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40 GENESI, SVILUPPI E CRISI DEL MARXISMO SECONDO MARITAIN Jacques Maritain (1882-1973) in gioventù è stato anarchico e socialista, da stu- dente ha conosciuto Raïssa Oumançoff mentre faceva volantinaggio a favore dei socia- listi russi perseguitati dallo Zar. Alla boutique dei “Cahiers de la Quinzaine” di Charles Pèguy (1873-1914) un poeta, che si muove tra cristianesimo e socialismo 1 , di cui diven- ta un collaboratore, fa amicizia con Georges Sorel (1847-1922). Frequenta l’“È cole socialiste”, tiene conversazioni nelle “Università popolari” scrive articoli su Jean-Pierre, un periodico per ragazzi di ispirazione socialista, fonda- to da Marcel Debré e da sua sorella Jeanne Maritain. L’incontro con il filosofo ebreo Henri Bergson (1859-1941), la conversione al cattolicesimo e la scoperta di san Tom- maso mettono in crisi le convinzioni socialiste, gli fanno superare un ateismo radicale e l’anticlericalisno dei primi anni, ma non modificano le sue convinzioni circa le gravi ingiustizie sociali prodotte del capitalismo, di cui è responsabile la classe borghese. Un suo alunno Yves Simon (1903-1961) all’Institut Catholique di Parigi, poi suo collabo- ratore in Francia e in America, studia il pensiero di Joseph Proudhon, e trova qualche correlazione tra il pensiero del filosofo francese e san Tommaso a proposito del valore del lavoro e il senso sociale della proprietà 2 . Insieme a Maritain firma il manifesto Per il bene comune (1934), con un doppio no, al fascismo e al comunismo. Maritain colla- bora con Emmanuel Mounier (1905-1950) alla fondazione della rivista Esprit, ma poi si allontana dal gruppo, perché il gruppo finisce per diventare un movimento politico, che si muove verso il socialismo. Maritain in diverse opere studia il marxismo nella sua genesi, nella sua evoluzione nei diversi continenti attraverso i movimenti e i partiti che ad esso si ispirano, e titola Marx e la sua scuola un capitolo della sua Storia della filosofia morale 3 . La sua analisi rileva come la filosofia di Marx dipenda da quella di Feurbach per il suo ateismo e da quella di Engels per il suo materialismo dialettico, sottolinea come questa filosofia porti al primato della prassi, perché compito primario della conoscenza è la trasformazione della società. Maritain rileva l’incompatibilità tra la filosofia cristiana e la filosofia marxista, anche se vede nel comunismo, per il suo messianismo umanitario, l’ultima eresia cristiana. Queste analisi documentano come sia completamente falsa l’accusa rivolta a Maritain di essere un “marxista cristiano”. La sua proposta di un Umanesimo integrale (1936) va oltre il liberalismo e il 040_059_Genesi_marxismo.indd 40 18-05-2011 6:47:28

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Genesi, sviluppi e crisi del marxismo secondo maritain

Jacques maritain (1882-1973) in gioventù è stato anarchico e socialista, da stu-dente ha conosciuto raïssa oumançoff mentre faceva volantinaggio a favore dei socia-listi russi perseguitati dallo Zar. alla boutique dei “cahiers de la Quinzaine” di charles pèguy (1873-1914) un poeta, che si muove tra cristianesimo e socialismo1, di cui diven-ta un collaboratore, fa amicizia con Georges sorel (1847-1922).

Frequenta l’“È cole socialiste”, tiene conversazioni nelle “università popolari” scrive articoli su Jean-Pierre, un periodico per ragazzi di ispirazione socialista, fonda-to da marcel debré e da sua sorella Jeanne maritain. l’incontro con il filosofo ebreo Henri Bergson (1859-1941), la conversione al cattolicesimo e la scoperta di san tom-maso mettono in crisi le convinzioni socialiste, gli fanno superare un ateismo radicale e l’anticlericalisno dei primi anni, ma non modificano le sue convinzioni circa le gravi ingiustizie sociali prodotte del capitalismo, di cui è responsabile la classe borghese. un suo alunno Yves simon (1903-1961) all’institut catholique di parigi, poi suo collabo-ratore in Francia e in america, studia il pensiero di Joseph proudhon, e trova qualche correlazione tra il pensiero del filosofo francese e san tommaso a proposito del valore del lavoro e il senso sociale della proprietà2. insieme a maritain firma il manifesto Per il bene comune (1934), con un doppio no, al fascismo e al comunismo. maritain colla-bora con emmanuel mounier (1905-1950) alla fondazione della rivista Esprit, ma poi si allontana dal gruppo, perché il gruppo finisce per diventare un movimento politico, che si muove verso il socialismo. maritain in diverse opere studia il marxismo nella sua genesi, nella sua evoluzione nei diversi continenti attraverso i movimenti e i partiti che ad esso si ispirano, e titola Marx e la sua scuola un capitolo della sua Storia della filosofia morale3. la sua analisi rileva come la filosofia di marx dipenda da quella di Feurbach per il suo ateismo e da quella di engels per il suo materialismo dialettico, sottolinea come questa filosofia porti al primato della prassi, perché compito primario della conoscenza è la trasformazione della società. maritain rileva l’incompatibilità tra la filosofia cristiana e la filosofia marxista, anche se vede nel comunismo, per il suo messianismo umanitario, l’ultima eresia cristiana. Queste analisi documentano come sia completamente falsa l’accusa rivolta a maritain di essere un “marxista cristiano”.

la sua proposta di un Umanesimo integrale (1936) va oltre il liberalismo e il

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socialismo, perché pone al centro delle relazioni sociali la persona, non l’individuo o la società.4

Dal socialismo utopistico al socialismo scientifico

il socialismo nasce in inghilterra e in Francia nella stessa classe borghese, come rea-zione spontanea alle ingiustizie sociali conseguenti alla organizzazione capitalistica della vita economica, e risulta un fenomeno collaterale del positivismo, che trova in a. comte il teorico più significativo5. in Germania si muove nell’ambito dell’idealismo, si definisce come sinistra hegeliana e si propone come socialismo scientifico, avviando la rivoluzione comunista e si contrappone al socialismo utopistico dei francesi e degli inglesi. che con-sidera moderato, per il suo muoversi all’interno della democrazia liberale. nell’ambito di questo movimento Karl marx diventa il profeta di un nuovo umanesimo, che troverà in russia con stalin e in cina con mao tze-tung le realizzazioni più radicali.

maritain rileva come l’ateismo sia connesso con il marxismo e la rivoluzione comunista per la loro stessa natura, ma osserva anche che il socialismo utopistico fran-cese considera dio estraneo al divenire della storia, tanto da scrivere in Riflessioni sull’intelligenza6 “esiste su questo punto una tradizione repubblicana e socialista. prou-dhon proclama decaduto il sovrano assoluto del mondo, Fourier non ammette che una collaborazione societaria tra dio e l’uomo”. (iii, 326) l’ateismo degli uni e il deismo degli altri è una conseguenze dell’umanesimo antropocentrico, nato nel rinascimento e sviluppatosi con illuminismo, e straripa nel mondo, verso altre popolazioni, che attratte dal progresso tecnologico del mondo occidentale, finiscono per assorbirne la mentalità, perdendo la loro identità culturale originaria. il caso della cina è emblematico. mari-tain aveva previsto questo processo fin dal 1927 quando in Primato dello spirituale7 scrive: “È molto significativo che questa invasione dell’ateismo, dello scientifismo, del socialismo occidentali, capace di distruggere tutto ciò che di spirituale c’è nell’antica cultura cinese… sia anche capace di esasperare in odio contro gli altri tutto ciò che di materiale di strettamente nazionale e razzistico c’è in questa stessa cultura. per un dia-bolico paradosso i cinesi intossicati dai peggiori prodotti dell’occidente, si ergono con-tro il cristianesimo, oggi, proprio per difendere i diritti della loro cultura”. (iii, 936)

Fatte queste considerazioni di base, a livello di filosofia, perché il socialismo vei-cola una filosofia materialistica, maritain mette a fuoco il nodo centrale del socialismo, la riabilitazione del proletariato, chiamato a diventare protagonista della vita politica. riconosce che il proletariato ha una missione nella storia, ma bisogna liberarla dalla lotta di classe. osserva che nella nozione socialista e comunista di coscienza di classe si riscontrano due errori “da una parte un errore di tipo liberale e borghese (in questo dapprima proudhon, poi anche marx restano dei piccoli borghesi) che fa dell’affranca-zione della classe operaia un ultimo episodio della lotta della libertà contro il cristiane-simo e la chiesa, ritenute forze di asservimento e di oscurantismo. dall’altra un errore di origine rivoluzionaria e escatologica, che è il concetto marxista della lotta di classe e il compito messianico devoluto al proletariato”. (vi, 549) nella storia si giunge così ad un processo di sostituzione con il quale i socialisti e i comunisti occupano lo spazio lasciato libero dai cristiani, attraverso una triplice azione culturale: a) la riabilitazione

