fisica i 3
DESCRIPTION
Storia della filosofia antica LM 2013/4 Sapienza Roma Diana QuarantottoTRANSCRIPT
Fisica I 3
I) introduzione (186a4-‐10) II) confutazione di Melisso (186a10-‐22) III) confutazione di Parmenide (186a22-‐186b35) IV) criAca di altri pensatori che furono influenzaA dagli EleaA ma non giunsero alle loro conclusioni (187a1-‐11)
I) introduzione (186a4-‐10)
A coloro che procedono in questo modo appare impossibile che gli en6 siano uno e non è difficile confutare gli argomen6 con cui [Parmenide e
Melisso] provano [questa loro tesi]. InfaA, entrambi, sia Melisso sia Parmenide,
avanzano argomen6 eris6ci 〈infaA i loro discorsi assumono premesse false e non deducono
correDamente le conclusioni…
A coloro che procedono in questo modo appare impossibile che gli en6 siano uno e non è difficile confutare gli argomen6 con cui [Parmenide e
Melisso] provano [questa loro tesi]. InfaA, entrambi, sia Melisso sia Parmenide,
avanzano argomen6 eris6ci 〈infaA i loro discorsi assumono premesse false e non deducono
correDamente le conclusioni…
Aristotle ha già mostrato che il monismo eleaAco è falso
Aristotele fornirà ulteriore argomenA
contro il monismo eleaAco
quesA ulteriori argomenA saranno confutazioni degli argomenA di
Parmenide e di Melisso
queste confutazioni saranno luseis: criAche finalizzate a mostrare la
cause della teoria eleaAca, i.e. gli errori da cui questa teoria
deriva: formalmente, false premesse e inferenze invalide
II) confutazione di Melisso (186a10-‐22)
III) confutazione di Parmenide
(186a22-‐186b35)
È evidente che Melisso argomenta in modo scorreRo….. Lo stesso Apo di discorso vale anche contro Parmenide….
III) confutazione di Parmenide (186a22-‐186b35)
Lo stesso 6po di discorso vale anche contro Parmenide, insieme ad altri che [eventualmente]
siano a lui propri.
E la confutazione (lusis) consiste nel faDo che, da una parte, [il suo argomento comporta il] falso e,
dall’altra, non inferisce correDamente la conclusione.
[il suo argomento comporta il] falso in quanto assume che “ente” si dica in un solo senso, mentre si dice in più sensi, e non inferisce correDamente la conclusione in quanto…..
1) [il suo argomento comporta il] falso in quanto assume che “ente” si dica in un solo senso, mentre si dice in più sensi (= premessa falsa) 2) e non inferisce correRamente la conclusione in quanto… (= non sequitur)
1) [il suo argomento comporta il] falso in quanto assume che “ente” si dica in un solo senso, mentre si dice in più sensi (= premessa falsa) 2) e non inferisce correRamente la conclusione in quanto… (= non sequitur) 3) se la premessa fosse rafforzata in modo da evitare il non sequitur, ne seguirebbe qualcosa di assurdo (= reduc6o ad absurdum)
pertanto è necessario assumere non solo che,
rispeDo a ciò di cui venga predicato, “ente” abbia un unico significato, ma anche che significhi proprio ciò che è e proprio ciò che è uno (...)
perché ciò che propriamente è dovrebbe significare l’ente piuDosto che il non ente? (…) Quindi ciò che
propriamente è ente è non-‐ente (…)
la reduc6o ad absurdum
della (versione rafforzata della premessa) che l’ente si dice in un solo senso
è una dimostrazione della tesi che l’ente ha molA sensi
pertanto è necessario assumere non solo che,
rispeDo a ciò di cui venga predicato, “ente” abbia un unico significato, ma anche che significhi proprio ciò che è e proprio ciò che è uno (...)
perché ciò che propriamente è dovrebbe significare l’ente piuDosto che il non ente? (…) Quindi ciò che
propriamente è ente è non-‐ente (…) E quindi “ente” significa più cose.
