ilari virgilio. il de armis romanis di alberico gentili. 2012
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8/2/2019 ILARI Virgilio. Il de Armis Romanis Di Alberico Gentili. 2012
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Defensio sociorDefensio sociorDefensio sociorDefensio sociorumumumumarcanum imperiiarcanum imperiiarcanum imperiiarcanum imperiidi Virgilio Ilari
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Two_thousand_years_of_the_birth_of_Titus_Livius-Italia
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DEFENSIO SOCIORUM, ARCANUM IMPERII
di Virgilio Ilari
A Dio spiacente e alli inimici sui. Questo era il fascino che gli eretici
italiani, perseguitati pure nei paesi protestanti in cui avevano cercato
rifugio, esercitarono su Delio Cantimori (1904-66). L'empatia dello
storico mazziniano, deluso prima dal fascismo e poi dal comunismo, si
basava, secondo Adriano Prosperi (L'eresia del Libro grande. Storia di
Giorgio Siculo e della sua setta, 2000), sul comune "nicodemismo",
l'arte di dissimulare la vera fede sotto il velo dell'apparente ortodossia.
Il nicodemismo una tipica strategia di angosciosa sopravvivenza cui
ricorrono spesso gli inattuali e gli scomodi, pateticamente convinti che
basti a beffare il Panopticon. Un'altra, pi intrepida e spiazzante, dicambiare l'acqua nel vaso in cui nuotano gli avversari, ossia fondare il
proprio discorso su un nuovo metodo. Ma per farlo occorre la forza di un
Galileo. O di Alberico Gentili (1552-1608), il giurista maceratese esule
in Inghilterra per motivi religiosi, che fu amico di Giordano Bruno ma
rivendic ai giuristi, contro philosophi e politici, la competenza a
discettare di guerra giusta e neg legittimit alla guerra intrapresa pro
religione.
Stile e sottigliezza di Gentili sono ostici per una mente anglosassone
(come confessa David Lupher, annoiato ma pur magistrale traduttore
dell'opera di cui si parla in questo articolo), ma la sua prosa pullula didicta pastosi che restano facilmente impressi nella mente: il pi famoso
Silete Theologi in munere alieno ("offel fa el to mest"). Carl Schmitt
se ne delizi nel suoNomos der Erde, in cui interpretava il de iure belli
(1598) gentiliano come la pietra angolare del concetto "non
discriminatorio" di guerra e dello stesso jus publicum europaeum,
sancito dalla pace di Westfalia (1648), minato dall'intervento americano
nella grande guerra "europea" del 1914, sepolto dallo Statuto kelseniano
delle Nazioni Unite e definitivamente ripudiato nel 2002 dalla Corte
penale internazionale (ICC) permanente per i crimini di guerra.
All'epoca delle guerre di religione perfino pensare poteva costare la
pelle. Gentili poi, nella tollerante Inghilterra elisabettiana illuminata dai
roghi dei martiri cattolici, pattinava proprio sul filo della scure, non solo
perch sfruculiava i puritani e ammirava Machiavelli, ma per il solo fatto
di essere italiano (gratta gratta l'italiano che ci spunta il Vaticano) e
giurista (Juristen bse Christen, "giuristi cattivi cristiani", aveva detto
Lutero). Con l'aggravante di aver pure condotto una difesa magistrale e
di grande presa intellettuale del metodo dogmatico di interpretazione del
Corpus Juris giustinianeo (metodo detto mos italicus perch tipico dei
giuristi italiani) contro il metodo, ingenuamente "storicizzante" e
umanistico, della c. d. "scuola culta" francese, o mos gallicus [il che non
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impediva a Gentili di usare gli esempi storici e d'ispirarsi largamente a
Bodin].
E non si trattava solo di idee pericolose, ma di vivere pericolosamente in
quegli affascinanti nidi di vipere che erano la corte inglese e l'universit
di Oxford. Consultato nel 1584 in merito all'espulsione dell'ambasciatore
spagnolo Bernardino de Mendoza (accusato di attentato alla vita di
Elisabetta), dal 1587 al 1605 Gentili fu infatti ottavo regius professordi
civil law a Oxford e infine, sotto Giacomo I, avvocato della legazione
spagnola. La cattedra oxoniana di diritto civile (cio di diritto romano)
era stata istituita nel 1540, assieme a quella gemella cantabrigense, da
Enrico VIII per propagandare la lex regia come fondamento della
translatio della sovranit dal popolo al principe.