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della causalità materiale, trascurata dai filosofi cristiani per una sovra-valutazione delle energie spirituali; b) la ricerca del benessere temporale, dimenticata dai cristiani per l’accentuazione del fine ultimo cioè la salvezza dell’anima; c) la valorizzazione del proletariato, mentre i cristiani, di fatto, solidarizzano con la classe borghese.

maritain riconosce che l’atteggiamento di ostilità verso dio della rivoluzione sol-cialista è dovuto al peccato di omissione dei cristiani, che non si sono sufficientemente impegnati per realizzare la giustizia in questo mondo, e nella Lettera sull’indipenden-za8 invita i cristiani a recuperare l’iniziativa sociale, con un azione politica cristiana-mente ispirata, superando la contrapposizione capitalismo-socialismo, perché “in real-tà non esiste nulla di più scandaloso e, in un certo senso di più rivoluzionario (perché è rivoluzionario persino rispetto alla rivoluzione) del credere ad una politica cristiana e del pretendere di dare l’avvio in questo mondo ad un’azione politica cristiana. ma il cristiano sa che la prima maniera di servire il bene comune temporale consiste nel rimanere fedeli ai valori di verità, di giustizia, di amicizia fraterna, che ne costituiscono l’elemento principale”. (vi, 297)

il termine socialismo nasce in inghilterra e il nome fu usato per la prima volta da robert owen (1781-1838) nel 1827 nella rivista “Co-operative Magazin”, e ripreso in Francia da pierre leroux (1797-1871) in un saggio su L’individualismo e il socialismo del 1833. il socialismo nasce come istanza morale per superare il liberalismo, non si definisce come lotta di classe, né prevede la violenza come strumento di rivendicazione sociale. Questo movimento viene chiamato da Jerome adolphe Blanqui (1798-1854) socialismo utopistico nella Storia dell’economia politica (1839), in Germania, poco dopo, il Manifesto del partito comunista (1848) denuncia che “questi sistemi ravvi-sano il contrasto tra le classi, ma non vedono nel proletariato una funzione storica e un movimento politico autonomo” e proclama la lotta di classe come strumento per la rivoluzione, proponendo un socialismo scientifico.

sul piano della vita politica queste ambiguità si manifestano nel travaglio della storia dei partiti, che si ispirano a queste filosofie. alcuni accettano la democrazia e il pluralismo, definendosi socialdemocrazia, altri si orientano verso il comunismo e im-pongono la dittatura del partito unico.

la biografia di Georges sorel documenta questo travaglio storico, come si può constatare nei suoi ultimi scritti Le illusioni del progresso e La decomposizione del marxismo. il suo pensiero nasce da una lettura disordinata di proudhon e di marx, di nietzsche e di Bergson; il suo comportamento politico passa da una adesione sincera al regime parlamentare ad una adesione al comunismo, per poi opporvisi, e finisce per aderire al movimento nazionalista dell’action Française. il socialismo, risente del razionalismo dell’illuminismo e dello scientifismo del positivismo. ma al di là delle teorie filosofiche, maritain individua nella organizzazione capitalistico-industriale del lavoro, che, nella sua ripetitività e monotonia, non favorisce più la creatività del fare umano, la causa profonda dell’avvento del comunismo.

in una nota di Arte e Scolastica9 scrive “Quando il lavoro diventa inumano o sot-toumano, perché il suo carattere di attività artistica viene cancellata e la materia prende il sopravvento sull’uomo, è naturale che la civiltà tenda al comunismo e a una produ-zione che dimentica il vero fine del fare umano e che metterà in pericolo la produzione stessa”. (i, 732).

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in queste poche parole c’è l’analisi del successo e del fallimento del comunismo nella storia contemporanea.

maritain in Umanesimo integrale10 approfondisce il concetto di utopia. “quando un tommaso moro o un Fénelon, un saint simon o un Fourier, costruiscono un’utopia, costruiscono un essere di ragione, isolato da ogni esistenza data e da ogni clima storico particolare, esprimente un massimo assoluto di perfezione sociale e politica dell’ar-chitettura, del quale ogni dettaglio immaginario è spinto quanto più lontano possibile, poiché si tratta di un modello fittizio, proposto allo spirito al posto della realtà”. (vi, 438) si tratta di una ideologia. nel socialismo scientifico persiste questo impulso uto-pistico, ad incominciare dalla ipotesi che la dittatura del proletariato sia solo una fase transitoria in vista della realizzazione di una società perfetta. è per questo che maritain nel fare la proposta di una nuova cristianità, non parla più di utopia, ma di un ideale storico concreto. (vi, 437-437)

Pierre Joseph Proudhon

in Francia il regime repubblicano genera un ambiente propizio per il sorgere di correnti pensiero rivoluzionarie, rispettose delle libertà individuali e della convivenza democratica, pur nella critica violenta alla società borghese. le premesse di questo movimento si possono rintracciare nella seconda metà del xviii secolo. l’aristocrati-co saint simon (1760-1825), che forse ebbe come precettore d’alambert, dopo aver partecipato con la spedizione francese alla rivoluzione americana, rivolgendosi agli uomini del mondo economico e politico, con la sua rivista L’industria, propone una riorganizzazione della società più razionale, più scientifica, più giusta nella quale il lavoratori possano avere parte agli utili della produzione. charles Fourier (1772-1837) è il profeta disarmato di un utopia rivoluzionaria che, criticando la famiglia come base della società, propone la creazione di piccole comunità, denominate falangi, alloggiate in unità urbane, nelle quali ogni individuo possa svolgere un ruolo attraente senza es-sere sfruttato. il filosofo più importante di questo indirizzo è pierre Joseph proudhon (1809-1865) che con il saggio Che cosa è la proprietà (1848) si impone all’attenzione dell’opinione pubblica, anche per il suo contrapporsi a marx.

proudhon partecipa alla rivoluzione del 1948 e ne narra le vicende in Le confes-sioni di un rivoluzionario (1849). passato all’opposizione del regime repubblicano-conservatore viene incarcerato per tre anni. dopo la pubblicazione di La giustizia nella rivoluzione e nella Chiesa (1858) subisce un nuova condanna, ma riesce a rifugiarsi all’estero. rientrato in patria nel 1862, scrive ancora diverse opere, tra cui Teoria del-la proprietà, pubblicata postuma nel 1866. proudhon, convinto che gli interessi sul denaro siano una delle cause dell’ingiustizia sociale, lavora per l’organizzazione di prestiti gratuiti. il nucleo centrale della sua riflessione riguarda la proprietà, che ritiene la struttura portante dei privilegi sociali, ma una anche garanzia di libertà per l’indivi-duo, per cui considera la statalizzazione proposta da marx una soluzione errata. una seconda idea portante riguarda la giustizia, che intende come uguaglianza di soggetti indipendenti. di conseguenza bisognerebbe evitare la centralità dello stato, affidando le funzioni pubbliche a piccoli gruppi, che dovrebbero potersi federare, anche al di la

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dei limiti nazionali. proudhon si professa non credente, diffida della giustizia fondata sull’esistenza di dio, che si dovrebbe realizzarsi nella comunità ecclesiale, crede nella autosufficienza dell’uomo.

maritain rimprovera a proudhon di concepire la giustizia solo in senso quantita-tivo, rilevando che questo ideale di giustizia è astratto, frutto del razionalismo carte-siano, e con un certo umorismo chiama questa idea “la giustizia dei geometri… essa non è che un idolo, morto e mortifero. essa ha ingannato molti spiriti generosi, è lei che ha guastato quella passione della giustizia che in un proudhon fu un sentimento così grande e cosi sacro…proudhon pensava la giustizia, secondo il tipo elementare di giustizia commutativa. la giustizia, concepita in questo modo, si riferisce agli uo-mini come a delle quantità, tra le quali (come nel casi del giusto scambio) essa esige l’uguaglianza pura e semplice”. (iii, 188) maritain, nel saggio Persona e società, rico-nosce che proudhon non vuole la collettivizzazione della proprietà, perché la proprietà individuale garantisce la libertà della persona e la difende dalla subordinazione allo stato, ma rileva anche che la proprietà privata ha una spiegazione più profonda, ha una “sua radice metafisica, concernente la persona umana (e la famiglia) anteriormente alla considerazione delle sue relazioni con lo stato”. (v, 507) Bisogna trovare forme di proprietà societaria, evitando la statalizzazione della proprietà.

maritain riconosce la necessità di giungere all’uguaglianza tra uomo e donna, sulla quale proudhon e sorel insistono, precisando che bisogna promuovere non una uguaglianza puramente quantitativa, ma una uguaglianza qualitativa, una uguaglianza proporzionale alle differenze reali tra l’uomo e la donna.“Quello che proudhon non ha compreso è che, nell’ambito delle relazioni tra il tutto sociale e le sue parti, l’ugua-glianza di proporzione costituisce la giustizia stessa” (viii 274), perché si deve dare a ciascuno il suo secondo il bisogno e secondo il merito. proudhon non ha compreso le funzioni dello stato, immaginando una democrazia senza gerarchia, senza un’autorità, perché ogni uomo deve ubbidire solo a se stesso. nella società umana l’uomo è un individuo e una persona, come persona riferisce a se stesso il bene comune, ma come individuo è subordinato al tutto sociale e alle autorità, che gestiscono il bene comune. maritain osserva che la società immaginata da proudhon non può esistere in questo mondo.“una totalità senza gerarchia, un tutto senza alcuna subordinazione delle parti al tutto; non si trova questa meraviglia che nella trinità divina, nella società increata in cui appunto le persone non sono parti.”(viii 216).