(2)
non sequitur
se si prendessero solo le cose bianche, nell’ipotesi che “bianco” abbia un unico significato, nondimeno le cose bianche sarebbero molte e non una [sola].
InfaA il bianco non sarebbe uno né per la con6nuità né per la definizione, in quanto l’essere del bianco sarebbe diverso da quello di ciò che
riceve [il bianco].
e non vi sarebbe qualcosa di separato dal bianco. InfaA, il bianco e ciò di cui il bianco è aDributo sarebbero diversi non perché separa6 [l’uno dall’altro], ma perché [il loro] essere [sarebbe
diverso]. Ma di questo Parmenide non si era ancora accorto.
‘ente’ è un aRributo/predicato
‘ente’ è rimpiazzato da ‘bianco’
1) tuRe le cose sono bianche (= non esiste nulla di separato dal bianco = il non essere non è) 2) ‘bianco’ ha un solo significato: vi è un’unica definizione di ‘bianco’ __________________________________ 3) Le cose bianche sono molte e non una: a) molteplicità per divisione del conAnuo (molteplicità numerica) b) molteplicità di einai/logo tra il bianco e ciò che lo riceve (il sostrato, ciò che è bianco).
molteplicità di einai/logo tra il bianco e ciò che lo riceve (il sostrato, il soggeRo ciò che di cui
bianco si predica)
1) bianco/ente è un predicato 2) bianco/ente è il predicato di un soggeRo 3) tuRe le cose sono bianche e non vi è nulla che non sia bianco 3) anche se tuRe le cose sono bianche e anche se non vi è nulla che non sia bianco, nondimeno vi è una differenza di einai (essere) tra il bianco/ente-‐predicato e il soggeRo/sostrato che lo riceve; una proposizione soggeRo-‐predicato realizza un’unità tra il soggeRo e il predicato, ma questa unità è di Apo numerico e non è totale/assoluta: essa convive ed è compaAbile con la differenza di einai tra soggeRo e predicato.
x è bianco/ente
(ente-‐1) è (ente-‐2) sostrato + accidente
l’indagine è relaAva al ruolo di ‘essere’ all’interno della
struRura predicaAva della proposizione
anche se ‘ente’ svolge un ruolo esplicito come ‘bianco’ all’interno di una proposizione (x è on/leukon), nondimeno vi sono altri differenA ‘enA’ nella struRura profonda della proposizione: anche il sostrato è un
‘ente’ ed è diverso dall’ente rappresentato dal predicato
NB: nell’ulAma parte di Phys. I 2 sono menzionaA pensatori che
intendevano risolvere il problema dell’unità e della molteplicità
dell’essere sul piano della struRura superficiale delle proposizioni
Socrate è bianco
Socrate bianco
Socrate biancheggia
la confutazione è efficace?
è vero che dalla premessa che ‘ente’ ha un solo senso non segue che tuRe
le cose sono una?
Aristotele assume la premessa parmenidea che ‘ente’ ha un solo significato, ma poi sosAene che il predicato ‘ente’ e ciò che lo riceve hanno un essere diverso (einai)
Aristotele assume la premessa parmenidea che ‘ente’ ha un solo significato, ma poi sosAene che il predicato ‘ente’ e ciò che lo riceve hanno un essere diverso (einai) non è forse una pe66o principii?
la differenza tra il predicato ‘ente’ e ciò che lo riceve è la differenza tra due sensi aristotelici di ‘ente’:
sostanza e accidente
è correRo parlare di pe66o principii qui?
che cosa sta facendo Aristotele?
una ricostruzione dell’argomento di Parmenide a favore dell’unità
dell’essere
mostrare le cause dell’errata teoria di Parmenide
Ma di questo Parmenide non si era accorto
(186a31-‐21)
di che cosa Parmenide non si era accorto?
l’essere del bianco sarebbe diverso da quello di ciò che riceve [il bianco]. E non vi sarebbe qualcosa di separato dal bianco. InfaA, il bianco e ciò di cui il bianco è aDributo sarebbero diversi non perché separa6 [l’uno dall’altro], ma perché [il loro] essere [sarebbe
diverso].(186a28-‐31).
