il menante - dicembre 2012

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DEL RINNOVAMENTO DEL RINNOVAMENTO IL VENTO IL VENTO ANNO IX, NUMERO 9 DICEMBRE 2012 € 1,00 A u gu r i ! ! !

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Il numero di novembre e dicembre del Menante, mensile di Fasano

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Page 1: IL MENANTE - DICEMBRE 2012

DEL RINNOVAMENTODEL RINNOVAMENTOIL VENTOIL VENTO

ANNO IX, NUMERO 9DICEMBRE 2012

€ 1,00

Auguri!!!

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Sono trascorsi solo pochi giorni dalle Primarie del Centrosinistra, una giornata in cui due milioni e mezzo di Italiani, con la propria partecipazione, hanno acceso una nuova speranza e già aleggia nell'aria il fantasma di un rovinoso ritorno al passato. Mentre Bersa-ni, festeggiando la vittoria, ha pro-nunciato parole che non si udiva-no da tempo, implacabile è entra-ta nelle case, complici i mass media, la notizia della ridiscesa in campo di Berlusconi. Quando Ber-sani ha detto che l'Italia deve riconquistare un proprio profilo e un proprio ruolo morale, culturale ed economico, riferendo al Medi-terraneo la strada del futuro e del cambiamento, ha stimolato le fan-tasie autoreferenziali del cavalie-re. Bersani ha inteso sancire la fine di un modello politico autorefe-renziale spocchioso, rinchiuso nei confini nazionali a causa di scelte politiche sbagliate. Il cavaliere deve aver provato non poco fasti-dio lo scorso due dicembre, quan-do in Italia è stata indicata la stra-da per guardare lontano. Almeno è questa l'impressione che si rica-va analizzando le reazioni succes-sive dell'ex premier. Le lunghe file ai seggi elettorali hanno dato la netta la sensazione che qualcosa di nuovo stava per realizzarsi e oggi è difficile far finta che nulla sia accaduto. La sensazione di cam-biamento e di novità aleggia anche nelle dichiarazioni di Renzi, il candidato che alle primarie del Centrosinistra ha perso il ballot-taggio, nei commenti degli altri tre candidati al primo turno, ma soprattutto nelle dichiarazioni di vecchi compagni di viaggio dell'ex Presidente Berlusconi. Qual è il significato profondo di tanta par-tecipazione? Voglia di crederci ancora, cos'altro può essere? Nei pressi dei seggi allestiti con spon-taneità partecipativa, tutto ha funzionato alla perfezione, capan-nelli di persone legati da un unico filo, la speranza di un futuro migliore. Uomini e donne di ogni età che hanno deciso spontanea-mente di affrontare i temi della Politica vera. Sono tutti elementi che irritano colui che si è autopro-clamato l'intoccabile di Arcore. Anche a Fasano, nei pressi del seg-

gio elettorale allestito nel cuore della Città, è stato piacevole ascoltare la voce di chi, con ferma saldezza, azzardava pronostici sul risultato finale, motivandone le ragioni. Dalla politica economica alla legge elettorale e persino giu-dizi sulla politica internazionale. Determinante – affermava un vec-chio militante socialista – sarà ai fini del risultato di oggi la chiarez-za di Bersani sul Medio Oriente. Il clima dello straordinario giorno delle Primarie ha inebriato un po' tutti della voglia di sapere, di cono-scere punto per punto le dichiara-zioni dei due contendenti. Come può non agitarsi lo stratega della comunicazione, fino al punto di decidere che le primarie del Cen-trodestra non s'hanno da fare? Se Berlusconi appare indispettito, ai cittadini viene il mal di stomaco al solo pensiero che in Italia c'è anco-ra chi gioca a far finta che nulla sia accaduto e che si possa, ancora una volta, spostare l'attenzione sul versante degli interessi perso-nali. A Roma come ad Arcore, alla Camera dei deputati come nell'ultimo Consiglio comunale del bel Paese si continua a ragionare con gli occhi e le mani rivolti ai soli-ti interessi di bottega. A Roma pro-liferano gruppi e gruppetti in dife-sa di interessi che non hanno affat-to il sapore della politica. La politi-ca deve guardare agli interessi della collettività, alle esigenze che la stessa manifesta, deve saper affrontare scelte dolorose e impo-polari quando gli interessi in gioco sono di segno contrastante e soprattutto deve assumersene la responsabilità. Invece, lungi dai proclami trionfalistici, i corridoi delle aule parlamentari si animano solo per la difesa imperterrita di certi egoistici interessi personali-stici. La scure dell'incandidabilità (tra l'altro, solo temporanea)per chi è stato ritenuto dal sistema giudiziario colpevole di gravi reati turba i sogni di chi, varcando la soglia dei Palazzi del potere, aveva ritenuto di aver finalmente appa-gato tutte le esigenze legate ai propri bisogni materiali. Ingiusto e intollerabile discutere dei tagli alle indennità e ai vitalizi della classe politica, mentre in Italia i più anna-s p a n o p e r c h é n o n h a n n o

l'essenziale per vivere e se prova-no a protestare ricevono solo sono-re manganellate. Eppure, sul tema dei vitalizi, anche i più timidi fra i Parlamentari hanno da dire la pro-pria, o meglio da scimmiottare pareri altrui, allontanandoli dal contesto in cui sono stati espressi. Per esempio, si sente dire che l'indennità parlamentare rappre-senti garanzia dell'imparzialità dell'eletto. Peccato che al riguar-do soccorra già la Costituzione italiana con la previsione del divie-to di mandato imperativo, che garantisce al Parlamentare la dovuta autonomia di opinione e di esercizio del voto, senza vincolo alcuno con i propri elettori e con il partito di appartenenza. Eppure, visto l'andazzo, è davvero difficile parlare di eletti; piuttosto sarebbe il caso di definirli prescelti. Ed è anche su questo scottante argo-mento che si arrovellano gli animi. Modificare o non modificare la legge elettorale, che persino a detta del suo proponente è stata definita “porcellum”? Gli altri temi, di ben diverso spessore, quali la rinascita economica, la tutela della scuola pubblica e dei lavoratori , la sa lvaguardia dell'ambiente sembrano destina-ti a cedere il passo e pure ad arros-sire di vergogna quando si discute delle tasche di presunti fortunati, ma in realtà poveri d'animo e di coscienza. La realtà locale non offre spettacoli diversi, anzi sono proprio la vicinanza e la conoscen-za dei fatti e dei protagonisti ad accentuare il diffuso senso di mal di stomaco. Soprattutto quando cominciano a sollevarsi certi coperchi e il cattivo odore a span-dersi nell'aria. Sembra essersi sve-gliata da un sonno profondo l'ex Consigliere comunale alle pari opportunità ed ex vicesindaco, Grazia Neglia, che in occasione dell'assise in cui veniva approvato l'assestamento di bilancio sfode-rava con una lettera aperta la pro-pria vis polemica verso il PDL, di cui fa comunque parte, e manifestava un acuto mal di pancia verso i prov-vedimenti da approvare. Una clas-se politica, quella rappresentata dal Sindaco e dai suoi adepti, inca-pace di interpretare i valori della democrazia – a detta del Consiglie-

IL VENTO DEL RINNOVAMENTOre - perché arroccata su interessi personalistici, come accaduto per la nomina del locale coordinatore del PDL. Scoperta dell'acqua calda o insoddisfazione rispetto alla riso-luzione di certe questioni? Il dub-bio è legittimo, visto che in tanti anni di onorato legame con il Cen-tro destra locale mai aveva mani-festato alcuna forma di irrequie-tezza. Piuttosto il contrario; a memoria non si ricordano inter-venti del Consigliere volti ad ali-mentare la dialettica all'interno della coalizione. E se il Consigliere Neglia fa appello alla totale assen-za di democrazia nel partito, l'ombra di pesanti influenze politi-che cont inua ad a leggiare sull'attività amministrativa del Comune. È di qualche settimana fa il ricorso al Tribunale Amministra-tivo Regionale di un'associazione di cooperative sociali contro l'aggiudicazione della gara per l'assistenza scolastica ai minori disabili. Il lato inquietante della vicenda è che originariamente la gara era stata vinta proprio dall'associazione di imprese che aveva, sulla base dei lavori di un'apposita commissione giudica-trice, conseguito il miglior punteg-gio. Invece il dirigente del settore Servizi Sociali revoca l'aggiudi-cazione e assegna l'appalto ad una cooperativa locale molto vicina a un Consigliere comunale di mag-gioranza e che gestisce il servizio da anni senza aver vinto ancora una gara e soprattutto senza che sia stato mai stipulato alcun con-tratto per la gestione di tale servi-zio. Qualcuno potrebbe pensare che ormai le cose debbano andare in un certo modo, che non val la pena di obiettare se non viene toc-cato il proprio giardino e se la poli-tica abusa del proprio ruolo. Ma gli interessi pubblici non sono quelli che appartengono a tutti noi? Chi occupa una poltrona e chi sta vicino alle stanze del potere solo per fini che non hanno nulla a che vedere con la Politica vera, ha ormai un destino già segnato. Il vento del rinnovamento, che esprime la consapevolezza del pro-prio ruolo da parte di ogni cittadi-no, ha preso a spirare e appare inarrestabile, anche a Fasano.

Aldo Carbonaro

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QUANDO I CONTI NON TORNANO

Continuiamo ad interrogarci sulla situazione finanziaria del Comune di Fasano. In campagna elettorale uno degli slogan a sostegno della candidatura dell'attuale Sindaco Pasquale Di Bari ricordava ai fasanesi che i conti del Comune erano stati prontamente e meticolosamente “messi in ordine”. A distanza di qualche mese però sulla stampa, in consiglio comunale e nelle piazze virtuali e reali si è discusso della possibilità che il Comune di Fasano non rispetti il Patto di Stabilità, ossia l'equilibrio di bilancio tra entrate e spese dell'ente locale che richiede l'Europa comunitaria. Nello scorso numero, il Presidente dei Revisori dei Conti del Comune di Fasano, il dott. Mario Mavilio, intervistato da Il Menante, ha sottolineato come il bilancio del Comune di Fasano sia solo formalmente corretto. In effetti riferiva che il pericolo di non rispettare il Patto di Stabilità deriva dall'operazione di aver preventivato – e dunque inserito tra le entrate del bilancio – la vendita di parte del patrimonio immobiliare del Comune di Fasano, senza però aver attivato immediatamente i bandi di gara per le varie vendite. Tecnicamente il Comune di Fasano dunque ha iscritto tra le entrate di bilancio i tre milioni di euro provenienti dalla vendita della scuola di Montalbano, dell'ex-macello comunale, dei locali dei Portici delle Teresiane e dei locali di Via Imbriani. Le prime due vendite sono andate per ora deserte, per la terza si attende l'esito della procedura e per l'ultima invece si attende il relativo bando di gara. Il dott. Mavilio aggiungeva inoltre che questa situazione deriva essenzialmente dall'aver speso più di quanto in realtà si potesse, contando sulle vendite immobiliari che però a fine anno non sono ancora concluse. Dopo il parere tecnico, per comprendere al meglio le scelte politiche intraprese negli ultimi mesi abbiamo voluto intervistare per questo numero il Vicesindaco del Comune di Fasano Gianleo Moncalvo al quale abbiamo riportato fedelmente il parere e le spiegazioni del dott. Mavilio.

* * *Vendere il patrimonio immobiliare del Comune, in quanto scelta politica, risulta del tutto opinabile. Quando un ente locale comincia a vendere il proprio patrimonio, c'è qualcosa che non va. Come motiva politicamente questa scelta? È stata ed è una scelta politicamente saggia. Dalla alienazione di questi beni immobiliari potremo effettuare degli investimenti per la città ed i cittadini, perché, a differenza della riscossione di tasse e tributi, i proventi di una alienazione sono vincolati a futuri investimenti anziché alla possibilità di spenderli per la spesa corrente.

A proposito di riscossione di tasse e tributi, il dott. Mavilio riferiva che una soluzione rispetto alla vendita immobiliare di beni comunali sarebbe stata mantenere l'aliquota dell'Imu fino al limite massimo di legge. In questa maniera non si sarebbe rischiato di non rispettare il Patto di Stabilità – conseguenza che comunque comporterebbe l'aumento delle tasse tra cui l'Imu stessa. Avevate preso in considerazione questa via alternativa? A Fasano materialmente oggi non si paga l'Imu sulla prima casa. La paga chi ha alte rendite catastali e chi possiede una seconda casa. Le due scelte – vendere il patrimonio immobiliare del Comune e delimitare l'aliquota Imu al massimo – non sono collegabili. Se avessimo mantenuto l'Imu sulla prima casa avremmo avuto un'entrata complessiva pari a 600 mila euro che comunque non copriva quel milione di euro - di cui ha parlato anche il dott. Mavilio – di spesa che fa rischiare al Comune di Fasano di non rispettare il Patto di Stabilità. Avremmo fatto pagare il cittadino insomma. Tassare meno, invece, è stata una scelta per poter poi fare investimenti per la città. Mentre infatti i proventi dell'Imu sarebbero stati impiegati solo sulla spesa corrente, i ricavi delle vendite immobiliari ci permetteranno di fare degli investimenti in un settore come ad esempio quello delle opere pubbliche.

Quindi non c'erano altre vie d'uscita? O l'aliquota massima per l'Imu o la vendita immobiliare?No. Ma è inesatto sostenere che i 3 milioni di euro che deriverebbero dalla vendita immobiliare determinerebbe l'equilibrio di bilancio. Anche perché i bandi non possono essere preventivati con certezza. Noi oggi abbiamo sostanzialmente un avanzo da poter spendere in futuro. E con le vendite avremo ulteriori risorse da impiegare.

Un avanzo nel bilancio? Sì. La possibilità di non rispettare il Patto di Stabilità dipende dal fatto che non sono arrivati in toto i cofinanziamenti dello Stato e della Regione perché effettivamente anche Stato e Regione hanno difficoltà finanziarie. Abbiamo dovuto anticipare 1 milione di euro per saldare le imprese a seguito degli investimenti sul territorio effettuati. Quando dunque arriveranno questi cofinanziamenti, avremo in cassa un avanzo da poter spendere.

* * *In sostanza dunque è vero ciò che nello scorso numero ha dichiarato il dott. Mavilio. Il Comune ha speso più di quanto effettivamente avesse in cassa. Anche se apparentemente sembra che tutto nel Comune di Fasano vada bene, i conti non tornano. Riflettendo e con la logica e la matematica alla mano: se è stato fondamentale – perché alternative non c'erano – iscrivere a bilancio le entrate derivanti dalle vendite immobiliari pari a circa 3 milioni di euro, se queste non dovessero andare a compimento, il Comune di Fasano rischierebbe uno squilibrio di bilancio di 4 milioni di euro, e non solo di un milione. Anche il dott. Mavilio riferiva che il Comune di Fasano non ha ricevuto parte dei cofinanziamenti statali e regionali per alcune opere poste a cantiere e/o concluse. Ma resta sempre insoluto il quesito: se ad ogni entrata corrisponde una spesa, i 3 milioni di euro posti tra le entrate e che però non risultano – ancora - nelle casse del Comune dove sono stati spesi?