Il primo titolare era stato John Story, imprigionato sotto Edoardo VI per
essersi opposto alle leggi anticattoliche, evaso e rifugiato una prima
volta nei Paesi Bassi, riabilitato sotto Maria Tudor, di nuovo arrestato,evaso e fuggito nel 1559 per essersi opposto all'atto di supremazia di
Elisabetta, infine rapito dagli antenati dell'MIFive in territorio spagnolo
(extraordinary rendition), portato in Inghilterra, processato per alto
tradimento, torturato e giustiziato nel 1571 nel modo (impiccagione con
evirazione e squartamento) descritto da Anthony Burgess inA Dead man
in Deptford(1993) a proposito dell'esecuzione (1586) di Babington e dei
suoi complici che fece vomitare perfino Elisabetta. [Leone XIII beatific
Story nel 1886, alla faccia dei mangiapreti che volevano erigere un
monumento a Gentili, il quale, dimenticato per tre secoli dalla comune
ignoranza delle opposte trombonerie, era stato riscoperto da uno studioso
olandese, Wijbrand Adriaan Reiger (1846-1910), un cui saggio del 1867provoc, nel 1874, la costituzione di un comitato anglo-italo-olandese
per le onoranze gentiliane].
Salvata dopo la disgrazia di Story da Robert Weston, elisabettiano di
ferro, la cattedra oxoniana vivacchi sul basso profilo e il conformismo
fino a Gentili. Non gli fu facile ottenerla, perch la fazione puritana di
Oxford, capeggiata da John Rainolds (o Reynolds, 1549-1607) tent
ovviamente di ammazzarlo da piccolo, come aveva fatto con altri due
rifugiati continentali, lo spagnolo Antonio del Corro (1527-91) e il
fiorentino Francesco Pucci (1543-97). Lo sguardo conservato dal ritratto
di Rainolds gela ancora il sangue nelle gaie vene del peccatore medioitaliano, e spiega sia una frase di Gentili ("Hallucinantur theologi...") sia
il suo prudenziale viaggio in Germania nei mesi precedenti
l'assegnazione della cattedra. Alla fine Rainolds fu messo a cuccia da
Francis Walsingham (1532-90), il capo dei servizi segreti, pullulanti di
sicari e a corto di cervelli fini come Gentili. Morto Walsingham, nel
1593-94 Rainolds ci riprov, accusandolo di machiavellismo, ateismo e
paganesimo, ma il nostro fu salvato da Robert Devereux, secondo conte
di Essex, genero di Walsingham e ancora nelle grazie di Elisabetta. A lui
Gentili dedic sia gli abbozzi (1588-90) che le versioni definitive (1598
e 1599) dell'opera pi famosa (il de jure belli) e di una complementare
sulla giustizia dell'impero romano (il de Armis Romanis). Il 24 settembre
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del 1599 Devereux si gioc tutto salpando dall'Irlanda per Londra. Ma
Gentili gli sopravvisse, e poi la cattedra a lui. Dur fino al 1661, cio
sino alla restaurazione della monarchia e all'esecuzione postuma di
Cromwell, ricoperta prima da John Budden (1566-1620) e poi dal grande
Richard Zouch (1590-1661). Rinacque nel 1736 e l'attuale titolare ilquattordicesimo della nuova serie.
L'interpretazione di Gentili controversa, come dimostra la mole degli
studi a lui dedicati, tra cui spiccano quelli di Diego Panizza, suo
massimo esegeta. Oso tuttavia esporre la mia impressione che l'opera di
Gentili manifesti una coerente strategia: riabilitare il diritto romano sotto
il profilo della correttezza politica elisabettiana, per poterlo cos brandire
sia contro la Spagna sia contro l'estremismo religioso. La cifra era
contrapporre la Roma buona alla Roma cattiva, la giurisprudenza alle
leggi di Giustiniano, l'impero repubblicano dell'espansione e della virtus
a quello monarchico della decadenza e della corruzione. Era l'originaletrasposizione sul piano giuridico della lettura della storia romana fatta
sul piano politico da Machiavelli, che Gentili riabilitava in Inghilterra
definendolo democratiae laudator (e difatti era contestato dai Tacitisti,
che consideravano la Roma dei Cesari un progresso, e non un regresso,
rispetto alla Roma senatoria). Ed era ancor pi geniale che a farlo fosse
proprio il difensore del mos italicus; n c'era contraddizione, perch
Gentili dava una lettura giuridica della storia, i culti, invece, una storica
del diritto. Lui badando all'insieme e alla coerenza del sistema, gli altri ai
particolari e alle incoerenze.
