il peloritano - ottobre 2010

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Rivista mensile dell'Associazione Dopolavoro Ferroviario di Messina

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Page 1: IL PELORITANO - OTTOBRE 2010

Rivista Mensile on-line dell’Associazione Dopolavoro Ferroviario - Messina

IL PELORITANOANNO XV OTTOBRE 2010

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Editorialedi Carmelo La Rosa

IL PELORITANO on-line opo una pausa di riflessione dovuta da un lato al mancato punto di rife- rimento consolidato nei tanti anni di collaborazione (la morte del titola- re della Tipografia e conseguente chiusura della stessa) che alla sem- pre più difficile situazione economica (i tantissimi prepensionamenti più o meno incentivati non sempre hanno avuto riscontro nel mantenimento della tessera di Socio) che sta condizionando fortemente tutte le nostre scelte programmatiche, il Consiglio Direttivo ha deciso di sospendere l’edizione cartacea del nostro bimensile IL PELORITANO e al suo posto “far nascere” una nuova edizione del giornale: IL Peloritano on-line. Così, con questo numero,numero, diamo inizio ad un nuovo rapporto con i Soci dell’Associazione sia Ferrovieri con le loro famiglie che con i Soci Frequentatori che ormai da anni condividono le nostre iniziative.Una delle prime novità sarà data dalla pubblicazione mensile, con molte più pagine a disposizione che potrà essere regolarmente scaricata e quindi stampata in tutto o soltanto la parte interessata. Con l’occasione invitiamo i Soci a farci pervenire, tramite e-mail a [email protected], il loro indirizzo elet-tronico affinché si possa provvedere all’invio mensilmente del giornale.Da questo nuovo rapporto che oltre a farVi partecipi in tempo reale delle nostre iniziative speriamo possa nascere un momento diverso di collabora-zione, noi rimaniamo disponibili come sempre ai Vostri suggerimenti ed allo stesso tempo diamo, a quanti lo desiderano, la disponibilità di collaborare con la redazione [email protected] facendoci pervenire materiale (notizie - argomenti trattati o richiesti - poesie – ricette – aneddoti – vecchie foto di am-bienti ferroviari – le Vostre migliori foto ecc.) che, una volta esaminate e con-divise, troveranno regolare spazio per la pubblicazione.Da anni invitiamo, con poca fortuna in verità, i tanti giovani che non cono-scendo la realtà della nostra Associazione, parlano con la solita frase fatta “luogo per pensionati” dimentichi che si è sempre giovane quando si pensa, si agisce e ci si propone…Noi siamo qui, sempre pronti a sposare nuove iniziative e allo stesso tempo dare a Voi ogni possibilità per incominciare (finalmente!) a sentire Vostra questa nostra grande famiglia.

IL PELORITANO on-linewww.dlfmessina.it

e-mail: [email protected]

4-5 METROFERROVIA “ciak 2” 6-8 IL ROSTRO DI ACQUALADRONI Cronaca di un ritrovamento 9 TRAZIONE ELETTRICA DEI TRENI IN SICILIA TRENI IN SICILIA 10 XIII PREMIO POESIA“ELIOS” 11 LA PAGINA DEI LETTORI

12-14 IL CIELO SOPRA LA NOSTRA CITTA’

15 DAMA: DAMIANO SCIUTO CAMPIONE ITALIANO 16-19 MESSINA E DON LUIGI ORIONE 20 XXXV RADUNO NAZIONALE DI SCI 21 LIBRI : RECENSIONI 22-23 CUCINA: RICETTE

24-25 GIOCHI E PASSATEMPI

D

IL PELORITANO3

Direzione e Redazione

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Comitato di RedazioneI Consiglieri

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Internet: www.dlfmessina.it

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Carmelo Blandino (Amministrazione)Giacomo Cucè (Ass.le Ricreativo)Luciano Fabbrini (Turismo)Nino Fiorillo (Cultura)

Giuseppe Giamporcaro Giuseppe Giamporcaro (Sport)Antonino Aneri (Sport)Salvatore Di GiorgioAntonino Mangraviti

Carmelo La Rosa

Carmelo Arena

Tanino Pellizzeri

Nino Fiorillo

Andrea CastorinaElisabetta CoppolinoSalvatore Di GiorgioGiacomo IapichinoFrancesco MaggioSanti Ricciardi

Francesco MaggioGiacomo IapichinoSalvatore Di Giorgio

IL PELORITANOOTTOBRE 2010

Registro Stampa Tribunale di Messinan.11 del 2/11/95

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FERROVIA4

Servizio di Andrea Castorina

Riparte, dopo quasi un anno, il servizio ferroviario tra Messina e Giampilieri

Metroferrovia: “ciak 2”

L • Partenze da Messina per Giampilieri: 6.10; 7.38; 10.00; 11.35; 13.44; 15.40; 17.30; 20.30. • Partenze da Giampilieri per Messina: 6.55; 8.30; 10.50; 12.25; 14.55; 16.45; 19.00; 21.25.

DaDa rivedere alcune fasce orarie: in particolare le corse mattutine, presumibilmente le più utilizzate dai pendolari, andrebbero aumentate fino a raggiungere un cadenzamento di un treno ogni 30 minuti. Stesso discorso per i collegamenti serali: attualmente, infat-ti, tra le 17.30 e le 20.30 vi sono solo due treni a di-sposizione.A tal proposito il Responsabile Comunicazione Dire-zione Regionale di Trenitalia Fabio Lo Sciuto preci-sa: “Gli orari concordati con il Comune, possono essere facilmente rimodulati per rispondere a una maggiore domanda da parte dell’utenza, è possibile tuttavia utilizzare anche i convogli ordinari di Treni-talia che completano l’offerta”.Le tariffe prevedono una spesa di 1 euro e 40 cen-tesimi per il tratto Messina C.le - Galati. Raggiungere Giampilieri invece costerà 2 euro e 10 centesimi.I ragazzi pagheranno 1 euro e 40 centesimi per l’intera tratta.

