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SAPER VIVERE…....SAPER MANGIARE Dott. Gerlando Davide Schembri Medico Chirurgo Nutrizionista Clinico Esperto in Nutrizione in Condizioni Patologiche Esperto in Nutrizione e Integrazione Alimentare Oncologica Referente linee guida Nutrizione in Pediatria e Geriatria Medico Referente Alimentazione in Donne con Tumore al Seno PU Esperto in Counseling Alimentare e Disturbi del comportamento Alimentare Responsabile Nazionale Corsi di Aggiornamento in Nutrizione: Medici Biologi e Professioni Sanitarie Direttore Sanitario Avis Direttore Sanitario Croce Rossa Direttore Sanitario Pazienti Traumatizzati Fano-Pesaro La Gilda Onlus

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SAPER VIVERE…....SAPER MANGIAREDott. Gerlando Davide Schembri

Medico Chirurgo Nutrizionista Clinico

Esperto in Nutrizione in Condizioni PatologicheEsperto in Nutrizione e Integrazione Alimentare Oncologica

Referente linee guida Nutrizione in Pediatria e GeriatriaMedico Referente Alimentazione in Donne con Tumore al Seno PU

Esperto in Counseling Alimentare e Disturbi del comportamento AlimentareResponsabile Nazionale Corsi di Aggiornamento in Nutrizione: Medici Biologi e Professioni Sanitarie

Direttore Sanitario Avis Direttore Sanitario Croce Rossa

Direttore Sanitario Pazienti Traumatizzati Fano-Pesaro La Gilda Onlus

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Che il caffè avesse effetti benefici per la salute, si sapeva: lo avevano dimostrato diversi studi scientifici. Ora, però, arriva una ricerca condotta dall’Università di Harvard (Usa) che ha pochi precedenti tra quelle condotte sull´argomento: per durata (20 anni), soggetti coinvolti (50 mila uomini) e anche conclusioni. Sì, perché secondo gli esperti statunitensi bere molto caffè, addirittura 6 tazze al giorno, taglia notevolmente i rischi di sviluppare il tumore della prostata e di morirne.

L’indagine, pubblicata sulla rivista scientifica “Journal of the National Cancer Institute”, ha dimostrato che bere 6 caffè al giorno riduce del 20% i rischi di ammalarsi di cancro alla prostata e addirittura del 60% di morire per colpa di questa forma di tumore. A sorpresa, poi, l’effetto benefico sarebbe identico sia per il caffè tradizionale che per quello decaffeinato: come a dire che non è la caffeina l’artefice del “miracolo”.

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Per una «prostata in salute» la prevenzione parte a tavola: bisogna evitare soprattutto quei cibi che venivano considerati afrodisiaci e che in realtà infiammano semplicemente l’area. Dunque, moderazione nel consumo di peperoncino, birra, insaccati, spezie, pepe, grassi saturi (che provengono da carni rosse cotte alla griglia, formaggi e fritti), superalcolici, caffè e crostacei, specie per chi già soffre di frequenti irritazioni alla prostata.

Fondazione VeronesiSocietà Italiana di UrologiaEtc…

?

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ABITUDINI ALIMENTARI

Famiglia

Pubblicità/Televisione/Riviste

Ambiente/TerritorioMedico curante

Scuola

Lavoro Relazioni

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1 Alimentarsi e Nutrirsi spesso non combaciano

2 L’alimentazione è in grado di creare modificazioni dell’assetto metabolico ed immunitario

3 La quotidianità e la ripetitività del gesto di mangiare definisce l’esposizione al cibo come fattore positivo o negativo per la salute

4 Nutrirsi non è semplice

Occuparsi della nutrizione non è dedicarsi a cure accessorie non essenziali o di rara necessità ma affrontare problematiche cliniche di base

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Mangiare per vivere?

Vivere per mangiare?

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Pazienti e metodi (Boston struttura di terzo livello)496 bambini sono stati arruolati nello studio

(276 maschi; età: 1-198 mesi; età mediana: 25 mesi)

• Patolologie gastrointestinali: 131 (26,4%)

• Patologie respiratorie: 187 (37,7%)

• Altre: 178 (35,9%)

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Stato di malnutrizione dei 496 bambini al momento del ricovero:

Malnutrizione lieve: C 56 ( 11,3%) A 73 (14,7%)

Malnutrizione moderata: C 23 (4,6%) A 15 (3,1%)

Malnutrizione severa: C 14 (2,8) A 4 (0,8%)

La malnutrizione in ospedale è ancora molto frequente, malgrado venga segnalata assiduamente da decenni - Butterworth C. The skeleton in the hospital closet. Nutr Today

Studley Studley H. Percentage of wieght loss: a basic indicator of surgical isk in patients with chronic peptic ulcer. JAMA

La ricerca della malnutrizione non sembra ancora essere una priorità e spesso viene diagnosticata solo quando è evidente

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In Italia, ci ha pensato lo studio osservazionale nazionale Pimai (Project Iatrogenic Malnutrition in Italy), realizzato in diversi ospedali italiani dotati di un servizio di dietetica e nutrizione clinica, a evidenziare che all'ingresso in ospedale la percentuale di soggetti malnutriti è pari al:

31%

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Malnutrizione per sesso, età e istruzione

SESSO:Uomini (51%)Donne (32%)

ETA’:18-24 (18%)25-34 (28%)35-49 (42%)50-69 (58%)

ISTRUZIONE:Nessuna/elementare (62%)Media inferiore (49%)Media superiore (35%)Laurea (28%)

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In Italia il 36% dei minorenni soffre di sovrappeso o obesità

L’introduzione di una corretta educazione verso dieta e attività fisica già alle scuole elementari

determinerebbe una riduzione dell’incidenza di carcinoma della mammella, colon e prostata del 30%

Ogni chilo in più preso dopo i 18 anni diminuisce del 5% le possibilità di superare i 70 anni

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Le conseguenze dell’aumento di peso e quindi dell’aumento di massa grassa che hanno ricadute

sull’insorgenza dei tumori sono aumento degli zuccheridell’insulina e di IGF1 e IGF2

inoltreLo stato iperglicemico/iperinsulinemico

dell’insulino-resistenza è proinfiammatorio

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Dieta Mediterranea (MENU’ Italiano)La carne utilizzata nella Dieta Mediterranea è SCARSA e pressoché SOLO MAGRA, quindi aviaria e cunicola. Potrebbe anche essere definita BIANCA ma sono anche frequenti i piccoli prodotti della caccia, ovvero la CARNE NERA (lepri, piccioni, uccelli di passo, più raramente cinghiali nostrani).

