dato all’altro la giusta ricompensa al suo lavoro. Il signor B però insiste: assolutamente non può accettare la quota "irrisoria" che gli é stata corrisposta ed il signor A, per evitare discussioni, é costretto a pagare un prezzo esagerato. E cosi, il signor A, che era partito con la convinzione di aver fatto un ottimo affare, deve constatare di essere rimasto vittima di un losco tranello teso con il maledetto modo di dire: -Faccia lei-. &&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&& Come certi uomini

C'è una specie di granchio, che abita la grande barriera di corallo vicino all'Australia, il quale, quando ha fame, afferra un anemone di mare e lo solleva. L'anemone agita i tentacoli e, dopo un po', acchiappa un bocconcino. Il granchio glielo porta via, lo mangia e afferra di nuovo l’anemone e sazia, così, l’appetito.

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PREISTORIA DELLA CAMPANIA 2^ Puntata di Mariano Russo

Dalla parte interna del territorio campano proviene solo un reparto sicuramente riferibile al paleolitico inferiore e cioè una amigdala di tipo acheuleano trovata a Guardia-Sanframondi. Numerose amigdale e strumenti di scheggia sono stati scoperti nel 1906 a Capri, mentre si gettavano le fondamenta dell’albergo Quisisana. Dalle notizie fornite dallo scopritore, Ignazio Cerio, e dai risultati conseguiti dagli scavi Bassani-Galdieri nel 1910, risulta che i manufatti giacevano sotto una coltre di materiali vulcanici, quasi alla superficie di un deposito di terra argillosa rossa, nel quale erano contenuti resti ossei di Mammuth, rinoceronti, ippopotami, cervi e caprioli. La scoperta suscitò grande interesse tra gli studiosi dell'epoca e ci fu anche chi pensò che detti resti avessero fatto parte delle collezioni de l’imperatore Augusto, che, come dice Svetonio nel “Divus Augustus” (LXXII), usava adornare le sue ville non di statue e di pitture ma di oggetti di rara antichità, quali erano appunto ossa di animali preistorici (qualia sunt Capreis beluarum ferarumque membra praegrandia, quae dicunt gigantum ossa..). Questo passo di Svetonio ci

dimostra che già i Romani avevano trovato, forse scavando le fondamenta delle ville imperiali, resti di animali, strumenti paleolitici, ecc. L’uomo paleolitico, che non conosceva la navigazione, poté raggiungere il territorio di Capri o quando questo era ancora unito al territorio di Sorrento o quando il livello del mare, nei periodi glaciali, era più basso, almeno di 100 mt., rispetto all’attuale ed un istmo congiungeva l’isola al continente. Comunque siano i fatti, vero è che l’uomo primitivo abitò questi territori. Infatti, si è trovato un cospicuo numero di manufatti, formati da amigdale di tipo archeuleano, alcuni strumenti raschiati grossolanamente, ricavati da schegge di pietra usando la tecnica ad incudine, ecc. Essi sono ritenuti non contemporanei delle ossa umani da alcuni studiosi; tuttavia, seppure sussistono dei dubbi sulla giacitura primaria di tali oggetti, in considerazione dell'arcaicità della tecnica di lavorazione si possono inquadrare nella fase più recente della glaciazione rìssiana.

(continua al prossimo numero).

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Lo sapevate che le antiche civiltà andive erano molto progredite in fatto di agricoltura? Esse, infatti, riuscirono a coltivare ben seicento varietà di patate a più di 1000 metri di altezza.

