il menante - mensile n. 3 - marzo 2011

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PASSAPORTO NAZIONALE PASSAPORTO NAZIONALE PASSAPORTO NAZIONALE PASSAPORTO NAZIONALE ANNO VIII, NUMERO 3 MARZO 2011 € 1,00

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Il mensile che racconta in versione più o meno satirica o alternativa la vita e la politica di Fasano - Brindisi

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PASSAPORTO

NAZIONALE

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NAZIONALE

PASSAPORTO

NAZIONALE

ANNO VIII, NUMERO 3MARZO 2011

€ 1,00

pag. 2 marzo 2011

pag. 3marzo 2011

PASSAPORTO NAZIONALECostituzione italiana, articolo 12 , "La bandiera della repubbli-ca è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni”.

Significato dei coloriVerde: colore della speranza di un'Italia libera e unitaBianco: colore di BolognaRosso: colore di BolognaLa leggenda vuole che il verde sia stato scelto per ricordare i prati, il bianco per le nevi perenni ed il rosso in omaggio ai soldati morti per la libertà. La storia tramanda che nel 1794,due studenti di Bologna, Giovanni Battista De Rolandis e Luigi Zamboni, tentarono una solleva-zione contro il potere assolutista che governava la città da quasi 200 anni e adottarono come distintivo la coccarda della rivoluzione parigi-na, modificando l'azzurro con il verde.Nome: bandieraProfessione: simbolo dell'Italia unità Data di nascita: 14 novembre 1794 Luogo di nascita: Bologna Il Senato di Bologna, con un documento datato 18 ottobre 1796, delibera: "Bandiera coi colori Nazionali - Richiesto quali siano i colori Nazionali per formarne una bandiera, si è risposto il Verde il Bianco ed il Rosso."

Esperienze:17 marzo 1861: proclamato il Regno d'Italia. La bandiera continua ad essere, per consuetudine il Tricolore. 2 giugno 1946: nasce la Repubblica Italiana. 1947: il Tricolore è adottato dalla Costituzione repubblicana

Dicono di lei: “Adoperiamoci perché in ogni famiglia, in ogni casa, ci sia un tricolore a testimoniare i sentimenti che ci uniscono fin dai giorni del glorioso Risorgimento. Il tricolore non è una semplice insegna di Stato, è un vessillo di libertà conquistata da un popolo che si riconosce unito, che trova la sua identità nei principi di fratellanza, di eguaglian-za, di giustizia” (4 novembre 2001: Carlo Azeglio Ciampi, Presidente della Repubblica italiana).

La redazione de il Menante ha scelto di celebrare un anniversario importante, i 150 anni dell'Unità d'Italia, ricordandone il simbolo che accompagnerà i festeggiamenti mentre il nostro giornale è caldo di stampa. Il Tricolore è il mantello di una Nazione che vive oggi un perio-do difficile, per la crisi economica, per il continuo attacco ai suoi valori fondanti, primo fra tutti il principio di unità, per l'essere troppo spesso esibita per avvolgere le bare dei soldati morti. Messo alla berlina in ripetute occasioni – l'ultima in ordine di tempo il festoso sventolare del fazzoletto leghista da parte del Presidente del Consiglio in occa-sione dell'approvazione del federalismo municipale – sembra non risentire né del tempo né delle offese e tanto meno degli scherni e delle provocazioni. È simbolo di forza e resistenza, caratteristiche che gli Italiani dovrebbero riscoprire ogni giorno per contrastare le finzio-ni di governanti poco inclini agli interessi collettivi. Sarebbe davvero entusiasmante vederlo sventolare tutti i giorni dalle finestre delle abitazioni a suggello di un principio antico, ma sempre vigoroso, solo uniti si superano le difficoltà. Basterebbe ritrovare quei sentimenti che, in occasione delle partite di calcio, ci portano, quasi in preda ad un istinto primordiale, a mostrarla, come un passaporto, per dimo-strare che l'Italia è una ed indivisibile.

La redazione

…POLIcom, il Comune si è per così dire messo una mano sulla coscienza e ha sganciato, pur tra gli strepiti, a dire il vero molto blandi, dei dipendenti comunali , messi prontamente in riga dal potente Assessore alle finanze. Poi il Comu-ne decise, seguendo la logica del governo centrale, di disfarsi dei gioielli di famiglia per accrescere il consenso del governo di centro destra. La valorizzazione del patrimonio immobiliare fu spec-chio per le allodole per concessio-ni fondate non sulla logica della procedura pubblica, ma sul senti-mento di qualcuno. Basti ricorda-re la vicenda di un immobile, dapprima confiscato dallo Stato alla malavita organizzata e poi affidato a un soggetto che con la giustizia pare non aveva chiuso tutti conti. Dovette intervenire il Prefetto per ristabilire la legalità. Qualche mese fa, parte di Palazzo P e z z o l l a f u a f f i d a t o a d un'associazione a tutela del cen-tro antico, U 'Mbracchie; canone concessorio compensato dall'e-quivalente in lavori di restauro. Come dire, buone le intenzioni, ma un tantino stravaganti le modalità di realizzazione. Non v'è creanza quando si ritiene che il fine giustifichi il mezzo. E a pen-sarci adesso, sembra quasi che quella concessione abbia spiana-to la strada alla successiva, di pochi giorni fa; concessi i locali di via del Balì – per intendersi quelli dove era ubicato l'ufficio relazioni con il pubblico, chiusi all'improv-viso per ragioni di insalubrità- all'associazione teatrale “Manci-ni”. Stesso copione: canone concessorio compensato dai lavori di manutenzione a cura dell'associazione. Dato su cui riflettere: la richiesta dell'associa-zione è del 3 febbraio scorso e la delibera della Giunta è del 3 marzo e non risulta che nel periodo in questione sia stato fatto un bando per l'assegnazione di quei locali. Altro dato su cui riflettere: il presidente del sodalizio, salve variazioni dell'ultimo minuto, risulta essere il consigliere comu-nale Mimmo Capozzi. Che sia l'inizio di una nuova …poli, condi-ta in salsa rigorosamente locale?

Aldo Carbonaro

Gli scandali italiani finiscono tutti per “poli”; può trattarsi di tan-gentopoli, parentopoli, affittopo-li, svendopoli, calciopoli e via discorrendo. Chissà per quale ragione si usa una parola che significa città per descrivere eventi legati dalla volontà di aggirare allegramente la legge. La città che pure dovrebbe essere la cellula in cui gli abitanti sono titolari di pari diritti e pari doveri viene ingiustamente utilizzata per descrivere certi circoli privati ad accesso ristrettissimo e per i più ignoti. A Milano lo scandalo del Pio Albergo Tribuzio ha regala-to (mai parola fu più idonea) a prezzi stracciati e molto distanti dai prezzi di mercato tanti appar-tamenti a 1064 inquilini eccellenti. L'elenco dei fortunati include personaggi politici, ma anche del mondo dello sport e pure della danza. Roma, capitale d'Italia, non poteva essere da meno e dopo la nota vicenda parentopoli che ha coinvolto la locale azienda dei trasporti urbani, si è ritrovata investita da un'altra affittopoli da cui spuntano nomi eccellenti di politici di entrambi gli schiera-menti. E come se non bastasse, svendopoli è l'ultimo dei neologi-smi coniati, sempre per la vicenda romana, per descrivere certe compravendite di immobili al sapor di regalia. E poiché tutto il mondo è paese, Fasano non pote-va sottrarsi a questo tipo di influ-enze di mala gestione. Il caso parentopoli esplose qualche anno addietro, allorquando l'allora sindaco Ammirabile esternalizzò l'ufficio comunale dei tributi per affidarlo a una società a minorita-ria partecipazione pubblica, cosiddetta Tricom. Nonostante gli appelli accorati a valutare lo stato di salute – decisamente già da allora non buono del socio di maggioranza Tributi Italia, la volontà politica dell'allora centro-destra prevalse su ogni proposito di ragionevolezza. Non si trattò dell'unico caso, ma all'epoca fece comunque scalpore l'assunzione di parenti di amministratori e politici, forse non legata a ragioni di merito. Gli ultimi accadimenti parlano da soli: a fronte del man-cato pagamento per mesi degli stipendi dei lavoratori della Tri-

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IL TEMPO DI FERMARSI

Assistiamo quasi inerti alla pro-iezione di nuovi show quotidia-ni. Sembra dilagare tra pagine di inchiostro ed urla televisive un gusto un po' perverso, il gusto di conoscere ogni dettaglio della vita dell'altro, soprattutto quando l'altro è una vittima della cieca violenza umana. Uno spettacolo degradante per una comunità. Negli ultimi mesi lo spettacolo, quasi scintillante per le eccessive luci delle teleca-mere e per gli accecanti flash fotografici, di Avetrana e quello forse meno scintillante ma cer-tamente altrettanto dibattuto di Brembate di Sopra hanno animato fiumi di parole. Poco silenzio per il lutto di famiglie intere e per due ragazzine, vitti-me di innocenza. Il silenzio può aiutare l'omertà, è vero. Ma esiste un limite alla parola, che si chiama rispetto per la vita dell'altro. Nella moderazione c'è la chiave per fare informazio-ne e per mantenere quella giu-sta riservatezza per storie che spezzano vite umane. Anche la città di Fasano è protagonista di uno show in cui la parola riserva-tezza non sembra ancora entra-ta in gioco. Mentre si prende un caffè, attraversando la piazza di paese, in qualsiasi momento della giornata e in qualsiasi luogo si può ascoltare l'ultima piccola novità, molto spesso l'ultima piccola curiosità sulla vita di intere famiglie, in merito al recente omicidio accaduto in città lo scorso 24 febbraio. Non c'è stato modo di sottrarsi a

questo mormorio di curiosità. Le voci raggiungono tutti dovunque, quando son voci che sembrano raccontare un film in bianco e nero. In sala, tutta una città che con vorace curiosità non ferma il suo mormorio di fronte ad una vicenda che crea dolore per molti concittadini. L'omicidio ha un movente pas-sionale. È l'antico delitto d'onore che si presenta agli occhi di una città. Fasano ha vissuto in passato storie di cro-naca criminale di tutt'altro teno-re e sembra ora tornata indietro di decenni. Si ascoltano le dice-rie nelle viuzze sulla vita privata di due famiglie e si sussurra che tutti sapevano tutto. Proprio il movente passionale alimenta la perversa curiosità umana: i det-tagli più intimi diventano ogget-to di un sorriso o di intere discussioni. E si perde di vista che in scena c'è anche la soffe-renza di concittadini, piccoli di età e poco difesi da questo con-tinuo mormorio. Il limite della parola: la riservatezza. Anche la politica non sembra essere stata attenta alle proprie azioni. Appressa la notizia, i flash fotografici e l'inchiostro di pagine e pagine hanno sorpreso la politica. Si è accelerato sull'avvio dell'Osservatorio sulla legalità, mai concretamen-te costituito nonostante sia stato regolamentato, ancor prima di conoscere il movente dell'omicidio. Una riflessione sorge spontanea. Sarà sempre necessario un episodio crimina-

le della stessa ripercussione mediatica e cittadina perché il mondo politico si accorga improvvisamente che esiste un problema di sicurezza pubblica? L'omicidio in questione non ha nulla a che vedere con le proble-matiche criminali che colpisco-no quotidianamente la città di Fasano. Ma è sintomatico nota-re come la politica cittadina si sia mossa, senza conoscere ancora nel merito la vicenda, per paura probabilmente che la città diventasse nuovamente la scena perfetta di altri episodi criminali dello stesso tenore. Conosciuto poi il movente, tutto si è nuovamente fermato. È la politica dell'emergenza cui l'intero paese Italia sembra essersi abituata. Si preferisce intervenire quando è evidente lo stato di assoluta emergenza, anziché prevenire con mezzi di vario genere. Nonostante la

problematica della sicurezza pubblica a Fasano sia emersa in numerose vicende e sia stata sollevata da parte di molte asso-ciazioni cittadine di varia occu-pazione. Conosciuto il movente, qualcuno si è voluto poi occupa-re di sostegno psicologico alle famiglie. E senza alcuna riserva-tezza, tutto è stato appreso dall'inchiostro e dal rumore del mormorio cittadino. È il tempo di fermarsi. Non è un film in bian-co e nero. Non c'è un'ultima scena, a conclusione della quale tutti tornano alla normalità della propria casa e la sala si svu-ota e cade nel silenzio. È una realtà. Una realtà triste e dai contorni un po' antichi ma pur sempre presenti. E questa real-tà segnerà la vita a qualcuno. Meglio fermare la vorace curio-sità perché il mormorio non ria-pre ferite di vita.

Francesca Radesco

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marzo 2011

pag. 5marzo 2011

Che fine ha fatto la sezione distaccata del Centro per l'Impiego a Fasano? Tempo fa, alcuni locali comunali in via Imbriani (l'ex “laboratorio”) furono concessi dal Comune alla Provincia, dalla quale dipende il Centro Territoriale per l'Impie-go, per l'apertura dell'ufficio. Lo stesso ufficio venne chiuso dopo pochi mesi poiché i locali non erano più agibili per via di infiltrazioni d'acqua. Passando per via Imbriani, a parte la tar-ghetta che indicava l'ufficio, ci accorgiamo che i locali sono nuovamente agibili ma “presta-ti” ad altro utilizzo. È stata fatta la manutenzione forse, ma dell'ufficio nessuna traccia. Di sicuro – questa è almeno la speranza - il Comune avrà messo a disposizione della Pro-vincia locali più decenti e, dati i numeri della disoccupazione a Fasano, ci si aspetta locali abba-stanza grandi, simili a quelli ostunesi. A chi poter chiedere notizie? Chiediamo lumi a Dona-to Acquaviva, componente della CGIL Fasano. “A Fasano non c'è

più la sede distaccata del Centro Impiego. Eppure la nostra cittadi-na ha una popolazione attiva di 27069 abitanti (età tra 18 e 65 anni), con ben 5753 iscritti nelle liste disoccupati con disponibilità immediata. Il 21,25% della popola-zione attiva. Se contiamo chi non è iscritto e non ha nessun rappor-to di lavoro nè lavora in proprio, la percentuale aumenta ulterior-mente. Ecco l'importanza di un centro distaccato a Fasano. Al momento della chiusura del locale il Comune affermava di essere purtroppo obbligato ma che si sarebbe dato da fare per individuare un nuovo locale”. Sì, la volontà sembra esserci e in passato erano stati individuati dei locali pubblici. I lavori inizia-no, arriva la commissione della Provincia per verificare l'agibi-lità e qui avviene qualcosa di ridicolo. Niente agibilità perché manca il bagno. Ma chi è il “ge-nio” che non prevede un bagno in un ufficio pubblico! Gran bella figura, nessuno si era reso conto della mancanza e la commissio-ne se ne ritorna a Brindisi con il

parere negativo. Per mesi non abbiamo avuto altra notizia dal Comune. Niente Centro per l'Impiego, ma tanti articoli e tanti campanelli d'allarme. Un servizio importantissimo non solo per i lavoratori che diventa-no disoccupati solo se produco-no un pezzo di carta e non quan-do perdono lavoro, ma anche per tutti coloro che devono utilizzare gli ammortizzatori sociali. “La disoccupazione è una parte integrante, anzi imperan-te, del nostro mondo. Non si può prescindere dall'ottenere questo status. Questo continuo avere rapporti di lavoro a tempo deter-minato, questi lavori a intermit-tenza, costringono ad andare più volte al Centro per l'Impiego. Ma c'è anche l'esenzione ticket. Una delle quattro opzioni che ne dà diritto è l'essere disoccupati. Chi rientra in questa opzione, casa-linghe o adulti non ancora sessan-tacinquenni, spesso non guida. Quando chiediamo il documento si inizia con le crisi esistenziali del tipo: e ora chi va fino ad Ostuni?E spesso si abbandona la possibili-tà di ottenere l'ammortizzatore sociale” chiosa ancora Donato Acquaviva. Alcuni mesi fa i sinda-calisti hanno incontrato il Sinda-co e l'Assessore competente, Martino Rubino. Disponibilità assoluta, velocità quasi febbrile nel trovare una soluzione. Ricer-ca, seduta stante, del locale e una possibile soluzione subito venuta meno perché i locali individuati erano già stati desti-nati ad altro uso da un funziona-rio comunale. La solita mancan-za di organizzazione e il pressa-pochismo nel risolvere un pro-blema reale per la cittadinanza da parte dei politici in contrasto

con la perfetta organizzazione delle risorse da parte dei dirigen-ti comunali. Tra le idee balenate ai politici, anche quella di utiliz-zare uno degli immobili confi-scati alla malavita. Ma anche per questa soluzione l'iter appare proibitivo e abbastanza lungo poiché il Comune dovrebbe acquisire prima i locali. Risulta-to? Nulla di fatto, ancora. E' possibile che dopo anni di pro-clami e promesse dei politici di turno, sia è ancora costretti ad andare a Ostuni per ottenere la scheda professionale (il vecchio libretto di lavoro)? Per aggiorna-re i rapporti di lavoro ci si accon-tentava anche della “fascetta”, come succedeva a Fasano nella sede distaccata. Non era suffi-cientemente attrezzata, manca-vano i collegamenti telematici, ma per tante incombenze quell'ufficio evitava un viaggio a Ostuni. E il vecchio locale utiliz-zato, ci sono ancora infiltrazio-ni? In via Imbriani, pare che il parente di un Consigliere comu-nale gestisca un mercatino per l'usato in un locale comunale. Con il ricavato delle compraven-dite si dovrebbe acquistare un pulmino per disabili. Ci si dovrebbe arrabbiare oppure si dovrebbe ridere? Di certo, oltre l'amarezza, rimane la beffa di vedere quasi 6000 fasanesi fare ancora la spola con Ostuni per un servizio che si potrebbe facilmente avere in città. I fasa-nesi sono privati di un servizio ormai importantissimo dai propri amministratori distratti e poco interessati a risolvere il problema. Ma tanto loro non sanno neanche che cosa signifi-chi essere disoccupati.

