gli under 40. rassegna stampa ragionata

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  • 8/6/2019 Gli Under 40. Rassegna stampa ragionata.

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    Gli Under 40

    Rassegna stampa di Alessandra PierroOblique Studio

    luglio 2011

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    Gli Under 40

    Rassegna stampa di Alessandra PierroOblique Studio, luglio 2011

    Impaginazione di Isabella Zilahi de GyurgyokaiFont utilizzate Helvetica, Sabon Mt e Frutiger 47LightCn

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    repliche di chi mette in guardia dal facile otti-mismo la quantit di scrittori emergenti sa-rebbe superiore alleffettiva qualit delle opere;c poi chi, denunciando il disinteresse versoscrittori non appartenenti alla schiera left orien-ted, insinua una compiacenza verso la diarchiaEinaudi-minimum fax di cui gli esordienti sa-rebbero ostaggio.Le repliche al Sole 24 Ore proliferano soprat-tutto dalle pagine di Unit, Giornale, Libero eCorriere della Sera (la Repubblica non prende

    parte al dibattito), offrendo numerosi spunti diriflessione.

    Come si sta evolvendo la produzione letterariadi oggi? Lasservimento alla realt sta depoten-ziando la letteratura? La riduzione del ro-manzo a categoria merceologica di intratteni-mento irreparabile? Da cosa dipende ilcatastrofismo sulla nostra narrativa se al-lestero invece funziona?E ancora: la critica davvero pronta ai muta-menti del panorama letterario? Quanto la tiran-nia del mercato sforna best seller dipende dal-lingenuit del pubblico? In che misura gliaddetti ai lavori delleditoria sono diretti re-sponsabili della qualit letteraria?Questioni che restano aperte ma da cui non sipu prescindere per apportare, ciascuno perquello gli compete, un contributo al migliora-mento della qualit letteraria.

    La rassegna stampa che segue ha monitoratolevoluzione della cosidetta polemica sugliunder 40. Dalla trasversalit degli interventiemerge il dato di come la riflessione sui giovaniscrittori serva da pretesto per fare il punto suquestioni centrali relativi al nostro panoramaletterario.Esplosa nellagosto 2010 e apparentementeesauritasi a fine estate (esigui i richiami nei mesiseguenti) sembrava covare sotto la cenere pervia di alcune premesse.

    A giugno Andrea Cortellessa presenta Senzascrittori, documentario che, denunciando la de-riva delleditoria in industria di massa e la per-dita di qualit della critica letteraria, auspica unritorno alla letterariet. Tuttavia, stando allelogiche del mercato, i canoni della letterarietdiventano sempre meno chiari (aspro il dibattitoin proposito nel blog di Loredana Lipperini, incui Cortellessa viene attaccato da Wu Ming).A luglio il Premio Strega assegnato a AntonioPennacchi, classe 50, si insinua come velatotema di riflessione sulla forza della produzioneletteraria under 40.Ad agosto infine, sulla scia del New Yorker e diGranta, Il Sole 24 Ore propone la sua cinquan-tina di under 40, facendosi il vero promotoredel dibattito.Lintento quello di supportare con fiducia lanuova generazione, ma ben presto arrivano le

    Premessa

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    Linganno dei giovani scrittori nelle societ gerontocratiche

    Linsensata, martellante espressione giovaniscrittori, quasi solo formula di marketing (ocategoria sociologica), contiene un falso clamo-roso, come suggerisce sulla NY Review of booksSam Tanenhaus, commentando una selezionedel New Yorker di 20 promettenti scrittoriunder 40. Perch infatti promettenti? Lagget-tivo evoca illusoriamente talenti solo par-zialmente dispiegati e ulteriori fioriture espres-sive. Eppure nella storia della letteratura gliautori hanno dato il meglio di s quasi sempre

    prima dei 40 anni. Tolstoj inizi a scrivereGuerra e pace a 34 anni, Flaubert Madame Bo-vary a 29 anni (e la fin a 34), Mann pubblic iBuddenbrook a 24 anni, Joyce lUlisse nei suoi30, Kafka la Metamorfosi a 29, Proust avvi laRecherche a 37. Negli Stati Uniti Moby Dickusc che Melville aveva 32 anni, Il Grande Gat-sby, Il sole sorge ancora e Lurlo e il furorequando, rispettivamente, Scott Fitzgerald aveva28 anni, Hemingway 27 e Faulkner 32. Mailerera appena venticinquenne allepoca de Il nudoe il morto e Roth (Goodbye Columbus) solo unanno pi vecchio. vero, Virginia Woolf

    esord dopo i 40 ed Henry James sessantenne,ma si tratta di eccezioni: Gli scrittori non sonocome studiosi ma come atleti: dopo i 30 annimettono su pancia! (Updike). Se guardiamoalle patrie lettere, di fronte a un Gadda cheesord nella piena maturit, occorre ricordarealmeno il Moravia ventunenne degli Indiffe-renti, il Calvino ventiquattrenne dei Sentieri deinidi di ragno, la Morante trentaseienne di Men-zogna e sortilegio. E anche recentemente spessolopera prima di un autore stata la sua cosa

    migliore.In societ gerontocratiche piace pensare chelepicentro della creativit si sposti in avanti.Ora, si pu verosimilmente esordire a qualsiasiet, dal Tondelli di Altri libertini (ventottenne)al Bufalino della Diceria delluntore (sessantu-nenne). Ma senza alimentare il mito (consola-torio) di potenzialit inesplose e promesse dacompiersi. Letichetta giovani scrittori in-gannevole: infantilizza gli scrittori stessi (oltreogni ragionevole limite det) e li predispone aconsiderarsi eterni apprendisti, da cui ci siaspetta chiss perch capolavori futuri.

    Filippo La Porta, Corriere della Sera24 giugno 2010

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    [] nella storia della letteratura gli autori hanno dato il meglio di s quasisempre prima dei 40 anni

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    Il salotto letterario distrutto a colpi di clava

    Lantefatto il documentario Senza scrittori delcritico Andrea Cortellessa presentato lunedsera a Roma. Tesi: leditoria si trasformata inindustria di massa sforna best seller, il libro divenuto il feticcio della nostra societ del nar-cisismo, i lettori sono malcapitati spinti alconsumo pi immediato e irriflesso, il turbo-capitalismo ha assassinato la critica e la societletteraria. Vie di uscita? La letterariet, con-cetto che rimane nel vago, forse ha a che vederecon lo sperimentalismo. E la ricerca di falle

    nel sistema da colmare con intelligenza.Il fatto invece il dibattito seguente, ospitatosul blog Lipperatura di Loredana Lipperini,giornalista della Repubblica. Ecco quindi lapioggia di messaggi di Cortellessa stesso,Scarpa, Biondillo, Policastro e un paio di WuMing (collettivo maoista di autori senza voltoaccasato presso Einaudi ma anche presso editoriminori, trasparente sulle vendite e disposto aconcedere le opere in copyleft; qui intervengonoil numero 1 e il numero 4).Il rapporto dei nostri scrittori, della nostracultura in generale, verso il libero mercato difficile, diciamo pure di disprezzo. Per que-sto, una discussione senza paraocchi avrebbepotuto essere foriera di riflessioni interessanti.Invece si aperta una lotta grottesca, tuttorain corso, a chi meno compromesso col si-stema nonostante tutti i principali intervenutistiano con entrambi i piedi dentro allindustria

    da cui vorrebbero prendere le distanze, chi inun modo chi nellaltro.Il mercato il male? Basterebbe guardarlo me-glio per scoprire che non cos crudele. Quandolindustria editoriale diventata di massa? Equali sono state le conseguenze? Forse investi-gando si potrebbe scoprire che la corsa al be-stseller contribuisce ad allargare il numero deilettori e anche degli scrittori pubblicati come sideve. Nel mercato c spazio per tutti e le scelteideologiche troppo nette non sono praticabili.

    In passato non era cos. Perfino Dottor Zivago,prima di diventare un best seller, fece fatica atrovare la strada per la libreria. E che dire dellaversione purgata di Salamov, o del Fiore delverso russo con allegata introduzione demolito-ria? Come mai fino a pochi anni fa Rothbard,Mises, Hayek e per citare un italiano BrunoLeoni erano roba da carbonari mentre oggi cisono editori (a partire da Liberilibri e Rubbet-tino) che hanno un catalogo intero fondato suquesti autori? Perch per pubblicare loperaomnia di Nietzsche fu necessario fondare lAdel-phi? Senza tornare indietro, prendiamo il casodel decennio, Gomorra. In unaltra epoca, menoavvezza al marketing, il romanzo-reportage diSaviano sarebbe finito in due milioni di case? Enon un bene che ci sia avvenuto vista la suaoggettiva importanza?La discussione in rete parte pi o meno da l: Acosa serve contrapporre alla societ letteraria

    Alessandro Gnocchi, il Giornaleprimo luglio 2010

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    prigioniera degli automatismi commerciali e

    mediatici una fantomatica letterariet? Arimpiangere i bei tempi pre-industria editoriale,quando a leggere erano in pochi ma buoni?Quando cera qualcuno, una casta di intellet-tuali pi o meno organici, che stabiliva appuntolo statuto di letterariet? (Wu Ming 4). Que-stione ben posta. Che cede quasi subito il passoai colpi sotto la cintola, fino allo sbracamentototale. Altro che letterariet.Pronti, via: Scurati e Scarpa, protagonisti delloStrega 2009 con annessa polemica, ripudiano

    a non iscriverti dufficio invece nellominosa

    categoria dei chiagneffotti. Poi il critico sela prende con Wu Ming 1: Io sono inchiodatoal fatto che viviamo in una situazione di mer-cato iperliberista e turbocapitalista, che abbatteogni ostacolo sul suo cammino, senza uno strac-cio di pensiero critico a contrastarlo. Tu invece,a differenza di me, sei libero di volare senzachiodi, alato e liberista, nel 2010 come nel 2011e in tutti i futuri radiosi e le magnifiche sorti eprogressive del Mercato Ottimo Sovrano. Tra-dotto: sei un venduto che accampa scuse, come

    il concedere in copyleft le proprie opere, per ri-farsi la verginit. Wu Ming 1 afferma di provareribrezzo per Cortellessa. E qui scatta la con-troreplica col massimo insulto possibile: Nonho bisogno di metafore alate per dipingerticome un fascista, mi basta sentirti parlare. Ol.Il maoista numero uno si scatena: Povera vit-tima. Ti senti gi sulla soglia di Bergen Belsen.Un martire del libero pensiero. proprio questacandidatura abusiva al ruolo di vittima a susci-tare ribrezzo []. Fai il ganassa, Leonida alle

    Termopili della critica, gridi che ti voglionochiudere il becco etc. Ok, tieniti pure questoruolo, quello del macilento deportato. Orribile:ti si vedono tutte le costole!. Sembra il dibat-tito interno alla sinistra italiana degli ultimiquindici anni: incapace di spalancare le finestree prendere una boccata daria. Ecco perch lasociet letteraria in declino: scimmiotta lacattiva politica.

