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IL CINGHIALE NEL PARCO DELLA GOLA DELLA ROSSA E DI FRASASSI PROBLEMI E SOLUZIONI DOMANDE E RISPOSTE Comunità Montana Esino Frasassi

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IL CINGHIALE NEL PARCO DELLA GOLA DELLA ROSSA E DI FRASASSIPROBLEMI E SOLUZIONIDOMANDE E RISPOSTE Comunità Montana Esino Frasassi

PRESENTAZIONE

Nell’ultimo decennio si è assistito ad un notevole incremento delle popolazioni di Cinghiale nelle Marche e ad una progressiva colonizzazione di tutte le aree collinari e montane, anche le più interne.L’aumentata presenza di questo ungulato è ben testimoniata dall’andamento dei prelievi venatori che sono aumentati sensibilmente, nonché dal parallelo incremento delle denunce per danni alle produzioni agricole e delle segnalazioni di investimenti lungo le reti stradali.La gestione del Cinghiale risulta complessa sia per le sue caratteristiche biologiche ed etologiche, sia perché molte sono le componenti sociali che a vario titolo nutrono interesse nei confronti di questo suide (cacciatori, agricoltori, ambientalisti, ecc.). Questa pubblicazione si propone di fornire un contributo alla conoscenza della specie e dei possibili sistemi di contenimento dei danni che questa entità faunistica può causare.

Il Presidente della C.M. Esino-FrasassiFabrizio Giuliani

In ricordo di Ugo Brescini, Sandro Animobono e Roberto Pieragostini.

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1. CHI E’ IL CINGHIALE?

Il Cinghiale (Sus scrofa) è il più grande animale selvatico che popola stabilmen-te il Parco Naturale Regionale della Gola della Rossa e Frasassi.Appartiene al raggruppamento sistematico degli “Ungulati”, cioè mammiferi che camminano sulle unghie chiamate zoccoli, caratterizzati da robustezza, adattabilità alla corsa, al salto e all’arrampicata.Il Cinghiale è ampiamente diffuso in gran parte del continente euroasiatico e nel Nord Africa.In Italia la specie è distribuita senza soluzioni di continuità dalla Valle d’Aosta alla Calabria, con popolazioni in Sicilia e Sardegna; più discontinua risulta la presenza in alcune zone prealpine. La popolazione italiana ha subito un crollo demografico che, all’epoca del secon-do conflitto mondiale, arrivò quasi ad una totale estinzione della specie. Dopo questo periodo le popolazioni residue cominciarono a crescere, ad espandersi

e, soprattutto con ripopolamenti a scopo venatorio, la specie ha ricolonizzato gran parte del territorio nazionale.Il Cinghiale si differenzia per forma e dimensione a seconda delle regioni geo-grafiche in cui vive. Per questo le conoscenze attuali definiscono quattro rag-gruppamenti (occidentale, indiano, indonesiano e orientale) e sedici sottospe-cie. In Italia la sottospecie presente è Sus scrofa scrofa per l’intero territorio ad eccezione della Sardegna popolata da Sus scrofa meridionalis. Gli individui sono piuttosto variabili in peso e dimensione. Generalmente quelli appartenenti alle popolazioni autoctone italiane risultano più piccoli e leggeri rispetto a quelli dell’Europa centro-orientale.Antico progenitore del maiale, il Cinghiale può incrociarsi ancora con le forme domestiche generando individui riconoscibili spesso per strane colorazioni del mantello, variabili da forme chiare a quelle pezzate.

2. COME VIVE IL CINGHIALE?

Il Cinghiale si adatta facilmente a vivere in differenti ambienti, con il risultato che lo possiamo comunemente trovare in tutti i territori: dalle aree costiere alle montagne, nelle aree coltivate e nei boschi naturali, in zone indisturbate e al limite delle abitazioni.Pochi sono gli elementi di cui ha veramente bisogno: copertura vegetale per trovare rifugio; acqua per bere e “rinfrescarsi”; cibo che però non ha problemi a reperire. Infatti si alimenta sia di vegetali, frutti, tuberi, ortaggi, granaglie, etc., che di prede animali quali insetti, piccoli mammiferi e uccelli.Gli habitat che comunque predilige, in rapporto alle proprie esigenze ecologiche, sono quelli caratterizzati dalla presenza di boschi con fitto sottobosco, come la macchia mediterranea, i boschi di latifoglie (cerrete, castagneti, faggete, etc.) e le foreste planiziali.L’adattabilità del Cinghiale è frutto anche della sua capacità di spostamento. Seppur tendenzialmente fedele (soprattutto le femmine con la prole) ad un’area limitata a circa un chilometro di raggio dai luoghi abituali di riposo, quando il cibo o l’acqua scarseggiano o se fortemente disturbato o, ancora, nel caso dei maschi alla ricerca delle femmine in calore e dei giovani in dispersione, può spostarsi in maniera considerevole, fino a percorrere decine di chilometri in una sola notte.

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Quindi, in base alle caratteristiche ed alle modificazioni ambientali, al disturbo, al sesso ed alla fase della vita, il Cinghiale frequenta annualmente aree di esten-sione variabile dai 200 ai 13.000 ettari.L’elevata capacità di diffusione e di colonizzazione di nuovi territori è invece il risultato del notevole potenziale riproduttivo, tipico della specie. Infatti già a 10 - 11 mesi le femmine possono essere fecondate, partorendo un considerevole

numero di figli. Mediamente una cucciolata è composta da 4 a 7 piccoli, ma può arrivare anche a 10 e oltre.La capacità riproduttiva è strettamente collegata all’età della madre ed alla disponibilità di cibo. Le femmine più mature e corpulente in genere partoriscono il maggior nu-mero di piccoli. Inoltre in annate con elevata disponibilità di cibo, il Cinghiale può avere più di una gravidanza/anno, addirittura fino a tre. I ritmi riproduttivi della specie per-mettono, di conseguenza, un incremento numerico annuo delle popolazioni, decisamente elevato, anche se molto va-riabile. In media annualmente la popolazione si accresce del 70-150%, ovvero numericamente può raddoppiare e talvolta anche triplicare.La società del Cinghiale è strutturata sulla base di branchi più o meno numerosi composti da femmine adulte e dal-la rispettiva prole, guidati dalla femmina più esperta che funge da capo branco. I maschi di poco più di un anno d’età si riuniscono in piccoli gruppi ed iniziano ad allontanarsi dal branco. I maschi adulti tendono a vivere in maniera del tutto solitaria (o al massimo in gruppi di due o tre indi-vidui), per questo chiamati in gergo venatorio “solenghi”. Solo nel periodo degli amori, per pochi giorni, si riuniscono al branco delle femmine.