Francesca Radesco

dicembre 2012

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Dal 2 dicembre scorso, Fasano ha il suo mercatino natalizio. Tanti gli espositori che offrono ai visitatori prodotti tipici locali e pre-sentano manufatti di alto artigianato. Non manca la musica. Nel primo pomeriggio si sono esibiti dal vivo gli “Swingtet” e in una pizzica i ragazzi di "Impronte di Puglia". Freddo, gelo, ma tanto passeggio. E di questo “passeggio” è soddisfatto l'assessore De Leonardis. “I Fasanesi devono riprendere l'abitudine al passeggio persa negli ultimi anni. Dobbiamo attirare gente da altri paesi, dobbiamo rendere Fasano una cittadina ospitale offrendo un “brand” forte. Commercianti e visitatori devono esser soddisfatti, dobbiamo dar vita ad una manifestazione sempre più finemente organizzata, che non rimanga a sé stante. Piazza Mercato Vecchio, i Portici, Largo Seggio, Largo San Giovanni Battista, Via Santa Teresa e l'Arco del Balì le location utilizzate.”

Assessore De Leonardis, come è nata l'idea dei mercatini dopo i "mezzi flop" degli altri anni? È stata una richiesta dei commer-cianti o una sua idea? Francamente non ero a conoscenza di edizioni pregresse; mi sono interrogato sulla necessità di creare un "marchio" che potesse contraddistinguere i nostri mercatini rispetto ai tanti del periodo natalizio. Ne è nato un brand efficace, che per un verso lega l'evento alla location, valorizzandoli entrambi; per altro verso, ci consente di ripetere la manifestazione in altri momenti dell'anno, svincolandoci dal periodo natalizio. E un'idea nostra che mettiamo al servizio del commercio cittadino.

Finalmente valorizzato il centro storico. Come mai non si era pensato gli anni scorsi di utilizzare gli stessi luoghi?Dovrebbe chiederlo ai miei predecessori. Io trovo del tutto vantag-gioso utilizzare la cornice del centro storico che è suggestiva e for-

temente caratterizzante.

Che risposta ha avuto dopo la prima data, si aspettava un successo simile?Ho profuso impegno nell'or-ganizzazione e mi aspettavo un buon risultato: non di que-ste proporzioni però. Onesta-mente, non ho mai visto tanta gente nel centro della città, se non in occasione di festività particolari.

Quanto vi costerà il tutto (a fronte del ritorno in immagine e turismo)?Per "I mercatini" abbiamo impegnato un importo esiguo, sforzan-doci di ridurre all'osso tutte le spese: abbiamo ottenuto la collabo-razione degli artisti, alcuni dei quali si esibiscono gratuitamente e siamo andati alla ricerca di "sconti speciali": per fare un esempio, del quale vado fiero, la pubblicità a pagina intera sull'edizione del Mezzogiorno del Corriere della Sera è costata il 70% in meno rispet-to ai prezzi correnti, puntando su un particolare last minute. Per-tanto, la proporzione tra la spesa ed il ritorno, soprattutto di imma-gine, è enorme: quando gli eventi riescono bene valgono quanto delle infrastrutture.

Raccogliendo i commenti dei visitatori, tutti positivi, ce n'è uno che mi ha colpito. Facendo un confronto con un altro evento sempre localizzato nel centro storico, Gustosìa, i mercatini ven-gono definiti meno “elitari” e più riusciti, in quanto vera vetrina

del prodotto fasanese.In ogni caso, per l'assessore De Leonardis era difficile far peggio dei suoi predecessori. In confronto agli anni precedenti, l'interesse e l'impegno del politico hanno acce-lerato e snellito pratiche burocrati-che (Tosap, Siae e varie), accelerato passaggi. Unica pecca, forse, il non interfacciarsi con i commercianti ambulanti, protagonisti il 16 e il 23 dicembre. Non vorremmo che questa “branca” dei mercatini ripresenti problemi avuti negli anni precedenti. Spesso i commercianti ambulanti sono stati additati come sporcaccioni o ritenuti presenza sgradita dai commercianti di Corso Vittorio Emanuele. Una diversa location sarebbe stata forse una soluzione ideale, ma…va bene così. Un plauso sincero all'Assessore anche se, come già detto, era diffici-le fare peggio dei predecessori.

Gianluca Monopoli

MERCATINI NATALIZI

UN SUCCESSO PER IL MADE IN FASANO

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SEMAFORI E STRISCE BLU

CONTRATTO POCO CHIARO

dicembre 2012

Screzi tra il Comune di Fasano e la Vigeu-ra srl. La ditta di Parabita, che si era aggiudicata nel 2010 il servizio di posteg-gi a pagamento (strisce blu), semafori e servizi complementari, contesta alcune modalità esecutive del contratto, soprattutto alcune clausole eccessiva-mente generiche. Della possibilità di contestazioni, della “stranezza” del bando avevamo già parlato in altri nume-ri. Il bando, così come scritto e pubblica-to, si è rivelato antieconomico per il Comune. I tentativi successivi di riporta-re l'equilibrio fra le parti hanno causato le rimostranze della ditta leccese che, per ora sono state definite in via bonaria attraverso una delibera della Giunta comunale. Per comprendere cosa sia avvenuto realmente, abbiamo chiesto chiarimenti ad unno dei protagonisti, il Comandante della Polizia locale, dott. Orefice.

Quali contestazioni sono sorte in meri-to al contratto con Vigeura srl?Diversi motivi di dubbio sono sorti durante i quasi due anni di rappor-to contrattuale per cause disparate: alcune previsioni contrattuali non erano chiare o, quanto meno, si prestavano a interpretazioni non univoche.

Siamo davanti a una concessione o a un appalto di servizio pubbli-co?Il bando, inizialmente, era stato impostato in maniera confusa poiché conteneva elementi diversi in un'unica gara, già di loro motivo di dottrine e giurisprudenza contraddittorie. Dopo approfondita disa-mina da parte degli Uffici comunali (PM, Segreteria, Appalti, Ragione-ria, Avvocatura), si è optato giuridicamente per la concessione circa l'espletamento del servizio dei parcheggi a pagamento. Il resto, rileva-zione di infrazioni mediante apparecchiature elettroniche e postaliz-zazione, non rientrano nel novero delle attività di concessione, ma di appalto.

Perché Vigeura srl esige ulteriori pagamenti?I pagamenti "ulteriori" concernono l'interpretazione del contratto relativa alle attività di postalizzazione e l'aver introdotto gli abbona-menti (non previsti negli atti di gara e non regolamentati, che avreb-bero ridotto gli introiti per la Ditta) e, soprattutto, non aver esteso il servizio della sosta a pagamento alle marine e alla Selva, come previ-sto dal bando, riducendo ulteriormente gli introiti della Vigeura srl.

Effettivamente, la scelta di non utilizzare le strisce blu nelle marine e in Selva è stata appannaggio della politica. Sindaco e suoi adepti delle zone interessate non si sono resi conto che, a fronte di una manciata di voti in più, stavano violando una precisa disposizione contrattuale. E pur tuttavia, all'inizio dell'estate di due anni fa , qualcuno ricorda che alla Selva si erano delimitate così tante strisce blu da far apparire quasi invidiabile la situazione di Fasano in cui, mossi dall'idea primaria di fare cassa, erano state dipinte strisce blu

persino dove vi erano gli scivoli per i diversamente abili.Quasi scon-tato, quindi, che l'ennesimo contenzioso per il Comune di Fasano inadempiente era in cottura.

Perché gli introiti degli abbonamenti andranno interamente alla Vigeura ?Perché il costo degli stessi (10 euro/mese) è nettamente inferiore a quella che sarebbe stata la capacità di resa del singolo stallo di sosta qualora fosse stata applicata la tariffa ordinaria. In altre parole, il Comune ha ritenuto preferibile rinunciare alla sua quota per favorire i cittadini che possono usufruire dell'agevolazione: la Ditta non ha convenienza a concedere gli abbonamenti (che si attestano in circa un centinaio al mese).

La Vigeura ha sempre versato al comune di Fasano nei termini contrattualmente previsti le quote di competenza ?A questa domanda è più opportuna una risposta del dirigente respon-sabile, perché articolata da un punto di vista tecnico-contabile. Le modifiche che si stanno apportando risolveranno anche questa pro-blematica.

Come al solito, sarebbe bastato essere un po' più lungimiranti prima di avviare e poi aggiudicare una gara che sembrava perseguire di tutto, tranne che gli interessi della stazione appaltante. Ma questa è un'altra storia, che purtroppo si ripete per buona parte degli affida-menti che hanno per protagonista il Comune di Fasano. Certo fa specie che il Comandante della Polizia locale, che pure è responsabi-le della gestione del servizio e dunque preposto a verificarne l'esatto svolgimento dello stesso, provi a glissare “elegantemente” su una nostra domanda e rinvii la palla ad un altro dirigente respon-sabile. Cos'è questo? Un nuovo gioco di moda al Comune di Fasano? Si chiama forse lo scaricabarile fra dirigenti responsabili?

Gianluca Monopoli

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pag. 7dicembre 2012

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Page 8: IL MENANTE - DICEMBRE 2012

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LA TROMBA D'ARIA SU TARANTO

dicembre 2012

Il 28 novembre scorso una tromba d'aria, fenomeno raro dalle nostre parti, è piombata sulla città di Taranto a partire dalla zona portuale dell'ILVA per giungere poi sulla fabbrica stessa e prose-guire poi verso Statte e attraversare infine la Murgia, passando anche per il nostro territorio e disperdersi poi in mare. Un operaio di Talsano, Francesco Zaccaria, è morto all'interno della cabina della sua gru finita in mare. Un operaio fasanese, Martino Vinci, presente in fabbrica al momento del disastro, ci racconta la sua drammatica esperienza.

Martino, dov'eri quella mattina, quando è arrivata la tromba d'aria?Ero al mio posto di lavoro, in acciaieria. Erano le 10,45 circa e stavo andando in pausa. Quindi ero vicino all'uscita. Alla fine del capan-none, se così si può chiamare. Sentivo il rumore della pioggia e del vento che si faceva sempre più forte. Stranamente c'era una temperatura mite, troppo direi, ma si incominciava a sentire il rumore delle lamiere che vibravano.

Quando ti sei accorto che si trattava di un evento anomalo?In realtà non ho avuto il tempo di capire e se ci ripenso mi vengono ancora i brividi. Mai vissuto un'esperienza simile. D'un tratto è arrivata questa forza della natura, sono stati pochissimi secondi nei quali non si è capito più nulla. Un vortice nero, fatto di non so che. Io e miei colleghi abbiamo iniziato a scappare a destra e sinistra sentendo che stava cadendo ogni cosa. Ha iniziato a staccarsi di tutto, lamiere, metalli, legno, ogni oggetto volava e cadeva.

Dalle pareti del capannone?Si, specialmente quelle in alto del capannone. Per giunta non si vedeva niente dal momento che la corrente era saltata. Mai visto l'acciaieria al buio totale in 12 anni che ci lavoro. Il rumore assordante del vento era indescrivibile e, come ti ho detto prima, la polvere nera non ci faceva vedere un granché. Sentivamo solo che ci passavano sopra o accan-to questi pezzi di lamiere, legno, ferro. Sempre con la paura che qualcosa ci colpisse, siamo riusciti a entrare nella mensa!

È in mensa che vi siete messi in salvo?Si perché la mensa è fatta in maniera blindata, tutta in cemento armato. Solo con una bomba può crollare, eppure sembrava che dovesse venire giù anche quella.

Quanto tempo è passato, tra quando siete entrati in mensa e quando ne siete usciti?Saranno passati in tutto 5 minuti. Quando si è spostata, non sentendo più nulla siamo usciti ed è scattato l'allarme di evacuazione dello stabilimento. Siamo usciti tutti e solo gli addetti all'emergenza sono rimasti per mettere in sicurezza gli impianti

Quindi la fortuna è stata che nessuno di voi si sia trovato proprio sul percorso della tromba, altrimenti sarebbe stato trascinato via, vero? Penso proprio di si, diciamo che nell'insieme ci è andata più che bene, almeno nella nostra zona. Mi ritengo molto fortunato. Era un macello, c'erano pezzi sparsi ovunque.

Mi confermi che ti è volato via il casco?Certo, nella fuga non sono riuscito a trattenerlo e mi è schizzato via dal capo.

All'istante non capisci nulla, sei confuso cerchi di capire ma non hai nemmeno il tempo di renderti conto che sta succedendo qualcosa di brutto, roba che hai visto sempre in televisione e non credi mai che possa accadere a te. A quel punto scatta l'istinto di sopravvi-venza e i pensieri li fai dopo. Il primo pensiero che mi è venuto è stato “sicuramente qualche collega si sarà fatto molto ma molto male”, come effettivamente è accaduto.

Per fortuna il mio reparto nonostante tutto è riuscito a ripartire in 2 giorni, ma altri sono in cassa integrazione da quel giorno.

Ma alla fine il casco l'hai ritrovato o te ne hanno dato uno nuovo?Ahahah, l'ho ritrovato. Era finito parecchio lontano. Tutto impol-verato, a diverse centinaia di metri.

Francesco Vergine

Hai pensato che potevano essere i tuoi ultimi minuti o ci hai riflettuto soltanto dopo?

Che prospettive ci sono adesso?

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INGOVERNABILE EMERGENZAIl tornado che ha invaso Taranto e l'Ilva fortunatamente quasi deserta è la metafora perfetta di un Paese che vive nell'emergenza e che opera solo in emergenza. Il quartiere di Statte è stato sconvolto da una tromba d'aria di tali dimensioni da scoperchiare capannoni in lamiera: un evento naturale che per tipologia non si era mai effettivamente verificato in Puglia e che rappresenta l'esempio più immediato di come il clima italiano sia oramai in via di assestamento su altre temperature ed altri feno-meni. È singolare notare come durante la stessa mattinata in cui il tornado, sollevatosi dal mare, si scatenava in primo luogo sulla azienda che tanto ha distrutto uomini e ambiente, il Consiglio dei Ministri si riuniva per decidere sul futuro dell'Ilva e degli imprendi-tori Riva, nonostante la giustizia - questa volta senza compromes-si politici od economici ma con fermezza ed incisività - avesse parlato chiaro: troppi crimini ambientali, troppa corruzione, troppe morti, si chiude. Il Decreto Salva Ilva dopo pochi giorni è stato approvato; a Taranto però sono rimaste le conseguenze di quarant'anni di scellerati illeciti ambientali assieme alle conse-guenze del tornado. Ma in Italia la politica arriva sempre dopo. Dopo la bufera, dopo le piogge incessanti, dopo i terremoti, dopo le migliaia di morti per le nubi tossiche quotidiane che si sollevava-no su uno dei porti più belli della Magna Grecia, dopo i provvedi-menti giudiziari. Certo, il tornado è un evento imprevedibile ed imprevisto. Ma è sintomatico della rivoluzione che la natura, con i suoi mezzi, sta portando avanti. Dopo anni ed anni in cui le piogge hanno creato morti e distruzioni, dopo anni ed anni in cui ciclica-mente un terremoto ha sgretolato intere cittadine, dopo anni ed anni in cui nelle città con insediamenti industriali di grande portata e di dubbia assoluta liceità nelle rispettive attività, il Consiglio dei Ministri si è riunito per correre in aiuto della proprietà e degli operai dell'Ilva, per risolvere una emergenza - anche questa volta - economica ed occupazionale, non curandosi però dell'emergenza ambientale del tutto oramai verificatasi in Italia ed a cui può anco-ra essere posto rimedio se si interviene tempestivamente. Quella stessa mattina il Consiglio dei Ministri avrebbe dovuto parlare di bonifica della città di Taranto - non si dimentichi che i lavori di bonifica sono appunto lavori e quindi portano occupazione. Per far sì che non si intervenga sempre in emergenza è necessario portare regole e cominciare a controllare che le regole vengano rispettate da chi ha il dovere di rispettarle. A Taranto i crimini

ambientali sono stati commessi con la connivenza di tutti: politica, economia e giustizia. Dispiace per qualsiasi uomo perda il proprio lavoro. Ma non si può invitare a scegliere tra una morte per cancro ed una morte per povertà. È qui che la politica più nobile deve intervenire. A costo anche di sacrifici. Ed in questo momento storico l'ambiente non può più essere sacrificato. A meno che l'obiettivo non sia quello di distruggere completamente il genere umano. Non è un'esagerazione. L'emergenza è tale perché, salvo imprevedibilità di ogni sorta, l'uomo non ha rispettato una natura-le conformazione territoriale. Se le strade si allagano, se le case crollano, se i bambini muoiono di cancro è perché non si è rispetta-ta una regola: si è costruito lì dove invece l'acqua doveva scorrere, si è costruito senza rispettare le fantomatiche oramai norme antisismiche - si pensi ai terremoti in Giappone dove grattacieli interi oscillano con la frequenza del quotidiano ma non crollano -, si è inquinato aldilà di qualsiasi naturale limite di assorbimento. Si sacrifichi tutto oggi, ma non ancora e ancora l'ambiente. Altrimen-ti tornado, piogge, cataclismi di ogni clima salveranno ben poco della terra e dell'uomo. Vivere in armonia, senza l'eccesso della ricchezza a tutti i costi: potrà sembrare un'utopia, ma è effettiva-mente l'unica via per non far sì che l'emergenza diventi di tale portata e di tale quotidianità da non riuscire più a porvi alcun rimedio, seppur successivo.