    Il rapporto dei nostri scrittori, dellanostra cultura in generale, verso illibero mercato difficile, diciamo

    pure di disprezzo

    la societ letteraria dal predellino e quindisono comici (Valter Binaghi). Risponde

    Scarpa, che rivendica di essersi messo ingioco, e spara ad alzo zero sulle redazioni cul-turali reazionarie (la Repubblica in primis)che delegittimano gli scrittori. Conclusione:Daltro canto, non si tratta che di un conflittodi poteri; basta esserne consapevoli e si sta se-reni. chiaro che i giornalisti e i critici (e gli in-tellettuali che hanno accesso ai mezzi di comu-nicazione, scrivendo sui giornali o girandodocumentari) hanno tutto linteresse a mante-nere saldamente in mano la gestione dellopi-nione pubblica e la diffusione del discorso pub-blico, perci non possono che lavorare airridere, ridicolizzare, delegittimare. Stessalinea, pare di capire, per Gianni Biondillo: Inquanto a me io son stufo di fare loutsider. Fosseper me vorrei essere ampliamente insider e gua-dagnare una pacca di soldi, che cho laffitto dapagare. Irrompe Cortellessa che gli rispondecos: Infatti outsider proprio non sei. Attento

    Nel mercato c spazio per tutti ele scelte ideologiche troppo nette

    non sono praticabili

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    Libri, la meglio giovent

    Lultimo Premio Strega, il pi influente ricono-scimento letterario italiano, stato vinto da unautore sessantenne, Antonio Pennacchi, dopoche le precedenti tre edizioni avevano incoro-nato autori giovani: nel 2007 Niccol Amma-niti, classe 1966, lanno seguente Paolo Gior-dano, nato nell82, e nel 2009 Tiziano Scarpa,classe 1963. il segnale di uninversione ditendenza generazionale? LItalia non un Paeseper giovani narratori? Forse non il caso ditrarre conseguenze cos drastiche da un singolo

    avvenimento: anzi, pu essere loccasione perscandagliare il patrimonio dei giovani autoriitaliani. Di recente, negli Stati Uniti, lo ha fattoil New Yorker, indicando venti autori under 40che potrebbero lasciare il segno nel XXI secolo.A ruota, in Inghilterra, anche il Telegraph si prodotto in un esercizio analogo. E in Italia?Questa la lista che propone Il Secolo XIX: ilettori, se vorranno, potranno integrarla conaltri under 40.Vale la pena di partire da Silvia Avallone, 26anni, originaria di Biella, la sconfitta delloStrega: forse era davvero presto per quel premioma Acciaio, invita a sperare. Errico Buonanno,romano del 1979, ha esordito nel 2003 con Pic-cola serenata notturna (Marsilio), lultimo libro Sar vero. La menzogna al potere (Einaudi).Enrico Brizzi, nato a Novara nel 1974, ha esor-dito non ancora ventenne con Jack Frusciante uscito dal gruppo, a cui sono seguite opere

    con risultati altalenanti, ma il mestiere lo cono-sce. Alessandro DAvenia, palermitano del1977, stato indicato come il nuovo PaoloGiordano per il suo Bianca come il latte, rossacome il sangue (Mondadori): una buona prova.Claudia Durastanti, 26 anni, nata a Brooklyn,vive a Roma: il suo esordio boom Un giornoverr a lanciare sassi alla tua finestra (Marsi-lio). Torinese del 1973, Christian Frascella, exoperaio, ha allattivo Mia sorella una foca mo-naca e Sette piccoli sospetti (Fazi). Paolo Gior-

    dano, torinese, dopo essersi rivelato con La so-litudine dei numeri primi a settembre il film sta lavorando al secondo romanzo, che sarsulla crisi dei giovani alle prese con unesistenzaprecaria. Pietro Grossi, fiorentino del 1978, hapubblicato tre libri con Sellerio: il pi recente Martini. Nicola Lagioia, nato a Bari nel 1973,

    Andrea Plebe, Il SecoloXIX20 luglio 2010

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    dirige la collana di letteratura italiana di mini-

    mum fax: autore di La storia siamo noi (NeriPozza). Stefano Jorio, classe 1971, il nuovonome su cui punta minimum fax: scommet-tiamo, aspettando di leggere Radiazione. LetiziaMuratori, romana del 1972, ha esordito nel2004: la sua ultima prova Il giorno dellindi-pendenza (Einaudi). Michela Murgia, nata aCabras nel 1972, ha sfondato con Accabadorada Einaudi: unautrice su cui puntare. MatteoNucci, romano del 1970, ha esordito solo que-stanno con Sono comuni le cose degli amici

    (Ponte alla Grazie), entrato nella cinquina delloStrega. Valeria Parrella nata a Torre del Greconel 1974 e con la raccolta di racconti Mosca pibalena ha vinto il Campiello Opera prima nel2003: il suo ultimo libro Ma quale amore(Rizzoli). Alessandro Piperno, romano del1972, ha venduto duecentomila copie del suoCon le peggiori intenzioni, oltre ad aver con-quistato il Campiello: Persecuzione, il suo se-condo libro, uscir a ottobre, sempre da Mon-dadori. Paola Ronco, nata a Torino nel 1976,

    vive a Genova: di lei si segnala Corpi estranei(Perdisa Pop). Della narrativa di Roberto Sa-viano, napoletano del 1979, difficile ipotiz-zare levoluzione dopo Gomorra, ma ha sicura-mente i ferri del mestiere. Licia Troisi, romanadel 1980, la pi nota scrittrice italiana di fan-tasy: a quando il grande salto? Giorgio Vasta,nato a Palermo nel 1970, vive e lavora a Torino:ha pubblicato Il tempo materiale (minimum fax2008). Simona Vinci, milanese del 1970, haesordito nel 1997 con Dei bambini non si saniente (Einaudi), lultima sua prova Nelbianco, per Rizzoli.

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    Premessa numero uno: si tratta di un gioco estivo.Prendetelo come tale. Premessa numero due: ungioco estivo va preso come tale, s, ma neanche

    troppo, per. Abbiamo chiesto a una serie di cri-tici letterari (di questo e di altri giornali) di indi-carci quali sono, secondo loro, gli autori della let-teratura italiana, che hanno meno di 40 anni, pipromettenti: sui quali possiamo scommettere peril futuro e dai quali possiamo aspettarci, noi sem-plici lettori, opere di buona qualit. I risultati delsondaggio e le opinioni degli esperti saranno pub-blicati sul Domenicale di domani.Il gioco non labbiamo inventato noi (il New Yor-ker, per dire, o Granta in Inghilterra, lo fanno da

    anni, con humour e competenza e, spesso, tamtam mediatico molto superiore allentit stessadel gioco) e le regole ce le siamo date, s, ma conuna certa elasticit. Intanto unovviet. Averemeno di 40 anni non un titolo di merito, lo sap-piamo bene, n garantisce qualit o capacit let-terarie a priori che, poniamo, un quarantatrennegi non ha pi. Eppure un limite dovevamo purmetterlo: e questo, generazionale, sembra, tra ipossibili, uno dei pi concreti. Se non altro per-ch (e questo ce lo dice la storia della letteratura,anche italiana), almeno fino a qualche decennio

    fa, si entrava nella societ letteraria, di solito conbuoni od ottimi libri, fin da molto giovani.Oggi le cose, forse, sono un po cambiate e pu

    sempre capitare che si raggiunga il capolavorodopo anni di praticantato letterario, come accaduto ad Antonio Pennacchi (classe 1950),il cui ultimo romanzo, che ha meritatamentevinto lo Strega, anche il suo migliore. Co-munque sia, questa la regola che abbiamodato ai critici. Sul numero degli autori da ci-tare e su quali tipi di scrittura e di scrittoreprediligere abbiamo, invece, lasciato campo li-bero: vedrete cos autori molto affermati, vin-citori di prestigiosi premi letterari, scrittori gi

    abituati alle vette del best seller o entrati dallaporta principale nel circuito mediatico accantoad altri, invece, noti solo ai lettori pi occhiuti.Naturalmente ogni giudice stato libero di in-dicare secondo i propri gusti, le proprie idee diletteratura, e, in definitiva, le sue esperienze dilettura, recenti e no.Ecco: la chiave che vorremmo fosse usata perquesto gioco, proprio questa. Si tratta di espe-rienze di lettura, di incontri, di folgorazioni, dipromesse anche, di autori che forse diventerannograndi o, a volte, non si confermeranno. Non

    Si tratta di esperienze di lettura, di incontri,di folgorazioni, di promesse anche, di autori che

    forse diventeranno grandi o, a volte,non si confermeranno

    Chi sono i pi promettenti scrittori italiani under 40?

    Stefano Salis, Il Sole 24 Ore31 luglio 2010

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    abbiamo voluto fare classifiche. Non ci interes-

    sano e hanno poco senso: certo, qualche nomerisulta pi votato di altri, ma anche chi ha presoun solo voto per noi prezioso. Il quadro com-plessivo di autori e romanzi segnalati (ben 50sono i nomi selezionati, unautentica caterva), per noi, confortante. Sfata, intanto, il mito ti-pico del chiacchiericcio mondan-letterario e cioche non ci siano scrittori e il suo mesto corolla-rio, che siano tutti uguali, curvati sui (presunti)gusti medi del mercato. Non cos, per fortuna.Abbiamo buoni motivi per credere in questi au-

    tori e fondate ragioni per dire che leggeremo an-cora ottimi romanzi. E anche che potremo discu-tere, a lungo, la loro qualit.A questo punto la parola passer a voi, lettori.Sul nostro sito potrete fare le vostre contropro-poste, confermare le scelte dei critici o bocciarle.A un patto, per, se ci permesso un modestoconsiglio: fate come i nostri esperti. Prima di giu-dicarli, leggete i libri dei quali parlate (e par-liamo) e, pi che parlare degli autori, parlate deitesti. Cos. pi divertente per tutti. Perch noi,

    lo ammettiamo, ci siamo divertiti. E speriamoche lo stesso valga per voi.

    Ebbene s, c una letteratura italiana under 40che merita di essere letta. Non poco. Tanto piche in questo campo non smettono di trovare

    ascolto le tesi dei catastrofisti, per i quali la no-stra narrativa sarebbe condannata a posizionedi secondo piano: con una censura preventivache finisce per tradursi in una pericolosa profe-zia autoavverantesi. Negando attenzione ainuovi libri, li si condanna allirrilevanza.Nelle ultime settimane, sullonda del documen-tario di Luca Archibugi e di Andrea Cortel-lessa, Senza scrittori, si fatto un gran parlare(a ragione) degli effetti spesso deleteri cheuneditoria sempre pi orientata verso i best

    seller ha sulla narrativa di qualit. Eppure, lafiducia concessa a una nuova leva di scrittori elanalisi spietata delle storture dellindustriaculturale non sono necessariamente in contrad-dizione. Tuttaltro: proprio perch una nidiatadi autori promettenti sta diventando vieppiriconoscibile, appare ancora pi doloroso ilprogressivo restringersi degli spazi per quantinon si rassegnano a trasformarsi in semplici in-trattenitori. La critica letteraria, oggi come ieri,serve innanzitutto a dare una possibilit sup-plementare proprio alle voci pi inclassifica-bili: nella speranza che dagli esperimenti degliultimi arrivati possano emergere un giorno iclassici di domani. E che magari anche illoro incontro con il grande pubblico sia soloquestione di tempo.Approdati in libreria grosso modo tra l11 set-tembre e lelezione di Barack Obama, gli Under40 italiani si sono trovati a fare i conti con un