proudhon resta prigioniero di una concezione antropocentrica della filosofia della storia, che affida all’uomo la sua liberazione, che non comprende il mistero del male nella storia, e contrappone dio al mondo. “egli si è completamente ingannato sulla nozione cristiana della trascendenza; e questo deriva non soltanto dal fatto che egli (come capita a tanti francesi di formazione classica) prendeva per concezioni cattoliche delle concezioni in realtà giansenistiche. ciò deriva anche da un errore filosofico molto profondo. se arrivò a bloccare nell’idea di trascendenza ogni specie di assolutismo: as-solutismo dello stato, dei ricchi, dei preti, per farlo culminare nel dispotismo supremo del tiranno celeste; ciò avvenne perché egli giungeva a spingere fino alle sue ultime conseguenze una concezione radicalmente univoca del dio trascendente”. (v, 402) ma-ritain rileva che proudhon non comprende l’ambivalenza della storia, rifiuta dio perché nel mondo c’è il male “nella concezione dell’ateo, o, se si vuole, del “nemico di Dio”,

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come proudhon si chiamava, è impossibile che dio sia al servizio del nemico di dio. mentre nella concezione del cristiano il nemico di dio è al servizio di dio. dio ha i suoi avversari (non nell’ordine metafisico, ma nell’ordine morale). ma i suoi avversari sono sempre al suo servizio. è servito dai martiri e dai carnefici che fanno i martiri”. (v, 397) dio rispetta la libertà dell’uomo, chi fa il male si serve delle forze che dio gli dona, usandole male, ma dio sa trarre il bene anche dal male. è il mistero della storia, che proudhon non sa decifrare, anche se tutta la sua filosofia è impregnata di valori morali,come dovere, moralità, giustizia. (xiii, 657).

maritain conclude la sua analisi in Cristianesimo e democrazia11 “proudhon cre-deva che la sete della giustizia fosse il privilegio della rivoluzione… la sete della giusti-zia è nata e cresciuta nell’anima dei secoli cristiani,ad opera del vangelo. è il vangelo ed è la chiesa che ci hanno insegnato a non obbedire che a ciò che è giusto”. (vii, 729) sul piano filosofico l’errore fondamentale del socialismo è quello di considerare l’uo-mo solo come individuo, dimenticando la persona e le sue naturali relazioni sociali, ad incominciare dalla famiglia, che è la cellula base dell’organismo sociale.

Ludvig Feuerbach e Friederich Engels

le radici storiche del marxismo vanno ricercate in ludvig Feuerbach (1804-1872): “che ha trasferito l’ateismo dalla critica religiosa alla critica sociale, che ha determinato l’adesione di marx al comunismo, perché la genesi del comunismo di marx non è di ordine economico, come quella di engels, ma di ordine filosofico e metafisico”. (vi, 337) l’idea che il lavoro umano sia alienante, a causa della proprietà privata, è venuta dopo “l’idea feuerbachiana che la coscienza umana è disumanizzata dalla idea di dio”. (vii, 24)

Feuerbach, nato in una famiglia luterana, dopo avere studiato teologia ad Hei-delberg, attratto dal successo di Hegel, si iscrive all’università di Berlino, dove segue i corsi di metafisica e di filosofia della religione e annota: “Bastò che per un semestre seguissi le sue lezioni e la mia testa e il mio cuore furono rimessi sulla loro via; io sep-pi ciò che dovevo e volevo: non teologia, ma filosofia! non vaneggiare e fantasticare, ma imparare! non credere, ma pensare!”. si laurea nel 1828 discutendo la tesi, De ratione, una, universale, infinita, che consegna al maestro con una lettera nella quale espone la sua convinzione della necessità che la filosofia, intesa come un idealismo panteistico, prenda il posto della religione. ottenuta la libera docenza, tiene corsi su cartesio e spinoza in quella stessa università, ma la pubblicazione di Pensieri sulla morte e l’immortalità, in cui nega l’immortalità dell’anima lo mette in conflitto con il corpo accademico e deve abbandonare i suoi corsi. riesce ancora a pubblicare una Storia della filosofia moderna da Bacone a Spinoza. poi abbandona l’insegnamento per dedicarsi solo allo studio. Feuerbach è convinto che già nel rinascimento è avvenuta una progressiva emancipazione della filosofia dalla teologia e pubblica L’Essenza del cristianesimo (1841), a cui segue L’Essenza della religione (1846), suscitando nuove polemiche. Questi libri ebbero successo e fecero di lui, non solo il leader della sinistra hegeliana, ma il punto di riferimento del movimento radicale tedesco. in queste due opere, Feuerbach afferma che tutti i predicati che si attribuiscono a dio sono ricondu-

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cibili ai predicati che si attribuiscono all’uomo e pertanto sono relativi all’uomo e non possono essere estesi all’assoluto.

maritain rileva “Feuerbach afferma che l’idea di dio e i dogmi religiosi non sono altro che una creazione spontanea del sentimento e del desiderio, per cui dio non è che un nome, che l’uomo dà a stesso, oggettivandosi. dell’uomo stesso Feuerbach ha un’idea materialistica”; (i, 1005) tanto che scrive, in una recensione del volume Teoria degli alimenti di J. moleschott, un fisiologo positivista, “l’alimentazione umana è alla base della cultura. l’uomo è ciò che mangia… Gli alimenti si trasformano in sangue, il sangue nel cuore e nel cervello, nei pensieri e nei sentimenti e se il popolo, in una rivoluzione futura, ricevesse migliori alimenti avrebbe migliori probabilità di succes-so”. (i, 1005) secondo Feuerbach l’uomo trasferirebbe le qualità, che trova in se stes-so, dalla sua soggettività all’oggettività. a ben guardare siamo di fronte al problema cruciale della conoscenza, alla relazione tra la soggettività del conoscere e l’oggettività del sapere, che solo il realismo critico risolve, senza assorbire dio nella ragione. ma questo problema gnoseologico non viene approfondito da Feuerbach che, nel suo an-tropocentrismo, sviluppando l’affermazione di Hobbes, homo homini lupus, giunge ad affermare homo homini deus preparando la formula di marx “l’uomo è per l’uomo l’essere supremo”. (xiii, 212)

se in Feuerbach troviamo le radici filosofiche dell’ateismo di marx, in Friederich engels (1820-1895) troviamo i presupposti economici della sua dottrina politica. an-che questo pensatore aveva rigettato il cristianesimo, dopo avere letto la Vita di Gesù di Friedrich strauss (1808-1874), il capofila della sinistra hegeliana, che considera la religione un mito; ed essersi accostato alle posizioni di Feuerbach. emigrato in inghil-terra per lavorare in un fabbrica, di cui il padre era comproprietario, nel 1845 pubblica La situazione della classe operaia in Inghilterra, e l’anno seguente incontra marx a Bruxelles ed inizia una lunga collaborazione intellettuale e politica. insieme, per inca-rico della “lega dei comunisti”, stendono il Manifesto del partito comunista. Fallita l’insurrezione, torna in inghilterra a lavorare con un posto direttivo nella fabbrica del padre ed aderisce alla “internazionale socialista”. influenzato dalle teorie di Henry morgan (1818-1881), che applica all’antropologia i criteri evoluzionisti di darwin, ri-tiene che le istituzioni sociali dipendano e possano essere modificate dal divenire della storia, e nell’opera Dialettica della natura (1885) sostiene che le leggi della filosofia hegeliana sono le leggi dell’evoluzione. è proprio engels a proclamare di “rimettere sui suoi piedi” la logica hegeliana, trasformando la dialettica dell’idea nella dialettica della materia, per cui tutti i fenomeni della vita sociale, la religione, la filosofia, la politica, l’arte non sono che epifenomeni dell’economia e della evoluzione storica. Grazie a questa evoluzione, lo stato è destinato a sparire, come pure tutte le divisioni in classi, in una totalità sociale senza gerarchia, dove tutti gli uomini saranno eguali. ecco come engels applica la dialettica hegeliana alla analisi sociologica: al principio c’era una proprietà comune del suolo (tesi), poi si passò alla proprietà privata individuale e familiare (antitesi) ed ora si torna, ad un livello superiore, alla proprietà comune col-lettiva (sintesi) engels è anche affascinato dal positivismo di comte, ma la sua guida intellettuale rimane Hegel, se in una lettera a marx del 7 luglio 1866 scrive “i francesi e gli inglesi sono attratti da questo nome, ciò che li seduce è il carattere enciclopedico, la sintesi. tutto questo è disdicevole se si paragona comte ai lavori di Hegel”. (xi, 698)