anche se il soggeRo e il predicato di una proposizione formano
un’unità (i.e. qualcosa che è
numericamente unitario, in quanto nulla è separato dall’ente/bianco), il loro rispeivo essere è
diverso
Parmenide non si è accorto del faRo che molA differenA Api di
‘ente’ sono operanA nella struRura profonda di una proposizione, anche se non appaiono sulla sua struRura
superficiale e anche se formano un essere che è unitario dal punto
di vista numerico
-‐ l’essere dell’accidente/predicato -‐ l’essere del sostrato che lo riceve
è così evidente che molA diversi ‘enA’ sono operanA nella struRura profonda di una proposizione?
Aristotele si può limitare ad
assumere questo?
1) la prima parte della confutazione è finalizzata a mostrare ciò di cui Parmenide non si è accorto (i.e. il faRo che diversi Api di ente sono operanA nella struRura profonda di una proposizione); 2) la seconda parte della confutazione è finalizzata a mostrare che e perché questo faRo non può essere negato
(3) reduc6o ad absurdum
(3) = (1) reduc6o ad absurdum
= dimostrazione della falsità della premessa
da una versione rafforzata della premessa che ‘ente’ ha un solo senso segue che
l’ente è non-‐ente, cioè segue qualcosa di assurdo
nuova premessa: ‘ente’ ha un solo significato e questo
significato è ‘ciò che propriamente è’ (hoper on)
pertanto è necessario assumere non solo che, rispeDo a ciò di cui venga predicato, “ente” abbia un unico significato, ma anche che
significhi proprio ciò che è e proprio ciò che è uno.
(186a32-‐34)
funzione della nuova premessa
escludere che ‘ente’ possa essere predicato di qualcosa che ha un essere diverso da quello espresso
dal predicato stesso
evitare la differenza di essere tra soggeRo e predicato che è stata evidenziata nella prima parte
della confutazione
per far questo ‘ente’ deve significare l’essere stesso delle cose (hoper on)
ma questo sviluppo dell’argomento di Parmenide sarà un insuccesso per il monismo
se ente ha un solo senso e questo senso è hoper on, allora o il non-‐ente sarà ente o l’ente sarà non-‐ente ma questo è assurdo
pertanto è necessario assumere non solo che, rispeDo a ciò di cui venga predicato, “ente”
abbia un unico significato, ma anche che significhi proprio ciò che è
e proprio ciò che è uno (186a32-‐34)
infaA, l’accidente si dice di un sostrato e quindi ciò di cui l’ente è accidente, in quanto
diverso dall’ente, non sarà, cioè sarà un non-‐ente
(186a34-‐b1)
Quindi ciò che propriamente è non sarà un aDributo di qualcos’altro. InfaA, [se lo fosse, ciò di cui l’ente è aDributo] non sarebbe un qualche ente, a meno che “ente” abbia mol6 significa6 di modo che ciascuna di queste
cose sia qualcosa. Ma si è assunto che “ente” abbia un solo significato. (186b1-‐4)
se ‘ente’ ha un unico significato e questo
significato è hoper on, allora non può essere un predicato/accidente, ma deve essere un
soggeRo/sostrato. Se fosse un predicato/accidente, sarebbe il predicato /accidente del non-‐ente, in quanto il soggeRo/sostrato, in quanto diverso dal predicato/accidente, sarebbe non-‐ente.
1) ‘ente’ ha un unico significato e questo significato è hoper on 2) ‘ente’ è un predicato/accidente di un soggeRo/sostrato 3) il soggeRo/sostrato è diverso dal predicato/accidente 4) il soggeRo sostrato è non-‐ente 5) ‘ente’ si predica del ‘non-‐ente’ (= assurdo) 6) ‘ente’ non è un predicato/accidente ma un soggeRo/sostrato
Se quindi ciò che propriamente è non è accidente di nulla,
ma le altre cose sono suoi acciden6, perché ciò che propriamente è dovrebbe significare l’ente piuDosto che il non ente?