F. R.

dicembre 2012

FORNELLO PRONTO TUTTE LE SERE TRANNE IL LUNEDÌ

Via Gravinella, 50 - Fasano (Br) - Tel. [email protected]

Le primarie e il ballottaggio dello scorso due dicembre sono state un esempio di vera democrazia. Ho intravisto negli occhi della gente la luce della speranza per un futuro di rinnovamento. Ha vinto la democrazia delle regole, non il personalismo dei leader in corsa. Alla fine della competizio-ne è risultato vittorioso il segretario del Pd anche grazie ai voti di Sel che lavorerà per la realizzazione di un progetto comune. Secondo me ha vinto la base rimasta in silenzio per le primarie non tenutesi a maggio per le amministrative. Il popolo fasanese ha oggi il diritto di esultare perché al primo turno ha vinto Nichi Vendola. Ora il Pd dovrà trarre il dovuto insegnamento dal grave errore commesso in occasione delle passate elezioni amministrative. È stata finalmente trovata la strada giusta Hanno vinto l'esperienza di Bersani e di Vendola; al ballottaggio non è prevalso il liberismo di sinistra caldeggiato da Renzi, quel liberismo causa di disoccupazione e di crisi. È finalmente arrivata l'ora giusta per un cambiamento radicale della società italiana.

Pino Carrone

L'ORA GIUSTA PER IL CAMBIAMENTO

Affittasi o vendesi attività commerciale di bar, ristorante e pizzeria ubicata in Pozzo Faceto con 60 posti interni ed 80 esterni in gazebo. Info 338 5635001

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OPINIONI A CONFRONTO

dicembre 2012

Il 17 dicembre sono stati premiate dal Dipartimento della Funzione pubblica le amministrazioni distintesi per la trasparenza dimostrata nella gestione pubblica 2012. L'operazione Trasparenza è stata avviata a giugno 2008 e comporta che ogni amministrazione pubblica deve comunicare e pubblicare online, tramite il sistema Perlapa e nei propri siti, incarichi affidati a consulenti e collaboratori esterni, quelli retribuiti ai dipendenti, partecipazione a consorzi e società, distacchi, aspettative e permessi sindacali, nominativi dei dirigenti e tassi di assenza e presenza del personale.Alla notizia, i Sindaci dei comuni interessati hanno reagito in maniera differente. C'è chi ha evidenziato il fine ultimo di tutte le azioni rubricate come trasparenza, cioè il miglioramento della qualità dei servizi pubblici…

Antonio Bozzi, Sindaco di Dozza: «Come Amministrazione abbiamo sempre mostrato attenzio-

ne al tema della trasparenza e siamo molto soddisfatti e orgogliosi di questo premio. Il nostro

obiettivo è rendere più efficiente la macchina burocratica, cercando di migliorare la qualità dei

servizi offerti ed essere vicini ai cittadini con tutti gli strumenti a disposizione. Ritenendo fonda-

mentale la comunicazione. Entro Natale verrà inviata a tutti gli iscritti la prima newsletter comu-

nale, che conterrà notizie e informazioni rilevanti sull'attività dell'Ente».

… e chi ha preferito cedere all'autocelebrazione, non disdegnando qualche frecciatina verso i dissidenti…

Pasquale Di Bari, Sindaco di Fasano: <<Sono orgoglioso della comunicazione ricevuta oggi dalla

Presidenza del Consiglio dei ministri-Dipartimento della Funzione pubblica; è simbolica di come

l'Amministrazione comunale operi, all'insegna della massima trasparenza, negli ambiti indicati,

grazie anche alla nostra struttura comunale deputata, con i referenti Beba Caldarazzo e Gianni

Tauro che mette in pratica il nostro indirizzo politico riguardo sia alla comunicazione precisa dei

dati richiesti, sia al rispetto dei termini di scadenza entro i quali deve avvenire la comunicazione

al Dipartimento della Funzione pubblica. Sono orgoglioso di guidare un'Amministrazione comu-

nale che è una delle poche in Italia ad essere indicata come meritevole del premio “Trasparen-

za”, segno che, a dispetto di certe posizioni strumentali che vengono espresse in modo a volte

umorale, lavoriamo sodo ed all'insegna della trasparenza e della collegialità»

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COMITATO SILVANO

dicembre 2012

Di primo acchito ho l'impressione che di comitati cittadini ormai, in tutto il territorio italiano, ci sia un rifiorire. Forse per mancan-za di riferimenti politici concreti, la gente si è radunata tra di loro per cercare di essere attivi nel proprio piccolo. Come si dice a Fasano: “Ogni pizzico, ignorica”. Temo solo che il pullulare di tali comitati non possa essere una risposta antipolitica simile a quella grilliana, che rifiuta qualcosa di preordinato o di normati-vo, finché non si necessita di un sovvenzionamento. Ma essen-do sempre in buona fede e, allo stesso tempo diffidando riguar-do alle unioni eterogenee sia politicamente sia socialmente parlando, mi accingo a fare quattro chiacchiere a un neo gruppo emergente del nostro territorio. Da poco è sorto il “Comitato silvano”, lo attendavamo in molti anche perché da anni, ormai la Selva di Fasano, anche per i vacanzieri straordinari, rende la visita meno allegra che quella fatta a novembre in un cimitero. Perciò è cosa buona e giusta che abitanti del territorio vogliano valorizzare il loro bene territoriale comune.

Come e Quando si è formato il comitato?Il Comitato nasce qualche mese or sono, nelle dolci serate estive per le vie Silvane. Nasce per la voglia di dare onore al luogo in cui tanti cittadini vivono. Dapprima tramite incontri casuali, poi sempre frequenti e ricercati. Si assiste, infatti, a una crescita dei residenti stanziali, che a causa della crisi e dei costi proibitivi delle case, tendono a occupare sempre più frequentemente le seconde abitazioni per tante giovani famiglie. Purtroppo questo quartiere, un tempo molto animato, rinomato soprattutto in estate, oggi non offre a chi vi abita molti servizi, talvolta neppu-

re quelli basilari per un agglomerato urbano. Inoltre mancano luoghi pubblici che favoriscono

l'aggregazione sociale. E' brutto dirlo ma si presenta quasi come un quartiere-dormitorio: si vive nelle proprie

case ma per forza di cose si è "legati" in tutto e per tutto a Fasano.

Da chi è costituito dunque il Comitato?Da Persone differenti per età, esperienza e bagaglio culturale. Unite tuttavia dal desiderio di recuperare un tessuto sociale, ma anche urbanistico e perché no? Un tappeto economico corri-spondente a qualsiasi altro quartiere di Fasano città.Siamo coscienti che si tratta di un obiettivo piuttosto gravoso. Ma è un dato già positivo che cresca la voglia della gente di determinare in maniera incisiva nel luogo in cui si vive.

Onore alla volontà di azione, quindi di quali iniziative si è reso promotore il Comitato Silvano?Siamo nati da poco, dunque è ancora breve l'elenco delle attivi-tà svolte.Ma il dato positivo è che si parla sempre più frequentemente di noi: è fondamentale che la gente ci conosca e si aggreghi per un coinvolgimento sempre maggiore. Amiamo dire che fa parte del Comitato chiunque ama la Selva. Al momento non è vi è un elenco di tesserati o quote associative da versare: gli incontri sono aperti a tutti. Ad ogni modo, dopo aver "debuttato" come collaboratori a una riuscitissima festa agreste - religiosa, siamo impegnati in un ambizioso evento: Il Natale Silvano. E' un intero mese di eventi con diverse mostre inerenti al periodo, intratteni-mento per i più piccoli, ma anche per coloro che amano la cultu-ra tradizionale e le degustazioni gastronomiche.I primi riscontri dei visitatori sono incoraggianti e ne siamo felici.

Ora faccio una domanda cattiva. Per consentire tutte queste attività, il Comitato opera da solo o ha delle collaborazioni, diciamo, politiche?Collaborare e interagire con tutte le realtà sociali è per noi fon-damentale. Infatti, per il Natale Silvano abbiamo voluto inten-zionalmente coinvolgere tante associazioni di volontariato, privati, esercenti, artigiani e via discorrendo, Avendo raggiunto oltretutto un buon riscontro.Inoltre abbiamo ottenuto il patrocinio del Comune di Fasano, poiché è fondamentale interagire con le istituzioni, purtroppo colpevoli a nostro avviso di non intervenire adeguatamente per riqualificare la frazione collinare. Auspichiamo dunque un rap-porto costruttivo e propositivo anche e soprattutto con l'Amministrazione Comunale.

Angela Rubino

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TEATRO PER TUTTI

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Il teatro è la forma d'arte popo-lare per eccellenza. Nasce per il popolo e rappresenta sin dalle origini i drammi e le quotidiane baruffe di divinità ed umani. Purtroppo nell'età contempo-ranea pochi possono godere del piacere e delle riflessioni di vita che il teatro in un paio di ore lascia nell'animo e nella mente. È il paradosso del nostro tempo: ciò che era pove-ro e alla portata dei più è recu-perato e reso quasi inaccessibi-le dalle elitarie convenzioni. Il teatro amatoriale però rappre-senta oggi l'intreccio perfetto tra un'arte povera nei mezzi e nelle risorse ed un'arte ricca di abilità, preparazione e passio-ne: l'ultimo avamposto per chi vuol godere del bello a poco prezzo; l'ultimo spettacolo per tutti. Grande preparazione, cura nella regia e nelle sceno-grafie e un'alta qualità della recitazione rappresentano la sintesi perfetta per la quarta edizione del Festival di Teatro Amatoriale “Di scena a Fasa-no” - la kermesse organizzata dal gruppo teatrale “Peppino Mancini” - che si è tenuta pres-so il Teatro Sociale dal 26 otto-bre al 24 novembre. Sei spetta-coli in gara; protagonisti in questa edizione le dinamiche amorose di coppia tra esilaranti

scambi di esperienze ed esacer-bati - come la migliore comme-dia richiede - luoghi comuni. Con una punta di eccellenza teatrale e storiografica nello spettacolo “23 giugno '44: Visita a Terezin”, messo in scena dalla “Cattiva Compa-gnia” di Lucca che ha ricevuto il premio per la migliore regia, affidata a Giovanni Fedeli, ed il premio della stampa proprio

per “il modo e lo stile in cui è stato rappresentato l'argo-mento della Shoah evitando la trappola delle facilonerie e dei luoghi comuni; per aver coin-volto nello spettacolo le nuove generazioni; per l'accurata ricerca storiografica di una vicenda non nota a tutti; per l'originalità della rappresenta-zione stessa, con sipari musicali e di mimica pura, dalle atmosfe-re inquietanti ma di sicura effi-cacia che hanno smosso la coscienza dello spettatore su quella che riteniamo la pagina più brutta della nostra storia”. A trionfare per il pubblico e per la giuria si esperti - composta da Mimmo Mongelli, Angelo Acquaviva, Mimmo Capozzi, Mimmo Roma e Antonietta Mancini - è stato invece lo spet-tacolo “Uomini sull'orlo di una crisi di nervi” del Piccolo Teatro di Terracina, pièce dai toni leggeri e divertenti sulla dimen-sione maschile dei rapporti di coppia. Il Piccolo Teatro “G. Nofi” di Terracina ha dunque ricevuto un premio in denaro della somma complessiva di

euro 1500. Non solo. Uno dei protagonisti e regista della commedia, Roberto Percoco, è stato premiato inoltre come migliore attore, mentre il corri-spondente premio femminile è andato all'attrice Laura Men-gozzi, per l'interpretazione nello spettacolo “Camere da letto” della compagnia “Ma-locchi e Profumi” di Forlì. Il premio speciale Uilt (Unione italiana Libero Teatro cui è associata la compagnia “Peppi-no Mancini”) infine è stato assegnato all'opera “Ferdinan-do”, messa in scena dal gruppo amatoriale del Teatro Mio di Vico Equense (Na), “per la meritevole scelta drammatur-gica di alto valore culturale e sociale”. Un cartellone dunque che in chiave ironica ha rappre-sentato al meglio le dinamiche quotidiane tra uomini e donne in un incessante susseguirsi di risate. D'altronde, come diceva Eduardo De Filippo, “Nel teatro si vive sul serio quello che gli altri recitano male nella vita”.

F. R.

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MI NETTI?

