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"Soltanto gli immigrati potranno salvarci. Il futuro benessere degli italiani dipenderà dalla capacità di attrarre trecentomila lavoratori stranieri all'anno." Giuseppe Pisanu, ex ministro dell'Interno del governo Berlusconi 2001-2006.

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Inchieste e reportagePRINCIPIOATTIVO

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Michele Ainis, Avventura Urbana Torino, Andrea Bajani, Bandanas, Gianni Barbacetto,Stefano Bartezzaghi, Oliviero Beha, Marco Belpoliti, Daniele Biacchessi, David Bidussa,Paolo Biondani, Nicola Biondo, Tito Boeri, Caterina Bonvicini, Beatrice Borromeo,Alessandra Bortolami, Giovanna Boursier, Carla Buzza, Andrea Camilleri, Olindo Canali,Davide Carlucci, Luigi Carrozzo, Andrea Casalegno, Antonio Castaldo, Carla Castellacci,Massimo Cirri, Fernando Coratelli, Carlo Cornaglia, Roberto Corradi, Pino Corrias, Andrea Cortellessa, Riccardo Cremona, Gabriele D’Autilia, Vincenzo de Cecco, Andrea Di Caro, Franz Di Cioccio, Gianni Dragoni, Giovanni Fasanella, Davide Ferrario,Massimo Fini, Fondazione Fabrizio De André, Goffredo Fofi, Massimo Fubini, Milena Gabanelli, Vania Lucia Gaito, Pietro Garibaldi, Claudio Gatti, Mario Gerevini, Gianluigi Gherzi, Salvatore Giannella, Francesco Giavazzi, Stefano Giovanardi, Franco Giustolisi, Didi Gnocchi, Peter Gomez, Beppe Grillo, Dalbert Hallenstein, Ferdinando Imposimato, Karenfilm, Giorgio Lauro, Alessandro Leogrande, Marco Lillo, Felice Lima, Stefania Limiti, Giuseppe Lo Bianco, Saverio Lodato, Carmelo Lopapa, Vittorio Malagutti, Antonella Mascali, Giorgio Meletti, Luca Mercalli, Lucia Millazzotto,Alain Minc, Angelo Miotto, Letizia Moizzi, Giorgio Morbello, Loretta Napoleoni, Natangelo, Alberto Nerazzini, Gianluigi Nuzzi, Raffaele Oriani, Sandro Orlando, Antonio Padellaro, Pietro Palladino, Gianfranco Pannone, David Pearson (graphic design),Maria Perosino, Simone Perotti, Roberto Petrini, Renato Pezzini, Telmo Pievani, Paola Porciello (web editor), Marco Preve, Rosario Priore, Emanuela Provera, Sandro Provvisionato, Sigfrido Ranucci, Luca Rastello, Marco Revelli, Piero Ricca, Gianluigi Ricuperati, Sandra Rizza, Marco Rovelli, Claudio Sabelli Fioretti, Andrea Salerno,Laura Salvai, Ferruccio Sansa, Evelina Santangelo, Michele Santoro, Roberto Saviano,Matteo Scanni, Roberto Scarpinato, Filippo Solibello, Riccardo Staglianò, Luca Steffenoni,theHand, Bruno Tinti, Marco Travaglio, Elena Valdini, Vauro, Concetto Vecchio, Carlo Zanda, Carlotta Zavattiero.

chiarelettereAutori e amici di

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PRETESTO1fpagina 10

“Gli immigrati sono poco più del 6 per cento della popolazione e producono circa il 10 per cento del Pil. Di fatto, cipagano la pensione.”Franco Pittau, coordinatore del Rapporto Caritas Migrantes.

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“Non posso lasciarla un minuto perché ha pauradi tutto. Dormiamo nellostesso letto: solo con mevicina prende sonno.”Maria Schwat da Ternopil (Ucraina). Assiste un’anziana malata di Alzheimer, 850 euro al mese più vitto e alloggio.

“I dati forniti dal centro studi Irs (Istituto ricerca sociale) di Milanoparlano di 774mila colf regolari, di cui nove su dieci straniere, e se ne stimano quasi altrettante in nero.”Raffaella Maioni, responsabile nazionale Acli Colf.

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PRETESTO3fpagina 55

“Abbiamo di recente redatto un inventario sulla scolarizzazione degli stranieri. E così abbiamo scoperto casi in cui certi dipendentihanno mentito per difetto, tipo ingegneri,per timore di non essere presi comemanovali.”Giulio Dealessi, direttore del personale della Manutencoop.