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sul piano filosofico si delinea il materialismo dialettico, perché engels, quando affron-ta i problemi della conoscenza, non fa alcun riferimento ad un’attività spirituale del soggetto conoscente, parlando solo di “riflessi della realtà oggettiva nella coscienza” (xi, 598) e perché per lui, come scrive testualmente “la libertà consiste nel compren-dere la necessità”. (xi, 642)

Karl Marx e il materialismo

il più importante filosofo del socialismo scientifico Karl marx (1818-1883), na-sce a treviri, da famiglia ebrea convertitasi al protestantesimo, studia filosofia a Ber-lino, dove stringe amicizia con i giovani hegeliani. si laurea a Jena con una tesi su Differenze tra la filosofia della natura di Democrito e quella di Epicureo. Fa il giorna-lista, e, convinto che la società politica debba essere rappresentativa dell’intera società civile, propone le elezioni politiche a suffragio universale. nel 1843 incontra engels a Bruxelles, entra in contatto con i circoli socialisti e comunisti, e, partendo da Feurbach, estende il concetto di alienazione dalla religione alla economia e alla politica, affer-mando che la proprietà privata disumanizza l’uomo, lo priva della sua dignità, espro-priandolo del prodotto del suo lavoro. il distacco dal socialismo utopistico avviene con le Tesi su Feuerbach, scritte nel 1845, ma pubblicate da engels solo nel 1888. espulso dalla Francia, su richiesta della prussia, ripara a Bruxelles, dove nel 1847 scrive contro proudhon Miseria della filosofia e insieme ad engels prepara il Manifesto dei comu-nisti, che viene pubblicato a londra nel 1848 e, adottato dalla “prima internazionale” nel 1864, si diffonde in tutto il mondo. la loro collaborazione si definisce nel volume La sacra famiglia, nel quale irridono alla carità borghese, rifiutano il socialismo di stato, proclamano che il comunismo è una filosofa e che solo il materialismo può li-berare l’uomo dall’alienazione e dallo sfruttamento. nel volume La ideologia tedesca prendono le distanze da Hegel, il socialismo sarà il risultato di una evoluzione storica, quando la classe operaia prenderà coscienza della sua missione. nella conferenza Il crepuscolo della civiltà12, maritain analizza questo processo storico: “in marx, la ge-nesi del comunismo è di ordine filosofico, deriva dagli impulsi ricevuti dalla sinistra hegeliana e da Feuerbach. nello concezione di marx l’idea che il lavoro umano viene disumanizzato dalla proprietà privata è derivata dall’idea di Feuerbach, che la coscien-za umana è disumanizzata dall’idea di dio. ad un livello più profondo, la teoria del materialismo storico veicola una posizione ateistica assoluta, essa implica, infatti, un processo universale di sostituzione del movimento dialettico della storia ad ogni causa-lità trascendente e all’universo del cristianesimo; comporta, di conseguenza, l’idea che il mondo della natura, e quello umano, sono un divenire, che si pone di per se stesso, e questa idea esclude ogni esistenza di dio”. (vii, 24)

Il primato della prassi

l’approccio di maritain al marxismo va al cuore della problematica epistemolo-gica e rileva il pragmatismo intrinseco a quel filosofare, che finisce per approdare ad

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un falso realismo: “sulla base della convinzione che conoscere significa trasformare, marx fonde in un unica essenza il filosofo e l’uomo di azione, riconosce come auten-tico filosofo soltanto colui che milita per la rivoluzione. ogni filosofo che non sia un pensatore rivoluzionario viene così rigettato a priori fra gli pseudo-pensatori. tale idea della coscienza, consistente, nella sua stessa essenza, in un processo trasformatore del mondo (una delle idee più profonde in marx e senza dubbio la più rivoluzionaria), a mio giudizio, è un errore che svuota ogni libertà spirituale ed ogni vera filosofia. da essa consegue che tutto quanto il pensiero è coinvolto nel movimento stesso dell’azione transitiva e della dialettica del divenire, tutto intero immerso nella storia. agli occhi di un metafisico abbiamo qui la quintessenza dell’immanentismo e del materialismo di marx”. (vi, 255-6) maritain si richiama ad aristotele e alla sua distinzione tra co-noscenza speculativa (conoscere per conoscere) e conoscenza pratica (conoscere per agire, al servizio della prudenza o conoscere per fare al servizio dell’arte). marx disco-nosce questa distinzione, per lui “ogni conoscenza è essenzialmente trasformatrice del-le cose e la sua verità consiste nel suo verificarsi nella prassi”. (vi, 926) così l’uomo, non è ciò che è , o ciò che pensa, ma è ciò che si fa, e marx identifica questo tesi nella dialettica hegeliana, applicata alla materia. nelle sue Tesi su Feuerbach, si può leggere all’undicesima “la questione di sapere se il pensiero umano può raggiungere una verità oggettiva non è una questione teorica, ma una questione pratica. e nella prassi che l’uo-mo deve dimostrare la verità, cioè la realtà, la potenza, la precisione del proprio pen-siero. la controversia sulla realtà o non realtà del pensiero, isolato dalla prassi, è una questione puramente scolastica. i filosofi non hanno fatto altro finora che dare diverse interpretazioni del mondo, ciò che importa è trasformarlo”. (vi, 345) così la filosofia coincide con la storia, il pensiero con il divenire. “ciò che è più grave nel marxismo è il fatto che ci presenta un filosofo che precipita la filosofia nell’attività pratica, sociale e politica”. (vii, 200) il marxismo non solo ordina il pensiero all’azione, ma identifi-ca il pensiero nell’azione come tale, “fa consistere la conoscenza stessa in un’attività sulle cose, un attività di lavoro e di dominazione della materia e di trasformazione del mondo”. (vii, 229)

maritain analizza i ”due caratteri della epistemologia marxista, che si possono chiamare praticismo e dialetticismo” e rileva che “il modo con cui marx afferma l’uno e l’altro, significa la distruzione della scienza”. (vii, 228) infatti marx “non ordina solamente all’azione la conoscenza come tale, ma fa consistere la conoscenza stessa nell’azione…in un’attività di lavoro e di trasformazione del mondo” (vii, 228) marx “pretende di trovare nelle scienze stesse il processo tipico della dialettica: l’automovi-mento del concreto per negazione della posizione precedente”, risolvendo la scienza nella sua storia. “Questo processo consiste nel servirsi della storia di una cosa per co-noscere la natura della cosa, per spiegare la cosa stessa con la sua storia”. (vii, 230). ma la poesia non è la storia della poesia, la fisica non è la storia della fisica.

Questi due aspetti, la prassi e la dialettica, si condizionano reciprocamente, per-ché il successo di cui parla marx non è la riuscita individuale,come nel pragmatismo americano: “non si tratta, affatto, di una concezione pragmatistica che sostituisca il rendimento pratico all’adeguazione alla realtà, per definire la verità. l’operazione è più sottile e radicale insieme. è la verità stessa, l’adeguazione alla realtà che è resa dipendente dalla prassi; e cambia, in un senso o nell’altro, in ragione del fine pratico

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verso cui si muove, in quel momento, il sapere dialettico”. (xi, 627) i valori vengono così storicizzati. “verità, giustizia, bene, male, fedeltà, tutte le norme della coscienza, oramai rese perfettamente relative, non sono più che delle forme mutevoli del processo della storia, allo stesso modo che per cartesio esse non erano che delle creazioni con-tingenti della libertà divina”. (xi, 639) la verità muta a misura che il tempo trascorre.

Il rovesciamento dell’hegelismo e la riabilitazione della causalità materiale

maritain analizza la posizione di marx nella storia della filosofia, cercando di valutare il significato del ritorno al realismo, dopo l’illuminismo e l’idealismo: “ciò che ha innanzitutto motivato il capovolgimento marxistico, è stato l’istinto realista proprio dell’intelligenza, una forte reazione del senso comune, convinto del primato della cosa sull’idea e che non dubita del fatto che l’oggetto dell’intelletto umano sia la realtà extra-nozionale. ma fin dall’inizio questo realismo è stato concepito come un materialismo, la realtà extramentale è stata confusa con la materia”. (xi, 598) si poteva ritornare all’ilemorfismo di aristotele, raccordando la causalità materiale alla causalità formale… ma “da più di due secoli, dopo malebranche e spinoza, i filosofi avevano preso l’abitudine di considerare la coppia, soggetto-oggetto, come equivalente alla cop-pia, pensiero-materia”. (xi, 599) per di più marx veniva da una formazione hegeliana, apparteneva alla sinistra hegeliana, per lui “una concettualizzazione di questo genere era semplicemente impossibile: da un lato perché la sua avversione per ogni forma di trascendenza gli impediva di riconoscere l’autonomia dell’elemento spirituale nell’uo-mo e nella storia umana; dall’altro lato perché, incorporando la dialettica hegeliana nel reale extranozionale, egli cercava di capire il dinamismo della realtà nella prospettiva dell’automovimento del discorso. di conseguenza la relazione di causalità reciproca nel senso aristotelico veniva esclusa e sostituita dalla relazione dialettica”. (xi, 600)

mentre Hegel fa emergere dallo sviluppo dell’idea la natura e l’umanità, marx fa uscire dalla evoluzione della natura l’umanità e l’idea. il marxismo risulta un hegeli-smo rovesciato, di cui conserva il monismo e lo sviluppo dialettico, ma attribuisce alla materia tutte le caratteristiche che Hegel aveva attribuito allo spirito. esiste un unico essere, che è materia, ed, in questo unico essere, i singoli individui, come in spinoza, sono modi di essere, inconsistenti, provvisori, immersi nel divenire evolutivo. la mate-ria non è una massa statica, ma è una realtà dinamica, vivente, animata dalla dialettica della tesi e dell’antitesi che si risolve in una sintesi, che diventa tesi di una ulteriore an-titesi, per cui l’essere non è in divenire, ma è il divenire. essere e divenire coincidono, l’essere è in quanto assolutamente diviene il suo opposto; essere e non essere, vero e falso, bene e male si condizionano reciprocamente nel continuo divenire.