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Ciclo biologico del Cinghiale

Maschio FemminaMaturità sessuale Fisiologica 1 anno 1 anno Sociale 5 anni 2 anniApice dello sviluppo corporeo 7 anni 3 – 4 anniDurata della gestazione 114 – 119 giorni 114 – 119 giorniCiclo estrale In assenza di fecondazione, ciclo trisettimanale ripetuto sino all’estateNumero di nati 4 – 7 (10). Fortemente condizionata dal peso e dall’età della scrofaPeso alla nascita 0,8 – 0,9 kg Durata dello svezzamento 4 - 5 mesi. I piccoli tuttavia iniziano precocemente a integrare la dieta lattea con altri cibiLongevità 10 anni

CARTA D’IDENTITÀInquadramento sistematico del Cinghiale

Classe: MammiferiSuperordine: UngulatiOrdine: ArtiodattiliSottordine: SuiformiFamiglia: SuidiSottofamiglia: SuiniGenere: SusSpecie: Sus scrofa Linnaeus, 1758

Dati biometrici Cinghiale (forme mediterranee – valori medi)

Femm. adulte Maschi adultiPeso kg 50-120 kg 60-160Alt. al garrese cm 70-90 cm 90-110Lungh. tot. cm 120-150 cm 130-160

FABBISOGNO CALORICO GIORNALIERO DI MANTENIMENTO

Cinghiale 2.000 – 2.200 kcalUomo 2.220 – 2.500 kcal

ALIMENTAZIONE STAGIONALE DEL CINGHIALE

Categoria di cibo Estate InvernoPiccoli roditori, vermi, carogne 5% 7%Insetti 2% -Radici, tuberi 10% 12%Frutta, semi 10% 50%Erbe, colture a cereali e leguminose 50% 30%Cespugli, piante erbacee 20% -Altro 3% 1%

3. CHE COSA MANGIA IL CINGHIALE?

La grande adattabilità della specie si ritrova anche nel regime alimentare.Il Cinghiale è onnivoro opportunista. Ciò signi-fica che può mangiare qualsiasi alimento senza avere spiccate preferenze, approfittando della risorsa ali-mentare maggiormente dispo-nibile e più facilmente accessibile.Nel corso dei quotidiani spostamenti, il Cinghiale ricerca il cibo utilizzando il senso maggiormente sviluppato: l’olfatto. Infatti il naso del Cinghiale, denominato grifo, è ricco di terminazioni sensoriali estremamente ricettive, con le quali percepisce odo-ri a distanze notevolissime e anche provenienti dal sottosuolo (è nota l’abilità del Cinghiale, ereditata anche dal maiale, nella ricerca del prezioso tartufo).Il grifo è molto robusto e viene impiegato anche nell’azione meccanica di ri-cerca a terra e sottoterra degli alimenti, rivoltando il cotico superficiale onde reperire frutti, bulbi, rizomi, radici, invertebrati, ecc. Le cosiddette grufolate sono i segni evidenti lasciati dai cinghiali sul terreno, che possono essere estese e molto profonde, tanto che un occhio poco esperto le potrebbe confondere con l’intervento di un aratro o di una ruspa.In ambiente naturale la dieta del Cinghiale è caratterizzata da un consumo prevalente di frutti delle latifoglie: ghiande, faggiole, castagne, alimenti molto

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4. CHE RUOLO RICOPRE NEL PARCO?

Il Cinghiale, in quanto specie selvatica, è una naturale presenza nell’area ap-penninica, in cui ricade il territorio del Parco della Gola della Rossa e di Frasas-si inserito nell’area montana della provincia di Ancona.Rappresenta un importante elemento nelle reti ecologiche e nelle catene ali-mentari, inserendosi nel ciclo perpetuamente rinnovato della vita.Attraverso la selezione naturale si è evoluta la morfologia, con forza e resisten-za fisica sviluppate, la grande capacità di adattamento alle diverse condizio-ni ambientali, la struttura sociale che consente un elevato incremento della popolazione. Un’evoluzione che ha determinato il successo biologico di questa specie, oggi con popolazioni tra le più numerose e diffuse in Italia tra i grandi Mammiferi.

La presenza del Cinghiale nelle aree naturali del Parco è funzionale pertanto al mantenimento di delicati equilibri ecologici.Infatti quando si alimenta nel bosco, con il suo grufolare, rimuove il terreno quasi operando una sorta di aratura naturale, favorendo i processi di umifi-cazione dei suoli e facilitando la germinazione di numerose specie vegetali. Di contro quando questa azione è svolta su suoli poveri di terreno, come sopra gli affioramenti rocciosi, si possono innescare fenomeni erosivi.Seppur prevalentemente “erbivoro”, la specie non è in diretta competizione alimentare con altri Ungulati. Infatti in molte aree appenniniche il Capriolo o il Cervo raggiungono densità elevate in presenza di consistenti popolazioni di Cinghiale.Un importante ruolo ecologico che ricopre il Cinghiale nel Parco è quello di es-sere “preda”. Come altri Ungulati, il Cinghiale rappresenta una delle principa-li fonti alimentari per i grandi predatori, rappresentati nel Parco dal Lupo e dall’Aquila reale, specie queste di notevole interesse naturalistico e conserva-zionistico a livello internazionale.Se oggi il Lupo non è più specie a rischio di estinzione nell’area appenninica, gran parte del “merito” va all’incremento delle popolazioni di Cinghiale. Infatti dai risultati di recenti ricerche, il Cinghiale rappresenta fino ad oltre l’85% del-la dieta del Lupo.

nutrienti e facilmente digeribili. Nelle aree coltivate trova alimenti sostituti-vi soprattutto nei cereali e nelle leguminose, altrettanto energetici, come ad esempio mais, sorgo, girasole, favino.Per una dieta completa, il Cinghiale necessita anche di un certo apporto di pro-teine di origine animale. Insetti, lombrichi, piccoli roditori (arvicole e topi) ma anche uova e nidiacei di uccelli che nidificano al suolo, rappresentano il 5-10% della dieta della specie. Oltre che erbivoro e predatore può diventare anche ne-crofago, alimentandosi di carogne di animali selvatici.Il Cinghiale si dedica all’attività di alimentazione per 8-9 ore al giorno, con un ritmo prevalentemente notturno, che inizia al crepuscolo serale fino all’alba successiva.

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5. LA PRESENZA DEL CINGHIALE PUÒ ESSERE UN PROBLEMA?