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NEL MONDO DELLO SPORT

Domenico Di Donna Il campionato di serie A. Il campionato di serie A, come del resto quasi tutti i campionati di calcio, s’è concluso. E’ stato probabilmente uno dei più bei e dei più polemici campionati del dopoguerra. Uniche protagoniste del girone state Bologna ed Inter, che sono arrivate sul traguardo finale con eguali punti e che hanno dovuto e saputo mantenere fede alle aspettative della lontana vigilia. Con merito sia la squadra di Bernardini che di H. Herrera hanno fatto scrivere pagine e pagine su loro. La prima, infatti, ha dominato quasi per tutto il girone centrale, seminando ogni squadra che incontrava sul suo cammino con molti goals. Esempio tipico: il Bologna ha raggiunto durante questa annata, i precedenti records del Milan e della Juve con dieci vittorie consecutive. Dobbiamo dire che il Bologna ha pur avuto un po’ di sfortuna se si pensa al fattaccio del “doping” e ora certamente sarebbe campione d’Italia. Non dobbiamo, infatti, dimenticare che la squadra bolognese fu accusata di “doping" e alcuni giocatori furono coinvolti nella faccenda. Si passò poi alla procedura legale, da parte della Lega, ed il Bologna fu penalizzato di tre punti. Il caso, però, non fu chiuso e dopo attenti esami, avendo già revisionato il processo, i giocatori e l’allenatore,

che era stato sospeso per 18 mesi dalla “panchina” sono risultati innocenti. Ora si può ben dire che quei tre punti tolti li ha riavuti e quindi tutto è ritornato nella normalità. Nonostante ciò, non è che l’Inter abbia dormito, anzi ha saputo intessere la sua maglia rosa di capolista con dei punti preziosi, che le hanno permesso di restare a contatto con il Bologna. Nessuno forse, tranne i tifosi interisti, si è guardato attorno per scorgere l'Inter, fatta eccezione per il finale, in cui ha riscattato il precedente alternarsi con delle ottime prestazioni. Non dobbiamo dimenticare che l'Inter ha dovuto pur sopportare le fatiche della Coppa dei Campioni che ha brillantemente vinta a Vienna. A proposito della Coppa dei Campioni, quest’anno è stato il più bell’anno del calcio europeo, perché ha visto una finalissima tra due squadre piuttosto diverse: l’Inter, con i suoi giovani, con la sua compattezza difensiva, con la sua velocità nel contropiede ed il Real Madrid, ricca di “seniores" del cacio, pieni di esperienza e di classe. Dallo scontro finale avvenuto a Vienna, che è stato il duello internazionale più scottante dell’anno, l’Inter è uscita vincitrice per 3 reti a 1. Maggiore gloria acquista l’Inter se si pensa che è stata l’unica squadra che sia riuscita a fregiarsi del famoso titolo senza ricevere alcuna sconfitta nelle varie eliminatorie. Ritornando al campionato, eccoci già giunti al termine. Domenica prossima ci sarà, infatti, lo spareggio a Roma. Spareggio di lusso partita che varrà un campionato.

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I tifosi di tutta Italia vivranno ancora 90’ di battaglia, di velocità, di bel gioco, di fatica, molta fatica. Anche questa partita che passerà all’albo d'oro del calcio italiano farà trepidare per il vincitore. Voleranno le scommesse. Chi sa se non bisognerà correre alla monetina. Fare a questo punto distinzioni di forze sarebbe impossibile dato che ambedue le squadre sono equilibrate. Altrettanto difficile è fare un profilo di quello che sarà, domenica, la partita, una partita più unica che rara. Dicevo prima che questo è il più bello e combattuto campionato del dopoguerra. Infatti, anche a riguardo della permanenza in serie A ci sarà uno spareggi tra Modena e Sampdoria. Per le rimanenti squadre non v?è nulla da rilevare. Esse, infatti, hanno portato a termine il loro modesto campionato eccezione fatta per il Messina che ha vissuto forse la più bella annata della sua carriera. Essa, infatti, al giro di boa, ovvero all'inizio del girone di ritorno, si trovava nettamente distaccata nelle ultime posizioni con pochi punti, poco a poco, con l'acqua alla gola ha regalata ai suoi tifosi piacevoli gare e conquistato 17 punti, restando così nella massima divisione, terminando con un’ultima vittoria guadagnata sul minato campo del Modena. Grande importanza assumono poi le gravi delusioni della Juve, della famosa Roma-miliardo, della Fiorentina e della superdelusione Spal, che dopo ben tredici fruttuosi anni di serie A è retrocessa. Si vede che a furia di sfornare