Le uniche carni ricavate dalla macellazione di

grandi animali sarebbero quelle OVINE di pecora e capra, mentre mucca e maiale rappresentano

più che altro 1 eccezione.

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I prodotti della pesca sono prevalentemente quelli delle foci fluviali e dal litorale costiero, nonché i più numerosi e facilmente reperibili con i sistemi artigianali. Sono più RARI il tonno e il pesce spada, mentre spiccano: luccio, anguilla, pesci azzurri, saraghi, orate, cefali, spigole, polpi, seppie, cozze, certe lumachine di mare e molti altri. Sono le

maggiori fonti di acidi grassi essenziali tipo omega 3 e agiscono positivamente sulle malattie del metabolismo

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Latte e derivati di pecora e capra, NON di mucca. Mentre il latte e lo yogurt

rappresentano alimenti abbastanza utilizzati nella Dieta Mediterranea, i formaggi lo sono

QUANTITATIVAMENTE molto meno.

Nella Dieta Mediterranea, il formaggio è l’unico alimento GRASSO di origine animale.

Le uova sono intere e di qualunque genere. Il loro consumo dovrebbe essere rapportato alla frequenza della raccolta selvatica e all’allevamento delle specie ovaiole!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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CERALI TUBERI LEGUMI Hanno funzione prevalentemente energetica

e, se combinati, apportano TUTTI gli amminoacidi essenziali.

Inoltre, sono ricchi di fibre, di molte vitamine tendenzialmente idrosolubili e di certi sali

minerali, tra cui il più ESCLUSIVO è il magnesio; non mancano altre molecole utili

come le lecitine, che hanno funzione ipocolesterolemizzante.

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Ordet 11.000

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SECONDO L’ORGANIZZAZIONE MONDIALE PER LA SANITA’ CIRCA IL 30% DEI 10 MILIONI DI INDIVIDUI CHE OGNI ANNO SI AMMALANO DI CANCRO IN TUTTO IL MONDO AVREBBE POTUTO EVITARE LA MALATTIA SE AVESSE SEGUITO UN ALIMENTAZIONE CORRETTA

PREVENZIONE

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PREVENZIONE PRIMARIA: INTERVENTI DA ATTUARSI «A MONTE»

PREVENZIONE SECONDARIA: INTERVENTI PRECOCI DA ATTUARSI SU UNO STATO DI MALATTIA LATENTE O INIZIALE

PREVENZIONE TERZIARIA: INTERVENTI SU STADI DI MALATTIA CONCLAMATA AL FINE DI EVITARNE LA CRONICIZZAZIONE O L’INSTAURARSI DI UNO STATO DI HANDICAP

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IndiaItalia

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Da limitare soprattutto le carni rosse (manzo, maiale e agnello) e quelle lavorate a livello industriale, oltre a quelle conservate nel sale come i salumi. Un eccessivo apporto di carni rosse mette a rischio soprattutto l'intestino, ma varie ricerche mostrano che aumenta la possibilità di sviluppare anche altre forme di cancro, per esempio alla vescica o allo stomaco.

La Norvegia, pur avendo molti allevamenti bovini, è però “limitata” dalle sue condizioni climatiche. Gli animali, durante l’inverno, non possono pascolare e le estati sono alquanto brevi. I norvegesi, quindi, sono da sempre dipendenti dalla carne trattata, salata, affumicata, seccata(salumi,affettati)). Per secoli, la carne fresca è stato un lusso.

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L'incidenza dell'anemia da deficienza di ferro è simile nei vegetariani e nei non-vegetariani(American Dietetic Association)

Se i dati epidemiologici indicano in tal senso un 'pareggio' fra vegetariani e non-vegetariani, che quindi smentisce il noto luogo comune secondo il quale i primi sarebbero, complessivamente, più a rischio di anemia, è altrettanto vero che per seguire correttamente una dieta vegetariana (come, del resto, per seguire correttamente qualsiasi altro tipo di dieta, compresa quella onnivora più tradizionale) che, in particolare, metta al riparo dal rischio di anemia, si rende indispensabile approfondire la conoscenza di alcuni principi nutrizionali e, nello specifico, la conoscenza di alcuni rapporti di "sinergia" nutrizionale fra diversi gruppi di cibi

Di per sé, il ferro eme od emetico (quello contenuto nei tessuti animali) è più facilmente assimilabile dall'organismo, rispetto al ferro non-eme. E' però essenziale tenere presente che l'assorbimento nell'organismo del ferro non-eme può essere notevolmente facilitato, mettendo in pratica alcuni fondamentali accorgimenti alimentari, ed in particolare , accostando a cibi contenenti ferro dei cibi ricchi di vitamina C come agrumi, i cavoli, la frutta tropicale, l'indivia, i peperoni, le rape………

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Ecco ben 12 alimenti di origine vegetale con i più alti contenuti di ferro:

Spirulina (1 cucchiaino): 5 mgSoia (1 / 2 tazza): 4,4 mgSemi di zucca (28 g): 4.2 mgQuinoa (un etto abbondante): 4 mgMelassa (1 cucchiaio): 4 mgConcentrato di pomodoro : 3,9 mgFagioli bianchi (1 / 2 tazza) di 3,9 mgSpinaci (1 / 2 tazza): 3,2 mgPesche secche (6 metà): 3,1 mgSucco di prugne (due etti e 25 g): 3 mgLenticchie (un etto abbondante): 3 mgCioccolato fondente (100g): 17 mg

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DIETA E TUMORI

Fattori eziologici del cancro.Fonte: Serra Majem Ll, Aranceta J, Bartrina J, Mataix J.,.

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Esistono tumori più sensibili di altri agli effetti del cibo. La conferma viene da alcuni grandi studi, principalmente l'European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition (EPIC), che ha indagato sulle conseguenze per la salute delle abitudini alimentari degli europei.

Si calcola che fino a tre quarti di questi tumori si potrebbero prevenire mangiando meglio a tavola.