Da sempre l’Uomo ha convissuto con le specie di fauna sel-vatica presenti nel territorio, condividendo spazi e risorse alimentari, operando costantemente per soddi-sfare le proprie esigenze, anche attraverso lo sfruttamento equilibrato della fauna selva-tica: a fini alimentari, ricreativi ed estetici. Questo significa “Gestione faunistica”.Oggi, più che mai, la società umana è fortemen-te presente sul territorio, con un’impron-ta decisa sull’ambiente naturale che determina una sempre maggior interferenza con gli equilibri eco-logici. Equilibri che in passato venivano mantenuti attraverso forme in-consapevoli di gestione faunistica ma che oggi, alla luce di un rapporto meno integrato con i ritmi biologici, l’Uomo deve operare scientemente.E’ necessario ricordare che la conserva-zione della biodiversità e la tutela ambien-tale sono imprescindibili per la sopravvi-venza stessa dell’Uomo. In quest’ottica de-vono essere valutate le problematiche che la fauna può determinare individuando soluzioni attraverso adeguate tecni-che di gestione faunistica.Sicuramente il Cinghiale, per la sua grossa mole e per le carat-teristiche comportamenta-li, interferisce con alcune attività umane causando danni e conflitti sociali.

Incidenti stradali

Lo spiccato nomadismo del Cinghiale, sia stagionale che quotidiano, determina considerevoli spostamenti, spesso serali e notturni, sia di singoli individui, ma anche di branchi più o meno numerosi. L’adattabilità del Cinghiale lo porta ad essere presente in quasi tutti gli ambienti, negli stessi spazi in cui ormai la so-cietà umana ha realizzato le sue vie di comunicazione, sempre più trafficate e diffuse. Vere e proprie barriere per il Cinghiale che, quando attraversate, com-portano un alto rischio di incidenti con i veicoli in transito.Incidenti che, per la consistente e “coriacea” struttura degli animali e per la sostenuta velocità degli automezzi, possono diventare anche gravi.Oltre al rischio per la pubblica incolumità, i sinistri determinano anche un con-sistente costo per la collettività, dovuto ai risarcimenti che gli Enti Pubblici

devono fronteggiare, considerato che la fauna selvatica è patrimonio dello Stato.

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Danneggiamenti in agricoltura

Negli ambienti appenninici caratteriz-zati da boschi intervallati da appez-zamenti coltivati, l’opera di ricerca del cibo e nutrizione che il Cinghiale esegue per buona parte della giornata, lo porta spesso all’esplorazione delle colture agrarie. Questo avviene anco-ra più frequentemente nelle zone col-linari, dove il Cinghiale trova rifugio in boschetti e si alimenta nelle zone coltivate.

Le problematiche che si determinano sono molteplici:• riduzione della produzione agraria e, quindi, del reddito relativo, a causa dell’utilizzo a fini alimentari di una parte del raccolto;• danneggiamento dei suoli e delle colture per effetto dell’azione mecca-

nica di ricerca del cibo, con il calpe-stio e il grufolare, con: escavazione dei terreni; rottura dei fusti delle piante; vanifica delle semine; creazio-ne di solchi; indebolimento di argini; ecc.,• costi a cui l’Ente pubblico deve far fronte per il risarcimento dei danni prodotti alle colture;• conflitti sociali.

6. QUAL È LA REALTA DEL PARCO?

Il Parco Naturale Gola della Rossa e di Frasassi è stato istituito nel settembre 1997 dalla Regione Marche, includendo alla nascita 9.163 ettari della parte montana della provincia di Ancona. Nel 2007, a seguito di approvazione della Regione Marche del Piano del Parco, i confini sono stati modificati portando l’area protetta ad un’estensione di 10.032 ettari. L’Ente gestore dell’area pro-tetta regionale è la Comunità Montana “Esino-Frasassi”.La morfologia all’interno del Parco è caratterizzata da rilievi di modesta alti-tudine, prevalentemente di natura calcarea. La cima più alta è rappresentata dal Monte Pietroso che raggiunge i 1.093 m s.l.m. L’altimetria minima si aggira attorno ai 250 m.L’orografia è caratterizzata da due corsi d’acqua principali: l’Esino ed il Senti-no. Il Torrente Sentino ha scavato tra le rocce calcaree dei Monti Valmontagna-na e del Monte di Frasassi, la famosa Gola di Frasassi, lunga circa 3 km. Il fiume Esino invece ha inciso tra i monti Revellone a Sud, Murano e Vernino a Nord, la Gola della Rossa, lunga circa 2 km.I rilievi e i corsi d’acqua descrivono vallate circoscritte, occupate da piccoli ap-pezzamenti coltivati, intimamente inseriti tra boschetti, fossi alberati, pascoli, zone incolte ed arbustate.

TIPOLOGIA SUPERFICIE TERRITORIALE IN ETTARI Boschi 5.567Pascoli 1.631Incolti 1.120Coltivi 1.280Edificato e strade 434Totale 10.032

USO DEL SUOLO Boschi Pascoli Incolti Coltivi Edificato e strade

55,5%16,3%

11,2%

12,8%

4,3%

Tipici del piano collinare, sino a circa 650 m di quota, sono i boschi di Rove-rella (Quercus pubescens) e quelli a Carpino nero (Ostrya carpinifolia) e Orniello (Faxinus ornus) denominati orno-ostrieti, caratterizzati da un’ele-vata ricchezza di specie vegetali, sia arboree che arbustive.

Interessanti sono alcuni boschi di Lec-cio (Quercus ilex), quercia semprever-de presente nelle gole rupestri e sul Monte Pietroso, dove esistono partico-lari condizioni edafiche legate a suoli calcarei e microclimi caldi.

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Oltre alle leccete, sulle pareti della Gola di Frasassi e su quelle della Gola della Rossa, si insedia una vegetazione estremamente specializzata costituita da specie rupicole tra cui la rara Mo-ehringia papulosa, specie di notevole interesse fitogeografico, in quanto en-demismo regionale. Nella parte centrale della Gola della Rossa, alla destra idrografica del Fiu-me Esino, è inoltre di notevole inte-resse, la presenza del Bosso (Buxus sempervirens) che raggiunge elevati valori di copertura.I boschi di Faggio (Fagus sylvatica) co-stituiscono la vegetazione forestale del piano montano e sono quindi distribui-ti sulle quote più elevate del compren-sorio del Parco. Essi si sviluppano in genere al di sopra degli 800-850 m nei versanti più freschi esposti a Nord e al di sopra dei 950-1000 m in quelli esposti a Sud o a Est. Il Faggio si può comunque rinvenire anche a quote più basse, negli impluvi o nelle valli molto strette con clima umido e fresco.Nella zona del Monte Predicatore è

presente un rimboschimento maturo, eseguito negli anni 1914-1916 su pa-scoli particolarmente degradati con cotico erboso discontinuo, caratteriz-zati da intensi fenomeni erosivi. Per questo intervento è stato utilizzato prevalentemente Pino nero (Pinus nigra), ma è possibile ritrovare an-che alcuni esemplari di Abete bianco (Abies alba). Altri rimboschimenti a Pino nero e a pino domestico (Pinus pinea), sono rinvenibili sul Monte Scoccioni, sul Monte Pietroso e in Valle Scappuccia.Di contro, la sommità di alcuni rilievi è stata disboscata per ottenere zone a pascolo (pascoli secondari).Il territorio del Parco risulta esse-re poco popolato. Oggi all’interno dell’area si registra la presenza di piccoli borghi sparsi, per un totale di circa 5.000 abitanti. Il mosaico di col-ture e macchie boscate viene gestito a carattere familiare dalle popolazioni locali, con attività di pastorizia, agri-coltura e selvicoltura di modesta enti-tà economica.