Gianluca Monopoli

Via Roma, 115 - FASANO (BR)Tel./Fax 080.442.71.63 - Cell. [email protected]

CENTRO PER L'IMPIEGO... IL GIOCO DELLO SCARICABARILE

pag. 6 marzo 2011

D A L PA L A Z Z O C O M U N A L E

GIOCHI DI PAROLE 2Fernando Virgilio, dirigente del settore Servizi generali, rispon-de all'articolo pubblicato a pag. 10 del mensile “il Mentante” di febbraio: “La verità è un'altra sull'appalto del servizio di assi-stenza scolastica a favore dei bambini disabili”, afferma Virgilio.In relazione all'articolo “Giochi di parole” apparso sul mensile “il Menante” di febbraio 2011, a pagina 10, e relativo all'appalto sul servizio di assistenza scolastica a favore dei bambini disabili, il dirigente comunale dei Servizi generali, Fernando Virgilio, replica: «L'articolo riporta una serie di sommarie illazioni riguar-danti l'ordinato andamento degli uffici comunali ed anche l'attività professionale del sottoscritto: ne viene fuori un reso-conto tanto pretestuosamente polemico ed insinuante quanto radicalmente infondato. Sono sorpreso, anche se non del tutto, per quanto pubblicato, in quanto le formulate asserzioni giornali-stiche esprimono indirettamente, in modo peraltro tanto generico quanto impreciso, solo ed esclusivamente propositi polemici di malcelata matrice personale. Verso la provocazione anonimamente rivolta nei miei confronti mi sovviene tuttavia una certa personale indifferente tranquillità, che mi deriva, in particolare – continua Virgilio - dal fatto di non essere mai rimasto coinvolto in “giochi di forza che rendono oscuri accadi-menti che dovrebbero essere trasparenti” come allusivamente asserisce l'incauto articolista. L'oscurità intellettiva, infatti, è una deplorevole condizione di ignoranza che deriva non soltanto dal versare in uno stato, pur culturalmente grave, di inesatta cono-scenza di vicende, determinazioni e persone (rispetto ai quali pure responsabilmente si pretende giornalisticamente di propinare arbitrariamente ai lettori avventate e denigratorie prospettive di complotto), bensì, soprattutto, l'oscurità intellet-tiva più buia è originata dalla pregiudiziale e faziosa ostilità con cui, un certo tipo di umanità politica, si indigna sbrigativamente ed anche platealmente di fronte a soluzioni e decisioni di cui, più banalmente e con autocratica presunzione, disconosce il fonda-mento, la ragionevolezza, l'utilità e perfino la convenienza amministrativa. In altre parole- sottolinea Virgilio - un certo tipo di umanità politica si indigna frequentemente soltanto per partito preso, perché detesta a priori l'interlocutore, perché ancor prima e di più se ne detesta l'immonda funzione e se ne vuole screditare pubblicamente l'antitetica ed invisa (e perciò solo non condivisibile) visione dei problemi. In definitiva, l'altrui soluzione è a priori, per dogma teoretico-partitico, scorretta, dannosa, immorale: l'antagonista, infatti – continua Virgilio - sempre secondo una certa umanità politica, è sempre dalla parte sbagliata perché è semplicemente su posizioni diverse (vale a dire diverse dalle discrezionali verità di principio ambiziosamen-te detenute dai migliori per definizione, noi altri ultimi baluardi comunali a difesa della legalità!). Ed infatti, secondo il Menante, sul Comune di Fasano vi sarebbe un dirigente ostile, avverso e tenebroso, tanto supinamente compiacente verso i potenti locali (nel caso di specie sia il consigliere comunale al cui servizio, secondo l'articolista, opererebbe la cooperativa sociale tempo-raneamente affidataria del servizio in regime di proroga e sia la maggioranza tutta di governo comunale, indirettamente rinvigorita dal beneficio economico accordato con la truffaldina mediazione dirigenziale ad un bizzoso consigliere dissidente) quanto volgarmente ingiusto e prevenuto verso la controparte

debole del rapporto (l'ATI esterna designata quale aggiudicataria del rapporto d'appalto in itinere): un tracotante dirigente sprezzante-mente votato all'irrisione dei valori di legalità e trasparenza invece tutelati dal Menante, cavalleresco vessillo locale a difesa di imparzialità, integrità e chiarezza. Ma l'oscurità peggiore, appunto – prosegue Virgilio - è quella che deriva dalla giornalistica presunzione di possedere la verità rivelata, a fronte della bestiale e meschina condizione di obnubilamento in cui è confinato per callida protervia il dirigente comunale asservito dal padrone alla turpe vessazione degli utenti. In effetti, se immediatamente una parte si impadronisce comunque della verità, agli altri non rimane che la posizione deteriore di avversario brutale della verità (dell'onestà, della correttezza, del bene, della luce); all'altro insomma, al diverso da noi, non rimane altro che la funzione obiettivamente schifosa di rappresentante del peggio, del torbido, del male, del buio. Ed invece, come ricorda anche l'Evangelista (Giovanni, 8, 32), “conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”. E la verità dei fatti, per quanti subdoli sforzi semantici si possano fare in senso contrario al fine di adombrarne l'accecante luminosità evocando strumentalmente lo scandalo dell'accordo peccaminoso, il malaffare e l'intrallazzo, è nei seguenti punti fermi: a) l'ATI pur designata quale aggiudicataria provvisoria dell'appalto ha fatto pervenire a questo ente documentazione gravemente incomple-ta ed inidonea, allo stato, a consentire la legittima stipulazione del rapporto contrattuale di appalto; b) la verifica dirigenziale in ordine alla trasparente formulazione e corretta applicazione dei criteri di aggiudicazione, pur seguiti in assoluta buona fede dalla stazione appaltante, costituisce attività dirigenziale necessaria anzi doverosa. Tale attività - operata in questo caso dal sottoscrit-to dirigente quale responsabile del servizio e responsabile del l 'aggiudicazione f inale - può anche sfociare nell'espletamento motivato dei poteri di autotutela e giungere anche all'annullamento del procedimento di gara o di concorso (e ciò addirittura anche dopo la stipulazione del contratto definitivo ovvero anche dopo l'assunzione in servizio di un concorrente), quando tale esito demolitorio sia funzionale alla tutela concreta dell'interesse pubblico dell'ente (anche in quanto, per es., sia preventivamente e con apprezzabili motiva-zioni esposta da parte controinteressata la rischiosa evenienza di subire l'alea di un giudizio e l'onerosa conseguenza sanzionatrice dell'assunzione di responsabilità risarcitorie); c) della necessità di effettuare le verifiche di cui al prec. n. 2), nonché della proroga nel frattempo disposta (a parità di condizioni economiche quindi senza conseguenze onerose per l'ente) a favore della cooperati-va correntemente affidataria del servizio, il sottoscritto ha ovviamente informato anche l'ATI interessata, alla quale è stato comunque garantito che, ove questo ente pervenga ad una decisione finale di motivata definitiva aggiudicazione dell'appalto (e sempre salva la verifica documentale che allo stato risulta gravemente carente) l'aggiudicazione dell'appalto avrà ovviamente la stessa originaria durata triennale prevista dal capitolato di gara. Mi corre conclusivamente l'obbligo – precisa Virgilio - di dichiarare chiaramente, per dovere di lealtà professio-nale, che, nel corso delle attività istruttorie dirette alla gestione

pag. 7marzo 2011

D A L PA L A Z Z O C O M U N A L E

del procedimento di gara di cui trattasi, il Sindaco di Fasano - dott. Pasquale Di Bari - non ha mai neanche indirettamente effettuato alcuna indebita ingerenza né ovviamente ha favorito altrui intromissioni ovvero anomale inframmettenze al fine abusivo di tutelare terzi politicamente affini. Piuttosto, quando, alla fine del procedimento di gara, sono pervenute all'ente dettagliate e motivate segnalazioni di possibili errori di giudizio compiuti dalla commissione, il Sindaco mi ha soltanto conferma-to personale fiducia e serenamente esortato a valutare con massima diligenza e responsabilità le ragioni ed i fatti controver-si, adottando autonomamente le motivate determinazioni finali del caso. Tanto perché risulti espressamente smentita d'ogni fondamento, come in realtà è solo intollerabilmente offensiva e lesiva, la capziosa deduzione giornalistica tendente ad accredita-re il luogo comune secondo cui la Sede comunale sarebbe una specie di agenzia di affari in cui i dirigenti non sarebbero altro che disinvolti mediatori dediti all'elaborazione di spregiudicati favoritismi e pratiche occulte di giochi di potere. Così certamente non è mai stato, almeno nella carriera professionale (non breve) finora da me svolta, non soltanto nel Comune di Fasano».

Ho pubblicato integralmente, senza nulla obiettare, il faticoso commento del dottor Virgilio , dirigente del Comune di Fasano, all'articolo “Giochi di parole”; l'ho fatto per qualificare l'impegno profuso dal dirigente - specialmente nella ricerca degli aggettivi- nella stesura dello stesso e per far cogliere ai nostri lettori tutti quegli aspetti della vicenda che non eravamo riusciti a descrivere con la dovizia di particolari da egli espressa. Noi, per esempio, avevamo trascurato il fatto che l'odissea della ditta vincitrice della gara per l'assistenza scolastica per i bambini disabili non è ancora volta al termine e che addirittura potrebbe, agli sfortunati concor-renti forestieri, capitare di vedersi recapitare l'annullamento dell'intero procedimento di gara. Comprendo bene che, pubblican-do l'intera opera del dottore comunale, i lettori qualche interroga-tivo se lo porranno: il dottor Virgilio al Comune di Fasano che mestiere vuole fare? Il dirigente - a tal proposito voglio ricordare che conosco bene i tratti della sua carriera da dirigente - o il politi-co? A parer mio, dal tenore del suo scritto, si direbbe che, nel tentativo di recitare entrambi i ruoli, ha semplicemente smarrito il senso della misura. Meglio sarebbe, quindi, che il dottor Virgilio dedicasse un po' più tempo al lavoro per cui è lautamente pagato.

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Mettiamo il caso che una cooperativa sia conosciuta da tutti come “la ditta del consigliere comunale Break Columns”. Mettiamoci anche che, a rafforzare questa diceria popolare, intervenga la circostanza che la moglie di Break lavori attiva-mente nella cooperativa. Visto che stiamo fantasticando, ipotizziamo che questa cooperativa prenda in affidamento un servizio comunale nell'ambito dei servizi sociali nello stesso Comune in cui Break è consigliere. Mettiamoci pure, perché no, che nonostante queste pessime premesse, la cooperativa svolga egregiamente il proprio lavoro grazie a dipendenti che, invece che ritenersi miracolati dalla politica, lavorano con umanità e professionalità per guadagnarsi una retribuzione da dipendenti, neanche troppo alta. Dopo averci messo tutte queste ipotesi, mettiamoci la certezza che l'appalto prima o poi va a scadenza e, se si vuole continuare a svolgere il servizio, bisogna presentare un'offerta per il nuovo appalto. Come fare per aggiudicarsi la nuova gara? Pensa e ripensa, l'idea è venuta. Eureka, si saranno detti i dirigenti della cooperativa: ho trova-to! Riduciamo il costo del servizio. E come lo facciamo? Ma è normale: risparmiamo sui dipendenti. Una trovata veramente degna di Archimede.A voi sembra normale che la cooperativa proponga alle dipen-denti il passaggio da un contratto di lavoro subordinato ad uno di collaborazione a progetto? Alle dipendenti non è sembrato normale e hanno voluto saperne di più. Scoprendo così che i contributi pensionistici sarebbero stati versati in una cassa diversa da quella precedente, che diritti basilari come indennità di malattia, di maternità, di disoccupazione, assegni al nucleo familiare, sarebbero stati persi o sarebbero stati concessi a condizioni peggiori. Il resto della storia è storia comune a molte aziende. Le dipendenti si sindacalizzano, fermano il servizio e ottengono anche la solidarietà delle famiglie di utenti. Nel giro di pochi giorni il minacciato cambio di tipologia contrattuale sfuma. Tra l'altro, probabilmente, non sarebbe stato neanche legale. Come finisce la storia? La cooperativa rivince l'appalto oppure no? Non è importante: se siete sentimentali vi basti sapere che le lavoratrici lavorano ancora. Se poi volete sapere come sia successo che, pur perdendo la gara d'appalto, la cooperativa eserciti ancora il servizio… allora vuol dire che siete intrisi di quella “oscurità intellettiva” propria di certa “umanità politica”.

F. V.

Dr. MARCELLA LATORREOrtopedia - Cosmesi - PrimainfanziaVia F.lli Rosselli, 30/b - Fasano (Br) - Tel. 080 439 11 90

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pag. 8

PIANO DI ZONACONFERENZA STAMPA O CAMPAGNA ELETTORALE?

marzo 2011

Le conferenze stampa normalmente si tengo-no a chiusura dell'anno per esporre i risultati delle attività svolte e soprattutto per dimo-strarli. Invece, per il piano di zona, strumen-to che dovrebbe garan-tire i diritti e le esigenze delle fasce deboli, la metodologia è diversa.

C'è bisogno di snocciolare dati anche di gare non andate ancora a termine. Forse qualcuno credeva che questo piano fosse una presa in giro? Ma no, nessuno ha mai scritto questo. La conferen-za stampa si tiene il 3 marzo per dare sfogo alla mania di “gran-dezza” che il sindaco di Fasano sfodera in prossimità della sca-denza del mandato quando, per prassi, devono essere sparati gli ultimi e più rumorosi colpi. Mancando i sindaci degli altri due paesi dell'ambito territoriale, quello di Ostuni e quello di Cisterni-no, la conferenza stampa era “mutilata”. Si poteva produrre un comunicato stampa ma la voglia di spazio sui media diviene strategia di importanza vitale. O importante diveniva un'affermazione al limite della gaffe riferita ai giornalisti presen-ti, il riscatto di Fasano nel Piano di zona. Invece di superare le barriere tra i tre paesi ancora si pensa a chi deve portar più soldi a casa. Una scelta lungimirante, date le competenze del dirigente ostunese Minna, quella di affidare la gestione del piano a Ostuni. Una serie di dati snocciolati, solo quattro progetti non ancora avviati sui trenta già operativi. Le prove sarebbero sotto gli occhi di tutti. Purtroppo è una nostra carenza non riuscire a intravedere alcun segno di cambiamento e leggendo le carte e partendo dai com-pensi percepiti dal personale per l'impegno profuso per il piano di zona, dovremmo dare torto al Sindaco. Se volessimo essere campanilisti, Di Bari non è stato per niente lungimirante. Si scor-gono le prime disparità, evidentemente giustificate dal fatto che il Comune di Ostuni, capofila di fatto rispetto a Fasano, capofila sulle carte, ha lavorato di più: ai dipendenti del Comune di Ostuni sono andati € 38.500,00, a quelli di Cisternino € 3.000,00, a quelli di Fasano € 5.000,00. C'è un ufficio di piano che dovrebbe appun-to lavorare per il piano di zona. Ricostituito l'8 novembre scorso con gli opportuni aggiustamenti, ha assicurato la gestione di tutti i servizi di Ambito nel periodo del trapasso dal primo al secondo triennio di programmazione, garantendone la continui-tà senza interruzione fino all'individuazione del nuovo soggetto gestore. Evidenti contraddizioni animano il dott. Minna nell'elargire i compensi, speriamo non per via del diretto coinvol-gimento. Ben 18.000 euro sono destinati a compensare i sudori dirigenziali. Nulla di nuovo rispetto al passato se non la “scoper-ta” della legge, intervenuta a mo' di divina illuminazione, che prevedendo l'onnicomprensività dei già lauti stipendi dirigenzia-li, stabilisce che eventuali compensi aggiuntivi debbano conflui-re nella cosiddetta retribuzione di risultato, cioè in quella parte del trattamento economico che valorizza la capacità di portare a termine le azioni. I risultati, stando alle parole, sono stati tutti raggiunti: “Il Piano Sociale di Zona 2010 – 2012 ha iniziato il suo

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percorso attuativo a cominciare dalla fase della sua elaborazione, avviata con il protocollo d'intesa fra i sindaci dei comuni di Cisterni-no, Fasano e Ostuni in data 13.11.2009 e la successiva sottoscrizione della convenzione in data 22.12.2009. Il Piano di Zona, nella sua stesura definitiva, è stato poi approvato nella Conferenza dei servizi in data 22.01.2010. A decorrere dalla suddetta data è stata progressivamente data attuazione alla progettazione con il reclu-tamento del personale destinato ad alcuni servizi per i quali era prevista la gestione diretta (servizio sociale professionale, segre-tariato sociale, servizio affido familiare, Centro di ascolto per le famiglie, progetto contrasto alle dipendenze). Nello stesso tempo sono stati approvati gli atti per i procedimenti di gara pubblica per l'affidamento dei servizi di integrazione scolastica dei disabili, assistenza domiciliare educativa, assistenza domiciliare sociale e integrata, centro per l'inclusione sociale, ludoteca a Cisternino. Nell'anno 2010 l'Ufficio di Piano ha adottato n. 181 determine dirigenziali e istruito n. 29 delibere del Coordinamento Istituziona-le; sono stati anche approvati 2 regolamenti (per il funzionamento dell'Ufficio di Piano, per l'affidamento dei servizi e quello istitutivo del Servizio Sociale Professionale di Ambito), mentre il regolamen-to per l'accesso ai servizi è stato definito nel corso dell'anno ma è in attesa di essere approvato dagli organi istituzionali. L'attuazione dei progetti del Piano di Zona nel corso del primo anno ha visto anche l'avvio ed il consolidamento della integrazione socio-sanitaria, attraverso la costituzione della PUA e di gruppi di lavoro specifici nelle diverse aree di intervento nelle quali è prevista la integrazione fra servizi sociali e servizi sanitari. E' stato anche programmato e attuato un percorso formativo per assistenti sociali sviluppatosi con 3 seminari.” I dirigenti dei Comuni di Cisternino e Fasano hanno relazionato sulle attività svolte dai propri dipendenti e il dott. Minna, non contestando come invece faceva ripetutamente nel passato, ha approvato e ha pagato. Per il comune di Fasano ricchi premi (2200 euro) ai due assistenti sociali e un premio per il funzionario, circa 600 euro, per due mesi di lavoro (novembre e dicembre 2010). Si trascura al riguar-do ogni considerazione in merito al fatto che il funzionario in questione sia anche una specie di dirigente e per lo stesso var-rebbero le stesse considerazioni fatte per i compensi del dott. Minna. Quando si parla di retribuzioni, la parola d'ordine è anda-re avanti senza se e senza ma. Scandagliamo ulteriormente e scopriamo che nel mese di genna-

