ii modulo la relazione con ladulto come contesto di socializzazione primaria e familiare

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II MODULO II MODULO LA RELAZIONE CON L’ADULTO COME CONTESTO DI SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA E FAMILIARE LA RELAZIONE CON L’ADULTO LA RELAZIONE CON L’ADULTO COME CONTESTO DI COME CONTESTO DI SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA E SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA E FAMILIARE FAMILIARE

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Page 1: II MODULO LA RELAZIONE CON LADULTO COME CONTESTO DI SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA E FAMILIARE

II MODULOII MODULO

LA RELAZIONE CON L’ADULTO COME CONTESTO

DI SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA E FAMILIARE

LA RELAZIONE CON LA RELAZIONE CON L’ADULTO COME CONTESTO L’ADULTO COME CONTESTO

DI SOCIALIZZAZIONE DI SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA E FAMILIAREPRIMARIA E FAMILIARE

Page 2: II MODULO LA RELAZIONE CON LADULTO COME CONTESTO DI SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA E FAMILIARE

V modulo: la relazione con l’adulto

Nel contesto della relazione con l’adulto, lo sviluppo sociale, la competenza sociale e la socializzazione costituiscono la risultante dell’intreccio di tre diversi tipi di fattori:

Fattori individuali

Fattori relazionali

Fattori socio-culturali

Ciò significa che ogni individuo costruisce il proprio percorso di socializzazione sulla base delle proprie caratteristiche individuali, della relazione con l’adulto e della cultura in cui è inserito.

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FATTORI INDIVIDUALI

(1)CARATTERISTICHE INNATE (sia specie-specifiche, sia proprie):

Tratti somatici Abilità sociali di base Sistema di segnalazione Competenze emotive di base Temperamento

(2) STORIA INDIVIDUALE:

Condizione alla nascita Esiti dei processi di socializzazione Eventi intercorrenti

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V modulo: la relazione con l’adulto

FATTORI RELAZIONALI

COSTRUZIONE DEL LEGAME DI ATTACCAMENTO

STILE DI ATTACCAMENTO

STILI PARENTALI (EDUCATIVI E ACCUDITIVI)

Tali fattori relazionali sono a loro volta intrecciati con le variabili culturali e individuali: cioè lo stile con cui l’adulto costruisce una relazione con il piccolo e con cui agisce nei suoi confronti dipende dalla cultura di appartenenza, oltre che dalle caratteristiche individuali dell’adulto e del bambino.

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V modulo: la relazione con l’adulto

IL LEGAME DI ATTACCAMENTO

La costruzione del legame di attaccamento è un esempio di socializzazione primaria, la cui componente è di tipo affettivo, e che si attua prevalentemente nel contesto familiare.

Attaccamento: legame affettivo molto intenso che si stabilisce nei primi anni di vita con una o più persone significative, la cui presenza rassicura nei momenti di tensione emotiva e procura un senso di benessere, di piacere e di gioia nelle diverse situazioni della vita quotidiana.

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MODELLI DI STUDIO DELL’ATTACCAMENTO

PSICODINAMICO: attaccamento come conseguenza del soddisfacimento delle pulsioni (motivazione secondaria).

MODELLO DEL “SOCIAL LEARNING”: attaccamento come prodotto di rinforzo e imitazione (motivazione secondaria).

ETOLOGICO: attaccamento come legame biologico, con funzione adattiva (motivazione primaria).

In questo ambito si colloca la teoria di Bowlby, studioso di orientamento psicoanalitico, che riprende dall’etologia i concetti di “imprinting” e “schema fisso d’azione”, dalla cibernetica il concetto di “sistema” e dalla psicoanalisi l’attenzione per la relazione madre/bambino.

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TEORIA DI BOWLBY (1969, 1973, 1979, 1980)

L’attaccamento è un sistema di tipo cibernetico che si costruisce nella relazione tra il piccolo e un solo adulto (monotropia), e che si attiva in particolari condizioni, sia endogene sia esogene.

Si manifesta attraverso comportamenti caratteristici (di segnalazione e di avvicinamento).

Si sviluppa nella prima infanzia, ma rimane attivo per tutta la vita, costituendo il modello delle successive relazioni.