7. IN CHE MISURA IL CINGHIALE È STATO UN PROBLEMA PER IL PARCO?

Le caratteristiche morfologiche, vegetazionali, climatiche e gestionali tipiche dei territori del Parco determinano un ambiente dalle caratteristiche molto fa-vorevoli al Cinghiale. La specie è pertanto, presente in maniera diffusa e comu-ne, con popolazioni stabili e consistenti.Sotto il profilo ecologico, il Cinghiale rappresenta una risorsa ecologica del Par-co, con un decisivo ruolo per il mantenimento della biodiversità.Di contro, la sua presenza può interferire significativamente sulle produzio-ni agricole, rappresentando un rischio costante per i veicoli che trafficano le strade del Parco. Problemi questi che si sono manifestati come emergenza sin dall’istituzione del Parco.Nel 1998, poco dopo il loro insediamento, gli Amministratori hanno dovuto su-bito far fronte a tale problematica.Dopo il primo anno di vita del Parco, nel 1999, venivano denunciati 177 episodi di danneggiamento in agricoltura, con risarcimenti liquidati per € 62.951,45 (corrispondenti a 121.828.053 di vecchie Lire).Ma purtroppo il fenomeno ha avuto una crescita progressiva. Nel 2000 sono state presentate 240 richieste di risarcimento danni, con un esborso di € 81.574,11. La punta critica è stata toccata nel 2001, anno in cui sono stati liqui-dati € 90.745,61 e, in epoca di lire, quasi 200.000.000 erano una cifra insoste-nibile per le casse dell’Ente gestore.

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150

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250

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N. domande presentate

1999 2000 2001

100.000,0090.000,0080.000,0070.000,0060.000,0050.000,0040.000,0030.000,0020.000,0010.000,000,00

Euro risarciti

DANNI ALL’AGRICOLTURA 1999/2001N. INCIDENTI STRADALI CAUSATI DA CINGHIALE - 1998/2001

02468

1012141618

Strade interne

1998 1999 2000 2001

Strade di confine

Totale (interno + confine)

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Relativamente agli incidenti stradali che hanno visto coinvolti i cinghiali, la misura del problema deriva dai dati ricavati dalle denunce, inoltrate al Parco, dei danneggiati ai fini di ottenimento del risarcimento. Questi dati nel periodo 1998 – 2001 evidenziano che nelle strade ricadenti nel territorio del Parco gli incidenti variavano da 3 a 7 per anno, mentre nelle strade di confine, fuori dalle pertinenze del Parco, gli incidenti erano in media 5 per anno.

8. COME È STATO AFFRONTATO IL PROBLEMA?

Benché da subito la problematica Cinghiale fosse rivestita del carattere di mas-sima urgenza, il Parco è riuscito a far fronte all’emergenza, con il risarcimento dei danni, ma nel contempo cercando soluzioni strutturali.L’approccio strategico basato sulla programmazione e sull’adozione di adegua-te tecniche di gestione faunistica sono stati i presupposti per la ricerca di solu-zioni.L’Ente gestore ha pertanto proceduto, innanzitutto con la definizione di un Pia-no di gestione che fissasse obiettivi da raggiungere, azioni ed interventi da rea-lizzare, verifiche dei risultati ottenuti.Il tutto nel rispetto assoluto delle norme vigenti in materia.

Gli obiettivi del Piano erano:• salvaguardia delle produzioni agricole;• riduzione delle spese di risarcimento danni sino ad una soglia sostenibile;• riduzione del rischio determinato dal Cinghiale all’incolumità pubblica;• contenimento delle spese connesse alla gestione complessiva del Cinghiale;• conservazione della specie nel rispetto dei compiti istitutivi del Parco senza ledere gli interessi e gli equilibri della società locale.

9. QUALI MISURE SONO STATE ADOTTATE?

Individuazione del gruppo di lavoroLa costituzione di un gruppo di lavoro che annoverasse tutte le competenze tecniche e le risorse umane necessarie è stato il primo passaggio operativo.

La “squadra” è stata così formata:• il coordinatore tecnico-amministrativo, nella figura del Direttore del Parco;• personale tecnico specializzato nella gestione della fauna selvatica;• agronomi addetti al controllo e alle perizie dei danni denunciati in agricoltura;• personale amministrativo dell’Ente gestore;• personale addetto alla segreteria organizzativa;• collaboratori tecnici di campo individuati tra gli associati all’U.R.C.A. Marche, dotati di esperienza specifica di settore;• operatori addetti all’applicazione degli interventi di gestione programmati.Particolare attenzione è stata data alla formazione tecnica ed al costante ag-giornamento del gruppo dei cosiddetti “Operatori di gestione degli Ungulati”, individuati tra i residenti nell’area Parco poi allargando all’intera Comunità Montana, ed in ultimo all’intero territorio provinciale, afferenti alle categorie più direttamente coinvolte ed interessate alla gestione dell’ambiente naturale (agricoltori, ambientalisti, cacciatori).

FORMAZIONE DEGLI OPERATORI DI GESTIONE DEGLI UNGULATI

AMMESSI AI CORSIAppartenenti ad Associazioni degli Agricoltori, Ambientaliste e Venatorie, con priorità ai resi-denti nei comuni all’interno del Parco e poi in quelli della Comunità Montana.