(186b4-‐6)
InfaA, se ciò che propriamente è è anche bianco, l’essere del bianco non è ciò che propriamente è (e non è neppure possibile
che l’ente appartenga ad esso come accidente, perché ciò che non è ciò che propriamente è non è nulla), e quindi il
bianco è un non-‐ente. E questo non nel senso di non essere questo o quello, ma nel senso di non essere in assoluto
(186b6-‐10)
Quindi ciò che propriamente è ente è non-‐ente. InfaA è vero dire che è bianco, e questo
significa non-‐ente. (186b10-‐11)
Quindi anche il bianco significa ciò che propriamente è.
E quindi “ente” significa più cose. (186b11-‐12)
1) ‘ente’ ha un unico significato e questo significato è hoper on 2) ‘ente’ è soggeRo/sostrato di predicazione 3) ‘bianco’ si predica di ‘ente’ 4) ‘bianco’ è diverso da ‘ente’ 5) ‘bianco’ è non-‐ente 6) ‘non-‐ente’ si predica di ‘ente’ (= assurdo) 6) ‘ente’ ha molA significaA
reduc6o ad absurdum della tesi che ‘ente’ ha un solo
significato
dimostrazione della tesi che ‘ente’ ha diversi
significaA
dimostrazione nega6va della tesi che ‘ente’ ha diversi
significaA
ulteriore conseguenza assurda
inoltre l’ente sarà privo di grandezza, se l’ente è ciò che
propriamente è. InfaA l’essere di ciascuna delle
par6 è diverso. (186b12-‐14)
ulteriore argomento a favore dell’idea che l’hoper on è
molteplice (186b14-‐35)
Il faDo che ciò che propriamente è si divida in qualcos’altro che propriamente è è evidente anche
dalla definizione: per esempio, se “uomo” è qualcosa che propriamente è, è necessario che anche “animale” e “bipede” siano cose che
propriamente sono….
(IV) criAca di altri pensatori che hanno acceRato gli argomenA degli EleaA, ma hanno cercato di evitare la
conclusione eleaAca che l’ente è uno (187a1-‐10)
Alcuni hanno acceDato entrambi gli argomen6: quello in base al
quale, se “ente” ha un solo significato, allora tuDe le cose sono uno, [lo hanno acceDato affermando] che il non-‐ente è, mentre quello basato sulla dicotomia [lo hanno acceDato] ponendo grandezze indivisibili. Ma è evidente che non è vero che, se “ente” ha un solo
significato e se non è possibile [che significhi] insieme cose contraddiDorie, allora non ci sarà nessun non-‐ente. InfaA, nulla
impedisce che il non-‐ente sia, non semplicemente, ma ciò che non è una certa cosa. Ed è certamente assurdo dire che, se non c’è
nient’altro oltre all’ente, tuDe le cose saranno un’unica cosa. InfaA, chi può comprendere l’ente stesso se ciò che propriamente è non è qualcosa [di determinato]? E se le cose stanno così, allora nulla
impedisce che gli en6 siano mol6, come si è deDo.
Aristotele criAca quesA altri tentaAvi di evitare le conclusioni monisAche perché sono viziaA dal faRo di acceRare le premesse degli EleaA e quindi commeRono gli stessi errori degli EleaA. In altre parole, quesA tentaAvi non risolvono il problema alla radice ma si limitano a offrire soluzioni che sono esse
stesse molto problemaAche (come il ricorso alla nozione di ‘grandezza indivisibile’ e
all’idea che il non-‐ente è).
Conclusione generale
È quindi evidente che è impossibile che l’ente sia uno in questo modo
(187a10-‐11)
È quindi evidente che è impossibile che l’ente sia uno in questo modo
(187a10-‐11)
l’ente è allo stesso tempo uno e molA, ma in sensi diversi e quindi
senza che ciò comporA contraddizione