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io sono state aggiudicate due gare. La prima al costo di € 158.430 per il periodo febbraio 2011 – dicembre 2013, per l'integrazione scolastica dei disabili ad una cooperativa ostunese. Amici, a dar retta alle voci. Dalla lettura dei verbali emerge una vittoria schiacciante, soprattutto se i risultati vengono confrontati con quelli ben più miseri di un consorzio di Milano. Per la seconda gara, gli importi sono ben più elevati, 544000 euro per 24 mesi di attività e la cooperativa aggiudicataria è anch'essa ben nota soprattutto in ambito fasanese. Forse su questo gongolava il Sindaco considerando poco lungimiranti i giornalisti. Nel gioco delle spartizioni, la coop fasanese ha vinto su quella ostunese. Per uno strano gioco del destino entrambi i concorrenti pur se per differenti servizi risultano aggiudicatari con il medesimo ribasso ed il medesimo importo orario, pari a 15 euro. Sempre per uno strano gioco del destino, la lettura delle carte è sempre provvidenziale, la valutazione delle imprese è fatta sulla base di criteri identici prevedendo per assurdo che per uno di essi, l'accreditamento delle imprese, il punteggio massimo attribuibi-le dalla commissione sia zero. Agli occhi di un profano, infatti, non ha senso esprimere un giudizio su qualcosa che rimarrà comunque privo di valutazione concreta. Per non parlare poi della duplice previsione dell'esperienza del soggetto parteci-pante sul territorio sia come criterio di partecipazione che come criterio di valutazione da parte della commissione giudicatrice. Evidentemente le previsioni di legge e gli orientamenti delle sentenze che impongono di non valutare per due volte le stesse cose non hanno applicazione nel territorio dell'Ambito. Eviden-

temente i numeri prevalgono, anche durante le conferenze stampa, in cui ci si attendeva non certo la freddezza dei calcoli ragionieristici del dirigente ostunese bensì considerazioni in ordine al miglioramento della qualità della vita da parte dei minori in affido, di erogazione dei contributi per l'acquisto della prima casa. A mo' di beffa, ancora una volta, le carte dimostrano che i contributi di 25.000 euro che la regione Puglia ha assegnato per tale fine rimangono custoditi gelosamente nelle casse del comune di Ostuni. Tante altre verità avrebbero dovuto essere svelate durante la conferenza stampa: invece, non resta che la speranza.La speranza che gli utenti finali siano soddisfatti dei servizi ero-gati (tante le lamentele purtroppo). La speranza che gli operatori siano ben retribuiti. Difficile, date le cifre offerte dalle cooperative. Per vincere l'appalto pare che ci fosse l'idea di trasformare i rapporti di lavoro poiché i ribassi non dovevano pesare sulle casse delle cooperative. Idea malsana e presto, per fortuna, abortita. La speranza che siano regolarmente assunti gli operatori, ancora memori del pasticcio nel primo piano di zona sulle assistenti sociali. Forse, però, si pecca di ottimismo.La speranza che non ci siano accordi di spartizione per l'affidamento dei servizi.La speranza che qualcosa cambi davvero a vantaggio dei fruitori finali e a vantaggio di chi vuol lavorare rispettando le regole.

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UN POTERE PIU' GRANDE

marzo 2011

L'Associazione Amici del Fasancult torna a parlare di volontariato e lo fa nuova-mente a proposito di lebbra e di nuovo nella sala “Teseo” dell'Istituto Superiore “Salve-mini”. Lo scorso 4 marzo l'associazione, costituita a partire dal forum telematico Fasancult, ha presentato, questa volta, il libro del dottor Francesco Colizzi “Un potere più grande”, sottotitolo “la sapienza della lebbra”.Alcuni brani del libro sono stati letti dai giovani attori Stefano Bux e Angelo Angelini mentre sullo sfondo scorreva-no le immagini scattate in India nel centro di accoglienza per lebbrosi “Ashram & Reha-bilitation”. Tra un brano e l'altro, il dottor Colizzi ha sviluppato alcune riflessioni sul significato dell'impegno

nel volontariato e ha risposto a domande del pubblico. Colizzi, presidente nazionale dell'AIFO, organismo interna-zionale che si occupa di lebbra nel mondo, ha sottolineato il significato di crescita indivi-duale che si intraprende occu-pandosi degli altri. Una presa di posizione individuale che non fa sconti ai “potenti”, accusati di essere indifferenti alle sofferenze del pianeta, ma che non deroga dalla responsabilità di ogni singolo; citando Gandhi: siate il cam-biamento che volete vedere accadere nel mondo. Un invi-to, quello di Colizzi, preceduto dal suo esempio di volontario che dedica tanto del suo tempo e delle sue energie alla cura degli ultimi del pianeta. Un invito che non risparmia nessuno di noi: non importa che si faccia tanto o poco, quello che conta è che si faccia qualcosa con generosità e disinteresse, riscoprendo il gusto di svolgere attività non per essere retribuiti ma per-ché convinti del valore di ogni singolo gesto. E così facendo “riconoscere la nostra interdi-pendenza come esseri uma-ni” e sentire di appartenere all'umanità e a un potere più grande.

Franco Vergine

Due studenti fasanesi tra i selezionati a livello nazio-nale per simulare una seduta del Parlamento europeo. Annachiara Cofano ed Alessandro Silletti, rispettivamente IV A e IV F del liceo scientifico “Da Vinci”, sono stati selezionati nell'ambito del progetto “UExte 2010”, con referente scolastico la professoressa Grazia Buzzerio, per rappresen-tare la città di Fasano, dal 4 al 6 marzo, nella simulazio-ne di una seduta del Parla-mento europeo.L'iniziativa è stata propo-sta alle scuole di tutta Italia dalla rete Eurodesk, attiva nell'intero continen-te, con l'obiettivo di aumentare tra le giovani generazioni il grado di formazione e consapevo-lezza circa gli strumenti di partecipazione democrati-ca previsti in ambito euro-peo. Tanti i ragazzi fasane-si coinvolti nella prima fase dell'iniziativa, che preve-deva l'elaborazione di un progetto di legge sul tema dell'Occupazione e degli Affari Sociali. Alla fine della

STUDENTI FASANESI AL PARLAMENTO EUROPEO

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Annachiara Cofano ed Alessandro Silletti, 17 anni, hanno simulato una seduta parlamentare assieme ad altri 158 coetanei da tutta Italia.

selezione scolastica inter-na sono risultati vincitori proprio Annachiara Cofa-no ed Alessandro Silletti, che in compagnia di Adria-no De Palo, referente dell'Eurodesk, si sono recati a Roma dal 4 al 6 marzo assieme ad altri 158 coetanei da tutta Italia, con cui hanno fraternizza-to in un clima di grande entusiasmo ed allegria. L'assemblea degli studenti si sarebbe dovuta tenere a Montecitorio, sede della Camera, ma poi è stata spostata nella sala dei congressi dell'hotel “Sale-sanium” per la soprag-giunta indisponibilità di Montecitorio. «E' stata una bella esperienza, molto formativa. Abbiamo constatato che la prepara-zione fornita agli studenti in tutta Italia su questioni di attualità nazionale ed internazionale è molto approfondita», hanno commentato i due. Da segnalare anche che Anna-chiara Cofano è stata eletta rappresentante pugliese.

F. A.

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Acquedotto Pugliese? Promosso. Ed anche il più stretto di voti degli insegnanti non potrà dare, stavolta, meno di un bel 9. In fondo, quale giudice più severo di S&P, Moody's e Fitch? Tre società di rating molto temute a livello internazionale, di solito molto parche nei loro giudizi. Questa volta però i complimenti sono stati inevitabili. C'era una volta un assumificio - «La stabilità di gestione assicurata dalla riconferma dei vertici aziendali garantisce una tensione verso il miglioramento continuo dell'azione aziendale sotto il profilo operativo, della riduzione dei costi e del recupero dei crediti», ha scritto lo scorso novembre quel cerbero di Moody's. Un giudizio positivo, quello degli analisti inglesi, che si aggiunge alla benedizione della Corte dei Conti. La vicenda è stata raccontata in un approfondito servizio dal supplemento Affari & Finanza de La Repubblica del 7 marzo scorso, che ha intervistato l'ad di Acquedotto Pugliese Claudio Monteforte e snocciolato qualche cifra. Dal 2005 ad oggi l'Ap è passato dal destinare 20 milioni di euro l'anno per interventi sulla rete al destinarne 200. Sempre nel 2005 il 39% d'acqua si perdeva in rete: la percentuale ora si è abbassata al 35%, col recupero di 40 milioni di metri cubi. Anche a Vieste l'acqua ad agosto - È stato razionalizzato l'organico, mentre buona parte dei servizi che erano stati esternalizzati sono tornati all'Ap. Quest'anno per la prima volta, ha concluso l'ad Monteforte con un'efficace battuta, è arrivata l'acqua a Vieste anche ad agosto. L'Ap ha sostituito 350000 contatori, ridotto del 15% il personale ed è intervenuto per contrastare il fenomeno degli allacci abusivi. Il ritardo medio (dalla data di scadenza) nel pagamento di una bolletta era di 180 giorni, oggi di 124. Inoltre è stata messa al sicuro la liquidità della società, prima investita in una serie di contratti derivati e di obbligazioni molto a rischio. Volontà politica - Tutto questo però, ed è proprio Monteforte a ricordarlo all'inizio dell'intervista, grazie a due fattori essenziali: la volontà politica di cambiamento e la decisione di concentrarsi solo sull'oggetto sociale di dare l'acqua ai pugliesi. Un plauso implicito a Nichi Vendola ed alla sua giunta, che ha saputo rimettere in piedi un gigante ferito come l'Acquedotto Pugliese, la rete idrica più imponente d'Europa, ridotta ad assumificio da anni di scellerate politiche clientelari. E plauso implicito, ovviamente, anche all'operato dell'assessore regionale alle Opere Pubbliche, il fasanese Fabiano Amati, dal 2009 in carica. Pericolo privatizzazioni - Non tutti i pericoli sono però finiti. All'orizzonte si profila una nuova sfida per Ap. E stavolta il rivale è insospettabile. In ballo c'è il tentativo di privatizzare il sistema idrico nazionale: il cosiddetto decreto Ronchi. L'Ap ovviamente, anche grazie al risanamento effettuato, è uno dei bocconi più ghiotti sul mercato. In prima linea, segnala La Repubblica, c'è la municipalizzata romana Acea, società una cui fetta importante è di proprietà di Francesco Gaetano Caltagirone, noto alle cronache anche come suocero del leader nazionale dell'Udc Pier Ferdinando Casini. La strategia difensiva è pronta: la regione Puglia sta tentando di trasformare l'Ap, che è una Spa, in ente di diritto pubblico, togliendolo di fatto dal mercato. Inoltre sono state inserite nello statuto di Ap delle clausole avvelenate di contrasto alla scalata. Basteranno?

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marzo 2011

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A FASANO SI NASCE E SI NASCERÀ ANCORA

marzo 2011

C'è una delibera regionale pubblicata sul Bollettino della Regione n.23 dell'11 febbraio 2011 che prevede la chiusura di ortopedia e chirurgia a Fasano trasferiti già armi e bagagli a Ostuni e la chiusura di pediatria e ostetricia a Ostuni da trasferire a Fasano. Movimento, purtroppo, ad oggi a senso unico. C'è qual-cosa che non quadra. La mano intelligente che afferra la scure dei tagli, mano di sinistra, ha previsto un polo materno e infantile nel nostro nosocomio potenziando i reparti già funzionanti. Tanti i motivi di questa scelta: per diritti acquisiti dal buon ope-rato dei medici, per le nascite che aumentano (anche il primo trimestre del 2011 conferma questo trend), per i parti cesarei in calo (con notevoli risparmi di spesa), per i reparti nuovi e conforte-voli per gli utenti, perché era ed è tutto in regola per poter potenziare questi reparti. Nulla a che vedere con i dati arrivati dal nosocomio della Città bianca, non comparabile neanche per logistica all’Um-berto I. Tanti i vantaggi, com-preso quello della presenza di mamme provenienti da fuori provincia che scelgono Fasa-no per far nascere i propri figli, ulteriore entrata per la Asl brindisina. Ma mentre Ostuni si oppone alla chiusura

dei propri reparti, Fasano rimane in silenzio e subisce ogni tipo di angheria, compre-so il non rispetto di delibere regionali. A Fasano si gongo-la, così la destra potrà dar colpa al governo Vendola e qualche esponente influente del governo cittadino si vendi-cherà per la sconfitta scaturi-ta dopo il piano Fitto. Vendola ha battuto Fitto a Fasano perché volevano portare via l'ostetricia. La ribellione fasanese fu straordinaria. Oggi i tanti dottori fasanesi ormai primari di stanza a Ostuni, i tanti politici ancora dottori nell’Umberto I non muovono un dito, anzi sem-brano contenti di questi declassamenti. Al momento, l'ufficialità è che il 14 marzo Fasano avrà 20 posti letto in ostetricia e Ostuni 0. Questo è l'unico dato certo di qualcosa che di sicuro non si verificherà per la forte opposizione degli ostunesi. A Fasano, comun-que, si nasce e si nascerà, nonostante i mal di pancia della vicina Ostuni e dei tanti politici fasanesi che non vede-vano l'ora di poter sbeffeg-giare il governo regionale di sinistra. Ma nel frattempo Salvia, Serinelli e Masotina, i tre ostetrici a tempo indeter-minato occupati in reparto, tuonano e si sentono soli. A ragione, vedono i fasanesi lontani da questo problema:

la stampa che non informa adeguatamente, la politica che rema contro, a differenza della vicina Ostuni dove destra e sinistra difendono a spada tratta un ospedale, per certi aspetti, obsoleto. Non c'è alcun motivo per non rispettare la delibera regiona-le, non c'è alcun motivo per

non potenziare l’Umbero I. E i tre primari si chiedono il per-ché del singolare silenzio di chi dovrebbe difendere il nostro martoriato ospedale. Giochi politici, cari dottori, e vecchi accordi da rispettare. Questa forse è la risposta.

G.M.

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I 20 ANNI DELL’ASSOCIAZIONE MUSICALE “S. CECILIA”

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Lo scorso 20 febbraio l'Associazione Musicale Fasanese “S. Cecilia” ha festeggiato il ventennale della sua costituzione. Una data attesa con ansia da tutti i soci, particolarmente dagli allievi, preparati per l'evento dalla capo banda Anna Rosato. Puntualmente, la mattina tutti gli allievi si sono radunati nella sede sociale con la usuale divisa bordò; tutti molto emozionati ma felicissimi, in particolare i più piccoli Magda Mileti e Mattia Arconzo alla loro prima esibizione. La baby banda della “S. Cecilia” è partita in formazione dai Portici delle Teresiane e si è diretta per le vie principali della città, con ripetute soste in Piazza Ciaia, particolarmente affollata per la giornata di festa. La banda con le sue marcette ha augurato alla cittadinanza una felice domenica a ricordo del ventennale dell'associazione “S. Cecilia”. In serata nella Chiesa Parrocchiale di S. Antonio Abate, affollata di fedeli, è stata celebrata la Messa solenne con la parteci-pazione della banda diretta dalla professoressa Anna Rosato. A seguito, nella sede sociale di Corso Perrini soci, familiari ed amici si sono incontrati per chiudere in armonia la manifestazione. Al centro della sala, una grande e gustosa torta raffigurante il logo della Santa Cecilia, circondato dalle venti candeline. La presenza della Presidente Onorario Donna Michelina, alla quale la Santa Cecilia è sempre stata vicina con affetto e stima, ha dato quel lustro che questo ventennale richiedeva. Il Presidente Cosimo Donnaloia ha salutato tutti gli intervenuti, ringraziandoli per la partecipazione ed ha tracciato la storia di questi vent'anni trascorsi, ricordando i giorni felici, le belle soddisfazioni sociali ed affettive, i tanti ragazzi e ragazze oramai diventati adulti che hanno partecipato alla vita associativa della S. Cecilia. Una conversazione piacevole, conclusa con l'augurio di un prosieguo lungo nel tempo dell'attività e del contributo in termini musicali e sociali che l'associazione offre alla città. Il Presidente Onorario Donna Michelina, che ha visto nascere l'associazione siglando l'atto costitutivo, ha consegnato al Presidente Cosimo Donnaloia una targa a ricordo del ventennale. Non poteva mancare per questo evento un intermezzo musicale. Ha cominciato l'allievo più piccolo, il trombettista Fabio Vinci, alla sua prima esibizione suonando “Taci il labbro” dall'operetta de “La vedova allegra”. La seconda ad esibirsi è stata Magda Mileti, anche lei tra gli allievi più piccoli e trombettista che, in ricordo dell'anniversario dell'Unità d'Italia, ha suonato “Va' pensiero” di Giuseppe Verdi. A seguire il trombettista Giulio Simone con la marcia trionfale dell' “Aida” di Giuseppe Verdi. Per finire, il quartet-to di sax della professoressa Angela Colucci ha allietato la sala con due motivi: “Enterlaimer” e “Un bacio a mezzanotte”. Dopo lunghi applausi gli allievi più piccoli Fabio Vinci, Magda Mileti e Mattia Arconzo hanno intonato “Tanti auguri” per festeggiare il taglio della torta.