Si costruisce parallelamente ad altri sistemi con cui interagisce: il sistema esplorativo e il sistema simbolico dei Modelli Operativi Interni.

I MOI, o IWM, rappresentazioni simboliche del legame di attaccamento, costituiscono un modello di riferimento per le successive relazioni con il mondo.

Esiste un periodo “sensibile”, seppure non “critico” per la formazione del legame.

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V modulo: la relazione con l’adulto

COSTRUZIONE ED EVOLUZIONE DEL LEGAME DI ATTACCAMENTO

Avviene attraverso il passaggio da una fase di continua ricerca del contatto fisico con la madre ad una progressiva autonomia del bambino.

PREATTACCAMENTO(0-2 mesi): prevalgono i sistemi di segnalazione sociale, che permettono di realizzare il contatto e la vicinanza con un qualsiasi adulto

SVILUPPO DELL’ATTACCAMENTO (2-7 mesi): i comportamenti del bambino si rivolgono verso una persona particolare, riconosciuta e preferita rispetto agli altri. Nessuna reazione alla separazione.

ATTACCAMENTO VERO E PROPRIO (7-24 mesi): pianto alla separazione dalla figura di riferimento, ricerca attiva di essa, esplorazione in sua presenza.

INTERIORIZZAZIONE DELLA RELAZIONE (dai 24 mesi circa): la formazione di MOI consente al bambino di interiorizzare la relazione e di tollerare la separazione, pervenendo ad una prima forma di autonomia e di capacità di “stare solo”. Fattori esogeni o endogeni possono però in qualsiasi momento riattivare il sistema di attaccamento.

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VALUTAZIONE DELL’ATTACCAMENTO

STRANGE SITUATION (Ainsworth et al., 1978)Procedura standardizzata di laboratorio, costituita da 8 episodi

osservativi che prevedono, secondo combinazioni diverse, la presenza/assenza della madre e di un estraneo. Valuta la reazione del bambino alla separazione e al ricongiungimento.

Ha consentito di individuare tre TIPI DI ATTACCAMENTO:

Tipo A: attaccamento insicuro-evitante

Tipo B: attaccamento sicuro

Tipo C: attaccamento insicuro-resistente

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VALUTAZIONE DELL’ATTACCAMENTO

ATTACHMENT Q-SORT (Waters e Deane, 1985; Cassibba e D’Odorico, 2000)

Procedura descrittiva/osservativa che si basa sull’utilizzo di 90 cartoncini (descrittori di comportamenti).

L’osservatore deve : familiarizzare con i cartoncini osservare il bambino per almeno una settimana Descrivere il comportamento del bambino organizzando gli item

in 9 gruppi di 10 ciascuno, in modo che dal n.9 al n. 1 i comportamenti siano sempre meno simili al bambino osservato

Attribuire un punteggio agli item Confrontare il punteggio ottenuto con i profili di SICUREZZA,

INSICUREZZA e SOCIEVOLEZZA, proposti dagli autori.

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V modulo: la relazione con l’adulto

VALUTAZIONE DELL’ATTACCAMENTO

La Strange Situation è indicata entro i 3 anni.

L’Attachment Q-Sort è indicato in età prescolare e oltre (costruendo descrittori comportamentali ad hoc)

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STILI DI ATTACCAMENTO E SVILUPPO SOCIALE

EFFETTI A BREVE TERMINE:L’attaccamento sicuro favorisce: l’esplorazione dell’ambiente (Ainswort et al., 1978) lo sviluppo del linguaggio e della capacità simbolica (Meins,

1997) l’approccio sociale (Booth et al, 1994)

EFFETTI ALUNGO TERMINE: L’attaccamento sicuro favorisce l’autonomia, la popolarità,

l’autostima (Sroufe, 1985; Attili e Vermigli, 1994). L’attaccamento insicuro è correlato a ritiro sociale, ansia sociale,

inibizione/timidezza (Rubin e Rose-Krasnor, anni ‘80/’90). Attaccamento e stili di innamoramento (Hazan e Shaver, 1987;

Attili, 2004). Attaccamento e stili accuditivi (Quinton e Rutter, 1988).