Molti amici confidenzialmente, abbreviando il mio cognome, mi chiamano Rubi. La cosa mi diverte, anche se non avete idea di quante volte ho dovuto sottolineare, durante alcune cene in loro compagnia, che la sintesi cognonomeica fosse un argomento filosofico lecito a patto che finisse con la i e non con la y e che nel dopo cena non fosse in programma nessu-na danza burlesque. Per timore e per pudore, ho sempre evita-to di dialogare a lungo con chi si chiama Patrizia e si fa chiamare Patty o Lorenzo, Lory, per non parlare delle Anne che si fanno chiamare Anny (che a questo punto è giusto chiederci dove stia l'abbreviazione), non ho

niente contro di loro, ma è pro-prio un mio limite. Giustifico solo alcuni nomi, giusto per giustizia o pietà, come la pove-ra Filomena che diventa Filly, la tapina Nunzia che si tramuta in Nancy, la misera Concetta che prende il nome di Concy, a loro ci hanno già pensato i genitori a infliggere una punizione in sede di battesimo, e non è gen-tile mettere ulteriormente il dito nella piaga. Il problema serio è per chi si chiama Porzia, e non credo che ci siano altre domande da Porcy a riguardo. Ma torniamo a Ruby, la giovane marocchina stranamente nipo-te dell'egiziano Mubarak. Insomma, i cinesi sono tutti uguali, se li vedi non li sai distin-guere, così capita pure per i neri africani e non parliamo poi degli arabi, almeno così si potrebbe difendere qualcuno che a pochi passi dal Pirellone, sta subendo un processo inde-gno, a suo parere tenuto da giudici femministi e sporchi comunisti. Tra i vari personaggi in causa troviamo la signora Nicole Minetti, dal cognome è ovvio che sia un'igienista e dalle protesi labiali si può aggiungere che la sua profes-sione abbia sempre a che fare

qualcosa con la bocca. La consi-gliera regionale Nicole (non badate al nome: per fortuna è una sola), nonostante gli impe-gni giudiziari, pare che da quan-do non deve prelevare nessuno dalle questure o dai bordelli per conto terzi, la notte si annoi e cerca di raccattare in giro qualcuno almeno per se stessa. Ultimamente la procace politi-ca, essendo maggiormente presente nella cronaca rosa, rispetto a quella legata a più alte sfere, mi costringe a fre-quentare il parrucchiere per aggiornare voi, colti lettori de il Menante, giustamente lontani da riviste paparazzose ricolme di altre sfere, volgarmente chiamate balle. Parlo di quei giornali che scrivono che lady Gaga si è strafocata di ricci dalle parti di Savelletri, oppure che Chanel è il nome di una figlia di un calciatore invece che quello di un noto profumo che egre-giamente con due gocce sosti-tuisce un caldo pigiama di felpa con gli orsacchiotti disegnati. Dal parrucchiere, per sfogliare meglio quel genere di riviste considero più efficace andarci di sabato, le lunghe e intermi-nabili code fatte di extensions, ma anche le più spelacchiate

acconciature, mi permetteran-no così di evitarvi simile calva-rio: quello di sfogliare pagine patinate e riconoscere meno del dieci per cento dei vip e dover amaramente rendersi conto di essere da sempre fuori dal tunnel del gossip. Scusate, mi suona il telefonino. “Pron-to? Sì va bene ora scrivo di Nico-le Minetti, sì direttore… scri-verò che ha detto che non può vivere senza sesso, va bene, direttore, si lo so, dobbiamo essere al passo con i tempi. Che? Tira più di un carro di buoi? Pronto? Pronto?”. Il Menante dovrebbe pagarmi di più: il mio cellulare è una chiavica che dovrebbe essere esposto in un museo di archeologia indu-striale. Allora, dicevamo. La consigliera regionale Nicole Minetti tira più di un carro di buoi, infatti, nella giunta Formi-goni il carroccio ha un certo peso politico. Sto facendo un po' di casino, cerco qualcosa su Internet, ci capisco poco di gossip e presumo che il Pirello-ne è gradito alla Minetti perché è convinta che sia un sex toy per le donne più capienti. Scri-vo “non posso vivere senza…” e neanche finisco di digitare la frase sulla tastiera del mio vec-

dicembre 2012

Via del Miracolo, 176 - 72010 - POZZO FACETO (BR)INFO 080.489.02.41 - 338.56.35.001 - [email protected] - www.ilgiardinodoro.it

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chio computer, che mi ritrovo in un link dove sta Antonella Clerici, la presentatrice più amata dai bambini in prima serata TV e dalle massaie a mez-zogiorno alle prese coi fornelli di mamma RAI, che annuncia in maniera indubbia: “Non posso vivere senza cazzo” anche se poi leggo che è stato un lapsus e che avrebbe voluto dire cal-cio anziché cazzo. E qui Freud ci avrebbe sguazzato alla grande, fino a non farle più frequentare nessun suo familiare. Ma che è? Un'epidemia tra presentatrici? Nel processo Ruby ha testimo-niato anche la conduttrice di talk show dalla lacrima pomeri-diana facile Barbara D'Urso. Nell'aula la signora ha categori-camente giurato di essere stata solo una sera ad Arcore duran-

te una cena morigerata. È risa-puto che gallina vecchia fa buon brodo. Le donne di spet-tacolo, quando per un po' non r i m a n g o n o s u l l a c r e s t a dell'onda, hanno bisogno, come di una droga da sniffare nel segreto dei camerini, di riemergere, di farsi fotografa-re, di farsi spaparazzare e spu-pazzare anche da paparazzi chiacchierati, così, l'igienista Nicole Minetti quest'estate ha montato un flirt con Fabrizio Corona, il palestrato tatuato, noto anche per le sue rocambo-lesche avventure con parcheg-gi stravaganti e velocità super-soniche su moto e auto noleg-giate pur essendogli stata tolta la patente per i vari eccessi precedenti gli eccessi successi-vi. Un uomo che non bighello-

nasse tra le prime pagine sfo-gliate con indolenza nel mio parrucchiere, finirebbe diretta-mente in galera, con la stessa velocità dei suoi bolidi stradali. Ma lui no, lui è amato dalle donne come Nicole che placi-damente dichiara che le “piac-ciono i bad boys”, lo ha affer-mato in maniera convinta e sostenuta in un'intervista su un rotocalco che non ricordo bene se si chiama “Viva la Donna”, oppure “Viva la Mamma”, oppure “Donna Oggi”. Insom-ma un titolo simile, che discri-mina il genere femminile. Nella stessa conversazione con il giornalista ha anche candida-mente dichiarato di aver fatto sesso con una donna, ed essen-do imputata per induzione e favoreggiamento della prosti-

tuzione anche minorile insieme a Lele Mora ed Emilio Fede, avrebbe fatto meglio a tacere per evitare eventuali complica-zioni, oppure anche semplice-mente per favorire i suoi acca-lappiamenti ulteriori. Secondo lei, aggiunge, “un uomo al gior-no toglie il medico di torno”, il proverbio originale dice che chi scaccia giornalmente il dotto-re, sia una modesta mela. Ma giochi di parole come “me-la dai, ma dopo mi-netti?” anche se volgari, sono troppo intellettuali per chi non ha scan-dito più di due sillabe concrete per la gestione politica della sua regione, che da tempo avrebbe bisogno di un sano repulisti.

A. R.

dicembre 2012

Dediche4 dicembre 2012: il giornalista Giovanni Floris, in chiusura della consueta puntata settimanale di Ballarò, fa conoscere all'Italia Eugenia Stabellini, 83 anni, ex maestra elementare, assidua frequentatrice della biblioteca comunale del suo paese, Formignana, in provincia di Ferrara. Una vera e propria divoratrice di libri. Nell'ultimo anno ne ha letti ben 146. La nonna di Ballarò dichiara: «Ho ricevuto l'amore per i libri da una nonna, Malvina Chendi, che frequentò fino alla quarta elementare nelle scuole vecchie di Formignana. Da allora, dopo aver insegnato come maestra a Copparo e Gradizza, non ho più smesso di leggere».

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A MARCIA INDIETROChe cosa si aspetta il cittadino dal sistemo sanitario pubblico? Innanzitutto che rispetti quelle caratteristiche che l'aggettivo “pubblico” reca naturalmente in sé, ovverosia, che sia universale, aperto cioè a tutti, gratuito per le fasce di reddito meno abbienti e – scusate se è poco – che funzioni in maniera efficace, ovverosia che fornisca prestazioni di buon livello e in tempi ragionevoli. Le tasse versate a cadenza periodi-ca servono anche a questo e se lo Stato esattore pretende puntua-lità nei pagamenti, è piuttosto normale che il cittadino rimanga in attesa di una controprestazio-ne di livello quantomeno equiva-lente. Invece, capita sovente di ascoltare opinioni che definisco-no il sistema sanitario italiano l'ennesima falla di un bilancio pubblico che fa acqua da tutti i buchi. Prestazioni di basso livel-lo, livello di cortesia e di umanità degli operatori sanitari pari a zero, tempi di attesa interminabi-li, esenzioni ridotte all'osso per-ché c'è la crisi. Di converso, aumentano le truffe a carico del sistema sanitario. E ciò determi-na una vera e propria escalation del disvalore associato ad un sistema che in potenza possiede tutte le carte in regola per garan-tire i diritti e le esigenze della collettività, ma che nella pratica concentra tutte le imperfezioni associate normalmente al pub-blico. Eppure, in quest'Italia così bistrattata non mancano le isole felici, quelle realtà costruite a misura d'uomo e per l'uomo. Non si deve mai dimenticare che l'interesse in gioco è davvero rilevante – la salute umana – degnamente ospitata nella Carta costituzionale e per la quale non dovrebbero in alcun caso ammettersi defaillance. Il siste-ma sanitario nazionale vive di una dicotomia inspiegabile che differenzia nettamente le presta-zioni rese al Nord da quelle rice-vute nel Sud Italia. Per quelle dell'Italia centrale, invece, si usa rifarsi alla meteorologia, con un laconico “non pervenuto”. Il Nord è dipinto come il luogo delle eccellenze e siccome vale il detto “se proprio devi farti ammazzare, fai in modo che sia

per mano almeno di un buon macellaio” si assiste ad un feno-meno migratorio che nulla ha da invidiare rispetto a quello che aveva per protagonisti tanti cittadini del Meridione che nella Fiat di qualche decennio intravi-dero il vello d'oro, cioè la possibi-lità di condurre un'esistenza libera e dignitosa. La sanità meri-dionale è invece additata come ricettacolo di sprechi e di incapa-cità. Giudizi impietosi, la cui perentorietà è cagionata per buona parte dal timore reveren-ziale che accompagna l'uomo comune quando si trova al cospetto di chi è chiamato a curarlo. Le esperienze sono sog-gettive, si differenziano da indivi-duo a individuo, eppure genera-no sillogismi e realtà incontrover-tibili degne del miglior Aristotele- “Gli ospedali della Sicilia sono realtà fatiscenti. L'ospedale di Canicattì si trova in Sicilia. L'ospedale di Canicattì è una realtà fatiscente”. O ancora, “Gli ospedali del Nord Italia garanti-scono prestazioni di alto livello. Sono stato operato in un ospeda-le del Nord Italia. Tutti coloro che hanno necessità di un intervento devono rivolgersi alle strutture del Nord”. Rispetto a una simile realtà, Stato e Regioni davvero poco hanno fatto per creare il cambiamento, o almeno per provarci. Ormai il dictat comune è di accontentarsi di ciò che passa il convento, anzi meglio il governo e se è possibile, quando

si tratta di curare la propria pelle, meglio essere disposti a partire (soprattutto se le condizioni economiche lo consentano). È di qualche giorno fa una dichiara-zione del Presidente del Consi-glio Monti sul sistema sanitario nazionale che merita qualche riflessione. Intervenuto alla pre-sentazione a Palermo del nuovo Centro per le biotecnologie e la ricerca medica della Fondazione Rimed, Monti ha affermato: “La crisi ha colpito tutti e il campo medico non è un'eccezione. La sostenibilità futura dei sistemi sanitari nazionali, compreso il nostro di cui andiamo fieri potrebbe non essere garantita se non si individueranno nuove modalità per servizi e prestazio-ni. La posta in palio è altissima”. Che vuol dire tutto ciò? Secondo la CGIL, le parole del Premier hanno lo stesso sapore delle lacrime di coccodrillo, avendo il Governo contribuito in parte rilevante a ridurre all'osso il siste-ma sanitario nazionale. Se l'intenzione è quella di privatizza-re, il sindacato è già pronto a combattere. Come spesso acca-de in queste occasioni e come altri autorevoli esponenti del Governo in carica sono avvezzi a fare, da Palazzo Chigi sono arri-vate repentine le prime precisa-zioni: “Contrariamente a quanto riportato dai media, il Presidente ha voluto attirare l'attenzione sulle sfide cui devono far fronte i sistemi sanitari per contrastare

l'impatto della crisi. Ciò vale, peraltro, per tutti settori della pubblica amministrazione. Le soluzioni ci sono, e vanno ricerca-te attraverso una diversa orga-nizzazione più efficiente, più inclusiva e più partecipata degli operatori del settore”. Come o g n i p r e c i s a z i o n e a n c h e quest'ultima ha il sapore di un rappezzo anche piuttosto mal-destro. La rinascita del sistema sanitario nazionale, l'aspirazione a livelli di efficienza che risponda-no alle esigenze dei cittadini non può essere rimesse solo agli intenti e ai giri di parole. Nella pratica, cosa significa una mag-gior partecipazione degli opera-tori del settore? Assolutamente nulla. A questi ultimi è attributo certamente un ruolo rilevantissi-mo, ma non esclusivo. E non è neppure possibile pensare che lo Stato possa, in un ambito di così elevata rilevanza, comportarsi da gambero e cedere il passo ai privati. La sanità non merita e non deve essere trattata solo come un plesso della pubblica amministrazione su cui operare tagli indiscriminati. Sarebbe forse il caso di approfondire le pratiche di bench marking cui i burocrati del Governo pure si appellano quando è il caso di fare richiamo all'efficienza, ovverosia di guardare a quelle isole felici in cui la sanità funziona e indagare i motivi per cui funziona. Sarebbe già un passo in avanti e farebbe dimenticare l'ennesimo scivolo-ne del Governo tecnico, dimenti-co che sul sito del Ministero della Salute campeggiano i principi fondamentali del sistema sanita-rio nazionale:�responsabilità pubblica della

tutela della salute�universalità ed equità di acces-

so ai servizi sanitari�globalità di copertura in base

alle necessità assistenziali di ciascuno, secondo quanto previsto dai Livelli essenziali di assistenza

�finanziamento pubblico attra-verso la fiscalità generale

�"portabilità" dei diritti in tutto il territorio nazionale e recipro-cità di assistenza con le altre regioni.

Aurora Nardelli

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E IL REGALO?

dicembre 2012

Natale è alle porte, gli animi sono già più calorosi, gli addobbi sono stati ripresi dagli scaffali e puliti fino all'ultimo granello di polvere, nelle strade l' illuminazione è già completa, i bambini imparano le poesie, in Chiesa ci preparano all' arrivo di Gesù... Ma scusate... Babbo Natale dov'è? Sarà forse in ferie? O anche lui non riesce a pagare le renne ? O si è gelato per il freddo nella sua casetta al Polo Nord dopo aver risparmia-to sul riscaldamento? Questo Natale il regalo non c è, e forse è meglio così. Eccovi alcune regole di sopravvivenza alla banca rotta :- per il pranzo preparate qualcosa di genui-no e se qualcuno ha da obiettare dite che nei cibi natalizi ci sono troppe calorie e che il bon ton prevede poche portate e di ridotto contenuto calorico.-Per il cenone niente champagne e frutti di mare, accontentavi di lenticchie e uva. Sono pur sempre un buon augurio.-Per i regali al marito prendete una cravatta dal suo armadio e incartatela per bene (in assenza di materiale per confezionarla, non lesinate nemmeno sulla carta da parati). Lui non si accorgerà di averla uguale e se proprio dovesse farlo, farebbe la figura del pazzo. A chi mai verrebbe in mente di regalare un oggetto che ha lavato e stirato tante volte? -Alle amiche regalate una bella cartolina delle Maldive e sul retro scrivete tutti i lati positivi per chi sceglie di rimanere a casa per le feste ( anche se pochi saranno di conforto!)-Ritardate di mezz'ora la vostra uscita da casa, così da non fermar-

VORREI...