INFRASTRUTTURE E SICUREZZA Il servizio è reso possibile grazie al potenziamento della linea ferroviaria Messina-Catania, realizzato da RFI nel trattointeressato tra Messina e Giampilieri. Sono stare realizzate, lungo il percorso, cinque

unedì 27 settembre è ripreso il servizio di Metroferrovia tra le stazioni di Messina Cen- trale e Giampilieri, dopo l’interruzione dell’ot- tobre scorso. Alle ore 10.00, dal primo binario, il treno regionale 12897 ha espletato la corsa inaugu-rale; presenti a bordo il Sindaco di Messina, Giusep-pe Buzzanca, l'Assessore allo Sviluppo Economico Gianfranco Scoglio, il Direttore Generale Passegge-ri di Trenitalia Francesco Costantino, il Direttore Produzione Territoriale di Rfi, Filippo Palazzo, il Re-sponsabile Comunicazione Direzione Regionale di Trenitalia Fabio Lo Sciuto e il Responsabile Termi-nali e Servizi Rfi, Manfredi Todaro.Il collegamento, tra il centro cittadino e l’estrema pe-riferia sud, prevede sedici corse effettuate nei giorni feriali garantite dai moderni treni “Minuetto” con otto fermate intermedie.Il tempo di percorrenza dei 15 km che separano i due capolinea è di 30 minuti.La Metroferrovia, riattivata dopo la fase sperimentale dello scorso anno, si propone come valida alternativa per la mobilità cittadina contribuendo a ridurre il traf-fico che, quotidianamente, paralizza in particolar modo le vie della zona sud di Messina.

ORARI E TARIFFE

La programmazione oraria del servizio di Metroferro-via è stata concordata dalle Ferrovie dello Stato con il Comune di Messina.L’obiettivo è quello di agevolare la mobilità di lavora-tori e studenti.

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FERROVIA 5nuove fermate (Gazzi, Mili Marina, Ponte S.Stefano, Ponte Schiavo, S.Paolo). Ogni fermata è stata ade-guata strutturalmente per accogliere i viaggiatori nella totale sicurezza. A riguardo abbiamo chiesto al Responsabile Terminale e Servizi di RFI, Manfredi Todaro, di illustrarci le caratteristiche delle nuove fermate in termini di sicurezza e accessibilità al pub-blico, ecco la sua risposta: “Ogni struttura è dotata di un impianto di video-sorveglianza a presidio delle apparecchiature tecniche, si provvederà comunque ad estendere il controllo in tutta l’infrastruttura per garantire la sicurezza ai viaggiatori e per scongiurare i probabili attacchi dei vandali”, per adeguare le fer-mate sono stati spesi circa 29 milioni di euro”. Lo stesso Todaro più avanti precisa: “Sul tratto di linea in questione abbiamo provveduto a migliorare le tec-niche di distanziamento dei treni, in questo modo sono state aumentate le capacità della linea che potrà ospitare più convogli in totale sicurezza”.

L’INTERSCAMBIO TRENO-TRAM-BUS

Veniamo al tasto dolente della questione: ad oggi solo 6 fermate garantiscono un rapido interscambio con i mezzi ATM.Riportiamo di seguito gli accostamenti treno-bus finora attivi: • Linea 1 (ATM) > stazione di Giampilieri •• Linea 5 (ATM) > fermata di Ponte Schiavo • Linea 6 (ATM) > fermata di Ponte S.Stefano • Linea 7 (ATM) > stazione di Galati • Linea 8 (ATM) > fermata di Mili Marina • Linea 9 (ATM) > fermata di Tremestieri II collegamenti treno-bus riportati sopra si riferiscono solo alle fasce orarie ritenute di maggior importanza.Per quanto concerne le altre fermate finora non si hanno notizie: al viaggio inaugurale del Minuetto non era presente alcun rappresentante dell’Azienda Tra-sporti Messinese.L’interscambio con il trasporto gommato cittadino è

fondamentale per sfruttare al meglio la Metroferro-via; senza un collegamento a pettine sarà difficolto-so, una volta scesi dal treno, raggiungere i villaggi della zona sud o il centro cittadino per gli eventuali passeggeri.Significativo è il caso della fermata di Fiumara Gazzi, sita nella Z.I.R.; chi decidesse di prendere il treno da questa zona sarebbe costretto a camminare a piedi per mezzo chilometro, tanto è la distanza che separa il capolinea del tram con la ferrovia. Da aggiungere che la sera la zona è scarsamente illuminata e popo-lata.IlIl biglietto unico integrato, già realtà in altri sistemi di trasporto (si veda Reggio Calabria), è ancora un miraggio. Dovrebbe essere attivato con l’inizio del prossimo anno. Ribadiamo,Ribadiamo, comunque, che senza un valido inter-scambio tra treno e bus, la Metroferrovia parte con un grave handicap che l’Amministrazione Comunale deve provvedere a colmare, in questa situazione è probabile che i treni viaggeranno semi-vuoti ri-schiando nuovamente di veder calare il sipario,magari definitivamente, sul servizio.