    La carica dei magnificiUnder 40

    Gabriele Pedull, Il Sole 24 Oreprimo agosto 2010

    Abbiamo buoni motivi per crederein questi autori e fondate ragioniper dire che leggeremo ancora

    ottimi romanzi

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    alla provincializzazione: lItalia come colonia al-

    loglotta e i romanzieri italiani come ascari otruppe cammellate. Ma, soprattutto, il rischio un ripiegamento opposto e simmetrico alla chiu-sura sulla letteratura nazionale. I grandi roman-zieri americani sono spesso dei giocolieri dellapenna: ma che succede se li si legge solo in tradu-zione? La scarsa attenzione degli Under 40 allesonorit della prosa in netta controtendenza conun paese che sembrava disporre di uninesaustavena lirica, e dove a lungo il problema statopiuttosto quello di contenere uneccessiva pro-

    pensione al bel canto sembrerebbe venireanche da qui. Con il risultato che lultima gene-razione appare spaccata in una maggioranza diautori quasi del tutto sordi alle bellezze della lin-gua italiana e una piccola minoranza di virtuosidel ritmo: anche per reazione.Pure limporsi di nuove forme egemoni fa partedi questo sommovimento complessivo. Nellamarea montante delle scritture paraletterarie noir in testa i narratori degli anni Zero hannopuntato le loro fortune su due veri e propri ge-

    neri di confine, accomunati da unidentica pro-pensione narcisistica (ma cos caratteristicadegli anni di Facebook) e diventati a poco apoco maggioritari: le cos dette autofiction, incui lautore gioca con la propria identit biogra-fica, mettendosi direttamente in scena ma nonrinunciando a rendersi protagonista di storiemai vissute, e il memoir-reportage, come testi-monianza e inchiesta sui mali del tempo pre-sente. Non detto per che non convenga piut-tosto coltivare una certa inattualit: comepropone Giulio Ferroni, quando ricollega lagrande vitalit del genere racconto negli ultimi

    [] lultima generazione appare spaccata in una maggioranzadi autori quasi del tutto sordi alle bellezze della lingua italiana

    e una piccola minoranza di virtuosi del ritmo:anche per reazione

    sistema delle lettere completamente mutato ri-

    spetto a quello delle generazioni che li avevanopreceduti. Con nuovi ostacoli ma anche con ine-dite opportunit per chi si affaccia ora sullascena letteraria.C innanzitutto la questione dellet. Giovanescrittore, come giovane regista e giovane ar-tista, costituisce innanzitutto una definizionemerceologica: almeno dai tempi della Nouvellevague, ma mai come in questi ultimi anni. Checosa pensano i ventenni? E dopo i trenta? Checosa vuole insomma la generazione x, y, z?

    Tutti se lo chiedono. Ma per gli scrittori chehanno let giusta questa attenzione al tempostesso una chance e una minaccia. Se essere gio-vani non necessariamente una colpa da espiare,come riteneva Goethe, scrivere da giovani ri-schia di trasformarsi in una macchia indelebile:soprattutto per i pi bravi. Arrivati ai quaranta oai cinquanta bisogna ricominciare da capo, per-ch con la pancetta e senza pi capelli la parte re-citata fino a quel momento non funziona pi.Meglio allora prepararsi per tempo: anche perch

    alla prova dei fatti solo nei casi migliori gioventvuol dire sponteneit e freschezza. Per tutti glialtri la parola giusta sarebbe ingenuit.In un contesto generale di ridotta curiosit per laletteratura dei padri, nessuna generazione italianasi mai pensata altrettanto americana di que-sta: fino al punto di non avere neanche pi biso-gno di brandire gli Stati Uniti come un vessillo(alla Vittorini o alla Pavese), tanto sembra scon-tato che gli autori da prendere a modello vivanotutti tra New York e Los Angeles. Il rischio qui il rapidissimo passare dal provincialismo depre-cato allinizio degli anni Sessanta dal Gruppo 63

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    anni alla maggiore libert di coloro che lavo-

    rano sulla forma breve, a fronte di un sistemaletterario che punta invece soprattutto sul ro-manzo e sulla letteratura di denuncia.Questo eclettismo appare anche dalle rispostedei critici interpellati dal Sole 24 Ore. Presi auno a uno, i sei canoni non potrebbero esserepi diversi, anche se da un punto di vista mera-mente editoriale emerge una netta diarchia Ei-naudi-minimum fax: le due sigle che, stando aqueste scelte, sembrerebbero avere lavorato me-glio sugli emergenti. Quanto ai singoli autori,

    il sondaggio individua un gruppetto di testa for-mato da Nicola Lagioia (quattro segnalazioni),Luca Ricci e Giorgio Vasta (tre ciascuno), se-guiti da altri sette narratori fermi a quota due:Silvia Avallone, Cristiano De Majo, PietroGrossi, Michela Murgia, Valeria Parrella, LauraPugno e chi scrive questo articolo. Pi lover 40Giorgio Falco. Che cosa pensare di questescelte? Da collega, ancor pi che da critico, tragli sprinter lo scrittore sul cui futuro mi sentireipi pronto a scommettere Lagioia: tanto pi

    dopo il suo ultimo romanzo, Riportando tuttoa casa, che si apprezza per la sua ambizioneanche quando non tutti i tasselli trovano il loroposto e che se Lagioia vorr assecondarla sembra annunciare una nuova vena narrativa,pi pacata e pi oggettiva, sicuramente menoeuforica dei suoi primi libri. Magari anche die-tro lo schermo di una terza persona per lui an-cora inedita.Mi colpiscono invece soprattutto certe assenze:nessuna segnalazione, ad esempio, per Gior-dano Meacci (Tutto quello che posso, minimumfax), n per Maurizio Torchio (Piccoli animali,Einaudi). E ancora di pi stupisce e delude lunico voto per Andrea Bajani e Paolo Zanotti.Nel caso di Zanotti, autore di uno splendido ro-manzo di formazione che si colloca idealmentein una linea Nievo-Stevenson-Calvino (Bambinibonsai), i pochi consensi si spiegano forse con ineanche tre mesi trascorsi dallesordio. Ma nel

    caso di Bajani, che maneggia la prosa pi ver-satile e pi musicale dellultima generazione, lasorpresa confina con il desiderio di chiedereallarbitro di rigiocare la partita. Non credo di

    essere lunico ammiratore del suo Se considerile colpe a scommettere sul match di ritorno. Perottobre atteso il suo prossimo libro, Ogni pro-messa: e chiss che non sia questa loccasioneper cominciare a rimettere in moto la classifica.

    I risultati del nostro sondaggio

    Sono 50 i narratori (pi sei poeti) che si sonoguadagnati una menzione nelle scelte dei criticia cui il Domenicale ha chiesto di scommetteresui narratori under 40 pi solidi. Qualcuno(siamo stati di manica larga) ha gi superato i40 anni tondi: li abbiamo ammessi senza troppiformalismi.I pi menzionati sono tutti maschi. A partire(4 voti su 6) dal barese Nicola Lagioia (1973),seguito da due autori con tre voti, GiorgioVasta (1970) e Luca Ricci (1970). Nella schiera

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    di autori che hanno ricevuto due nomination,finalmente anche le donne (4): Silvia Avallone(la pi giovane, 1984, tra i plurivotati), finali-sta questanno al Premio Strega, Michela Mur-gia (in finale al Campiello a settembre), LauraPugno e Valeria Parrella. Sempre con due voti

    troviamo il nostro collaboratore Gabriele Pe-dull, Cristiano De Majo, Pietro Grossi e Gior-gio Falco (il fuoriquota, 1967). Ancora pifitta la schiera degli autori che hanno ricevutoun solo voto, tra i quali bestselleristi come Sa-viano, Piperno o Giordano e autori moltomeno noti. Eccoli, comunque, tutti in ordinealfabetico: Dora Albanese, Andrea Bajani,Marco Balzano, Gherardo Bortolotti, Cri-stiano Cavina, Irene Chias, Paolo Cognetti,Ivan Cotroneo, Alessandro De Roma, MarioDesiati, Andrea Di Consoli, Peppe Fiore, Pa-trick Fogli, Giorgio Fontana, Paolo Giordano,Alessandro Leogrande, Annalucia Lomunno,Francesco Longo, Matteo Marchesini, MarcoMissiroli, Letizia Muratori, Matteo Nucci,Paolo Piccirillo, Alessandro Piperno, RosellaPostorino, Christian Raimo, Veronica Raimo,Gianluigi Ricuperati, Roberto Saviano, Giu-seppe Schillaci, Andrea Tarabbia, Giordano

    Tedoldi, Mary B. Tolusso, Caterina Venturini,Giulia Villoresi, Simona Vinci, Paolo Zanottie Chiara Zocchi.

    Le opinioni dei nostri critici

    GIOVANNI PACCHIANO

    Realt e verit i fari da seguireAbbiamo sete di realt e di verit, oggi. Cos, sevogliamo puntare su giovani talenti e promesseunder 40 della nostra narrativa, ci affascina lioma ci preme di pi il mondo. In questo senso, ilmiglior fabbro ci sembra Roberto Saviano,con lormai famoso ovunque non-fiction novel:Gomorra. E a quelli che gli negano, a torto,qualit di romanziere suggeriamo di leggere, nelsuccessivo La bellezza e linferno, i due raccontiOssa di cristallo e Giocarsi tutto. Potentementelirici: vero che il mondo non esclude mai lio.Patrick Fogli non uno dei tanti giallisti cheoggi affollano il mercato. Fogli Fogli, ori-ginale nella scrittura barocca, gonfia di meta-fore, coinvolgente. Nelle sue pagine verit everosimiglianza entrano di peso col raccontodei mali della nostra societ: politici corrotti,

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    [] piace la scommessa immediatadi quando prendi fra le mani un libro

    attratto da un qualcosa difficile da identificaree lo scopri comunque ricco, anche se per qualche ragione,

    magari imperfetto

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    altolocati pedofili, venditori di organi umani,

    servizi segreti deviati, bombaroli, criminali. Ilthriller Lultima estate di innocenza non pro-mette e basta: un grande libro. Il tempo in-franto la strage di Bologna e dintorni di-seguale nella sua mole immensa magrandiosamente epico.Vive a Castellaneta (Taranto) la nostra piccolaJane Austen aggiornata e corretta , AnnaluciaLomunno. Soavemente perfida nel descrivere constile spezzato vizi e virt del suo mondo inRosa sospirosa (malinconico e grottesco, bel-

    lissimo) e Nero Sud.Lesordiente Silvia Avallone, seconda al Pre-mio Strega col romanzo Acciaio, la vera ri-velazione dellanno. Sa congiungere con pas-sione romanzo sociale e di formazione nellastoria di due ragazze e di una citt operaia(Piombino). Chi pensasse a un exploit isolatovada a leggersi il magnifico racconto Natalesulla strada (in fuga dalla vita), sul Corrieredella Sera del 23 maggio scorso. Scommet-tiamo su di lei.

    E veniamo a chi, dei giovani scrittori, sembradare largo spazio allio. Ci aspettiamo da PaoloGiordano, molto lodato per La solitudine deinumeri primi, un secondo romanzo allaltezzadei due strepitosi capitoli iniziali del suo primolibro. Quanto a Pietro Grossi, i racconti diPugni bastano a collocarlo, per la magia dellascrittura, nella nostra storia letteraria; ma n ilsuccessivo romanzo Lacchito n il recente rac-conto lungo Martini (comunque suggestivo) cipaiono eguagliare gli inizi.Ha insolito notevole stile cool il romanzo del-lesordiente Irene Chias, Sono ateo e ti amo:indecise giovinezze di donne che si guardanovivere. Mentre occorre infine ricordare permolto merito almeno una fuori quota (ha 43anni), Mary B. Tolusso, eccellente poetessa cheentra nella narrativa con Limbalsamatrice.Spiritoso, trasgressivo, sfrontato. Da leggereassolutamente.