Vorrei avere la bellezza di Angelina Jolie, la pazienza di chi aspetta qualcosa che sa che non arriverà, vorrei avere la capacità di scrivere di Nicholas Sparks, il coraggio di chi ha lottato per la vita, vorrei avere gli occhi di chi ha sorriso dopo aver visto la tempesta, le mani di chi ha toccato ogni punto del mondo, vorrei avere il carattere di chi sa adattarsi e di chi ha sempre la risposta a tutto, vorrei avere la forza di chi va a lavorare ogni mattina per assicurarsi un futuro sereno, vorrei

avere la testa piena di sogni, vorrei avere i piedi di chi ha camminato senza mai fermarsi. Vorrei avere la felicità perenne e non ridotta a qualche sprazzo, vorrei avere lo stile di Chanel, il naso di Dante Alighieri, la retorica dei sofisti, la provocazione di Socrate, la perseveranza di chi cerca e poi riesce a trovare. Vorrei essere il tesoro di un amico, l'altra metà del cuore, qualcuno su cui contare. Vorrei avere la capacità di tenere a bada le lacrime quando è giusto che non scendano. Vorrei ricordarmi tutto la lezione di domani e portare a casa una bella soddisfazione, vorrei non dimenticare l'ombrello a casa quando piove, vorrei vestirmi con tremila colori senza che nessuno mi giudichi, vorrei urlare, vorrei che il mondo si fermasse per un momento, vorrei essere sapiente, ma anche ignorante, vorrei correre in un campo di grano, vorrei aiutare chi non ce la fa anche se non ce la faccio neanche io, vorrei non avere nemici, vorrei svegliarmi sempre con il sorriso, vorrei conoscere il mondo a memoria ma riuscire comunque a stupirmi per un fiore sbocciato in autunno. Vorrei, vorrei, vorrei.. Ma alla fine vorrei solo che dopo tante tempeste, nel cuore di tutti nascesse un arcobaleno, pieno di tutti i colori che contraddistinguono l'animo di chi ha lottato per essere ciò che è e non ha più paura di mostrarsi.

P. V.

vi mai di fronte alle vetrine per non cadere in tentazione-Per le luci dell'albero di Natale usate le candele. Risparmierete sulla bolletta e avrete un'atmosfera calda e avvolgente (state solo attenti nel collocarle lontano da qualcosa a cui tenete particolar-mente)-Per i vostri figli, però, non badate a spese. È giusto che loro creda-no ancora per un po' a Babbo Natale e che non pensino sin da ora ai tagli e ai sacrifici. Guardate adesso il lato positivo della mia affer-mazione: in fondo, figli lo siamo tutti quanti. Ecco perché per tutti ci sarà un regalo ed anche perché, in fondo, a Babbo Natale ci cre-diamo veramente.

Paola Vinci

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E DI CHE VOGLIAMO PARLARE QUESTO MESE?

E di che vogliamo parlare questo mese? Vogliamo parlare di quel-le telefonate, sempre inoppor-tune, che arrivano ad ogni momento del giorno e della not-te, quando stai lavorando e quando stai dormendo, quando stai riposando e quando non vuoi essere scocciato, e che comunque rompono sempre quelle cose laggiù? E che inevita-bilmente incominciano con un falsoconfidenziale “sono Pao-la” o “sono Francesca” o “sono Rossella” e finiscono con un altrettanto inevitabile, ma molto meno confidenziale, “ma vaffanculo!” che se non viene esternato in tutta la sua potenza liberatoria viene comunque pen-sato e solo una malcelata decen-za trattiene dall'esplosione; quando ti trattiene.A chi non è capitato almeno cento volte nell'ultimo mese di dover rispondere ad uno squillo strafottente e dover fare i conti con un impertinente operatore. Impertinente ed insistente.Una volta queste telefonate arri-vavano soltanto sui telefoni fis-si, adesso arrivano dappertutto, per cui se un tempo potevi esse-re disturbato soltanto a casa, adesso ti rompono, sempre le

cose laggiù, non solo a casa, ma anche a scuola, in ufficio, per strada, quando stai guidando, e vuoi o non vuoi devi rispondere perché non sai mai chi è il delin-quente che ti sta telefonando. Potrebbe anche essere tua moglie.Detto questo, la voce suadente e curiosa dall'altra parte del cavo o dell'etere generalmente ti chiede se sei interessato al pro-dotto che reclamizza, e se non l'hai mandata subito a quel pae-se, al tuo rifiuto anziché riattac-care, con tono provocatorio e quasi di rimprovero ti fa: “Come mai?”Normalmente io sono per il “vaf-fanculo” immediato, ma se sono arrivato al secondo passaggio, di fronte al “come mai?” reagi-sco positivamente, e con ragio-namento forzatamente quanto stentatamente sereno, ma in un crescendo pericoloso di tensio-ne palpabile da questa e da quel-la parte del telefono, ciò che non ho fatto prima faccio adesso, ma questa volta accompagnan-do il “vaffanculo” con esaurienti spiegazioni circa l'opportunità di rompere le palle alla gente e soprattutto di insistere.Ma la cosa bella è che, qualche volta, il tuo interlocutore, forte del fatto che gli hanno detto “ti paghiamo per rompere le palle alla gente, quindi fallo!” insiste. Ed io cambio colore. Prima divento rosso, poi verde, viola ed infine bianco. Le variazioni di colore seguono un percorso

scandito dalle parole. Se vi ho potuto dire i colori le parole non ve le posso proprio dire, ma ve le potete immaginare.Qualche altra volta, quando molto raramente sono più disponibile, cerco di far capire a chi mi ha telefonato, che la cosa può dare fastidio, dopo di che mi è capitato pure di mettermi a parlare dei fatti miei con l'interlocutore sconosciuto o è stato lui, o lei, a parlarmi dei suoi. Addirittura un tizio mi ha invitato a Recanati solo perché gli ho detto che mi piaceva Rino Gaetano. E un'altra mi ha conso-lato quando ha saputo che mi stavo separando e mi ha detto che era successo pure a lei.Per non parlare di quell'opera-tore che presentandosi molto cordialmente, prima che lui mi dicesse che vendeva non so che, avevo scambiato per un mio amico che non sentivo da tanto tempo, ed eravamo rimasti a parlare a lungo peraltro senza che io avessi capito una mazza di chi fosse lui e forse pure lui, alla fine, si era convinto che ci cono-scessimo.Ma quelli che proprio sono delle zecche che non sopporto sono gli operatori di Sky. Roba da manicomio criminale. Prima ti massacrano con una infinità di telefonate per cui alla fine ti abboni non perché ti interessa quello che ti stanno dando, ma semplicemente per non farti più chiamare. Poi, non ne parliamo di cosa ti succede se osi disdire

l'abbonamento. In tempo utile ovviamente, perché se osi cer-care di disdire in tempo non più utile, allora non si fanno più sen-tire salvo continuare a farsi paga-re.In ogni caso, una volta abbona-to, non ti lasciano più. Nel senso che hanno deciso che finché campi sarai loro cliente: finché morte non ci separi.Perché se vuoi divorziare ti tor-mentano per mesi con una fre-quenza di chiamate, perlopiù fuori orario o in orario di lavoro, spropositata, offrendoti pac-chetti esclusivi e condizioni sem-pre più vantaggiose. Ma tu sei forte. Più forte di loro. Così cre-di. E vai avanti per la tua strada. E non rinnovi l'abbonamento. E loro non te lo perdoneranno mai. E dopo che ti avranno sfini-to con un'altra serie intermina-bile di telefonate di giorno e quasi di notte, approfitteranno di un tuo momento di debolezza e ti rinnoveranno il contratto. E sarà la fine. Convinto di avere tutte le ragioni di questo mondo per pretendere di non essere scocciato dai vari Sky, Tim, Wind, Infostrada, venditori di tappeti, venditori di pentole, venditori di cosmetici, esiste un avvocato che accetta di difen-dermi gratis in un contenzioso contro questi rompiscatole auto-rizzati? Se esiste mi chiami al tele-fono. Giuro che non lo manderò “affanculo”.

Nicola Fiume

dicembre 2012

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L'ordine è un concetto alquanto relativo, per fortuna. C'è chi si definisce ordinato per definizio-ne e non disdegna, suo malgra-do, atteggiamenti maniacali verso i compagni per definizione dell'ordine, la pulizia e l'igiene. C'è chi, di converso, si vanta affermando di disporre di un ordi-ne mentale che non necessaria-mente si riflette sull'ordine ester-no. Cassetti con indumenti dispo-sti alla rinfusa, scrivanie ricolme di carte, scaffalature in cui i libri si confondono con suppellettili di vario genere e persino con oggetti che comunemente sono estranei al concetto di scaffale. È questo il perfetto identikit di chi con la realtà esteriore ha ben poco da spartire, convinto com'è che non esiste regola per la collo-cazione degli oggetti e soprattut-to sulla loro modalità di conser-vazione. Val bene precisare che non necessariamente questo tipo di atteggiamento si concilia con la sporcizia e la polvere. Cer-to, non può sfuggire che spolve-rare in un ambiente cosiddetto ordinato produce meno fatica che farlo in un luogo in cui un por-tafotografie deve necessaria-mente convivere con una zuc-cheriera. A volte, si dice che que-sta presunta forma di disordine è legata alla mancanza di spazio. Altre volte - e il giudizio appare davvero poco lusinghiero - si dice ancora che chi è disordinato nella gestione delle proprie cose riflette tale caratteristiche anche nella propria mente. Una tale varietà di opinioni è legittima in un ordinamento che si definisce democratico e che consente ai singoli di fare una scelta, assu-mendone in pieno ogni conse-guenza. Il punto è tuttavia un altro. Prendiamo per esempio una persona – anzi una donna, visto che l'attività è prerogativa femminile a causa di una regola non scritta – alle prese con una camicia da stirare. Che sia ordina-ta o meno, una regola sempre non scritta afferma che non può e non deve fallire nell'impresa. Qualche anno fa, la nonna mi consigliava in merito e asseriva che in ogni attività bisogna esse-re più o meno periti, non solo e non tanto per appagare il deside-

rio di mettersi alla prova, quanto per la necessità – casomai ne capitasse l'occasione – di imparti-re un comando ad altri. Da incau-ta nipote eccepivo che da adulta sarei stata circondata da uno stuolo di servitori. Schiava della casa e delle faccende domesti-che, compreso la camicia da stira-re? Mai e poi mai. Eppure, per via di quel bizzarro consiglio dovetti cimentarmi con l'asse da stiro e con il più pernicioso degli indu-menti che questo possa ospitare: una camicia da uomo. In cosa questo mistero umano differisce da una camicia femminile? I bene informati diranno dall'abbot-tonatura. I più pratici sottolinee-ranno la maggiore quantità di stoffa da sottoporre al caldo abbraccio del ferro a vapore. Caldo abbraccio? È un eufemi-smo, ovviamente. Stirare [secon-do la definizione fornita dal dizio-nario Treccani: distendere un oggetto tirandolo in modo che la superficie ne risulti piana e uni-forme] è un'arte che richiede perizia e attenzione. Perizia per-ché la falsa piega è sempre in agguato. Attenzione perché la minima distrazione è causa di rovinosi disastri per l'indumento

e per le mani. Veniamo però al cosiddetto punctum pruriens della faccenda. Poniamo il caso che l'arte connessa al ferro da stiro sia stata finalmente appre-sa; non importa in quanto tempo e con quanti sacrifici, non rileva neanche se il soggetto in questio-ne sia ordinato o disordinato, dotato di un sufficiente livello di cultura o meno. È giusto stirare le camicie altrui e soprattutto è giusto che una donna stiri le cami-cie del proprio compagno a tempo determinato o indetermi-nato che sia? La solita regola non scritta afferma di sì; il buon senso evidenzia che, essendo già alle prese con il ferro da stiro, non ha molto senso interrogarsi sul con-cetto di giustizia o meno. Una buona stirata non si nega a nes-suno, anzi visto che talora il ferro viene adagiato persino sui cano-vacci da cucina, perché negare tale privilegio a una bella cami-cia? Giusto o non giusto, l'ordinamento italiano non pre-vede alcunché in materia, ma la prassi, che pure si annovera fra le fonti del diritto, lo impone. Vedia-mo cosa accade in altri paesi dell'Unione Europea. Una mia amica, dotata di indubbia intelli-

genza e in quanto tale tributaria da parte mia di un'attenzione particolare, afferma di non avere mai stirato una camicia pur essendo in grado di farlo. La cir-costanza ovviamente ha destato la mia curiosità. Quando si con-frontano due scuole di pensiero di segno contrastante, è giusto prestare la massima attenzione, soprattutto quando una delle due può diventare fonte di indub-bi risparmi di fatica. Mentre la nonna mi spronava a diventare perita di ogni faccenda domesti-ca, ho scoperto che la mamma e la nonna della mia amica hanno opposto un netto rifiuto alle cami-cie maschili da stirare e la mia amica è intenzionata a non inter-rompere la tradizione. La ragione di tale ostinazione? Talmente semplice da apparire ovvia, ma non per questo non condivisibile. Se il proprietario della camicia decidesse putacaso di tradirti, non vivrai col turbamento di aver-gli persino stirato le camicie. È pur vero che con i se e con i forse non è buona abitudine convive-re, è vero anche che bisogna sem-pre serbare fiducia nel prossimo, compagno compreso, ma in certe circostanze la cautela non è mai eccessiva. Pertanto, onde evitare di correre rischi inutili, è meglio astenersi da certe attivi-tà. Il mondo è pieno di commenti del tipo “Guarda quella poveret-ta abbandonata dal marito. Gli stirava persino le camicie”. Come dire, oltre il danno pure la beffa. Morale della storia? La metafora della camicia insegna che fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio. Considerato che stirare una cami-cia maschile comporta l'impiego di ben sette minuti del proprio preziosissimo tempo, si consiglia vivamente di astenersi e dedicar-si ad attività ben più proficua rivolta alla cura della propria per-sona. Le camicie aspetteranno e se proprio dovessero spazientirsi basterà a tenerle calme il raccon-to di un ferro da stiro che sembra-va un buon marito, ma che in veri-tà alla minima occasione amava concedersi lussuriose distrazioni con maliziosi capi di biancheria intima su cui era impresso a chia-re lettere “No stir”.