LE PRIME IMPRESSIONI

SulSul Minuetto che ha compiuto il viaggio inaugurale oltre ai delegati di RFI, all’Amministrazione Comuna-le e ai giornalisti erano presenti solo cinque viaggia-tori. Abbiamo raccolto il parere del sign. Maiorana (ex dipendente Enel) accorso con entusiasmo all’evento ma consapevole delle carenze organizzati-ve con cui è stato avviato il servizio: “Ho voluto partecipare alla giornata perché da messinese sono con-tento dell’apertura della nuova Metroferrovia. Ho pagato i 2 euro e 10 per l’acquisto del biglietto per Giampilieri, prezzo che ritengo troppo oneroso, qua-lora ci fossero degli autobus da prendere una volta arrivato potrei prendere in considerazione il treno, finora però continuo a preferire l’auto: più pratica e meno costosa”.

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TESTIMONIANZE6

di Antonio AndreozziCronaca di un ritrovamento

E’ il 6 settembre del 2008 come tutti i sabati io e Gerry ci incontriamo per la nostra battuta di pesca sub, questa volta però insieme a noi ci saranno anche le nostre famiglie, sarebbe un pec-cato con una giornata cosi bella non portare anche i bambini al mare.Acqualadroni è perfetto perché cosi abbiamo un bel fondale da esplorare e una bella spiaggia per tra-scorrere la giornata. Arrivati sul posto di buonora, per prima cosa sistemiamo gli ombrelloni perché si prevede una giornata caldissima e Doriana, mia moglie, da sei mesi è in dolce attesa. Finalmente tutto è pronto adesso possiamo dedicarci a noi due, indossiamo la muta, lanciamo i fucili in mare, gonfiamo il pallone di segnalazione, pinne, piombi, maschera e via come due ragazzini spensie-rati iniziamo a goderci il nostro momento.IlIl fondale è perfetto pieno di lastre in pietra che for-mano delle interessanti insenature, la vegetazione è fantastica sembra di stare nel mondo di quark, io a differenza di Gerry preferisco il fucile ad elastico, anche se per le tane capisco benissimo che è molto più indicato il fucile corto.Sono passate già circa tre ore quando sentiamo la voce di Alfonsa, la moglie di Gerry, chiamarci a pochi metri di distanza, aveva deciso di venirci incontro con maschera e pinne per guardare il pescato. Era quasi arrivata vicino a noi quando con un cenno della mano ci indica qualcosa piazzato sul fondo che attraeva il suo interesse, era convinta che si trattasse di qualco-sasa di importante. Ci avvicinammo e Gerry fece subito una discesa per scrutare quell’ oggetto che faceva ca-polino da sotto la sabbia. Appena risalito si tolse la maschera e sbalordito disse che secondo lui quell’affare la sotto poteva essere un “rostro” (pesante oggetto da sfondamento che veniva monta-to sulla prua delle navi antiche per affondare le navi

nemiche). Erano passati circa due mesi da quando aveva finito il corso di archeologia subacquea ed io ne approfittai per dileggiarlo un po’, gli facevo pesare il fatto che nel retino non avesse ancora niente e che quindi pur di portare a casa qualcosa vedeva pezzi di archeologia dappertutto. Ma la sua convinzione mi incuriosì, scendemmo diverse volte sul pezzo, sca-vammovammo con le mani per notare qualcosa che confer-masse la sua ipotesi, ad un certo punto sul lato destro di quel pezzo di bronzo si intravide scolpita una specie di spada, a quel punto lui ne era certo si trattava di un “rostro”. Non potevamo credere che a pochi metri dalla spiaggia ed in un fondale così basso potesse essere custodito un tesoro cosi incredibile.Ricoprimmo con la sabbia quello che potevamo e ini-ziammo a nuotare verso spiaggia, appena arrivati, il mio compagno prese il cellulare e chiamò l’archeologo Philippe Tessier della Soprintendenza del mare di Palermo per dare la notizia. Prese un ap-puntamento per il giorno dopo alle 08.00 sulla spiag-gia di Acqualadroni.Erano appena le 07.00 quando il telefono di casa mia squillò, era Gerry che mi proferì che l’archeologo era già sul posto. Non mi lavai neanche la faccia, nel giro di mezz’ora eravamo tutti la, i rilevamenti erano per-fetti, senza sbagliare neanche di un metro arrivam-mo su quell’ oggetto. Philippe indossava un bomboli-no da 7 litri, quindi aveva tutto il tempo per capire bene di cosa si trattasse ma dopo pochi secondi risalì a galla, io pensavo che avesse avuto dei problemi e mi stavo approntando per dargli assistenza, ma lui scoppiando a ridere ci riferì che si trattava proprio di un meraviglioso rostro di epoca romana. Era il caso di avvisare subito la Guardia Costiera e di interdire tutta la zona. Dopo poche ore quell’area era sotto controllo.Il lunedì il terzo nucleo sommozzatori della Guardia