Gentili contribuiva all'idea della riforma imperiale, che secondo Frances
Yates (1899-1981) era "il tema dominante dell'et elisabettiana. Lariforma tudoriana della Chiesa, attuata dal monarca, permise ai suoi
propagandisti di attingere alle tradizioni e al simbolismo del Sacro
Romano Impero per glorificare la regina. La sua immagine come Astrea,
la Giusta Vergine della riforma imperiale, fu costruita durante il regno di
Elisabetta nel complesso simbolismo che le si riferiva e che assorb la
leggenda della discendenza troiana dei Tudor nell'imperialismo
religioso. Questa propaganda abitu il pubblico a pensare a una Chiesa e
a un Impero purificati, sotto sembianze femminili. Il 'Ritratto del
setaccio' della regina come vergine vestale ha esattamente lo stesso
contenuto concettuale del verso di Shakespeare su una 'Vestale, in trono
assisa, di occidua contrada".
Il mito di discendere direttamente da gruppi di esuli troiani diversi da
quello capeggiato da Enea fu coltivato sia dai Valois che dai Tudor, per
sostenere il carattere originario del loro potere rispetto al Sacro Romano
Impero. La formula medievale della sovranit (fatta consistere nel non
riconoscere autorit superiori) fu superata affermando che le monarchie
nazionali erano in realt esse stesse ordinamenti giuridici originari, cio
respublicae. Gi prima di Gentili Thomas Smith, primo regius professor
di diritto romano a Cambridge dal 1540 al 1551, aveva intitolato un
saggio De republica Anglorum. A discourse on the Commonwealth of
England(1565). Pochi anni dopo pure Bodin aveva usato quel termine,
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fin dal titolo del suo trattato di politica, per designare le monarchie
nazionali. L'apporto di Gentili fu di dare coerenza al principio
repubblicano sia sul piano del diritto costituzionale (espungendo il
principio incompatibile della lex regia) sia su quello delle relazioni tra
stati, declassando la respublica romana da universale a particolare. Nonpi ordinamenti subordinati (regna) all'interno di un unico ordinamento
universale (respublica): ma una pluralit di respublicae particolari, le cui
oggettive regole di convivenza (ius extra rempublicam) non potevano
essere tratte dal Justinianismus (cio dalle leggi imperiali) ma dedotte
dal jus gentium, cio dai principi generali del diritto elaborati dalla
giurisprudenza romana.
Abbiamo accennato al de Armis Romanis. Nel 2010 e 2011 l'universit
di Oxford ha pubblicato un'edizione critica con traduzione (The Wars of
the Romans) e una raccolta di commenti (The Roman Foundations of the
Law of Nations. Alberico Gentili and the Justice of Empire), curate datre studiosi americani, Benedict Kingsbury, Benjamin Strauman e David
Lupher. Il commento principale per quello del nostro Panizza (pp. 53-
84). La struttura quella dei disso lgoi (discorsi in contrasto), come i
due di Carneade (nel 155 a C.) sulla giustizia e l'ingiustizia ripresi da
Cicerone nel III libro de republica (Lupher, pp. 96-100). I due discorsi
in contrasto sulla giustizia delle guerre e quindi dell'impero romano
coprono rispettivamente i due libri del de Armis, il primo, quello in cui
parla l'Accusator, pubblicato da solo gi nel 1590. La struttura la stessa
per entrambi i libri, anche se il secondo, in cui parla ilDefensor, lungo
circa il triplo del primo. Ciascuno su 13 capitoli, i primi 10 dedicati alle
guerre dell'infantia, adulescentia e iuventus di Roma repubblicana, daRomolo a Mitridate; l'XI alla senectus identificata con la Roma dei
Cesari; il XII al raffronto con l'impero di Alessandro; il XIII ai due
opposti verdetti, di tyrannis e difortuna.
Panizza nota che le tesi del de jure belli collimano quasi perfettamente
con gli argomenti diDefensor, un romano seguace del mos gallicus che
esalta Bruto e il tirannicidio. Eppure Gentili presta la propria carta
d'identit adAccusator, un "gallo-piceno" di San Ginesio che condanna
Bruto perch solo un tiranno pu tenere a freno i romani e cita a man
salva le tirate degli spagnoli Floro e Orosio, del macedone Polieno e
dell'alessandrino Appiano perch un provinciale come loro. Il chiasma
intrigante ma un rompicapo. In ogni caso gli argomenti innovativi
sono quelli di Defensor, da cui si ricava che l'impero non un male "a
prescindere", che ci sono imperi buoni e cattivi, durevoli e precari.