    ERMANNO PACCAGNINI

    La curiosit ci sia guidaHa sempre un po del gioco assassino dellatorre il giostrare tra nomi da indicare. A mag-gior ragione in una situazione quale la let-tura, che sempre e soprattutto un incontroche, nel caso di opere prime dun certo inte-resse, ti augura possa ripetersi anche al me-glio, sapendo per che le promesse sonospesso fatte per non essere mantenute o anchesolo rinviate (penso ad esempio ad AlessandroDe Roma, una delle sorprese del 2008 naufra-

    gato col secondo e da verificare ora col terzo),o magari momentaneamente impossibilitate aessere verificate per le pi varie ragioni (epenso, nel mio caso, a Nicola Lagioia, letto dasconosciuto quando edito da una minimumfax, ricercato da altri oggi con la nuova ca-sacca Einaudi).Tanto pi che poi, quali che siano le indica-zioni che offri, hanno sempre il difetto deltempo (ricordi quasi sempre solo i nomi pivicini), e soprattutto della ristrettezza degli in-

    contri rispetto ai tanti esordi, impossibili tuttida seguire. Di qui anche la schizofrenia delleindicazioni (comprese le presenti). Aggiungoche esistono poi anche scelte critiche preciseche optano spesso per piccole case editrici,come le pi attente alle voci nuove e che ga-rantiscono un editing pi amoroso, attentoalla fattura pi che al mercato. Tanto pi chespesso nella grande casa editrice il nomenuovo e anche interessante (un nome a caso:Michela Murgia di Einaudi) finisce per esseresoffocato dal grande nome. Ecco perch alloraci che mi interessa non tanto chi di lorosar lautore del domani, ma chi ha ad esem-pio mantenuto certe promesse, come possonoessere ad esempio i casi, assai diversi stilisti-camente, dun Pietro Grossi o un Luca Ricci(sia pur in linea orizzontale), come pure dunMarco Missiroli o Giorgio Falco (in costantecrescita); il piacere di riscoprire al meglio un

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    Cristiano Cavina che sembrava essersi persoper strada; la curiosit su che fine abbia fattouna Chiara Zocchi, che peraltro abitua il let-tore a tempi lunghissimi.Cos come, al di l del suo futuro, che per lau-tore e il lettore ti auguri in crescita, ti piace lascommessa immediata di quando prendi fra lemani un libro attratto da un qualcosa difficileda identificare, e lo scopri comunque ricco,anche se per qualche ragione, magari imper-fetto (penso a due diversissimi autori di Nu-trimenti come Paolo Piccirillo o GiuseppeSchillaci), o intensamente doloroso (la RosellaPostorino allora di Neri Pozza o la Dora Al-banese di Hacca), o di cui apprezzi la fre-schezza (Giulia Villoresi). Conscio comunqueche sempre di incontri aperti e di curiosit per-sonale si tratta.

    GOFFREDO FOFI

    Una situazione eccellenteQuelli dai quali mi aspetto molto, data la so-stanza delle loro prove, anche quelli di cui pochisi sono accorti frastornati dalla pubblicit, sonosia meridionali che settentrionali. Il barese Ni-cola Lagioia partito da connotazioni autobio-grafiche e da suggestioni di commedia di co-stume spinta al visionario e con Riportandotutto a casa (Einaudi) ci ha dato un ritratto co-rale e generazionale acutissimo della mutazionemeridionale, nella fattispecie pugliese, negli

    anni ottanta travolti da improvvisa ricchezza.La bolognese Simona Vinci non ha pi nulla dadimostrare, dopo molti romanzi di tenerezza ecrudelt su bambini adolescenti donne comu-nit e dei reportage esemplari. Il napoletanoMaurizio Braucci con il suo terzo libro (Per se per gli altri, Mondadori) ha scritto una qutein cerca di s e dellimmagine del padre lungole vie senza legge del Messico, in una om-brosa allegoria per realistica, italiana, di oggi.La romana Letizia Muratori, che evoca infanzie

    difficili e una giovent disorientata, su paesaggiinsoliti e alienati. Il palermitano Giorgio Vasta(un romanzo, Il tempo materiale, minimum fax,e un diario di carotaggio antropologico sullasua citt, che anche la citt pi berlusconianadItalia, Spaesamento, Laterza) ha il necessaris-simo dono di saper narrare ma anche di sapervedere e pensare. Il milanese Paolo Cognetti(due libri di racconti da minimumfax) trasferi-sce il magistero di Carver in una lucida rappre-sentazione del disagio della generazione deitrentenni.Aggiungerei senzaltro Alessandro Piperno, ro-mano, che aspetto alla nuova prova e che sembrapi adulto di quel che non , Valeria Parrella, na-poletana, se sapr crescere e resistere alle lusin-ghe del successo, Mario Desiati, pugliese, se dallacommedia dambiente e memoria andr nella di-rezione in cui potrebbe forse dare il meglio,brancatiana, Michela Murgia, sarda, se non si

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    far costringere nel folklore. E vorrei infine se-gnalare due milanesi, il molto giovane GiorgioFontana, se sapr liberarsi dal peso di certe modeun po cinematografiche (Marsilio), e Marco Bal-zano (Il figlio del figlio, Avagliano), un pacato onthe road Milano-Barletta di un nonno un padreun figlio (il narratore) che devono chiudere conil passato ma dentro un presente senza identit,un piccolo romanzo che dice molto su chi siamo.La situazione dunque eccellente, tanto pi checertamente dimentico molti nomi.

    MARCO BELPOLITI

    Solo due autori ma apocalitticiStrano paese lItalia dove, da un lato, al po-tere la pi vecchia gerontocrazia occidentale(un primo ministro di 74 anni), e dallaltro, al-meno nellambito editoriale, sembra dominare

    la sindrome-Giordano: scoprire e lanciare esor-

    dienti sotto i quaranta, meglio ancora se ventio trentenni, e magari avvenenti ( il nostroanche il paese dellimperante lolitismo, masche-rato, ma non troppo). Non ho mai creduto allegenerazioni nella letteratura, a meno che essestesse si proclamino come tali facendo di questouna bandiera. Le generazioni sono un effettodella leva militare, della guerra; l che natalidea della giovinezza come forza del mondo.Dalla guerra al mercato, come dimostra il cultodei teenager, formula coniata in America nel

    1943. Detto questo, provo a fare solo due nomitra i tanti che ci sono: Paolo Zanotti e AndreaTarabbia. Il primo del 1971, saggista e studiosodi letteratura, il secondo del 1978, russofilo ecollaboratore di riviste online. Due romanzi:Bambini bonsai (Ponte alle Grazie) di Zanotti eLa calligrafia come arte della guerra (Transeu-ropa) di Tarabbia. Perch proprio loro in mezzoa un manipolo assai vasto di scrittori gi bravi,se non bravissimi (Christian Raimo, VeronicaRaimo, Nicola Lagioia, Gabriele Pedull, Gian-

    luigi Ricuperati, Laura Pugno, Giorgio Vasta,Luca Ricci, Valeria Parrella eccetera)? Perchsono due autori apocalittici, visionari, capaci didarci una lettura esasperata della nostra realt.I loro libri non saranno perfetti, ma fanno pen-sare, accendono la fantasia e soprattutto dannoun benefico senso di stordimento.Continuo a credere che let non sia indispensa-bile per raccontare qualcosa del mondo giovanile,su cui siamo continuamente informati da inchie-ste giornalistiche e dal sentito dire in cui viviamoimmersi. Non forse vero che il romanzo pibello e desolante sul mondo dei college americani,vero brodo di cultura di Abu Ghraib, labbia

    [] le cose migliori, da noi,non si leggono in narrativa

    bens in poesia

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    scritto non un neolaureato di Harvard, Yale o

    Stanford, o un brillante scrittore trentenne, bensun settantenne di nome Tom Wolfe con Io sonoCharlotte Simmons? Provare per credere.

    FILIPPO LA PORTA

    Inventarsi una lingua forteLa narrativa migliore quella in cui il propriotempo si traduce in lingua, stile, visione critica,invenzione di personaggi (recentemente RobertoBolao e David Forster Wallace). A volte ilproprio tempo pu diventare una prigione,per ripropone ogni volta in una forma nuova idilemmi eterni della condizione umana. Ed unimpresa affascinante riuscire a mostrarequella forma (ovviamente ciascuno con lapropria personalit, i propri modi espressivi, il

    genere a lui congeniale ecc.). Per quanto ri-guarda la nostra narrativa provo a fare qualchenome, con la premessa che avere meno di 40anni non significa essere delle grandi pro-messe, dato che tutti i maggiori autori del ca-none occidentale hanno scritto i loro capolavoriprima dei 40Cristiano De Majo e Francesco Longo si con-frontano intrepidamente con lirrealt liquidadella Rete (Caterina Venturini in modo pi lu-dico). Alessandro Leogrande, come Saviano e

    forse con pi consapevolezza letteraria, mettein scena la cronaca per estrarne la verit menoovvia. Silvia Avallone ha un sicuro talento af-fabulatorio, insidiato qua e l da certe leviga-tezze un po Scuola Holden. Sarei invece ten-tato di inserire Nicola Lagioia nel filone diquanti si affidano allo stile dellintelligenza, ilquale genera da s racconto e idee. Il ritmo con-tratto di Giordano Tedoldi svela una cattiveriairrimediabile. Se Andrea Di Consoli ci mostraun Sud poco convenzionale e quasi luogo del-lanima, Ivan Cotroneo riesce a raccontare congrazia e humour lieve il ventre di Napoli. Mat-teo Nucci tratta frontalmente il fantasma ita-liano per definizione, la famiglia. E se PeppeFiore con una prosa quasi espressionista stra-volge il reale per rivelarne il nucleo intimo, daMatteo Marchesini poeta, critico, saggista,autore di racconti mi aspetto almeno un librodi narrativa importante nei prossimi anni.

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    Dunque, diffidate di etichette effimere (tipo il

    neo-neorealismo) e di dichiarazioni di poe-tica. Conta solo una cosa: sentire che la linguadellautore non si libra gratuitamente in unvuoto irrelato ma vince una resistenza chequalcosaltro le oppone (chiamatelo pure re-alt, esperienza, opacit del mondo ocome volete).