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CONSIDERAZIONI CRITICHE SULLA TEORIA DI BOWLBY

Socializzazione come motivazione primaria (elemento teorico di novità)

Osservazione diretta della relazione madre-bambino (elemento di novità)

La teoria dell’attaccamento costituisce un vero e proprio paradigma di ricerca (valore euristico della teoria)

Legame di attaccamento come prototipo e modello (elemento teorico di continuità)

Concetto di “monotropia”: dato non confermato

Attaccamento sicuro come universalmente diffuso (aspetto non confermato, che non tiene conto delle differenze transculturali)

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LA VARIABILE CULTURALE: GLI STILI PARENTALILA VARIABILE CULTURALE: GLI STILI PARENTALI

Per stili parentali si intendono le modalità educative e accuditive con cui i genitori svolgono le funzioni genitoriali e, in generale, si rapportano ai propri figli (parenting).

Oggi si preferisce parlare di “clima educativo” (Confalonieri e Grazzani, 2006)

Gli stili parentali sono influenzati dalle caratteristiche del bambino e del genitore, dalle credenze genitoriali e dai modelli socioculturali di riferimento.

 Gli stili parentali orientano la costruzione della relazione con i figli e influenzano lo sviluppo sociale e il percorso di socializzazione.

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LA FUNZIONE GENITORIALE

La funzione genitoriale si definisce universalmente sul piano biologico: garantire sopravvivenza, prossimità e autonomia.

   Tale funzione si modula diversamente sulla base dell’appartenenza

ad una specie e, rispetto all’ambito umano:

• sul piano socioculturale (pratiche di accudimento, di alimentazione, regole nella vita quotidiana, trasmissione di valori,…aspetti in genere condivisi dalla cultura di riferimento e dalla società di appartenenza)

• sul piano individuale (rispetto agli stili educativi e ai modelli di riferimento dei singoli, di coppia, materni o paterni,.. Connessi alla specifica storia e identità di quella famiglia)

GLI STILI PARENTALI SONO LA RISULTANTE DI TUTTI QUESTI ASPETTI

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GLI STILI PARENTALI

Vari autori (Maccoby e Martin, 1983; Baumrind, anni ’70 in poi) hanno cercato di definire e valutare gli stili parentali/educativi rispetto ad alcune dimensioni:

• CONTROLLO (permissività/severità; impegno/disimpegno; intrusività/autonomia,..)

 • AFFETTO (sollecitudine/distacco; sensibilità/non

sensibilità,..)

• COMUNICAZIONE Dalla combinazione di tali dimensioni deriverebbero gli

stili educativi, i quali sono risultati correlati con gli esiti della socializzazione dei figli.

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V modulo: la relazione con l’adulto

IL MODELLO PIU’ NOTO E’ QUELLO PROPOSTO DA DIANA BAUMRIND NEGLI ANNI ’70:

 • STILE AUTORITARIO (severità, distacco, scarsa

comunicazione, intrusione)• STILE PERMISSIVO (permissività, sollecitudine,

comunicazione, lascia libero, disimpegno)• STILE AUTOREVOLE/DEMOCRATICO (severità,

sollecitudine, comunicazione, impegno, favorisce l’autonomia)

• STILE TRASCURANTE (permissività, distacco, disimpegno, scarsa comunicazione, lascia libero)

• LO STILE AUTOREVOLE E’ CORRELATO AD ESITI SOCIALI PIU’ ADATTIVI

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V modulo: la relazione con l’adulto

Gustavo Pietropolli Charmet (2000), riferendosi ad un generale clima educativo e relazionale, ha distinto tra:

Famiglia “delle regole” (dominante sino agli anni ‘70):

L’obiettivo educativo principale consiste nella trasmissione di norme, valori e regole del contesto di appartenenza, e nel favorire l’autonomia. Il genitore è autoritario/autorevole e l’obbedienza è garantita dalla paura delle sanzioni e dal rispetto riconosciuto ai genitori.

Famiglia “degli affetti” (dagli anni ’70 in poi):

L’obiettivo educativo consiste nella trasmissione dell’affetto e del sostegno in modo incondizionato. Il genitore è permissivo/disimpegnato e l’obbedienza è garantita dall’affetto ricevuto e dal senso di colpa.