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PRETESTO4fpagine 102, 33

“Oggi è troppo comodo dire, come fa qualcuno,mandiamo a casa loro e riprendiamoci il lavoro.Perché il lavoro c’era anche prima e noninteressava a nessuno.”Alessandro Mardegan, contitolare del Centro Riciclo Vedelago.

“Sto andando a Mosca, però non me la sento. Guarda in che condizioni mi mandano via, con le gomme lesse.”Roman Baran, morto poco dopo, l’8 agosto 2008. Armando Bizzotto, contitolare della padovana Bfc, ammette non solo che il suo autista lavorava da un mese e mezzo filato, ma anche che i riposi che risultavano sul foglio presenze erano falsi.

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PRETESTO5fpagine 26-27

“Nel congelatore entri sudato come sei in coperta, perché non c’è tempo per asciugarsi, vestirsi di più. Quegli sbalzi di temperaturami hanno fatto saltare un bel po’ di denti, ho il diabete, la pressionealta, anche i reumatismi e la bronchite cronica. E la mia pensione di invalidità non arrivaneanche a 400 euro.”Bazine, uno dei pescatori attivi a Mazara del Vallo, per la maggior parte tunisini.

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© Chiarelettere editore srlSoci: Gruppo editoriale Mauri Spagnol SpaLorenzo Fazio (direttore editoriale)Sandro ParenzoGuido Roberto Vitale (con Paolonia Immobiliare Spa)Sede: Via Guerrazzi, 9 - Milano

ISBN 978-88-6190-086-8Prima edizione: marzo 2010

www.chiarelettere.it

BLOG / INTERVISTE / LIBRI IN USCITA

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chiarelettere

Riccardo Staglianò

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Riccardo Staglianò, quarantun’anni, è nato a Viareggio ed è giornalista de«la Repubblica». Ha iniziato la sua carriera come corrispondente da NewYork per il mensile «Reset», ha poi lavorato al «Corriere della Sera» e oggiscrive inchieste e reportage per «il Venerdì» dall’Italia e dall’estero. Da diecianni insegna nuovi media alla Terza università di Roma. Nel 2001 ha vintoil Premio Ischia di Giornalismo, sezione giovani. È autore di vari libri sul-l’impatto di internet sulla società, di Bill Gates. Una biografia non autoriz-zata (Feltrinelli, 2000), Cattive azioni. Come analisti e banche d’affari hannocrea to e fatto sparire il tesoro della new economy (Editori Riuniti, 2002) eL’impero dei falsi (Laterza, 2006) sul traffico di merci contraffatte dalla Cinaall’Europa. Per Chiarelettere ha pubblicato con Raffaele Oriani I cinesi nonmuoiono mai (2008) e Miss Little China, che accompagna l’omonimo do-cumentario di Riccardo Cremona e Vincenzo de Cecco (2009).

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Sommario

Questo libro 7Ore 1: le badanti Al lavoro 24 ore su 24 13Ore 2: i pescatoriLa fatwa dei tunisini di Mazara del Vallo 23Ore 3: i camionistiLa vita al volante dei driver dell’Est 33Ore 4: gli allevatoriLa mozzarella di bufala salvata dai sikh 42Ore 5: gli addetti alle pulizieLo stesso lavoro ma in meno tempo 50Ore 6: i muratoriLe mani straniere che ogni giorno costruiscono l’Italia 58Ore 7: tate e colfLe vice-mamme che puliscono anche il water 68Ore 8: gli ambulantiSan Lorenzo: il mercato di Babele a Firenze 77Ore 9: i raccoglitoriDagli uomini della Val di Non agli schiavi di Rosarno, passando per Eboli 84Ore 10: gli addetti ai rifiutiIl riciclaggio che il mondo ci invidia 98Ore 11: i conciatoriI nigerini che hanno salvato la pelle del nordest 107

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Ore 12: le cameriereL’affare della governante a chiamata 115Ore 13: i cuochi e i lavapiattiSe la migliore carbonara la fa un tunisino 120Ore 14: gli addetti ai cantieri navaliNé ferie né malattia, il forfait inaccettabile della «paga globale» 129Ore 15: i cavatoriLe pietre che solo i cinesi osano ancora spaccare 134Ore 16: gli addetti alla lavorazione dei polli Allo stabilimento di Nogarole Rocca 142Ore 17: i benzinai«Capo, ma perché la macchina me la lava er negro?» 152Ore 18: i pretiLa risposta vera alla crisi delle vocazioni 160Ore 19: gli addetti alle fonderieNegli ex gironi danteschi dove resistono solo gli africani 168Ore 20: i panettieriQuei pachistani che fanno il filone a un euro 176Ore 21: gli infermieriI precari perfetti della sanità esternalizzata 180Ore 22: i calciatoriQuelle partite tristi orfane dei brasiliani 190Ore 23: i facchiniGli stakanovisti della fatica ora vengono dal Punjab 199Ore 24: le prostituteI saldi delle cinesi, passeggiatrici hard discount 204