marx conferma lo storicismo di Hegel, il suo è un materialismo dialettico. “è ben chiaro che il materialismo di marx non è il materialismo volgare, né quello dei materialisti francesi del xviii secolo, né il materialismo meccanicistico, ma, avendo una qualità tutta hegeliana, e confondendosi con un immanentismo perfetto è , per un metafisico, più reale e più profondo”. (vi, 345) si tratta di un immanentismo realista assoluto che rivaluta la causalità materiale, ma esclude dal divenire storico le altre cau-se, rovesciando la posizione hegeliana che aveva risolto tutto nella causalità formale.

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“l’assurdo misconoscimento idealistico della causalità materiale, doveva condurre, per reazione, ad una rivincita di quest’ultima, giustificata nella sua origine, ma ugualmente insostenibile nei suoi risultati; perché le due causalità sono richieste insieme come principio di spiegazione della realtà”, (vi, 347).

tutto nasce dalla materia in evoluzione, non sono dunque il pensiero e la coscien-za a determinare la vita e la storia, ma al contrario è il divenire a determinare la vita in evoluzione, che genera l’uomo, le società, le civiltà. l’economia diventa l’anima dello sviluppo della società, tutti gli altri processi socio-culturali, la filosofia, l’arte, la religione, diventano strutture secondarie ininfluenti, che marx chiama sovrastrutture. maritain osserva “capisco bene che è necessario rivedere l’interpretazione corrente del materialismo storico, secondo la quale tutta l’ideologia della vita spirituale non è che un epifenomeno dell’economia. è questa l’interpretazione del marxismo volgare, ed è ben lungi dall’essere trascurabile, perché è diventata una forza storica. marx, però, vedeva le cose con maggiore profondità…egli ha creduto sempre ad un’azione recipro-ca tra i fattori economici e gli altri, l’economico considerato a sé non era dunque per lui l’unica energia della storia”. (vi, 346) tuttavia, approfondendo l’analisi, maritain precisa alcuni snodi fondamentali del marxismo “da una parte l’intuizione delle con-dizioni di alienazione fatte nel mondo capitalistico alla forza-lavoro e della disuma-nizzazione di cui il possidente e il proletario simultaneamente vi sono colpiti, marx l’ha concettualizzata in una metafisica monistica, dove il lavoro ipostatizzato diventa l’essenza stessa dell’uomo e dove, recuperando la propria essenza, mediante la trasfor-mazione della società, l’uomo è chiamato a rivestire gli attributi, che l’illusione religio-sa attribuiva a dio”. (vi, 348) “dall’altra parte, se il fattore economico, isolato in sé, non è per marx l’unica energia della storia, rimane il fatto che il dinamismo essenziale da cui procede l’evoluzione, essendo quello delle contraddizioni economiche e degli antagonismi sociali del regime di produzione, è il fattore economico a svolgere la parte primariamente determinante rispetto alle diverse sovrastrutture in azione reciproca con esso“.(vi, 349) terzo, di conseguenza “queste sovrastrutture perdono ogni autonomia propria; per esistere nella storia e per agirvi non solamente sono condizionate dall’eco-nomico e dal sociale, ma ne derivano la loro determinazione primaria e ne ricevono il loro senso, il loro reale significato per la vita umana”.(vi, 351) marx in La ideologia tedesca scrive “la morale, la religione, la metafisica e ogni altra forma ideologica, e le forme di coscienza che ad esse corrispondono, non conservano la loro autonomia, non hanno storia, non hanno sviluppo…non è la coscienza che determina la vita, ma è la vita che determina la coscienza”. (xi, 601).

maritain in Per una filosofia della storia13 descrive la filiazione da Hegel del materialismo dialettico “in marx come in Hegel si trova sostanzialmente la stessa idea e lo stesso idolo, in ultima analisi, infatti, la dialettica marxistica è la stessa dialettica hegeliana, che passa dal mondo dell’idea al mondo della materia. Questa derivazione hegeliana è la sola spiegazione dell’espressione “materialismo dialettico”. la materia stessa per il marxismo, è attivata e pervasa da un movimento logico, dialettico. in altri termini, nell’idealismo hegeliano si trovano degli enti di ragione, quegli enti di cui si occupa la logica – in cui consiste la realtà, in virtù della conoscenza sperimentale for-zatamente introdottavi - inabitata nella realtà; mentre nel marxismo si trova la realtà, o la materia, inabitata dagli enti di ragione”.(x, 632) poi precisa “la filosofia marxista

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della storia altro non è che la filosofia della storia di Hegel divenuta atea, invece di es-sere panteista, e che vede la storia avanzare verso la divinizzazione dell’uomo in virtù del moto dialettico della materia”. (x, 633)

ma poiché l’uomo, nella lotta per la sua esistenza contro le forze della natura, deve associarsi ad altri uomini per trovare nuovi mezzi di produzione dei beni di consu-mo, la storia dell’umanità è la storia economica della evoluzione dei mezzi e dei modi di produzione, che marx analizza e valuta secondo la legge hegeliana della dialettica per contrapposizione.

La società capitalistica, il plus valore e la lotta di classe

secondo marx in ogni tipo di società si possono distinguere due classi contrappo-ste: i proprietari degli strumenti di produzione e coloro che li usano. le società variano e si modificano con il variare delle forme e dei mezzi di produzione. la sua filosofia della storia individua le grandi fasi della evoluzione dell’umanità. nella comunità primitiva, quando gli uomini usavano strumenti di pietra per cacciare la selvaggina e vivevano in comune, la proprietà era collettiva. con l’inizio dell’agricoltura e l’uso di strumenti di metallo come l’ascia e l’aratro, i più forti si spartiscono le terre e nasce il latifondo e si ha un regime di schiavitù. nel regime feudale, grazie all’invenzione di strumenti per il lavoro artigianale, si costituisce la piccola proprietà accanto alla grande proprietà ter-riera; con l’invenzione della macchina e la necessità di grandi capitali nasce la grande industria. in questa situazione economica il possesso dei mezzi di lavoro è concentrato nelle mani di pochi proprietari, e la massa dei lavoratori è costretta a vendere la propria forza-lavoro, che diventa così una merce. si è determinata una situazione storica in cui alla società di produzione di modo collettivo si contrappone ad una società di consumo ancora a base individuale e famigliare, con grande svantaggio per i lavoratori.

secondo marx si può porre rimedio a questa ingiustizia solo con la collettivizza-zione anche dei consumi, e sarà lo stesso capitalismo a creare le premesse per l’avvento di una società comunista. Bisogna sostituire ad una economia dove il lavoro aumenta il capitale, dove l’economia è fine a se stessa, e impoverisce il lavoratore, dove si giunge ad una sovraproduzione con grande riserve di beni e pochi acquirenti, una economia socializzata, nella quale il capitale sia utilizzato per migliorare il tenore di vita dei lavo-ratori. maritain nella conferenza Gli ebrei tra le nazioni, raccolta nel volume Il mistero di Israele14, (59) rileva che anche in marx c’è una forma di antisemitismo, perché egli ritiene che ci sia “una specie di pre-adattamento e di mutuo concorso tra lo spirito di avventura ebraico e lo spirito di avventura capitalista e che in nessuna parte la giudai-cità sia più in casa che nella civiltà capitalista“ (xii, 489)

la lotta di classe implica la necessità di usare la violenza. marx la legittima mo-ralmente, in una sorta di nuovo machiavellismo, perché, anche per lui, il fine giustifica i mezzi. “la constatazione che la forza è la levatrice della storia, pone per marx un solo problema, quello di poterla conquistare”. (vi, 570) la lotta di classe e la dittatura del proletariato sono una necessità storica, perché “il proletariato ha la missione sacra di salvare il mondo” (vi, 414) e solo quando tutto il mondo sarà conquistato al comuni-smo sarà possibile la pace. maritain rileva che marx ha operato nella società una sorta

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di secessione di una parte rispetto al tutto “ed ha chiesto agli operai di tutto il mondo di non cercare altro bene comune, che quello della propria classe” (xi, 39) sostituendo al concetto di popolo, come corpo politico, il concetto di classe, proprio come il nazio-nalsocialismo sostituisce al concetto di popolo il concetto di razza.