PARTECIPANTI1999: N. 43 2001: N. 25 2000: N. 34 2009: N. 40

PERCORSO FORMATIVOProva di ammissionePartecipazione a 30 ore di lezione teoriche Svolgimento di 6 ore di esercitazioni pratiche e 12 ore di censimento faunistico specificoEsame teorico e praticoPeriodo di tirocinio in affiancamento a Tutor espertiCorso annuale di aggiornamento tecnicoSessione annuale di aggiornamento e rinnovo abilitazione pratica

ABILITATI1999: N. 42 2001: N. 242000: N. 29 2009: N. 31

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Analisi della popolazione di Cinghiale

La conoscenza dei parametri di dinamica di popolazione del Cinghiale è presup-posto fondamentale per poter definire qualsiasi azione sulla specie.Nei periodi primaverile ed autunnale di ogni anno, sono stati realizzati i censi-menti della popolazione del suide.E’ stato adottato il metodo dell’osservazione diretta e successiva registrazione dei dati rilevati su carta. Seppure questa tecnica offre una stima della popola-zione, è stata ritenuta funzionale in quanto economica, di facile applicazione e coinvolge piacevolmente gli operatori. Per essere confortati da informazioni più puntuali, in questi ultimi anni sono stati realizzati censimenti mediante il metodo della battuta su aree campione.Per ottimizzare gli sforzi, nonché per ottenere risultati maggiormente affidabili sia nell’ambito della conoscenza delle popolazioni, sia nell’applicazione degli in-terventi gestionali, è stata delineata una pianificazione territoriale con l’indivi-duazione di “Zone di gestione”, ognuna affidata ad un gruppo di Operatori, per garantire una gestione ampiamente parte-cipata, basata sull’intimo rapporto Operatore/territorio.I dati acquisiti, opportunamente verificati, archiviati ed ela-borati dai tecnici, sono la base costante di conoscenza reale su cui definire, programmare e, di conseguen-za, realizzare, interventi concreti per la gestione della problematica. Gli interventi gestionali

L’analisi delle informazioni raccolte hanno determinato le seguenti misu-re di intervento:• approvazione di un Regolamento del Parco che definisce le procedure per la richiesta di risarcimento dei danni causati dal Cinghiale e le relati-ve modalità di liquidazione;• individuazione di opere di preven-zione danni in agricoltura, quali re-cinzioni e recinzioni elettrificate, con definizione di protocolli per il finan-ziamento degli interventi;

• impianto di colture “a perdere”, produzioni agricole appetite dal Cin-ghiale lasciate in campo, al fine di limitarne gli spostamenti e ridurre la ricerca di cibo nelle zone agricole;• contenimento della densità di po-polazione entro parametri stabiliti, mediante interventi diretti di abbat-timento selettivo, nei periodi sensibili delle produzioni agricole;• costante verifica dei risultati otte-nuti, della situazione riferita alla spe-cie ed alle problematiche annesse.

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10. QUALI RISULTATI SONO STATI RAGGIUNTI?

Il Parco è giunto al tredicesimo anno di gestione mirata della popolazione di Cinghiale, pertanto è possibile tracciare un bilancio attendibile dei risultati con-seguiti. I risultati del lavoro svolto vanno letti con la consapevolezza che le pri-me stagioni (1998 – 2000) sono state necessarie per organizzare la macchina tecnico-amministrativa del neonato Parco e per la raccolta dati di suppor-to alle scelte gestionali. Dal 2001 il la-voro svolto inizia a produrre risultati positivi, riscontrabili chiaramente dai dati elaborati.

Danni in agricolturaGli episodi di danneggiamento, coinci-denti con le richieste di risarcimento, iniziano costantemente a ridursi: in-fatti si passa dai 253 casi del 2001 ai 58 del 2010. Analogamente anche gli importi liquidati diminuiscono netta-mente dal 2002 per attestarsi su livelli pari a circa il 40% di quanto registrato nelle stagioni maggiormente critiche.

ANDAMENTO DANNI IN AGRICOLTURA CAUSATI DA CINGHIALE

anno n. domande importo liquidato di indennizzo

1998 152 € 43.735,871999 177 € 62.951,452000 240 € 81.574,112001 253 € 90.745,612002 169 € 49.141,612003 136 € 40.105,502004 145 € 38.107,772005 145 € 43.369,852006 93 € 24.585,562007 97 € 22.000,252008 77 € 35.417,072009 72 € 31.494,882010 58 € 37.368,91Totale 1.814 € 600.598,44

Media Importo liquidato/denuncia = € 331,09

ANDAMENTO ANNUALE INCIDENTI STRADALI CAUSATI DA CINGHIALE

Anno Area Su strade Totale Parco di confine (interno + confine)

1998 3 2 51999 3 3 62000 5 4 92001 7 11 182002 3 3 62003 3 3 62004 1 6 72005 2 0 22006 4 12 162007 3 18 212008 7 19 262009 7 7 142010 2 13 15Totali 50 101 151Medie/anno 3,8 7,8 11,6

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Indennizzi

1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

100.000,00

90.000,00

80.000,00

70.000,00

60.000,00

50.000,00

40.000,00

30.000,00

20.000,00

10.000,00

0,00N. domande di indennizzo

ANDAMENTO DANNI IN AGRICOLTURA CAUSATI DA CINGHIALE

Rischio per la pubblica incolumità

Nella tabella sono riportati i dati anali-tici degli incidenti denunciati dal 1998 al 2010. Si evidenzia che il Parco ha potuto rilevare il reale impatto del fe-nomeno solo nel 2010, anno in cui ha avuto la disponibilità dalla Provincia di Ancona di tutti i dati riferiti alle denun-ce degli incidenti a partire dal 2005.L’analisi dei dati evidenziano che non vi è una correlazione diretta tra il con-tenimento numerico della popolazione di Cinghiale e gli incidenti stradali. In-fatti vi sono fluttuazioni annuali che comunque non determinano significa-tive variazioni nella media degli inci-denti per anno. Pertanto per contene-re tale fenomeno risultano necessarie misure specifiche finalizzate a limi-tare gli spostamenti dei cinghiali nei

Formazione, informazione e sensibilizzazioneLa convinzione che un buon gruppo di lavoro, adeguatamente formato ed aggiornato, sia necessario per conse-guire gli obiettivi previsti è dimostra-to dall’impegno profuso dal Parco nel realizzare corsi e momenti di infor-mazione. D’altro canto la presenza di operatori che partecipano attivamen-te a tali momenti formativi da oltre 10 anni, creando una squadra efficiente e coesa, confortano l’Ente nelle scelte adottate. Le azioni di formazione, ag-giornamento ed informazione possono

tratti stradali critici o incrementando la consapevolezza dei conducenti di automezzi del rischio di incidente at-traverso segnaletica mirata.

così essere sintetizzate: • N. 4 corsi di abilitazione per “Opera-tore di gestione degli Ungulati”• N. 9 corsi di aggiornamento tecnico per gli Operatori• N. 14 sessioni di verifica/abilitazio-ne al tiro di precisione con carabina presso poligoni di tiro attrezzati• N. 1 seminario specifico per la citta-dinanza locale• N. 1 convegno tecnico-scientifico• N. 18 relazioni tecniche analitiche dello stato di fatto• N. 12 Piani annuali di gestione ap-provati e presentati.