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PATOLOGIE/TUMORI

SISTEMA IMMUNE

ESISTONO ALTERAZIONI DELLA REATTIVITA’IMMUNITARIA IN CONDIZIONI DI:

-DENUTRIZIONE

-ECCESSIVO APPORTO ALIMENTARE

-MONOTONIA ALIMENTARE

LA DIETA INFLUISCE SUL SISTEMA IMMUNITARIO

L’ALIMENTAZIONE E’ UN POTENTE IMMUNOMODULATORE

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-Arruolavano popolazioni molto omogenee dal punto di vista del modello nutrizionale

-Variabilità minima nelle abitudini dietetiche

-Si basavano esclusivamente sui dati raccolti in

questionari alimentari

STUDI EPIDEMIOLOGICI

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Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (International Agency

for Research on Cancer - IARC) tra le ricerche che realizza da dieci anni su cancro e

nutrizione, da priorità agli Studi di coorte prospettici

Nel 1993 è iniziato uno studio

prospettico europeo su dieta, cancro e salute

(EPIC), realizzato in 22 centri di

10 paesi europei

Nel mese di agosto del 2009 la rivista American Journal of Clinical Nutrition ha pubblicato alcune conclusioni del progetto EPIC (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition), un grande studio epidemiologico a cui ha contribuito anche AIRC. È la più vasta indagine svolta su una popolazione, per conoscere le relazioni tra dieta e salute. Coordinato dall'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), appartenente all'OMS (Organizzazione mondiale per la sanità), lo studio ha coinvolto 520.000 persone provenienti da 10 Paesi europei (Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Italia, Olanda, Norvegia, Spagna, Svezia e Regno Unito).

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Il progetto EPIC (European Prospective Investigation into Cancer and nutrition), il più grande studio prospettico mai intrapreso, che segue oltre 482.948 persone reclutate in 9 paesi europei con abitudini alimentari molto diverse, ha confermato un chiaro effetto preventivo del consumo di alimenti ricchi di fibre vegetali, sia cereali che verdura e frutta.

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1 Ha incluso diverse popolazioni con importanti differenze nelle loro abitudini alimentari, come è stato confermato dai risultati preliminari prodotti dal confronto tra i paesi mediterranei e nordeuropei.

2 Grazie ai campioni di sangue raccolti e immagazzinati per future determinazioni analitiche, EPIC può apportare un materiale preziosissimo per la ricerca di fattori genetici e metabolici, e le loro possibili interazioni, correlati con la nutrizione.

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1. Mantenersi magri per tutta la vita IMC 21-232. Mantenersi fisicamente attivi tutti i giorni.3. Limitare il consumo di alimenti ad alta densità calorica

ed evitare il consumo di bevande zuccherate.4. Basare la propria alimentazione prevalentemente su cibi

di provenienza vegetale, con cereali non industrialmente raffinati e legumi in ogni pasto e un’ampia varietà di verdure non amidacee e di frutta.

5. Limitare il consumo di carni rosse ed evitare il consumo di carni conservate.

6. Limitare il consumo di bevande alcoliche.7. Limitare il consumo di sale e di cibi conservati sotto

sale. Evitare cibi contaminati da muffe.8. Assicurarsi un apporto sufficiente di tutti i nutrienti

essenziali attraverso il cibo. 9. Allattare i bambini al seno per almeno sei mesi.

10. Non fare uso di tabacco.

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Esercizio fisico per la saluteIntensità moderata.Quasi ogni giorno almeno 30 minuti al giorno.

Vita fisicamenteattivaIntensità da lieve alieve-moderata. Da 10 a 30 minuti al giorno.

Esercizio per la forma fisicaIntensità moderato-intensa. Tre volte la settimana almeno 20 minuti a seduta.

Allenamento sportivoEsercizio fisicointenso-molto intensoDiverse volte la settimana.Durata variabile.

Intensità e quantità di attività fisica

BeneficioBeneficio

Rischio

(WHO, ACSM)

I benefici maggiori si osservano passando dalla sedentarietà ad una vita fisicamente attiva. Si dovrebbero per questo accumulare almeno trenta minuti al giorno (anche in sedute di dieci minuti ciascuna) di attività fisica moderata. Ulteriori benefici possono derivare da un attività fisica più intensa, tenendo conto anche dei rischi che ne possono derivare.

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Le ombre fanno meno paura se si impara a conoscerle e si guardano insieme…

GRAZIE PER L’ATTENZIONE

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Per molti anni il fenomeno oggi definito come infiammazione da cibo è stato caratterizzato con il termine di "intolleranza alimentare", che sarebbe in realtà un termine molto appropriato (perdita di tolleranza), ma che è stato usato in modo assolutamente improprio per lungo tempo, tanto che oggi il termine stesso è da molti vissuto come indicazione chiara di mancanza di scientificità.

Inoltre esiste una confusione di termini diffusa talvolta anche tra gli "esperti", tra "intolleranza al lattosio" (vera intolleranza biochimica al lattosio) e "reazione immunologica alle proteine del latte" (infiammazione causata da altre componenti del latte) che la gente chiama comunque "intolleranza". Si tratta invece di due condizioni molto diverse e con differenti effetti sull'organismo.

Un altro elemento di confusione nasce dalla definizione di -Gluten sensitivity- che è realmente una intolleranza al glutine ma non di tipo celiaco, che sta diventando sempre più frequente nella popolazione generale.

Gli effetti derivanti dalle citochine infiammatorie prodotte dall'organismo (BAFF e PAF ad esempio) sono in realtà quelli che provocano le diverse sintomatologie.

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Per studiare questi fenomeni infiammatori è possibile misurare il livello di citochine, seguirne l'andamento in relazione alla terapia e alla dieta, e capire il modo in cui l'organismo è entrato in contatto con gli alimenti (attraverso la valutazione di Immunoglobuline IgG ad esempio) per ricreare tolleranza e migliorare o guarire i disturbi dovuti all'infiammazione. La presenza di IgG non è necessariamente un indice di reazione "contro" il cibo, ma può essere il segno di una tolleranza riottenuta. Quando si trovano comunque livelli mossi o elevati di IgG verso i Grandi Gruppi Alimentari, significa che nei confronti di quegli alimenti in passato c'è stata una reazione, di cui può essere utile tenere conto per l'impostazione dietetica.