IL ROSTRO DI ACQUALADRONI

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TESTIMONIANZE7

Costiera di Messina, di cui Gerry faceva parte si stava organizzando per effettuare il recupero, io avrei voluto partecipare per completare l’opera ma non sapevo come fare, perché pur essendo brevettato questo tipo di lavoro non rientrava nelle competenze del mio Comando, il pensiero che lui insieme al gruppo stavano per riportare alla luce dopo 2000 annianni quello splendido pezzo di storia senza di me mi lasciava un vuoto immenso.Stavo prendendo un caffè quando il Comandante del Distaccamento Marina Militare di Messina, Capitano di Vascello Pascqualino Bardetta, da cui io dipende-vo, mi chiamò al telefono per dirmi che la Guardia Costiera aveva richiesto un operatore subacqueo per il recupero di un rostro ritrovato nel mare di Acquala-droni. Quasi incredulo mi recai presso il nucleo e salutai i ragazzi che sapendo già tutto mi aspettavano a braccia aperte, ero sicuro che dietro questa richie-sta c’era lo zampino del mio compagno di avventure. Il gruppo era composto da me, Gianluca Messina, Gerry Lopez e Danilo Meli. Appena arrivati sul punto ci immergemmo ed iniziammo a scavare fino a sco-prire tutti i lati facendo attenzione alle parti in legno

molto delicate. Poi Gerry fece passare una cima molto robusta nei punti più forti per assicurarlo, po-sizionammo il pallone di sollevamento al maniglione che raccoglieva il nodo ed infine tramite la manichet-ta dell’aria il pallone lentamente si gonfiò raggiun-gendo la forza necessaria per staccare il rostro dal fondo. Sono stati attimi molto intensi, arrivato a pelo d’acqua in brevissimo tempo lo misi in forza tramite il maniglione alla gru della nave posizionata proprio sopra di noi, da quel momento il nostro lavoro era terminato.E’ stato bellissimo vederlo dopo due anni in mostra a palazzo Zanca, valutato di fattura eccellente, di valore eccezionale, sia per la rarità dei rostri rinvenu-ti, sia perché per la prima volta si sono mantenuti i frammenti di legno ed i perni di fissaggio alla strut-tura della nave; è difatti presente un doppio incami-ciamento del legno fissato con una tecnica particolare. E molto plausibile che si tratti di uno dei relitti della flotta di Sesto Pompeo sconfitta da Agrippa da-vanti Capo Rasocolmo nel 36 a.C.Oggi posso dire con certezza che chi trova un amico trova un tesoro.

IL ROSTRO DI ACQUALADRONI

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TESTIMONIANZE8IL ROSTRO DI ACQUALADRONI - FILM DEL RITROVAMENTO

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TECNICA FS 9

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CULTURA10

Per partecipare al concorso consultare i bandi presso la segreteria del Sodalizioo al sito internet www.dlfmessina.it

Il concorso si articola in quattro sezioni:

Scadenza presentazione opere 31/3/2011

Liriche sulle ali del tempoXIII EDIZIONE 2011

M essaggio di pace e d'amore fluttua nel tempo,attraverso il mondo magico e senza limiti della Poesia

A cura della Poetessa Fortunata Cafiero Doddis

Scuole ElementariTema libero

1° CLASSIF. Mat. didattico

2° e 3° CLASSIF. Mat. didattico

Scuole Medie inferioriTema libero

1° CLASSIF. Premio di € 100

2° e 3° CLASSIF. Targa

Scuole Medie superioriTema libero

1° CLASSIF. Premio di € 150

2° e 3° CLASSIF. Targa

AdultiTema libero

1° CLASSIF. Premio di € 250

2° e 3° CLASSIF. Targa

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TESTIMONIANZE11

La Pagina dei Lettori

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PRIMA PARTE

ASTRONOMIA12

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PRIMA PARTE

ASTRONOMIA13

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ASTRONOMIA14

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SPORT - DAMA15

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MESSINA/STORIA16FATTI, MISFATTI, ANEDDOTI E STORIELLERiguardanti la città di Messina, la sua provincia, la Sicilia… a cura di Francesco Maggio

L

ponte delle merci di Sicilia orientale e Calabria verso il resto del paese, stati europei e di oltreoceano.QuandoQuando però il nuovo governo, teso a proteggere gli interessi delle industrie manifatturiere del nord, co-minciò ad introdurre onerosi dazi commerciali verso la produzione manifatturiera estera, gli altri Stati ri-sposero in ugual misura verso i prodotti agricoli ita-liani danneggiando notevolmente le regioni del sud Italia, con conseguente caduta del traffico commerciale, accresciuta ulteriormente a Messina dalla sop-pressione del “porto franco” (avvenuta nel 1879).Questi due avvenimenti in una città che da tempo aveva avuto nel suo porto, che dava lavoro a moltis-sime manovalanze (carrettieri, scaricatori, mari-nai…), la più grossa industria, uniti alla crisi di una produzione a conduzione familiare quale quella della seta ed all’incameramento, da parte dello Stato, dei beni ecclesiastici nei cui latifondi molti poveri trovavano sostentamento, finì per creare negli strati più umili della popolazione grosse sacche di miseria tanto da indurre alcuni religiosi, come precedente-mente scritto, a fondare vere e proprie istituzioni di soccorso ai poveri.