A. N.

LA METAFORA DELLA CAMICIA

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VINCITORI MORALIAnche a Fasano, il voto per le primarie del centrosinistra ha riservato non poche sorprese. La prima sorpresa, la più eclatante, è che si è votato anche a Fasano. A differenza di quanto accaduto in occasione delle passate elezioni comunali, quando i dirigenti del Partito Democratico giudicarono incauto affidare le sorti della città a gente inaffidabile come i propri elettori, questa volta i votanti progressisti hanno potuto espri-mere il proprio parere. Una nota del Partito Democratico chiarisce, tuttavia, come questo evento sia da considerarsi del tutto eccezio-nale: “I fasanesi si dimostrano ancora una volta orientati a votare in massa per Vendola invece che dare retta alle indicazioni del Sena-tore Latorre. Tale sciagurata abitu-dine, se ripetuta, rischierebbe seriamente di farci vincere le ele-zioni. Poiché questo è un rischio che non vogliamo assolutamente correre – spiega la nota della segreteria, composta dagli unici tre iscritti al partito – eviteremo in futuro di cedere a tali derive popu-liste che contengono in nuce i germi dell'antipolitica alla quale, da sempre, ci opponiamo”. A questo punto diventa interes-sante capire quali siano stati gli schieramenti che si sono fronteg-giati a sostegno dei diversi candi-dati al primo turno delle elezioni primarie della coalizione. Nichi Vendola ha goduto del sostegno dei militanti del suo partito, Sinistra Ecologia Libertà. I vendoliani locali li distinguete perché, dopo ogni elezione pri-maria che vincono, girano per una settimana col petto in fuori gon-golando orgogliosi e sfottendo gli amici-rivali del Partito Democrati-co. Poi, giunti alle elezioni vere e proprie, preferiscono non strafa-re e trovano comunque il modo di ottenere percentuali simili ai prefissi telefonici e scomparire dalla scena fino alle primarie suc-cessive. In questa occasione si sono tolti anche lo sfizio di parte-cipare al secondo turno e, forti dei 531 voti ottenuti al primo, deter-minare le sorti del ballottaggio ribaltando in favore di Bersani i

risultati della settimana prece-dente. “Avevamo tutti contro eppure abbiamo vinto. Anche se non siamo andati al ballottaggio, ci consideriamo i vincitori morali delle primarie”, affermano da SEL. Determinante pare sia stato l'appoggio a Vendola offerto dal dottor Franco Mastro, che ha infatti dichiarato: “Sono da sem-pre vicino alle istanze sociali della sinistra, come dimostra il mio pas-sato politico coerente nei Progres-sisti e nei Cristiano Sociali, quindi non potevo che essere vicino all'amico Vendola”.Pierluigi Bersani ha potuto conta-re sul consueto apporto dei mili-tanti storici del Partito Democrati-co di Fasano. Infatti ha straperso al primo turno. Quel che è peggio è che ha vinto al secondo ma solo grazie al sostegno dei vendoliani. I 253 voti presi dal segretario del partito vengono, tuttavia, giudi-cati positivamente dai suoi soste-nitori: “Chi lo doveva dire che nono-stante lo appoggiassimo noi, Ber-sani doveva prendere tutti quei voti” commenta entusiasta Gior-gio Pentassuglia. Gli fa eco Giu-seppe Palazzo che dichiara “tutti quei voti, voti, oti” e poi aggiunge: “Avevamo tutti contro eppure abbiamo vinto. Anche se abbiamo perso al primo turno, ci consideria-mo i vincitori morali delle prima-rie” Da considerare anche il soste-gno goduto da Bersani da parte del dottor Franco Mastro che afferma: “Ho dato volentieri una mano all'amico Bersani poiché riconosco in lui i valori che hanno sempre ispirato con coerenza il mio percorso politico fin dai tempi della mia militanza nei Comitati per Prodi e poi in Democrazia Euro-pea”.Matteo Renzi a Fasano è riuscito a sconfiggere Bersani giungendo secondo, dopo Vendola, con 341 preferenze. Un risultato significa-tivo per i pochi che si erano schie-rati apertamente col rottamatore fiorentino: i consiglieri Rosato e Pagnelli e alcuni ex collaboratori dell'Assessore Amati, tra i quali Francesco Zaccaria. Significativa la dichiarazione di Zaccaria: “Ave-vamo tutti contro eppure abbiamo

battuto il segretario. Ci consideria-mo i vincitori morali delle prima-rie” Questo al primo turno. Dopo il secondo turno, invece, Rosato e Pagnelli hanno avuto modo di precisare: “Renzi? I c cazz u canosh?” (trad. Renzi ha rappre-sentato un elemento di grande novità). Da registrare il consenso attribuito a Renzi dal dottor Fran-co Mastro: “Chi come me è stato sempre coerentemente un innova-tore, come dimostra la mia militan-za nella Democrazia Cristiana e nel Partito Popolare, non poteva fare a meno di dare una mano all'amico Renzi”.Bruno Tabacci a Fasano avrebbe dovuto fare il pieno grazie al for-midabile apporto dell'API, che a Fasano ha preso più voti di SEL (sì, è vero che quasi tutti hanno preso più voti di SEL, ma non mi viene da dire nient'altro sull'API), e dei Marxisti per Tabacci che nel nostro comune contano una tren-tina di aderenti, compreso chi vi scrive. Nonostante il modesto risultato ottenuto (17 voti) il suf-fragatissimo Francesco Bianco (311 preferenze alle scorse comu-nali) afferma: “Ritengo Tabacci il vincitore morale delle primarie a Fasano. Avevamo contro tutti gli apparati dei partiti maggiori, che infatti non mi hanno neanche avvi-sato che l'API fosse nel centrosini-stra e infatti non ho votato nem-meno io, eppure abbiamo ottenu-to un risultato straordinario”. Risultato sul quale ha influito anche la scelta del dottor Franco Mastro di correre al suo fianco:

“Non avrei potuto sostenere altri che l'amico Tabacci, al quale sono legato per la passata militanza comune nelle fila dell'UDC dalle quali f i la sono poi passato nell'Italia di Mezzo per poi tornare coerentemente nell'UDC dopo il passaggio dal Partito Socialista”.Laura Puppato cerca ancora di capire chi siano, oltre al dottor Franco Mastro che l'ha sostenuta in virtù di un comune sentire svi-luppato nel periodo in cui è stato vicesindaco (una volta col centro-sinistra e uno col centrodestra, per rispetto della par condicio), gli altri 8 fasanesi che l'hanno scelta come candidata preferita. Dal numero di voti racimolati, appare probabile che dietro il consenso attribuito alla politica veneta si celi il segreto sostegno del noto esponente di destra Gaetano Vinci il quale, avendo deciso di sostenere Giorgia Meloni alle primarie del PdL, pare abbia dato indicazioni di voto del tenore: “Alle primarie votiamo la femmi-na”. Non avendo specificato la data delle primarie, pare che alcu-ni militanti destrorsi si siano recati alle urne del centrosinistra e abbiano quindi scelto la mite Puppato in vece della combattiva Meloni. Se così è stato, possiamo considerare Laura Puppato la vera vincitrice morale delle prima-rie a Fasano, almeno ha fatto votare qualche elettore di centro-destra, che se quei poveretti, per votare, devono aspettare le pri-marie del PdL, rischiano di morire con la matita in mano.

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PETTOLE E BACCALÀI racconti bislacchi della Signora Buendia

Ormai è una vera e propria epidemia mediatica. Ovunque serpeggia l'argomento culinario, non esiste nessun canale televisivo o rivista che non contenga un programma o un articolo di cucina. Persino una rivista di arte rivolta a professionisti del settore, alla quale sono abbonata da più di vent'anni, ora promuove addirittura ricette prendendo spunti da quadri di nature morte. Non se ne può più. Che gli italiani siano da sempre portavoce del paese dei buongustai nel mondo, non può giustificare tale abbondanza che, più a consumo che a uso, può essere paragonata a una specie di panacea. Potrebbe essere una sorta di oppiaceo studiato a tavolino, utile per dimenticare i veri problemi ci soffocano. Pare alquanto paradossale che in un periodo di crisi economica come quello che stiamo trascorrendo, vi sia il quotidia-no inno alla crapula e ai più disparati peccati di gola partecipi di sfide a botta di mattarelli. Il tutto talvolta è giustificato dagli autori, come una sorta di aiuto sia nello scongiurare la penuria di pecunia per andare a fare la spesa dal salumiere, sia per dimostrarsi degli pseudo consiglieri nel fornire consigli dietetici o incentivare ritorni all'uso della cucina domestica, piuttosto che spendere e spandersi tra i tavoli dei ristoran-ti. Tra i nuovi divi del piccolo schermo, ormai i più quotati sono i cuochi che, dopo le comparsate televisive, matematicamente pubblicano il loro libro di cucina. Alcuni di loro si avvistano in show persi tra atolli popolati da naufraghi composti da scosciate ex veline abbandonate e vecchi cantanti pop, protési grazie a protesi pure sulle guance che tingono le acque cristalline e indisturbate con i loro capelli dall'incauto colore non ancora canuto. La vera ricetta vincente di questo pullulare gastronomico è in primo luogo la scelta oraria della programmazione che è indirizzata principalmente a casalinghe che tornano dal mercato o anche semplicemente a gente che, pur avendo il frigo vuoto, a ora di pranzo raggiunge almeno la sazietà visiva, attraverso l'illusione e l'auto-convincimento. È risaputo che la miglior salsa sia la fame. Alcuni possono anche farsi passare l'acquolina in bocca dicendosi di non essere in grado di farsi nemmeno un uovo fritto, altri si arrendono già ai primi ingredienti presenti nella lista del menù stilato ad arte da quelle presentatrici che riescono a stare davanti ai fornelli anche su scarpe che sembrano trampoli. Ma in una modesta città di provincia dove si compra lo zenzero o il tofu? Il sedanorapa esiste veramente in natura o è solo frutto di un esperimento fatto dal nipote di Frankenstein? Una volta lessi sul televideo una pietanza, diceva di procurarsi innanzitutto del sale raffinato di Margherita di Savoia, del pepe rosso Szechuan, dei pomodorini di Pachino e dell'Olio delle colline toscane del Montalbano. Insomma, prima di ottenere un'ottima riuscita finale è bene munirsi di un carnet di biglietti del treno. Per non parlare poi del fatto che l'abuso di tali argomenti abbia creato altri generi di mostri, persone che discutono di alimenti in modo tecnico e che ormai non parlano più come avrebbero dovuto mangiare. Sono venuta a cono-scenza da alcuni di loro, più pietosi, di un certo olio evo, inizialmente ero certa che fosse un condimento rancido presupponendo che tale rarità fosse centellinata poiché proveniva da un tempo remoto. Poi vado a sapere, con mia somma delusione, che era un semplice acroni-mo di Extra Vergine di Oliva. La pigrizia letteraria non ha confini e si cuoce a fuoco lento finché non morrà. Così mi sono data un po' di arie e, in preda alla cooking mania dilagante, una sera ho detto ai miei commensali di aver comprato dal casaro di fiducia delle mozzy e del gorghy absolutely special! Poi sono andata nell'esclusiva bottega Bio, lasciando la logica fuori al parcheggio del Super di fronte. Infine mi sono recata all'Eno e mi hanno consigliato un vino trendy dal gusto fruttato assolutamente da associare su una tovaglia floreale ricamata stile retrò, anche se era così caro che l'ho presa very cool. Questo è il santo periodo natalizio, perciò anche il Menante dovrebbe avere la sua pagina di casta cucina. Poiché questo giornale è di stampo altamente satirico, abbiamo deciso di evitare di proporvi la ricetta del mese. In cucina sono facili i giochi di parole, se vi consigliassi le seppie con i

piselli, non andate in pescheria a chiedere molluschi esclusivamente di sesso maschile. La patata per esempio è stata addirittura censurata in uno spot, per il solo fatto che il tubero era sponsorizzato da Rocco Siffredi. Per non parlare poi di banane split, che già il suo secondo termine pare sia onomatopeico, ricordando una particolare funzione tra le tante, di una parte del corpo umano. Ci sono le cozze, le più pregiate sono pelose e chi riesce a ravanarle, si ritrova immancabil-mente immerso in un brodo di giuggiole. Tra i tanti ghiaccioli si potreb-be ricordare che se una pietanza si scioglie in bocca significa che ancora non è stata scongelata del tutto prima e che se non vi viene da ridere allora basta dire “cheese”. Non vogliamo quindi, durante questo santo Natale, impelagarci tra zucchine e cetrioli vittime di azioni di stampo bobbittiano della signora Julienne, tanto meno dilungarci in barba ai finocchi o tra gli uccelli in salmì responsoriali. Per questo l'unica soluzione per divincolarci da zone sillabiche così impervie è quello di rintanarci nelle schiette e innocenti tradizioni locali. Quelle legate alle nostre nonne che vedevano poco la televisio-ne per paura che si consumasse troppa corrente e la tenevano in sala come una reliquia con sopra un bel centrino ricamato che fungeva da paragraffi al souvenir della gondola di Venezia ricevuta in dono dalla nuora per puro sadismo. Sabato: brodo e si fa pure in estate a quaranta gradi all'ombra, non ci sono santi. Domenica: orecchiette al sugo e non si discute. Mercoledì al paese è mercato, quindi c'è la pasta dei cornuti. La ricetta originale non esiste e varia a seconda della lunghezza delle corna, le più zoccole fanno la pasta al burro mentre il marito sta sotto la doccia dopo il lavoro mattutino, quelle meno tornano a casa almeno cinque minuti prima del consorte e riescono ad assemblare alla meglio una rapida Sanjuannina. Pasqua: agnello al forno. Lunedì dell'Angelo è frittata con le uova racimolate la notte del sabato santo. E a Natale? Non c'è scampo, s'inizia a friggere pettole e baccalà il giorno dell'Immacolata e si rimette in credenza la padella solo all'imbrunire dell'Epifania. La ricetta quindi ve la fate passare dalle vostre nonne, prozie, bisnonne o vicine di casa che possono somigliarle, la redazione sarà lieta di svolgere l'arduo compito di assaggiatore ufficiale. Buon colesterolo a tutti voi.

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I dubbi dubbi del Prof. Nicola Fiume

Lettere al Professore Vil razza dannataSempre in un'ottica di risparmio a tutti i costi, e relativamente al mondo della scuola, dopo la riduzione del monte ore settimanale per gli alunni da 36 a 32 ore di lezione per cui un insegnante su otto è stato fatto fuori, dopo la proposta di portare da 18 a 24 le ore di servizio settimanali per i docenti per cui un insegnante su quattro sarebbe fatto fuori, adesso è allo studio un'altra proposta per cui l'insegnante di italiano farà pure il medico nel reparto di Otorino-Laringoiatria degli ospedali, l'insegnante di matematica lo farà nel reparto di Cardiologia e quello di inglese in quello di Ginecologia e Ostetricia: così è sicuro che un paziente su due sarà fatto fuori.A me è stato concesso di continuare a scrivere sul “Menante”, ma devo risparmiare sulla punteggiatura. Probabilmente ve ne siete già accorti ... come si fa a scrivere otto righi, titolo compreso, senza mettere un punto?!

Caro Picasso, ma che mi combini?!Credo, e spero, di non aver capito. E allora mi faccia capire qualcuno più istruito. Meglio sarebbe se fosse chi ha scritto quella specie di titolo da brivido. Dunque, nel numero della rivista “Airone” di settembre scorso, a pagina 4, e poi di nuovo a pagina 70, leggo che Picasso ebbe molte donne, e molte fecero una brutta fine. Poi testualmente: “due si uccisero, altre due si impiccarono. Una sola si salvò.”Allora io vorrei sapere chi fu la donna che si salvò. Fu una di quelle che si erano impiccate o una delle due che si erano uccise? E quante erano le donne che fecero una brutta fine? Due (le due che si impiccarono e quindi si uccisero), quattro (perché due si impiccarono e altre due si uccisero, dopo di che fatemi capire come fa uno che si impicca a non uccidersi), o cinque (giacché due si uccisero, due si impiccarono non si sa con quale esito, ed un'altra si salvò non si sa se dopo essersi uccisa o essersi impiccata o tutte e due le cose insieme)?