Conversazioni fra PresidentiConversazioni fra Presidenti Finalmente la tortaFinalmente la torta

Giovani promesse alla trombaGiovani promesse alla tromba

Esibizione in chiesaEsibizione in chiesa

Esibizione in Piazza CiaiaEsibizione in Piazza Ciaia

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SCUOLA... SEMPRE LA STESSA STORIA

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Dicono che la bellezza del mestiere dell'attore consista nella possibilità di vivere vite diverse e sempre nuove. Ogni ciack, ogni sipario che si apre è un nuovo gioco delle parti. Esistono però sulla scena italiana commedianti di basso livello che presentano ogni giorno la stessa scena. “Ogni volta è la stessa storia” viene da dire quando si è stanchi delle solite abitudini. Anche stavolta il Presidente del Con-siglio ha messo in scena la stessa storia. Il complotto comunista e il fraintendimento delle sue parole ad opera della sinistra e dei giornali comuni-sti, ovviamente. Dalle sue parole sembrerebbe che quasi tutti gli italiani siano comuni-sti. Magari … direbbe qualcu-no. Altro che complotto! Forse non assisteremmo a queste scene di ordinaria follia. Come è solito fare un commediante di basso livello, il Presidente

del Consiglio si è recato ad un congresso di cattolici riformi-sti ed ha dato lustro a tutto il suo usuale copione. Il pericolo comunista è alle nostre spalle perché i professori delle scuo-l e s t a t a l i p l a g i a n o c o n l'ideologia comunista le giova-ni menti italiane, inculcano idee diverse da quelle insegna-te ai loro figli dalle famiglie. B e n v e n g a , d u n q u e , l'iscrizione ad istituti di altro genere. Ecco esplodere giusta-mente la proteste di studenti, professori e famiglie che stu-diano, lavorano ed hanno posto fiducia in un'istituzione pubblica come la scuola. Un'istituzione pubblica. Ecco, si dimentica oramai troppo spesso che la scuola è un pila-stro fondante della Repubbli-ca Italiana. Si dimentica che senza la scuola l'intero paese Italia sarebbe destinato a morire. Oppure, senza alcuna presunzione di vedere ordito

alle spalle un complotto, far morire il paese Italia è uno scopo a cui ambiscono com-medianti politici di basso livello. Basta riflettere sulle tanto esaltate riforme del Ministro Gelmini, la sola a chiamare quei provvedimenti “riforma epocale”, per con-statare che quella che Cala-mandrei chiamava “larvata dittatura” non è poi così lonta-na dalla nostre spalle. Negli ultimi due anni sono stati tagliati numerosi fondi alla scuola e all'università pubbli-che. Meno ore di lezione, meno insegnanti e ricercatori e dunque più precariato e più cultura di basso costo. E men-tre il Ministro Tremonti taglia-va il futuro di famiglie, di stu-denti e di un intero paese il Ministro Gelmini si preoccupa-va di dire “Spero che finalmen-te si potrà parlare di finanzia-menti alle scuole private”. Perché d'altronde le scuole

private, si sa, forgiano meglio le giovani menti italiani. Ecco spot televisivi che assicurano diplomi in poco tempo ed esami universitari superati con estrema facilità. Ecco fioccare università private di vario tipo che si trasformano in vere scuole di partito. Formare menti libere non sembra esse-re la preoccupazione di questo Governo, più occupato a ricer-care il complotto comunista tra magistratura e scuola pubblica. Per fortuna, esistono ancora giovani menti libere. Per fortuna, il desiderio di protesta e di rivendicazione della propria libertà non si ferma al solito teatrino di commedianti di basso livello. Continueranno le manifesta-zioni di studenti, professori e famiglie e speriamo possano finalmente aiutare l'arrivo di un po' d'aria di primavera democratica in Italia.

F. R.

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VITA DA OPERAI

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deve mettere in condizioni di lavorare in sicurezza.Vengono rispettate le norme di legge sulla sicurezza? Su questo l'ILVA non gode di buona fama. Durante qualche incidente, siete mai stati protagonisti, direttamente o indirettamente?Martino – C'è ancora qualcosa da sistemare, ma diciamo che siamo a buoni livelli. Spezzo una lancia in favore dell'ILVA. Fino a qualche anno fa l'unica preoccupazione era la produzione, il resto passava in secon-do piano. Adesso, anche perché gli acquirenti pretendono il rispetto di certificazioni di qualità, vengono concesse solo se in regola con la sicu-rezza dei lavoratori e con le norme ambientali, ci sono stati grandi passi in avanti. Se l'ILVA non rispettasse questi criteri, non sarebbe più concorrenziale sui mercati. Una grande azienda francese è stata inca-ricata di curare gli aspetti concernenti la sicurezza, proprio per cercare di far diminuire il numero d'infortuni sul lavoro.Fabrizio – Non ho mai assistito a incidenti sul lavoro, posso conferma-re che adesso abbiamo tutti i dispositivi per lavorare in sicurezza. Ovviamente lavoriamo sempre in un ambiente rischioso. La cosa mag-giormente rischiosa, oltre all'errore umano (sempre possibile), è la stanchezza che subentra dopo ore e ore di lavoro. Ci vorrebbero turni più brevi o più intervalli? Non lo so. Comunque sia, si sta vicino a colate di acciaio fuso. Inoltre in un'acciaieria sono sempre possibili inalazioni di gas tossici utilizzati nel processo di lavorazione. Secondo me un operaio, durante il turno di lavoro, non può tenere l'attenzione sem-pre al 100%, la stanchezza subentra. Non mi sento in grado di dare solu-zioni, ma il problema c'è.Martino – Turni più brevi o intervalli maggiori? Non credo siano possi-bili. La produzione non lo consente, bisogna mantenere dei ritmi ele-vati.Di questo problema dei ritmi elevati, ne avete parlato col sindacato?Martino – Il sindacato è presente. In alcuni reparti in misura maggiore di altri, comunque c'è e tutto sommato ci segue. Da voi ci sono discriminazioni nei confronti dei delegati sindacali?Martino - È successo. Certamente è successo e credo che sarà sempre così. Fabrizio – Lavoro all'ILVA da oltre dieci anni e da alcuni anni sono iscrit-to alla FIOM CGIL. In merito al sindacato, posso parlare solo del rap-porto che esiste tra operaio e delegato sindacale, non mi spingo ad

La vita degli operai, spesso è vista dall'esterno in maniera romantica, se si parla con i ragazzi, viene associata al periodo della rivoluzione industriale, narrata sui libri di storia. Eppure è ancora presente e quan-to mai attiva. Per altri invece viene del tutto ignorata, quindi penso che questa intervista possa ampliare le vedute o addirittura colmare delle carenze conoscitive a riguardo. Ho l'onore di avere accanto a me due fratelli, due uomini cosiddetti in “tuta blu”. Signori Vinci, parlatemi un po' di voi.Martino - Sono un operaio dell'ILVA, è da oltre dieci anni che lavoro per questa grande azienda siderurgica a Taranto. Una grandissima azien-da in tutti i sensi e che impone grossi sacrifici, sia per andarci a lavorare sia per starci dentro. Però, tutto sommato, da vivere oltre che a me anche a più di 10000 persone.I mass media in questo periodo si stanno occupando delle vicende giudiziarie del Premier, dei bunga bunga, del processo breve. Voi ope-rai che opinione avete di questa disattenzione nei vostri confronti?Martino – Sì, questo interesse per queste vicende dimostra un cinismo da parte della gente, che non guarda i problemi reali delle persone. Anche tra noi operai ce ne sono tanti che sono molto attenti a queste tresche che, alla fine, non portano alcuna soluzione per noi. Fabrizio – Dai, non è vero che tutti pensano ai fatti del Premier. C'è anche chi parla dei nostri problemi, anche se sono soprattutto le TV locali a dispetto del fatto che quest'azienda sia di assoluto livello mon-diale. È vero che si parla molto di più di FIAT che di ILVA, ma questo perché in FIAT c'è Marchionne che ha assunto, di fatto, un ruolo politi-co e di conseguenza attrae molto di più l'interesse dell'opinione pub-blica.Quale dovrebbe essere il ruolo della politica, secondo voi? E che immagine dovrebbe offrire di sé?Martino – La vera politica la dovremmo fare noi. Andare oltre Berlu-sconi e le sue tresche e parlare, invece, dei problemi veri della gente. Ormai siamo arrivati a un punto di non ritorno, stiamo andando sem-pre più alla deriva seguendo queste vicende, di cui i mezzi d'informazione ci tartassano e ci massacrano.Ma dicevi che di questo parlate anche voi in fabbrica.Martino – Sì, ma forse, ripensandoci, se ne parlava di più all'inizio di questa vicenda. Si commentavano queste che io definisco barzellette, ma la nostra è una grande azienda con i suoi problemi e noi pensiamo soprattutto a questi, abbiamo poco tempo per le barzellette.Allora raccontateci la giornata tipo di un operaio. Così la facciamo conoscere anche agli altri. Sappiamo che c'è anche chi si riempie la bocca con parole come “classe operaia” e “lotta di classe” e magari non sa neanche come lavorate.Martino – Ogni volta che entriamo in una grande fabbrica come la nostra, è come se ci facessimo il segno della croce. Siamo certi che stiamo entrando, ma andiamo incontro a… diciamo a un lavoro non facile. La metto così per non dire altro. Insomma, noi non produciamo cioccolatini.Fabrizio – Hai ragione, è così. Aggiungo di mio, che da alcuni giorni sono passato dai compiti di manutenzione degli impianti a quelli di esercizio, in altre parole alla produzione vera e propria, il che compor-ta successivi disagi e rischi. Aggiungo anche che è stata una mia scelta, dovuta al fatto che così, con i premi di produttività, riesco a incremen-tare un po' di più il salario. Ma in particolare, cosa fate? Siete agli altiforni? Il vostro è un lavoro ripetitivo? Alienante, si diceva un tempo.Martino – Io sono un manutentore colatore. Diciamo che predispongo i macchinari che poi ricevono la colata. Un lavoro delicato, se fatto male metterei in pericolo i miei colleghi che poi compiono la colata. Sicuramente un lavoro sistematico ma non è certo il più stressante. La responsabilità nei confronti della vita degli altri non consente certa-mente di deconcentrarsi. La sicurezza sul lavoro dipende innanzitutto da noi stessi e poi, certamente, anche da parte dell'azienda, che ci

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altri livelli. Posso confermare di essere contento di essere iscritto alla FIOM, perché il mio sindacato è quello che è più dalla parte dell'operaio, rispetto a FILM CISL e UILM. Non dico certo niente con-tro di loro, ma secondo me la FIOM è più partecipe. Se posso fare una considerazione sul mio sindacato, ti dico che sì, bisogna combattere per ottenere qualcosa, ma in una fase di crisi come questa, pur senza vendersi, bisogna scendere a compromessi. Il fatto che il mio sindaca-to non firma mai gli accordi sindacali che vengono siglati dalle altre confederazioni, talvolta lascia un po' perplessi. Non so se dirgli grazie per questo, comunque bisogna sforzarsi di raggiungere accordi. Ades-so il mio sindacato si è messo in condizioni di essere quasi fuori dai gio-chi.In una situazione come quella attuale, guardiamo al caso FIAT che minaccia di trasferire altrove la produzione per risparmiare sulla manodopera, c'è il rischio, anche a livello locale, che col meccanismo dei subappalti si smembri quella che è la manodopera principale di fabbrica?Martino – Infatti anche da noi ci sono aziende che subentrano per appaltare parti di lavoro. Ad esempio proprio per le manutenzioni c'è una tendenza ad avvalersi di ditte esterne, ovviamente i lavoratori di queste ditte sono tutti privi di sindacato, con contratti a termine, anche solo a un mese. Condividiamo con loro il momento del lavoro, ma già alla fine del turno, noi abbiamo il nostro spogliatoio e loro ne hanno un altro. Potrebbe essere una scelta fatta apposta per non farli entrare in con-tatto con voi che avete maggiore coscienza. Una tattica, insomma.Martino – Sì, è vero. Fabrizio – Adesso all'azienda sta convenendo affidare a ditte esterne queste lavorazioni. Anche in passato avveniva così. Poi c'è stata una fase in cui l'ILVA ha sfruttato una serie di agevolazioni di legge (con-tratti di formazione e simili) e ha preferito riprendere la gestione anche di queste fasi. In quella circostanza siamo entrati noi. A essere sinceri è un lavoro pesante che noi stessi preferiamo non fare e cer-chiamo di passare ad altri ruoli, quindi si creano le condizioni per appal-tare agli esterni. Poi in genere, i lavoratori a termine si danno da fare molto di più con la speranza di ottenere la conferma. Chi è in quelle condizioni subisce il ricatto di non poter stipulare un mutuo, li capisco.Passiamo al rapporto della fabbrica con la città che la ospita. Taranto ha fama di città inquinata a causa dell'impianto siderurgico. Gruppi ambientalisti spingono addirittura in direzione della chiusura. Voi operai come vivete questa vicenda?Martino – Indubbiamente gli operai tendono sempre a privilegiare la difesa del posto di lavoro. Saremmo ipocriti se dicessimo il contrario. Non è che il problema non ce lo poniamo. L'operaio fa le sue otto ore di lavoro e torna a casa, a volte lontano. Giustamente chi ci vive intorno, sente molto il problema. Noi li comprendiamo perfettamente, tutta-via è importante tenere l'equilibrio tra le due questioni senza eccedere da una parte o dall'altra. L'occhio all'inquinamento c'è e ci sarà sem-pre. Dal primo gennaio nella Regione Puglia (unica in Italia) sono entrate in vigore nuove norme contro l'inquinamento. Ovviamente la salute della gente viene prima di tutto, ma invito a guardare anche il rovescio della medaglia. Non è facile trovare un equilibrio. Si sta facen-do tanto per risolvere questo problema, ma non è facile.Fabrizio – Come ha detto M. Noi abbiamo la fortuna di essere pendola-ri, di abitare lontano da Taranto. Passiamo le otto ore in acciaieria con un respiratore, si capisce che non si può chiedere a un abitante del rione Tamburi o di Statte di vivere ventiquattro ore al giorno col respi-ratore. Grazie al Presidente Vendola è stato installato un impianto di depurazione intorno all'acciaieria 2. Qualcosa è stato fatto. Siamo noi stessi che chiediamo soluzioni per abbattere il tasso d'inquinamento dello stabilimento. Il ricatto che può porre l'azienda: “ridurre l'inquinamento = ridurre la produzione”. Va rifiutato il ridurre l'occupazione, quindi siamo noi che chiediamo a chi comanda, una possibilità per inquinare di meno. Sappiamo bene come vive la gente ai Tamburi. Anche noi vorremmo evitare di vedere, scendendo dall'Orimini, una cappa che avvolge lo stabilimento e tutta Taranto. Ti

Parte da Taranto la prima sperimentazione concreta di formazione integrata in tema di diritti collettivi e diritti di tutela individuale.A farsene promotori comparti e categorie della CGIL che di questi temi hanno fatto la loro mission statutaria: l'INCA (Istituto Nazionale Confederale di Assistenza) e la FIOM nazionale.Il tutto parte dall'input della CGIL jonica che ha chiesto, accogliendo gli stimoli di INCA e FIOM territoriale, che questo importante laboratorio si realizzasse proprio a cominciare da Taranto e da una delle più grandi aziende d'Europa: l'ILVA Spa.Un laboratorio che CGIL, INCA e FIOM intendono estendere a tutte le realtà produttive del territorio, ma che al momento riguarderà i 26 delegati FIOM chiamati a tutelare gli interessi dei lavoratori all'interno dell'impianto siderurgico tarantino.Una scelta che punta al rafforzamento della presenza sindacale soprattutto dal punto di vista qualitativo.Intendiamo rilanciare la figura del delegato-sociale all'interno delle fabbriche – spiega Massimo Di Cesare, segretario organizzativo della CGIL jonica – e per farlo abbiamo pensato a figure che siano in grado di difendere gli interessi collettivi ad esempio legati al contratto, ma che sappiano soccorrere un lavoratore anche nelle esigenze quotidiane di informazione, tutela o prevenzione in tema di salute e malattie professionali.La CGIL avanza dunque il fronte di contatto diretto con i lavoratori, creando un ponte ideale e fisico con la fabbrica e il luogo dove le istanze si formano e devono trovare risposta.E' in questo contesto che negli scorsi mesi è maturata anche la decisione di istituire uno Sportello INCA-FIOM nella sede della FIOM tarantina di Piazza Bettolo (aperto tutti i giorni e con operatori specializzati ogni mercoledì e giovedì – ndr).

Comunicato stampa CGIL, INCA e FIOM del 5 marzo 2011

LA CGIL JONICA RILANCIA LA FIGURA DEL DELEGATO SOCIALE

viene l'angoscia ogni volta che percorri quella strada da Martina a Taranto. Martino – Comunque ribadisco che a differenza di alcuni anni fa', dicia-mo 7 – 8 anni fa', la situazione è in via di miglioramento. Siete soddisfatti della vostra busta paga? In base al vostro salario, quali sono le vostre speranze e cosa vi aspettate dalla vita?Martino – La speranza è di crescere come qualità del lavoro e anche economicamente. Ed è un augurio che facciamo a tutti. I nostri stipen-di vanno sui 1200 – 1300 euro di paga base. Se va bene, con i turni e i premi si può sperare di arrivare a 1500. Altro che 5000 euro per una notte di sesso con Ruby, noi questa roba non la pensiamo nemmeno, è fuori dalla nostra realtà. Viviamo alla giornata.Fabrizio – Io ho due soluzioni: o aumentate lo stipendio o abbassate il caro vita. Possiamo accettare di prendere 1300 euro, ma bisogna dimezzare il prezzo della benzina. La crisi la pagano sempre i poveri, la crisi è sempre avvertita dagli operai. Forse lo stipendio di un operaio dell'ILVA è uno di quelli più dignitosi sulla piazza, ne esistono di peg-giori. Una frase storica per chiudere l'intervista.Martino – Mi fa piacere aver contribuito a far conoscere la nostra real-tà, di cui spesso si sente parlare ma senza entrare mai nel merito. Si sente dire che l'ILVA inquina e finisce li. Poi magari chi lo dice va in giro con un SUV e non si chiede nemmeno da dove provenga l'acciaio di cui è fatta la propria automobile, la lavatrice o la cucina. Chi lo fa quell'acciaio?Fabrizio – Ultima considerazione sull'ILVA. È una soluzione di lavoro ma non la migliore. Se devo essere sincero, quando un ragazzo sceglie di fare l'operaio, un po' decide di accontentarsi e di gestire la propria vita su quello stipendio, accetta di non poter fare tanti progetti. C'è di meglio.