Il terremoto del 1908, che rase al suolo quasi completamente la città ed ucciso circa 80 milauomini, diede il colpo di grazia alla traballante econo-mia locale e creò ulteriore miseria e precarietà nei superstiti, accresciuta dalla inettitudine del governo italiano e dalla sua incapacità di gestire i pur notevoli aiuti provenienti dal resto del paese e dal mondo.Se andiamo a leggere le cronache del post terremoto abbiamo modo di notare l’incapacità decisionale dello Stato, l’abbandono in cui versavano le forze militari (intervenute a prestare soccorso e lasciate senza cibo per giorni) e soprattutto il totale abbandono di

a seconda metà del secolo XIX con lo svi- luppo della società industriale, la crescita di forti sacche di proletariato e l’aumento della povertà, fu per il mondo cattolico un’epoca di grandi fermenti religiosi e di pietas popolare verso gli strati più umili della popolazione, fenomeni che par-titi dalla Francia, stato di matrice cattolica ma di solide tradizioni liberali, vennero accolte in Vaticano con la pubblicazione della “Rerum Novarum” di LeoneLeone XIII, furono estese in quasi tutti i paesi a maggioranza cattolica e trovarono terreno fertile in gran parte del territorio italiano grazie al lavoro di molti religiosi, che le leggi eversive del nuovo stato unitario avevano fatto uscire dai monasteri, e laici impegnati che iniziarono a fondare aggregazioni (Cri- stiani sociali, casse rurali,…) in contrapposizione con analogheanaloghe istituzioni di ispirazione liberale ed anticleri-cale.In Italia pionieri di questi fermenti furono i piemonte-si Don Leonardo Murioldo e Don Giovanni Bosco ed il palermitano Don Cusmano fondatori di istitu-zioni che avevano come scopo principale quello di sollevare gli strati più umili della popolazione dallo stato di degrado sociale e morale, e, seguendo il loro esempio, tanti altri sacerdoti da nord a sud (Don La Rua, don Guanella, Don Orione, Don Annibale Maria Di Francia,…). Anche la città di Messina a ca-vallo dei secoli XIX-XX, nonostante la presenza di un clero arroccato su posizioni di privilegio, ebbe delle figure religiose che accolsero le nuove istanze di ser-vizio agli ultimi: card Giuseppe Guarino (fondatore delle Piccole serve della S.Famiglia), Annibale Maria di Francia (fondatore degli ordini Rogazionisti e delle figlie del Divino Zelo) suor Maria Nazarena Majone (cofondatrice delle figlie del Divino Zelo, Mons Celona (fondatore delle Ancelle Riparatrici), France-sco Maria Di Francia (fondatore delle Terziarie cap-puccine del Sacro Cuore), e durante il periodo del post terremoto 1908 furono presenti in città figure di sacerdoti impegnati nel servizio agli ultimi quali il sa-lesiano Don La Rua (primo successore di Don Bosco) e Don Luigi Orione del quale si parlerà in queste pagine. Ma prima di palare di questo “strano prete” così come lo definisce lo scrittore Ignazio Silone che ebbe modo di incontrarlo sia durante il periodo del terremoto di Avezzano che successivamente ed instaurare con lui una profonda amicizia , anche episto-lare, è doveroso accennare alla città di Messina ed al terremoto del 1908.Messina nel 1800 aveva contribuito in maniera attiva alla causa italiana con i moti antiborbonici del 1820-21, del 1847, del 1860 e dopo l’Unità per alcuni decenni si trovò a beneficiare della sua prero-gativa di “porto franco” che incrementò notevolmen-te i suoi traffici commerciali rendendola testa di

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moltissimi bambini che nel sisma avevano perso en-trambi i genitori e che non avendo trovato ricovero nelle navi ancorate nel porto vagavano come fantasmi tra le macerie.Il giornale “Ordini e Notizie”, primo foglio pubbli-cato in città subito dopo il terremoto, ci fa intuire che il primo decreto legge che si occupa degli orfani viene emanato il 14 gennaio del 1909 con l’istituzione del patronato Regina Elena, anticipando di qualche giorno l’iniziativa della curia locale che istituisce presso il palazzo arcivescovile un Ufficio per l’infanzia derelitta,derelitta, nei giorni precedenti preoccupazione delle istituzioni è stata quella di proclamare “lo stato d’assedio”, di istituire un Tribunale militare, di recu-perare beni e valori delle Banche,… Ed è lo stesso giornale che il 29 gennaio annuncia l’arrivo di Don Orione venuto per raccogliere gli orfani, ma chi è questo sacerdote e perché viene a Messina?LuigiLuigi Orione nasce a Pontecurone, borgo tra Voghe-ra e Tortona, il 23 giugno 1872 da Vittorio, spacca-pietre nel Monferrato, e da Carolina, casalinga. Sen-tita la vocazione religiosa fin da ragazzo il 01 settem-bre 1885 entra tra i Francescani di Voghera dove però rimane poco tempo a causa di una brutta pol-monite che lo riduce in fin di vita e lo costringe a nare a casa nel giugno del 1886. Guarito miracolosa-mente dal male, nonostante gli fossero stati diagno-sticati pochi mesi di vita, il 04 ottobre 1886 viene ac-colto nella famiglia salesiana di Valdocco, dove ha modo di conoscere e farsi conoscere da Don Bosco con cui instaura un rapporto filiale. Anche la scelta salesiana non sarà però quella definitiva perché pochi anni dopo, morto Don Bosco, il giovane si sente chiamato alla scelta di divenire sacerdote dio-cesano e dopo una sofferta rinuncia all’ordine sale-