    ANDREA CORTELLESSA

    E io ci metto anche i poetiFra gli interventi brevi ce n uno che associa

    un massimo di interesse per chi legge con unminimo di convinzione da parte di chi scrive:il canone. Un solo discorso mi pi sgradito,quello generazionale. Ma a torto tacciato diviltade mai sar, e allora cominciamo conunovviet: le cose migliori, da noi, non si leg-gono in narrativa bens in poesia. Ecco dunquesei poeti nati negli anni Settanta: il marchi-giano Massimo Gezzi, che lavora in Svizzera(di limpido classicismo Lattimo dopo, Sos-sella), il piemontese Federico Italiano, che la-

    vora in Germania (mitopoietico Linvasionedei granchi giganti, Marietti), il toscano PaoloMaccari (duramente profilato Fuoco amico,Passigli), la romana Sara Ventroni (labirinticoe insieme epico Nel gasometro, Le Lettere) e,ultima arrivata, la lucana Gilda Policastro (dilancinante fissit le poesie nellultimo Qua-derno italiano di marcos y marcos). Il mio pre-ferito per il pi giovane: Gian Maria An-novi, emiliano del 78 che lavora negli Usa(quanti cervelli in fuga!). Appena uscita daTranseuropa la splendida plaquette Kami-kaze (e altre persone), che fa incontrare unalingua di aguzza eleganza coi traumi pi defla-granti del nostro tempo. Non pi promessa Elisa Biagini, fiorentina del 70 che da tempo una caposcuola. Alla stessa esitazione min-duce Gabriele Pedull, che pur essendo del 72 in molti sensi gi un maestro. Il che non ga-rantiva anzi! la riuscita del suo esordio

    narrativo: timore fugato da Lo spagnolo senza

    sforzo (Einaudi).Sei narratori puri? Senzaltro i torinesi acqui-siti Andrea Bajani (severo e dunque commo-vente Se consideri le colpe, Einaudi) e GiorgioVasta (ossessivo e dunque ottimo Il tempo ma-teriale, minimum fax) e il pisano Luca Ricci (mi-nuziosamente perverso Lamore e altre formedodio, Einaudi). Della romana Laura Pugno,che lavora in Spagna, Sirene (Einaudi) eQuando verrai (minimum fax) mostrano comeuna lingua poetica possa fare narrativa di

    primordine (il contrario si d assai menospesso). Del bresciano Gherardo Bortolotti ec-cellente ancorch esile Tecniche di basso livello(Lavieri), del campano Cristiano De Majo (mes-sosi in luce in Italia Due, minimum fax) annun-cia il romanzo desordio Ponte alle Grazie. Ec-cezione inversa a quella dei giovani gi-maestri costituita poi da Giorgio Falco, lombardo chei quaranta li ha passati ( del 67) ma si affer-mato solo nellultima stagione: lautore deLubicazione del bene (Einaudi) quello sul cui

    futuro mi pare si possa scommettere di pi.

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    I pi bravi giovani scrittori?

    Sono sempre tutti in famiglia

    Da settimane nei salotti letterari ci si chiedechi siano i critici che si stanno facendo qua-drato in difesa del documentario di AndreaCortellessa Senza scrittori (ovviamente vistoda nessuno e discusso da tutti). Bene, ora una(possibile) risposta c. I nomi, o almeno al-cuni, li trovate sullinserto culturale del Sole24 Ore di domenica: sono i critici impegnatia stilare la classifica dei nuovi scrittori underquaranta. I critici chiamati a raccolta dalSole 24 Ore sono sei: si parte dallo stesso An-

    drea Cortellessa e si arriva a Filippo La Porta,passando per i mostri sacri Marco Belpoliti,Giovanni Pacchiano, Goffredo Fofi e ErmannoPaccagnini (forse lunico outsider). Comun-que, i loro nemici sono la Mondadori (e ledi-tor Franchini su tutti, sbeffeggiato nel docu-mentario), Margaret Mazzantini, indicatacome esempio di cattiva letteratura, ma non

    lintoccabile Einaudi. Per le mazzate non ri-sparmino nemmeno i Wu Ming e tutti i be-stselleristi cucinati a Segrate, da AlessandroPiperno a Paolo Giordano fino a Roberto Sa-viano, parecchio snobbati. Nella loro classi-fica i supercritici danno poco spazio a chivende o a chi troppo estremo, ma in com-penso propongono una schiera di nomi semi-sconosciuti. Peccato che tra questi ultimi ci siaanche qualche fidanzata, o fratelli, o figli, ocolleghi di universit. E cos nellambiente

    partita la caccia al legame. Il primo faci-lissimo. Tra i migliori giovani scrittori, bendue dei sei critici guarda caso segnalanoGabriele Pedull, noto anche come Pedullfiglio, che per il Sole 24 Ore ci scrive pure e sempre per puro caso ha introdotto il temacon larticolo di copertina dal titolo La caricadei magnifici under 40. Magnifico.

    Tommy Cappellini, il Giornale3 agosto 2010

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    [] propongono una schiera di nomi semi-sconosciuti.Peccato che tra questi ultimi ci sia anche qualche fidanzata,

    o fratelli, o figli, o colleghi di universit

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    Scrittori troppo snob per vendere

    Il gioco di punta estivo dellinserto culturale do-menicale del Sole 24 Ore consistito nel racco-gliere i pareri di sei critici su chi siano gli scrittoriitaliani pi interessanti sotto i 40 anni. Destate davvero dura riempire i giornali. Il criterio discelta dei critici apparentemente oscuro. Checosa fa di un critico un critico? Non si sa. Biso-gna apparire molto in alcuni ambienti, dettianche salotti, cenare con svariate persone noio-sissime e petulanti, omaggiare di citazioni bene-vole gli autori delle case editrici amiche. Natu-

    ralmente, bisogna recitare come un mantra ilrosario dei luoghi comuni dellestate a Capalbio,leccare i piedi ai politici della sinistra che ha po-tere, scrivere su giornali che quasi nessuno pilegge e tantomeno compra come il manifesto elUnit, essere un po tromboni e citare a vanveraconcetti oscuri come dolorosa intensit, lan-cinante fissit, lucida rappresentazione oanche carotaggio antropologico. Laggettiva-zione ciclica e intercambiabile la cassetta degliattrezzi di questi critici prt--porter.Nel caso in questione abbiamo Giovanni Pac-chiano (che per di casa e anche volendo nonavrebbe potuto sottrarsi), Ermanno Paccagnini,che richiederebbe un decoder, Marco Belpoliti,uno che non scherza mai, Filippo La Porta, trai pi attendibili e infatti spesso isolato, AndreaCortellessa, un esoterico presenzialista, e Gof-fredo Fofi, che sta l da quando siamo nati, unavita di opinioni.

    UNA GRAGNUOLA DI NOMIIl gioco dellestate secondo Il Sole 24 Ore sa-rebbe rispondere alla domanda sul perch in Ita-lia non ci siano abbastanza scrittori under 40.Senonch ce ne sono semmai troppi. Segue in-fatti una gragnuola di nomi. Una cinquantina.Che anche solo a provare a leggerli tutti, i loroelaborati, non basta una vita normale. E infatti,che vendano pi di dieci copie non ce ne sonoche tre o quattro, Roberto Saviano, Paolo Gior-dano, Silvia Avallone, Alessandro Piperno

    (forse), e tutti equipaggiati con il motore turbodi investimenti milionari in pubblicit.Degli altri, Nicola Lagioia lo sentiamo nominarespesso come bravo e promettente, e certo si dmolto da fare, altri ancora come Raimo (ce nesono addirittura due, Christian e Veronica) oGiorgio Vasta o Valeria Parrella, godono del pa-tentino di penne profonde soprattutto perch lipubblica o li ha pubblicati la casa editrice mini-mum fax, specializzata nellarte di compiacere lasinistra benpensante. Solo di sfuggita vengononominati Giordano Tedoldi (reo di scrivere suLibero) e Peppe Fiore. Neanche un pensiero aOttavio Cappellani (colpevole di collaborare aLibero), neanche una menzione per EnricoBrizzi, perch se ne frega, beato lui, di questecombriccole.Inutile dire che molti nomi circolano fra le giu-rie dei funesti premi letterari, per esempio Mi-chela Murgia, autrice folk buonissima per i

    Paolo Bianchi, Libero3 agosto 2010

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    palati molli del Campiello. Superfluo ricor-

    dare che sono quasi tutti pubblicati da Ei-naudi, casa editrice specializzata nel doppiogioco, usare i soldi del Caimano per tirarselada fortino di democrazia liberal.

    LA PROSA DI PEDULL

    Che gente noiosa. E infatti il novanta per centodi questi autori non hanno pubblico, non bat-tono chiodo e intasano inutilmente gli scaffalidelle librerie finch le copie non tornano indie-tro. Sentite come si esprime Gabriele Pedull,

    che allo stesso tempo critico e scrittore votatodai critici, e che, ricordiamolo, figlio di unprofessore universitario assai temuto e che Fer-nanda Pivano nei suoi diari definiva come uninsopportabile rappresentante della pi trita ac-cademia: Proprio perch una nidiata di autoripromettenti sta diventando vieppi riconosci-bile, appare ancora pi doloroso il progressivorestringersi degli spazi per quanti non si rasse-gnano a trasformarsi in semplici intrattenitori.A parte che uno che scrive cos non si capisce

    come possa arrivare a pubblicare dei libri, al

    massimo pu insegnare anche lui nellUniversit

    italiana, tentiamo comunque dinterpretare:questi scrittori non vendono una castagna seccaperch non si abbassano a raccontare storie cheinteressino a qualcuno. Perch stanno tutti abagno nella stessa brodaglia torbida e insipida,cercando di compiacere i critici e il loro bisognodi dolorosa intensit e lancinante fissit o frescaconsapevolezza. Solo che i Pedull padre e figliole cose semplici non le riescono a dire. Pedul-lino, oltretutto a pagamento, parla di formeegemoni e sommovimento complessivo.

    Mai una volta che ti consigli un libro davverobello e divertente. Solo roba degli amici suoi. In-fatti, gi che c, ci infila anche una marchettasul prossimo libro di Andrea Bajani.E allora noi, visto che questo solo un gioco eva preso per quello che , un divertimento, viconsigliamo scherzosamente, cari lettori chepartite per le vacanze o che gi ci siete, di com-prare libri di autori perlopi non citati nellin-chiesta dei nostri solari amici. Anzi, se ne tro-vate di buoni, segnalateceli voi. Sempre cos,

    per gioco.

    [] il novanta per cento di questi autori non hanno pubblico,non battono chiodo e intasano inutilmente gli scaffali delle librerie

    finch le copie non tornano indietro

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    Scrittori, la carica degli Under 40: creativit tra riti e

    ordinaria fatica

    Come creano gli autori italiani della nuova gene-razione emergente? Lo rivelano Nicola Lagioia,Silvia Avallone, Enrico Brizzi e Laura Pugno.C chi affezionato alla vecchia poltrona dicasa tutta strappata. C chi, prima di suo-nare sulla sudata tastiera, mette in ordine casafacendo le pulizie. C anche chi, prima di lavo-rare, d vita a una specie di rito magico vesten-dosi come se dovesse andare a fare sport. O chial contrario non ha abitudini e, anzi, crede chela scaramanzia limiti la creativit e approccia il

    foglio bianco come un operaio affronta un qual-siasi altro lavoro. Cos creano gli scrittori ita-liani della nuova generazione emergente, quelladegli under 40, tra segreti, abitudini incon-fessabili e veri e propri riti che accompa-gnano la scrittura.La mia unica abitudine spiega allAdnkronoslo scrittore barese Nicola Lagioia, classe 1973,autore per Einaudi nel 2009 di Riportando tuttoa casa quella di utilizzare la stessa sedia chetroneggia nel mio studio. Non si tratta diunabitudine ma di una mia pigrizia. Lavorocon regolarit sempre a casa mia cercando dinon essere distratto. Per uno scrittore giovaneche vuole emergere, per aggiunge il segreto quello di lavorare su se stessi e sulla paginascritta, cercando di migliorarsi sempre. La de-dizione e lapplicazione rappresentano, comun-que, le carte principali per poter scrivere unromanzo originale.