La reazione allergica in cui intervengono le immunoglobuline di tipo E avviene attraverso la cosiddetta "via classica" della allergia. Mentre fin dal 2007 è stata identificata una “via alternativa” della allergia, caratterizzata dall'intervento di anticorpi presenti sui globuli bianchi e legata quindi soprattutto a una reazione di tipo cellulare, in cui intervengono le Immunoglobuline G (IgG), il PAF ed altre sostanze infiammatorie. Possono determinare reazioni allergiche in tutto simili a quelle delle allergie classiche ma non vengono identificati i classici valori di quelle allergie.La via alternativa dell'allergia rende conto sicuramente anche della infiammazione connessa con il contatto con gli alimenti. Un fondamentale studio norvegese del 2010 ha identificato proprio nel BAFF uno dei più importanti effettori della reazione infiammatoria e della cascata di sintomi tipica della reazione da cibo.

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Esistono inoltre delle forme di allergia alimentare “mista” in cui intervengono entrambi i meccanismi, come la celiachia !!!!!!!

L'infiammazione da cibo esprime invece una reazione lievemente più lenta, determinata dall'intervento di cellule o anticorpi diversi dalle IgE (cellule Th intestinali, come dimostrato da Sampson e citochine infiammatorie), che insorge dopo ore o giorni di assunzione ripetuta della sostanza alimentare (o di contatto con un agente ambientale non necessariamente alimentare) verso la quale abbiamo una reattività: nell'organismo esistono infatti meccanismi di controllo dovuti all'immunità innata che nei confronti degli alimenti riescono spesso a evitare lo scatenamento della reazione. Questo meccanismo prevede dunque il superamento di un “livello di soglia”.

In Italia l’incidenza della malattia vive una fase di crescita: quasi

136mila sono le diagnosi fatte fino a oggi, con incrementi costanti di circa

il 10% negli ultimi anni.

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1 Un'alimentazione sana, che tenga alla larga anche le malattie di cuore oltre che quelle tumorali, richiede soprattutto di ridurre drasticamente l'apporto di grassi e proteine animali, favorendo invece l'assunzione di cibi ricchi di vitamine e fibre.

2 Per questo occorre portare a tavola almeno cinque porzioni di frutta e verdura al giorno; privilegiare nella scelta di cereali, pane, pasta e riso quelli integrali e abbinarli sempre a un po' di legumi.

Un'alimentazione di questo tipo protegge soprattutto il colon-retto, ma estende i suoi benefici anche ad altri organi come ad esempio la prostata.

Nella frutta e nella verdura, infatti, oltre alle fibre, si trovano in misura variabile vitamine e altre componenti dal potere antiossidante, come la vitamina C e la vitamina E, i folati, i carotenoidi, il selenio e lo zinco, capaci di neutralizzare i radicali liberi dannosi per l'organismo.

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Un posto d'onore, tra i legumi, merita la soia, che può essere consumata in varie forme, dalle fave alla farina, dal latte di soia al tofu, fino alla soia fermentata nota con il nome di miso, usata per insaporire le zuppe giapponesi. Tutti questi prodotti contengono isoflavoni, sostanze che assomigliano agli estrogeni, ne prendono il posto sui recettori delle cellule, ma non inducono gli stessi effetti biologici: per questo consumarne regolarmente, fin dalla giovane età, riduce il rischio di tumore al seno nella donna e alla prostata nell'uomo.

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Per insaporire il cibo si può ridurre l'apporto di sale con spezie come il curry o lo zenzero, che sembrano avere un effetto antinfiammatorio. Chi però non riesce a rinunciare ai sapori della tradizione italiana sappia che possono avere un ruolo protettivo anche le sostanze contenute in altre piante aromatizzanti, tipiche della cucina mediterranea, come menta, timo, maggiorana, origano, basilico, rosmarino, e altre che si trovano nel prezzemolo, nel coriandolo, nel finocchio, nell'anice e nel cerfoglio, oltre che nel peperoncino e nei chiodi di garofano. Hanno riconosciute proprietà anticancro anche l'aglio e cipolla, come le altre piante di questa famiglia; e i funghi, non solo quelli giapponesi ma anche quelli nostrani, in particolare il Pleurotus ostreatus

Circa 80 Sali minerali

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La malattia, abbastanza rara prima dei 40 anni, è sempre più frequente a partire dai 60 anni, raggiunge il picco massimo verso gli 80 anni e colpisce in egual misura uomini e donne.

In Italia, si stima che questo tumore colpisca circa 40.000 donne e 70.000 uomini ogni anno!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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Le popolazioni vegetariane hanno un'incidenza di carcinoma del colon-retto notevolmente ridotta a più del 30%.

Ecco alcune semplici regole messe a punto dal National Cancer Institute statunistense per prevenire questo tipo di tumore:

-ridurre l'assunzione di grassi animali al 30% delle calorie totali;consumare quotidianamente frutta e verdura;

-limitare l'alcol

-dimagrire se si è obesi, evitare di ingrassare;

-aumentare l'apporto di fibre;

-limitare al massimo il consumo di cibi con conservanti (compreso il sale) o affumicati.

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PROSTATA PSA

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1. EFFETTUARE, ALMENO UNA VOLTA OGNI 12 MESI, UNA VISITA UROLOGICA DI CONTROLLO A PARTIRE DALL’ETÀ DI 50 ANNI

Ogni visita deve essere preceduta dal dosaggio del PSA nelle sue tre frazioni (Totale, libero e rapporto Libero/totale), oltre ad essere completata dall’esecuzione dell’ecografia specialistica della prostata (con sonda transrettale).

Nei soggetti a rischio (con familiari di primo grado affetti da cancro della prostata) lo screening va iniziato più precocemente (40 anni) e va effettuato ad intervalli più frequenti.

2. SEGUIRE UN ADEGUATO STILE DI VITA

L’infiammazione della prostata molto spesso dipende o viene aggravata da un alterato stile di vita. L’attenta osservanza dei consigli di seguito riportati e’ indispensabile per attenuare i fastidiosi sintomi causati dalla prostatite e per evitare le recidive, che sono molto frequenti.