Epilogo 214

Ringraziamenti 223

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GRAZIE

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A Francesca

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Eppure lo sapevamo anche noil ’odore delle stive

l ’amaro del partire.Lo sapevamo anche noi.

E una lingua da disimpararee un’altra da imparare in fretta

prima della bicicletta.Lo sapevamo anche noi.

E la nebbia di f iato alle vetrinee il tiepido del panee l ’onta del rif iuto.

Lo sapevamo anche noiquesto guardare muto.

Gianmaria Testa, Ritals

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© Simone Salis

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Questo libro

Non è un bel periodo per essere immigrati in Italia. Sono i pri-mi a pagare il prezzo della crisi, lasciati a casa da un giornoall’altro senza alcuna formalità. Ma anche quando lavoranoguadagnano in media oltre un terzo in meno di noi. E poi sonoossessionati dal permesso di soggiorno che, anche quando tuttii documenti sono in regola, arriva in tempi così imprevedibilida sfiorare l’arbitrio. Per non dire che, quando scade, si trasfor-mano in clandestini, condizione su cui abbiamo inventato unreato, ovvero dei paria, ricattabili in tutto. Essendo nel tortoper definizione, non chiedono di essere pagati decentemente,né vanno a curarsi quando stanno male e rinunciano a ogniminimo sindacale di umanità. Insomma, si respira una bruttaaria e non si scorgono segni di miglioramento. L’ideo lo gia piùottusa intossica il discorso pubblico.

Un esempio per me particolarmente rivelatore di questo cli-ma adulterato riguarda l’ultimo Ambrogino d’Oro, ovvero ilpiù prestigioso riconoscimento milanese a chi si è distinto pervalore e civismo. Quest’anno è stato dato, tra gli altri, al Nu -cleo di tutela trasporto pubblico dell’Atm, Azienda trasportimilanesi. Quelle squadre di super-controllori con licenza di se -questro che per un breve periodo hanno rastrellato e rinchiu-so in una specie di bus-prigione i presunti clandestini beccatisenza biglietto. «Esponendoli alla curiosità dei passanti comeanimali allo zoo», nelle parole sconcertate dello stesso consi-gliere comunale del Pdl Aldo Brandirali.

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Ecco, mi sono detto, se siamo arrivati a un punto in cuiinvece di inorridire si premia un caso di cattiveria così gratui-ta, la situazione è davvero grave. Significa che la fabbrica dellapaura ha lavorato a pieno regime e l’intorbidimento delle ac -que ha superato una soglia critica. Un punto, insomma, percui è diventato urgente mettere in fila i fatti. Perché l’in co -municabilità tra sinistra e destra su questo tema deriva propriodall’utilizzo di due registri incompatibili. La prima fa ap pelloall’empatia, la capacità di mettersi nei panni altrui. La secon-da invece parla di identità nazionale a rischio, di posti di lavo-ro usurpati, di criminalità d’importazione. Ma l’empatia,come il coraggio di don Abbondio, se uno non ce l’ha non sela può inventare. Mentre la paura è una dotazione di serie diogni essere umano e non risparmia neppure i progressisti,soprattutto quando si trovano in difficoltà. Se poi la congiun-tura è calamitosa, come quella in cui viviamo, con il naufragiodella classe media, la scomparsa del posto fisso e le infinitealtre precarizzazioni tipiche della «società del rischio»,l’upgrade della paura in terrore non deve sorprendere. Quandosei nel panico, non capisci più niente e tutto si confonde. Alpunto che il bus-ludibrio milanese non si rivela per l’ob -brobrio che è ma come trovata meritevole di medaglie.