Angela Rubino

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ODIOSO QUIETO VIVERE

marzo 2011

Alberga nella mente un certa confusione quando accadimen-ti disparati si susseguono a ritmi irrefrenabili e si cerca un momento per focalizzare l'attenzione su ognuno di essi. La rivolta del popolo africano esprime nel contempo l'idea di un evento di natura epocale eppure distante dalla civiltà dei paesi occidentali. La storia non concede attimi di respiro quan-do ne sei spettatore e il piccolo schermo è spesso nemico della riflessione perché i movimenti della mente non scorrono come le scene televisive. La rivolta dov'è? Difficile localiz-

zarla anche solo geografica-mente quando, a distanza di pochi giorni, attraversa tanti stati del Nord Africa accumu-lando morte e distruzione e alimentando l'impressione che l'Europa e l'America stiano solo a guardare. La globalizzazione investe aspetti che nulla hanno a che vedere con la dolorosissi-ma ricerca di pane e di libertà che anima il popolo africano. Si potrebbe obiettare che Europa ed America abbiano già supera-to questa fase, forti come si sentono di una primazia cultu-rale ed economica. Deve forse intendersi che in questi Paesi non esistono forme di dittatu-ra? O deve forse intendersi ama-ramente che sia in America che in Europa i cittadini siano paghi di una forma apparente di dirit-to e di democrazia? Alla luce di quanto accade, si potrebbe propendere per una risposta positiva all'ultimo dei quesiti, con il rischio che l'apparente crudità di una simile afferma-zione potrebbe generare una rivoluzione. È forse possibile negare le conquiste della rivolu-zione francese, l'abolizione della schiavitù, il rigetto della stessa idea di “madrepatria” ed il rifiuto di essere trattati da coloni? Il punto da chiarire è che i principi tipici dello stato di diritto non meritano di essere relegati al ricordo o alle citazio-ni di dotti disquisitori, tanto più infuocate quanto più alimenta-te dagli scrosci di applausi di spettatori ammaestrati. Gli

esempi da addurre al riguardo sono tanti e numerosi, esatta-mente quante sono le azioni che ognuno di noi compie durante la giornata. Se uscendo di casa per andare a lavoro ti imbatti in un camion che, oltre ad ostruire la strada, funge da contenitore di materiale di scar-to dell'edilizia che allegramen-te viene buttato giù da un palaz-zo in ristrutturazione, a mò di lancio di carta straccia in un cestino, cominci a dubitare di vivere in uno stato di diritto. Forse la tutela dell'incolumità di persone e cose è stata espunta dall'ordinamento con qualche legge ad personam? Se chie-dendo un'informazione ad un ausiliario del traffico, vieni apo-strofato con “Mi sarebbe pia-ciuto farti la multa” sol perché sei in piedi di fronte all'ingresso di una redazione giornalistica, cominci a pensare che la libertà è solo una chimera, visto che chicchessia, dimentico della divisa che indossa, ti apostrofa come sovversivo e tu gli avevi solo chiesto dov'era il parcome-tro. Forse la libertà di stare in piedi di fronte ad una redazione giornalistica è stata espunta dall'ordinamento con qualche legge ad personam? Se dopo aver acquistato merce per un certo importo, ti viene propo-sto “Posso fartelo da meno lo scontrino?” e tu ingenuo pensi che ti si voglia fare lo sconto perché sei simpatico e invece è in atto una forma di evasione fiscale, cominci a dubitare che la legge sia uguale per tutti. Forse il dovere di pagare le tasse è stato espunto dall'ordi-namento con qualche legge ad personam? Certo, per quieto

vivere - odiosa locuzione che sacrifica diritti, libertà e doveri sull'altare del “volemose bene”- potrebbe essere chiuso ben più di un occhio; bastereb-be camminare strisciando con le spalle al muro, come fa chi si vuol nascondere, per ridurre il rischio di essere colpito dal folle lancio di pietre, fare atto di osse-quio alla divisa (pur pensando che chi la indossa fa l'ausiliario del traffico solo per uno strano scherzo del destino), assecon-dare la piccola truffa allo Stato tanto i veri evasori non li pizzi-cano mai e poi magari un giorno potrebbe capitare anche a te di mettere nel sacco il fisco a danno di chi voleva solo com-prare un panino con la morta-della. Anche il popolo africano ha sopportato privazioni e lesioni, ben più gravi di quelle descritte sopra e realmente accadute, soffocato da dittato-ri che garantivano apparente quieto vivere e sopprimevano gli elementi sovversivi. Bastava offrire un tozzo di pane, qual-che antenna satellitare per guardare i programmi televisivi conditi di falso benessere che le televisioni occidentali sommini-strano, bastava raccontare favole intrise di demagogia per appagare il popolo. Poi, un bel giorno – bello per davvero – il “benessere” di quel popolo (il benessere vero, quello nutrito dai principi naturali dello stato di diritto e della democrazia – ha fatto la storia ed è esploso, sgretolando, seppure a caro prezzo di vite umane , il sudiciu-me dei dittatori. E nessuno osi dire che tanto si tratta solo di africani colonizzati.

Aurora Nardelli

RedazioneVia F.lli Rosselli, 51 - Fasano

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mensile

Direttore responsabileAldo Carbonaro

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iscritto col n. 3/04nel Registro della Stampa

presso il Tribunaledi Brindisi

www.ilmenante.it

Anno VIII - n. 3Chiuso il 12 marzo 2011

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LA MIMOSA

marzo 2011

L'otto marzo è un giorno a ele-vato rischio allergia da pollini. Quest'anno, i giorni della merla pare si siano prolungati più del solito e la legna per il camino è ormai ai suoi sgoccioli di resina. Per ottenere un po' di calore, quello vero e non quello umano (per carità, ci tengo ai miei ragnetti!), mi viene in mente di cimentarmi in cucina, sperando che non si offendano i suoi muri. Ma il mio vero fine è di avere la scusa di accendere il forno a duecento gradi e oltre, fino a sciogliere l'acciaio inox del lavello. Scartabello un po' di libri di cucina per trovare una ricetta che abbia come ingre-diente anche degli antistamini-ci, metti che al rientro il mio uomo spavaldo si proponga, al suo rincasare, con un fascio di fiori a forma di testicoli asiatici, perché poi lui, paragonandosi, possa farne un figurone? Pre-venire è meglio che curare, ma

niente: Artusi mi propone un dolce a base di strutto di un maiale medievale distrutto dal colesterolo provocato da una pozione a base di polvere di strega, che l'otto marzo è noto a tutti che si gridi sia tornata. Ho paura. Provo con il manuale di Buonassisi, propone piatti così elaborati, dove la fa da padrona la porcellana di Limo-ges: croccante ma suppongo anche indigesta, soprattutto per via dei corsetti delle dami-ne. Gualtiero Marchesi so che non mi tradirà, sfoglio l'indice delle sue ricette, ma mi accor-go che è così fissato con il voler conservare il regionalismo delle pietanze, che inizio a pen-sare che sia un seguace della Lega. A me di Lega piace solo Silvestro, il pittore macchiaiolo dell'Ottocento. Intanto, prima ancora di cucinare, già mi sono macchiata il grembiule, o forse l'ho prima scambiato con la mia

tavolozza. Non ricordo. La cul-tura non mi aiuta, quella culina-ria tanto meno con questo fred-do, così decido di telefonare a zia Idodda, lei saprà darmi una dritta per poter degnamente festeggiare la festa della don-na. “Ciao, zia. Che fai?”- “Sto facendo le chiacchiere.” L'avevo sempre pensato che mia zia era una pettegola. “Zia, vorrei fare un dolce per stase-ra, cosa mi consigli?”- “Le chiacchiere, no? E' martedì gras-so. Ma se vuoi, vieniti a prende-re le mie, che tanto le mie figlie stasera mi hanno detto che vanno dove c'è uno che si spo-glia attaccato a dei pali. Bo, non ho capito, ma mi fido di loro. Capace che mi stavano pren-dendo in giro, mica li fanno gli spogliarelli gli uomini? Da che mondo è mondo è il mestiere più antico del mondo.”- “Zia, secondo me, sono andate a messa e l'uomo nudo tra i pali è appeso dietro l'altare”. Abbas-so la cornetta, delusa non so più se per l'uomo impalato o per non aver ottenuto l'idea giusta per il dessert, intanto il forno mi ha riscaldato pure il balcone. Allora accendo il com-puter e cercando di rilassarmi navigando tra musiche e fiori, trovo la mimosa. Non quella con le palle ipotrofiche ma la torta, anche perché il fiore della mimosa non solo non è commestibile, ma per giunta velenoso. Leggo gli ingredienti e prendo coscienza che sia un dolce femminista, mi dispiace solamente che non ci sia alme-no una spolverata di antistami-nico o al limite pure una sparu-ta dose di cortisone concentra-to, anche solo come elemento aromatizzante potrebbe tor-nare utile. La torta mimosa, ripeto, è un dolce femminista. Tutto ciò che è associato alla produzione include un parto pregresso. Allora, uova: una gallina sfida la fisica, facendo fuoruscire dal suo sfintere un elemento di simile sembianza, senza lubrificante. La poveret-ta ogni mattina fa coccodè in preda alle contrazioni, ma di certo la poesia bucolica, il buco è solo un riferimento romanti-

co, preferisce il gallo la mattina col suo chicchiricchì, che soler-te desta i lavoratori altrettanto solerti e produttivi. Il latte per la crema: la vacca ogni sera dopo il pascolo, gradirebbe un gesto d'affetto, una carezza alle mammelle diciamo, invece le viene attaccato un aspirapol-vere vibrante, che invidiano solo i feticisti più estremi, per succhiarle tutto il suo prodotto da puerpera, ignara del suo vitello già al macello. Lo zuc-chero: embè? Il prodotto bian-co e raffinato che abbiamo nella credenza, non è forse un derivato della barbabietola da zucchero? Ricordo a voi tutti, che il tubero è pur sempre una patata e vi assicuro che questa non è una sola credenza. Fari-na: lo dice la parola stessa, il farino è decisamente cacofoni-co. Per non parlare del lievito madre! Nella torta c'è un ele-mento che secondo me, è stato aggiunto in seguito, giusto per via delle pari opportunità, com-prendendo anche la sfera recondita del mondo lesbo. L'ananas è un frutto tropicale, comunque generato da una pianta madre, ma il suo nome, a dispetto della farina, risulta ambiguo. Ricordo una storiella raccontata da Benigni inerente la Genesi. Adamo finiva con la “o”, Eva con la “a”, Caino pure lui come il padre e Abele iniziò la stirpe dei misti. Zia Idodda una volta, sempre al telefono, disse a sua nipote: “Irena, mi passi la mamma?”- “Mi chiamo Irene, con la E”- “Scusa, Erena, mi passi la mamma?”. La sera, la torta non mi riesce, si potreb-be cercare di spacciarla come se fosse una frittata, ma mi manca la spolverata di antista-minico necessaria. Vorrei corre-re presso la pasticceria più vici-na per ordinarne una, ma incontro sul pianerottolo di casa il mio uomo, sguarnito del fascio di fiori color giallo canari-no. “Dove scappi?”- “Stavo andando nello scantinato, per vedere se c'era ancora un po' di legna per il camino, ho dovuto accendere il forno nel pomerig-gio per avere un po' di calore”.

A. R.

pag. 20 marzo 2011

DAL PALAZZO DI CITTÀ LA RACCONTANO COSÌ:

Manifestazioni di Carnevale organizzate dal Comune con sfilata di mascherine e proiezione di film.Il Comune di Fasano ha organizzato una tre-giorni carnevalesca dedicata tutta ai bambini di età compresa fra i tre e i dieci anni. La manifestazione, “Fasano, i colori e le tradizioni del Carnevale”, è stata voluta dal sindaco Lello Di Bari e dall'assessore alle Politiche sociali Martino Rubino «per allietare i pomeriggi carnascialeschi dei nostri bambini. Peraltro, è la prima volta che lo stesso Comune si fa carico dell'organizzazione diretta di appuntamenti di Carnevale, tutti – tengono a sottolineare il sindaco e l'assessore – a fruizione gratuita per i bambini e per i loro accompagnatori. Dell'organizzazione generale delle attività abbiamo investito il consigliere comunale con delega alle Pari opportunità, Grazia Neglia – specificano Di Bari e Rubino - che sta lavorando alla buona riuscita delle manifestazioni», e con la collabora-zione dell'Istituto professionale per i Servizi sociali, la cui preside Stella Carparelli ha subito sposato l'iniziativa proposta dal Comune, e dell'Inner Wheel presieduta da Lorenza L'Abbate. Il programma delle iniziative prevede la proiezione del film di animazio-ne della Walt Disney “Rapunzel” nei giorni dell'1 e del 2 marzo nel cinema Kennedy. In ognuno dei due giorni sono state programmate due proiezioni a partire dalle ore 16. Il 3 marzo, invece, si terrà la sfilata di mascherine sul palco del Kennedy alla quale potranno partecipare tutti i bambini di età compresa fra i 3 e i 10 anni: per potervi prendere parte occorre recarsi (entro il 2 marzo) al botteghino del cinema Kennedy, dalle ore 17.30 alle 20, e ritirare un biglietto (ovviamente gratuito) che darà diritto a salire sul palco del Kennedy il giorno 3 marzo per sfilare assieme ad altri bambini vestiti a maschera e partecipare ai giochi carnevaleschi che verranno organizzati con l'aiuto delle studen-tesse dell'Istituto professionale per i Servizi sociali di Fasano.

Non c'è che dire, comincia ad aleggiare il clima tipico della campagna elettorale e l'Amministrazione vuol dar prova, allo scadere del mandato, di saper organizzare eventi carnevaleschi. Ma è tutto dire, visto che se qualcuno si aspettava un contributo serio da parte del Comune per l'allestimento dei carri allegorici, è rimasto purtroppo molto deluso. Le manifestazioni di carnevale si sono ridotte alla proiezione di un film e ad una sfilata. Entrambi gli eventi sono stati sapientemente affidati all'inossidabile esperienza del Consigliere comunale alle pari opportunità. Chi ha partecipato all'iniziativa giura di aver visto all'ingresso della sala dove era prevista la proiezione del film una signora allegramente con un disco registrato che salutava caldamente tutti i presenti con un fragoroso “buona sera”. Per fortuna che il Consigliere ha accantonato le manie culinarie sfogate nella commissione mensa ed ora si dedica ai saluti e per fortuna che il carnevale viene una sola volta l'anno.

Dal 28 febbraio inizieranno corsi di nuoto ed attività riabilitative gratuiti nella piscina comunale di “Vigna Marina”. In 23 hanno risposto all'avviso pubblico emesso dal Comune e rivolto alle cosiddette fasce deboli. Da lunedì 28 febbraio avranno inizio i corsi di nuoto e le attività riabilitative gratuiti nella piscina comunale di Fasano, situata nel centro sportivo polivalente di Vigna Marina. In 23 hanno risposto all'avviso pubblico emesso dall'Amministrazione comunale nello scorso mese di ottobre, e con scadenza il 15 dicembre, rivolto ai cittadini delle cosiddette fasce deboli, disabili, anziani over 65 e famiglie indigenti per poter usufruire gratuitamente di detti servizi «Ci saremmo aspettati un numero maggiore di richiedenti – afferma il sindaco Lello Di Bari – considerata l'importante opportunità che l'Amministrazione offriva a chi, per reddito basso, non può permettersi attività natatoria; in ogni caso – sottolinea Di Bari - saranno 23 i cittadini che potranno fare attività fisica nella nostra piscina comunale per due

giorni a settimana ed in modo assolutamente gratuito. Le operazioni organizzative, di concerto fra gli uffici comunali preposti e i gestori della piscina, al fine di consentire con una certa tranquillità l'avvio di corsi ed attività riabilitative, si sono concluse e da lunedì prossimo i 23 cittadini inseriti nell'apposito elenco potranno usufruire della piscina comunale in maniera gratuita». afferma il sindaco Di Bari -. Pertanto, dalla prossima settimana, l'avvio dei corsi sarà garantito con due accessi settimanali gratuiti nei giorni e orari che dovranno essere concordati direttamente con il referente della piscina, Riccardo Argento, al quale i 23 cittadini potranno rivolgersi fino al prossimo venerdì (e comunque anche oltre) dalle ore 10 alle 12 e dalle 15.30 alle 19.30. I corsi – specifica Di Bari – avranno termine il prossimo 20 giugno. Con quest'iniziativa a fini sociali abbiamo voluto concretizzare quanto contenuto nella convenzione stipulata nel maggio 2005 fra il Comune e la società “Icos Sporting club” di Lecce che ha realizzato il complesso sportivo di Vignamarina in regime di project financing – afferma il sindaco Lello Di Bari -. In quell'atto si stabiliva che dal momento dell'apertura della piscina, nel nostro caso dal 2009, si doveva riservare al Comune l'utilizzo dell'impianto natatorio per un certo numero di presenze annue individuate nei cittadini over 65, nei disabili e negli appartenenti a famiglie disagiate sul piano economico-sociale. Per fare ciò – puntualizza Di Bari – il Comune, sin dal 2009, ha previsto un apposito capitolo di Bilancio per un importo di 60mila euro per ognuno dei quindici anni di corresponsione del contributo comunale previsto dalla convenzione. Nel 2009 e nel 2010, per tarare il numero generale delle persone frequentanti la piscina e, quindi, per motivi organizzativi della società – precisa il sindaco - non abbiamo previsto la possibilità della fruizione gratuita dell'impianto alle cosiddette fasce deboli, pur avendo versato il contributo dei 60mila euro che, quindi, sommato al contributo del 2010, ha formato un certo budget che ci consentirà di realizzare il progetto della fruizione della piscina per i cittadini rientran-ti nelle cosiddette fasce deboli».

Stando ai numeri e alle cifre,i 23 cittadini (dato che corrisponde al numero dei richiedenti e a quello degli ammessi al beneficio) avrebbero diritto, alla luce del cospicuo contributo erogato dal Comune (pari a 120.000 euro per gli anni 2009 e 2010 ) a trasferire la propria residenza presso la piscina comunale e non a frequentarla, per due soli pomeriggi a settimana dal 28 febbraio al 20 giugno. La storia, trita e ritrita, propinata dal Sindaco che il biennio 2009 e 2010 è servito per “tarare” il numero degli interessati ai corsi nuoto convince sempre meno, a meno che non siano stati reclutati degli istruttori di fama mondiale. Non è che, come al solito, anche in questa dubbia faccenda, gatta ci cova?

“La nostra assemblea è stata richiesta per discutere di problemi interni e nulla ha a che vedere con le questioni della Tricom”. I dipendenti comunali precisano relativamente alle notizie apparse sugli organi d'informazione. In relazione agli articoli apparsi sugli organi d'informazione aventi ad oggetto l'assemblea del personale del Comune di Fasano indetta per lunedì 28 febbraio a Palazzo di Città, tutti i dipendenti firmatari della comunicazione inviata al sindaco Lello Di Bari e al segretario generale del Comune Pasquale Greco, per informarli della circostanza assembleare prevista dalle ore 10 alle 12 di lunedì, precisano che “l'assemblea è stata indetta esclusivamente per discutere dei punti all'ordine del giorno inseriti nella stessa comunicazione e cioè sulla valutazione della nuova organizzazione degli uffici e dei servizi comunali, nonché sulla mancanza di fondi per il buon funzionamento degli uffici e servizi. Pertanto, la questione Tricom adombrata negli articoli in questione come tema dell'assemblea di lunedì del personale comunale è del tutto priva di fondamento. La materia relativa alla Tricom, e ai dipendenti della stessa società, non c'entra nulla con le

pag. 21marzo 2011

questioni riguardanti il personale interno comunale – sottolineano i dipendenti di Palazzo di Città –; materie, quelle indicate nell'ordine del giorno, che abbisognano di essere analizzate in maniera approfondita e che non hanno alcune nesso con le vicende legate alla Tricom”.