17FATTI, MISFATTI, ANEDDOTI E STORIELLERiguardanti la città di Messina, la sua provincia, la Sicilia… a cura di Francesco Maggio

siano entra nel seminario di Tortona, è il 16 ottobre 1889 quando questo giovane seminarista farà il suo ingresso a Tortona dove ben presto si farà conoscere per la sua spiccata intraprendenza, che il 1 dicembre 1891 lo farà nominare custode del Duomo di Torto-na, nel marzo 1892 gli farà iniziare l’apostolato presso bambini e giovani con l’apertura di un orato-rio, nel 1893 gli farà aprire il primo collegio per la gioventù povera a Tortona e l’anno successivo case per studenti a Torino ed a Genova. Quando il 13 aprile 1895 è ordinato sacerdote, Don Orione è già conosciuto in molte città d’Italia e molti vescovi lo chiamano affinché fondi collegi nelle loro diocesi, e fra questi Mons. Blandini vescovo di Noto (Rg), luogoluogo dove Don Luigi dal 1898 sarà responsabile di un collegio e di una colonia agricola e nello stesso anno il giovane sacerdote inizierà la diffusione del giornale “L’opera della Divina Provvidenza”. Del 1899 sarà la fondazione dell’ordine “eremiti della divina provvidenza” e l’ apertura di un convitto a Sanremo per giovani studenti bisognosi. La sua operaopera diventa così importante nel mondo cattolico che Annibale Maria Di Francia il 18 luglio 1900 gli manda una lettera piena di ammirazione e di stima dove, fra l’altro, scrive:“….Io sarei lietissimo, mio caro fratello, se volesse mandarmi una sua pregiata lettera, e farmi conosce-re se e quando passerà da Messina, perché io vorrei vederla di presenza, ed abbracciarla, e baciarla in Cristo Gesù, diletto nei nostri cuori….”Lettera che sarà l’inizio di una lunga amicizia, rinsal-data dal terremoto e proseguita fino alla morte. Dal 1903 al 1908 è un susseguirsi di aperture di con-vitti e case (una a Bagnorea, una a Cegni di Verzi, quattro a Roma,..) intercalate dall’approvazione dell’ordine religioso della “Divina Provvidenza” e della sua regola da parte del vescovo di Tortona. Quella del giovane sacerdote è una voglia di aiutare più persone possibili per toglierle dal degrado civile e morale…un’ansia, come dice egli stesso di portare il numero più grande pos-sibile di Anime a Dio: “..Ponimi“..Ponimi o Signore, sulla bocca dell’inferno perché io, per la misericordia tua, la chiuda. Che il mio se-greto martirio per la salvezza delle anime, di tutte le anime, sia il mio paradiso e la suprema mia beatitu-dine…”Quando il 29 dicembre 1908 Don Orione legge del terremoto calabro-siculo il suo pensiero vola imme-diatamente alle sue case di Noto ma appena si rende conto, così come la maggior parte degli Italiani, che quello che in un primo tempo era stato annunciato come un evento sismico di lieve entità è in realtà una catastrofe con migliaia di morti, decide di partire ed avutoavuto il permesso dal suo vescovo inizia la discesaverso Messina.Il 6 gennaio è a Cassano Jonico dove il vescovo Mons La Fontaine gli prospetta il problema degli orfani, gli mette a disposizione l’orfanotrofio “Madon-na della Catena” e lo fornisce di varie credenziali da presentare a quanti hanno iniziato ad avere posti di responsabilità nei luoghi del disastro (generale Tar-diti e mons Morabito a Palmi, generale Mazza e

MESSINA/STORIA

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18mons. D’Arrigo a Messina, generale Mazzitelli e mons Dattola a Reggio), il 9 è a Reggio, il 10 a Palmi, il 14 a Messina.GiuntoGiunto a Messina viene accolto con calore sia da Mons D’Arrigo che dal generale Mazza, e subito, aiutato da laici (On. Micheli, conte Roberto Zileri Dal Verme,…) e sacerdoti giunti da altre città (il ge-suita Mistretta , Don Albera, padre Semeria) si mette all’opera, sceglie come residenza un carro merci dove dormirà su un giaciglio di paglia e da dove dirigerà i soccorsi. Ma la parola “dirigere” per il sacerdote non significa “comandare” ma “agire” in quanto sarà sempre il primo a scavare tra le macerie ed andare in giro a raccogliere orfani (si parla di oltre 3000 affidatigli da vari comitati o raccolti dallo stesso sacerdote e distri-buiti fra i suoi vari orfanotrofi).LaLa gente, prima diffidente verso questo Piemontese che non sempre capisce, pian piano comincia ad ap-prezzarlo, a sentirlo come di famiglia, ad ascoltarlo quando celebra Messa e parla con affetto dei loro morti.Tutto questo, naturalmente, da un lato gli porta l’ammirazione delle alte sfere Vaticane e del Papa, dall’altro un sordido rancore da parte del clero locale e del vescovo Mons D’Arrigo che si sentono scaval-cati da questo “straniero” e quando Papa Pio X , il 18 giugno 1909, lo nomina Vicario generale di Messina, questo rancore si accresce fino a diventare veravera e propria ostilità nei suoi riguardi tanto da fare ricordare a Don Orione il periodo messinese come uno dei più amari di tutta la sua vita sa-cerdotale. Ma perché cosa avrà fatto di tanto terribile durante la sua permanenza nella città di macerie?