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3. EVITARE CIBI DANNOSI PER IL BASSO TRATTO URINARIObirra, insaccati, spezie, pepe, peperoncino, superalcolici, caffè, cioccolato, formaggi grassi, pesci grassi (anguilla, tonno, sgombro ), molluschi, frutti di mare, crostacei (gamberi, aragosta).Tutti gli alimenti elencati presentano spiccate proprieta’ irritanti sul basso tratto urinario (prostata e vescica). 4. PREFERIRE CIBI CONTENENTI SOSTANZE ANTIOSSIDANTIVitamina A(carote, albicocche, spinaci, broccoli, pomodori), Vitamina C (ribes, kiwi agrumi, fragole, cavolfiori, peperoni), Vitamina E(olio d’oliva, oli vegetali, germe di grano), Licopene (pomodori rossi), Selenio (carne, noci, tuorlo d’uovo), Zinco (carni rosse, noci, fegato), Manganese (cereali integrali, tè nero, verdure a foglie verdi).Tutti gli alimenti elencati presentano spiccate proprieta’ antiossidanti per cui aiutano a ridurre l’infiammazione sul basso tratto urinario (prostata e vescica). 5. BERE ALMENO 2 LITRI D’ACQUA AL GIORNOPer ridurre il peso specifico delle urine ed evitare le infezioni urinarie, che sono molto frequenti nel paziente prostatico, bere almeno 2 litri di acqua oligominerale, a piccoli sorsi, frequentemente nel corso della giornata. E’ pero’ indicato ridurre l’introito di liquidi 2-3 ore prima di coricarsi, onde evitare di alzarsi di notte per urinare a causa di un’aumentata diuresi.

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6. REGOLARIZZARE LA FUNZIONE INTESTINALELa funzione dell’ intestino deve essere regolare. Sia la stipsi cronica che la diarrea possono determinare fenomeni di passaggio di batteri tra intestino e prostata (circolo entero-urinario). 7. MANTENERE UN’ATTIVITÀ SESSUALE REGOLAREL’attivita’ sessuale non è nociva, anzi, se praticata con regolarità, ha effetti benefici.D’altro canto l’astinenza prolungata provoca ristagno di secrezioni nella ghiandola prostatica ed una possibile infezione seminale. 8. EVITARE DI PRATICARE IL COITO INTERROTTOQuando sopraggiunge lo stimolo eiaculatorio, questo va sempre assecondato e mai interrotto volontariamente, onde evitare fastidiosi fenomeni di reflusso intraprostatico del liquido seminale. 9. PRATICARE ATTIVITÀ FISICATutte le attivita’ fisiche e sportive di tipo aerobico riducono la congestione della prostata e stimolano la circolazione pelvica. 10. MODERARE L’USO DEI MEZZI A DUE RUOTE (moto, scooter, bicicletta, cyclette)I microtraumi perineali possono essere responsabili di processi infiammatori prostatici. L’impiego di selle imbottite e’ in grado solo parzialmente di ridurre tali fenomeni.Bisogna tenere presente che la “trasgressione” anche di una sola delle suddette regole è sufficiente a generare processi infiammatori a livello prostatico e che la combinazione di più fattori determina un’amplificazione di tali fenomeni patologici.

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1. Mantenersi magri per tutta la vita IMC 21-232. Mantenersi fisicamente attivi tutti i giorni.3. Limitare il consumo di alimenti ad alta densità calorica

ed evitare il consumo di bevande zuccherate.4. Basare la propria alimentazione prevalentemente su cibi

di provenienza vegetale, con cereali non industrialmente raffinati e legumi in ogni pasto e un’ampia varietà di verdure non amidacee e di frutta.

5. Limitare il consumo di carni rosse ed evitare il consumo di carni conservate.

6. Limitare il consumo di bevande alcoliche.7. Limitare il consumo di sale e di cibi conservati sotto

sale. Evitare cibi contaminati da muffe.8. Assicurarsi un apporto sufficiente di tutti i nutrienti

essenziali attraverso il cibo. No integratori vitaminici9. Allattare i bambini al seno per almeno sei mesi.

10. Non fare uso di tabacco.

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Le ombre fanno meno paura se si impara a conoscerle e si guardano insieme…

GRAZIE PER L’ATTENZIONE

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Se elimino i cibi animali assumerò un sufficiente quantitativo di proteine?

Se elimino la carne posso avere anemia?

Se elimino latte e latticini posso avere carenza di calcio?

Un bambino può essere vegetariano?

E' possibile essere vegetariani in gravidanza?

La dieta vegetariana è compatibile con l'attività sportiva?

POCHISSIMI AFFETTATI ? VA BENE DOTTORE MA ANCHE IL PROSCIUTTO ?

Un anziano può essere vegetariano?

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Si è cominciato a dare importanza al concetto di prevenzione del cancro soprattutto perché negli ultimi decenni, l'incidenza per questa patologia ha subito un incremento. Le ragioni della crescita sono legate all'allungamento della vita media e a un sensibile cambiamento negli stili di vita. L'aumento dei casi di tumore al polmone nelle donne, per esempio, è una diretta conseguenza dell'incremento del numero di fumatori di sesso femminile.Preso atto di questa situazione si è passati da un approccio solamente curativo alla malattia a uno preventivo: risale al 1981 la pubblicazione, da parte di due importanti epidemiologi (Richard Doll e Richard Peto), del primo elenco scientificamente controllato dei principali fattori di rischio che determinano la comparsa di un cancro.Tra i fattori individuati in questo studio compaiono il fumo di sigaretta, l'alimentazione e altre cause come virus, ormoni e radiazioni.Oggi l'approccio è di tipo multifattoriale, cioè il rischio reale per un individuo di contrarre la malattia è dato dalla combinazione dei diversi fattori di rischio.

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TUMORE AL SENO

Ogni anno in Italia vengono diagnosticati 48.000 nuovi casi:  

Sono stati identificati molti fattori di rischio, alcuni modificabili, come gli stili di vita, altri invece no, come l'età (la maggior parte di tumori del seno colpisce donne oltre i 40 anni) e fattori genetico-costituzionali. Tra gli stili di vita dannosi si possono citare, per esempio, un'alimentazione povera di frutta e verdura e ricca di grassi animali, il vizio del fumo e una vita particolarmente sedentaria.

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Ci sono inoltre alcuni fattori legati alla vita riproduttiva che possono influenzare il rischio di tumore del seno: un periodo fertile breve (prima mestruazione tardiva e menopausa precoce) e una gravidanza in giovanissima età sono protettive, così come l'allattamento per oltre un anno.

Il 5-7 per cento circa dei tumori del seno è ereditario, legato cioè alla presenza nel DNA di alcune mutazioni nei geni BRCA1 e BRCA2.La prevenzione del tumore del seno deve cominciare a partire dai 20 anni con l'autopalpazione eseguita con regolarità ogni mese. E' indispensabile, poi, proseguire con controlli annuali del seno eseguiti dal ginecologo o da uno specialista senologo affiancati alla mammografia annuale dopo i 50 anni o all'ecografia, ma solo in caso di necessità, in donne giovani.