valenti giocatori come Bugatti, Di Giacomo, Taccola, ecc., è rimasta sfornita. Il giocatore più valente dell'anno è stato l’indimenticabile Vinicio, che a Vicenza ha saputo trovare un caloroso ambiente che lo ha portato alla sua seconda giovinezza artistica. Ciclismo La più vecchia tradizione del ciclismo italiano è il famoso "Giro d'Italia". Ogni anno esso non manca di dare delle sorprese e delle stupende pagine alla storia dello sport. Questo giro, il 47°, è uno dei più importanti. Da questo giro dovrebbero scaturire affermazioni molto importanti. Balmamion, infatti, dovrebbe eguagliare il record di Binda, cioè vincere per la terza volta il giro, l'affermazione del neo-Coppi Zilioli, che in verità non ha deluso, poi l'affermazione di Anquetil che dovrebbe eguagliare il record di Bartali, ossia vincere nello stesso anno il giro d'Italia e di Francia. In verità questi pronostici, se non del tutto, hanno tenuto fede alle aspet-tative ed hanno reso più interessante il Giro. Mancano quattro tappe ancora e poi la fine. Attualmente in testa è Anquetil, che detiene la maglia rosa dalla quinta tappa. Da allora il bravo francese, aiutato otti-mamente dai suoi gregari, ha saputo contenere molto bene gli attacchi degli italiani diretti inseguitori. Tra gli immediati inseguitori sono De Rosso, Zilioli, Fontona, al secondo posto, questo ultimo, a soli 33". Certo proprio ora non potremmo fare il nome del probabile vincitore, con sicurezza però, vincerà o Anquetil o Fontona se almeno l'italiano sapesse reggere il ritorno e recuperare quei 33” che lo dividono dal francese. Il più sorprendente degli italiani è stato il giovane

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Bitossi che ha vunto ben tre tappe e s'è piazzato al secondo posto per tre volte. Certamente Zilioli è stato il più costante ed il più furbo. Il giovane torinese gioca d'astuzia, prende sempre l’iniziativa poi rallenta, indi muove l'ultimo attacco al suo avversario. Ora è al terzo posto ad 1’e 52". E’ difficile che riesca a recuperare, comunque ci affidiamo alla sua buona sorte. Di Donna D.

Calcio - (Notizia di lutto) Con grave rammarico ricordiamo, ai tifosi bolognesi e non, la morte del presidente della U.S. Bologna, il sig. Dallara, colpito improvvisamente da un attacco cardiaco. Un lutto profondo nel mondo del calcio per il decano dei presidenti delle due divisioni. Ora più che mai ci attacchiamo al Bologna con una vera solidarietà. avendo esso sopportato dure prove. ========

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Vespa Farfalla Moscone Sportivo

Bugatti e Buffon a trentacinque anni.

Il campionato or ora conclusosi ha portato ancora delle soddisfazioni al vecchio Bugatti che vanta tre presenze nelle file dei neo-campioni dell’Inter. Stagione magra

invece, per Buffon che domenica scorsa ha disputato la

sua unica partita nel campionato, iniziato e conclusosi

per lui amaramente; infatti, per ben due volte, è stato

costretto dagli audaci baresi al ripiego, con due ottimi

goals. Tuttavia la loro vita calcistica non è ancora

terminata. Del nostro avviso sono anche Herrera e

Chiappella che rispettivamente, per il prossimo campionato,

Bugatti e Buffon nelle loro squadre, perché non

intendono sostituire persone di ripiego sia a Sarti sia

ad Albertosi. Speriamo per lo meno, per Buffon, che il

prossime campionato gli venga fortunato affinché possa

chiudere in bellezza la sua attiva e coraggiosa carriera

di calciatore. --------------------------------------------------------------------- Quando il Giornale era già in macchina ci sono giunti i risultati dei due spareggi del campionato di calcio e la conclusione del Giro. Calcio: Bologna-Inter 2-0 (Bologna campione d’Italia); Sampdoria-Modena 2-0 (Retrocede Modena). Ciclismo: Giro di'Italia vince Anquetil con 1’ e 22” su Zilioli.

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