Dal comunicato stampa emergono due aspetti importanti. Il primo è che anche i dipendenti comunali hanno la possibilità, previa autorizzazione e contestuale tiratina d'orecchi del Sindaco, di riunirsi in assemblea. Che poi la riunione si tenga, che sia rinviata, che venga riconvocata senza che nessuno lo sappia, che per questa ragione siano presenti solo quattro gatti, è problema dei sindacati da un po' di tempo assorti a contemplar le stelle, piuttosto che a discutere. Secondo, i dipendenti della Tricom - emblema della parentopoli fasanese – hanno ricevuto gli stipendi arretrati. Ovviamente, data la condizione “fallimentare” – e non si tratta di un eufemismo della società per cui lavorano, è intervenuta la buona mammella comunale che, come usano fare certe gatte con cuccioli non propri, li ha allattati. Certi che non si tratti di un'azione isolata, ma dall'espressione di un nuovo tipo di sviluppo economico messo in atto dal Comune, i dipendenti delle aziende fasanesi che versano in cattive acque tra un po' tireranno un respiro di sollievo. Se così non dovesse essere, sarà l'ennesima prova di un modo distorto e diseguale di considerare gli interessi della collettività.

A Fasano il campionato europeo “master” di ciclocross del gennaio 2012. «Una notizia importante – afferma il sindaco -: da alcuni mesi lavoravamo proprio perché la città ospitasse il campionato che, va precisato, nel 2012 sarà alla sua prima edizione assoluta». In primavera il sopralluogo dell'Uec per la scelta del percorso. 5 MARZOLa città di Fasano ospiterà il campionato europeo “master” di ciclo-cross 2012. La notizia è arrivata nella tarda serata di ieri al termine della prima giornata del congresso annuale dell'Uec (Unione europea del ciclismo, composta da rappresentanti di 38 nazioni) che si sta tenendo in Slovenia, nella cittadina di Zrece. «E' una grande notizia per Fasano. Da alcuni mesi lavoravamo proprio affinché la nostra città potesse essere la sede del campionato – afferma il sindaco Lello Di Bari -. Siamo particolarmente soddisfatti, poiché sarà proprio con Fasano che prenderà il via la prima edizione assoluta di questo particolare campio-nato europeo di ciclocross». La ratifica della decisione assunta ieri sera a Zrece è avvenuta «questa mattina – spiega Bebè Anglani, assessore comunale al Turismo e allo Sport – e ha, quindi, tutti i crismi dell'ufficialità. Adesso toccherà cominciare a lavorare sodo per mettere in piedi l'intera macchina organizzativa che sarà certamente complessa e che, me lo auguro vivamente, dovrà coinvolgere le associazioni locali ciclistiche, oltre alla Polisport Ciclo Club che ha fatto da apripista»… Il campionato europeo “master” di ciclocross è destinato ad amatori che fanno attività agonistica di età compresa fra i 25 e 45 anni. «Erava-mo certi di ottenere il placet dal congresso dell'Uec – sottolinea il sindaco Di Bari – poiché avevamo fatto le mosse giuste, proponendo Fasano nel modo migliore possibile sul piano delle bellezze paesaggisti-che, naturalistiche, culturali e, soprattutto, di città amante dello sport e che vanta associazioni che lavorano con competenza e impegno».«Una delle carte vincenti della nostra candidatura e della successiva decisione di scegliere Fasano come sede ufficiale del campionato è stata la predisposizione di un video sul territorio fasanese della durata di 4 minuti – puntualizza l'assessore Anglani -. L'autore del filmato, Luigi Leo, ha saputo condensare tutti quegli aspetti di Fasano che gli avevamo suggerito – afferma Anglani – realizzando un prodotto davvero ben fatto e che da oggi può essere visto da ogni parte del mondo sul sito internet livetvsport.it»…

Le bocche della verità: la scelta di Fasano quale sede per il campionato

DAL PALAZZO DI CITTÀ LA RACCONTANO COSÌ:

europeo di ciclocross deriva da una serie di carte vincenti che gli ammini-stratori hanno saputo giocare, per esempio proporre Fasano nella maniera migliore, con un video che ne valorizzi tutte le caratteristiche positive. Questo non solo comporta che vi siano degli aspetti negativi che si è saputo abilmente nascondere e che probabilmente non saranno eliminati fino all'avvio del campionato, ma conferma – caso mai ce ne fosse bisogno – che se invece sulla questione fossero intervenuti diretta-mente gli amministratori, probabilmente Fasano avrebbe conquistato solo l'ennesimo fico secco.

Il sindaco scrive all'Anas: “Entro sette giorni si convochi riunione per discutere della non più rinviabile questio-ne della messa in sicurezza della SS 172. Sono troppi gli incidenti che si registrano; la situazione è grave”. Il sindaco di Fasano Lello Di Bari ha scritto all'Anas, comparti-mento di Bari (e per conoscenza all'assessore regionale alle Opere pubbliche Fabiano Amati) per chiedere un incontro urgente al fine di discutere della immediata sistemazione della SS 172, nel tratto Fasano-Laureto, teatro di numerosi incidenti stradali, anche gravi. Il primo cittadino ha chiesto alla società gestrice delle strade statali “di voler procedere con urgenza e comunque nel termine di sette giorni da oggi, a convocare un incontro congiunto fra i vostri tecnici ed i nostri in maniera da effettuare un sopralluogo e, constatato ictu oculi la gravità della situazione, predisporre le azioni consequenziali”. Di Bari, nella missiva, ricorda all'Anas che nell'incontro del 13 gennaio scorso avvenuto nel capoluogo di regione, fece presente “la situazione incresciosa della statale, in prossimità dell'incrocio per la Selva di Fasano dove esiste un restringimento della carreggiata ormai da più di due anni in seguito all'abbattimento del preesistente guard-rail a causa del ribaltamento di un articolato” e che, inoltre, ne esiste un altro (di restringimento) per un ulteriore abbattimento di guard-rail a circa 500 mt. di distanza. Il sindaco, quindi, ricorda all'Anas di aver ricevuto, quell'occasione, assicurazioni circa il fatto che “era in corso la gara per l'aggiudicazione dei lavori per il ripristino della prima situazione, rappresentandomi le difficoltà che c'erano state per l'ottenimento dei permessi dalla Forestale”. Non solo. Sempre in quell'occasione, Di Bari ricevette assicurazioni di “un pronto intervento anche per la seconda situazione. Sta di fatto – scrive il primo cittadino – che da quel giorno ad oggi si sono verificati altri incidenti per cui quel tratto di strada di circa 2 km si presenta attualmente come un percorso di guerra con guard-rail divelti in più tratti e muretti a secco abbattuti; l'unica misura adottata – scrive ancora il sindaco nella lettera – è il posizionamento di segnaletica verticale indicante la presenza di lavori in corso, quando in realtà questi lavori non ci sono assolutamente”. Di Bari, inoltre, nella missiva punta l'attenzione sull'altra problematica “dell'estrema scivolosità dell'asfalto in corrispondenza della curva cosiddetta 'cazzodda' dove praticamente non passa giorno senza che si verifichino incidenti, taluni anche con conseguenze molto serie per le persone, che bloccano, a volte anche per ore, il traffico sulla statale con grossissimi inconvenien-ti”.

La necessità di porre in sicurezza la SS 172 è un'esigenza avvertita da ormai molto tempo e pressanti sono state, nel corso degli anni, le richieste da parte degli amministratori di interventi urgenti ed improcrastinabili. Fatto sta che, ad oggi, nulla pare cambiato se non, come sottolineava il Presidente della locale Associazione Agusv (vedi il Menante dello scorso numero di febbraio) l'aumento dei mazzi di fiori a ricordo di chi non c'è più. È giusto che il Sindaco si preoccupi e sia sollecito nei confronti degli organismi competenti, ma non sarebbe meglio da parte sua, di mettere seriamente mano alla miriade di buche del territorio che, nelle migliore delle ipotesi rappezzate alla meglio, costituiscono la causa maggiore di incidenti a Fasano e sono fonte di giusti e cospicui risarcimenti verso i danneggiati?

pag. 22 marzo 2011

LA CADUTA DEGLI DEITira un vento di libertà, nei paesi che finora hanno fatto godere altri popolati da fine-stre sempre illuminate a festa e frigoriferi spesso lasciati spalancati per non-curanza. I contatori nei bal-coni accanto alle caldaie girano felicemente come se fossero delle slot machines taroccate. Un gioco di carte e di magia tra amazzoni ammazzate. Un azzardo di neuro e di euro. Un cane nero, dalle molteplici zampe e dalla bocca di fuoco, soffo-ca nel mare le sue fiamme con flemma, intanto dalle fauci erutta ricatti mal fiata-ti. Non si disturba il can che dorme, scodinzola con i suoi tubi sotterranei fingendo una felicità globalizzata. Il sale nelle tasche di turbanti indisturbati scavalca Cerbe-ro, figlio di Tifone. Un turbi-nio mefitico di gas misto a polvere da sparo scuote le dune nude, mentre lontano svettano fumi e lingue pur-puree su tralicci di ferro unto, che confondono piloti mercenari. Lungo la strada sterrata si traccia la linea del fuoco. Insorti, emergono calunniati di fazione e terro-rismo, come i partigiani rie-mersi tra i libri di storia, per sopravvivere attraverso pelle di un altro colore, lungo le rive di un fiume di sangue giacciono fosse

comuni. Intanto si consuma nel silenzio precario la pre-ghiera del venerdì. Bengasi: capitale della rivolta, volta la pagina ed ecco la svolta. La rivoluzione, con le avanzate più del tempo che delle arma-te si trasforma in guerra civi-le. L'Aja si lamenta sui diritti dell'uomo: onomatopeica città. La fame placa la fama con la calca. Nell'aria reti silenziose censurate, al suolo pescatori raccolgono

cenci usurati. Medita terra nostra tra onde fredde, ascolta il vento del tramonto che raffredda gli dei indiffe-renti, intanto a Lampedusa arriva la bonaccia. Il dio sati-ro dal suo unico stivale pre-sume orde di nipoti que-stuanti in questura. Tantalo non si arrende mai, domani tra il sogno e il delirio, ucci-derà re Mida adottando la semplice arma della propria inedia. Ho visto su uno

schermo miliziani che libera-no raffinerie, ho visto un bambino indossare una divi-sa abbandonata da un servo del dio Orgoglio dagli occhi nascosti da lenti nere come il petrolio. Si prega verso la Mecca circondati da occhi guardinghi su piattaforme oltremare, intanto su Sirte, missili di contraerea cercano ospitalità coatta. Attacco su Misurata senza misura. Tre-pidante in bunker di Tripoli il dio pensa ormai voli verso terre depositarie del suo tesoro. La folla seda la follia delusa. Un destino riflessivo rasenta l'utopia, piace voler credere agli dei: loro, tronfi in troni, si fregiano d'oro tiranno. Un anno, un secolo, il tempo osserva templi e rovina tempie pesanti dalla soma del potere che capeg-gia borioso in sfilate orribil-mente allineate. Come una pandemia, le grida si espan-dono di continente in conti-nente. Incontinente la rivol-ta muta in panacea idealizza-ta da speranzosi resi ottusi dalla leggerezza dell'appari-re. Un buio insostenibilmen-te cade sulla ragione, gene-rando mostri di Goya, negli incubi di Picasso. Con l'asso nella manica collassa un altro dio. Anche se rimarrà sul trono, non sarà mai più a immagine e somiglianza di suo figlio.

Giullaremissiva

pag. 23marzo 2011

IN MANETTE PER DETENZIONE DI DROGAAvevano scelto una casa abbandonata del centro storico come base per i loro affari ma sono stati scoperti e arrestati. Con l'accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti lo scorso 15 febbraio sono finiti nei guai due giovani fasanesi di 21 e 22 anni, entrambi già noti alle forze dell'ordine. I carabinieri li avrebbero beccati proprio mentre stavano confezionando alcune dosi di hashish. Durante i controlli effettuati dai militari sarebbero spuntati in tutto 60 grammi della stessa sostanza e quattro grammi di cocaina. Oltre al materiale per il confezionamento gli agenti hanno sequestrato anche un bilancino di precisione, una banconota falsa da 20 euro e 45 euro ritenuti frutto dello spaccio.

Valerio FiumeSEQUESTRO DI FRUTTI DI MAREDuecentocinquanta chili di ricci di mare sono stati sequestrati nelle scorse settimane dalla Guardia di Finanza. L'operazione è avvenuta nei pressi di Torre Canne. La merce, scoperta all'interno di un furgone durante un normale controllo, era priva di qualsiasi bolla di accompagnamento, comprese quelle che attestano l'origine del prodotto. Per il conducente - un 40enne di Monopoli - è scattata una multa di duemila euro.

V. F.CACCIATORE COL VIZIETTOSparava agli storni nonostante la stagione della caccia fosse finita da un pezzo. Per questo un 70enne di Fasano nelle scorse settimane è stato denunciato. I carabinieri lo avrebbero sorpreso nelle campagne di Cisternino mentre era col fucile in mano all'interno della sua auto. Stando alle accuse, l'uomo aveva già abbattuto alcuni esemplari. Oltre al fucile, i militari hanno poi sequestrato tutte le armi che aveva nella sua abitazione. Durante il controllo si è scoperto tra l'altro che la doppietta usata per cacciare gli storni apparteneva a un 77enne di Pezze di Greco. Anche lui ora è nei guai. La legge vieta infatti di prestare armi ad altre persone.

V. F.HA RISCHIATO DI INVESTIRE GLI AGENTIDavanti alla paletta alzata ha premuto l'acceleratore. Una folle corsa, poi le manette. Nella notte tra il 28 febbraio e il primo marzo i carabinieri hanno arrestato un 41enne fasanese. Tutto è iniziato a Ostuni, quando l'uomo - alla guida di una Peugeot 206 - non si è fermato all'alt imposto dai militari. L'inseguimento è proseguito fino a Fasano. Il 41enne, trovatosi di fronte al secondo posto di blocco, ha rischiato di investire due agenti ed è finito fuori strada. A quel punto ha cercato di fuggire a piedi ma è stato raggiunto e bloccato subito dopo. Durante la perquisizione sarebbero spuntati una siringa e residui di cocaina. Ora l'uomo dovrà

Secondo me, quando Vendola ha proposto il nome della Bindi, ha puntato sulle sue capacità e non sul fatto che sia donna. Rosy Bindi incarna la cultura democristiana che è espressione del mondo cattolico. È preparata culturalmente per affrontare le problematiche riguardanti il mondo del lavoro. Nonostante ciò, è stata insultata da Berlusconi in una trasmissione televisiva. Senza nulla togliere agli altri candidati, è una scelta giusta, soprattutto perché nell'attuale momento storico la donna sembra essere considerata un oggetto da gettare via quando non serve più. Ecco perché scelgo la Bindi come premier del centrosi-nistra.

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rispondere di violenza, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale.V. F.

DRAMMA DELLA GELOSIADue fucilate per uccidere l'amante della moglie. Con questa accusa i carabinieri, lo scorso 5 marzo, hanno arrestato il 47enne imprenditore agricolo fasanese Leo Mileti che nove giorni prima, accecato dalla gelosia, avrebbe fatto fuoco su Angelo De Angelis - 46enne titolare dell'edicola di via Mignozzi - togliendogli la vita. A consentire di risalire al presunto omicida è stato l'esame dei tabulati telefonici del cellulare della vittima e in particolare la lettura degli sms scambiati tra l'edicolante e la donna. L'agricoltore avrebbe confessato. Si attendono ora i risultati dell'autopsia e della perizia balistica.

V. F.

DEL LOTTONumero del mese 30.

Possibile ambo 30 e 49.

Possibile terno 30 - 49 - 67.

Ovviamente sulla ruota di Bari.

Buona fortuna.

ANGOLO

pag. 24

FEDERALISMO FRAZIONALE

Il Parlamento ha approvato il federalismo municipale. Berlusconi (Silvio, tessera P2 n° 1816), dopo il voto, è stato visto sfoggiare una pochette verde. Ad un esame più attento si sarebbe potuto notare come, ciò che spuntava dal taschino del pedopremier, fosse in realtà un tanga verde di Nicolle Minetti. Grazie al federalismo i Comuni italiani potranno godere di autonomia finanziaria. Potranno, ad esempio, far pagare ai cittadini una “tassa di scopo” che, per quello che ne ho capito io, dovrebbe essere un'addizionale sui profilattici. Ma un assessore creativo (e a Fasano ce ne sono, oh se ce ne sono) potrebbe decidere di intestare le strade dietro compenso. Pensate un po' che bello poter abitare in “Via Pasticceria Dolci Delizie del Forno Antico Di Nonna Luisa Detta la Tricchettacche, già Forno Bianchi”, o darsi appuntamento in “Piazza F.lli Capone salumieri dal 1957”. Immaginate la rabbia del nostro assessore Zaccaria quando scoprirà che da anni esiste la via Dello Zoosafari senza che gli intestatari abbiano pagato alcun corrispettivo per la sponsorizzazione alle esangui casse comunali. Appena varato il federalismo municipale, assessori e consiglieri con delega del Sindaco, si sono ingegnati nelle varie ipotesi di applicazione a livello locale della nuova normativa. In un'apposita assemblea del centrodestra locale, la consigliera delegata alle pari opportunità, Grazia Neglia, ha pensato di ridurre la pressione fiscale e ha quindi proposto una riduzione delle accise. L'assessore Napoletano ha protestato “Proprio tu che sei delle pari opportunità fai una cosa del genere? Se si riducono le accise, bisogna ridurre anche gli accisi”. Un velo di silenzio è calato sul dotto uditorio. La maggior parte dei presenti condivideva le idee di Napoletano ma non aveva il coraggio di ammetterlo. Il dibattito rischiava di languire e quindi l'assessore Bebè Anglani ha preso la palla al balzo (come faceva quando esercitava la professione di castratore di canguri) e ha proposto di individuare Savelletri come zona franca da imposizioni fiscali per favorire le imprese. Il consigliere Marco Cofano, a questo punto, ha chiesto un'identica misura in favore di Torre Canne suscitando le proteste del vicesindaco Scianaro che ha contestato il fatto che non si può esonerare dalle tasse chi non le ha mai pagate. Il momento di

tensione tra sostenitori di Savelletri e di Torre Canne è stato superato solo quando le due fazioni si sono coalizzate contro

l'assessore di Pezze Martino Rubino il quale proponeva di istituire la Denominazione di Origine Controllata e

Protetta dell'olio di Pezze di Greco per differenziarlo da quello di Fasano, visto che

l'olio di Fasano è poco apprezzato dai mercati per l'abitudine di raccogliere le olive da terra invece che dai rami, il che rende l'olio più acido. L'assessore all'agricoltura, Sergio Pagliara, si rivolgeva nervosamente verso Rubino chiedendogli a muso duro: “Perché voi pezzaioli come le raccogliete le olive?”. Risposta sincera di Rubino: “Alla stessa maniera, ma non ce ne facciamo accorgere”. Tuttavia la proposta della DOCP ha ottenuto il risultato di far

svegliare il Sindaco che ha inteso che la Denominazione fosse Pro-tetta e tutti sanno

quanto il primo cittadino sia sensibile a certi argomenti.