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SECONDO L’ORGANIZZAZIONE MONDIALE PER LA SANITA’ CIRCA IL 30% DEI 10 MILIONI DI INDIVIDUI CHE OGNI ANNO SI AMMALANO DI CANCRO IN TUTTO IL MONDO AVREBBE POTUTO EVITARE LA MALATTIA SE AVESSE SEGUITO UN ALIMENTAZIONE CORRETTA

PREVENZIONE

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SCORRETTA ALIMENTAZIONE

SESSO:Uomini (51%)Donne (32%)

ETA’:18-24 (18%)25-34 (28%)35-49 (42%)50-69 (58%)

ISTRUZIONE:Nessuna/Scuola elementare (62%)Licenza Media inferiore (49%)Licenza Media superiore (35%)Laurea (28%)

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La maggior parte dei tumori causati dal fumo di sigarette e dall’abuso di alcool, cosi come quei tumori la cui evoluzione è influenzata da cause alimentari, obesità e inattività fisica e molte patologie potrebbero essere prevenuti

AGIRE SUI FATTORI DI RISCHIO MODIFICABILI

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PREVENZIONE PRIMARIA: INTERVENTI DA ATTUARSI «A MONTE»

PREVENZIONE SECONDARIA: INTERVENTI PRECOCI DA ATTUARSI SU UNO STATO DI MALATTIA LATENTE O INIZIALE

PREVENZIONE TERZIARIA: INTERVENTI SU STADI DI MALATTIA CONCLAMATA AL FINE DI EVITARNE LA CRONICIZZAZIONE O L’INSTAURARSI DI UNO STATO DI HANDICAP

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La prevenzione primaria del tumore della cervice uterina è basata sui comportamenti individuali (evitare la promiscuità sessuale e usare il profilattico), ma negli anni questa strategia non ha dato gli stessi risultati nei diversi contesti socioeconomici e culturali, portando a incidenze molto diverse tra i Paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo. Negli ultimi anni, la disponibilità di vaccini profilattici anti-HPV ha permesso di ipotizzare una campagna di prevenzione primaria potenzialmente più efficace.

La prevenzione secondaria si fonda invece principalmente sulla diagnosi e il trattamento delle lesioni pretumorali della cervice. Il procedimento tradizionale si basa su una metodica in tre tempi: Pap test, colposcopia e biopsia. Oggi la comunità scientifica internazionale è concorde nell'affermare che la prevenzione del cancro del collo dell'utero avviene efficacemente attraverso la combinazione di prevenzione primaria e secondaria, ossia con la complementarietà di vaccinazione e screening.

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I FATTORI NUTRIZIONALI POSSONO ESSERE CORRELATI ALLA GENESIDEL CANCRO SOTTO VARI ASPETTI

1 In modo positivo o negativo per una eccessiva rappresentativitàDi alcuni componenti dietetici o al contrario per una loro carenza

2 I fattori nutrizionali possono interferire con vari meccanismi di controllo della malattia influendo sulla progressione

3 Le abitudini alimentari del paziente possono essere alterate dalla presenza del cancro o (dalle terapie attuate)

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UNA DELLE PREVENZIONI CHE PUO’ ESSERE ILLUSTRATA, FATTA RECEPIRE E TROVARE CONFERMA DELL’AVVENUTA COMPRENSIONE DA PARTE DEI

MEDICI E’ QUELLA RELATIVA AL RISCHIO ALIMENTARE

Già nel 1984, il National Cancer Institute

degli Stati Uniti stabilì che il 35% dei tumori hanno un’origine

alimentare o sono associati a fattori

alimentari.

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RISCHIO ALIMENTARE

Un tumore si origina quando una cellula accumula una serie di danni a carico del DNA perdendo così il controllo della sua capacità di replicarsi e viene a trovare un ambiente favorevole ad una moltiplicazione cellulare incontrollata.L’alimentazione può influenzare l’insorgenza dei tumori attraverso numerosi meccanismi, dall’esposizione a cancerogeni presenti nei cibi o formatisi nella cottura o nella conservazione degli alimenti, alla riparazione dei danni al DNA, dalla capacità di fornire sostanze che favoriscono o al contrario sfavoriscono la formazione dei radicali liberi responsabili di danni cellulari (sostanze pro o anti-ossidanti) all’attivazione di meccanismi di morte cellulare programmata. La dieta è poi in grado di modificare significativamente l’ambiente interno promuovendo o al contrario limitando la disponibilità di sostanze e di ormoni. La complessa interazione di questi meccanismi, unita alla grande varietà degli stili alimentari nelle diverse popolazioni ed alla diversa costituzione genetica degli individui costituisce la principale difficoltà incontrata dalla ricerca scientifica su alimentazione e cancro.

COMPLESSA IDENTIFICAZIONE DI PRECISI FATTORI DI RISCHIO

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1 CARENZA DI PRINCIPI PROTETTIVI ANTICANCEROSI

2 INTRODUZIONE DI FATTORI ONCOGENI CONTENUTI NEI CIBIQUANDO QUESTI DUE EVENTI AGISCONO CONTEMPORANEAMENTELA POSSIBILITA’ CHE SI INSTAURI IL CANCRO DIVIENE ETREMAMENTE ELEVATA

I FATTORI AMBIENTALI NELLA GENESI DEL CANCRO INCLUDONO PRINCIPALMENTE: (FATTORI MODIFICABILI)

-LA CONTAMINAZIONE DI AGENTI CANCEROGENI DI ACQUA, ARIA, POSTO DI LAVORO

-CARENZE E ANOMALIE DELLA DIETA

L’ALIMENTAZIONE PUO’ INFLUIRE SULL’INSORGENZA DI UN CANCRO:

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INIZIAZIONE: ALTERAZIONE DEL GENOMA CELLULARE O MUTAZIONE

PROMOZIONE: REVERSIBILE E DOVUTO A SOSTANZE CHE ACCELLERANOO MODIFICANO IL NORMALE TURNOVER CELLULARE

A VOLTE NON E’ POSSIBILE IDENTIFICARE SEPARATAMENTE E DISTINGUERE I DUE PROCESSI.