    Tra gli scrittori emergenti sono molti quelli chesi percepiscono come degli operai dellapenna: artisti, cio, che lavorano come se andas-sero in fabbrica. il caso dellesordiente SilviaAvallone, che a soli 25 anni arrivata secondaallo Strega con il suo Acciaio pubblicato da Riz-zoli, dopo un testa a testa con Canale Mussolinidi Antonio Pennacchi. Una giovane scrittriceche ha unabitudine da massaia: pulire casa eavere tutto in ordine prima di sedersi alla scri-vania e immergersi nel disordine creativo.

    Mi sveglio ogni mattina alle sette confessa faccio le pulizie e metto in ordine. Lavoro sem-pre tra le mura domestiche otto ore al giornocon orari fissi, come quelli di un impiegato o diun operaio. Sono metodica e regolare. Prima diiniziare a scrivere mi nutro dei classici: ro-manzi dellOttocento francese e russo e della let-teratura americana. Romanzi che rappresentanoper me la fonte principale dispirazione. Primadi iniziare a scrivere lavoro sul campo ag-giunge osservando da vicino i luoghi che vo-glio descrivere. Il mio interesse conclude quello di raccontare spaccati di societ. Mi con-sidero una scrittrice popolare, lontana daigrandi romanzieri borghesi, come Moravia, chepure apprezzo molto.Le abitudini e i ritmi consolidati sono anche laparola dordine di Enrico Brizzi, autore di ro-manzi di successo comeJack Frusciante uscitodal gruppo e Linattesa piega degli eventi.

    Adnkronos4 agosto 2010

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    Scrive, infatti, sempre nello stesso luogo, la

    stanza adibita a studio, di un piccolo apparta-mento. Brizzi un romanziere con una partico-larit in pi. Per comporre deve sentirsi comodoe indossare abiti casual.Amo scrivere racconta vestito come se do-vessi andare a remare, o a pesca, come se do-vessi fare sport. Non riuscirei mai a scrivereimprigionato in una giacca e una cravatta.Scrivo continua sempre nello stesso posto.Fino a pochi anni fa era una stanza della casapoi, dopo la nascita dei miei figli, diventata la

    stanza di un piccolo appartamento-studio vicinocasa. Prima accompagno i miei bambini al-lasilo, poi vado in studio a piedi, bevo un caffe comincio. Brizzi, inoltre, ascolta musica ditutti i tipi ma non italiana. Non perch non lap-prezzi precisa ma perch le parole in italianomi distrarrebbero.Lautore di Tre ragazzi immaginari ammette didare la priorit, durante la fase creativa, al-lascolto di quella che definisce la Voce dellascrittura. Cerco di capire chi mi sta raccontando

    questa storia. Cerco di trovare la voce adattaper il mio narratore. Ma nonostante i suoilavori siano stati oggetto di diversi adattamenti,

    Cos creano gli scrittori italianidella nuova generazione emergente,

    quella degli under 40, tra segreti,abitudini inconfessabili e veri e propririti che accompagnano la scrittura

    dal cinema al fumetto, Brizzi dice di non pen-

    sare mai a una possibile sceneggiatura o adat-tamento di quanto sto scrivendo.Tra i giovani autori del Belpaese, c poi anchechi ritiene che un eccesso di riti possa limitarelispirazione e la creativit. E che dichiara dinon avere alcun tipo di abitudine legata allascrittura, avendo gi un altro lavoro. Un iden-tikit che risponde al nome della scrittrice epoetessa Laura Pugno che ha pubblicato conlEinaudi il romanzo Sirene. Credo che un ec-cesso di abitudini spiega sia sbagliato e possa

    compromettere la creativit. Non ho riti suiquali contare per stimolare la mia creativit.Scrivo quando mi capita: in particolare la mat-tina presto o la sera tardi, dal momento chesvolgo un lavoro dufficio ( addetto culturaledel Ministero degli Esteri in Spagna, NdR.). Maanche in vacanza e nelle ore libere dal lavoro.Nonostante sia partita dalla scrittura per ilgrande schermo, la Pugno assicura di non pen-sare mai in termini cinematografici alle sceneo ai dialoghi quando alle prese con un ro-

    manzo. Credo che immaginare un adatta-mento cinematografico di ci che si scrive sia li-mitante, conclude.

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    La letteratura italiana ha perso la potenza

    Riflettendo sulla nuova narrativa italiana, im-possibile non considerare la critica che laccom-pagna. Ma sto parlando in qualit di lettore, ndi scrittore pi anziano, n di critico, ci chenon sono. Mi immagino che il critico di unaqualche disciplina sia colui che la pone non giepisodicamente, ma quotidianamente, allaprova. una figura, quella del critico, in via disparizione. Per mille e un motivo. Principali, ildispotismo del valore mercantile, la (conse-guente) diffidenza dei giornali a istituire un

    ruolo altamente riconoscibile, la difficolt deglieventuali candidati ad accettare: si scrive tanto,si pubblica troppo, la qualit media cresce e di-minuisce la possibilit di imbattersi in opere oin persone per le quali valga la fatica di fare lacernita e di organizzare un discorso. Insomma,le valutazioni che negli ultimi mesi hanno mo-strato vera energia sono: malinconica quella diGiulio Ferroni, nel suo libro Scritture a perdere;e sarcastica quella di Luca Archibugi e AndreaCortellessa, nel loro documentario Senza scrit-tori. Ma n luno n gli altri sembrano disponi-bili a illimitati atti di fede.In uninchiesta del Sole 24 Ore di domenicascorsa sugli scrittori pi promettenti, circo-scritti ai meno che quarantenni, si rimanevacolpiti dai numeri. Quanti sono questi promet-tenti scrittori? Una cifra impressionante, cin-quanta. Come non chiedersi se i sei critici chene hanno proposto i nomi avessero, tutti e sei,

    letto i cinquanta autori nominati? In quanto airesponsi, si va dallinaspettatamente euforicoGoffredo Fofi, che deteneva un record di seve-rit, al cautissimo Ermanno Paccagnini, consa-pevole che le promesse sono spesso fatte pernon essere mantenute. Ma dovendo entrarenel merito dei criteri di valutazione dei sei, ciche sconcerta non la loro difformit, ma laloro impalpabilit, se non l arbitrio. MarcoBelpoliti segnala Paolo Zanotti e Andrea Tarab-bia perch sono apocalittici, visionari, capaci

    di dare una lettura esasperata della nostra re-alt. Ci si chiede: che merito speciale essereapocalittici? E poi: che cosa significa essere vi-sionari? La Porta sostiene che quarantanni un limite gi alto: quanti capolavori si sonoscritti prima di questa et? Ha ragione. Ma uncapolavoro un capolavoro, n una promessa,n unopera. Inoltre, come non accorgersi cheoggi si matura pi lentamente, che per trovareuna propria originale voce bisogna farsi largoin una quantit di materiali, eccelsi o abietti, digran lunga superiore a quella dei vecchi tempi?Infine gli scrittori, le promesse, ovvero la si-tuazione attuale. Per rimanere ancora un at-timo tra i lettori, anzi tra i lettori lieti, comenon sorridere di fronte allentusiasmo di An-tonio Franchini, suo editore, e di Andrea Zan-zotto, suo concittadino astrale, per AntonioPennacchi, in quanto autore di un grande libroepico? Fino a un mese fa, prima della vittoria

    Franco Cordelli, Corriere della Sera7 agosto 2010

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    allo Strega, queste esplosioni di gioia per un

    autore (comunque sessantenne) non seranopercepite. Sono venute ora, a giochi fatti. Gio-chi naturalmente di mercato, assenti valuta-zioni critiche in senso stretto. Ma per quantone so, volendo a queste, se possibile, rimanerefedeli, la difficolt di indicare nomi nuovi, omagari meno nuovi (penso che cinquantanni,per le nostre capacit di crescita e di perce-zione, siano un limite pi ragionevole) nascedalla sottovalutazione dellelemento cruciale:come scrive chi scrive? O, detto in altri ter-

    mini, quali sono le sue propriet di stile? Ni-cola Lagioia, il nome pi ricorrente, tuttaltro che uno stilista. Se Lagioia ha un limite di accumulare, di non tagliare, di non rifi-nire. Questo non gli impedisce di essere loscrittore che , cos capace di vedere e di rac-contare. Ma la sua inclinazione largamentecondivisa. Effetto del computer? Che non siscrive pi a macchina, tanto meno a mano? Sesi scrive a mano si fatica di pi, e si istinti-vamente pi sorvegliati.

    Tra gli scrittori promettenti, che per sem-brano debitori del dio dellabbondanza, citereiAntonio Scurati e Giuseppe Genna, ma ancheAlessandro Piperno. Stranamente, Scurati sulSole non stato rammentato da nessuno. Dicostranamente perch si citato Giorgio Falcoche ha 43 anni e non Scurati, che ne ha 41, mache rispetto a Falco una figura, nel nostro pa-norama letterario, riconoscibile e autorevole.

    Un altro scrittore quarantunenne, anzi una

    scrittrice, che non stata nominata, SilviaBallestra. Perch ha cominciato a pubblicareda tanti anni? Perch ha al suo attivo moltilibri? Pu darsi, ma tra i pochi che possonovantare almeno un romanzo, Nina, che sarletto in futuro: chi ha mai raccontato, come lei,la condizione della madre in attesa di un figlio?Ci che ho appena detto implica, si capisce,che lo stile non tutto. Largomento (il conte-nuto, e poi il tema) altrettanto decisivo percogliere il punto sanguinoso di un immaginario

    collettivo. la ragione che ha fatto di Savianoci che Saviano , con tutti i suoi difetti di con-trollo stilistico, con tutte le sue intemperanze.Nella sua sfera d influenza o di evidenza (inragione, appunto, degli argomenti) mi sem-brano sopravvalutatissimi Ammaniti, MelaniaMazzucco, Helena Janeczek e anche, per ra-gioni lievemente diverse, Valeria Parrella eGiorgio Vasta. Viceversa, valori gi accreditati,ossia autori con un profilo letterario indubbio,sono i prossimi ai cinquanta Canobbio, Cor-

    nia, Covacich, Nori, Nove, Pavolini, Pincio,Scarpa e Trevisan.Ma per tornare ai pi giovani: lunico trentenneche abbia scritto un libro bellissimo, ricco dellamemoria culturale che pi ci manca, AndreaBajani con Se consideri le colpe; un altro Ga-briele Pedull: nel suo Lo spagnolo senzasforzo, un vero stilista; ma a Pedull fa da osta-colo ci con cui si affermato, la sua qualit di

    una figura, quella del critico, in via di sparizione.Per mille e un motivo. Principali, il dispotismo del valore

    mercantile, la (conseguente) diffidenza dei giornalia istituire un ruolo altamente riconoscibile,

    la difficolt degli eventuali candidati ad accettare

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    critico. la questione di fondo: dagli anni Ot-tanta gli scrittori hanno rinunciato ad essere ciche sono sempre stati nei secoli dei secoli, deiletterati, sia pure dei letterati in maschera, tra-

    vestiti da canaglie alla Villon o Rimbaud; dadandy alla Max Beerbohm o alla Horacio Qui-roga; da rivoluzionari alla Voltaire o alla Brecht;da contestatori alla Kerouac o alla Cabrera In-fante. Vi hanno rinunciato per la paura desserepuniti (dal mercato, nel gioco dei ruoli) mano-vrando due distinte attivit, lo scrittore e il pro-fessore, o il giornalista, o il critico. Cos, insisto,si diluita la memoria letteraria. Quante volteho detto a Scurati: la tua opinione su Bush o suObama facile, dunque irrilevante; perch non

    ci parli dei tuoi padri o fratelli? Ma lui comenon ne avesse, n padri n fratelli.In generale, la diminuzione di memoria causa o forse conseguenza di unaltra diminu-zione, pi imponderabile, ma che ci chetutto determina: quella di potenza. Alla cul-tura, ovvero alla letteratura italiana, ci cheessenzialmente manca (lo sostiene un criticocome Raffaele Manica) la potenza. lastessa che da tempo manca al nostro Paese,lItalia. Non si tratta di imitare chi ne ha,lAmerica o, partendo da identit regionali elocali, Paesi pi o meno sviluppati o in via disviluppo, India, Irlanda, Israele. Si tratta, pro-prio e ahim, del fatto che la Storia segue ilsuo corso e non ci sono rimedi se non surret-tizi o, al contrario, individuali, cio geniali.