maritain in un dei suoi ultimi scritti, ancora inedito in italiano, Una società senza denaro (xvi 1137-1152) osserva che è una illusione credere alla fecondità del denaro e che il concetto di plus valore non è un concetto solo marxistico, perché già la chiesa per un certo tempo aveva ritenuto illecito il guadagno ottenuto con gli interessi sul ca-pitale. infatti “la somma di cui si tratta, stabilita prima ad un certo tasso di rendimento, non può essere in realtà che un prelievo su quanto dovuto al lavoro dell’uomo. è questa la qualità che caratterizza il regime capitalista. Questo concetto non è stato inventato da marx; egli non aveva che da constatarlo, come possiamo fare noi, se abbiamo occhi per vedere. ciò che è proprio di marx è di averne fatto, proclamando la lotta di classe, uno strumento per la sua rivoluzione”. (xvi, 1150) “tanto quanto marx, anche san tom-maso ha la percezione della umiliazione inflitta all’uomo, dall’alienazione del lavoro al profitto altrui, che tommaso chiama servitù.”(viii, 89) il marxismo promette, attra-verso la lotta del proletariato, una liberazione dell’uomo, e risolve il problema con la violenza, trasferendo allo stato ogni forma di proprietà. maritain rileva che, malgrado il profitto sia il male radicale del capitalismo, è preferibile vivere in libertà in un regime capitalista, cercando degli strumenti per rimediare ai danni provocati dalla ricerca del profitto, piuttosto che in un regime comunista, il quale come regime totalitario, toglie all’uomo la libertà, che è il dono più prezioso della persona umana.

L’antropologia dell’uomo collettivo

il marxismo vorrebbe liberare la persona umana dalla sua alienazione, dovuta alla organizzazione capitalistica del lavoro, che fa del denaro un valore assoluto, ma a causa della suo materialismo dialettico finisce per negare la sua dignità, la sua identità personale, riducendola ad un modo di essere del tutto collettivo e a causa del comuni-smo la subordina allo stato ed al partito unico che vi si identifica. marx scrive nelle tesi su Feuerbach “il materialismo storico considera che la vera natura umana è costituita dalla sua attività sociale” (vi, 500) e maritain commenta “di qui la sua concezione immanentistica del lavoro considerato come una specie di sostanza comune e assoluta, ove si attualizza l’essenza dell’uomo e che non è messa in rapporto né a oggetti, nè all’attività creatrice della persona”. (vi, 500) l’analisi è molto precisa “come ogni uomo, soprattutto come ogni grande uomo di azione, marx credeva praticamente nel libero arbitrio, cioè in quella padronanza della volontà sui propri atti, mediante la quale la volontà domina interiormente tutto il condizionamento dei suoi atti, ma speculativa-mente la sua filosofia gli interdiceva questa credenza spiritualistica e riduceva la libertà dell’uomo alla spontaneità di una energia vitale, che, mediante la presa di coscienza del movimento della storia, diveniva la forza più efficace e più profonda di questa” (vi, 439) “l’uomo, agli occhi di marx, non è un prodotto passivo dell’ambiente, l’uomo è attivo, agisce sull’ambiente per trasformarlo, ma nel senso fissato dalla evoluzione economica e sociale”. (vi, 439) Fa parte anche lui del determinismo universale, per cui

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la libertà è un postulato fittizio della filosofia, perché chi esiste non é la singola persona ma è l’umanità nella sua interezza in un dato momento storico del divenire dialettico, il singolo è solo un modo di essere.

in realtà, il marxismo non può ammettere la libertà di scelta, ma solo la libertà di chi aderisce al divenire della storia. maritain precisa: “marx cerca una libertà infinita-mente più ambiziosa, perché per lui la volontà umana è , a dire il vero, l’unico spirito della storia, di una storia che nessuno dio trascendente governa dall’alto; e quando la volontà umana sarà uscita dal suo stato di alienazione, la storia tutta intera andrà dove la volontà umana vuole, sarà il dio della storia, farà la storia da sovrana assoluta”. (vi, 441) osserva, inoltre, che la liberazione finale con la fine dello stato resta una illusione politica, proprio per la collettivizzazione dei mezzi di produzione: “la liberazione che esso si propone, sarebbe in realtà la liberazione dell’uomo collettivo, non della persona individuale; e se supponiamo che alla fine lo stato sia abolito, in compenso la società come comunità economica subordinerebbe a sé tutta la vita delle persone“.(ix, 229) con Hegel e con marx si passa da un machiavellismo moderato, che separa la politica dalla morale, come nello stesso machiavelli ed in cartesio, ad un machiavellismo as-soluto, che identifica la morale con la politica e considera lo stato il fondamento del diritto, subordinando le coscienze allo stato15.

ma, a prescindere da queste considerazioni, etico-politiche, marx svaluta la stes-sa attività intellettuale dell’uomo. “a differenza di ogni realismo autenticamente fi-losofico, il realismo marxista non ha alcuna idea dell’attività specifica dello spirito nell’opera di conoscenza e della libertà di movimento con la quale l’intelligenza produ-ce in se stessa, compone, divide, manipola i suoi concetti, al fine di rendersi, attraverso essi, conforme alla realtà”. (xi, 619) per marx la nostra conoscenza è solo un riflesso della realtà nello specchio del nostro cervello, e lenin considera i concetti una copia, una fotografia, della realtà, come un doppione delle cose, alla maniera di cartesio. per il marxismo “il fatto che gli oggetti conosciuti, proprio in quanto conosciuti, abbiano una loro vita nello spirito umano, che è caratteristica dell’universo della logica, viene completamente ignorato”. (xi, 620) tutta l’attività dell’uomo è risolta nell’attività so-ciale, per realizzare il comunismo, che per marx è il compiuto umanesimo, come scrive nei Manoscritti economico-filosofici è “la vera soluzione del contrasti dell’uomo con la natura, e dell’uomo con l’uomo, la vera soluzione del conflitto tra esistenza ed essenza, fra oggettivazione e affermazione soggettiva, fra libertà e necessità… è risolto l’enigma della storia” (xi, 641)

La morale comunista

maritain constata “la prospettiva di Hegel era innanzitutto metafisica, quella di marx innanzitutto sociale, nessuno dei due ha scritto un trattato consacrato all’etica, tuttavia i problemi e la dottrina del comportamento umano occupano un posto nelle loro riflessioni”. (xi, 656) l’affermazione di Benedetto croce, secondo cui “dissertare sull’etica secondo marx è fatica vana per mancanza di materia”16 è inesatta. l’avere considerato l’etica una sovrastruttura non impedisce a marx di avere un’etica, pur facendola un semplice riflesso dell’infrastruttura economica, pur rifiutando “nozioni

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come quella di giustizia, di diritto naturale, di verità eterna, di precetto immutabile, nozioni ritenute contaminate di platonismo e di ipocrisia”. (xi, 657) anche marx ha il suo “imperativo categorico che risulta dal fatto che l’uomo è l’essere supremo per l’uomo…un imperativo etico, perché è la suprema necessità della storia”. (xi, 659) in base allo storicismo, per cui non esistono valori assoluti, non può esistere un dover essere, ma osserva maritain “qui abbiamo a che fare con il santo dei santi, con l’anima hegeliana del marxismo” (xi, 659), perché l’uomo è il sommo legislatore e tutto quan-to avviene nella storia è per il suo bene, e cita una riflessione di Garaudy “la morale sarà veramente laicizzata solo se rinuncerà alla opposizione metafisica tra bene e male, a questo dualismo che non è che l’ombra terrestre della religione”.17

marx ed engels credono “alla bontà naturale degli uomini, alla loro uguaglianza di attitudini intellettuali, alla onnipotenza dell’esperienza, dell’abitudine, dell’educa-zione”; secondo loro l’ingiustizia, lo sfruttamento nascono dalle strutture sociali; così criticano “l’ipocrisia della morale borghese, la sua buona coscienza, le sue sanzioni legali che trattano il criminale come una pura libertà astratta”. (xi, 659) il male non è nell’uomo, ma nella società borghese, che bisogna abbattere “le virtù fondamentali sono quelle richieste dallo sforzo per l’avvento del comunismo: la solidarietà di classe, la disciplina, l’odio inesorabile contro ogni oppressione e sfruttamento, l’entusiastico dono di se stessi alla costruzione della società comunista”. (xi, 674) alla fine di questa lotta l’uomo troverà la pienezza della libertà: “io non lavorerò più per vivere, il mio lavoro sarà la mia vita. la produzione, diventata umana, non sarà più che una oggetti-vazione dell’individuo”. (xi, 671) ne consegue che “la morale marxistica è una morale escatologica” (xi, 665) cerca il regno di dio nella storia.

maritain rileva la contraddizione della morale marxiana che vuole essere insieme relativista e normativa, perché non esistono valori assoluti. È una categoria storica, che cambia con il mutarsi della situazione socio-economica, e fondamentalista “perché impone i suoi precetti (per quanto variabili essi siano, a seconda delle fasi dello svilup-po) in modo incondizionato”; (xi, 675) e conclude “dal punto di vista veramente etico, domandare all’uomo di sentirsi assolutamente obbligato in coscienza ad una condotta il cui oggetto non comporta in sé alcuna bontà intrinseca e risponde soltanto ad un in-teresse sociale momentaneo o al movimento della storia, è una sfida alla ragione come alla dignità della coscienza”. (xi, 676)