24 25

Interventi concreti di gestione

La pianificazione della gestione faunistica del Cinghiale si è concretizzata con azioni volte alla conoscenza delle popolazioni, al controllo delle densità ed al contenimento dei danni provocati.I principali interventi realizzati forniscono un chiaro quadro dell’impegno profuso:• N. 24 sessioni multiple di censimento in osservazione diretta e mappaggio• N. 4 sessioni di censimento in battuta• N. 146 recinzioni metalliche impiantate a protezione delle colture• N. 26 recinzioni elettriche impiantate a protezione delle colture• N. 32 appezzamenti di terreno destinati a colture a perdere per la dissuasio-ne al danno, in media all’anno, per una superficie di circa 20 ettari, dal 2001• N. 3.389 individui di Cinghiale abbattuti selettivamente, per una media di 282,4 individui/anno (n. 3.732 abbattuti complessivamente considerando gli embrioni presenti nelle femmine gravide, che dalla stagione 2002 sono state indagate al fine di valutare il tasso di produttività e fertilità della popolazione, per una media di 311,0 individui/anno).

ANDAMENTO ANNUALE CONTROLLO DIRETTO DI CINGHIALE CON SPARO

Anno Piano di Prelievo Cinghiali abbattuti Percentuale di realizzazione (n. max abbattibile) del Piano di Prelievo

senza conteggio con conteggio senza conteggio con conteggio degli embrioni degli embrioni degli embrioni degli embrioni

1999 150 29 29 19,3% 19,3%2000 255 82 82 32,2% 32,2%2001 441 296 296 67,1% 67,1%2002 603 297 401 49,3% 66,5%2003 388 334 361 86,1% 93,0%2004 496 406 473 81,9% 95,4%2005 225 191 211 84,9% 93,8%2006 352 269 279 76,4% 79,3%2007 264 251 263 95,1% 99,6%2008 462 424 441 91,8% 95,5%2009 450 361 386 80,2% 85,8%2010 530 449 510 84,7% 96,2%Totale 4.616 3.389 3.732

PERCENTUALE DI REALIZZAZIONE DEL PIANO DI PRELIEVO ANNUALE

DISTRIBUZIONE PERCENTUALE DEI SOGGETTI PRELEVATI PER OGNI CLASSE D’ETÀ

0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%

100%

% Capi effettivamente abbattuti

1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2008 2009 2010

% Capi non abbattuti

2010

2009

68,8221,389,80

2008

2007

2006

2005

2004

2003

2002

2001

2000

Giovani (juv)

0,00 10,00 20,00 30,00 40,00 50,00 60,00 70,00 80,00

Subadulti (sub)

Adulti (ad)

53,7435,4610,80

64,6225,0010,38

51,3934,6613,94

70,9720,438,60

60,6626,5412,80

72,1720,946,90

67,0722,1510,78

54,8827,9517,17

57,4321,2821,28

43,9028,0528,05

Riduzione delle spese di gestioneUno degli obiettivi cardine della programmazione riferita alla gestione del Cin-ghiale è rappresentato dal contenimento dei costi necessari ad affrontare la problematica generale. Il lavoro svolto in questo decennio ha dato, anche sotto quest’aspetto, confortanti risultati.

26

Dal 1999 al 2004 e successivamente nel 2010, è stato possibile fornire un ulteriore valore aggiunto alla gestione del Cinghiale, destinando una parte degli animali abbattuti alla commer-cializzazione. Infatti, nel rigoroso ri-spetto delle normative vigenti e dei protocolli per la garanzia dell’igiene e sicurezza delle carni, il Cinghiale del Parco ha trovato spazio nel mercato della gastronomia locale. Questa possi-bilità è stata attuabile grazie all’atten-to lavoro degli Operatori e alla dispo-nibilità delle strutture deputate alla macellazione e stoccaggio delle carni. Ciò ha portato ad un segno + nel com-

ANNO ENTRATE DA VENDITA CARNE

1999 € 757,132000 € 2.383,242001 € 15.241,162002 € 16.146,012003 € 18.452,902004 € 22.372,102005 -2006 -2007 -2008 -2009 -2010 € 6.366,00

puto del bilancio economico inerente la gestione della specie.

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1998

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2000

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2002

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23.6

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6 €

30.1

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2004

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2006

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07

2008

20

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2010

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€ 38

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€ 22

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€ 35

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€ 37

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€ 22

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€ 4.

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20.4

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28 29

BILANCIO DEFINITIVO DELLE SPESE SOSTENUTE PER LA GESTIONE DEL CINGHIALE

Anno Costo complessivo1998 € 43.735,871999 € 88.351,182000 € 114.547,862001 € 148.430,152002 € 92.233,292003 € 107.329,242004 € 71.451,072005 € 83.939,282006 € 63.140,502007 € 59.916,672008 € 85.849,712009 € 83.233,762010 € 81.143,78

COSTO COMPLESSIVO PER LA GESTIONE DEL CINGHIALEDENSITÀ DELLA POPOLAZIONE DI CINGHIALE (N. INDIVIDUI/100 ETTARI)

Anno Densità Densità primaverile attesa autunnale (dopo i prelievi)

2002 7,6 3,32003 7,3 3,42004 8,8 3,72005 * 4,0 2,02006 6,5 3,52007 5,5 2,72008 9,8 5,02009 7,5 4,82010 8,6 2,5

*eccezionale nevicata

11. QUANTI SONO OGGI I CINGHIALI NEL PARCO?

Considerando le normali fluttuazioni numeriche che caratterizzano le popola-zioni di Cinghiale, dovute all’estrema plasticità adattativa che la specie mostra nei confronti dei mutevoli fattori ambientali stagionali, i dati ricavati costan-temente dai monitoraggi delle consistenze ci confermano essenzialmente un dato di fatto: la popolazione di Cinghiale del Parco si mantiene con parametri di densità stabili, frutto delle azioni gestionali adottate Densità di popolazione che da un lato non mette a rischio i naturali equilibri ecologici e dall’altro consente di contenere gli impatti sulle attività umane. Infatti il dato rilevato attraverso i censimenti primaverili, mostra densità sostanzialmente in linea con quelle che si possono riscontrare negli ambienti naturali appenninici. In autunno, dopo l’esecuzione degli interventi di controllo numerico, la densità si attesta a circa 3 individui/kmq, parametro obiettivo pianificato e conseguito.

1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

€ 160.000,00

€ 140.000,00

€ 120.000,00

€ 100.000,00

€ 80.000,00

€ 60.000,00

€ 40.000,00

In sintesi i cinghiali nel Parco risultano essere costante-mente presenti con una popolazione media di circa 650 individui, con picchi fino a 900, per una densità naturale media che si aggira intorno ai 7,2 individui ogni 100 ettari di territorio.