    Se c una cosa che accomuna i nati in Italiadopo il 1970 leccezionalit del contesto, ecio il fatto di essere cresciuti in quello che ul-timo o penultimo invitato alla tavola dellegrandi potenze democratiche diventato ne-anche troppo lentamente un paese del secondomondo. Bene, lho detto: secondo mondo, econ questo spero di aver contribuito a rompereil tab di chi ritiene che luso di eufemismi qualidifficolt o arretramento abbia un valoreapotropaico, o peggio ancora di chiunque vo-

    glia convincerci che seminando il vuoto a ren-dere delleuforia fine a se stessa cresca lalberodella cuccagna.Capisco che sia dura da accettare per coloro che,sospinti dallonda del vecchio boom sulloscranno di una qualche docenza universitaria,alta dirigenza, segreteria di partito, hanno scam-biato col trascorrere degli anni la propria inamo-vibilit per autorevolezza, e dunque la putrefa-zione per progresso. per questo che proprionon me la sento di dare lonere di chiamare lecose col proprio nome alla generazione dei Tom-maso Padoa-Schioppa, lex ministro figlio del-lamministratore delegato delle Assicurazioni Ge-nerali a cui solo un Edipo non risolto pu averesuggerito un giorno la parola: bamboccioni.In questo modo pi facile che le parole se-condo mondo le possa pronunciare senzatroppe crisi isteriche chi, come me, non avevaavuto il tempo di ricavarsi un posto al sole

    Manifesto

    per autori under 40

    Nicola Lagioia, Il Sole 24 Ore8 agosto 2010

    [] la diminuzione di memoria

    causa o forse conseguenzadi unaltra diminuzione,pi imponderabile, ma che

    ci che tutto determina: quella dipotenza

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    quando il vento ha iniziato a cambiare; chi,tanto per dirne una, ha frequentato ununiver-sit che di competitivo aveva ormai solo i bidelliche facevano a gara per chiederti una mancettadi cinquantamila lire dopo averti fotografato

    durante la sessione di laurea.Nessuna universit italiana tra le prime 100secondo lAcademic Ranking of World Univer-sities. Settantatreesimo posto alla voce libertdi stampa secondo il rapporto di FreedomHouse, dietro la repubblica presidenziale delBenin e in coabitazione con Tonga. Non con-tinuer con le classifiche. Troppe da elencare,troppo univoche, e perfino noiose: era solo perrendere il concetto; allo stesso modo non farlavvocato del diavolo che brandisce il vessillo

    del Pil pro-capite adeguato alla parit dei po-teri dacquisto (un dignitoso ventisettesimoposto nel 2009 secondo il Fmi, dietro Belgio,Francia, Spagna) perch questi calcoli vi-vono sotto il ricatto di troppe variabili, e so-prattutto perch ad esempio gli Emirati Arabihanno un reddito pro capite che straccia ilRegno Unito ma basterebbe spostarsi sul ver-sante dei diritti umani per non definirli unpaese del primo mondo.Credo sia invece pi interessante capire comemai per gli under 40 italiani di oggi un certorealismo richieda pochi sforzi e, contempora-neamente, sia anche la dura lezione appresa nelpassaggio dalladolescenza allet adulta. Ladefinirei una questione di imprinting: difficilepensare di non vivere in uno dei paesi pi cor-rotti delloccidente se ti congedi dal liceo pocoprima di Tangentopoli; cos come piuttostocomplicato credere a uno Stato sovrano se dai

    il tuo primo esame alluniversit non quandoesplode la bomba sullautostrada Capaci-Pa-lermo ma 57 giorni dopo, perch se il beneficiodel dubbio poteva sopravvivere con moltosforzo alla morte di Falcone, la sua lapide

    stata scritta in via dAmelio. Faticoso, delresto, credere a una politica che favorisca me-ritocrazia e bene comune se scontrandoti gida qualche anno col muro di gomma geronto-cratico in campo lavorativo hai assaporatolinsostenibile pesantezza della sospensione de-mocratica in quel di Genova durante il G8 del2001; e hai faticato a sostenere un dj-vudegno di Philip Dick quando il ministro del-lInterno di allora, costretto a dimettersi peraver definito un rompicoglioni una vittima

    delle Brigate rosse, si sia ri-dimesso non tantoper lincredibile circostanza di non sapere chigli aveva comprato casa ma per lancora piincredibile circostanza di essere stato nominatoministro unaltra volta.Se qualcuno pensa che sto ingrossando lotredel catastrofismo, sgombro subito il campo.Nessun catastrofismo, nessuna lamentela chevada oltre lo sforzo di tacitare qualche dolorestagionale. Il contrario, piuttosto: credo cioche solo una generazione talmente forte dachiamare le cose col proprio nome e abba-stanza coraggiosa da provare non la vergogna,ma finalmente lorgoglio di essere sopravvis-suta emotivamente agli ultimi ventanni, possaaiutarci a ripartire.Stringendo poi lattenzione su quegli under 40che cercano di raccontare il mondo attraverso lelenti deformanti della letteratura, credo che ibuoni segnali sia incapace di coglierli solo chi

    [] solo una generazione talmente forte

    da chiamare le cose col proprio nome e abbastanza coraggiosada provare non la vergogna, ma finalmente lorgogliodi essere sopravvissuta emotivamente agli ultimi ventanni,

    possa aiutarci a ripartire

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    questa letteratura non ha labitudine di frequen-

    tarla. Se si guarda alla recente produzione degliscrittori italiani (non solo under 40), difficilenon accorgersi di una grande vitalit; e ci a di-spetto di ritrovarsi in un paese che ha elevato ildisprezzo per la cultura quasi a punto donore.Cessare di vivere nel primo mondo seppure di-mezzi le opportunit non la conditio sine quanon per scrivere libri che lascino il segno: il ventredella Grande depressione partor i capolavori diFaulkner, dalla Colombia venuto fuori GarcaMrquez, e alla maschera mortifera di Pinochet

    si sottratto uno come Roberto Bolao. Perquanto insomma soffra quotidianamente comeuomo e come cittadino, vivere su un territorio ingrado di offrire incredibili incesti di potere, poli-tica e criminalit quali ad esempio le recenti tele-fonate tra Gennaro Mokbel e lex senatore Ni-cola Di Girolamo... be, tutto questo offre a noiscrittori un punto dosservazione degno del mi-glior teatro elisabettiano aggiornato al XXI secolo.Il che pone anche un problema di forme: la nostranon forse pi terra da neorealismo o da neoa-

    vanguardia o da post-moderno; piuttosto unasorta di incubo di Hieronymus Bosch con sotto-fondo di jingle pubblicitari, una dimensione incui prima non eravamo mai stati. Ricordate ilvecchio apologo di Orson Welles sulla pacificaSvizzera produttrice di orologi a cuc, contrap-posta agli intrighi sanguinari dei Borgia da cui sa-rebbero venuti fuori Michelangelo e Leonardo?Bene, cos come prima non cercavo di esserecatastrofico, adesso non voglio gloriarmi dellenostre miserie. Sto cercando piuttosto di direche solo guardando in faccia la Medusa ilche, nel caso di uno scrittore significa riuscirea opporvi lo specchio di una lingua che la rac-conti senza restarne pietrificati sar possi-bile, anche fuor di letteratura, trovarsi a uncerto punto dallaltra parte del guado. Amarei propri tempi difficili tanto da volerli riscat-tare: mi pare un ottimo vertiginoso trampo-lino, per i nostri secondi quarantanni.

    giusto, nel vastissimo mare dei romanzi dinuovi autori che negli ultimi anni appesanti-scono i banchi dei librai, cercare di fare il puntodella situazione, di capirci qualcosa soprattuttoda un punto di vista letterario, in un tempo chesembra privilegiare solo i numeri e le vendite. Ilsupplemento domenicale del Sole 24 Ore ha in-terpellato in questo senso vari critici, mettendoin moto unidea di riflessione necessaria (sullar-gomento intervenuto anche Cordelli sul Cor-riere). Iniziative come queste sono utili, purch

    non si arrivi (come oggi si tende a fare da piparti) a stilare classifiche, che sono in fondo lanegazione della critica e la brutta copia delleclassifiche di vendita. Ho apprezzato anche lin-tervento di Andrea Cortellessa, che sottolineavagiustamente la maggiore vitalit (e direi libert)della poesia giovane rispetto alla narrativaunder 40, anche se le sue scelte coincidono soloin parte con le mie e se penso che definire la Bia-gini caposcuola sia piuttosto improprio.Venendo ai narratori, devo dire che la ricerca os-sessiva della novit e del talento giovanissimoha contribuito a rendere pi caotico il panoramacomplessivo. Tanto che oggi le motivazioni chemuovono un narratore non sembrano pi, es-senzialmente, quelle di praticare unarte, ma ditrovare il modo di pervenire a un generico suc-cesso. Molte, insomma, le presenze velleitarie oacerbe, molti i romanzi che sanno pi di socio-logia spicciola che di letteratura e dunque di