Lo scopo immodesto di questo libro è di contribuire a supe-rare le secche in cui si dibatte la politica in tema di immigra-zione. Non proverò neanche a convincere qualcuno cui nonviene già spontaneo che un nero, un giallo, un olivastro vatrattato bene in quanto essere umano. Non parlerò quindi tan-to al cuore del lettore, quanto al suo portafogli. E per farlodescriverò, molto prosaicamente, come e quanto gli immigra-ti contribuiscono al nostro attuale tenore di vita. Quali lavorifanno che noi non vogliamo più fare. Per arrivare a immagi-nare come staremmo se di colpo non ci fossero più. O soltan-to si fermassero in uno sciopero generale.

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Indispensabili e maltrattati

E allora qualche fatto. Il primo argomento è demografico. Nel-l’estate del 2007 economisti e specialisti da tutto il mondo sisono incontrati al Munich Economic Summit e hanno ribadito,senza tanti giri di parole, che l’Europa è in riserva di giovani. Ofa entrare più immigrati (oltre ad alzare l’età pensionabile, ridur-re il welfare ecc.) oppure la sua popolazione, che vive sempre piùa lungo e si riproduce sempre meno, farà saltare i sistemi previ-denziali e le finanze pubbliche al più tardi nel 2050. Tra tutti ipaesi membri l’Italia era e resta quella messa peggio, perché loscarto tra popolazione attiva e anziani è già il più alto. Se ancheagli altri servono lavoratori stranieri, per noi questo bisogno èpiù urgente. D’altronde il medesimo allarme viene lanciatoormai a intervalli regolari, con toni sempre più drammatici. Nel’94 era stato il nostro Cnr a parlare di «rischio estinzione» se nonavessimo aperto i cancelli agli immigrati, passando dai 50milaall’anno di allora ad almeno 300mila. Anche su questo puntospecifico, il divario decisivo non è tra destra e sinistra ma tranegazionisti e occhiapertisti. Ecco cosa dice l’ex ministro del-l’Interno berlusconiano Giuseppe Pisanu su «La Civiltà Cattoli-ca»: «Siamo in pieno declino demografico e quindi anche eco-nomico e politico. Soltanto gli immigrati potranno salvarci. Inumeri ci dicono che il futuro benessere degli italiani dipenderàdalla capacità di at trarre e integrare 300mila lavoratori stranieriall’anno». Il de creto flussi, quello che fissa la quantità di mano-dopera estera di cui abbiamo bisogno, nel 2008 ne prevedevainvece 170mila. Ai quali vanno aggiunti i clandestini. Al primogennaio 2009, stando all’ultimo Rapporto sulle migrazioni del-la Fondazione Ismu, erano 422mila, diminuiti di oltre un terzorispetto all’anno prima (il totale dei regolari raggiungerebbequota 4,8 milioni di persone). Ma quella di clandestino è unaqualità che non esiste in natura. Sono leggi difettose a renderlitali e a consegnarli al lavoro nero che va di pari passo con quel-l’etichetta. Norme che vanno cambiate per trasformarli in lavo-

9Questo libro

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ratori in regola che pagano le tasse. Noi invece, incuranti di tut-ti gli Sos, ci siamo inventati in rapida successione i re spin -gimenti e il reato di clandestinità.

Il secondo argomento è di natura fiscale. «Non possiamopermetterci tutta questa gente che pesa sui conti pubblici» èuna delle frasi più gettonate nelle conversazioni politiche dabar. Le cose stanno in modo piuttosto diverso. Secondo le sti-me Caritas Migrantes, infatti, quando gli immigrati regolarierano ancora 4 milioni pagavano tasse per 5,8 miliardi di euroe usufruivano di servizi pubblici pari a circa 700 milioni dieuro. L’approssimazione è necessaria per quanto riguarda laseconda voce. Quel che è certo, infatti, è che i Comuni, nel2005, hanno speso 136 milioni di euro per servizi dedicati agliimmigrati. Per il resto, spiega il coordinatore del rapportoFranco Pittau, «gli immigrati sono poco più del 6 per centodella popolazione e producono circa il 10 per cento del Pil.Anche assumendo, per stare larghi ed evitare critiche, che fos-sero il triplo, l’ammontare delle risorse spese dallo Stato perloro arriverebbe alla cifra che abbiamo ipotizzato». Se non sisbagliano, e da tempo sono la fonte più autorevole in materiadi immigrazione, dando 5,8 e prendendo 0,7, il saldo attivoper il nostro paese sarebbe di poco superiore a 5 miliardi dieuro. Per calarci dalla metafisica dei numeri alla realtà dellapolitica, basti pensare che la famigerata abolizione dell’Ici, percerti commentatori vero ingrediente magico nella vittoria delcentrodestra, ne è costata «soltanto» 2. Quindi, di fatto, «ci»pagano la pensione. La pagano a noi, compresi i sessantennifolcloristicamente xenofobi che strepitano dal calduccio delloro salotto, perché loro sono più giovani (trentun anni di me -dia contro i nostri quarantacinque e, a fronte di due milioni dilavoratori stranieri che versano contributi all’Inps, solo 6000ne percepiscono una. E anche perché, dal momento che inmolti rientreranno in patria a un certo punto, grazie a una leg-ge punitiva quando ciò succederà perderanno una parte cospi-cua dei soldi accantonati.