E’ QUESTO IL CASO DI UN NON IRRILEVANTE GRUPPO DI CANCRI SPONTANEI DEGLI ANIMALI CAUSATI DA IPERALIMENTAZIONE.IN QUESTI CASI E’ POSSIBILE CHE UN AGENTE NORMALMENTE NON MUTAGENO POSSA DIVENTARLO A SEGUITO DI ATTIVAZIONE METABOLICA AD OPERA DI ENZIMI DELL’ORGANISMO

COCARCINOGENO:OGNI SOSTANZA IN GRADO DI ATTIVARE L’ENZIMAANTICARCINOGENO:OGNI SOSTANZA IN GRADO DI INIBIRE L’ENZIMA

Negli alimenti si trovano degli iniziatori (ammine aromatiche eterocicliche, idrocarburi aromatici policiclici o IPA), promotori (alcol etilico, grasso, ecc.) e sostanze protettive (fibra, certe vitamine, ecc.).

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L’ATTIVAZIONE METABOLICA PUO’ ATTUARSI COMPLETAMENTE IN UN ORGANO OPPURE PARZIALMENTE ED I PRODOTTI INTERMEDI POSSONO RAGGIUNGERE ALTRI ORGANI DOVE ESSA SARA’ COMPLETATA.

QUESTO SPIEGA PERCHE’ ALCUNE NEOPLASIE DOVUTE A CARCINOGENI PRESENTI NEGLI ALIMENTI POSSONO DARE ORIGINE AL CANCRO IN SEDI DIVERSE DAL TRATTO GASTROENTERICO

LA DIETA E’ IN GRADO DI MODIFICARE SIGNIFICATIVAMENTE L’AMBIENTE INTERNOPROMUOVENDO O LIMITANDO LA DISPONIBILITA’ DI SOSTANZE E ORMONI CHE

POSSONO FAVORIRE LA PROGRESSIONE DEL TUMORE

ANIMALI SOVRALIMENTATI PRESENTANO UN AUMENTATA INCIDENZADI TUMORI SPONTANEI…SITUAZIONE CHE MIMA QUELLA DELL’UOMO

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TUMORE

SISTEMA IMMUNE

ESISTONO ALTERAZIONI DELLA REATTIVITA’IMMUNITARIA IN CONDIZIONI DI:

-DENUTRIZIONE

-ECCESSIVO APPORTO ALIMENTARE

-MONOTONO APPORTO ALIMENTARE

LA DIETA INFLUISCE SUL SISTEMA IMMUNITARIO

L’ALIMENTAZIONE E’ UN POTENTE IMMUNOMODULATORE

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I carcinogeni dietetici rappresentano una delle principali fonti di rischio di subire un cancro.

L’origine dei carcinogeni presenti negli alimenti viene spesso attribuita agli additivi alimentari, ai pesticidi di sintesi ed a vari inquinanti ambientali.

In realtà, questi prodotti chimici rappresentano meno del 1% dei carcinogeni trovati negli alimenti.

La maggior parte dei carcinogeni dietetici appartengono ai pesticidi naturali (tossine prodotte dalle piante per proteggersi da funghi, insetti ed animali predatori), micotossine(prodotte dai funghi negli alimenti) e sostanze prodotte durante la preparazione (cottura) degli alimenti come le ammine eterocicliche aromatiche, idrocarburi policiclici aromatici (IPA) ed i composti N-nitrosi.

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Vari studi dimostrano che, per quanto riguarda la composizione della dieta, c’è un’associazione chiara tra l’elevato consumo di vegetali e frutta e la riduzione del rischio di diversi tumori, soprattutto quelli DEL SENO dell’apparto digerente e dell’apparato respiratorio (cancro orale, di faringe, laringe, esofago, stomaco e polmone).

L’elevato consumo di vegetali si associa anche ad un minor rischio di cancro del colon-retto anche se questa evidenza non è molto forte.

L’elenco degli alimenti che sono stati chiaramente identificati come associati ad un incremento del rischio di cancro è molto ridotta: l’alcol (aumenta il rischio di subire cancro orale, della faringe, laringe, esofago e fegato) ed il pesce sotto sale (aumenta il rischio di neoplasia nasofaringea) nonché il consumo frequente di carne rossa, solitamente di manzo, si associa ad un incremento del rischio di subire un tumore del colon-retto; una dieta ricca di sale aumenta probabilmente il rischio di cancro allo stomaco.

Tanto gli studi sperimentali con animali come gli studi epidemiologici realizzati fino ad oggi, mettono in evidenza la stretta associazione esistente tra l’elevato consumo di grassi assunti con la dieta e l’aumento dell’incidenza e della mortalità per cancro.

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(Le intossicazioni croniche dovute al consumo di vari alimenti che contenevano lo stesso additivo, i fenomeni di ipersensibilità ed il rischio di carcinogenesi obbligano alla revisione continua, tanto per quanto riguarda i loro meccanismi di tossicità come il dosaggio più sicuro. E’ necessario valutare la loro sicurezza e stabilire i limiti massimi per ogni alimento.Gli additivi autorizzati compaiono negli elenchi positivi di ogni paese per ogni alimento ogruppo di alimenti. )

-POPOLAZIONE:(La presenza in numerosi alimenti di un additivo in particolare, le diete monotone ed il possibile potenziamento degli effetti degli additivi per meccanismi sinergici tra loro sono i fattori di rischio di cui tener conto.)

-Il Comitato Misto di Esperti della FAO/OMS (JECFA-Joint FAO/WHO Expert Committee on Food Additives) ed il Comitato del Codex Alimentarius per gli additivi alimentari (CCFA) realizzano differenti studi per valutare la loro sicurezza, tra cui ci sono alcuni studi sulla carcinogenesi:

ADDITIVI

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-Arruolavano popolazioni molto omogenee dal punto di vista del modello nutrizionale

-Variabilità minima nelle abitudini dietetiche

-Si basavano esclusivamente sui dati raccolti in

questionari alimentari

STUDI EPIDEMIOLOGICI

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Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (International Agency

for Research on Cancer - IARC) tra le ricerche che realizza da dieci anni su cancro e

nutrizione, da priorità agli Studi di coorte prospettici

Nel 1993 è iniziato uno studioprospettico europeo

su dieta, cancro e salute (EPIC),

realizzato in 22 centri di 9 paesi

europei: Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Italia, Olanda, Spagna,

Svezia e Regno Unito.