    Giovani scrittori imparatedallAmerica

    Maurizio Cucchi, La Stampa10 agosto 2010

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    poesia e ricerca di scrittura e stile. Certo molto

    mi sfugge, visto che nelle tantissime uscite distri-buite in libreria difficile orientarsi, a meno dinon leggere nientaltro; e dunque sono certo diaver perso molto del meglio. Ma anche veroche la frequente nascita di grandi stelle rendeun po troppo funzionale il paesaggio della no-stra narrativa al sistema del variet totale nelquale quotidianamente siamo immersi.Non certo per snobismo, ma per semplice curio-sit e per una felice combinazione, mi capitatodi leggere in questi giorni estivi lopera prima di

    una scrittrice americana nata, se non sbaglio (lanotizia biografica del libro non indica let), nel1976. Si tratta di Catherine E. Morgan, autricedi Tutti i viventi (Einaudi), romanzo molto beneaccolto e premiato negli Stati Uniti, e che purenella semplicit della sua storia, e nella sua li-nearit, mi parso un libro di qualit insolita edi gi evidente maturit espressiva. Lautrice noncerca scorciatoie o astuzie persuasive. Raccontadi due giovani nel Kentucky, che si mettono as-sieme dopo una tragedia che ha cancellata la fa-

    miglia di lui, Orren, che un ruvido contadinointenzionato a vivere nella fedelt alle origini,nella continuit con il lascito familiare, mentrela ragazza, Aloma, pi vibrante e sensibile,amante della musica e pianista.Il lettore viene coinvolto da una scrittrice cheriesce a far comprendere, in ogni dettaglio, lim-portanza decisiva, nellesperienza umana, del

    rapporto diretto e fisico con il reale; rapporto

    di cui oggi sempre pi siamo spossessati. Cqualcosa di poeticamente ruvido e concretonelle sue descrizioni, nel suo modo di rappre-sentare un mondo periferico e quasi astorico.Un mondo, quello del cuore degli Stati Uniti,che ha dato molta grande narrativa. La Morganha certo ben presenti Carson McCullers e Flan-nery OConnor. Ma non pu certo non averamato limmenso William Faulkner, o anche ilpi vicino Cormac McCarthy. Da un lato, nelsuo racconto, il contadino legatissimo alla terra,

    dallaltro la ragazza che ama larte, che si rea-lizza nella gioia del contatto con una tastiera dipianoforte e che trover anche il fascino di unaspinta ideale nella figura di un giovane prete dicampagna. Ma, appunto, le due diverse realtdi Orren e Aloma sentono il bisogno oscuro direlazionarsi, di coesistere e sovrapporsi, alimen-tandosi reciprocamente.Io credo che questa scrittrice possa costituire unesempio molto interessante, non tanto come mo-dello possibile a cui rifarsi. Quanto per la dimo-

    strazione che mi sembra dare di una ricerca chenon pu non essere condivisa da un vero scrittore:quella della paziente costruzione di unopera nellaverit personale, nella forza dello stile, nella te-nace pratica di unarte straordinaria come quelladel narrare. Considerando pubblicit e successoimmediato come puri accidenti, come conse-guenze marginali, e dunque del tutto secondarie.

    [] oggi le motivazioni che muovono un narratorenon sembrano pi, essenzialmente, quelle di praticare unarte,

    ma di trovare il modo di pervenire a un generico successo

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    Da pi di un mese imperversa unaspra pole-mica sullindustria editoriale, innescata da undocumentario girato dal critico letterario An-drea Cortellessa, Senza scrittori. Secondo Cor-tellessa la grande editoria sta compiendo unasorta di pulizia etnica globalizzante, al terminedella quale agli amanti della letteratura non re-ster che fuggire in un villaggio al confine fralItalia e la Slovenia, Topol, dove si tiene il pipiccolo festival letterario del pianeta. C moltaautoironia in Senza scrittori, e anche qualche

    verit, ma qui si vorrebbe provare a capovolgerela questione. Ci domanderemo come mai in Ita-lia non si riesca a far fruttare il capitale con i ro-manzi che durano. Senza questo capovolgi-mento ogni discussione resta ancorata a uncontrasto fra buoni e cattivi, e diventa una per-dita di tempo.Il primo passo da compiere sbarazzarsi dellasoluzione pi ovvia, e cio che da noi sia difficilevendere la buona letteratura per ragioni storichee culturali. Messa cos, la buona letteratura nonvende per la stessa ragione per cui lItalia nonha mandato un uomo sulla Luna. Eliminata larisposta contestuale, diventa logico individuarealcune figure che indubbiamente potrebbero es-sere chiamate in causa.Per molti lo scarso rilievo dato ai romanzi diqualit la conseguenza di una sorta di com-plotto filisteo ordito dagli editori. Esisterebbeuna Spectre al centro della quale siederebbe

    Antonio Franchini, potente editor della Monda-dori. Accanto a lui, i funzionari di Rcs e quellidegli altri grandi gruppi. Tutta gente interessataal profitto, e solo ad esso.Naturalmente gli editori proclamano la loro in-nocenza. Colpevole il popolo, che ha sempreavuto il vizio di gridare Non quelluomo, maBarabba!. Gli editori si limitano pilatesca-mente ad accontentarlo, facendo in modo chenelle vetrine delle librerie vi sia sempre Marga-ret Mazzantini e Erri De Luca in quantit.

    Lo scaricabarile degli editori, lo si vede bene, inaccettabile. Che il pubblico abbia dei gustiprestabiliti una leggenda. A un tale che le obiet-tava che la gente non avrebbe amato il pessimi-smo dei suoi racconti, Dorothy Parker replic:Mi meraviglio della sua ingenuit. Ci che lagente deve amare, siamo noi a stabilirlo. Evocarele ragioni del profitto, poi, solo un gesto scara-mantico. Sembra quasi di udire il Tom Budden-brook di Thomas Mann: Loro sono poeti, manoi, noi siamo solo commercianti. Si sa come andata a finire. Purtroppo non basta venderelanima al diavolo per far soldi. Se fosse cos, nonavremmo un mercato editoriale tanto depresso.

    Fabrizio Ottaviani, il Giornale10 agosto 2010

    I romanzi italiani?

    O brutti best seller o belli senza lettori

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    Perch in Italia i lettori migliori ca-dono nella trappola scavata dagli

    scrittori peggiori?

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    Anche latteggiamento accusatorio di Cortel-

    lessa, beninteso, ha i suoi vantaggi. Il critico ac-cademico potr sentirsi lesponente fin de racedi una professione gloriosa; e pazienza se nelcaso di Senza scrittori la decisione di combatterela Resistenza a Topol rischia di apparire comeun cedimento alla tentazione antitetica dellacasa sulla collina. Di assomigliare a una fugaverso un luogo appartato dove coltivare non ilproprio volterriano giardino, ma alcune raris-sime variet di orchidea, talmente preziose daessere fuori mercato. Ma non questo il punto.Il punto che Franchini e Cortellessa i bestseller di fantomatica qualit del primo e lol-tranzismo letterario del secondo si stringonoinvolontariamente la mano e si spartisconoluniverso mondo. Al primo la terra, anzi il sot-tosuolo; al secondo il cielo. Plutone e Zeus. E inmezzo, il nulla. Soluzione classica, che vantauna tradizione secolare nella nostra penisoladove tra arcadia e analfabetismo si sempre

    aperto un abisso che nessuna middle class ha

    mai desiderato colmare.Altrove, fra terra e cielo ci sono i Grandi Ro-manzi Leggibili. Ci sono Houellebecq e Eche-noz, Maras e Grass, Rushdie e Eugenides. InItalia c il regno della letteratura come truffa.C lo sfacciato raggiro semiologico e ideologicodei romanzi di De Luca, Baricco, Mazzantini,un fenomeno degenerativo impressionante chenon ha eguale. Perch ci accade? Perch in Ita-lia i lettori migliori cadono nella trappola sca-vata dagli scrittori peggiori?Per colpa degli editori, certo, terrorizzati dal-lidea di promuovere sul serio un romanzo cheodori anche solo di onesto artigianato. Maanche per colpa dei critici letterari che di fronteal Grande Romanzo Leggibile storcono sempreun po il naso, preferendo opere programmati-camente bizzarre o respingenti. E non ci rife-riamo al solito Antonio Moresco. sempre an-tipatico fare degli esempi individuali, ma

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    Ma gli esempi si possono moltiplicare. Ermanno

    Cavazzoni, Paolo Nori, Paolo ColagrandeBravissimi, per carit, peccato che non abbianomai avuto ambizioni imperialistiche. Non vo-gliono conquistare lItalia, figurarsi lEuropa oil mondo. E intanto il Paese, complice la pigriziadegli editor e degli uffici stampa, che non sannofare il loro mestiere, diventato lhabitat idealeper gli scrittori-tartufo. Ah, gli uffici stampaSi scatenano solo quando si tratta di smerciarepaccottiglia. Sono riusciti a far rimanere inven-duti sugli scaffali Fantasmi romani di Luigi Ma-lerba, La furia del mondo di Cesare De Marchi,Il tramonto sulla pianura di Guido Conti: treesempi di Grande Romanzo Leggibile. Va da sche per questo triplice scandaloso fallimentonessuno ha versato una lacrima. Tutti impegnatia omaggiare il nuovo Pasolini o il nuovo Gadda,leroe civile o quello bellettristico. Chissquando capiremo che i generali che puntanotutto sugli eroi perdono la guerra.

    nellultima stagione le innumerevoli recensioni

    positive destinate a un romanzo di MatteoNucci, Sono comuni le cose degli amici(Guanda) un insopportabile garbuglio, ver-boso e soporifero hanno assorbito tesori dienergia che sarebbe stato sensato dirigere al-trove. Nel medesimo arco di tempo un volumestraordinario per umorismo e intelligenza diGiulio Mozzi, Io sono lultimo a scendere(Mondadori) vendeva meno di tremila copie.

    [] il Paese,complice la pigrizia degli editore degli uffici stampa, che non

    sanno fare il loro mestiere, diventato lhabitat ideale

    per gli scrittori-tartufo

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    Figli senza padri (scrittori)

    Da tempo si annuncia in Italia un conflitto ge-nerazionale. Da una parte i padri, con i posti dilavoro garantiti, lavvenire di una pensione, ilbenessere di uno stato sociale tra i pi generosidellOccidente. Dallaltra i figli, schiacciati trail piccolo cabotaggio del precariato di oggi e leincertezze di un domani di lacrime e sangue: conun welfare falcidiato dai tagli e una mobilit so-ciale sempre pi ridotta.Tutto questo noto. I commenti al sondaggio delSole 24 Ore Domenica di una settimana fa sui

    migliori narratori under 40 hanno evidenziatoper lemergere di un nuovo campo di lotta:quella tra gli scrittori dellultima leva e la gene-razione che li ha preceduti. A un giorno di di-stanza, Franco Cordelli sul Corriere della Sera(sabato 7 agosto) e Nicola Lagioia sul Sole 24Ore di domenica 8 hanno dato voce, da frontiopposti, al medesimo sentimento. Per Lagioia laforza degli under 40 sta nellessere cresciuti in unpaese che sembra avere smesso di credere alla let-teratura: vittime designate dellegoismo e dellacecit dei padri, essi avrebbero fatto di queltrauma originario la propria forza. Per Cordelli,invece, la frattura procederebbe nella direzioneopposta: come risultato del sostanziale disinte-resse dei pi giovani per quanto hanno fatto gliautori che sono venuti prima di loro. Il tradi-mento, dunque, sarebbe in questo caso dei figli.Non detto che si debba scegliere tra queste duediagnosi, anche perch toccano aspetti diversi

    del problema: sociopolitico nel caso di Lagioia,pi propriamente letterario nel caso di Cordelli.Come che sia, un dato di fatto difficilmentecontestabile: il flusso di amori e odi che ha sem-pre affratellato nella lotta autori generazional-mente distanti sembra essersi a poco a poco in-terrotto; alla contestazione dei padri, cosedipica e cos novecentesca, subentrato il puroe semplice oblio. Mentre insomma i nati neglianni Venti, Trenta e Quaranta hanno tutti col-locato la propria opera (e costruito la propria

    poetica) prendendo posizione a favore o controquanti li avevano preceduti, sempre pi raroche gli scrittori che hanno esordito dagli anniNovanta in poi sentano il bisogno di fare altret-tanto. Hanno anche loro, ovviamente, passionie ripulse (Pasolini, Calvino, Bianciardi, Arba-sino e Busi rimangono i pi citati, e quasi gliunici); ma, al di l della del