Gli sviluppi del marxismo

il marxismo si sviluppa in russia, attraverso l’interpretazione radicale di nikolaj lenin (1870-1924), e raggiunge l’oriente in cina, coinvolgendo con l’azione politica di mao dzedong (1893-1976), un intera razza, malgrado le resistenze dei nazionali-sti. secondo maritain con lenin il materialismo dimostra il suo vero volto di falso realismo: “le polemiche di lenin contro avenarius e mach sono molto significative a questo riguardo. solamente i marxisti confondono realtà e materia, realismo e materia-lismo”. (v, 175)18 con lenin la morale socialista diventa la morale del partito politico, tanto che in un discorso afferma “la nostra etica è interamente subordinata agli interessi della lotta di classe del proletariato“ (xi, 668) in russia nel 1917, con la Rivoluzione

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di ottobre contro il regime autocratico degli Zar, “gli intellettuali, che volevano una rivoluzione spirituale, hanno scambiato per radicalismo dello spirito gli sconvolgimenti visibili e lenin si è sbarazzato di essi con mezzi spicci, dopo essersi servito di loro”. (v, 439) lenin proclama la dittatura del proletariato. maritain, analizzando gli schie-ramenti politici di destra e di sinistra. operanti nella storia, e considerando il carattere psicologico degli uomini che militano in questi schieramenti, scrive “le situazioni si ingarbugliano per il fatto che a volte uomini di destra fanno una politica di sinistra e vi-ceversa. penso che lenin sia un buon esempio del primo caso. le rivoluzioni di sinistra fatte da temperamenti di destra sono le più terribili”. (vi, 276)

maritain considera le radici teoretiche del marxismo, ma analizza anche le rica-dute sociali nella vita dei popoli, denunciando le responsabilità del mondo occidentale, che per interessi di realismo politico collabora con i regimi comunisti. a proposito della situazione nella russia sovietica, scrive “più cinica e più brutale dell’educa-zione mediante il vuoto, sotto la quale il liberalismo occidentale asfissia l’infanzia, un’attenta chirurgia pedagogica opera le anime per cancellare in loro l’immagine di dio; ma, nonostante tutto, questa immagine rinasce; un povero fanciullo che si crede ateo, se veramente ama ciò che ritiene come il volto del bene, si volge verso dio, senza saperlo…è con rispetto che parliamo del popolo russo e della tragedia spirituale in cui è coinvolto”. (iv 899-900) a riguardo della cina, sottolineando le connessioni che nella storia si sono stabilite tra marxismo e darwinismo, dopo avere rilevato che “certe malattie, trasportate sotto altri climi, trovando organismi non immunizzati, diventano flagelli fulminanti” (iii, 934), constata “nelle scuole primarie si insegna ai bambini dagli otto ai dodici anni la discendenza dalla scimmia nella forma più cruda, agli ado-lescenti, dai dodici ai quindici anni, il socialismo di marx e il comunismo di lenin, ai liceali l’empietà scientifica e agli studenti universitari l’ateismo russo nella formula di Gregorio Zinoviev (1883-1936) «finiremo per detronizzare Dio dal suo cielo! Non più religione, non più morale, non più legge, non più riti, non più genitori, non più mae-stri». (iii, 935) tutto questo nell’indifferenza del mondo occidentale, preoccupato solo dei suoi interessi economici.

troviamo in maritain molti rimandi agli ultimi discepoli di marx, che tentano alcune varianti sul marxismo. Giörgy lukacs (1885-1971) filosofo ungherese, che ap-plica il marxismo alla critica estetica; louis althusser (1918-1990) filosofo algerino, che, in una raccolta di scritti Per Marx (1965), riassume e rielabora gli insegnamenti di marx, lenin, mao dzedong. roger Garaudy (1913), filosofo francese, convertito-si all’islam, che cerca possibili connessioni tra il marxismo e la religione. nessuna particolare attenzione ai filosofi della Scuola di Francoforte, ma a maritain interessa soprattutto la formazione del marxismo, e in questa ricerca si serve anche degli studi del teologo svizzero Georges cottier19.

L’ultima eresia cristiana

maritain vede nel comunismo una eresia cristiana20, in se stessa contrad-dittoria, perché da una parte vuole realizzare la solidarietà tra gli uomini e tra i popoli, mentre dall’altra è legato al filosofie come l’hegelismo ed il marxismo che sono delle teologie rovesciate; nel Breve trattato dell’esistenza e dell’esistente21 si

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domanda “il panlogismo di Hegel è stato il supremo sforzo della filosofia moderna di assorbire tutti i cieli dello spirito nell’assolutismo della ragione. e dopo si è avuta la disperazione della ragione, ma di una ragione sempre posseduta, sempre ferita dall’ossessione teologica, diventata ossessione antiteologica, Quando Feur-bach ha dichiarato che dio era creazione e alienazione dell’uomo, quando nietz-sche ha proclamato la morte di dio, essi sono stati i teologi delle nostre filosofie contemporanee. perché sono così carichi di amarezza, se non perché si sentono incatenate, loro malgrado, ad una trascendenza ed ad un passato che debbono sempre uccidere e nella cui negazione affondano le loro stesse radici“ (ix, 131) “l’ateismo è il termine finale della dialettica interna dell’umanesimo antropocen-trico” (ix, 368)

charles pèguy aveva iniziato il giovane maritain al socialismo, sulla base di un criterio morale, insegnandogli che la rivoluzione sarà morale o non sarà vera rivolu-zione. al termine della vita maritain deve constatare il fallimento di questa prospettiva socialista: “di fatto la rivoluzione si è prodotta nella forma di una rivoluzione marxista e atea, in una certa parte del mondo, in russia, è qui che la rivoluzione ha avuto luogo ed è stata una rivoluzione interiormente corrotta, non, quindi, la rivoluzione etica di pè guy, ma la rivoluzione materialistica di lenin”. (x, 669) Questa rivoluzione si diffusa in tutto il mondo, in asia, nell’america latina, in africa, contaminandosi anche con il capitalismo come in cina. maritain constata, non senza tristezza, “la possibilità di vedere prodursi, ora, una rivoluzione pèguystica, se così posso dire, una rivoluzione sociale cristiana, è sparita dalla storia…

ciò che i cristiani debbono fare oggi non è sognare una rivoluzione sociale cristia-na, ma sforzarsi di fare prevalere l’ideale cristiano nei progressivi adattamenti secondo i quali il mondo non comunista attuerà i cambiamenti richiesti da quella stessa giustizia sociale, che è stata il vero stimolo della rivoluzione comunista, anche se l’ideologia di quest’ultima non ha permesso di farne menzione” (x, 669) la rivoluzione comunista “si è condannata ad un’opera distruttiva, che voleva cambiare la faccia della terra, sen-za prima cambiare il proprio cuore”. (v, 439).

alla radice della rivoluzione socialista maritain vede il primato dell’azione sulla contemplazione cioè “il primato faustiano dell’azione in marx e la prassi considerata come criterio di verità”. (xii, 806) la filosofia della prassi è diventata l’ideologia del partito comunista, tanto che antonio Gramsci (1891-1937) giunge a scrivere “ogni fi-losofia è una politica e ogni filosofo è essenzialmente un uomo politico”. (xi, 630) e lukacs precisa, in coerenza con il materialismo dialettico, che “il criterio di valutazio-ne non è il semplice successo, ma il successo voluto dalla storia”. (xi, 683)

infine nel suo giudizio sugli avvenimenti della storia moderna maritain ritorna a sottolineare la responsabilità dei cristiani e cita questa riflessione del filosofo russo ni-colas Berdiaev “la posizione del mondo cristiano di fronte al comunismo non è solo la posizione di colui che porta in se stesso la verità eterna ed assoluta, è anche la posizione del colpevole, che non ha saputo realizzare questa verità, e che l’ha tradita”. (v, 426)22

la critica di maritain al comunismo si basa sulla filosofia politica di san tom-maso, secondo la quale la proprietà è , per sua natura, privata, in ragione stessa della produzione cioè della recta ratio factibilium, (la virtù dell’arte) mentre l’uso di questa proprietà deve essere comune per la recta ratio agibilium, (la virtù della prudenza).