    

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V modulo: la relazione con l’adulto

Il passaggio dalla famiglia “delle regole” a quella “degli affetti” ha prodotto:

Cambiamenti nella famiglia:• diminuzione di eventi frustranti• diminuzione di regole• negoziazione continua• venir meno dei confini tra i membri della famiglia• sovrapporsi di ruoli• indebolimento del ruolo paterno• messa in atto di processi di mantenimento dei figli nella famigliaCambiamenti nei figli:• diminuzione dell’esperienza della frustrazione, della mancanza e

della rinuncia• intolleranza al dolore mentale• difficoltà a separarsi (invischiamento)• difficoltà ad investire in altre relazioni• difficoltà di individuazione• l’assenza di limiti (dei “no”) blocca l’esperienza trasgressiva e

oppositiva

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V modulo: la relazione con l’adulto

LAMB, PARKE E LEWIS NEGLI ANNI ’80 HANNO DISTINTO GLI STILI PATERNI DA QUELLI MATERNI:

 

 

STILE PATERNO STILE MATERNO

Più assertivo/direttivo Meno assertivo/direttivo

Meno sollecito Più sollecito

Interazioni prevalentemente fisiche

Interazioni verbali

Gioco turbolento Gioco con oggetti

Maggiore rigidità sulle regole

Maggiore flessibilità

Minore negoziazione Maggiore negoziazione

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Gli stili parentali sono influenzati dai modelli culturali di riferimento, in particolare dai modelli di socializzazione:

MODELLO IDEA DI BAMBINO

PRATICHE GENITORIALI

Laissez-faire (Rousseau)

Bambino preformato e buono per natura

Lasciarlo crescere spontaneamente

Vaso vuoto (Comportamentismo)

Bambino passivo Plasmare, condizionare

Conflittualità (Psicoanalisi)

Bambino naturalmente antisociale, che deve essere guidato

Disciplina, per superare gli inevitabili conflitti

Reciprocità (Modello interazionista)

Bambino attivo, pre-adattato alle interazioni sociali

Adattamento reciproco, sensibilità, tolleranza, scaffolding

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V modulo: la relazione con l’adulto

Gli stili parentali sono influenzati anche dalle credenze genitoriali

(Pomerleau et al., 1991):

Età media (in giorni) alla quale la madre dovrebbe:

Haiti

Quebec

Vietnam

Parlare al bambino 38 4 71

Mostrare il primo libro 781 363 476

Fargli prendere il biberon da solo

217 154 217

Farlo vestire da solo 1010

776 843

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V modulo: la relazione con l’adulto

Età media (in giorni) alla quale la madre ritiene che il bambino:

Haiti

Quebec

Vietnam

Sente 27 4,9 52

Vede 30 18,9 48

Riconosce la madre

62 37 78

Pensa 405 91,8 609

Capisce le parole

292 215 267

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V modulo: la relazione con l’adulto

Alcune ricerche (Martin e Johnson, 1992; Emiliani e Molinari, 1995; Corsano, 1999) hanno evidenziato che le credenze genitoriali si articolano intorno a 2 aspetti interconnessi:

la natura del bambino (caratteristiche individuali)il ruolo svolto dall’ambiente

Credenze riguardo al “bambino intelligente” (Mugny e Carugati, 1985): bambino dotato, oppure beneficiato dagli insegnanti, o da genitori affettivamente adeguati, oppure ben stimolato dalla società.

Credenze riguardo al “bambino solitario” (Corsano, 1999; Corsano e Cigala, 2004): bambino introverso e timido/maturo e sensibile “per natura”, oppure bambino sfortunato a causa della società e della famiglia, oppure bambino incompetente, oppure bambino autonomo.

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modelli di socializz. credenze genitoriali tratti individuali

Stili parentali

Sviluppo del bambino

Sistemi di credenze del bambino

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POSSIBILI DOMANDE D’ESAME• Fattori individuali nello sviluppo sociale• Fattori relazionali nello sviluppo sociale• Definizione a caratteristiche dell’attaccamento• Valutazione dell’attaccamento• Fasi di sviluppo dell’attaccamento• Tipi di attaccamento• Attaccamento e sviluppo sociale: effetti a breve e a

lungo termine• La funzione genitoriale• Stili educativi genitoriali• Correlati sociali degli stili educativi genitoriali• Modelli di socializzazione