30 31

Il primo decennio di gestione del Cinghiale nel Parco ha mostrato come questi valori di densità siano certamente sufficienti sia per l’espletamento del ruolo ecologico che la specie ricopre nell’ambito delle catene alimentari degli ecosi-stemi del Parco (dimostrato dalla costante presenza dei suoi predatori natu-rali), sia per la garanzia della doverosa conservazione della specie stessa, nel rispetto dei compiti istituzionali del Parco.La complessa attività finalizzata ad una equilibrata gestione della specie re-sta comunque una necessità oggettiva al cospetto delle problematiche concrete che accompagnano costantemente la presenza del Suide.Pertanto il Parco si prepara ad affrontare il prossimo decennio di gestione del Cinghiale sull’onda dei risultati fino ad oggi conseguiti, forte del bagaglio di esperienza acquisito, con la consapevolezza della necessità di mantenere alto il livello di attenzione su questa realtà e procedendo sul medesimo binario trac-ciato sulla base della conoscenza, della pianificazione e della verifica.Va sottolineato che l’attività di gestione del Cinghiale nel Parco ha precorso gli obiettivi che la Regione Marche ha indicato, con l’approvazione nel luglio 2010 dei “Criteri ed Indirizzi per la pianificazione faunistico-venatoria 2010-2015”, per mantenere la popolazione a livelli di sostenibilità. Infatti i parametri indi-cati dalla Regione Marche prevedono che in aree con coltivazioni inferiori al

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

6,0

7,0

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5,0

4,0

3,0

2,0

1,0

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Densitàautunnale(dopo i prelievi)

Densitàprimaverile

DENSITÀ DELLA POPOLAZIONE DI CINGHIALE40% della superficie totale di gestione, le densità siano contenute sotto la soglia di 5 cinghiali/km2. Come detto, il Parco si pone come obiettivo il riportare le densità attorno ai 3-4 cinghiali/km2, con la possibilità di una ulteriore riduzio-ne della densità obiettivo (2-3 cinghiali/km2) nel caso in cui i danni in agricol-tura dovessero subire incrementi significativi.

32 33

APERTI AL CONFRONTO

Le informazioni ed i dati riportati in questa pubblicazione mostrano l’impegno profuso dal Parco nella gestione del Cinghiale ed i positivi risultati conseguiti.Nella consapevolezza che è necessario trovare soluzioni ancora più efficienti, il Parco è sempre aperto al confronto e ai suggerimenti.Un confronto che però deve basarsi su dati e sull’informazione, sperando quindi di non dovere più ascoltare che…1. “nel Parco si abbattono pochi cinghiali”: dal 1998 ad oggi sono stati abbat-tuti n 3.732 cinghiali;2. “nel Parco ci sono densità elevatissime di Cinghiale”: dopo gli interventi di controllo numerico del Cinghiale ogni anno la densità è costantemente di cir-ca 3 individui/km2, pari o inferiore a quella prevista nel territorio di caccia;3. “nel Parco viene fatta strage di cinghialetti indifesi”: il controllo del Cin-ghiale viene realizzato nell’ottica di conservare la sua popolazione, con una struttura naturale ed ecologicamente equilibrata, secondo le indicazioni tecni-che dell’ISPRA;4. “i selecontrollori sono poco efficienti nell’attività di abbattimento”: ne-gli ultimi anni il piano di abbattimento viene eseguito per il circa il 90%, un vero record se si considera che il prelievo viene realizzato rispettando le classi di sesso ed età;5. “con il controllo selettivo si abbattono pochi cinghiali, sarebbe meglio intervenire con la battuta o la girata”: confrontando i risultati medi delle squadre di caccia al cinghiale delle Marche si rileva che l’efficienza di un sele-controllore per abbattere un cinghiale è in media circa 10 volte superiore ri-spetto ad un cacciatore in squadra;6. “il Parco non sa quanti cinghiali ci sono nel suo territorio”: tutti gli anni vengono puntualmente realizzati i censimenti nel periodo post-riproduttivo ed in quello pre-riproduttivo, utilizzando sia la tecnica dell’osservazione diretta che della battuta, impiegando operatori preparati e tecnici qualificati;7. “la gestione del cinghiale nel Parco è approssimativa”: il piano annuale di gestione e controllo numerico del Cinghiale è sempre approvato dall’ISPRA. Inoltre vi è sempre un riscontro positivo dell’attività svolta confrontando i ri-sultati dei censimenti, con l’elaborazione del piano di controllo e i risultati degli abbattimenti;

8. “i selecontrollori sono un gruppo ristretto di favoriti del Parco”: il Parco ha realizzato 4 corsi per abilitare gli operatori di gestione degli Ungulati, di cui uno aperto anche a tutti i residenti della provincia di Ancona;9. “il Parco non riesce a contenere i danni in agricoltura”: nel Parco gli epi-sodi di danneggiamento si sono fortemente ridotti sia in termini numerici, dalle 253 denunce del 2001 alle 58 del 2010, che economici, dai circa € 90.000,00 del 2001 ai circa € 30.000,00 di media dell’ultimo quinquennio:10. “i danni in agricoltura nella provincia di Ancona sono provocati dai cin-ghiali del Parco”: il Parco opera per contenere la densità di cinghiale e i danni nel proprio territorio; se il controllo numerico venisse realizzato sinergicamen-te anche al di fuori, verosimilmente i problemi si ridurrebbero, come avviene nel Parco. Noi siamo disponibili a collaborare come lo siamo sempre stati.

Fabrizio GiulianiPresidente della C.M. Esino-Frasassi

34 35

APPENDICE RIFERIMENTI NORMATIVI

Legge 11 febbraio 1992, n. 157Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio.

Art. 1 – Comma 1.: La fauna selvatica è patri-monio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell’interesse della comunità nazionale ed in-ternazionale.

Art. 1 – Comma 2.: L’esercizio dell’attività ve-natoria è consentito purché non contrasti con l’esigenza di conservazione della fauna selvati-ca e non arrechi danno effettivo alle produzioni agricole.

Art. 1 – Comma 3.: Le regioni a statuto ordina-rio provvedono ad emanare norme relative alla gestione ed alla tutela di tutte le specie della fau-na selvatica in conformità alla presente legge, alle convenzioni internazionali ed alle direttive comunitarie. (…)

Legge Regionale 5 gennaio 1995, n. 7Norme per la protezione della fauna selvatica e per la tutela dell’equilibrio ambientale e di-sciplina dell’attività venatoria.

Art. 1 – Comma 1.: La Regione tutela la fauna selvatica secondo metodi di razionale program-mazione dell’utilizzazione del territorio e di uso delle risorse naturali e disciplina il prelie-vo venatorio nel rispetto delle tradizioni locali e dell’equilibrio ambientale, nell’ambito delle funzioni ad essa trasferite e nell’osservanza dei principi e delle norme stabiliti dalla legge 11 feb-braio 1992, n. 157, dalle direttive comunitarie e dalle convenzioni internazionali.