Caro Michael Jordan, ma che mi combini pure tu?!A pagina 6, sempre del numero di “Airone” del settembre scorso, leggo sotto la fotografia di Michael Jordan che il giovanotto è il calciatore di pallacanestro più famoso della storia. Mi sto chiedendo da una settimana se il regolamento della pallacanestro è cambiato così radicalmente negli ultimi tempi fino al punto da permettere ai giocatori di prendere la palla a calci, poi mi sto chiedendo che cosa succederà andando avanti nella lettura della rivista se manco sono arrivato al primo articolo e già mi sono imbattuto in due meravigliose perle di questa natura, ed infine, con la più grande curiosità che mai abbia stuzzicato mente umana, mi sto chiedendo che cosa si è bevuto il correttore delle bozze della rivista “Airone” per ottenere un così strabiliante risultato.

Caro volontario,capisco il tuo rammarico, ma bisogna fare attenzione quando si dicono le cose. Hai detto che finalmente ti sentivi pronto a lavorare nel sociale. Adesso con chi te la vuoi prendere se ti hanno caricato di assi, chiodi, sega e martello e ti hanno man-dato a rifare il palcoscenico nel teatro di fianco a via Naziona-le dei Trulli?

Cari Vigili Urbani,a seguito di approfondite e reiterate analisi cliniche nonché misurazioni costanti a intervalli regolari della pressione che hanno attestato che sono affetto da ipertensione, il Giudice di Pace ha emesso una sentenza con la quale asserisce che non posso pagare multe salate.

Cari pedoni,facendo seguito ai troppo spesso frequenti gravi incidenti che vedono coinvolti pedoni nell'atto di attraversare la stra-da sulle strisce pedonali, finalmente il Ministero dei Trasporti si è dichiarato pronto ad intervenire immediatamente: nel più breve tempo possibile saranno rimosse tutte le strisce pedonali.

Cari concittadini,lo so che non è elegante, d'altronde questa è la mia pagina e la pubblicità se non me la faccio io non me la fa nessuno. Moti-vo per cui sappiate che dal 15 dicembre le mie Civette di Ferro saranno esposte nella casa museo alla fasanese o nel museo casa alla fasanese (tanto sempre là è) in Piazza Mercato Vec-chio. La mostra resterà aperta fino al 6 gennaio dalle 6.00 alle 8.00 non credo essere necessario aggiungere di sera. Ma se proprio qualcuno non ci arriva possiamo sempre dire dalle 18.00 alle 20.00 e qui a maggior ragione diventa superfluo sottolineare di sera. Siete quasi tutti invitati. Vedete di venire perché ne varrà veramente la pena.

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pag. 23dicembre 2012

I dubbi dubbi del Prof. Nicola Fiume

Teledò (la tv che non fa per voi)

la vignetta è di Cosimo Rosati

Ottobre 2012C'era da aspettarselo. Non cambierà mai e continuerà a perseguitarci a vita. “Mi costringono a restare!” ha detto dopo manco tre giorni che aveva deciso di lasciare la politica attiva. E' troppo attaccato alla sua immagine di salvatore della patria e di difensore del popolo italiano dal Comunismo. Ha colto la prima occasione che gli si è presentata per tornare all'attacco e riproporsi agli italiani probabilmente perché si era già pentito di essersi tirato fuori dalla politica. La scusa buona gliel'hanno fornita i giudici che lo hanno condannato a quattro anni. Ma porca miseria, signori giudici ... vi rendete conto? Per una volta che aveva deciso da solo di togliersi davanti alle palle ...

Novembre 2012Si moltiplicano gli inviti in Italia al generale Petraeus da parte di politici nostrani all'indomani dello scandalo a sfondo sessuale che lo ha coinvolto. Gli è stata già offerta una carica di presidente della Banca d'Italia ed un appoggio per diventare presidente della Banca d'Europa, più una di primo ministro.

Tutto questo nel segno della continuità.Berlusconi intanto fa sapere: “Sono disponibile io a ricoprire la carica di massimo dirigente della CIA. L'esperienza che ho io non ce l'ha nessuno!”Non si capisce a quale tipo di esperienza si riferisca il Cavaliere. O forse si capisce.

Dicembre 2012Siamo arrivati a dicembre e ancora non sappiamo se Berlusconi continuerà a martellarci le cose rotonde o ci lascerà finalmente perdere e sopraffare da orde di comunisti che potranno finalmente ritornare a cantare “Bandiera stinta la trionferà!” Nell'attesa non passa giorno che giornali e telegiornali, radio e filodiffusione, tra un po' anche le istruzioni per gli elettrodomestici e le controindicazioni dei medicinali, non parlino del Cavaliere più famoso del mondo. Ma è veramente così indispensabile?

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OCCHIO CHE SPARANO

Non se ne abbia a male il lettore se nelle righe che verranno si darà libero sfogo a certe allusio-ni di natura inequivoca. Il sesso è un argomento che tira sia a livello nazionale che a livello locale. Pare infatti che siano in circolazione video di procaci signorine intente a esibirsi nella maniera meno fantasiosa possi-bile, ma sicuramente accatti-vante. Deve essere colpa anche del periodo storico in cui ci si trova a vivere: lontani dai grandi ideali ci si accontenta di guarda-re dal buco della serratura per lasciarsi andare a battutine mali-ziose e sorrisetti inequivocabili. A dirla tutta, non è un gran periodo neppure per me. Per interposta persona, il Primo Cittadino mi ha mandato a dire che racconto fandonie sul suo conto, anzi sul conto dell'intera Amministrazione. Non che il dato mi preoccupi più di tanto, cerco di essere sempre docu-mentato su ciò che scrivo, ma mi dà tanto da pensare che il Sinda-co di una Città a così elevata vocazione turistica (antenne silvane, permettendo) si occupi tanto di ciò che scrive un suo umile servitore. Giacché tale io mi considero e me ne faccio anche un gran vanto. Qual è la figura istituzionale più vicina al cittadino, quella che dovrebbe ascoltarne dapprima le istanze e poi metterle in pratica? Che

poi in pratica io non mi compor-to da servitore del sindaco di turno, questo è tutt'altro discorso. Ma a chi mai potrebbe negarsi il diritto di avere un'aspirazione profonda e a idealizzare una figura che nella realtà è carente? Per esempio, mi sono accorto di certe vistose lacune che connotano l'operato del Primo Cittadino, soprattutto in materia ambientale.L'antenna che ormai troneggia nel piazzale antistante i campi da tennis silvani ne è una prova evidente. Dove sta l'interesse per la voce dei cittadini, di tutti e non di una sparuta minoranza? Come può definirsi a vocazione turistica una località che come biglietto da visita offre un mastodontico mostro di cemen-to? E non mi fermo qui. A Palaz-zo di Città ce la si prende pure con gli uccelli e si fa voti alla Regione perché intervenga e consenta la caccia in deroga rispetto al calendario venatorio già approvato. Insomma a Fasa-no si chiede che gli uccelli possa-no essere sparati liberamente. Una precisazione a questo punto è necessaria. I proiettili non devono essere diretti a ogni forma di volatile, chè altrimenti la “razza fasanese” finirebbe per estinguersi, ma solo a quelli volgari. È naturale che se un uccello è volgare, non merita assolutamente di vivere. Se poi

si tratta di uno storno volgare allora sarebbe addirittura meglio impedire che venga al mondo. Purtroppo i danni pro-vocati dagli storni al settore agricolo sono rilevantissimi, si nutrono di verdure senza chie-dere permesso alcuno, ostaco-lano la raccolta delle olive (che è fonte di grande sostentamento per una Città a vocazione agri-cola quale è realmente Fasano), con le loro deiezioni insudiciano i prodotti della terra, rendendoli poco attraenti dal punto di vista commerciale. Insomma, questi uccelli sono davvero un gran problema. Tanto vale spararli, in barba all'opinione di qualche animalista esagitato. Anche assumendo efficace una simile strategia, si è mai penato che in una simile strage potrebbe esse-re colpito anche qualche uccello innocente? Immagino ad esem-pio un cacciatore che, convinto di essere stato tradito dalla con-sorte, dec ida d i sparare all'uccello colpevole, lo uccida e poi si difenda eccependo: “Al Comune hanno detto che si poteva sparare agli uccelli vol-gari ed io l'ho fatto. Come pen-sa, signor giudice, di potermi punire per questo?”. Mi chiedo inoltre che tipo di attrattiva dovrebbe ricevere il solito cac-ciatore che decida di mettersi a sparare allo storno volgare, sapendo che quella cacciagione (avendo un sapore orribile) non può nemmeno essere mangia-ta. Il problema anche questa volta è ben più profondo e non può mica essere risolto a colpi di baionetta. Basta studiare e approfondire un po' l'argo-mento per scoprire che altre Città (che hanno vocazioni diverse da quella di Fasano, o meglio che hanno amministra-tori che non impongono voca-zioni di ogni tipo solo per imba-stire pseudo strategie di comu-nicazione) hanno contrastato il fenomeno in maniera efficace e non cruenta. Il miglior metodo fino ad oggi escogitato, soprat-tutto nei centri urbani, si chiama “distress call”, ovverosia grido d'allarme e consiste nel diffon-dere il particolare verso emesso in natura da individui del gruppo che si trovano in situazioni di

pericolo. Il grido d'allarme, aven-do un determinato significato etologico, viene associato dagli storni ad un pericolo effettivo e determina l'allontanamento dal luogo in cui gli storni potrebbe-ro arrecare danni. Non sfugge nemmeno che in altri Paesi sono state adoperate tecniche diver-se, per esempio la dinamite, composti chimici velenosi; eppu-re, nonostante tanti sforzi, nes-suno di questi metodi (compre-sa la caccia, laddove possa esse-re praticata) si è rivelato davve-ro efficace a fronte dell'alta capacità riproduttiva dimostra-ta dagli storni. Insomma, come al solito, si ha l'impressione che a Palazzo di Città si sfornino atti per il sol gusto di imbrattare le carte. Considerato poi che gli storni vengono a svernare nel nostro Paese tra la fine di set-tembre e l'inizio di ottobre, la delibera della Giunta appare persino tardiva. Per ora, gli uccelli, soprattutto quelli volga-ri, stiano in guardia! Non sia mai che al Primo Cittadino venga in mente di armarsi e di rendere giustizia agli agricoltori che hanno già cominciato a far sen-tire la propria voce con la spe-ranza di ottenere risposte con-crete.

Il Tulipano Nero

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pag. 25dicembre 2012

DALLA COREA CON FURORE

La musica non è solo un settore della sfera artistica, ma può essere anche inquadrata all'interno di un fenomeno sociale trascinante che acco-muna molte persone attratte come allodole da specchietti o come gazze da pezzi di vetro senza valore. Ciò che più è orecchiabile, di conseguenza è più facile da memorizzare, ma la ripetitività spesso non è il prodotto più fantasioso, piut-tosto è un sistema di sopravvi-venza della melodia stessa attraverso i tempi e i gusti della gente. Un escamotage artisti-co simile a quello che possiamo riscontrare nel mondo dell'im-magine e in particolare quello utilizzato a fini pubblicitari. Più il nome del prodotto è ripreso in una sequenza, maggiormen-te avviene la riuscita della ven-dita del prodotto in questione. Nella musica si fa spesso uso dei tormentoni. Il tormentone, all'interno della dottrina musi-cale, può definirsi la reiterazio-ne sia nel testo, sia nelle note del pentagramma, sia nel con-cento delle parole e dei suoni. È un espediente storico, di esempi ce ne sono tantissimi, come non classificare tormen-tone la fine della romanza lirica pucciniana “Nessun dorma”, quando il tenore con forte crescendo ripete la parola “vincerò”? Oppure può essere

classificato un tormentone anche il tratto corale nel quale echeggia il “brindiamo” nella lirica “Libiamo ne' lieti calici” nella Traviata di Verdi. Esempio di tormentone meramente musicale e scevro da parole è senza ombra di dubbio “Per Elisa”. Questo è un pezzo per pianoforte composto nel 1810 da Beethoven. Il genere è quel-lo della “Bagattella” che è un componimento molto sempli-ce e leggero di musica da came-ra, il brano inizia appunto con la ripetizione quasi ossessiva di due semplici note. Con la venu-ta della musica pop si assiste a un vero boom di tormentoni, accentuando uno stile spasmo-dico più atto a un genere balla-bile ritmato libero da schemi e regole coreografiche da palco-scenico, certamente più ido-neo in una discoteca o in una platea priva di poltrone duran-te un concerto. Alla stessa maniera avviene anche nel-l'arte pittorica. Il pop (da popu-lar) cerca di rendere originale non tanto l'immagine, quanto l'effetto che la ripetizione della stessa può suscitare nel letto-re. Pensiamo alla serie ritratti-stica di Andy Warhol, sosteni-tore e figura predominante per l'appunto della Pop Art, ricor-diamo le opere suddivise in più campi cromatici differenti all'interno dei quali si ripeteva

il volto di Marilyn Monroe o qualche altro volto emergente del periodo sia cinematografi-co che politico. Come per “Per Elisa” dove non ci sono parole, ma solo pochi suoni ripetitivi, così anche il pittore Piet Mon-drian nelle sue opere finali, scandisce pochi colori esclu-dendo figurativismi più simili a un testo, mettendo in connes-sione musica e pittura, non a caso queste sue ultime opere hanno per titolo generi musica-li, la più nota è "Broadway Boogie-Woogie”. Durante l'estate appena trascorsa abbiamo vissuto un tormento-ne che da molti è stato giudica-to demenziale. Mi riferisco al “Pulcino Pio”, composto tutto elettronicamente e combinato con una voce metallica, come se l'autore volesse escludere ogni sua responsabilità. Ma sono proprio questi gli elemen-ti chiave che da sempre e oggi più che mai, introducono al tipico fenomeno stagionale musicale. Poche note da assi-milare velocemente e altret-tanto celermente verranno consumate con abuso, meta-bolizzate e infine esaurite. In musica è bene non confondere il tormentone con il refrain, quest'ultimo è specificatamen-te un ritornello, lo dice la paro-la stessa è qualcosa che ritorna intervallandosi con altri ele-menti, non è come nel primo caso, una ripetizione continua-ta che può trovarsi in qualsiasi parte del pezzo o essendo addirittura il brano per intero. Sopravissuti al “Pulcino Pio”? Il mercato musicale già ha emes-so un nuovo fenomeno musi-cale che lo ha soppiantato, già da mesi è difficile riuscire a non essere toccati dal brano sudco-reano del rapper grottesco PSY con il suo “Gangnam Style”, anche in questo caso è presente la ricetta del tormen-tone, combinando suoni, paro-le e note con l'aggiunta anche

del gesto. Il movimento che accompagna il pezzo imita l'atto del galoppo sul cavallo, il ripetersi dei passi sempre uguali ha facilitato ulterior-mente il suo divulgarsi, fino a ottenere il primato delle visite nel Web. Ma non solo. Questo brano si è anche prestato a numerose parodie, con ormai facili meccanismi computeriz-zati e accessibili a tutti, è stato possibile grazie a fotomontag-gi, vedere cavalcare a suon di Gangnam (evidente ripetizio-ne sonora anche nel titolo) sia il presidente degli Stati Uniti che Hitler redivivo, così come tanti personaggi noti al pubbli-co, persino Lady Gaga si è fatta trascinare da questo ritmo incalzante e virale. Ora il signor PSY, è diventato uno degli uomini più ricchi di Seul, con-scio di essere, se pur con le sue movenze goffe e un abbiglia-mento che ricorda vagamente quello dei Blues Brothers per via degli occhiali scuri, la giacca e la cravatta, anche responsa-bile di un nuovo evento media-tico che ha visto il fiorire di più flash mob in più parti del mon-do. I flash mob sono raduni estem-poranei, organizzati da comu-nity tramite internet che deci-dono il luogo pubblico e l'azione sincrona e spesso insolita da svolgere in un lam-po, appunto in un flash, e che velocemente si estinguerà. Tale raduno ha la funzione di manifestare un pensiero comu-ne, anche se ultimamente le finalità maggiori sono indiriz-zate esclusivamente a pochi fattori contenutistici tranne uno: quello di esprimere la disperata volontà di aggrega-zione allo scopo di essere tra-volti da una massa che cancella l'essere individuo con la pro-pria personalità da dover sostenere.