Al campionario dei federalisti frazionali mancava la componente montalbanese capitanata dall'assessore Nicola Mola il quale, sornionamente, cercava di stringere accordi con le altre frazioni ma, mentre cercava faticosamente di riconoscere chi fossero gli esponenti del PDL di Cocolicchio e Scanzossa, subiva la scissione di Contrada Parchitelli che rivendicava l'autonomia in nome della specificità del proprio olio per differenziarlo da quello del resto di Montalbano che... vabbè, il resto lo sapete. L'esempio veniva seguito a ruota dagli esponenti della Forcatella e delle Lamie che si scindevano dai torrecannesi e dai lauretani, mentre altre rivolte venivano annunciate anche alla Coshchitella e alla Balice. Perfino l'assessore Giovanni Caroli stava per prendere la parola. Poi ha avuto un colpo di tosse, delle convulsioni, ha visto apparire San Acario di Noyon e ha capito che non era il caso nemmeno questa volta. L'unico, in questo frangente, che ha mantenuto la calma, è stato il consigliere Silvio Quaranta. Alla fine della riunione era riuscito ad imitare la propria firma per ben dodici volte di seguito, sbagliando solo le maiuscole!

marzo 2011

pag. 25marzo 2011

Alla satira si risponde con la satira ed è per questo che, dopo accurate ricerche, si è riusciti finalmente a dare adeguata collocazione- satiri-ca - allo stile di uno degli ultimi comunicati stampa del Comu-ne, diverso dagli altri per lun-ghezza e per contenuto. Il Menante lo pubblica integral-mente ed è prodigo di com-prensione verso chi, dopo poche righe, aprirà le fauci per generosi sbadigli. È la storia di un dirigente che era visibil-mente adirato con una reda-zione giornalistica – il Menan-te, appunto – e poiché non trovava altro mezzo per con-trobattere un articolo, si è dato alla satira, quella quella menippea. Il Menippo comu-nale faceva il filosofo e scrive-va satire secondo uno schema prestabilito che aveva queste caratteristiche: prosimetrum (l'inserzione di versi in un contesto in prosa), spoudogé-loion (cioè lo stile serio-comico); struttura narrativa a tre piani dove si sposta l'azione (dagli Inferi alla Terra all'Olimpo); prospettiva eccentrica; frequente inseri-mento di parole straniere. L'inizio della storia era una poesia, ma il testo è evidente-mente stato tagliato dal responsabile della comunica-zione istituzionale perché faceva scompisciar dal ridere ; faceva pressappoco così: “Datemi un martello! Che cosa ne vuoi fare? Lo voglio dare in testa a il Menante bum bum bum.” L'ambientazione era negli Inferi, all'inferno, luogo in cui si sentiva relegato il Menippo di Palazzo di Città per colpa di ciò che comunemente è definito diritto di informazio-ne. Strana cosa che l'esercizio di un diritto possa scatenare

tanta rabbia; in fondo l'articolo pubblicato era solo un resoconto e il Menippo comunale ne era anche consa-pevole, visto che le sue parole erano state sapientemente collocate in un rassicurante virgolettato, a comprova che si trattava di una fonte autenti-camente menippea. Ciò proba-bilmente non faceva che aumentare la sua ira, masche-rata da tranquillità; faceva piovere, nella parte comica del testo, a mo' di dardi infuocati, aggettivi e avverbi diretti ad un solo destinatario, il giornale: polemico, incauto, avventato, denigratorio, pregiudiziale, fazioso, sbrigativamente, platealmente, inviso... Poi arrivava la parte seria, dove il Menante era definito “cavalle-resco vessillo locale a difesa di imparzialità, integrità e chia-rezza”. Sembra quasi di vede-re l'immagine: il Menante, piccolo strumento a disposi-zione di tutti per dare informa-zione e acquisire un'opinione. Mai descrizione è stata così e f f i c a c e . D a l l ' i n f e r n o all'Olimpo, dopo essere passa-to dal Palazzo di Città, dove abita il Sindaco Pasquale Di Bari che notoriamente se ne infischia della gestione, preso com'è dal desiderio di realizza-re un casinò nella Città con la collaborazione di fantomatici russi. Nell'Olimpo Menippo trovava la pace, anche grazie alle citazioni del Vangelo. E la p r o s p e t t i v a e c c e n t r i c a ? Menippo faceva il dirigente sulla terra; come pretendeva di conoscere la verità assoluta e di propinarla agli altri per renderli liberi? Chi vive sulla Terra deve avere l'umiltà di adattarvisi e non darsi a voli pindarici che fanno inevitabil-

IL MENIPPO COMUNALE mente capitolare nel comico. Dire che è stata disposta la proroga temporanea del servizio di assistenza scolasti-ca produce lo stesso effetto dell'apertura in versi della satira: fa ridere, visto che quella cooperativa è in proro-ga da tanti anni. Il suo rapporto con il Comune non è neppure regolato da un contratto. Eppure un soggetto provviso-riamente aggiudicatario, si dice aver prodotto all'Ente documentazione gravemente incompleta e inidonea alla legittima stipulazione del rapporto contrattuale di appalto. Forse non valgono le stesse regole per tutti, se qualcuno può svolgere un servizio rile-vantissimo per il Comune senza aver mai avuto un con-tratto. Evidentemente il con-forto della verità e i possibili sbocchi cui l'azione ammini-strativa poteva essere portata, inducevano il dirigente al

grazioso esercizio di autocom-piacimento per un sindaco portatore di personale fiducia nei suoi riguardi e di serena esortazione a valutare i fatti controversi. E infine, la parola straniera, la chiosa della satira: “al fine abusivo di tutelare terzi politicamente affini”. Il Menante ignora, e non si ver-gogna di affermarlo, le lingue straniere. È lo stesso Menippo che, forte della sua verità, lascerebbe intendere che la parte controinteressata all'ag-giudicazione (ovverosia la cooperativa che è in proroga) null'altro sarebbe se non i “terzi politicamente affini”. Se verità dev'essere, verità sia. Lo ha detto il Menippo comunale. Ma nessuna contestazione di sorta giunga a il Menante se , nello stile che gli è proprio e lo rende unico nel suo genere, si permetta di fare un po' di ironia: Menippo non fa rima con... calippo?

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pag. 26 marzo 2011

LANCILLOTTO E GINEVRANel numero scorso de 'Il Menante' si faceva riferimento ad un certo libro, di autore rattuso, che Paolo e Francesca sfogliavano con la bava alla bocca quan-do Giangiotto anda-va in guerra. Il libro non era nato casual-mente ma era il frut-to della forsennata ricerca da parte di Lancillotto e Ginevra di fare qualcosa per istruire Paolo e Fran-cesca che sarebbero venuti qualche centi-naio d'anni dopo.Siccome la scrittura non c'era ancora, Lancillotto e Ginevra si erano serviti delle figure, centinaia di foto che li ritraevano nelle posizioni più con-torte e spregiudicate. Anche loro si erano ispi-rati ad altre fonti: il Kama-sutra e Playboy. Le foto pare le avesse scattate un fotografo dei giorni nostri, nei ritagli di tempo e quando non era impegnato lui a farsi scat-tare le foto.Ma non divaghiamo e torniamo a Lancillotto e Ginevra.Ginevra era la moglie di Re Artù e Lancillotto era uno dei cavalieri della celebre tavola rotonda. Sempre assente. Come del resto già sapevamo dalla pubblicità di Carosello allorché Re Artù pro-feriva solenne: “Perché mai non siamo in otto?” “Perché manca Lancillotto!” risponde-vano in coro i cavalieri della tavola rotonda. Dove stava Lan-cillotto lo possiamo tutti facil-mente immaginare. Quale occa-sione migliore di stare con Gine-vra se Re Artù era impegnato con gli altri cavalieri della tavola rotonda? Lancillotto e Ginevra, infatti, erano amanti, anzi aman-tissimi.

Pure Re Artù era sempre impe-gnatissimo con le guerre e Gine-vra, non sapendo come passare il tempo, pur di rendersi utile, aveva acconsentito a dare il suo appassionato contributo per la pubblicazione del famoso libro di cui sopra, sotto, e tutte le altre posizioni.Lancillotto, con la compiacenza di un medico compiacente, mandava un certificato medico, gli altri partivano in guerra con Re Artù e lui partiva per il castel-lo del re dove lo aspettava Gine-vra. Lancillotto, come tutti gli

amanti con la coda di paglia, un poco coglione e bastardo era, e siccome qualche volta diceva che non si ricordava il nome della sua amata, prima di arriva-re a Ginevra passava per Berna, Losanna e Lucerna, le sorelle di Ginevra, per cui quando arriva-va da Ginevra, il poveretto era talmente spossato che non poteva soddisfare anche i biso-gni di quest'ultima. Ginevra ai voglia a fare uova sbattute, quel bastardo di Lancillotto non ce la faceva proprio!Ginevra non sospettava niente,

anzi si fidava di Lancil-lotto. “Siamo soltanto amici!” diceva il bastar-do quando qualche volta Ginevra lo vedeva insieme alle sorelle.Ma un bel giorno Gine-vra incominciò ad inso-spettirsi anche perché cominciò a notare che quando sotto casa non c'era il cavallo di lui, contemporaneamente non c'era la macchina di qualcuna delle sue sorelle, e se telefonava a Lancillotto questi diceva che stava sem-pre con Stefanìo, il suo amico fidato che Gine-vra manco conosceva. Che cazzo faceva con Stefanìo non è dato sapere, certo è che ogni tanto Lancillotto spariva.Ginevra chiese anche a Mago Merlino se gli poteva dare una mano a districare l'intricata matassa ma Mago Mer-lino disse che non sape-va lavorare a maglia e se proprio aveva biso-gno di una coperta di lana poteva sempre rivolgersi a zia Madia. E poi lui c'aveva da fare con Semola (ve lo ricor-date il film di Walt Disney?), forse faceva-no le orecchiette ed i laganari.Finché, dalli e dalli, alla

fine come la palla di pelle di pollo che venne a galla con tutti i pesci, anche Ginevra scoprì cosa realmente stava succe-dendo. E un bel giorno Lancil-lotto recandosi da casa sua al castello di Re Artù, dove Gine-vra lo attendeva, e passando come al solito da casa delle sorelle di Ginevra, ebbe la brut-ta sorpresa di trovare nel letto Zurigo e Lugano, i fratelli di Ginevra. Sta ancora piangendo.Viva viva San Valentino, anche se è passato… tanto poi torna!

firmato: Re Artù

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I dubbi dubbi del Prof. Nicola Fiume

1) Falla ridere;2) Portala in giro. Matera può essere un buon posto;3) Non parlarle di tua moglie;4) Sii sincero;5) Bevi molta acqua (non lo so a cosa serve, ma non posso

deluderla).

Finalmente il Giappone si allinea agli altri paesi e blocca la mattan-

za, per cui da oggi non sarà più possibile cacciare le balene nel Mar

Artico.

I cetacei saranno catturati vivi e trasportati in altri mari dove

potranno regolarmente essere uccisi.

Domenica 13 febbraio, in tutta Italia, le donne sono scese in piazza

per protestare contro Berlusconi. Pare ci fosse anche lui. Voleva

vedere le donne per selezionare quelle da invitare ad Arcore per il

prossimo fine settimana.

Festival di Sanremo. Evidente la commozione di Gianni Morandi

nella conferenza stampa tenutasi immediatamente dopo (o pri-

ma) l'inizio del festival. Il presentatore non riusciva più a parlare.

Gli hanno detto: “Canta allora… che è meglio!”

A Lione, in Francia, a sei mesi dall'intervento si scopre che un chi-

rurgo ha dimenticato una pinza nel ventre della signora che aveva

operato. Parte una denuncia: per furto aggravato, ai danni della

paziente. Denunciato anche il chirurgo: per complicità.

Festival di Sanremo. Premesso che non seguo Sanremo ma è lui

che segue me, anzi mi perseguita, ogni qualvolta che accendo la

televisione, a qualsiasi ora e su qualsiasi programma ... vengo a

sapere che Belen e la Canalis prima si odiano e poi si amano, in ogni

caso ballano e cantano, Gianni Morandi canta e presenta, Luca e

Paolo cantano e divertono, pure qualche ospite canta e speriamo

che abbia voglia di farsi intervistare, e finanche Benigni si esibisce

in un soporifero 'Inno di Mameli' per sola voce. Cantano tutti ma

ancora non conosco i nomi dei concorrenti in gara.

Si sospetta che al festival partecipino pure i cantanti.

Crisi libica. Berlusconi telefona a Gheddafi rinnovando la sua amici-

zia personale, esprimendo solidarietà e dichiarando la disponibili-

tà dell'Italia ad accoglierlo con tutto il suo seguito nel caso la situa-

zione dovesse degenerare. “Vieni quando vuoi! Per le amazzoni

non ti preoccupare, le posso ospitare tutte io ad Arcore!” ha detto

il premier.

Cinque regole d’oro per conquistare una donna

Caro Pino, pur attribuendoti indubbie conoscenze di fisica, mi sembra poco opportuno lasciar cadere tua suocera dal terrazzo al solo fine di misurarne il peso e forte della formula p = m x g che stabilisce che per conoscere il peso di un corpo è necessario moltiplicare la massa per la forza gravitazionale pari a 9,8 metri al secondo al quadrato. Capisco che il quesito si ponga in termini di necessarietà, ma la necessarietà di moltiplicare la massa per l'accelerazione gravitazionale non trova riscontro nella necessarietà che il corpo che cade sia proprio quello di tua suocera, per misurare il peso della quale è possibile ricorrere a sistemi meno traumatici.Pensa anche alle macchine parcheggiate di sotto.

Caro Federico,'non tutte le ciambelle riescono col buco' è un modo di dire per cui puoi riportare indietro il trapano che hai comperato nel negozio di ferramenta e farti restituire i soldi.

Cari Anna e Tonio,è proprio come pensate voi. Dopo tre settimane non sussistono più le condizioni necessarie perché uno spermatozoo possa fecondare un ovulo ragione per cui, Tonio, puoi togliere il preservativo ed andare a sciacquare quel che è rimasto della tua protuberanza una volta detta pene.

Caro Giuseppe,per quel genere di richiesta non devi chiamare me, devi chiamare l'idraulico. Per quanto disponibile io non riparo scaldabagni.

Caro Salvatore,apprendo con rammarico che anche tu hai vinto un cavallo alla pesca di beneficienza e che adesso hai gli stessi problemi di Mario, un altro lettore che mi ha mandato una lettera. Inutile stare a ripetere gli stessi consigli. Ti conviene metterti direttamente in contatto con lui. Lo puoi trovare in Via Nazionale dei Trulli angolo con via Einaudi. Se sta un cavallo parcheggiato vicino all'edicola dei giornali vuol dire che sta là. Dì che ti ho mandato io.

Teledò (la tv che non fa per voi)

Lettere al Professore

la vignetta è di Cosimo Rosati

marzo 2011

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LA LEGGE DEL BRANKO

marzo 2011

Scrivere il nome della città natale dell'allenatore della Junior Fasano, Branko Dumnic, è un'impresa: Nikšić, in Crna Gora, ovvero Montene-gro, la stessa del calciatore Mirko Vucinic. Chiacchierare con lui, al contrario, è semplicissimo. I suoi modi cortesi ti fanno mettere in dubbio che si possa trattare dello stesso signore che dagli spalti vediamo urlare durante le partite della Junior. Non è della squadra lanciatissima al secondo posto in classifica del campionato di Elite che intendiamo parlare con lui, quanto del lavoro che la Junior Fasa-no sta portando avanti nel settore giovanile.