Roma, come oggi l'Inghilterra, era un Commonwealth inclusivo e
multietnico, nato dall'unificazione di popoli fieri e gelosi della loro
libert e regolato da virtus e ius: Spagna e Asia sono deboli perch
accentrati, troppo estesi e formati da popoli indolenti. La qualit
dell'impero si vede dal risultato: per l'Italia, la Britannia, la Libia fu un
vantaggio essere unificati e pacificati. Tutti ora rimpiangono (suspirant)
la pietas, liberalitas, fides, magnanimitas, pax, securitas, aequanimitas
dell'impero romano. E' l'argomento "perch non possiamo non dirci
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romani" (Roma communis patria), usato pure da Niall Ferguson a
proposito degli imperi britannico e americano: comunque meglio (o
meno peggio) di tutti gli altri.
Sono tanti i temi e gli spunti del de Armis esumati da Lupher e Panizza.
Ma forse il pi interessante e attuale quello che applica ai rapporti tra
stati il principio di diritto privato circa l'irrilevanza giuridica dei motivi
psicologici:sit iusta adquirendi caussa, voluntatem nemo vituperavit(se
la pretesa palese giusta non ammesso il processo morale alle
intenzioni, perch il giudizio non pu riguardare l'interior sensus animi,
il vero motivo per cui si esercita un diritto). In quanto elemento
psicologico, la libido imperi si sottrae perci alla valutazione giuridica.
Se da un lato non costituisce, di per s, giusta causa di guerra, dall'altro
non pu in alcun modo inficiare il diritto che, sia pure speciosamente,
viene esercitato mediante l'uso della forza: perch una guerra sia giusta
sufficiente che sia giusta la causa palese (aperta), anche se non quelloil vero motivo.
Certo che difesa degli alleati (defensio sociorum) e liberazione dei
popoli erano speciosi: addirittura, rincara Defensor, costituivano una
tipica strategia di espansione (arcana imperii), consentendo all'impero di
avanzare di alleato in alleato sino a strangolare chi resisteva. Nondimeno
erano giuste cause di guerra, fondate sulla ratio humanitatis.
Questi, poi, sono addirittura casi di defensio honesta. Ma lecita pure la
defensio utilis, cio la guerra preventiva: e non solo per il timore di poter
essere in seguito attaccati, ma pure per il timore di poter essere superati
in potenza (timor potentiae). Puro elemento psicologico, l'invidiaimperii(che del resto tra Roma e Cartagine era reciproca) esula dalla valutazione
giuridica. La Cina vicina! Lo sa bene la generazione del Sessantotto,
quella che ora i cattivi li bombarda dallo Studio Ovale.
Nel 2003, quando i bombardieri cominciarono la liberazione dell'Iraq,
fui invitato per sbaglio a dire la mia in una serata speciale di Rai 2. Misi,
al mio solito, il piede nel piatto, parlando di "controllo del prezzo del
petrolio e dunque dello sviluppo cinese ed europeo" e citando il passo di
Montesquieu sull'esprit de conservation et d'usage implicito nell'esprit
de conqute per spiegare come mai le bombe fossero cos umanitarie da
non distruggere le infrastrutture logistiche utili all'imminente liberatore.
Fui perci giustamente radiato da tutti i palinsesti d'Italia. Non ho n
cerco scuse, sir Francis. Ma qualora la Vergine Astrea volesse ancora
rivolgere benignamente lo splendore dei suoi raggi sulla mia indegnit,
deporrei ai suoi piedi il consiglio, se dovesse pesarle il generoso cuore
nel triste dovere di premere il bottone ammazza-cattivi, di sfogliare,
corroborandosi, ilDe Armis Romanis.
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Alberico Gentili (Monumento di San Genesio, eretto nel 1908 tra le polemiche dellastampa clericale)
Allegoria di Roma di Giambattista Tiepolo. Frontespizio del I volume degli Utriusquethesauri antiquitatum Romanorum Nova Supplementa raccolti da Giovanni Poleno,
Venetiis, Typis J. B. Pasquali, 1737, in cui contenuta la terza edizione del De Armis
Romanis. L'autore indicato con le sole iniziali, "A. G.", per eludere la censura
ecclesiastica, essendo l'opera omnia di Gentili inserita nell'Indice dei Libri proibiti.
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Elisabetta I, ritratto col setaccio (TheSieve Portrait, Q. Massys di Anversa, 1583). La
sovrana ritratta come Tuccia, la Vestale che prov la sua castit portando con un
setaccio l'acqua dal Tevere al Tempio di Vesta.
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Il teologo protestante John Reynolds (1549-1607), persecutore di Alberico Gentili
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Carneade di Cirene, il filosofo che nel 155 a. C., oratore a Roma per conto di Atene,
pronunci due discorsi in contrasto, sostenendo prima la superiorit della giustizia e poi
dell'ingiustizia
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Diego Panizza (con la barba) e Benedict Kingsbury
Anthony Burgess,A Dead Man in Deptford, sulla vita e l'omicidio di
Christopher Marlowe (1564-1593)