Giullaremissiva

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pag. 26 dicembre 2012

Boy docetL'atmosfera natalizia mi infonde sempre gioia e serenità. Le luci, le canzoni, i regali, l'atmosfera, la sensazione di essere felici senza un motivo appa-rentemente noto. Per me il Natale significa anche ricordo di ciò che accadde esattamente un anno fa, alla vigilia di Natale. Ebbene sì, lo ammetto. Io sono stato un regalo di Natale, uno di quelli che arriva accuratamente riposto in una scatola colorata, con tanto di fiocco. A dire la verità, un anno fa, il tempo di permanenza nella scatola non superò i sessanta secondi. Arrivai a Fasano dal lontanissimo Salento avvolto nel cappotto del mio amico che mi teneva in braccio mentre guidava per non farmi piangere e avvertire il distacco dai miei genitori. Che cosa strana! Far felice una persona con un regalo, infelici-tando il regalo stesso. A volte mi capita di pensare che la mia vita sarebbe stata diversa se fossi rimasta con il mio papà e la mia mamma pelosi. Fasano non mi fece comunque una brutta impressione un anno fa; era bardata a festa e non faceva neppure molto freddo. La nuova casa mi parve accogliente e i suoi abitanti, anche se un tantino stravaganti, erano amorevoli nei miei confronti. Un morbido letto, tanti peluches, un cappottino di dubbio gusto (certamente non bello come quello che indosso in questa stagione invernale), cibo a volontà e soprat-tutto tanti oggetti curiosi . Rimanevano aperte due questioni: a me non era stato mai chiesto se volessi o meno venire a Fasano e soprattutto volevo scrol-larmi di dosso il fatto di essere un regalo di Natale. Si sa che cosa accade a questi ultimi quando non sono particolarmente graditi. Nella migliore delle ipotesi vengono accantonati in qualche angolo nascosto della casa per essere successivamente riciclati, nella peggiore prendono nella stessa giornata del 25 dicembre la via del pattume. A me non è capitato nulla di tutto ciò, per fortuna. Eppure all'inizio sentivo strani discorsi sul mio conto: dovevo essere un cane toy, vale a dire una miniatura di cane da trasportare preferibilmente in borsetta. Il problema è che io “toy” non lo sono mai stato e le mie caratte-ristiche fisiche lo dimostravano abbastanza chiara-mente. Zampe lunghe e affusolate. Con il passare del tempo sono cresciuto trasformandomi in un cane di piccola stazza, ma non certo nella miniatura che qualcuno immaginava. Mi hanno detto che l'unico gap al riguardo è che non potrei viaggiare in aereo se non riposto nella stiva. Ma la mia amica mi ha promesso che prima o poi compra l'aereo perso-nale e lassù le regole le disponiamo noi. Saranno ammessi solo cani di taglia medio grande, possibil-mente pronti ad abbaiare ad ogni piè sospinto e dotati di un'irrequietezza irresistibile. Il problema dei cani regali di Natale è che spesso il proprio

destino viene disvelato parecchi mesi dopo, quando comincia l'estate e il delizioso batuffolo delle feste si è trasformato in un odioso rompiballe con cui non è certo possibile condividere le vacanze. Una catena legata al guard rail prende malinconicamente il posto della scatola natalizia accuratamente addob-bata. Il soggetto rimane lo stesso, ma i suoi gridolini festosi e la smisurata voglia di giocare sono stati soppiantati dall'irrefrenabile desiderio di disfarsi del fardello ingombrante. A me non è capitata questa triste sorte; non sarei certo qui a raccontar-vela. Anzi, durante la stagione estiva, i miei strava-ganti amici hanno pensato che non fosse giusto farmi patire l'arsura locale e mi hanno fatto stare al fresco della collina. Eppure io non posso smettere di pensare a chi , meno fortunato di me, non ha avuto questa stessa sorte e mi chiedo ancora come sia possibile sbarazzarsi di un animale domestico. Una donna, per esempio, non penserebbe mai di disfarsi della propria Vuitton. Come può pensarlo di fare con un essere vivente, il cui unico peccato è di non potere scegliere in quale famiglia vivere? Ho un consiglio per tutti coloro che, presi improvvisamen-te dalla smania di avere un cucciolo peloso da strin-gere e da coccolare per Natale , non hanno ben chiaro che di feste natalizie ne arriveranno altre, che il cucciolo crescerà, diventerà adulto e poi anziano e avrà bisogno della stessa smisurata dose di amore che alcuni sono capaci di riversare solo nel periodo che va da Natale a Santo Stefano. A tutti costoro rivolgo un consiglio spassionato: acquistate un peluche. È bello quasi come un cucciolo, ma non induce a violare la legge legandolo al guard rail dell'autostrada. Mentre a tutti coloro che sono consapevoli che avere un animale domestico signifi-ca prendersene cura per tutto il tempo che la natura vorrà, faccio i miei complimenti e i miei più calorosi auguri e li avverto già da ora che, tra tutti i regali di Natale, un cane (soprattutto se proveniente dal canile) è la più grande gioia che si possa donare. Un caloroso bau dal piccolo Boy.

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pag. 27dicembre 2012

ORIZZONTALE: 1) 25 dicembre. – 5) Natale che porta i regali. – 9) 60 minuti. – 10) Nel presepe insieme a Giuseppe. – 11) Il più famoso extra terrestre. – 13) Gatto. – 15) Regna. – 16) Puntini. – 17) Le prime del cuore. – 18) Contiene salumi e vini da regalare. – 20) Tra il due e il quattro. – 21) Lo è chi ha raggiunto la perfezione nella vita religiosa. – 23) Dopo. – 24) È di 24 mesi. – 25) Cavallo italiano vincente. – 28) La fine dei quaranta. – 29) I genitori dei nostri genitori. – 30) Tra il do e il mi. – 31) Torino. – 32) Mezza pena. – 33) Gol senza vocali. – 34) Cosa latina. – 35) Insieme al bue nella capanna. – 36) Lo erano i re che portavano regali.

VERTICALE: 1) Natale francese. – 2) ...attack. – 3) Taranto. – 4) Articolo determinativo. – 5) Lo si dà con le labbra... e con il cuore. – 6) A Salonicco è la società sportiva più importante. – 7) Vita, essere vivente in parole composte. – 8) Bari. – 10) Né tuo né suo. – 12) Lo dà il commerciante se pagate di più. – 13) Il movimento siciliano di Lombardo. – 14) Con l'asinello nel presepe. – 15) Traina la slitta di Babbo Natale. – 17) Croce Rossa Italiana. – 18) Melodia vocale. – 19) Torino. – 20) Totale. – 21) Il Claus di Natale. – 22) La tombola nelle sale gioco. – 23) Dopo. – 25) Mezza... Roma. – 26) Banca Nazionale del Lavoro. – 27) Durano 28, 29, 30 o 31 giorni. – 29) Malformazioni della pelle, spesso coperte da peli. – 30) Le prime... delle regole. – 32) Post Scriptum. – 34) Mezze... rape

SOLUZIONE GIOCHI DELLO SCORSO NUMERO

REBUS: AlfanoCRUCIPUZZLE: Torna l'ora solare

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pag. 28 dicembre 2012

I migliori sono per i nostri lettori (6) M P O M U F N I O I D N E P I T S

A E T P N O T T E M A G I C A S V

N C R A E M I S E C I D E R T E F

G O E C E N I C I L L O B R T I E

I R R C A P O D A N N O E R N L B

A E E H S T I T N O C N I E A E S

R L M I I O I A T I N N D T F T E

E L A R N R U N N E E A A A E L E

E E G E E R G C I A N N N L L T P

F T I G L O I R D N I A L A A B E

R S A A L N T D O D A A P L U P S

I L D L O I O O O T C T L E A G E

G I O O O B H R M O T E A R N U R

G T N B B T E C M B T A E L R I P

E T I A B B T E O R O N I S I R C

R A T I L A T E A I T L C A L Z E

E E R A M A B C P I G I A M O N I

CRUCIPUZZLE

ALBERO DI NATALE

AMARE

ASINELLO

BABBO

BEFANA

BOLLICINE

BUE

CALZE

CAPODANNO

CARTELLATE

CIN CIN

CINEPANETTONE

CONTI

CRISI

DONI

FINE D'ANNO

GIOCHI

GROTTA

MANGIARE E FRIGGERE

MERCATINI NATALIZI

NOTTE MAGICA

PACCHI REGALO

PALLE

PARENTI

PECORELLE

PETTOLATE

PIGIAMONI

PRESEPE

SLITTA

STELLA COMETA

STIPENDIO IN FUMO

STRENNE

TOMBOLA

TORRONI

TREDICESIME

TRE RE MAGI

VETRINE ADDOBBATE

REBUS: “Sono ottime col miele” (10)

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pag. 29dicembre 2012

Si conclude l'avventura fasa-nese di un signor allenatore, Tonio Scoditti. Il bravo allena-tore mesagnese non è riuscito a ripetere l'avventura vissuta anni fa, sponda Sporting. Un anno d'oro, ricordato dai tanti giovani (di allora) che ormai affollano il tensostatico come spettatori. Questa volta Tonio non ha saputo prender per mano un gruppo composto da giovani promesse del basket locale e da veterani avvezzi alla categoria. Dispiaceva vedere il coach gentiluomo non riuscire a trasmettere gioco e passione. Sembra strano ma sarebbe bastata un po' più di cattiveria. Nota di demerito per i ragazzi e per i veterani: se per giocare bene serve il rimprovero del coach vuol dire che ancora non si è giocatori “intelligenti”.Chiusa la parentesi Scoditti, spazio a Ciccio Colucci. La società ha subito pensato a una soluzione “fatta in casa”. Cooptato dalle giovanili, Ciccio ha esordito a Castellana con una vittoria a dir poco entusiasmante. Ragazzi cari-chi (ma erano gli stessi che con Scoditti, solo tre giorni prima, avevano offerto una presta-zione pessima), giovani con

più minutaggio. Ciccio ha dimostrato che c'è squadra e ha dato un tocco di fasanesità ad un gruppo che può dar molto di più. Scelta coraggio-sa della società che consegna in mano ad un allenatore esordiente una squadra in crisi. Scelta coraggiosa ma intelligente. Ciccio ha espe-rienza come giocatore, cari-sma e, soprattutto, conosce tutti i ragazzi provenienti dalle giovanili. Motivatissimo e le sue motivazioni possono tornare ad animare una squa-dra priva di cuore e di rispetto verso il coach. I giocatori ora sono ad un bivio: devono rendersi conto di dovere offrire di più ad una società che fa ogni anno sacrifici per mantenere il basket fasanese in una serie dignitosa. Anche l'esempio da dare ai tanti ragazzi che affollano il tenso-statico deve esser diverso. Sognare di giocare in prima squadra, impegnarsi al massi-mo e rispettare il coach. Duro ma stimolante il lavoro per l'allenatore fasanese. Da il Menante un grande in bocca al lupo per Ciccio e un arrivederci a coach Scoditti.

G. M.

LE DIMISSIONI DI SCODITTILa panchina del Basket Fasano affidata a Ciccio Colucci

Domenica 9 dicembre una cicogna ha bussato in

redazione. Senza nemmeno guardare chi fosse

abbiamo detto: “Guardi che il giornale +è già chiuso.

Torni il mese prossimo”. Poi però ci siamo accorti che

portava in becco un bel fagotto azzurro. Il suo nome?

Ludovico. Benvenuto piccolino. Finalmente sei dei

nostri La redazione de il Menante rivolge a te, a

mamma Lucia e a papà Donato i migliori auguri per una

vita piena di quanto di più bello si possa desiderare.

Auguri!!!

La redazione

Fiocco azzurro in redazione

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pag. 30 dicembre 2012

A FEZZA PER TUTTA LA STAGIONE

Junior Fasano prima in classifica al termine del girone d'andata del gruppo C della serie A1. A coronare la cavalcata trionfale dei ragazzi guidati dal sorpren-dentemente bravo tecnico locale Francesco Ancona, l'eccezionale risultato di aver collezionato 10 vittorie sulle 10 gare disputate, compresa quel-la, esaltante, sul campo dei vicecampioni d'Italia del Conver-sano. Nella storia trentennale del sodalizio fasanese non è mai successo che i nostri abbiano chiuso il campionato davanti ai blasonati vicini-rivali. A conclu-sione della prima metà della stagione regolare, i tre punti

ottenuti a Conversano sono proprio quelli che separano le due squadre nella classifica generale. Probabilmente sarà testa a testa fino alla fine dell'annata agonistica e poi, se tutto andrà secondo pronostico, si attaccherà coi play off contro le meglio classificate degli altri due gironi. Per trovare le motiva-zioni necessarie a giungere in condizioni ottimali alla fase cruciale, i campioni locali si sono dati un obiettivo sintetizzato sulla maglia-manifesto di Flavio Messina che recita, in un italiano fortemente influenzato dal dialetto nostrano: “A fezza per tutta la stagione”. Ovvero,

vincerle tutte fino alla fine, senza cedimenti e senza cali di tensione. Così è stato, per esem-pio, nella gara contro il Putigna-no ultimo in classifica a zero punti. Proprio Messina ha messo in pratica il suo motto andando a realizzare la bellezza di 11 reti in un'unica gara. Venuto meno per tutta la stagio-ne il giovanissimo e talentuoso Colella (15 anni e 6 reti in campio-nato, prima della rottura dei legamenti del ginocchio), la società del nuovo presidente Francesco Renna è corsa ai ripari assicurandosi le prestazioni di Graziano Tumbarello. Il giocato-re siciliano, già a Fasano alcuni

anni fa ed ex nazionale, potrà rappresentare una valida alter-nativa agli sperimentati titolari, soprattutto quando ci sarà da far valere l'esperienza. Intanto, avendo concluso al primo posto il girone d'andata, la Junior si è garantita l'accesso alla fase finale della Coppa Italia, che vedrà confrontarsi le tre prime dei gruppi A-B-C più una delle seconde classificate, scelta per sorteggio. La sede del rag-gruppamento non è stata anco-ra scelta, ma ovunque si giochi, i ragazzi fasanesi non si limiteran-no a fare atto di presenza ma punteranno al massimo obietti-vo. In bocca al lupo.

F. V.

Via Roma, 115FASANO (BR)

Tel./Fax 080.442.71.63Cell. 334.590.05.23

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Giocatori e tifosi della Junior in festa dopo la vittoria sul campo del Conversano.Giocatori e tifosi della Junior in festa dopo la vittoria sul campo del Conversano.

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pag. 31dicembre 2012

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