D – Branko, quanti sono i ragazzi che si allenano per la Junior? Alcu-ne settimane fa, il presidente Di Carolo parlava di duecento atleti, non avrà esagerato?R – Non riesco più a contarli tutti, ma effettivamente si, credo oltre duecento.D – E come fai a gestirli tutti?R – I più piccoli sono seguiti dai nostri atleti appena giunti in prima squadra: Carlo Intini, Simone Pignatelli, Giuseppe Crastolla e da poco anche Marko Bobicic. L'under 14 la segue Umberto Giannoccaro. Io curo direttamente l'under 16 e l'under 18.D – E come se la stanno cavando nei rispettivi campionati?R – Direi proprio bene. L'U14 e l'U16 sono prime nei gironi pugliesi a punteggio pieno. L'U18, alla fine dei gironi di andata e ritorno è prima con tutte vittorie ed una sola sconfitta, ma con un buon margine sulla seconda che ci fa stare abbastanza tranquilli per la fase finale. I ragazzi sono così tanti che la società ha aiutato la squadra dell'Handball Fasa-no a mettere su il proprio vivaio, di fatto abbiamo sdoppiato le squa-dre giovanili, vogliamo dare a tutti l'opportunità di giocare.D – Quanto si allenano questi giovani? R – Tre volte a settimana. I più grandi si allenano anche con la prima squadra.D – A che età iniziano a provare gli schemi?R – Prima dell'under 14 fanno solo tecnica individuale e fondamentali. Agli under 14 iniziamo a proporre i primi schemi, semplici. Poi, mano a mano, iniziano ad applicare anche gli schemi che faccio utilizzare alla prima squadra, in modo che il passaggio tra “i grandi” avvenga in maniera naturale. D – Però, a dire il vero, i ragazzi nati dopo il 1990, che il regolamento impone di portare a referto, nella junior non sono utilizzati molto. R – Per me è molto importante gestire bene questo patrimonio che la società mi ha affidato. Non voglio assolutamente che i ragazzi “si bru-cino”. Alla loro età è facile sentirsi arrivati. Invece devono avere ancora voglia di impegnarsi per affermarsi. Comunque avranno spazio anche loro.D – Hai fama di essere un allenatore abbastanza severo coi ragazzi, uno che impone la sua legge, ogni tanto ti vediamo sbraitare anche con la prima squadra. (sorride)R – Sento molto le partite e non mi piace perdere mai. Noi montenegri-ni abbiamo un carattere un po' particolare… ma vedo che ormai que-

sta grinta è stata assimilata dai miei giocatori. Sono soddisfattissimo di loro. D – Oltre alla tecnica e agli schemi, cerchi di dare ai ragazzi qualche indicazione anche di comportamento? R – Ovviamente. Innanzitutto l'educazione e il rispetto. Ma anche rego-le da seguire riguardo l'alimentazione. E devo dire che i ragazzi di Fasa-no sono veramente bravi. Poi è un gruppo molto unito. I giovanissimi sono i primi tifosi della prima squadra, me ne accorgo da come seguo-no la squadra anche in trasferta: che cosa hanno combinato a Noci! Ma anche i grandi vengono a tifare per le giovanili. Proprio un bell'ambiente. Peccato non avere un palazzetto degno di questa città e di questi tifosi. Sono certo che i ragazzi verrebbero ad allenarsi anche nelle mattine in cui non devono andare a scuola. Non capisco come sia possibile che le istituzioni non si pongano questo problema e che il nostro sport sia così trascurato. Pensa che nella categoria under 16, in una regione come la Puglia, ci sono solo tre squadre che disputano il campionato. Siamo costretti a giocare sempre contro di noi. D – Diciamo che l'Italia è ammalata di calcio?R – Il calcio esiste anche negli altri paesi. Ma altrove si gioca anche palla-mano fin dalle scuole. È uno sport tra i più completi, comprende corsa, salto, contatto, palleggio, equilibrio. La federazione e le società posso-no fare certamente di più, ma credo che siano scelte che dovrebbero partire da chi governa la scuola.D – A proposito di scuola. Mi sbaglio o avete un progetto di collabo-razione con una scuola di Fasano? Si. I nostri atleti Paolo Sirsi, Giovanni Fanizza e Carlo Intini vanno setti-manalmente alla scuola elementare Collodi per avviare allo sport i ragazzini. Che spesso poi iniziano a frequentare la nostra palestra. E ricomincia il ciclo.

F. V.

CALAMO VA IN MISCHIA CON GLI AIRONI

Il giovane Giacomo Calamo continua a mietere allori nel rugby che conta. L'atleta tesserato dal Trepuzzi, socie-tà leader del movimento rugbistico pugliese, ha parte-cipato con successo ad uno stage dal 28 febbraio al 5 marzo. A condurre gli allena-menti è stato Franco Bernini, manager tecnico della fran-chigia degli Aironi rugby e allenatore del Viadana rugby. Gli Aironi, insieme alla Benetton, partecipano alla Celtic League, una super lega che raggruppa le squadre più forti d'Europa. Il Viadana, inve-ce, partecipa al Super 10, la serie A del rugby. L'obiettivo del sele-zionatore era quello di individuare i migliori talenti italiani per uno stage a Viadana, sede degli Aironi. Sono stati selezionati 150 ragazzi in tutta Italia tra under 14-16-18-20 per la selezione che si terrà dal 3 al 9 luglio nella cittadina lombarda. Giacomo, unico selezionato pugliese per la categoria under 18, era già entrato nelle grazie della società di Bernini. Per il giovane pilone si prean-nuncia la possibilità di entrare nel giro che conta in uno sport che anche nel sud Italia sta prendendo piede. Ed è in procinto di nasce-re anche a Fasano una società di rugby, l'Apulia Rugby. Tra i fonda-tori Luigi Calamo, il papà di Giacomo, Stefano Narducci , avvocato sportivo, Fernando Virgilio, ex giocatore, e altri appassionati della palla ovale. Il Menante sosterrà questa nuova società e se tra i lettori qualcuno fosse interessato ad aiutare i fondatori dell'Apulia Rugby potrà contattarci. Ogni aiuto è ben accetto.

G. M.

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FERRAMATI KAD3 FASANO A GONFIE VELE

Fasano, tra le tante, gode di una buon attivismo nel movimento ciclistico sportivo. Tanto per cominciare, come è noto, la nostra città può vantare i due titoli iridati di Vito Di Tano, conseguiti nel 1979 e nel 1986. Trattasi di ciclocross, e quindi pur sempre di due ruote. L'associazione sportiva dilettantistica “Narducci” di Pezze di Greco da tempo si occupa di promuovere i propri aderenti nel mondo sportivo delle due ruote che, nonostante gli scandali connessi al doping, gode ancora di una indubbia popolarità. Più in generale, il nostro territorio assieme ai contigui ha ospitato diversi appuntamenti di un certo livello nella storia del ciclismo. Ostuni, fra tutte, ha ospitato nel 1976 addirittura il campionato mondiale, vinto da Maertens in volata sul nostro Moser, e quindici anni fa una tappa del giro d'Italia. Monopoli ha ospitato i campionati mondiali di ciclocross, Fasano dieci anni fa è stata arrivo di tappa del Giro D'Italia femminile. In ogni caso, il successo di pubblico è stato garantito, con tanta gente riversata per le strade. Negli ultimi giorni a Fasano si è diffusa una voce che ha fatto discutere, ma che alla fine pare confermata dal sito ufficiale del Comune. Fasano ospiterà il campionato europeo “master” di ciclocross nel 2012. Non un campionato professionistico, insomma, ma una competizione amatoriale che da poco è stata introdotta. Quando la voce

DUE RUOTE PER UN RILANCIO DI IMMAGINE

marzo 2011

È un periodo d'oro per la Ferramati Kad3 Fasano. Parlano i risultati sul campo, quelli fuori dal campo ed i successi del settore giovanile. Alla squadra senior manca solo la matematica per gli spareggi promozione, l'under 21 è ai play-off e finalmente è stato sistemato il terreno di gioco.L'appetito vien mangiando - Sul campo, innanzitutto. Con un filotto di risultati utili la squadra di mister Chiaffarato si è stabilmente portata in terza posizione, distanziando di 8 punti il sesto posto (il primo a non dare accesso ai play-off) ed a due punti di distanza dalla seconda. A quattro giornate dalla fine l'obiettivo play-off sembra ormai centrato, anche perché il calendario propone ora due sfide più che abbordabili contro Conversano e Reggio. E pensare che all'inizio di stagione Girolamo Olive mirava solo alla salvezza. Ma, si sa, l'appetito vien mangiando, e le ottime prestazioni di Almir e soci hanno subito fatto capire che ci si poteva attendere molto di più. Gare ben giocate, spettacolo e vittorie pesanti, con le Final Eight di Coppa Italia sfiorate e perse di un soffio. Quattro alla fine - Ma il capolavoro è arrivato nel girone di ritorno, con la definitiva maturazione di tutta la squadra, che ha cominciato a crederci. Vitale il recente successo a Poggiomarino, giunto al termine di una gara al cardiopalma e firmato da un numero di Almir a venti secondi dalla sirena. Il brasiliano, tornato ai suoi livelli, è l'arma in più di una formazione che può contare sulle reti del pivot Bruno Cabral e sulla solidità difensiva di Lucas Juninho. Quattro gare ora alla fine, che decideranno il piazzamento finale. Dopo i facili impegni contro Conversano e Reggio ci sono due big-match contro le prime della classe Fiumicino e Genzano. Sogno primo posto - Non è escluso, ma per ora è un sogno di cui si fa fatica anche a parlare, persino il sorpasso in vetta. Servirebbero quattro vittorie, quindi si dovrebbe espugnare Genzano e poi battere il Fiumicino nell'ultima di campionato, sperando in un passo falso dei laziali nelle tre gare precedenti. Obiettivamente dura, però questa Ferramati ha già stupito e non poco. E veniamo così al capitolo risultati fuori dal campo. Finalmente è stato installato nella palestra dell'Itc “Salvemini” il nuovo tappeto da gioco in pvc linoleum, grazie al contributo dell'Amministrazione provinciale di Brindisi. Under 21 promossa - L'inaugurazione in pompa magna è avvenuta sabato 5 marzo alla presenza del presidente Ferrarese e dell'assessore ai Lavori Pubblici Bruno, che si è impegnato in prima persona per la realizzazione del nuovo manto. Una superficie che favorirà la tecnica dei frombolieri brasiliani di Chiaffarato, Almir in testa. Ed infine, dulcis in fundo, le soddisfazioni dalle giovanili. L'under 21 guidata da Vito Loconte, forte degli innesti di Nardacchione e De Andrade dalla prima squadra e dei fasanesi Vito Barletta e Valeriano Curlo al gruppo storico capitanato da Gianvito Lombardi e da Giandonato Loconte, ha centrato il secondo posto alle spalle del Martina nella prima fase ed ora disputerà la fase nazionale. Trentaduesimi di finale conquistati con pieno merito, quelli di Loconte e compagni, che ora se la giocheranno a viso aperto.

Giuseppe Cofano

FASANO OSPITA I CAMPIONATI ITALIANI DI TIRO A VOLO PER LE POLIZIE MUNICIPALIFasano ospiterà i Cam-pionati italiani di tiro a volo per le polizie muni-cipali dal 25 al 28 mag-gio. I campionati erano già stati disputati nel 2003 a Fasano, scelta nuovamente per la magistrale organizzazione e per l'eccellenza delle strutture. A organizzare l'evento, 4 componenti della Polizia municipale, Peppino Ostuni, Cosimo Caroli, Nunzio Saladino e Vito Musa, febbrilmente occupati nel tempo libe-ro per la riuscita dell'evento. Ben 80 i tiratori iscritti provenienti da 39 paesi diversi. Valle d'Aosta, Trentino Alto Adige e Sardegna le uniche regioni non partecipanti. I tiratori si affronteranno nel campo di tiro di Signora Pulita. Per i primi due giorni avremo gare di Fossa Olimpica, l'ultimo giorno i parte-cipanti si affronteranno nel Double Trap. Contestualmente alla gara dell'ultimo giorno si affronteranno anche ospiti, quali l'olimpionico D'Aniello e il talento di casa Mola, atleti di altre Forze Armate e forse Pellie-lo, altro campione di livello mondiale. “Spettacolo assicurato sui campi di gara e uno straordinario spettacolo ai partecipanti e agli accompagnatori offerto dal nostro stupendo territorio. Infatti gli ospiti visiteranno le marine e i monti fasanesi e ogni sera assisteranno a spettacoli a loro dedicati. Di sicuro il clou si avrà il venerdì sera a lama d'antico, con una rappresentazione della natività e uno spettacolo offerto dal pastificio cardone che mostrerà agli ospi-ti come si passa dal chicco di grano alla produzione delle orecchiette. Durante la manifestazione ci sarà una gara a squadre con il premio dedicato al coman-dante Spalluto. Inoltre avremo con noi una rappresentanza della nazionale disabili, campioni che hanno partecipato alle paraolimpiadi” affermano gli organizzatori.Gli atleti e gli accompagnatori saranno ospitati presso la Casa del Sole (gli organizzatori hanno affittato 22 camere) e presso gli hotel La Sorgente, Miramonti e Holiday Inn a prezzi convenzionati. La regione offrirà i bus che porteranno sui campi di gara e in giro per il territorio atleti e accompagna-tori, la Provincia offrirà i premi e il Comune comparteciperà alle spese. Gli sponsor copriranno il resto per una manifestazione che ha un costo intorno ai 10000 euro. E allora, appuntamento in piazza il 25, con la sfilata degli atle-ti, il giuramento letto dal campione D'Aniello e il passaggio di aerei che dipingeranno il cielo di Fasano di verde bianco e rosso. Per la squadra fasa-nese sui campi di tiro si alterneranno i 4 organizzatori, i due “stranieri” Bel-lanova e Calò e forse Angela Colucci e Michele Moscato.Per tutti gli appassionati del tiro a volo sarà uno spettacolo da non perdere. Per il nostro territorio, un’occasione di far bella figura.

G. M.

della candidatura della città si è sparsa, la vicenda ha iniziato ad assumere contorni misteriosi: lo stesso Vito Di Tano negava di aver avuto notizia della candidatura, così come Antonio Zizzi, presidente dell'Asd “Narducci”. In seguito, tuttavia, la notizia è stata confermata e Fasano ha ottenuto l'organizzazione per il 2012. Una buona occasione per la città, Certo, non si tratta di professionismo, ma l'opportunità non va sprecata. Da più parti, sui siti di informazione e tra gli addetti ai lavori, la voglia di provare a portare in città un appuntamento ciclistico di più grande rilevanza è tanta. Ciò che manca, manco a dirlo, sono le disponibilità della città. Se Ostuni e Monopoli hanno negli anni costruito una certa reputazione in ambito sportivo, Fasano sembra destinata al momento ad essere sempre e solo la città della Fasano-Selva. Per ospitare una tappa del Giro D'Italia ci vorrebbe la precisa volontà degli organizzatori, un certo coinvolgimento turistico, e soprattutto disponibilità di capitali, parcheggi, impianti, spazi e alberghi. Per questo, nonostante gli addetti ai lavori confidino che ottenere questa assegnazione, a questo livello, rappresenti tutt'altro che un traguardo frutto di un grande impegno amministrativo, sarà bene sfruttare l'appuntamento del campionato europeo “master”. Non sprecare questa opportunità insomma, per una città che meriterebbe di più, se solo gli amministratori che ora si vantano di questo traguardo si occupassero di migliorare l'immagine e la funzionalità infrastrutturale e turistica di una realtà urbana che meriterebbe di più.

Fabio Cofano

pag. 30

Dirigente sindacale: (7 – 7)

SOLUZIONE GIOCHI DELLO SCORSO NUMERO

M E T A L M E C C A N I C I

O T A R D A U Q S Q U R R A

E N O I S N E P U U I E I R

E I Z N A R A G U O L N S E

R C O S D I R I T T I E I P

A O S P R I M O M A G G I O

B U S T A P A G A U G C S R

N O O S I E T O I A L G C E

A N R E O O R T T S A I R P

A L G O T C E O I T S L I O

A O G A V M B C T U A E T I

V A L I D A I O S A S N T C

O E A T S I L A C A D N I S

CRUCIPUZZLE

CRUCIPDL

BUSTAPAGACGILCISLCRISIDATOREDIRITTIEQUOETNICOGARANZIEGENERIGIOGOGROSSOIMPIEGOISCRITTILAVOROLIBERTALOTTAMETALMECCANICIOPERAI

OTTANIPENSIONEPRIMOMAGGIOQUADRATOQUOTAROSSOSABOTAGGISCIOPEROSEGUITESIGLASINDACALISTASTESSITONDITOTALEUILVAGOVALIDA

REBUS: “Avverrà il 6 maggio” ( 8 - 8 )

marzo 2011

ORIZZONTALI1. Scianaro, vicesindaco – 7. Cagliari – 9. Alimento costituito da una miscela di cereali, frutta secca, miele che si mangia nel latte o nello yogurt – 10. Liquore con il ginepro – 11. Diventa vino a San Martino – 12. Xiaoping che ha portato il progresso in Cina (e la repressione a piazza Tiananmen) – 13. Lo sono i colli di Leopardi – 14. Insieme – 15. Iniziali di Ammirabile, ma quello del PD – 16. Vi ci vanno gli amministratori corrotti (magari ci andassero tutti quelli corrotti) – 18. Schiavone della “faccia” – 20. Il “tin tin”, primo pastore tedesco attore – 21. Il re del bunga-bunga, dei sondaggi, delle tv, delle barzellette, del PDL, di tutto di più – 24. La fine della mattina – 25. Uguali in peloso e vittorioso, come Lello… – 26. Livorno – 27. Laqualunque, sosia del nostro sindaco – 30. Lo ripete sempre Sgarbi – 31. Salerno – 32. Lo era Teresa – 33. Morire a metà – 34. Finite in pareggio – 35. Così viene spesso chiamato Berlusconi da Grillo e Travaglio (spesso accompagnato anche da uno psico…) – 36. Estremità delle mani e dei piedi – 37. Corallo in inglese… – 38. Fine della… nutella! – 39. Il Lello sindaco

VERTICALI1. Generale del PDL ed ex sindaco di Fasano… l'uomo a cui fecero sparire il baffo – 2. La moglie di mio figlio – 3. Prove attitudinali, si svolgono negli esami – 4. I gestori delle osterie – 5. Tipo di download, ma anche no linear optics – 6. Due romano – 7. Lo si ripete nel brindisi – 8. Bebè, altro generale del PDL fasanese – 10. Lo è Lello quando promette, promette… promette – 12. L'inizio del dolore – 14. Era calmo quello di Nanni Moretti – 16. Vinci, consigliere ammirabiliano del PDL – 17. Gattuso, il ringhio del Milan – 18. Periodo storico – 19. Nel centro del ballon – 22. Ente Nazionale Idrocarburi – 23. Roberto presidente della regione Piemonte, leghista doc – 27. Gruppo di persone che hanno o pretendono il godimento esclusivo di determinati diritti, spesso utilizzato per descrivere un gruppo di politici – 28. In mezzo… nel complemento di moto – 29. Giovanni, assessore invisibile del PDL – 30. Insediamento umano esteso e stabile, abbastanza grande – 31. Nelle navi e nei sommergibili – 32. Località sciistica negli Stati Uniti – 33. La Carfagna ministro – 34. Partito della Libertà – 35. Inizio di nobiltà – 37. Pronome personale di prima persona plurale, noi

CRUCIPUZZLE: - SAVE - VIGEURAREBUS: – Napoletano

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*Yaris Now 3p*Yaris Now 3p

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marzo 2011