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Il progetto EPIC (European Prospective Investigation into Cancer and nutrition), il più grande studio prospettico mai intrapreso, che segue oltre 482.948 persone reclutate in 9 paesi europei con abitudini alimentari molto diverse, ha confermato un chiaro effetto preventivo del consumo di alimenti ricchi di fibre vegetali, sia cereali che verdura e frutta.

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1 Ha incluso diverse popolazioni con importanti differenze nelle loro abitudini alimentari, come è stato confermato dai risultati preliminari prodotti dal confronto tra i paesi mediterranei e nordeuropei.

2 Grazie ai campioni di sangue raccolti e immagazzinati per future determinazioni analitiche, EPIC può apportare un materiale preziosissimo per la ricerca di fattori genetici e metabolici, e le loro possibili interazioni, correlati con la nutrizione.

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LOTTA AL TUMORE AL SENO E CORRETTA ALIMENTAZIONE-BINOMIO CHE FUNZIONA-

STILE DI VITA

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Ordet 11.000

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Dieta Mediterranea La carne utilizzata nella Dieta Mediterranea è SCARSA e pressoché SOLO MAGRA, quindi aviaria e cunicola. Potrebbe anche essere definita BIANCA ma sono anche frequenti i piccoli prodotti della caccia, ovvero la CARNE NERA (lepri, piccioni, uccelli di passo, più raramente cinghiali nostrani).

Le uniche carni ricavate dalla macellazione di

grandi animali sarebbero quelle OVINE di pecora e capra, mentre mucca e maiale rappresentano

più che altro 1 eccezione.

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I prodotti della pesca sono prevalentemente quelli delle foci fluviali e dal litorale costiero, nonché i più numerosi e facilmente reperibili con i sistemi artigianali. Sono più RARI il tonno e il pesce spada, mentre spiccano: luccio, anguilla, pesci azzurri, saraghi, orate, cefali, spigole, polpi, seppie, cozze, certe lumachine di mare e molti altri. Sono le

maggiori fonti di acidi grassi essenziali tipo omega 3 e agiscono positivamente sulle malattie del metabolismo

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Latte e derivati di pecora e capra, NON di mucca. Mentre il latte e lo yogurt

rappresentano alimenti abbastanza utilizzati nella Dieta Mediterranea, i formaggi lo sono

QUANTITATIVAMENTE molto meno.

Nella Dieta Mediterranea, il formaggio è l’unico alimento GRASSO di origine animale.

Le uova sono intere e di qualunque genere. Il loro consumo dovrebbe essere rapportato alla frequenza della raccolta selvatica e all’allevamento delle specie ovaiole. Non è quindi semplice stabilire quale possa essere la VERA frequenza di consumo delle uova ma è verosimile ipotizzare che possa rientra tra 1 e 3 uova alla settimana.

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CERALI TUBERI LEGUMI Hanno funzione prevalentemente energetica

e, se combinati, apportano TUTTI gli amminoacidi essenziali.

Inoltre, sono ricchi di fibre, di molte vitamine tendenzialmente idrosolubili e di certi sali

minerali, tra cui il più ESCLUSIVO è il magnesio; non mancano altre molecole utili

come le lecitine, che hanno funzione ipocolesterolemizzante.

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Il Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro (WCRF), il cui compito è di favorire la prevenzione dei tumori attraverso la ricerca e la divulgazione dei risultati della ricerca stessa, ha diffuso un lavoro di revisione di tutti gli studi scientifici che hanno studiato la relazione tra alimentazione e tumori. A questa opera hanno contribuito oltre 100 ricercatori appartenenti ad una ventina di centri di ricerca fra i più prestigiosi al mondo.

Nei limiti dei pochi studi disponibili sulla prevenzione delle recidive, queste raccomandazioni per la prevenzione alimentare del cancro valgono anche per chi si è ammalato

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2 Mantenersi fisicamente attivi tutti i giorni

La vita sedentaria oltre ad essere una causa importante di obesità, può favorire l’insorgenza di tumori anche indipendentemente dall’obesità: gli studi scientifici hanno evidenziato che le persone sedentarie si ammalano di più di tumori dell’intestino, della mammella, dell’endometrio, ed esiste probabilmente una relazione anche con i tumori del pancreas e del polmone. Ma quanta attività fisica è consigliato svolgere? In pratica è sufficiente un impegno fisico pari a una camminata veloce per almeno mezz’ora al giorno; successivamente, man mano che ci si sente più in forma, sarebbe utile prolungare l’esercizio fisico fino ad un’ora o praticare uno sport o un lavoro più impegnativo.

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Esercizio fisico per la saluteIntensità moderata.Quasi ogni giorno almeno 30 minuti al giorno.

Vita fisicamenteattivaIntensità da lieve alieve-moderata. Da 10 a 30 minuti al giorno.

Esercizio per la forma fisicaIntensità moderato-intensa. Tre volte la settimana almeno 20 minuti a seduta.

Allenamento sportivoEsercizio fisicointenso-molto intensoDiverse volte la settimana.Durata variabile.

Intensità e quantità di attività fisica

BeneficioBeneficio

Rischio

(WHO, ACSM)

I benefici maggiori si osservano passando dalla sedentarietà ad una vita fisicamente attiva. Si dovrebbero per questo accumulare almeno trenta minuti al giorno (anche in sedute di dieci minuti ciascuna) di attività fisica moderata. Ulteriori benefici possono derivare da un attività fisica più intensa, tenendo conto anche dei rischi che ne possono derivare.

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5 Limitare il consumo di carni rosse ed evitare il consumo di carni conservate

Le carni rosse comprendono le carni bovine, compreso il vitello, ovine e suine. Per chi ne fa consumo la raccomandazione è di non superare i 500 grammi alla settimana. E’ importante notare la differenza fra il termine di “limitare” (per le carni rosse) e di “evitare” (per le carni conservate, comprendenti ogni forma di carni in scatola, salumi, prosciutti, wurstel), per le quali non si può dire che vi sia un limite al di sotto del quale probabilmente non vi sia rischio. Il consumo di carni rosse, e soprattutto quello di carni conservate, è associato al tumore dell’intestino, ma probabilmente anche ai tumori dello stomaco, e sospettato per i tumori dell’esofago, del pancreas, del polmone e della prostata.

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Impoverimento del suolo

Malassorbimento

Errata associazione dei cibi

CENTRIFUGATORI / ESTRATTORIINTEGRAZIONE

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Le ombre fanno meno paura se si impara a conoscerle e si guardano insieme…

GRAZIE PER L’ATTENZIONE

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