- ha organizzato la raccolta degli orfani e la loro distribuzione nei vari orfanotrofi, - ha raccolto indumenti e sussidi da tutta l’Italia e li ha distribuiti agli scampati, - si è occupato di dirigere l’edificazione, anche se in legno, di cappelle, chiese, cattedrale, - ha riorganizzato tutto il lavoro della Curia (docu- menti da ricevere o da rilasciare per sacramenti), - ha curato le nuove vocazioni,-- ha cercato di riorganizzare la vita religiosa nelle parrocchie vicariali e dell’archimandritato, -- ha dato inizio al recupero ed alla sistemazione dei registri parrocchiali dove erano registrati battesimi, matrimoni e morti, (unica testimonianza di una popo-lazione ormai senza identità a causa del rogo dei re-gistri dell’ufficio anagrafe del Comune) lavoro ritenu-to tanto importante da affidarlo ad un suo sacerdote fatto scendere da Tortona, - ha cercato, scavando in prima persona tra le mace-rie, il numero maggiore di reliquie di oggetti ed im-magini sacre, (e se oggi molto materiale artistico prezioso è giunto fino a noi lo si deve anche alla sua opera), - ha istituito il pensionato Contardo Ferrini per stu-denti di scuole superiori e dell’Università, - ha istituito di fronte al Gran Camposanto la chiesa della Consolata, facendo giungere la copia del

quadro dal Santuario di Torino, questa chiesa che secondo le intenzioni iniziali di Don Orione avrebbe dovuto essere “Un santuario dell’espiazione” dedica-ta alle messe di suffragio per i morti del terremoto ed ebbe concessi dal Papa particolari privilegi per chi vi ascoltava messa nell’anniversario del sisma (le analoghe indulgenze date a coloro che ascoltano MessaMessa presso le catacombe di S. Ciriaca a Roma), di-venne molto frequentata e finì per assommare in se la funzione anche di oratorio, teatro, scuola, dopo-scuola, circolo cattolico…- è riuscito a fare riavvicinare ai sacramenti perso-naggi molto discussi della città (laici, massoni e mo-dernisti fra cui il deputato Fulci, al quale ha battez-zato un figlio,..)Quali sono le colpe che vengono addebitate a Don Orione da parte della curia locale? Alessandro Pronzato nel suo libro “Il folle di Dio” ne elenca alcuni: - Aver brigato per ottenere l’incarico di Vicario generale,-- Nella sua attività non tiene in alcun conto il Vescovo,- E’ il padrone di Messina,- E’ vacuo e stravagante,- Ha aiutato i salesiani a riaprire un oratorio,- Storna per le proprie case (dove si trovavano buona parte degli orfani di Messina) i soccorsi della commissione pontificia,della commissione pontificia,- E’ una spia di Roma,- Frequenta tipi poco raccomandabili laicisti e massoni.SonoSono tutte colpe addossategli da qualche monsigno-re locale, che abituato ai baciamani di altri tempi non riusciva a capire la nuova emergenza nè tanto-meno si sarebbe sognato di mettersi a scavare o di sporcarsi le mani, e da mons D’Arrigo, mal infor-mato ed istigato da qualcuno di questo clero, e che parlando di Don Orione diceva: - Mi sono messo un serpe sotto le ascelle,- E’ stato quel mascalzone di Don Orione ad ac-cusarmi,- Per fare sfoggio di se offende il decoro dell’arcivescovo,- Non crede alle tradizioni religiose locali,ee scriveva al Papa , descrivendo Don Orione, “..Uomo di mezza coscienza, che sa accomodarsi con tutti, sfugge i contrasti, strombazza contro l’Arcivescovo, millantando l’ampia protezione del S.Padre…” Perfino la Scintilla, periodico della curia locale, pur non facendo il suo nome, usa toni denigratori nei suoi confronti definendolo “suoi confronti definendolo “Un mascalzone”.Don Orione in cuor suo sopportava tutte queste accuse e continuava a lavorare imperterrito aiutando quanta più gente gli era possibile…InIn un bellissimo articolo scritto sul bollettino “Opera della Divina Provvidenza” del marzo 1910 che sareb-be interessante leggere per intero, scrive , fra l’altro, “…Dio solo deve essere il giudice della nostra condotta interna ed esterna e non dobbiamo pren-derci pena, nè sollecitudine della stima degli

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“Solo la carità salverà il mondo”

(S. Luigi Orione)

“La fiducia in Dio è balsamo di tutti

i mali”(S. Luigi Orione)

uomini, abbandonando al Signore ogni nostra cura, ogni nostra difesa,…” e “…Lavorare, patire, morire sotto lo sguardo di Dio, di Dio solo! Lo sguardo di Dio è come una rugiada che fortifica, è come un raggio luminoso che feconda che dilata : lavoriamo dunque senza tregua, lavoriamo sotto lo sguardo di Dio, di Dio solo !…”SeSe si va a leggere il grosso volume di 824 pagine “ Documenti e testimonianze sul periodo 1909-1912” si nota immediatamente la grande stima dei super-stiti e di quanti, laici e religiosi (provenienti da varie parti d’Italia) lavorarono a Messina, nei confronti di Don Orione, e le accuse, piene di acredine, puerili ed immotivate, di alcuni sacerdoti locali…In questo volume viene messa in luce anche la “famosa congiura del barbiere” perpetrata nei confronti di Don Orione che durante una seduta di barba presso un cerusico, cui si servivano molti mon-signori e persone loro vicine, viene contagiato con un rasoio infettato e successivamente accusato di aver contratto la sifilide frequentando case di appunta-mento, racconta Don Orione che il barbiere in que-stione, che aveva ricevuto dei soldi per compiere questo gesto, pentitosi di quanto fatto era andato a confessarsi da lui chiedendogli perdono e dan-dogli i soldi ricevuti. Questo avvenimento però per il sacerdote fu motivo di dolore fino alla morte in quanto la voce infamante venne fatta circolare pure nella sua diocesi e fra i suoi chierici e, nonostante le sue richieste, non venne mai smentita ufficialmente dal suo vescovo. Fortunatamente da questo clima curiale si staccava una notevole figura di sacerdote, che ben conosceva l’ostilitàl’ostilità di quel mondo a tutte le novità, le aperture ed i rinnovamenti, avendola sperimentata e doven-dola sperimentare ancora per molti anni sulla sua pelle, il canonico Annibale Maria Di Francia, questi il 14.12.1909, appreso dell’incarico dato dal Papa a Don Orione, gli promette obbedienza come a suo superiore ed inizia con lui una proficua collaborazione che coinvolgerà pure alcuni sacerdoti della sua opera (Vitale, Celona,…) e quando il 07 febbraio 1912, il Vaticano, compresa la difficile situazione nella quale si trova Don Orione che ha difficoltà ad operare in città, lo invita a rassegnare le dimissioni al Vescovo, padre Annibale gli presterà una somma con la quale sarà acquistata una villa (Villa Moffa) dovedove sarà istituito il noviziato dell’opera della Divina Provvidenza.Dopo la parentesi messinese Don Luigi rientra a Tortona e nel 1913 manda i primi missionari in Brasi-le, nel 1915 fonda le “piccole suore missionarie della carità“ ed è ancora a scavare tra le macerie, in segui-to al terremoto di Avezzano; e nel 1921 parte per il sud America, dove apre varie case e colonie, e da dove rientra nel 1922. Intanto l’opera comincia ad estendersi anche in altre località (Palestina, Polonia, isola di Rodi,..). Nel 1926 scampa ad una grave forma di polmonite, ricevendo, fra le altre, anche le congratulazioni da padre Annibale.Nel 1927 fonda l’ordine delle “suore sacramentine cieche” in Tortona ed apprende la notizia della morte