Art. 1 – Comma 2.: La fauna selvatica costitu-isce bene ambientale ed è tutelata e protetta in attuazione dell’articolo 5 dello Statuto regiona-le, nell’interesse della comunità internazionale, nazionale e regionale.

Art. 1 – Comma 4.: E’ obiettivo della program-mazione regionale promuovere il mantenimen-to e la riqualificazione degli habitat naturali e seminaturali al fine di adeguare ed incrementa-re la popolazione di tutte le specie di mammi-feri ed uccelli, viventi naturalmente allo stato selvatico nel loro territorio, ad un livello corri-spondente alle esigenze ecologiche, scientifiche, culturali e ricreative della regione, assicurando l’eliminazione o la riduzione dei fattori di squili-brio e di degrado ambientale.

Legge 6 dicembre 1991, n. 394Legge quadro sulle aree protette

Art. 11 – Comma 3.: (…) nei parchi sono vietate le attività e le opere che possono compromette-re la salvaguardia del paesaggio e degli ambien-ti naturali tutelati con particolare riguardo alla flora e alla fauna protette e ai rispettivi habitat. In particolare sono vietati:a) la cattura, l’uccisione, il danneggiamento, il disturbo delle specie animali; la raccolta ed il danneggiamento delle specie vegetali, salvo nei territori in cui sono consentite le attività agro-silvo-pastorali, nonché l’introduzione di specie estranee, vegetali o animali, che possano altera-re l’equilibrio naturale; (…)

Legge 6 dicembre 1991, n. 394Legge quadro sulle aree protette

Art. 22 – Comma 6. - mod. con Legge 9 dicem-bre 1998, n. 426, Art. 2 – Comma 33: Nei parchi naturali regionali e nelle riserve naturali regio-nali l’attività venatoria è vietata, salvo eventua-li prelievi faunistici ed abbattimenti selettivi ne-cessari per ricomporre squilibri ecologici. Detti prelievi ed abbattimenti devono avvenire in conformità al regolamento del parco o, qualora non esista, alle direttive regionali per iniziativa e sotto la diretta responsabilità e sorveglianza dell’organismo di gestione del parco e devono essere attuati dal personale da esso dipendente o da persone da esso autorizzate, scelte con pre-ferenza tra cacciatori residenti nel territorio

del parco, previ opportuni corsi di formazione a cura dello stesso Ente

L.R. 28 aprile 1994, n. 15 (B.U. 5 maggio 1994, n. 45)Norme per l’istituzione e gestione delle aree protette naturali

Art. 16 – Comma 4.: Per quanto riguarda la lettera a) del comma 3 dell’articolo 11 della legge 394/1991 sono previsti esclusivamente prelievi faunistici ed abbattimenti selettivi per ricomporre squilibri ecologici accertati dall’or-ganismo di gestione che procederà mediante appositi piani. Prelievi ed abbattimenti devono avvenire per iniziativa e sotto la diretta respon-sabilità e sorveglianza dell’organismo di gestio-ne del parco ed essere attuati dal personale dell’organismo di gestione del parco, da persone all’uopo espressamente autorizzate dall’organi-smo di gestione del parco stesso o, in subordine, attraverso le guardie venatorie delle province secondo quanto previsto dall’articolo 19, com-ma 2, della legge 11 febbraio 1992, n. 157, pre-via intesa con le province stesse

NORME DEL PARCO DELLA GOLA DELLA ROSSA E FRASASSI PER IL CONTROLLO DIRETTO DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE

Qualsiasi intervento di gestione che preveda il controllo della popolazione di Cinghiale, sia attra-verso metodi naturalistici che con abbattimento, potrà essere realizzato solo quando siano accer-tati evidenti danni al patrimonio agro-forestale e/o quando la presenza del Suide possa determi-nare un rischio per la pubblica incolumità.L’acquisizione delle necessarie conoscenze potrà essere realizzata attraverso personale esper-to dipendente del Parco e/o da professionisti di comprovata esperienza, avvalendosi di persona-le di supporto tecnico appositamente preparato attraverso corsi realizzati o riconosciuti dal Par-co stesso. I piani di gestione devono essere ap-provati dalla Giunta del Parco. A seguito dell’ap-

provazione del Piano di gestione, gli interventi di controllo tramite abbattimento sono realizza-ti dagli “Operatori di gestione degli Ungulati” ap-positamente abilitati, che annualmente abbiano superato la prova pratica di aggiornamento.Il piano di prelievo determina, per ogni “Zona di gestione”, il numero massimo abbattibile di cin-ghiali, distinti in classi d’età e sesso.Nella pratica del controllo diretto con sparo, lo sparo deve essere effettuato:• da fermo;• da Stazioni di Sparo specificatamente appro-vate dalla Giunta del Parco, cartografate e se-gnalate in situ da tabelle numerate;• con impiego di fucile con canna ad anima riga-ta, a caricamento manuale, di calibro ammesso secondo le norme che regolamentano l’attività venatoria;• ad animale riconosciuto;• con animale fermo;• contro un ostacolo certo e visibile posto subito dietro il bersaglio;• ad una distanza massima di 150 m;• negli intervalli orari definiti in ogni periodo dal Parco.L’attività di controllo è coordinata da un re-sponsabile nominato dal Parco e controllata da personale di vigilanza preposto.Gli Operatori devono redigere apposite schede di uscita, di attività e di abbattimento con rile-vamento dei dati biometrici e dei dati relativi al tasso di fertilità e fecondazione delle femmine.Gli animali abbattuti devono essere contrasse-gnati da apposita fascetta inamovibile, fornita dal Parco, apposta al tendine di Achille prima di rimuovere il capo dal sito di abbattimento.I capi abbattuti vengono recapitati in appositi centri di raccolta, individuati dal Parco.La gestione del capo abbattuto è di competenza del Parco.In caso di ferimento dell’animale, l’Operatore deve darne immediata comunicazione ad un re-ferente nominato dal Parco.La ricerca del capo ferito sarà effettuata con l’intervento di cani all’uopo abilitati e relativi conduttori.

Coordinamento tecnico-scientificoMassimiliano Scotti Parco Gola Rossa e Frasassi

Marco Bonacoscia HystrixFilippo Savelli Hystrix

TestiFilippo Savelli, Marco Bonacoscia

Elaborazione datiFilippo Savelli

IllustrazioniEttore Gambioli

FotoPaolo Giacchini, Elena Bresca, Archivio Parco Gola Rossa e Frasassi

EditingMassimiliano Scotti, Paolo Giacchini

GraficaOmnia Comunicazione

Si ringraziano tutti coloro che operano e collaborano alla gestione del Cinghiale nel Parco, in particolare la Coop. Efedra, il personale di Vigilanza e gli operatori volontari del Parco.

Finito di stampare aprile 2011

Comunità Montana Esino Frasassi