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Il terzo argomento riguarda l’occupazione. «Vengono a ru -barci il lavoro» è il refrain standard. La risposta la affidiamo aquei notori comunisti e terzomondisti dell’ufficio studi dellaBanca d’Italia. Che nell’ultimo rapporto sulle economie regio-nali hanno spiegato che non c’è sovrapposizione tra le man-sioni degli uni e degli altri. Non è, insomma, un gioco a som-ma zero. E anzi più immigrati che vanno a riempire le casellebasse della piramide professionale (operai e tecnici) apronomaggiori opportunità per gli italiani di ascendere a incarichigestionali e amministrativi, meno faticosi e meglio pagati. Pernon dire delle donne che, esentate dalle incombenze domesti-che grazie a colf e badanti, possono finalmente aspirare a unacarriera più paritaria rispetto agli uomini. «Una colossale bal-la» è stata la serena, riflettuta e indimostrata stroncatura del-l’eurodeputato leghista Mario Borghezio. Mentre il capogrup-po del Pdl Maurizio Gasparri, non si capisce bene sulla scortadi quali superiori credenziali accademiche, ha liquidato lo stu-dio come «a bassa attendibilità». Evidentemente ignaro che,più o meno negli stessi giorni, in quell’altro covo di bolscevi-chi che sono gli Stati Uniti, era uscito uno studio per calcola-re il medesimo impatto. «Il saldo sulle famiglie americane dipolitiche immigratorie più restrittive – avevano scritto gliautorevoli economisti Maureen T. Rimmer e Peter B. Dixon –è senza dubbio negativo.» I due ricercatori, che spiegavanocome anche i lavoratori meno qualificati allargassero la tortaeconomica e liberassero lavori più qualificati per gli autoctoni,quantificavano in 250 miliardi di dollari la ricaduta economi-ca tra la più aperta delle porte e la più chiusa nei confronti deimigranti. E neanche al più pittoresco repubblicano del Texasera venuto in mente di ridicolizzarne il risultato, tanto più cheil committente era il Cato Institute, un celebre think tank con-servatore.

Questi argomenti hanno il vantaggio della scientificità e losvantaggio dell’astrazione. Riguardano categorie generali (po -polazione, tassazione, occupazione) che uno capisce bene con

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la testa ma sente meno con la pancia. E invece è importantearrivare anche lì, perché a quel punto la comprensione diven-ta totale e la memoria indelebile. La macroeconomia devequindi diventare micro, la Storia declinarsi in storie. Comequelle 24 che stanno per iniziare e raccontano ognuna un set-tore della società che, senza gli immigrati, si fermerebbe oentrerebbe in crisi. Per un inesorabile calcolo matematico: inquesti comparti gli stranieri sono il 50, 70, 90 per cento dellaforza lavoro totale. Ma anche quando la percentuale è minorela loro presenza è così determinante in certe mansioni, che tol-ti loro andrebbe giù tutto. Così in Trentino ho incontrato isenegalesi che raccolgono le mele nella Val di Non e fanno inu-midire d’orgoglio, per la loro inedita dedizione, gli occhi deimontanari. In Veneto i nigerini che scarnificano tappeti di car-ne destinati alla concia di giubbetti da vendere a Hollywood.In Emilia-Romagna i maghrebini che puliscono, con paghe etempi sempre più ridotti, gli uffici e le scuole dei nostri bam-bini. In Campania i sikh che fanno l’alba con le bufale e pas-sano il resto del giorno pattinando sul loro letame per regalar-ci mozzarelle da esportazione. In Sicilia i pescatori tunisinisenza i quali la flotta di Mazara del Vallo, che da sola fa unquarto del pescato nazionale, non prenderebbe il mare. Masono solo alcune delle vicende economiche e umane che com-pongono il libro. 24, come si diceva, perché ognuna corri-sponde a un’ora della giornata. Una giornata italiana, gentil-mente offerta dagli stranieri.

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