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deldel suo fraterno amico in Cristo Annibale Maria Di Francia per la cui guarigione egli aveva molto pre-gato ed al quale il 16.03.1927 aveva spedito un tele-gramma “..vivamente addolorato sua malattia vengo fraternamente confortarla. Tutti preghiamo Cuore Gesù, Madonna Sacra Lettera, consolarla, conservar-la bene Chiesa orfanità derelitta. Voglia benedirmi Orione…” Nel 1931 inaugurerà il Santuario Madonna della Guardia ( ed ancora una volta questo avvenimento lo collega, non so se casualmente, ad Annibale che a Messina nei pressi di Fiumara Guardia alcuni anni prima (1921) ha inaugurato un analogo santuarioDalDal 1931 al 1939 verranno fondate da Don Orione varie case in Italia ed all’estero: Milano, Genova, Stati Uniti, Argentina, Inghilterra, Galles, Albania,… Il 12.03.1940, colpito da attacco cardiaco ritor-na al Signore.

Il 16.05.2004 è canonizzato in Vaticano insieme ad Annibale Maria Di Francia, suo caro amico e fra-tello in Cristo.tello in Cristo.

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MANIFESTAZIONE20

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IL SIMBOLO PERDUTODI DAN BROWN

SCINTILLE. Una storia di anime vagabonde

di Gad Lerner

RECENSIONI

““

La solitudine dei numeri primidi Paolo Giordano

Il racconto si sviluppa interamente all’int- erno di un palazzo d’epoca di Parigi, abitato da famiglie di alta borghesia, in cui lo scorrere della lussuosa e vacua vita degli inquilini viene osservato dalla portinaia Renèe, in tutto e per tutto conforme all’idea comunedi una portinaia. MaMa solo apparentemente. Nasconde sapientemente la sua vera natura prendendosi gioco dei suoi ottusi interlocutori.Soltanto poche menti aperte arrivano a conoscere fino in fondo questo personaggio. Menti aperte ad andare al di là delle apparenze e a non basarsi su ciò che sembra scontato.AncheAnche se nel corso della lettura si può avere in più occasioni l’impressione di muoversi in un ambiente grigio, solo a tratti illuminato da un bagliore di spe-

L’ultimo lavoro di Giorgio Faletti IO SONO DIO pub-blicato da B.C. Dalai (pp. 520, € 11.90 edizione eco-nomica) ancora una volta riesce a coinvolgere il let-tore sin dalle prime pagine.L’opera tratta con grande capacità narrativa il rien-tro alla vita “normale” di un giovane reduce dopo la tremenda esperienza vissuta sulla sua pelle in Vie-tnam.Era partito con l’ordine di odiare e uccidere, dopo, tornando le parti si erano invertite, per tutti LUI era diventato il nemico; “le guerre finiscono… l’odio è per sempre”!TuttiTutti i personaggi - ciascuno con la sua storia - in un crescendo di azioni, concorrono a coinvolgere il let-tore proiettandolo al centro di indagini che, solo in

ranza, la sensazione che rimane dalla lettura di questo libro è quella di un ar-ricchimento interiore, che non può non stimolare un’introspezione riflessiva edi comparazione con l’universo sociale che interagisce con ciascuno di noi.

apparenza, sembrano scollegate.Bella la finale “Fuori, senza curarsi delle luci e degli uomini, un vento leggero risale il fiume. Forse insegue qualcosa o forse da qualcosa è inseguito. Ma è piacevole stare qui per qualche istante a sentirlo passare e frusciare tra gli alberi. E’ una brezza fresca e sottile, di quelle che asciugano le lacrime degli uomini e impediscono agli angeli di piangere. Ed io finalmente posso dormi-re.”re.”

Muriel Barbery - L'eleganza del riccio

Giorgio Faletti - IO SONO DIO

di Elisabetta Coppolino

di Carmelo La Rosa

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