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maritain sviluppa: ”la legge della appropriazione personale (in forma individuale o associata) è altrettanto importante della legge dell’uso comune”. (vi, 499) rileva come il capitalismo e il comunismo abbiano alterato le condizioni del fare umano, che pos-sono essere soddisfatte solo nella libertà, nell’amicizia civile, con una politica econo-micamente avveduta. il comunismo porta al collettivismo e alla tirannide, perché nella società socialista: “se l’individuo si prende cura della buona gestione dei beni, non è perché egli sia direttamente responsabile dell’opera stessa, che produce, che non è più la sua cosa, e la cui riuscita e il cui naufragio non lo tocca più, non lo interessa più; ma è perché è responsabile davanti alla collettività, di cui è servitore, di fronte ad altri uomini che lo castigheranno, se svolge male il suo compito” (v, 506) per marx è la società, organizzata in stato, non la coscienza responsabile davanti a dio, ad essere il punto fondamentale di riferimento. in questo senso maritain scrive “il marxismo resta tributario del messianismo utopico inerente, fin dall’inizio, alla tradizione socialista. a dispetto delle esigenze teoriche della dialettica, egli vede sorgere dai conflitti della storia una umanità comunista, che appare come il punto conclusivo, dove tutto sarà riconciliato, come nel verbo di dio”. (vi, 361) il marxismo vuole realizzare sul piano della natura e della storia quell’umanità perfetta, che si potrà realizzare ad opera della grazia di dio sul piano della soprannatura solo alla fine della storia nel regno di dio. “nella lotta di classe e in questo messianismo escatologico è stata falsata la presa di coscienza della dignità della classe operaia. Questo culto dell’assoluto nella storia segna il passaggio dall’hegelismo rudimentale del nazionalsocialismo, che aveva divi-nizzato la razza ad un hegelismo più profondo, che divinizza la classe proletaria nel divenire dialettico della lotta di classe”. (vi, 414) l’errore dei socialismi consiste nella convinzione di potere modificare e migliorare l’uomo, modificando le strutture sociali: “l’ambiente è qualche cosa di esteriore all’uomo, non è per nulla l’uomo stesso. nel migliore ambiente possibile l’uomo stesso, con le sue grandezze e le sue miserie non potrebbe essere cambiato di un solo iota”, (xvi, 1144).

il male non è solo nelle strutture sociali e politiche, ma è soprattutto nell’orgo-glio, nella avidità, nella concupiscenza del cuore dell’uomo, che soltanto la grazia e la misericordia di dio possono rimediare. l’umanesimo ha bisogno del cristianesimo. Bisogna che i cristiani prendano coscienza della loro missione temporale senza confon-dere e senza separare il piano dello spirituale dal piano del temporale, perchè , precisa maritain, altro è agire in quanto cristiano a livello di religione, impegnando la chiesa, altro è agire da cristiano a livello di politica, impegnando solo se stessi. non si tratta di un dualismo, (sarebbe schizofrenia!!), bensì di una distinzione, perché “il piano del temporale è subordinato al piano dello spirituale” (vii, 619) ma all’interno della co-scienza dei cittadini. in una democrazia non si può istituzionalizzare una fede religiosa nelle strutture dello stato; non può esserci uno stato cattolico o uno stato musulmano. Questa laicità non significa indifferenza verso le religioni, perché lo stato democratico non è neutro (laicismo), ma neutrale, rispetto alle fedi dei suoi cittadini, e rispetta la loro libertà di coscienza e di organizzazione sociale. Bisogna scegliere tra una con-cezione politica della religione e una concezione evangelica della politica; la prima dà più importanza alle strutture e ai mezzi materiali, la seconda dà più importanza all’ispirazione e alle energie vitali. maritain preferisce la seconda concezione, “perché ciò che gli uomini chiedono anzitutto alla religione non è di fare la loro felicità, ma di

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dire loro la verità” (viii, 44). è legittimo tendere a promuovere una società cristiana, una cristianità nel mondo pluralistico della città dell’uomo, è errato pretendere di avere uno Stato cristiano.23

maritain al termine del concilio vaticano ii in Il contadino della Garonna24. scri-ve: “in verità tutte le vestigia del santo impero sono oggi liquidate: siamo definitiva-mente usciti dall’età sacrale e da quella barocca; dopo sedici secoli, che sarebbe vergo-gnoso calunniare o pretendere di ripudiare. ma che certamente hanno finito di morire e i cui gravi difetti non erano contestabili, una nuova era comincia in cui la chiesa ci invita a comprendere meglio la bontà e l’umanità di dio… ecco compiuto il grande rovesciamento in virtù del quale non sono più le cose umane che s’incaricano di difen-dere le cose divine, bensì queste che si offrono a difendere le cose umane (se queste non rifiutano l’aiuto offerto)”. (xii, 671) la Caritas in veritate di Benedetto xvimo si muove in questa direzione, non chiede per la chiesa l’aiuto della società civile per evangelizzare il mondo, ma offre alla società civile, nazionale e internazionale, il suo aiuto per rendere il mondo più umano. Questa attenzione significa che l’uomo non è in questo mondo solo per prepararsi alla vita eterna, per salvarsi l’anima, ma è al mondo per coltivarlo, per popolarlo; e si salva l’anima solo se si impegna a far crescere nella pace la società terrestre, se serve il suo prossimo, se promuove il progresso. non dob-biamo dimenticare che Gesù istituì l’eucarestia dopo la lavanda dei piedi e che nella storia dell’arte, fino a leonardo, l’ultima cena era sempre affiancata alla lavanda dei piedi.

piero viotto

note

1 per i riferenti ai contemporanei consultare p. viotto, Grandi Amicizie I Maritain e i loro contemporanei, città nuova, roma 2008

2 cfr. m. Fourcade, Yves Simon entre saint Thomas et Proudhon, in “cahiers Jacques maritain” n. 47, dicembre 2003, pp. 4-22

3 J. maritain, La filosofia morale, esame storico e critico, morcelliana, Brescia 19714 le citazioni dei testi maritainiani, inserite nel testo, indicando volume e pagina, si riferiscono all’edizione

definitiva in lingua francese: Jacques et raissa maritain, Oeuvres Complètes, editions universitaires Fribourg - editions saint-paul paris, 1986-2000, voll. xvi per una ricerca analitica su ciascuna opera si vedano le schede, p. viotto, Dizionario delle opere di J. Maritain, città nuova, roma 2003, pp. 45o. per una conoscenza complessiva della ricerca si veda p viotto, Introduzione a Maritain, laterza, Bari/roma 2000 pp. 196

5 p. viotto, Storia del pensiero moderno secondo Maritain, volumi 2 città nuova, roma 20116 J. maritain, Riflessioni sull’intelligenza, massimo, milano 1987, presentazione di v. possenti,7 J. maritain, Primato dello spirituale, logos, roma 1980, presentazione di G. campanini.8 J. maritain, Lettera sull’indipendenza in Scritti e manifesti politici, 1933-1939, morcelliana, Brescia

1978, pp. 45-73 presentazione di G. campanini,9 J. maritain, Arte e scolastica, morcelliana Brescia 198810 J. maritain, Umanesimo integrale, Borla roma 2003 presentazione di p.viotto11 J. maritain, Cristianesimo e democrazia, vita e pensiero milano 1977, presentazione di G. lazzati12 J. maritain, Il crepuscolo della civiltà in Scritti e manifesti politici 1933-1939, ed, cit, pp. 169-19713 J. maritain, Per una filosofia della storia morcelliana a Brescia 195714 J. maritain, Gli ebrei tra le nazioni in Il mistero di Israele morcelliana, Brescia 1964, prefazione di a,

pavan, pp. 46-8315 J. maritain, La fine del machiavellismo in Per una politica più umana, morcelliana, Brescia 1968, pp,.

117-15516 B. croce, Materialismo storico ed economia marxista, laterza, Bari 1944

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17 r. Garaudy, Le Communisme et la morale, parigi 1945 p. 1718 cfr. lenin, Materialismo e empiriocriticsmo in Opere Complete, vol. xiv, editori riuniti, roma 196319 G. cottier, L’athéisme du jeune Marx, ses origines hégéliennes, vrin, parigi 1959; cfr. G. cottier,

itinèraire d’un croyant, cdl, tours 2007 20 Gli stati totalitari nazionali, eredi del vecchio antagonismo dell’impero pagano contro il vangelo, rap-

presentavano una forza esterna eretta contro il cristianesimo per asservirlo o annientarlo in nome del potere poli-tico divinizzato. “al contrario, nonostante la filosofia materialista nella quale si concettualizza e che gli travisa il proprio significato essenziale, il comunismo, che si situa nella linea storica del razionalismo moderno, dell’uma-nesimo antropocentrico e delle aspirazioni democratiche passate sotto l’obbedienza immanentista (e in lotta ide-ologica con le proprie fonti cristiane), in realtà deve essere considerato come un’eresia cristiana, l’ultima e del tutto radicale eresia cristiana” “donde consegue che i comunisti e i cristiani hanno cattiva coscienza gli uni verso gli altri” (ix, 233).

21 J. maritain, Breve trattato dell’esistenza e dell’esistente, morcelliana, Brescia 196522 cfr. n. Berdjaev, Autobiografia spirituale, Jaca Book, milano 200623 p. viotto, dalla cristianità istituzionalizzata alla città dell’uomo. la Caritas in veritate di Benedetto xv in

Notes e Documents n. 16 janvier-avril 2010 pp.25-38, e in Orientamenti sociali sardi, n.1 gennaio-giugno 201124 J. maritain, Il contadino della Garonna, morcelliana, Brescia 1969 e successive, nuova edizione il

cerchio, rimini 2009

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